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Marzo, ed é subito donna. - Alessandria · In una recente intervista la ragazza, ... Alcune ricerche rivelano che alcuni miliardari come Jeff Bezos (imprenditore statunitense, fondatore

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Pagina   2  La Voce di Nefer 

Non  è  stata  l’unica  occasione  ,  quella  dell’8 marzo,    per parlare  di  donne,  per  scoprire  in  ogni  storia  che  le  vede protagoniste  il  sorriso  e  la  lacrima  ed  essere  sempre  più consapevoli  della loro dignità  e dei ruoli che esse ricoprono nella società contemporanea.

Nella giornata  tradizionalmente dedicata alle donne, una rappresentanza di  studenti e docenti dell’IIS Nervi‐Fermi ha partecipato  allo  spettacolo  Le  voci  della  differenza,  che  si inserisce  nell’ambito  delle  iniziative  “Marzo  Donna  2017” della città di Alessandria‐Assessorato alle Politiche di Genere e della Consulta Comunale Pari Opportunità.

Nella  splendida  cornice  dell’Auditorium  Pittaluga  del Conservatorio  Vivaldi  si  è  parlato  di  donne    attraverso letture  e  brani  musicali;  ottima  la  scelta  dei  brani  letti  da Maria Grazia Caldirola e Simona Gandini con al centro storie di  donne  violate  nel  corpo  e  nello  spirito,  di  atlete coraggiose,  di  donne  di  scienza,  di  ragazze  in  gamba  che hanno  lasciato  il  loro  paese  per  studiare  all’estero  e  sono diventate  un  simbolo  di  questi  tempi  bui,  come  Valeria Solesin  morta  lo  scorso  anno  nella  strage  del  Bataclan. Altrettanto  belle  le musiche  perché,  come  ha  affermato  la direttrice del Conservatorio nel suo saluto di benvenuto, con la musica si può parlare di donne: brani tratti dal repertorio di  Tracy  Chapman,  Dianne  Reeves,  Francesco  De  Gregori, Etta  James,  Mia  Martini,  Carole  King.    Particolarmente applaudita la voce jazz di Cecilia di Lazzaro accompagnata al pianoforte da Riccardo Gresino. 

Il secondo appuntamento il 17 marzo, nell’aula magna di Alexandria  International School, dove  le nostre  studentesse 

del  Progetto  Millerighe Differenti  e  Uguali,  e  non solo,  hanno  incontrato  Cristiana  Aceti,  autrice  di C’era  una  volta  una  favola.   L’iniziativa, che si  inserisce nel programma di prevenzione e contrasto  della  violenza  sulle  donne,  promossa    in particolare  da  Zonta  club,  ha  visto,  insieme  all’autrice, l’intervento  dell’operatrice  di  me.dea  Rosetta  Bertini  ed  il coordinamento di Nadia Biancato dello Zonta.

Libro  autobiografico,  frutto  di  un  ampio  lavoro  durato  vent’anni,  è  una  sorta  di  introspezione  psicologica,  ha precisato  l’autrice,  che  ben  si  rivolge  a  giovani,  in  primis ragazze,  come  i  nostri  studenti;  è  un  viaggio  e    la metamorfosi  al  tempo  stesso  di  un’  adolescente  che, attraverso  esperienze  positive  e  negative,  si  trasforma  in una  donna.  Il  titolo    è  ironico,  non  c’è  una  favola,  l’Aceti racconta  la sua storia per fare la resa dei conti con il suo io. Ben si sono coordinati gli interventi dell’autrice con quelli di Rosetta  Bertini  che    ha  fornito  notizie  interessanti sull’operato  dell’Associazione,  dall’accoglienza  e accompagnamento  delle  donne  che  hanno  subito  violenza, al femminicidio, attraverso il racconto di esperienze toccanti Tante  le  domande  degli  studenti,  unanime  l’invito  rivolto loro  a  parlare  dei  loro  problemi  a  genitori,  compagni, professori, a non farsi circondare da “ombre”, a non lasciarsi manovrare  da  un  burattinaio,  a  scegliere  liberamente,  a essere persone non bambole.

Maria Teresa Bianchi

Marzo, ed é subito donna.

2  Settembre  2011,una  ragazza  viene violentata  dal  padre.  Giorgia  Russo (nome  di  pura  fantasia  a  tutela  del minore),si chiamava così l'undicenne di Castellabate,  un  piccolo  paesino  in provincia  di  Napoli.  Dopo  la  morte della madre  avvenuta  due  anni  prima, Giorgia  e  suo  padre  Antonio  Russo  si trasferiscono  in  un piccolo  bilocale  nel centro del paese. L'uomo  lavora  come  caporeparto  in 

una fabbrica che produce nastri adesivi e materie plastiche per imballo.  Quel  due  settembre  Antonio,  dopo 

essere  rientrato  a  casa,  si  precipita  in camera  della  figlia;  erano  circa  le   21.30  e  la  ragazza,  dopo  una  lunga giornata  di  studio  e  faccende domestiche,  aveva ormai  preso  sonno. L'uomo,  con  violenza  la  sveglia  e  la obbliga  a spogliarsi. A  quel  punto  si  consuma  un  atto 

ripugnante,  ma  è  solo  l'inizio,  l'uomo abusa  della  figlia  per  i  successivi quattro  anni,  fino  a  quando  la  ragazza trova  il  coraggio  di  confidarsi  con 

un'amica,  Valentina.  E'  proprio  lei  ad informare  gli  assistenti  sociali  di quanto accaduto. Si pensa che a causa della  realtà del 

piccolo  paese,  dell'importanza  della fabbrica  sul  territorio e della posizione di  lavoro dell'uomo,  ci  sia    stata  gente che  sapeva  ma  ha  tenuto  un comportamento  omertoso.  L'uomo,  arrestato nel 2015 e ritenuto colpevole nei  tre  gradi  di  giudizio  con l'aggravante  dell'incesto,  è  stato  con‐dannato a tredici anni di detenzione. Oggi Giorgia ha quasi diciotto anni e 

ha  ritrovato  una  parte  di    serenità grazie alla struttura "casa famiglia, vita serena"  e  al  centro  antiviolenza "Madre  Teresa",  una  delle  ONLUS specifiche per gli abusi e  le violenze su donne minori, maggiormente  presente sul territorio campano e nazionale, che si  avvale  della  collaborazione  degli psicologi  più  qualificati,  psicologi  che l'hanno  aiutata  e  tutt'ora  la  aiutano  a superare  il trauma. In  una  recente  intervista  la  ragazza, 

ripercorrendo quei  momen‐ti,  ha  detto "voglio  dire  a  tutti  voi  di  non  aver paura a parlare, bisogna farlo; chiedete aiuto  ad  amici,  parenti,  insegnanti, qualsiasi  persona,  loro  sapran‐no  aiutarvi  nel migliore  dei modi.  Non dovete tacere, non dovete avere paura, non  siete  voi  il  problema,  ma  chi  vi abusa." Storie  come  questa,  da  quella  data 

ad  oggi,  ne  abbiamo  sentite  tante purtroppo;  vittime  sono  spesso  donne dalla  vita  apparentemente  normale, ma  che  dietro  la  porta  di  casa  vivono l’inferno. Esse  non  devono  sentirsi 

sole,devono  essere  aiutate,  assurdo quindi  non  sostenere  quelle associazioni  di  promozione  sociale  che gestiscono  centri  di  ascolto  per  donne vittime  di  violenza.,  affinché  ciascuna di  loro  possa  riottenere  la  propria dignità ed il rispetto che merita.

Desirèe Addezio, 4OA

Il mostro non dorme sotto il letto, il mostro dorme accanto a te.

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Edizione 3 Pagina   3 

Riflessioni sul suicidioIeri  a  Lavagna,  piccolo  paesino  alle  porte  di  Genova,  un 

ragazzo  neanche  maggiorenne  si  è  lanciato  dalla  finestra della  sua  camera  al  terzo  piano  di  un  palazzo  durante  una perquisizione  a  casa  da  parte  degli  agenti  di  polizia  per possesso  di  hashish.  Il  motivo  sembra  scontato,  aveva paura,  dopo  le  liti  con  i  genitori  per  il  suo  rendimento scolastico,  che  la  situazione  si  aggravasse  ulteriormente. Spesso  i  ragazzi  pensano  che  finita  la  scuola  il  lavoro  arrivi senza nessuno sforzo o che arrivino i risultati senza impegno e dedizione. Questo ragionamento, ormai troppo diffuso tra i giovani, porta a cercare  la via più breve per risolvere ogni situazione scomoda. Sorge  legitimo  farsi delle domande: “è colpa  dei  genitori  che  non  lo  hanno  sapito  aiutare  o  del ragazzo che non ha voluto aiuto?”, “cosa spinge un ragazzo a  compiere  un  atto  così  spregiudicato?”.  Dagli  adulti  le risposte sarebbero  le solite quindi per andare  fino  in  fondo all’argomento  siamo  andati  a  chiedere  direttamente  ai ragazzi  cosa  pensano  del  suicidio  in  età  adolescenziale  e quali ne siano le cause. Marco, ragazzo di 17 anni scampato per  fortuna  al  suicidio,  ha  deciso  di  aiutarci  in  questa ricerca.  I. Cosa spinge un ragazzo al suicido? M.  “Bhe, le motivazione sono molteplici, possono andare 

dalla  disavventura  amorosa  al  rendimento  scolastico,  dal bullismo  ai  dissidi  famigliari  che,  a  parer  mio,  causano  la maggior parte dei suicidi di minori.” I.  “Come  mai  i  ragazzi,  soprattutto  negli  ultimi  anni, 

adottano questa drastica soluzione così facilmente?” M. “Spesso, soprattutto con l’aumento dei social network, 

i  ragazzi  non  trovano  più  un  punto  di  riferimento  a  cui chiedere  aiuto.  Prima  era  la  famiglia,  ma  la  crisi  tende  a 

rendere  i  genitori  sempre  più  irascibili  o  assenti,  così  i ragazzi  si  chiudono sui  social e continuano a covare questo sentimento , che dentro di loro cresce sempre più formando i casi che ormai ogni settimana leggiamo sui giornali.” I.  I  social  network,  secondo  te,  hanno  contribuito  ad 

aumentare questo fenomeno? M.  “I  social  sono  più  un’arma  a  doppio  taglio.  I  ragazzi 

ormai  sono  diventati  letteralmente  “cellulari  dipendenti”  e questo  può  aumentare  il  vuoto  che  si  crea  intorno  a  loro rendendolo  incolmabile;  ma  ci  sono  anche  gruppi  di  aiuto per queste persone che, tramite l’appoggio di professionisti, e  delle  persone  che  hanno  vissuto  un’esperienza  simile, salvano mole vite. I. Rivivendo la tua esperienza, rifaresti quella scelta? M.  “No, assolutamente. Il cervello è una macchina strana 

che  nel  momento  in  cui  capisci  che  non  puoi  tornare indietro  ti  fa  tornare  in mente  tutti  i  buoni motivi  per  non farlo, che ci  sono sempre anche se  in quel momento non  li vedi con chiarezza. I.  Data  la  tua  esperienza,  hai  qualcosa  da  comunicare  a 

tutte le persone che leggeranno questo articolo? M.    “Ragazzi,  ricordatevi che ci  sarà sempre qualcosa per 

cui lottare nella vita, qualcuno che tiene a voi. Ponetevi degli obbiettivi  proporzionati  alle  possibilità  di  ciascuno, raggiungeteli  e,  se  li  realizzate,  ponetevene  altri  fino  a  che non vi sentiate realizzati appieno. La vita è il dono più bello che  si  possa  ricevere,  non  sprecatelo,  poiché  “  fatti  non foste  a  viver  come  bruti,  ma  per  seguire  virtute  e conoscenza”.

