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Pagina 2 La Voce di Nefer
Non è stata l’unica occasione , quella dell’8 marzo, per parlare di donne, per scoprire in ogni storia che le vede protagoniste il sorriso e la lacrima ed essere sempre più consapevoli della loro dignità e dei ruoli che esse ricoprono nella società contemporanea.
Nella giornata tradizionalmente dedicata alle donne, una rappresentanza di studenti e docenti dell’IIS Nervi‐Fermi ha partecipato allo spettacolo Le voci della differenza, che si inserisce nell’ambito delle iniziative “Marzo Donna 2017” della città di Alessandria‐Assessorato alle Politiche di Genere e della Consulta Comunale Pari Opportunità.
Nella splendida cornice dell’Auditorium Pittaluga del Conservatorio Vivaldi si è parlato di donne attraverso letture e brani musicali; ottima la scelta dei brani letti da Maria Grazia Caldirola e Simona Gandini con al centro storie di donne violate nel corpo e nello spirito, di atlete coraggiose, di donne di scienza, di ragazze in gamba che hanno lasciato il loro paese per studiare all’estero e sono diventate un simbolo di questi tempi bui, come Valeria Solesin morta lo scorso anno nella strage del Bataclan. Altrettanto belle le musiche perché, come ha affermato la direttrice del Conservatorio nel suo saluto di benvenuto, con la musica si può parlare di donne: brani tratti dal repertorio di Tracy Chapman, Dianne Reeves, Francesco De Gregori, Etta James, Mia Martini, Carole King. Particolarmente applaudita la voce jazz di Cecilia di Lazzaro accompagnata al pianoforte da Riccardo Gresino.
Il secondo appuntamento il 17 marzo, nell’aula magna di Alexandria International School, dove le nostre studentesse
del Progetto Millerighe Differenti e Uguali, e non solo, hanno incontrato Cristiana Aceti, autrice di C’era una volta una favola. L’iniziativa, che si inserisce nel programma di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne, promossa in particolare da Zonta club, ha visto, insieme all’autrice, l’intervento dell’operatrice di me.dea Rosetta Bertini ed il coordinamento di Nadia Biancato dello Zonta.
Libro autobiografico, frutto di un ampio lavoro durato vent’anni, è una sorta di introspezione psicologica, ha precisato l’autrice, che ben si rivolge a giovani, in primis ragazze, come i nostri studenti; è un viaggio e la metamorfosi al tempo stesso di un’ adolescente che, attraverso esperienze positive e negative, si trasforma in una donna. Il titolo è ironico, non c’è una favola, l’Aceti racconta la sua storia per fare la resa dei conti con il suo io. Ben si sono coordinati gli interventi dell’autrice con quelli di Rosetta Bertini che ha fornito notizie interessanti sull’operato dell’Associazione, dall’accoglienza e accompagnamento delle donne che hanno subito violenza, al femminicidio, attraverso il racconto di esperienze toccanti Tante le domande degli studenti, unanime l’invito rivolto loro a parlare dei loro problemi a genitori, compagni, professori, a non farsi circondare da “ombre”, a non lasciarsi manovrare da un burattinaio, a scegliere liberamente, a essere persone non bambole.
Maria Teresa Bianchi
Marzo, ed é subito donna.
2 Settembre 2011,una ragazza viene violentata dal padre. Giorgia Russo (nome di pura fantasia a tutela del minore),si chiamava così l'undicenne di Castellabate, un piccolo paesino in provincia di Napoli. Dopo la morte della madre avvenuta due anni prima, Giorgia e suo padre Antonio Russo si trasferiscono in un piccolo bilocale nel centro del paese. L'uomo lavora come caporeparto in
una fabbrica che produce nastri adesivi e materie plastiche per imballo. Quel due settembre Antonio, dopo
essere rientrato a casa, si precipita in camera della figlia; erano circa le 21.30 e la ragazza, dopo una lunga giornata di studio e faccende domestiche, aveva ormai preso sonno. L'uomo, con violenza la sveglia e la obbliga a spogliarsi. A quel punto si consuma un atto
ripugnante, ma è solo l'inizio, l'uomo abusa della figlia per i successivi quattro anni, fino a quando la ragazza trova il coraggio di confidarsi con
un'amica, Valentina. E' proprio lei ad informare gli assistenti sociali di quanto accaduto. Si pensa che a causa della realtà del
piccolo paese, dell'importanza della fabbrica sul territorio e della posizione di lavoro dell'uomo, ci sia stata gente che sapeva ma ha tenuto un comportamento omertoso. L'uomo, arrestato nel 2015 e ritenuto colpevole nei tre gradi di giudizio con l'aggravante dell'incesto, è stato con‐dannato a tredici anni di detenzione. Oggi Giorgia ha quasi diciotto anni e
ha ritrovato una parte di serenità grazie alla struttura "casa famiglia, vita serena" e al centro antiviolenza "Madre Teresa", una delle ONLUS specifiche per gli abusi e le violenze su donne minori, maggiormente presente sul territorio campano e nazionale, che si avvale della collaborazione degli psicologi più qualificati, psicologi che l'hanno aiutata e tutt'ora la aiutano a superare il trauma. In una recente intervista la ragazza,
ripercorrendo quei momen‐ti, ha detto "voglio dire a tutti voi di non aver paura a parlare, bisogna farlo; chiedete aiuto ad amici, parenti, insegnanti, qualsiasi persona, loro sapran‐no aiutarvi nel migliore dei modi. Non dovete tacere, non dovete avere paura, non siete voi il problema, ma chi vi abusa." Storie come questa, da quella data
ad oggi, ne abbiamo sentite tante purtroppo; vittime sono spesso donne dalla vita apparentemente normale, ma che dietro la porta di casa vivono l’inferno. Esse non devono sentirsi
sole,devono essere aiutate, assurdo quindi non sostenere quelle associazioni di promozione sociale che gestiscono centri di ascolto per donne vittime di violenza., affinché ciascuna di loro possa riottenere la propria dignità ed il rispetto che merita.
Desirèe Addezio, 4OA
Il mostro non dorme sotto il letto, il mostro dorme accanto a te.
Edizione 3 Pagina 3
Riflessioni sul suicidioIeri a Lavagna, piccolo paesino alle porte di Genova, un
ragazzo neanche maggiorenne si è lanciato dalla finestra della sua camera al terzo piano di un palazzo durante una perquisizione a casa da parte degli agenti di polizia per possesso di hashish. Il motivo sembra scontato, aveva paura, dopo le liti con i genitori per il suo rendimento scolastico, che la situazione si aggravasse ulteriormente. Spesso i ragazzi pensano che finita la scuola il lavoro arrivi senza nessuno sforzo o che arrivino i risultati senza impegno e dedizione. Questo ragionamento, ormai troppo diffuso tra i giovani, porta a cercare la via più breve per risolvere ogni situazione scomoda. Sorge legitimo farsi delle domande: “è colpa dei genitori che non lo hanno sapito aiutare o del ragazzo che non ha voluto aiuto?”, “cosa spinge un ragazzo a compiere un atto così spregiudicato?”. Dagli adulti le risposte sarebbero le solite quindi per andare fino in fondo all’argomento siamo andati a chiedere direttamente ai ragazzi cosa pensano del suicidio in età adolescenziale e quali ne siano le cause. Marco, ragazzo di 17 anni scampato per fortuna al suicidio, ha deciso di aiutarci in questa ricerca. I. Cosa spinge un ragazzo al suicido? M. “Bhe, le motivazione sono molteplici, possono andare
dalla disavventura amorosa al rendimento scolastico, dal bullismo ai dissidi famigliari che, a parer mio, causano la maggior parte dei suicidi di minori.” I. “Come mai i ragazzi, soprattutto negli ultimi anni,
adottano questa drastica soluzione così facilmente?” M. “Spesso, soprattutto con l’aumento dei social network,
i ragazzi non trovano più un punto di riferimento a cui chiedere aiuto. Prima era la famiglia, ma la crisi tende a
rendere i genitori sempre più irascibili o assenti, così i ragazzi si chiudono sui social e continuano a covare questo sentimento , che dentro di loro cresce sempre più formando i casi che ormai ogni settimana leggiamo sui giornali.” I. I social network, secondo te, hanno contribuito ad
aumentare questo fenomeno? M. “I social sono più un’arma a doppio taglio. I ragazzi
ormai sono diventati letteralmente “cellulari dipendenti” e questo può aumentare il vuoto che si crea intorno a loro rendendolo incolmabile; ma ci sono anche gruppi di aiuto per queste persone che, tramite l’appoggio di professionisti, e delle persone che hanno vissuto un’esperienza simile, salvano mole vite. I. Rivivendo la tua esperienza, rifaresti quella scelta? M. “No, assolutamente. Il cervello è una macchina strana
che nel momento in cui capisci che non puoi tornare indietro ti fa tornare in mente tutti i buoni motivi per non farlo, che ci sono sempre anche se in quel momento non li vedi con chiarezza. I. Data la tua esperienza, hai qualcosa da comunicare a
tutte le persone che leggeranno questo articolo? M. “Ragazzi, ricordatevi che ci sarà sempre qualcosa per
cui lottare nella vita, qualcuno che tiene a voi. Ponetevi degli obbiettivi proporzionati alle possibilità di ciascuno, raggiungeteli e, se li realizzate, ponetevene altri fino a che non vi sentiate realizzati appieno. La vita è il dono più bello che si possa ricevere, non sprecatelo, poiché “ fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”.
