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PART 11ST/2ND LECTURESLa lezione 1 introduce alle problematiche ambientali legate ai siti contaminati, partendo da semplici nozioni di tossicologia delle sostanze inquinanti e illustrandone le possibili origini antropiche.La lezione 2 inquadra la bonifica di un sito contaminato nella normativa vigente in campo nazionale, alla luce del nuovo approccio metodologico fondato sull’analisi di rischio sanitario introdotto dal Testo Unico Ambiente (D.Lvo 152/2006).
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Emanuele Migliari
Corso Base di Siti Contaminati(in 6 Lezioni)
per studenti universitari, professionisti e personale della pubblica amministrazione
Emanuele Migliari
Corso Base di Siti Contaminati(in 6 Lezioni)
per studenti universitari, professionisti e personale della pubblica amministrazione
“… la teoria è quando si sa tutto e niente funziona, la pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché …”
A. Einstein
I
Presentazione
Le slides raccolte in questo volume, seppur con qualche rimaneggiamento, sono identiche a quelle che dal 2004 al 2007 ho preparato ed utilizzato, in qualità di esercitatore incaricato, nel corso di bonifica dei siti contaminati tenuto dal Prof. Salvatore Troisi, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria. Sono materiali che, pertanto, hanno già un buon grado di diffusione presso gli studenti di ingegneria ambientale di quell’Ateneo. Ho voluto cogliere la simpatica opportunità offerta dal sito: www.ilmiolibro.it di raccoglierle e proporle in rete in un unico volume oltre che per lo scontato narcisismo intellettuale di stampare un libro proprio, anche perché auspico un confronto con internauti che come me si occupano a vario titolo di siti contaminati.
Non è quello che si dice: un tema avvincente, almeno per i più. Tuttavia, per i pochi che se ne occupano o che vogliano occuparsene più approfonditamente, i siti contaminati sono un tema molto appassionante: pochi rami della scienza e dell’ingegneria ambientale hanno la stessa complessità e articolazione disciplinare, pochi altri hanno l’alone di mistero proprio dello studio di fenomeni che avvengono sotto terra. E poi la “Contaminated Land Management” è una scienza davvero giovane e in piena evoluzione, originata dalle dismissioni industriali di fine Novecento e costantemente alimentata, ahinoi, dall’uso criminale di suolo e sottosuolo, violentati da sepolture di rifiuti pericolosi e veleni di qualunque specie. I problemi scientifici e tecnici sul tavolo sono ancora tanti: per la comprensione dei fenomeni di propagazione dei contaminanti nel sottosuolo, per la valutazione dei rischi sanitari ed ecologici e per la progettazione degli interventi di risanamento. Ciascuno di essi rappresenta una sfida d’innovazione e progresso cognitivo su cui generazioni di chimici, geologi, biologi e naturalmente ingegneri dovranno cimentarsi in futuro.
Ecco quindi questo tentativo, spero ben riuscito, di sintetizzare tutto o buona parte di quello che ho imparato sull’argomento in più di dieci anni di attività consulenziale e di collaborazione scientifica con il gruppo di acque sotterranee del Prof. Troisi. Un tentativo rivolto a studenti di livello universitario, in primis, ma anche a professionisti, che intendano “affacciarsi” sul settore, nonché al personale tecnico della Pubblica Amministrazione, in particolare quanti lavorano nei dipartimenti ambientali e negli uffici Rifiuti e Bonifiche.
Coloro che sono già “esperti” non troveranno niente che non si trovi già nella produzione tecnica e scientifica di settore, ma per stimolare l’attenzione anche di questi ultimi voglio segnalare due punti a favore del mio lavoro: una certa ampiezza dei contenuti (circa 1200 slides), sebbene senza alcuna pretesa di completezza, ed una certa originalità che penso di aver dato all’impostazione ed alla struttura degli stessi.
Ed ora sono pronto a confrontarmi con chiunque vorrà essere così generoso da segnalarmi errori e imperfezioni, spero soltanto di forma, ma anche con chi eventualmente chiedesse il mio supporto per approfondire specificamente questo o quell’argomento.
Emanuele Migliari
II
SOMMARIO Lezione 1. Introduzione alla contaminazione di suolo, sottosuolo, acquiferi
Elementi di tossicologia L1/PAG1 Sorgenti di contaminazione L1/PAG2
Origini antropiche della contaminazione Geometria e grado di localizzazione della sorgente Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
Tipologie di contaminanti L1/PAG5 Definizioni Classi di contaminanti nella normativa italiana
Inorganici metallici Inorganici non metallici Organici aromatici Policiclici aromatici Alifatici clorurati/alogenati Nitrobenzeni e clorobenzeni Fenoli Ammine aromatiche Diossine e furani Fitofarmaci PCB Esteri ftalati
Destino degli inquinanti nel sottosuolo L1/PAG20 Meccanismi chimico-fisici
Classificazione delle reazioni geochimiche Legge d’azione di massa Equilibrio chimico Solubilizzazione Volatilizzazione Idrolisi Metilazione biologica metalli Ossido – riduzione Complessazione/chelazione Adsorbimento Metilazione composti organici Biodegradazione Decadimento radioattivo
Comportamento ambientale degli inquinanti Appendice alla Lezione 1 Richiami di Idrologia Sotterranea
III
Lezione 2. La bonifica dei siti contaminati nella legislazione italiana
2.A Disciplina italiana della bonifica dei siti contaminati L2.A/PAG1 L’impianto della legislazione pre-vigente (Art. 17 DLGS 22/97; DM 471/99) L’impianto della nuova disciplina (Parte IV Titolo V DLGS 152/2006) Normative a confronto Le fasi di una bonifica Tabelle a confronto
2.B Introduzione all’analisi di rischio sanitario L2.B/PAG1 Concetto di rischio Calcolo del rischio Concentrazioni - obiettivo
Lezione 3. Trasporto in falda di sostanze inquinanti solubili
3.A Teoria conservativa L3.A/PAG1 Convezione Diffusione molecolare Dispersione meccanica Dispersione idrodinamica Equazione convettivo – dispersiva del trasporto in soluzione Numero di Peclèt Soluzione dell’equazione convettivo – dispersiva
3.B Teoria reattiva L3.B/PAG1 Fenomeni di adsorbimento degli inquinanti
Inquinanti inorganici Inquinanti organici
Fattore di ritardo Processi di degradazione/decadimento degli inquinanti Equazione di trasporto reattivo
3.C Degradazione di composti organici L3.C/PAG1 Reazioni biologiche e abiotiche Cinetica di biodegradazione
Aerobica Anaerobica
Formulazione matematica del trasporto di sostanze biodegradabili 3.D Processi di interazione degli inquinanti con la matrice solida L3.D/PAG1
Modelli di equilibrio Modelli di non equilibrio
Appendice alla Lezione 3 Modelli matematici Lezione 4. Dinamiche di propagazione di fasi liquide oleose (NAPL)
Premessa L4/PAG1 Concetti di base L4/PAG1
Grado di saturazione Tensione d’interfaccia e bagnabilità Pressione capillare Permeabilità relativa Legge di darcy per un moto bifasico Energia meccanica di un fluido
IV
Migrazione dei LNAPL L4/PAG6 Effetto delle oscillazioni della falda
Migrazione dei DNAPL L4/PAG9 Volatilizzazione dei NAPL L4/PAG10
Lezione 5. Analisi di rischio
Introduzione all’analisi di rischio L5/PAG1 Procedura di analisi di rischio L5/PAG2
Articolazione in fasi Articolazione in livelli
Modelli e parametri tossicologici L5/PAG7 Calcolo del tasso di esposizione L5/PAG9 Calcolo del rischio L5/PAG11 Cenni di analisi di rischio probabilistica L5/PAG14
Appendici alla Lezione 5
(A) Site Assessment (B) Fattori di rilascio/attenuazione
Lezione 6. Tecniche di bonifica 6.A Tecnologie di bonifica per i suoli L6.A/PAG1
Overview Soil washing Soil flushing Soil Vapor Extraction (SVE) Bioventing (BV) Biopile Landfarming Fitoremediation Desorbimento termico Inertizzazione Incapsulamento
6.B Tecnologie di bonifica per gli acquiferi L6.B/PAG1 Pump&Treat Bioremediation
Attenuazione naturale Biosparging
Barriere Permeabili Reattive (PRB) Criteri di selezione delle tecnologie di bonifica L6.B/21
LEZIONE 1INTRODUZIONE ALLA
CONTAMINAZIONESorgenti di contaminazione
e sostanze contaminanti
Ing. Emanuele MigliariCorso Base di Siti Contaminati
per studenti universitari, professionisti e personale della pubblica amministrazione
PRESENTAZIONE
La lezione 1 introduce alle problematiche ambientali legate ai siti contaminati, partendo da semplici nozioni di tossicologia delle sostanze inquinanti e illustrandone le possibili origini antropiche.Vengono quindi descritte le proprietà fisico – chimiche delle sostanze inorganiche ed organiche classificate come contaminanti di suoli e acque sotterranee nella legislazione italiana.In ultimo si passano in rassegna i meccanismi chimico – fisici che realizzano il destino di una sostanza inquinante immessa nel sottosuolo, durante il processo di propagazione sotterranea e si analizza il comportamento ambientale tipico di ogni classe di contaminanti.
Obiettivi di apprendimento:Acquisire elementi conoscitivi generali sulle patologie sanitarie associabili ai contaminanti del
suolo e delle acque sotterraneeConoscere la genesi delle sostanze inquinanti in rapporto alle lavorazioni industriali in cui sono
coinvolteFamiliarizzare con la nomenclatura chimica dei contaminanti organici ed inorganici inclusi nella
normativa italianaFamiliarizzare con l’ambiente geochimico complesso di suolo/sottosuolo/acquiferoSaper analizzare, seppur in via indicativa, la fenomenologia chimico – fisica e il comportamento
ambientale delle diverse sostanze contaminanti, qualora immesse nell’ambiente suolo/sottosuolo/acquifero
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG1
1. Elementi di tossicologia2. Sorgenti di contaminazione
• Origini antropiche della contaminazione• Geometria e grado di localizzazionedella sorgente• Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
3. Tipologie di contaminanti• Definizioni• Classi di contaminanti nella normativa italiana
4. Destino degli inquinanti nel sottosuolo• Meccanismi chimico-fisici• Comportamento ambientale
Inquinanti = sostanze pericolose
CLASSIFICAZIONE TOSSICOLOGICA
NociveTossiche Molto tossiche
CancerogeneMutageneTeratogene
Direttiva 67/548/CE Classificazione sostanze pericolose (Allegato I)
Direttiva 91/689/CE Classi di pericolo Allegato III
Progetto REACH
ETICHETTATURA
NOCIVENOCIVE - Sostanze e preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono comportare rischi di gravità limitataSimbolo: Xn Indicazione di pericolo: “Nocivo”
TOSSICHETOSSICHE - Sostanze e preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono comportare rischi gravi, acuti o croniciSimbolo: T Indicazione di pericolo: “Tossico”
MOLTO TOSSICHEMOLTO TOSSICHE - Sostanze e preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono comportare rischi estremamente gravi, acuti o cronici (ed anche la morte) Simbolo: T+ Indicazione di pericolo: “Altamente tossico”
CANCEROGENECANCEROGENE – Sostanze tossiche che possono generare tumori e neoplasie
MUTAGENEMUTAGENE - Sostanze che generano una mutazione permanente di un tratto o della struttura del materiale genetico di un organismo
TERATOGENE - Sostanze tossiche per la riproduzione cioè in grado di compromettere la fertilità umana o di produrre malformazioni nei feti
CANCEROGENECANCEROGENECat1: sostanze note per gli effetti cancerogeni sull’uomo(esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo di patologie tumorali)Cat2: sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene(esistono elementi sufficienti (studi su animali) per ritenere verosimile un nesso causale tra l’esposizione e la contrazione di tumori)Cat3: sostanze da considerare con sospetto sulle quali però non sono disponibili dati sufficienti
Cat 1-2 etichettate con le frasi di rischio: R45: Può provocare il cancroR49: Può provocare il cancro in seguito ad inalazione
MUTAGENEMUTAGENECat1: sostanze di cui si conoscono gli effetti mutagenici(esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie)Cat2: sostanze che dovrebbero considerarsi mutageniche(esistono elementi sufficienti (studi su animali) per ritenere verosimile un nesso causale tra l’esposizione lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie)Cat3: sostanze da considerare con sospetto per possibili effettimutagenici, sulle quali però non sono disponibili dati sufficienti
Cat 1-2 etichettate con frase di rischio:R46: Può provocare alterazioni genetiche ereditarie
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG2
TERATOGENETERATOGENECat1: sostanze di cui si conoscono gli effetti teratogeni(esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l’esposizione e lo sviluppo di alterazioni non ereditarie delle funzioni riproduttive)Cat2: sostanze che dovrebbero considerarsi teratogene(esistono elementi sufficienti (studi su animali) per ritenere verosimile un nesso causale tra l’esposizione alterazioni non ereditarie delle funzioni riproduttive)Cat3: sostanze da considerare con sospetto per possibili effettiteratogeni, sulle quali però non sono disponibili dati sufficienti
Cat 1-2 etichettate con le frasi di rischio: R60: Può ridurre la fertilitàR61: Può danneggiare i bambini non ancora nati
Per avere un’idea delle dimensioni della pressione che l’uomo esercita sull’ambiente, si considerino questi dati:
Agenti chimici fino ad oggi sintetizzati > 2.000.000
Agenti chimici sintetizzati in media negli ultimi 10 anni 2.500/anno
Agenti chimici mediamente introdotti sul mercato negli ultimi 10 anni
500/anno
Agenti chimici finora studiati dal punto di vista tossicologico (esperimenti su animale) 2.000
1. Elementi di tossicologia2. Sorgenti di contaminazione
• Origini antropiche della contaminazione• Geometria e grado di localizzazionedella sorgente• Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
3. Tipologie di contaminanti• Definizioni• Classi di contaminanti nella normativa italiana
4. Destino degli inquinanti nel sottosuolo• Meccanismi chimico-fisici• Comportamento ambientale
La contaminazione di un sito può avere svariate origini ed èquasi sempre riconducibile ad attività umane:
domestiche
industriali
minerarie
agricole
Intrusione salina
Scarico domestico
Pozzo di produzione petrolifera
Coltivaz. agr. e Autostrada
Serbatoio in superficie
Discarica municipale
Smaltimento abusivo di scorie
Serbatoio interrato
Prescindendo dalle attività illegali, quindi, esistono una serie di attività umane legali che possono mettere in comunicazione il suolo e il sottosuolo con varie sostanze e che costituiscono potenziali sorgenti di contaminazione:
1. Scarico di sostanze
2. Immagazzinamento, trattamento e/o deposito di sostanze
3. Trasporto di sostanze
4. Spargimenti di sostanze
5. Perforazione di pozzi, scavi di fondazione e minerari
6. Attivazione e/o acutizzazione indiretta di sorgenti naturali di contaminazione
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG3
Scarico di sostanze
Scarichi domestici, fosse settiche, pozzi perdenti
Camini e scarichi industrialiImmagazzinamento, trattamento e/o deposito di sostanze
Discariche per RSU
Discariche per rifiuti pericolosi
Serbatoi superficiali e/o interrati
Aree e vasche di stoccaggio industriale
Trasporto di sostanze
Reti fognarie
Condotti petroliferi
Condotti gas naturale
Trasporto su gomma e/o su rotaia
Spargimenti di sostanze
Uso di fertilizzanti e pesticidi sintetici
Uso di letame come fertilizzante
Traffico veicolare
Perforazione di pozzi, scavi di fondazione e minerari
Pozzi petroliferi realizzati impropriamente
Pozzi petroliferi abbandonati
Attivazione e/o acutizzazione indiretta di sorgenti naturali di contaminazione
Interazione acquifero – corso d’acqua
Filtrazione naturale di rocce ricche di costituenti chimici (accentuata da piogge acide)
Intrusione salina
Oltre all’origine, tre elementi caratterizzano una sorgente di contaminazione:
Geometria e grado di localizzazione
Storia del rilascio
Tipologia di contaminanti
Geometria e grado di localizzazione
Con riferimento alle dimensioni della sorgente, il termine puntuale o non puntuale caratterizza il grado di localizzazione della sorgente di contaminazione ESEMPI DI SORGENTI PUNTUALISerbatoi interrati, discariche, aree di stoccaggio, scarichi domestici
In genere danno vita ad una piuma (plume) di contaminazione ben definita
Geometria e grado di localizzazione
Una contaminazione non puntuale è una contaminazione diffusa originata da molteplici piccole sorgenti, la cui localizzazione precisa è spesso difficile
ESEMPI: Spargimento di pesticidi e fertilizzanti, traffico veicolare
In genere non danno vita ad una piuma (plume) di contaminazione ben definita, ma ad una contaminazione a macchie di leopardo con concentrazioni assai variabili nello spazio
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG4
Geometria e grado di localizzazionePrincipalmente con riferimento alle sorgenti puntuali si è soliti distinguere:
Sorgente primaria
manufatto o attività antropica che direttamente alimenta l’immissione di contaminanti nell’ambiente (serbatoio, area di stoccaggio, ecc)
Sorgente secondaria
area/volume di accumulo dei contaminanti in un comparto ambientale che si viene a creare a seguito del rilascio dalla sorgente primaria. Alimenta direttamente la propagazione dei contaminanti altrove dalla sorgente primaria
Storia del rilascio
Caratterizza l’emissione dei contaminanti rispetto al tempo
Impulsiva
Continua a concentrazione costante
Continua a concentrazione variabile irregolare
Continua a concentrazione variabile regolare
Sorgente impulsivaESEMPIO: Serbatoio interrato di limitata capacità con perdita significativa di sostanze;
l’immissione avviene per un breve periodo a concentrazione più o meno fissa
Sorgente continuaESEMPIO: serbatoio interrato di capacità volumetrica ragguardevole, tale che l’immissione dei contaminanti abbia lunga durata
Sorgente continua costanteESEMPIO: serbatoio interrato di buona capacità in cui la perdita sia poco significativa
ESEMPIO: serbatoio interrato di idrocarburi in cui la perdita forma sotto al serbatoio una fase residua (SORGENTE SECONDARIA) che gradualmente alimenta la dispersione di contaminanti
Sorgente continua variabile irregolareESEMPIO: area o vasca di stoccaggio industriale
la concentrazione e la tipologia delle sostanze varia con la produzione e l’andamento del mercato
Sorgente continua variabile irregolareESEMPIO: tutte le sorgenti in cui il veicolo della contaminazione è la pioggia (l’immissione di contaminanti procede con variabilità stagionale)
Sorgente continua variabile regolareESEMPIO: se i contaminanti sono di natura organica possono andare incontro ad una naturale bio-degradazione; l’immissione decresce con regolarità
1. Elementi di tossicologia2. Sorgenti di contaminazione
• Origini antropiche della contaminazione• Geometria e grado di localizzazionedella sorgente• Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
3. Tipologie di contaminanti• Definizioni• Classi di contaminanti nella normativa italiana
4. Destino degli inquinanti nel sottosuolo• Meccanismi chimico-fisici• Comportamento ambientale
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG5
Definizione di contaminante
Con il termine contaminante ci si riferisce in genere a:
a) sostanze disciolte in soluzione nel suolo e/o sottosuolo
b) fasi liquide non - acquose
che alterano gli equilibri naturali
che dal suolo genera vapori e/o particolato trasportabile eolicamente
che dal suolo raggiungono la superficie di un acquifero e vengono da questo “trasportate” lontano dalla sorgente
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze
cancerogeni
Non cancerogeni
(NORMATIVA)
Quello dei metalli è il gruppo piùnumeroso di potenziali contaminanti
Alcuni sono costituenti naturali dei terreni e delle acque sotterranee (As, Fe, Mn, Se, Zn). Altri sono tossici e/o letali anche a bassissime concentrazioni (Cd, Hg).