Federico Fogliati, 4OA

Bari, Roberta, 40 anni, vince 5 milioni di euro alla lotteria. Madre  di  due  bambini,  con  il  suo  lavoro  da  commessa guadagna  a  mala  pena  800  euro  e  a  fatica  arriva  a  fine mese. Roma,  Salvatore, miliardario  di  43  anni  vince  5 milioni  di 

euro alla lotteria. A Salvatore i soldi non mancano, lui passa il  tempo  tra  gioco  d'azzardo,  partite  a  golf,  viaggi,  feste, "macchinone". Sono sicuramente somme importanti, ma vediamo come i 

due li hanno investiti. Roberta  oggi  ha  finalmente  risanato  tutti  i  suoi  debiti.  In 

un'intervista la donna, con le lacrime agli occhi, dice: "grazie al cielo oggi posso garantire un futuro ai miei figli, mandarli all'università,  e  aiutare  le  associazioni  che  oggi  giorno cercano sempre di più il nostro aiuto." Il  signor  Salvatore,  con  molta  naturalezza,  ha  dichiarato 

addirittura di aver dimenticato l'esistenza di quel biglietto. La  risposta,  che  indubbiamente  lascia  molto  perplessi, 

merita un approfondimento. Saranno  tutti  così  i  ricchi?  E  quelli  che  lo  sono  come 

investono i loro soldi? Alcune  ricerche  rivelano  che  alcuni  miliardari  come  Jeff 

Bezos  (imprenditore  statunitense,  fondatore  e  CEO  di Amazon.com,  compagnia  di  commercio  elettronico,  il  più grande  rivenditore  su  Internet)    si  impegnano  in  cause sociali e benefiche. Larry  Ellison  informatico  e  azionista  statunitense, 

cofondatore  e  direttore  tecnico  di  Oracle  Corporation,  una delle  più  grandi  aziende  di  fornitura  di  software  database del mondo,   ha devoluto 300 milioni di dollari attraverso  la sua  fondazione  che  finanzia  la  ricerca  in  campo biomedico,per trovare nuove cure a malattie e disabilità. Mark  Zuckerberg  ,  Ceo  di  Facebook,  fra  le  altre  attività, 

sostiene la ricerca medica per favorire la longevità. Insomma gesti molto altruisti e umani. In altri casi i soldi come si suol dire "danno alla testa". È  il  caso  di  George  Best,  calciatore  nordirlandese;  da  lui 

una celebre frase " Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine. Il resto l'ho sperperato".  E  che  dire  di Whitney  Huston,  grande  attrice  e  cantante 

statunitense,  che ha affogato  i  suoi  soldi e  la  sua vita nella droga. In altri casi ancora i soldi  non hanno dato la felicità, ( è il 

caso di Dalida,  cantante e attrice  franco‐italiana), non sono 

La schiavitù del denaro

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Pagina   4  La Voce di Nefer 

 bastati  a colmare il vuoto interiore. Insomma  il  denaro  influenza  le  nostre  vite  in  bene  o  in 

male.  Disse Rousseau:  "Il  denaro  che  si  ha è  lo  strumento della 

libertà. Quello che si insegue è lo strumento della schiavitù". Al  giorno  d'oggi  purtroppo  viviamo  in  una  società  che  si 

basa  solo  sul  denaro,    che  separa  il  ricco  dal    povero, 

quando  invece  non  dovremmo  soffermarci  solo  sulle    cose materiali  e  ricordare  che  quello  che  conta  davvero  è  la persona che sei, sono    i valori   che hai acquisito e che puoi  trasmettere agli altri. 

Desirèe Addezio, 4OA

Con  lo  sviluppo  delle  nuove tecnologie,  per  stare  al  passo,  oggi tutti  ci  ritroviamo  con  cellulari  sempre più  evoluti,  con  le  compagnie telefoniche  che,  pur  di  accaparrarsi clienti,  offrono  promozioni  allettanti, con minuti, internet e SMS illimitati tali da  rendere  ogni  persona  sempre collegata virtualmente. 

Questo  ha  fatto  sì  che  ogni ragazzo/a  oggi  ha  mille  amici virtuali,  tra  cui:  settanta  parenti, cento  amici  di  scuola  e  tutti  gli altri  conosciuti  tramite  le famosissime  chat.  Ci  sono  chat per ogni applicazione, le più usate sono:  Whatsapp,  Messenger, Instagram e mentre qualche anno fa  ci  si  dava  appuntamento  in piazza o giù in cortile, adesso ci si sente su Whatsapp o ci si vede su Messenger. 

La  tecnologia,  per  certi  versi,  può essere  positiva,  infatti  spesso  una “video‐chiamata” accorcia le distanze e permette  a  chi  non  è  vicino  di  restare sempre  in  contatto.    Dietro  a  queste conversazioni  spesso  ci  sono  ragazzi soli,  che  si  nascondono  dietro  uno schermo, convincendosi che quella è la vera socializzazione, privandosi così del caldo abbraccio di un amico, del dolce 

suono  di  una  risata  e  dei  teneri momenti che si vivono stando insieme.

Con un semplice Click tutti hanno la possibilità  di  conoscere  i  mille  misteri del  mondo,  dimenticando  così  il profumo  dei  libri  vecchi  usati  per  fare le ricerche. 

Purtroppo  la  solitudine  dilaga  nei social,  che  vengono  spesso  utilizzati come  valvola  di  sfogo  e  l'unica 

soluzione  che  la  società  lascia  è quella  di  far  rifugiare  le  persone dietro  i  display  come  se  fossero uno  scudo,  raccontando  così  le loro  mezze  verità  che  additano come  falsi  miti,  così  da  non  fare  i conti  con  la  loro  coscienza  alla sera,  nel  buio  delle  loro  camere, quando soli lo sono per davvero.

Emanuela Golia, 3OA

Generazione sempre connessa

Al  giorno  d’oggi  le  nostre  vite vengono  fortemente  condizionate  dai social  network  e  da  internet  in generale.  Ormai  le  persone  hanno perso  i  valori  fondamentali  e  pensano piu  all’apparire  che  all’essere.  In questo secolo  il 90% dei giovani prima di  degustare  un  piatto  pensa  ad immortalarlo  in  modo  da  condividerlo in  tempo  reale  con  i  coetanei  e  non. Ma  tutto  questo  a  quale  scopo? Indubbiamente  voler  condividere  la propria  vita  con  gli  altri,  ma  anche cercare  l’approvazione  di  quest’ultimi mediante  quelli  che  vengono  chiamati “like”, o piu comunemente “mi piace”. Ma questa non e  l’unica motivazione: i giovani  d’oggi  sono  soliti  ispirarsi  ai social media,  le ragazze,  in particolare, tendono  ad  “imitare”  le  modelle  e  la moda tende ad oggettivizare  la donna, promuovendo  un  ideale  di  donna 

surreale.  Taglie  esageratamente piccole  ed,  in  generale,  corpi  non  in salute  sono  i  “must  have”  del ventunesimo  secolo. Mediante  i  social network  ed  internet  tutto  si  espande piu  velocemente,  ma  questo  e  un bene?  Nel  campo  della  moda,  per esempio,  gli  stili  cambiano  di  anno  in anno ed  internet contribuisce  in modo significativo  alla  loro  diffusione  e  crea nella  societa  moderna  una  distinzione tra gruppi “IN” e “OUT”. Basta entrare in una  scuola per accorgersi di quanto sia  evidente  questa  discriminazione. Ma l’aspetto preoccupante e che molti giovani  plasmano  la  propria personalita  in  modo  da  soddisfare  gli altri,  senza essere  realmente  se  stessi. Nel  caso  in  cui  un  ragazzo  non  riesca, per  impossibilita  economiche,  a seguire  i  trend,  ne  esce  frustrato  o almeno “disturbato” dentro. 

Al  giorno  d’oggi  viene  considerato piu  facile  esprimersi  mediante  i  social media,  come  Facebook,  Twitter, Tumblr  e  molti  altri,  piuttosto  che comunicare  faccia  a  faccia.  I  ragazzi  si trovano  piu  a  loro  agio  dietro  uno schermo, ma poi si trovano in difficolta in una situazione reale. 

Social ‐ mania  Come il ventunesimo secolo ha cambiato le nostre vite.

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Edizione 3 Pagina   5 

Quanto  in  realta  e  diffusa  questa ossessione  per  i  social?  Basta osservare  il  comportamento  di  un gruppo  di  amici  per  rendersi  conto della  gravita  della  situazione. Interagiscono  sempre  meno  a  causa dei  dispositivi  elettronici  in  loro possesso.  Sempre  piu  sono  gli  adulti 

preoccupati  di  questa  “epidemia”  di social  ‐  mania.  Ma  il  fenomeno  e realmente  cosi  grave?  Sicuramente sotto  alcuni  aspetti  i  giovani  d’oggi, anzi  l’intera  societa  multimediale, andrebbero  rieducati,  ma ammettiamolo,  ogni  decennio  ha  le proprie  tendenze  che  portano,  passo 

dopo  passo,  all’evoluzione  della societa.  Non  ostacoliamo  questo progresso,  ma  non  dimentichiamoci  i valori umani.

 Martina Spiri, 5OB

L’Italia  di  oggi  non  consente  ai giovani  di  dimostrare  attraverso  le competenze e  le conoscenze, acquisite negli  anni  di  studio  ciò  che  veramente valgono.

Dove è  finita  la meritocrazia? Nella maggior  parte  dei  casi  si  privilegia  il raccomandato  o  chi  ha  già  anni  di esperienza  alle  spalle,  impedendo  ai neolaureati  di  ottenere  l’incarico  lavo‐rativo che meritano.

Di questi  tempi  la disoccupazione è il  tema  più  ricorrente  sulla  bocca  dei giovani,  che  spesso  si  ritrovano  a domandarsi:  “Che  futuro  c’è  in  serbo per noi?”.

In uno Stato in cui i ragazzi vengono presi  poco  in  considerazione  e  hanno poca  voce  in  capitolo,  una  delle soluzioni  più  frequenti  è  la  “Fuga” e  si ritrovano  costretti  ad  abbandonare  le proprie  famiglie  e  magari  a  correre  il rischio di sprecare il loro denaro se non trovano un futuro nemmeno nel paese 

di destinazione.Inghilterra,  Germania,  America: 

queste  le  mete  più  ambite  oggi  dai giovani, che con la loro valigia carica di sogni  e  speranze  si  lanciano  in un’avventura,  inconsapevoli  di  cosa  li aspetta.  La  prospettiva  è  sicuramente quella  di  continuare  gli  studi  per ottenere  il  lavoro  sognato,  di  trovarlo subito,  oppure  di  fare  semplicemente un’esperienza  e,  chi  lo  sa,  magari  di trovare  l’amore,  senza  più  guardarsi più indietro.

E’  indubbio  che  esperienze  nuove arricchiscono il bagaglio culturale di chi ha deciso di  tentare  la  fortuna  lontano da  casa,  con  la  speranza  di  poter  far valere  i  propri  diritti  nel  nuovo  paese; tra questi,  c’è anche chi  torna e  riesce a far carriera nell’amata Italia.

Ma  siamo  sicuri  che  vogliamo costringere, per quanto bella e utile sia un’esperienza all’estero, i nostri ragazzi a  fuggire  via  dalla  propria  terra, 

rischiando  di  perdere  talenti, eccellenze e  geni? Loro sono il futuro e dovremmo  tutelarli,  non  spingerli  a scappare  via.  C’è  necessità  di sensibilizzare  di  più  questo  paese, perché  tutti  parlano  di  disoccupazione giovanile,  ma  quasi  nessuno  si preoccupa  davvero  di  risolvere  questo dramma.  Un  ottimo  mezzo  di persuasione  è  proprio  il  giornale:  più articoli  riguardanti  le  statistiche  e  i disagi  creati  dalla  disoccupazione  e, magari,  anche  uno  spazio  dedicato sempre  ai  giovani,  in  cui  le  loro opinioni  e  i  loro  pensieri  possano essere  pubblicati  e  colpire  così l’opinione  pubblica,  affinché  si comprenda  che  uno  Stato  che riconosce  il  diritto  al  lavoro  (Art.1 Costituzione  della  Repubblica)  e  nega la possibilità di lavorare non è degno di questo nome.

Ilenia Concu  5OB

Parto o resto? Il dubbio amletico dei giovani disoccupati  Giovani in fuga da un'Italia che non offre futuro.