Federico Fogliati, 4OA
Bari, Roberta, 40 anni, vince 5 milioni di euro alla lotteria. Madre di due bambini, con il suo lavoro da commessa guadagna a mala pena 800 euro e a fatica arriva a fine mese. Roma, Salvatore, miliardario di 43 anni vince 5 milioni di
euro alla lotteria. A Salvatore i soldi non mancano, lui passa il tempo tra gioco d'azzardo, partite a golf, viaggi, feste, "macchinone". Sono sicuramente somme importanti, ma vediamo come i
due li hanno investiti. Roberta oggi ha finalmente risanato tutti i suoi debiti. In
un'intervista la donna, con le lacrime agli occhi, dice: "grazie al cielo oggi posso garantire un futuro ai miei figli, mandarli all'università, e aiutare le associazioni che oggi giorno cercano sempre di più il nostro aiuto." Il signor Salvatore, con molta naturalezza, ha dichiarato
addirittura di aver dimenticato l'esistenza di quel biglietto. La risposta, che indubbiamente lascia molto perplessi,
merita un approfondimento. Saranno tutti così i ricchi? E quelli che lo sono come
investono i loro soldi? Alcune ricerche rivelano che alcuni miliardari come Jeff
Bezos (imprenditore statunitense, fondatore e CEO di Amazon.com, compagnia di commercio elettronico, il più grande rivenditore su Internet) si impegnano in cause sociali e benefiche. Larry Ellison informatico e azionista statunitense,
cofondatore e direttore tecnico di Oracle Corporation, una delle più grandi aziende di fornitura di software database del mondo, ha devoluto 300 milioni di dollari attraverso la sua fondazione che finanzia la ricerca in campo biomedico,per trovare nuove cure a malattie e disabilità. Mark Zuckerberg , Ceo di Facebook, fra le altre attività,
sostiene la ricerca medica per favorire la longevità. Insomma gesti molto altruisti e umani. In altri casi i soldi come si suol dire "danno alla testa". È il caso di George Best, calciatore nordirlandese; da lui
una celebre frase " Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine. Il resto l'ho sperperato". E che dire di Whitney Huston, grande attrice e cantante
statunitense, che ha affogato i suoi soldi e la sua vita nella droga. In altri casi ancora i soldi non hanno dato la felicità, ( è il
caso di Dalida, cantante e attrice franco‐italiana), non sono
La schiavitù del denaro
Pagina 4 La Voce di Nefer
bastati a colmare il vuoto interiore. Insomma il denaro influenza le nostre vite in bene o in
male. Disse Rousseau: "Il denaro che si ha è lo strumento della
libertà. Quello che si insegue è lo strumento della schiavitù". Al giorno d'oggi purtroppo viviamo in una società che si
basa solo sul denaro, che separa il ricco dal povero,
quando invece non dovremmo soffermarci solo sulle cose materiali e ricordare che quello che conta davvero è la persona che sei, sono i valori che hai acquisito e che puoi trasmettere agli altri.
Desirèe Addezio, 4OA
Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, per stare al passo, oggi tutti ci ritroviamo con cellulari sempre più evoluti, con le compagnie telefoniche che, pur di accaparrarsi clienti, offrono promozioni allettanti, con minuti, internet e SMS illimitati tali da rendere ogni persona sempre collegata virtualmente.
Questo ha fatto sì che ogni ragazzo/a oggi ha mille amici virtuali, tra cui: settanta parenti, cento amici di scuola e tutti gli altri conosciuti tramite le famosissime chat. Ci sono chat per ogni applicazione, le più usate sono: Whatsapp, Messenger, Instagram e mentre qualche anno fa ci si dava appuntamento in piazza o giù in cortile, adesso ci si sente su Whatsapp o ci si vede su Messenger.
La tecnologia, per certi versi, può essere positiva, infatti spesso una “video‐chiamata” accorcia le distanze e permette a chi non è vicino di restare sempre in contatto. Dietro a queste conversazioni spesso ci sono ragazzi soli, che si nascondono dietro uno schermo, convincendosi che quella è la vera socializzazione, privandosi così del caldo abbraccio di un amico, del dolce
suono di una risata e dei teneri momenti che si vivono stando insieme.
Con un semplice Click tutti hanno la possibilità di conoscere i mille misteri del mondo, dimenticando così il profumo dei libri vecchi usati per fare le ricerche.
Purtroppo la solitudine dilaga nei social, che vengono spesso utilizzati come valvola di sfogo e l'unica
soluzione che la società lascia è quella di far rifugiare le persone dietro i display come se fossero uno scudo, raccontando così le loro mezze verità che additano come falsi miti, così da non fare i conti con la loro coscienza alla sera, nel buio delle loro camere, quando soli lo sono per davvero.
Emanuela Golia, 3OA
Generazione sempre connessa
Al giorno d’oggi le nostre vite vengono fortemente condizionate dai social network e da internet in generale. Ormai le persone hanno perso i valori fondamentali e pensano piu all’apparire che all’essere. In questo secolo il 90% dei giovani prima di degustare un piatto pensa ad immortalarlo in modo da condividerlo in tempo reale con i coetanei e non. Ma tutto questo a quale scopo? Indubbiamente voler condividere la propria vita con gli altri, ma anche cercare l’approvazione di quest’ultimi mediante quelli che vengono chiamati “like”, o piu comunemente “mi piace”. Ma questa non e l’unica motivazione: i giovani d’oggi sono soliti ispirarsi ai social media, le ragazze, in particolare, tendono ad “imitare” le modelle e la moda tende ad oggettivizare la donna, promuovendo un ideale di donna
surreale. Taglie esageratamente piccole ed, in generale, corpi non in salute sono i “must have” del ventunesimo secolo. Mediante i social network ed internet tutto si espande piu velocemente, ma questo e un bene? Nel campo della moda, per esempio, gli stili cambiano di anno in anno ed internet contribuisce in modo significativo alla loro diffusione e crea nella societa moderna una distinzione tra gruppi “IN” e “OUT”. Basta entrare in una scuola per accorgersi di quanto sia evidente questa discriminazione. Ma l’aspetto preoccupante e che molti giovani plasmano la propria personalita in modo da soddisfare gli altri, senza essere realmente se stessi. Nel caso in cui un ragazzo non riesca, per impossibilita economiche, a seguire i trend, ne esce frustrato o almeno “disturbato” dentro.
Al giorno d’oggi viene considerato piu facile esprimersi mediante i social media, come Facebook, Twitter, Tumblr e molti altri, piuttosto che comunicare faccia a faccia. I ragazzi si trovano piu a loro agio dietro uno schermo, ma poi si trovano in difficolta in una situazione reale.
Social ‐ mania Come il ventunesimo secolo ha cambiato le nostre vite.
Edizione 3 Pagina 5
Quanto in realta e diffusa questa ossessione per i social? Basta osservare il comportamento di un gruppo di amici per rendersi conto della gravita della situazione. Interagiscono sempre meno a causa dei dispositivi elettronici in loro possesso. Sempre piu sono gli adulti
preoccupati di questa “epidemia” di social ‐ mania. Ma il fenomeno e realmente cosi grave? Sicuramente sotto alcuni aspetti i giovani d’oggi, anzi l’intera societa multimediale, andrebbero rieducati, ma ammettiamolo, ogni decennio ha le proprie tendenze che portano, passo
dopo passo, all’evoluzione della societa. Non ostacoliamo questo progresso, ma non dimentichiamoci i valori umani.
Martina Spiri, 5OB
L’Italia di oggi non consente ai giovani di dimostrare attraverso le competenze e le conoscenze, acquisite negli anni di studio ciò che veramente valgono.
Dove è finita la meritocrazia? Nella maggior parte dei casi si privilegia il raccomandato o chi ha già anni di esperienza alle spalle, impedendo ai neolaureati di ottenere l’incarico lavo‐rativo che meritano.
Di questi tempi la disoccupazione è il tema più ricorrente sulla bocca dei giovani, che spesso si ritrovano a domandarsi: “Che futuro c’è in serbo per noi?”.
In uno Stato in cui i ragazzi vengono presi poco in considerazione e hanno poca voce in capitolo, una delle soluzioni più frequenti è la “Fuga” e si ritrovano costretti ad abbandonare le proprie famiglie e magari a correre il rischio di sprecare il loro denaro se non trovano un futuro nemmeno nel paese
di destinazione.Inghilterra, Germania, America:
queste le mete più ambite oggi dai giovani, che con la loro valigia carica di sogni e speranze si lanciano in un’avventura, inconsapevoli di cosa li aspetta. La prospettiva è sicuramente quella di continuare gli studi per ottenere il lavoro sognato, di trovarlo subito, oppure di fare semplicemente un’esperienza e, chi lo sa, magari di trovare l’amore, senza più guardarsi più indietro.
E’ indubbio che esperienze nuove arricchiscono il bagaglio culturale di chi ha deciso di tentare la fortuna lontano da casa, con la speranza di poter far valere i propri diritti nel nuovo paese; tra questi, c’è anche chi torna e riesce a far carriera nell’amata Italia.
Ma siamo sicuri che vogliamo costringere, per quanto bella e utile sia un’esperienza all’estero, i nostri ragazzi a fuggire via dalla propria terra,
rischiando di perdere talenti, eccellenze e geni? Loro sono il futuro e dovremmo tutelarli, non spingerli a scappare via. C’è necessità di sensibilizzare di più questo paese, perché tutti parlano di disoccupazione giovanile, ma quasi nessuno si preoccupa davvero di risolvere questo dramma. Un ottimo mezzo di persuasione è proprio il giornale: più articoli riguardanti le statistiche e i disagi creati dalla disoccupazione e, magari, anche uno spazio dedicato sempre ai giovani, in cui le loro opinioni e i loro pensieri possano essere pubblicati e colpire così l’opinione pubblica, affinché si comprenda che uno Stato che riconosce il diritto al lavoro (Art.1 Costituzione della Repubblica) e nega la possibilità di lavorare non è degno di questo nome.
Ilenia Concu 5OB
Parto o resto? Il dubbio amletico dei giovani disoccupati Giovani in fuga da un'Italia che non offre futuro.
Edoardo e Sabrina nel Febbraio 2017 hanno voluto celebrare il loro matrimonio civile a Milano, con una particolarità però, gli ospiti non erano presenti, bensì seguivano il rito tramite una diretta su Facebook, fatta attraverso il profilo online della sposa. I due non hanno organizzato alcun
ricevimento, gli unici mezzi con i quali hanno condiviso le proprie emozioni sono stati i commenti sotto la live, in cui la madre dello sposo inviava emoji a forma di cuore e faccine commosse; di seguito anche amici, parenti e casuali visitatori da tutto il mondo e in ogni lingua, esprimevano la loro gioia, felicità e commozione tramite semplici emoticons. Nel 2017, in un mondo ipersviluppato,
questo genere di eventi possono accadere, ma siamo davvero sicuri che l'abbraccio di una madre, gli occhi di un padre commosso, possano essere sostituiti da un commento? Che quei bellissimi album del
matrimonio, emozionanti da riguardare, possano essere sostituiti dalla galleria del cellulare? Che il momento dello scambio degli
anelli, solenne per ogni coppia di sposini, possa essere vista da qualunque persona, di ogni parte del mondo? I mezzi di comunicazione sono mera‐
vigliosi, ma i rapporti umani di più.