Gli organismi viventi tendono a bio-accumularli e quindi sono molto pericolosi in quanto l’uomo è ultimo anello della catena alimentare e corre seri rischi di ingestione
Metalli
ZincoFerro
VanadioCobalto
TallioCromo
StagnoCromo VI
SelenioCadmio
RameBerillio
PiomboArgento
NichelArsenico
MercurioAlluminio
ManganeseAntimonio
Metalli
As, Cr, Cu, Fe, Hg, Ni, Zn
Cartiere e industria del legname
As, Cd, Cr, Cu, Fe, Hg, Ni, Pb, Sb, Se, Zn
Produzione vetri
Cd, Cr, Pb, Se, ZnProduzione materie plastiche
Al, As, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Sb, V, Zn
Fonderia/ Siderurgia
As, Cr, HgConcerieAl, Cd, Co, Cr, Cu, NiIndustria galvanica
Al, As, Be, Cd, Cu, Fe, Hg, Ni, Pb, Sb, Se, Tl, V, Zn
Industria chimica (Vernici, Pesticidi, ecc.)
As, Cd, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Sb, Tl, V, Zn
Estrazione/ lavorazione non ferrosi
MetalliComparto industrialeMetalliComparto industriale
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
Inorganici non metallici
Cloruri (Dlvo 152/99)
Solfati
Nitriti
Fluoruri
Cianuri
Suol
i
Acqu
e so
tter
rane
e
L’acido cianidrico (HCN) ed i suoi sali
semplici (NACN, KCN, CACN2) sono sostanze molto tossiche per gli animali domestici e per l’uomo.
I sali complessi (ferrocianuri,
tiocianati) sono invece praticamente
privi di tossicità acuta
Il cianuro di potassio (KCN) è il sale dell'acido cianidrico che più comunemente viene utilizzato nella ricerca chimica, nelle industrie di estrazione di metalli preziosi e in alcuni processi di sintesi.
Il cianuro di potassio è un potentissimo veleno
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG6
Inorganici non metallici
Cloruri (Dlvo 152/99)
Solfati
Nitriti
Fluoruri
Cianuri
Fluoruri sono sali contenenti la forma ionica del fluoro F-
F- fa parte della categoria degli alogenuri e può entrare in molti composti organici come fluorurante, sostituendo atomi di H
La sua presenza in acque sotterranee anche fino a 1 mg/L può essere naturale ed associata a minerali come CaF2 (fluorite)
La sua presenza in suoli e acque contaminate è associata a lavorazioni industriali che coinvolgono fluoruro di sodio NaF (sale dell’acido fluoridrico HF) usato come:
Fluidificante e chiarificante nella produzione vetro e di metalli non ferrosi (alluminio in particolare)
Componente di insetticidi e pesticidi
Venduto con l'etichetta di sostanza tossica allo stato puro, il fluoruro di sodio è contenuto in svariati collutori, gel e dentifrici
Inorganici non metallici
Cloruri (Dlvo 152/99)
Solfati
Nitriti
Fluoruri
Cianuri
Nitriti sono i sali che l’acido nitroso HNO2 forma con i metalli
Sono quindi composti che contengono lo ione NO2-, il quale è
molto reattivo e quasi immediatamente reagisce per formare nitrati
Normalmente l’ammoniaca NH3 è convertita in nitriti che a loro volta vengono convertiti in nitrati. Tuttavia, sotto particolaricondizioni (riducenti), il processo si può invertire e i nitratipossono essere convertiti in NH3 (denitrificazione)
La presenza di NO2- nelle acque sotterranee è generalmente
modesta e transitoria, essenzialmente associata a perdite di acque reflue dai sottoservizi fognari e all’uso di fertilizzanti in agricoltura
Inorganici non metallici
Cloruri (Dlvo 152/99)
Solfati
Nitriti
Fluoruri
CianuriSolfati sono i sali dell’acido solforico H2SO4 derivati per sostituzione dell'idrogeno con metalli
Sono solfati i composti (anche organici) che contengono lo ione SO4-,
L’acido solforico trova grande impiego in diversi processi industriali
Diversi minerali più o meno diffusi sono costituiti da solfati, di cui alcuni hanno importanza economica per l'estrazione del metallo oppure sono direttamente impiegati come fertilizzanti, per il trattamento di terreni agrari e così via
La presenza di solfati nelle acque sotterranee, in qualche misura, può essere anche naturale
Inorganici non metallici
Cloruri(Dlvo 152/99)
Solfati
Nitriti
Fluoruri
Cianuri
Lo ione cloruro (Cl-) si forma normalmente sciogliendo acido cloridrico in acqua. I sali che contengono uno ione di questo tipo vengono detti cloruri.Lo ione cloruro (Cl-) è un alogenuro molto importante in chimica organica per la sintesi di solventi industriali e pesticidi. Inoltre èun potente disinfettante per acque potabiliLa presenza di cloruri nelle acque sotterranee può quindi essereassociata essenzialmente a:
lavorazioni industriali che utilizzano solventi
concimazioni agricole
perdite della rete fognaria
Essendo NaCl il sale più noto, la presenza di cloruri può segnalare fenomeni di intrusione di acque marine nelle acque di falda
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
Inquinanti organici
Sono composti del carbonio
Sono in gran parte derivati degli idrocarburi
Gli idrocarburi sono i più semplici composti del carbonio con l'idrogeno, caratterizzati da legami covalenti forti e da struttura a catena:
Lineare aperta
Lineare chiusa
Ramificata aperta
CH3CH2CH3 CH2 CH2
CH2
CH2
CH2
CH2
CH3CH3 CH
CH3
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG7
Inquinanti organici
Il carbonio ha valenza 4 e può legare oltre che l’idrogeno anche elementi come: O, N, S, P, Cl, Br, F
Molti contaminanti organici sono sostanze derivate dagli idrocarburi secondo processi di sintesi che portano alla “introduzione” di gruppi funzionali nella catena
Inquinanti organici
Per gruppo funzionale si intende quel gruppo chimico che determina le proprietà chimico-fisiche e la reattività di un composto.
I composti che contengono lo stesso gruppo funzionale, hanno caratteristiche molto simili fra loro, tanto da costituire una classe di composti organici.
_Cl è un alogenuro che porta agli organo-clorurati
Ad es.:
OH_ è un ossidrile coinvolto nella formazione di alcoli e fenoli
Inquinanti organici
Gli idrocarburi si dividono in due grandi gruppi:
Alifatici
Alcani (atomi di C legati da legami semplici C__C)
Alcheni (atomi di C legati da legami doppi C=C)
Alchini (atomi di C legati da legami tripli C C)
Aromatici (contengono almeno un anello di benzene)
≡
C6H6
Idrocarburi alifatici: gli alcani
Sono più comunemente noti come: Paraffine o Idrocarburi Saturi
Formula generale: CnH2n+2
La nomenclatura dipende dal numero n di atomi di C nella catena:
n = 1 n = 2 n = 3 n = 4
(CH4) (C2H6) (C3H8) (C4H10)
ButanoPropanoEtanoMetano
I termini successivi si ricordano più facilmente poiché vengono chiamati genericamente n-ano (n=penta, esa, epta, otta, etc.)
……
CH3CH2CH2CH2CH2CH2CH3Eptano7
CH3CH2CH2CH2CH2CH3Esano6
CH3CH2CH2CH2CH3Pentano5
CH3CH2CH2CH3Butano4
CH3CH2CH3Propano3
CH3CH3Etano2
CH4Metano1
Formula brutaAlcanon (numero atomi di
carbonio)
Idro-carburi alifatici:
gli alcani
CH3CH2CH2CH3Butano
CH3CH2CH3Propano
CH3CH3Etano
CH4Metano
Formula brutaAlcano
CH
H
H
H
CH
H
H
C
H
H
H
CH
H
H
C
H
H
HC
H
H
CH
H
H
C
H
H
HC
H
H
C
H
H
Idrocarburi alifatici: gli alcani
Struttura molecolare
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG8
Negli alcani si incontra isomeria a partire dal butano, con la struttura molecolare che da lineare (normal) diventa ramificata:
Il butano ha due isomeri:normal butano (n-butano)
isobutano (oppure 2-metil-propano)
Il n-butano è qui rappresentato mediante la formula razionale, l'iso-butano mediante la formula di struttura (formula condensata)
CH3CH2CH3 CH2 CH3CCH3
CH3
Hnormal butano isobutano
Isomeria degli alcaniLa formula bruta non è sufficiente ad individuare un composto organico, poiché composti con la medesima formula bruta possono avere differente struttura
Allo stesso modo il pentano ha tre isomeri:
CH3CH2CH3 CH2 CH2
CH3CCH3 CH2
CH3
H
CH3
CCH3 CH3
CH3
n-pentano
2-metil-butano
2,2-di-metil-propano
Nomenclatura isomeri (IUPAC International Union of Pure and Applied Chemistry)
CH3
CCH3 CH3
CH3
2,2-di-metil-propano
• Il nome principale è dato dall’idrocarburo della catena lineare
-propano
• Ogni tratto che ramifica dalla catena normale entra nel nome come prefisso • Il prefisso è dato dal gruppo alchilico
CH3
CCH3 CH3
CH3
2,2-di-metil-propano
Si dicono alchilici quei gruppi che contengono un idrogeno in meno del relativo alcano.Il nome di questi gruppi si ottiene semplicemente sostituendo con -ile il suffisso -ano dell'alcanocorrispondente
Nel caso specifico
CH4
Nomenclatura isomeri (IUPAC International Union of Pure and Applied Chemistry)
CH3-
MetileMetano
CH3
CCH3 CH3
CH3
2,2-di-metil-propano
• Se i gruppi alchilici sono più d’uno si introduce un ulteriore prefisso: di-, tri-, tetra- ecc.
• I numeri che precedono il nome indicano la posizione degli atomi di carbonio della catena principale che legano i gruppi alchilici, sapendo che la numerazione inizia dall’estremo della catena principale più vicina ad un gruppo alchilico
Nel caso specifico :
1 2 3indicano le posizione dei due gruppi metilici
2,2-di-metil-propano
Nomenclatura isomeri (IUPAC International Union of Pure and Applied Chemistry)
Nomenclatura IUPAC alcani
Altri gruppi alchilici
CH3CH2CH2CH2-Butil-BUTILEButanoCH3CH2CH2CH3
CH3CH2CH2-Propil-PROPILEPropanoCH3CH2CH3
CH3CH2-Etil-ETILEEtanoCH3CH3
CH3-Metil-METILEMetanoCH4
Formula gruppo alchilicoPrefisso
Gruppo alchilico
Idrocarburo d’origine
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG9
Nomenclatura IUPAC alcani
Se vi sono gruppi alchilici diversi legati alla catena principale, si elencano in ordine di grandezza crescente (prima i metili, poi gli etili, i propili, i butilietc.).
ESEMPIO:
CH3 CHCH2 CHCH2 CH2CH3
CH3 CH2CH3
1 2 3 4 5 6 7
è un eptano (7 atomi di C)
-eptano
c’è un gruppo etile CH3CH2-legato al quarto atomo di C
c’è un gruppo metile CH3- legato al secondo atomo di C
-4-etil-2-metil-
Una classe particolare di alcani: I CICLOALCANI (o Nafteni)
Gli alcani possono avere anche struttura ciclica Formula generale CnH2n
Saltano i due atomi di idrogeno laterali della catena principale e i due corrispondenti atomi di carbonio si legano fra loro
L’alcano più semplice da cui può derivare un cicloalcano è il propano
Ad es. il butano dà vita al ciclo-butano:
CH
H
H
C
H
H
HC
H
H
C
H
H
C
H
H
C
H
H
C
H
H
CH
H
Inquinanti organici
Gli idrocarburi si dividono in due grandi gruppi:
Alifatici
Alcani (atomi di C legati da legami semplici C__C)
Alcheni (atomi di C legati da legami doppi C=C)
Alchini (atomi di C legati da legami tripli C C)
Aromatici (contengono almeno un anello di benzene)
≡
C6H6
ALCHENI (o Olefine)
Gli alcheni sono gli idrocarburi caratterizzati dalla presenza di un doppio legame carbonio-carbonio
Formula generale CnH2n
Prendono il loro nome dai corrispondenti alcani di pari numero di atomi di carbonio: è sufficiente sostituire la desinenza
–ano con -ene (-ilene)Il nome base viene attribuito dalla catena più lunga che contiene
il doppio legameLa numerazione della catena idrocarburica è imposta dalla
posizione del doppio legame (gruppo funzionale degli alcheni): gli atomi di carbonio vengono numerati a partire dall’estremo piùvicino al doppio legame
ALCHENI (o Olefine)
Il primo termine della serie è l'etene, o etilene:
CH2=CH2
C
H
H
C
H
H
Propene, o propilene: CH2=CH–CH3 C
H
H
C
H
H
HC
H
C
H
H
C
H
H
HC
H
C
H
HButene, o butilene: CH2=CH–CH2–CH3
ALCHENI (o Olefine)
Il doppio legame può occupare posizione diversa nella catena.
Ciò viene segnalato da prefissi numerici.
Ad esempio:
1-butene CH2=CH_CH2_CH3
2-butene CH3_CH=CH_CH3
C
H
H
C
H
H
HC
H
C
H
H
C C
H
H
HC
HH
C
H
H
H
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG10
ISOMERIA DEGLI ALCHENI
Il 2-butene può esistere in tre strutture:
isobutene
cis-2-butene
trans-2-butene
L’isomeria è dovuta alla posizione reciproca dei due gruppi alchilici CH3- e all'impossibilità di libera rotazione intorno al doppio legame carbonio-carbonio
Questo tipo di isomeria si definisce isomeria geometrica
Con il butene "inizia" il fenomeno dell'isomeria negli alcheni.
Gruppi alchenilici caratteristici
Alcuni gruppi alchenilici sono:
Gruppo vinile (CH2=CH–)Deriva dall’etilene per sottrazione di un H
Gruppo allile (CH2=CH–CH2–)Deriva dal propene per sottrazione di un H
Il nome tuttavia non è derivato dai corrispondenti alcheni
Un classe particolare di alcheni: i dieni
I dieni sono alcheni che contengono due doppi legami.
La nomenclatura è la stessa degli alcheni, salvo che:
per il suffisso, che da -ene diventa -diene
per i due numeri necessari per indicare la posizione dei due doppi legami.
I dieni possono essere suddivisi in:
Coniugati, quando i doppi legami sono separati da un solo legame semplice
Isolati, quando i doppi legami sono separati da più di un legame semplice
Cumulati (o alleni), quando i doppi legami non sono separati
Un classe particolare di alcheni: i dieni
I dieni coniugati sono la classe più importante.
Il primo termine della serie è l'1,3-butadiene.
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
Poiché gli alchini sono meno interessanti dal punto di vista ambientale, si può dire conclusa questa panoramica sugli idrocarburi alifatici.
Dovrebbero ora risultare più “familiari” i composti organici alifatici inclusi nella normativa italiana sui siti contaminati
Alifatici clorurati (cancerogeni e non cancerogeni)
Alifatici alogenati cancerogeni
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
Alifatici clorurati/alogenati
Come già detto, queste sono sostanze perlopiù ottenute da processi di sintesi finalizzati ad introdurre gruppi funzionali nelle catene idrocarburiche, secondo il seguente schema generale:
composto organoclorurato
e/o organoalogenato
Alcano
Alcheno
Reazione di sostituzione
Alogenuro INIdrogeno OUT
Reazione di addizione
Saturazione
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG11
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
Gli alogenuri più ricorrenti sono l’atomo di cloro e quello di bromo
-Cl, Br-
La normativa distingue:
Alifatici clorurati, quando interviene il –Cl
Alifatici alogenati, quando interviene il Br-
Il nome dei clorurati (alogenati) si determina:
facendo precedere da cloro- (bromo-) il nome dell’alcano/alchenod’origine
specificando numero e posizione degli atomi di Cl (Br)
La tabella che segue riporta alcuni degli alifatici clorurati/alogenati piùfrequentemente ritrovati in problematiche di siti contaminati
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
42
41
40
NumGW
43
42
41
NumS
Liquido usato nella produzione di cloruro di vinile. Prodotto della degradazione del tricloroetano
1,2-dicloroetano
Gas usato nella produzione di policloruro di vinile. Prodotto finale della degradazione microbica degli etani clorurati
Cloruro di vinile(dicloroetene)
Liquido usato come anestetico o nella produzione di gas refrigeranti. Usato anche come solvente e insetticida
Triclorometano(cloroformio)
Produzione/UsiNome
(*) Num S (Num GW) = Numerazione nelle Tabelle Suoli (Acque Sotterranee) del D.lvo 152/06
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
45
44
NumGW
46
45
NumS
Solvente usato nella lucidatura di metalli, nella disincrostazione di bollitori industriali, nella rimozione di vernici e inchiostri
Tetracloroetene(PCE)(tetracloroetilene)
Solvente usato nella lucidatura di metalli. Prodotto della degradazione di PCE
Tricloroetene (TCE)(Tricloroetilene)
Produzione/UsiNome
(*) Num S (Num GW) = Numerazione nelle Tabelle Suoli (Acque Sotterranee) del D.lvo 152/06
I contaminanti organici alifatici della normativa italiana
Tetracloroetene (PCE)(tetracloroetilene)
Tricloroetene (TCE)(Tricloroetilene)
1,2-dicloroetano
Cloruro di vinile(dicloroetene)
Triclorometano(cloroformio)
Nome
Cl
C
H
C
Cl
HClC
Cl
H
Cl
ClC
H
H
Cl C
H
H
Cl
C
Cl
C
Cl
ClH
C
Cl
C
Cl
Cl
Inquinanti organici
Gli idrocarburi si dividono in due grandi gruppi:
Alifatici
Alcani (atomi di C legati da legami semplici C__C)
Alcheni (atomi di C legati da legami doppi C=C)
Alchini (atomi di C legati da legami tripli C C)
Aromatici
≡
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG12
Composti organici aromatici
Il termine «aromatico» fu usato inizialmente per designare i composti organici dotati di odore gradevole.
Come si vedrà, invece, il termine ha piuttosto un significato “strutturale”, poiché con esso si indicano molecole caratterizzate da un particolare assetto elettronico, che conferisce loro un determinato comportamento chimico.
Il primo termine di questa famiglia è il benzene, che ha formula molecolare C6H6.
Composti organici aromatici
La struttura della molecola del benzene ha rappresentato un enigma per i chimici, a partire dalla seconda metà del diciannovesimo secolo.
La sua formula molecolare, C6H6, indicava che il benzene doveva essere un composto altamente insaturo (il corrispondente alcano a 6 atomi di carbonio contiene 14 idrogeni) e pertanto avrebbe dovuto dare con facilità le reazioni tipiche degli idrocarburi insaturi.