Edoardo  e  Sabrina  nel  Febbraio  2017 hanno  voluto  celebrare  il  loro  matrimonio civile  a  Milano,  con  una  particolarità  però, gli  ospiti  non  erano  presenti,  bensì seguivano  il  rito  tramite  una  diretta  su Facebook,  fatta  attraverso  il  profilo  online della sposa.  I  due  non  hanno  organizzato  alcun 

ricevimento,  gli  unici  mezzi  con  i  quali hanno  condiviso  le  proprie  emozioni  sono stati i commenti sotto la live, in cui la madre dello sposo inviava emoji a forma di cuore e faccine  commosse;  di  seguito  anche  amici, parenti e casuali visitatori da tutto il mondo e  in  ogni  lingua,  esprimevano  la  loro  gioia, felicità  e  commozione  tramite  semplici emoticons.  Nel  2017,  in  un  mondo  ipersviluppato, 

questo  genere  di  eventi  possono  accadere, ma  siamo  davvero  sicuri  che  l'abbraccio  di una madre, gli occhi di un padre commosso, possano essere sostituiti da un commento?  Che  quei  bellissimi  album  del 

matrimonio,  emozionanti  da  riguardare, possano  essere  sostituiti  dalla  galleria  del cellulare?  Che  il  momento  dello  scambio  degli 

anelli,  solenne  per  ogni  coppia  di  sposini, possa essere vista da qualunque persona, di ogni parte del mondo?  I  mezzi  di  comunicazione  sono  mera‐

vigliosi, ma i rapporti umani di più. 

Sara Martina Orlando, 3OA

Sentimenti social

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Pagina   6  La Voce di Nefer 

In  un  giorno  di  sabato,  in  piazza  Garibaldi  (Alessandria), due  ragazzi  di  circa  diciassette  anni  si  stringevano  in  una “morsa”  che  sembrava  racchiudere  fragilità,  dolcezza  e felicità.  Osservando  i  loro  visi,  i  loro  sorrisi  e  i  loro  occhi lucidi, si poteva quasi sentire l’emozione che la loro pelle in quel contatto emanava. Un’esplosione di sentimenti. Quei  due  ragazzi  conoscevano  l’amore?.  Erano  felici  o 

stavano vivendo il momento?. La  felicità è una strada piena di  sbocchi. E’ un  treno che 

passa una sola volta alla fermata in cui sostiamo da una vita, ma  quel  treno  passa  quando  meno  ce  lo  aspettiamo  e magari  sarà  troppo  tardi  per  salirci  ed  intraprendere  il viaggio che tutti vorremmo fare. Viviamo nel progresso, scientifico, tecnologico e sociale a 

tal punto da utilizzare un cellulare per circa dodici ore della giornata navigando su social network. Questo  progresso,  o  semplicemente  questo 

cambiamento, può essere definito positivo? Attraverso  i  social  network,  ormai,  nascono  anche 

relazioni  a  distanza,  premettendo  che  conoscere  persone dell’altra  parte  del  mondo  è  di  grande  aiuto,  culturale  e linguistico,  creare  una  relazione  a    distanza  potrà  mai rendere  felici…?  Ma  questa  è  la  società,  a  noi  non interessano  queste  domande,  perchè  quando  tutte  si manifestano  nella  nostra  mente  ci  stendiamo  sul  letto, sblocchiamo  il  nostro  compagno  di  vita  (CELLULARE)  e cominciamo  a  navigare,  conversando  con  i  nostri  amici virtuali. Ci  siamo mai  resi  conto  di  essere  appiattiti,  incastrati  in 

una società troppo stretta per noi? Troppe  domande  poche  risposte.  La  possibile  esistenza 

della  felicità è contestabile quando ti addormenti da solo e ti  svegli  da  solo,  quando  nessuno  ha  il  piacere  di  darti  il buongiorno o non hai nessuno che conosca il gusto della tua brioche preferita e quindi non te la possa portare. È  incontestabile quando qualcuno  c’è. Anche una madre 

può renderti felice, anche il cane può renderti felice perché la felicità sta nelle piccole cose.  Quei due ragazzi si stringevano talmente forti che persino 

io sentivo il fiato mancare. Mi  spuntò  un  solco  lungo  il  viso  che  quasi  pareva  un 

sorriso  e  dall’ora  capii  che  qualcosa  di  puro,  in  queste “nuove” generazioni esiste ancora. Marco Arena, 

4OA

La strada per la felicità

Tra i partecipanti al Viaggio della Memoria di quest’anno erano  presenti  anche  due  Studentesse  della  5^CA  dell’  “IIS Nervi Fermi” di Alessandria promosso dalla stessa Provincia, dal    20  al  23  Febbraio  di  quest'anno  in  Germania,  come tappe Lipsia, Berlino e Norimberga. 

Il  Progetto,  ideato  e  coordinato  dal  Prof.  Armano,  ha coinvolto  scuole  anche  fuori  Alessandria,  come  Ovada  e Acqui. 

Una delle tappe Fondamentali del viaggio è stata la visita al Lager di Sachsenausen (35 km da Berlino), dove a partire dal  1938  persero  la  vita  circa  trentamila  persone  tra  ebrei, 

omosessuali,  rom  e  prigionieri politici.  A  questa  visita  hanno  preso parte  anche  il  Consigliere  Comunale Enrico    Mazzoni  e  il  Sindaco  Maria Rita Rossa.

Un’altra  tappa  davvero  impor‐tante è stata quella del Memoriale al centro  di  Berlino,  di  800  mq  dove sorgono    2711  blocchi  tutti  dello stesso  colore  che  variano  fra  di  loro solo  per  l’altezza,  per  ricordare  tutti 

coloro sono morti nei campi di concentramento.  Le alunne del Nervi di Alessandria hanno constatato che il 

Viaggio  della Memoria  è  stata  per  loro  un’esperienza  a  dir poco  istruttiva,  e  culturalmente  formativa  e  posta  a  livello personale davvero interessante. È  sicuramente un'esperien‐za che consigliano a tutti coloro che hanno voglia di avere un confronto con  la propria coscienza,  in quanto grazie ad una guida  che  ha  illustrato  in  modo  esaustivo  sia  il  Lager  di Sachsenausen  che  la  città  di  Berlino,  anche  gli  accompa‐

Viaggio della memoria

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Edizione 3 Pagina   7 

  gnatori  tra  cui  anche  il  Professor.  Lippolis  sono  stati sempre presenti per ogni eventuale domanda.

L’impatto  emotivo  in  particolare  nel  Lager  in  quanto seppur distrutto dai bombardamenti era presente  la  consa‐pevolezza  della  sofferenza  di  uomini  e  donne  come  noi.  E nonostante il  lungo e stancante viaggio è un’esperienza che 

entrambe  le  studentesse rifarebbero sicuramente. 

      Katie Ficarra

Leggiamo al contrario o, meglio, "Lecciamo al comdrario"Dislessia, violenza, nuove strategie didattiche.“A  scuola mi mettevano in un angolo 

a  far  nulla,  a  casa  maltrattata  e  non capita  dai  miei  genitori,  ora  sono laureata”. Queste sono le  parole significative di 

una  ragazza  ormai  trentenne  che  la vita non ha risparmiato regalandole  un disturbo specifico cognitivo ( DSA).  Diversi    sono  i  ragazzi  che  al  giorno 

d’oggi  ne  soffrono,  sempre  più  in aumento  da  diversi    anni  a  questa parte  sono  i  disturbi  di  dislessia, discalculia,  disortografia  e  disgrafia. Come  riferiscono  molti  psicologi  in base  all’esito  delle  diverse  analisi,  “I DSA  si  manifestano  la  prima  volta  in età  scolare  perché  è  la  fase  dell’ap‐prendimento”.    Ed  ebbene  sì,  si  può dire  che  fin  dalla  nascita  il  bambino può  essere  predestinato  alla  dislessia. “Il  bambino  neonato  esplora  il  mondo con  tutti  i  suoi  sensi,  riconosce  il  seno della  mamma  dall’odore,  orienta  la testa  in direzione dei suoni, poi  inizia a distinguere forme e colori, e appena gli è  possibile  palpa  tutto  e  cerca  di metterlo  in  bocca.  Questo  è  ciò  che avviene,  sarà  compito  del  cervello registrare  ogni  esperienza  e  ripeterla nel  corso  della  vita“  afferma  una logopedista .   Quindi  se  ogni  bambino  riesce  a 

compiere  i  primi  sviluppi  della  vita,  perché trova delle difficoltà di lettura e di  apprendimento?  Tutto  ciò  è  legato al riconoscimento della sindrome.  Nel  primo  anno  di  scuola,  proprio 

dalle prime esercitazioni saltano all’oc‐chio  i  primi  sintomi,  ma    spesso  non sono  riconosciuti  o  meglio  vengono sottovalutati  da  insegnanti  che imputano    i  vari  comportamenti  alla  svogliatezza dei bambini .  “Il  primo  segnale  che  qualcosa  non 

andasse  l’ho avuto all’asilo”, dice   una mamma.  “L’insegnante  mi  chiamò  per mostrarmi  i  disegni  di  mia  figlia  e,  paragonandoli  a  quelli  degli  altri bambini    c’era    un  abisso, mia  figlia  si era  impegnata  a  disegnare  una  figura 

umana  con  2  puntini  (gli  occhi)  e  due linee  parallele  (corpo).  A  detta  degli insegnanti,    il  tutto  si  verificava  per  semplice  pigrizia,  così mi  consigliarono di  far  praticare  a  mia  figlia  diverse attività  tra  cui  lo  sport,  ma  con  scarsi risultati” conclude dicendo la madre.  Molti  genitori  non  si  rendono  conto, 

ma  soprattutto  non  accettano  le difficoltà  dei  figli,  è  il  caso  di  una ragazza    attualmente  trentenne  la quale racconta la sua prima esperienza con le lacrime agli occhi.    “Mi  ritenevo    intelligente,  mi  impe‐

gnavo  per  andare  a  scuola,  il  giorno prima  sapevo  tutto,    mi  prefissavo    la mia  interrogazione.  Discorsi  diretti, semplici,  puliti.  La  notte  era  il  mio incubo  tutto  ciò  che  avevo  studiato svaniva  nel  nulla,  proprio  come  l’alba che  fa  svanire  il  buio    della  notte,  e appena alzata  la mia testa era  libera e leggera nel vero senso della parola.  A    scuola,  impaurita,  affrontavo  la 

mia interrogazione ormai pronta al mio 4 o forse 3 mettiamo anche 2.  Le  difficoltà  del  figlio  devono  essere 

affrontate  nel  miglior  dei  modi    dai genitori.  Le  persone  con  i  disturbi specifici  di  apprendimento  non  sono disabili,  non  sono    diversi,  hanno  solo tempistiche  differenti”,  conclude    la ragazza.  Molte  volte  capita  di  sentire  dei 

genitori  rabbiosi,  furiosi  per  la condotta  dei  propri  figli,  non  riconoscono  della  loro  sindrome  e, come molto spesso accade, ricorrono a delle  soluzioni  poco  idonee picchiandoli.  “Mi vergogno di mio figlio, non voglio 

avere un figlio così” queste sono parole di  mamme  che  le  maestre  si  sentono spesso  ripetere  quando  viene riconosciuta  la  sindrome  del  figlio. “Non  accettano  che  i  figli  abbiano  delle  agevolazioni,  strumenti    tecnolo‐gici  che  gli  faciliterebbero  il  percorso scolastico,  tutto  questo  per  non  essere diversi  dagli  altri  e  per  non  sentirsi    in 

difetto  rispetto  con  i  genitori  di      figli 'normali',  come  li  definiscono  loro”, spiega la maestra.  I genitori sono il punto di  incontro di 

ogni  bambino,  sono  loro  che insegnano.  Ignorare  le  difficoltà  del figlio porta a farlo prendere in giro per tutta la vita dai compagni, i quali anche se non ne sono protagonisti al momen‐to,  potrebbero  essere  un  giorno,  svolgendo  il  ruolo di padre o madre di un bimbo con DSA.  “Impariamo  ad  apprezzare  ciò  che 

siamo  e  abbiamo”.  Ci  sono  persone  che  farebbero  ogni  cosa  pur  di  avere un  figlio,  perché    picchiarlo,  o  preten‐dere  da  lui  la  miglior  condotta  della classe?  Magari sarà proprio  quel figlio a  dare  una  svolta  nella  vostra generazione,  d'altronde  come  si  dice: “Il mondo è bello perché è vario”.  Vi  siete  mai  chiesti    se  magari 

potrebbe  essere  vostro  figlio  a determinarne questa varietà?  Sarebbe scontato  parlare  di  grandi  come Leonardo  da  Vinci,  Tom  Cruise,  Albert Eistein per fare degli esempi. Per  risolvere  questo  problema,  una 

scuola  d’Italia si è adoperata nell’intra‐prendere l’insegnamento digitale.  L’iniziativa,  spiega  il  dirigente  scola‐

stico,    è  nata    dal  problema  di  un alunno  per    il  quale,  una  volta riconosciuta    la sindrome,      la scuola si era  adoperata  a  fargli  avere  i  dovuti riconoscimenti. Il ragazzo, sentendosi a disagio,  ha  richiesto  alla  scuola  di  non essere  l’unico  ad  usufruire  di  quegli strumenti.  Così  i  docenti  si  sono adoperati  ad  inserire  nella  didattica curricolare dispositivi tecnologici.  Il  risultato  è  stato  non  solo  un’inte‐

grazione digitale, ma    il miglioramento delle  competenze  cognitive  ed espressive di diversi alunni.  Facciamo  tesoro  di  questi  casi  che, 

d’altro  canto,  potrebbero  essere  utili, divertenti e apprezzati da tutti. 