Sara Martina Orlando, 3OA
Sentimenti social
Pagina 6 La Voce di Nefer
In un giorno di sabato, in piazza Garibaldi (Alessandria), due ragazzi di circa diciassette anni si stringevano in una “morsa” che sembrava racchiudere fragilità, dolcezza e felicità. Osservando i loro visi, i loro sorrisi e i loro occhi lucidi, si poteva quasi sentire l’emozione che la loro pelle in quel contatto emanava. Un’esplosione di sentimenti. Quei due ragazzi conoscevano l’amore?. Erano felici o
stavano vivendo il momento?. La felicità è una strada piena di sbocchi. E’ un treno che
passa una sola volta alla fermata in cui sostiamo da una vita, ma quel treno passa quando meno ce lo aspettiamo e magari sarà troppo tardi per salirci ed intraprendere il viaggio che tutti vorremmo fare. Viviamo nel progresso, scientifico, tecnologico e sociale a
tal punto da utilizzare un cellulare per circa dodici ore della giornata navigando su social network. Questo progresso, o semplicemente questo
cambiamento, può essere definito positivo? Attraverso i social network, ormai, nascono anche
relazioni a distanza, premettendo che conoscere persone dell’altra parte del mondo è di grande aiuto, culturale e linguistico, creare una relazione a distanza potrà mai rendere felici…? Ma questa è la società, a noi non interessano queste domande, perchè quando tutte si manifestano nella nostra mente ci stendiamo sul letto, sblocchiamo il nostro compagno di vita (CELLULARE) e cominciamo a navigare, conversando con i nostri amici virtuali. Ci siamo mai resi conto di essere appiattiti, incastrati in
una società troppo stretta per noi? Troppe domande poche risposte. La possibile esistenza
della felicità è contestabile quando ti addormenti da solo e ti svegli da solo, quando nessuno ha il piacere di darti il buongiorno o non hai nessuno che conosca il gusto della tua brioche preferita e quindi non te la possa portare. È incontestabile quando qualcuno c’è. Anche una madre
può renderti felice, anche il cane può renderti felice perché la felicità sta nelle piccole cose. Quei due ragazzi si stringevano talmente forti che persino
io sentivo il fiato mancare. Mi spuntò un solco lungo il viso che quasi pareva un
sorriso e dall’ora capii che qualcosa di puro, in queste “nuove” generazioni esiste ancora. Marco Arena,
4OA
La strada per la felicità
Tra i partecipanti al Viaggio della Memoria di quest’anno erano presenti anche due Studentesse della 5^CA dell’ “IIS Nervi Fermi” di Alessandria promosso dalla stessa Provincia, dal 20 al 23 Febbraio di quest'anno in Germania, come tappe Lipsia, Berlino e Norimberga.
Il Progetto, ideato e coordinato dal Prof. Armano, ha coinvolto scuole anche fuori Alessandria, come Ovada e Acqui.
Una delle tappe Fondamentali del viaggio è stata la visita al Lager di Sachsenausen (35 km da Berlino), dove a partire dal 1938 persero la vita circa trentamila persone tra ebrei,
omosessuali, rom e prigionieri politici. A questa visita hanno preso parte anche il Consigliere Comunale Enrico Mazzoni e il Sindaco Maria Rita Rossa.
Un’altra tappa davvero impor‐tante è stata quella del Memoriale al centro di Berlino, di 800 mq dove sorgono 2711 blocchi tutti dello stesso colore che variano fra di loro solo per l’altezza, per ricordare tutti
coloro sono morti nei campi di concentramento. Le alunne del Nervi di Alessandria hanno constatato che il
Viaggio della Memoria è stata per loro un’esperienza a dir poco istruttiva, e culturalmente formativa e posta a livello personale davvero interessante. È sicuramente un'esperien‐za che consigliano a tutti coloro che hanno voglia di avere un confronto con la propria coscienza, in quanto grazie ad una guida che ha illustrato in modo esaustivo sia il Lager di Sachsenausen che la città di Berlino, anche gli accompa‐
Viaggio della memoria
Edizione 3 Pagina 7
gnatori tra cui anche il Professor. Lippolis sono stati sempre presenti per ogni eventuale domanda.
L’impatto emotivo in particolare nel Lager in quanto seppur distrutto dai bombardamenti era presente la consa‐pevolezza della sofferenza di uomini e donne come noi. E nonostante il lungo e stancante viaggio è un’esperienza che
entrambe le studentesse rifarebbero sicuramente.
Katie Ficarra
Leggiamo al contrario o, meglio, "Lecciamo al comdrario"Dislessia, violenza, nuove strategie didattiche.“A scuola mi mettevano in un angolo
a far nulla, a casa maltrattata e non capita dai miei genitori, ora sono laureata”. Queste sono le parole significative di
una ragazza ormai trentenne che la vita non ha risparmiato regalandole un disturbo specifico cognitivo ( DSA). Diversi sono i ragazzi che al giorno
d’oggi ne soffrono, sempre più in aumento da diversi anni a questa parte sono i disturbi di dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia. Come riferiscono molti psicologi in base all’esito delle diverse analisi, “I DSA si manifestano la prima volta in età scolare perché è la fase dell’ap‐prendimento”. Ed ebbene sì, si può dire che fin dalla nascita il bambino può essere predestinato alla dislessia. “Il bambino neonato esplora il mondo con tutti i suoi sensi, riconosce il seno della mamma dall’odore, orienta la testa in direzione dei suoni, poi inizia a distinguere forme e colori, e appena gli è possibile palpa tutto e cerca di metterlo in bocca. Questo è ciò che avviene, sarà compito del cervello registrare ogni esperienza e ripeterla nel corso della vita“ afferma una logopedista . Quindi se ogni bambino riesce a
compiere i primi sviluppi della vita, perché trova delle difficoltà di lettura e di apprendimento? Tutto ciò è legato al riconoscimento della sindrome. Nel primo anno di scuola, proprio
dalle prime esercitazioni saltano all’oc‐chio i primi sintomi, ma spesso non sono riconosciuti o meglio vengono sottovalutati da insegnanti che imputano i vari comportamenti alla svogliatezza dei bambini . “Il primo segnale che qualcosa non
andasse l’ho avuto all’asilo”, dice una mamma. “L’insegnante mi chiamò per mostrarmi i disegni di mia figlia e, paragonandoli a quelli degli altri bambini c’era un abisso, mia figlia si era impegnata a disegnare una figura
umana con 2 puntini (gli occhi) e due linee parallele (corpo). A detta degli insegnanti, il tutto si verificava per semplice pigrizia, così mi consigliarono di far praticare a mia figlia diverse attività tra cui lo sport, ma con scarsi risultati” conclude dicendo la madre. Molti genitori non si rendono conto,
ma soprattutto non accettano le difficoltà dei figli, è il caso di una ragazza attualmente trentenne la quale racconta la sua prima esperienza con le lacrime agli occhi. “Mi ritenevo intelligente, mi impe‐
gnavo per andare a scuola, il giorno prima sapevo tutto, mi prefissavo la mia interrogazione. Discorsi diretti, semplici, puliti. La notte era il mio incubo tutto ciò che avevo studiato svaniva nel nulla, proprio come l’alba che fa svanire il buio della notte, e appena alzata la mia testa era libera e leggera nel vero senso della parola. A scuola, impaurita, affrontavo la
mia interrogazione ormai pronta al mio 4 o forse 3 mettiamo anche 2. Le difficoltà del figlio devono essere
affrontate nel miglior dei modi dai genitori. Le persone con i disturbi specifici di apprendimento non sono disabili, non sono diversi, hanno solo tempistiche differenti”, conclude la ragazza. Molte volte capita di sentire dei
genitori rabbiosi, furiosi per la condotta dei propri figli, non riconoscono della loro sindrome e, come molto spesso accade, ricorrono a delle soluzioni poco idonee picchiandoli. “Mi vergogno di mio figlio, non voglio
avere un figlio così” queste sono parole di mamme che le maestre si sentono spesso ripetere quando viene riconosciuta la sindrome del figlio. “Non accettano che i figli abbiano delle agevolazioni, strumenti tecnolo‐gici che gli faciliterebbero il percorso scolastico, tutto questo per non essere diversi dagli altri e per non sentirsi in
difetto rispetto con i genitori di figli 'normali', come li definiscono loro”, spiega la maestra. I genitori sono il punto di incontro di
ogni bambino, sono loro che insegnano. Ignorare le difficoltà del figlio porta a farlo prendere in giro per tutta la vita dai compagni, i quali anche se non ne sono protagonisti al momen‐to, potrebbero essere un giorno, svolgendo il ruolo di padre o madre di un bimbo con DSA. “Impariamo ad apprezzare ciò che
siamo e abbiamo”. Ci sono persone che farebbero ogni cosa pur di avere un figlio, perché picchiarlo, o preten‐dere da lui la miglior condotta della classe? Magari sarà proprio quel figlio a dare una svolta nella vostra generazione, d'altronde come si dice: “Il mondo è bello perché è vario”. Vi siete mai chiesti se magari
potrebbe essere vostro figlio a determinarne questa varietà? Sarebbe scontato parlare di grandi come Leonardo da Vinci, Tom Cruise, Albert Eistein per fare degli esempi. Per risolvere questo problema, una
scuola d’Italia si è adoperata nell’intra‐prendere l’insegnamento digitale. L’iniziativa, spiega il dirigente scola‐
stico, è nata dal problema di un alunno per il quale, una volta riconosciuta la sindrome, la scuola si era adoperata a fargli avere i dovuti riconoscimenti. Il ragazzo, sentendosi a disagio, ha richiesto alla scuola di non essere l’unico ad usufruire di quegli strumenti. Così i docenti si sono adoperati ad inserire nella didattica curricolare dispositivi tecnologici. Il risultato è stato non solo un’inte‐
grazione digitale, ma il miglioramento delle competenze cognitive ed espressive di diversi alunni. Facciamo tesoro di questi casi che,
d’altro canto, potrebbero essere utili, divertenti e apprezzati da tutti.
