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Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica Knauf 07/2011 MPP.it

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Manuale di Protezione PassivaL’antincendio con Knauf

Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea

Biblioteca Tecnica Knauf 07/2011

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Manuale di Protezione PassivaL’antincendio con Knauf

Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea

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Manuale di Protezione PassivaIntroduzione

Con l’introduzione dei Decreti Ministeriali

del 2007 si è innescato un processo di

profondo cambiamento nel trattare e

risolvere il tema della sicurezza antin-

cendio, processo che ha investito tutti gli

Operatori del settore, nessuno escluso.

Al Progettista si richiede oggi una sem-

pre più profonda preparazione non solo

sulle normative che disciplinano la mate-

ria, ma anche sui meccanismi di funzio-

namento dei sistemi per la protezione dal

fuoco fino alla loro realizzazione in opera

in condizioni che spesso sono differenti

da quelle in cui quegli stessi sistemi

sono stati testati in laboratorio, quindi

necessariamente oggetto di attenta valu-

tazione.

I Laboratori di Prova hanno dovuto ade-

guare le loro strutture per realizzare i

test di resistenza al fuoco conformemen-

te alle modalità di prova dettagliatamen-

te descritte dalle norme EN richiamate

dalla Legge. Agli Istituti di prova italiani

si sono affiancati d’altra parte Laboratori

di altri Paesi europei che sono altrettan-

to in grado di realizzare prove e produrre

rapporti di prova e classificazione validi

anche per l’Italia.

I Produttori, dal canto loro, hanno dovuto

affrontare il nuovo scenario effettuando

nuove prove di laboratorio secondo le

metodologie descritte nelle norme euro-

pee e facendo opera di informazione per

rendere disponibili con chiarezza sempre

maggiore i risultati delle prove e le carat-

teristiche dei sistemi testati.

Knauf, da sempre leader nella

Protezione Passiva, ha profuso negli ulti-

mi anni un vasto impegno nel rielaborare

la documentazione tecnica (consultabile

sempre anche online nella sezione del

sito aziendale dedicata alla Protezione

Passiva) oltre che nel rendere disponibile

decine di prove di resistenza al fuoco

conformi ai dettami dei DDMM e quindi

largamente utili quali supporto indispen-

sabile per la corretta progettazione

antincendio.

Oggi, trascorsi 4 anni dalla pubblicazio-

ne in Gazzetta Ufficiale dei Decreti, pre-

sentiamo in Italia questo volume che

vuole essere uno strumento di lavoro -

principalmente per i Progettisti – in cui si

tracciano sinteticamente i contorni nor-

mativi e si delineano le numerose possi-

bili soluzioni per la Protezione Passiva

con i Sistemi in Lastre.

Sicuramente molto si è fatto da parte di

tutti (Ministero dell’Interno in primis) per

compiere un significativo e quasi epoca-

le processo di rinnovamento di tutto l’ap-

proccio alla Protezione Antincendio, ma

è anche vero che c’è ancora un pezzo di

strada da compiere prima di aver chiarito

completamente talune – seppur limitate

– “zone d’ombra” nell’interpretazione di

alcuni specifici passi normativi, piuttosto

che prima di avere la disponibilità di tutti

i documenti tecnici di riferimento (appen-

dici nazionali agli Eurocodici, norme

europee per le Extended Applications).

Per questo confidiamo di aver reso un

utile servizio alla Categoria, senza la

pretesa di avere scritto un testo “definiti-

vo” e, tantomeno, esaustivo. Sarà sem-

mai un piacere ed un onore ricevere

osservazioni e suggerimenti dai gentili

Lettori che vorranno farlo per una reci-

proca crescita di conoscenza in questa

materia.

Il ringraziamento per questa pubblica-

zione che oggi, dopo tanto lavoro, vede

la luce, va all’Ing. Michela Fei ed al

Geom. Thomas Galloni che hanno molto

contribuito ai contenuti ed alla forma edi-

toriale del testo.

Un ringraziamento ed una conferma di

grande stima professionale vanno al

Prof. Ing. Paolo Setti, Docente del

Politecnico di Milano ed all’Ing. Sandro

Pustorino, Coordinatore della Commissione

Sicurezza delle costruzioni in acciaio

in caso di incendio di Fondazione

Promozione Acciaio, per aver entrambi

partecipato alla definizione dei testi

rispettivamente nella parte di approccio

ingegneristico alla protezione passiva e in

quella di progetto e verifica delle diverse

tipologie di strutture portanti.

Ing. Claudia Chiti

Direttore Tecnico Knauf Italia

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Manuale di Protezione PassivaIndice

Indice

1. SICUREZZA IN CASO D’INCENDIO NELLE COSTRUZIONI..........................................................................................................8

1.1 - Principi generali ..............................................................................................................................................................8

1.2 - Strategie antincendio .....................................................................................................................................................10

1.3 - Prevenzione e protezione...............................................................................................................................................10

1.4 - Riferimenti normativi ......................................................................................................................................................11

2. REAZIONE AL FUOCO ..............................................................................................................................................................14

2.1 - Requisiti prestazionali di reazione al fuoco .....................................................................................................................14

2.2 - Prescrizioni della normativa italiana per le principali attività soggette alla prevenzione incendi .........................................17

2.3 - Classificazione europea di reazione al fuoco ..................................................................................................................17

2.4 - Classificazione dei prodotti Knauf ..................................................................................................................................22

3. RESISTENZA AL FUOCO ..........................................................................................................................................................24

3.1 - Generalità e definizioni ..................................................................................................................................................24

3.2 - Carico d’incendio e carico d’incendio specifico di progetto ..............................................................................................26

3.3 - Modelli di fuoco .............................................................................................................................................................30

3.4 - Classe di resistenza al fuoco .........................................................................................................................................32

3.5 - Criteri di progettazione e di verifica degli elementi strutturali resistenti al fuoco ...............................................................34

3.6 - Metodi di verifica della resistenza al fuoco .....................................................................................................................36

4. COMPARTIMENTAZIONE ..........................................................................................................................................................39

4.1 - Generalità .....................................................................................................................................................................39

4.2 - Sistemi di protezione passiva dall’incendio con Tecnologia Stratificata a Secco in gesso rivestito .....................................39

4.2.1 Materiali da costruzione ed elementi costruttivi .......................................................................................................39

4.2.2 Comportamento del gesso al fuoco ........................................................................................................................40

4.2.3 Soluzioni Tecniche Knauf .......................................................................................................................................40

4.3 - Pareti divisorie e contropareti ........................................................................................................................................43

4.3.1 Principi generali ....................................................................................................................................................43

4.3.2 Determinazione in base ai risultati di prova ............................................................................................................48

4.3.3 Determinazione in base a confronti con tabelle .......................................................................................................48

4.3.4 Determinazione in base ai risultati di calcoli ..........................................................................................................49

4.3.5 Caratteristiche generali di pareti e contropareti in lastre di gesso rivestito ...............................................................50

4.3.6 Porte tagliafuoco ...................................................................................................................................................54

4.3.7 Attraversamenti .....................................................................................................................................................55

4.3.5 Caratteristiche generali di pareti e contropareti in lastre di gesso rivestito ...............................................................50

4.4 - Controsoffitti ..................................................................................................................................................................56

4.4.1 Principi generali ....................................................................................................................................................56

4.4.2 Determinazione in base ai risultati di prova ............................................................................................................56

4.4.3 Controsoffitti in lastre di gesso rivestito su orditura metallica ..................................................................................56

4.4.4 Controsoffitti speciali - Controsoffitti a membrana ...................................................................................................59

4.4.5 Soffitti modulari ispezionabili .................................................................................................................................62

5. RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI IN ACCIAIO ...................................................................................64

5.1 - Generalità .....................................................................................................................................................................64

5.1.1 Introduzione ..........................................................................................................................................................64

5.1.2 Proprietà meccaniche degli acciai strutturali ...........................................................................................................64

5.2 - Metodi di verifica degli elementi strutturali in acciaio.......................................................................................................65

5.2.1 Introduzione ..........................................................................................................................................................65

5.2.2 Metodo Tabellare ...................................................................................................................................................65

5.2.3 Classificazione delle sezioni ..................................................................................................................................66

5.2.4 Elementi tesi ..........................................................................................................................................................69

5.2.5 Elementi compressi (colonne con sezione di classe 1, 2 o 3) ...................................................................................69

6

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Manuale di Protezione PassivaIndice

7

5.2.6 Elementi sollecitati a flessioni e taglio (travi con sezione di classe 1, 2 o 3).............................................................71

5.2.7 Elementi sollecitati a pressoflessione (sezioni di classe 1, 2 o 3) .............................................................................72

5.2.8 Elementi di classe 4 ...............................................................................................................................................73

5.2.9 Temperatura degli elementi strutturali .....................................................................................................................73

5.2.10 Il metodo della temperatura critica ........................................................................................................................76

5.2.11 Uno strumento applicativo: il Nomogramma ...........................................................................................................77

5.3 - Esempi di applicazione dei metodi semplificati di verifica strutturale ................................................................................78

5.4 - Procedimento di prova e valutazione ai sensi di ENV 13381-4 (2002) “Metodi di prova per la determinazione

del contributo alla resistenza al fuoco di elementi strutturali. Protezione applicata ad elementi di acciaio” ........................79

5.4.1 Rapporto di prova Knauf PB III / B-07-195 - Collaudo di travi in acciaio con e senza carico e di colonne senza carico

rivestite con lastre Knauf Fireboard in conformità con la norma DIN ENV 13381-4: 2003-09 in combinato disposto

con la norma DIN EN 1363-1:1999-10, per determinarne il contributo prestato in termini di resistenza al fuoco..........82

6. RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI IN CALCESTRUZZO ARMATO.........................................................86

6.1 - Generalità ......................................................................................................................................................................86

6.2 - Proprietà dei materiali e resistenza .................................................................................................................................86

6.2.1 Proprietà meccaniche .............................................................................................................................................86

6.2.2 Proprietà termiche..................................................................................................................................................89

6.3 - Mappature termiche sulle sezioni in cemento armato .......................................................................................................91

6.3.1 Contributo dei sistemi di protezione alla resistenza al fuoco ....................................................................................91

6.4 - Verifica strutturale in caso di incendio .............................................................................................................................91

6.4.1 Metodo tabellare ....................................................................................................................................................92

6.4.2 Metodi di calcolo semplificati ..................................................................................................................................94

6.4.3 Metodi di calcolo avanzati ......................................................................................................................................95

6.5 - Esempi di applicazione dei metodi di calcolo semplificati .................................................................................................95

7. RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI DI LEGNO ......................................................................................97

7.1 - Generalità ......................................................................................................................................................................97

7.2 - Proprietà dei materiali e resistenza .................................................................................................................................97

7.2.1 Proprietà meccaniche .............................................................................................................................................97

7.2.2 Proprietà termiche..................................................................................................................................................98

7.2.3 Spessore di carbonizzazione ..................................................................................................................................98

7.2.4 Velocità di carbonizzazione per strutture non protette ..............................................................................................98

7.2.5 Carbonizzazione di superfici di travi e colonne inizialmente protette dal fuoco..........................................................99

7.3 - Verifica strutturale in caso di incendio ...........................................................................................................................101

7.4 - Metodi di calcolo semplificati ........................................................................................................................................101

7.4.1 Metodo della sezione ridotta .................................................................................................................................101

7.4.2 Metodo del fattore di riduzione delle proprietà meccaniche ....................................................................................102

7.5 - Collegamenti ................................................................................................................................................................102

7.5.1 Collegamenti con connettori metallici ....................................................................................................................102

7.2.2 Collegamenti con adesivi ......................................................................................................................................102

7.6 - Esempi di applicazione dei metodi di calcolo semplificati ...............................................................................................102

8. RESISTENZA AL FUOCO DI CONDOTTE E IMPIANTI..............................................................................................................103

8.1 - Principi generali ...........................................................................................................................................................103

8.2 - Determinazione in base ai risultati di prova ...................................................................................................................103

7.3 - Soluzioni tecniche Knauf...............................................................................................................................................104

8.3.1 Condotte di ventilazione .......................................................................................................................................104

8.3.2 Condotte di evacuazione fumi ...............................................................................................................................106

9. APPENDICE: ELENCO CERTIFICATI ANTINCENDIO ................................................................................................................108

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

1.1 Principi generali

L’incendio è un evento eccezionale

che può manifestarsi nel periodo di

vita utile di una costruzione.

Nella letteratura di settore, la combu-

stione viene definita come “una rapida

reazione chimica esotermica (ossida-

zione molto veloce) di una sostanza

combustibile, accompagnata da svi-

luppo di calore, fiamme, fumo e gas

caldi”.

L’incendio sostanzialmente consiste in

una combustione in atmosfera di ossi-

geno (quello contenuto nell’aria), che

avviene però in un luogo non predi-

sposto ad accoglierla e che per tale

motivo spesso sfugge al controllo del-

l’uomo.

Perché possa svilupparsi la combu-

stione è necessario che siano presen-

ti un combustibile, un comburente

ed un’adeguata sorgente di calore o

innesco (energia di attivazione). La

combustione può manifestasi solo in

presenza di tutti e tre i componenti

combinati in adeguate proporzioni.

Se si considera poi la presenza di un

4° fattore, spesso non trascurabile,

costituito dalla “catalisi chimica”, la

combustione può anche essere rap-

presentata schematicamente da un

quadrato i cui lati sono costituiti da

quattro elementi necessari affinché

questa si possa sviluppare.

Ne consegue che per interrompere il processo di combustione è sufficiente eliminare

uno dei tre componenti del triangolo facendo venire meno le condizioni necessarie per

lo sviluppo dell’incendio.

Di conseguenza affinchè l’incendio si spenga è sufficiente anche una sola di queste

azioni estinguenti :

• esaurimento del combustibile

• soffocamento

• raffreddamento

Considerando poi anche la catalisi vi sarebbe una quarta azione estinguente detta:

• anticatalisi

All’inizio del fenomeno le reazioni tra combustibile e comburente sono innescate da una

fonte esterna di energia (fase d’innesco). Se tali reazioni producono una sufficiente

quantità di calore in grado da coinvolgere il combustibile presente senza necessità di

un innesco, il fenomeno si autoalimenta ed aumentano in modo significativo le quanti-

tà di energia rilasciata. In una prima fase la propagazione del fuoco avviene con il coin-

volgimento del materiale combustibile presente nell’ambiente, via via a contatto con le

fiamme rilasciate della combustione (fase di crescita). In tale fase la temperatura del-

l’ambiente interessato dall’incendio cresce gradualmente. Se la temperatura dell’am-

biente raggiunge valori tali (circa 600°C) per cui tutti i materiali combustibili presenti nel-

l’ambiente reagiscono con il comburente anche in assenza di innesco diretto, si ha un

repentino incremento della temperatura ambientale (flash-over). In tale fase (fase di

incendio generalizzato) la temperatura può crescere fino a valori intorno ai 1000-1300

°C e può ritenersi uniformemente distribuita all’interno dell’ambiente. All’esaurirsi del

combustibile si ha una graduale diminuzione della temperatura dell’ambiente fino al

completo spegnimento del fuoco (fase di raffreddamento).

Nella dinamica dell’incendio si possono quindi sinteticamente individuare le seguenti

quattro fasi caratteristiche:

• fase di ignizione

• fase di propagazione

• incendio generalizzato (flash over)

• estinzione e raffredamento

8

FUOCO

ENERGIA DIATTIVAZIONE

COMBURENTE COMBUSTIBILE

Triangolo del fuoco

FUOCO

Sottrazione delcombustibile

combustibile

temperaturao energia

raffreddamento

anticatalisi autocatalisi comburente soffocamento

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

La fase di estinzione e raffreddamento è caratterizzata da:

• diminuzione dell’apporto termico per esaurimento del combustibile

• diminuzione dell’apporto termico per dispersione attraverso i fumi

• diminuzione dell’apporto termico per fenomeni di conduzione termica

• decremento conseguentemente sensibile della temperatura

Nella figura seguente è riportata una rappresentazione dell’incendio attraverso un gra-

fico che dà l’andamento della temperatura media dell’ambiente in funzione del tempo

con evidenziate le diverse fasi in cui può essere schematizzato il fenomeno.

Una descrizione alternativa delle fasi dell’incendio può essere associata alla potenza rila-

sciata dall’incendio durante l’evento. In una prima fase (ignizione) la potenza termica

totale rilasciata nell’ambiente, RHR (Rate of Heat Released), cresce in modo parabolico

fino al flash-over, oltre il quale la potenza rilasciata resta costante fintanto che prosegue

il processo di combustione, per poi ridursi gradualmente all’esaurirsi del combustibile.

I regolamenti di prevenzione incendi e le norme di prova fanno riferimento a modelli di incen-

dio espressi nel dominio temperatura-tempo (curve di incendio nominali). Per analisi più com-

plesse possono essere utilizzati modelli avanzati, basati sul rilascio energetico (curve RHR).

La fase di ignizione dipende dai seguenti

fattori:

• infiammabilità del combustibile

• possibilità di propagazione della fiamma

• grado di partecipazione al fuoco del

combustibile

• geometria e volume degli ambienti

• possibilità di dispersione del calore nel

combustibile

• ventilazione dell’ambiente

• caratteristiche superficiali del combustibile

• distribuzione nel volume del combustibile,

punti di contatto

La fase di propagazione è caratterizzata

da:

• produzione di gas tossici e corrosivi

• riduzione della visibilità a causa dei fumi

di combustione

• aumento della partecipazione alla com-

bustione dei combustibili solidi e liquidi

• aumento rapido delle temperature

• aumento delle energie di irraggiamento

In questo stadio vengono coinvolti altri

oggetti combustibili (mobili, rivestimenti di

pareti ecc.). Il progredire dell’incendio

dipende dalle caratteristiche di infiamma-

bilità dei materiali.

La fase di incendio generalizzato (flash

over) è caratterizzata da:

• brusco incremento della temperatura

• crescita esponenziale della velocità di

combustione

• forte aumento di emissione di gas e di

particelle incandescenti

• i combustibili vicino al focolaio sono

soggetti ad autoaccensione, quelli più

lontani si riscaldano fino a raggiungere

la temperatura di combustione

• produzione di gas di distillazione infiam-

mabili con conseguenti deflagrazioni

• coinvolgimento totale di tutti i materiali

combustibili

9

Tem

pera

tura

Tempo

flash over

Curva d’incendio naturale

Curva d’incendio ISO 834

Pre-Flash over Post-Flash over

Ignizione Propagazione Incendio generalizzato Estinzione

Sviluppo dell’incendio e relative fasi - Curva temperatura-tempo

Sviluppo dell’incendio e relative fasi - Curva RHR

RHR [W]

Tempo [min]td0

td

(RHR) dt = 0,7 • Afi • qd,fi

qd,fi = γ • qk,fi0

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

10

1.2 Strategie antincendio

Come definito dall’art.1 del DPR577/82 “la prevenzione incendi costituisce servizio di

interesse pubblico per il conseguimento di obbiettivi di sicurezza della vita umana e

incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell’ambiente secondo criteri applicativi

uniformi nel territorio nazionale”

Per ogni tipo di probabile evento può essere quantificata sia l’intensità del danno ipotiz-

zabile, M (magnitudo), sia la sua frequenza F. Il prodotto tra frequenza F e magnitudo

M definisce l’indice di rischio IR = F • M

rappresentabile attraverso curve del tipo indicato in figura seguente. Qualora il valore

dell’indice di rischio IR di un determinato evento (incendio) non sia considerato accet-

tabile, è possibile intervenire con misure che riducano la frequenza F (misure di pre-

venzione) o la magnitudo M (misure di protezione attiva e passiva).

La scelta di quando operare attraverso misure di prevenzione o di protezione attiva e

passiva dipende dalla strategia antincendio adottata e dagli obbiettivi prefissati.

Gli obbiettivi fondamentali delle strategie antincendio sono indicati dalla Direttiva

Europea 89/106/CEE nel requisito essenziale 2-Sicurezza in caso d’incendio, recepiti

nella regola tecnica italiana D.M. 9 Marzo 2007 che riporta:

“..... al fine di limitare i rischi derivati dagli incendi, le costruzioni devono essere

progettate, realizzate e gestite in modo da garantire:

• la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti;

• la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardo alle opere vicine;

• la possibilità che gli occupanti lascino l’opera indenni o che gli stessi siano soccorsi

in altro modo;

• la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza”.

Per raggiungere tali obbiettivi, ai fini della sicurezza antincendio, è importante bilanciare

in modo corretto misure di prevenzione e misure di protezione (attiva e passiva), cercan-

do di allungare quanto più possibile la fase di ignizione ed anticipare la fase di estinzione.

Le misure preventive riducono la probabilità del manifestarsi di un incendio attraverso

ad es. la riduzione dei quantitativi di combustibile, l’eliminazione delle cause di innesco

e la messa in opera di provvedimenti atti alla salvaguardia delle persone.

Le misure di protezione attiva, quali impianti di spegnimento, impianti di rilevazione ed

evacuatori di fumo e calore (EFC),

consentono di contrastare l’incendio

non ancora completamente sviluppa-

to. Fino al raggiungimento del flash-

over l’energia sviluppata dal fuoco è

relativamente modesta e può essere

contrastata da apposite misure di dife-

sa; al contrario nella fase di post flash-

over l’incendio sviluppa grandi quanti-

tà di calore, difficilmente contrastabili

con misure di protezione attiva.

Le misure di protezione passiva

sono finalizzate alla conservazione

della capacità portante degli elementi

strutturali e al contenimento del fuoco

in un ambiente confinato (comparti-

mento) senza propagazione in altri

ambienti.

Tra le misure di protezione passiva

sono da includere le misure atte a con-

trollare la reazione al fuoco dei mate-

riali, che quantifica l’attitudine dei

materiali ad innescarsi in caso di

incendio ed a propagare la fiamma.

1.3 Prevenzione e protezione

La salvaguardia delle persone e la

limitazione dei danni materiali sono

rispettivamente definite come sicurez-

za primaria e secondaria.

La probabilità che un incendio causi

vittime (pv) o danni (pd) è valutabile

come probabilità composta:

pv = p f i • p f i ,p • p f i ,v

pd = p f i • p f i ,p • p f i ,d

dove:

pfi è la probabilità che si manifesti

un principio di incendio;

pfi,p è la probabilità che l’incendio

sfugga al controllo;

pfi,v è la probabilità che l’incendio

sviluppato sia causa di vittime;

pfi,d è la probabilità che l’incendio

sviluppato sia causa di danni.

Curve di rischio IR = F • M

F

M

IR2

IR1IR = F • M

Protezione

Prevenzione

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

Norme procedurali

Il D.M. 16 Febbraio 1982 N° 98 –

Modificazioni del D.M. 25 settembre

1965, concernente la determi-

nazione delle attività soggette alle

visite di prevenzione incendi indica

le attività soggette al controllo dei

Vigili del Fuoco e per le quali è neces-

sario il rilascio del Certificato di

Prevenzione Incendio (CPI) come

stabilito dal D.P.R N° 37 del 12

Gennaio 1998 - Regolamento

recante disciplina dei procedimenti

relativi alla prevenzione incendi, a

norma dell’art. 20, comma 8, della

legge 15 marzo 1997 N° 59, e suc-

cessivi chiarimenti contenuti nella CIR-

COLARE 5 maggio 1998, n. 9.

Decreto del Presidente della

Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37.

Regolamento per la disciplina dei

procedimenti relativi alla preven-

zione incendi - Chiarimenti applica-

tivi.

Le modalità con cui devono essere

presentati e avviati i procedimenti di

prevenzione incendi sono regolati dal

D.M. 4 Maggio 1998 – Disposizioni

relative alle modalità di presen-

tazione ed al contenuto delle

domande per l’avvio dei procedi-

menti di prevenzione incendi,

nonché all’uniformità dei connessi

servizi resi dai comandi provinciali

del vigili del fuoco.

Le misure finalizzate a limitare la frequenza degli eventi (misure preventive quali la riduzione

della pericolosità dei materiali, la riduzione delle cause di innesco, ecc.) ed i sistemi di pron-

to intervento, quali impianti di allarme e di spegnimento, abbattono le probabilità di evento pfi

e le probabilità pfi,p che l’incendio si sviluppi in modo pericoloso. Le misure di protezione atti-

va agiscono essenzialmente per ridurre la probabilità pfi,p, mentre le probabilità di vittime pfi,v

e di danno pfi,d sono in genere limitate dalle misure di protezione passiva.

Per ridurre i rischi totali si può intervenire su uno o più fattori, valutando di volta in volta

quali siano le misure più efficaci. Nei regolamenti di prevenzione incendi spesso le scelte

sono imposte in modo prescrittivo imponendo a priori le strategie antincendio; nelle norme

di tipo prestazionale è invece lasciata libertà di scegliere quale sia la strategia migliore per

abbattere il rischio.

Lo schema nella figura illustra in modo sintetico le misure di prevenzione e di protezione

adottate nella prevenzione incendi.

L’impiego di materiali a base gesso, caratterizzati da un grado di partecipazione alla com-

bustione limitato o nullo, contribuisce a ridurre il rischio di incendio, permettendo anche la

realizzazione di efficaci protezioni strutturali e di compartimenti antincendio.

1.4 - Riferimenti normativi

Il Ministero degli Interni è l’organo dello Stato, che attraverso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco,

del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, ha il compito di emanare e di far rispettare le norme

di prevenzione incendi che regolano le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco.

Al fine di perseguire gli obbiettivi della prevenzione incendi il Ministero degli Interni adotta, di con-

certo con le amministrazioni di volta in volta interessate, norme tecniche che devono specificare:

• misure, provvedimenti e accorgimenti operativi finalizzati a ridurre le probabilità dell’insorgere

dell’incendio

• misure, provvedimenti e accorgimenti operativi finalizzati a limitare le conseguenze dell’incendio

Le norme di prevenzione incendi possono essere suddivise in:

• norme procedurali

• norme tecniche, che a loro volta si distinguono in:

- norme tecniche orizzontali

- norme tecniche verticali

Alcune di queste sono di seguito riportate.

PREVENZIONE INCENDI

SALVAGUARDA DELLE VITE UMANE

LIMITAZIONE DEI DANNI DIRETTI E INDIRETTI SUI BENI

RIDUZIONE DEL RISCHIO = FREQUENZA X MAGNITUDO

MISURE DI PREVENZIONE MISURE DI PROTEZIONE

PROTEZIONE ATTIVA PROTEZIONE PASSIVA• Destinazione d’uso dei locali• Limitazione del carico d’incendio• Aree a rischio specifico• Impianti a regola d’arte• Controlli periodici impianti• Rispetto divieti e limitazioni• Rispetto delle condizioni di esercizio• Addestramento periodico del personale e squadre aziendali• Piani d’intervento

• Rilevazione automatica• Impianti fissi di estinzione• Impianti per il controllo dello scarico dei fiumi• Alimentazione elettrica di emergenza• Illuminazione di sicurezza• Vigilanza aziendale

• Ubicazione• Distanze di sicurezza• Resistenza al fuoco• Compartimentazione• Reazione al fuoco• Vie di esodo• Aerazione• Superfici di minori resistenze• Articolazione dell’edificio

11

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

12

Norme tecniche verticali

Per alcune delle 97 attività indicate nel D.M.

16 Febbraio 1982, soggette al controllo dei

vigili del fuoco, esistono norme specifiche

(regole tecniche), quali quelle relative alla

sicurezza al fuoco delle autorimesse, ospe-

dali, scuole, locali di pubblico spettacolo,

alberghi, uffici, ecc. Tali norme danno le

misure antincendio da adottare nelle singo-

le attività. Per le attività non specificatamen-

te normate valgono i criteri generali indicati

nel DM10 Marzo 1998.

Nelle norme è specificato quali debbano

essere i requisiti minimi prestazionali di rea-

zione al fuoco dei materiali e di resistenza al

fuoco degli elementi costruttivi, da valutarsi

secondo quanto indicato dalle specifiche

norme di classificazione:

il D.M. 10 marzo 2005 - Classi di reazione

al fuoco per i prodotti da costruzione da

impiegarsi nelle opere per le quali è pre-

scritto il requisito della sicurezza in caso

di incendio classifica la reazione al fuoco

dei prodotti da costruzione conformemen-

te alle EN 13501-1 e alle relative norme di

prova;

il D.M. 15 marzo 2005 – Requisiti di rea-

zione al fuoco dei prodotti da costruzione

installati in attività disciplinate da specifi-

che disposizioni tecniche di prevenzioni

incendi in base al sistema di classificazio-

ne europeo definisce i requisiti di reazione

al fuoco dei materiali da impiegare nelle

vie di esodo e negli altri ambiente; dà inol-

tre i criteri di corrispondenza tra la vecchia

classificazione italiana (D.M. 26 giugno

1984) e le classi di cui al D.M. 10 marzo

2005;

Norme tecniche orizzontali

Il D.M. 30 Novembre 1983 – Termini,

definizioni generali e simboli grafici di pre-

venzione incendi dà le definizioni e i simboli

grafici convenzionali da adottare nei pro-

cedimenti di prevenzione incendi.

Il D.M. 10 Marzo 1998 – Criteri generali di

sicurezza antincendio e per la gestione

delle emergenze nei luoghi di lavoro regola-

menta i criteri per la valutazione del rischio

incendio e dà le linee guida per la gestione

delle emergenze.

Il D.M. 16 febbraio 2007 - Classificazione

di resistenza al fuoco di prodotti ed elemen-

ti costruttivi di opere da costruzione classifi-

ca i prodotti e disciplina le modalità con cui

può essere attestata la resistenza al fuoco

degli stessi.

Il D.M. 9 marzo 2007 - Prestazioni di resi-

stenza al fuoco nelle attività soggette al con-

trollo del corpo nazionale dei Vigili del

Fuoco” stabilisce i criteri per determinare le

prestazioni di resistenza al fuoco, che devono

possedere le costruzioni nelle attività sogget-

te al controllo del Corpo nazionale dei Vigili

del fuoco, ad eccezione delle attività per le

quali le prestazioni di resistenza al fuoco

sono espressamente stabilite da specifiche

regole tecniche di prevenzione incendi.

Il D.M. 9 Maggio 2007 - Direttive per l’ap-

proccio ingegneristico alla sicurezza antin-

cendio consente una procedura alternativa

a quanto previsto dal D.M. 4 maggio 1998,

da utilizzarsi quando si avvii un procedi-

mento di deroga o quando si adottino i

metodi della fire engineering.

Accanto alle norme ed alle regole tecniche di

prevenzione incendi emanate dal Ministero

degli Interni, sono da tenere in conto le

Norme Tecniche per le Costruzioni, che rego-

lamentano la progettazione, l’esecuzione ed

il collaudo delle costruzioni. Tali norme consi-

derano l’incendio quale azione eccezionale e

richiedono di verificare la resistenza degli

elementi e la robustezza strutturale dell’ope-

ra conformemente a quanto indicato nel D.M.

16 Febbraio 2007 e agli Eurocodici struttura-

li EN 1992 1-2, EN 1993 1-2, EN 1994 1-2,

EN 1996 1-2.

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Manuale di Protezione PassivaSicurezza in caso d’incendio nelle costruzioni

13

PRESCRIZIONE CLASSE PRESCRIZIONE CLASSE

Edifici di civile

abitazione

• D.M.246-16.5.87 Norme di sicurezza antincendi negli edifici

civili• scale per parti comuni classe 0

• vani scala e ascensore, filtri, porte,

elementi di suddivisione dei compartimenti

• rivestimenti classe 1 - h.antinc. ≤ 32 (m) REI 60

- h.antinc. > 32 (m) e <80 (m) REI 90

- h.antinc. > 80 (m) REI 120

Capannoni industriali • Circ. 37-1.3.63 Prevenzione incendi fabbricati industriali

• DPR 21.4.93 e Direttiva del Consiglio 89/106/CEE

Localli di pubblico

spettacolo

• Circ. 16- 15.2.51 Norme di sicurezza nei locali di pubblico

spettacolo• atri, corridoi, scale

classe 0 per il

50% delle

superfici

• strutture •

REI in funzione del carico d'incendio≥ REI 90

• locali a diversa destinazione d'uso REI 120

• Circ. 16- 15.2.51 Norme di sicurezza nei locali di pubblico

spettacolo• rivestimenti e coperture

• altri ambienti: classe 2

- pavimenti classe 1

- tendaggi classe 1 IM

- poltrone classe 2

- altri sedilil classe 1

- lucernari classe 2

- scene classe 0

• controsoffitti e materiali

delimitanti intercapedini

• D.M. 28.2.87 Norme sul comportamento al fuoco delle

strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo

• strutture

- h antincendio ≤ 12 m R/REI 60

- h antincendio > 12 e fino a 24 m R/REI 90

- h antincendio > 24 m R/REI 120/90

• D.M. 4.2.85 Norme sul comportamento al fuoco delle

strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo

Complessi multisala

• D.M. 19.8.96 Approvazione della regola tecnica di

prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed

esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo

• atri, corridoi, disimpegni,

rampe, passaggi in genere, vie

d'esodo

classe 0 per il

50% delle

superfici

• separazione di locali della stessa tipologia REI 60/90

Impianti sportivi• D.M. 25.8.89 Norme di sicurezza per la costruzioe e

l'esercizio degli impianti sportivi

• separazione di ogni settore

da quello adiacenteclasse 1 • elementi di separazione con altre attività REI 90

• D.M. 18.3.96 Norme di sicurezza per la costruzioe e

l'esercizio degli impianti sportivi• depositi di materiali combustibili REI 60/90

Metropolitane• D.M. 11.1.88 - G.U. 2.3.89 Norme di prevenzione incendi

sulle metropolitane

• superfici degli ambienti aperti

al pubblico 30%classe 1

70% classe 0 • strutture REI 120

• pavimenti classe 0e1 • elementi di separazione REI 90/120

• controsoffitti e intercapedini classe 0 • locali commerciali REI 60

• gallerie classe 0 • locali tecnici REI 90-120

• gallerie REI 120

Alberghi • strutture classe 0 e1 • strutture portanti e separanti

• D.M.I. 9.4.94 Approvazione della regola tecnica di

prevenzione incendi per la costruzione e l'esercizio delle

attività ricettive turistico-alberghiere

• pavimenti classe 2 - h antincendio <= 24 m REI 60

• D.M.I. 06-10.03 Approvazione della regola tecnica recante

l'aggiornamento delle disposizioni di prevenzione incendi per

le attivita' ricettive turistico-alberghiere esistenti di cui al

decreto 9 aprile 1994

• atri, corridoi, disimpegni,

scale, rampe, passaggi in

genere

classe 0 per

almeno il 50%

delle superfici -

classe 1 per la

restante parte

- h antincendio >24 e fino a 54 m REI 90

• supporto di rivestimenti

combustibiliclasse 0 - h antincendio > 54m REI 120

RESISTENZA AL FUOCO

• Circ. 37- 15.10.87 Norme sul comportamento al fuoco delle

strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo

• D.M. 6.7.83 - G.U. 13.10.83 Norme sul comportamento al

fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico

spettacolo

• D.M. 28.8.84 Norme sul comportamento al fuoco delle

strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo

REAZIONE AL FUOCODESTINAZIONE D'USO

DELL'EDIFICIONORMATIVA

• porte >=EI 30

• corridoi >=REI 30

Autorimesse• D.M. 1.1.86 Norme di sicurezza antincendi per la costruzione

e l'esercizio delle autorimesse• strutture classe 0 • autorimesse con capacità ≤ 9 posti

-suddivisione interna in box REI 30

• autorimesse con capacità > 9 posti REI 120

-separazione da edifici adiacenti con

sprinkler:REI 90

-strutture portanti REI 90

- separazione con altre parti dello stesso

edificio in autosili:REI 90

- passaggi tra i piani, rampe pedonali,

scale,a scensori, elevatoriREI 120

Scuole • D.M. 18.12.75 Norme di sicurezza antincendi nelle scuole• atri, corridoi, passaggi i

genere50% classe 0 • strutture ≥ REI 90

• D.M. 26.8.92 Norme di sicurezza antincendi nell'edilizia

scolastica• tutti gli ambienti classe 1 • REI in funzione del carico d'incendio

• supporto di rivestimenti

combustibiliclasse 0 • locali a diversa destinazione d'uso REI 120

Grandi magazzini • Circ. 75-3.7.67 Prevenzione incendi nei grandi magazzini • solaio, depositi REI 120

• vani scale e vie di fuga

vedi locali

pubblico

spettacolo

• Lettera-circolare 7.2.75 Prevenzione incendi nei grandi

magazzini

Edifici storici• separazioni con ambienti dove è svolta

un'attività diversaREI 120

musei

biblioteche

archivi

• D.P.R. 30.6.95 n.418 Regolamento concernente norme di

sicurezza antincendio per gli edifici di interesse storico -

artistico destinati a biblioteche ed archivi

• separazioni con ambienti dove è svolta

un'attività diversaREI 120

Uffici

DM 22.02.06 Approvazione della regola tecnica di prevenzione

incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di

edifici e/o locali destinati ad uffici

• strutture e sistemi di compartimentazione

per uffici con più di 500 presenze

• atri, corridoi, passaggi i

genere50% classe 0 - h antincendio < 24 m R/REI/EI 60

• tutti gli ambienti classe 1 - h antincendio >= 24 e fino a 54 m R/REI/EI 90

• supporto di rivestimenti

combustibiliclasse 0 - h antincendio > 54m R/REI/EI 120

• vano scala

- h antincendio <= 24 m tipo protetto

- h antincendio > 24tipo a prova di

fumo o esterno

• D.M. 20.5.92 n.569 Regolamento concernente norme di

sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati

musei, gallerie, esposizione e mostre

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

14

Il DM 14/01/1985 “ Attribuzione ad

alcuni materiali della classe di rea-

zione al fuoco 0 (zero) prevista dal-

l’allegato A1.1. al DM 26/06/1984”

stabilisce che sono incombustibili

senza necessità di prova:

- materiali da costruzione, compatti o

espansi a base di ossidi metallici (ossi-

do di calcio, magnesio, silicio, allumi-

nio ed altri) o di composti inorganici

(carbonati, solfati, silicati di calcio ed

altri) privi di leganti organici;

- materiali isolanti a base di fibre mine-

rali (di roccia, di vetro, ceramiche ed

altre) privi di leganti organici;

- materiali costituiti da metalli con o

senza finitura superficiale a base inor-

ganica.

I prodotti edili compositi (composti cioè

da più materiali tra loro assemblati o

stratificati) devono essere classificati

per la reazione al fuoco come tali: non

è sufficiente una semplice lista delle

classi dei singoli materiali che li com-

pongono.

Le procedure di certificazione sono

stabilite dal D.M. 26.06.1984

"Classificazione di reazione al

fuoco ed omologazione dei materia-

li ai fini della prevenzione incendi",

modificato dal D.M. 03.09.2001

“Modifiche ed integrazioni al decre-

to 26 luglio 1984 concernente clas-

sificazione di reazione al fuoco ed

omologazione dei materiali ai fini

della prevenzione incendi”. Con la

pubblicazione di questo decreto, i

metodi di prova riferiti a prodotti non

coperti da norma armonizzata sono

esclusivamente quelli definiti dalle

norme UNI. Queste hanno quindi

sostituito i metodi CSE RF (identici alle

norme UNI) che il Ministero

dell'Interno mise a punto negli anni '70.

2.1 Requisiti prestazionali di reazione al fuoco

La Reazione al fuoco valuta il grado di partecipazione all'incendio dei materiali e prodotti

da costruzione, individuandone l’attitudine ad accendersi quando innescati da una piccola

fiamma e la tendenza a propagare il fuoco in presenza di una fonte di calore radiante.

Tale proprietà è significativa per i prodotti inseriti in una costruzione ed influenza le moda-

lità di propagazione dell’incendio nelle sue prime fasi (ignizione e sviluppo).

La reazione al fuoco è definita dalla norma UNI CEI EN ISO 13943/2004 come il "com-

portamento di un materiale che contribuisce con la propria decomposizione al fuoco a cui

è sottoposto in condizioni determinate". Non è da confondere con la resistenza al fuoco,

che viene riferita ad elementi costruttivi ed è definita dalla stessa norma come la "capa-

cità di un elemento di conservare, per un periodo di tempo stabilito, la richiesta stabilità

e/o tenuta e/o isolamento termico al fuoco, e/o ogni altra prestazione attesa definita in

una prova normalizzata di resistenza al fuoco".

La normativa italiana definisce i requisiti di reazione al fuoco per i materiali che vengono

inseriti in modo permanente negli edifici quali, ad esempio, i componenti di pareti, contro-

pareti, pavimenti, controsoffitti e materiali da costruzione in genere, ma anche tendaggi,

coperte, mobili imbottiti (sedie, poltrone, divani, divani-letto, materassi, etc.), mobili non

imbottiti (sedie, tavoli, scrivanie, mobili contenitori, banchi scolastici, etc.) , prodotti di fini-

tura e vernici ignifughe applicate su materiali legnosi. La reazione al fuoco è in tutti questi

casi sempre riferita alle condizioni di applicazione ed impiego del prodotto considerato.

I prodotti destinati ad essere incorporati o assemblati in modo permanente negli edifici e

nelle altre opere di ingegneria civile, sono soggetti anche alla direttiva europea

89/106/CEE "Prodotti da costruzione", che concerne anche la sicurezza antincendio e

pertanto la classificazione di reazione al fuoco. Per il momento la marcatura CE si può

applicare soltanto a un numero limitato di materiali, essendo in corso di elaborazione e/o

pubblicazione le norme europee armonizzate per diverse famiglie di prodotti. I materiali

da costruzione non ancora normati ricadono ancora nella classificazione di reazione al

fuoco italiana.

Le classi di reazione al fuoco riferite alla normativa italiana, con esclusione dei prodotti

soggetti alla direttiva CEE/89/106, sono definite a partire dal D.M. 26/06/1984 in numero

di sei, da 0 (nessuna partecipazione all’incendio) a 5 (v. tabella 1). Altre classi (1.IM - 2.IM

e 3.IM) sono definite per gli imbottiti.

Nelle costruzioni sono ammessi in Italia solo materiali aventi classe di reazione 0, 1 e

(raramente) 2.

Tabella 1 - Classi italiane di reazione al fuoco

Classe di reazione al fuoco Definizione

0 Materiale non combustibile

1 Materiale non infiammabile

2 Materiale difficilmente infiammabile

3 Materiale mediamente infiammabile

4 Materiale facilmente infiammabile

5 Materiale altamente infiammabile

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

15

Con il DM dell’84, lo Stato italiano ha

istituito una procedura di

Certificazione (ad opera di Laboratori

autorizzati dal Ministero dell’Interno) e

di Omologazione: alla classificazione

di reazione al fuoco effettuata dal lab-

oratorio autorizzato, segue

l’Omologazione ministeriale, che ha

validità di 5 anni ed è rinnovabile su

istanza del produttore, il quale nella

richiesta di rinnovo dovrà dichiarare

che il prodotto di cui è stato certificato

un prototipo non ha subito variazioni.

L’art. 2.7 del DM dell’84 stabilisce

inoltre che il Produttore è tenuto a

rilasciare la Dichiarazione di confor-

mità del prodotto fornito (con esplicito

riferimento al documento di trasporto

riferito alla consegna di quel materiale)

rispetto al prototipo certificato ed

omologato.

Stesso tipo di dichiarazione è a carico

di eventuali rivenditori del materiale,

nella stessa forma.

Tale procedura è gradualmente in via

di esaurimento, man mano che sono

pubblicate le norme armonizzate di

prodotto ai sensi della CPD (Direttiva

Prodotti da Costruzione). I prodotti

coperti da norma armonizzata e per-

tanto soggetti a marcatura CE, sono

infatti soggetti a classificazione con-

forme alle norme di prova e classifi-

cazione europea di cui si dirà più

avanti e non rientrano più negli obb-

lighi procedurali della Omologazione

ministeriale.

METODI DI PROVA ITALIANI

CLASSE 0 (ZERO)

Prova d i non combust ib i l i tà : UNI ISO 1182

CLASSI 1, 2 , 3 , 4 , 5

a) Prova de l la p icco la f iamma su ent rambe le facce: UNI 8456

b) Prova de l la p icco la f iamma su una facc ia : UNI 8457 + A1

c) Prova de l la f iamma d ' innesco con ca lore rad iante: UNI 9174 + A1

d) Prodot t i vern ic iant i ign i fughi appl icat i su mater ia l i legnos i : UNI 9796

Per c lass i f icare un mater ia le (UNI 9177) , la prova c) dev 'essere abbinata a l la prova a)

o a l la prova b) .

La UNI 9796 r ich iama le norme UNI 8457 e UNI 9174 come metodi d i prova.

CLASSI 1. IM, 2 . IM, 3 . IM

Prova de l la p icco la f iamma su mobi l i imbot t i t i : UNI 9175 + F.A.

PARAMETRI VALUTATI

UNI ISO 1182

- Aumento de l la temperatura

- Durata de l le f iamme

- Perd i ta d i massa

UNI 8456 e UNI 8457 + A1

- Tempo d i post -combust ione

- Tempo d i post - incandescenza

- Zona danneggiata

- Gocc io lamento

UNI 9174 + A1

- Veloc i tà media d i propagazione de l la f iamma

- Tempo d i post - incandescenza

- Zona danneggiata

- Gocc io lamento

UNI 9175 + F.A.

- Tempo d i post -combust ione

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

16

PROCEDURE AI FINI DELLA CERTIFICAZIONE DEI MATERIALI AI SENSI DEL D.M. 26-06-1984 MODIFICATO DAL D.M. 03-09-2001

Il D.M. 26-06-1984 "Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi", modificato nel 2001, sta-

bilisce due procedure di certificazione:

- art. 8: ai f ini dell 'omologazione ministeriale;

- art. 10: non ai f ini dell 'omologazione ministeriale.

Procedura art. 8

Per omologazione di un materiale ai fini della prevenzione incendi s'intende la "procedura tecnico-amministrativa con la quale viene provato il

prototipo di materiale, certificata la sua classe di reazione al fuoco ed emesso da parte del Ministero dell'Interno il provvedimento di autoriz-

zazione alla riproduzione del prototipo stesso prima della immissione del materiale sul mercato per la util izzazione nelle att ività soggette alle

norme di prevenzione incendi" (1).

La procedura che conduce al rilascio dell'atto di omologazione si articola in due fasi distinte:

a) rapporto Produttore (2) - Laboratorio (3);

b) rapporto Produttore - Ente Omologatore.

Nella prima fase i l Produttore si r ivolge al Laboratorio: presenta una serie di documenti (domanda, scheda tecnica, eventuali disegni ed even-

tuali dichiarazioni), consegna le campionature di prova e testimone (quelle testimone devono essere conservate per 5 anni dal Laboratorio) e

versa anticipatamente l ' importo richiesto per disposizioni ministerial i .

I l Laboratorio esegue le prove ed emette i l certif icato di prova allegando i l / i rapporto/i di prova e tutt i i documenti del r ichiedente vidimati (4).

Nella seconda fase i l Produttore si r ivolge al Ministero dell ' Interno presentando l ' istanza corredata dai documenti r i lasciati dal Laboratorio.

L'uff icio preposto provvede alla valutazione tecnico-formale della documentazione inviata e, nel caso sia corretta, emette l'atto di omologazione.

Una volta ottenuta l 'omologazione, i l Produttore dovrà apporre sui prodotti un marchio di conformità al prototipo omologato mediante un'indi-

cazione permanente ed indelebile che riporti i seguenti dati:

- nome o altro segno distintivo del Produttore;

- anno di produzione;

- classe di reazione al fuoco;

- estremi dell 'omologazione.

Qualora non sia possibile apporre i l suddetto marchio, i l Produttore dovrà ri lasciare una dichiarazione di conformità in cui attesti la confor-

mità al prototipo omologato. La dichiarazione dovrà riportare tra l 'altro gli estremi dell 'omologazione. Sono previsti dei modell i ministerial i pre-

disposti dal Ministero dell ' Interno. L'omologazione ha validità 5 anni ed è rinnovabile alla scadenza su domanda del Produttore. I l r innovo non

comporta la ripetizione delle prove purché i l Produttore dichiari che i l materiale non ha subìto modifiche rispetto a quello precedentemente

omologato. L'omologazione decade quindi automaticamente se il materiale subisce una qualsiasi modifica.

La procedura secondo l'art. 8 è indicata per i prodotti realizzati in serie.

Procedura art. 10

In alternativa alla procedura di cui sopra, è possibile certificare un prodotto o una serie di prodotti senza dover richiedere l'omologazione al

Ministero dell'Interno. Tale procedura è prevista per materiali:

- già in opera;

- per usi specifici (prodotti non di serie);

- per usi limitati nel tempo;

- di limitata produzione.

Tra quest'ultimi rientrano quei prodotti non di serie realizzati solo per una specifica fornitura. La certificazione ottenuta, però, è strettamente correla-

ta alla fornitura, identificata dall'attività e dall'indirizzo ove verrà fornito il lotto, ed un'eventuale nuova fornitura dello stesso prodotto comporta la ripe-

tizione della certificazione ed il cambiamento della denominazione commerciale del prodotto. Non è possibile, inoltre, seguire entrambe le procedu-

re (art. 8 e art. 10) con un'unica certificazione ed anche in questo caso la denominazione commerciale del prodotto non può essere la stessa.

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

17

Alla fine del periodo di coesistenza, però,

l’applicazione della norma diviene cogente e

non c’è più possibilità di commercializzare

prodotti che non abbiano i requisiti richiesti

dallo standard europeo e riconoscibili dal

marchio CE apposto sul prodotto stesso o, in

alternativa, sulla confezione con cui viene

venduto o ancora sul documento di trasporto

che lo accompagna.

I prodotti da costruzione soggetti a marcatura

CE sono classificabili per quanto concerne la

reazione al fuoco esclusivamente con riferimen-

to al sistema europeo di prove e classificazione.

Tale sistema normativo a carattere europeo

è un grande passo in avanti nel processo di

armonizzazione in considerazione soprattut-

to delle seguenti ragioni:

• i requisiti di sicurezza all’incendio sono di

tipo orizzontale, si applicano cioè trasver-

salmente a tutte le tipologie di prodotti da

costruzione;

• finché ogni singolo Paese è dotato di pro-

pri metodi di prova, si ha a che fare con

risultati non confrontabili.