Le osservazioni sperimentali indicavano invece un composto piuttosto INERTE dal punto di vista chimico
Composti organici aromatici
Fu ben presto chiaro che il benzene si comportava come se contenesse tre doppi legami. Questi doppi legami mostravano tuttavia un'insolita inerzia chimica, tale da non poterli equiparare a "normali" doppi legami carbonio-carbonio.
Il termine aromatico iniziò ad assumere un significato volto piuttosto a descrivere il loro particolare comportamento chimico, cioè la tendenza a dare reazioni di sostituzione nonostante l'elevato grado di insaturazione.
Il problema fu quindi quello di definire una struttura del benzene in grado di accordarsi con le osservazioni sperimentali.
Composti organici aromatici
Il primo a ipotizzare che il benzene avesse una struttura ciclica, in cui gli atomi di carbonio si disponevano ai vertici di un esagono, fu Kekulé (1865).
I dati sperimentali furono perfettamente in linea con questa rappresentazione
È allo scopo di mettere in evidenza questo aspetto che si usa rappresentare il benzene come un esagono con un cerchio al centro.
Questo particolare assetto:
giustifica la reattività anomala di un sistema immaginato come insaturo, ma che in realtà non può considerarsi tale
configura la molecola del benzene come molto piùstabile di quello che ci si aspetterebbe per strutture canoniche
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
Composti organici aromatici: Nomenclatura
Gli inquinanti organici aromatici sono caratterizzati da un anello di benzene legato ad uno o più gruppi funzionali, i quali si sostituiscono agli atomi di idrogeno esterni
Il gruppo conferisce un prefisso al nome dell’aromatico:
Benzene + gruppo metile = metil-benzene
(più noto come TOLUENE)
C7H8
Benzene + gruppo etile = etil-benzene
C8H10
CH3CH2
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG13
Composti organici aromatici: Nomenclatura
Se i gruppi funzionali sono più d’uno si distinguono degli isomeri.
Ad esempio, due stessi gruppi metili CH3 danno vita a tre variazioni strutturali del di-metilbenzene CH3-C6H4-CH3, più noto come XYLENE
CH3
CH3
CH3
CH3
CH3
CH3
Orto-dimetilbenzene
o-xylene
Meta-dimetilbenzene
m-xylene
Para-dimetilbenzene
p-xylene
Composti organici aromatici: Nomenclatura
A questi si aggiunge tra gli inquinanti aromatici: lo stirene C8H8
Benzene, Tolune, Etilbenzene, Xylene sono inquinanti più noti come
BTEX (costituenti essenziali della benzina verde)
La presenza di un doppio legame carbonio-carbonio sulla catena laterale conferisce allo stirene la reattività tipica degli alcheni
Composti organici aromatici: Nomenclatura
Ancora nomenclatura:
Nei composti aromatici a volte si antepongono prefissi numerici per indicare quali dei 6 atomi di carbonio della catena benzenica sono legati a gruppi funzionali
Ad esempio:
1,3,5 tri-metilbenzene
CH3
CH3CH3
Policiclici aromatici
Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono presenti diffusamente nell’ambiente e si formano per combustione incompleta di materiali organici, in particolare il legno ed i combustibili fossili, come il carbone e il petrolio.
Le molecole degli IPA sono costituite dalla fusione di più anelli benzenici. Alcune di queste molecole sono costituite solo da idrogeno e carbonio, altre contengono anche atomi di altra natura come l’azoto e lo zolfo.
Gli IPA più semplici sono :
NAFTALENE, costituito da 2 anelli
ANTRACENE, costituito da 3 anelli
Policiclici aromatici
Appartengono alla famiglia degli IPA alcune centinaia di composti molto eterogenei tra loro. Allo stato attuale delle conoscenze le sostanze piùtossiche (cancerogene) sono le molecole che hanno da quattro a sette anelli.
I più studiati sono i benzopireni (BaP), composti a 5 anelli, contenuti nelle sigarette e negli scarichi dei motori diesel, dotati della più elevata tossicità, tanto da venire utilizzati per rappresentare l’inquinamento ambientale dell’intero gruppo degli IPA.
Di seguito sono riportate le strutture di alcuni idrocarburi policiclici aromaticiottenibili al crescere del numero di anelli condensati (inseriti nella lista dei“priority polluttants” dell’ USEPA - Environmental Protection Agency USA)
Policiclici aromatici
naftalene antracenefenantrene
fluorantene pirenecrisene
Benzo[a]antracene Benzo[a]pirenedibenzo[a,h]antracene
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG14
Policiclici aromatici
Benzo[e]pirene
Benzo[k]fluorantene Benzo[b]fluorantene
Indeno[1,2,3cd]pirene Benzo[g,h,i]perilene
Policiclici aromatici
In tabella si riportano gli usi industriali di alcuni IPA
Cartiere, trattamento legnameFluorantene
Concerie, produzione pesticidiNaftalene
Produzione vernici e materie plastiche (polistirolo) anche come conservante nell'industria del legname, grazie alle sue proprietàinsetticide
Antracene
UTILIZZIIPA
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
NITROBENZENI, CLOROBENZENI
Si formano dal benzene per sostituzione di uno o più atomi d’idrogeno dell’anello benzenico rispettivamente con:
uno o più gruppi nitrili (azotati)
uno o più atomi di cloro
a partire da:
clorobenzenenitrobenzene
NITROBENZENI, CLOROBENZENI
In generale sono sottoprodotti di processi di combustione, come quelli connessi all’incenerimento di rifiuti solidi urbani
Inoltre, i gas ed il particolato emessi dagli scarichi degli autoveicoli a motore diesel contengono non solo IPA, ma anche alcuni composti derivati che presentano il nitro-gruppo, NO2, come sostituente.
Questi composti sono ancora più cancerogeni degli IPA corrispondenti
NITROBENZENI, CLOROBENZENI
Tra i clorobenzeni occorre segnalare l’esaclorobenzene (HCB):
è un fungicida utilizzato per la prima volta per il trattamento di sementi nel 1945
è anche un sottoprodotto della fabbricazione di altre sostanze
chimiche e dei processi di combustione
è considerato potenzialmente cancerogeno
è un contaminante persistente: a seconda dei terreni, può permanere inalterato per oltre 20 anni prima di dimezzarsi
Cl
ClCl
Cl
Cl
Cl
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG15
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
FENOLI, CLOROFENOLI
Il fenolo è il più semplice composto esistente della propria classe, quella dei composti aromatici derivati dal benzene che recano un gruppo ossidrile (-OH) direttamente legato all'anello aromatico, per sostituzione di un Idrogeno (H).
La sua formula chimica è C6H5-OH.
Può essere sia di origine naturale, associato alla degradazione di materia organica, sia di origine antropica, associato a processi industriali come disinfettante e protettivo del legno (tarmicida)
E’ inoltre molto comune nella produzione di coloranti, di farmaci - uno dei più noti è l'aspirina- e di polimeri
E’ noto anche come acido fenico perché è leggermente acido. Generalmente disponibile in forma solida
FENOLI, CLOROFENOLI
Sono diversi i composti basati su fenoli utilizzati in tutti i comparti industriali.
Ad esempio, il cresolo, il quale reca un gruppo ossidrile attaccato all’anello benzenico del toluene, secondo tre forme isomeriche
CH3
CH3
CH3
o-cresolo m-cresolo p-cresolo
FENOLI, CLOROFENOLI
La classe di composti fenolici più importante dal punto di vista ambientale, tuttavia, è quella dei clorofenoli o fenoli clorurati, utilizzati nelle cartiere e nelle industrie di lavorazione del legno come protettivo
Cl Cl
Cl Cl
Cl Cl
Cl
Cl Cl
Cl Cl
2-clorofenolo 2,4-diclorofenolo
2,4,6-triclorofenolo
pentaclorofenolo
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
AMMINE AROMATICHE
La ammine sono composti organici basati sulla molecola NH3, in cui uno o più atomi di idrogeno vengono sostituiti da uno o più gruppi idrocarburiciLe ammine sono di due tipi:
Ammine derivate dal legame con uno o più gruppi alchiliciAmmine aromatiche, ossia, derivate da gruppi benzenici
Il nome delle ammine non aromatiche si ottiene facilmente combinando il nome del gruppo alchilico con il suffisso –ammina.
Esempi
CH3-NH-CH3CH3-CH2-NH2CH3-NH2Formula chimica
Di-metil-amminaEtil-amminaMetil-amminaNome Ammina
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG16
AMMINE AROMATICHE
Per le ammine più complesse si usa il prefisso ammino- con un numero che indica la posizione del gruppo amminico nella catena idrocarburica.
Le ammine di interesse per i siti contaminati sono le ammine aromatiche. La più semplice ammina aromatica è l’anilina.
NH2
Il gruppo benzenico che si sostituisce ad uno o più atomi di idrogeno in NH3 per dare un’ammina aromatica prende il nome di fenile, il quale deriva dall’anello benzenico per rimozione di un idrogeno.
In questo caso l’anello del benzene deve essere considerato un sostituente, piuttosto che il composto base, poiché l’atomo di idrogeno sostituito è quello dell’NH3.
AMMINE AROMATICHE
Il gruppo fenile torna protagonista nell’altra ammina inclusa nella normativa italiana, ossia, la di-fenil-ammina
NH
Infine, sono ammine aromatiche: i derivati amminici del toluene che sono chiamati toluidine
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze
cancerogeni
Non cancerogeni
Fito-farmaci
Quello dei fito-farmaci è un gruppo di contaminanti molto esteso, stante la grande produzione di pesticidi e diserbanti per l’agricoltura
Si tratta di composti organici generalmente sintetizzati in laboratorio e generalmente persistenti nell’ambiente. Si dividono in:
Organofosforati
Organoclorurati
Azotorganici
Fito-farmaci
Tra quelli riportati nella normativa italiana occorre ricordare quelli che sono stati banditi dal mercato, perché altamente tossici e potenzialmente cancerogeni:
Anaclor (bandito dal commercio nel 2006)
Aldrin (si stima che 5 grammi di questo insetticida bastino per uccidere una persona adulta)
Clordano (insetticida che uccide per contatto. È utilizzato nelle coltivazioni di ortaggi, mais, frutta e patate per combattere formiche e termiti. È potenzialmente cancerogeno e dannoso per il sistema nervoso. L’ultimo fabbricante di clordano negli USA ne ha cessato la produzione nel 1997)
Fito-farmaci
Dieldrin (insetticida utilizzato sia contro alcuni insetti del suolo, siacontro diversi insetti vettori di malattie, si fissa molto tenacemente nelle particelle del terreno. In caso di clima mite, i suoi depositi si degradano della metà solo dopo 5 anni, evaporando in gran parte nell’atmosfera. Il dieldrin è considerato potenzialmente cancerogeno
Endrin (insetticida che viene irrorato sulle foglie delle piante di cotone e di cereali. È impiegato anche contro i topi. L’endrin è un potente neurotossico. Benché molto affine al dieldrin, l’endrin si accumula meno massicciamente nell’organismo di uomini e animali. Nel terreno può invece permanere fino a 12 anni prima di dimezzarsi
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG17
Fito-farmaci
DDT (C14H9Cl5 para–dicloro-difenil-tricloroetano) largamente impiegato durante la seconda guerra mondiale per combattere malattie veicolate da insetti: - malaria - Il DDT esercita un’azione tossica sul sistema nervoso ed è considerato potenzialmente cancerogeno. Ha inoltre effetti ormono-attivi e si accumula massicciamente nel latte materno. Ancora oggi impiegato in programma di lotta contro la malaria in numerosi Paesi in via di sviluppo
Infine:
DDE (dicloro-difenil-dicloroetilene)
DDD (dicloro-difenil-dicloroetano)
stessa famiglia del DDT
DDT
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
Diossine, furani, PCB
Policlorodibenzo-p-diossine (PCDD), policlorodibenzofurani(PCDF) e policlorobifenili (PCB)
• aromatici alogenati classificati da anni tra i più pericolosi “inquinanti organici persistenti”,
• diffusamente presenti nell’ambiente e nella catena alimentare
• PCDD + PCDF = due serie di 210 composti aromatici triciclici aventi proprietà chimico-fisiche e tossicologiche simili
• non vengono prodotti intenzionalmente, non avendo alcun utilizzo pratico,
• sono il sottoprodotto indesiderato di svariate produzioni chimiche (pesticidi, nel caso dell’incidente di Seveso) e di processi di combustione naturali e artificiali
Diossine, furani, PCB
I policlorobifenili (PCB) sono una serie di 209 composti aromatici biciclici costituiti da molecole di bifenile variamente clorurate.
I 209 PCB sono isomeri risultanti dalla clorurazione del bifenilecon un numero di Cl variabile da 1 a 10
Formula bruta: C12H12Cl10-x
(Cl)x
Per bifenile s’intende un composto dato dal legame di un gruppo fenile con un anello benzenico
Diossine, furani, PCB
I PCB sono molecole sintetizzate all’inizio del secolo scorso e prodotte commercialmente fin dal 1930 (fluidi dielettrici per l’utilizzo nei trasformatori elettrici, fluidi di scambio termico, oli lubrificanti, ecc.), sebbene attualmente in buona parte bandite a causa della loro tossicità.
In realtà, solo un particolare gruppo di PCB (coplanari) presentano caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche paragonabili alle diossine e ai furani: questi vengono definiti PCB dioxin-like (cioè simili alle diossine).
La normativa italiana inserisce i PCB nel gruppo contaminanti denominato: “Altre sostanze”
Diossine, furani, PCB
Diossine, furani e PCB dioxin-like formano una famiglia di composti tossicologicamente simili.
Il più tossico di tutti i congeneri è la:
2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (2,3,7,8-TCDD o TCDD)
in gergo semplicemente “diossina”
Si tratta, per inciso, proprio del congenere fuoriuscito dallo stabilimento ICMESA nel luglio 1976 (motivo per cui spesso viene definita anche “diossina di Seveso”).
Ad essa normalmente vengono riferiti gli altri congeneri tossici attraverso opportuni coefficienti di equivalenza.
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG18
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
Altre sostanze: acido ftalico
Gli esteri ftalici sono un gruppo si sostanze molto usate nell’industria, ad esempio per conferire duttilità e flessibilità a molti prodotti plastici o per conferire aromi
Sono sostanze ottenute dalla reazione di acido ftalico con diversi alcoli
In generale gli esteri sono dati dalla combinazione di:
un acido carbossilico un alcol
Composto organico contenente il gruppo
carbossilico
Composto organico ottenuto dalla sostituzione di uno o più gruppi ossidrili –OH in uno o più atomi di
idrogeno di un alcanoC
O
OH-COOH
Nomenclatura acidi carbossilici
Il nome di un acido carbossilico si deriva:
dall’idrocarburo (alifatico o aromatico) con lo stesso numero di atomi di carbonio nella catena, sostituendo –o con il suffisso -oico e premettendo la parola “acido”
Se i gruppi carbossilici sono due, il suffisso diventa –dioico
Gli atomi di carbonio vengono numerati a partire da quello nel gruppo carbossilico
Nomenclatura acidi carbossilici
Esempi:
C
O
OHCH3C
O
OHH C
O
OHCH3 CH2
Acido metanoico(Formico)
Acido propanoico(Propionico)
Acido etanoico(Acetico)
Nomenclatura alcoli
Gli alcoli vengono nominati in base all’alcano d’origine, inserendo il suffisso –olo oppure il suffisso –diolo se i gruppi ossidrili sono due
Prefissi numerici possono indicare la posizione dell’atomo di carbonio a cui è attaccato l’ossidrile –OH.
Esempi:
Metanolo
C
OH
H
H
HCH
H
H
C
H
H
OH
CH
H
H
C
H
HC
H
H OH
Etanolo Propanolo
Nomenclatura Esteri
Gli esteri sono il risultato della combinazione di un acido carbossilido e di un alcol. Pertanto, la loro struttura generale è così rappresentabile:
dove
il Radicale (R) rappresenta la parte rimanente dell’acido carbossilico
R’ rappresenta il residuo organico dell’alcol
Notare che nell’esterificazione si forma H2O dall’ossidrile dell’acido e dall’idrogeno dell’alcol
C
O
O R’R
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sottosuolo, acquiferi
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Nomenclatura Esteri
Il nome degli esteri viene assegnato dall’acido carbossilico, omettendo la parola “acido” e sostituendo la desinenza –ico con il suffisso –ato, facendo poi seguire il nome del residuo organico legato all’ossigeno del carbossile
C OH
O
C
H
H
C
H
H
H
Formato di etile
Esempi:acido formico (metanoico) + etanolo = formato di etileacido acetico (etanoico) + etanolo= acetato di etile
C
O
OHH C
H
H
H
C
H
HOH
H2O
Esteri ftalici o ftalati
L’acido carbossilico di interesse in questa sede è l’acido ftalico
Questo è un acido carbossilico aromatico
Deriva dalla sostituzione in un anello benzenico di due atomi di idrogeno con due gruppi carbossilici
C
O
OH
C
O
OH
C
O
OH
Acido benzoico Acido ftalico
Esteri ftalici o ftalati
Dalla combinazione di acido ftalico con un alcol derivano gli esteri ftalici o ftalati. Tra i più comunemente usati nell’industria si trovano i seguenti:
Ftlato di di-metile
C
O
O
C
O
O
CH3
CH3
Ftalato di di-etile
C
O
O
C
O
O
CH2
CH2
CH3
CH3
Fibre d’amianto
Per completare il quadro dei contaminanti considerati nella normativa italiana dobbiamo fare un cenno alle fibre d’amianto, che possono essere immesse nell’ambiente a seguito di usura e logorio di prodotti industriali o da operazioni di stoccaggio e deposito
Principio d’affinità
La normativa italiana ovviamente non può includere tutte le sostanze tossiche e/o cancerogene classificabili come contaminanti di suoli e acque sotterraneeIn caso di ritrovamento di sostanze non indicate nella normativa vige il principio dell’affinità tossicologica, nel senso che bisogna considerare le indicazioni della normativa valide per la sostanza più affine dal punto di vista tossicologicoIl principio non è di semplice applicazione e quasi sempre è necessario il supporto dell’ISS.
Classi di contaminanti nella normativa Italiana (ex DM 471/99; D.lvo 152/2006)
Metallici
Inorganici
Organici
Non metallici
Composti organici aromatici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati
Alifatici alogenati cancer.
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Fenoli
Ammine aromatiche
Fitofarmaci
Diossine e furani
Altre sostanze (PCB)
cancerogeni
Non cancerogeni
1. Elementi di tossicologia2. Sorgenti di contaminazione
• Origini antropiche della contaminazione• Geometria e grado di localizzazionedella sorgente• Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
3. Tipologie di contaminanti• Definizioni• Classi di contaminanti nella normativa italiana
4. Destino degli inquinanti nel sottosuolo• Meccanismi chimico-fisici• Comportamento ambientale
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sottosuolo, acquiferi
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Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Per “destino” di un inquinante immesso nell’ambiente si intende la forma chimica e lo stato fisico che l’inquinante stesso assume a seguito di svariati processi di trasformazione chimico-fisica e/o biologica che l’inquinante subisce, a partire dal suo rilascio da una sorgente e per tutto il successivo processo di propagazione
TRASFERIMENTO DI MASSA
Rilascio contaminanti
Reazioni tendenti a ritardare i contaminanti
Reazioni tendenti ad attenuare i contaminanti
Reazioni tendenti a conferire mobilità ai contaminanti
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Ciascuna delle reazioni chimiche sopra elencate è regolata da determinati parametri al contorno, quali: temperatura, pressione, pH, umidità, ecc.