Leyla Di Santo, 4OA
Pagina 8 La Voce di Nefer
Il 24 febbraio scorso l'istituto Nervi‐Fermi ha ospitato presso l'aula magna Lenti un incontro con la Guardia di Finanza, che ha visto coinvolte le classi Quarte e Quinte dell’Istituto, dedicato ad approfondire ed informare gli alunni sulle funzioni svolte dalle fiamme gialle al servizio dello Stato e dei cittadini.
Due finanzieri, servendosi di immagini relative ad operazioni di controllo effettuate con l'aiuto dei fedeli cani poliziotto, hanno descritto lo svolgimento del lavoro, dall'arresto per traffici illeciti alla repressione dei reati fiscali con le relative conseguenze penali, operazioni che vanno a fermare i "parassiti" dell' economia statale; i relatori si sono soffermati proprio su questo tema, riguardante il danno
all'economia causato da evasioni fiscali, mancate emissioni di scontrini o ricevute, con la proiezione di una scena di un film di Antonio Albanese che evidenzia come, in particolare la cassiera di un bar e tutti i clienti rimangono spiazzati di fronte alla richiesta dello scontrino da parte del finanziere. Ha suscitato parecchie riflessioni il monologo di Enrico Brignani che denuncia, con frecciatine ironiche, impresari che sono diventati ricchi con l'evasione fiscale ,con false richieste di modernizzazione degli impianti e delle strutture, ai danni delle finanze statali.
"Operiamo in cielo, in mare ed in terra" questa è la frase con cui uno dei due relatori ha ripreso l'attenzione degli alunni, a cui ha spiegato gli altri
settori in cui operano le Fiamme Gialle, il traffico di sostanze stupefacenti ad esempio, pratica diffusa quanto la pirateria informatica, caratterizzata dai download di copie originali di software o di film. L' incontro ha avuto anche uno
scopo orientativo, i relatori hanno infatti descritto i requisiti necessari per entrare a far parte della Guardia di Finanza: occorre superare un concorso per esami teorici, ma anche possedere una buona preparazione fisica. Di norma possono partecipare sia uomini sia donne,con una età non superiore ai 22 anni con cittadinanza e diploma di scuola superiore;per accedere ai gradi superiori (ruolo ufficiali) è necessaria una laurea in Giurisprudenza o in una materia tra quelle richieste dalla specializzazione del concorso;sono presenti anche limitazioni di statura sia per gli uomini (1,68m per gli ufficiali ed 1,65m per gli altri gradi), che per le donne (1,64m per gli ufficiali e 1,61m per gli altri ruoli).
Gli studenti hanno avuto modo di rendersi conto dell'importanza del lavoro svolto dalla Guardia di Finanza,ma hanno compreso che l'incontro si è inserito anche in un progetto d'Istituto trasversale a tutte le discipline scolastiche che ha come obiettivo primario quello di diffondere tra i giovani la cultura della legalità.
Matteo Magrì e Giovanni Mondo, 5OB
"Vivere ardendo e non bruciarsi mai"
Una lezione speciale, quella dell’8 marzo, presso l’IIS Nervi‐Fermi, la prima di un percorso di sensibilizza‐zione sul tema della sicurezza stradale che ha visto coinvolte tutte le classi quarte dell’Istituto.
Il Sostituto Commissario BRUNO GERMANO PELLEGRINO, comandante della Polstrada di Serravalle Scrivia ed i suoi collaboratori DAVIOTTI, PIGULLO, BOFFARDI sono impegnati a portare la cultura della sicurezza stradale nelle scuole della provincia che hanno aderito al Progetto regionale “Ti Muovi”. Lo fanno attraverso interventi educativi‐formativi nel corso dei quali si interfacciano con gli studenti, fruitori a vario titolo della strada, e discutono con loro dei comportamenti da tenere sulle strade, del rispetto delle regole
che servono innanzitutto, è stato sottolineato, per non vivere in un sistema anarchico.
I relatori delle giornate hanno analizzato le cause (lo stato di ebbrezza, ad esempio) dei più diffusi casi di incidente stradale, mediante l’utilizzo di video e di interviste ai soggetti coinvolti , forti nel contenuto delle immagini, ma estremamente chiari nel messaggio da veicolare. Ed il messaggio, rivolto principalmente ai giovani, è che in caso di trasgressione delle regole bisogna considerare non solo l’aspetto sanzionatorio, ma l’importanza della vita.
La scuola ha già aderito negli anni scorsi ai progetti “Icaro” e “TiMuovi” ed ora, sottolinea la Dirigente dell’Istituto, prof.ssa MARIANEVE
ROSSI, intende continuare questo percorso formativo, oggetto di un protocollo stipulato tra l’Ufficio scolastico provinciale e la Polizia stradale di Alessandria, nella convinzione che tale sinergia istituzionale, e la continuità nel tempo, potranno consentire ai nostri ragazzi di acquisire conoscenze, farle proprie e adottare di conseguenza comporta‐menti responsabili.
Maria Teresa Bianchi
Progetto "TiMuovi" La cultura della sicurezza stradale a scuola.
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Con la Riforma della scuola superiore gli studenti degli Istituti tecnici e professionali devono svolgere nel corso del secondo biennio e del quinto anno 400 ore di Alternanza scuola‐lavoro, un'attività che necessita un apparato organizzativo notevole che spesso non viene garantito a tutti.
Per arginare questo problema, professori competenti, dirigenti scolastici volenterosi di offrire possibilità diverse ai propri allievi e professionisti del settore collaborano affinché il progetto possa essere realizzato. Ne è un esempio l'evento che si è svolto il 4 marzo scorso presso la Fondazione Luigi Clerici ‐ Odontotecnico Casati di Milano organizzato, in occasione del 2° Congresso Scuole Antlo Nord Ovest “Memorial Fabio Basilico” cui hanno partecipato le classi terze e quarte del l’indirizzo odontotecnico dell’IIS Nervi‐
Fermi. Tre i relatori della giornata: Roberto
della Neve ha trattato mediante la presentazione di casi clinici, il tema della realizzazione di restauri estetici valutando tecniche tradizionali e tecniche adesive a confronto; Fabio Fantozzi si è addentrato nell'affasci‐nante mondo dell'ortodonzia dal punto di vista cibernetico, parlando di ciò che l'odontoiatria e l'odontotecnica stanno producendo con le nuove tecnologie; Carlo Montesarchio, con una metodica step by step , ha illustrato come si fabbrica una protesi totale rimovibile. Il pubblico ha apprezzato la grande professionalità sia della struttura ospitante sia dei relatori, il che ha evidenziato che lavorando con spirito collaborativo si possono ottenere buoni risultati, proprio come dovrebbe accadere in un laboratorio odontotecnico che si rispetti.
Gli argomenti discussi durante il congresso hanno toccato vari aspetti delle lavorazioni odontotecniche, considerando sia le tecniche basilari e tradizionali sia quelle innovative, sempre più necessarie per essere competitivi sul mercato. In chiusura l’ intervento di Alex, un ragazzo autistico in gamba, che ha esposto al meglio delle sue possibilità i lavori, ottimi dal punto di vista funzionale e anatomico, effettuati nel laboratorio in cui svolge attività di alternanza scuola‐lavoro. Molto applaudito il suo intervento che va a premiare operazioni complesse e delicate che, anche in circostanze meno fortunate, la passione e la dedizione al proprio lavoro consentono di fare.
Federico Fogliati, 4OA
Odontotecnici e studenti uniti per l'alternanza
Un modo diverso, uno dei tanti, per celebrare il giorno della Memoria, il 17 Febbraio, quando le classi quinte dell’indirizzo Odontotecnico hanno assistito alla conferenza PRIMO LEVI CHIMICO nell'aula Magna dell' istituto A. Volta di Alessandria.
"Se mi avanzano dieci minuti tra la sveglia e il lavoro, voglio dedicarli ad altro, a chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che lo vedo forse per l'ultima volta; o anche solo a lasciarmi vivere, a concedermi il lusso di un minuscolo ozio", queste le parole di Primo Levi. Qual'è il legame tra letteratura e chimica? Questo il tema della lezione tenuta dal prof. Marchese dell' Università del Piemonte Orientale. Non semplice per chi di chimica non s'intende, a tratti quasi noioso, ma sicuramente utile per far riflettere su alcuni aspetti dell'opera di P. Levi solitamente poco trattati nelle aule scolastiche.
Di solito, nelle letture scolastiche, si antepone "Se questo è un uomo" a "Il sistema periodico" perchè si ritiene il primo la massima testimonianza del dramma della Shoah. In realtà nella
vita di P. Levi il mestiere di chimico e quello di scrittore si sono affiancati: Levi considerava il mestiere di chimico primogenito rispetto a quello dello scrittore, anzi vedeva già dagli anni del ginnasio, la chimica come chiave per capire la realtà. La chimica, in quanto disciplina scientifica, era una scienza di “cose” che si vedono e si trovano, non verbale e retorica come l'ideologia fascista, allora entrata nelle scuole, per cui poteva essere considerata, come afferma in "Ferro" nel "Il sistema periodico", l'antidoto naturale al fascismo. Gli apporti della chimica alla scrittura furono molteplici, soprattutto nel linguaggio, quello scientifico, esatto e sintetico, per cui fonte di ispirazione per uno stile conciso e chiaro.