In questo quadro si collocano i due decreti

ministeriali pubblicati nel marzo 2005. Il primo

decreto (D.M. 10/03/2005 – Classi di

reazione al fuoco per i prodotti da

costruzione da impiegarsi nelle opere per

le quali è prescritto il requisito della

sicurezza in caso di incendio) recepisce le

Decisioni della Commissione dell’UE

(2000/147/CE e 2003/632/CE) secondo le

quali la norma europea di classificazione per

la reazione al fuoco è la EN 13501-1 pertan-

to recepisce le “Euroclassi” di reazione al

fuoco. Il DM si completa con:

• l’allegato A, contenente le tabelle di classi-

ficazione dei materiali e i relativi metodi di

prova e criteri di classificazione;

• l’allegato B, contenente la combinazione

delle classi di reazione al fuoco previste

nella EN 13501-1;

• l’allegato C, contenente l’elenco dei mate-

riali a cui è attribuita la classe di reazione

al fuoco senza onere di prova.

Appare importante sottolineare che il D.M.

10/03/2005 prevede la possibilità di attribuire

2.2 Prescrizioni della normativa italiana

per le principali attività soggette alla pre-

venzione incendi

Le cosiddette “norme verticali”, relative ai

diversi edifici per attività soggette a controlli

di prevenzione incendi, indicano, tra le diver-

se misure, anche la disposizione dei materia-

li in specifiche classi di reazione al fuoco (0,

1 e, più raramente, 2).

Si deve inoltre prestare attenzione all’applica-

zione di materiali di finitura incombustibili, i

quali possono essere applicati solo su supporti

in classe 0. Anche i materiali in classe 1 devo-

no essere apposti su supporti incombustibili.

2.3 Classificazione europea di reazione al

fuoco

Dalla Direttiva Prodotti da Costruzione (CPD

- Direttiva del Consiglio n°106/89/CEE), suc-

cessivamente recepita con il DPR n°246 del

21/04/1993, discendono le norme di prodotto

che il CEN (ente di normazione europeo con

sede a Bruxelles) emette su mandato della

Commissione Europea.

In tutti questi anni sono state emanate, con un

processo piuttosto lungo ma inesorabile,

numerosissime norme che vanno a definire i

requisiti imposti quali “minimi” per determinati

prodotti da costruzione. Gli standard europei

non sono da interpretare quali livelli prestazio-

nali di qualità dei prodotti, andando piuttosto a

definire le caratteristiche che ne consentono

la commercializzazione e la libera circolazione

nei Paesi membri della CE in conformità ai

Requisiti Essenziali stabiliti dalla CPD.

Una norma armonizzata di prodotto, una volta

pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della CE,

consente al Produttore di marcare il proprio

materiale secondo le indicazioni della norma

stessa, con o senza l’ausilio di Laboratori di

prova notificati.

Successivamente alla data di pubblicazione

della norma, c’è sempre un arco di tempo

(generalmente 12-18 mesi) detto “periodo di

coesistenza”, in cui il prodotto oggetto della

norma può ancora essere realizzato osservan-

do le sole norme nazionali o, viceversa, esse-

re marcato CE.

la classe di reazione al fuoco A1 e A1FL ad

alcuni prodotti senza necessità di ricorrere a

prove sperimentali.

Il secondo decreto (D.M. 15/03/2005 -

Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti

da costruzione installati in attività disci-

plinate da specifiche disposizioni tecniche

di prevenzioni incendi in base al sistema

di classificazione europeo) definisce quali

requisiti devono possedere i prodotti da

costruzione per poter essere installati nelle

attività comprese nel campo di applicazione

delle vigenti disposizioni tecniche di preven-

zione incendi, in luogo delle classi italiane

previste dal precedente D.M. 26/06/1984, e

successive modifiche ed integrazioni.

In pratica vengono indicate quali sono le cor-

rispondenti classi di reazione al fuoco

europee utilizzabili, in funzione del tipo di

impiego previsto (pavimento, parete, soffitto,

ecc.), laddove nelle vigenti regole tecniche di

prevenzione incendi di tipo “verticale” si

richiede l’impiego di prodotti rispondenti a

determinate classi di reazione al fuoco,

attualmente riferite al sistema di classifi-

cazione italiano (0, 1, 2, 3, 4, 5).

Va osservato, tra l’altro, come tale decreto non

si applichi ai prodotti non riconducibili a

“prodotti da costruzione secondo la

definizione della CPD (Art. 1.2), quali per

esempio tendaggi, mobili imbottiti, guanciali,

materassi, ecc.”. Si tratta quindi di un atto leg-

islativo che introduce rilevanti novità nel set-

tore della reazione al fuoco e che ha un impat-

to su tutti gli attori coinvolti nel campo della

prevenzione incendi (produttori, progettisti,

professionisti della prevenzione incendi, Vigili

del Fuoco), tenendo conto che il riferimento

del settore è stato per anni il D.M. 26/06/1984.

Il D.M. 10 marzo 2005, oltre a recepire il sis-

tema di classificazione per la reazione al

fuoco (EN 13501-1), definisce le regole di

classificazione, distinguendo come in pas-

sato tra prodotti messi in opera a soffitto,

parete, pavimento o destinati all’isolamento

termico di condutture. La norma europea fa

infatti sempre riferimento all’end use del

prodotto qualificato.

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

18

Classi europee

di reazione al fuoco

A1, A1FL, A1L Prodotti incombustibili

A2, A2FL, A2L Prodotti combustibili

B, BFL, BL differenziati

C, CFL, CL per il grado

D, DFL, DL di partecipazione

E, EFL, EL alla combustione

F, FFL, FL Prodotti non classificabili

Le metodologie di prova armonizzate

comprendono i seguenti tests:

• Prova di non combustibilità

EN ISO 1182

• Bomba calorimetrica

EN ISO 1716

• Esposizione a piccola fiamma

EN ISO 11925-2

• Single burning item

EN ISO 13823

• Pannello radiante per pavimenti

EN ISO 9239-1

La classificazione europea di riferi-

mento definisce 7 classi principali: A1,

A2, B, C, D, E, F (tabella 3) che defini-

scono sia la combustibilità che le sot-

toclassi, ed è basata sulla misura di

determinati parametri che sono quelli

riportati in tabella 3.

Sono quindi introdotte nel DM le

Euroclassi principali di riferimento,

distinte in:

Tabella 2

in cui i suffissi FL e L indicano rispetti-

vamente l’impiego a pavimento (FL) o

quale rivestimento isolante per elemen-

ti di forma lineare (L).

s1SMOGRA ≤ 30 m2/s2

Scarsa emissione di fumoTSP600s ≤ 50 m2

s2SMOGRA ≤ 180 m2/s2

Moderata emissione di fumoTSP600s ≤ 200 m2

s3 Non sono conformi ai criteri s1 e s2 Forte emissione di fumo

d0 Non c’è alcuna goccia/particella infiammata nei primi 600s di prova

d1 Non c’è alcuna goccia/particella che persiste per più di 10 s, nei primi 600 s di prova

Non si dichiara alcun comportamento oppure:

d2 non è conforme a d0 e d1

determina la combustione della carta nella prova di accendibilità in base alla EN ISO 11925-2

Parametri di valutazione della reazione al fuoco di un materiale (Allegato 1 - DM 25 ottobre 2007)

Codice Descrizione Valore

∆T aumento di temperatura [°C ]

∆m perdita di massa [%]

t f durata dell’incendio [s]

PCS potenziale calorifico lordo [MJ/kg]

FIGRA tasso d’incremento dell’incendio [W/s]

THR 600s rilascio totale di calore [MJ]

LFS propagazione laterale del fuoco presente e dove

SMOGRA tasso di incremento del fumo produzione o meno di fumo

Fs propagazione del fuoco [mm/s]

TSP600s produzione totale del fumo [MJ]

B UNI EN 13823 (SBI)FIGRA ≤ 120 W s-1

ELFS margine del campioneTHR 600s ≤ 7,5 MJ

UNI EN ISO11925-2Fs ≤ 150 mm entro 60s

Esposizione = 30s

Produzione di fumo egocce/particelle ardenti

La classificazione è completata per le classi A2, B, C, D da sottoclassi riguardanti:

• la produzione di fumi e la loro opacità che va a ridurre la visibilità (s1, s2, s3) (EN 13823):

• l’eventuale gocciolamento (d0, d1, d2), ovvero il rilascio durante l’esposizione all’incendio

di gocce e/o particelle incendiate (EN 13823):

Tabella 3

Nell’Allegato 1 del DM 25 ottobre 2007 è descritto l’elenco delle prove e relativi risultati

che definiscono le varie classi. Ad esempio per la classe B è riportato:

Quindi le prove necessarie per definire la classe B sono la prova del single burning item e la

prova della piccola fiamma con i risultati riportati nella terza colonna della tabella, inoltre è

necessaria anche la prova di produzione fumi e gocciolamento.

La classificazione finale è ottenuta combinando classi e sottoclassi in un formato del tipo:

A1 prodotto incombustibile;

A2 -s1, d0 prodotto scarsamente combustibile con basso grado di partecipazione

alla combustione, scarsa emissione di fumo e assenza di gocciolamento.

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

19

Si riporta di seguito l’ultimo elenco tratto dall’allegato 2 del DM 25 ottobre 2007 (G.U. del

05/11/2007).

Tabella 5

Le combinazioni possibili sono assai

numerose, a fronte delle “vecchie” clas-

si della normativa italiana (all. B del

D.M. 10/03/2005 - “elenchi delle clas-

si di reazione al fuoco attribuibili in

conformità alla norma EN 13501-1” -

di cui si riportano sotto le tabelle):

Il D.M. 10 marzo 2005 elenca inoltre

nell’Allegato C i materiali che possono

essere considerati alle classi A1 e A1FL

di reazione al fuoco senza l’onere di

essere sottoposti a prova (definiti in

sede europea WFT, Without Further

Testing) come da decisione

2000/147/CE. Tra questi sono compre-

si i materiali di impiego strutturale quali

acciaio, calcestruzzo, murature in late-

rizio, la maggior parte dei materiali

cementizi, il gesso e le malte a base

gesso.

Prodotti da costruzioneesclusi i pavimenti

A1

A2-s1,d0 A2-s1,d1 A2-s1,d2

A2-s2,d0 A2-s2,d1 A2-s2,d2

A2-s3,d0 A2-s3,d1 A2-s3,d2

B-s1,d0 B-s1,d1 B-s1,d2

B-s2,d0 B-s2,d1 B-s2,d2

B-s3,d0 B-s3,d1 B-s3,d2

C-s1,d0 C-s1,d1 C-s1,d2

C-s2,d0 C-s2,d1 C-s2,d2

C-s3,d0 C-s3,d1 C-s3,d2

D-s1,d0 D-s1,d1 D-s1,d2

D-s2,d0 D-s2,d1 D-s2,d2

D-s3,d0 D-s3,d1 D-s3,d2

E

E-d2

F

Pavimenti

A1fl

A2fl-s1 A2fl-s2

Bfl-s1 Bfl-s2

Cfl-s1 Cfl-s2

Dfl-s1 Dfl-s2

Efl-

Ffl-

Materiale

Argilla espansa

Perlite espansa

Vermiculite espansa

Lana di roccia

Vetro multicellulare

Calcestruzzo

Calcestruzzo in granuli (granulati mineralileggeri a bassa densità, ad eccezionedell’isolamento termico integrale)

Elementi in cemento cellulare trattati inin autoclave

Fibrocemento

Cemento

Calce

Loppa di altoforno/ceneri volanti

Aggregato minerale

Ferro, acciaio e acciaio inossidabile

Rame e leghe di rame

Zinco e leghe di zinco

Alluminio e leghe di alluminio

Piombo

Gesso e malte a base di gesso

Malta con agenti leganti inorganici

Elementi in argilla

Elementi in silicato di calcio

Prodotti in pietra naturale e in ardesia

Elementi in gesso

Mosaico alla palladiana

Vetro

Vetroceramica

Ceramica

Osservazioni

Include il calcestruzzo pronto per l’uso e i prodotti prefab-bricati in cemento armato o in calcestruzzo compresso

Può contenere aggiunte e additivi (come ceneri volanti),pigmenti e altri materiali.Comprende elementi prefabbricati.

Elementi costituiti di leganti idraulici, come il cemento e/ola calce mescolati a materiali fini (materiali silicei, cenerivolanti, loppa di altoforno) e materiali cellulari.Comprende elementi prefabbricati.

Non in forme finemente sminuzzate

Non in forme finemente sminuzzate

Non in forme finemente sminuzzate

Non in forme finemente sminuzzate

Non in forme finemente sminuzzate

Può comprendere additivi (ritardanti, materiali diriempimento, fibre, pigmenti, calce idratata, agenti diritenuta dell’aria e dell’acqua, plastificanti), aggregaticompatti (per esempio sabbia naturale o fine) o aggregatileggeri (perlite o vermiculite, per esempio)

Malte per rinzaffo e intonaco, malte per massetti e muraturecontenenti uno o più agenti leganti inorganici, quali cemento,calce, cemento per murature e gesso

Elementi in argilla o in altre materie argillose che contengonoo meno sabbia, combustibili o altri additivi. Comprendemattoni, pavimenti in mattonelle ed elementi in argilla refrattaria(per esempio rivestimenti interni dei camini)

Elementi fabbricati a partire da un miscuglio di calce e dimaterial naturalmente silicei (sabbia, ghiaia, rocce o miscugliodi questi materiali). Possono includere pigmenti colorati.

Elementi in ardesia o in pietre naturali lavorate o non(rocce magmatiche, sedimentarie o metamorfiche).

Comprende blocchi e altri elementi a base di solfato dicalcio e di acqua contenenti eventualmente fibre materialidi riempimento, aggregati e altri additivi, e può esserecolorato con pigmenti

Include mattonelle prefabbricate e pavimentazione in situ

Vetro temprato, vetro temprato chimicamente, vetrostratificato e armato

Vetroceramica che comprende una fase cristallina una residua

Comprende prodotti in polvere di argilla pressata, i prodottiestrusi, vetrificati o meno

Materiali classificati incombustibili senza necessità di prova (Allegato 2 - DM 25 ottobre 2007)

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

Il gesso, anche con l’aggiunta di additivi, rientra nei materiali che non necessitano di prove

per la definizione della classe di reazione al fuoco.

In quest’allegato vengono incluse anche le lastre in gesso rivestito (cartongesso) che sono

classificate in classe A2-s1,d0 o B-s1,d0 in funzione della grammatura della carta di rivesti-

mento e dello spessore e densità del pannello.

Conformemente alla EN 520 ≥ 9,5 ≥ 600 A1 ≤ 220 A2-s1,d0

(escluso i pannelli perforati) ≥ 12,5 ≥ 800 > 220 ≤ 300 B-s1,d0

Pannelli incartongesso

Spessorenominale deipannelli (mm)

Densità(kg/m3)

Classe direazione al fuoco

Grammaturadella carta (1)

(g/m2)

Classe (2)

(esclusi i materialida pavimentazione)

Anima di gesso

pannelli fissati meccanicamente a una

struttura di sostegno metallica o in legno,

mentre nel caso di pannelli fissati diretta-

mente al supporto l’interasse del fissag-

gio può essere aumentato fino a un mas-

simo di 600 mm;

• il materiale di supporto nel caso di fissag-

gio diretto delle lastre deve essere in

classe A2-s1,d0 o superiore.

• La cavità formata dietro le lastre dalla struttu-

ra di sostegno può essere di aria o può esse-

re riempita con materiale isolante con reazio-

ne al fuoco almeno nella classe A2-s1,d0.

Il D.M. 25/10/2007 (G.U. del 5/11/2007) ha

apportato modifiche al decreto 10/03/2005,

concernente “Classi di reazione al fuoco

per i prodotti da costruzione da impiegarsi

nelle opere per le quali è prescritto il requi-

sito della sicurezza in caso d’incendio”.

Il decreto, tra le altre cose, ha sostituito la

tabella relativa alla classificazione di rea-

zione al fuoco per i pannelli di cartongesso

di cui sopra con la seguente nuova tabella:

Conforme alla> 6,5 < 9,5 > 800

≤ 220

norma EN 520

A1

> 220 ≤ 320

Pannelli incartongesso

Spessorenominale del

pannello (mm)Densità(kg/m3)

Classe direazione al fuoco

Grammaturadella carta (1)

(g/m2)

Classe (2)

(esclusi pavimenti)Nucleo in gesso

Substrato

Qualsiasi prodotto a base di legno condensità ≥ 400 kg/m3 o qualsiasi prodottoalmeno di classe A2-s1,d0

Qualsiasi prodotto a base di legno condensità ≥ 400 kg/m3 o qualsiasi prodottoalmeno di classe A2-s1,d0 o qualsiasiprodotto isolante almeno di classe E-D2montato secondo il metodo 1

A2-s1,d0

B-s1,d0

A2-s1,d0

B-s1,d0

(escluso pannelli perforati)

> 9,5 > 600

≤ 220

> 220 ≤ 320

(1) Determinata conformemente alla EN ISO 536 e contenenti non più del 5% di additivi organici.

(2) Classi che figurano nella tabella 1 dell’allegato alla decisione 2000/147/CE

(1) Stabilito in base alla norma EN ISO 536 e con un contenuto in additivo organico non superiore del 5%. (2) Classi di cui alla tabella 1 dell’allegato alla decisione 2000/147/CE

in recepimento della decisione 2006/673/CE del 5 ottobre 2006 della Commissione dell'Unione Europea che determina le classi di reazione

all'azione dell'incendio per i materiali da costruzione tra cui i pannelli in cartongesso:

Conforme alla≥ 6,5 < 9,5 ≥ 800

≤ 220

norma EN 520

A1

> 220 ≤ 320

Pannelli incartongesso

Spessorenominale del

pannello (mm)Densità(kg/m3)

Classe direazione al fuoco

Grammaturadella carta (1)

(g/m2)

Classe (2)

(suoli esclusi)Nucleo in gesso

Sostrato

Qualsiasi prodotto a base di legno condensità ≥ 400 kg/m3 o qualsiasi prodottoalmeno di classe A2-s1,d0

Qualsiasi prodotto a base di legno condensità ≥ 400 kg/m3 o qualsiasi prodottoalmeno di classe A2-s1,d0 o qualsiasiprodotto isolante almeno di classe E-D2montato secondo il metodo 1

A2-s1,d0

B-s1,d0

A2-s1,d0

B-s1,d0

(escluso pannelli perforati)

≥ 9,5 ≥ 600

≤ 220

> 220 ≤ 320

(1) Stabilito in base alla norma EN ISO 536 e con un contenuto in additivo organico non superiore del 5%. (2) Classi di cui alla tabella 1 dell’allegato alla decisione 2000/147/CE

20

Pertanto per i pannelli in gesso rivestito (cartongesso), conformi alla norma armonizzata di

prodotto UNI EN 520 e soggetti a marcatura CE, la classe di reazione al fuoco attribuita

senza necessità di prova è la classe A2-s1,d0 alle condizioni indicate in tabella (DM

10/03/2005):

Il decreto indica inoltre le norme generali di posa in opera delle lastre (end-use) che sono

fondamentalmente riconducibili ai seguenti punti:

• la stuccatura dei giunti con stucco conforme alla norma di prodotto UNI EN 13963 (Jointing

materials for gypsum plasterboards – Definitions, requirements and test methods);

• l’interasse degli elementi di fissaggio al supporto deve essere inferiore a 300 mm nel caso di

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

21

Tutte le lastre Knauf in gesso rivestito (car-

tongesso) rispondono alle condizioni più

restrittive indicate in tabella e pertanto sono

classificate conformemente al DM in classe

A2,s1-d0.

Fa eccezione la Ignilastra Knauf F-Zero,

incombustibile perché avente rivestimento a

basso tenore di cellulosa, certificata con appo-

sito test di laboratorio in classe A1.

Poiché nelle “norme tecniche verticali”, ovvero

in tutti i regolamenti antincendio italiani, sono

ormai citate le classi italiane di reazione al

fuoco, per individuare le tipologie di materiale

che possono essere impiegate nei diversi

ambienti è stato pubblicato il D.M. 15 marzo

2005 - “Requisiti di reazione al fuoco dei pro-

dotti da costruzione installati in attività discipli-

nate da specifiche disposizioni tecniche di pre-

venzione incendi in base al sistema di classifi-

cazione europeo”.

Il decreto definisce i requisiti di reazione al

fuoco che devono possedere i prodotti da

costruzione installati in attività disciplinate da

specifiche disposizioni tecniche di prevenzio-

ne incendi, in base al sistema di classificazio-

ne europeo, in luogo delle classi italiane previ-

ste dal D.M. 26 giugno 1984 e successive

modifiche ed integrazioni.

All’articolo 3 si afferma che “per i prodotti per i

quali sono prescritte caratteristiche di incom-

bustibilità, ovvero è richiesta la classe 0 (zero)

di reazione al fuoco, sono utilizzati prodotti di

classe A1 per impiego a parete e a soffitto, di

classe A1FL per impiego a pavimento e di clas-

se A1L per l'isolamento di installazioni tecniche

a prevalente sviluppo lineare”.

All’articolo 4 si indicano le classi ammes-

se per i prodotti installati lungo le vie di

esodo, ovvero atri, corridoi, disimpegni,

scale, rampe e nei passaggi in genere, in

luogo di prodotti di classe 1, e nei limiti

per essi stabiliti dalle specifiche disposi-

zioni di prevenzione incendi, in funzione

Classe italiana Classe europea

I Classe 1 (A2FL-s1), (A2FL-s2), (BFL-s1), (BFL-s2), (BFL-s1)

II Classe 2 (CFL-s2), (CFL-s1)

III Classe 3 (DFL-s2), (DFL-s1)

Classe italiana Classe europea

I Classe 1 (A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (A2-s3,d0), (A2-s1,d1), (A2-s2,d1),

(A2-s3,d1),(B-s1,d0), (B-s2,d0), (B-s1,d1), (B-s2,d1)

II Classe 2 (A2-s1,d2), (A2-s2,d2), (A2-s3,d2), (B-s3,d0), (B-s3,d1), (B-s1,d2),

(B-s2,d2), (B-s3,d2), (C-s1,d0), (C-s2,d0), (C-s1,d1), (C-s2,d1)

III Classe 3 (C-s3,d0), (C-s3,d1), (C-s1,d2), (C-s2,d2), (C-s3,d2),

(D-s1,d0), (D-s2,d0), (D-s1,d1), (D-s2,d1)

Classe italiana Classe europea

I Classe 1 (A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (A2-s3,d0), (A2-s1,d1), (A2-s2,d1),

(A2-s3,d1), (B-s1,d0), (B-s2,d0)

II Classe 2 (B-s3,d0), (B-s1,d1), (B-s2,d1), (B-s3,d1), (C-s1,d0), (C-s2,d0)

III Classe 3 (C-s3,d0), (C-s1,d1), (C-s2,d1), (C-s3,d1), (D-s1,d0), (D-s2,d0)

del tipo di impiego previsto:

a) impiego a pavimento: (A2FL-s1), (BFL-s1);

b) impiego a parete: (A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (A2-s1,d1), (B-s1,d0), (B-s2,d0), (B-s1,d1);

c) impiego a soffitto: (A2-s1,d0), (A2-s2,d0), (B-s1,d0), (B-s2,d0).

All’articolo 5 si indicano altresì le classi ammesse per i prodotti installati in altri

ambienti non facenti parte delle vie di esodo, in luogo di prodotti di classe 1, 2 e 3, in

funzione del tipo di impiego previsto:

Impiego a Pavimento

Impiego a Parete

Impiego a Soffitto

Alla luce di quanto indicato in precedenza, tutte le lastre Knauf in gesso rivestito

(cartongesso), classificate conformemente al D.M. in classe A2,s1-d0, possono

essere impiegate nelle vie di esodo e non, indistintamente a parete e soffitto, in luogo

della classe 1 di reazione al fuoco.

All’articolo 9 si forniscono i requisiti di posa in opera dei materiali ai fini del loro impie-

go in una determinata classe di reazione al fuoco. I prodotti devono essere posti in

opera “in conformità alle effettive modalità di installazione e posa in opera a cui è stato

sottoposta il prodotto in prova”, ma “tenendo altresì conto delle possibili estensioni del

risultato di classificazione”.

Se l’installazione è su intercapedine (ovvero non in aderenza ad altri elementi costrut-

tivi) e pertanto va a delimitare una intercapedine verticale od orizzontale in cui posso-

no essere presenti fonti di innesco, si deve determinare, se il prodotto ha sezione tra-

sversale asimmetrica (è anisotropo), anche la classe relativa alla superficie nell’inter-

capedine.

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

Prodotto Knauf Descrizione Norma di Reazione Data di inizio prodotto al Fuoco obbligatorietà

marcatura

LASTRE PER IMPIEGO IN AMBIENTI INTERNI

LASTRA GKB - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito standard tipo A UNI EN 520 A2-s1,d0 (B) 01/03/2007

LASTRA GKI - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito idrorepellente tipo H UNI EN 520 A2-s1,d0 (B) 01/03/2007

LASTRA GKF - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito antincendio tipo F UNI EN 520 A2-s1,d0 (B) 01/03/2007

LASTRA GKFI - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito antincendio e idrorepellente tipo HF UNI EN 520 A2-s1,d0 (B) 01/03/2007

LASTRA F-ZERO Lastra in gesso rivestito antincendio tipo F con speciale UNI EN 520 A1 01/03/2007

tutti gli spessori cartone di rivestimento

FLEXILASTRA - spessore 6,5 mm Lastra in gesso rivestito per superfici curve spessore 6,5 mm UNI EN 520 A2-s1,d0 (B) 01/03/2007

LASTRA FIREBOARD Lastra in gesso e vermiculite con armatura in fibra di vetro tipo GM UNI EN 15283/1 A1 30/01/2009

tutti gli spessori

LASTRA VIDIWALL XL - tutti gli spessori Lastra in gessofibra per pareti e soffitti UNI EN 15283/2 A2-s1,d0 01/01/2010

LASTRA GKB+BV con barriera Lastra in gesso rivestito standard tipo A UNI EN 14190 A2-s1,d0 (C.3) 01/04/2007

al vapore - tutti gli spessori preaccoppiata sul retro con lamina di Alluminio

LASTRA DIAMANT Lastra in gesso rivestito antincendio, idrorepellente, UNI EN 520 A2-s1,d0 01/03/2007

tutti gli spessori ad alta densità tipo DHF

LASTRA SAFEBOARD Lastra in gesso rivestito per la protezione dai raggi X, UNI EN 520 A2-s1,d0 01/03/2007

tutti gli spessori antincendio, tipo DF

LASTRA SILENTBOARD Lastra in gesso rivestito ad alto isolamento acustico, UNI EN 520 A2-s1,d0 01/03/2007

tutti gli spessori antincendio, tipo DF

ISOLASTRA PSE - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito preaccoppiata con polistirene espanso UNI EN 13950 B-s1,d0 01/09/2007

ISOLASTRA LM85 / LM115 Lastra in gesso rivestito preaccoppiata con lana di vetro UNI EN 13950 A2-s1,d0 01/09/2007

tutti gli spessori densità 85 / 115 kg/m3

ISOLASTRA XPS - tutti gli spessori Lastra in gesso rivestito preaccoppiata con polistirene estruso UNI EN 13950 B-s1,d0 01/09/2007

LASTRA CLEANEO FORATA Lastra in gesso rivestito forata, con foro passante ad elevate UNI EN 14190 A2-s1,d0 (C.2) 01/04/2007

tutti gli spessori prestazioni fonoassorbenti

LASTRA BRIO - tutti gli spessori Lastra in gessofibra per sottofondi a secco tipo GF - W1 UNI EN 15283/2 A1 01/01/2010

LASTRA AQUAPANEL INDOOR Lastra in cemento fibrorinforzato ETA 07/0173 A1

Spessore 12,5 mm

LASTRA THERMAX Lastra in vermiculite espansa per condotte di evacuazione A1 -

Spessore 45 mm fumi e condotte di ventilazione

GIFAFloor - tutti gli spessori Lastra in gessofibra per pavimenti sopraelevati UNI EN 15283/2 A1 01/01/2010

LASTRE PER IMPIEGO IN AMBIENTI ESTERNI

LASTRA AQUAPANEL Lastra in cemento fibrorinforzato ETA 07/0173 A1 -

OUTDOOR - Spessore 12,5 mm

Per quanto attiene alla classificazione di reazione

al fuoco, si riporta di seguito una tabella riassunti-

va dei principali prodotti Knauf impiegati nella pro-

tezione passiva dal fuoco, fornendo le indicazioni

della norma armonizzata di riferimento (quando

esiste in quanto tale o nello stadio di “progetto di

norma” prEN al momento della stampa di questo

volume) e della relativa classificazione di reazione

al fuoco. Si indica inoltre la data a partire dalla

quale è obbligatoria la marcatura CE del prodotto.

2.4 Classificazione dei prodotti Knauf

Knauf ha sviluppato un’ampia gamma tecnica di

lastre e pannelli con elevate prestazioni ai fini della

protezione passiva, di cui avremo modo di vedere

alcune applicazioni nelle altre sezioni del manuale.

22

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaReazione al fuoco

23

Prodotto Knauf Descrizione Norma di Reazione Data di inizio prodotto al Fuoco obbligatorietà

marcatura

PANNELLI PER SOFFITTI ISPEZIONABILI MODULARI

Pannelli AMF Pannelli in fibra minerale per soffitti ispezionabili UNI EN 13964 A1 01/07/2007

UNI EN 13501/1 A2-s1,d0 (B)

Pannelli SOFIPAN Pannelli in gesso alleggerito per soffitti ispezionabili UNI EN 14246 A1 01/04/2008

Pannelli DANOLINE Pannelli in gesso rivestito lisci e/o perforati per UNI EN 14190 A2-s1,d0 01/04/2007

soffitti ispezionabili i pannelli con foraturacompresa tra il 10 e 40 %;

B-s1,d0 il Danotile, i pannelli lisci e

i pannelli con foratura < 10%

ORDITURE METALLICHE

ORDITURE METALLICHE PER Montanti verticali C e guide perimetrali U UNI EN 14195 A1 01/01/2007

LASTRE IN GESSO RIVESTITO per pareti, contropareti e controsoffitti

STUCCHI E RASANTI

FIREBOARD SPACHTEL Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

FUGENFUELLER 30-60-120 Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

UNIFLOTT Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

UNIFLOTT IDRO Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

F2F Stucco pronto in pasta per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A2-s1,d0 -

PERLFIX Adesivo a base gesso UNI EN 14496 A1 01/09/2007

TRIAS Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

SAFEBOARD SPACHTEL Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

JOINT FILLER SUPER Stucco in polvere per lastre in gesso rivestito UNI EN 13963 A1 01/03/2007

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

24

Il requisito di resistenza al fuoco può essere

richiesto a prodotti, ad elementi costruttivi o

ad opere da costruzione, per le quali sia da

assicurare la sicurezza in caso d’incendio.

Il D.M. 16/02/2007 definisce prodotto da

costruzione o prodotto qualsiasi prodotto

fabbricato al fine di essere permanentemen-

te incorporato in elementi costruttivi o opere

da costruzione.

Sono altresì definiti elementi costruttivi le

parti e gli elementi delle opere da costruzione

composte da uno o più prodotti, anche non

aventi specifici requisiti di resistenza al fuoco.

Le opere da costruzione o opere compren-

dono gli edifici e le opere di ingegneria civile.

Esempio:

La parete divisoria in figura protetta da una

controparete in lastre di gesso rivestito è da

considerarsi un elemento costruttivo compo-

sto da più prodotti, blocchi in calcestruzzo,

malta, struttura metallica di sostegno, lastre

di gesso rivestito, elementi di fissaggio e sigil-

lanti. Per tale elemento può essere determi-

nata una specifica resistenza al fuoco, men-

tre per i singoli componenti può essere deter-

minato il comportamento al fuoco.

3.1 Generalità e definizioni

Tra le strategie di protezione passiva finaliz-

zate alla sicurezza in caso d’incendio rientra

la resistenza al fuoco, che comprende la

capacità portante in caso di incendio per gli

elementi strutturali e per le strutture nel loro

complesso, nonché la capacità di comparti-

mentazione rispetto all’incendio per gli ele-

menti di separazione strutturali, come muri e

solai, sia non strutturali come porte e tramez-

zi, le cui definizioni sono riportate nel D.M. 9

marzo 2007 - Prestazioni di resistenza al

fuoco nelle attività soggette al controllo

del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco”.

Si ricorda che anche il D.M. 14/01/2008 -

NTC Norme Tecniche per le Costruzioni - al

punto 3.6.1.1. fornisce una propria definizio-

ne della resistenza al fuoco, intesa come “la

capacità di una costruzione, o di una parte di

essa o di un elemento costruttivo, di mante-

nere per un tempo prefissato la capacità por-

tante, l’isolamento termico e la tenuta alle

fiamme, ai fumi e ai gas caldi della combu-

stione nonché tutte le altre prestazioni se

richieste”.

Si danno di seguito alcune definizioni conte-

nute nel D.M. 09/03/2007:

La capacità portante in caso di incendio è

l’attitudine di una struttura, di una sua parte o

di un elemento strutturale a conservare una

sufficiente resistenza meccanica sotto l’azio-

ne del fuoco e degli altri carichi agenti.

La capacità di compartimentazione in caso

di incendio è l’attitudine di un elemento

costruttivo a conservare, sotto l’azione del

fuoco, oltre alla propria stabilità un sufficien-

te isolamento termico ed una sufficiente

tenuta ai fumi ed ai gas caldi della combu-

stione, nonché tutte le altre prestazioni se

richieste.

E’ definito compartimento antincendio una

parte della costruzione organizzata per

rispondere alle esigenze della sicurezza in

caso di incendio e delimitata da elementi

costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione

del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la

capacità di compartimentazione.Figura 1 - Elemento costruttivo costituito da più

prodotti da costruzione

Per elementi quali i singoli blocchi il compor-

tamento al fuoco può comprendere sia la

reazione al fuoco, sia il mantenimento della

resistenza meccanica, ma non la resistenza

al fuoco che è propria della sola muratura

assemblata, comprensiva dei giunti di malta.

Le lastre di gesso rivestito sono da conside-

rarsi prodotto, caratterizzato anch’esso da

una propria reazione al fuoco e da proprietà

meccaniche e termofisiche.

La struttura metallica di sostegno è costituita

da profili metallici (prodotti) che assemblati

con le lastre di gesso rivestito costituiscono

l’elemento costruttivo (controparete).

L’elemento controparete non è dotato di una

specifica resistenza al fuoco, ma contribui-

sce ad incrementare la resistenza al fuoco

della parete divisoria protetta (elemento

costruttivo con prestazioni di resistenza al

fuoco)

Il requisito prestazionale di resistenza al

fuoco è espresso attraverso la classe di

resistenza al fuoco, definita come l’interval-

lo di tempo espresso in minuti per il quale

l’elemento strutturale o il compartimento

mantengono rispettivamente la capacità por-

tante e la capacità di compartimentazione.

La classe di resistenza al fuoco è determina-

ta in funzione della quantità di materiale

combustibile presente nel compartimento

(carico d’incendio, carico d’incendio spe-

cifico e carico d’incendio specifico di pro-

getto), degli obiettivi prefissati e della strate-

gia antincendio adottata.

Il carico di incendio è definito come il poten-

ziale termico netto dovuto alla totalità dei

materiali combustibili presenti nel comparti-

mento, valutati tenendo conto dell’effettivo

grado di partecipazione alla combustione. Si

esprime in MJ (convenzionalmente 1 MJ è

assunto pari a 0,057 kg di legna equivalente).

Il carico di incendio specifico è il valore del

carico d’incendio riferito all’unità di superficie

lorda del compartimento o di una sua parte.

Si esprime in MJ/m2.

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

25

Il carico specifico d’incendio (secondo la “vecchia” L.C.M.I. n° 91/61) è stato sino ad oggi

espresso in: kg di legna standard

m2

La legna standard ha un potere calorifico inferiore (p.c.i.) convenzionalmente pari a 4.400 kcal/kg per

cui si ottiene: 1

kg l.s.= 4.400 • 427 • 9,8 • 10-6 MJ

= 18,41 MJ

m2 m2 m2

Ovvero: 1 MJ

= 1 kg l.s.

= 0,054 kg l.s.

m2 18,41 m2 m2

La L.C.M.I. P414 del 28/03/2008 ha modificato tale valore, portandolo in linea con il valore previsto

nelle norme europee, ovvero:1

MJ= 0,057

kg l.s.m2 m2

Per esemplificare:

un carico specifico d’incendio pari a 600 MJ/m2 corrisponde a 600x0,057 ≅ 34 kg/m2 di

legna standard.

Il carico di incendio specifico di progetto è il valore del carico d’incendio specifico corretto da indi-

catori del rischio incendio e da fattori relativi alle misure di protezione presenti. Si esprime in MJ/m2.

La classificazione di prodotti, di elementi costruttivi e di opere da costruzione ai fini della resistenza al

fuoco può tenere conto di diverse proprietà significative per la sicurezza antincendio ed è espressa

attraverso i simboli e le classi indicate nelle tabelle dell’allegato A del D.M. 16 febbraio 2007 -

Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione.

Sono definite le seguenti classi suddivise per tipologia di elemento:

- elementi portanti privi di funzione di compartimento antincendio:

muri, solai, tetti, travi, colonne, balconi, scale, passerelle; resistenza al fuoco R;

- elementi portanti con funzione di compartimento antincendio:

muri, solai e tetti; resistenza al fuoco RE, REI, REI-M, REW;

- prodotti e sistemi per la protezione di parti o elementi portanti delle opere da costruzione:

controsoffitti privi di intrinseca resistenza al fuoco, rivestimenti, pannelli, intonaci, vernici e schermi

protettivi dal fuoco; la resistenza al fuoco è espressa nei termini previsti per gli elementi portanti protetti;

- parti o elementi non portanti di opere di costruzioni e prodotti afferenti:

pareti divisorie (comprese quelle che presentano parti non isolate), resistenza al fuoco espressa

come E, EI, EI-M, EW;

controsoffitti dotati di intrinseca resisten-

za al fuoco, resistenza al fuoco EI;

facciate continue (curtain walls) e muri

esterni (che includono parti vetrate), resi-

stenza al fuoco E, EI, EW;

pavimenti sopraelevati, resistenza al

fuoco R, RE, REI,

sistema di sigillatura di fori passanti e di

giunti lineari, resistenza al fuoco E, EI;

porte e chiusure resistenti al fuoco (com-

prese quelle che comprendono parti

vetrate e accessori) e rispettivi sistemi di

chiusura, resistenza al fuoco E, EI, EW;

porte a prova di fumo, resistenza al fuoco S;

chiusure di passaggi destinati a nastri tra-

sportatori e sistemi di trasporto su rotaia, resi-

stenza al fuoco E, EI, EW,

canalizzazione di servizio e cavedi, resi-

stenza al fuoco E, EI;

camini, resistenza al fuoco G;

rivestimenti per pareti e soffitti, resisten-

za al fuoco K,

- prodotti destinati ai sistemi di ventilazione

(esclusi i sistemi di estrazione del fuoco e

del calore):

condotte di ventilazione, resistenza al fuoco

EI, E;

serrande tagliafuoco, resistenza al fuoco EI, E;

- prodotti destinati all’uso nelle istallazioni

tecniche:

cavi elettrici e in fibre ottiche e accessori,

condotte e sistemi di protezione dal fuoco per

cavi elettrici, resistenza al fuoco P;

cavi e sistemi di cavi elettrici o per la trasmis-

sione di segnali di diametro ridotto (diametro

inferiore a 20 mm e muniti di conduttori infe-

riori a 2,5 mm2), resistenza al fuoco PH;

- prodotti da utilizzare nei sistemi di

controllo del fumo e del calore:

condotti di estrazione del fumo per com-

parto singolo, resistenza al fuoco E;

condotti di estrazione del fumo resistenti

al fuoco per comparti multipli, resistenza

al fuoco EI;

Simboli per definire le proprietà influenti al fine della resistenza al fuoco

R Capacità portante

E Tenuta

I Isolamento

W Irraggiamento

M Azione meccanica

C Dispositivo automatico di chiusura

S Tenuta al fumo

P o PH Continuità di corrente o capacità di segnalazione

G Resistenza all’incendio della fuliggine

K Capacità di protezione al fuoco

D Durata della stabilità a temparatura costante

DH Durata della stabilità lungo la curva standard tempo-temparatura

F Funzionalità degli evacuatori motorizzati di fumo e calore

B Funzionalità degli evacuatori naturali di fumo e calore

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

26

2. Con il D.P.R. 37 del 12/01/1998 determino la procedura per la richiesta di Esame

Progetto, ovvero come presentare la domanda ed i contenuti.

3. Verifico se l’attività e’ normata, ovvero se esiste una specifica tecnica (norma vertica-

le) e trovo il D.M. 12/04/1996 per le Centrali a gas e il D.M. 28/04/2005 per le Centrali ali-

mentate a gasolio.

In sostanza procedo come per l’Esempio 1, ma non occorre la richiesta di rilascio CPI. Si

tratta infatti di attività normata ma non soggetta.

Per le attività non normate da specifica regola tecnica, il requisito prestazionale di resi-

stenza al fuoco è determinato conformemente al D.M. 09 marzo 2007.

3.2 - Carico d’incendio e carico d’incendio specifico di progetto

La severità dell’incendio atteso può essere stimata quantificando il potenziale termico di

tutti i materiali combustibili presenti in un compartimento, definito come carico di incen-

dio. Ai fini della sicurezza è significativo rapportare tale carico alla superficie in pianta del

compartimento, carico d’incendio specifico (qf) o densità di carico d’incendio.

Il carico d’incendio specifico nominale (qf) è calcolato come sommatoria pesata del

contributo calorifico di tutti i materiali combustibili presenti nel compartimento, riferita

all’unità di superficie:

dove:

gi massa dell’i-esimo materiale combustibile [kg];

Hi potere calorifico inferiore dell’i-esimo materiale combustibile [MJ/kg];

I valori di Hi dei materiali combustibili possono essere determinati per via sperimenta-

le in accordo con UNI EN ISO 1716:2002 ovvero essere mutuati dalla letteratura tec-

nica;

mi fattore di partecipazione alla combustione dell’i-esimo materiale combustibile pari a

0,80 per il legno e altri materiali di natura cellulosica e 1,00 per tutti gli altri materiali

combustibili;

ψi fattore di limitazione della partecipazione alla combustione dell’i-esimo materiale com-

bustibile pari a 0 per i materiali contenuti in contenitori appositamente progettati per

resistere al fuoco; 0,85 per i materiali contenuti in contenitori non combustibili e non

appositamente progettati per resistere al fuoco; 1 in tutti gli altri casi;

A superficie in pianta lorda del compartimento nell’ipotesi di distribuzione sufficiente-

mente uniforme del carico d’incendio, in caso contrario si considera l’effettiva distribu-

zione del carico d’incendio [m2].

La richiesta prestazionale di resistenza

al fuoco è un elemento fondamentale

della strategia antincendio. La classe di

resistenza può essere determinata

secondo criteri e metodi che tengano

conto della severità dell’incendio atteso

(approccio prestazionale) o imposta a

priori da regole tecniche di prevenzione

incendi (approccio prescrittivo).

Nelle normative di ultima generazione si

adotta il criterio prestazionale legando il

requisito di resistenza al fuoco al livello

di rischio accettato e ai parametri chimi-

co-fisici dell’incendio ipotizzabile; nelle

regole tecniche specifiche per destina-

zione d’uso il requisito di resistenza al

fuoco è imposto in modo prescrittivo

sulla base di un’analisi di rischio effettua-

ta a priori dal normatore.

ESEMPIO:

Centrale Termica di Potenzialità 120 kW

1. Con il D.M. 16/02/1982 verifico che

l’attività è soggetta alle visite di pre-

venzione incendi per il rilascio del CPI

(attività 91).

2. Con il D.P.R. 37 del 12/01/1998 deter-

mino la procedura per la richiesta di

Esame Progetto, ovvero come presen-

tare la domanda ed i contenuti.

3. Con il D.M. 04/05/1998 individuo

come presentare la richiesta di rilascio

CPI e la documentazione a corredo.

4. Verifico se l’attività e’ normata, ovve-

ro se esiste una specifica tecnica

(norma verticale) e trovo il D.M.

12/04/1996 per le Centrali a gas e il

D.M. 28/04/2005 per le Centrali alimen-

tate a gasolio.

Si tratta in questo caso di attività sogget-

ta e normata.

ESEMPIO:

Centrale Termica di Potenzialità 110 kW

1. Con il D.M. 16/02/1982 verifico che

l’attività non è soggetta alle visite di pre-

venzione incendi per il rilascio del CPI.

qf =

∑n

i=1gi • Hi • mi • ψ i

A[MJ/m2]

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

27

Nel prospetto seguente si riportano alcuni tra i valori più significativi dei carichi d’incen-

dio classificati in funzione del tipo di materiale (espresso in MJ/kg) e del tipo di arredo

(espresso in MJ/pezzo).

In alternativa alla valutazione nominale del carico d’incendio può farsi riferimento ad una

valutazione statistica del carico d’incendio per specifica attività. In tal caso viene definito

un carico d’incendio caratteristico (qf,k) caratterizzato da un’affidabilità non inferiore

all’ 80%.

Nel prospetto a lato sono riportati i carichi di incendio medi per alcune attività significati-

ve. Il carico di incendio caratteristico è ottenuto dal valore medio moltiplicato per un coef-

ficiente variabile da 1,25 – 1,50 per attività con limitata variabilità di arredo o di merci in

deposito (abitazioni, alberghi, ospedali, uffici, scuole, ecc.) e da 1,45 – 1,75 per attività

con maggiore variabilità per quanto riguarda arredi e merci in deposito (centri commer-

ciali, grandi magazzini, attività industriali, ecc.).

Carico di incendio in funzione del materiale e dell’arredo

Claraf – Software Min. Int. per la classificazione di resistenza al fuoco delle costruzioni secondo D.M. 9 marzo 2007

Materiale qf Arredo qf(MJ/kg) (MJ/pezzo)

ABS (plastica) 36 Apparecchio radio 84

Alcool etilico 30 Armadio a classificatore (compreso il contenuto) 2009

Asfalto 40 Armadio a muro a 2 ante (contenuto incluso) 1340

Benzina 45 Armadio per abiti a 2 ante (contenuto incluso) 1674

Bitume 40 Banco da falegname 837

Butano 50 Banco da lavoro in legno 2009

Carbone 30 Banco di magazzino (per metro quadro) 1005

Carta, Cartone 20 Biblioteca (compreso il contenuto per metro quadro di superficie) 837

Cotone 20 Casellario per archivio (per metro quadro compreso il contenuto) 2009

Cuoio, Pelle 20 Cassettone 1005

Etano 50 Comodino da notte (compreso il contenuto) 168

Etilene 45 Credenza 1172

Gasolio 45 Credenza per alimenti 418

Lana 20 Divano 837

Legno 17,5 Letto (compreso materasso, lenzuola, cuscino, coperte, etc.) 1080

Linoleum 20 Pianoforte 2846

Metano 50 Poltrone 335

Petrolio 45 Scaffale in legno (per metro quadro di superficie frontale) 418

Poliestere (plastica) 30 Scrivania in metallo 837

Polistirene 40 Scrivania grande (a due serie di cassetti) 2177

Poliuretani 25 Scrivania piccola (ad una serie di cassetti) 1172

Propano 50 Sedia da cucina 59

Propilene 45 Sedia non imbottita 67

PVC 20 Tappetto (per metro quadro) 47

Seta 20 Tavolo medio 418

Sughero 20 Tende (per metro quadro di superficie della finestra) 23

Carico di incendio in funzionedel materiale dell’attività

Claraf – Software Min. Int. per la classificazione di resistenza al fuoco delle costruzioni secondo D.M. 9 marzo 2007

Tipologia di attivitàqf

[MJ/m2]

Abitazioni 780Alberghi 310Alluminio, trattemento del 200Archivio documenti 4200Articoli in cuoio, fabbrica di 500Asilo nido 400Automobili, officina 300Autorimessa interrata privata 200Bar 400Biblioteca 1500Bitume, preparazione 800Burro, fabbrica di 700Carbone, deposito 2500Carbone, deposito interrato 10500Carta catramata, fabbrica di 1700Carta, fabbrica di 200Carta, interramento della 800Caseificio 200Cemento, fabbrica di 1000Centrale elettrica 600Centrale termica, a legna o carbone 300Centro commerciale 600Chiese 200Chimici, impianti - stima di massima 300Cinematografi 300Colla, fabbrica di 1000Cotone, fabbrica di 1200Cuoio artificiale 1000Dentista, ufficio 200Elettrico, deposito di materiale 1200 (altezza < 3 m)Esplosivi, industria degli 4000Falegnameria, bancone da lavoro 700Farina, prodotti a base di 800Farmacia (magazzino incluso) 800Fiammiferi, produzione di 300Formaggio, fabbrica 120Frigoriferi, fabbrica di 1000Gomma, oggetti in - fabbrica di 600Latte in polvere, fabbrica di 200Lavatrici, fabbrica di 300Legno, impianto di conservazione 3000Libreria (rivendita di libri) 1000Musei 300Nucleare, ricerca 2100Ospedale 230Pellicceria 500Plastica, fabbrica di 2000Ristorante 300Sala congressi 600Scuola 285Seta naturale, filatura 300Sigarette, impianto 3000Spedizione generi alimentari 1000Sughero, fabbrica di prodotti in 500Tabaccheria 500Teatri 500Tendaggi, fabbrica di 300Tipografia, ufficio 1000Ufficio 420Vernici e lucidi, fabbrica di 4200

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

28

Il carico d’incendio specifico di progetto qf,d è il valore di carico di incendio specifico

corretto in base a parametri indicatori del rischio incendio del compartimento e dei fatto-

ri relativi alle misure di protezione presenti. Esso costituisce la grandezza di riferimento

per le valutazioni della resistenza al fuoco delle costruzioni.

Il carico d’incendio specifico di progetto qf,d è calcolato come

qf,d = δq1 • δq2 • δn • qf [MJ/m2]

dove:

δq1 è il fattore che tiene conto del rischio di incendio in relazione alla dimensione

del compartimento (vedi tabella);

δq2 è il fattore che tiene conto del rischio di incendio in relazione al tipo di attività

svolta nel compartimento (vedi tabella);

δn=∏i δn,i è il fattore che tiene conto delle differenti misure di protezione (vedi tabella);

qf è il valore nominale del carico d’incendio specifico [MJ/m2]

ESEMPIO: Calcolo del carico di incendio specifico di progetto qf,d

Locale archivio con deposito maggiore di 500 kg.