Leyla Di Santo, 4OA

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Pagina   8  La Voce di Nefer 

Il 24  febbraio scorso  l'istituto Nervi‐Fermi  ha  ospitato  presso  l'aula magna Lenti    un  incontro  con  la  Guardia  di Finanza, che ha visto coinvolte le classi Quarte  e  Quinte  dell’Istituto,  dedicato ad  approfondire  ed  informare  gli alunni  sulle  funzioni  svolte  dalle fiamme  gialle  al  servizio  dello  Stato  e dei cittadini.

Due  finanzieri,  servendosi  di immagini  relative  ad  operazioni    di controllo  effettuate  con  l'aiuto  dei fedeli  cani  poliziotto,  hanno  descritto lo  svolgimento  del  lavoro,  dall'arresto per  traffici  illeciti  alla  repressione  dei reati fiscali con le relative conseguenze penali, operazioni che vanno a fermare i  "parassiti"  dell'  economia  statale;  i relatori  si  sono  soffermati  proprio  su questo  tema,  riguardante  il  danno 

all'economia  causato  da  evasioni fiscali, mancate emissioni di scontrini o ricevute,    con  la  proiezione  di  una scena  di  un  film  di  Antonio  Albanese che  evidenzia  come,  in  particolare  la cassiera  di  un  bar  e  tutti  i  clienti rimangono  spiazzati  di  fronte  alla richiesta  dello  scontrino  da  parte  del finanziere.  Ha  suscitato  parecchie riflessioni  il  monologo  di  Enrico Brignani  che  denuncia,  con  frecciatine ironiche,  impresari  che  sono  diventati ricchi  con  l'evasione  fiscale  ,con  false richieste  di  modernizzazione  degli impianti  e  delle  strutture,  ai  danni delle finanze statali.

"Operiamo  in  cielo,  in  mare  ed  in terra" questa è la frase con cui uno dei due  relatori  ha  ripreso  l'attenzione degli  alunni,  a  cui  ha  spiegato  gli  altri 

settori  in  cui  operano le  Fiamme  Gialle,  il traffico  di  sostanze stupefacenti  ad esempio,  pratica diffusa  quanto  la pirateria  informatica, caratterizzata  dai download  di  copie originali  di  software o di  film.  L'  incontro  ha avuto  anche  uno 

scopo  orientativo,  i  relatori  hanno infatti descritto i requisiti necessari per entrare  a  far  parte  della  Guardia  di Finanza:  occorre superare un concorso per esami teorici, ma anche possedere una  buona  preparazione  fisica.  Di norma possono  partecipare  sia  uomini sia donne,con una età non superiore ai 22  anni  con  cittadinanza  e  diploma  di scuola  superiore;per  accedere  ai  gradi superiori  (ruolo  ufficiali)  è  necessaria una  laurea  in  Giurisprudenza  o  in  una materia  tra  quelle  richieste  dalla specializzazione  del  concorso;sono presenti  anche  limitazioni  di  statura  sia per gli uomini (1,68m per gli ufficiali  ed 1,65m per gli altri gradi), che per  le donne  (1,64m  per  gli  ufficiali  e  1,61m per gli altri ruoli).

Gli  studenti  hanno  avuto  modo  di rendersi  conto  dell'importanza  del lavoro  svolto  dalla  Guardia  di Finanza,ma  hanno  compreso  che l'incontro  si  è  inserito  anche  in  un progetto  d'Istituto  trasversale  a  tutte le  discipline  scolastiche  che  ha  come obiettivo  primario  quello  di  diffondere tra i giovani la cultura della legalità.

Matteo Magrì e Giovanni Mondo, 5OB

"Vivere ardendo e non bruciarsi mai"

Una  lezione  speciale,  quella  dell’8 marzo,  presso  l’IIS  Nervi‐Fermi,  la prima  di  un  percorso  di  sensibilizza‐zione  sul  tema  della  sicurezza  stradale che  ha  visto  coinvolte  tutte  le  classi quarte dell’Istituto.

Il  Sostituto  Commissario  BRUNO GERMANO  PELLEGRINO,  comandante della Polstrada di Serravalle Scrivia ed i suoi  collaboratori  DAVIOTTI,  PIGULLO, BOFFARDI  sono  impegnati  a  portare  la cultura  della  sicurezza  stradale  nelle scuole  della  provincia  che  hanno aderito  al  Progetto  regionale  “Ti Muovi”.  Lo  fanno  attraverso  interventi educativi‐formativi  nel  corso  dei  quali si interfacciano con gli studenti, fruitori a  vario  titolo  della  strada,  e  discutono con  loro dei  comportamenti  da  tenere sulle  strade,  del  rispetto  delle  regole 

che  servono  innanzitutto,  è  stato sottolineato, per non vivere  in un sistema anarchico.

I  relatori  delle  giornate  hanno analizzato  le  cause  (lo  stato  di ebbrezza,  ad esempio)      dei  più diffusi casi  di  incidente  stradale,  mediante l’utilizzo  di  video  e  di  interviste  ai soggetti  coinvolti  ,  forti  nel  contenuto delle  immagini,  ma  estremamente chiari nel messaggio da veicolare. Ed  il messaggio,  rivolto  principalmente  ai giovani,  è  che  in  caso  di  trasgressione delle  regole  bisogna  considerare  non solo  l’aspetto  sanzionatorio,  ma l’importanza della vita.

La  scuola  ha  già  aderito  negli  anni scorsi  ai  progetti  “Icaro”  e  “TiMuovi” ed  ora,  sottolinea  la  Dirigente dell’Istituto,  prof.ssa  MARIANEVE 

ROSSI,  intende  continuare  questo percorso  formativo,  oggetto  di  un protocollo  stipulato  tra  l’Ufficio scolastico  provinciale  e  la  Polizia stradale  di  Alessandria,  nella convinzione  che  tale  sinergia istituzionale, e la continuità nel tempo, potranno consentire ai nostri ragazzi di acquisire  conoscenze,  farle  proprie  e adottare  di  conseguenza  comporta‐menti responsabili.

Maria Teresa Bianchi

Progetto "TiMuovi" La cultura della sicurezza stradale a scuola.

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Edizione 3 Pagina   9 

Con  la  Riforma  della  scuola superiore  gli  studenti  degli  Istituti tecnici e professionali devono svolgere nel  corso  del  secondo  biennio  e  del quinto  anno  400  ore  di  Alternanza scuola‐lavoro,  un'attività  che  necessita un  apparato  organizzativo  notevole  che spesso non viene garantito a tutti.

Per  arginare  questo  problema, professori  competenti,  dirigenti scolastici  volenterosi  di  offrire possibilità  diverse  ai  propri  allievi  e professionisti  del  settore  collaborano affinché  il  progetto  possa  essere realizzato.  Ne  è  un  esempio  l'evento che si è svolto il 4 marzo scorso presso la  Fondazione  Luigi  Clerici  ‐ Odontotecnico  Casati  di  Milano organizzato,  in  occasione    del  2° Congresso  Scuole  Antlo  Nord  Ovest “Memorial  Fabio  Basilico”  cui  hanno partecipato  le  classi  terze e quarte del l’indirizzo  odontotecnico  dell’IIS  Nervi‐

Fermi. Tre i relatori della giornata: Roberto 

della  Neve    ha  trattato  mediante  la presentazione  di  casi  clinici,    il  tema della  realizzazione  di  restauri  estetici valutando  tecniche  tradizionali  e tecniche  adesive  a    confronto;  Fabio Fantozzi  si  è  addentrato  nell'affasci‐nante mondo dell'ortodonzia dal punto di vista cibernetico, parlando di ciò che  l'odontoiatria  e  l'odontotecnica  stanno producendo  con  le  nuove  tecnologie; Carlo Montesarchio,  con una metodica step  by  step  ,  ha  illustrato  come  si fabbrica una protesi totale rimovibile. Il pubblico    ha  apprezzato  la  grande professionalità  sia  della  struttura ospitante  sia  dei  relatori,  il  che  ha evidenziato  che  lavorando  con  spirito collaborativo  si  possono  ottenere buoni  risultati, proprio come dovrebbe accadere  in  un  laboratorio odontotecnico che si rispetti.

Gli  argomenti  discussi  durante  il congresso  hanno  toccato  vari  aspetti delle  lavorazioni  odontotecniche, considerando  sia  le  tecniche  basilari  e tradizionali  sia  quelle  innovative, sempre  più  necessarie  per  essere competitivi  sul  mercato.  In  chiusura  l’ intervento  di Alex, un ragazzo autistico in  gamba,  che  ha  esposto  al  meglio delle  sue  possibilità  i  lavori,  ottimi  dal punto  di  vista  funzionale  e  anatomico, effettuati   nel  laboratorio  in  cui  svolge attività  di  alternanza  scuola‐lavoro. Molto applaudito  il  suo  intervento  che va  a  premiare  operazioni  complesse  e delicate  che,  anche  in  circostanze meno  fortunate,  la  passione  e  la dedizione al proprio lavoro consentono di fare.

Federico Fogliati, 4OA

Odontotecnici e studenti uniti per l'alternanza

Un modo diverso, uno dei tanti, per celebrare il giorno della Memoria,  il 17 Febbraio,  quando  le  classi  quinte dell’indirizzo  Odontotecnico  hanno assistito  alla  conferenza  PRIMO  LEVI CHIMICO  nell'aula  Magna  dell'  istituto A. Volta di Alessandria. 

"Se mi  avanzano  dieci minuti  tra  la sveglia  e  il  lavoro,  voglio  dedicarli  ad altro, a chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare  il  cielo e  a  pensare  che  lo  vedo  forse  per l'ultima volta; o anche  solo a  lasciarmi vivere,  a  concedermi  il  lusso  di  un minuscolo  ozio",  queste  le  parole  di Primo  Levi.  Qual'è  il  legame  tra letteratura  e  chimica?  Questo  il  tema della lezione tenuta dal prof. Marchese dell' Università del Piemonte Orientale. Non  semplice  per  chi  di  chimica  non s'intende,  a  tratti  quasi  noioso,  ma sicuramente  utile  per  far  riflettere  su alcuni  aspetti  dell'opera  di  P.  Levi solitamente  poco  trattati  nelle  aule scolastiche. 

Di solito, nelle  letture scolastiche, si antepone  "Se  questo  è  un  uomo"  a  "Il sistema  periodico"  perchè  si  ritiene  il primo  la  massima  testimonianza  del dramma  della  Shoah.  In  realtà  nella 

vita  di  P.  Levi  il  mestiere  di  chimico  e quello  di  scrittore  si  sono  affiancati: Levi  considerava  il mestiere di  chimico primogenito  rispetto  a  quello  dello scrittore, anzi vedeva già dagli anni del ginnasio,  la  chimica  come  chiave  per capire  la  realtà.  La  chimica,  in  quanto disciplina scientifica, era una scienza di “cose” che si vedono e si  trovano, non verbale  e  retorica  come  l'ideologia fascista, allora entrata nelle scuole, per cui  poteva  essere  considerata,  come afferma  in  "Ferro"  nel  "Il  sistema periodico",  l'antidoto  naturale  al fascismo.  Gli  apporti  della  chimica  alla scrittura  furono molteplici,  soprattutto nel linguaggio, quello scientifico, esatto e  sintetico, per  cui  fonte di  ispirazione per uno stile conciso e chiaro. 