Si ricorda, in questa occasione, che P. Levi, nato a Torino il 31 Luglio 1919, è stato uno scrittore e un chimico, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Il 22 Febbraio del 1944 fu deportato nel campo di concentra‐mento di Auschwitz in quanto ebreo. L'opera più conosciuta di Levi è, senza alcun dubbio, "Se questo è un uomo", un libro testimonianza sull'esperienza da lui vissuta tra il 1944 e il 1945 nel
lager di Auschwitz da cui riuscì ad uscire vivo. "Il fatto che io sia sopravissuto e sia ritornato indenne è dovuto alla fortuna" (Primo Levi, Se questo è un uomo). Anche nelle altre opere Levi continuò a rappresentare "la stessa lotta dell' uomo contro il grande nemico, la morte" sia che scrivesse del detenuto nei lager che del chimico alle prese con problemi di vernici (Il sistema periodico). Ecco come il chimico e scrittore Primo Levi descrive la sua necessità di conservare la memoria di quanto accaduto. Ogni volta che rileggiamo l'opera di Levi, ci rendiamo conto che conoscere il pas‐sato è un atto morale e civile, nel senso che l'ignoranza stessa è colpevole. Una giornata della memoria che accusa il passato e che non riflette sul presente è inutile . Se il presente deve illuminare il passato, è anche vero il contrario, ovvero che il passato deve aiutarci a non dimenticare .
Roxana Iulia Simon, 5OB
L'ignoranza stessa é colpevole
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“Parliamo di protesi mobile” questo il titolo della seconda tappa delle giornate di formazione nel settore odontotecnico organizzata venerdì 3 marzo da RUTHINIUM EDUCATIONAL e rivolta, oltre che agli studenti dell’in‐dirizzo odontotecnico dell’IIS NERVI‐FERMI, anche ad operatori esterni del settore. Più che positivo il bilancio della giornata, che si è svolta in Aula Magna Lenti dove, con un caloroso benvenuto da parte del dirigente scolastico prof.ssa Marianeve Rossi, sono stati accolti gli ospiti esterni e numerosi studenti, in particolare delle classi TERZE e QUARTE, per assistere alla presentazione di un nuovo metodo di realizzazione di protesi mobile. Relatore Tullio Titoso, odontotecnico specializzato, che ha presentato il suo metodo di lavoro, una tecnica di progettazione diversa da quelle comu‐nemente utilizzate. “Le protesi mobili totali dovrebbero essere costruite
utilizzando la tecnica di impronta di scuola americana“ ha spiegato il relatore, attraverso l’illustrazione di slide raffiguranti le diverse lavorazioni realizzate nello studio con cui collabora.
Molti gli interventi “specialistici” degli addetti ai lavori, ma diverse e pertinenti anche le domande degli studenti, particolarmente interessati all’utilizzo di queste lavorazioni nella realtà che purtroppo, anche a detta del relatore, oggi non sempre permette di usufruire di questa tecnica, per via dei costi più alti rispetto ad altre tecniche di lavorazione.” Noi facciamo una grossa parte della lavorazione, ma il guadagno è modesto, a differenza del clinico che triplica il prezzo del prodotto rispetto a quello da noi richiesto” ha aggiunto il relatore, perciò queste lavorazioni non sono di routine , capita circa una volta al mese di avere a che fare con lavori di questo
tipo. E’ stata anche sottolineata l’importanza del rapporto tra clinico e tecnico: “molte volte il dialogo è assente e questo comporta di lavorare più faticosamente ; spesso si verificano questi inconvenienti per ragioni caratteriali oppure perché alcuni tecnici applicano prezzi più bassi, quindi il clinico, per motivi economici, tralascia le qualità estetico‐funzionali della protesi. Lavorando in questo modo non si potrà mai arrivare a soddisfare al meglio le esigenze di un paziente, ci deve essere affinità tra clinico ed odontoiatra”, ha concluso il relatore.
Ampie ovazioni al termine della conferenza hanno confermato l’interesse per le attività di formazione e divulgazione che l’Istituto promuove per i suoi allievi , con occhio attento alla realtà lavorativa nel vero spirito dell’Alternanza scuola‐lavoro.
Leyla Di Santo, 4OA
Protesi mobile: impariamo dalla scuola americana
Il giorno 9 marzo le classi terze e quarte dell'indirizzo CAT e elettronica si sono recate nel polo espositivo di Fiera Milano, Made Expo, il salone internazionale delle costruzioni innovative, con argomenti di primo piano il mondo dell'architettura e dell'edilizia, ma anche innovazioni nell'ambito delle nuove tecnologie che riguarda un settore importante della nostra scuola.
Made Expo strutturata in padiglioni offre la possibilità di avere una visione “multi‐specializzata” del settore sui materiali, i sistemi di progettazione, serramenti, finiture, superfici, proget‐tazione e tecnologia all'avanguardia.
Accompagnati dai docenti gli alunni hanno visitato i settori più vicini ai corsi di studio che stanno affrontando cioè i padiglioni 6‐10 e 5‐7 che si occupano rispettivamente i primi dei
materiali da costruzione innovativi e software all'avanguardia e i secondi delle finiture e degli interni.
I settori 6‐10 interessanti per entrambi i corsi hanno presentanto solu‐zioni costruttive e tecnologie innovative, materiali performanti, attrezzature all’avanguardia per un’edilizia sostenibile e sicura. Erano presenti sistemi costruttivi e strutture in legno, laterizio, calcestruzzo e acciaio, materiali, manufatti, prodotti per impermeabilizzazione, isolamento, protezione, risanamento e rinforzo strutturale, colore e pitture, sistemi di misura, prova e controllo, soluzioni per il cantiere e per la sicurezza.
Presenta inoltre le ultime novità in ambito software, dalla progettazione e calcolo strutturale alla progettazione architettonica ed ingegneristica. E poi stampanti 3D per altro viste in funzione
durante un'esposizione del “catasto del futuro”, ed altre tecnologie e servizi innovativi funzionali a progettare, costruire e gestire edifici e ambienti.
Invece i padiglioni 5‐7 erano dedicati all'arredamento di interni e propongono soluzioni ad alta qualità e prodotti innovativi in tema di pavimenti, rivestimenti, porte, maniglie e accessori, contro soffittature, partizioni interne, pareti attrezzate, scale e finiture. Un insieme unico tra design, tecnologia e ricerca per tutti gli addetti ai lavori: progettisti, interior designer e distributori rivenditori nazionali e internazionali.
Elena Merlassino, 3AC
Made Expo
21 marzo: solidali e corresponsabili nell'impegno contro le mafieDa quest’anno le alunne della V
moda considereranno il 21 marzo non solo il primo giorno di primavera. D’ora innanzi questa data sarà il giorno della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
La classe ha infatti partecipato alla cerimonia organizzata dal Comune di Alessandria che si è svolta in un clima di riflessione in piazza della Libertà, in prossimità del Municipio . Sono intervenuti l’assessore Cattaneo e la
Dirigente del nostro Istituto, professoressa Maria Neve Rossi, con parole che sono divenute occasione per riflettere e discutere in classe ,in famiglia, nell’ambito delle amicizie e tra i conoscenti.
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Dalla Moda all’Ingegneria, dall’Odontotecnica alla Biologia, molte e diversificate sono risultate essere le scelte operate, nella prosecuzione degli studi universitari , dagli studenti dell’IIS Nervi‐Fermi diplomati nell’anno scolastico 2015‐16 e convenuti, con le loro famiglie, l’11 febbraio nell’Aula Magna “Lenti” dell’Istituto per la tradizionale consegna dei Diplomi e delle Borse di studio. Alcuni anche assenti perché impegnati in attività lavorative, a riprova di come ai diplomati di questa scuola si offrano opportunità di lavoro in tempi brevi dal conseguimento del Diploma.
La cerimonia, organizzata dal Dirigente scolastico prof.ssa Marianeve Rossi, si è svolta alla presenza, oltre che di docenti e personale amministrativo della scuola, del Presidente del Consiglio d’Istituto, arch. Massimo Buzio, del geom. Gian Carlo Bobbio, Presidente del Collegio dei Geometri, ente patrocinatore di tre Borse di studio destinate ai futuri geometri, della sig.ra Capra in rappresentanza dell’impresa edile Capra che ha istitui‐to il premio in memoria del geom. Gianni Capra.
Oltre alla consegna dei Diplomi agli studenti che hanno sostenuto l’Esame di Stato conclusivo nell’a.s. 2015‐16, sono state erogate Borse di studio per merito scolastico agli studenti: • Greco Federica ex 1CA Nervi (Borsa Collegio Geometri);
• Conte Davide ex 2CA Nervi (Borsa Collegio Geometri);
• Lauria Luca ex 3CA Nervi (Borsa Collegio Geometri);
• Badino Paolo ex 4CB Nervi (Borsa geom. Laguzzi),
• Desimoni Francesco ex 5CB Nervi (Borsa geom. Capra);
• Gallina Alessandro ex 5MA Fermi (Borsa patrocinata dalla scuola).
Cerimonia ormai storica, fa parte della tradizione alessandrina, ha sottolineato il geom. Bobbio, che attesta la disponibilità del Collegio a collaborare alla formazione di una professionalità, quella del Geometra, cambiata nel tempo, superata dalle nuove tecnologie, da rivalutare perché indispensabile per realizzare una vera interazione tra le costruzioni, l’ambien‐te ed il territorio. Per questo meritevo‐le di un’attenzione particolare sia da parte della scuola che del Collegio il quale, ogni anno, dedica circa 60 corsi all’aggiornamento professionale dei suoi iscritti. Una collaborazione che la Dirigente, attenta al futuro dei suoi studenti e per questo impegnata
affinché la scuola veicoli i talenti degli alunni nel modo migliore per offrire loro sempre nuove opportunità, auspi‐ca proficua anche nell’a.s. 2016‐17 nell’ambito del progetto AS‐L, Alternanza scuola‐lavoro, per le attività di stage degli studenti delle classi Terze e Quarte presso studi professionali e
imprenditori che operano nel campo dell’edilizia, dell’ambien‐te e del territorio. Una buona conoscenza del territorio, ha aggiunto l’arch. Buzio, è presup‐posto indispensabile per una progettazione in sicurezza e rappresenta un aspetto fondan‐te della professionalità del geometra. La cerimonia di oggi, ha concluso l’architetto, vuole essere anche un incentivo a mantenere e ad implementare tale figura. Congratulazioni e auguri, prima di un gradevole rinfresco che ha
allietato la mattinata, sono stati riservati anche agli studenti che hanno ottenuto gli Europass Mobilità, partecipando al Progetto europeo ERASMUS PLUS: • Baze Enea ex 4CB; • Bronzo Davide ex 4CB; • Cueni Pascal ex 4CB; • Frau Andrea ex 4CB; • Luzi Francesca ex 4CB; • Sanni Juri ex 4CB; • Capitanu Maria Laura ex 4OM; • Garardo Martina ex 4 OM; • Yzellari Marinella ex 4OM; • Princi Giorgia ex 4OM.