Tabella Valori δq1

Superficie in pianta lordaδq1del compartimento (m2)

A < 500 1,00

500 ≤ A < 1000 1,20

1000 ≤ A < 2500 1,40

2500 ≤ A < 5000 1,60

5000 ≤ A < 10000 1,80

A ≥ 10000 2,00

Tabella Valori δq2

Classi di Descrizione δq2rischio

IAree che presentano un basso rischio di incendio in termini di

0,80probabilità di innesco, velocità di propagazione delle fiamme epossibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza

IIAree che presentano un moderato rischio di incendio in termini di

1,00probabilità di innesco, velocità di propagazione delle fiamme epossibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza

IIIAree che presentano un alto rischio di incendio in termini di

1,20probabilità di innesco, velocità di propagazione delle fiamme epossibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza

Tabella Valori δn = ∏i δn,i

δni Funzione delle misure di protezione

Sistemi Sistemi di Sistemi Squadra Rete Percorsi Accessibilitàautomatici evacuazione automatici di aziendale idrica protetti di ai mezzi di

di estinzione automatica rivelazione dedicata alla antincendio accesso soccorsodi fumo segnalazione lotta VVFe calore allarme di antincendio

incendio ad altro interna interna e acqua esterna

δn1 δn2 δn3 δn4 δn5 δn6 δn7 δn8 δn9

0,60 0,80 0,90 0,85 0,90 0,90 0,80 0,90 0,90

DATI

Lunghezza = 20 m

Larghezza = 8 m

A = 160 m2

Altezza = 4 m

Areazione = 12 m2

Contenuto = 1500 kg carta20

A = 6 m2

A = 6 m2

8

dove:

gi = 15000 kg

Hi = 20 MJ/kg

mi = 0,8ψi = 1

Pertanto il carico d’incendio specifico

nominale qf risulta pari a:

qf = (15000 x 20 x 0,8 x 1)/160 = 1500 MJ/m2

Il carico d’incendio specifico di progetto

si calcola mediante la formula seguente:

qf,d = δq1 • δq2 • δn • qf [MJ/m2]

dove:

δq1 = 1

δq2 = 1 per un’attività in classe di

rischio II

δn = 0,4 considerate le misure di prote-

zione di cui alla schermata di pagina

seguente, estratta dal software Claraf.

Pertanto il carico d’incendio specifico di

progetto qf,d risulta pari a:

qf,d = 1 x 1 x 0,4 x 1500 = 600 MJ/m2

qf =

∑n

i=1gi • Hi • mi • ψ i

A[MJ/m2]

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

29

Valore orientativo del carico d’incendio specifico di progetto per materiali

qf,d qf • δn1 • δn2 • δn [Mj/m2]

Carico d’incendio specifico

Allegato elenco materiali aggiunti nella sommatoriaqf = 1500

Area compartimento: 160 [m2]

Fattore di rischio in relazione alla dimensione del compartimento

Superficie: da 0 a 500 [m2] δn1 = 1

Fattore di rischio in relazione al tipo di attività svolta

Classe di rischio: II δn2 = 1

Aree che presentano un moderato rischio di incendio come probabilità di innesco, velocità di propagazione

di un incendio e possibilità di controllo dell’incendio stesso da parte delle squadre di emergenza

Fattore di protezione

Sistemi automatico di estinzione ad acqua δn1 = 1

Sistemi automatico di estinzione ad altro estinguente δn2 = 0,8

Sistemi di evacuazione automatica di fumo e calore δn3 = 0,9

Sistemi automatici di rilevazione, segnalazione e allarme di incendio δn4 = 0,85

Squadra aziendale dedicata alla lotta antincendio δn5 = 1

Rete idrica antincendio interna δn6 = 1

Rete idrica antincendio interna e esterna δn7 = 0,8

Percorsi protetti di accesso δn8 = 0,9

Accessibilità ai mezzi di soccorso VV.F. δn9 = 0,9

Strutture in legno

Area della superficie esposta: 0 [m2]

Velocità di carbonizzazione: 0 mm/min

qf,d = 1500 • 1 • 1 • 0,4 = 600,00

Claraf – Software Min. Int. per la classificazione di resistenza al fuoco delle costruzione secondo D.M. 9 marzo 2007 – www.vigilfuoco.it

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

30

Essenza Tipologia del legno mm/min

a) Legname tenero Legno laminato incollato con densità caratteristica ≥ 290 kg/m3 0,70

(conifere) e faggio Legno massiccio con densità caratteristica ≥ 290 kg/m3 0,80

b) Legname duro Legno duro massiccio o laminato incollato con densità caratteristica ≥ 290 kg/m3 0,70

(latifoglie) Legno duro massiccio o laminato incollato con densità caratteristica ≥ 450 kg/m3 0,55

La Circolare P414 del 28 Marzo 2008: D.M. 09 Marzo 2007 - Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette

a controllo del CNVVF. chiarimenti ed indirizzi applicativi - dà dei chiarimenti sui coefficienti δni ed affronta anche la problematica connes-

sa al calcolo del carico d’incendio specifico (qf) in compartimenti che possiedono elementi strutturali in legno, ritenendo ragionevole conside-

rare il contributo di tali elementi lignei secondo la seguente procedura:

1. determinare la classe del compartimento prescindendo dalla presenza degli elementi strutturali lignei;

2. calcolare lo spessore di carbonizzazione degli elementi lignei in funzione della classe determinata, adottando come valori di riferimento della

velocità di carbonizzazione quelli contenuti nella norma UNI EN 1995-1-2 Progettazione delle strutture in legno. Parte 1-2: Regole generali.

Progettazione strutturale contro l’incendio, ed indicati nella tabella seguente (stralcio);

3. determinare definitivamente la classe del compartimento, tenendo conto anche del carico d’incendio specifico (qf) relativo alle parti di ele-

menti lignei corrispondenti agli spessori individuati al punto 2 che hanno partecipato alla combustione.

di natura cellulosica e comunemente adottata per le verifiche di resistenza al fuoco:

θθg = 20 + 345 log10 (8t + 1)

In cui θg è la temperatura media dei gas di combustione espressa in °C,

t è il tempo espresso in minuti.

• Curva Nominale degli Idrocarburi, da utilizzarsi per la determinazione della capacità

portante delle strutture in caso di incendi di quantità rilevanti di idrocarburi o altre

sostanze con equivalente velocità di rilascio termico:

θg = 1080 (1 - 0,325 • e-0,167t - 0,675 • e-2,5t) + 20

• Curva Nominale Esterna, adatta alla simulazione dell’azione del fuoco su elementi strut-

turali posti esternamente ad un compartimento coinvolto da incendio tipo cellulosico:

θg = 660 (1 - 0,675 • e-3,2t - 0,313 • e-3,8t) + 20

Curve nominali temperatura-tempo

0

10 0

20 0

30 0

40 0

50 0

60 0

70 0

80 0

90 0

100 0

110 0

120 0

0 15 30 45 60 75 90 10 5 12 0 13 5 15 0 16 5 18 0 Tempo [min]

Tem

pera

tura

[°C

]

Curva nominale standard (ISO 834)

Curva nominale degli idrocarburi

Curva nominale esterna

3.3 Modelli di fuoco

L’azione del fuoco è definita attraverso una

valutazione degli scenari di incendio, che

permettono di fare riferimento a modelli di

fuoco espressi nel dominio temperatura-

tempo (curve temperatura-tempo). Tali

modelli descrivono la temperatura media di

un compartimento soggetto ad un incendio

generalizzato, con temperatura uniforme-

mente distribuita nell’ambiente. Si distinguo-

no due tipologie di curve temperatura-tempo:

• Nominali- curve che danno una rappre-

sentazione convenzionale dell’incendio

per scenari differenziati (incendio cellulo-

sico, da idrocarburi e per elementi ester-

ni ad un compartimento) e che non ten-

gono in conto la fase di raffreddamento;

• Naturali- curve che descrivono lo svi-

luppo dell’incendio in base a parametri

fisici e che tengono conto della poten-

za rilasciata (RHR). Tali modelli descri-

vono sia la fase di riscaldamento, sia la

fase di raffreddamento.

Curve di incendio nominale (Fig. 2)

Il D.M. 9 Marzo 2007 prevede tre

curve di incendio nominale:

• Curva Nominale Standard (ISO 834),

valida per incendi di materiali combustibili Figura 2

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

Curve di incendio naturale

Nel caso in cui il progetto sia condotto

con un approccio prestazionale,

secondo le indicazioni contenute in

specifici provvedimenti emanati dal

Ministero dell’Interno (D.M. 9 maggio

2007), la capacità portante e/o la

capacità di compartimentazione, può

essere verificata rispetto all’azione ter-

mica della curva naturale di incendio,

da determinarsi alternativamente

attraverso:

• modelli di incendio sperimentali;

• modelli di incendio numerici semplificati;

• modelli di incendio numerici avanzati.

Le curve di incendio naturale dovranno

essere determinate per lo specifico

compartimento, con riferimento a

metodi di riconosciuta affidabilità e

facendo riferimento al carico di incen-

dio specifico di progetto ponendo pari

ad 1 i coefficienti δni relativi alle misu-

re di protezione che si intende model-

lare. In caso di utilizzo di curve di

incendio naturale la valutazione della

resistenza al fuoco deve essere con-

dotta considerando l’intera durata del-

l’incendio, comprensiva della fase di

raffreddamento. La verifica dovrà inol-

tre essere estesa all’intera struttura e

non limitarsi alla verifica sezionale del

singolo elemento.

Le curve di incendio naturale posso-

no essere calcolate con metodi sem-

plificati di tipo parametrico (Fig. 3),

che danno lo sviluppo della tempe-

ratura media nel compartimento in

funzione del carico di incendio spe-

cifico di progetto, della ventilazione

del compartimento, della sua area in

pianta e delle caratteristiche termofi-

siche delle pareti. Le curve di tipo

parametrico sono valide per com-

partimenti antincendio fino a 500 m2,

di altezza massima 4 m e con aper-

ture solo sulle pareti laterali.

31

tempo (min)

Tem

pera

tura

(°C

)

0 30 60 90 120 150 180 210 240

1400

1200

1000

800

600

400

200

0

Curve parametriche temperatura-tempo EN 1991-1.2 - Appendice Aqf = 200, 900, 1800 MJ/m2, O=0,06 m1/2

Modello a due zone

Z

H

Zs

Zp

0

mOUT,L

mIN,L

mU, TU, VU,EU, ρUQC

QR

mL, TL, VL,EL, ρL

mppQ

Lower layer

Upper layer

mOUT,L

mOUT,U

Figura 3

In alternativa le curve di incendio naturale possono essere calcolate con modelli avanza-

ti ad una due zone o attraverso modelli fluidodinamici. Nei modelli a zone si calcola la

temperatura media del compartimento risolvendo le equazioni di conservazione della

massa e dell’energia.

Nei modelli ad una zona si fa riferimento ad un’unica temperatura omogenea del compar-

timento in fase di incendio generalizzato.

Nei modelli a due zone si distingue tra condizioni di pre-flashover, caratterizzate da tem-

peratura non omogenea nel compartimento, e condizioni di post-flashover con distribu-

zione uniforme della temperatura. Anche in questo caso sono risolte le equazioni di con-

servazione della massa e dell’energia, ipotizzando l’accumulo di gas caldi in corrispon-

denza del soffitto (zona calda) e la presenza di un piano di interfaccia orizzontale, che

separa la zona calda dalla zona fredda interessata dal ricambio d’aria (Figura 4).

Figura 4

I modelli fluidodinamici suddividono il compartimento in celle elementari per le quali vengo-

no risolte le equazioni di conservazione della massa, dell’energia e della quantità di moto.

Tali modelli danno una descrizione molto particolareggiata dell’evoluzione dell’incendio, ma

sono molto onerosi sia per tempi di calcolo, sia per la difficoltà di gestione dei dati.

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

Il livello II ammette la perdita di resistenza

al fuoco degli elementi strutturali portanti,

purché siano garantiti il non collasso delle

strutture adiacenti, lo sfollamento degli

occupanti e la non propagazione del fuoco

in altri compartimenti.

Può ritenersi adeguato per costruzioni fino

a due piani fuori terra ed un piano interra-

to, isolate – eventualmente adiacenti ad

altre purché strutturalmente e funzional-

mente separate – destinate ad un’unica

attività non aperta al pubblico ed ai relativi

impianti tecnologici di servizio e depositi,

ove si verifichino tutte le seguenti ulteriori

condizioni:

a) le dimensioni della costruzione siano tali

da garantire l’esodo in sicurezza degli

occupanti;

b) gli eventuali crolli totali o parziali della

costruzione non arrechino danni ad altre

costruzioni;

c) gli eventuali crolli totali o parziali della

costruzione non compromettano l’effica-

cia degli elementi di compartimentazio-

ne e di impianti di protezione attiva che

proteggono altre costruzioni;

d) il massimo affollamento complessivo della

costruzione non superi 100 persone e la

densità di affollamento media non sia

superiore a 0,2 pers/m2;

e) la costruzione non sia adibita ad attività

che prevedono posti letto;

f) la costruzione non sia adibita ad attività

specificamente destinate a malati,

anziani, bambini o a persone con ridotte

o impedite capacità motorie, sensoriali o

cognitive.

Le classi di resistenza al fuoco necessarie

per garantire il livello II di prestazione sono

indipendenti dal valore assunto dal carico

di incendio specifico di progetto, ovvero:

- 30 per costruzioni ad un piano fuori terra,

senza interrati

- 60 per costruzioni fino a due piani fuori

terra e un piano interrato.

In figura 5 si riporta un esempio di modello a celle ottenuto con il codice di calcolo FDS

prodotto e distribuito da NIST (www.fire.nist.gov).

Figura 5

3.4 Classe di resistenza al fuoco

La richiesta prestazionale di resistenza al fuoco si esprime attraverso le classi di resi-

stenza al fuoco, che specificano per quanti minuti devono risultare garantite le presta-

zioni di resistenza al fuoco indicate al paragrafo 3.1.

Per alcune attività la regola tecnica di prevenzione incendi impone a priori una classe

minima di resistenza al fuoco: ad esempio R/REI 60 per edifici scolastici, R/REI 90 per

edilizia ospedaliera, ecc. In assenza di una richiesta prestazionale specifica per destina-

zione d’uso, il D.M. 9 marzo 2007 indica le regole per la determinazione della classe di

resistenza al fuoco del compartimento in funzione del livello prestazionale e del carico di

incendio specifico di progetto. I 5 livelli di prestazione, richiamati sia nel D.M. 9 marzo

2007, sia nelle Norme Tecniche per le Costruzioni sono distinti come:

Il livello I non richiede alcun specifico requisito di resistenza al fuoco ed è applicabile

solo a costruzioni di modesta entità, con modesto carico d’incendio e adibite ad attività

che comportino solo presenza occasionale di personale. Non è ammesso il livello I per

attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco.

Livelli prestazionali di resistenza al fuoco

Livello I Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia trascurabile

Livello II Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente all’evacuazionedegli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzione

Livello III Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo con la gestionedell’emergenza

Livello IV Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, un limitato danneggiamento della costruzione

Livello V Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il mantenimentodella totale funzionalità della costruzione stessa

32

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

33

Classi di resistenza al fuoco (D.M. 16/02/2007)

Livelliprestazionali

NoteCarico d’incendio

specifico di progetto

[MJ/mq]

Classe minima diResistenza al fuoco

I

II

III

IV

V

Non è ammesso percostruzioni chericadono nel campodi applicazione delD.M. 16/02/2007

Esodo di sicurezzadegli occupantiAssenza di danni dacrolli totali o parziali adaltre costruzioniNon è compromessaefficacia dei sistemicompartimentazioneDensità di affollamentomedia ≤ 0.2 prs./mqAffollamento max 100personeNon sono previsti postiletto e attività specificheper anziani/bambini.

Valido per tutte lecostruzioni fatte salvequelle appartenenti allivello IV e V

Specifiche richieste del committente

Richieste in capitolati tecnici di progetto

Richieste dalla autorità per le costruzionidestinate ad attività di particolare importanza

Specifiche richieste del committente

Richieste in capitolati tecnici di progetto

Richieste dalla autorità per le costruzionidestinate ad attività di particolare importanza

Capacità portante mantenuta per tutta ladurata dell’incendio

Regime deformativo contenuto

Capacità portante residua che consentainterventi di ripristino

Capacità portante mantenuta per tutta ladurata dell’incendio

Regime deformativo trascurabile

Capacità portante residua adeguata allafunzionalità immediata della costruzione

Non specificatoNon sono indicati requisiti specifici diresistenza al fuoco in quanto il rischiodi incendio è trascurabile

Non specificato

≤ 100

≤ 200

≤ 300

≤ 450

≤ 600

≤ 900

≤ 1200

≤ 1800

≤ 2400

> 2400

R 0

R 15

R 20

R 30

R 45

R 60

R 90

R 120

R 180

R 240

R 30

R 60

Per costruzioni ad un pianofuori terra senza interrati

Per costruzioni fino a due pianifuori terra e un interrato

Sono consentite classi inferiori a R30 e R60se compatibili con il livello III di prestazione

Classi di resistenza al fuoco

Carichi d’incendio specifici di progetto (qf,d) Classe

Non superiore a 100 MJ/m2 0

Non superiore a 200 MJ/m2 15

Non superiore a 300 MJ/m2 20

Non superiore a 450 MJ/m2 30

Non superiore a 600 MJ/m2 45

Non superiore a 900 MJ/m2 60

Non superiore a 1200 MJ/m2 90

Non superiore a 1800 MJ/m2 120

Non superiore a 2400 MJ/m2 180

Superiore a 2400 MJ/m2 240

Sono consentite classi inferiori a quelle preceden-

temente indicate se compatibili con il livello III di

prestazione.

Il livello III prevede il mantenimento della resisten-

za al fuoco per un periodo congruo con la gestio-

ne dell’emergenza. La classe di resistenza al

fuoco è determinata in funzione del carico di

incendio specifico di progetto secondo quanto

indicato in tabella 6. Si ammettono modelli di

fuoco differenziati per destinazione d’uso (curve

nominali di incendio) ed è consentito l’impiego di

metodi ingegneristici basati su modelli di incendio

naturale (curve naturali di incendio).

Il livello III di prestazione può ritenersi adeguato

per tutte le costruzioni soggette a controllo dei vigi-

li del fuoco, ovvero rientranti nel campo di applica-

zione del DM09/03/2007, fatte salve quelle per le

quali sono richiesti i livelli IV o V.

Per gli elementi strutturali secondari contenuti in

costruzioni che devono garantire il livello III di pre-

stazione è consentito limitare il requisito di resisten-

za al fuoco alla classe 30, purché il crollo degli stes-

si non comprometta la capacità portante di altre

parti della struttura, le compartimentazioni e gli

impianti di protezione attiva. L’eventuale crollo degli

elementi secondari non dovrà costituire un signifi-

cativo rischio per gli occupanti e per i soccorritori.

Tabella 6 - Classi di resistenza al fuoco in funzione

del carico di incendio specifico di progetto (Livello III)

Il livello IV richiede di limitare il danneggiamento

della costruzione in modo da consentirne la ripara-

bilità in caso di incendio.

Il livello V richiede che anche dopo l’incendio sia

mantenuta la funzionalità della costruzione.

I livelli IV o V possono essere oggetto di specifiche richieste del committente o

essere previsti dai capitolati tecnici di progetto. I livelli IV o V di prestazione pos-

sono altresì essere richiesti dalla autorità competente per costruzioni destinate

ad attività di particolare importanza.

Nel prospetto di figura 6 è riportato lo schema riassuntivo del requisito di resisten-

za al fuoco in funzione della classe di resistenza e del livello prestazionale.

Figura 6

La richiesta prestazionale di resistenza al fuoco è articolata in due fasi

distinte: da una parte si ha la determinazione del livello di prestazione da

soddisfare ed in funzione di questo e del carico d’incendio specifico di pro-

getto si determina la classe di resistenza al fuoco da richiedere agli elemen-

ti strutturali e di compartimentazione, dall’altra si hanno le procedure di veri-

fica della prestazione.

Sono parimenti individuati le curve di incendio significative per lo scenario consi-

derato e la combinazione delle azioni meccaniche e termiche da considerarsi

agenti sulla struttura contemporaneamente all’incendio.

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Resistenza al fuoco

Determinazione del livellodi prestazione da richiedere

Verifica del livello diprestazione posseduta

Schema per la verifica di resistenza al fuoco

D.M. 9 marzo 2007 D.M. 16 febbraio 2007

Classe del compartimento

Curva di incendio

Azioni meccaniche

Prove

Tabelle

Calcoli

Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

Lo schema nella figura 7 riassume il processo che sta alla base delle richieste prestazionali di

resistenza al fuoco, conformemente al dettato dei decreti ministeriali sulla resistenza al fuoco.

Figura 7

Qualora la verifica del requisito prestazionale di resistenza al fuoco sia condotta con rife-

rimento alle curve di incendio naturale, secondo le modalità indicate nel D.M. 9 marzo

2007, è richiesto il mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per tutta la durata del-

l’incendio, tenendo conto anche della fase di raffreddamento. E’ comunque richiesto che

siano soddisfatte le classi minime di resistenza al fuoco riportate in tabella 7 e riferite alla

curve nominali di incendio standard.

Tabella 7

Si riportano di seguito due esempi relativi all’analisi della resistenza al fuoco per attività:

- non normata e soggetta al controllo dei Vigili del Fuoco.

- normata e soggetta al controllo dei Vigili del Fuoco.

Attività non normata e soggetta a controllo dei Vigili del Fuoco

L’attività, poiché soggetta a controllo dei VVF, ricade nel campo di applicazione del

D.M. 09/03/2007. Si procede per passaggi successivi, ovvero:

- definizione del livello prestazionale da soddisfare – Livello I-II-III-IV-V

- individuazione dell’incendio di progetto appropriato alla costruzione in esame (carico di

incendio di progetto) secondo Tab. 6 o 7 del D.M. 09/03/2007

- determinazione della classe di resistenza al fuoco da richiedere agli elementi strutturali

e di separazione

- analisi della evoluzione della temperatura all’interno degli elementi strutturali

- analisi del comportamento meccanico delle strutture esposte al fuoco

- verifiche di sicurezza34

Classi minime di resistenza al fuoco per verifiche condotte con modelli di incendio naturale

Carichi d’incendio specifici di progetto (qf,d) Classe

Non superiore a 300 MJ/m2 0

Non superiore a 450 MJ/m2 15

Non superiore a 60 MJ/m2 20

Non superiore a 900 MJ/m2 30

Non superiore a 1200 MJ/m2 45

Non superiore a 1800 MJ/m2 60

Non superiore a 2400 MJ/m2 90

Superiore a 2400 MJ/m2 120

Attività normata e soggetta a controllo

dei vigili del fuoco

L’attività, poiché soggetta a controllo dei

VVF, ricade nel campo di applicazione del

D.M. 09/03/2007 ma la determinazione

della classe di resistenza al fuoco da richie-

dere agli elementi strutturali e di separazio-

ne è definita nella norma tecnica verticale

relativa all’attività specifica. Pertanto:

- determinazione della classe di resistenza

al fuoco da richiedere agli elementi struttu-

rali e di separazione sulla base delle pre-

scrizioni contenute nella specifica tecnica

(norma verticale);

- analisi della evoluzione della temperatura

all’interno degli elementi strutturali;

- analisi del comportamento meccanico

delle strutture esposte al fuoco;

- verifiche di sicurezza.

3.5 - Criteri di progettazione e di verifi-

ca degli elementi strutturali resistenti al

fuoco

Le Norme Tecniche per le Costruzioni con-

siderano l’incendio come azione eccezio-

nale che può interessare un’opera durante

la propria vita nominale ed impongono di

garantire il requisito di “robustezza nei con-

fronti di azioni eccezionali” definito come:

“la capacità di evitare danni sproporzionati

rispetto all’entità delle cause innescanti

quali incendio, esplosioni, urti.”

Le opere e le componenti strutturali devono

essere progettate, eseguite, collaudate e

soggette a manutenzione in modo tale da

consentirne la prevista installazione, in

forma economicamente sostenibile e con il

livello di sicurezza adeguato nei confronti

delle azioni ipotizzabili.

La figura 8 riassume le metodologie che

possono essere adottate per la progettazio-

ne e la verifica di strutture resistenti al

fuoco1 .

(1) EN 1991-1-2 Eurocodice 1 Azioni sulle

costruzioni. Parte 11-2: Azioni in generale -

Azione sulle strutture esposte al fuoco.

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

Tali procedure sono richiamate nel D.M. 9

marzo 2007, che specifica come la capacità

del sistema strutturale in caso di incendio si

determini sulla base della capacità portante

propria degli elementi strutturali singoli, di por-

zioni di struttura o dell’intero sistema costrutti-

vo, comprese le condizioni di carico e di vinco-

lo, tenendo conto dell’eventuale presenza di

materiali protettivi.

Per gli elementi portanti la verifica deve esse-

re condotta considerando come azioni solleci-

tanti in contemporanea con l’incendio i carichi

permanenti e una quota ridotta delle azioni

variabili di progetto a temperatura ordinaria.

Non sono da considerarsi in contemporanea

all’incendio le azioni sismiche e le altre azioni

eccezionali.

Azioni meccaniche

Le azioni meccaniche da considerare per la

progettazione e la relativa verifica di resistenza

al fuoco degli elementi strutturali portanti corri-

spondono alle seguenti combinazioni di carico:

Ffi,d = γGA Gk+ ψ1,1 Qk,1+ ∑ ψ2,i Qk,i+ ∑ Ad (t)

dove:

Gk = è il valore caratteristico delle azioni

permanenti;

Qk,1 = è il valore caratteristico dell’azione

variabile considerata come principale;

Qk,i = è il valore caratteristico delle altre azio-

ni variabili;

Ad (t) = sono i valori di progetto delle azioni

derivanti dall’esposizione all’incendio;

γGA = è il coefficiente parziale di sicurezza

per le azioni permanenti in situazioni

eccezionali da porsi uguale a γGA =1;

ψ1,1 = è il coefficiente di combinazione del-

l’azione variabile considerata come

principale;

ψ2,i = è il coefficiente di combinazione del-

l’azione variabile considerata come

secondaria.

Nel prospetto a lato (Tabella 8) sono riportati i

valori dei coefficienti ψ1,1 e ψ2,i.

35

Procedimenti di progettazione

Regole prescrittive(azioni termiche fornite dall’incendio nominale)

Analisi di un membro

Determinazione delle azionimeccaniche e delle

condizioni al contorno

Datitabellari

Modellidi calcolosemplici

Modellidi calcoloavanzati

Modelli dicalcolo semplici(se disponibili)

Modellidi calcoloavanzati

Modellidi calcoloavanzati

Analisidi parte della struttura

Analisidell’intera struttura

Determinazione delle azionimeccaniche e delle

condizioni al contorno

Slezionedelle azionimeccaniche

Codice su base prestazionale(azioni termiche basate su modelli fisici)

Selezione di modelli di sviluppodi incendio semplici o avanzati

Analisi di un membro

Determinazione delle azionimeccaniche e delle

condizioni al contorno

Modelli di calcolo semplici(se disponibili)

Modelli di calcoloavanzati

Modelli di calcoloavanzati

Modelli di calcoloavanzati

Analisidi parte della struttura

Analisidell’intera struttura

Determinazione delle azionimeccaniche e delle

condizioni al contorno

Slezionedelle azionimeccaniche

Procedimenti per la progettazione e la verifica di strutture resistenti al fuoco

Cat Tipo di locale Ψ1 Ψ2,i

1 Ambienti non suscettibili di affollamento (locali di abitazione e relativi servizi,alberghi, uffici non aperti al pubblico) e relativi terrazzi a livello praticabili 0,5 0,3

2 Ambienti suscettibili di affollamento (ristoranti, caffè, banche, ospedali,uffici aperti al pubblico, caserme) e ralativi terrazzi a livello praticabili 0,5 0,3

3 Ambienti suscettibili di grande affollamento (ristoranti, caffè, banche, ospedali,uffici aperti al pubblico, caserme) e ralativi terrazzi a livello praticabili 0,7 0,6

4 Sale da ballo, palestre, tribune libere, aree di vendita con esposizione diffusa (mercati,grandi magazzini, librerie, ecc.) e relativi terrazzi a livello praticabili, balconi e scale 0,7 0,6

5 Balconi, ballatoi e scale comuni (esclusi quelli pertinenti alla Cat. 4) 0,8 0,7

6 Sottotetti accessibili (per sola manutenzione) 0,5 0,3

7 Rimesse e parcheggi:

- per autovetture di peso a pieno carico sino a 30 kN 0,7 0,6

- per transito di automezzi di peso maggiore di 30 kN: da valutarsi caso per caso - -

8 Archivi, biblioteche, magazzini, depositi, laboratori, officine e simile: da valutarsisecondo il caso ma comunque non minori di: 0,9 0,8

9 Coperture:

- non accessibili (neve) 0,5 0,3

- accessibili: secondo categoria di appartenenza (da 1 a 4) - -

- speciali (impianti, eliporti, altri): secondo il caso - -

10 Altre azioni variabili:

- vento 0,5 0,3

- carroponte (solo carichi statici) 0,5 0,3

- sisma 0 0

Tabella 8

Figura 8

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

36

3.6 Metodi di verifica della resistenza al fuoco

I metodi per la definizione della resistenza al fuoco sono naturalmente quelli definiti dal

D.M. 16/02/2007, ovvero:

a) Sperimentale – ci si basa sui risultati delle prove di resistenza al fuoco; nel caso di

prove effettuate secondo Circ. 91/61, si deve tener conto del periodo di validità delle

stesse; diversamente, per prove europee, per l’estensione dei risultati (ovvero l’impie-

go degli stessi fuori dal diretto campo di applicazione) si deve fare riferimento al rela-

tivo Fascicolo Tecnico del produttore.

b) Analitico – seguendo le indicazioni del D.M. 16/02/2007, si possono definire le solu-

zioni per la progettazione e l’adeguamento di strutture esistenti.

c) Tabellare – in questo caso ci si può riferire a situazioni esistenti; per la realizzazione

di pareti leggere e/o di soffitti a membrana, invece, è possibile fare riferimento ai soli

dati sperimentali o calcoli.

Metodo sperimentale

Per quanto riguarda la valutazione sperimentale della resistenza al fuoco di un prodotto

o di un elemento strutturale, il D.M. 16 febbraio 2007 - Classificazione di resistenza al

fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione stabilisce che i

requisiti prestazionali sono da determinarsi conformemente alle procedure di prova armo-

nizzate riportate nelle specifiche norme EN.

Sulla base di uno o più rapporti di prova il laboratorio redige il Rapporto di Classificazione

che attesta la classe del prodotto o dell’elemento costruttivo oggetto della prova.

In ogni rapporto di classificazione è indicato il Campo di Applicazione Diretta nel quale

sono elencate le possibili varianti rispetto al campione classificato, varianti che conserva-

no le prestazioni di resistenza al fuoco certificate senza che sia necessaria una ulteriore

valutazione da parte del professionista.

In caso di varianti al campione classificato che non rientrano nel campo di applicazione

diretta, il produttore è tenuto a predisporre il Fascicolo Tecnico ed a renderlo disponibi-

le al professionista per la sua certificazione (Campo di Applicazione Estesa).

La valutazione degli effetti Ed,fi delle azioni di

progetto in condizioni di incendio Fd,fi posso-

no essere ricavati in via approssimata median-

te la seguente relazione: Ed,fi = ηfi Ed

dove :

Ed è l’effetto delle azioni di calcolo allo stato

limite ultimo utilizzando la combinazione fon-

damentale;ηfi è un fattore di riduzione il cui valore si rica-

va dalla seguente espressione:ηfi = (γGA + ψ1,1 ξ) / (γG + γQ ξ)

dove:

ξ = Qk,1/ Gk

γG è il coefficiente parziale di sicurezza

per le azioni permanenti a tempera-

tura ambiente.

Nella figura seguente si riportano i valori del

fattore di riduzione del carico ηfi in funzione

del rapporto ξ = Qk,1/ Gk

Le deformazioni e le espansioni imposte o

impedite dovute ai cambiamenti di temperatu-

ra per effetto dell’esposizione al fuoco produ-

cono sollecitazioni dirette, forze e momenti,

che devono essere tenuti in considerazione,

ad eccezione dei seguenti casi:

- è riconoscibile a priori che esse sono trascu-

rabili o favorevoli;

- sono implicitamente tenute in conto nei

modelli semplificati e conservativi di compor-

tamento strutturale in condizioni di incendio.

Le sollecitazioni indirette, dovute agli elementi

strutturali adiacenti a quello preso in esame,

possono essere trascurate quando i requisiti di

sicurezza all’incendio sono valutati in riferi-

mento alla curva nominale d’incendio e alle

classi di resistenza al fuoco.

Valori del coefficiente ηfi in funzione del rapporto ξ = Qk,1/Gk

0,8

0,7

0,6

0,5

0,4

0,3

0,20,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0

Q k,1 / G k

η f i

ψ f i,1 = 0,9

ψ f i,1 = 0,7

ψ f i,1 = 0,6

ψ f i,1 = 0,2

Norme di prova europee per elementi di compartimentazioni

Norma Classificazione resistenza al fuoco

EN 13501-2 Classificazione al fuoco dei prodotti da costruzione - Classificazionein base ai risultati delle prove di resistenza al fuoco

UNI EN 1363-1 Prove di resistenza al fuoco - Requisiti generali

UNI EN 1363-2 Prove di resistenza al fuoco - Procedure alternative e aggiuntive

UNI EN 1364-1 Prove di resistenza al fuoco per elementi non portanti - Pareti

UNI EN 1364-2 Prove di resistenza al fuoco per elementi non portanti - Soffitti

UNI EN 1365-1 Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti - Pareti

UNI EN 1365-2 Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti - Solai e tetti

UNI EN 1366-1 Prove di resistenza al fuoco per impianti di fornitura servizi - Condotte

UNI EN 1366-8 Prove di resistenza al fuoco per impianti di fornitura servizi - Condotti diestrazione fumo

EN 1366-3 Prove di resistenza al fuoco per impianti di fornitura servizi - Sigillaturadegli attraversamenti

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

37

Metodo analitico

L’allegato C del D.M. 16 febbraio 2007 -

Classificazione di resistenza al fuoco di pro-

dotti ed elementi costruttivi di opere da costru-

zione indica le modalità per la classificazione di

resistenza al fuoco in base ai risultati di calcoli

effettuati per via analitica. Stabilisce che le valuta-

zioni analitiche sono da condursi con riferimento ai

metodi riportati nei seguenti eurocodici strutturali:

EN 1991-1-2 “Azioni sulle strutture – Parte 1-2 :

Azioni generali – Azioni sulle strutture esposte al

fuoco”;

EN 1992-1-2 “Progettazione delle strutture di cal-

cestruzzo – Parte 1-2 : Regole generali –

Progettazione strutturale contro l’incendio”;

EN 1993-1-2 “Progettazione delle strutture di

acciaio – Parte 1-2 : Regole generali –

Progettazione strutturale contro l’incendio”;

EN 1994-1-2 “Progettazione delle strutture miste

acciaio calcestruzzo – Parte 1-2 : Regole genera-

li – Progettazione strutturale contro l’incendio”;

EN 1995-1-2 “Progettazione delle strutture di

legno – Parte 1-2 : Regole generali –

Progettazione strutturale contro l’incendio”;

EN 1996-1-2 “Progettazione delle strutture di

muratura – Parte 1-2 : Regole generali –

Progettazione strutturale contro l’incendio”;

EN 1999-1-2 “Progettazione delle strutture di

alluminio – Parte 1-2 : Regole generali –

Progettazione strutturale contro l’incendio”.

Tali norme sono da usarsi congiuntamente alle

appendici contenenti i parametri degli Eurocodici

definiti a livello nazionale (NDPs).

I parametri termofisici per eventuali sistemi protet-

tivi applicati ad elementi costruttivi portanti sono

da determinarsi conformemente alle procedure di

prova armonizzate a livello europeo (norme EN).

Nelle norme UNI citate di seguito

UNI 9502 “Procedimento analitico per valutare la

resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di

conglomerato cementizio armato, normale e pre-

compresso”

UNI 9503 “ Procedimento analitico per valutare la resi-

stenza al fuoco degli elementi costruttivi di acciaio”

UNI 9504 “Procedimento analitico per valutare

la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi

di legno”

sono riportati alcuni valori di riferimento per le

Il Fascicolo Tecnico deve contenere la seguente documentazione:

- elaborati grafici di dettaglio del prodotto modificato;

- relazione tecnica, tesa a dimostrare il mantenimento della classe di resistenza al fuoco,

basata su prove, calcoli e altre valutazioni sperimentali e/o tecniche, anche in conse-

guenza di migliorie apportate sui componenti e sul prodotto, tutto nel rispetto delle indi-

cazioni e dei limiti contenuti nelle apposite norme EN o prEN sulle applicazioni estese

dei risultati di prova laddove esistenti (EXAP);

- eventuali altre approvazioni maturate presso uno degli Stati dell’UE ovvero uno degli

altri Stati contraenti l’accordo SEE e la Turchia;

- parere tecnico positivo sulla completezza e correttezza delle ipotesi a supporto delle

valutazioni effettuate per l’estensione del risultato di prova rilasciato dal laboratorio di

prova che ha prodotto il rapporto di classificazione di cui al punto B.4.

Il produttore è tenuto a conservare suddetto fascicolo tecnico e a renderlo disponibile per

il professionista che se ne avvale per la certificazione di cui all’art. 4 comma 1 del D.M.

16/02/2007, citando gli estremi del fascicolo tecnico. Il fascicolo tecnico è altresì reso

disponibile alla DCPST per eventuali controlli.

Il cambiamento nel panorama normativo ha inoltre determinato l’introduzione di date di

fine validità dei rapporti di prova condotti secondo la vecchia Cir.Min. 91/61.

Tali rapporti di prova avranno validità al massimo fino al 25/09/2012, ovvero dopo 1/3/5 anni dal-

l’entrata in vigore del DM 09 marzo 07, in funzione della data di rilascio del certificato, ovvero:

- I rapporti emessi prima del 31 dicembre 1985 sono validi fino al 25 settembre 2008;

- I rapporti emessi dal 1 gennaio 1986 al 31 dicembre 1995 sono validi fino al 25 settembre 2010;

- I rapporti emessi dal 1 gennaio 1996 al 24 settembre 2007 sono validi fino al 25 settembre 2012.

In tal senso è opportuno riportare il chiarimento contenuto nella Circolare DPCST/A5

prot. 0005642 del 31/03/2010 in merito alle date di validità dei rapporti di prova, ovvero:

“……..è appena il caso, infine, di rilevare l’opportunità che i corrispondenti rapporti di

prova di resistenza al fuoco rilasciati ai sensi della circolare MI.SA. 14 settembre 1961,

n. 91 possano essere utilizzati anche oltre le date indicate all’art. 5 comma 1 del D.M. 16

febbraio 2007, esclusivamente per le costruzioni il cui progetto sia stato presentato al

competente Comando provinciale dei vigili del fuoco prima di suddette date.

Analogo comportamento potrà, evidentemente, essere adottato per prodotti/elementi

costruttivi diversi dalle murature in possesso di rapporti di prova sperimentali rilasciati ai

sensi della circolare MI.SA. 14 settembre 1961, n. 91”.

Supponiamo di dover realizzare una parete di compartimentazione REI120 e fare riferi-

mento al rapporto di prova n.157683/2340RF relativo ad una parete divisoria tagliafuoco

Knauf W112, REI120 (prova condotta secondo Circolare MI.SA. 91/61).

Ai sensi della LCMI del 31 marzo 2010, tale rapporto di prova è utilizzabile anche oltre il

25/09/2012 per quelle costruzioni nelle quali il progetto antincendio sia stato presentato

al competente comando provinciale dei vigili del fuoco prima di tale data.

Tipologia R.E.I. CL. Descrizione Certificato Validità

120 A2-s1,d0 25/09/2012

Parete W 112 + Botole• orditura metallica 75x50 mm

distanziata di 600 mm• rivestimento 2+2 Ignilastre

GKF 12,5 mm• Una botola REI su entrambe

le facce da 400x400 mmart. 94256030

• 157683/2340RF• del 08/03/02• Istituto Giordano

Bellaria

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco

proprietà termofisiche dei sistemi protettivi che possono essere utilizzati nelle valuta-

zioni analitiche, purché il produttore, sulla base di idonee esperienze sperimentali,

dichiari sotto la propria responsabilità che il sistema protettivo garantisca le prestazio-

ni indicate nelle norme, nonché aderenza e coesione per tutto il tempo necessario e ne

fornisca le indicazioni circa i cicli di posa o di istallazione.

Tale possibilità tuttavia decade con l’obbligo delle marcatura CE dei sistemi protettivi,

ovvero trascorsi 3 anni dall’entrata in vigore del DM 16/02/2007. Pertanto tale possibilità

è decaduta il 25/09/2010.

É comunque possibile utilizzare i valori precedentemente citati per quelle costruzioni il cui

progetto sia stato presentato al competente Comando provinciale dei Vigili del Fuoco

prima di suddetta data.

Non sono ammesse elaborazioni numeriche finalizzate a quantificare le proprietà termo-

fisiche dei materiali in difformità da quanto previsto dalle norma EN.

In merito alla marcatura CE dei sistemi protettivi è opportuno un chiarimento poiché fonte

di possibili equivoci.

Le metodologie di prova per la classificazione di resistenza al fuoco sono disposte esclu-

sivamente dal CEN mediante norme EN che hanno carattere obbligatorio (con il percor-

so di transitorietà e coesistenza con le norme nazionali ormai ben noto).

L’EOTA emana Guide Lines che concernono esclusivamente prodotti e sistemi non

coperti da norme EN armonizzate ed hanno comunque carattere volontario.

Un esempio concreto: le lastre in gesso rivestito hanno l’obbligo della marcatura CE per-

ché esiste una norma armonizzata di prodotto (UNI EN 520) che ormai è cogente in quan-

to il periodo di coesistenza con le precedenti norme nazionali è ampiamente terminato.

Nella norma si definiscono, tra l’altro, le diverse tipologie di lastre in gesso rivestito in fun-

zione di determinate prestazioni e, ad esempio, si caratterizzano le lastre di tipo “F” in

funzione di una loro certa composizione fisico-chimica e di un determinato comportamen-

to del nucleo di gesso (core cohesion) tali da renderle particolarmente idonee ad impie-

ghi di protezione dall’incendio.

Le lastre in gesso rivestito conformi a tale norma di prodotto per essere poi impiegate

nella protezione passiva devono essere testate nelle diverse configurazioni di sistema38

(parete, controparete, controsoffitto a membra-

na o a protezione di solai, rivestimenti di travi e

pilastri, ecc. ) facendo riferimento alle relative

metodologie di prova delle apposite norme EN

(sempre emanate dal CEN) tra l’altro richiama-

te anche nel DM del 16.02.2007 e di cui si

riporta l’elenco nella tabella a pagina 36.

Metodo tabellare

L’Allegato D del D.M. 16 Febbraio 2007 ripor-

ta le 16 nuove tabelle che consentono la

classificazione degli elementi costruttivi resi-

stenti al fuoco.

L’utilizzo di tali tabelle è limitato alla sola veri-

fica di resistenza al fuoco con condizioni di

incendio standard ed è soggetto a limitazioni

d’uso indicate in calce alle tabelle.

I valori riportati sono il risultato di campagne

sperimentali e di elaborazioni numeriche e si

riferiscono alle tipologie costruttive e ai mate-

riali di maggior impiego; sono da considerar-

si come condizione sufficiente per garantire il

requisito di resistenza al fuoco ed in genere

sono alquanto cautelativi corrispondendo

alla più sfavorevole condizione di carico e di

geometria ammessa dalla tabella.

Pur essendo valori cautelativi, non consentono

tuttavia estrapolazioni o interpolazioni tra gli stes-

si ovvero modifiche delle condizioni di utilizzo.

In relazione alle tabelle per la protezione di

colonne, travi e tiranti in acciaio, riportate al

punto D.7 dell’Allegato D al DM 16/02/2007 è

opportuno sottolineare che il loro impiego è

permesso fino al 25/09/2010, ovvero anche

oltre tale data per quelle costruzioni il cui pro-

getto sia stato presentato al competente

Comando provinciale dei Vigili del Fuoco

prima di suddetta data.

Pertanto il dimensionamento degli spessori

protettivi per strutture in acciaio può oggi

essere effettuato esclusivamente secondo

il Metodo Analitico, con riferimento

all’Eurocodice UNI EN 1993-1-2, utilizzando i

parametri termofisici dei sistemi protettivi

determinati secondo la norma UNI EN 13381-

4, e secondo il Metodo Sperimentale, facen-

do riferimento a prove di laboratorio condotte

conformemente alla norma UNI EN 13381-4.

Materiale Massa volumica Conducibilità Contenuto di Calore specifico[kg/m3] termica [W/m°C] umidità [%] [J/kg°C]

Fibre minerali200 - 250 012 1,0 1200a spruzzo

Intonaco a base di350 - 400 0,15 2,0 1100perlite o vermiculite

Lastre di perlite300 - 800 0,18 15,0 1100o vermiculite

Lastre di silicati 450 - 900 0,18 4 1100

Lastre di gesso 800 0,24 20 1700

Lastre di lana minerale 120 - 150 0,30 2,0 1200

Calcestruzzo cellulare 600 - 1300 0,30 - 0,654 2,5 1200

Calcestruzzo leggero 1600 0,80 2,5 1200

Laterizi 2000 1,00 2,5 1200

Calcestruzzo siliceo 2400 1,70 1,5 1200

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

39

• controsoffitti in cui si richiede il soddisfa-

cimento del requisito EI;

• facciate esterne (che includono parti

vetrate), in cui si richiede il soddisfaci-

mento dei seguenti requisiti E, EI, EI-W;

• porte e chiusure resistenti al fuoco, in

cui si individuano i seguenti requisiti E,

EI, EW.

Un’ulteriore classificazione che si può con-

durre è riferita alla giacitura della comparti-

mentazione che può essere:

- di tipo orizzontale, attraverso elementi di

chiusura e di partizione orizzontali, portanti

e non portanti (solai e controsoffitti);

- di tipo verticale, attraverso elementi di

chiusura e di partizione verticali, portanti e

non portanti (pareti interne ed esterne).

La compartimentazione orizzontale ha lo

scopo di limitare la propagazione dell’incen-

dio verso i piani superiore/inferiore ed è rea-

lizzata con solai resistenti al fuoco.

La compartimentazione verticale ha lo

scopo di limitare la propagazione dell’in-

cendio verso altre aree dello stesso piano

dell’edificio ed è normalmente realizzata

con partizioni resistenti al fuoco che si

estendono dalla fondazione al tetto del

fabbricato.

Tali partizioni non devono presentare

discontinuità che consentano il passaggio di

fiamme, calore, fumo; tutti i varchi per il

passaggio di tubazioni e cavi elettrici devo-

no essere sigillati con prodotti termoespan-

denti idonei.

L’estensione del compartimento dipende da

vari fattori, i principali sono:

- carico d’incendio;

- tipo di costruzione;

- processo di lavorazione;

- presenza di sistemi di spegnimento;

- facilità di accesso dei VV.F.

Per alcune attività le stesse norme verticali

di prevenzione incendi stabiliscono la

superficie massima del compartimento.

Con i Sistemi Knauf si realizzano comparti-

mentazioni orizzontali e verticali scegliendo

e dimensionando opportunamente il sistema

di parete, controparete o controsoffitto più

adeguato ad assolvere quella specifica fun-

zione in un determinato contesto (progetto).

Talvolta la compartimentazione da realiz-

zare è piuttosto l’adeguamento di una par-

tizione esistente ed in questo caso si ricor-

re ad una controparete o ad un controsof-

fitto; altre volte invece si tratta di nuove

realizzazioni ed in questo caso si sceglie-

rà una parete di adeguate caratteristiche o

magari, nel caso di compartimentazione

orizzontale, un controsoffitto, di per sé

resistente al fuoco.

4.2 Sistemi di protezione passiva dal-

l’incendio con Tecnologia Stratificata a

Secco in gesso rivestito

4.2.1 Materiali da costruzione ed ele-

menti costruttivi

Il sistema strutturale e gli elementi di chiu-

sura e partizione di un edificio possono

essere realizzati utilizzando differenti tec-

nologie, ognuna delle quali è caratterizza-

ta da proprie attitudini e prestazioni. Le

tecnologie, poi, si manifestano attraverso

una grande varietà di soluzioni tecniche.

Questa varietà di soluzioni tecniche dispo-

nibili ed utilizzate richiede che vi siano

materiali da costruzione ed elementi tecni-

ci che, accoppiati agli elementi strutturali

ed edilizi, siano capaci di offrire le neces-

sarie prestazioni in caso d’incendio, in ter-

mini di reazione e resistenza al fuoco.

Ciò ha stimolato la produzione di materia-

li che potessero essere applicati agli ele-

menti strutturali ed edilizi potenzialmente

esposti all’azione dell’incendio, sottoforma

di rivestimento, oppure la prefabbricazio-

ne di elementi tecnici di facile e veloce

installazione che, organizzati in un siste-

ma composito (ad esempio i sistemi a

lastre accoppiati a materiali isolanti),

rispondessero efficacemente e semplice-

mente ad una grande varietà di richieste

prestazionali.

4.1 Generalità

La compartimentazione è rappresentata dal-

l’insieme di elementi separanti verticali e oriz-

zontali che permettono di suddividere un edi-

ficio in zone ermeticamente impermeabili agli

effetti di un incendio al fine di ridurre il rischio

specifico di propagazione dell’incendio.

Il D.M. 9 Marzo 2007, definisce un comparti-

mento antincendio come quella parte della

costruzione organizzata per rispondere alle esi-

genze della sicurezza in caso di incendio e deli-

mitata da elementi costruttivi idonei a garantire,

sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo

di tempo, la capacità di compartimentazione.

Il D.M. 30/11/83 fornisce la seguente defini-

zione del compartimento antincendio:

“parte di edificio delimitata da elementi

costruttivi di resistenza al fuoco predetermi-

nata ed organizzata per rispondere alle esi-

genze della prevenzione incendi”.

In altri termini, il compartimento antincendio è

un’area dell’edificio delimitata da elementi

costruttivi e porte tagliafuoco che impediscono,

almeno per il tempo prefissato, la propagazione

di fiamme, calore, fumo e vapori dell’incendio

alle aree adiacenti allo stesso compartimento.