Si  ricorda,  in  questa  occasione,  che P. Levi, nato a Torino il 31 Luglio 1919, è  stato  uno  scrittore  e  un  chimico, autore  di  racconti,  memorie,  poesie  e romanzi.  Il  22  Febbraio  del  1944  fu deportato  nel  campo  di  concentra‐mento  di  Auschwitz  in  quanto  ebreo. L'opera più  conosciuta di  Levi  è,  senza alcun  dubbio,  "Se  questo  è  un  uomo", un  libro  testimonianza  sull'esperienza da  lui  vissuta  tra  il  1944  e  il  1945  nel 

lager  di  Auschwitz  da  cui  riuscì  ad uscire  vivo.  "Il  fatto  che  io  sia sopravissuto  e  sia  ritornato  indenne  è dovuto  alla  fortuna"  (Primo  Levi,  Se questo  è  un  uomo).  Anche  nelle  altre opere  Levi  continuò  a  rappresentare "la  stessa  lotta  dell'  uomo  contro  il grande  nemico,  la  morte"  sia  che scrivesse del detenuto nei lager che del chimico  alle  prese  con  problemi  di vernici  (Il  sistema  periodico).  Ecco come  il  chimico  e  scrittore  Primo  Levi descrive  la  sua necessità di  conservare la  memoria  di  quanto  accaduto.  Ogni volta  che  rileggiamo  l'opera  di  Levi,  ci rendiamo  conto  che  conoscere  il  pas‐sato è un atto morale e civile, nel senso che l'ignoranza stessa è colpevole. Una giornata  della  memoria  che  accusa  il passato e che non riflette sul presente è inutile . Se il presente deve illuminare il  passato,  è  anche  vero  il  contrario, ovvero  che  il  passato  deve  aiutarci  a non dimenticare . 

Roxana Iulia Simon, 5OB

L'ignoranza stessa é colpevole

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Pagina   10  La Voce di Nefer 

“Parliamo di  protesi mobile”  questo il  titolo  della  seconda  tappa  delle giornate  di  formazione  nel  settore odontotecnico  organizzata  venerdì  3 marzo da RUTHINIUM EDUCATIONAL e rivolta,  oltre  che  agli  studenti  dell’in‐dirizzo  odontotecnico  dell’IIS  NERVI‐FERMI,  anche  ad  operatori  esterni  del settore.  Più  che  positivo  il  bilancio della  giornata,  che  si  è  svolta  in  Aula Magna  Lenti  dove,  con  un  caloroso benvenuto  da  parte  del  dirigente scolastico  prof.ssa  Marianeve  Rossi, sono  stati  accolti  gli  ospiti  esterni  e numerosi  studenti,  in  particolare  delle classi  TERZE  e  QUARTE,  per  assistere alla presentazione di un nuovo metodo di  realizzazione  di  protesi  mobile. Relatore  Tullio  Titoso,  odontotecnico specializzato,  che  ha  presentato  il  suo metodo  di  lavoro,  una  tecnica  di progettazione  diversa  da  quelle  comu‐nemente  utilizzate.  “Le  protesi  mobili totali  dovrebbero  essere  costruite 

utilizzando  la  tecnica  di  impronta  di scuola  americana“  ha  spiegato  il relatore,  attraverso  l’illustrazione  di slide  raffiguranti  le  diverse  lavorazioni realizzate  nello  studio  con  cui collabora.

Molti  gli  interventi  “specialistici” degli  addetti  ai  lavori,  ma  diverse  e pertinenti  anche  le  domande  degli studenti,  particolarmente  interessati all’utilizzo  di  queste  lavorazioni  nella realtà che purtroppo, anche a detta del relatore,  oggi  non  sempre permette di usufruire di questa  tecnica, per via dei costi  più  alti  rispetto  ad  altre  tecniche di  lavorazione.”  Noi  facciamo  una grossa  parte  della  lavorazione,  ma  il guadagno  è  modesto,  a  differenza  del clinico  che  triplica  il  prezzo  del prodotto  rispetto  a  quello  da  noi richiesto”  ha  aggiunto  il  relatore, perciò  queste  lavorazioni  non  sono  di routine , capita circa una volta al mese di avere a che fare con lavori di questo 

tipo.  E’  stata  anche  sottolineata l’importanza  del  rapporto  tra  clinico  e tecnico:  “molte  volte  il  dialogo  è assente  e  questo  comporta  di  lavorare più faticosamente ; spesso si verificano questi  inconvenienti  per  ragioni caratteriali oppure perché alcuni tecnici applicano  prezzi  più  bassi,  quindi  il clinico,  per  motivi  economici,  tralascia le  qualità  estetico‐funzionali  della protesi. Lavorando in questo modo non si  potrà  mai  arrivare  a  soddisfare  al meglio  le  esigenze  di  un  paziente,  ci deve  essere  affinità  tra  clinico  ed odontoiatra”, ha concluso il relatore. 

Ampie  ovazioni  al  termine  della conferenza  hanno  confermato l’interesse per  le attività di  formazione e  divulgazione  che  l’Istituto  promuove per  i  suoi  allievi  ,  con  occhio  attento alla  realtà  lavorativa  nel  vero  spirito dell’Alternanza scuola‐lavoro.

Leyla Di Santo, 4OA

Protesi mobile: impariamo dalla scuola americana

Il  giorno  9  marzo  le  classi  terze  e quarte  dell'indirizzo  CAT  e  elettronica si  sono  recate  nel  polo  espositivo  di Fiera  Milano,  Made  Expo,  il  salone internazionale  delle  costruzioni innovative,  con  argomenti  di  primo piano  il  mondo  dell'architettura  e dell'edilizia,  ma  anche  innovazioni nell'ambito delle nuove  tecnologie  che riguarda  un  settore  importante  della nostra scuola.

Made  Expo  strutturata  in  padiglioni offre  la possibilità di avere una visione “multi‐specializzata”  del  settore  sui materiali,  i  sistemi  di  progettazione, serramenti,  finiture,  superfici,  proget‐tazione e tecnologia all'avanguardia.

Accompagnati  dai  docenti  gli  alunni hanno  visitato  i  settori  più  vicini  ai corsi  di  studio  che  stanno  affrontando cioè  i  padiglioni  6‐10  e  5‐7  che  si occupano  rispettivamente  i  primi  dei 

materiali  da  costruzione  innovativi  e software  all'avanguardia  e  i  secondi delle finiture e degli interni.

I  settori  6‐10  interessanti  per entrambi  i  corsi  hanno  presentanto  solu‐zioni  costruttive  e  tecnologie innovative,  materiali  performanti, attrezzature  all’avanguardia  per un’edilizia  sostenibile  e  sicura.  Erano presenti  sistemi  costruttivi  e  strutture in  legno,  laterizio,  calcestruzzo  e acciaio,  materiali,  manufatti,  prodotti per  impermeabilizzazione,  isolamento, protezione,  risanamento  e  rinforzo strutturale,  colore  e  pitture,  sistemi  di misura, prova e controllo, soluzioni per il cantiere e per la sicurezza.

Presenta  inoltre  le  ultime  novità  in ambito software, dalla progettazione e calcolo  strutturale  alla  progettazione architettonica  ed  ingegneristica.  E  poi stampanti 3D per altro viste in funzione 

durante un'esposizione del “catasto del futuro”,  ed  altre  tecnologie  e  servizi innovativi  funzionali  a  progettare, costruire e gestire edifici e ambienti.

Invece  i  padiglioni  5‐7    erano dedicati  all'arredamento  di  interni  e propongono  soluzioni  ad  alta qualità  e prodotti  innovativi  in  tema  di pavimenti, rivestimenti, porte, maniglie e  accessori,  contro  soffittature, partizioni  interne,  pareti  attrezzate, scale  e  finiture.  Un  insieme  unico    tra design, tecnologia e ricerca per tutti gli addetti  ai  lavori:  progettisti,  interior designer  e  distributori  rivenditori nazionali e internazionali.

Elena Merlassino, 3AC

 Made Expo

 21 marzo: solidali e corresponsabili nell'impegno contro le mafieDa  quest’anno    le  alunne  della  V 

moda considereranno il 21 marzo   non solo il primo giorno di primavera. D’ora innanzi  questa data sarà il giorno della Memoria  e  dell’Impegno  in  ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

La  classe ha  infatti  partecipato    alla cerimonia  organizzata  dal  Comune  di Alessandria  che  si  è  svolta  in  un  clima di riflessione    in piazza della Libertà,  in prossimità  del  Municipio  .  Sono intervenuti  l’assessore  Cattaneo  e  la 

Dirigente  del  nostro  Istituto, professoressa  Maria  Neve  Rossi,  con parole  che      sono  divenute    occasione per  riflettere  e  discutere  in  classe  ,in famiglia,  nell’ambito  delle  amicizie  e tra i conoscenti.

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Edizione 3 Pagina   11 

Dalla  Moda  all’Ingegneria, dall’Odontotecnica  alla  Biologia,  molte e  diversificate  sono  risultate  essere  le scelte  operate,  nella  prosecuzione degli  studi  universitari  ,  dagli  studenti dell’IIS Nervi‐Fermi diplomati nell’anno scolastico  2015‐16  e  convenuti,  con  le loro  famiglie,  l’11  febbraio  nell’Aula Magna “Lenti” dell’Istituto per la tradizionale  consegna  dei Diplomi  e  delle  Borse  di  studio. Alcuni  anche  assenti  perché impegnati  in  attività  lavorative, a riprova di come ai diplomati di questa  scuola  si  offrano opportunità  di  lavoro  in  tempi brevi  dal  conseguimento  del Diploma.

La  cerimonia, organizzata dal Dirigente  scolastico  prof.ssa Marianeve Rossi,  si è  svolta alla presenza, oltre  che di docenti  e personale  amministrativo  della scuola,    del  Presidente  del Consiglio  d’Istituto,  arch.  Massimo Buzio,    del    geom.  Gian  Carlo  Bobbio, Presidente  del  Collegio  dei  Geometri, ente  patrocinatore  di  tre  Borse  di studio  destinate  ai  futuri  geometri, della  sig.ra  Capra  in  rappresentanza dell’impresa  edile  Capra  che  ha  istitui‐to  il  premio  in  memoria  del  geom. Gianni Capra.

Oltre  alla  consegna  dei  Diplomi  agli studenti  che  hanno  sostenuto  l’Esame di  Stato  conclusivo  nell’a.s.  2015‐16, sono  state erogate Borse di  studio per merito scolastico agli studenti: • Greco Federica ex 1CA Nervi (Borsa Collegio Geometri); 

•  Conte  Davide  ex  2CA  Nervi  (Borsa Collegio Geometri); 

•  Lauria  Luca  ex  3CA  Nervi  (Borsa Collegio Geometri); 

•  Badino  Paolo  ex  4CB  Nervi  (Borsa geom. Laguzzi),

•  Desimoni  Francesco  ex  5CB  Nervi (Borsa geom. Capra); 

•  Gallina  Alessandro  ex  5MA  Fermi (Borsa patrocinata dalla scuola).