Maria Teresa Bianchi
Premiazioni per le nostre eccellenze
Non sarà più possibile pensare al fenomeno della mafia come ad un evento lontano e relegato ai luoghi della delinquenza. La mafia purtroppo riguarda tutti. “La mafia siamo noi e il
nostro modo sbagliato di comportarci”. Questo è il monito che arriva dalle pagine del diario della giovanissima collaboratrice di giustizia Rita Adria, morta a soli diciassette anni per mano della mafia.
Il testo, oggetto della pubblica lettura avvenuta durante la cerimonia, prendeva spunto dai
pensieri di questa giovano vittima della mafia ed è stato letto dalle alunne Gaino Nicole, Princi Giorgia e Yzellari Marinela.
Dobbiamo agire affinché la mafia sia sconfitta e non possiamo che essere solidali con tutti coloro che quotidianamente, attraverso piccoli gesti o azioni eclatanti, sono in prima linea contro tutte le mafie.
Il nostro sostegno deve dunque andare a Don Ciotti e a tutti coloro che sono attivi nella lotta come i volontari dell’associane Libera.
LE ALUNNE DELLA V MODA
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Discutere con gli studenti su ciò che l’Europa è oggi e su che cosa sarà domani, questo l’intento dell’incontro, voluto dalla Dirigente dell’IIS NERVI‐FERMI, dott.ssa Marianeve Rossi, celebrativo del sessantesimo “compleanno” dell’Europa, ovvero della nascita con il trattato di Roma nel 1957 della Comunità economica europea (CEE).
Nell’aula Lenti, una rappresentanza di alunni delle classi quarte e quinte dell’Istituto e di altre scuole della città hanno avuto modo di seguire l’interessante relazione del Prof. Avv. Vito Rubino, professore aggregato di Diritto dell’Unione Europea presso il
Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche Economiche e Sociali, Università del Piemonte Orientale, e di parlare di Europa in un momento, quale è quello attuale, delicato e difficile. Tanto più per quei giovani che stanno cercando un futuro lavorativo in Europa, magari con entusiasmo e determinazione: alcuni di loro, presenti in platea, hanno dichiarato di aver partecipato al Progetto Erasmus, di sentirsi quindi cittadino europeo con il diritto di circolare liberamente sul territorio dell’Europa. Da queste sollecitazioni si è snodata la relazione del prof. Rubino che, partendo da un tema caldo come quello di Brexit, ha ripercorso le tappe fondamentali della costruzione dell’Unione, dalle prime forme di integrazione economica ai proble‐mi di natura politica che le impediscono, ancora oggi, di diventare un soggetto forte e autonomo.
Ha evidenziato gli indirizzi divergenti che, all’indomani della seconda guerra mondiale, hanno segnato la questione dell’uni‐ficazione fino alla prevalenza
della tesi dell’Europa “dei piccoli passi”, ovvero dell’unificazione da raggiungere in modo graduale.
Dal Trattato di Maastricht, alla Carta di Nizza, al trattato di Lisbona il processo di integrazione è stato sempre segnato dall’obiettivo di favorire l’integrazione tra i diversi membri e al tempo stesso tutelare le prerogative nazionali di ciascun Stato.
L’anniversario che oggi ricordiamo, ha concluso Rubino, celebra un progresso, una condivisione; la sfida oggi è rimanere uniti pur nella non condivisione.
La Brexit ha rappresentato uno strappo grave perché ha evidenziato che il processo di unificazione europea è ancora discutibile, ma non è un dramma, non rappresenta la fine dell’Europa.
L’Europa è una società aperta, a prescindere dalle caratteristiche specificamente nazionali e vive finché vive in noi la percezione di essere uniti nella diversità.
Maria Teresa Bianchi
Il 25 e il 26 di marzo si sono svolte, come consuetudine, le Giornate di Primavera del FAI.
Il FAI, acronimo di “Fondo Ambiente Italiano”, è nato oltre quarant’anni fa con lo scopo di tutelare e conservare edifici e complessi immobiliari storici in tutta Italia, per mezzo di donazioni private, anche attraverso la loro diretta acquisizione, come per esempio è avvenuto per il Castello di Masino.
Nelle Giornate di Primavera, il FAI, permette alla popolazione, attraverso visite guidate che vedono come
accompagnatori studenti volontari provenienti dalle scuole medie inferiori e superiori, che provvede a formare prima dell’evento, di accedere a luoghi solitamente inaccessibili.
In provincia di Alessandria, uno dei vari siti in cui si è svolta la manifestazione è stata la Cittadella, costruita tra il 1732 ed il 1745, che, nel contesto europeo, rappresenta una delle più grandiose fortificazioni permanenti del XVIII° secolo.
In particolare, l’evento ha interessato la Polveriera di San Michele (il cui tetto è stato completamente recentemente restaurato, grazie all’aiuto dei detenuti dell’Istituto Don Soria e del Carcere di San Michele) ed il Bastione di San Michele.
L’iniziativa ha avuto un grande successo e partecipazione di pubblico e, tra i vari apprendisti ciceroni, hanno partecipato gli studenti delle classi terza e quarte dell’Istituto di Istruzione Superiore Pier Luigi Nervi che hanno
accompagnato i numerosi visitatori, illustrando loro gli aspetti architettonici, le vicende storiche e le curiosità di entrambi i monumenti.
Per tutti gli apprendisti ciceroni si è trattato di un’esperienza stimolante, di arricchimento del proprio bagaglio culturale e inerente al percorso di studi e quindi non vedono l’ora di ripetere l’esperienza il prossimo anno nell’occasione dell’edizione 2018 della manifestazione.
Sara Fagiani,
3AC
Geometri in Cittadella
25 marzo 1957‐25 marzo 2017: 60 anni di Europa Prospettive ed opportunità.
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Viaggio d'istruzione in Puglia dal 20 al 25 marzo 2017 Accompagnatori: proff. K. Ficarra, M. C. Musso, F. Turi.
Lunedì 20 marzo, alle 5 del mattino, puntuali gli studenti del Nervi‐Fermi, 38 per la precisione di cui 35 del corso tecnico, CAT e grafici e 3 del corso professionale di moda, si sono ritrovati per partire in pullman per un lungo viaggio che ha attraversato diagonalmente tutta l'Italia, da nord‐ovest a sud‐est. Dopo le opportune tappe e il cambio dell'autista a Bologna, alle 16 sono giunti alla meta, Corato a nord di Bari, gentilmente accolti dallo staff dell'albergo Nicotel Sport e da alcuni giovanissimi stagisti in divisa. Stanchi ma curiosi di scoprire quella splendida terra, tutti i partecipanti, compresi i tre docenti, hanno subito accettato l'invito dell'autista a essere accompagnati nella vicina Trani prima di cena: costruita con ricche pietre bianche e con una cattedrale mozzafiato sul mare ha colpito tutti, per non parlare delle bancarelle che esponevano una gran varietà di pesce freschissimo ancora vivo!
Martedì 21, come hanno sottolineato i ragazzi delle classi VBC, IVBC e IVOM, di cui il portavoce è stato Andrea Frau, il gruppo ha percorso circa 400 chilometri per raggiungere il centro storico di Lecce: con la guida Arianna si è ammirato lo stile barocco di alcuni palazzi come quello dei Celestini e di chiese come quella di Santa Croce, la cui facciata però era coperta dall'impalcatura per il restauro. Il barocco leccese, soprattutto dell'interno delle chiese, non ha convinto tutti per la ricchezza ritenuta esagerata, quasi ridondante e addirittura un po' stucchevole, ma certo è questione di gusti. Ha invece ottenuto l'approvazione unanime il
pranzo eccezionale all'osteria da "Angiolino", sia per la qualità del cibo e la generosità delle porzioni, sia per l'ospitalità dei proprietari. La giornata si è conclusa con la visita di un bellissimo borgo che si affaccia sulla costa adriatica, Polignano, caratterizzato da suggestive balconate sul mare e paese natale del grande Domenico Modugno.
Mercoledì 22, come raccontato dagli allievi delle classi VAC e IAG, il cui relatore è stato Gabriele Pallavicino, dopo ben tre ore di pullman e circa 600 chilometri, i gitanti hanno potuto scoprire uno dei mari più belli d'Italia, quello verde smeraldo di Otranto. Anche lì, oltre a una rilassante passeggiata sulle mura del castello e sul lungomare, gli studenti e i professori, autista compreso, hanno molto apprezzato il pesce freschissimo offerto da una pescheria‐ trattoria indicata da alcuni abitanti del luogo. Dopo aver purtroppo rinunciato a Leuca a causa della distanza, il gruppo ha raggiunto Gallipoli, nota meta turistica sulle sponde dello Ionio: il centro storico è su un isolotto per cui molti ragazzi hanno scelto la spiaggia per un tuffo anticipatore dell'estate. Un sole caldo ha infatti accompagnato la comitiva per tutta la settimana.
Giovedì 23 la strada da percorrere è stata decisamente più breve: come descritto dagli alunni delle classi IIAC e IAC, relatrice Gaia Orlando, Bari è apparsa una città caotica ma accogliente. La prima meta è stato il centro storico con la bella basilica di San Nicola, santo sia cattolico sia ortodosso. Il professor Turi, pugliese di
Noci, ci ha accompagnati guidandoci tra il labirinto di stradine per poi farci scoprire il teatro Petruzzelli e la parte nuova, ricca di negozi che hanno attirato l'attenzione di parecchi studenti. Dopo un sosta in una pescheria‐ trattoria, che offriva degli ottimi frutti di mare crudi, si è proseguito per uno dei luoghi più originali di tutta la Puglia, Alberobello. I trulli sono una costruzione davvero particolare che stupisce il visitatore: il trullo sovrano, il trullo
chiesa, il trullo più piccolo e quello più grande; di alcuni si è visto l'interno e si ha avuto l'opportunità di salire su una terrazza per ammirare il panorama mozzafiato.