Inoltre:
possono essere così veloci, rispetto alla rapidità di altre reazioni compresenti, da consentire (localmente) il raggiungimento di equilibrio chimico, o, viceversa, possono essere così relativamente lenti da non consentire il raggiungimento di condizioni di equilibrio chimico
possono coinvolgere sia la fase liquida che quella solida o, viceversa, possono coinvolgere solo una delle due fasi
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Le reazioni chimiche nel sistema suolo/sottosuolo/acquifero possono essere classificate in 6 categorie in base ai seguenti parametri:
velocità della reazione
Sufficientemente veloce (reversibile)
Non sufficientemente veloce (irrevers.)
grado di coinvolgimento delle fasi liquida e solida
tipo di interazione tra la fase solida e liquida
Classiche
Omogenee
Eterogenee
Superficiali
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
REAZIONI CHIMICHE
Sufficientemente veloci e reversibili
Non sufficientemente veloci e irreversibili
Omogenee Eterogenee
ClassicheDi superficie
Omogenee Eterogenee
ClassicheDi superficie
I IVIIIII VIV
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Prima di definire ciascuno dei meccanismi chimico – fisici prima menzionati, è opportuno richiamare
• La legge d’azione di massa
• Il concetto di equilibrio chimico
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sottosuolo, acquiferi
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Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Come tutte le reazioni chimiche, anche quelle subite da sostanzeinquinanti immesse nel sistema suolo/sottosuolo/acquifero osservano la
• legge di azione di massa
L'azione di massa nelle scienze è la teoria secondo la quale il comportamento di un gran numero di piccole particelle (in particolare atomi o molecole), che pure agiscono individualmente di moto casuale, può essere ricondotto ad un modello maggiore (macroscopico).
Si prenda ad esempio una nuvola di gas in moto con data direzione. Le singole molecole si muoveranno di moto casuale ma, se prese in toto, hanno una direzione preferenziale.
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Legge di azione di massa
Afferma che la velocità di una reazione chimica è propozionale alle masse attive delle sostanza coinvolte
Più formalmente:
la variazione della quantità di prodotti è proporzionale al prodotto delle attività dei reagenti
ove:
• nel caso di una reazione in cui concorrono gas, le attività sono uguali alle pressioni parziali
• nel caso di una reazione acquosa ben diluita, le attività sono uguali alle concentrazioni molari
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Legge di azione di massaPertanto, se A e B sono i reagenti, C e D sono i prodotti di unareazione reversibile, si potrà scrivere
aA + bB cC + dD
La velocità della reazione sarà:vd=kd[A]a[B]b Reazione diretta
vi=ki[C]c[D]d Reazione inversa
[A], [B], [C], [D] sono le concentrazioni molari dei reagenti e dei prodotti
Kd è la costante di proporzionalità della reazione diretta
Ki è la costante di proporzionalità della reazione diretta
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Equilibrio chimico
Il processo di formazione di prodotti nei due sensi andrà avanti fino a che non si raggiungerà una condizione in cui la reazione diretta procede con la stessa velocità della reazione inversa
E’ questa la condizione di equilibrio chimico
All’equilibrio chimico, quindi:
vd=kd[A]a[B]b = vi=ki[C]c[D]d cioè [ ] [ ][ ] [ ] eq
i
dba
dc
Kkk
BADC
==Costante Equilibrio
L'equilibrio chimico è una condizione dinamica, ovvero, le reazioni diretta e inversa avvengono continuamente, annullandosi a vicenda negli effetti: il sistema appare statico, non si osservano cambiamenti visibili, ma le reazioni diretta e inversa continuano ad avvenire, con identiche velocità
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Equilibrio chimicoIl sistema suolo/sottosuolo/acquifero non è un sistema ideale, come può essere un contenitore di laboratorio in cui si è, ad es., diluito un soluto. In questo sistema si formano soluzioni non ideali, cioè, non perfettamente diluite, in cui le attività non coincidono con le concentrazioni molari
{ } { }{ } { }ba
dc
eqBADCK =
Per tenere conto di queste non idealità, a rigore, bisognerebbe esprimere le attività in funzione di appositi coefficienti di attività γ che dipendono dagli effettivi cationi e anioni passati in soluzione
{ } [ ]AA aγ=
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• MetilazioneCOV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Riprendiamo ora la descrizione dei fenomeni chimico – fisici cui può andare incontro un contaminante immesso nel
suolo e/o nel sottosuolo e/o in falda
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sottosuolo, acquiferi
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Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
• Il passaggio in soluzione di una specie chimica (solida, liquida o gassosa) corrisponde alla formazione di legami tra le molecole (o atomi o ioni) del soluto (il contaminante) con le molecole di solvente (l’acqua nel sottosuolo)
• Tali legami non devono tuttavia provocare modifiche chimiche permanenti né al solvente né al soluto, tanto da poterli separare nuovamente tramite soli mezzi fisici
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
• Il tipo di legame che si forma tra acqua e soluto dipende dalle proprietà delle specie in gioco
• Di particolare interesse sono i solidi ionici (elettroliti) e i solidi molecolari
• La dissociazione in acqua di un solido ionico costituito da un catione A+ e un anione B- segue la reazione:
−+ +⇔ aqaqaq eBdAABc )(
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
Si definisce prodotto di solubilità la costante di equilibrio che, a temperatura e pressione costante, indica l'equilibrio fra un sostanza solida, che in soluzione acquosa ha dato luogo a ioni, e gli ioni stessi :
[ ] [ ][ ] psc
ed
KAB
BAK ==−+
−+ +⇔ aqaqaq eBdAABc )(
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
[ ] [ ][ ] psc
ed
KAB
BAK ==−+
Il prodotto di solubilità è importante per stabilire se la soluzione è satura e se si possono formare precipitati
• Se il prodotto ionico [A+][B-] < Kps
• Se il prodotto ionico [A+][B-] > Kps
• Se il prodotto ionico [A+][B-] = Kps
Soluzione sotto-satura
Soluzione sovra-satura
Soluzione in equilibrio
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
La solubilità in acqua di una sostanza, rappresenta la quantità della specie chimica che può essere presente nell'unità di volume d'acqua in condizioni di equilibrio, ad una certa temperatura e pressione
Essa coincide quindi con la concentrazione del soluto in condizioni di saturazione
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
• E’ una reazione di fondamentale importanza: si pensi ai contaminanti che nel sottosuolo si trovano in soluzione acquosa
• Al crescere della solubilità aumenta la mobilità di un contaminante e quindi la sua pericolosità ambientale intrinseca
• La formazione di precipitati, viceversa, porta all'accumulo dei contaminanti sulla matrice solida del sottosuolo
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sottosuolo, acquiferi
L1/PAG23
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Solubilizzazione in acqua
La precipitazione di un contaminante in soluzione complica l’ambiente geochimico di suolo/sottosuolo/acquifero, poiché si va a formare un nuovo substrato minerale, sede di processi chimici difficilmente decifrabili
La precipitazione può avere luogo anche in seguito a variazioni di temperatura, pressione, pH, e anche per fenomeni di ossido-riduzione
La compresenza di altre sostanze solubili nel sottosuolo, infine, fa variare l'equilibrio di concentrazione nella soluzione e può causare una inattesa precipitazione di un contaminante d’interesse
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
VolatilizzazioneLa volatilizzazione è un meccanismo per cui una sostanza passa dalla
fase liquida a quella di vapore (vaporizzazione), o da quella solida direttamente a quella di vapore (sublimazione)
Per una sostanza pura l'entità di questo fenomeno è fissata dalla sua pressione di vapore (o tensione di vapore)
La pressione di vapore di un liquido corrisponde alla pressione del vapore con esso in equilibrio e dipende fortemente dalla temperatura e dalla concentrazione di eventuali sostanze disciolte
quanto più è elevata la temperatura, quanta più energia le molecole hanno a disposizione, tanto più la pressione di vapore aumenta
se nel liquido viene disciolta una qualunque sostanza la tensione di vapore diminuisce (la tensione di vapore di una soluzione è sempre inferiore a quella del liquido puro)
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
VolatilizzazioneIn relazione alla pressione di vapore le sostanze contaminanti, in particolare i composti organici, possono essere suddivisi in:
Composti Organici Volatili (VOC) P > 10-4 (atm) [~ 10 Pa]
Composti Organici Semivolatili (SOC) 10-4 < P < 10-11 (atm) [~ 10-6 Pa]
Composti Organici Non Volatili (NVOC) P < 10-11 (atm)
Una inquinante nel sottosuolo è comunque sempre parzialmente adsorbito alla fase solida e/o disciolto in soluzione, ossia, si trova in condizioni differenti dalla sostanza pura
la quantità che può volatilizzare, fino al raggiungimento dell'equilibrio, èinferiore a quella fissata dalla pressione di vapore della sostanza pura
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Legge di HenryLa tendenza di un composto a volatilizzare da una soluzione acquosa può essere misurata con la costante di Henry, che rappresenta la costante di partizione di un composto all’equilibrio tra fase liquida e fase vapore.Secondo la Legge di Henry:
RTCHC L
V =
H = costante di Henry in Pa.L/mol
R = costante universale dei gas (8.31 J/mol.K)T = temperatura (°K)
CV, CL = concentrazioni d’equilibrio fase gassosa e fase liquida (g/L)
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Legge di HenryNel caso di più sostanze chimiche, la pressione parziale Pi
esercitata da una di queste è legata alla sua concentrazione nella fase vapore dalla seguente:
)(iVii PM
RTCP = PM(i) = peso molecolare della sostanza i
La pressione parziale di un composto volatile nella fase gassosa sovrastante una soluzione liquida dello stesso composto è proporzionale alla concentrazione del composto medesimo in soluzione
Di conseguenza:
)(i
Lii PM
CHP =
Lii HCP = esprimendo CLi come concentrazione molare
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sottosuolo, acquiferi
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Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Legge di Henry
• E’ valida per composti poco scarsamente solubili e per fasi gassose il cui comportamento è prossimo a quello di fase ideale
• Può essere applicata a contaminanti liquidi volatili disciolti in acqua
• Più grande è la costante di Henry, maggiore è l’attitudine della sostanza a volatilizzare dal/nel suolo/sottosuolo/acquifero
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Adsorbimento
• L’adsorbimento è il fenomeno in base al quale una specie chimica, presente all’interfaccia tra due fasi (solido/liquido, solido/gas), tende a concentrarsi sulla fase solida
• E’ una reazione di superficie determinata:
o da forze elettrostatiche (scambio ionico)
o da legami chimici veri e propri (chemisorption)
tra sostanze ioniche, complessi ionizzati o non ionizzati, e la componente minerale od organica del terreno
• L’adsorbimento sequestra, seppur in maniera generalmente reversibile, la specie chimica e ne determina la riduzione di mobilità
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Adsorbimento
E’ un processo che può essere visto come il risultato di più meccanismi:
diffusione all’interno dei micropori
precipitazione sulla superficie
adsorbimento sulla parte piùsuperficiale del solido
in base ai quali si forma un adsorbato sulla fase solida del suolo/sottosuolo/acquifero
Adsorption
Precipitation
Absorption
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
AdsorbimentoE’ un processo dinamico caratterizzato da:
continua rimozione di soluto dalla soluzione (sorption)rilascio di sorbato dagli strati più superficiali del sorbente (desorption).
La sorption raggiunge una condizione di equilibrio rapidamente (24 ore) Il fenomeno di desorption ha una cinetica molto più lenta
L'entità dei fenomeno è controllata da:proprietà chimico-fisiche della specie adsorbitatemperatura, umidità, pH, ecc. presenza di altre specie chimiche in competizionecaratteristiche intrinseche del terreno∞ composizione mineralogica/ tessitura∞ contenuto di materia organica
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
L’adsorbimento di inquinanti inorganici aumenta con la presenza di frazioni argillose nel sottosuolo, in quanto i colloidi argillosi sono dotati di una elevata attività superficiale, con cariche permanenti negative, e, quindi, di una elevata capacità di scambio ionico
L’adsorbimento di inquinanti organici aumenta con la presenza della frazione organica del terreno
L’adsorbimento diminuisce con la concentrazione dei contaminanti:
a basse concentrazioni i legami con la fase solida sono molto intensi, mentre risultano dotati di stabilità sempre più scarsa quando la concentrazione aumenta
in altri termini, a concentrazioni maggiori corrisponde una maggiore presenza di contaminanti in forme mobili
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sottosuolo, acquiferi
L1/PAG25
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
La variazione di alcuni parametri chimico-fisici nel terreno, ad esempio il pH, accelera le cinetiche di desorption, innescando fenomeni di rilascio dei contaminanti da parte dei terreni
Anche se il comportamento dei contaminanti è molto diverso l’uno dall’altro, in generale si può dire che terreni acidi sono caratterizzati da una minore capacità di adsorbimento
PERCENTUALE DI Pb ASSORBITO AL VARIARE DEL pH
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0 2 4 6 8 10 12
pH
PER
CEN
TUA
LE D
I Pb
ASS
OR
BIT
Una riduzione del pH ha come effetti:
una riduzione della capacità di scambio ionicodel terreno
il ritorno dei contaminanti in soluzione
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Reazioni mediate
biologicamente
attenuazione
ritardo
mobilità
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
La biodegradazione è una delle reazioni mediate biologicamente che possono verificarsi nel suolo/sottosuolo/acquifero, ossia, trasformazioni :
a cui sono soggette sostanze sia organiche che inorganicheche generalmente tendono a ridurre le dimensioni della molecola inizialeche avvengono per effetto diretto o indiretto di microrganismi o pianteche assumono la materia organica come fonte di energia
Sostanze inorganichebioaccumulobioadsorbimentometilazione biologica metalli
Sostanze organiche
biodegradazione
biotrasformazione
cometabolismo
Altre reazioni che possono essere abiotiche o indotte biologicamenteidrolisi, idrossilazione, metilazione COV, ossido-riduzione
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Biodegradazionemineralizzazione completa di un inquinante organico in:
CO2 e altre sostanze inorganiche (in ambiente aerobico)CO2, CH4 a altre sostanze inorganiche (in ambiente anaerobico)
Forme ridotte o transitorie della biodegradazione sono:
Biotrasformazione: decomposizione parziale o non completa
Cometabolismo: il composto organico non viene impiegato direttamente come fonte di energia ma viene degradato come effetto secondario della biodegradazione di un’altra sostanza
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Bioaccumulo
processo in cui avviene il trasferimento di metalli da una matrice contaminata ad un organismo vivente (microrganismi, piante, funghi…)
Bioadsorbimento
processo che precede il bioaccumulo
enzimi rilasciati dall’organismo vivente legano le molecole d’inquinante e le trasportano fino alla superficie delle cellule viventi
qui inizia l’adsorbimento in superficie e la migrazione all’interno delle cellule viventi
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Metilazione biologica
è un processo con il quale organismi attaccano un gruppo metile (-CH3), ad un metallo
si formano composti organometallici che sono più volatili delle forme elementari
i metalli che si conosce possano essere metilati o demetilati da microrganismi sono: mercurio, arsenico, cadmio e piombo
le forme metilate di questi metalli tipicamente sono più mobili delle forme non metilate
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sottosuolo, acquiferi
L1/PAG26
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido - riduzione
Sono le reazioni che comportano il passaggio a diverso stato di ossidazione delle specie chimiche che possono esistere in diversi stati di ossidazione
Ossidazione = perdita di elettroni da parte di una certa sostanza (riducente)
Riduzione = acquisto di elettroni da parte di una altra sostanza (ossidante)
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido - riduzione
Nelle reazioni di ossido-riduzione (redox) il riducente viene ossidato, mentre l'ossidante viene ridotto:
nb moli di una sostanza ossidante Ao (accettore) ricevono elettroni da na moli di un riducente Br (donatore), secondo la relazione:
nbAo + naBr ↔ nbAr + naBo
dove Ar e Bo sono i prodotti della riduzione di Ao e dell'ossidazione di Br rispettivamente.
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido – riduzioneL’attitudine di un composto a partecipare a reazioni redox è misurabile attraverso il potenziale redox EH (Volts)
reagentiprodotti
nFRTEE 0
H ln−=
a valori elevati di EH corrisponde un’elevata tendenza ad essere ridotti (accettare elettroni)
a valori bassi, viceversa, corrisponde una scarsa tendenza ad acquistare elettroni, ossia, per valori negativi di EH, una buona tendenza a cedere elettroni
Una soluzione acquosa ha un potenziale redox dato dall’equazione di NERST:
EH
+- 0
ridoss
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido - riduzione
reagentiprodotti
nFRTEE 0
H ln−=
E0 = potenziale redox in condizioni standard (T = 25 °C, pressione atm)
R = costante dei gas (0.00199 Kcal/(moleK)T = temperatura in °KF = costante di Faraday (23.06 kcal/V)
n = numero di elettroni nella semi – reazione di riduzione
E0 è funzione dell’energia libera della reazione (energia libera di Gibbs)
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido - riduzione
• Una grande differenza di EH tra due sostanze partecipanti ad reazione redox indica una reazione termodinamicamente molto favorevole
• Una reazione favorita termodinamicamente non necessariamente lo èanche dal punto di vista cinetico e quindi potrebbe procedere molto lentamente
• Ciò si verifica spesso nel sottosuolo, ma altrettanto spesso, intervengono come catalizzatori dei microrganismi autoctoni che senza partecipare alla reazione la agevolano
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sottosuolo, acquiferi
L1/PAG27
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni di ossido – riduzione mediate biologicamente
• In questo caso si parla di reazioni redox mediate biologicamente:
i microrganismi ottengono energia dall’ossidazione di composti organici, di idrogeno o forme ridotte di Fe, N, S
• Ovviamente è necessario un accettore di elettroni perché tutto proceda:
in condizioni aerobiche, Ao = O2
in condizioni anossiche Ao = CO2, SO4-, NO3
-
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Altre reazioni che possono essere abiotiche o indotte
biologicamente
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Idrossilazione: Coinvolge anelli aromatici, gruppi alifatici, catene con gruppi alchilici; l’atomo di idrogeno del composto di partenza viene sostituito da un gruppo ossidrile (come negli alcoli)
Idrolisi: Rottura/formazione di molecole organiche/inorganiche in soluzione acquosa o ad una interfaccia solido/liquido
In entrambi i casi la molecola idratata risultante è più polare e quindi
maggiormente solubile in acqua
Metilazione : Reazioni in cui molecole organiche si legano tra loro a formare composti che vengono inglobati nella frazione organica del terreno
Le forme metilate dei composti organici sono
maggiormente adsorbibili
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati
• Un complesso (detto anche ione complessoo composto di coordinazione) in chimica e in biochimica è il prodotto della formazione, spesso reversibile, di un legame tra un atomo o ione centrale e degli atomi, ioni o molecole che circondano l'atomo centrale
• In genere l'atomo centrale è il catione di un metallo di transizione e gli ioni o le molecole che lo circondano si chiamano leganti (o anche ligandi).
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati
• L'insieme dei leganti forma la sfera di coordinazione del complesso ed il numero dei ligandi è detto numero di coordinazione
• I leganti possono formare uno o più legami con l'atomo centrale e, nel secondo caso si dicono agenti chelanti (per affinità con le chele di molti crostacei).