Cerimonia  ormai  storica,  fa  parte della  tradizione  alessandrina,  ha sottolineato  il  geom.  Bobbio,    che attesta  la  disponibilità  del  Collegio  a collaborare  alla  formazione  di  una professionalità,  quella  del  Geometra, cambiata  nel  tempo,  superata  dalle nuove  tecnologie,  da  rivalutare perché indispensabile  per  realizzare  una  vera interazione tra le costruzioni, l’ambien‐te ed il territorio. Per questo meritevo‐le  di  un’attenzione  particolare  sia  da parte  della  scuola  che  del  Collegio  il quale,  ogni  anno,  dedica  circa 60  corsi  all’aggiornamento  professionale  dei suoi  iscritti.  Una  collaborazione  che  la Dirigente,  attenta  al  futuro  dei  suoi studenti  e  per  questo  impegnata 

affinché  la  scuola  veicoli  i  talenti  degli alunni  nel  modo  migliore  per  offrire loro  sempre nuove opportunità,  auspi‐ca  proficua  anche  nell’a.s.  2016‐17 nell’ambito  del  progetto  AS‐L, Alternanza scuola‐lavoro, per le attività di stage degli studenti delle classi Terze e  Quarte  presso  studi  professionali  e 

imprenditori  che  operano  nel campo dell’edilizia, dell’ambien‐te  e  del  territorio.  Una  buona conoscenza  del  territorio,  ha aggiunto l’arch. Buzio, è presup‐posto  indispensabile  per  una progettazione  in  sicurezza  e rappresenta un aspetto  fondan‐te  della  professionalità  del geometra.  La  cerimonia di  oggi, ha  concluso  l’architetto,  vuole essere  anche  un  incentivo  a mantenere  e  ad  implementare  tale figura. Congratulazioni  e  auguri,  prima di un gradevole rinfresco che ha 

allietato  la  mattinata,  sono  stati riservati anche agli  studenti che hanno ottenuto  gli  Europass  Mobilità,  partecipando  al  Progetto  europeo ERASMUS PLUS:  • Baze Enea ex 4CB; • Bronzo Davide ex 4CB; • Cueni Pascal ex 4CB; • Frau Andrea ex 4CB; • Luzi Francesca ex 4CB; • Sanni Juri ex 4CB; • Capitanu Maria Laura ex 4OM; • Garardo Martina ex 4 OM; • Yzellari Marinella ex 4OM; • Princi Giorgia ex 4OM.

                     Maria Teresa Bianchi

 Premiazioni per le nostre eccellenze

Non  sarà  più  possibile    pensare  al fenomeno  della  mafia  come  ad  un evento  lontano  e  relegato  ai  luoghi della  delinquenza.  La  mafia  purtroppo riguarda  tutti.  “La mafia  siamo noi  e  il 

nostro  modo  sbagliato  di comportarci”. Questo è  il monito che arriva dalle pagine del diario della  giovanissima  collaboratrice di  giustizia  Rita  Adria,  morta  a soli  diciassette  anni  per  mano della mafia.

Il testo, oggetto della pubblica lettura    avvenuta  durante  la cerimonia,  prendeva  spunto  dai 

pensieri di questa giovano vittima della mafia  ed  è  stato  letto  dalle  alunne Gaino  Nicole,  Princi  Giorgia  e  Yzellari Marinela.

Dobbiamo agire affinché la mafia sia sconfitta    e  non  possiamo  che  essere solidali  con  tutti  coloro  che quotidianamente,  attraverso  piccoli gesti  o  azioni  eclatanti,  sono  in  prima linea contro tutte le mafie.

Il  nostro  sostegno  deve  dunque andare a Don Ciotti e a tutti coloro che sono  attivi  nella  lotta  come  i  volontari dell’associane Libera.

LE ALUNNE DELLA V MODA

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Pagina   12  La Voce di Nefer 

Discutere con gli studenti su ciò che l’Europa  è  oggi  e  su  che  cosa  sarà domani,  questo  l’intento  dell’incontro, voluto  dalla  Dirigente  dell’IIS  NERVI‐FERMI,  dott.ssa  Marianeve  Rossi, celebrativo  del  sessantesimo “compleanno”  dell’Europa,  ovvero della nascita con il trattato di Roma nel 1957  della  Comunità  economica europea (CEE). 

Nell’aula Lenti,   una rappresentanza di  alunni  delle  classi  quarte  e  quinte dell’Istituto e di altre  scuole della  città hanno  avuto  modo  di  seguire  l’interessante  relazione  del  Prof.  Avv. Vito  Rubino,  professore  aggregato  di Diritto dell’Unione Europea presso il 

Dipartimento  di  Giurisprudenza, Scienze Politiche Economiche e Sociali, Università del Piemonte Orientale, e di parlare  di  Europa  in  un  momento, quale  è  quello  attuale,  delicato  e difficile.  Tanto più per quei giovani che stanno  cercando  un  futuro  lavorativo in  Europa,  magari  con  entusiasmo  e determinazione: alcuni di loro, presenti in  platea,  hanno  dichiarato  di  aver partecipato  al  Progetto  Erasmus,  di sentirsi quindi  cittadino europeo con  il diritto  di  circolare  liberamente  sul territorio  dell’Europa.  Da  queste sollecitazioni  si  è  snodata  la  relazione del  prof.  Rubino  che,  partendo  da  un tema  caldo  come  quello  di  Brexit,  ha ripercorso  le  tappe  fondamentali  della costruzione  dell’Unione,  dalle  prime forme  di  integrazione  economica  ai proble‐mi  di  natura  politica  che  le impediscono, ancora oggi, di diventare un soggetto forte e autonomo.  

Ha evidenziato gli indirizzi divergenti che,  all’indomani  della  seconda  guerra mondiale,  hanno  segnato  la  questione dell’uni‐ficazione  fino  alla  prevalenza 

della  tesi  dell’Europa  “dei  piccoli passi”,  ovvero  dell’unificazione  da raggiungere in modo graduale. 

Dal Trattato di Maastricht, alla Carta di  Nizza,  al  trattato  di  Lisbona  il processo  di  integrazione  è  stato sempre  segnato  dall’obiettivo  di favorire  l’integrazione  tra  i  diversi membri  e  al  tempo  stesso  tutelare  le prerogative nazionali di ciascun Stato. 

L’anniversario  che  oggi  ricordiamo, ha  concluso  Rubino,  celebra  un progresso,  una  condivisione;  la  sfida oggi  è  rimanere  uniti  pur  nella  non condivisione. 

La  Brexit  ha  rappresentato  uno strappo  grave  perché  ha  evidenziato che  il processo di unificazione europea è  ancora  discutibile,  ma  non  è  un dramma,  non  rappresenta  la  fine dell’Europa. 

L’Europa    è  una  società  aperta,  a prescindere  dalle  caratteristiche specificamente  nazionali  e  vive  finché vive in noi la percezione di essere uniti nella diversità.

Maria Teresa Bianchi

Il  25 e  il  26 di marzo  si  sono  svolte, come  consuetudine,  le  Giornate  di Primavera del FAI. 

Il FAI, acronimo di “Fondo Ambiente Italiano”,  è  nato  oltre  quarant’anni  fa con  lo  scopo  di  tutelare  e  conservare edifici e complessi immobiliari storici in tutta  Italia,  per  mezzo  di  donazioni private, anche attraverso la loro diretta acquisizione,  come  per  esempio  è avvenuto per il Castello di Masino.

Nelle  Giornate  di  Primavera,  il  FAI, permette  alla  popolazione,  attraverso visite  guidate  che  vedono  come 

accompagnatori  studenti  volontari provenienti dalle scuole medie inferiori e  superiori,  che  provvede  a  formare prima dell’evento, di accedere a  luoghi solitamente inaccessibili.

In  provincia  di  Alessandria,  uno  dei vari  siti  in  cui  si  è  svolta  la manifestazione  è  stata  la  Cittadella, costruita tra il 1732 ed il 1745, che, nel contesto  europeo,  rappresenta  una delle  più  grandiose  fortificazioni permanenti del XVIII° secolo.

In  particolare,  l’evento  ha interessato la Polveriera di San Michele (il  cui  tetto  è  stato  completamente recentemente  restaurato,  grazie all’aiuto  dei  detenuti  dell’Istituto  Don Soria e del Carcere di San Michele) ed il Bastione di San Michele.

L’iniziativa  ha  avuto  un  grande successo  e  partecipazione  di  pubblico e, tra  i vari apprendisti ciceroni, hanno partecipato  gli  studenti  delle  classi terza e quarte dell’Istituto di Istruzione Superiore  Pier  Luigi  Nervi  che  hanno 

accompagnato  i  numerosi  visitatori, illustrando  loro  gli  aspetti architettonici,  le  vicende  storiche  e  le curiosità di entrambi i monumenti.

Per  tutti  gli  apprendisti  ciceroni  si  è trattato di un’esperienza stimolante, di arricchimento  del  proprio  bagaglio culturale e inerente al percorso di studi e  quindi  non  vedono  l’ora  di  ripetere l’esperienza  il  prossimo  anno nell’occasione  dell’edizione  2018  della manifestazione. 

Sara Fagiani, 

3AC

Geometri in Cittadella

25 marzo 1957‐25 marzo 2017: 60 anni di Europa Prospettive ed opportunità.

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Edizione 3 Pagina   13 

Viaggio d'istruzione in Puglia dal 20 al 25 marzo 2017 Accompagnatori: proff. K. Ficarra, M. C. Musso, F. Turi.

Lunedì  20  marzo,  alle  5  del mattino,  puntuali  gli  studenti  del Nervi‐Fermi, 38 per la precisione di cui  35  del  corso  tecnico,  CAT  e grafici  e  3  del  corso  professionale di  moda,  si  sono  ritrovati  per partire  in  pullman  per  un  lungo viaggio  che  ha  attraversato diagonalmente  tutta  l'Italia,  da nord‐ovest  a  sud‐est.  Dopo  le opportune  tappe  e  il  cambio dell'autista a Bologna, alle 16 sono giunti  alla meta,  Corato  a  nord  di Bari, gentilmente accolti dallo staff dell'albergo  Nicotel  Sport  e  da  alcuni giovanissimi  stagisti  in  divisa.  Stanchi ma  curiosi  di  scoprire  quella  splendida terra, tutti i partecipanti, compresi i tre docenti, hanno subito accettato l'invito dell'autista  a  essere  accompagnati nella  vicina  Trani  prima  di  cena: costruita  con  ricche  pietre  bianche  e con  una  cattedrale  mozzafiato  sul mare  ha  colpito  tutti,  per  non  parlare delle  bancarelle  che  esponevano  una gran  varietà  di  pesce  freschissimo ancora vivo! 

Martedì  21,  come  hanno sottolineato  i  ragazzi  delle  classi  VBC, IVBC e IVOM, di cui il portavoce è stato Andrea  Frau,  il  gruppo  ha  percorso circa  400  chilometri  per  raggiungere  il centro  storico  di  Lecce:  con  la  guida Arianna  si  è  ammirato  lo  stile  barocco di  alcuni  palazzi  come  quello  dei Celestini  e  di  chiese  come  quella  di Santa  Croce,  la  cui  facciata  però  era coperta  dall'impalcatura  per  il restauro.  Il  barocco  leccese, soprattutto  dell'interno  delle  chiese, non  ha  convinto  tutti  per  la  ricchezza ritenuta  esagerata,  quasi  ridondante  e addirittura  un  po'  stucchevole,  ma certo  è  questione  di  gusti.  Ha  invece ottenuto  l'approvazione  unanime  il 

pranzo  eccezionale  all'osteria  da "Angiolino", sia per la qualità del cibo e la  generosità  delle  porzioni,  sia  per l'ospitalità  dei  proprietari.  La  giornata si  è  conclusa  con  la  visita  di  un bellissimo  borgo  che  si  affaccia  sulla costa  adriatica,  Polignano, caratterizzato  da  suggestive  balconate sul  mare  e  paese  natale  del  grande Domenico Modugno.

Mercoledì  22,  come  raccontato dagli allievi delle classi VAC e IAG, il cui relatore  è  stato  Gabriele  Pallavicino, dopo ben tre ore di pullman e circa 600 chilometri,  i  gitanti  hanno  potuto scoprire  uno  dei mari  più  belli  d'Italia, quello  verde  smeraldo  di  Otranto. Anche  lì,  oltre  a  una  rilassante passeggiata  sulle  mura  del  castello  e sul  lungomare,  gli  studenti  e  i professori,  autista  compreso,  hanno molto  apprezzato  il  pesce  freschissimo offerto  da  una  pescheria‐  trattoria indicata  da  alcuni  abitanti  del  luogo. Dopo  aver  purtroppo  rinunciato  a Leuca  a  causa della  distanza,  il  gruppo ha  raggiunto  Gallipoli,  nota  meta turistica  sulle  sponde  dello  Ionio:  il centro  storico  è  su  un  isolotto  per  cui molti  ragazzi  hanno  scelto  la  spiaggia per  un  tuffo  anticipatore  dell'estate. Un  sole  caldo ha  infatti  accompagnato la comitiva per tutta la settimana.