Le comunicazioni tra i compartimenti è otte-

nuta con porte tagliafuoco, aventi necessa-

riamente la stessa classe di resistenza al

fuoco delle separazioni.

Con la compartimentazione antincendio si

ottiene quindi la “suddivisione del rischio”,

in quanto l’incendio in un compartimento

rimane all’interno dello stesso per un certo

tempo predeterminato e non si propaga alle

aree limitrofe.

Secondo la classificazione riportata nell’alle-

gato A del D.M. del 16 Febbraio 2007 è pos-

sibile individuare due tipologie di elementi

con funzione di compartimento:

• elementi portanti, ovvero:

• muri, solai e tetti in cui è previsto il soddi-

sfacimento di uno dei seguenti requisiti:

RE, REI, REI-M, REW;

• elementi non portanti, quali:

• pareti divisorie (partizioni e chiusure,

interne ed esterne) in cui si richiede il sod-

disfacimento del requisito E, EI, EI-M, EW;

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

40

descritto secondo la curva tempo/temperatura dell’incendio standard è rappresentato

nel diagramma seguente sotto forma di grafico (le prove sono state condotte su

Ignilastra Knauf GKF (F), spessore 15 mm).

4.2.3 Soluzioni Tecniche Knauf

L’ampia gamma di prodotti e sistemi Knauf realizzati ed implementati per risponde-

re alla richiesta di protezione passiva dal fuoco risponde altrettanto efficacemente

alle esigenze di utilizzo e posa.

Lastre

Le lastre sono elementi planari prodotti in diversi formati e spessori. Solitamente

sono composte da un nucleo principalmente di gesso, rivestito sulle facce e sul

bordo longitudinale da speciale cartone a tenuta meccanica o da fibre di vetro.

Esse fanno parte di un sistema composito costituito primariamente dalle stesse

lastre e da una struttura metallica in acciaio laminato a freddo. Le lastre vengo-

no vincolate alla struttura di sostegno attraverso elementi di congiunzione pun-

tuali (viti).

Nello spessore occupato dalla struttura metallica si inserisce, solitamente, del mate-

riale isolante che migliora la resistenza termica totale del sistema.

In più, questo sistema così assemblato viene finito con altri elementi e materiali che

lo completano e ne garantiscono la conservazione delle prestazioni preventivate

(stucco per sigillare i giunti, rete di armatura per la continuità dei giunti, elementi di

collegamento in neoprene o gomma, ecc…).

Questi sistemi a lastre, a meno di adattamenti necessari per la specificità della posa

in opera, servono per realizzare pareti, contropareti, controsoffitti (a membrana e

non), protezioni strutturali (di elementi strutturali in acciaio, legno, c.a., c.a.p.), pro-

tezioni di impianti (canaline portacavi, canali di ventilazione, canali di evacuazione

dei fumi caldi).

Le lastre Knauf sono costituite da un nucleo di gesso le cui superfici e bordi longitu-

dinali sono rivestiti di speciale cartone perfettamente aderente. Sono prodotte in

varie formulazioni, spessori e dimensioni. Il nucleo in gesso contiene additivi, in

minime percentuali, per migliorarne le caratteristiche prestazionali. Le lastre Knauf

in gesso rivestito vengono prodotte secondo gli standard previsti dalla norma euro-

pea UNI EN 520.

1000

900

800

700

600

500

400

300

200

100

Periodo di prova in min

ETK

0 10 20 30 40 50 60

Tem

pera

tura

in °

C

a

ETK Curva incendio nominale

secondo ISO 834

a Temperatura sul lato non

esposto al fuoco di una

lastra Knauf GKF 15 mm

4.2.2 Comportamento del gesso al fuoco

Il comportamento del gesso al fuoco è unico

in natura: si può dire che esso, a prescinde-

re dalla sua funzione di barriera passiva,

contiene in se un meccanismo per così dire

“attivo” – ma basato su leggi fisiche, e che

quindi si attiva sempre – che si oppone

all’azione termica del fuoco.

Per una più precisa osservazione è neces-

sario eseguire una breve escursione nella

chimica del gesso.

Il gesso è impiegato nella maggior parte dei

componenti per l’edilizia in forma biidrata, la

cui formula chimica è CaSO4x2H2O, ovvero

solfato di calcio con 2 molecole di acqua

incorporate nella struttura cristallina. I mate-

riali di gesso sono pertanto materiali inorga-

nici e non combustibili.

In termini quantitativi significa, ad esempio,

che 1 m2 di lastra di gesso rivestito, di spes-

sore 15 mm, contiene circa 3 litri di acqua di

cristallizzazione, in aggiunta all’umidità

ambientale, ed a questo è legato l’eccellente

comportamento in caso di incendio.

In caso di incendio infatti il gesso viene

disidratato, cioè l'acqua evapora. Si consu-

ma energia e inoltre grazie alla formazione

di un velo di vapore tra il fuoco e il materia-

le di gesso, si ritarda l'avanzamento dell'in-

cendio.

Per il riscaldamento e l’evaporazione, ovve-

ro l'espulsione dell'acqua cristallizzata (pas-

saggio di stato), si consumano circa 8.400

kJ (~ 2.000 kcal): in questo modo la tempe-

ratura sul retro della lastra non sale, duran-

te il processo di evaporazione, oltre i 110°C.

Oltre alla protezione antincendio dovuta

all’evaporazione dell'acqua cristallizzata, lo

strato di gesso disidratato agisce ancora da

isolante, poiché aumentando di porosità

possiede una conduttanza termica inferiore

rispetto al gesso non disidratato.

Le lastre di protezione dal fuoco Knauf

GKF/F-ZERO (F) inoltre possiedono un'ar-

matura centrale con fibre di vetro che colla-

borano alla tenuta strutturale del nucleo di

gesso alle temperature dell’incendio.

L’andamento temporale del processo fisico

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

41

Le lastre Knauf VIDIWALL® sono lastre in

gessofibra, costituite da una miscela omoge-

nea di gesso di alta qualità e fibra di cellulo-

sa. L’impasto viene addizionato con acqua e

compresso ad alta pressione, in modo da for-

mare lastre resistenti e monolitiche, dotate di

proprietà di resistenza, stabilità, isolamento

termoacustico e resistenza al fuoco. Le

lastre in gessofibra Knauf Vidiwall® sono in

classe di reazione al fuoco A2,s1-d0.

Pannelli per soffitti modulari in gesso

rivestito

I pannelli per controsoffitto Knauf Danoline

sono realizzati in gesso rivestito conforme-

mente alla norma europea UNI EN 14190 ed

accoppiati, in relazione al decoro, con feltro

fonoassorbente (decori forati), a carta super-

ficiale bianca spugnabile (Danotile/Danotile

RU), oppure verniciati (Regula R).

Disponibili nei decori sia forati (Globe G1, Quadril

Q1, Micro M1, Tangent), che lisci (Regula R)

oppure con barriera al vapore (Danotile RU).

Un soffitto realizzato con il sistema Danoline

forato (Globe G1, Quadril Q1, Micro M1,

Tangent), consente di ottenere eccezionali

prestazioni di insonorizzazione degli ambien-

ti interni. La struttura a micro e macro pori,

tipica del gesso, il particolare feltro insonoriz-

zante privo di fibre di vetro incollato sulla

superficie superiore, la conformazione e la

quantità dei fori sono gli elementi che insie-

me concorrono alla correzione acustica degli

interni. All’aspetto tecnico si associa anche

una finitura particolarmente accurata per sof-

fitti di pregio estetico ed architettonico in

ambienti particolarmente luminosi ed ariosi.

I pannelli Danoline sono prodotti non infiam-

mabili in classe di reazione al fuoco A2,s1-d0

(decori forati) e B,s1-d0 (decoro liscio).

Pannelli per soffitti modulari in gesso

alleggerito

I pannelli per controsoffitti Knauf Sofipan® in

gesso naturale alleggerito sono costituiti da

solfato di calcio, con purezza maggiore del

97%, privi di materiali pericolosi per l’uomo e

per l’ambiente. Il colore bianco naturale del

gesso permette la realizzazione di soffitti di

grande pregio estetico garantendo al contempo

tutte quelle prestazioni del gesso naturale: iso-

lamento termico, correzione acustica, regolazio-

ne dell’umidità relativa dell’aria, protezione pas-

siva dal fuoco.

Nella versione Sofipan Acustic i pannelli sono

perforati - a foro passante - con applicato sul

retro un pannello in lana di roccia, spessore 10

mm, protetto superiormente da un foglio sigil-

lante in alluminio.

Garantiscono elevate prestazioni di resistenza

al fuoco e classe A1 di reazione al fuoco.

Pannelli per soffitti modulari in fibra minerale

I pannelli per controsoffitti Knauf AMF

Thermatex sono costituiti da fibre minerali con

un elevato punto di fusione legate e pressate

insieme con aggiunta di amido quale legante,

prodotti nel rispetto delle normative europee,

con lana certificata “Biosolubile”, secondo la

Direttiva Europea n.97/69/CE, Nota Q, per otte-

nere alte densità ed elevate prestazioni di resi-

stenza al fuoco.

La qualità e la gamma dei decori permettono di

realizzare soffitti leggeri ad elevate prestazioni

di isolamento e assorbimento acustico, resi-

stenza all’umidità ambientale, protezione dal

fuoco fino a R/REI180.

La famiglia AMF comprende anche la serie dei

pannelli dedicati ad impieghi specifici: Termatex

Acoustic ad alte prestazioni di assorbimento e

isolamento acustico, Thermaclean per ambienti

sterili – camere bianche - accoppiati sulla super-

ficie a vista con P.V.C. su base alluminio, con

trattamento battericida fungicida, Hygena per gli

ambienti dove si trovano o si lavorano alimenti,

Thermatex Alpha colorati ad alto potere fonoas-

sorbente accoppiati sulla superficie a vista con

velo acustico, Thermatex Symetra pannelli in

fibra minerale perforati con foro non passante.

Sono per la maggior parte prodotti non infiam-

mabili in classe di reazione al fuoco A2,s1-d0 e

A1 (incombustibili).

Intonaci

Questi sono materiali spesso compositi (la cui

composizione varia in funzione della specificità

Le lastre Knauf GKB (A) sono costituite da

gesso e da una minima percentuale di addi-

tivi, in una combinazione ottimale per le esi-

genze di stabilità e di resistenza al fuoco pro-

prie per gli impieghi standard.

Le Ignilastre® GKF (F) sono dotate di una arma-

tura supplementare costituita da fibre di vetro,

che innalza la resistenza al fuoco del nucleo di

gesso, aumentandone la coesione: sono quindi

idonee per tutti gli impieghi antincendio.

Le Ignilastre® Knauf F-ZERO® (F) sommano

la caratteristica di incombustibilità della

Classe A1 di reazione al fuoco ottenuta con

uno speciale rivestimento, ai vantaggi

costruttivi e di resistenza al fuoco delle

Ignilastre GKF (F).

Le Idroignilastre® Knauf GKFI (HF) coniuga-

no la caratteristica di idrorepellenza, median-

te uno speciale procedimento per limitare

l’assorbimento di umidità, ai vantaggi presta-

zionali delle lastre antincendio GKF (F).

Le lastre Knauf DIAMANT® (DHF), uniscono

l’alta resistenza agli urti e durezza superficia-

le con la caratteristica di idrorepellenza e le

prestazioni antincendio delle lastre GKF (F).

Le lastre Knauf SILENTBOARD® (DF), ad

elevate prestazioni fonoisolanti realizzano

superfici resistenti al fuoco ad alta resistenza

e durezza.

Le lastre Knauf SAFEBOARD® (DF) sono

lastre con caratteristiche antincendio, ad ele-

vata durezza superficiale, in grado di svilup-

pare una esclusiva protezione contro i raggi

X in assenza di Pb.

Le lastre Knauf FIREBOARD®, studiate per

le più alte resistenze al fuoco, sono rivestite

su entrambe le superfici da un tessuto in

fibra di vetro incombustibile (Classe A1) ed

hanno un anima in gesso speciale additivato

con perlite e vermiculite espansa e con

armatura in fibra minerale.

Le lastre Knauf THERMAX® sono lastre a

base di vermiculite espansa, materiale ter-

moisolante minerale, naturale ed inorganico,

estremamente leggero. Studiate per la prote-

zione antincendio di condotte d’aria e canali

di evacuazione fumi con materiali in classe

A1 di reazione al fuoco.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

in vapore d’acqua: in nessun caso si sviluppa-

no fumi o gas dannosi per gli occupanti.

L’evaporazione dell’acqua genera quindi micro-

pori che aumentano la porosità del materiale e

le prestazioni isolanti sono così migliorate.

Gli intonaci premiscelati per applicazione con

macchina intonacatrice Knauf MP-2, MP-3 a

doppio strato, e Knauf MP-75, monostrato,

hanno una particolare formulazione che

garantisce, oltre alla classe di incombustibili-

tà propria della natura inorganica del gesso e

perlite, una forte adesione al supporto.

L’intonaco premiscelato Knauf HP-Mano adat-

to per l’applicazione manuale può essere usato

come prodotto monostrato oppure a doppio

strato. È ricavato dalla cottura di rocce naturali

ad alto contenuto di gesso con l’aggiunta di

perlite e calce. Questo tipo di intonaco è stato

concepito per essere incombustibile.

Intonaci premiscelati minerali per interni

L’intonaco premiscelato Knauf Roccia di

Gambassi, idoneo all’applicazione in inter-

ni, grazie ad una particolare combinazione

di inerti e leganti aerei naturali ricavati da42

Il processo di calcinazione di FP120:la fisica del processo di protezione dal fuoco

L’intonaco a base gesso:solfato di calcio bi-idrato (CaSO4 • 2H2O)

FP120 dopo la presa:21% acqua di cristallizzazione79% solfato di calcio (CaSO4)

L’intonaco è inerte fino a 1200°C

Rilascio di solo vapore acqueo

Calcinazione: perdita d’acqua per strati successivi

Temperatura di processo:2000 Kcal (sottratte all’incendio)

Isolamento: creazione di micropori al rilascio dell’acqua

Raffreddamento della superficie esposta al fuoco

Tempertura strati sottostanti 100-110°C(per tutta la durata del processo)

minerali di calcio e perlite espansa, garanti-

sce il perfetto mantenimento dell’aderenza

al supporto al quale è applicato, elevata

tixotropia (non cola), elevata resistenza ter-

mica, acustica e al fuoco (incombustibile),

alta resistenza all’urto, non cavilla all’infis-

sione del chiodo.

Intonaci premiscelati minerali per esterni

L’intonaco premiscelato Knauf MPE è ido-

neo per applicazione a macchina su mura-

ture esterne, ricavato da una particolare

combinazione di cemento Portland, calce e

inerti selezionati con curva granulometrica

pre-determinata, garantisce il perfetto man-

tenimento dell’aderenza al supporto al

quale è applicato, elevata resistenza all’urto

e abrasioni, non cavilla all’infissione del

chiodo.

Isolmanto è un intonaco speciale coibente

per esterni, premiscelato e pronto per l'ap-

plicazione a macchina o manuale, partico-

larmente adatto per la realizzazione di cap-

potti termici e per l'isolamento delle superfi-

ci esterne. È composto da una particolare

miscela di inerti e leganti idraulici, con

aggiunta di perle di polistirolo espanso, pro-

dotti di sintesi e additivi che favoriscono la

ritenzione dell’acqua, l’aderenza, la plastici-

tà e impermeabilità della superficie.

Per maggiori informazioni in merito alla

gamma dei prodotti e sistemi costruttivi

Knauf ed alle loro caratteristiche consultare

la documentazione tecnica sul sito

www.knauf.it

a cui sono destinati) a cui compete in genere

il ruolo di finitura degli elementi edilizi. La loro

peculiarità è rappresentata dalla semplicità di

applicazione che li contraddistingue e dalla

flessibilità di installazione: per la loro posa

non sono necessarie maestranze specializ-

zate e sono materiali che possono essere

stesi su una ampissima varietà di supporti

materici e su superfici anche geometrica-

mente complesse.

In particolare, i prodotti studiati per offrire

prestazioni antincendio, tra cui spiccano gli

intonaci a base di gesso, grazie alle proprie-

tà termo-fisiche di questo materiale possono

impedire la propagazione delle fiamme, pre-

cludere la formazione di gas da combustione

(fumi) e, soprattutto, rallentare il più possibi-

le la trasmissione del calore attraverso lo

stesso strato di finitura limitando, quindi, l’al-

terazione delle caratteristiche meccaniche e

di resistenza delle strutture portanti dell’edificio.

Intonaci premiscelati a base di gesso e

perlite

L’intonaco premiscelato a base di gesso,

perlite espansa e calce, Knauf FP120 si

applica a macchina intonacatrice ed è stato

concepito specificamente per essere usato

nei casi in cui sono richieste misure di prote-

zione passiva dagli incendi particolarmente

elevate. Le prestazioni antincendio di Knauf

FP120, materiale incombustibile, classe A1

di reazione al fuoco, sono state valutate in

laboratorio su diversi supporti e per diversi

spessori di intonacatura.

Knauf FP120 è formulato in modo da costi-

tuire una barriera efficace per rallentare la

trasmissione del calore alle strutture, sottra-

endo energia all’incendio, per un tempo suf-

ficiente a garantire l’evacuazione dei locali

e consentire l’intervento delle squadre di

soccorso.

La sua capacità di rilasciare acqua per strati

successivi consente di mantenere le superfi-

ci più interne a livelli di temperatura inferiori

rispetto a quelle esposti alle fiamme.

Man mano che si sviluppa l’incendio FP120 rila-

scia l’acqua di cristallizzazione trasformandola

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

cavedi tecnici o la compartimentazione

mediante chiusura di pareti a scarsa o nulla

resistenza al fuoco quali vetrate o chiusure in

legno. Sono realizzate comunemente con il

Sistema Knauf W625 ad orditura metallica del

tipo “autoportante” ovvero vincolata meccani-

camente al pavimento e soffitto, del tutto indi-

pendente dalla parete retrostante e dalla quale

potrà essere liberamente distanziata creando

così un cavedio tecnico verticale.

Le contropareti con funzione di adeguamento di

pareti esistenti sono generalmente realizzate

con il Sistema Knauf W623 ad orditura metallica

del tipo “con collegamento a parete”, mediante

appositi sistemi di aggancio. Si riesce così a

contenere lo spessore dell’orditura riducendo

l’ingombro complessivo della controparete.

La valutazione della resistenza al fuoco delle

pareti e contropareti si può conseguire attraver-

so il metodo sperimentale, tabellare e/o analitico.

Tipo di parete Knauf Orditurametallica

Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo di direttaapplicazione

Validità delrapportodi prova

Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Mon

tant

i C (m

m)

Inte

rass

e (m

m)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

Spes

sore

par

ete

(mm

)

EI30

EI60

EI12

0

50 600 • 12,5 Con o senza lana

75 H ≤ 3,00 m minerale

50 600 • 12,5 50 60 75 H ≤ 3,00 m EI60

H ≤ 4,00 m EI30

50 600 • 20 40 70 90 H ≤ 3,00 m

K234 - Parete divisoria a singola orditura e singolo rivestimento FIREBOARD

W361 - Parete divisoria a singola orditura e singolo rivestimento VIDIWALL

W111 - Parete divisoria a singola orditura e singolo rivestimento

Lastre Standard (GKB)

VIDIWALL

Fireboard

Ignilastra (GKF)

EI60 600 15 60 70 105 H ≤ 3,00 m2x75

schienaschiena

Al fine di raggiungere le necessarie caratteri-

stiche di resistenza al fuoco, si possono

seguire due strade, relative rispettivamente

alle pareti esistenti (e dunque la cui resisten-

za al fuoco deve essere adeguata) e a quelle

di nuova realizzazione:

• utilizzo di contropareti o intonaci con funzione di

adeguamento della resistenza al fuoco di pareti

esistenti; la loro resistenza al fuoco è espressa

nei termini previsti per gli elementi protetti;

• utilizzo di pareti o contropareti con intrinseche

caratteristiche di resistenza al fuoco. La loro

resistenza al fuoco è espressa in termini EI.

Le contropareti che da sole hanno caratteristiche

di resistenza al fuoco sono denominate contropa-

reti “su intercapedine” o “setti autoportanti” e ser-

vono a garantire la classe di resistenza al fuoco

(generalmente da un solo lato) indipendentemen-

te dal tipo di parete alla quale sono accostate: un

tipico utilizzo di tali manufatti è la protezione dei

4.3 Pareti divisorie e contropareti

4.3.1 Principi generali

Le pareti divisorie possono assolvere nel

campo delle compartimentazioni antincendio

funzione di barriera resistente al fuoco; tale

caratteristica può essere indicata con le sigle:

• RE, REI, REI-M, REI-W, per elementi por-

tanti come ad esempio murature portanti in

laterizio, murature in blocchi in calcestruz-

zo, setti in cemento armato;

• E, EI, EI-M, EI-W, per elementi non portan-

ti come ad esempio partizioni interne in

lastre di gesso rivestito.

Se le pareti hanno anche funzione portante,

come ad esempio i setti in cemento armato o

le murature portanti, per valutare la caratteri-

stica R si deve necessariamente fare riferi-

mento ai carichi effettivi cui sono soggette in

condizioni di esercizio.

Solu

zion

i Kna

uf

43

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

44

Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Mon

tant

i C (m

m)

Inte

rass

e (m

m)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di parete Knauf Orditurametallica

Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

Spes

sore

par

ete

(mm

)

EI12

0R

EI12

0

50 600 • 2x15 Con o senza lana

110 H ≤ 4,00 m minerale

75 600 • 2x12,5 Con o senza lana

125 H ≤ 4,00 m minerale

75 600 • 2x12,5(*) Con o senza lana

125 - minerale

W312 - Parete divisoria a singola orditura e doppio rivestimento GKB+VIDIWALL

W112 - Parete divisoria a singola orditura e doppio rivestimento

75 600 • 2x18 Con o senza lana

147 - minerale

REI

180

REI

90

50 600 40 40 100 -

• 12,5

• 12,5

valido fino al

valido fino al

valido fino al

Lastre Standard (GKB)

Ignilastra (GKF)

Ignilastra (GKF)

Lastre Standard (GKB)

VIDIWALL + GKB

(*) con botola d’ispezione

Solu

zion

i Kna

uf

EI90

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

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Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Mon

tant

i C (m

m)

Inte

rass

e (m

m)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di parete Knauf Orditurametallica

Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

Spes

sore

par

ete

(mm

)

EI18

0EI

240

75 600 • 3x15 Con o senza lana

165 H ≤ 4,00 m minerale

600 • 3x15 100 65 190 H ≤ 5,70 m

W113 - Parete divisoria a singola orditura e triplo rivestimento

Ignilastra (GKF)

2X10

0 SC

HIE

NA-

SCH

IEN

A

Ignilastra (GKF)

Solu

zion

i Kna

uf

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Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Mon

tant

i C (m

m)

Inte

rass

e (m

m)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di parete Knauf Orditurametallica

Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

Spes

sore

par

ete

(mm

)

EI90 50+50 600 • 2x12,5

Con o senza lana 160 H ≤ 4,00 m minerale

W115 - Parete divisoria a doppia orditura e doppio rivestimento

Lastre Standard (GKB)

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

46

Solu

zion

i Kna

uf

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Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Mon

tant

i C (m

m)

Inte

rass

e (m

m)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di parete Knauf Orditurametallica

Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

Spes

sore

par

ete

(mm

)

EI60

EI90

REI

120

50 600 • 2x15 (*) Con o senza lana

80 H ≤ 4,00 m minerale

75 600 • 3x15 (*) Con o senza lana

120 H ≤ 4,00 m minerale

50 400 • 2x25 Con o senza lana

100 - minerale

K62 - Setto autoportante con doppio rivestimento FIREBOARD

W625 - Controparete ad orditura autoportante e doppio rivestimento

L30/30

- • 2x25 (*) Con o senza lana

50 - minerale

REI

120

valido fino al

valido fino al

K247 - Setto autoportante con doppio rivestimento FIREBOARD

W623 - Controparete W623 su laterizio forato da 8 cm con 1 cm di intonaco sul lato non esposto al fuoco

W625 - Controparete autoportante W625 su laterizio forato da 8 cm con 1 cm di intonaco sul lato non esposto al fuoco

W623 - Controparete W623 su laterizio forato da 8 cm con 1 cm di intonaco su entrambe le facce

K62 - Rivestimento K62 FIREBOARD su laterizio forato da 8 cm con 1 cm di intonaco sul lato non esposto al fuoco

EI90

EI90

EI12

0R

EI12

0

50x27 600 • 15 Con o senza lana

139 - minerale

50x50 600 • • 15 Con o senza lana

155 H ≤ 4,00 m minerale

50x27 600 • • 12,5 Con o senza lana

140 - minerale

- - • 12,5 - -valido fino al

(*) con botola d’ispezione

Ignilastra (GKF)

Ignilastra (GKF)

Fireboard

Fireboard

Ignilastra (GKF)

Ignilastra (GKF)

Ignilastra (GKF)

Fireboard 102

,5

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

Solu

zion

i Kna

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47

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

48

4.3.2 Determinazione in base ai risultati di

prova

Sono oggi disponibili i risultati sperimentali di

prove condotte nei laboratori autorizzati e con-

formi alla norma di prova europea UNI EN

1364-1, che si aggiungono alle prove di labo-

ratorio effettuate prima del 25/09/2007 ed

ancora in periodo di validità, condotte secon-

do la vecchia Circ. 91/1961.

Nel caso la prestazione antincendio di una

parete sia determinata sulla base di un rap-

porto di prova, la valutazione sarà fatta secon-

do le indicazioni dello stesso e tenendo in

considerazione quelle che possono essere le

varianti rispetto al campione testato.

Nel caso si faccia riferimento alle prove con-

dotte fino al settembre 2007 secondo Circolare

91, si dovranno comunque tenere in conside-

razione le possibilità di estensione del risultato

di prova per pareti e contropareti in cui, restan-

do costante o superiore a quello provato lo

spessore delle lastre di rivestimento, gli altri

parametri (spessore dell’intercapedine, inerzia

dei profili metallici, eventuale coibentazione in

lana minerale, …) sono migliorati, ai fini della

resistenza al fuoco, nella situazione reale

rispetto al campione sottoposto a prova. Per gli

aspetti dimensionali e, in particolare, l’aumen-

to di altezza della parete “reale” rispetto a quel-

la “provata”, si dovranno eseguire calcoli di

verifica statica sul dimensionamento delle ordi-

ture metalliche, con particolare riguardo, oltre

alla resistenza, anche alla deformazione.

Nel D.M. 16 Febbraio 2007 si traccia un

nuovo corso per la determinazione della resi-

stenza al fuoco degli elementi costruttivi (non

solo pareti) sulla base dei risultati di prova, si

fa infatti riferimento, così come nelle norme

europee, al “campo di applicazione diretta

del risultato di prova” ed al “campo di

applicazione estesa del risultato di prova”.

Nel caso di pareti, la norma UNI EN 1364-1

definisce il campo di applicazione diretta affer-

mando, al paragrafo 13, che:

“i risultati della prova di resistenza al fuoco

sono direttamente applicabili alle costruzioni

simili in cui siano state effettuate una o più delle

modifiche indicate nel seguito e che continuino

a rimanere conformi al codice di progettazione appropriato in termini di rigidità e stabilità:

a. Riduzione di altezza

b. Aumento di spessore del muro

c. Aumento di spessore dei materiali componenti

d. Riduzione delle dimensioni lineari dei riquadri o dei pannelli, ma non dello spessore

e. Riduzione dello spazio tra gli irrigidimenti

f. Riduzione della distanza tra i vincoli

g. Aumento di numero dei giunti orizzontali in caso di prova effettuata con un solo giunto a

distanza non maggiore di 500mm dal margine superiore

h. Uso di impianti ed accessori applicati alla superficie in caso di prova effettuata come illu-

strato nella fig. 10 (v.), con gli impianti o gli accessori a distanza non maggiore di 500

mm dal margine superiore

i. Giunti orizzontali e/o verticali, del tipo sottoposto a prova

Aumento di larghezza

La larghezza di una costruzione identica può essere aumentata se il provino sottoposto

a prova presenta una larghezza nominale minima di 3 m, con un bordo verticale non inca-

strato (libero).

Aumento di altezza

L’altezza minima di 3 m delle costruzioni sottoposte a prova può essere aumentata fino a 4

m nelle condizioni seguenti:

a) se la flessione laterale massima del provino non ha superato 100 mm;

b) se le tolleranze di espansione vengono aumentate proporzionalmente.

In caso di varianti al campione classificato che non rientrano nel campo di applicazione

diretta, il produttore è tenuto a predisporre il Fascicolo Tecnico ed a renderlo disponibile

al professionista per la sua certificazione (Campo di Applicazione Estesa D.M. 16/02/2007,

All. B, B.8).

4.3.3 Determinazione in base a confronti con tabelle

Una possibilità per la classificazione dei divisori verticali indipendentemente dalle prove spe-

rimentali è data dalle Tabelle contenute nell’Allegato D al D.M. 16/02/2007, nel quale sono

indicate alcune categorie di pareti alle quali, in funzione dello spessore e del tipo di rivesti-

mento protettivo adottato, viene assegnata una determinata Classe di resistenza al fuoco.

I rivestimenti protettivi sono due:

- intonaco normale, ovvero intonaco tipo sabbia e cemento, sabbia cemento e calce, sab-

bia calce e gesso e simili caratterizzato da una massa volumica compresa tra 1000 e

1400 kg/m3;

- intonaco protettivo antincendio, ovvero intonaco tipo gesso, vermiculite o argilla espansa

e cemento o gesso, perlite e gesso e simili caratterizzato da una massa volumica com-

presa tra 600 e 1000 kg/m3.

Con riferimento alle pareti in blocchi di laterizio, al comma D.4.1 del decreto si legge:

D.4.1 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore s di murature di bloc-

chi di laterizio (escluso l’intonaco) sufficienti a garantire i requisiti EI per le classi indicate

esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni:

- altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equi-

valente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m;

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

49

- presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero 20 mm sulla sola faccia

esposta al fuoco.

Supponiamo di dover adeguare la resistenza al fuoco EI120 di una parete non portante

in laterizio forato (% > 55%) alta 4,00 m con intonaco antincendio Knauf FP120.

Dalla tabella risulta che:

1. la parete deve avere spessore almeno 15 cm;

2. verificata la prima condizione la EI120 si ottiene applicando 1 cm di intonaco Knauf

FP120 per lato, ovvero 2 cm sul solo lato esposto al fuoco;

3. spessore complessivo della parete 17 cm.

Per le pareti in blocchi di calcestruzzo leggero, si fa riferimento alle indicazioni del comma D.4.2:

D.4.2 La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore s di murature di

blocchi di calcestruzzo normale (escluso l’intonaco) sufficienti a garantire i requisiti EI per

le classi indicate esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni:

- altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equi-

valente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m;

- facciavista o con 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero 20 mm sulla sola fac-

cia esposta al fuoco.

(*) Solo blocchi pieni (percentuale foratura < 15%)

Per le pareti in muratura resistenti al fuoco con funzioni portanti, poiché il D.M. non ha

previsto tabelle che contemplino questo caso, ne’ ha indicato metodi di calcolo alternati-

vi alle tabelle, e siccome il metodo sperimentale risulta inapplicabile alle costruzioni esi-

stenti, è stata successivamente pubblicata una Circolare del Ministero dell’Interno (del

15/02/2008 - Prot. 1968) dal titolo “Pareti di muratura portanti resistenti al fuoco”. Tale circolare reca

una tabella aggiuntiva in attesa della definizione dell’appendice nazionale dell’Eurocodice EN 1996-

1-2 (Progettazione delle strutture in muratura – parte 1-2: Regole generali – Progettazione struttu-

rale contro l’incendio). I dati della tabella possono essere utilizzati come riferimento per le murature

portanti nelle costruzioni che ospitino attività soggette ai controlli del Corpo nazionale dei Vigili del

Fuoco: si indicano infatti i valori minimi dello spessore delle murature, sufficienti a garantire i requisiti

REI per le classi indicate con le seguenti limitazioni:

- rapporto h/s ≤ 20

- h ≤ 8 m

dove h rappresenta l’altezza della parete tra due

solai o elementi di irrigidimento con equivalente

funzione di vincolo dei solai).

4.3.4 Determinazione in base ai risultati di

calcoli

In merito alla possibilità di pervenire alla certificazio-

ne di resistenza al fuoco di pareti divisorie portanti e

non con metodo analitico, la LCMI del 31/03/2010

Prot.5642, chiarisce come allo stato attuale, le uni-

che modalità attraverso cui è oggi possibile determi-

nare le prestazioni di resistenza al fuoco delle mura-

ture (portanti e non) sono quelle basate sui risultati

delle prove e sui confronti con tabelle, escludendo

quindi ogni altra forma di certificazione.

“Il D.M. 16 febbraio 2007, che ha aggiornato la

materia e recepito gli atti e le norme comunitarie

connesse alla resistenza fuoco, pur stabilendo in

linea generale che le prestazioni di resistenza al

fuoco di prodotti ed elementi costruttivi possono

essere determinate in base ai risultati di prove,

calcoli, confronti con tabelle (articolo 2 comma 2),

demanda la scelta del metodo alla esistenza di

norme condivise di riferimento al fine di garantire

uniformità e trasparenza negli atti nonché una più

efficace azione di controllo. Pertanto la possibilità

di utilizzo della specifica norma europea di riferi-

mento per la progettazione ed il calcolo delle

murature esposte all’incendio (EN 1996-1-2) è

attualmente rimandata al momento in cui sarà

disponibile l’apposita appendice nazionale”

(LCMI prot.5642 del 31/03/2010).

Blocco con percentuale di foratura > 55% Blocco con percentuale di foratura < 55%

Classe Intonaco normale Intonaco protettivo Intonaco normale Intonaco protettivo antincendio antincendio

30 s = 120 80 100 80

60 s = 150 100 120 80

90 s = 180 120 150 100

120 s = 200 150 180 120

180 s = 250 180 200 150

240 s = 300 200 250 180

Blocco con fori Blocco con fori

Blocco con fori mono/multi-camera o pieno

Classe monocamera multicamera o pieno Intonaco normale Intonaco protettivo antincendio

30 s = 120 100* 100* 80*

60 s = 150 120* 120* 100*

90 s = 180 150 150 120*

120 s = 240 180 200 150

180 s = 280 240 250 180

240 s = 340 300 300 200

Muratura Portante

Materiale Tipo di blocco Classi (REI)

30 60 90 120 180 240

Laterizio Pieno 120 150 170 200 240 300(foratura ≤ 15%)

Laterizio (*) Semipieno e forato 170 170 200 240 280 330(15% < foratura ≤ 55%)

Pieno, semipienoCalcestruzzo e forato 170 170 170 200 240 300

(foratura ≤ 55%)

Calcestruzzo Pieno, semipienoleggero (**) e forato 170 170 170 200 240 300

(foratura ≤ 55%)

Pietra Pieno, semipieno 170 170 250 280 360 400squadrata (foratura ≤ 15%)

(*) Presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero di 20 mm sulla sola faccia espostaal fuoco; i valori in tabella si riferiscono agli elementi di laterizio sia normale che alleggerito in pasta.(**) Massa volumetrica netta non superiore a 1700 kg/m3

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

50

4.3.5 Caratteristiche generali di pareti e

contropareti in lastre di gesso rivestito

(UNI EN 1364-1 Prove di resistenza al

fuoco per elementi non portanti)

Diamo di seguito alcuni criteri di buona pro-

gettazione delle pareti e delle contropareti, in

considerazione della loro prestazione di resi-

stenza al fuoco.

Ci riferiamo a “parti o elementi non portanti di

opere e prodotti afferenti” (pareti divisorie),

realizzate con Sistema a Secco ovvero con

lastre di gesso rivestito su orditura metallica

autoportante.

Le pareti e le contropareti con Tecnologia

Stratificata a Secco sono elementi costruttivi

composti da una struttura metallica di soste-

gno vincolata meccanicamente al pavimento

ed al soffitto su cui vengono avvitate una

o più lastre in gesso rivestito su ambo i lati

(pareti) su un solo lato (contropareti).

Nell’intercapedine interna è possibile inserire

del materiale isolante (in genere lana mine-

rale) per migliorare la resistenza termica del-

l’elemento tecnico.

Si possono ottenere, in funzione del tipo di

stratigrafia (tipo, sezione e numero di profili

per orditura, lastre di rivestimento, eventuale

materassino isolante), resistenze al fuoco

fino a 240 minuti.

In attesa della pubblicazione della nuova

norma UNI sulla corretta installazione delle

pareti leggere in lastre di gesso rivestito,

per le modalità di posa in opera di pareti e

contropareti Knauf si rimanda alle schede

tecniche (W11/W61) ed ai manuali di posa

(“Le Pareti”/”Le Contropareti”) consultabili

sul sito www.knauf.it.

Per dimensionare correttamente un sistema

parete o controparete che richiede determi-

nate prestazioni in termini di resistenza al

fuoco è necessario innanzitutto fare riferi-

mento ai rapporti di prova che mostrano le

dimensioni minime dei rivestimenti e degli

eventuali strati isolanti antincendio.

In Appendice sono riportate le tabelle in cui

si indicano le stratigrafie più comunemente

usate complete di schemi funzionali, dimen-

sione ed interasse dei profili metallici, spes-

sore delle lastre, peso totale del sistema e

la Classe di resistenza al fuoco (specifican-

do lo spessore e la densità del materiale

isolante utilizzato all’interno del campione

durante la prova sperimentale).

Particolari costruttivi

Profilo a “U”Profilo a “C”Vite punta chiodo

W112-C1 Giunto a TCollegamento a pavimentoW115-VU1

Uniflott/Fugenfüller

Vite punta chiodo

Profilo a “U”

Nastro vinilicomonoadesivo

Profilo a “C”Lastre Knauf

a20a20a

W112-BFU1

Profilo a “C”Striscia lastra Knauf

Se occorre profilo proteggibordo

Vite punta chiodo Vite finta rondellapunta teks a ≤ 500 mm

Giunto di dilatazionesu W112 per pareti REI

'a'1

0'2

0

aa

Vite autoperforante

W112 Giunto scorrevole su solaio massivo

Secondo NormaDIN 4102 / 4

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

51

Le prestazioni di una parete leggera o di una contro-

parete in lastre variano in funzione di:

1. Sezione ed interasse dei profili portanti

2. Tipologia delle lastre di rivestimento:

- Lastre antincendio F (GKF, GKFI, F-ZERO,

DIAMANT, Silentboard, Safeboard);

- Lastre in gesso-vermiculite rivestite con fibra di

vetro FIREBOARD;

- Lastre in gessofibra VIDIWALL.

3. Spessore delle lastre e numero degli strati di rivesti-

mento

4. Eventuale presenza di materiale isolante in interca-

pedine (generalmente lana di roccia) e sue caratte-

ristiche (densità, spessore)

Il corretto dimensionamento strutturale per le reali

dimensioni della parete dovrà tenere in particolare

considerazione il contenimento delle deformazioni

(1/300 dell’altezza libera di inflessione). Di conseguen-

za saranno dimensionati i profili montanti a C (sezione

e interasse), una eventuale carpenteria metallica di

supporto, le guide a U con ala di sezione maggiorata

rispetto allo standard (ala > 100 mm per pareti di altez-

za superiore a 7 m). Si farà inoltre ricorso a giunti tele-

scopici resistenti al fuoco (vedere anche le indicazioni

delle norme DIN).

Il Settore Tecnico Knauf fornisce, su richiesta, i calcoli

di dimensionamento statico per le pareti leggere in

lastre Knauf. I calcoli di verifica, in attesa di metodi

codificati ed approvati a livello nazionale e/o europeo,

sono condotti “a freddo”, tenendo anche in considera-

zione il comportamento sperimentale delle pareti sot-

toposte all’incendio in laboratorio.

Interasse

1.

2.

3.

4.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

52

- contenimento degli impianti nell’intercape-

dine, disassamento delle scatole elettriche

e loro protezione

La parete può contenere nella propria natu-

rale intercapedine il passaggio di cavi elet-

trici, con il vantaggio di non dover ricorrere

a scavi e ripristini (“tracce”) che invece, su

una parete in muratura, vanno necessaria-

mente ad intaccare la continuità e l’omoge-

neità della parete tagliafuoco. Prese, inter-

ruttori, scatole di derivazione, ecc…, pos-

sono essere ricavati in qualsiasi punto, a

patto che non ve ne siano in corrisponden-

za sul lato opposto della parete, e a condi-

zione di ripristinare la continuità del rivesti-

mento protettivo con spezzoni in lastre di

gesso rivestito o stucco a base gesso o il

posizionamento dietro alla scatola elettrica

di Knauf F-BOX (pannello in materiale intu-

mescente).

- protezione degli attraversamenti impiantistici

Parleremo più avanti di questo specifico

ed importante aspetto legato alla necessità

di attraversare talvolta le pareti con varchi

che consentano il passaggio di impianti

elettrici o termo-idraulici.

Ulteriori particolari costruttivi da tenere in

considerazione nella realizzazione di pareti

tagliafuoco sono descritti nella pagina suc-

cessiva.

Malta di gessodi spessore parial rivestimentoin lastre

Scatola elettrica

ca.1

00/1

00

Scatola fatta constrisce di lastreKnauf=spessoredel rivestimento

Rivestire con lostesso spessore del rivestimento

Cornice secondola profondità dellascatola

Incollare conmalta di gesso

Incollare conmalta di gesso

Vite da gesso

Scatola elettrica

Ø c

a.10

0/10

0

Esempi di protezione dal fuoco di scatole elettriche

Ricoprire il retro delle scatole elettriche con malta di gesso Rivestire il retro delle scatole elettriche intorno con lastre di gesso rivestito antincendio

Scatola elettrica

Vite da gessoo incollato conmalta di gesso

Scatola elettrica

Lana mineralecompressa(≥ 30 mm)Strisce di lastra

Knauf = spessoredi rivestimento

Lana minerale o strice di lastra

Scatoleelettriche

Solo per pareti ad orditura semplice

Inserimento di strisce di lastra dello stesso spessoredel rivestimento; incollare alla lastra retrostanteoppure fissare con delle viti da gesso. La strisciadeve coprire completamente la seguente area: min.500 mm sopra la scatola elettrica più alta, fino alpavimento e lateralmente fino ai profili.

Riempire l’intercapedine con lana minerale evitandoche possa scivolare. La lana minerale deve coprire per interola seguente area: fino a min. 500 mm sopra la scatola elettricapiù alta, fino al pavimento e lateralmente fino ai profili.La compressione dello strato di lana minerale isolante fino aduno spessore di ' 30 mm è ammissibile.*

* Spessore della lana minerale incm moltiplicata per la densità dellalana minerale in kg/m3 deve darecome risultato minimo )80.

Esempio: 6 cm x 30 kg/m3 = 180

S

Pareti secondo DIN 4102-4 con lanaminerale isolante punto di fusione 1000 °C

Scatola elettrica

Lana mineralecompressa(≥ 30 mm)

Gli strati isolanti necessari ai fini della protezione antincendio devonoessere mantenuti, però possono essere compressi fino a ' 30 mm.

Scatole elettriche, scatole per interruttori e di derivazione, ecc., possonoessere installate in qualsiasi punto delle pareti divisorie, ma non direttamenteuna di fronte all’altra.

Strato isolante di lana minerale secondo DIN EN 13162, paragr. 3.1.1

Classe di reazione al fuoco A)Punto di fusione ' )000° Csec. DIN 4)02-)7

Grafici schematici – tutte le dimensioni sono espresse in mm

Note

S

Nel caso di contropareti ad orditura metallica “autoportante”, Sistema Knauf W625, qualora la

controparete “reale” presenti un’altezza superiore rispetto a quella “provata” in laboratorio, si

dovranno eseguire calcoli di verifica statica sul dimensionamento delle orditure metalliche, con

particolare riguardo, oltre alla resistenza, anche alla deformazione.

Tale verifica non è necessaria per contropareti ad orditura metallica “con collegamento a

parete”, Sistema Knauf W623.

Si devono infine rispettare i criteri di “buona costruzione” della parete tagliafuoco, ovvero:

- rivestimento con lastre a giunti sfalsati e sfalsamento delle lastre strato su strato

Il sistema di montaggio delle lastre è normato dalla UNI 9154 ed anche dalla corrispondente

DIN 18181. Le specifiche tecniche per le pareti Knauf, nelle loro varianti dimensionali e di tipo

di rivestimento, sono inoltre indicate nelle rispettive schede tecniche, nonché nelle molte cer-

tificazioni di resistenza al fuoco di cui sono oggetto. Il Manuale di Posa Knauf “Le Pareti” è

inoltre una ricca fonte di informazioni sulla corretta posa in opera delle pareti in lastre Knauf.

E’necessario prestare particolare attenzione a che i giunti tre le lastre siano riempiti e stuccati a norma.

Nel caso di rivestimento in strato singolo bisogna sfalsare i giunti dei due strati contrapposti.

Nel caso di rivestimenti a più strati le fughe sono da sfalsare su ciascuno strato del rivestimento.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

53

- giunti di dilatazione della parete: per la

realizzazione dei giunti di dilatazione, è

necessario seguire gli schemi, indicati

dalla DIN 4102, riprodotti qui sotto.

- giunti fissi: giunti fissi stuccati su compo-

nenti massicci (ad es. muratura o setti in

cemento armato) sono da eseguire secon-

do le indicazioni degli schemi in basso

- giunti scorrevoli: giunti scorrevoli su com-

ponenti massicci ( muratura o cemento

armato ) sono da eseguire in conformità

agli schemi riprodotti di seguito, estratti

dalla DIN 4102.

Profilo a “U”Strato isolante

Vite punta chiodo

Profilo a “U”Profilo a “C”Vite puntachiodo

W112-D1 W112-C1 Giunto a TGiunto su pareteintonacataW112-A1

Uniflott/FugenfüllerTrennfix

Lastre Knauf

Tassello in nylonSigillante acusticoProfilo a “C”

Paraspigolo 31x31

Giunto ad angolo

Profilo a “U”

Profilo a “C”

Tassello Molly

Giunto a T con tasselload espansioneW112-C3

Profilo L 50/50

W112-C2 Raccordo a T conprofili angolari interni

Vite

Lastra Knauf

Profilo a “U”

W112 Giunto scorrevole resistente al fuoco W111 Giunto scorrevole resistente al fuoco

'a')

0'2

0

aa

Vite autoperforante

'a')

0'2

0

aa

Striscia dilastra Knauf

W112 Giunto scorrevole su solaio massivo W115 Giunto scorrevole a soffitto D112

Secondo NormaDIN 4102 / 4

Secondo NormaDIN 4102 / 4

Profilo guida Profilo guida

Profilo a ”U”

a20a20a

W112-BFU1

a 20 a 20 a

Profilo a ”C”Nastro vinilico monoadesivo

Striscia lastra Knauf

Giunto di dilatazione su pareteW115 e W116 per pareti REIW115-BFU1

Profilo a “C”Striscia lastra Knauf

Se occorre profilo proteggibordo

Vite punta chiodo Vite finta rondellapunta teks a ≤ 500 mm

Giunto di dilatazionesu W112 per pareti REI

W112 Giunto scorrevole resistente al fuoco W111 Giunto scorrevole resistente al fuoco

Profilo guida Profilo guida

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

- giunti a pavimento: giunti a pavimento sono

da eseguire come giunti fissi stuccati. Si può

rinunciare alla stuccatura quando il rivesti-

mento sia ben unito al sottofondo.

- sistemi di fissaggio: i sistemi di fissaggio devo-

no essere viti nel caso di supporti in acciaio,

mentre nel caso di struttura in legno e spes-

sori in blocchetti di lastre si usano viti, chiodi

o graffette: tutti questi tipi di fissaggio devono

essere conformi alle prescrizioni Knauf e a

quanto indicato nelle certificazioni di prova; in

particolare, ciascuno strato dei rivestimenti a

due o più strati deve essere fissato al suppor-

to rigido (generalmente orditura metallica).

- strati isolanti: dal punto di vista della resisten-

za al fuoco, il comportamento del gesso, che

per l’aumento di temperatura perde l’acqua

variamente legata, con conseguente transito-

rio termico senza aumento di temperatura

intorno ai 100°C e aumento della porosità del

materiale, è in generale sufficiente a fornire

l’isolamento termico fondamentale per la

caratteristica I (che è poi il limite che determi-

na la fine della prova per le pareti realizzate in

gesso rivestito). In tutte le pareti Knauf è

comunque possibile installare strati isolanti,

anche se non previsti dal certificato di prova:

devono essere però incombustibili (classe

A1) o almeno ininfiammabili in classe A2-

s1,d0 (D.M. 10/03/2005), in assenza di speci-

fiche richieste contenute nelle norme tecniche

verticali di prevenzione incendi. Per contribui-

re alla resistenza al fuoco devono inoltre

essere costituiti da materiali a base di fibre

minerali; avere punto di fusione superiore a

1000°C; essere ancorati o incastrati in modo

da non cadere.

Una garanzia è data per questo ultimo

aspetto dall’infilaggio a forza del pannelli

dello strato isolante tra i montanti, con com-

pressione fino a circa 1 cm.

I giunti degli strati isolanti devono essere a

tenuta. Le migliori condizioni dal punto di

vista della tecnica antincendio sono date da

strati isolanti senza giunti o in doppio strato

con giunti sfalsati.

4.3.6 Porte Tagliafuoco

Le pareti di compartimentazione con determinate caratteristiche REI possono prevedere

al loro interno la realizzazione di aperture: tali aperture devono, in generale, soddisfare a

loro volta le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco. La problematica principale è

costituita dall’accoppiamento dell’elemento fisso (parete) con l’elemento di chiusura

mobile (porta): un giunto non appropriato può non garantire le necessarie prestazioni di

tenuta al fuoco.

Le porte resistenti al fuoco sono classificate, ai fini della normativa antincendio, nelle

categorie E, EI e EW valide per gli elementi di separazione non portanti.

Le modalità di prova ed i criteri di classificazione antecedenti al D.M. 16 febbraio 2007

fanno riferimento alla norma UNI 9723 – “Resistenza al fuoco di porte ed altri elementi di

chiusura”.

Le norme di prova europee su porte tagliafuoco sono: UNI EN1634-1 e UNI EN 1363-1.

