12
Anno II - Numero IV Gennaio 2011 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via San Giorgio (Catanzaro) - info: [email protected]

Minastirith 01/11

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Minastirith 01/11

Citation preview

Page 1: Minastirith 01/11

Anno II - Numero IV – Gennaio 2011 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via San Giorgio (Catanzaro) - info: [email protected]

Page 2: Minastirith 01/11

2

FUROR SULLA DEMOCRAZIA

Il 2 Gennaio 2011 Furor ha inaugu-

inaugurato il nuovo anno con un te-

ma forte: la democrazia. Lanciando

una provocazione ci siamo chiesti: è

il male minore? Alla presenza di una

folta platea che ha invaso il nostro

caffè abbiamo discusso sul tema e

quello che riportiamo di seguito è

solo qualche spunto del dibattito.

Ciclicità del tempo

Se la dottrina ciclica del-

le età stabilisce, in con-

formità a tutto ciò che

accade in natura, che la

storia dell‟uomo è carat-

terizzata da un graduale

allontanamento dal Prin-

cipio e dunque dal sus-

seguirsi di 4 età diffe-

renti, così la democrazia

è l‟immagine dell‟età del

ferro.

Democrazia

Le critiche alla democra-

zia provengono da di-

versi ambienti ed hanno

nature ed obiettivi diversi. C‟è una

l inea “democrat i ca” ed una

“democratica assoluta”. Quella da cui

muoviamo è, invece, la linea tradi-

zionale, che fonda la sua critica sul

concetto stesso di democrazia. Autori

principali di tale critica, che include la

precedente ed esclude la prima, sono

Evola e Guenon.Guenon spiega che il

problema politico e sociale della de-

mocrazia deve essere analizzato alla

luce dei Principi. Contro la demo-

c r a z i a v a l e p e r c i ò

un’argomentazione: il superiore

non può promanare dall’inferiore

perché il più non può trarsi dal

meno. Il potere può venire solo

dall’alto: non possono coesistere

governati e governanti nello

stesso soggetto: o questa è

un’assurdità o cela

un imbroglio ver-

bale. D’altra parte

Numerus stat ex

parte materiae

Le origini della de-

mocrazia si ritrovano

in Grecia. Atene spe-

rimentò la democra-

zia, è vero, ma era

più che altro una

forma di partecipa-

zione politica allar-

gata che poggiava

su una base merito-

cratica, su classi di

appartenenza; un

sistema in cui ognuno, in base alle

proprie potenzialità, aveva un peso

differente nella gestione della cosa

pubblica.

Oggi che ci si ritiene eredi di

quell‟invenzione, il potere viene pre-

so e gestito da chi meglio sa sedurre

le masse e - nell‟epoca del verbali-

smo - convincerle ed esaltarle con le

parole, facendo cardine su concetti

_______________ indirizzi dottrinari _______________

Page 3: Minastirith 01/11

3

vaghi.

Prima però di riflettere sui danni del-

la democrazia è bene fare un piccolo

passo indietro e ritornare alle origini.

La democrazia moderna nasce da

un‟idea falsa, quella dell‟eguaglianza.

Uguaglianza, soprattutto, dei diritti.

Ma non ogni diritto ha un‟origine na-

turale: i diritti si conquistano e si de-

vono meritare. Non ci vuole un gran-

de quoziente intellettivo per capire

che il risultato di tale operazione è lo

schiacciamento verso il basso dei mi-

gliori. In realtà, come afferma Mas-

simo Fini, la democrazia non è altro

che un sistema di minoranze organiz-

zate che prevalgono sulla maggioran-

za dei cittadini singolarmente presi,

soffocandoli, limitandone gravemente

la libertà e tenendoli in una condizio-

ne di minorità (Sudditi, Manifesto

contro la democrazia” edizioni Marsi-

glio). L‟uomo comune, imbevuto di

qualunquismo, obietterà: non c‟è al-

ternativa, come decidere chi deve

guidare lo Stato? La storia in realtà è

piena di esempi positivi, di modelli

che per diversi secoli hanno funzio-

nato bene. Il medioevo è un grande

esempio di armonia sociale, checché

ne dicano progressisti e liberali. Le

caste selezionavano gli uomini adatti

ad occuparsi di certi compiti piuttosto

che d i a l t r i . S i ob i e t t e rà

sull‟ingiustizia di tale sistema chiuso;

ma chi ha mai detto che era chiuso.