Giovedì 23 la strada da percorrere è stata  decisamente  più  breve:  come descritto dagli alunni delle classi  IIAC e IAC,  relatrice  Gaia  Orlando,  Bari  è apparsa  una  città  caotica  ma accogliente.  La  prima  meta  è  stato  il centro  storico  con  la  bella  basilica  di San  Nicola,  santo  sia  cattolico  sia ortodosso. Il professor Turi, pugliese di 

Noci,  ci  ha  accompagnati guidandoci  tra  il  labirinto  di stradine  per  poi  farci  scoprire  il teatro Petruzzelli e la parte nuova, ricca  di  negozi  che  hanno  attirato l'attenzione  di  parecchi  studenti. Dopo  un  sosta  in  una  pescheria‐ trattoria,  che  offriva  degli  ottimi frutti di mare crudi, si è proseguito per  uno  dei  luoghi  più  originali  di tutta  la Puglia, Alberobello.  I  trulli sono  una  costruzione  davvero particolare  che  stupisce  il visitatore: il trullo sovrano, il trullo 

chiesa,  il  trullo più piccolo e quello più grande; di alcuni si è visto l'interno e si ha  avuto  l'opportunità  di  salire  su  una terrazza  per  ammirare  il  panorama mozzafiato. 

Venerdì  24,  come  descritto  dalle ragazze  delle  classi  IIIAC  e  IIAG,  la portavoce è stata Elena Merlassino, si è superato  di  pochi  chilometri  il  confine della  Puglia  per  andare  in  Basilicata  a Matera  e  scoprire  la  città  mondiale della  cultura  2019:  la  guida  Francesca ci  ha  condotti  tra  i  Sassi,  nel  1993 riconosciuti  dall'Unesco  patrimonio 

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Pagina   14  La Voce di Nefer 

24 maggio  2013,  in  Calabria  si sente  parlare  di  femminicidio. Conoscevo  bene  la  vittima,  una ragazzina  di  16  anni,  Fabiana Luzzi. Ragazza solare e amichevole con  un  grande  sogno:  diventare una  delle  ballerine  di  danza classica  più  famose  al  mondo. Quel sogno però si spegne quel 24 maggio per mano di un uomo, che poi  uomo  non  è  mai  stato,  che diceva  d’amarla.  Ventiquattro coltellate, poi cosparsa di benzina e  bruciata,  mentre  lei  implorava ancora  di  lasciarla  stare.  L’ha  vista bruciare viva, senza aver sensi di colpa, senza  pudore.  Tutto  questo  per gelosia,  per  una  foto  scattata  insieme agli  amici  maschi.  Arrestato, condannato  ad  una  pena  di  24  anni, ridotti  poi  a  18,  e  forse  con  ancora  la probabilità  di  un’ulteriore  riduzione. Ma  come  si  fa  ad  arrivare  a  tanto? Ogni  giorno  in  Italia  una  donna  su  tre subisce  violenza,  sia  essa  fisica  o psicologica  o  è  vittima  di  un  vero  e proprio  femminicidio.  La  cosa  che  più spaventa  è  che  tante,  nonostante tutto,  rimangono  lì,  in quella “gabbia”, intrappolate,  senza  accettare  la  realtà, ma  prendendosi  ogni  colpa.  Quante donne,  a  causa  della  violenza psicologica  ripetuta  nel  tempo,  si convincono  che  sono  loro  il  vero problema  e  non  quei  mostri  che stanno  loro  accanto.  Tantissime, troppe  forse.  Ma  è  inutile  aiutarle  se loro  non  vogliono.  E  vogliamo  parlare di  femminicidio?  Una  donna  viene uccisa  in  quanto  è  donna,  considerata un  oggetto  appartenente  a 

qualcun’altro. Da brividi…  Ecco perché nascono  i  centri  antiviolenza,  per accogliere  ed  ascoltare  donne  senza mai giudicarle, per credere  in tutto ciò che raccontano. Queste sono donne da ammirare  che,  nonostante  siano terrorizzate,  hanno  il  coraggio  di sfogarsi,  di  chiedere  aiuto  e  di denunciare. Un esempio di centro anti‐violenza  nella  città  di  Alessandria  è l’associazione  Me.dea,  il  cui  nome mette  al  centro  la  figura  della  donna come una  dea,  che  il  giorno  17 marzo 2017 ha  tenuto una  conferenza  rivolta ad  alcune  classi  di  istituti  di  istruzione superiore  di  Alessandria  nell’ambito del  progetto  Marzo  Donna.  Durante l’incontro  nell’aula  magna  dell’istituto Alexandria  International  School,  è stato  presentato  il  libro  “C’era  una volta una favola” di Cristiana Aceti che, insieme a Rosetta Bertini (operatrice di Me.dea Onlus)  si  è  confrontata  con gli studenti  individuando  le  dinamiche della  violenza  per  promuovere  la cultura del rispetto reciproco.

I  giovani  studenti  sono  rimasti allibiti e a tratti sconvolti al racconto di 

certi  episodi    che  avevano  al  centro uomini  meravigliosi,  prima  di diventare  mostri.  :‐“  Sono  sempre dolci e premurosi nei vostri confronti, vi  coccolano,  e  si  fanno  apprezzare subito  da  parenti  e  amici‐“  racconta Cristiana,  ‐“  e  solo  dopo  aver conquistato  tutti  iniziano  a  rivelarsi per  ciò  che  realmente  sono, ma  solo con  le  loro  vittime.  Vi  riducono  a nullità,  non  vi  apprezzano  e  trovano ogni scusa per deridervi e convincervi di  essere  degli  errori.  Attorno  a  voi 

creano dei  solchi,  convincendovi  che  la vostra famiglia è fonte solo di litigi, che le  vostre  amiche  sono  delle  poco  di buono  e  così  l’unica  vostra  salvezza sono  loro,  ma  non  è  così!‐“.  Queste parole  hanno  fatto  molto  riflettere  i giovani  studenti  e  scaturito  da  parte loro  molte  domande.  Nel  2017  non  si dovrebbe  più  sentire  parlare  di femminicidio,  violenza  o  derisione verso  le  donne.  Bisogna  imparare  a crescere i figli maschi come veri uomini che  nutrono  un  grande  rispetto  verso le donne. 

“La  donna  è  uscita  dalla  costola 

dell’uomo,  non  dai  suoi  piedi  perché debba  essere  pestata,  ne  dalla  sua testa  per  essere  superiore,  ma  dal fianco per essere uguale. Un po’ più  in basso del braccio per essere protetta e dal  lato  del  cuore  per  essere  amata”  (dal  Talmud,  testo  sacro dell’ebraismo).

Angela Cristiana Cimino, 5OB. 

 Siate persone, non bambole

dell'umanità,  fino  all'interno  di  una chiesa rupestre e di un Sasso abitato fino al 1956  da  ben  11  persone.  Una  visita emozionante  che  si  è  conclusa  con  una sosta  al  belvedere  di  fronte  ai  Sassi,  dove sono  ancora  ben  riconoscibili  alcune  grotte preistoriche.  L'ultima  sera  dopo  cena  si  è voluto  visitare  anche  Corato,  una  bella cittadina con un suggestivo centro storico.

L'ultimo giorno, dopo l'obbligatoria visita dello  splendido  Castel  del  Monte  di Federico II di Svevia, il gruppo ha affrontato il  lungo  viaggio  di  ritorno  con  le indispensabili soste e il cambio dell'autista a 

Modena.  Tutti  i  ragazzi  sono  soddisfatti 

dell'esperienza  che  non  dimenticheranno mai: si sentono in dovere di ringraziare tutti i  professori  e  la  DS  per  aver  loro  regalato questa bellissima opportunità, specialmente il  professor  Turi  per  averli  guidati  sia  in Puglia  sia  a  scuola  con  la  sua  invidiabile voglia  di  vivere,  condividendo  con  loro  i luoghi a lui più cari. 

Maria Cristina Musso

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Edizione 3 Pagina   15 

E' un evoluzione continua quella dei robot  militari,  destinati  a  diventare sempre  piu'  tecnologicamente  avanza‐ti,  ma  purtroppo  la  rovina  dell'essere umano.  Pochi  giorni  fa  lo  scienziato Stephen  Hawking  ha  lanciato  l'ultimo allarme  dicendo  di  stare  attenti  alle macchine  che,  essendo  dotate  di intelligenza  artificiale  potrebbero rivoltarsi,  parole  molto  ascoltate  e rispettate  da  tutti  noi,  essendo  il  più grande fisico contemporaneo.

Oggi la scienza si é familiarizzata con le  cosidette  'LAWS'  (Lethal Autonomus Weapons  System),  sistemi  d'arma  piu' comunemente  chiamati  come  "Robot Killer".  Vale  a  dire  robot  programmati per agire autonomamente durante una missione  militare:  macchine,  cioe'  in grado di  prendere da  sole  la  decisione di  uccidere.  Non  sono  come  i  droni, che  per  essere  attivati  hanno  bisogno di  un  uomo  che  schiacci  il  bottone;  i Robot Killer non hanno bisogno di una presenza umana, fanno da sè.

Forse non é abbastanza noto, ma  la 

ricerca  in materia  di  Robot  Killer  é  già molto  avanzata.  Dal  2001  gli  U.S.A hanno  investito  sugli  armamenti automatici  qualcosa  come  18  miliardi di dollari, e sono una cinquatina i paesi che  contemplano  i  programmi  militari per le armi automatiche.

Alcune  nazioni  vedono  già  schierati sul  campo  i  Robot  Killer.  La  Corea  del Sud, per esempio, ha installato lungo la linea del confine con la Corea del Nord dei  Robot  Sentinella  in  grado  di  fare fuoco  sugli  intrusi.  Israele  ha  creato delle  "Zone  di  uccisione  automatiche" al confine con la striscia di Gaza.

Gli  Stati  Uniti  hanno  già  realizzato 'Atlas',  Robot  umanoide  in  grado perfino  di  impugnare  una  pistola  e premere  il  grilletto.  E  la  Bae  System Britannica ha realizzato 'Taranis', drone autonomo capace di compiere missioni intercontinentali  a  velocità  superiore a quella del suono, senza essere visto dai radar  e  quasi  completamente  privo  di cordinate impostate dall'uomo.

Fa  rabbrividire  tuttavia  il  pensiero 

che armi del genere possano cadere  in mano  ai  terroristi:  immaginiamo  che cosa  accadrebbe  se  i  Robot  Killer venissero programmati per attaccare e uccidere qualunque  civile  si  trovassero davanti.  Al  giorno  d'oggi  ci  sono continui dibattiti sull'uso o meno di tali tecnologie: si afferma che i Robot Killer possano  significativamente  ridurre  le vittime umane negli  incidenti,  teoria di Ronald Arkin,  professore di  robotica  al Georgia Institute of Technologie, teoria che  si  scontra  con  quella  dell'organiz‐zazione  dei  diritti  umani,  favorevole alla  sopressione  dei  Robot  usati  per scopi militari.

Ma  la  domanda  chiave  di  questa faccenda  é:  le  macchine  un  giorno  si rivolteranno  veramente  e  come  ogni specie  inferiore  la  razza  umana  si estinguerà? Oppure  sapremo  fermarci  prima,  la risposta é nelle nostre mani.

Teodor Onica, 4OA

Nel  1988  in  Thailandia,  a  Bangkok, per la prima volta nasceva un bambino da una donna infettata dal virus HIV.

Dopo quasi quarant'anni,  grazie agli sforzi  in  più  settori,  il  paese  ha raggiunto  un  grandissimo  traguardo,  è il  primo  dell'Asia  a  raggiungere  gli obbiettivi  per  l'eliminazione  della trasmissione  dell'HIV  da  madre  a bambino.  In  effetti,  a  metà  degli  anni novanta,  le  donne  in  gravidanza infettate  dall'HIV  erano  il  2%,  mentre nel 2015 erano lo 0,6%.

Fortunatamente  il  tasso  di trasmissione del virus da madre a figlio è passato da circa il 20‐40% all'1,9%.

Questo  progresso  ha  permesso  di raggiungere  l'obbiettivo dell'Organizza‐zione mondiale della sanità di un tasso inferiore  al  2%  nei  bambini  non allattati al seno.

Questo  grande  traguardo  è  stato raggiunto  grazie  a  quattro  fattori  che sono  stati  esaminati  nello  studio  del ricercatore  dell'università  Chulalong‐korn di Bangkok.

Per  prima  cosa,  è  stata  dedicata attenzione  alla  prevenzione,  con  una 

campagna  di  promozione  dell'uso  dei profilattici.