Salvo diversa indicazione dei decreti di prevenzione incendi la classe di resistenza al

fuoco richiesta per porte ed altri elementi di chiusura con la terminologia RE e REI sarà

da intendersi, con la nuova classificazione, equivalente a E ed EI2 rispettivamente.

Laddove nei decreti di prevenzione incendi di successiva emanazione sia prescritto l'im-

piego di porte ed altri elementi di chiusura classificati E ed EI2 potranno essere utilizza-

te porte omologate con la classificazione RE e REI.

54

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

55

4.3.7 Attraversamenti

La necessità di attraversare talvolta le pareti tagliafuoco con varchi che consen-

tano il passaggio di impianti elettrici o termo-idraulici costituisce non solo un

rischio d’incendio dovuto all’impianto stesso ma può anche essere causa di pro-

pagazione dell’incendio tra i diversi compartimenti.

In relazione al primo aspetto è compito del progettista dell’impianto attuare quel-

le disposizioni atte a limitare il rischio entro livelli accettabili adottando specifici

dispositivi, ad es. cavi antifiamma o non propaganti l’incendio, per prevenire l’in-

sorgenza dell’incendio.

Per quanto riguarda invece il secondo aspetto è necessario prevedere apposite

barriere passive in corrispondenza di tutti gli attraversamenti di solai e pareti divi-

sorie che delimitano un compartimento, con caratteristiche di resistenza al fuoco

almeno pari a quelle degli elementi costruttivi attraversati. In questo modo viene

ripristinata la continuità della compartimentazione.

Quindi per ogni elemento di compartimentazione occorre prevedere anche il rela-

tivo sistema di protezione del varco di attraversamento degli impianti. La scelta

del sistema di protezione – barriera passiva – da adottare dovrà essere condot-

ta con riferimento a soluzioni certificate in laboratorio che siano conformi alle reali

condizioni di esercizio. Ad esempio la protezione di un varco per il passaggio di

una canaletta portacavi su parete tagliafuoco in lastre in gesso rivestito dovrà

essere realizzata con barriere passive provate in laboratorio per lo stesso tipo di

attraversamento (canaletta portacavi) e sullo stesso supporto (parete in lastre di

gesso rivestito) in modo da poter verificare il corretto funzionamento di comparti-

mentazione del sistema parete+attraversamento+barriera passiva.

La norma di prova europea che definisce le modalità di prova in laboratorio per

la sigillatura degli attraversamenti è la UNI EN 1366-3: Prove di resistenza al

fuoco per impianti di fornitura servizi – Sigillatura degli attraversamenti.

Il Sistema di Protezione Passiva Knauf comprende un’ampia gamma di barriere

passive in materiali intumescenti totalmente incombustibili. I materiali intume-

scenti reagiscono alle alte temperature espandendosi velocemente e garantendo

una sigillatura perfetta nei confronti delle fiamme, dei fumi e del calore.

Sono disponibili i manicotti F-SLEEVE ed i collari F-COLLAR per l’attraversa-

mento di tubi combustibili, i sacchetti F-BAG ed i pannelli in lana minerale F-

PANEL con mastice intumescente F-COAT per la protezione di varchi per il pas-

saggio di canalette portacavi, i pannelli F-BOX da posizionare dietro le scatole

elettriche e di derivazione incassate in parete, il sigillante intumescente F-SEAL

per attraversamenti di singoli cavi elettrici e tubi metallici.

Tutte le soluzioni sono state certificate sperimentalmente su parete divisoria

Knauf REI120 in lastre in gesso rivestito.

N °1

N °2

N °3

N °4

N °5

N °7

N °6

N °8

N °9 N °1 0

N °1 1

N °1 3 N °1 2

N °1 4

Solu

zion

i Kna

uf

F-Collar®

F-Sleeve®

F-Bag®

F-Panel®

F-Box®

F-Seal®

Page 56: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

4.4 Controsoffitti

4.4.1 Principi generali

Nel campo delle compartimentazioni antin-

cendio orizzontali, ai solai vengono affidate

funzioni non più solo portanti: per adeguare

la resistenza al fuoco di strutture esistenti, o

per ottenere alte resistenze senza appesan-

tire troppo solai di nuova costruzione, pos-

sono essere utilizzati vari tipi di controsoffit-

ti.

Fanno eccezione una particolare categoria

di controsoffitti, detti a "membrana" (mem-

brane ceiling), che sono provati senza la col-

laborazione, ai fini della resistenza al fuoco,

di un solaio: in altre parole questi controsof-

fitti, limitatamente all'attacco del fuoco da un

lato (inferiore o superiore), o entrambi (infe-

riore e superiore), garantiscono da soli la

classe di resistenza al fuoco necessaria.

Il controsoffitto antincendio può, in pratica,

assolvere tre funzioni:

• adeguamento della resistenza al fuoco di

una soletta, incluse le caratteristiche di

tenuta ai fumi e alle fiamme e isolamento

termico funzione REI;

• adeguamento della resistenza al fuoco di

strutture portanti (travi o pilastri) o copertu-

re funzione R;

• compartimentazione tra il piano del contro-

soffitto e qualsiasi tipo di struttura, impian-

to o materiale posto al di sopra funzione

REI assolta dai controsoffitti a membrana.

Oltre a ciò ai controsoffitti può essere richie-

sto di adeguare la Classe di reazione al

fuoco della superficie alla quale sono appli-

cati: la normativa fa spesso riferimento per

alcune zone degli edifici (ad es. nelle vie di

fuga, o nei luoghi con alto rischio di incen-

dio) alla necessità di avere superfici in clas-

se 1 (Euroclasse A2-s1,d0, B-s1,d0) o 0

(Euroclasse A1).

La controsoffittatura può essere applicata in

aderenza al solaio oppure ribassata: l'inter-

capedine d'aria che si forma ha un'inerzia

termica che contribuisce ad aumentare la

protezione dal fuoco.

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

56

Il rivestimento può essere continuo o discontinuo:

• un rivestimento continuo può essere costituito

dal lastre stabilmente avvitate ad una struttura di

supporto, in modo da formare una superficie a

tenuta e non ispezionabile;

• un rivestimento discontinuo può essere realizza-

to con pannelli modulari appoggiati su una ordi-

tura di sostegno (che può rimanere in vista,

oppure essere nascosta dal bordo dei pannelli),

costituendo in tal modo una superficie non a

perfetta tenuta, ma ispezionabile.

La valutazione della resistenza al fuoco dei

controsoffitti si può conseguire attraverso il

metodo sperimentale e/o analitico nel caso di

controsoffitti con funzione R, ovvero di protezio-

ne dal fuoco di strutture portanti (travi e solai).

4.4.2 Determinazione in base ai risultati di

prova

Sono oggi disponibili i risultati sperimentali di

prove condotte nei laboratori autorizzati e

conformi alla norma di prova europea UNI

EN 1364-2, che si aggiungono alle prove di

laboratorio effettuate prima del 25/09/2007

ed ancora in periodo di validità, condotte

secondo la vecchia Circ. 91/1961.

Nel caso di controsoffitti, la norma UNI EN

1364-2 definisce il campo di applicazione

diretta affermando, al punto 13.3

Controsoffitti con fuoco da sotto, che “i

risultati (di prove condotte su campioni di

dimensioni almeno 4 x 3 m) possono essere

applicati a soffitti di qualsiasi dimensione pur-

ché la distanza fra i dispositivi di sospensio-

ne non sia maggiore a quella collaudata...”

In caso di varianti al campione classificato

che non rientrano nel campo di applicazione

diretta, il produttore è tenuto a predisporre il

Fascicolo Tecnico ed a renderlo disponibile

al professionista per la sua certificazione

(Campo di Applicazione Estesa).

4.4.3 Controsoffitti in lastre di gesso rive-

stito su orditura metallica

I sistemi Knauf per controsoffitti in gesso

rivestito sono oggetto di numerosi certificati

di prova italiani ed europei: le lastre in gesso

rivestito vengono applicate su una orditura

metallica semplice o incrociata, vincolata

mediante apposite sospensioni al solaio ed i

giunti vengono stuccati in modo da garantire

la massima tenuta al fuoco ed al fumo.

Nell’intercapedine interna è possibile inserire

del materiale isolante (in genere lana mine-

rale) per migliorare la resistenza termica del-

l’elemento tecnico.

Ai fini antincendio il rivestimento può essere

realizzato con lastre antincendio tipo GKF (F),

GKFI (HF), F-ZERO (F), DIAMANT (DHF),

SILENTBOARD (DF), SAFEBOARD (DF) o

lastre in gesso fibrorinforzato FIREBOARD®,

in vari spessori e stratificazioni.

Si possono ottenere, in funzione del tipo di

stratigrafia (tipo di solaio, tipologia di orditura,

lastre di rivestimento, eventuale materassino

isolante), resistenze al fuoco fino a 180

minuti e oltre.

Per una corretta individuazione della tipolo-

gia di controsoffitto necessaria per la prote-

zione dal fuoco di un solaio è necessario

innanzitutto fare riferimento ai rapporti di

prova che mostrano le caratteristiche del

campione sottoposto a prova (solaio+contro-

soffitto), quindi verificarne la congruità con

l’elemento strutturale effettivo da proteggere.

I controsoffitti in lastre di gesso rivestito su

orditura metallica semplice o doppia fissata

ad un solaio sono rappresentati dai sistemi

Knauf D111, D112, D113.

Per le modalità di posa in opera di controsof-

fitti Knauf si rimanda alle schede tecniche

(D11), al manuale di posa (“I Controsoffitti”)

consultabile sul sito www.knauf.it.

Solu

zion

i Kna

uf

Page 57: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Le prestazioni di un controsoffitto in lastre

variano in funzione di:

1. Tipologia di orditura metallica

Orditura metallica singola per controsoffitti in

aderenza al solaio tipo Knauf D111

Orditura metallica doppia sovrapposta per con-

trosoffitti ribassati dal solaio tipo Knauf D112

Orditura metallica doppia non sovrapposta

per controsoffitti ribassati dal solaio tipo

Knauf D113

2. Tipologia delle lastre di rivestimento:

Lastre antincendio F (GKF, GKFI, F-ZERO,

DIAMANT, SILENTBOARD, SAFEBOARD);

Lastre in gesso-vermiculite rivestite con fibra

di vetro FIREBOARD.

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

57

3. Spessore delle lastre e numero degli strati di rivestimento

4. Eventuale presenza di materiale isolante in intercapedine (generalmente lana di roc-

cia) e sue caratteristiche (densità, spessore)

Per un corretto dimensionamento del controsoffitto si dovrà tenere in considerazione la

Classe di Carico del controsoffitto, ovvero determinare il peso proprio del controsoffitto

costituito dalla struttura e dal rivestimento.

Definito a livello progettuale il tipo di rivestimento da realizzare, il peso proprio del con-

trosoffitto si determina dalla seguente tabella.

Per calcolare il peso del controsoffitto è necessario aggiungere al peso proprio ricavato

dal grafico, che comprende orditura metallica e lastre di rivestimento, i sovraccarichi

distribuiti (per esempio materiali isolanti appoggiati sulla struttura del soffitto) e concen-

trati (per esempio impianti, plafoniere e tubazioni appese al soffitto).

Esempio: un controsoffitto con rivestimento di una lastra di 12.5 mm pesa circa 14.5

kg/m2 e appartiene alla classe di carico ≤ 15 kg/m2; se inseriamo nell’intercapedine uno

strato di lana minerale di spessore 100 mm e densità 40 kg/m3, applichiamo un sovrac-

carico distribuito di 4 kg/m2: il peso totale diventa 18.5 kg e la classe di carico è quella

15 < p ≤ 30 kg/m2.

Per ogni classe di carico sono diverse le distanze tra i punti di sospensione e l’interasse

tra i profili dell’orditura.

Gli interassi comunque non dovranno essere superiori a quanto indicato nel rapporto di prova.

Si devono infine rispettare infine i criteri di “buona costruzione” del controsoffitto, ovvero:

- rivestimento con lastre a giunti sfalsati e sfalsamento delle lastre strato su strato

Nel caso di rivestimento in strato singolo bisogna sfalsare i giunti di testa delle lastre.

Nel caso di rivestimenti a più strati le fughe sono da sfalsare su ciascuno strato del rive-

stimento.

E’ necessario prestare particolare attenzione a che i giunti tra le lastre siano riempiti e

stuccati a norma.

Peso del controsoffitto e classe di carico (per la scelta dei fissaggi e il dimensionamento dell’orditura)

Solu

zion

i Kna

uf

Page 58: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

Le specifiche tecniche per i controsoffitti

Knauf, nelle loro varianti dimensionali e di

tipo di rivestimento, sono inoltre indicate

nelle rispettive schede tecniche, nonché

nelle molte certificazioni di resistenza al

58

fuoco di cui sono oggetto.

Il Manuale di Posa Knauf “I controsoffitti” è

inoltre una ricca fonte di informazioni sulla

corretta posa in opera dei controsoffitti in

lastre Knauf.

- contenimento degli impianti nell’intercapedine

Condizione per la validità dei rapporti di

prova è che il carico d'incendio, costituito

dai materiali infiammabili posti tra il solaio

ed il controsoffitto, sia nullo o molto limita-

to (minore o uguale a 7 kWh/m2 secondo

DIN). Quando queste condizioni non sono

verificate, cioè quando sono presenti

matasse di cavi, isolamento di tubazioni,

impianti costituiti da componenti infiamma-

bili, senza fonti di innesco, è necessario

prevedere un controsoffitto del tipo a mem-

brana, con resistenza al fuoco dal basso

verso l’alto.

Se invece, oltre al carico d'incendio, sono

presenti fonti di innesco, possono essere

utilizzati particolari controsoffitti a membra-

na, classificati da soli per la sollecitazione

d'incendio anche dal lato superiore.

Cavi, matasse di cavi, canaline ed altri

impianti come tubature e condotti ecc...

devono essere in generale fissati al solaio

con sostegni in materiale non combustibile,

in modo tale da non compromettere la resi-

stenza antincendio del controsoffitto nell'inter-

vallo di tempo di classificazione necessario.

- Botole di ispezione e plafoniere

In combinazione con tutti i sistemi di con-

trosoffitto Knauf in gesso rivestito sono

disponibili botole di ispezione.

È data così la possibilità di intervenire nel-

l'intercapedine anche nei controsoffitti con-

tinui. Le caratteristiche antincendio sono

documentate anche da certificati di prova

europei.

Allo stesso modo sono certificati i sistemi

di protezione dal fuoco delle plafoniere, in

grado di ripristinare la continuità della pro-

tezione al fuoco per controsoffitti modulari

dove vi sia la necessità di incastrare corpi

illuminanti.

Per approfondimenti si rimanda al par.

4.4.5 alle pagine successive.

Solu

zion

i Kna

uf

Page 59: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Ulteriori particolari costruttivi da tenere in considerazione nella realizzazione

di controsoffitti resistenti al fuoco sono di seguito descritti:

-giunti di dilatazione del controsoffitto: per la realizzazione dei giunti di dilata-

zione è necessario seguire gli schemi indicati dalla DIN 4102 e riprodotti qui

sotto.

-giunti fissi: gli agganci di un controsoffitto continuo in gesso rivestito a una

parete perimetrale devono sempre essere a tenuta. Questa è garantita se cor-

risponde agli schemi di seguito rappresentati (derivati dalla norma DIN 4102).

Maggiori informazioni circa la corretta esecuzione dei controsoffitti sono dispo-

nibili sulla Scheda Tecnica D11, disponibile anche su Knauf.it.

4.4.4 Controsoffitti speciali – Controsoffitti a membrana

Una particolare categoria di controsoffitti in gesso rivestito è

quella dei controsoffitti a membrana del tipo "membrane cei-

ling".

Per “Controsoffitto a membrana” si deve intendere un con-

trosoffitto con intrinseca resistenza al fuoco, ovvero con fun-

zione propria di compartimentazione (L.C.M.I. n.

DCPST/A5/283/FR del 16.01.2004).

I controsoffitti a membrana vengono sottoposti a prova da

soli, ovvero privi della presenza e quindi della collaborazio-

ne del solaio. In questi casi infatti il criterio di isolamento ter-

mico I (in genere il più gravoso, cioè quello che indica la fine

della prova per i controsoffitti continui) ed il criterio di tenuta

ai fumi e fiamme E vengono misurati direttamente sull'estra-

dosso del controsoffitto (e non sull'estradosso del solaio).

Tali sistemi hanno una propria intrinseca durata di resisten-

za al fuoco, indipendentemente dal supporto al quale sono

applicati: in pratica tali controsoffitti possono essere applica-

ti a qualunque tipo di struttura o solaio, garantendo sempre

la resistenza al fuoco.

Le applicazioni dei controsoffitti a membrana sono essen-

zialmente di tre tipi:

• adeguamento della resistenza al fuoco di solette o struttu-

re di bassa o difficilmente valutabile resistenza al fuoco,

non paragonabili alle solette standard oggetto delle prove

ordinarie;

• realizzazione di una compartimentazione orizzontale,

senza dover ricorrere ad una soletta tradizionale. Il caso

tipico più frequente si verifica nel caso di locali da compar-

timentare posti all’interno di capannoni industriali; quando

non è possibile arrivare con le pareti REI fino alla copertu-

ra, le pareti vengono interrotte ad una certa altezza e chiu-

se superiormente da un controsoffitto a membrana in

grado di garantire la continuità della compartimentazione

antincendio;

• realizzazione di un compartimento a soffitto, cioè nella

zona compresa tra l’estradosso del controsoffitto e l’intra-

dosso del solaio: la necessità si manifesta soprattutto

quando tale spazio è occupato da attraversamenti impian-

tistici con possibili fonti di innesco o quando il controsoffit-

to è passante sopra una parete di compartimentazione.

I controsoffitti a membrana a loro volta si suddividono in due

ulteriori categorie:

- controsoffitti a membrana che garantiscono la resistenza al

fuoco da un lato (dal basso)

- controsoffitti a membrana che garantiscono la resistenza al

fuoco da ambo i lati (dal basso e dall’alto – Soffitto

Autoportante Knauf D117).

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

59

Pendinodiametro 4 mm

Gancio conmolla tipo Plus

Lastra Knauf Fireboard®

mm 20

Solu

zion

i Kna

uf

Page 60: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

60

Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Prof

ili C

Plu

s (m

m)

Inte

rass

e so

spen

sion

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m)

Inte

rass

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rimar

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m)

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rass

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)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di controsoffitto Knauf Orditura metallica Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

EI60

EI12

0

60x27 600 1200 400 • • 2x15 (*)

D113 - Controsoffitto ad orditura metallica doppia non sovrapposta

D112 - Controsoffitto a doppia orditura metallica sovrapposta - Controsoffitto Membrane Ceiling

D117 - Controsoffitto Autoportante

REI

90R

EI12

0R

EI12

0

Con o senzalana minerale

Risultatodirettamenteapplicabile adimensionidiverse da

quelle testate

EI90 60x27 600 1200 400 • • 3x15

60x27 600 1200 400 • 2x25 (*)

50x27 600 750 400 • 2x20

50x27 600 750 400 • 2x25

C75 400 • 20

Con o senzalana minerale

Risultatodirettamenteapplicabile adimensionidiverse da

quelle testate

Con o senzalana minerale

Risultatodirettamenteapplicabile adimensionidiverse da

quelle testate

Con o senzalana minerale

Con o senzalana minerale

Con o senzalana minerale

-

-

-

valido fino al

valido fino al

valido fino al

Ignilastra(GKF)

Ignilastra (GKF)

Fireboard

Fireboard

Fireboard

(*) con botola d’ispezione

Fireboard

Solu

zion

i Kna

uf

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

61

Cla

sse

di R

esis

tenz

a al

Fuo

co

Prof

ili C

Plu

s (m

m)

Inte

rass

e so

spen

sion

i (m

m)

Inte

rass

e or

ditu

ra p

rimar

ia (m

m)

Inte

rass

e or

ditu

ra s

econ

daria

(mm

)

GKB

(A)

GKF

(F)

VID

IWAL

L

F-ZE

RO

(F)

FIR

EBO

ARD

Spes

sore

last

re (m

m)

Tipo di controsoffitto Knauf Orditura metallica Lastre Knauf Lana mineralenecessaria per la

protezione dal fuoco

Campo didiretta

applicazione

Validità delrapportodi prova

Reazione al fuocoA2-s1,d0 A1

spessore(mm)

densità(kg/m3)

REI

120

REI

120

50x27 600 400 - • • 15

D112 - Controsoffitto a doppia orditura metallica su “solaio con travi HEB160 e soletta in c.a. di 6 cm” - Ribassamento di 20 cm

D11 - Rivestimento FIREBOARD in aderenza su “solaio in laterizio armato 16+4 cm”

REI

120

REI

120

REI

120

Con o senzalana minerale

Risultatodirettamenteapplicabile adimensionidiverse da

quelle testate

REI

90 /

R90

50x15 600 400 - • 20

50x27 750 400 - • 15

50x27 750 900 400 • • 15(*)

50x27 750 900 400 • • 12,5

- - - - • 12,5

Con o senzalana minerale

Con o senzalana minerale

Con o senzalana minerale

Con o senzalana minerale

-

-

-

valido fino al

valido fino al

D111 - Controsoffitto a singola orditura metallica su “solaio con travi e tavolato in legno, senza massetto”

D111 - Controsoffitto a singola orditura metallica su “solaio prefabbricato tipo predalles, spessore 4+16+4 cm”

D112 - Controsoffitto a doppia orditura metallica su “solaio in laterizio armato di 16+4 cm” - Ribassamento di 15 cm

-

-

Risultatodirettamenteapplicabile adimensionidiverse da

quelle testate

valido fino al

valido fino al

D111 - Controsoffitto a singola orditura metallica su “solaio in laterizio armato 16+4 cm”

(*) con botola d’ispezione

Ignilastra(GKF)

Fireboard

Fireboard

Ignilastra(GKF)

Ignilastra(GKF)

Fireboard

Solu

zion

i Kna

uf

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

4.4.5 Soffitti modulari ispezionabili

I sistemi Knauf per soffitti modulari ispezio-

nabili sono stati sottoposti a numerose prove

di laboratorio secondo la nuova norma euro-

pea UNI EN 1364-2: per la corretta individua-

zione della tipologia di soffitto modulare

necessaria per la protezione dal fuoco di un

solaio è necessario innanzitutto fare riferi-

mento ai rapporti di prova che mostrano le

caratteristiche del campione sottoposto a

prova (solaio+soffitto), quindi verificarne la

congruità con l’elemento strutturale effettivo

da proteggere.

I soffitti modulari possono essere realizzati

con struttura metallica a vista, seminascosta

e/o nascosta ed in funzione del tipo di struttu-

ra cambia il bordo del pannello, ovvero bordo

dritto per struttura a vista e bordo ribassato

per struttura seminascosta e/o nascosta.

Ai fini antincendio i pannelli possono essere

in fibra minerale tipo AMF o gesso alleggeri-

to SOFIPAN in vari spessori, decori e bordi.

I pannelli Knauf AMF sono costituiti da fibre

minerali incombustibili con elevato punto di

fusione, legate e pressate insieme per otte-

nere alte densità e prestazioni di resistenza al

fuoco, per la maggior parte in classe A2-s1,d0

di reazione al fuoco.

I pannelli Knauf Sofipan sono costituiti da

gesso alleggerito armato con fibra di vetro, e

garantiscono elevate prestazioni di resistenza

al fuoco; classe A1 di reazione al fuoco.

Tipologia di pannello

Tipologia Fibra minerale Gesso alleggeritodi bordo Knauf AMF Knauf Sofipan

strutturaa vista

strutturasemi-nascosta

strutturanascosta

Per le modalità di posa in opera di soffitti Knauf si rimanda alla documentazione tecnica

ed al manuale di posa (“I Soffitti Modulari”) consultabile sul sito www.knauf.it.

Le prestazioni di un soffitto modulare a pannelli variano in funzione di:

1. Dimensioni, spessore, tipologia e decoro dei pannelli

2. Tipologia di struttura metallica / bordo del pannello

3. Ribassamento rispetto all’intradosso del solaio

4. Eventuale presenza di materiale isolante in intercapedine (generalmente lana di roccia)

e sue caratteristiche (densità, spessore)

In combinazione con i soffitti Knauf AMF sono testati al fuoco i sistemi di copri plafoniera

– detti Plafond Rei - in grado di ripristinare la continuità della plafonatura del soffitto dove

vi sia la necessità di incassare corpi illuminanti.

Le aperture dove alloggiano le plafoniere nei soffitti costituisco varchi attraverso i quali,

se non opportunamente trattati, l’incendio può propagarsi sottoponendo il solaio ad

importanti sollecitazioni termiche. Plafond Rei permette di ripristinare la continuità del sof-

fitto e garantire così le prestazioni di resistenza al fuoco certificate.

62

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaCompartimentazione

Reazione al fuoco A2-s1,d0 A1

Cla

sse

di R

esis

tenz

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Fuo

co

Prof

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1200

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AMF

THER

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mm

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MAT

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AMF

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m

AMF

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MIN

13

mm

YESI

FOR

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22 m

m

Tipo

di b

ordo

Tipo di controsoffitto Knauf Orditura metallica Pannelli Knauf - formato 60x60 cm

Protezionedelle

plafoniere

Validità delrapportodi prova

REI

120

24x38 900 1200 600 • •Bordo SK

PLAFONDREI

-

-valido fino al

-

-valido fino al

valido fino al

Soffitto modulare su “solaio con travi HEB200 e soletta in c.a. di 10 cm” - Ribassamento 20 cm

Soffitto modulare su “solaio con travi HEB200 e soletta in c.a. di 10 cm” - Ribassamento 25 cm

Soffitto modulare su “solaio prefabbricato in c.a. Predalles 5+15+5 cm” - Ribassamento 20 cm

Soffitto modulare su “solaio prefabbricato in c.a. Predalles 5+10+5 cm” - Ribassamento 20 cm

Soffitto modulare su “solaio con travi HEB200 e soletta in c.a. di 10 cm” - Ribassamento 30 cm

Soffitto modulare su “solaio in laterizio armato 20+4 cm” - Ribassamento 25 cm

REI

120

24x38 900 1200 600 • •Bordo SK

PLAFONDREI

REI

120

24x38 900 1200 600 •Bordo VT

PLAFONDREI

REI

120

24x38 900 1200 600 •Bordo SK

REI

180

15x38 900 1200 600 • •

Bordo VT

PLAFONDREI

REI

120

24x38 600 600 600 •

Bordo SF

REI

180

24x38 900 1200 600 •

Bordo SK

REI

180

24x38 900 600 - •

Bordo AW-GN

valido fino al

-

valido fino al-

Bordo VT

Solu

zion

i Kna

uf

63

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

25/09/2012

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio 1

64

5.1 Generalità

5.1.1 Introduzione

Le prestazioni delle strutture di acciaio in caso di incendio sono influenza-

te da un insieme di fattori, quali l’elevata conducibilità termica dell’acciaio,

il degrado delle sue caratteristiche meccaniche con l’aumento della tem-

peratura e gli esigui spessori dei profili, che possono comportare significa-

tive riduzioni di resistenza e di rigidezza durante lo sviluppo dell’in¬cendio.

Questi aspetti richiedono un’attenta progettazione per garantire la sicurez-

za in caso di incendio e l’impiego di adeguati rivestimenti protettivi nei casi

in cui è necessario garantire elevate prestazioni di resistenza al fuoco.

Alla base della progettazione delle strutture di acciaio in condizioni di

incendio è necessaria la definizione delle proprietà termiche e meccaniche

del materiale in funzione delle temperature. Nell’ambito del quadro nor-

mativo nazionale, la formulazione di queste proprietà è fornita nelle parti

fuoco dell’Eurocodice 3 (EN1993-1-2), a cui di seguito si fa riferimento.

5.1.2 Proprietà meccaniche degli acciai strutturali

Il legame costitutivo σ−ε dell’acciaio, sia in compressione che in trazione,

per una temperatura σ assegnata ha la forma rappresentata nella figura.1

ed è definito dalle relazioni analitiche della figura 2. Il legame è caratteriz-

zato dal classico tratto iniziale elastico-lineare, da una parte non lineare

compresa tra il limite di proporzionalità e lo snervamento, seguito da un

esteso tratto plastico (fino al 15% di deformazione) e da un ramo softening

linearizzato (fino alla deformazione ultima del 20%). I parametri che carat-

terizzano il legame σ−ε in funzione della temperatura corrente σ sono:

– modulo elastico nel tratto lineare, εa,fi ;

– limite di proporzionalità, fap,σ ;

– tensione di snervamento, fay,σ .

Si sottolinea che i legami tensione-deformazione dell’acciaio strutturale alle

elevate temperature forniti da EN 1993-1-2 e da EN 1994-1-2 sono validi

nel caso in cui la velocità di riscaldamento sia compresa tra 2 e 50 K/min.

Nella tabella 1 vengono forniti, in funzione della temperatura σ, i valo-

ri dei coefficienti riduttivi da applicare al modulo elastico εa ed alla ten-

sione di snervamento fay del materiale (valutati alla temperatura di

20°C) per ottenere le quantità precedentemente definite. Si osserva

che lo snervamento dell’acciaio fay,σ non patisce riduzione fino alla

temperatura di 400°C, mentre per la resistenza massima fau,σ la ridu-

zione inizia a partire dalla temperatura di 300°C. Dopo i 400°C la ten-

sione di snervamento e la resistenza massima sono assunte di ugua-

le valore e decrescenti con l’aumentare della temperatura. La riduzio-

ne del modulo elastico e del limite di proporzionalità dell’acciaio inizia-

no, invece, già a partire dai 100°C.

Nelle figure seguenti sono riportate la rappresentazione dei legami

tensione-deformazione e dei coefficienti riduttivi della resistenza e del

modulo elastico al variare della temperatura. Vale la pena di osserva-

re che ad una temperatura di 593°C, l’acciaio patisce una riduzione di

resistenza di circa il 50%.

Le relazioni precedentemente presentate sono valide per gli acciai al car-

bonio. La caratterizzazione degli acciai di tipo inossidabile viene fornita

nell’appendice C dell’EN1993-1-2, a cui si rimanda per maggiori dettagli.

1 - Il presente paragrafo è tratto dal libro “Progettazione di strutture in acciaio e compo-

ste acciaio-calcestruzzo in caso di incendio” (E. Nigro, S. Pustorino, G. Cefarelli, P.

Princi) edito da Hoepli (2009) su iniziativa di Fondazione Promozione Acciaio, a cui si

rimanda per maggiori approfondimenti.

Tensione σ

ƒay,θ*

E a,θ

εay,θ ≤ εε≤ εau,θ

III / plastico

0

Intervallodeformaz. Modulo elastico

E a,θ ε a,θ

II / ellittico

I / elasticoε ≤ εap,θ

εap,θ ≤ εε≤ εay,θ

(ƒap,θ - c)+ a2 - (εay,θ - εa,θ)2ba

con

a2 = (εay,θ - εap,θ)(εay,θ - εap,θ + c / E a,θ)

b2 = Ea,θ(εay,θ - εap,θ) c + c2

c = Ea,θ(εay,θ - εap,θ) - 2 ( ƒay,θ - ƒap,θ)

( ƒay,θ - ƒap,θ)2

a2 - (εay,θ - εa,θ)2a

b (εay,θ - εa,θ)

Tensione

I II I I I IV

σ a,θ

f ay,θ

f ap,θ

ε ap,θ ε ay,θ = 0,02

ε au,θ ε ae,θ

ε a,θ

Ellisse

Deformazioneα θ

E a,θ = tan α θ

Figura 1 Modello matematico per le relazioni tensione-deformazionedell’acciaio strutturale alle elevate temperature.

Figura 2 Relazione tra i vari parametri del modello matematico dellafigura 1.

Tabella 1 Fattori di riduzione per le relazioni tensione-deformazionedell’acciaio strutturale alle elevate temperature.

Temperaturaacciaio θ a [°C]

20 1,00 1,00 1,00 1,25

100 1,00 1,00 1,00 1,25

200 0,90 0,807 1,00 1,25

300 0,80 0,613 1,00 1,25

400 0,70 0,420 1,00

500 0,60 0,360 0,78

600 0,31 0,180 0,47

700 0,13 0,075 0,23

800 0,09 0,050 0,11

900 0,0675 0,0375 0,06

1000 0,0450 0,0250 0,04

1100 0,0225 0,0125 0,02

1200 0 0 0

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

5.2 Metodi di verifica degli elementi strutturali di acciaio

5.2.1 Introduzione

Ai sensi delle normative vigenti, in particolare dei decreti D.M.

16-02-07, D.M. 16-01-08 e nella norma EN 1993-1-2, l’analisi

strutturale in condizioni di incendio può essere condotta impie-

gando tre diversi tipi di analisi:

– analisi globale dell’intera struttura;

– analisi di parti della struttura o sottostrutture;

– analisi di singoli elementi.

La scelta del tipo di analisi dipende, oltre che da considerazioni

legate al tipo di struttura analizzata, anche dalla schematizzazione

adottata per la definizione dell’incendio di progetto, che può essere

fatta nell’ambito dell’approccio prescrittivo (curve di incendio

nominali) ovvero dell’approccio ingegneristico (curve di incen-

dio naturali). Anche la verifica di resistenza degli elementi strut-

turali di acciaio può essere effettuata secondo differenti approc-

ci, espressamente definiti nell’ambito delle normative vigenti, in

particolare nel D.M. 16-02-07 e nella norma EN 1993-1-2:

– metodo tabellare, definito per specifiche tipologie di ele-

menti strutturali;

– modelli di calcolo semplificato, definiti per specifiche tipo-

logie di elementi strutturali;

– modelli di calcolo avanzato, validi per la verifica dell’intera struttura, di parti

di struttura o di singoli elementi strutturali.

La metodologia di analisi (intendendo in questo caso il modello di calcolo e la

parte di struttura analizzata) e il tipo di incendio di progetto sono legati tra loro.

Nella tabella 2 si riportano i campi di applicazione suggeriti per i vari modelli di

calcolo in funzione del tipo di analisi strutturale e del tipo di incendio di progetto.

Tenute presenti le finalità del presente documento, nelle pagine seguenti si

fa riferimento ai metodi di verifica tabellari e semplificati, il cui campo di appli-

cazione è rivolto alla risoluzione di casi progettuali condotti nell’ambito del-

l’approccio prescrittivo, impiegando come incendio di progetto la curva tem-

peratura-tempo ISO 834 (incendio standard).

5.2.2 Metodo tabellare

Il D.M. 16 febbraio 2007 fornisce tabelle per il dimensionamento di elementi di

acciaio protetti. Queste danno direttamente il valore della resistenza al fuoco

di un elemento strutturale in funzione di un numero limitato di parametri.

Le tabelle si riferiscono esclusivamente alla valutazione della resistenza al fuoco

per esposizione alla curva di incendio standard ISO 834, limitatamente ai casi in

cui si possono escludere fenomeni di instabilità e con l’esclusione dei profili di

classe 4. Inoltre per le colonne valgono le seguenti limitazioni specifiche:

– lunghezza effettiva della colonna (da nodo a nodo) ≤ 4,5 m (per colonne

di piani intermedi);

– lunghezza effettiva della colonna (da nodo a nodo) ≤ 3,0 m (per colonne

dell’ultimo piano).

Analisi strutturale

Tabellari Standard No No

Standard StandardSemplificati Naturale Naturale No

(se disponibili) (se disponibili)

AvanzatiStandard Standard StandardNaturale Naturale Naturale

Metodi diverifica Elementi Sottostruttura Struttura completa

Lastre di gesso rivestito

Fattore di sezione (m-1)

Classe < 50 < 100 < 150 < 200 < 250 < 300

30st = 10 10 10 15 15 20sc = 10 15 15 20 20 25

60st = 10 15 20 25 25 30sc = 15 20 25 30 35 40

90st = 20 25 30 35 35 40sc = 25 30 35 40 45 50

120st = 25 35 40 55 45 50sc = 30 40 45 50 55 60

180st = 35 45 55 55 60 65sc = 45 55 65 65 70 -

240st = 45 55 65 70 - -sc = 55 70 - - - -

Lastra di gesso rivestito tipo antincendio caratterizzata da una massa volumica compresa tra 750 e 900 kg/m3

65

εay,θ εau,θ εae,θ

σ a,θf ay

1,251,2

1

0,8

0,6

0,4

0,2

02 4 6 8 10 12 14 15 16 18 20

εa,θ (%)

θa ≤ 300°C

350°C

400°C

500°C

600°C

700°C

800°C

900°C

II IIIa IIIb IV

<100°C

200°C300°C400°C

Figura 3 Rappresentazione grafica del legame tensione-deformazione dell’acciaio strutturale alle elevate temperature.

Figura 4 Fattori di riduzione della resistenza e della rigidezzaper l’acciaio strutturale.

Tabella 2 Campi di applicazione suggeriti

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

66

Le tabelle del D. M. 16 febbraio 2007 per le

strutture di acciaio non possono essere utiliz-

zate ai fini progettuali in quanto la loro validi-

tà è scaduta il 25 settembre 2010. Tuttavia

possono essere un utile strumento di predi-

mensionamento dei sistemi di protezione dal

fuoco da applicare alle strutture di acciaio.

5.2.3 Classificazione delle sezioni

È noto come le membrature di acciaio siano

dotate di un’intrinseca capacità plastica, gra-

zie alla duttilità del materiale acciaio.

Tuttavia, le parti compresse delle sezioni

rette (per effetto delle sollecitazioni di com-

pressione, flessione o pressoflessione) pos-

sono instabilizzarsi localmente, a causa del-

l’eccessiva snellezza: tale fenomeno prende

il nome di instabilità locale, che può verificar-

si anche prima del raggiungimento del limite

elastico della sezione. Per tenere conto del-

l’instabilità locale, l’Eurocodice 3 (EN 1993-

1-1, par. 5.5.2), così come le Norme

Tecniche per le Costruzioni (NTC2008, par.

4.2.3.1), introducono 4 classi di duttilità delle

sezioni rette degli elementi strutturali:

– Classe 1: quando la sezione è in grado di

sviluppare una cerniera plastica avente la

capacità rotazionale richiesta per l’analisi

strutturale condotta con il metodo plastico,

senza subire riduzioni della resistenza;

– Classe 2: quando la sezione è in grado di

sviluppare il proprio momento resistente pla-

stico, ma con capacità rotazionale limitata a

causa di fenomeni di instabilità locale;

– Classe 3: quando nella sezione le tensioni

calcolate nelle fibre estreme compresse pos-

sono raggiungere la tensione di snervamen-

to, ma l’instabilità locale impedisce lo svilup-

po del momento resistente plastico;

– Classe 4: quando nella sezione l’instabilità

locale, in una o più parti della sezione,

sopraggiunge prima dello snervamento di

una qualunque fibra.

In sostanza, per le sezioni di classe 1 e 2 è

possibile applicare il metodo plastico per la

valutazione della capacità portante delle

sezioni e delle membrature, sia pur con una

differente duttilità disponibile, che influenza

l’entità della ridistribuzione plastica delle sol-

lecitazioni in strutture iperstatiche.

La classe di una sezione dipende dalle carat-

teristiche geometriche delle parti che la com-

pongono (rappresentate dai rapporti c/t o d/t

tra dimensioni trasversali caratteristiche e

spessori delle singole parti dei profili), dal

tipo di sollecitazione a cui essa è sottoposta

e dalle caratteristiche meccaniche del mate-

riale impiegato. La classe di una sezione

compressa, inflessa o pressoinflessa corri-

sponde al valore di classe più alto tra quelli

dei suoi elementi componenti.

Di seguito si riportano le tabelle per la valuta-

zione della classe di duttilità delle parti com-

presse di una sezione (tratte da NTC2008). Il

parametro ε dipende dal tipo di acciaio impie-

gato, secondo la relazione seguente:

Nel caso della verifica di resistenza al fuoco è

necessario tenere conto della variazione delle

caratteristiche meccaniche dell’acciaio in fun-

zione della temperatura. In particolare, la ridu-

zione del modulo elastico dell’acciaio con la

temperatura, sempre maggiore della corri-

spondente riduzione della sua resistenza,

rende le membrature metalliche, nella condi-

zione di incendio, più sensibili all’instabilità

locale rispetto alla situazione a temperatura

ambiente. Per tenere conto di ciò, la classifi-

cazione delle sezioni in condizioni di incen-

dio viene fatta adottando un valore di ε ridot-

to rispetto a quello a temperatura ambiente,

ottenendo in tal modo valori di snellezza limi-

te più severi:

In generale la classificazione dovrebbe esse-

re fatta per ogni tempo t di esposizione all’in-

cendio, poiché durante l’incendio le sollecita-

zioni e la distribuzione delle tensioni nella

sezione variano: si può, tuttavia, accettare

una certa approssimazione e classificare

l’elemento per la funzione che esercita prin-

cipalmente (elementi soggetti essenzialmen-

te a flessione, elementi essenzialmente com-

pressi, ecc.), scegliendo ipotesi a favore di

sicurezza.

235

yfε =

2350, 85

yfε = ⋅

Figura 6 Instabilità locale di profili sottili

Figura 5 Diagrammi momento-curvatura(M-χ) per le diverse classi di sezioni

Classe 1Classe 2

Classe 3

Classe 4

M

Mpl

My

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* )ψ ≤ -1 si applica se la tensione di compressione σ ≤ fyk o la deformazione a trazione εy > fyk / E

Inflessione intornoall’asse

Inflessione intornoall’asse

Parti interne compresse

Classe Parte soggetta aflessione

Parte soggetta acompressione Parte soggetta a flessione e compressione

Distribuzionedelle tensioni

nelle parti(compressione

positiva)

Distribuzionedelle tensioni

nelle parti(compressione

positiva)

1

2

3

c

t

c

t

c

t

c t

c

t c

t

c / t ≤ 72 ε c / t ≤ 33 ε

c / t ≤ 83 ε c / t ≤ 38 ε

13α -1quando α > 0,5 : e / t ≤ 396 ε

αquando α ≤ 0,5 : e / t ≤ 36 ε

13α -1quando α > 0,5 : e / t ≤ 456 ε

αquando α ≤ 0,5 : e / t ≤41,5 ε

c / t ≤ 124 ε c / t ≤ 42 ε0,67 + 0,33 ψ

quando ψ > - 1 : e / t ≤ 42 ε

quando ψ ≤ - 1 * : e / t ≤ 62 ε (1 - ψ) (- ψ)

ε = 235 / f ykf yk 235 275 355 420 460

ε 1,00 0,92 0,81 0,75 0,71

fyk

fyk

fyk

fyk fyk

fyk

cc c ac

fyk

fyk

cc/2

fyk

c

fyk

c

ψ fyk

c

t

c t

Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

67

Figura 7 Massimi rapporti larghezza/spessore per parti compresse (da NTC2008)

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

68

Piattabande esterne

ClassePiattabande esterne

soggette a compressione Con estremità in compressione

Distribuzione delletensioni nelle parti

(compressione positiva)

1

2

3 c / t ≤ 14 ε

ε = 235 / f yk

f yk 235 275 355 420 460

ε 1,00 0,92 0,81 0,75 0,71

c

t t

c c

t tc

cc

αc

c

αc

c c c

Profilati laminati a caldo Sezioni saldate

Piattabande esterne soggette a flessione e a compressione

Con estremità in trazione

Distribuzione delletensioni nelle parti

(compressione positiva)

c / t ≤ 9 ε

c / t ≤ 10 ε

c / t ≤ 9 ε / α

c / t ≤ 10 ε / α

c / t ≤ 21 ε √ ke

c / t ≤ 9 ε / α √α

Per ke vedere EN 1993-1-5

c / t ≤ 9 ε / α √α

Angolari

Classe Sezione in compressione

Distribuzione delletensioni sulla sezione

(compressione positiva)

1

2

3

ε = 235 / f yk

f yk 235 275 355 420 460

ε 1,00 0,92 0,81 0,75 0,71

ε2 1,00 0,85 0,66 0,56 0,51

h

Riferirsi anche alle piattabande esterne (v. Tab 4.2.11)Non si applica agli angoli in contatto continuo con altri componenti

Sezioni Tubolari

Sezione inflessa e/o compressa

d / t ≤ 50 ε2

t b

dt

Classe

3 h / t ≤ 15 ε b + h / 2 t ≤ 11,5 ε

d / t ≤ 70 ε2

d / t ≤ 90 ε2 (Per d / t > 90 ε2 vedere EN 1993-1-6)

f yk

Figura 8 e 9 Massimi rapporti larghezza/spessore per parti compresse (da NTC2008)

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

69

5.2.4 Elementi tesi

Nell’ipotesi di temperatura uniforme nella sezio-

ne, la resistenza di progetto in caso di incendio

al tempo t di elementi tesi può essere determi-

nata in base alla resistenza alla temperatura

ordinaria secondo la formula seguente:

essendo:

il fattore di riduzione della tensione di

snervamento alla temperatura ı rag-

giunta dall’elemento al tempo t di

esposizione all’incendio;

la resistenza a trazione alla tempera-

tura ordinaria;

il coefficiente parziale di sicurezza per

la resistenza alla temperatura ordinaria;

il coefficiente parziale di sicurezza per la

resistenza in caso di incendio ( = 1.0).

Figura.10 Resistenza di elementi tesi (distribu-

zione di temperatura uniforme).

Sostituendo l’espressione della resistenza a

freddo nell’equazione precedente si ottiene:

in cui A è l’area della sezione retta della

membratura. In sostanza, la formula prece-

dente corrisponde allo sforzo normale plasti-

co di trazione valutato con riferimento alla

resistenza Aƒy, ridotta per effetto della tem-

peratura.

Se la temperatura non è uniforme nella

sezione trasversale dell’elemento, è possibi-

le suddividere la sezione in sotto-elementi, in

ciascuno dei quali si può assumere costante

la temperatura, e determinare la resistenza

della sezione al tempo t di esposizione all’in-

cendio come somma delle resistenze dei sin-

goli elementi:

Questa equazione si può applicare a rigore

solo se la distribuzione di temperatura sulla

sezione è simmetrica. In caso contrario il

baricentro della sezione è spostato rispetto a

quello che si ha in condizioni ordinarie e non

coincide con il punto di applicazione della

trazione, determinando così un momento

aggiuntivo.

Nell’ambito dei metodi semplificati, EN 1993-

1-2 propone la seguente relazione, in cui si

assume nella sezione una temperatura uni-

forme, uguale a quella massima:

Figura.11 Resistenza di elementi tesi (distri-

buzione di temperatura non uniforme).

5.2.5 Elementi compressi (colonne con

sezione di classe 1, 2 o 3)

La verifica di elementi compressi com-

prende la verifica nei confronti dell’insta-

bilità. Essa è condotta in modo simile al

procedimento utilizzato a temperatura

ordinaria, ma con alcune modifiche per

quanto riguarda le curve di stabilità assun-

te e la valutazione della snellezza delle

membrature. In generale la riduzione con

la temperatura del modulo elastico dell’ac-

ciaio determina la diminuzione del carico

critico euleriano durante l’incendio, con

una conseguente maggiore sensibilità ai

fenomeni di instabilità. D’altra parte, la

condizione di vincolo delle colonne può

variare favorevolmente durante l’incendio

grazie alla compartimentazione di piano,

ottenendosi una riduzione della lunghezza

libera di inflessione.

Figura.12 Colonna soggetta a carico assia-

le di compressione.

Il procedimento di verifica al tempo t di espo-sizione all’incendio delle colonne compressesnelle, nell’ipotesi di temperatura uniforme θ,si articola nei seguenti passi:

a) Determinazione del rapporto di snellezza

λ della colonna, con riferimento alle proprie-

tà del materiale a temperatura ambiente (EN

1993-1-1, par. 6.3.1.2) ed alla lunghezza

libera di inflessione per la situazione di

incendio:

essendo:

I il momento di inerzia della sezione;

A l’area della sezione;

E il modulo elastico dell’acciaio alla tempera-

tura ambiente;

fy la tensione di snervamento dell’acciaio alla

temperatura ambiente;

lfi la lunghezza di libera inflessione per la

situazione di incendio.

Nei casi in cui ogni piano può essere conside-

rato come un compartimento nei confronti

dell’incendio, le colonne del piano in cui si svi-

luppa l’incendio beneficiano di una maggiore

,0, , ,

,

Mfi Rd y Rd

M fiN k Nθ θ

γ

γ= ⋅ ⋅

,M fiγ

,0Mγ

RdN

,yk θ

,M fiγ

, , ,

,

yfi Rd y

M fi

fN A kθ θ

γ= ⋅ ⋅

, , , ,

,

yfi t Rd i y i

M fii

fN A k θ γ

= ⋅ ⋅∑

max, , ,

,

yfi t Rd y

M fi

fN A k θ

γ= ⋅ ⋅

y fi y

cr

A f l A fN E I

λπ

⋅ ⋅= = ⋅

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

70

rigidezza da parte dei vincoli di estremità (legata al fatto che gli ele-

menti del piano inferiore e/o superiore, rispetto a quelli del piano in

esame, non subiscono riscaldamenti). In base a tale considerazione,

nelle suddette ipotesi la lunghezza libera di inflessione di colonne

appartenenti ad un edificio controventato può essere posta uguale a

0,5·L (L altezza di interpiano) per ogni piano intermedio e 0.7·L per il

piano di copertura (EN 1993-1-2, par.4.2.3.2(7)). Anche se non espli-

citamente indicato nell’Eurocodice, è plausibile assumere per le

colonne al piano terra una lunghezza di libera inflessione pari a 0,5·L

o 0,7·L, a seconda dei vincoli presenti alla base delle colonne stesse.

b) Determinazione del rapporto di snellezza λθ della colonna alla

temperatura θ:

con

ky,θ coefficiente di riduzione della tensione di snervamento in fun-

zione della temperatura θ;

kE,θ coefficiente di riduzione del modulo elastico in funzione della

temperatura θ.

Si osserva che il rapporto di snellezza λ alle alte temperature

aumenta, a causa della riduzione del modulo elastico dell’acciaio (si

può notare come risulti ky,θ > kE,θ per temperature fino a circa 850

°C), rispetto al valore di λ calcolato con le caratteristiche meccani-

che a temperatura ambiente, ma con riferimento alla lunghezza libe-

ra di inflessione lfi propria della situazione incendio. Se, invece, si

considera che la lunghezza libera di inflessione lfi può essere infe-

riore rispetto a quella in condizioni di temperatura ordinarie, il rappor-

to di snellezza in condizioni di incendio potrebbe anche diminuire.

c) Calcolo della resistenza all’instabilità di progetto al tempo t di

esposizione all’incendio, fornita dalla formula:

in cui è il coefficiente riduttivo della resistenza plastica di

progetto ( ), che consente di tenere conto dei feno-

meni di instabilità globale dell’asta compressa. Esso è funzione del

rapporto di snellezza λθ alle alte temperature secondo la seguente

relazione:

dove:

con fy in N/mm2.