• A seconda dei legami che un ligando forma con l'atomo centrale questo si chiama monodentato, bidentato o, in generale, polidentato
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG28
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati
• La partecipazione a complessi è condizione frequente per contaminanti metallici immessi nel sottosuolo ed è uno dei meccanismi di adsorbimento per chemisorption sulla matrice solida
• Se in una soluzione preparata in laboratorio, infatti, gli ionimetallici esistono come ioni isolati, sia nel zona non satura che nell’acquifero gli ioni metallici sono normalmente circondati da molecole d’acqua, orientate in funzione della carica elettrica dello ione metallico
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati
• L'acqua normalmente forma un solo collegamento con l'atomo centrale ed èquindi un ligando monodentato
• In un ambiente chimicamente ricco come un sottosuolo o un acquifero sono diversi gli anioni inorganici naturalmente presenti che possono legare i cationi metallici sostituendo una o più molecole d’acqua della sfera di idratazione :
(SO4-2, Cl-, Br-, F-, NO3
-, SiO32-, PO4
3-)
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati
• Allo stesso modo sia acquiferi naturali che contaminati contengono diverse tipologie di composti organici che possono agire come chelanti rispetto a cationi metallici in soluzione
• La zona agraria del terreno è ricca di chelanti, generati dalla decomposizione della vegetazione
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Formazione di complessi/chelati• Anche in laboratorio sono stati sintetizzati
un certo numero di chelanti organici, nell’ambito della produzione industriale di detergenti
• L’EDTA (etilen-diammino-tetraacetato) èl’esempio più significativo di chelanteindustriale (esadentato)
• I chelanti sintetici torneranno protagonisti come coadiuvanti di diverse tecnologie di bonifica (soil-washing, fitoestrazione, ecc)
Uno ione metallico M complessato da una molecola di EDTA; i sei atomi - due di azoto, quattro di ossigeno - che coordinano lo ione M sono disposti ai vertici di una bipiramide a base quadrata che ha M al centro
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Idrolisi/idrossila-zione
• Metilazione biologica di metalli
• Biodegradazione
• Decadimento
TRASFERIMENTO DI MASSA
Mobilità Ritardo Attenuazione
• Adsorbimento
• Metilazione di COV
• Reazioni di ossido-riduzione• Formazione complessi/chelati
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Decadimento
E’ il processo di attenuazione spontanea (dimezzamento) delle concentrazione dei contaminanti, sia in fase solida che liquida,su scale temporali di lungo periodo
Vanno incontro a tale processo essenzialmente i radionuclidi e bisognerebbe quindi parlare di decadimento radioattivo
Tuttavia, in un modello di trasporto, solitamente si assume questo processo valido per tutte le sostanze
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG29
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
TRASFERIMENTO DI MASSA
Reazioni acido-base
Per completezza:
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni acido-base• Secondo la definizione di Lowry-Brönsted,
acido = specie che tende donare un protone
base = specie che tende ad accettare un protone• Secondo la definizione di Lewis
acido forte = sostanza capace di accettare una coppia di elettroni
base forte = sostanza che può donare un doppietto di elettroni
• La definizione di Lewis estende il concetto di acido e base a sostanze e reazioni in cui i protoni sono assenti
• Secondo il principio HSAB (Hard and Soft Acids and Bases):basi forti tendono a reagire con acidi forti e basi deboli con acidi deboli
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni acido-baseIn un sistema acido-base pertanto avviene uno scambio di protoni:
l'acido funge da donatore e la base da accettoreacido ↔ base + H+
Nel sottosuolo l’acqua si comporta come una base rispetto a contaminanti acidi: acido + H2O ↔ base + H3O+
Esempi di acidi forti nel sottosuolo: cationi metallici (Fe3+, Al3+, Mn2+)
Esempi di basi forti nel sottosuolo: H2O, O2-, OH-, NH3, NO3-, SO42-
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Reazioni acido-baseIl pH è la scala di misura dell'acidità di una soluzione acquosa:
pH = -log10[H+]
Il termine p (operatore) simboleggia due operazioni matematiche da operare sulla concentrazione idrogenionica [H+] della soluzione acquosa
• il logaritmo in base 10 della concentrazione espressa in moli/litro• il cambio di segno del risultato
Il pH solitamente assume valori compresi tra 0 (acido forte) e 14 (base forte).
Al valore intermedio di 7 corrisponde la condizione di neutralità, tipica dell'acqua pura a 25°C.
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
TRASFERIMENTO DI MASSA
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
• Reazioni acido - base
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
• Reazioni acido - base
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Trasferimento di massaE’ il processo macroscopico che propaga i contaminanti da una sorgente (primaria, secondaria) a punti distanti da essa e che:
Trasferisce i contaminanti da un comparto ambientale all’altroPuò rendere disponibile i contaminanti presso eventuali recettori
Dipende: dalle caratteristiche del mezzo (aria - indoor/outdoor - suolo,
sottosuolo non saturo, acquifero, asta fluviale, ecc) dalle proprietà chimico - fisiche dei contaminanti e dalle forme
chimico – fisiche che questi assumono in conseguenza delle reazioni e dei meccanismi che si manifestano prima e/o durante il trasferimento
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG30
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Alla base del trasferimento di massa ci sono quindi dei processi di innesco che rendono il contaminante trasportabile a distanza dal rilascio iniziale (sorgente)
Aero –dispersione,
trasporto eolico
Mezzo di trasporto
SuoloSottosuolo non saturoAcquifero
Suolo
Comparto ambientale
sorgente
VentoVolatilizzazione
VentoCreazione di particolato e/o aerosol
ConducenteProcesso di innesco del trasporto
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Percolazione verticale
Idro-dispersioneverticale
Mezzo di trasporto
SuoloNon saturo
SuoloNon saturo
Comparto ambientale
sorgente
GravitàFiltrazione verticale
Ricarica meteoricaLisciviazione verticale
ConducenteProcesso di innesco del trasporto
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
GravitàPressioni interstiziali
Spreading sul bottom
Accumulo fase libera sul substrato della falda
Acquifero
Galleggiamento sulla superficie dell’acquifero
Trasporto in soluzione
Mezzo di trasporto
Gradiente idraulicoGradiente concentrazione
Accumulo fase libera sul tetto della falda
Acquifero
Acquifero
Comparto ambientale
sorgenteGradiente idraulicoGradiente concentrazione
Solubilizzazione
ConducenteProcesso di innesco del trasporto
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Trasferimento di massaIn seguito ci occuperemo estesamente dei processi che si sviluppano nell’acquifero
Gravità/pressioni interstizialiSpreading sul bottomAccumulo fase libera sul substrato della falda
Acquifero
Galleggiamento sulla superficie dell’acquifero
Trasporto in soluzione
Percolazione fino in falda
Idrodispersione fino in falda
Aero - dispersione
Mezzo di trasporto
Gradiente idraulico/gradiente conc.Accumulo fase libera sul tetto della falda
Acquifero
Acquifero
Suolo/Non saturo
Suolo/Non saturo
Suolo/sottosuolo non saturo/acquifero
Suolo
Comparto ambientale contaminato
Gradiente idraulico/gradiente conc.Solubilizzazione
GravitàFiltrazione verticale
Ricarica meteoricaLisciviazione verticale
VentoVolatilizzazione
VentoCreazione di particolato/aerosol
ConducenteProcesso di innesco
del trasporto
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Trasferimento di massaCe ne occuperemo con riferimento al seguente schema:
Teoria dei NAPLTeoria del trasporto in soluzione
Sostanza solubili Sostanza non solubili
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
NAPL è l’acronimo dell’anglosassone:
NON – AQUEOUS PHASE LIQUID e indica i composti di derivazione idrocarburica non miscibili o poco miscibili in acqua
Comparando il loro peso specifico a quello dell’acqua γw, sono classificati in:
DNAPL (Dense Non-Aqueous Phase Liquid)con peso specifico maggiore di γw
LNAPL (Light Non-Aqueous Phase Liquid) con peso specifico minore di γw
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG31
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Trasferimento di massa
La presenza di NAPL aumenta la complessità di un problema di contaminazione, poiché questi contaminanti in genere possono migrare sia come fase libera, che come fase disciolta, che come fase volatile.
Quando i NAPL sono assenti si ha unicamente la piuma di inquinanti in soluzione
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
Se analizzassimo meglio la contaminazione prodotta da uno sversamento di DNAPL:
Fase libera
Fase disciolta
Fase vapore (nella zona insatura)
Fase residua
Lente argillosa
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
DNAPL vs LNAPL
LNALPs[idrocarburi leggeri]
penetrano verticalmente il sottosuolo e poi galleggiano sulla
superficie libera dell’acquifero
DNAPLs[idrocarburi pesanti]
penetrano verticalmente il sottosuolo fino al substrato impermeabile dell’acquifero
Meccanismi chimico – fisici nel sottosuolo
TRASFERIMENTO DI MASSA
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
• Solubilizzazione
• Volatilizzazione
• Adsorbimento
• Reazioni di ossido-riduzione
• Formazione di complessi/chelati
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
• Reazioni acido - base
• Idrolisi/idrossilazione
• Metilazione, Metilazionebiologica
• Biodegradazione
• Decadimento
• Reazioni acido - base
1. Elementi di tossicologia2. Sorgenti di contaminazione
• Origini antropiche della contaminazione• Geometria e grado di localizzazionedella sorgente• Storia e tipologia del rilascio di contaminanti
3. Tipologie di contaminanti• Definizioni• Classi di contaminanti nella normativa italiana
4. Destino degli inquinanti nel sottosuolo• Meccanismi chimico-fisici• Comportamento ambientale
Comportamento ambientale dei contaminanti
Abbiamo appena asserito che la propagazione dei contaminanti dipende: dalle caratteristiche del mezzo (aria - indoor/outdoor - suolo, sottosuolo non
saturo, acquifero, asta fluviale, ecc) dalle proprietà chimico - fisiche dei contaminanti e dalla forma chimico - fisica
che questi assumono in conseguenza delle reazioni e dei meccanismi cui sono soggetti prima e/o durante il processo di trasporto
Allora, dalle proprietà fisico – chimiche dei contaminanti e del mezzo contaminato (suolo, sottosuolo, acquifero, ecc.) è in generale possibile:
effettuare una valutazione preliminare, ancorché indicativa, del comportamento ambientale e delle possibili vie di migrazione dei contaminanti stessi.
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG32
Comportamento ambientale dei contaminanti
Metalli pesanti
il comportamento ambientale di metalli è strettamente dipendente dalla loro forma chimica
la previsione dei fenomeni chimico – fisici cui sono soggetti non èsemplice, perché dipendente da svariati fattori:
capacità di scambio cationico (CSC)
pH
EH
Umidità
AdsorbimentoRipartizione
all’interfaccia liquido -solido
Comportamento ambientale dei contaminanti
Metalli pesanti
I siti con cariche negative sulle superfici argillose trattengono i cationi con forze elettrostatiche e, in assenza di condizioni che ne favoriscano l’idrolisi (ad es., pH molto basici), i metalli pesanti mostrano nei confronti di questi siti una tipica reattività di scambio
Tali siti hanno una importanza notevole nel rallentare il movimento dei cationi metallici, ma non sono in grado di trattenerli con forze di legame intense
Il fenomeno è quindi reversibile (desorption) e, in presenza di opportune condizioni chimiche, il metallo può tornare in forma solubile, riacquistando mobilità
Comportamento ambientale dei contaminanti
Metalli pesanti
Altri fenomeni di adsorbimento dei metalli pesanti sono dovuti ainterazioni e forze di legame molto più intense rispetto a quelle di scambio ionico, non più di natura esclusivamente elettrostatica ma anche covalente, soprattutto quando si formano complessi e/o chelati
In caso di chemisorption l’adsorbimento è meno reversibile ed ènecessario fornire l’energia di attivazione necessaria a rompere i legami covalenti che si sono formati tra metallo e superficie solida e comunque le cinetiche di desorption sarebbero più lente
Le forme chimiche dei metalli pesanti più soggette a chemisorptionsono le forme ossidate e/o idrate, molto frequenti nel terreno e nell’acquifero
Comportamento ambientale dei contaminanti
Metalli pesantiDi fondamentale importanza in un ambiente complesso come il suolo/sottosuolo/acquifero è il fenomeno di competizione cationicaPer quanto riguarda lo scambio ionico, cationi come Cu2+, Cd2+, Pb2+ si competono i siti di adsorbimento (non infiniti) sulla matrice solida con cationi naturalmente presenti nel terreno (quindi più numerosi) come K+, Ca2+, Na+
Per quanto riguarda la chemisorption i metalli sono in competizione fra loro in base ad una scala di selettività che dipende dalle caratteristiche del mezzo
In generale una scala di selettività da parte della matrice solida, a paritàdi concentrazioni, è la seguente: Pb > Cu > Zn > Ni > Cd
Comportamento ambientale dei contaminanti
Metalli pesanti
La concentrazione dei metalli ovviamente gioca un ruolo essenziale sulla mobilità degli stessi:
metalli a concentrazioni bassa sono adsorbiti con legami più forti e stabili
metalli a concentrazione elevata, viceversa, sono adsorbiti piùdebolmente e quindi sono più mobilizzabili
livelli di concentrazione elevati creano precipitati attorno alla matrice solida, variando le sue caratteristiche di reattività chimica
livelli di concentrazione differenti tra cationi diversi compresenti alterano la scala di selettività dei vari cationi
Comportamento ambientale dei contaminanti
Solventi aromatici, BTEX
Sono soggetti a intensi fenomeni di volatilizzazione
Hanno spiccata tendenza a percolare dal suolo e dal sottosuolo fino al tetto della falda
sia come NAPL
sia come sostanze disciolte
Sono quindi molto mobili in falda
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG33
Comportamento ambientale dei contaminanti
IPA (Policiclici Aromatici)
Sono scarsamente soggetti a intensi fenomeni di volatilizzazione, tranne che per i composti a minore peso molecolare
Sono relativamente insolubili in acqua
Tendono a rimanere adsorbiti sulla fase solida
Sono trasportati essenzialmente assieme alle polveri dal suolo superficiale
Comportamento ambientale dei contaminanti
Alifatici clorurati/alogenati
Generalmente volatili: hanno tempi di residenza bassi nel suolo e nel non saturo
Tendono a percolare fino alla falda e poi fino al substrato impermeabile di essa, dove si spostano per gravità
Nitrobenzeni
Moderato adsorbimento sulla frazione organica della fase solida
Sono lisciviabili dal non saturo fino alla falda
Sono scarsamente soggetti a fenomeni di volatilizzazione
Comportamento ambientale dei contaminanti
ClorobenzeniIl loro comportamento differisce sostanzialmente con il grado di
clorurazioneQuelli a minor grado di clorurazione (mono-, bi-) sono più mobili, sia
perché volatili, sia perché relativamente solubiliQuelli a maggior grado di clorurazione (penta-, esa-) tendono a rimanere
adsorbiti sulla frazione organica della fase solida e sono più idrofobi
Fenoli (clorurati e non)
Generalmente molto solubili in acqua
Generalmente scarsa volatilità
Lisciviabili da suolo e sottosuolo insaturo fino alla falda
Comportamento ambientale dei contaminanti
Fitofarmaci, PCB
Molto idrofobi e refrattari alla degradazione biologica
Tendono ad adsorbire sulla fase solida
Tuttavia nell’acquifero tendono a formare gas interstiziali e vapori
Diossine, furani
Generalmente tendono ad adsorbirsi sulla frazione organica della fase solida e quindi sono debolmente volatili e lisciviabili
Sono trasportati essenzialmente assieme alle polveri dal suolo superficiale
I congeneri a minor grado di clorurazione sono più volatili e quindi più soggetti a passare in fase gassosa, sia in atmosfera che nel sottosuolo
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: LEGENDA
SUOLO
S GW(S)
ACQUIFERO (SOLUTI)
S GW(N)S A(V)S A(P)
ACQUIFERO (NAPL)
ARIA (VAPORI)
ARIA (POLVERI)
POZZI IDROPOTABILI
ACQUE SUPERFICIALI
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: LEGENDA
SOTTOSUOLO
SS GW(S)
ACQUIFERO (SOLUTI)
SS GW(N)SS GW(G)SS A(V)
ACQUIFERO (NAPL)
ACQUIFERO (GAS)
ARIA (VAPORI)
POZZI IDROPOTABILI
ACQUE SUPERFICIALI
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG34
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: LEGENDA
ACQUIFERO
GW R(S/N)GW W(S/N)GW SS(G)GW A(V)
FIUMI(SOL/NAPL)
POZZI (SOL/NAPL)
SOTTOSUOLO (GAS)
ARIA (VAPORI)
POZZI IDROPOTABILI
ACQUE SUPERFICIALI
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: METALLI
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
SOTTOSUOLO
ACQUIFERO
SUOLO
GW W-R(S)GW SS(G)GW A(V)
SS GW(G)
S GW(S)
SS GW(S)SS A(V)
S A(V)S A(P)
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: solventi aromatici BTEX
GW W-R(S/N)GW SS(G)GW A(V)
ACQUIFERO
SS GW(G)SS GW(N)SS GW(S)SS A(V)
S GW(S) S GW(N)
SOTTOSUOLO
S A(V)S A(P)
SUOLO
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: IPA
GW W-R(S/N)GW SS(G)GW A(V)
ACQUIFERO
SS GW(G)SS GW(N)SS GW(S)SS A(V)
S GW(S) S GW(N)
SOTTOSUOLO
S A(V)S A(P)
SUOLO
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: SOLVENTI CLORURATI E ALOGENATI
GW W-R(S/N)GW SS(G)GW A(V)
ACQUIFERO
SS GW(G)SS GW(N)SS GW(S)SS A(V)
S GW(S) S GW(N)
SOTTOSUOLO
S A(V)S A(P)
SUOLO
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: FENOLI
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
SOTTOSUOLO
ACQUIFERO
SUOLO
GW W-R(S)GW SS(G)GW A(V)
SS GW(G)
S GW(S)
SS GW(S)SS A(V)
S A(V)S A(P)
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 1.Introduzione alla contaminazione di suolo,
sottosuolo, acquiferi
L1/PAG35
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: PCB
GW W-R(S/N)GW SS(G)GW A(V)
ACQUIFERO
SS GW(G)SS GW(N)SS GW(S)SS A(V)
S GW(S) S GW(N)
SOTTOSUOLO
S A(V)S A(P)
SUOLO
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
vapori
polveri
soluti
NAPLgassoluti
NAPL
soluti
DNAPL
LNAPL
Comportamento ambientale dei contaminanti
Vie di migrazione indicative: DIOSSINE, FURANI
GW W-R(S/N)GW SS(G)GW A(V)
ACQUIFERO
SS GW(G)SS GW(N)SS GW(S)SS A(V)
S GW(S) S GW(N)
SOTTOSUOLO
S A(V)S A(P)
SUOLO
MEDIO-BASSA
MEDIO-ALTA
Tendenza a seguire una via di migrazione
BASSA
MEDIA
ALTA
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG1
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
LA VELOCITA’ DI DARCY
Idrologia sotterranea = studio del moto di fluidi nel sottosuolo =
meccanica dei fluidi nei mezzi porosi
lascia inalterato il significato fisico di grandezze come la
pressione o la densità di un fluido,
muta il significato fisico della grandezza velocità,
per velocità non si intende la rapidità con cui una particella
fluida cambia posizione in un sistema di riferimento
LA VELOCITA’ DI DARCY
In idrologia sotterranea quando si parla di velocità, si intende
parlare della velocità di Darcy, data dal volume di acqua che
nell'unità di tempo attraversa la sezione di un Volume Elementare
Rappresentativo, intesa come insieme di spazi vuoti e spazi occupati
dai grani solidi
tAV
AQU
∆⋅∆
==
Q
∆V
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
LA LEGGE DI DARCY
Acqua in moto in un mezzo poroso =
= fluido soggetto a:
forze direttamente responsabili del moto:forze direttamente responsabili del moto:
o forze di superficie dovute alla pressione
o forze di massa dovute alla gravità
forze che si oppongono al moto:forze che si oppongono al moto:
o forze resistenti al moto
LA LEGGE DI DARCY
z
l
θ
dl
Fdz
ndAdldldpp )( +
)( gndAdlρ
pndA
FgndAdlndAdldldpppndA +=+− ϑρ sin)()(
)(dldzg
dldp
ndAdlF ρ+−=
θsindldz =
L'equilibrio delle forze agenti sull'acqua in moto all'interno del volume poroso in figura fornisce:
poiché
=ndA
=n
=ndV
dA
dV
Porosità totale
Sezione liquida
Volume liquido
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG2
LA LEGGE DI DARCY
)(dldzg
dldp
ndAdlF ρ+−=
Forze resistenti al moto per unità di volume
Forze responsabili del moto per unità di volume
Componente lungo l’asse di moto della forza-peso
Risultanti delle spinte idrodinamiche lungo l’asse di moto
LA LEGGE DI DARCY
Esplicitiamo le resistenze al moto Esplicitiamo le resistenze al moto FF, considerando alcune soluzioni esatte , considerando alcune soluzioni esatte
delldell’’equazione di equazione di NavierNavier--StokesStokes valide per problemi di moto di fluidi viscosi valide per problemi di moto di fluidi viscosi
con geometrie semplicicon geometrie semplici
Tubo cilindrico di raggio R (piccolo)
Sottile film fluido di spessore d in moto su un piano
Sottile spessore b compreso tra due piani
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpv
Rρµ
2
8
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpv
dρµ
2
3
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpv
bρµ
2
12
con velocità media del fluido:v
= permeabilità intrinseca k [L2]
LA LEGGE DI DARCY
Dal confronto tra le soluzioni ESATTE dell’equazione di N.S. e l’equazione esprimente l’equilibrio tra le forze agenti su un fluido in moto in un mezzo poroso, si ottiene:
== Ud
CndAdl
F2
µnumero adimensionale che dipende dalla forma dei canalicoli all’interno del mezzo poroso (tortuosità)
dimensione caratteristica dei suddetti canalicoli
:d
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldp
CdU ρµ
2
Cd
2
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpkU ρ
µ
Legge di Darcy
:C ⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−
dldzg
dldp ρ
LA LEGGE DI DARCY
E’ una forma monodimensionale e indefinita della legge di Darcy
La forma consueta della legge di Darcy è scritta in termini vettoriali e le forze responsabili del moto vengono espresse come gradiente di una funzione potenziale h(x,y,z) :
zgph +=ρ
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpkU ρ
µ
LA LEGGE DI DARCY
la funzione potenziale h(x,y,z) è il carico piezometrico associato al fluido in moto (che per i fluidi in moto nei mezzi porosi èpressocchè pari al carico idraulico)
h(x,y,z) è l’energia associata all’unità di massa di fluido, ossia, la capacità di compiere lavoro posseduta dalle forze responsabili del moto dell’unità di massa fluida
il gradiente (negativo) di h(x,y,z) rappresenta le forze responsabili del moto per unità di massa fluida
zgph +=ρ
LA LEGGE DI DARCY
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛ +−=
dldzg
dldpkU ρ
µ
dldhgkU
zgp
dldgkU
µρ
ρµρ
−=
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+−=
hgk gradUµρ
−=
Riscrivendo la legge di Darcy ed :
estendendo alle tre direzioni di un sistema
di riferimento cartesiano
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG3
LA LEGGE DI DARCY
hgk gradUµρ
−=
µρgkK =
hK gradU ⋅−=
Introducendo la conducibilità idraulica K [LT-1]:
(parametro del moto che combina le proprietà del fluido con la permeabilità intrinseca del mezzo)
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
ETEROGENEITÀ E ANISOTROPIA DI UN MEZZO POROSO
Come si modifica la legge di Darcy per un mezzo poroso
Eterogeneo
Anisotropo
Eterogeneo & Anisotropo
?