Poi  è  stata  aiutata  la  prevenzione delle  gravidanze  non  desiderate  nelle donne con HIV, con sistemi di contrac‐cezione doppi.

E'  stata  inoltre  fornita  la  terapia antiretrovirale  il  più  presto  possibile alle  donne  in  gravidanza  infettate  dal virus  e  questo  è  stato  possibile  grazie all'abbassamento del costo dei farmaci.

Infine  è  stata  data  l'opportunità  di cura a tutte le donne e ai  loro bambini sieropositivi.

“Un  grande  passo  per  un  paese piccolo  a  livello  economico,  come  la Thailandia,  fondamentale  per  il costante  ed  elevatissimo  progresso  del Continente asiatico” sottolinea un noto ricercatore di Bangkok.

Dal  1981  l'AIDS  ha  ucciso  oltre  25 milioni  di  persone,  diventando  una delle  epidemie  più  distruttive  che  la storia ricordi.

Ogni anno il 1° dicembre è indetta la Giornata  mondiale  contro  l'AIDS, organizzata  dall'UNAIDS,  ovvero  dal‐l'Organizzazione  delle  Nazioni  Unite 

che si occupa dell'AIDS. L'idea  di  una  lotta  per  la 

prevenzione  dell'AIDS  è  stata  adottata da  governi,  organizzazioni  internazio‐nali ed associazioni in tutto il mondo.

Nonostante  tutto,  la  questione  HIV oggi,  sembra dimenticata  dalla  politica e  dai  media  e  non  ci  sono  più  fondi dedicati  a  campagne  di  prevenzione  e al  contrasto  del  virus,  che  nel  2017 rappresenta  ancora  un  grande problema  di  sanità  pubblica  anche  nei paesi più industrializzati.

Il  vero  problema  è  la  mentalità troppo  superficiale  di  molte  persone, manipolate  dai  media,  che  tendono sempre  a  mascherare  ciò  che  conta realmente.

Tutto  questo  non  è  d'aiuto  ai  veri “eroi”  che danno  vita  a  vere e proprie battaglie  per  dare  risposte  e  sostegno alle persone con HIV.

L'AIDS purtroppo non è stato ancora sconfitto,  ma  la  lotta  a  questo  virus  è ad  un  bivio,  bisogna  solo  scegliere  la strada  giusta  per  mantenere  la promessa.

Denis Vacca, 4OA

Cuore di metallo

Fermare l'AIDS: manteniamo la promessa

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Pagina   16  La Voce di Nefer 

Continuiamo il nostro viaggio nella cucina tipica dei paesi europei. Questa è la volta della Romania.

Plăcintă cu brânză (sfoglia al formaggio) Nel 160 aC,  la torta più popolare, chiamata  "placenta" o "Libum" dai Romani era simile ad una sfoglia salata al formaggio che veniva  offerta  in sacrificio agli dei. Dato che le torte erano una parte importante del menù giornaliero del passato, con il tempo vennero scritti  i primi libri di cucina destinati alle casalinghe. Questi gli ingredienti e le fasi di preparazione della sfoglia al formaggio o plăcinta cu brânză. INGREDIENTI:

•  400 g di fogli di pasta sfoglia •  500g di formaggio  •  400 g di yogurt (ben drenato) •  100 ml di panna 12% •  5 uova •  100 g di  burro

PREPARAZIONE: Radiamo  tutto il formaggio e lo mescoliamo con 300 ml di yogurt , se è necessario, aggiungiamo il sale. Ungiamo due o tre fogli con burro fuso. A seconda di quanti strati di fogli si è  riusciti a fare (4 o 5),  si divide il formaggio e con un cucchiaio o una spatola si sviluppa su un foglio. Arrotoliamo la pasta sfoglia ripiena di formaggio e la ungiamo con il burro. In una ciotola sbattiamo le uova con il sale e mescoliamo con il rimanente yogurt e panna acida fino a che diventano omogenei. Versiamo la composizione ottenuta sopra i rotoli di formaggio già posizionati nella teglia. Inseriamo la teglia nel  forno pre‐riscaldato a 160 ° per circa 40‐50 minuti. N.B.  Il panno che ricopre il piatto è tipico dei costumi del folklore locale.

Adina Costencu, 4OA

 L'angolo della cuoca

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Edizione 3 Pagina   17 

Genere: fantasy, soprannaturale, commedia, sentimentale, sperimentale. Anime:  Bakemonogatari  ‐> 15 episodi, Nisemonogatari  ‐> 11 episodi, Nekomonogatari (kuro)  ‐> 4 episodi, Monogatari:  Second Season  ‐> 26 episodi, Hanamonogatari  ‐> 5 episodi, Tsukimonogatari  ‐> 4 episodi,  Owarimonogartari  ‐> 12 episodi, Koyomimonogatari  ‐> 12 episodi, Kizumonogatari  ‐> 3 film. Light Novel: 22 volumi (in corso). Target: shonen. Casa Editrice italiana: X

Le  numerose  stagioni  che  compongono  l’anime  sono concentrate sulle vicende del protagonista Koyomi Araragi, uno  studente  apparentemente  normale,  ma  che  in  realtà nasconde un segreto.

Durante  le  vacanze  primaverili,  dopo  l’incontro  ravvici‐

nato con un vampiro, scopre di essere diventato uno di loro. Nonostante  torni  umano,  continua  a  sentire  alcuni 

sintomi  di  quelle  creature,  come  la  capacità  di  vedere  al buio.

Il  nostro  protagonista  avrà  un  incontro  casuale  con  una 

ragazza abbastanza solitaria, di nome Hitagi Senjogahara. La ragazza  nella  storia,  però,  si  rivelerà  un  personaggio aggressivo e pieno di energie. 

Dopo  aver  alcuni  problemi  con  Hitagi,  Koyomi  verrà coinvolto in una serie di apparizioni che coinvolgono diversi suoi amici e compagni di scuola. 

L’anime  è  composto  da  diverse  stagioni  e diversi episodi.

Abbiamo  Bakemonogatari,  la  prima stagione composta da 15 episodi e 3  speciali; poi  la  seconda  stagione,  Nisemonogatari formata da 11 episodi; Nekomonogatari (kuro) di  soli  4  episodi; Monogatari:  Second  Season di  26  episodi;  Hanamonogatari  da  5  episodi; Tsukimonogatari  è  composta  da  4  episodi; Owarimonogatari  di  12  episodi; Koyomimonogatari  da  12  episodi  e Kizumonogatari da 3 film.

Il  light  novel  è  formato  da  22  volumi, ancora in corso.

Un  anime  ben  fatto,  interessante  e  anche un po’ divertente, lo consigliamo a tutti!

Perché non provare a guardarlo?  Se  volete  consigliarci  un  anime/manga  da  recensire  o 

siete  semplicemente  curiosi  in  merito  ad  un  genere  in particolare, scriveteci a:

[email protected]

Sara Fagiani, 3AC

Andreea Obreja, 4OM

 Monogatari

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Pagina   18  La Voce di Nefer 

Genere: horror, scolastico, mistero, psicologico, sentimentale, drammatico, avventura, splatter. Piattaforme:  Microsoft  Windows,  PlayStation  Portable,  PlayStation  Vita, iOS, Nintendo 3DS. Lingue:  Giapponese. Data rilascio videogiochi:  22/04/1996 (solo in Giappone)

23/05/2016 (ultimo rilascio) Anime:  4 episodi (OVA) + 2 film. Manga:  10 volumi (Blood Covered) + 1 (in corso). Target: shonen. Casa Editrice italiana: X

La  trama  è  incentrata  su  un  gruppo  di  studenti  di  una scuola in Giappone.

I  protagonisti  sono  Satoshi Mochida,  Naomi  Nakashima, Ayumi  Shinozaki,  Yoshiki  Kishinuma,  Seiko  Shinohara,  Yuka Mochida, Mayu Suzumoto, Sakutaro Morishige e l’insegnate Yui Shishido.

La  storia  inizia  una  notte  nella  scuola,  dove  i  ragazzi  si sono  riuniti  per  dire  addio  ad  una  delle  loro  amiche, raccontando  storie  di  fantasmi  e  compiendo un  incatesimo trovato in rete, per rimanere amici per sempre.

Purtroppo, però, qualcosa va storto. Un  terremoto  catapulta  i  protagonisti  in  una  vecchia 

scuola,  nota  per  essere  stata  (in  passato)  luogo  di  violenti 

omicidi. Quali  segreti  sono  celati  all’interno  dell’edificio?  Cosa 

nasconde questa scuola? Riusciranno  ad  uscire  da  quel  luogo  oscuro  e macabro? 

Riusciranno a tornare vivi? L’anime  e  il  manga  sono  stati  tratti  dalla  serie  di 

videogiochi giapponesi: “Corpse Party”. L’animazione  segue  abbastanza  fedelmente  la  trama del 

videogioco,  fatta  eccezione  per  la  causa  delle  morti  e  del numero dei sopravvissuti finali.

L’anime  “Corpse  Party:  Tortured  Souls”  si  sviluppa  in quattro episodi singoli e pieni di suspense.

Il  manga  (attualmente  in  corso),  è  composto  da  11 volumi.

Il  videogioco,  composto  da  sette  capitoli,  è  senz’altro  il mezzo migliore per comprendere appieno la vicenda.

Consigliamo  Corpse  Party  specialmente  a  chi  ama  il genere horror/splatter.

Sara Fagiani, 3AC

Andreea Obreja, 4OM

Corpse party

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 Più e Meno

+ Bosio barzellette ‐  Andrea  Amato  perchè  saluta  chi  vuole  quando vuole ‐ Kallaverjia perchè non sa vestirsi + prof. Bianchi cintura di Moschino + ciccia bel sedere + Trezza, Xhaferri, Goceva, Arena per la simpatia + Di Santo per l'intelligenza ‐ alla classe: la gang non si infama ‐ Veizi per i suoi rossetti + battute di Onica + partite di scala quaranta ‐  Cicciarello che fa il ciambellaio matto ‐ a  chi porta  la maglia  rosa e  il  cappellino con  le ciambelle + Leyla la capa del giornalino ‐ preside che ha paura dell'Isis + Leyla che ci salva dalle interrogazioni ‐  prof  Giglio  che  fa  il  cagnolino  della  preside portandole la borsa ‐  a  quelle  che  si  limonano  dietro  alla  porta  di servizio  facendo  venire  i  conati  delle  07:30  del mattino + Mery la bidella perchè c'è sempre + Alessandro Rizzo per la capigliatura  ‐  a  tutte  quelle  che  con meno  10°  girano  con  il top  + Luca Guasco perchè è il tabaccaio nel momento del bisogno + Torielli perchè è un prof fantastico  ‐ Martina Gregori perchè se la tira ma sembra un dinosauro ‐ a chi prende in giro i gay ‐ Malaj perchè ha lasciato la mia amica  + Sara Sheta perchè ha un bel fisico  + Federico Citarelli perchè è la nostra risorsa ‐ Diego Ferroni perchè è un'egoista e non gliene frega di far stare male le persone ‐ Daniele Conti provaci di meno con le tipe + Dokaj Armani outlet  + Mezzano  ‐  alle  macchinette  perchè  non  trovo  gli  M&M's gialli  +  Proff.  Turi,  Bianchi  ,  Esposito,  Campi,  Bruno, Viotto per la loro pazienza  ‐ Chiara Haxhi e Noemi Gaeta perchè se la tirano troppo  + Bushi perchè è un lego umano  ‐ Alessio Silvestri  ‐ Marowa Laidi si  veste bene  ‐ alla prima moda  ‐  Andrea  Amato  perchè  assomiglia  a  Wolverine 

con le sue basette incolte ‐ Tariq Naimi perchè mi ha friendzonata  + Vincenzo De Marco  ‐ a tutti i triangoli amorosi del Fermi  + Ovbidio perchè è simpatico  + Prof. Porcelli  + Jean Pierre Beltran perchè è carino  ‐ Prof. Monzeglio  + al gruppo musica perchè sono i migliori  ‐ Prof. Fossati per le scarpe di serpente  ‐ Teddy deve smetterla di prendere in giro i gay  + ai rappresentanti  + a chi sa l'italiano  + Marco Manuelli perchè è figo

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