Le curve di instabilità nelle condizioni di incendio ( Xfi, λθ ), dipen-

denti dalla tensione di snervamento dell’acciaio alla temperatura di

20°C ( f y ), sono comprese tra la curva c e la curva d di instabilità

fornite da EN 1993-1-1 (2005) al paragrafo 6.3.1.2.

Figura.13 Lunghezza libera di inflessione di colonne in caso d’incendio.

Figura 14 Confronto tra curve di instabilità in condizioni di incendio e

in condizioni normali.

,

,

y

E

kk

θθ

θ

λ λ= ⋅

, , , ,

,

( )y

b fi t Rd fi yM fi

fN A kθ θχ λ

γ= ⋅ ⋅ ⋅

, ,/y y M fiA k fθ γ⋅ ⋅

( )fi θχ λ

( )2 2

1fi θ

θ θ θ

χ λφ φ λ

=+ −

( )20,5 1θ θ θφ α λ λ= ⋅ + ⋅ +

2350, 65

yfα =

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

71

Il procedimento di verifica dell’elemento compresso

deve essere applicato sia per instabilità lungo l’asse

forte che lungo l’asse debole della sezione, in quan-

to la condizione vincolare può essere differente nei

due piani. Se la temperatura dell’elemento non è uni-

forme, è possibile calcolare la resistenza all’instabili-

tà al tempo t per mezzo dello stesso procedimento

illustrato, utilizzando la temperatura massima della

sezione al tempo di esposizione t. Va, tuttavia, osser-

vato che quando la sezione presenta temperatura

non uniforme e non simmetrica rispetto agli assi prin-

cipali, il gradiente termico tra lembi contrapposti della

sezione (ad esempio le due ali del profilo) e lo spo-

stamento del baricentro della rigidezza rispetto al

baricentro geometrico della sezione, provocano cur-

vature e quindi inflessioni laterali, che incrementano

gli effetti del II ordine e possono aggravare il fenome-

no dell’instabilità. Tale fenomeno può essere mag-

giore dei benefici dovuti alla presenza di zone della

sezione a temperatura inferiore a quella di calcolo

e quindi più resistenti. Si conviene, allora, di accet-

tare l’approssimazione di considerare la sezione a

temperatura uniforme uguale a quella massima

solo nel caso di analisi eseguite per esposizioni alla

curva di incendio standard (EN 1993-1-2, par.

4.2.3.2(6)). Negli altri casi è possibile tenere conto

degli effetti di distribuzioni non uniformi di tempera-

tura per mezzo di modelli di calcolo avanzato.

5.2.6 Elementi sollecitati a flessione e taglio

(travi con sezione di classe 1, 2 o 3)

Anche il metodo per la verifica di elementi sogget-

ti a flessione e taglio è derivato dalle usuali formu-

lazioni utilizzate per la verifica a temperatura ordi-

naria. La trattazione riportata di seguito è limitata

al caso di ipotesi di distribuzione uniforme della

temperatura lungo l’altezza del profilato di acciaio.

Figura.15 Trave semplicemente appoggiata

soggetta a carico uniformemente distribuito e

diagrammi di momento flettente e taglio.

Resistenza a taglio

Il taglio resistente al tempo t di esposizione

all’incendio Vfi,t,Rd è dato da:

essendo:

ky,θ,web il fattore di riduzione della tensione di

snervamento alla temperatura media

ıweb dell’anima della sezione;

VRd la resistenza a taglio a temperatura

ordinaria calcolata in accordo all’EN 1993-1-1.

Figura 16 Calcolo plastico della resistenza a

taglio in condizioni di temperatura ambiente.

Resistenza a momento flettente

Occorre in generale verificare che al tempo t di

esposizione all’incendio risulti:

Il procedimento di calcolo del momento resi-

stente si differenzia a seconda che le sezioni

abbiano distribuzione di temperatura uniforme o

non uniforme. Nel caso di distribuzione unifor-

me di temperatura ı nella sezione al tempo t di

esposizione all’incendio, la resistenza a

momento flettente in condizioni di incendio è

data da:

essendo

MRd il momento resistente plastico o elastico

della sezione (a seconda della classe della

sezione), calcolato in accordo ad EN 1993-

1-1, eventualmente tenendo conto dell’ef-

fetto del taglio così come indicato in EN

1993-1-1;

ky,θ il fattore di riduzione della tensione di sner-

vamento corrispondente alla temperatura ı

della sezione.

Se la sezione retta dell’elemento è di classe

1 o 2, MRd è il momento resistente plastico

della sezione; invece, se la sezione retta del-

l’elemento è di classe 3, MRd corrisponde al

momento al limite elastico o di snervamento

della sezione.

Figura.17 Momento resistente plastico a tem-

peratura ordinaria per sezioni di classe 1 o 2.

Figura.18 Momento resistente elastico a

temperatura ordinaria per sezioni di classe 3.

Nella valutazione del momento resistente

a temperatura ordinaria MRd, va tenuta in

conto l’interazione taglio-momento nelle

sezioni in cui entrambe le sollecitazioni

sono presenti con valori significativi.

Infatti, la presenza della sollecitazione di

taglio influenza la resistenza a momento

dell’elemento. L’EN 1993-1-1 al paragrafo

6.2.8 prevede che se nella sezione in

esame la sollecitazione di taglio risulta

inferiore alla metà della resistenza a taglio

plastica della sezione, è possibile trascu-

rare l’effetto del taglio sulla resistenza a

momento, a patto che siano esclusi feno-

meni di instabilità per taglio. Quando l’ef-

fetto del taglio non può essere trascurato

(Vfi,Ed ≥ 0,5 • Vfi,t,Rd), la resistenza a

momento flettente deve essere calcolata

utilizzando una tensione di snervamento

, , ,fi Ed fi t RdM M≤

,0, , , , ,

,

Mfi t Rd fi Rd y Rd

M fiM M k Mθ θ

γ

γ≡ = ⋅ ⋅

,0, , , ,

,

Mfi t Rd y web Rd

M fiV k Vθ

γ

γ= ⋅ ⋅

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

72

ridotta per la sola area resistente a taglio:

con

essendo:

VEd il taglio sollecitante a temperatura ordi-

naria;

Vpl,Rd il taglio resistente plastico a tempera-

tura ordinaria calcolato in accordo all’EN

1993-1-1.

Figura.19 Distribuzione plastica delle tensioni

modificata per l’interazione taglio-momento.

Naturalmente, per tenere conto dell’intera-

zione taglio-momento, è necessario conside-

rare i valori del taglio, sia sollecitante che

resistente, nelle condizioni di incendio, intro-

ducendoli opportunamente nella formula

(Vfi,d / Vfi,t,Rd in luogo di VEd / Vpl,Rd ).

Per quanto riguarda le sollecitazioni di pro-

getto in condizioni di incendio, il loro calcolo

è effettuato in modo diverso in funzione della

classe di duttilità delle sezioni:

– Sezioni di classe 1: le sollecitazioni di pro-

getto, oltre che mediante un’analisi elastica,

possono essere ottenute per mezzo di

un’analisi plastica della struttura in cui si ha

ridistribuzione dei momenti a causa della for-

mazione delle cerniere plastiche. In tal caso

la resistenza della sezione è calcolata per

mezzo del modulo di resistenza plastico.

– Sezioni di classe 2: le sollecitazioni di proget-

to sono ottenute per mezzo di un’a¬nalisi ela-

stica della struttura, mentre la resistenza della

sezione può essere calcolata per mezzo del

modulo di resistenza plastico. In questo modo

l’analisi viene interrotta in corrispondenza della

formazione della prima cerniera plastica.

– Sezioni di classe 3: le sollecitazioni di progetto sono ottenute per mezzo di un’analisi elastica

della struttura e la resistenza della sezione è calcolata in funzione del modulo di resistenza elastico.

5.2.7 Elementi sollecitati a pressoflessione (sezioni di classe 1, 2 e 3)

Gli elementi soggetti all’azione combinata di sforzo normale di compressione e di momento flet-

tente sono verificati al tempo t di esposizione all’incendio mediante le seguenti disequazioni:

che si riferiscono rispettivamente alla verifica di resistenza a pressoflessione deviata con

instabilità assiale ed alla verifica in presenza di instabilità flesso-torsionale.

Figura.20 Colonna pressoinflessa.

Nelle formule precedenti le quantità presenti assumono il seguente significato:

Wy, Wz modulo resistente della sezione rispetto all’asse principale e secondario della

sezione, che corrispondono a Wpl,y e Wpl,z per sezioni di classe 1 o 2 ed a Wel,y

e Wel,z per sezioni di classe 3;

X min,fi valore minimo tra Xy,fi e Xz,fi per la verifica di instabilità;

I valori del coefficiente βM sono riportati nella tabella seguente.

Le formule precedenti sono calibrate sperimentalmente per le sezioni a doppio T laminate

a caldo. Nel caso di sezioni pressoinflesse il coefficiente βM dipende dalla forma del dia-

gramma dei momenti, mentre per le sezioni soggette solo a flessione si considera l’asta

con momento uniforme uguale a quello massimo.

( ), 1y red yf fρ= − ⋅

2

,

21Ed

pl Rd

VV

ρ ⋅

= −

, , , , ,

min, , , ,, , ,

1fi Ed y y fi Ed z z fi Ed

y y yfi y y y z y

M fi M fi M fi

N k M k Mf f f

A k W k W kθ θ θχγ γ γ

⋅ ⋅+ + ≤

⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅

, , , , ,

, , , , ,, , ,

1fi Ed LT y fi Ed z z fi Ed

y y yz fi y LT fi y y z y

M fi M fi M fi

N k M k Mf f f

A k W k W kθ θ θχ χγ γ γ

⋅ ⋅+ + ≤

⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅

,

, ,,

1 1LT fi Ed

LTy

z fi yM fi

Nk f

A k θ

µ

χγ

⋅= − ≤

⋅ ⋅ ⋅

, con , ,0,15 0,15 0,9LT z M LTθµ λ β= ⋅ ⋅ − ≤

,

, ,,

1 3y fi Ed

yy

y fi yM fi

Nk f

A k θ

µ

χγ

⋅= − ≤

⋅ ⋅ ⋅

, con ( ), , ,1, 2 3 0, 44 0, 29 0,8y M y y M yθµ β λ β= ⋅ − ⋅ + ⋅ − ≤

,

, ,

,

1 3z fi Ed

zy

z fi yM fi

Nk

fA k θ

µ

χγ

⋅= − ≤

⋅ ⋅ ⋅

, con ( ), , ,2 5 0,44 0,29 0, 8z M z z M zθµ β λ β= ⋅ − ⋅ + ⋅ − ≤ e , 1,1z θλ ≤

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

73

Tabella.5 Coefficiente correttivo per il momento uniforme equivalente

5.2.8 Elementi di classe 4

Il metodo semplificato fornito da EN 1993-1-2 per gli elementi di classe di duttilità 4 si ispi-

ra al metodo della temperatura critica e stabilisce che essi siano considerati verificati in

caso di incendio se la temperatura dell’acciaio non supera il valore di 350°C.

Ovviamente sono esclusi gli elementi soggetti a trazione, che possono fornire tutta la

loro resistenza plastica senza subire fenomeni di instabilità, e gli elementi che sono

soggetti a trazione con piccola eccentricità, per i quali tutte le parti che compongono

la sezione sono sottoposte a trazione. In questo caso la verifica si può fare in campo

elastico.

Un metodo analitico per determinare la resistenza al fuoco degli elementi di classe 4 è

riportato nell’Appendice E di EN 1993-1-2.

5.2.9 Temperatura degli elementi strutturali

La trasmissione del calore avviene attraverso tre meccanismi fondamentali: conduzio-

ne, convezione e irraggiamento.

Per poter determinare la temperatura degli elementi strutturali è necessario conoscere

le caratteristiche termiche dei loro materiali base e degli eventuali materiali di protezio-

ne dal fuoco che si trovano applicati sulla loro superficie.

In particolare è necessario conoscere:

densità [kg/m3];

calore specifico [J/(kgK)];

conducibilità termica [W/(mK)].

I procedimenti di calcolo previsti da

EN1991-1-2 e da EN1993-1-2 sono di tipo

avanzato o semplificato.

I modelli di tipo avanzato sono basati sul

metodo agli elementi finiti: le aste o le loro

sezioni trasversali vengono discretizzate in

un certo numero di elementi di tipo 3D o 2D.

Ad essi vengono applicate l’azione termica

dovuta all’incendio sotto forma di flusso ter-

mico o di curva di incendio e le condizioni al

contorno, ottenendo così la temperatura in

ogni elemento.

I metodi semplificati sono procedimenti di

calcolo basati su semplici equazioni che

permettono di determinare la temperatura in

modo approssimato: per le strutture di

acciaio, generalmente essi si basano sul-

l’ipotesi di temperatura uniforme su tutta la

sezione trasversale o nelle parti in cui essa

può essere suddivisa. Nel seguito sarà illu-

strato solo il metodo semplificato definito in

EN 1993.1.2.

Elementi non protetti

Gli elementi metallici sono caratterizzati da

spessori contenuti, in virtù dell’elevato rap-

porto resistenza/peso del materiale, e dalla

grande conducibilità termica dell’acciaio. Di

conseguenza negli usuali profili metallici, o

almeno nelle loro parti a spessore costante

e con condizioni di scambio termico omoge-

neo con l’ambiente esterno, si stabiliscono

distribuzioni di temperatura pressoché uni-

forme.

Pertanto, assunta uniforme la temperatura in

una generica parte del profilo metallico, l’in-

cremento di temperatura ∆θa,t del profilo non

protetto, durante un intervallo finito di tempo

∆t, può essere determinato ipotizzando che il

calore entrante attraverso la superficie espo-

sta nell’intervallo di tempo ∆t sia uguale al

calore necessario per aumentare la tempera-

tura dell’acciaio di ∆θa,t; da questa ipotesi si

Diagramma del momento flettente Coefficiente correttivo per momentouniforme equivalente βM

Momenti alle estremità

Momenti dovuti a carichi laterali nel piano

Momenti dovuti a carichi laterali nel piano ea momenti d’estremità

M1 ψ M1

-1 ≤ ψ ≤ 1

MQ

MQ

M1

MQ

∆M

∆M

∆M

∆M

MQ

MQ

MQ

β M,ψ = 1,8 - 0,7 ψ

β M,Q = 1,3

β M,Q = 1,4

βM = βM,ψ + MQ · (βM,Q - βM,ψ)∆M

M Q = |max M| dovuto al solo carico laterale

|max M|

|max M| + |max M|

per diagramma delmomento senzacambio di segno

per diagramma delmomento concambio di segno

∆M

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

74

ottiene la formula per la variazione di tempe-

ratura dell’acciaio fornita da EN 1993.1.2:

essendo

∆θa,t incremento di temperatura dell’acciaio

nell’intervallo di tempo tra t e t + ∆t [°C]

Am area della superficie laterale, per unità

di lunghezza, esposta all’incendio della

sezione trasversale [m2/m];

V volume per unità di lunghezza della

sezione trasversale [m3/m];

Am/V fattore di sezione della sezione tra-

sversale [m-1];

Ca calore specifico dell’acciaio [J/kgK];

ρa densità dell’acciaio [kg/m3];

hnet flusso di calore netto [W/m2];

∆t intervallo finito di tempo [s].

ksh coefficiente che tiene conto dello “sha-

dow effect”

Il parametro Am/V viene anche detto fattore

di sezione o di massività ed è definito come

il rapporto tra “l’area della superficie attraver-

so cui il calore viene trasferito all’acciaio” ed

il “volume di acciaio”. Nel caso di elementi

aventi sezione trasversale costante, il fattore

di sezione esprime il rapporto tra il perimetro

della sezione trasversale e l’area della sezio-

ne trasversale stessa. Il fattore di sezione è

rappresentativo della velocità con cui si scal-

da la sezione, o una sua parte, se esposta

ad un flusso termico e dipende dalle caratte-

ristiche geometriche della sezione stessa o

della sua parte. In pratica più è alto il fattore

di sezione, più velocemente si scalda la

sezione di acciaio.

Nell’Eurocodice 3 sono fornite anche le

espressioni per il calcolo semplificato del fat-

tore di sezione delle sezioni di acciaio più

comuni (vedi figura seguente).

Il coefficiente correttivo ksh relativo allo sha-

dow effect è legato al fatto che la quota di

calore trasmessa alla sezione per irraggia-

mento non può essere superiore a quella che

può passare attraverso la superficie del

parallelepipedo più piccolo circoscritto

all’elemento, che risulta inferiore rispetto allo sviluppo della superficie laterale del profilo

(vedi figura 22); l’espressione suggerita deriva da considerazioni conseguenti ai risultati

di prove sperimentali:

per sezioni a doppio T esposte a curva di incendio nominale

per le altre sezioni.

Figura 21 Fattore di sezione Am/V per elementi in acciaio non protetti (EN 1993-1-2, 2005).

Sezioni aperte esposte al fuoco su tutti i lati:

Am perimetro V

= area della sezione

t

Sezioni tubolari esposte al fuoco su tutti i lati:

Am 1 V

= t

Sezioni aperte esposte al fuoco su tre lati:

Am superficie esposta al fuoco V

= area della sezione

Sezioni tubolari (o sezioni scatolari saldate dispessore uniforme) esposte al fuoco su tutti ilati:

se t << b : Am 1 V

≈ t

ht

b

Sezioni ad I esposte al fuoco su tre lati:

se t << b :Am 1 V

≈ tƒ

tƒ b

Sezioni scatolari saldate esposte al fuoco sututti i lati:

Am 2 ( b + h ) V

= area della sezione

se t << b :Am 1 V

≈ t h

b

Angolari esposti al fuoco su tutti i lati:

Am 2 V

= t

t

Sezioni ad I con scatola di rinforzo esposteal fuoco su tutti i lati:Am 2 b+h V

= area della sezione

b

h

Piatti esposti al fuoco su tutti i lati:

Am 2 (b+t) V

= b • t

se t << b :Am 2 V

≈ t

Piatti esposti al fuoco su tre lati:

Am (b+2t) V

= b • t

se t << b :Am 1 V

≈ t

tb t

b

net,

/ma t sh

a a

A Vk h t

ρ

•∆ = ∆

]/[

]/[9,0

VAbVAk

m

msh =

0.9m b

shm

A Vk

A V = ⋅

m bsh

m

A Vk

A V

=

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

75

L’equazione finale, suggerita anche

dall’Eurocodice 3 (par. 4.2.5.2 dell’

EN1993-1-2) è:

con:

e:

Ap area della superficie interna del

materiale protettivo per unità di lun-

ghezza dell’elemento metallico;

V volume dell’elemento strutturale per

unità di lunghezza;

Ap fattore di sezione dell’elemento rive-

stito con materiale protettivo;

λp conducibilità termica del materiale

protettivo;

cp calore specifico del materiale protet-

tivo indipendente della temperatura;

ρp densità del materiale protettivo;

dp spessore del materiale protettivo;

θa,t temperatura dell’acciaio al tempo t;

θg,t temperatura del gas dell’ambiente al

tempo t;

∆θg,t incremento di temperatura dell’am-

biente al tempo t;

∆t intervallo finito di tempo.

Figura 22 Definizione del fattore ksh.

Dall’integrazione dell’equazione differenziale precedente si ottengono le curve di riscal-

damento delle sezioni di acciaio. Al fine di ottenere una buona attendibilità del metodo,

l’Eurocodice suggerisce di utilizzare un valore di ∆t non maggiore di 5 secondi.

Nella figura 23 seguente sono tracciate le curve di riscaldamento per elementi con diffe-

renti fattori di sezione, insieme alla curva di incendio standard ISO834. La distorsione in

corrispondenza di una temperatura di circa 750° C è dovuta alla forma della curva del

calore specifico dell’acciaio (avendo utilizzato le espressioni esatte del calore specifico in

funzione della temperatura).

Figura 23 Andamento della temperatura nel tempo per sezioni di acciaio con differenti

valori del fattore di sezione.

Elementi interni rivestiti con un sistema di protezione dal fuoco

Nel caso di profili rivestiti con un sistema di protezione dal fuoco, se la distribuzione di

temperatura può essere considerata uniforme nella sezione, l’incremento di temperatura

∆θa,t durante l’intervallo finito di tempo ∆t può essere determinato in modo concettualmente

simile a quello utilizzato per il caso di profilo non protetto.

1200

1000

800

600

400

200

0

0 15 30 45 60 75 90

tempo (min)

tem

pera

tura

(°C

)

ISO 834

[Am/V]=100

[Am/V]=200

[Am/V]=300

, , /10, ,

/ ( )( 1)

(1 / 3)

p p g t a ta t g t

p a a

A Vt e

d cφ

λ θ θθ θ

ρ φ

⋅ −∆ = ⋅ ⋅ ∆ − − ⋅ ∆

⋅ ⋅ +

p p p p

a a

c d A

c V

ρφ

ρ

⋅ ⋅= ⋅

V

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

76

Il fattore di sezione di elementi di acciaio protetti può essere facilmente ottenuto dalle for-

mule riportate nella figura 4.12 (tratta da EN1993-1-2, 2005):

Figura 23 Fattore di sezione Ap/V di elementi di acciaio protetti (EN1993-1-2).

Dall’integrazione dell’equazione precedente è possibile determinare la curva di riscalda-

mento degli elementi strutturali protetti. Al fine di ottenere una buona attendibilità del meto-

do, l’Eurocodice suggerisce di utilizzare un valore di t non maggiore di 30 secondi. Nella

figura seguente è riportato un esempio di curva di riscaldamento di un elemento protetto

esposto all’incendio standard ISO834, al variare dello spessore del rivestimento protettivo.

Figura 4.13 Andamento della temperatura nel tempo di un elemento di acciaio protetto con

spessore di protezione pari a 10, 20 e 30 mm (acciaio: IPE 300 – protezione: λp = 0,15 W/(mK),

cp = 1000J/(kg K), dp = 250kg/m3).

Disegno Descrizione Fattore di sezione (Ap / V)

Protezione aderentedi spessore uniforme,esposizione al fuoco

su tre lati

perimetro sezione di acciaio

area della sezione di acciaio

Protezione scatolare dispessore uniforme )1

Protezione scatolaredi spessore uniforme,esposizione al fuoco

su tre lati (1)

Protezione aderentedi spessore uniforme

2 (b+h)

area della sezione di acciaio

perimetro sezione di acciaio -b

area della sezione di acciaio

2 • h + b

area della sezione di acciaio

h

b

h

bc1 c2

b

h

b

h

bc1 c2

1200

1000

800

600

400

200

0

0 15 30 45 60 75 90 105 120 135 150 165 180

tempo (min)

tem

pera

tura

(°C

)

ISO 834

sp = 10 mm

sp = 20 mm

sp = 30 mm

5.2.10 l metodo della temperatura critica

Nell’EN1993-1-2, par. 4.2.4, viene fornito un

procedimento per il calcolo della resistenza

degli elementi strutturali nel dominio della

temperatura, che permette di individuare la

temperatura critica in funzione del solo fatto-

re di utilizzazione dell’elemento.

La temperatura critica della sezione è defini-

ta come la temperatura per la quale la resi-

stenza di progetto (Rfi,d) è uguale alla solle-

citazione di progetto (Efi,d) dovuta ai carichi

applicati in condizioni di incendio.

Il metodo della temperatura critica è basato

sul modello di calcolo semplificato per ele-

menti di acciaio riscaldati uniformemente.

Nella sua applicazione è importante tenere

conto del suo campo di applicazione, in

quanto esso non tiene conto dei criteri di

verifica legati alle deformazioni e quindi è

valido solo per gli elementi la cui resistenza

non è influenzata da fenomeni di instabilità o

svergolamento in condizioni di incendio.

La temperatura critica, è data dalla formula:

Il fattore di utilizzazione al tempo iniziale per

elementi tesi o inflessi di classe 1, 2 o 3 può

essere determinato come segue:

in cui:

Edfi è la sollecitazione di progetto in caso

di incendio;

Rd,fi,0 è il valore della resistenza di progetto

in caso di incendio al tempo t=0.

In alternativa, il fattore di utilizzazione può

essere ottenuto come:

dove:

ηfi è il fattore di riduzione dei carichi di

progetto per la situazione di incendio.

39.19 482cr 3,8330

1n 10,9674

θµ

= − +

l

0,,

,

0

fid

fid

RE

0

,

0

M

fiMfi

γ

γηµ ⋅=

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

77

Alcuni valori di temperatura critica in funzione del fattore di utilizzazione sono riportati

nella tabella seguente.

Tabella 6: Temperatura critica per differenti valori del livello di utilizzazione

5.2.11 Uno strumento applicativo: il Nomogramma

Il Nomogramma è uno strumento diffuso in Europa già da diversi anni, aggiornato a

seguito della pubblicazione delle parti degli Eurocodici dedicate alla verifica della resi-

stenza al fuoco delle strutture in acciaio. Esso (figura 21) è suddiviso in due quadranti:

- in quello a sinistra è rappresentato l’andamento della temperatura critica in funzione del fatto-

re di utilizzazione µ0 al tempo iniziale per alcuni valori del fattore di adattamento κ = κ 1•κ 2;

- in quello a destra sono rappresentate le curve della temperatura in elementi di acciaio

in funzione del tempo di esposizione all’incendio standard ISO 834, dedotte per valori

discreti del fattore di sezione e con riferimento sia ad elementi non protetti, sia ad ele-

menti protetti.

Figura.21 Nomogramma.

I due quadranti sono affiancati lungo l’asse delle temperature, il che consente di mettere in rela-

zione coefficiente di utilizzazione, tempo di resistenza all’incendio standard e fattore di sezione.

µ0 θcr (°C) µ0 θcr (°C) µ0 θcr (°C)

0,22 711 0,42 612 0,62 549

0,24 698 0,44 605 0,64 543

0,26 685 0,46 598 0,66 537

0,28 674 0,48 591 0,68 531

0,30 664 0,50 585 0,70 526

0,32 654 0,52 578 0,72 520

0,34 645 0,54 572 0,74 514

0,36 636 0,56 566 0,76 508

0,38 628 0,58 560 0,78 502

0,40 620 0,60 554 0,80 496

0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 15 30 45 60 75 90 105 120 [minuti]

900

800

700

600

500

400

300

200

100

102000

150012001000

800700

600

500

400350300

250

200

150

100

300 200 100 60 40 30 25 20 15

κ0,60,70,851,0

µ0

Temperatura [°C]

Sezioni non protette AmV sb

Resistenzaal fuoco

Sezioni protetteA

pVλ

p

dp

Il metodo, sia per le travi che per le colonne,

è basato in sostanza sulla determinazione

della temperatura critica θcr, definita attraver-

so il grado di utilizzazione µ0 dell’elemento.

A causa delle ipotesi semplificative introdot-

te, generalmente è possibile utilizzare il

Nomogramma per il dimensionamento o la

verifica preliminare della resistenza al fuoco

di travi e colonne in acciaio, sia protette che

non protette. La procedura non sostituisce,

comunque, il procedimento completo indica-

to in EN 1993-1-2, cui è necessario fare rife-

rimento nel caso più generale in cui non sono

verificate le ipotesi principali e le limitazioni di

impiego.

Ipotesi generali

Il procedimento di calcolo semplificato è

applicato ad elementi sottoposti a trazione

pura, flessione pura o compressione pura. Il

metodo non è applicabile ad elementi sog-

getti a sollecitazioni composte e a fenomeni

di svergolamento. Non sono inclusi metodi di

calcolo validi per elementi con sezione com-

posta acciaio-calcestruzzo.

Il metodo si basa sull’equazione fondamen-

tale per la verifica delle sezioni in acciaio nel

dominio della temperatura:

La temperatura critica della sezione è defini-

ta come la temperatura per la quale la resi-

stenza di progetto è uguale alla sollecitazio-

ne dovuta ai carichi applicati.

Le ipotesi principali per l’applicazione del

Nomogramma sono quelle valide nell’ambito

del metodo di calcolo semplificato per singo-

li elementi:

- la curva di incendio impiegata nel calcolo è

la curva temperatura-tempo nominale stan-

dard (ISO834);

- la temperatura è uniforme sull’elemento

strutturale ad ogni istante;

- si trascurano gli effetti delle dilatazioni ter-

miche;

- per le sezioni di classe di duttilità 4 la tem-

peratura critica è 350°C;

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

78

Per poterla utilizzare devono essere determinati i valori dei parametri e .

- Determinazione della snellezza adimensionale:

- Determinazione della tensione critica di compressione:

- Dalla tabella si ottiene la temperatura critica: Tcr = 544 °C.

- Fattore di sezione modificato per elementi protetti:

- Dal Nomogramma la temperatura critica è raggiunta con un tempo di esposizione pari

a tes = 102 min, per cui la resistenza al fuoco è classificata R90

Dimensionamento dello spessore di rivestimento in lastre antincendio Knauf GKF

(F) al fine di garantire una protezione passiva dal fuoco R90 di una trave IPE300

Dati: Resistenza al fuoco, sollecitazioni in caso di incendio.

Trave soggetta a flessione IPE300 (S275). Sono esclusi fenomeni di svergolamento per-

ché la trave è connessa ad una soletta in c.a. Resistenza richiesta R90.

M fi, Ed = 79 kN • m momento flettente in caso di incendio

Risultato: Spessore di rivestimento protettivo in lastre antincendio Knauf GKF (F).

Procedimento di calcolo: Il calcolo viene svolto con l’ausilio del Nomogramma.

- il procedimento è valido per tutti i tipi di

acciaio indicati in EN 10025.

Poiché tra le ipotesi del metodo c’è l’assun-

zione di trascurare gli effetti delle dilatazioni

termiche (azioni indirette), le sollecitazioni di

progetto sono costanti e corrispondenti a

quelle calcolate alla temperatura iniziale con

riferimento alla combinazione di carico per la

situazione eccezionale di incendio, da deter-

minare con una classica analisi delle solleci-

tazioni a temperatura ordinaria.

5.3 Esempi di applicazione dei metodi

semplificati di verifica strutturale

Nel seguito sono illustrati due esempi di

applicazione dei metodi semplificati di verifica

degli elementi strutturali di acciaio, per i quali

è stato fatto riferimento al Nomogramma al

fine di snellire i calcoli eseguiti.

I valori delle caratteristiche termiche dei

materiale di protezione dal fuoco sono pura-

mente ipotetici: essi dovranno essere definiti

sulla base di dati sperimentali ricavati ai

sensi delle norme vigenti.

Determinazione della resistenza al fuoco

di una colonna in acciaio HEA300 rivesti-

ta con lastre antincendio Knauf GKF (F)

Dati di ingresso: Sollecitazione in caso di

incendio, spessore e tipo di rivestimento pro-

tettivo, fattore di sezione

Colonna HEA300 (S 235) rivestita sui 4 lati con

2 lastre antincendio Knauf GKF (F) spesso-

re 15+15 mm (dp = 30 mm, λp = 0.2 W/(m·K).

Lunghezza di libera inflessione lfi = 4 m.

N fi, Ed sforzo normale in caso di incendio

Risultato: Determinazione della resistenza

al fuoco dell’elemento strutturale

Procedimento di calcolo:

Il calcolo può essere svolto utilizzando le

tabelle per la verifica delle colonne compres-

se fornite dal Nomogramma. In particolare in

questo caso deve essere utilizzata la tabella

corrispondente all’acciaio S 235.

Temperatura critica θa - S235

400°C 500°C 600°C 700°C 800°C 900°C

λ (20°C) ƒ'y,θ,λ [N/mm2]

0,0 235 183 110 54 26 140,1 218 171 102 50 24 130,2 202 159 94 46 22 130,3 187 147 87 42 21 120,4 171 136 80 38 19 110,5 156 124 72 34 18 100,6 140 113 65 30 16 100,7 126 102 58 26 15 90,8 112 91 51 23 13 80,9 99 81 45 20 12 71,0 88 73 40 18 11 71,1 78 65 35 16 9 61,2 70 58 31 14 8 61,3 62 52 28 12 8 51,4 56 47 25 11 7 51,5 50 42 22 10 6 41,6 45 38 20 9 6 41,7 41 35 18 8 5 41,8 37 31 17 7 5 31,9 34 29 15 7 4 32,0 31 26 14 6 4 3

9,93235

9,931 =⋅=yf

λ

57,09,930749,0

4

1

)20( =⋅

=⋅

=°λ

λil fi

C

2,

,,95

11250

1065000 mmNA

Nf Edfi

y===′

λθ

KmWdV

A

p

pp ⋅=⋅=⋅ 370003,0

2,0105

λ

)20( C°λ λθ ,,yf ′

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

79

- Si determina il fattore di utilizzazione:

La sezione è di classe 1 in caso di flessione

pura (è possibile usare il modulo di resisten-

za plastico Wpl)

- Si determina il coefficiente κ

κ = κ1•κ2= 0,7 (non protette esposte su tre lati)

- Dal grafico di sinistra del Nomogramma si

ottiene la temperatura critica: Tcr = 662 °C

- Fattore di sezione: 188 m-1.

- Dal grafico di destra del Nomogramma si

ottiene che la temperatura critica è raggiun-

ta con un tempo di esposizione al fuoco

pari a tes = 14 min.

La sezione non risulta verificata perciò alla

trave IPE300 sarà applicato un rivestimento

scatolare protettivo in lastre antincendio

Knauf GKF (F) (caratteristiche termiche trat-

te da UNI 9503 λp = 0,2 W/(m·K)).

Per determinare lo spessore in lastre Knauf

GKF (F) necessario occorre effettuare i

seguenti passaggi:

- Si determina κ = κ1•κ2= 0,85 (protette espo-

ste su tre lati)

- Dal grafico di sinistra del Nomogramma si

ottiene la temperatura critica: Tcr = 633 °C

- Per garantire una temperatura dell’ele-

mento inferiore alla temperatura critica per

un tempo di esposizione di 90 min occorre

adottare un fattore di sezione modificato

= 1070

Da cui si ricava lo spessore del rivestimento

protettivo in lastre Knauf GKF (F):

Pertanto per garantire la R.90 alla trave

IPE300 occorre utilizzare 2 lastre Knauf GKF

(F) spessore 15+12,5 mm.

457,0275004,628

7900000, =⋅

=⋅

=ypl

dfio fW

KmWddV

A

pp

pp ⋅=⋅=⋅ 310702,0

139λ

mmmd p 26026,0 ≅=

5.4 Procedimento di prova e valutazione ai sensi di ENV 13381-4 (2002) “Metodi di

prova per la determinazione del contributo alla resistenza al fuoco di elementi

strutturali. Protezione applicata ad elementi di acciaio”

La norma ENV 13381-4 fornisce la metodologia di prova per la determinazione dello

spessore dei materiali di protezione dal fuoco applicati ad elementi in acciaio, travi e

colonne, in aderenza o ad una distanza dal profilo inferiore a 5 mm.

La valutazione dell’effetto dei sistemi di protezione dal fuoco sugli elementi strutturali si

compone di due fasi:

• prove sperimentali, da eseguire in forno secondo procedure standardizzate;

• elaborazione dei dati sperimentali (Assessment) per ottenere le informazioni necessa-

rie per estendere i risultati ai casi reali

Sono previste tre serie di campioni:

• la serie di campioni per la verifica di stickability, ovvero la determinazione dell’efficacia

dell’adesione e dell’aderenza del sistema protettivo all’elemento strutturale al quale è

imposta una deformazione iniziale

• la serie minima di campioni non caricati;

• la serie di campioni integrativi.

I campioni provati sono travi e colonne in acciaio tipo I e H, caricati e non caricati.

E' raccomandato che la prova continui fino a che si raggiunga la temperatura nell’acciaio di 750°C.

p

pp

dVA λ

⋅ So

luzi

oni K

nauf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

80

Metodi di valutazione

I risultati delle prove, che sono costituiti dalle

temperature registrate sui campioni in varie posi-

zioni durante tutta la durata della prova, devono

essere rielaborati per poter valutare il comporta-

mento del protettivo nelle situazioni reali.

La norma fornisce i seguenti metodi di analisi:

• metodo delle equazioni differenziali con Ï variabile

• metodo delle equazioni differenziali con Ï costante

• metodo della regressione numerica

• metodo grafico

Col metodo della regressione numerica si definisce una equazione che esprime il tempo

necessario per raggiungere una determinata temperatura di progetto in funzione dello

spessore del protettivo e del fattore di sezione.

Il metodo grafico si basa sul tracciamento di una serie di curve che permettono di inter-

pretare il corretto contributo del protettivo.

I risultati vengono poi espressi in Tabelle nelle quali in funzione del fattore di sezione

sono indicati gli spessori protettivi necessari affinché la temperatura nell’acciaio si man-

tenga al di sotto del valore di progetto.

Temperature 350 400 450 500 550 600 650 700

di progetto °C

A/V [m-1] Spessore del materiale di prevenzione antincendio necessario per garantire che la temperatura rimanga al di sotto della temperatura di progetto

≤ 50 ≥ 20 ≥ 1551-60

≥ 20≥ 20

≥ 15 ≥ 15≥ 15

61-80 ≥ 25

≥ 2081-100

≥ 20

101-120 ≥ 20

121-140≥ 20

141-160≥ 25

161-180181-200201-220

≥ 25≥ 25

221-240 ≥ 25 ≥ 25241-260 ≥ 25261-280

≥ 30 ≥ 25

281-300301-320

≥ 30

321-340341-360 ≥ 30

Classe di resistenza al fuoco R 60

Colonne non caricate. Isolamento termico, installazione piastra di copertura e posizione termocoppie

Travi caricate con posizione termocoppie

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

Applicabilità dei risultati a profili con sezioni generiche

I risultati dell’assessment sono direttamente applicabili a profili in acciaio con sezione tipo I ed H.

Sezioni angolari, a T e a C

Le sezioni aperte a C, a T e gli angolari presentano un fattore di sezione anche elevato

che può richiedere spessori eccessivi di materiale protettivo al fine di garantire la resi-

stenza al fuoco richiesta.

In questi casi è consigliabile fare riferimento all’Eurocodice 3 UNI EN 1993-1-2.

Profili cavi in acciaio a sezione quadrata, rettangolare e circolare

(Profili SHS)

Nel caso di protettivi scatolari, come nel caso di lastre in gesso rivestito, lo spessore

di protezione da applicare alle sezioni tubolari è uguale a quello che dovrebbe essere

applicato a una sezione doppio T di uguale fattore di sezione.

Dimensionamento degli spessori protettivi – Utilizzo delle tabelle

Le tabelle contenute nell’Assessment permettono quindi al professionista di dimensiona-

re gli spessori dei materiali protettivi al fine di garantire la resistenza al fuoco di progetto.

I passi da compiere sono:

1. Si determina la temperatura di collasso dell’elemento strutturale in base alle condizioni

di carico e allo schema di vincolo

2. Si determina il fattore di sezione del profilo protetto in funzione dell’esposizione al

fuoco (su tre o quattro lati)

3. Nota la classe di resistenza al fuoco R., in base ad uno dei diagrammi caratteristici

del prodotto protettivo adottato ne individua lo spessore

Classe di resistenza al fuoco R 90

Temperature 350 400 450 500 550 600 650 700

di progetto °C

A/V [m-1] Spessore del materiale di prevenzione antincendio necessario per garantire che la temperatura rimanga al di sotto della temperatura di progetto

≤ 50≥ 30

≥ 25 ≥ 25 ≥ 25

≥ 20 ≥ 2051-60 ≥ 30

≥ 25 ≥ 25≥ 20

61-80 ≥ 30≥ 25

81-100 ≥ 30101-120

≥ 30

121-140 ≥ 30141-160 ≥ 35

≥ 30

161-180 ≥ 30181-200201-220221-240

≥ 35≥ 35

241-260 ≥ 35

≥ 35261-280 ≥ 35281-300

≥ 40≥ 35

≥ 35301-320321-340341-360

Esempio:

Protezione R.90 di trave IPE240

Fattore di sezione A/V= 153m-1

(riv. su 3 lati)

Temp. Critica di progetto = 350 °C

Spessore protettivo = 35 mm

D

tt t

bb

h

81

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

82

5.4.1 Rapporto di prova Knauf PB III / B-07-195

Collaudo di travi in acciaio con e senza carico e di colonne senza carico rivestite con lastre

Knauf Fireboard in conformità con la norma DIN ENV 13381-4: 2003-09 in combinato

disposto con la norma DIN EN 1363-1:1999-10, per determinarne il contributo prestato in

termini di resistenza al fuoco.

Protezione di strutture in acciaio con lastre Knauf Fireboard

Le lastre Knauf Fireboard garantiscono ai profilati in acciaio una protezione dal fuoco,

ritardandone l’aumento di temperatura in caso d’incendio.

E’ possibile raggiungere le varie classi di resistenza al fuoco richieste (R) per i profilati in

acciaio, calcolando lo spessore del rivestimento occorrente in lastre Knauf Fireboard,

attraverso un semplice procedimento.

Facendo riferimento alle tabelle di pagina 12 e 13:

a) Individuare il tipo di profilato da proteggere ed il relativo fattore di massività (1);

b) Individuare le condizioni di esposizione (3 o 4 lati);

c) Stabilire la temperatura critica di progetto (2);

d) Incrociare i dati del tipo di profilato con la classe di resistenza al fuoco richiesta

e leggere lo spessore di lastre Fireboard occorrenti per la protezione antincendio.

(1) FATTORE DI SEZIONE

Corrisponde al rapporto tra la superficie esposta all’incendio del profilato da proteggere ed il volume del-

l’elemento stesso. Tale valore è ricavabile dalla formula S/V, dove S è la superficie del profilo esposta

al fuoco e V è il volume dell’elemento, espresso in m -1, o, più semplicemente, facendo riferimento alle

tabelle presenti sul sito knauf.it (www.knauf.it/AreaRiservata__Progettista_fuoco_documentazione.cfm).

(2) TEMPERATURA CRITICA

Temperatura alla quale corrisponde la perdita di capacità portante di un elemento strutturale di acciaio in

un preciso schema statico. La valutazione della temperatura critica di ciascun elemento deve essere deter-

minata da un tecnico qualificato, facendo riferimento al calcolo strutturale.

NOTA:

Le prove su travi e pilastri d’acciaio, rivestiti con Knauf Fireboard, con e senza carico, sono state effettuate in

base alla norma ENV 13381-4, in conformità con EN 1363-1.

Le prestazioni termiche del rivestimento sono state verificate tramite il metodo di regressione numerica.

Protezione Travi senza sottostruttura metallica

150 150

120 600

Interasse strisce di Fireboard

50

Interasse fissaggi

120

Strisce di Fireboardposteriori

bord

o la

stra

Fis

sagg

io s

ul

Rivestimentoin doppia lastra

Descrizione

1)

d

d

d

d 5

Strisce di lastra Fireboardspessore minimo 20 mm,

acciaio, larghezza ≥ 150 mm,inserite tra le ali dei profilati in

FireboardProfilato in acciaioGraffe metalliche

interasse ≤ 600 mm

larghezza ≥ 150 mmStrisce di lastra Fireboard

Fireboard-SpachtelTrenn-Fix

d

d 5

FireboardProfilato in acciaio

Graffe metalliche

Fireboard-Spachtel

Fireboard-SpachtelTrenn-Fix

Rivestimento singola lastraK252-Q4 Rivestimento doppia lastraK252-Q5

Strisce di lastra Fireboardspessore minimo 20 mm,

profilati in acciaio,larghezza ≥ 150 mm,interasse ≤ 600 mm

inserite tra le ali dei

Rivestimento protettivo senza sottostruttura

Rivestimento protettivo con sottostruttura

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

83

Protezione Pilastri senza sottostruttura metallica

120

120

Inte

rass

e fis

sagg

i

Rivestimento singola lastra

Profilato

Fireboard

120

Inte

rass

e fis

sagg

i 1

20

200

Sov

rapp

osiz

ione

last

re

Rivestimento doppia lastra

Profilato

Fireboard

d

d

Paraspigolo

Graffemetalliche

Fireboard

Profilato

Fireboard-Spachtel 5

5

d

d

Paraspigolo

Graffemetalliche

Fireboard

Profilato

Fireboard-Spachtel 5

5

Rivestimento singola lastraK253-H3 Rivestimento doppia lastraK253-H4

Protezione Travi con sottostruttura metallica

Interasse Morsetto Stalfix

200

Interasse viti

750

750

Interasse tasselli

Rivestimentoin doppia lastra

Descrizione

Strisce di lastreFireboard oppure

Strisce di lastre

profilo metallico

Fireboard oppureprofilo metallico

dd

3530

Fireboard

Rivestimento singola lastraK252-UK-Q1

Tasselli

Fireboard Spachtel

Angolare 30x30

Profilo

interasse ≤ 750 mm

d

d 35

30

Fireboard

Profilato

Morsetto Stalfix

Profilo

VitiFireboard-Spachtel

Rivestimento doppia lastraK252-UK-Q2

Fireboard-SpachtelTasselli

Angolare 30x30interasse ≤ 750 mm

Trenn-Fix

dlarghezza ≥ 150 mmStrisce di lastra Fireboard

dStrisce di lastraFireboard , spessoreminimo 20 mm, inserite trale ali dei profilati in acciaio,larghezza ≥ 150 mm,interasse ≤ 600 mm

Protezione Pilastri con sottostruttura metallica

d

d

100

0

Inte

rass

e M

orse

tto S

talfi

x

200

Inte

rass

e vi

ti

30

35

Rivestimento singola lastra Rivestimento singola lastraK253-UK-H1

Profilometallico

Fireboard

Profilato Profilometallico

MorsettoStalfix

Profilato

Fireboard

Vite

Fireboard-Spachtel

Paraspigolo

d

d

200

Sov

rapp

osiz

ione

last

re

100

0

Inte

rass

e M

orse

tto S

talfi

x

30

35

200

Inte

rass

e vi

ti

Rivestimento doppia lastra Rivestimento doppia lastraK253-UK-H2

Fireboard

Profilato

Paraspigolo

Profilometallico

MorsettoStalfix

Profilato

Fireboard

Fireboard-Spachtel

Vite

Profilometallico

Per le travi in acciaio della serie I e per le altre travi con profilati di altezza > 600 mm si consiglia l’utilizzo della variante con sottostruttura metalli-

Per i pilastri di acciaio, con profilati di altezza > 600 mm si consiglia l’utilizzo della variante con sottostruttura metallica.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

84

IPE 1

20

IPE 1

40

IPE 1

60

IPE 1

80

IPE 2

00

IPE 2

20

IPE 2

40

IPE 2

70

IPE 3

00

IPE 3

30

IPE 3

60

IPE 4

00

IPE 4

50

IPE 5

00

IPE 5

50

IPE 6

00

279 259 241 226 211 198 184 176 167 157 146 137 130 121 113 10515

2025

35

45

65 60-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

IPET 350 °C

40

30HE

100

A

HE 1

20 A

HE 1

40 A

HE 1

60 A

HE 1

80 A

HE 2

00 A

HE 2

20 A

HE 2

40 A

HE 2

60 A

HE 2

80 A

HE 3

00 A

HE 3

20 A

HE 3

40 A

HE 3

60 A

HE 4

00 A

HE 4

50 A

HE 5

00 A

HE 5

50 A

HE 6

00 A

HE 7

00 A

HE 8

00 A

185 185 174 161 155 145 134 122 177 113 105 98 94 91 87 83 80 79 79 76 7615

202530

35

45

65

40

6075-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEAT 350 °C

HE 1

00 B

HE 1

20 B

HE 1

40 B

HE 1

60 B

HE 1

80 B

HE 2

00 B

HE 2

20 B

HE 2

40 B

HE 2

60 B

HE 2

80 B

HE 3

00 B

HE 3

20 B

HE 3

40 B

HE 3

60 B

HE 4

00 B

HE 4

50 B

HE 5

00 B

HE 5

50 B

HE 6

00 B

HE 7

00 B

HE 8

00 B

154 141 130 118 110 102 97 91 88 85 80 77 75 73 71 69 67 67 67 65 6615

15202530

35

45

65

40

6075-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEBT 350 °C

IPE 1

20

IPE 1

40

IPE 1

60

IPE 1

80

IPE 2

00

IPE 2

20

IPE 2

40

IPE 2

70

IPE 3

00

IPE 3

30

IPE 3

60

IPE 4

00

IPE 4

50

IPE 5

00

IPE 5

50

IPE 6

00

279 259 241 226 211 198 184 176 167 157 146 137 130 121 113 10515

1525

30

45

65 60-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

IPET 500 °C

35

40

75

HE 1

00 A

HE 1

20 A

HE 1

40 A

HE 1

60 A

HE 1

80 A

HE 2

00 A

HE 2

20 A

HE 2

40 A

HE 2

60 A

HE 2

80 A

HE 3

00 A

HE 3

20 A

HE 3

40 A

HE 3

60 A

HE 4

00 A

HE 4

50 A

HE 5

00 A

HE 5

50 A

HE 6

00 A

HE 7

00 A

HE 8

00 A

185 185 174 161 155 145 134 122 177 113 105 98 94 91 87 83 80 79 79 76 7615

152025

35

45

60

40

5575-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEAT 500 °C

30

70

HE 1

00 B

HE 1

20 B

HE 1

40 B

HE 1

60 B

HE 1

80 B

HE 2

00 B

HE 2

20 B

HE 2

40 B

HE 2

60 B

HE 2

80 B

HE 3

00 B

HE 3

20 B

HE 3

40 B

HE 3

60 B

HE 4

00 B

HE 4

50 B

HE 5

00 B

HE 5

50 B

HE 6

00 B

HE 7

00 B

HE 8

00 B

154 141 130 118 110 102 97 91 88 85 80 77 75 73 71 69 67 67 67 65 6615

152025

35

60

40

5570-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEBT 500 °C

30

Pilastri

Solu

zion

i Kna

uf

Page 85: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in acciaio

85

IPE 1

20

IPE 1

40

IPE 1

60

IPE 1

80

IPE 2

00

IPE 2

20

IPE 2

40

IPE 2

70

IPE 3

00

IPE 3

30

IPE 3

60

IPE 4

00

IPE 4

50

IPE 5

00

IPE 5

50

IPE 6

00

230 215 200 188 176 165 153 147 139 131 122 116 110 104 97 9115

2025

45

65 60-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

IPET 350 °C

35

3015

HE 1

00 A

HE 1

20 A

HE 1

40 A

HE 1

60 A

HE 1

80 A

HE 2

00 A

HE 2

20 A

HE 2

40 A

HE 2

60 A

HE 2

80 A

HE 3

00 A

HE 3

20 A

HE 3

40 A

HE 3

60 A

HE 4

00 A

HE 4

50 A

HE 5

00 A

HE 5

50 A

HE 6

00 A

HE 7

00 A

HE 8

00 A

138 137 129 120 115 108 99 91 88 84 78 74 72 70 68 66 65 65 65 64 6615

202535

45

65

40

6075-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEAT 350 °C

15

HE 1

00 B

HE 1

20 B

HE 1

40 B

HE 1

60 B

HE 1

80 B

HE 2

00 B

HE 2

20 B

HE 2

40 B

HE 2

60 B

HE 2

80 B

HE 3

00 B

HE 3

20 B

HE 3

40 B

HE 3

60 B

HE 4

00 B

HE 4

50 B

HE 5

00 B

HE 5

50 B

HE 6

00 B

HE 7

00 B

HE 8

00 B

115 106 98 88 83 77 72 68 66 64 60 58 57 56 56 55 54 55 56 55 5715

152025

30

45

60

40

5575-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEBT 350 °C

35

IPE 1

20

IPE 1

40

IPE 1

60

IPE 1

80

IPE 2

00

IPE 2

20

IPE 2

40

IPE 2

70

IPE 3

00

IPE 3

30

IPE 3

60

IPE 4

00

IPE 4

50

IPE 5

00

IPE 5

50

IPE 6

00

230 215 200 188 176 165 153 147 139 131 122 116 110 104 97 9115

15

45

60 55-

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

IPET 500 °C

35

25

3040

75

HE 1

00 A

HE 1

20 A

HE 1

40 A

HE 1

60 A

HE 1

80 A

HE 2

00 A

HE 2

20 A

HE 2

40 A

HE 2

60 A

HE 2

80 A

HE 3

00 A

HE 3

20 A

HE 3

40 A

HE 3

60 A

HE 4

00 A

HE 4

50 A

HE 5

00 A

HE 5

50 A

HE 6

00 A

HE 7

00 A

HE 8

00 A

138 137 129 120 115 108 99 91 88 84 78 74 72 70 68 66 65 65 65 64 6615

1525

30

60

40

557075

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEAT 500 °C

25

HE 1

00 B

HE 1

20 B

HE 1

40 B

HE 1

60 B

HE 1

80 B

HE 2

00 B

HE 2

20 B

HE 2

40 B

HE 2

60 B

HE 2

80 B

HE 3

00 B

HE 3

20 B

HE 3

40 B

HE 3

60 B

HE 4

00 B

HE 4

50 B

HE 5

00 B

HE 5

50 B

HE 6

00 B

HE 7

00 B

HE 8

00 B

115 106 98 88 83 77 72 68 66 64 60 58 57 56 56 55 54 55 56 55 5715

1520

25

40

60

35

506575

R15

R30

R60

R90

R120

R180

R240

Fattore di sezione (m -1)

HEBT 500 °C

3025

5570

Travi

Solu

zion

i Kna

uf

Page 86: Manuale di Protezione Passiva - iteisolanti.it · Manuale di Protezione Passiva L’antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea Biblioteca Tecnica

Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

86

6.1 Generalità

Il calcestruzzo, grazie alle sue caratteristiche

chimico-fisiche, mostra un buon comporta-

mento in caso di incendio: la presenza di

acqua e la bassa conducibilità termica rallen-

tano il riscaldamento delle sezioni. Inoltre le

sezioni in calcestruzzo presentano normal-

mente spessori molto elevati, pertanto il

riscaldamento complessivo della sezione

risulta sempre molto ridotto anche per espo-

sizioni al fuoco di lunga durata. Ciò nono-

stante anche per le strutture in cemento

armato sono necessarie verifiche puntuali di

resistenza al fuoco, che tengano in particola-

re considerazione il riscaldamento e il com-

portamento delle barre di armatura.