Certamente uno schiavo abile nel

combattere non veniva lasciato al

suo posto ma utilizzato al meglio;

oltre a ciò si tenga conto che il no-

stro mondo riduce i secoli a schemi

ristretti e la storia ad un rapporto

dialettico, in realtà vi era un margine

di scelta molto ampio ed i raggruppa-

menti servivano come strumenti per

meglio consentire ed agevolare lo

sviluppo integrale degli esseri umani.

E per quanto riguarda gli schiavi, il

mondo non ne ha mai conosciuto

tanto quanto ne conta oggi. E la li-

bertà? E‟ libero l‟uomo di oggi che

lavora tutto il giorno e non ha tempo

né (spesso) mezzi di decidere nulla

della sua vita? Il sistema ci aggredi-

sce in ogni ambito, prendiamo

l‟istruzione ad esempio. Quanta arro-

ganza c‟è nel ritenere che tutti gli

uomini debbano avere la stessa i-

struzione di base! Come non si fa a

capire che i metodi di insegnamento

non possono essere gli stessi per tut-

ti?!

Due parole inoltre vanno spese intor-

no al mito della sovranità popolare.

Nella democrazia si è convinti che

ognuno abbia il diritto di parlare, di

esprimersi, di manifestare… ma que-

sto non è vero perché la democrazia

mostra intolleranza verso chi le rema

contro o verso chi semplicemente

pone nella sua vita dei valori più alti.

E‟ un regime come un altro che si

difende dai suoi nemici. Con il prete-

sto del rispetto si pone tutto sullo

stesso livello, l‟ateismo alla pari del

satanismo e della religione, si dice

che bisogna confrontarsi ed arricchir-

si a vicenda, dopo tutto viviamo in

un villaggio globale… ma il villaggio

cui si allude è solo un desolato pae-

saggio sterile in cui, ormai, a scam-

biare opinioni si rischia solo di riceve-

re merda.

C‟è un autore contemporaneo che

parafrasando la Repubblica di Platone

ha definito la democrazia un modo

per metterlo nel culo alla gente col

Page 4: Minastirith 01/11

MEDITERRANEO IN RIVOLTA

Mentre in Italia si dibatte sulle serati-

ne di Berlusconi, intorno a noi molti

paesi si sollevano contro la casta. In

Tunisia la rivoluzione ha portato alla

cacciata del suo presidente Ben Alì,

al potere per ben cinque mandati

consecutivi. Alcune considerazioni

pochi giorni fa ci inducevano a riflet-

tere: il partito del presidente tunisino

è il Raggruppamento

Costituzionale Demo-

cratico; in Tunisia si

svolgevano puntual-

mente le elezioni. In-

somma, che ci siano

elezioni e che ci si de-

finisca democratici non

significa che il popolo

conti davvero qualcosa

e che le elezioni non

sia una farsa. L‟ultima

volta, in calo, aveva vinto con l‟89%.

Ma la Tunisia era uno dei migliori al-

leati dell‟Occidente. Dalla sua aveva

un pregio: è uno dei paesi più laici

dell‟area, l‟unico ad aver adottato un

codice di famiglia di matrice occiden-

tale, il primo ad aver vietato ad e-

sempio la poligamia tra gli stati ara-

bi. La Tunisia, insomma, non è uno

stato islamico. La sharia ha un ruolo

marginale e di facciata. Un processo

di “modernizzazione” imposto alla

popolazione dai ceti urbani, dalle éli-

te privilegiate che poteva anche es-

sere accettato se a questo processo

avesse corrisposto una maggiore giu-

stizia sociale, un reale pluralismo.

Come spesso accade in democrazia,

però, elezioni, partiti e parole riman-

gono termini vuoti e creano solo con-

fusione, specie laddove ci si trovi di

fronte ad una situazione di corruzio-

ne, profonde ingiustizie ed una casta

che è sempre là. In Tunisia, come

abbiamo detto, la casta non cambia-

va. Ed il popolo si è rivoltato, come

sempre col pericolo di derive, in que-

sto caso fondamentaliste. Pare, per

fortuna, che questo

pericolo non sia reale

in Tunisia. C‟è invece

chi teme ciò possa ac-

cadere in Egitto.