ETEROGENEITÀ E ANISOTROPIA DI UN MEZZO POROSO
Un mezzo poroso è eterogeneo quando le sue proprietà fisico –
idrauliche variano da punto a punto
Un mezzo poroso è eterogeneo quando: ),,( zyxKK =
la conducibilità idraulica varia da punto a punto
L’eterogeneità del mezzo non comporta alcuna variazione della
struttura matematica della legge di Darcy:
K continua ad essere uno scalare
il vettore velocità di Darcy U è colineare (ma di verso opposto)
al vettore gradh.
ETEROGENEITÀ E ANISOTROPIA DI UN MEZZO POROSO
>>>> Un mezzo poroso è anisotropo quando la conducibilità idraulica K
o meglio la permeabilità intrinseca k varia con la direzione
>>>> Isotropo è un mezzo poroso in cui k assume lo stesso valore in
tutte le direzioni
>>>> In un mezzo poroso anisotropo le resistenze al moto non sono le
stesse in tutte le direzioni: l’acqua tende a muoversi seguendo le
direzioni di minore resistenza, ossia, di maggiore permeabilità
La permeabilità intrinseca e quindi la conducibilità idraulica
non sono più quantità scalari ma tensori del 2° ordine
Non necessariamente sussiste la colinearità della velocità di
Darcy con gradh
ETEROGENEITÀ E ANISOTROPIA DI UN MEZZO POROSO
Generalizzazione della legge di Darcy
hgradKU ][−=
in termini scalari dà luogo a tre equazioni, giacché la conducibilitàidraulica è un tensore del secondo ordine con nove componenti non nulle
è sempre possibile, con l’ausilio del calcolo matriciale (calcolo degli autovalori e dei relativi autovettori), adottare un sistema di riferimento cartesiano individuato da tre direzioni ortogonali rispetto alle quali il tensore di permeabilità si riduce ad una forma matriciale diagonale
ciò equivale determinare le direzioni principali di permeabilità, rispetto alle quali si ripristina la colinearità tra U e gradh
nello studio del moto in un mezzo poroso anisotropo è implicita l’adozione di un sistema di riferimento cartesiano dato dalle direzioni principali di permeabilità
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG4
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
BILANCIO DI MASSA DI UN FLUIDO IN MOTO IN UN MEZZO POROSO
tempounità
ataimmagazzinmassaVARIAZIONE
tempounità
uscentemassa
tempounità
entrantemassa=−
se la massa uscente è maggiore di quella entrante la variazione della massa fluida immagazzinata nel volume di controllo è da considerare negativa
Il bilancio di massa o principio di conservazione della massa esprime il principio secondo cui, rispetto ad un volume di controllo
BILANCIO DI MASSA DI UN FLUIDO IN MOTO IN UN MEZZO POROSO
=−tempounità
uscentemassa
tempounità
entrantemassa ( ) zyxdiv ∆∆∆vρ
zyxtdt
M∆∆∆
∂∂
−=∂
−ρ
M indica la massa fluida immagazzinata nel volume di controlloEquazione di bilancio
di massa di un fluido in moto rispetto ad un volume fluido di controllo
zyx ∆∆∆
( )t
div∂∂
−=ρρv
xvρdx
xvv x
x ∂∂
+)(ρρ
=tempounità
ataimmagazzinmassaVARIAZIONE
BILANCIO DI MASSA DI UN FLUIDO IN MOTO IN UN MEZZO POROSO
( ) zyxtn
tM
∆∆∆∂
∂−→
∂∂
−ρ
Per un fluido in moto all’interno di un mezzo poroso:>> la variazione di massa riguarda solo gli spazi vuoti occupati dal fluido
>> in luogo della velocità vv del fluido dovràintervenire la velocità di Darcy U
PERTANTO: (prescindendo da eventuali pompaggi o ricariche)
( ) ( )nt
div ρρ∂∂
−=UBilancio di massa per un fluido in moto in un mezzo poroso
( )t
ndiv∂∂
−=ρρUin un mezzo poroso indeformabile
( ) ( ) zyxdivzyxdiv ∆∆∆→∆∆∆ Uv ρρ (
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
RILASCIO/IMMAGAZZINAMENTO DI ACQUA IN UN ACQUIFERO
Nella gestione delle risorse idriche un acquifero sotterraneo può esserevisto come un sistema in grado di svolgere due funzioni:
la funzione di serbatoio, di riserva naturale di acqua generalmente dibuona qualità
la funzione di condotta d’adduzione di acque, le acque naturalmenteospitate dall’acquifero o quelle immesse dall’esterno
>> I meccanismi con cui un acquifero sotterraneo rilascia (immagazzina) acqua sono fisicamente diversi a seconda che l’acquifero sia freatico o confinato, anche se
>> le variazioni di volume del serbatoio naturale di acqua che un acquifero sotterraneo costituisce sono sempre segnalate dalle oscillazioni della sua superficie piezometrica
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG5
In un acquifero freatico l’abbassamento della superficie piezometrica, che è
superficie libera della falda, comporta il drenaggio del mezzo poroso,
comporta cioè un processo in cui l’aria progressivamente prende il posto
dell’acqua nella matrice porosa
FREATICO
RILASCIO/IMMAGAZZINAMENTO DI ACQUA IN UN ACQUIFERO
Un acquifero confinato rilascia acqua in virtù della compressibilità della
matrice solida e delle variazioni di densità dell’acqua nei pori causata dalla
variazione della sua pressione
CONFINATO
RILASCIO/IMMAGAZZINAMENTO DI ACQUA IN UN ACQUIFERO
Nel primo caso il processo avviene essenzialmente per drenaggio
(desaturazione) della matrice porosa. Il processo di rilascio
(immagazzinamento) d’acqua è governato dalla porosità effettiva ne.
Nel secondo caso il processo avviene per compressione della matrice
solida e dell’acqua in essa contenuta. Il processo di rilascio
(immagazzinamento) d’acqua è governato da un parametro che prende il
nome di immagazzinamento specifico Ss
RILASCIO/IMMAGAZZINAMENTO DI ACQUA IN UN ACQUIFERO
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
pz −= σσ
Con riferimento ad un modello unidimensionale, si considerino le caratteristiche meccaniche di un mezzo poroso confinato.
Gli sforzi σ trasferiti dai depositi posti al di sopra del tetto dell’acquifero sono assorbiti:
o in parte dagli sforzi intergranulari σz
(tensioni effettive)
o in parte dalle pressioni p nell’acqua (pressioni neutre)
Dall’equilibrio si ha:
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
Prelievo di acqua
Riduzione altezza piezometrica hp
Riduzione pressioni neutre
Incremento di tensioni effettive
dpd z −=σ
Lo sforzo totale non
variaVariazione di porosità della matrice solida
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG6
Determiniamo il volume di acqua rilasciata da un volume unitario di mezzo poroso quando la superficie piezometrica si abbassa di una unità
massa d’acqua contenuta nel
volume zyxnM ∆∆∆= ρ
variazione di questa massa d’acqua
(trascurando def. lat.) }{ yxzdnznddM ∆∆∆+∆= ρρ )(
ρ
ρ
zdndM
znddM
∆=
∆=
2
)(1o il primo termine rappresenta il contributo della variazione di porosità della matrice solida
o il secondo termine rappresenta il contributo della variazione di densità dell’acqua nei pori
∆z
∆x∆y
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
Nelle ipotesi di comportamento elastico del sistema e di indeformabilità dei
grani solidi, si definisce compressibilità della matrice solida la variazione del
volume dei pori per unità di volume vuoto e per un incremento unitario delle
tensioni effettive
dpznd
zndznd
zn zp
)(1)(1 ∆∆
=∆
∆−=
σα
zdpndM p ∆= ρα1
Pertanto: ρ znddM ∆= )(1
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
Analogamente la compressibilità dell’acqua esprime la relazione tra la
variazione di volume e la variazione di pressione di una massa costante
d’acqua per unità di volume di acqua
dpdV
Vw
w
1−=β
Poiché la massa dell’acqua è costante, dalla definizione di densità si ottiene
dpVdVdV
VVdV
VM
VMdd
W
WW
wWw
WW
ρβρρρ =−=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛−=⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛−=⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛= 22
111
dpzndM βρ∆=2Pertanto: ρzdndM ∆=2
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
zyxdpndM
yxdpznzdpnyxdMdMdM
p
p
∆∆∆+=
∆∆∆+∆=∆∆+=
)(
)()( 21
βαρ
βρρα
dpnzyx
dMp )( βαρ +=
∆∆∆
Quello che interessa determinare, tuttavia, è la variazione di volume.
Dividendo membro a membro per la densità si ottiene:
Dunque:
rappresenta la variazione di volume d’acqua dovuta sia alla compressibilitàdella matrice porosa che alla compressibilità dell’acqua
wVd dpnzyx
Vdp
W )( βα +=∆∆∆
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
Infine, è conveniente esprimere la su scritta variazione di volume d’acqua in funzione della variazione di altezza piezometrica piuttosto che di pressione:
pdhdp γ=
dpnzyx
Vdp
W )( βα +=∆∆∆
)(1 βαγ +=∆∆∆
= pp
Ws n
dhVd
zyxS
che rappresenta l’espressione dell’immagazzinamento specifico
volume d’acqua rilasciato dall’acquifero per unità di volume e per un abbassamento unitario della superficie piezometrica
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
>> Ss si misura in m-1 e negli acquiferi confinati è funzione della compressibilità della matrice solida e della compressibilità dell’acqua in essa contenuta
>> I fenomeni di compressione della matrice solida e variazione della pressione dell’acqua nei pori interessano anche gli acquiferi freatici
>> Ai fini del rilascio di acqua essi contribuiscono in misura poco significativa rispetto al drenaggio della matrice solida
>> L’immagazzinamento specifico degli acquiferi freatici è fisicamente diverso da quello associato agli acquiferi confinati
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG7
Dall’immagazzinamento specifico Ss è facilmente desumibile: il coefficiente d’immagazzinamento S
bSS s=
dove b è lo spessore dell’acquifero.
È adimensionale e può essere interpretato come il volume d’acqua rilasciato da una colonna di acquifero di sezione unitaria e altezza b per un abbassamento unitario della superficie piezometrica.
Nell’utilizzo di tale parametro occorre verificare che lo spessore dell’acquifero considerato si mantenga costante
bs
..cp
IMMAGAZZINAMENTO SPECIFICO DI UN ACQUIFERO CONFINATO
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
>> Si deriva combinando l’equazione di bilancio di massa con la legge di Darcy
>> Esprime sempre il principio di conservazione della massa
>> Assume forma diversa per mezzi porosi confinati e non confinati poichédiverso è il modo in cui l’acqua viene rilasciata o immagazzinata
>> la variazione della massa idrica immagazzinata in un volume di controllo è governata da parametri diversi
[ ] hgradKU •−=( )tMdiv∂∂
−=Uρ
Equazione del motoEquazione del moto
dtM∂
−
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
( )dxUx
U xx ρρ∂∂
+xUρtM∂∂
−
Risultante dei flussi in entrata ed in uscita nel volume di controllo
( ) ( ) ( ) ( ) dxdydzUz
Uy
Ux
div zyx ⎥⎦
⎤⎢⎣
⎡∂∂
+∂∂
+∂∂
= ρρρρU
tMdxdydz
zUz
yU
xU yx
∂∂
−=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
+∂∂
+∂∂ρ
Equazione di bilancio della massa
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
Introducendo la equazione di Darcyrispetto ad un sistema di riferimento dato dalle direzioni principali di permeabilità
tMdxdydz
zU
yU
xU zyx
∂∂
−=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
+∂∂
+∂∂ρ
tM
dxdydzzhK
zyhK
yxhK
x zyx ∂∂
=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂ 11
ρ
⎥⎥⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢⎢⎢
⎣
⎡
∂∂
∂∂
∂∂
•⎥⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢⎢
⎣
⎡−=
⎥⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢⎢
⎣
⎡
zh
yh
xh
KK
K
UUU
z
y
x
z
y
x
00000
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
( ) ( )thn
tpn
tM
dxdydz pp ∂∂
+=∂∂
+=∂∂ βαργβαρ1
Richiamando la variazione di massa fluida immagazzinata in un mezzo poroso confinato espressa in funzione della compressibilità della matrice solida e dell’acqua porica
( )thn
zhK
zyhK
yxhK
x pzyx ∂∂
+=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂ βαγ
tM
dxdydzzhK
zyhK
yxhK
x zyx ∂∂
=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂ 11
ρ
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG8
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
( )βαγ += pS nS
E poiché avevamo definito immagazzinamento specifico la quantità:
( )thn
zhK
zyhK
yxhK
x pzyx ∂∂
+=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂ βαγ
thS
zhK
zyhK
yxhK
x Szyx ∂∂
=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
( )thShdiv S ∂∂
=Kgrad
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
( )thShdiv S ∂∂
=Kgrad
Equazione generale del moto idrico sotterraneo per un acquiferoconfinato
(mezzo poroso confinato, eterogeneo e anisotropo)
La sua soluzione fornisce la distribuzione spazio – temporale del carico piezometrico h(x,y,z).
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO CONFINATO
thS
zhK
yhK
xhK Szyx ∂
∂=
∂∂
+∂∂
+∂∂
2
2
2
2
2
2
th
KS
zh
yh
xh S
∂∂
=∂∂
+∂∂
+∂∂
2
2
2
2
2
2
th
KSh S
∂∂
=∇2
th
TS
th
bKS
h∂∂
=∂∂
=∇2
02 =∇ h
OMOGENEO E ANISOTROPO
OMOGENEO E ISOTROPO
OMOGENEO E ISOTROPO di spessore costante b
OMOGENEO E ISOTROPO in condizioni stazionarie
con: T = bKTrasmissività(m2/s)
thS
zhK
zyhK
yxhK
x Szyx ∂∂
=⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
CASO GENERALE
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
La derivazione dell’equazione del moto idrico sotterraneo per un mezzo
poroso non confinato è basata sull’assunzione di Dupuit (1863)
secondo cui il moto è essenzialmente orizzontale, vale a dire, fissata
una verticale, le velocità hanno direzione orizzontale e parallele l’un
l’altra
L’introduzione di questa semplificazione si è resa necessaria per
superare il problema dato dal fatto che la posizione iniziale della
superficie libera è nello stesso tempo un output e un input
dell’equazione del moto
Ciò ha sconsigliato un approccio matematico rigoroso, che avrebbe
comportato sviluppi analitici piuttosto complicati, in favore di un
approccio più pratico basato sull’assunzione di Dupuit
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
Se l’assunzione di Dupuit è valida, le velocità hannocomponente verticale nulla
In accordo alla legge di Darcy, il carico piezometrico non varia lungo la direzione verticale
( )yxhhzh
,0 =→=∂∂
! lo studio del moto in un mezzo poroso non confinato diventa un problema bidimensionale
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG9
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
L’assunzione di moto essenzialmente orizzontale è da ritenere
pienamente valida per gli acquiferi in cui lo spessore saturo varia
gradualmente rispetto alla estensione orizzontale, cioè, quando la
pendenza della superficie libera è relativamente piccola
Più precisamente è stato fissato (Bear, 1972): 12
<<⎟⎠⎞
⎜⎝⎛dxdh
Tale circostanza si verifica per la
gran parte degli acquiferi naturali,
che hanno sempre una estensione
orizzontale predominante sulla
loro dimensione verticale
L>>h
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
L’assunzione di Dupuit è meno valida o per niente valida in corrispondenza di zone dell’acquifero dove è presente nel moto una forte componente verticale.