Un fenomeno caratteristico delle strutture in

cemento armato, che ha una significativa

influenza nelle prestazioni di resistenza al

fuoco, è lo spalling. Esso consiste nell’espul-

sione di parti di calcestruzzo a causa del bru-

sco incremento di temperatura nelle barre di

armatura. Ciò comporta una riduzione della

sezione resistente e una riduzione della pro-

tezione delle barre di armatura, che spesso

vengono a trovarsi direttamente esposte al

flusso termico.

La verifica della resistenza al fuoco delle

strutture in cemento armato deve essere

condotta, secondo quanto stabilito dal D.M.

16 febbraio 2007 "Classificazione di resisten-

za al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi

di opere da costruzione" in accordo alla

norma EN 1992.1.2. I parametri che devono

essere stabiliti a livello nazionale (NPD)

saranno indicati nelle Appendici nazionali

degli Eurocodici; in attesa della pubblicazio-

ne di tali documenti è possibile utilizzare i

valori dei parametri suddetti forniti in UNI

9502 “Procedimento analitico per valutare la

resistenza al fuoco degli elementi costruttivi

di conglomerato cementizio armato, normale

e precompresso”.

Nel seguito saranno illustrati solo gli aspetti

principali delle verifiche di resistenza al fuoco

di strutture in calcestruzzo armato. Ai fini della

progettazione è necessario fare riferimento al

testo completo di EN 1992.1.1 e EN 1992.1.2.

6.2 Proprietà dei materiali e resistenza

Le caratteristiche meccaniche e termiche del calcestruzzo e delle barre di armatura varia-

no in funzione della temperatura a causa del degrado del materiale; è necessario tenere

conto di questo fenomeno nelle verifiche in caso di incendio. Le proprietà del calcestruz-

zo a temperatura ordinaria sono fornite da EN 1992.1.1, mentre quelle alle alte tempera-

ture sono indicate in EN 1992.1.2.

6.2.1 Proprietà meccaniche

I valori numerici dei legami tensione-deformazione alle elevate temperature forniti da EN

1992-1-2 sono validi nel caso in cui la velocità di riscaldamento sia compresa tra 2 e 50 K/min.

Calcestruzzo

Il legame costitutivo σ-ε del calcestruzzo in funzione della temperatura è definito da tre

parametri:

- resistenza a compressione, f c,θ;

- deformazione ε c1,θ corrispondente ad f c,θ.

- deformazione ultima ε cu1,θ

Queste grandezze si modificano con l’innalzamento di temperatura: i valori dei coefficien-

ti di riduzione della tensione e le deformazioni in funzione della temperatura sono forniti

nella tabella seguente per calcestruzzi con aggregati silicei o calcarei.

TemperaturaAggregati silicei Aggregati calcarei

calcestruzzo

θc fc,θ / fck εc1,θ εcu1,θ fc,θ / fck εc1,θ εcu1,θ

[°C] [-] [-] [-] [-] [-] [-]

20 1,00 0,0025 0,0200 1,00 0,0025 0,0200

100 1,00 0,0040 0,0225 1,00 0,0040 0,0225

200 0,95 0,0055 0,0250 0,97 0,0055 0,0250

300 0,85 0,0070 0,0275 0,91 0,0070 0,0275

400 0,75 0,0100 0,0300 0,85 0,0100 0,0300

500 0,60 0,0150 0,0325 0,74 0,0150 0,0325

600 0,45 0,0250 0,0350 0,60 0,0250 0,0350

700 0,30 0,0250 0,0375 0,43 0,0250 0,0375

800 0,15 0,0250 0,0400 0,27 0,0250 0,0400

900 0,08 0,0250 0,0425 0,15 0,0250 0,0425

1000 0,04 0,0250 0,0450 0,06 0,0250 0,0450

1100 0,01 0,0250 0,0475 0,02 0,0250 0,0475

1200 0,00 - - 0,00 - -

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

87

Nel caso in cui venga fatta un’analisi con la

curva di incendio naturale, è necessario

modificare la curva di legame, in particolare

nella zona decrescente della curva.

Fig. 1. Modelli matematici per la curva di

legame del calcestruzzo in compressione

alle alte temperature

Barre di armatura

Le proprietà di resistenza e deformazione

dell’acciaio per barre di armatura a tempera-

ture elevate possono essere ottenute dagli

stessi modelli matematici validi per l’acciaio

da carpenteria metallica. I legami tensione-

deformazione dell’acciaio per barre di arma-

tura forniti da EN 1992-1-2 sono validi nel

caso in cui la velocità di riscaldamento sia

compresa tra 2 e 50 K/min.

Fig. 2. Modelli matematici per la curva di

legame delle barre di armatura alle alte tem-

perature

ε c1,θ

f c,θ

ε cu1,θε

σ

Per scopi numerici dovrebbe essere adottata una linea discendente.Sono permessi modelli lineari o non lineari.

Gamma Tensione σ (θ)

ε ≤ εc1,θ

εc1,θ < ε ≤ εcu1,θ

3ε fc,θ

εc1,θ 2 + ε 3

εc1,θ

Gamma Tensione σ (θ ) Modulo tangente

ε sp,θ ε s,θε Es,θ

εsp,θ ≤ ε ≤ εsy,θ

εsy,β ≤ ε ≤ εst,θ

εsy,β ≤ ε ≤ εsu,θ

ε = εsu,θ

fsp,θ - c + (b/a)[a2 - (εsy,θ - ε)2]0,5

fsy,θ

fsy,θ [1 - (ε - εst,θ) / (εsu,θ - εst,θ)]

0,00

b (εsy,θ - ε)

a[a2 - (ε - εsy,θ)2]0,5

0

-

-

Parametri * εsp,θ = fsy,θ / Es,θ εsy,θ = 0,02 εst,θ = 0,15 εsu,θ = 0,20

Armatura di classe A: εst,θ = 0,30 εsu,θ = 0,10

Funzioni a2 = (εsy,θ - εsp,θ)(εsy,θ - εsp,θ) + c / Es,θ

b2 = c (εsy,θ - εsp,θ) Es,θ + c2

(εsy,θ - εsp,θ) Es,θ - 2 (fsy,θ - fsp,θ)

(fsy,θ - fsp,θ)2

c =

ε sp,θ

f sy,θ

f sp,θ

ε sy,θ ε st,θ ε su,θε

σ

* Valori per i parametri per acciaio precompresso devono essere presi dalla Tabella 3.3.L’armatura di classe A è definita in annex C di EN 1992-1-1

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

88

Nella tabella seguente sono riportati i coeffi-

cienti di riduzione della tensione di snerva-

mento ( ), della tensione di proporzio-

nalità ( ) e del modulo elastico ( ),

per gli acciai di classe N, definiti in EN 1992.1.1.

Temperatura ƒsy,θ / ƒyk ƒsp,θ / ƒyk Es,θ / Esacciaio

θc [°C] Profilate Formate Profilate Formate Profilate Formatea caldo a freddo a caldo a freddo a caldo a freddo

20 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00

100 1,00 1,00 1,00 0,96 1,00 1,00

200 1,00 1,00 0,81 0,92 0,90 0,87

300 1,00 1,00 0,61 0,81 0,80 0,72

400 1,00 0,94 0,42 0,63 0,70 0,56

500 0,78 0,67 0,36 0,44 0,60 0,40

600 0,47 0,40 0,18 0,26 0,31 0,24

700 0,23 0,12 0,07 0,08 0,13 0,08

800 0,11 0,11 0,05 0,06 0,09 0,06

900 0,06 0,08 0,04 0,05 0,07 0,05

1000 0,04 0,05 0,02 0,03 0,04 0,03

1100 0,02 0,03 0,01 0,02 0,02 0,02

1200 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

Temperatura ƒsy,θ / ƒyk ƒsp,θ / ƒyk Es,θ / Esacciaio

θc [°C] Profilate Profilate Profilatea caldo a caldo a caldo

20 1,00 1,00 1,00

100 1,00 1,00 1,00

200 1,00 0,87 0,95

300 1,00 0,74 0,90

400 0,90 0,70 0,475

500 0,70 0,51 0,60

600 0,47 0,18 0,31

700 0,23 0,07 0,13

800 0,11 0,05 0,09

900 0,06 0,04 0,07

1000 0,04 0,02 0,04

1100 0,02 0,01 0,02

yk

sy

ff θ,

yk

sp

ff θ,

s

s

EE

θ,

Nella tabella seguente sono riportati i coeffi-

cienti di riduzione della tensione di snerva-

mento ( ), della tensione di proporzio-

nalità ( ) e del modulo elastico ( ),

per gli acciai di classe X, definiti in EN 1992.1.1.

yk

sy

ff θ,

yk

sp

ff θ,

s

s

EE

θ,

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

89

6.2.2 Proprietà termiche

Calcestruzzo

Le proprietà termiche del calcestruzzo varia-

no in funzione della tipologia di calcestruzzo

(normale o alleggerito) e del tipo di aggrega-

ti (silicei o calcarei). Nei grafici seguenti sono

sintetizzate le curve di variazione con la tem-

peratura della dilatazione termica, del calore

specifico e della conducibilità termica.

Fig. 3. Dilatazione termica per calcestruzzo

normale (NC) e per calcestruzzo alleggerito

(LC) in funzione della temperatura

Fig. 4. Calore specifico per calcestruzzo nor-

male (NC) e per calcestruzzo alleggerito

(LC) in funzione della temperatura

Fig. 5. Conducibilità termica per calcestruzzo

normale (NC) e per calcestruzzo alleggerito

(LC) in funzione della temperatura

16

14

12

10

8

6

4

2

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura calcestruzzo [°C]

LC

NC - Aggregatisilicei

NC - Aggregaticalcarei

(∆I/I)x10 3

2500

2000

1500

1000

500

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura calcestruzzo [°C]

cc [J/kgK]

LC

NC

115

c c *=2020 J/kgK

3

2

2

1

1

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura calcestruzzo [°C]

NC - Limite superiore

λc [W/mK]

NC - Limite inferioreLC

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

90

Barre di armatura

Le proprietà termiche delle barre di armatura

variano in funzione della temperatura. Nei

grafici seguenti sono sintetizzate le curve di

variazione con la temperatura della dilatazio-

ne termica, del calore specifico e della con-

ducibilità termica.

Fig. 6. Dilatazione termica (∆l/l) dell’acciaio

in funzione della temperatura

Fig. 7. Calore specifico dell’acciaio in funzio-

ne della temperatura

Fig. 8. Conducibilità termica dell’acciaio in

funzione della temperatura

20

18

16

14

12

10

8

6

4

2

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura acciaio [°C]

(∆I/I)x10 3

(∆I/I)=14 • 10-6 (θa -20)

1200

1000

800

600

400

200

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura acciaio [°C]

ca = 650 J/kgK

ca [J/kgK]

60

50

40

30

20

10

0

0 200 400 600 800 1000 1200

Temperatura acciaio [°C]

λa = 27,3 W/mK

λa [W/mK]

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

91

6.3 Mappature termiche sulle sezioni in

cemento armato

La mappatura termica di una sezione in

cemento armato richiede la risoluzione di

equazioni differenziali complicate, pertanto

spesso si ricorre a modelli agli elementi finiti

(F.E.M.). Tali modelli, di semplice costruzione,

forniscono indicazioni sulla temperatura previ-

sta in molti punti della sezione in ogni istante

dell’esposizione al fuoco. Inoltre la norma EN

1992.1.2, nell’allegato A, fornisce alcune map-

pature termiche di riferimento per applicazioni

su solette, sezioni rettangolari e circolari.

Di seguito si riportano alcuni esempi di mappatu-

re termiche tratte dall’allegato A di EN 1992.1.2.

Fig. 9. Profilo di temperatura su una soletta(h = 200 mm) per R60÷R240

Fig. 10. Profilo di temperatura su una trave (hx b = 600 x 300 mm) – R120

1200

1100

1000

900

800

700

600

500

400

300

200

100

00 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

x (mm)x è la distanza dalla superficie esposta

θ (°C)

R240

R180

R120

R90R60R30

300

280

260

240

220

200

180

160

140

120

100

80

60

40

20

00 20 40 60 80 100 120 140

200

300400

1000900

500600

700800

Fig. 11. Profilo di temperatura su una sezio-

ne circolare (d = 300 mm) – R60

140

120

100

80

60

40

20

00 20 40 60 80 100 120 140

100

200

300400

500

800700

600

140

120

100

80

60

40

20

00 20 40 60 80 100 120 140

R120 R90 R60 R30

alla resistenza al fuoco degli elementi

strutturali. – Parte 3 - Protettivi applicati ad

elementi di calcestruzzo”.

6.4 Verifica strutturale in caso di incendio

In EN 1992.1.2. sono definiti i metodi di cal-

colo che possono essere adottati nelle verifi-

che di resistenza al fuoco delle strutture in

calcestruzzo. In analogia a quanto accade

per le altre tipologie strutturali sono stati defi-

niti metodi di calcolo semplificati e metodi di

calcolo avanzati; per le strutture di calce-

struzzo è permesso anche l’utilizzo delle

tabelle inserite in EN 1992.1.2. Tali verifiche

possono essere condotte considerando la

struttura esposta al flusso termico dovuto

all’incendio convenzionale oppure all’incen-

dio naturale. Inoltre la verifica può essere

condotta su elementi singoli, parti di strutture

oppure sull’intera struttura. La combinazione

dei carichi utilizzata deve essere quella per

la verifica in caso di incendio, come definita

nel D.M. 14 gennaio 2008 "Norme tecniche

per le costruzioni" .

Fig. 12. Isoterma a 500°C su una sezione

circolare (d = 300 mm)

6.3.1 Contributo delle protezioni alla resi-

stenza al fuoco delle strutture di calce-

struzzo

I sistemi di protezione vengono applicati alle

strutture in calcestruzzo armato al fine di

ridurre l’impatto termico dovuto ad una deter-

minata esposizione all’incendio e quindi

migliorare le prestazioni della struttura in

caso di incendio.

Affinché i sistemi di protezione possano

essere applicati alla struttura in cemento

armato devono essere qualificati in accordo

al D.M. 16 febbraio 2007.

In particolare è prevista la verifica speri-

mentale in accordo alla norma europea

ENV 13381-3 “Metodi di verifica sperimen-

tale per la determinazione del contributo

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

92

6.4.1 Metodo tabellare

Il D.M. 16 febbraio 2007 fornisce le tabelle che si possono utilizzare per la

verifica della resistenza al fuoco delle strutture di calcestruzzo armato. Ad

esse si affiancano le tabelle previste dalla norma EN 1992.1.2.

Tabelle tratte dal D.M. 16 febbraio 2007

I valori delle tabelle fornite dal D.M. 16 febbraio 2007 sono il risultato di cam-

pagne sperimentali e di elaborazioni numeriche. Le tabelle riguardano varie

tipologie strutturali: per le strutture in cemento armato si hanno tabelle per le

travi, i pilastri e le pareti in calcestruzzo armato ordinario e precompresso.

Classe Combinazioni possibili di b e a bw

30 b = 80 / a = 25 120 / 20 160 / 15 200 / 15 80

60 b = 120 / a = 40 160 / 35 200 / 30 300 / 25 100

90 b = 150 / a = 55 200 / 45 300 / 40 400 / 35 100

120 b = 200 / a = 65 240 / 60 300 / 55 500 / 50 120

180 b = 240 / a = 80 300 / 70 400 / 65 600 / 60 140

240 b = 280 / a = 90 350 / 80 500 / 75 700 / 70 160

I valori di a devono essere non inferiori ai minimi di regolamento per le opere di c.a.e c.a.p. In caso di armatura pre-tesa aumentare i valori di a di 15 mm. In presenzadi intonaco i valori di b e a ne possono tenere conto nella maniera indicata nellatabella D.5.1. Per ricoprimenti di calcestruzzo superiori a 50 mm prevedere unaarmatura diffusa aggiunt iva che assicuri la stabi l i tà del r icoprimento.

Classe Esposto su un lato Esposto su due lati

30 s = 120 / a = 10 120 / 10

60 s = 130 / a = 10 140 / 10

90 s = 140 / a = 25 170 / 25

120 s = 160 / a = 35 220 / 35

180 s = 210 / a = 50 270 / 55

240 s = 270 / a = 60 350 / 60

I valori di a devono essere non inferiori ai minimi diregolamento per le opere di c.a. e c.a.p. In caso di armaturapre-tesa aumentare i valori di a di 15 mm. In presenza diintonaco i valori di a ne possono tenere conto nella manieraindicata nella tabella D.5.1. Per ricoprimenti di calcestruzzosuperiori a 50 mm prevedere una armatura diffusaaggiuntiva che assicuri la stabilità del ricoprimento.

Classe Esposto su più lati Esposto su un lato

30 B = 200 / a = 30 300 / 25 160 / 25

60 B = 250 / a = 45 350 / 40 160 / 25

90 B = 350 / a = 50 450 / 40 160 / 25

120 B = 350 / a = 60 450 / 50 180 / 35

180 B = 450 / a = 70 - 230 / 55

240 - - 300 / 70

I valori di a devono essere non inferiori ai minimi di regolamento per le opere di c.a.e c.a.p. In caso di armatura pre-tesa aumentare i valori di a di 15 mm. In presenzadi intonaco i valori di a ne possono tenere conto nella maniera indicata nella tabellaD.5.1. Per ricoprimenti di calcestruzzo superiori a 50 mm prevedere una armaturadiffusa aggiuntiva che assicuri la stabilità del ricoprimento.

Fig. 13. Valori minimi (mm) della larghezza b della sezione, della distanza a dal-l’asse delle armature alla superficie esposta e della larghezza d’anima bw di travicon sezione a larghezza variabile sufficienti a garantire il requisito R per le classiindicate di travi semplicemente appoggiate.

Fig. 15. Valori minimi (mm) dello spessore s e della

distanza a dall’asse delle armature alla superficie espo-

sta sufficienti a garantire il requisito REI per le classi indi-

cate di pareti portanti esposte su uno o due lati

Fig. 14. Valori minimi (mm) del lato più piccolo b di pilastri a sezione rettangolare ovve-

ro del diametro di pilastri a sezione circolare e della distanza a dall’asse delle armatu-

re alla superficie esposta sufficienti a garantire il requisito R per le classi indicate di

pilastri esposti su uno o più lati

La tabella per la verifica del requisito REI delle pareti

può essere utilizzata se le pareti rispettano le seguenti

limitazioni:

- altezza effettiva della parete (da nodo a nodo) ≤ 6 m

(per pareti di piani intermedi) ovvero ≤ 4,5 m (per pare-

ti dell’ultimo piano).

Classe Esposto su un lato

30 s = 60

60 s = 80

90 s = 100

120 s = 120

180 s = 150

240 s = 180

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

93

La tabella per la verifica del requisito EI delle

pareti non portanti può essere utilizzata se le

pareti rispettano le seguenti limitazioni:

- altezza effettiva della parete (da nodo a

nodo) ≤ 6 m (per pareti di piani intermedi)

ovvero ≤ 4,5 m (per pareti dell’ultimo

piano);

- rapporto tra altezza di libera inflessione e

spessore inferiore a 40.

Tabelle tratte dalla norma EN 1992.1.2

La norma EN 1992.1.2 prevede l’utilizzo di

tabelle che forniscono le caratteristiche geo-

metriche e di resistenza che garantiscono

una determinata resistenza al fuoco. Il meto-

do si basa sulla verifica per singoli elementi.

Le tabelle possono essere utilizzate solo per

verifiche con esposizione alla curva di incen-

dio standard (ISO834).

Nel caso in cui venga utilizzato il metodo

tabellare non sono necessarie verifiche

riguardanti la resistenza a taglio e torsione

e l’ancoraggio delle barre. Inoltre non sono

necessarie verifiche riguardanti lo spalling

a patto che per distanze delle barre dalla

superficie del calcestruzzo maggiori o

uguali a 70 mm sia predisposta una arma-

tura di sacrificio avente maglia non superio-

re a 100 x100 e diametro delle barre non

inferiore a 4 mm.

La norma EN 1992.1.2 fornisce tabelle per

vari tipi di elementi:

- colonne;

- pareti;

- travi;

- solette e solai.

Generalmente le tabelle prevedono il calcolo

del fattore di utilizzazione a caldo della sezio-

ne, dato da:

In cui

NEd,fi è la sollecitazione di progetto della

sezione in caso di incendio

NRd è la resistenza di progetto della sezio-

ne a temperatura ambiente

1 2 3 4 5

R 30 200 / 25 200 / 25 200 / 32 155 / 25300 / 27

R 60 200 / 25 200 / 36 250 / 46 155 / 25300 / 31 350 / 40

R 90 200 / 31 300 / 45 350 / 53 155 / 25300 / 25 400 / 38 450 / 40**

R 120 250 / 40 350 / 45** 350 / 57** 175 / 35350 / 35 450 / 40** 450 / 51**

R 180 350 / 45** 350 / 63** 450 / 70** 230 / 55

R 240 350 / 61** 450 / 75** - 295 / 70

** Minimum 8 barsFor prestressed columns the increase of axis distance according to 4.2.2. (4) should be notedNote: Table 5.2a is based on recommended value αcc = 1,0

Resistenzaal fuocostandard

Dimensioni minime (mm)Distanza delle barre dalla superficie delle colonne in calcestruzzo

Colonne esposte su più lati Esposte su un lato

µfi = 0.2 µfi = 0.5 µfi = 0.7 µfi = 0.7

Fig. 17. Dimensioni minime e distanza delle barre dalla superficie del calcestruzzo delle

colonne in calcestruzzo armato a sezione rettangolare o circolare

Rd

fiEdfi N

N ,=µ

1 2 3 4 5

REI 30 100 / 10* 120 / 10* 120 / 10* 120 / 10*

REI 60 100 / 10* 120 / 10* 130 / 10* 140 / 10*

REI 90 120 / 20* 140 / 10* 140 / 25 170 / 25

REI 120 150 / 25 160 / 25 160 / 35 220 / 35

REI 180 180 / 40 200 / 45 210 / 50 270 / 55

REI 240 230 / 55 250 / 55 270 / 60 350 / 60

* Normally the cover required by EN 1992-1-1 will controlNote: For the definition of µfi see 5.3.2 (3).

Resistenza

al fuoco

standard

Dimensioni minime (mm)Distanza delle barre dalla superficie delle pareti portanti

µfi = 0,35 µfi = 0,7

parete esposta parete esposta parete esposta parete espostasu un lato su più lati su un lato su più lati

Fig. 18. Dimensioni minime e distanza delle barre dalla superficie del calcestruzzo delle

pareti portanti in calcestruzzo armato

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

Fig. 19. Dimensioni minime e distanza delle barre dalla superficie del calcestruzzo delle

travi semplicemente appoggiate in calcestruzzo armato e precompresso

Ogni volta che vengono utilizzate le tabelle, sia quelle fornite dal D.M. 16 febbraio 2007

che quelle tratte dalla norma EN 1992.1.2, è necessario verificare che siano rispettate

tutte le condizioni di impiego ad esse relative.

6.4.2 Metodi di calcolo semplificati

La norma EN 1992.1.2 prevede due metodi di calcolo semplificati per la verifica delle

sezioni in calcestruzzo armato:

- metodo dell’isoterma a 500°C;

- metodo a zone.

Metodo dell’isoterma a 500°C

Questo metodo è applicabile per elementi aventi dimensioni minime non minori di quelle

riassunte nella tabella seguente.

1 2 3 4 5 6 7 8

R 30 bmin = 80 120 160 200 80 80 80a = 25 20 15* 15*

R 60 bmin = 120 160 200 300 100 80 100a = 40 35 30 25

R 90 bmin = 150 200 300 400 110 100 100a = 55 45 40 35

R 120 bmin = 200 240 300 500 130 120 120a = 65 60 55 50

R 180 bmin = 240 300 400 600 150 150 140a = 80 70 65 60

R 240 bmin = 280 350 500 700 170 170 160a = 90 80 75 70

asd = a + 10 mm Vedi la nota sotto

Per le travi precompresse deve essere tenuto in conto l’incremento della distanza delle barre in accordo al paragrafo 5.2(5)

asd è la distanza dalla superficie laterale della trave per le barre in angolo (o i cavi o i …) delle travi con unsolo strato di barre. Per valori di bmin maggiori di quelli dati nella colonna 4 non è richiesto incremento di asd.

* Normalmente prevale il ricoprimento richiesto da EN 1992-1-1.

Resistenza

al fuoco

standard

Dimensioni minime (mm)

possibili combinazioni di a e bmin in cui a è ladistanza media dell’asse delle barre dalla superficie

esposta e bmin è la larghezza della trave

Spessore dell’anima della trave bw

Class WA Class WB Class Wc

La tabella b viene utilizzata nel caso di curve di

incendio parametriche, definite in accordo a

EN 1991.1.2, o curve di incendio naturali.

Il metodo si basa sulla riduzione della sezione

di calcestruzzo per tenere conto di una zona

danneggiata dal flusso termico. La zona che si

trova a temperatura superiore a 500°C viene

considerata non contribuire alla resistenza

della sezione, mentre la zona restante viene

tenuta in conto con la resistenza e il modulo

elastico che presenta a temperatura ambiente.

Gli arrotondamenti dell’isoterma a 500°C pos-

sono essere presi in considerazione approssi-

mando la sezione reale ad una sezione rettan-

golare, riducendo opportunamente le dimen-

sioni della sezione residua.

Resistenza al fuoco

Resistenza al fuoco R 60 R 90 R 120 R 180 R 240

Larghezza minimadella sezione a croce mm

90 120 160 200 280

Calore specifico

Calore specifico MJ/m2 200 300 400 600 800

Larghezza minimadella sezione a croce mm

100 140 160 200 240

500°C

C

T

dfi = d

bfi

b

T - Tensione

a) esposizione al fuoco su tre lati con la zona di tensione esposta

500°C

C

T

dfi d

bfi

b

C - Compressione

b) esposizione al fuoco su tre lati con la zona di compressione esposta

500°C hfi h

bfi

b

c) esposizione al fuoco su quattro lati (travi o pilastri)

Fig. 20. Sezione ridotta di colonne e travi di

calcestruzzo armato94

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

95

Inoltre, deve essere determinata la temperatura delle barre di armatura in modo da ridur-

re adeguatamente la loro resistenza. Le barre possono cadere fuori dalla sezione resi-

dua, ma devono comunque essere incluse nel calcolo della resistenza della sezione.

Una volta individuata la sezione ridotta e la resistenza residua delle barre di armatura è

possibile determinare la resistenza della sezione con i metodi di verifica ordinari

Fig. 21. Tensioni agli stati limite ultimi su una sezione rettangolare di calcestruzzo armato

Metodo a zone

Il metodo a zone è più preciso rispetto al metodo dell’isoterma a 500°C. Esso può essere

applicato solo nel caso si svolga una verifica con esposizione alla curva di incendio standard.

La sezione viene suddivisa in elementi rettangolari per ognuno dei quali viene individua-

ta la temperatura media, la resistenza a compressione e il modulo elastico in funzione

della temperatura.

La sezione deve essere ridotta, su ogni lato esposto alle fiamme, di una larghezza az che

rappresenta la zona danneggiata dalle fiamme ed è ottenuta sulla base delle caratteristiche

di ogni singolo elemento. Per questa sezione ridotta vengono inoltre individuati una resi-

stenza a compressione e un modulo elastico ridotti per tenere conto del riscaldamento.

Una volta ottenuta la sezione ridotta e il fattore di riduzione della resistenza a compres-

sione e del modulo elastico, si svolge la verifica con le modalità utilizzate per la verifica

a temperatura ambiente, adottando però il fattore parziale di sicurezza per la condizione

di incendio (γ M,ƒi = 1 ).

Per maggiori dettagli su questo metodo di calcolo si rimanda al testo originale di EN 1992.1.2.

x As’

As

bfi

Z’ dfi

λx

ηfcd,fi(20)

λxbfi fcd,fi(20)

As1fsd,fi(θm)

Z

Fs = As2fsd,fi(θm)

Z’Mu1 Mu2

Fs = As’ fscd,fi(θm)

bfi è lo spessore della sezione trasversale efficace;dfi è la profondità efficace della sezione trasversale efficace;z è il braccio di coppia interna tra l’armatura tesa e il calcestruzzo;z* è il braccio di coppia interna tra l’armatura tesa e quella compressa;As è l’area dell’armatura tesa;As1 è la parte dell’armatura tesa in equilibrio con il calcestruzzo compresso;As2 è la parte dell’armatura tesa in equilibrio con l’armatura compressa;As’ è l’area dell’armatura compressa;fcd,fi (20) è il valore di progetto della resistenza a compressione del calcestruzzo in

situazione di incendio a temperatura ambiente = fck/γc,fi

fsd,fi(θm) è il valore di progetto della resistenza a trazione dell’armatura in situazionedi incendio alla temperatura media θm in quello strato;

fscd,fi(θm) è il valore di progetto della resistenza a compressione dell’armatura insituazione di incendio alla temperatura media θm in quello strato;

Nota: fsd,fi(θm) e fscd,fi(θm) possono assumere valori diversi (vedere 4.2.4.3).

F è la forza totale nell’armatura compressa in situazione di incendio, ed è ugualea parte della forza totale nell’armatura tesa;

λ, η e x sono definiti nell’EN 1992-1-1.

6.4.3 Metodi di calcolo avanzati

La norma EN 1992.1.2 prevede che per la

verifica di resistenza al fuoco delle struttu-

re in calcestruzzo armato possano essere

utilizzati anche metodi di calcolo avanzati,

che si basano su valutazioni realistiche

approfondite sia del comportamento mec-

canico che del comportamento termico

delle sezioni. Per la trattazione dei metodi

avanzati si rimanda al testo originale di

EN 1992.1.2.

6.5 Esempi di applicazione dei metodi di

calcolo semplificati

Si considera una soletta in calcestruzzo

armato semplicemente appoggiata esposta

al fuoco sulla sola faccia inferiore. Deve esse-

re verificata la sua capacità portante a flessio-

ne dopo 60 minuti di esposizione all’incendio

standard.

Dati di progetto:

Spessore della soletta: h = 200 mm

Resistenza a compressione

del calcestruzzo: fc = 30 Mpa.

Armatura della soletta nella zona inferiore:

Db = 16 diametro barre di armatura

As1=2.01 cm2 sezione di acciaio della

singola barra:

s = 125 mm interasse delle barre

cv = 15 mm copriferro inferiore netto

ce = cv + Db /2 = 23 copriferro efficace

fy = 300 Mpa tensione di snervamento

delle barre

Barre di tipo N formate a freddo.

La sezione è sottoposta a flessione in caso di

incendio: M fi.Ed = 70 kNm.

Durata dell’incendio: 60 minuti

La verifica di resistenza al fuoco viene

condotta considerando una striscia di

soletta larga 1 m.

Sezione totale di armatura:

As = 2.01 cm2 x 1 m / 0.125 m = 16.08 cm2

Altezza utile della sezione:

d = h - cv - Db /2 = 177 mm

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in calcestruzzo armato

96

Al fine di poter determinare la resistenza

della sezione è necessario individuare l’iso-

terma a 500°C.

Fig. 22. Profilo di temperatura su una soletta

(h = 200 mm) per R60÷R240

Dalla mappatura termica si verifica che l’iso-

terma si trova ad una distanza dalla superfi-

cie esposta di circa 20 mm. Quindi la sezio-

ne di calcestruzzo deve essere ridotta di

questa striscia. La verifica sarà condotta

sulla sezione ridotta considerata a tempera-

tura ambiente.

Temperatura delle barre di armatura inferiori:

circa 496 °C

Fattore di riduzione della tensione di snerva-

mento: circa 0.68.

Tensione di snervamento pari a: fy,60 = 300

x 0.68 = 204 Mpa

Determinazione dell’asse neutro:

a = As x fy,60 / (0.85 x fc x b) = 16.08 cm2 x

x 204 Mpa / (0.85 x 30 Mpa x 1 m) = 1.286 cm

Il momento resistente della sezione dopo 60

munti di esposizione al fuoco:

Mfi.Rd = As x fy ,60 x br = 16.08 cm2 x 204 Mpa

x 170.6 mm = 55.96 kNm

dove:

br = d – a/2 = 177 mm – (12.8 mm / 2 ) = 170.6 mm

1200

1100

1000

900

800

700

600

500

400

300

200

100

00 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

x (mm)x è la distanza dalla superficie esposta

θ (°C)

R240

R180

R120

R90R60R30

Essendo:

Mfi.Ed = 70 kNm > Mfi.Rd = 55.95 kNm

si può concludere che la sezione non garantisce la resistenza al fuoco R60.

Per migliorare le prestazioni in caso di incendio della sezione si applica sul lato esposto

al fuoco del solaio, ovvero all’intradosso, una singola lastra antincendio Knauf GFK (F),

spessore 12,5 mm.

Assumendo le caratteristiche termiche della lastra:

- spessore della lastra: 12.5 mm

- conducibilità termica: 0.2 W/m°C

- calore specifico: 1700 J/kg°C

è possibile eseguire la mappatura termica della sezione,

Fig. 23. Mappatura termica della sezione corrispondente ad un’esposizione al fuoco di 60

minuti

Dalla mappatura termica si ottiene che:

- la temperatura del calcestruzzo è inferiore a 500°C;

- la temperatura delle barre raggiunge 211°C.

Sulla base di questi dati il momento resistente dopo 60 minuti è:

M fi.Rd = 80.82 kNm.

Quindi si può concludere che la sezione analizzata e protetta con una singola lastra

antincendio Knauf GFK (F) di spessore 12.5 mm, verifica la resistenza al fuoco R60.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

97

7.1 Generalità

Le metodologie di verifica delle strutture in

legno sono molto influenzate da alcuni

aspetti del comportamento del legno stesso,

che lo differenziano dagli altri materiali

costruttivi. In particolare è stata evidenziata:

- una resistenza fortemente variabile all’inter-

no dell’elemento stesso;

- proprietà meccaniche differenti secondo la

direzione considerata;

- resistenza e duttilità differenti in compres-

sione e trazione;

- la tensione di rottura dipende anche dalle

dimensioni del campione;

- la resistenza si riduce sotto carichi di lunga

durata.

Il legno è un materiale organico combustibile

che in caso di incendio partecipa alla combu-

stione perdendo massa dalla superficie

esposta al fuoco verso l’interno con velocità

dipendente dalla specie legnosa e dalle con-

dizioni igroscopiche.

Le strutture di legno hanno un buon com-

portamento in caso di incendio grazie al

fatto che ha bassa conducibilità termica,

elevato calore specifico e consistente con-

tenuto di umidità. Ciò fa in modo che si

verifichi un modesto aumento di tempera-

tura negli strati di legno sottostanti lo stra-

to di pirolisi. Quest’ultimo aspetto permet-

te di considerare le proprietà meccaniche

del legno invariate nella zona interna allo

strato di pirolisi (in cui è in atto il processo

di carbonizzazione). Inoltre la velocità di

carbonizzazione è sostanzialmente

costante nel tempo: per il legname usato

in campo strutturale tale velocità è inferio-

re al mm per minuto.

La verifica della resistenza al fuoco delle

strutture in legno deve essere condotta,

secondo quanto stabilito dal D.M. 16 feb-

braio 2007 "Classificazione di resistenza

al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi

di opere da costruzione" in accordo alla

norma EN 1995.1.2. I parametri che devo-

no essere stabiliti a livello nazionale

(NPD) devono essere indicati nelle

Appendici nazionali degli Eurocodici;

in attesa della pubblicazione di tali appendici

è possibile utilizzare i valori dei parametri

suddetti che sono forniti in UNI 9504

“Procedimento analitico per valutare la resi-

stenza al fuoco degli elementi costruttivi di

legno”.

Le principali caratteristiche che devono esse-

re considerate nelle verifiche sono:

- proprietà meccaniche;

- proprietà termiche;

- velocità di carbonizzazione.

7.2 Proprietà dei materiali e resistenza

Le proprietà del legno alla temperatura ordi-

naria sono fornite da EN 1995.1.1, mentre

quelle alle alte temperature sono indicate in

EN 1995.1.2. Le proprietà del materiale

devono essere considerate in modo differen-

te in caso che si facciano verifiche con meto-

di semplificati o avanzati, come previsti per

tutte le tipologie strutturali dagli Eurocodici.

Nel caso di analisi con il metodo avanzato,

deve essere considerata una curva di lega-

me non lineare per la quale si rimanda alla

norma EN 1995-1-2. Nel caso di analisi con

un metodo semplificato si devono determina-

re proprietà meccaniche ridotte in funzione

della temperatura: è fondamentale determi-

nare il coefficiente di riduzione kmod,fi.

Nel seguito vengono analizzate le proprietà

del materiale che vengono utilizzate per il

calcolo semplificato.

7.2.1 Proprietà meccaniche

Per la verifica di resistenza degli elementi,

devono essere considerate la resistenza e la

rigidezza ottenute da:

In cui:

resistenza di progetto in caso di incendio

rigidezza di progetto in caso di incendio

resistenza a temperatura ordinaria corri-

spondente al frattile del 20%

rigidezza a temperatura ordinaria corri-

spondente al frattile del 20%

coefficiente di riduzione delle proprietà

meccaniche a caldo

coefficiente parziale di sicurezza in caso

di incendio per il legno ( = 1)

Per sezioni rettangolari o circolari con esposi-

zione maggiore di 20 minuti, è dato da:

per la resistenza a

flessione

per la resistenza a

compressione

per la resistenza a

trazione e per modu-

lo di elasticità.

In cui:

p è il perimetro della sezione trasversale residua (m)

Ar è l'area della sezione trasversale residua (m2)

Queste formulazioni sono valide per tempi di

esposizione al fuoco maggiori di 20 minuti.

Per tempi di esposizione al fuoco inferiori a

20 min è possibile fare un'interpolazione tra il

valore 1 e il valore di kmod,fi assunto in corri-

spondenza dei 20 minuti.

Le caratteristiche meccaniche corrispondenti

al frattile del 20% possono essere ottenute da:

Dove:

f k resistenza caratteristica a temperatura

ordinaria

S05 rigidezza a temperatura ordinaria corri-

spondente al frattile del 5%

I valori del coefficiente di riduzione sono indica-

ti nella tabella seguente.

fiMfifid

fkf

,

20mod,,

γ⋅=

fiMfifid

SkS

,

20mod,,

γ⋅=

fidf ,

fidS ,

20f

20S

fikmod,

fiM ,γ

1, =fiMγ

fikmod,

rfi A

pk ⋅−=

200

10.1mod,

rfi A

pk ⋅−=

125

10.1mod,

rfi A

pk ⋅−=

330

10.1mod,

kfi fkf ⋅=20

0520 SkS fi ⋅=

K fi

Legno 1.25

Legno lamellare 1.15

Pannelli a base di legno 1.15

LVL 1.1

Connessioni con bulloni soggetti a taglio1.15

con lati costituiti da pannelli in legno o legno

Connessioni con bulloni soggetti a taglio1.05

con lati costituiti da acciaio

Connessioni con bulloni soggetti a trazione 1.05

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

98

7.2.2 Proprietà termiche

La valutazione della variazione delle proprie-

tà termiche durante l'esposizione all'incendio

è richiesta solo nel caso in cui la verifica sia

svolta con un metodo di calcolo avanzato,

pertanto si rimanda al testo integrale di EN

1995.1.2.

7.2.3 Spessore di carbonizzazione

Lo spessore di carbonizzazione è un para-

metro fondamentale per determinare la resi-

stenza residua di una sezione in legno.

Normalmente la sezione presenta, infatti,

una zona in cui il materiale è stato carboniz-

zato in si assume che il materiale abbia resi-

stenza nulla. La zona bruciata deve essere

considerata per ogni superficie esposta al

fuoco e anche per le superfici protette con

idonei sistemi di protezione dal fuoco, che di

solito dopo la rottura della protezione si tro-

vano esposte alle fiamme.

Lo spessore di carbone corrisponde alla

distanza tra la superficie originale dell’ele-

mento e la linea di carbonizzazione e viene

calcolata in base al tempo di esposizione al

fuoco e alla velocità di carbonizzazione.

Col termine "velocità di carbonizzazione" si

intende la variazione nel tempo (mm/min)

della distanza tra la superficie esterna del-

l'elemento prima dell'inizio della carbonizza-

zione e la superficie di carbonizzazione stes-

sa, assunta in genere in corrispondenza del-

l'isoterma a 300°C.

Nel calcolo devono essere considerati anche

gli arrotondamenti degli angoli a causa della

carbonizzazione.

7.2.4 Velocità di carbonizzazione per

strutture non protette

Per la determinazione della zona di carboniz-

zazione su un elemento strutturale è possibi-

le procedere in due modi:

- considerando il reale avanzamento della

linea di carbonizzazione, compreso il feno-

meno di arrotondamento degli spigoli – avan-

zamento monodirezionale;

- considerando una linea di carbonizzazione

approssimata in cui si trascurano gli arroton-

damenti degli angoli e si adotta una profondi-

tà di carbonizzazione maggiore rispetto a

quella reale – avanzamento nominale.

Nel caso di avanzamento monodirezionale,

l’incremento nel tempo dello spessore di car-

bonizzazione è dato da:

Dove:

dchar,0 spessore di carbonizzazione di progetto

per esposizione monodirezionale

β0 rapporto di carbonizzazione per

esposizione monodirezionale

t tempo di esposizione

Fig. 1. Avanzamento monodirezionale su una

sezione infinita con esposizione su un lato

Nel caso di avanzamento nominale, l'incre-

mento nel tempo dello spessore di carboniz-

zazione è dato da:

Dove:

dchar,n spessore di carbonizzazione di pro-

getto convenzionale che tiene conto degli

spigoli

βn rapporto di carbonizzazione conven-

zionale

I valori delle velocità di carbonizzazione β0 e

βn vengono forniti dalla norma EN 1995.1.2

in base al tipo di essenza lignea considerata.

Nel calcolo delle sezioni rettangolari può esse-

re considerato lo spessore di carbonizzazione

monodirezionale, a patto che siano considera-

ti gli effetti sugli spigoli, se la sezione originale

ha larghezza minima non inferiore a bmin :

bmin = 2 • dchar,0 + 80 per dchar,0 ≥ 13 mm

bmin = 8,15 • dchar,0 per dchar,0 < 13 mm

Quando la dimensione minima della sezione

è inferiore a bmin , deve essere utilizzato lo

spessore di carbonizzazione convenzionale

Fig. 2. Confronto tra avanzamento monodire-

zionale e nominale

tdchar ⋅= 00, β

d cha

r,0

td nnchar ⋅= β,

dchar,0

dchar,n

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

99

Nel caso in cui si utilizzi lo spessore di carbo-

nizzazione monodirezionale, il raggio di cur-

vatura degli spigoli deve essere considerato

pari allo spessore stesso.

I valori di e sono indicati nella tabella a lato.

7.2.5 Carbonizzazione di superfici di travi

e colonne inizialmente protette dal fuoco

La carbonizzazione nel caso che gli elemen-

ti di legno siano protetti, inizia in ritardo

rispetto a quanto avviene per gli elementi

non protetti. Essa può cominciare prima della

caduta della protezione, ma con una velocità

di carbonizzazione inferiore rispetto a quella

degli elementi non protetti. Dopo la caduta

della protezione, al tempo , il rapporto di car-

bonizzazione cresce sopra i valori previsti

per gli elementi non protetti, fino al tempo in

cui lo spessore di carbonizzazione corrispon-

de a quello che si avrebbe per elementi non

protetti o quando raggiunge i 25 mm. Dopo

o dopo il raggiungimento di uno spessore di

carbonizzazione di 25 mm, il rapporto di car-

bonizzazione corrisponde a quello per ele-

menti non protetti.

Fig. 3. Esempio di trave e colonna protetta

con pannelli

Legno morbido e faggiolegno laminato con densità ≥ 290 kg/m3 0.65 0.7legno con densità ≥ 290 kg/m3 0.65 0.8

Legno durolegno duro solido o laminato con densità 290 kg/m3 0.65 0.7legno duro solido o laminato con densità ≥ 450 kg/m3 0.50 0.55

LVLcon densità ≥ 480 kg/m3 0.65 0.7

Pannellipannelli di legno 0.9a -compensato 0.9a -pannelli a base di legno diverso dal compensato 0.9a -

β0

mm/minβn

mm/min

1

Legenda:

1 trave2 pilastro3 solaio4 rivestimento

2

3

4

4

a) b)

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

100

Legenda:1 rapporto per elementi non protetti durante tutto il tempo di esposizione per un tasso di carbonizzazione βn (oppure βo)2 rapporto per elementi inizialmente protetti a seguito di un deterioramento della protezione dal fuoco2a dopo che la protezione è decaduta il tasso di carbonizzazione inizia con una velocità più elevata2b quando la carbonizzazione ha una profondità maggiore di 25 mm il tasso di carbonizzazione diminuisce come mostrato

nella tabella 3.1.

d char,0 = 25 mmo

d char,n = 25 mm

Charringdepthd char,0

od char,n

[mm]

40

30

20

10

0

Tempo t

t f t a

1

2a

2b

Legenda:1 rapporto per elementi non protetti durante tutto il tempo di esposizione al fuoco per il tasso di carbonizzazione illustrato

nella tabella 3.13 rapporto per elementi inizialmente protetti con un tempo di deterioramento della protezione dal fuoco ts ed un tempo

limite ta inferiore a quello dato dall’espressione (3.8.b)

Charringdepthd char,0

od char,n

[mm]

40

30

20

10

0

Tempo tt f t a

1

3

Legenda:1 rapporto per elementi non protetti durante tutto il tempo di esposizione per un tasso di carbonizzazione βn (oppure βo)2 rapporto per elementi inizialmente protetti per i quali la carbonizzazione inizia prima del deterioramento della protezione:2a la carbonizzazione inizia a tcn con un tasso ridotto quando la protezione è ancora presente2b dopo il deterioramento della protezione il tasso di carbonizzazione inizia con una velocità più elevata2c quando la carbonizzazione ha una profondità maggiore di 25 mm il tasso di carbonizzazione diminuisce come mostrato

nella tabella 3.1.