La terra dei faraoni è

nel caos. La vicina Tu-

nisia ha scosso

nell‟orgoglio gli egiziani

che, con un presidente

in carica da 30 anni, hanno deciso

che era arrivata l‟ora di dire basta a

Mubarak. Il Presidente, forte alleato

degli Usa, promette un rimpasto: po-

co più che un contentino. In carica

dal 1981, Mubarak è anch‟egli a capo

di un partito che sfoggia il nome di

Partito Nazionale Democratico ed alle

ultime elezioni vanta l‟88% delle pre-

ferenze. Peccato che i votanti rappre-

sentassero solo il 23% della popola-

zione. Una situazione lontana dalla

nostra, ma ancora per quanto? È or-

mai da tempo che la gente vota sem-

pre meno, che la partecipazione cala,

eppure nessuno dubita della legitti-

4

_______________ spunti storici _______________

Page 5: Minastirith 01/11

mità di chi si alterna al governo.

Anche l‟Egitto non è un paese che si

fa condizionare troppo dalla sharia.

Aperto al turismo, l‟Egitto fa parte di

quella schiera di paesi che hanno ab-

bandonato identità araba e sociali-

smo, quando toccava fare affari.

In Egitto non si possono costituire

partiti su base confessionale. Ed i

Fratelli Mussulmani, subito ricercati

dal regime, sono rimasti un po‟ in

disparte nella rivolta. Quello che col-

pisce molti osservatori è invece

“l‟unità che gli egiziani stanno dimo-

strando in queste manifestazioni. Da

tempo immemore non si vedevano

insieme musulmani e cristiani, fon-

damentalisti e laicisti,

classe media e operai.

E‟ esattamente dalla

rivoluzione del 1919

contro gli inglesi (sono

p a s s a t i q u a s i

cent‟anni!) che non si

vedevano manifestazio-

ni che accomunassero

uomini e donne, studenti, impiegati,

commercianti, contadini, operai. Ma

soprattutto giovani”. Tutto ciò in un

regime che “ha svenduto il proprio

territorio al miglior offerente (spesso

straniero). Uno stato di polizia che

non è riuscito a proteggere la sua

popolazione, e in particolare inermi

fedeli copti, da ben due attentati ter-

roristici nell‟arco di un solo anno (7

gennaio 2010/1 gennaio 2011). Un

regime che ha fatto dei commissaria-

ti di polizia tribunali per processi

sommari e centri di tortura legalizzati

grazie alla Legge di Emergenza in

vigore dal 1967 (fu sospesa solo per

circa un anno nel 1980 e ripristinata

da Mubarak dopo l‟assassinio di Sa-

dat), una legge che dà carta bianca

al presidente di congelare la

“normale” vita del Paese imponendo

coprifuoco, arresti di massa per sem-

plice sospetto (come accade anche

oggi), invalidando o modificando

sentenze di tribunali della Repubbli-

ca”. Oggi il popolo si rivolta contro

tutto ciò e chissà che non si costitui-

sca una via alternativa a quella fon-

damentalista come non è finora mai

accaduto. Ma oggi è ancora rivolta,

così Al Jazeera viene

chiusa dal governo, le

frontiere anche, gli

stranieri fatti evacuare,

mentre la piazza si

riempie minacciata da

caccia militari che vola-

no a bassa quota. Ri-

volte si registrano nelle

carceri e le borse dei

paesi mediorientali sono in netto ca-

lo. Gli Usa, da parte loro, chiedono

un passaggio ordinato di poteri: gli

alleati sono alleati e non si possono

attaccare per non fare brutta figura

ma, dopo tutto, viene prima

l‟interesse e se le rivolte mandano

all‟aria il mercato, meglio che finisca-

no al più presto, a qualunque costo.

5

Page 6: Minastirith 01/11

GIORNALI SCANDALISTICI

Niente paura, non è nostra intenzio-

ne piegarci a trattare di cronache

rosa. Il titolo è una provocazione de-

stinata a sottolineare quanto sia in-

sopportabile e poco intelligente il

modo di recepire le notizie in Italia.