Ciò succede, ad esempio:
nei pressi dei pozzi non completi,
nelle vicinanze di affioramenti sorgentizi,
nelle zone di interfaccia con corsi d’acqua superficiali.
E’ stato comunque trovato che già a breve distanza (1.5 ÷ 2 volte lo spessore saturo medio) si ripristinano le condizioni di moto essenzialmente orizzontale.
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
dh
h
dxdy dV = dxdydh
dVW = dV .ne
QxQy
Variazione volume d’acqua
immagazzinato
Volume acqua rimovibile da un volume dV = dxdydh
=∂∂
+∂∂ dy
yQ
dxxQ yx
=∂∂
+∂∂ dy
yQ
dxxQ yx dxdy
thn
tV
ew
∂∂
−=∂∂
−
dVW = dV .ne
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
Per un mezzo poroso non confinato omogeneo e
isotropo th
Kn
yhh
yxhh
xe
∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
thn
yhhK
yxhhK
x eyx ∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
Equazione non lineare del moto per un mezzo poroso non confinato, eterogeneo
e anisotropo
hdxyhKhdxUQ
hdyxhKhdyUQ
yyy
xxx
∂∂
−==
∂∂
−==
*
*
=∂∂
+∂∂ dy
yQ
dxxQ yx dxdy
thne ∂∂
−
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
La soluzione dell’equazione non lineare del moto non confinato non è
agevole neanche nel caso di moto stazionario.
Se ne è cercata quindi una forma linearizzata.
La linearizzazione della equazione è effettivamente possibile nei casi in
cui si possa assumere che le oscillazioni temporali della superficie libera,
siano trascurabili rispetto ad uno spessore saturo medio dell’acquiferoh..cp ..cp ..cp
h
1t 2t 3t
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
Per mezzo non confinato eterogeneo e anisotropo, poste le seguenti,
),( yxKK xx = hKT xx =
),( yxKK yy = hKT yy =
thn
yhT
yxhT
x eyx ∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂Equazione
linearizzata del motonon confinato
Per mezzo omogeneo e
isotropo
kostK =
hKT = th
Tn
yh
xh e
∂∂
=∂∂
+∂∂
2
2
2
2
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
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EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
Dalla linearizzazione dell’equazione del moto non confinato si è ottenuto una equazione di forma analoga all’equazione del moto per acquiferi confinati
( )thnhdiv e ∂∂
=Tgrad
Infatti, se anche per un acquifero confinato si assumesse la validitàdell’ipotesi di Dupuit di moto essenzialmente orizzontale, essendo lo spessore acquifero pari a b ≈ cost
bKTbKT
yy
xx
=
=
thS
yhT
yxhT
x
thS
yhK
yxhK
x
yx
Syx
∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
( )thShdiv∂∂
=Tgrad
In conclusione, se sussistono le condizioni per poter studiare il moto idrico sotterraneo come un problema bi-dimensionale, ossia,
per gli acquiferi non confinati: spessore saturo poco variabile nello spazio e nel tempo attorno ad uno spessore saturo medio
per gli acquiferi confinati: spessore dell’acquifero poco variabile nello spazio attorno ad uno spessore
(circostanze che ricorrono quasi sempre se la scala di studio è regionale o sub-regionale)
le equazioni per lo studio del moto idrico sotterraneo sono formalmente analoghe e in funzione della trasmissività T
Rimane fisicamente diverso il meccanismo di rilascio/immagazzinamento, governato da ne o da S
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
( )thnhdiv e ∂∂
=Tgrad ( )thShdiv∂∂
=Tgrad
h
b
L’equazione di del moto per un mezzo non confinato omogeneo e isotropo, in condizioni stazionarie diventa:
0=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
yhh
yxhh
x
02
22
2
22
=∂∂
+∂∂
yh
xh
dato che:
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=⎟
⎠⎞
⎜⎝⎛
22
22' h
dxdhD
dxdhh
che può essere riscritta come equazione di Laplace nella variabile h2
022 =∇ h
EQUAZIONE DEL MOTOMEZZO POROSO NON CONFINATO
th
Kn
yhh
yxhh
xe
∂∂
=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
Si consideri il sistema poroso in figura: un deposito omogeneo eisotropo compreso tra due canali paralleli a carico idraulico diverso
ESERCIZIO 1
Essendo trascurabile il moto nella direzione ortogonale al piano e stante l’assunzione di Dupuit
02
22
=dx
hd
1
2
Cdxdh
= 12 Cdxdhh =
212 CxCh +=
Integrando
Integrando ancora
ESERCIZIO 1
per
per
20
2 hh = 0=x
202 hC =
22Lhh = Lx =
LhhC L
20
2
1−
=
Ponendo le condizioni al contorno
xL
hhhxL
hhhh LL22
020
20
220
2 −−=
−+=
Pertanto
ESERCIZIO 1
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
L1/APPENDIX/PAG11
D’altra parte per la legge di Darcy :
1⋅⋅−=⋅= hdxdhKAUQ
KQC
KQ
dxdhh 2
1 −=→−=
12 Cdxdhh =
Pertanto:
poiché era
ESERCIZIO 1Dunque:
212 CxCh +=
202 hC =
KQC 2
1 −= xL
hhhxKQhh L
2202
020
2 2 −−=−=
LhhC L
20
2
1−
=
KQC 2
1 −=( )22
02 LhhL
KQ −=
ESERCIZIO 1
Dalla soluzione dell’equazione di Laplace in h2, si deriva per h(x) una forma parabolica che non corrisponde a realtà. Per quale ragione la reale superficie libera:
- è posizionata leggermente al di sopra della soluzione ottenuta- interseca il profilo a valle del deposito poroso in un punto posto superiormente alla quota h = hL
- forma sul profilo di valle del deposito una superficie di gocciolamento a carico variabile
La ragione per cui la soluzione ottenuta non èrigorosamente esatta, in particolare, man manoche si procede verso valle, è che l’assunzione diDupuit non è più valida.
Non è possibile, cioè, trascurare la componenteverticale del moto, in particolare, man mano checi si avvicina al canale di valle.
ESERCIZIO 1RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
Come si modifica l’equazione del moto per tenere conto della ricarica W ?
Assunta l’ipotesi di Dupuit, procedendo con le consuete considerazioni di bilancio operato su un opportuno volume di controllo, occorre portare in computo il contributo della ricarica esterna uniforme W:
dyyQ
dxxQ yx
∂
∂+
∂∂
Wdxdydxdythne +∂∂
−=
( ) ( )dyhdxUy
dxhdyUx yX **
∂∂
+∂∂
⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
−∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
−∂∂ hdx
xhK
yhdy
xhK
x yx
dh
h
dxdy
QxQy
W
MOTO UNIDIMENSIONALE CON RICARICA UNIFORMEMENTE DISTRIBUITA
Pertanto, l’equazione del moto per un mezzo poroso non confinato soggetto a ricarica distribuita W è la seguente:
0=+⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
KW
yhh
yxhh
x
WxhhK
yxhhK
x yx +⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
∂∂
∂∂
thne ∂∂
=
Considerando un mezzo omogeneo e isotropo in condizioni stazionarie:
MOTO UNIDIMENSIONALE CON RICARICA UNIFORMEMENTE DISTRIBUITA
Corso Base in Siti Contaminati Appendice Lezione 1 - Richiami di idrologia sotterranea
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ESERCIZIO 2
Analizziamo ora il sistema poroso in figura: un deposito omogeneo e isotropo compreso tra due canali a carico idraulico eguale e soggetto ad una ricarica uniformemente distribuita W [L3T-1L-2] con condizioni di moto stazionario
Stante la trascurabilità del moto nella direzione ortogonale al foglio, pertanto, l’equazione utile a risolvere il problema di moto per il sistema in figura è la seguente
0=+⎟⎠⎞
⎜⎝⎛
KW
dxdhh
dxd
che integrata con le opportune condizioni al contorno, fornisce la soluzione del problema di moto considerato
ESERCIZIO 2
Tuttavia, vogliamo procedere con considerazioni diverse ma forse piùutili alla comprensione delle dinamiche idrauliche che si sviluppano nel problema in studio. Da immediate considerazioni di continuità si ha, infatti
WxdxdhKhQ =−=
WxdxKhdh =−
CxKWh +−= 22E integrando
ESERCIZIO 2Ponendo le seguenti condizioni al contorno:
20
2 hh =2Lx =
CLKWh +−=
4
220 4
220
LKWhC +=
CxKWh +−= 22
⎥⎥⎦
⎤
⎢⎢⎣
⎡⎟⎠⎞
⎜⎝⎛−−=
222
02
2Lx
KWhh
ESERCIZIO 2
Il sistema appena studiato schematizza in maniera adeguata un problema legato ad una esigenza molto sentita nelle irrigazioni agricole,consistente nell’evitare che l’innalzamento della falda, conseguente alla ricarica delle irrigazioni stesse, sia tale da minacciare le colture impiantate.
Si deve calcolare l’innalzamento massimo della superficie libera dell’acquifero e valutare, di conseguenza, gli eventuali provvedimenti da prendere, in termini di regolazione delle irrigazioni o di incremento del drenaggio laterale della falda, al fine di salvaguardare la buona riuscita delle colture agricole impiantate
ESERCIZIO 2
20
2max 4
hK
WLh +=
Per il sistema analizzato, stante la simmetria rispetto all’asse z, il massimo innalzamento della falda non potrà che essere localizzato in
x=0
ESERCIZIO 2
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L1/APPENDIX/PAG13
RICHIAMI DI IDROLOGIA SOTTERRANEA
1. Velocità di Darcy
2. Legge di Darcy
3. Eterogeneità e anisotropia di un mezzo poroso
4. Bilancio di massa di un fluido in moto in un mezzo poroso
5. Il rilascio/immagazzinamento di acqua in un acquifero
6. Immagazzinamento specifico in un acquifero confinato
7. Equazione del moto in un mezzo poroso confinato
8. Equazione del moto in un mezzo poroso non confinato
9. Equazione del moto non confinato con ricarica distribuita
10. Esercizi
Sommario
ESERCITAZIONE/1
K = COST
W
L
x
Per il sistema in figura, omogeneo e isotropo, trovare e plottarel’equazione del profilo della superficie libera in condizioni stazionarie.
DATI
K=1e-5 cm/s
W = 0.03 cm/d
L=100 m
Hm=12 m
Hv=5 m
ESERCITAZIONE/2Per il sistema in figura:
calcolare e plottare il profilo della superficie piezometrica in condizioni stazionarie.
Valutare il massimo innalzamento della falda dovuto alle irrigazioni praticate nelle aree agricole adiacenti il fiume.
DATI
W = 8.2 E-4 m/d
K = 4.41 m/d
LEZIONE 22.A Disciplina italiana della bonifica dei siti contaminati2.B Introduzione all’Analisi di Rischio sanitario
Ing. Emanuele MigliariCorso Base di Siti Contaminati
per studenti universitari, professionisti e personale della pubblica amministrazione
PRESENTAZIONE
La lezione 2 inquadra la bonifica di un sito contaminato nella normativa vigente in campo nazionale, alla luce del nuovo approccio metodologico fondato sull’analisi di rischio sanitario introdotto dal Testo Unico Ambiente (D.Lvo 152/2006).Vengono quindi introdotti i principi dell’analisi di rischio sanitario, che verranno ripresi e approfonditi in una successiva lezione.
Obiettivi di apprendimento:Mettere a fuoco le differenze concettuali e di metodo di un approccio risk – based e sito –
specifico alla bonifica di un sito contaminato, rispetto ad un approccio basato su limiti tabellatiuniversalmente validi
Cominciare a ragionare in termini risk – based e guadagnare fiducia rispetto ad una valutazione più complessa e sito – specifica, ma anche più cost-effective e quindi raccomandabile per un ottimale uso delle risorse finanziarie
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 2.ADisciplina italiana della bonifica dei siti
contaminati
L2.A/PAG1
SOMMARIOSOMMARIOLL’’impianto della legislazione impianto della legislazione prepre--vigentevigente
((Art.Art. 17 DLGS 22/97; DM 471/99)17 DLGS 22/97; DM 471/99)
LL’’impianto della nuova disciplina impianto della nuova disciplina
(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)
Normative a confronto Normative a confronto
Le fasi di una bonificaLe fasi di una bonifica
Tabelle a confrontoTabelle a confronto
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Prima dellPrima dell’’emanazione del T.U. Ambiente la disciplina italiana emanazione del T.U. Ambiente la disciplina italiana della bonifica dei siti inquinati si basava sul DM 471 del 1999,della bonifica dei siti inquinati si basava sul DM 471 del 1999,che aveva tradotto in termini attuativi quanto disposto dallche aveva tradotto in termini attuativi quanto disposto dall’’art. art. 17 del DLGS 22/97 (Decreto RONCHI di riordino della normativa 17 del DLGS 22/97 (Decreto RONCHI di riordino della normativa italiana sui rifiuti)italiana sui rifiuti)
LL’’art. 17 del DLGS 22/97 enunciava il seguente principio: art. 17 del DLGS 22/97 enunciava il seguente principio:
“…“…chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti di cui al comma 1 lettera a), ovvero determina un perdei limiti di cui al comma 1 lettera a), ovvero determina un pericolo icolo concreto ed attuale di superamento dei limiti medesimi, concreto ed attuale di superamento dei limiti medesimi, èè tenuto a tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza,procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e deglibonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degliimpianti dai quali deriva il pericolo di inquinamentoimpianti dai quali deriva il pericolo di inquinamento…”…”
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione prepre--vigentevigente
era inquinato il sito nel quale anche uno solo dei valori di concentrazione delle sostanze inquinanti nel suolo o nel sottosuolo o nelle acque sotterranee o nelle acque superficiali risulti superiore o uguale ai valori di concentrazione limite accettabili fissati
In caso di superamento dei valori di concentrazione limite accettabili per le sostanze inquinanti, il sito interessato deve essere sottoposto ad interventi di bonifica tendenti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti riducendone le concentrazioni al di sotto dei limiti accettabili fissati
Secondo lSecondo l’’impianto dellimpianto dell’’art. 17 del art. 17 del D.LgsD.Lgs 22/97 e del DM 22/97 e del DM 471/99:471/99:
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione prepre--vigentevigente
I I limiti di accettabilitlimiti di accettabilitàà nei terreni e nelle acque erano stabiliti nei terreni e nelle acque erano stabiliti in funzione della in funzione della destinazione ddestinazione d’’usouso (residenziale/industriale)(residenziale/industriale)
Deroghe allDeroghe all’’obbligo di bonifica cosobbligo di bonifica cosìì concepito erano consentite concepito erano consentite soltanto qualora si dimostrasse, in fase di soltanto qualora si dimostrasse, in fase di progettazione progettazione preliminarepreliminare, la non raggiungibilit, la non raggiungibilitàà dei dei limiti di accettabilitlimiti di accettabilitààneppure con lneppure con l’’applicazione delle applicazione delle migliori tecnologie disponibili a migliori tecnologie disponibili a costi sopportabilicosti sopportabili
In questo caso non si parlava di bonifica ma di In questo caso non si parlava di bonifica ma di bonifica con bonifica con misure di sicurezzamisure di sicurezza e gli obiettivi di bonifica venivano definiti sulla e gli obiettivi di bonifica venivano definiti sulla base di base di unun’’analisi di rischioanalisi di rischio condotta secondo metodologie condotta secondo metodologie riconosciute a livello internazionalericonosciute a livello internazionale
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione prepre--vigentevigente
Il DM 471/99 non consentiva l’applicazione a priori dell’analisi di rischio ad un sito inquinato per stabilire i livelli ammissibili sito-specifici di qualità di suolo e acque
Invece prevedeva, in tutti i casi, la realizzazione del Progetto preliminare prima dell’eventuale ricorso all’analisi di rischio
Nel caso in cui il Progetto preliminare dimostrasse che non era possibile, con le migliori tecnologie di bonifica disponibili a costi migliori tecnologie di bonifica disponibili a costi sopportabilisopportabili, raggiungere i valori di concentrazione limite accettabili per l’uso specifico del sito, era necessario dichiarare esplicitamente quali sono i valori di contaminazione residua che nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque sotterranee e superficiali, la bonifica non era in grado di trattare
L’analisi di rischio avrebbe dovuto dimostrare che il rischio sanitario associato alla contaminazione residua è accettabile
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione prepre--vigentevigente
SOMMARIOSOMMARIOLL’’impianto della legislazione impianto della legislazione prepre--vigentevigente
((Art.Art. 17 DLGS 22/97; DM 471/99)17 DLGS 22/97; DM 471/99)
LL’’impianto della nuova disciplina impianto della nuova disciplina
(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)
Normative a confronto Normative a confronto
Le fasi di una bonificaLe fasi di una bonifica
Tabelle a confrontoTabelle a confronto
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 2.ADisciplina italiana della bonifica dei siti
contaminati
L2.A/PAG2
Il Testo Unico Ambiente - Titolo V, Parte IV - capovolge l’impianto del art. 17 D.Lgs 22/97 e del DM 471/99:
Non sussiste più l’equazione superamento dei limiti = obbligo di bonifica
Sono state introdotte: CSC Concentrazione Soglia di ContaminazioneCSR Concentrazioni Soglia di Rischio
CSC = livelli di contaminazione delle matrici ambientali al di sopra dei quali il sito viene classificato come: sito potenzialmente inquinato
CSR = livelli di accettabilità per le matrici ambientali da determinare caso per caso sulla base di un’analisi di rischio sanitario-ambientale sito - specifica
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione vigentevigente
Al superamento della CSC scatta l’obbligo di:
caratterizzare il sito, ossia, di accertare i livelli di contaminazione nelle diverse matrici ambientali
di eseguire l’analisi di rischio sito-specifica e fissare la CSR
Se i livelli di contaminazione accertata sono superiori a CSR il sito viene classificato come: sito contaminato e bisogna procedere agli interventi atti a bonificare il sito, ossia, a ricondurre il livello di contaminazione accertato al di sotto di CSR
Il TU specifica anche la definizione di sito non contaminato:
sito in cui in tutte le matrici ambientali C < CSC
oppure
sito in cui in tutte le matrici ambientali CSC < C < CSR
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione vigentevigente
Per quanto attiene le operazioni di bonifica da porre in essere laddove necessario, il TU distingue tra:
sito dismesso (attività produttive cessate)
sito con attività in esercizio
Per siti con attività in esercizio è ipotizzata la messa in sicurezza operativa del sito, ossia, un’alternativa, seppur transitoria, alla bonifica od alla messa in sicurezza permanente del sito:
Messa in sicurezza operativa = insieme degli interventi atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa di ulteriori interventi di bonifica o messa in sicurezza permanente da attuare alla cessazione delle attivitàproduttive
In tal caso devono essere predisposti idonei piani di monitoraggio e controllo
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
ImpiantoImpianto legislazionelegislazione vigentevigente
SOMMARIOSOMMARIOLL’’impianto della legislazione impianto della legislazione prepre--vigentevigente
((Art.Art. 17 DLGS 22/97; DM 471/99)17 DLGS 22/97; DM 471/99)
LL’’impianto della nuova disciplina impianto della nuova disciplina
(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)
Normative a confronto Normative a confronto
Le fasi di una bonificaLe fasi di una bonifica
Tabelle a confrontoTabelle a confronto
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
EX-DM 471/99
Approccio eco-centrico VS approccio antropo-centrico
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Normative a Normative a confrontoconfronto
D.Lvo 152/2006Interventi possibili a norma del Interventi possibili a norma del DM 471/99 erano:DM 471/99 erano:
Messa in sicurezza Messa in sicurezza dd’’emergenzaemergenza
BonificaBonifica
Bonifica con misure di Bonifica con misure di sicurezzasicurezza
Messa in sicurezza Messa in sicurezza permanentepermanente
Interventi possibili a norma del Interventi possibili a norma del TU sono i seguenti:TU sono i seguenti:
Messa in sicurezza Messa in sicurezza dd’’emergenzaemergenza
BonificaBonifica
Messa in sicurezza Messa in sicurezza operativaoperativa
Messa in sicurezza Messa in sicurezza permanentepermanente
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Normative a Normative a confrontoconfronto
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 2.ADisciplina italiana della bonifica dei siti
contaminati
L2.A/PAG3
Messa in sicurezza di emergenzaMessa in sicurezza di emergenza
ogni intervento necessario ed urgente per rimuovere le fonti ogni intervento necessario ed urgente per rimuovere le fonti inquinanti, contenere la diffusione e impedire il contatto con linquinanti, contenere la diffusione e impedire il contatto con le fonti e fonti di inquinamento presenti nel sito, in attesa degli interventi didi inquinamento presenti nel sito, in attesa degli interventi dibonifica e ripristino ambientale o degli interventi di messa in bonifica e ripristino ambientale o degli interventi di messa in sicurezza permanentesicurezza permanente
BonificaBonifica
insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinameinsieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e nto e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle sostale sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle sostanze nze inquinanti presenti nel sito ad un livello uguale o inferiore aiinquinanti presenti nel sito ad un livello uguale o inferiore ai livelli di livelli di accettabilitaccettabilitàà s.s.s.s.