40

30

20

10

0

1

d char,0 = 25 mmo

d char,n = 25 mm

Charringdepthd char,0

od char,n

[mm]

Tempo t

t ch t f t a

2c

2d

2a

Fig. 4. Variazione dello spessore di carboniz-

zazione in funzione del tempo, con tch = tf e

spessore in corrispondenza di ta non minore

di 25 mm

Fig. 5. Variazione dello spessore di carboniz-

zazione in funzione del tempo, con tch = tf e

spessore in corrispondenza di ta minore di 25

mm

Fig. 6. Variazione dello spessore di carboniz-

zazione in funzione del tempo, con tch < tf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

101

Con l’esclusione di alcuni casi approfonditi

nell’ambito della ricerca, normalmente i para-

metri che descrivono il comportamento del

materiale devono essere determinati su base

sperimentale; tra di essi, ad esempio:

- Il momento in cui comincia la carbonizza-

zione dell’elemento tch ;

- Il momento della caduta del materiale di

protezione tf ;

- La velocità di carbonizzazione prima del fal-

limento della protezione.

I metodi di prova per le protezioni di elemen-

ti in legno sono indicati in ENV 13381-7.

L’equazione per la determinazione del

tempo di inizio della carbonizzazione deve

essere scelta in base al tipo di rivestimento

protettivo applicato. Per le lastre in gesso

rivestito di tipo A, F o H, in accordo alla

norma EN 520, è fornita la seguente equa-

zione:

tch = 2.8 • hp - 23 in corrispondenza di colle-

gamenti che presentano intercapedini non

riempite con larghezza superiore a 2 mm

tch = 2.8 • hp - 14 negli altri casi

in cui

hp è lo spessore del pannello o nel caso di

più lastre lo spessore complessivo (mm).

Nel caso in cui la protezione sia costituita

da due lastre in gesso rivestito tipo A o H, il

momento di inizio delle carbonizzazione

deve essere determinato con le espressioni

precedenti, prendendo uguale allo spes-

sore della lastra più esterna sommato

all’50% dello spessore della lastra interna,

purchè la spaziature tra i fissaggi della

lastra interna non sia maggiore di quella

della lastra esterna.

Nel caso in cui la protezione sia costituita

da due lastre in gesso rivestito tipo F, il

momento di inizio delle carbonizzazione

deve essere determinato con le espressio-

ni precedenti, prendendo uguale allo

spessore della lastra più esterna sommato

all’80% dello spessore della lastra interna,

purchè la spaziature tra i fissaggi della

lastra interna non sia maggiore di quella

della lastra esterna.

Il tempo di collasso del rivestimento protetti-

vo tf può dipendere dai seguenti fattori:

- carbonizzazione o indebolimento del mate-

riale di protezione;

- lunghezza di penetrazione dei fissaggi nel

legno insufficiente;

- inadeguata spaziatura e distanza tra i fis-

saggi.

Per le lastre in gesso rivestito di tipo A e H il

tempo di collasso tf è determinato per mezzo

della seguente espressione:

tf = tch

Per poter determinare il momento ta in cui la

velocità di carbonizzazione diventa pari a

quella che si avrebbe sull'elemento non pro-

tetto, è necessario verificare il momento in

cui viene raggiunto uno spessore di carbo-

nizzazione pari a 25 mm e confrontarlo con il

momento in cui la velocità di carbonizzazio-

ne eguaglia quella dell'elemento non protet-

to. Il valore minore è ta .

Nell’intervallo tra l’inizio della carbonizzazio-

ne e il fallimento della protezione, la velocità

di carbonizzazione deve essere determinata

moltiplicando quella che si utilizza per ele-

menti non protetti, per un coefficiente k2.

k2 = 1 - 0.018 • hp

dove hp è lo spessore di protezione (mm)

Nel caso di protezione costituita da più lastre

di gesso hp corrisponde allo spessore dello

strato più interno.

7.3 Verifica strutturale in caso di incendio

In EN 1995.1.2. sono definiti i metodi di cal-

colo che possono essere adottati nelle verifi-

che di resistenza al fuoco delle strutture in

legno. In analogia a quanto accade per le

altre tipologie strutturali sono stati definiti

metodi di calcolo semplificati e metodi di cal-

colo avanzati. Tali verifiche possono essere

condotte considerando la struttura esposta al

flusso termico dovuto all’incendio convenzio-

nale oppure all’incendio naturale. Inoltre la

verifica può essere condotta su elementi sin-

goli, parti di strutture oppure su l’intera strut-

tura. La combinazione dei carichi utilizzata

deve essere quella per la verifica in caso di

incendio, come definita nel D.M. 14 gennaio

2008 "Norme tecniche per le costruzioni" .

Nel seguito tratteremo i metodi di calcolo

di tipo semplificato, mentre rimandiamo

all’Eurocodice per i metodi avanzati.

7.4 Metodi di calcolo semplificati

La norma EN 1995.1.2 prevede due metodi

di calcolo semplificati:

- metodo della sezione ridotta

- metodo del fattore di riduzione delle pro-

prietà meccaniche

I metodi semplificati si applicano a elementi

monodirezionali esposti alla curva di incen-

dio standard (ISO 834).

E' consentito non svolgere la verifica a taglio

in caso di incendio e la verifica a caldo per

compressione normale alle fibre del legno,

per sezioni rettangolari e circolari.

7.4.1 Metodo della sezione ridotta

Il metodo si basa sull'ipotesi di svolgere le

verifiche su una sezione di legno ridotta

rispetto all'originaria, considerando le sue

caratteristiche meccaniche a 20°C. In realtà

sotto lo strato di carbonizzazione si trova

uno strato di legno con caratteristiche mec-

caniche ridotte a causa della temperatura. Il

metodo prevede di aggiungere allo strato di

carbonizzazione un ulteriore strato con

caratteristiche ridotte e eliminarli entrambi

dalla sezione efficace.

Lo spessore complessivo da trascurare

nella verifica viene determinato con le

seguenti formule:

def = dchar,n + k0 x d0

in cui d0 = 7 mm

Quindi una volta ridotta la sezione di que-

sto spessore totale, è possibile determi-

narne rigidezza e resistenza considerano

le caratteristiche meccaniche del legno

inalterate.

La determinazione del coefficiente k0

dipende dalla presenza di sistemi di prote-

zione e se il tempo di inizio carbonizzazio-

ne supera i 20 minuti.

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco degli elementi strutturali in legno

102

Per elementi non protetti esso assume i valo-

ri riportati nella tabella seguente:

Questi valori possono essere assunti anche

in caso di elementi protetti se il sistema pro-

tettivo combinato alla sezione in legno pre-

senta un tempo di carbonizzazione tch ≥ 20

minuti. Nel caso in cui il sistema abbia un

tempo di carbonizzazione tch < 20 minuti, k0

si considera variabile linearmente tra 0 e 1

nell’intervallo di tempo da 0 sec a tch.

7.4.2 Metodo del fattore di riduzione delle

proprietà meccaniche

Il metodo prevede l'individuazione della

sezione ridotta sulla base dello spessore di

carbonizzazione determinato col metodo

dello spessore monodirezionale o nominale

(dchar,0 / dchar,n) e sulla riduzione delle proprie-

tà meccaniche della sezione ridotta attraver-

so il coefficiente di riduzione (kmod,fi).

7.5 Collegamenti

La verifica strutturale in caso di incendio deve

comprendere anche l'analisi dei collegamen-

ti, che devono garantire la stessa resistenza

al fuoco degli elementi strutturali che collega-

no. La norma EN 1995.1.2 prevede l'utilizzo

di particolari costruttivi da adottare che garan-

tiscano automaticamente la necessaria resi-

stenza al fuoco. I collegamenti possono esse-

re fatti con connettori metallici o con adesivi.

7.5.1 Collegamenti con connettori metallici

I connettori metallici presentano un indeboli-

mento dovuto all'innalzamento di temperatu-

ra, come accade per le strutture di acciaio,

inoltre causano un innalzamento di tempera-

tura del legno ad esso in aderenza, poiché a

causa della elevata conducibilità costituisco-

no una via preferenziale al flusso di calore. Al

fine di limitare il riscaldamento degli elemen-

ti metallici può essere utile porli in opera

all'interno degli elementi in legno, oppure

k0

t < 20 minuti t/20

t ≥ 20 minuti 1

Essendo b > bmin si può applicare il metodo dello

spessore di carbonizzazione convenzionale.

Si determinano le dimensioni efficaci della sezione:

k0 = 1 per sezione non protetta con esposi-

zione al fuoco maggiore di 20 min

d0 = 7 • mm

def = dchar,n + k0 • d0 = 42 + 1 • 7 = 49 • mm

bef = 300 - 2 • 49 = 202 • mm

hef = 500 - 2 • 49 = 402 • mm

Il momento resistente della sezione è pari a:

La sezione risulta non verificata R 60 (MRd,60 < MEd).

Si interviene applicando una protezione dal

fuoco, costituita una da lastra di gesso rivestito

Knauf GKB, tipo (A) secondo la norma di prodot-

to EN 520, avente uno spessore hp = 18 mm.

Si determina il momento in cui comincia la

carbonizzazione tch e il momento del collas-

so del protettivo.

Per lastre di gesso tipo A:

tch = 2.8 • hp - 14 = 36,4 • min - tf = tch

Si determina il momento in cui lo spessore di

carbonizzazione raggiunge 25 mm:

- nel caso in cui tf = tch ,

ta = min (2 • tf ; 25 / (k3 • βn) + tf ) = 54,26 min

Mentre il tempo di raggiungimento dei 25 mm

in assenza di protezioni corrisponde a:

t25 = 25 • mm / βn = 25 / 0.7 = 35,7 min

pertanto ta > t25 .

Nel periodo tra tf e ta si considera che la velo-

cità di carbonizzazione sia moltiplicata per

un fattore k3 = 2.

Perciò lo spessore complessivo di carboniz-

zazione dopo 60 minuti di esposizione all’in-

cendio è dato da:

dchar,p,n = k3 • βn • (ta - tf ) + βn • (t - ta ) = 29,02 mm

Lo spessore efficace è pari a:

def,p = dchar + k0 • d0 = 29,02 + 1 • 7 = 36,02 mm

spessore effettivo di legno carbonizzato

bef,p = 300 - 2 • 36,02 = 227,96 mm

hef,p = 500 - 2 • 36,02 = 427,96 mm

Il momento resistente della sezione è pari a:

Risulta MRd,p,60 > MEd, pertanto lo spessore delle

lastre di gesso applicate alla sezione di legno con-

sentono di verificare la resistenza al fuoco R60.

M fb h

kNmRd kef ef

, ,60

2

6130 6= ⋅

⋅=

intervenire con opportuni sistemi di protezio-

ne. A questo scopo un'ottima soluzione si

sono dimostrati le lastre in gesso rivestito.

7.5.2 Collegamenti con adesivi

in caso di esposizione al fuoco i materiali

adesivi utilizzati per le connessioni mostrano

un comportamento analogo al legno, a patto

che siano di tipo termoindurente come ad

esempio la resorcina o la melanina. Altri ade-

sivi, ad esempio elastomerici o epossidici,

non possono essere utilizzati in condizioni di

incendio in quanto sono sensibili alle alte

temperature.

7.6 Esempi di applicazione dei metodi di

calcolo semplificati

Metodo della sezione ridotta di EN 1995-1-2.

Si verifica una trave di legno di abete con

densità superiore a 290 kg/m3, semplicemen-

te appoggiata, esposta al fuoco su 4 lati. La

curva di incendio considerata è la ISO 834.

La trave deve avere resistenza al fuoco R60.

Caratteristiche della trave:

- altezza della sezione: h = 500 mm

- altezza della sezione: b = 300 mm

Il massimo momento flettente derivante dalla

combinazione dei carichi per la situazione

eccezionale di incendio è pari a:

MEd = 150 kNm

La resistenza caratteristica a flessione del

legno è

fk = 24 N/mm2

Per questo tipo di legno si ha:

- βn = 0.7 • mm/min

- βo = 0.65 • mm/min

Dopo un’esposizione al fuoco di 60 minuti lo

spessore carbonizzato nominale è pari a:

dchar,n = βn • t = 0.7 • 60 = 42 mm

Inoltre lo spessore monodirezionale di carbo-

nizzazione è pari a:

dchar,o = βo • t = 0.65 • 60 = 39 mm

per cui dchar,o > 13 mm

La larghezza minima della sezione è:

bmin = 2 • dchar,o + 80 = (2 • 39 + 80) • mm = 158 mm

M fb h

kNmRd p kef p ef p

, ,, , ,60

2

6160 70= ⋅

⋅=

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

103

8.1 Principi generali

La normativa nel campo della sicurezza

antincendio prevede per le determinate tipo-

logie edilizie, ed in relazione al carico d’in-

cendio calcolato o stimato, la compartimen-

tazione dei locali.

Tale esigenza non può prescindere in molti

casi dalla protezione degli impianti tecnologi-

ci, quali le canaline che portano i cavi elettri-

ci, le reti impiantistiche e i canali di ventilazio-

ne, i canali di estrazione fumi, presenti nelle

zone compartimentate.

La soluzione progettuale di tali problemati-

che può evitare alcuni importanti fattori di

rischio durante l’incendio:

- Perdita di funzionalità dell’impianto (soprat-

tutto per gli impianti elettrici, impianti di

allarme, di ventilazione, per le elettrovalvo-

le degli impianti di spegnimento)

- Propagazione dell’incendio attraverso le

canalizzazioni

- Fattori di innesco connessi ai cortocircuiti

(per gli impianti elettrici)

Le principali categorie di reti impiantistiche

che possono richiedere la protezione dal

fuoco sono indicate di seguito:

1. Impianti elettrici (per es. canaline portacavi

sospese degli impianti industriali, gli

impianti di sicurezza e di allarme, …).

Molti impianti ed apparecchiature elettriche

devono rimanere in funzione anche in

caso di incendio: questo vale per molti

impianti industriali, per i sistemi di allarme,

per le linee telefoniche di emergenza, gli

ascensori, l’alimentazione ausiliaria di cor-

rente elettrica e le luci di emergenza negli

edifici: il funzionamento deve mantenersi

efficiente in condizioni di sicurezza.

2. Condotte di venti lazione (per es. gl i

impianti di condizionamento dell’aria, le

aspirazioni dai locali ciechi, le condotte per

la sovrapressione delle zone filtro, ….).

Negli impianti che prevedono canali per il

trasporto dell’aria (ma anche di altri gas o

liquidi) il pericolo maggiore è dovuto alla

possibilità di propagazione di fumo e

fiamme da un locale ad un altro attraver-

so i canali stessi: l’incendio si può così

propagare, a partire da dove si è genera-

to, scavalcando le eventuali barriere resi-

stenti al fuoco presenti e coinvolgere tutto

l’edificio.

3. Camini di evacuazione fumi (per es. le

condotte di ventilazione delle zone filtro o di

una via di fuga a tenuta di fumo interna, …)

Vale per questo tipo di condotte quan-

to specificato per le condotte di ventilazio-

ne, con l’aggravante che, in caso di incen-

dio, esse devono sopportare il flusso dei

fumi incandescenti verso l’esterno senza

cedimenti e senza ovviamente trasmettere

fumo e calore agli ambienti attraversati.

Per ciò che concerne le prime due categorie

è necessario in generale che la tenuta al

fuoco sia garantita dall’esterno verso l’inter-

no della condotta, cioè è necessario che i

canali siano protetti per evitare che in caso di

incendio divengano vie preferenziali di propa-

gazione dell’incendio tra due compartimenti

o tra un compartimento e una via di fuga.

E’ altresì necessario in molti casi evitare

che il fuoco, generatosi all’interno ed ali-

mentato dai cavi elettrici o da altri materiali

combustibili, o penetrato nel canale per

altra via, si possa propagare all’esterno: in

questi casi la resistenza al fuoco del sistema

protettivo dovrà essere anche dall’interno

verso l’esterno.

Per la terza categoria, è necessario che la

tenuta al fuoco ed ai fumi caldi sia garan-

tita sempre anche dall’interno: in pratica le

condotte di evacuazione fumi devono

poter funzionare, in caso di incendio,

anche come evacuatori del calore asso-

ciato ai fumi stessi, senza perdere la pro-

pria stabilità e tenuta.

8.2 Determinazione in base ai risultati di

prova

Sono oggi disponibili i risultati sperimentali di

prove condotte nei laboratori autorizzati e con-

formi alle norme di prova europee UNI EN

1366-1 (Prove di resistenza al fuoco per impian-

ti di fornitura servizi – Condotte) e UNI EN 1366-

8 (Prove di resistenza al fuoco per impianti di

fornitura servizi – Condotte di estrazione fumo).

La norma europea UNI EN 1366-1 definisce

le modalità di prova in laboratorio per condot-

te di ventilazione con esposizione al fuoco

dall’esterno (tipo A) e condotte con esposi-

zione al fuoco dall’interno (tipo B), sia verti-

cali che orizzontali, con lunghezza comples-

siva pari a 6,5 m per le condotte orizzontali e

4,00 m per quelle verticali.

La prova viene effettuata su condotte tipo A

(fuoco dall’esterno) con sezione interna

1000x500 (±10) mm ed una depressione

pari a –300 (±15) Pa.

Nel caso di condotte tipo B (fuoco dall’inter-

no) la sezione interna è 1000x250 (±10) mm

ed è necessario garantire una circolazione

dell’aria di 3m/s (±0,45).

Il campo di applicazione diretta del risultato

di prova è indicato nel paragrafo 13 della UNI

EN 1366-1, e copre unicamente condotte a

sezione circolare o a 4 lati.

Si afferma inoltre che il risultato di prova otte-

nuto per condotte orizzontali A e B vale

esclusivamente per condotte orizzontali;

idem per le condotte verticali.

I risultati ottenuti su condotte A e B di dimen-

sioni normalizzate sono direttamente appli-

cabili a dimensioni fino a quelle provate con

un aumento pari a L+250 mm e H+500 mm

(condotte tipo A), L+250 mm e H+750 mm

(condotte tipo B).

I risultati di prove svolte su condotte di

dimensioni diverse da quelle normalizzate

possono essere applicate direttamente solo

a condotte di dimensioni inferiori.

Un risultato di prova ottenuto per la depres-

sione normalizzata di 300 Pa nella condotta

tipo A è applicabile ad una depressione e ad

una sovrapressione dello stesso valore a

condizione che siano soddisfatti i criteri di

tenuta durante la prova della condotta B.

In merito alle sospensioni di sostegno delle

condotte si afferma che poiché la prova non

è in grado di valutare la capacità portante, gli

elementi di sospensione devono essere

dimensionati in modo da limitare la tensione

dell’acciaio ai seguenti valori, in funzione

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

104

della resistenza al fuoco:

La norma UNI EN 1366-8 si applica esclusivamente alle condotte A e B che hanno supe-

rato la prova secondo la UNI EN 1366-1.

8.3 Soluzioni tecniche Knauf

Il sistema Knauf per la realizzazione di condotte di ventilazione e condotte di evacuazio-

ne fumi utilizza lastre isolanti antincendio del tipo THERMAX SL, in classe A1 di reazio-

ne al fuoco, la cui materia prima è la vermiculite.

La sua caratteristica principale consiste nella capacità di perdere lo strato intermedio di

acqua immagazzinato al suo interno se sottoposta ad un adeguato trattamento termico e

di espandere il proprio volume fino a diventare dalle 15 alle 20 volte più grande.

Tramite un apposito procedimento di pressatura a caldo la vermiculite espansa viene

amalgamata con leganti di tipo organico e compressa per assumere la forma di lamine

più grosse, dando vita a lastre leggere e facili da applicare, lavorabili con qualsiasi attrez-

zo adatto alla lavorazione del legno.

Caratteristiche delle lastre THERMAX SL

8.3.1 Condotte di ventilazione

Le condotte provate in conformità alla UNI

EN 1366-1 e UNI EN 1366-8 sono condotte di

ventilazione orizzontali e verticali realizzate

con lastre in vermiculite Knauf Thermax SL,

spessore 45 mm. Le condotte sono montate

in sequenza in moduli di lunghezza/altezza

1200 mm e assemblate con l’ausilio di copri-

giunti esterni in strisce di lastre Thermax A di

spessore 10 mm e posizionati all’estremità di

ciascun modulo.

Nel caso di condotte orizzontali, ogni modulo

di lunghezza 1200 mm è sostenuto da due

dispositivi di sospensione posizionati alle

due estremità e costituiti da una traversa di

sostegno orizzontale e due pendinaggi con

barre filettate M8.

Le barre filettate possono essere di varia lun-

ghezza collegate in testa con manicotti filet-

tati internamente, esclusivamente in acciaio.

La scelta della traversa è funzione delle

dimensioni interne della condotta sostenuta.

Le traverse sono posizionate sotto i copri-

giunti che collegano i moduli tra di loro, ossia

ad interasse 1200 mm.

Tutti i dispositivi di supporto sono protetti

termicamente. Le traverse sono protette

mediante una protezione scatolare realizza-

ta con strisce di lastra Thermax, sp=45 mm.

Le pendinature M8 devono essere protette

per tutta la loro lunghezza con specifiche

coppelle Knauf in vermiculite espansa.

Nel caso di condotta verticale i moduli di

altezza 1200 mm vengono sovrapposti gli

uni sugli altri fino a che uno dei due è

compreso tra due piani consecutivi.

In corrispondenza di ogni attraversamento

di solaio lo spazio tra il perimetro esterno

della condotta e le pareti del foro di pas-

saggio è chiuso con un riempimento in

strisce di lana di roccia sp=30 mm su tutto

lo spessore del solaio.

Un sistema di tacchi e controtacchi in stri-

sce di Thermax SL 45x100 mm (sp x l) è

poi applicato all’intradosso ed all’estra-

dosso del solaio e contro le quattro pareti

della condotta.

Classificazione materiale

A1

Peso specifico (kg/m3)

ca. 550

Conducibilità termica (W/mK)

0,14

Resistenza alla flessione (N/mm2)

1,5

Estrazione viti (N/mm)

- parte frontale 10- superficie 11

Tollerenza spessore (mm)

± 0,5

Resistenza alla flessione (N/mm2)

3

Umidità residua (peso %)

ca. 4

Valore pH

ca. 5,5

Tipo di caricoTensione massima (N/mm2)

T ≤ 60 minuti

9

15

60 < T ≤ 120 minuti

6

10

Sollecitazione di trazione su tutti i componenti conorientamento verticale

Sollecitazione di taglio sulle viti della classe definitanella sezione 4.6 secondo EN 20898-1

Solu

zion

i Kna

uf

Barre Filettate - da EN 20898/1 (ISO 898/1)

Filettatura Sezione nominale Tensione MAX Portata Portata(mm2) (N/mm2) (N) (kg)

M 8 36,60 6 219,60 22,3992

M 10 58,00 6 348,00 35,496

M 12 84,30 6 505,80 51,5916

M 14 115,00 6 690,00 70,38

M 16 157,00 6 942,00 96,084

M 18 192,00 6 1152,00 117,504

M 20 245,00 6 1470,00 149,94

M 22 303,00 6 1818,00 185,436

M 24 353,00 6 2118,00 216,036

M 27 459,00 6 2754,00 280,908

M 30 561,00 6 3366,00 343,332

M 33 694,00 6 4164,00 424,728

M 36 817,00 6 4902,00 500,004

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

Protezione della traversa di un condotto orizzontale

Attraversamento di solaio di una condotta verticale

Attraversamento di solaio con il sistema di sostegno del peso proprio

Ogni 6 m al massimo di altezza è necessario assicurare il supporto

del peso della condotta sul solaio. A tale scopo il sistema di tacchi e

controtacchi sarà applicato unicamente all’intradosso del solaio men-

tre sull’estradosso sarà posizionato un profilo L 60x60x6 mm, fissato

su ciascuna parete della condotta con viti per pannelli poste ogni 100

mm ed in semplice appoggio sul solaio.

In caso contrario deve essere installato un supporto intermediario del

tipo di seguito descritto:

Montaggio di un supporto intermedio di una condotta verticale

Solu

zion

i Kna

uf

105

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

106

Per condotte verticali addossate contro una o due pareti verticali,

vengono apportate le seguenti modifiche di montaggio:

Condotta verticale addossata a pareti adiacenti

Le prove di riferimento sono le seguenti:

(1) La classe EI è funzione delle dimensioni e della posizione del canale.

Consultare il Settore Tecnico Knauf ed il rapporto di prova

La prova 04.102.092 effettuata su una condotta verticale tipo A di

sezione interna 1000x500 mm ha evidenziato che le lastre Thermax,

spessore 45 mm, sono in grado di mantenere la tenuta in condizioni di

depressione di -300 Pa per una durata della prova di 2 ore.

Tenuto conto del campo di applicazione diretta del risultato di prova

della UNI EN 1366-1, queste caratteristiche possono essere estese ad

ogni condotta di sezione interna fino a 1250x1000 mm e realizzata

senza montanti interni di irrigidimento.

Per condotte con sezione interna superiore a 1250 mm, la messa in

opera di montanti di irrigidimento lungo una o due linee di ripartizione

è stata validata durante la prova 05-G-013 eseguita su una condotta

orizzontale tipo A con sezione interna 1800x1000 mm.

Il numero delle linee di montanti di irrigidimento è definito in funzione

delle dimensioni interne della condotta, come segue:

- da 0 a 1250 mm nessun rinforzo

- da 1251 a 1800 mm una linea di montanti di irrigidimento a

metà larghezza

- da 1801 a 2500 mm due linee di montanti di irrigidimento a

1/3 e 2/3 di larghezza

Ogni montante è definito da strisce in lastre Thermax 250x45 mm (l

x s) posizionate in corrispondenza di ogni giunto di ciascun tratto di

condotta (L=1200 mm) ed a metà della sua lunghezza, ovvero ogni

600 mm.

8.3.2 Condotte di evacuazione fumi

Le condotte provate in conformità alla UNI EN 1366-1 e UNI EN

1366-8 sono condotte di evacuazioni fumi orizzontali e verticali rea-

lizzate con lastre in vermiculite Knauf Thermax SL, spessore 45 mm.

Le condotte sono montate in sequenza in moduli di lunghezza/altez-

za 1200 mm e assemblate con l’ausilio di coprigiunti esterni in stri-

sce di lastre Thermax A di spessore 10 mm e posizionati all’estremi-

tà di ciascun modulo.

Nel caso di condotte orizzontali, ogni modulo di lunghezza 1200 mm

è sostenuto da due dispositivi di sospensione posizionati alle due

estremità e costituiti da una traversa di sostegno orizzontale e due

pendinaggi con barre filettate M8.

Le barre filettate possono essere di varia lunghezza collegate in

testa con manicotti filettati internamente, esclusivamente in acciaio.

- rivestimento: 1 lastra Thermax da 45 mm120 (1)

Certificato:n°: 05-A-145data: 22/6/2005Ist.: CSI/CTICM

Schema EI DescrizioneProtezioni di condotte di ventilazione

Certificato

Rapporto Laboratorio Sezione interna Posizione Dimensioni Classificazionedi prova della condotta della (mm)

provata (mm) condotta Min Max

04.102.092 PAVUS 1000x500 Verticale EI120S

05 - G - 013 CTICM 1800x1000 Orizzontale EI120S

04.102.092 CTICM 1000x250 Orizzontale EI120

04 - E - 328 CTICM 1500x800 Verticale EI90

04 - H - 300 CTICM 1410x890 Orizzontale 120S

0x0 1250x1000

0x0 1800x1000

0x0 1250x1000

0x0 1500x800

0x0 1410x890

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

107

La scelta della traversa è funzione delle dimensioni interne della con-

dotta sostenuta.

Le traverse sono posizionate sotto i coprigiunti che collegano i

moduli tra di loro, ossia ad interasse 1200 mm.

I dispositivi di supporto sono lasciati privi di protezione.

In corrispondenza di ogni attraversamento di parete lo spazio tra il

perimetro esterno della condotta e le pareti del foro di passaggio è

chiuso con un riempimento in strisce di lana di roccia sp=30 mm su

tutto lo spessore della parete verticale.

Un sistema di tacchi e controtacchi in strisce di Thermax SL 45x100

mm (sp x l) è poi applicato contro le facce della parete verticale e

contro le quattro pareti della condotta.

Attraversamento di parete di una condotta di evacuazione fumi

orizzontale

Nel caso di condotta verticale i moduli di altezza 1200 mm vengono

sovrapposti gli uni sugli altri fino a che uno dei due è compreso tra

due piani consecutivi.

In corrispondenza di ogni attraversamento di solaio lo spazio tra il

perimetro esterno della condotta e le pareti del foro di passaggio è

chiuso con un riempimento in strisce di lana di roccia sp=30 mm su

tutto lo spessore del solaio.

Un sistema di tacchi e controtacchi in strisce di Thermax SL 45x100

mm (sp x l) è poi applicato all’intradosso ed all’estradosso del solaio

e contro le quattro pareti della condotta.

Ogni 6 m al massimo di altezza è necessario assicurare il supporto

del peso della condotta sul solaio. A tale scopo il sistema di tacchi e

controtacchi sarà applicato unicamente all’intradosso del solaio

mentre sull’estradosso sarà posizionato un profilo L 60x60x6 mm,

fissato su ciascuna parete della condotta con viti per pannelli poste

ogni 100 mm ed in semplice appoggio sul solaio.

Attraversamento di solaio di una condotta di evacuazione fumi

verticale

In caso contrario deve essere installato un supporto intermediario

del tipo di seguito descritto:

Montaggio di un supporto intermedio di una condotta verticale

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaResistenza al fuoco di condotte e impianti

108

Per condotte verticali addossate contro una o due pareti verticali,

vengono apportate le seguenti modifiche di montaggio:

Le prove di riferimento sono le seguenti:

(1) La classe EI è funzione delle dimensioni e della posizione del canale.

Consultare il Settore Tecnico Knauf ed il rapporto di prova

La prova 04.102.092 effettuata su una condotta verticale tipo B (fuoco

interno) di sezione interna 1000x250 mm ha evidenziato che le lastre

Thermax, spessore 45 mm, sono in grado di mantenere la tenuta per

una durata della prova superiore a 2 ore. Tenuto conto del campo di appli-

cazione diretta del risultato di prova della UNI EN 1366-1, queste carat-

teristiche possono essere estese ad ogni condotta di sezione interna fino

a 1250x1000 mm e realizzata senza montanti interni di irrigidimento.

Schema EI Descrizione Certificato

- rivestimento: 1 lastra Thermax da 45 mm120 (1)

Certificato:n°: 05-A-146data: 28/6/2005Ist.: CSI/CTICM

Rapporto Laboratorio Sezione interna Posizione Dimensioni Classificazionedi prova della condotta della (mm)

provata (mm) condotta Min Max

04.102.092 PAVUS 1000x250 Orizzontale EI120

04 - E - 328 CTICM 1500x800 Verticale EI90

04 - H - 300 CTICM 1410x890 Orizzontale 120S

0x0 1250x1000

0x0 1500x800

0x0 1410x890

Protezioni di condotte di evacuazione fumi

Solu

zion

i Kna

uf

APPENDICE

9 Elenco certificati antincendio

Lastre Knauf GKB e Vidiwall®

Condotta di evacuazione fumi verticale addossata a pareti

adiacenti

Parete W 111:- orditura metallica C 50x47 mm- rivestimento 1+1 GKB 12.5 mmH. max = 3 m

EI 30W 111

n°: 06/32301111 Istituto Applus Certificato

europeo (*)

Certificatoeuropeo (*)

Parete W 361:- orditura metallica C 50x50 mm- rivestimento 1+1 lastra Vidiwall 12,5 mm- lana min. 50 mm; 60 kg/m3

H. max = 3 m

EI 60W 361

n°: 415 381Istituto EMPA17/04/02

Tipo Schema REI Descrizione

Pareti

Certificato prova Validità fino al

Certificatoeuropeo (*)

(**)

Parete W 112:- orditura metallica C 50x47 mm.- rivestimento 2+2 lastra GKB 15 mm (A15)EI 90W 112

n°: 7463/07Istituto AFITI

25/9/2012

Parete W 362i:- profilo metallico C 50x50 mm- rivestimento 1+1 lastre GKB 12,5 mm (A13)- rivestimento 1+1 lastra Vidiwall 12,5 mm- lana di roccia sp.40 mm e densità 40 kg/m3

REI 90W 362i

n°: 212266/2860FRIstituto Giordano09/06/06

25/9/2012Parete W 112- orditura metallica C 75x50 mm- rivestimento: 2+2 GKB 18 mm (A18)

REI180n°: 144105/2170RFIstituto Giordano11/01/2001

Certificatoeuropeo (*)

(**)

Parete W 115:- orditura metallica C 50x47 mm- rivestimento 2+2 lastre GKB 12,5 mm (A13)EI 90W 115

n°: 270543/3209FRIstituto Giordano18/06/2010

W 112

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109

Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

Ignilastra® Knauf GKF(F)

Solu

zion

i Kna

uf

Parete W 112:- orditura metallica C 75x50 mm

distanziata di 600 mm- rivestimento 2+2 Ignilastra F13 (GKF 12,5 mm)- botola 400x400

REI120W 112

+botola

n°: 157683/2340RFIstituto Giordano08/03/02 25/9/2012

Tipo Schema REI Descrizione

Pareti con doppia lastra per lato

Certificato prova Validità fino al

Certificatoeuropeo (*)

(**)W 113 EI 180

n°: 7088/06Istituto AFITI

Parete W 113:- orditura metallica C 75x50 mm- rivestimento 3+3 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)H. max = 4 m

Certificatoeuropeo (*) W 113 EI 240

n°: LP-677.1/03Instytut TechnikiBudowlanej12/01/2004

Parete W 113:- doppia (schiena contro schiena) orditura

metallica C 100x50 mm- rivestimento 3+3 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)- lana min. 100 mm; 65 kg/m3

H. max = 5,70 m

Parete W 112:- orditura metallica C 75x50 mm- rivestimento 2+2 Ignilastra (GKF 12,5 mm)H. max = 4,00 m

EI120W 112

n°: 277459/3262FRIstituto Giordano28/12/2010

Certificatoeuropeo (*)

(**)

Contropareti

Certificatoeuropeo REI120D 111

n°: 280780/3288FRIstituto Giordano04/04/11

Controsoffitto D 111su solaio in laterizio armato 16+4 cm - rivestimento 1 Ignilastra (GKF 15 mm)

Controsoffitti

Certificatoeuropeo EI 60

D 113+

botola

n°: 06/32301547Istituto Applus

Soffitto membrana D 113:- orditura C 60x27 mm- rivestimento 2 Ignilastra GKF 15- botola

Certificatoeuropeo EI 90D 113

n°: 07/32302623Istituto Applus

Soffitto membrana D 113:- orditura C 60x27 mm- rivestimento 3 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)

Certificatoeuropeo (*)

(**)EI 60

W 625+

botola

n°: 7233/06Istituto AFITI

Controparete W 625:- orditura metallica C 50x47x0,6 mm- rivestimento 2 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)- botola H. max = 4 m

Certificatoeuropeo (*)

(**)EI 90

W 625+

botola

n°: 7234/06Istituto AFITI

Controparete W 625:- orditura metallica C 75x47x0,6 mm- rivestimento 3 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)- botola H. max = 4 m

Certificatoeuropeo (*)

(**)EI 90W 623

n°: 280552/3280FRIstituto Giordano29/03/11

Controparete W 623Parete in forati da 8 cm con intonaco 1 cmsulla faccia non esposta al fuoco- orditura metallica C 50x27 mm- rivestimento 1 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)

Certificatoeuropeo (*)

(**)EI 90W 625

n°: 280553/3281FRIstituto Giordano29/03/11

Controparete W 625Parete in forati da 8 cm con intonaco 1 cmsulla faccia non esposta al fuoco- orditura metallica C 50x50x0,6 mm- rivestimento 1 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)H. max = 4 m

Certificatoeuropeo (*)

(**)EI 120W 623

n°: 282127/3297FRIstituto Giordano

Controparete W 623Parete in forati da 8 cm con intonaco 1 cmsu entrambe le facce- orditura metallica C 50x27 mm- rivestimento 1Ignilastra F13 (GKF 12,5 mm)

25/09/2012REI120D 112

+botola

n°: 132881/2043RFIstituto Giordano16/12/99

Soffitto D 112 + botola su soletta inC.A. sp. 6 cm e travi HEB 160:- orditura C 50x27 mm- rivestimento 1 Ignilastra F15 (GKF 15 mm)

posta a 20 cm dall’ala delle travi

Certificatoeuropeo REI120D 112

n°: 281300/3291FRIstituto Giordano19/04/11

Controsoffitto D 112 su solaio in laterizioarmato 16+4 cm, ribassamento 150 mm,str. primaria 27/50/27 int. 750 mm,str. secondaria 27/50/27 int. 400 mm- rivestimento 1 Ignilastra (GKF 12,5 mm)

Pareti con tripla lastra per lato

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Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

110

Lastra Knauf Fireboard®

Parete K 234: H. max = 3 m- str. metall.: 50x50 x 0,6 mm - rivestimento: 1+1 lastra Fireboard 20 mm- lana minerale ISOROCCIA 40 mm, 70 kg/m3

EI 120K 234

Certificato:n°: 270496/3208FRdata: 17/06/2010Istituto Giordano

Certificatoeuropeo (*)

(**)

25/9/2012

25/9/2012

25/9/2012

Setto Autoportante K 62:- orditura metall. 50x47x0,6 mm

interasse 400 mm- rivestimento: 2 lastre Fireboard da 25 mm

120K 62

Certificato:n°: 147692/2221RFdata: 8/5/2001Istituto Giordano

Setto Autoportante K 247 con BOTOLA diispezione Knauf:- orditura metall. a forma di L

sezione 30x30x0,6 mm- rivestimento: 2 lastre Fireboard da 25 mm

120

Certificato:n°: 206256/2809FRdata: 30/12/2005Istituto Giordano

Parete in laterizio da 8 cm protetta sulla faccianon esposta al fuoco con intonaco a base cemen-tizia sp. 10 mm e su quella esposta al fuoco con1 lastra Fireboard da 12,5 mm, incollata conPerfix e fissata con tasselli metallici da 8 mm

120

Certificato:n°: 209831/2837FRdata: 10/4/2006Istituto Giordano

Tipo Schema REI Descrizione

Pareti

Contropareti

Certificato prova Validità fino al

-

K 247+

Botole

25/9/2012

25/9/2012

Certificatoeuropeo (*)

25/9/2012

25/9/2012

25/9/2012

25/9/2012

Soffitto di compartimentazione a membrana(Membrane Ceiling) fuoco dal basso: - str. metall.: 50x27x0,6 mm- riv.: 2 Fireboard da 20 mm

Certificato:n°: 97872/1531RFdata: 12/4/1996Istituto Giordano

D112

Certificato:n°: 207342/2818RFdata: 6/2/2006Istituto Giordano

Soffitto di compartimentazione autoportante, fuoco da 2 lati: - str.metall. 75x50x0,6 - i 400- riv.: 2 Fireboard da 20 mm

D117

Certificato:n°: 97907/1532RFdata: 12/4/1996Istituto Giordano

Soffitto D111 su solaio Predalles composto da 4 cmdi soletta + 16 cm di polistirolo + 4 cm di soletta- Ord. metall.: 50x27 mm- riv.: 1 Fireboard da 15 mm

D111Certificato:n°: 150616/2255RFdata: 18/5/2001Istituto Giordano

Soffitto D111 su solaio Legno e travi in legno- Ord. metall.: 50x15 mm distanziata di 1 cm dalle travi, ancorata con gancio dritto- riv.: 1 Fireboard da 20 mm

60(REI)90(R)

90(REI)120(RE)

D111

Certificato:n°: CSI0978RFdata: 05/12/2001Istituto CSI

Solaio in laterizio armato sp. 16+4 cm rivestito inferiormente con: 1 Fireboardda12,5 mm incollata e tassellata

120

120

120

120

Certificato:n°: 209830/2836RFdata: 10/4/2006Istituto Giordano

Controsoffitti

D112

Soffitto di compartimentazione a membrana- orditura metall. primaria 50x27 mm

- interasse 750 mm- orditura metall. secondaria 50x27 mm

- interasse 400 mm- rivest. con: 2 Fireboard 25 mm

-

Soffitto di compartimentaz. a membrana D113- Ord. metall.: 60x27 mm- riv.: 2 Fireboard da 25 mm- BOTOLAEI120

Certificato:n°: 06/32301737data: 06/02/2007Istituto Applus

D113+

Botola

orditura primaria orditura secondaria

orditura primaria orditura secondaria

orditura primaria orditura secondaria

Solu

zion

i Kna

uf

(*) Per l’applicazione del Rapporto di Prova a casi diversi da quello testato in laboratorio, in accordo con il D.M. 16/02/2007,

si raccomanda di fare riferimento alla specifica norma per le applicazioni estese e consultarsi con il Servizio Tecnico Knauf.

(**) Campo di applicazione diretta del Rapporto di Prova: pareti e contropareti non dovranno avere altezze superiori ai 4 metri

(UNI EN 1364-1). Campo di applicazione estesa: fare riferimento al Servizio Tecnico Knauf.

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Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

111

Protezione di condotte di ventilazione- rivestimento: 1 lastra Thermax

da 45mm120 (1)

Certificato:n°: 05-A-145data: 22/6/2005Ist.: CSI/CTICMCertificato europeo (*)

Protezione di condotte di evacuazione fumi- rivestimento: 1 lastra Thermax

da 45mm120 (1)

Certificato:n°: 05-A-146data: 28/6/2005Ist.: CSI/CTICMCertificato europeo (*)

Schema REI Descrizione

Protezioni di condotte

Certificato prova

SofipanYesyforma 25/9/2012

Controsoffitto Sofipan Yesyforma bordo SFsu solaio in cls 10 cm su HEB 200:- str. metall.: T24x38 mm- riv.: pann. 600x600 mm a 200 mm dalle travi

120

Certificato:n°: 141517/2135RFdata: 09/10/2000Istituto Giordano

Tipo Schema REI Descrizione

Controsoffitti

Certificato prova Validità fino al

Soffitto AMF ECOMIN su soletta in C.A.sp. 10 cm e travi HEB 200:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x38 mm- rivestimento pannelli AMF ECOMIN -

SK 24 - 600x600x13 mm posti a20 cm dall’ala delle travi

120AMF

n°: 113536/1763RFIstituto Giordano16/12/97

25/9/2012

Tipo Schema REI Descrizione

Controsoffitti

Certificato prova Validità fino al

Certificatoeuropeo (*)

Soffitto AMF THERMATEX ALPHA solaio inlaterizio armato sp. 20+4 cm:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x38 mm- rivestimento pannelli AMF THERMATEX

ALPHA - sistema SK - 600x600x19 mm posti a 25 cm dall’intradosso del solaio

120AMF

n°: 246648/3077FRIstituto Giordano16/10/2008

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere120AMF

n°: 246648/3077FRIstituto Giordano16/10/2008

Certificatoeuropeo (*)

120AMF

n°: 246798/3080FRIstituto Giordano21/10/2008

Soffitto AMF THERMATEX THERMOFONsolaio in laterizio armato sp. 20+4 cm:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x38 mm- rivestimento pannelli AMF THERMAFON

- sistema SK - 600x600x15 mm posti a 25 cm dall’intradosso del solaio

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere120AMF

n°: 246798/3080FRIstituto Giordano21/10/2008

Certificatoeuropeo (*)

120AMF

n°: 257880/3131FRIstituto Giordano16/10/2008

Soffitto AMF THERMATEX solaiopredalles 5+15+5 cm:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x37 mm- rivestimento pannelli AMF THERMATEX

- sistema SK - 600x600x15 mm posti a 20 cm dall’intradosso del solaio

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere120AMF

n°: 257880/3131FRIstituto Giordano16/10/2008

Lastra Knauf Thermax®

Soffitti Sofipan®

Soffitti AMF

(1) Classificazione da verificare in funzione delle dimensioni del canale. Consultare il Servizio Tecnico Knauf ed il Rapporto di Prova.

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

112

Soffitti AMF

(*) Per l’applicazione del Rapporto di Prova a casi diversi da quello testato in laboratorio, in accordo con il D.M. 16/02/2007,

si raccomanda di fare riferimento alla specifica norma per le applicazioni estese e consultarsi con il Servizio Tecnico Knauf.

(**) Campo di applicazione diretta del Rapporto di Prova: pareti e contropareti non dovranno avere altezze superiori ai 4 metri

(UNI EN 1364-1). Campo di applicazione estesa: fare riferimento al Servizio Tecnico Knauf.

Solu

zion

i Kna

uf

Tipo Schema REI Descrizione

Controsoffitti

Certificato prova Validità fino al

Certificatoeuropeo (*)

120AMF

n°: 272050/3220FRIstituto Giordano29/07/2010

Soffitto AMF THERMATEX SYMETRAsolaio predalles 5+10+5 cm:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x37 mm- rivestimento pannelli AMF THERMATEX

- sistema VT24 - 600x600x15 mm posti a 20 cm dall’intradosso del solaio

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere120AMF

n°: 272050/3220FRIstituto Giordano29/07/2010

Certificatoeuropeo (*)

120AMF

n°: 256953/3129FRIstituto Giordano01/07/2009

Soffitto AMF ECOMIN solaio predalles5+15+5 cm:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x37 mm- rivestimento pannelli AMF THERMATEX

- sistema SK - 600x600x13 mm posti a 20 cm dall’intradosso del solaio

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere120AMF

n°: 256953/3129FRIstituto Giordano01/07/2009

Soffitto AMF THERMATEX su soletta inC.A. sp. 10 cm e travi HEB 200:- orditura metallica a vista con profili

a “VT 15” 15x38 mm- rivestimento pannelli AMF THERMATEX

sistema VT 15 - 600x600x15 mm posti a 20 cm dall’ala delle travi

180AMF

n°: 159850/2381RFIstituto Giordano14/05/02

25/9/2012

-PLAFOND REIProtezione di plafoniere180AMF

n°: 159850/2381RFIstituto Giordano14/05/02

Soffitto AMF OFFICE su soletta in C.A.sp. 10 cm e travi HEB 200:- orditura metallica a vista con profili

a “T” 24x38 mm- rivestimento pannelli AMF OFFICE -

SK e VT 24 - 600x600x19 mm posti a 25 cm dall’ala delle travi

180AMF

n°: 187618/2666RFIstituto Giordano22/09/2004

25/9/2012

Controsoffitto AMF Thermatexsu soletta in c.a. 10 cm su HEB 200:- orditura nascosta con profili T 24x38 mm- Riv. pannelli AMF Thermatex bordoAW/GN sp. 19 mm 600x600 mm posti a300 mm dall’ala delle travi

180AMF

Certificato:n°: 212094/2858 FRdata: 05/06/2006Istituto Giordano 25/9/2012

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Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

113

Schema REI Descrizione

Botole di ispezione

Certificato prova Validità fino al

Botola di ispezione da controparete con resistenzaal fuoco EI 60 certificata per pareti con 2 lastreGKF15 mmEI60

Certificato europeo:n°. 7233/06 data: 01/12/06 Ist.: CSI

-

Botola di ispezione da soffitto con resistenza alfuoco EI 60 mm certificata per soffitti con 2lastre GKF15 mmEI60

Certificato europeo:n°. 06/323001547 data: 15/01/07 Ist.: CSI

-

Botola di ispezione da controparete con resistenzaal fuoco EI 90 certificata per pareti con 3 lastreGKF15 mmEI90

Certificato europeo:n°. 7234/06 data: 01/12/06 Ist.: CSI

-

Botola di ispezione da soffitto con resistenza alfuoco REI 120 certificata con lastre Fireboard 15 mm 120

Certificato:n°. 132881/2043RF data: 16/12/99Ist.: Giordano

25/9/2012

Botola di ispezione da pareti con resistenza alfuoco REI 120 certificata con lastre HF(GKFI)sp.12,5 mm + 12,5 mm120

Certificato:n°. 157683/2340RF data: 08/03/2002 Ist.: Giordano

25/9/2012

Botola di ispezione per setto autoportante conresistenza al fuoco REI 120 certificata con lastreFireboard sp.25 mm + 25 mm120

Certificato:n°. 206256/2809FR data: 30/12/2005 Ist.: Giordano

25/9/2012

Botola di ispezione da soffitto con resistenza alfuoco EI 120 certificata per soffitti con 2 lastreFireboard da 25 mmEI120

Certificato europeo:n°. 06/323001737 data: 06/01/07 Ist.: CSI

-

FP 120spessore intonaco 20 mm applicato sulla facciaesposta al fuoco di una parete in muratura diforati da 8 cm

90

Certificato:n°.148001/2225RF data: 16/05/01Ist.: Giordano

25/9/2012

Schema REI Descrizione

Muratura

Certificato prova Validità fino al

FP 120spessore intonaco 30 mm applicato sulla facciaesposta al fuoco di una parete in muratura diforati da 8 cm

120

Certificato:n°. 145156/2187RF data: 15/02/01 Ist.: Giordano

25/9/2012

FP 120spessore intonaco 40 mm applicato sulla facciaesposta al fuoco di una parete in muratura di forati da 8 cm

180

Certificato:n°. 154169/2301RF data: 22/11/01 Ist.: Giordano

25/9/2012

Botole di ispezione REI

Intonaco FP120

Solu

zion

i Kna

uf

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Manuale di Protezione PassivaElenco certificati antincendio

Certificazione N° 212298 - data 12/6/2006 - Istituto Giordano

Descrizione Ø tubo (mm) Altezza (mm) Punti di fissaggio (mm) REI

F-Collar 40 40 30 3 120

F-Collar 50 50 30 3 120

F-Collar 63 63 30 3 120

F-Collar 75 75 40 3 120

F-Collar 90 90 40 3 120

F-Collar 100 100 40 4 120

F-Collar 110 110 40 4 120

F-Collar 125 125 50 4 120

F-Collar 140 140 50 4 120

F-Collar 160 160 60 4 120

F-Collar 200 200 60 5 90

F-Collar 250 250 80 5 90

F-Collar 315 315 80 5 90

Descrizione Ø interno (mm) Ø tubo (mm) Larghezza (mm)

F-Sleeve 42 42 92 300 60

F-Sleeve 54 54 104 300 60

F-Sleeve 60 60 110 300 60

F-Sleeve 76 76 126 300 60

F-Sleeve 89 89 139 300 60

F-Sleeve 102 102 152 300 60

F-Sleeve 108 108 158 300 60

F-Sleeve 127 127 177 300 60

F-Sleeve 140 140 190 300 60

F-Sleeve 159 159 209 300 60

Descrizione Spessore (mm) Lunghezza (mm) Larghezza (mm)

F-Bag 120 30 200 120 120

F-Bag 200 30 200 200 120

F-Box 160 30 160 85 120

F-Box 180 30 180 160 90

F-Panel 50 1200 600 120

Descrizione Confezione

F-Coat 5 5 kg - -

F-Coat 20 20 kg - -

F-Seal 20 310 ml 120

Solu

zion

i Kna

uf

114

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