Venerdì 24, come descritto dalle ragazze delle classi IIIAC e IIAG, la portavoce è stata Elena Merlassino, si è superato di pochi chilometri il confine della Puglia per andare in Basilicata a Matera e scoprire la città mondiale della cultura 2019: la guida Francesca ci ha condotti tra i Sassi, nel 1993 riconosciuti dall'Unesco patrimonio
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24 maggio 2013, in Calabria si sente parlare di femminicidio. Conoscevo bene la vittima, una ragazzina di 16 anni, Fabiana Luzzi. Ragazza solare e amichevole con un grande sogno: diventare una delle ballerine di danza classica più famose al mondo. Quel sogno però si spegne quel 24 maggio per mano di un uomo, che poi uomo non è mai stato, che diceva d’amarla. Ventiquattro coltellate, poi cosparsa di benzina e bruciata, mentre lei implorava ancora di lasciarla stare. L’ha vista bruciare viva, senza aver sensi di colpa, senza pudore. Tutto questo per gelosia, per una foto scattata insieme agli amici maschi. Arrestato, condannato ad una pena di 24 anni, ridotti poi a 18, e forse con ancora la probabilità di un’ulteriore riduzione. Ma come si fa ad arrivare a tanto? Ogni giorno in Italia una donna su tre subisce violenza, sia essa fisica o psicologica o è vittima di un vero e proprio femminicidio. La cosa che più spaventa è che tante, nonostante tutto, rimangono lì, in quella “gabbia”, intrappolate, senza accettare la realtà, ma prendendosi ogni colpa. Quante donne, a causa della violenza psicologica ripetuta nel tempo, si convincono che sono loro il vero problema e non quei mostri che stanno loro accanto. Tantissime, troppe forse. Ma è inutile aiutarle se loro non vogliono. E vogliamo parlare di femminicidio? Una donna viene uccisa in quanto è donna, considerata un oggetto appartenente a
qualcun’altro. Da brividi… Ecco perché nascono i centri antiviolenza, per accogliere ed ascoltare donne senza mai giudicarle, per credere in tutto ciò che raccontano. Queste sono donne da ammirare che, nonostante siano terrorizzate, hanno il coraggio di sfogarsi, di chiedere aiuto e di denunciare. Un esempio di centro anti‐violenza nella città di Alessandria è l’associazione Me.dea, il cui nome mette al centro la figura della donna come una dea, che il giorno 17 marzo 2017 ha tenuto una conferenza rivolta ad alcune classi di istituti di istruzione superiore di Alessandria nell’ambito del progetto Marzo Donna. Durante l’incontro nell’aula magna dell’istituto Alexandria International School, è stato presentato il libro “C’era una volta una favola” di Cristiana Aceti che, insieme a Rosetta Bertini (operatrice di Me.dea Onlus) si è confrontata con gli studenti individuando le dinamiche della violenza per promuovere la cultura del rispetto reciproco.
I giovani studenti sono rimasti allibiti e a tratti sconvolti al racconto di
certi episodi che avevano al centro uomini meravigliosi, prima di diventare mostri. :‐“ Sono sempre dolci e premurosi nei vostri confronti, vi coccolano, e si fanno apprezzare subito da parenti e amici‐“ racconta Cristiana, ‐“ e solo dopo aver conquistato tutti iniziano a rivelarsi per ciò che realmente sono, ma solo con le loro vittime. Vi riducono a nullità, non vi apprezzano e trovano ogni scusa per deridervi e convincervi di essere degli errori. Attorno a voi
creano dei solchi, convincendovi che la vostra famiglia è fonte solo di litigi, che le vostre amiche sono delle poco di buono e così l’unica vostra salvezza sono loro, ma non è così!‐“. Queste parole hanno fatto molto riflettere i giovani studenti e scaturito da parte loro molte domande. Nel 2017 non si dovrebbe più sentire parlare di femminicidio, violenza o derisione verso le donne. Bisogna imparare a crescere i figli maschi come veri uomini che nutrono un grande rispetto verso le donne.
“La donna è uscita dalla costola
dell’uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, ne dalla sua testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale. Un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata” (dal Talmud, testo sacro dell’ebraismo).
Angela Cristiana Cimino, 5OB.
Siate persone, non bambole
dell'umanità, fino all'interno di una chiesa rupestre e di un Sasso abitato fino al 1956 da ben 11 persone. Una visita emozionante che si è conclusa con una sosta al belvedere di fronte ai Sassi, dove sono ancora ben riconoscibili alcune grotte preistoriche. L'ultima sera dopo cena si è voluto visitare anche Corato, una bella cittadina con un suggestivo centro storico.
L'ultimo giorno, dopo l'obbligatoria visita dello splendido Castel del Monte di Federico II di Svevia, il gruppo ha affrontato il lungo viaggio di ritorno con le indispensabili soste e il cambio dell'autista a
Modena. Tutti i ragazzi sono soddisfatti
dell'esperienza che non dimenticheranno mai: si sentono in dovere di ringraziare tutti i professori e la DS per aver loro regalato questa bellissima opportunità, specialmente il professor Turi per averli guidati sia in Puglia sia a scuola con la sua invidiabile voglia di vivere, condividendo con loro i luoghi a lui più cari.
Maria Cristina Musso
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E' un evoluzione continua quella dei robot militari, destinati a diventare sempre piu' tecnologicamente avanza‐ti, ma purtroppo la rovina dell'essere umano. Pochi giorni fa lo scienziato Stephen Hawking ha lanciato l'ultimo allarme dicendo di stare attenti alle macchine che, essendo dotate di intelligenza artificiale potrebbero rivoltarsi, parole molto ascoltate e rispettate da tutti noi, essendo il più grande fisico contemporaneo.
Oggi la scienza si é familiarizzata con le cosidette 'LAWS' (Lethal Autonomus Weapons System), sistemi d'arma piu' comunemente chiamati come "Robot Killer". Vale a dire robot programmati per agire autonomamente durante una missione militare: macchine, cioe' in grado di prendere da sole la decisione di uccidere. Non sono come i droni, che per essere attivati hanno bisogno di un uomo che schiacci il bottone; i Robot Killer non hanno bisogno di una presenza umana, fanno da sè.
Forse non é abbastanza noto, ma la
ricerca in materia di Robot Killer é già molto avanzata. Dal 2001 gli U.S.A hanno investito sugli armamenti automatici qualcosa come 18 miliardi di dollari, e sono una cinquatina i paesi che contemplano i programmi militari per le armi automatiche.
Alcune nazioni vedono già schierati sul campo i Robot Killer. La Corea del Sud, per esempio, ha installato lungo la linea del confine con la Corea del Nord dei Robot Sentinella in grado di fare fuoco sugli intrusi. Israele ha creato delle "Zone di uccisione automatiche" al confine con la striscia di Gaza.
Gli Stati Uniti hanno già realizzato 'Atlas', Robot umanoide in grado perfino di impugnare una pistola e premere il grilletto. E la Bae System Britannica ha realizzato 'Taranis', drone autonomo capace di compiere missioni intercontinentali a velocità superiore a quella del suono, senza essere visto dai radar e quasi completamente privo di cordinate impostate dall'uomo.
Fa rabbrividire tuttavia il pensiero
che armi del genere possano cadere in mano ai terroristi: immaginiamo che cosa accadrebbe se i Robot Killer venissero programmati per attaccare e uccidere qualunque civile si trovassero davanti. Al giorno d'oggi ci sono continui dibattiti sull'uso o meno di tali tecnologie: si afferma che i Robot Killer possano significativamente ridurre le vittime umane negli incidenti, teoria di Ronald Arkin, professore di robotica al Georgia Institute of Technologie, teoria che si scontra con quella dell'organiz‐zazione dei diritti umani, favorevole alla sopressione dei Robot usati per scopi militari.
Ma la domanda chiave di questa faccenda é: le macchine un giorno si rivolteranno veramente e come ogni specie inferiore la razza umana si estinguerà? Oppure sapremo fermarci prima, la risposta é nelle nostre mani.
Teodor Onica, 4OA
Nel 1988 in Thailandia, a Bangkok, per la prima volta nasceva un bambino da una donna infettata dal virus HIV.
Dopo quasi quarant'anni, grazie agli sforzi in più settori, il paese ha raggiunto un grandissimo traguardo, è il primo dell'Asia a raggiungere gli obbiettivi per l'eliminazione della trasmissione dell'HIV da madre a bambino. In effetti, a metà degli anni novanta, le donne in gravidanza infettate dall'HIV erano il 2%, mentre nel 2015 erano lo 0,6%.
Fortunatamente il tasso di trasmissione del virus da madre a figlio è passato da circa il 20‐40% all'1,9%.
Questo progresso ha permesso di raggiungere l'obbiettivo dell'Organizza‐zione mondiale della sanità di un tasso inferiore al 2% nei bambini non allattati al seno.
Questo grande traguardo è stato raggiunto grazie a quattro fattori che sono stati esaminati nello studio del ricercatore dell'università Chulalong‐korn di Bangkok.
Per prima cosa, è stata dedicata attenzione alla prevenzione, con una
campagna di promozione dell'uso dei profilattici.
Poi è stata aiutata la prevenzione delle gravidanze non desiderate nelle donne con HIV, con sistemi di contrac‐cezione doppi.
E' stata inoltre fornita la terapia antiretrovirale il più presto possibile alle donne in gravidanza infettate dal virus e questo è stato possibile grazie all'abbassamento del costo dei farmaci.
Infine è stata data l'opportunità di cura a tutte le donne e ai loro bambini sieropositivi.
“Un grande passo per un paese piccolo a livello economico, come la Thailandia, fondamentale per il costante ed elevatissimo progresso del Continente asiatico” sottolinea un noto ricercatore di Bangkok.
Dal 1981 l'AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi.