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Normative a Normative a confrontoconfronto
Messa in sicurezza permanenteMessa in sicurezza permanente
insieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le foinsieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti nti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti.inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti.
(Il DM 471/99 aggiungeva: (Il DM 471/99 aggiungeva: ““.....qualora.qualora le fonti inquinanti siano le fonti inquinanti siano costituite da rifiuti stoccati e non sia possibile procedere allcostituite da rifiuti stoccati e non sia possibile procedere alla rimozione a rimozione degli stessi pur applicando le migliori tecnologie disponibili adegli stessi pur applicando le migliori tecnologie disponibili a costi costi sopportabili...sopportabili...””))
MssaMssa in sicurezza operativain sicurezza operativa
…… gigiàà definita precedentementedefinita precedentemente
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Normative a Normative a confrontoconfronto
Bonifica con misura di sicurezza (non prevista da TU Bonifica con misura di sicurezza (non prevista da TU AMBIENTE)AMBIENTE)
ll’’insieme degli interventi atti a ridurre le concentrazioni delle insieme degli interventi atti a ridurre le concentrazioni delle sostanze inquinanti presenti nel sito a valori di concentrazionesostanze inquinanti presenti nel sito a valori di concentrazionesuperiori ai valori di concentrazione limite accettabili, qualorsuperiori ai valori di concentrazione limite accettabili, qualora i a i suddetti valori di concentrazione limite accettabili non possansuddetti valori di concentrazione limite accettabili non possano o essere raggiunti neppure con l'applicazione delle migliori tecnoessere raggiunti neppure con l'applicazione delle migliori tecnologie logie disponibili a costi sopportabilidisponibili a costi sopportabili
Ripristino ambientaleRipristino ambientale
interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica che interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica che consentono di recuperare il sito allconsentono di recuperare il sito all’’effettiva e definitiva fruibiliteffettiva e definitiva fruibilitààconforme alla sua destinazione urbanisticaconforme alla sua destinazione urbanistica
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Normative a Normative a confrontoconfronto
SOMMARIOSOMMARIOLL’’impianto della legislazione impianto della legislazione prepre--vigentevigente
((Art.Art. 17 DLGS 22/97; DM 471/99)17 DLGS 22/97; DM 471/99)
LL’’impianto della nuova disciplinaimpianto della nuova disciplina
(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)(Parte IV Titolo V DLGS 152/2006)
Normative a confronto Normative a confronto
Le fasi di una bonificaLe fasi di una bonifica
Tabelle a confrontoTabelle a confronto
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
Alla luce di quanto sinora evidenziato, sono tre le Alla luce di quanto sinora evidenziato, sono tre le tipologie di progetto possibili ai sensi del TU Ambiente:tipologie di progetto possibili ai sensi del TU Ambiente:
Progetto di bonifica e ripristino ambientaleProgetto di bonifica e ripristino ambientale
Progetto di messa in sicurezza operativaProgetto di messa in sicurezza operativa
Progetto di messa in sicurezza permanente e ripristino Progetto di messa in sicurezza permanente e ripristino ambamb..
La progettazione degli interventi La progettazione degli interventi èè articolata secondo i seguenti tre articolata secondo i seguenti tre livelli di successivi approfondimenti tecnici:livelli di successivi approfondimenti tecnici:
Piano di caratterizzazionePiano di caratterizzazione
Analisi di RischioAnalisi di Rischio
Progetto di bonifica o Messa in sicurezza (Progetto di bonifica o Messa in sicurezza (permperm. / operativa).. / operativa).
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
Il Piano di Caratterizzazione descrive:Il Piano di Caratterizzazione descrive:
il sito e tutte le attivitil sito e tutte le attivitàà che si sono svolte o che ancora si che si sono svolte o che ancora si svolgonosvolgono
le correlazioni tra le attivitle correlazioni tra le attivitàà svolte e tipo, localizzazione ed svolte e tipo, localizzazione ed estensione della possibile contaminazioneestensione della possibile contaminazione
le caratteristiche delle componenti ambientali sia allle caratteristiche delle componenti ambientali sia all’’interno interno del sito che nelldel sito che nell’’area da questo influenzata area da questo influenzata
le condizioni necessarie alla protezione ambientale e alla le condizioni necessarie alla protezione ambientale e alla tutela della salute pubblica.tutela della salute pubblica.
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
MODELLO CONCETTUALE DEL SITO
Corso Base in Siti Contaminati Lezione 2.ADisciplina italiana della bonifica dei siti
contaminati
L2.A/PAG4
Elemento cardine del Piano di caratterizzazione Elemento cardine del Piano di caratterizzazione èè il il Piano delle Piano delle indaginiindagini da realizzare per definire tipo, grado ed estensione da realizzare per definire tipo, grado ed estensione delldell’’inquinamento. inquinamento.
Esso si articola nelle seguenti sezioni:Esso si articola nelle seguenti sezioni:
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
Piano di investigazione inizialePiano di investigazione iniziale
Raccolta e Raccolta e sistematizzazionesistematizzazione dei dati esistentidei dati esistenti
Caratterizzazione del sitoCaratterizzazione del sito
Formulazione Modello ConcettualeFormulazione Modello Concettuale
IDROGEOLOGICA AMBIENTALE
L’analisi di rischio (sanitario), sulla base del modello concettuale e dei dati della caratterizzazione deve:
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
• Valutare se i rilasci di sostanze contaminanti da una o piùsorgenti, attraverso vie di migrazione diverse e attraverso vie di esposizione proprie di ogni singolo contaminante, possono giungere ad un recettore potenzialmente esposto
• Valutare il potenziale danno tossicologico per l’uomo come conseguenza della contaminazione accertata nei suoli e nelle acque
• Indicare le concentrazioni nei suoli e nelle acque (CSR) compatibili con il massimo livello di rischio tollerabile (Rmax)
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
sorgente percorsi recettori
La valutazione del rischio sanitario presuppone, pertanto, la definizione quantitativa del sistema relazionale “sorgenti–percorsi–recettori”
Vie di migrazione
Vie di esposizione
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
FasiFasi didi unauna bonificabonifica
L’analisi di rischio sanitario quindi è la procedura indicata dalla nuova normativa per:
valutare il grado di inquinamento di un sito
quantificare i pericoli per la salute dell’uomo
definire le priorità di intervento (di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale)
indirizzare le azioni di risanamento, fissando le concentrazioni – obiettivo dell’intervento di bonifica (CSR)
La bonifica deve perseguire con appropriate tecnologie e tecniche d’intervento gli obiettivi dettati dall’analisi di rischio, ossia ricondurre le concentrazioni dei contamiannti nei suoli e nelle acque a livelli inferiori alle CSR
DisciplinaDisciplina italianaitaliana delladella bonificabonifica deidei sitisiticontaminaticontaminati
TabelleTabelle a a confrontoconfronto
In allegato alla normativa, sia quella pre-vigente, che quella attualmente in vigore, si trovano tabellati:
• i valori - limite di accettabilità nei terreni (mg/Kg SS) e nelle acque sotterranee (µg/L) per ciascuna sostanza classificata come contaminante
Il significato dei limiti di accettabilità nel D.Lvo 152/2006, come detto, è quello di concentrazioni soglia di contaminazione, che non necessariamente coincideranno con le concentrazioni soglia di rischio (da valutare caso per caso)
Per i terreni si distinguono due serie di limiti di accettabilità in base alla destinazione d’uso:
Verde pubblico, Residenziale
Commerciale, Industriale
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Sanitario
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ANALISI DI RISCHIOSOMMARIO
INTRODUZIONE
CONCETTO DI RISCHIO
CALCOLO DEL RISCHIO
CONCENTRAZIONI - OBIETTIVO
CONCLUSIONI
In tema di bonifica di siti contaminati:
ANALISI DI RISCHIO intesa come strumento decisionale
=novità più rilevante del quadro normativo italiano
ANALISI DI RISCHIOINTRODUZIONE
ANALISI DI RISCHIOmetodologia di VALUTAZIONE dello stato di presunta contaminazione di un sito
INTRODUZIONE
ANALISI DI RISCHIO
SITO POTENZIALMENTE CONTAMINATO
ARSITO CONTAMINATO
ANALISI DI RISCHIOmetodologia di valutazione SITO-SPECIFICA dello stato di presunta contaminazione di un sito, nonché di PROGETTAZIONE della bonifica
INTRODUZIONE
ANALISI DI RISCHIO
SITO CONTAMINATO
OBIETTIVI DI BONIFICA SITO-SPECIFICI
AR
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
In tema di siti contaminati si definisce RISCHIO:
la quantificazione del danno tossicologico prodotto all’uomo da un sito contaminato
Trattasi dunque di RISCHIO SANITARIO
Concetto diverso da
RISCHIO AMBIENTALE
RISCHIO DI INCIDENTE INDUSTRIALE
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Nelle procedure di sicurezza industriale:
R = P*D
prodotto di
(P) probabilità di accadimento di un evento dannoso
(D) entità del danno provocato dall’evento stesso
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Sanitario
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Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Il danno D conseguente all’evento incidentale a sua volta è
D = FP*FE
(FP) fattore di pericolosità dell’evento, legato all’entità del possibile danno
(FE) fattore di contatto, legato alla durata dell’esposizione
EP FFPR ⋅⋅=
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Nelle procedure di prevenzione ambientale
prodotto di
(P) probabilità di accadimento di un evento inquinante di intensità (magnitudo) M
(V) vulnerabilità intrinseca dell’eco-sistema
(D) entità del danno possibile
DVMPR ⋅⋅⋅=
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Sia la valutazione del rischio industriale che la valutazione del rischio ambientale è orientata alla valutazione di P
probabilità di accadimento dell’evento dannoso e/o inquinante
DVMPR ⋅⋅⋅=
EP FFPR ⋅⋅=
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
L’analisi di rischio sanitario di un sito contaminato nasce nell’ambito delle procedure di sicurezza industriale
Il target ultimo è: la salute dell’uomo in entrambi i casi
Tuttavia, nel caso dei siti inquinati, la probabilità(P) di accadimento dell’evento è conclamata
P = 1EP FFR ⋅=
Concetto di RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Il fattore di pericolosità è dato dalla tossicità (T) dell’inquinante proveniente dal sito
Il fattore di contatto è espresso come DOSE MEDIA GIORNALIERA (ADI - Average DailyIntake) assunta dal recettore
TADIR ⋅=
DOSE MEDIA GIORNALIERA
SOSTANZA INQUINANTE
TOSSICITA’ DELLA SOSTANZA
INQUINANTE
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Per quanto concerne la tossicità (T) occorre differenziare il calcolo del rischio in:
Rischio cancerogeno
Rischio tossico
a seconda degli effetti sulla salute che l’esposizione cronica alla sostanza inquinante può provocare
TADIR ⋅=
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Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Per una sostanza cancerogena il parametro tossicologico di interesse lo SLOPE FACTOR (SF)
Per una sostanza non cancerogena il parametro tossicologico di interesse è la REFERENCE DOSE (RFD) MFUF
NOAELRfD⋅
=
TADIR ⋅=
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Rischio cancerogeno
R = ADI*SF [adim]
Rischio tossico
HQ = ADI/RFD [adim]
TADIR ⋅=
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Rischio cancerogeno
R = ADI*SF [adim]
rappresenta la probabilità di casi incrementali di patologie tumorali nel corso della vita, causati da condizioni di esposizione alla sostanza inquinante rispetto a condizioni non esposte
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Rischio tossico
HQ = ADI/RFD [adim]
HAZARD QUOTIENT è un indice di pericolo che esprime di quanto l’esposizione alla sostanza inquinante supera la dose tollerabile o di riferimento (RFD)
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
La DOSE MEDIA GIORNALIERA è data da:
ADI = E * CPOEprodotto di
Tasso di esposizione (E)Concentrazione sostanza inquinante
al Punto di Esposizione (CPOE)
TADIR ⋅=
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Quantità media di ciascuna matrice ambientale contaminata (acqua, aria, terreno) assunta per unità di peso corporeo e per giorno di esposizione
TASSO DI ESPOSIZIONE (E) CPOE
ATBWEDEFCRE
⋅⋅⋅
=Concentrazione della sostanza inquinante in ciascuna matrice ambientale contaminata da essa (aria, acqua, suolo)
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Calcolo del RISCHIO
ATBWEDEFCRE
⋅⋅⋅
=
CR = fattore di contatto, vale a dire, quantità di acqua, aria o terreno ingerito, inalato o contattato per unità di tempo o evento
EF = frequenza di esposizione, adimensionale, ma usualmente (d/anno)
ED = durata dell’esposizione [T] (anni)
BW = peso corporeo durante il periodo di esposizione [M] (Kg)
AT = life-time – durata vita media [T] (d)
ANALISI DI RISCHIO
TASSO DI ESPOSIZIONE (E)
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Presuppone la definizione quantitativa del sistema relazionale
“sorgenti–percorsi–recettori”
sorgente percorsi recettori
CPOE
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Chiama in causa la modellazione concettuale e matematica del sito, attraverso la parametrizzazione di:
sorgente di contaminazione,
percorsi di migrazione degli inquinanti attraverso le matrici ambientali,
recettori della contaminazione nel sito o nel suo intorno
Chiama in causa la modellazione concettuale e matematica del sito, attraverso la parametrizzazione di:
sorgente di contaminazione,
percorsi di migrazione degli inquinanti attraverso le matrici ambientali,
recettori della contaminazione nel sito o nel suo intorno
CP
OE
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
R
Caratterizzazione tossicologica
Caratterizzazione dell’esposizione
Caratterizzazione vie di migrazioneS
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
L’affidabilità del calcolo del RISCHIO è legata alla valutazione affidabile di CPOE e quindi alla affidabilità di:
Caratterizzazione del sito (dati ambientali, idrogeologici, strutturali, ecc.)
Modellazione matematica delle vie di migrazione trasporto degli inquinanti
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Variazione dell’accuratezza dei risultati conseguiti con la procedura di analisi di rischio e dei relativi oneri economici richiesti, al variare del livello di approfondimento raggiunto
Calcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIOCalcolo del RISCHIO
ANALISI DI RISCHIO
ATTENZIONE
Pur in presenza di una sorgente di contaminazione, se nel sistema relazionale che determina il rischio, manca uno degli elementi (percorsi, recettori) il rischio è nullo
sorgente percorsi recettori
Calcolo del RISCHIO
.
In presenza di una molteplicità di sostanze contaminanti e di più modalità di esposizione occorre effettuare il calcolo del RISCHIO CUMULATO, operando la sommatoria dei singoli valori di rischio di tutte le N sostanze per tutte le M vie di esposizione:
∑∑= =
=N
1i
M
1jjiT RR ∑∑
= ==
N
1i
M
1jjiT HQHQ
ANALISI DI RISCHIOCriteri di accettabilità
.
Gli standard per la protezione della salute umana, ormai condivisi a livello internazionale, prevedono i seguenti criteri:
Rischio cancerogeno:
l’incremento di probabilità di contrarre un tumore nel corso della vita per effetto dell’esposizione ad una singola sostanza non deve superare il range10-6÷10-4
se l’esposizione è nei confronti di più sostanze, il limite è 10-4 (una probabilità in più di tumore ogni 10000 individui esposti).
Rischio tossico:
il quoziente di rischio HQ per l’esposizione ad una singola sostanza non deve superare il range 0.2 ÷ 1.0
per più sostanze il limite è 1.0
ANALISI DI RISCHIO
.
Se il criterio di accettabilità del rischio non è soddisfatto occorre BONIFICARE IL SITO, ossia, riportare la concentrazione delle sostanze inquinanti a livelli compatibili con il RISCHIO MASSIMO ACCETTABILE
Tali livelli compatibili definiscono le CONCENTRAZIONI –OBIETTIVO della bonifica
Concentrazioni - obiettivo
ANALISI DI RISCHIO
Le CONCENTRAZIONI – OBIETTIVO si determinano sviluppando all’inverso l’analisi di rischio:
Rischio max ⇒ tossicità ⇒ esposizione ⇒ concentrazione
.
FORWARD APPLICATION
Si definisce CPOE
Si calcola il Rischio
TARGET
BACKWARD APPLICATION
Si fissa il Rischio accettabile
Si calcola l’obiettivo di bonifica CTARGET al punto di esposizione e/o alla sorgente
ANALISI DI RISCHIOConcentrazioni - obiettivo
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.
ANALISI DI RISCHIOCONCLUSIONI
L’analisi di rischio dovrebbe essere:
strumento di gestione dei siti contaminati
fa ciò che è necessario
ottimizzazione delle risorse (che sono finite)
determinazione di livelli di sicurezza
utilizzo delle migliori conoscenze esistenti
strumento di facilitazione delle decisioni
incentivo a bonificare un gran numero di siti
.
ANALISI DI RISCHIOCONCLUSIONI
L’analisi di rischio non dovrebbe essere:
licenza di inquinare
alternativa per non fare niente
via per non spendere
mezzo per prendere tempo
uno strumento empirico
un processo complicato di decisione
soluzione per tutti i problemi
.
ANALISI DI RISCHIOCONCLUSIONI
L’analisi di rischio richiede:
adeguati investimenti in caratterizzazione
modelli matematici adeguati alla disponibilità di dati
.
ANALISI DI RISCHIOCONCLUSIONI
L’analisi di rischio richiede:
trasparenza nell’implementazione
coinvolgimento e concertazione