Ogni anno il 1° dicembre è indetta la Giornata mondiale contro l'AIDS, organizzata dall'UNAIDS, ovvero dal‐l'Organizzazione delle Nazioni Unite
che si occupa dell'AIDS. L'idea di una lotta per la
prevenzione dell'AIDS è stata adottata da governi, organizzazioni internazio‐nali ed associazioni in tutto il mondo.
Nonostante tutto, la questione HIV oggi, sembra dimenticata dalla politica e dai media e non ci sono più fondi dedicati a campagne di prevenzione e al contrasto del virus, che nel 2017 rappresenta ancora un grande problema di sanità pubblica anche nei paesi più industrializzati.
Il vero problema è la mentalità troppo superficiale di molte persone, manipolate dai media, che tendono sempre a mascherare ciò che conta realmente.
Tutto questo non è d'aiuto ai veri “eroi” che danno vita a vere e proprie battaglie per dare risposte e sostegno alle persone con HIV.
L'AIDS purtroppo non è stato ancora sconfitto, ma la lotta a questo virus è ad un bivio, bisogna solo scegliere la strada giusta per mantenere la promessa.
Denis Vacca, 4OA
Cuore di metallo
Fermare l'AIDS: manteniamo la promessa
Pagina 16 La Voce di Nefer
Continuiamo il nostro viaggio nella cucina tipica dei paesi europei. Questa è la volta della Romania.
Plăcintă cu brânză (sfoglia al formaggio) Nel 160 aC, la torta più popolare, chiamata "placenta" o "Libum" dai Romani era simile ad una sfoglia salata al formaggio che veniva offerta in sacrificio agli dei. Dato che le torte erano una parte importante del menù giornaliero del passato, con il tempo vennero scritti i primi libri di cucina destinati alle casalinghe. Questi gli ingredienti e le fasi di preparazione della sfoglia al formaggio o plăcinta cu brânză. INGREDIENTI:
• 400 g di fogli di pasta sfoglia • 500g di formaggio • 400 g di yogurt (ben drenato) • 100 ml di panna 12% • 5 uova • 100 g di burro
PREPARAZIONE: Radiamo tutto il formaggio e lo mescoliamo con 300 ml di yogurt , se è necessario, aggiungiamo il sale. Ungiamo due o tre fogli con burro fuso. A seconda di quanti strati di fogli si è riusciti a fare (4 o 5), si divide il formaggio e con un cucchiaio o una spatola si sviluppa su un foglio. Arrotoliamo la pasta sfoglia ripiena di formaggio e la ungiamo con il burro. In una ciotola sbattiamo le uova con il sale e mescoliamo con il rimanente yogurt e panna acida fino a che diventano omogenei. Versiamo la composizione ottenuta sopra i rotoli di formaggio già posizionati nella teglia. Inseriamo la teglia nel forno pre‐riscaldato a 160 ° per circa 40‐50 minuti. N.B. Il panno che ricopre il piatto è tipico dei costumi del folklore locale.
Adina Costencu, 4OA
L'angolo della cuoca
Edizione 3 Pagina 17
Genere: fantasy, soprannaturale, commedia, sentimentale, sperimentale. Anime: Bakemonogatari ‐> 15 episodi, Nisemonogatari ‐> 11 episodi, Nekomonogatari (kuro) ‐> 4 episodi, Monogatari: Second Season ‐> 26 episodi, Hanamonogatari ‐> 5 episodi, Tsukimonogatari ‐> 4 episodi, Owarimonogartari ‐> 12 episodi, Koyomimonogatari ‐> 12 episodi, Kizumonogatari ‐> 3 film. Light Novel: 22 volumi (in corso). Target: shonen. Casa Editrice italiana: X
Le numerose stagioni che compongono l’anime sono concentrate sulle vicende del protagonista Koyomi Araragi, uno studente apparentemente normale, ma che in realtà nasconde un segreto.
Durante le vacanze primaverili, dopo l’incontro ravvici‐
nato con un vampiro, scopre di essere diventato uno di loro. Nonostante torni umano, continua a sentire alcuni
sintomi di quelle creature, come la capacità di vedere al buio.
Il nostro protagonista avrà un incontro casuale con una
ragazza abbastanza solitaria, di nome Hitagi Senjogahara. La ragazza nella storia, però, si rivelerà un personaggio aggressivo e pieno di energie.
Dopo aver alcuni problemi con Hitagi, Koyomi verrà coinvolto in una serie di apparizioni che coinvolgono diversi suoi amici e compagni di scuola.
L’anime è composto da diverse stagioni e diversi episodi.
Abbiamo Bakemonogatari, la prima stagione composta da 15 episodi e 3 speciali; poi la seconda stagione, Nisemonogatari formata da 11 episodi; Nekomonogatari (kuro) di soli 4 episodi; Monogatari: Second Season di 26 episodi; Hanamonogatari da 5 episodi; Tsukimonogatari è composta da 4 episodi; Owarimonogatari di 12 episodi; Koyomimonogatari da 12 episodi e Kizumonogatari da 3 film.
Il light novel è formato da 22 volumi, ancora in corso.
Un anime ben fatto, interessante e anche un po’ divertente, lo consigliamo a tutti!
Perché non provare a guardarlo? Se volete consigliarci un anime/manga da recensire o
siete semplicemente curiosi in merito ad un genere in particolare, scriveteci a:
Sara Fagiani, 3AC
Andreea Obreja, 4OM
Monogatari
Pagina 18 La Voce di Nefer
Genere: horror, scolastico, mistero, psicologico, sentimentale, drammatico, avventura, splatter. Piattaforme: Microsoft Windows, PlayStation Portable, PlayStation Vita, iOS, Nintendo 3DS. Lingue: Giapponese. Data rilascio videogiochi: 22/04/1996 (solo in Giappone)
23/05/2016 (ultimo rilascio) Anime: 4 episodi (OVA) + 2 film. Manga: 10 volumi (Blood Covered) + 1 (in corso). Target: shonen. Casa Editrice italiana: X
La trama è incentrata su un gruppo di studenti di una scuola in Giappone.
I protagonisti sono Satoshi Mochida, Naomi Nakashima, Ayumi Shinozaki, Yoshiki Kishinuma, Seiko Shinohara, Yuka Mochida, Mayu Suzumoto, Sakutaro Morishige e l’insegnate Yui Shishido.
La storia inizia una notte nella scuola, dove i ragazzi si sono riuniti per dire addio ad una delle loro amiche, raccontando storie di fantasmi e compiendo un incatesimo trovato in rete, per rimanere amici per sempre.
Purtroppo, però, qualcosa va storto. Un terremoto catapulta i protagonisti in una vecchia
scuola, nota per essere stata (in passato) luogo di violenti
omicidi. Quali segreti sono celati all’interno dell’edificio? Cosa
nasconde questa scuola? Riusciranno ad uscire da quel luogo oscuro e macabro?
Riusciranno a tornare vivi? L’anime e il manga sono stati tratti dalla serie di
videogiochi giapponesi: “Corpse Party”. L’animazione segue abbastanza fedelmente la trama del
videogioco, fatta eccezione per la causa delle morti e del numero dei sopravvissuti finali.
L’anime “Corpse Party: Tortured Souls” si sviluppa in quattro episodi singoli e pieni di suspense.
Il manga (attualmente in corso), è composto da 11 volumi.
Il videogioco, composto da sette capitoli, è senz’altro il mezzo migliore per comprendere appieno la vicenda.
Consigliamo Corpse Party specialmente a chi ama il genere horror/splatter.
Sara Fagiani, 3AC
Andreea Obreja, 4OM
Corpse party
Edizione 3 Pagina 19
Più e Meno
+ Bosio barzellette ‐ Andrea Amato perchè saluta chi vuole quando vuole ‐ Kallaverjia perchè non sa vestirsi + prof. Bianchi cintura di Moschino + ciccia bel sedere + Trezza, Xhaferri, Goceva, Arena per la simpatia + Di Santo per l'intelligenza ‐ alla classe: la gang non si infama ‐ Veizi per i suoi rossetti + battute di Onica + partite di scala quaranta ‐ Cicciarello che fa il ciambellaio matto ‐ a chi porta la maglia rosa e il cappellino con le ciambelle + Leyla la capa del giornalino ‐ preside che ha paura dell'Isis + Leyla che ci salva dalle interrogazioni ‐ prof Giglio che fa il cagnolino della preside portandole la borsa ‐ a quelle che si limonano dietro alla porta di servizio facendo venire i conati delle 07:30 del mattino + Mery la bidella perchè c'è sempre + Alessandro Rizzo per la capigliatura ‐ a tutte quelle che con meno 10° girano con il top + Luca Guasco perchè è il tabaccaio nel momento del bisogno + Torielli perchè è un prof fantastico ‐ Martina Gregori perchè se la tira ma sembra un dinosauro ‐ a chi prende in giro i gay ‐ Malaj perchè ha lasciato la mia amica + Sara Sheta perchè ha un bel fisico + Federico Citarelli perchè è la nostra risorsa ‐ Diego Ferroni perchè è un'egoista e non gliene frega di far stare male le persone ‐ Daniele Conti provaci di meno con le tipe + Dokaj Armani outlet + Mezzano ‐ alle macchinette perchè non trovo gli M&M's gialli + Proff. Turi, Bianchi , Esposito, Campi, Bruno, Viotto per la loro pazienza ‐ Chiara Haxhi e Noemi Gaeta perchè se la tirano troppo + Bushi perchè è un lego umano ‐ Alessio Silvestri ‐ Marowa Laidi si veste bene ‐ alla prima moda ‐ Andrea Amato perchè assomiglia a Wolverine
con le sue basette incolte ‐ Tariq Naimi perchè mi ha friendzonata + Vincenzo De Marco ‐ a tutti i triangoli amorosi del Fermi + Ovbidio perchè è simpatico + Prof. Porcelli + Jean Pierre Beltran perchè è carino ‐ Prof. Monzeglio + al gruppo musica perchè sono i migliori ‐ Prof. Fossati per le scarpe di serpente ‐ Teddy deve smetterla di prendere in giro i gay + ai rappresentanti + a chi sa l'italiano + Marco Manuelli perchè è figo