Vediamone alcune di questi giorni:

la Caritas del Veneto mette in luce la

pericolosità del continuare

a ricevere immigrati in

maniera incontrollata;

Borghezio definisce la

questione abruzzese come

un “peso morto”; Berlu-

sconi spiega che se la Fiat

decidesse di lasciare

l‟Italia, a seguito di un no

al referendum indetto, fa-

rebbe bene. Notizie di ri-

lievo, certo. Un rilievo che è legitti-

mo esprimere.

Ma da qui a far passare ogni notizia

rilevante come dichiarazione imba-

razzante, questione di vita o di mor-

te civile, ci sembra francamente ec-

cessivo. Il nuovo decreto flussi, spie-

ga la Caritas di Venezia ad un quoti-

diano locale, con l‟arrivo di 100.000

nuovi immigrati è una bomba che

rischia di alimentare la guerra tra

poveri. Insomma, l‟immigrazione

senza l imi t i rende d i f f i c i l e

un‟adeguata accoglienza all‟interno

del corpo sociale. Un‟affermazione

per certi versi scontata, di buon sen-

so, che improvvisamente conquista i

titoli dei giornali, e non per il merito

di aver detto una verità che troppi

nascondono, al contrario, per il fatto

che quanto detto sarebbe contrario

al principio solidaristico proprio ad

un‟organizzazione come la Caritas. E

subito giù con le chiarificazioni, affin-

ché non si corra il rischio di esser

tacciati di berlusconismo, o peggio,

di fascismo, per l‟unica

colpa di aver detto qualco-

sa di ovvio che tutti do-

vrebbero tenere a mente:

per motivi del tutto pratici,

uno squilibrio demografico

improvviso genera caos

sociale. Ma andiamo ad

altro. Borghezio dixit: in

Abruzzo come in tutto il

sud “prevale sempre l'at-

tesa degli aiuti, non ci sono impor-

tanti iniziative autonome di ripresa.

Si attende sempre che arrivi qualco-

sa dall'alto, nonostante dall'alto arri-

vi molto”. Siamo di sangue meridio-

nale ma quanto detto da Borghezio,

è puro realismo”. Al sud è stato tolto

molto, ma l‟unità d‟Italia è lontana e

reclamare ancora sarebbe assurdo.

Roma è rinata dopo ogni battaglia,

non si è certo buttata giù accusando

i nemici della sua disfatta. E chi na-

sce al sud sarebbe ora che la smet-

tesse di farlo. Chi si lamenta del sud

non ha nessun diritto a farlo se poi

pensa ad andarsene perché è proprio

questo ciò che ne impedisce la cre-

scita. Chi vuole fare il suo dovere

6

Page 7: Minastirith 01/11

lotti per il sud, crescendo professio-

nalmente qua al sud e facendo così

crescere il sud stesso. Per quanto

invece la sua frase sia risultata of-

fensiva nei confronti dei terremotati

abruzzesi, qui è chiaro l‟intento di

chi grida allo scandalo in maniera del

tutto strumentale perché ormai il

buonismo è il comune denominatore

del linguaggio politico italiano. Di

volta in volta la vittima designata

non può essere toccata da alcun ar-

gomento di discussione. La vittima è

rivestita da un velo di

sacralità. All‟Abruzzo

è stato dato tanto, la

solidarietà nazionale

e sociale ha raggiunto

livelli altissimi, più alti

di quanto non sia suc-

cesso con l‟alluvione

in Veneto, con conse-

guenze certo differen-

ti. Ma aspettare i giusti aiuti dallo

stato è diverso dall‟aspettarsi che

tutto venga dallo stato. E, che ciò sia

vero o no, va al di là della questione

che politici e commentatori ne hanno

fatto, una questione di offesa, offesa

della vittima del momento.

E in ultimo Berlusconi e la Fiat. Su

questa affermazione del premier, “se

il referendum fallisce, la Fiat farebbe

bene a lasciare l‟Italia”, ci sarebbe

stato lo spazio per aprire ampi tavoli

di discussione. È in gioco una visione

dell‟economia, non è certo soltanto

una questione interna a Fiat. Ma le

reazioni hanno il tono dello scandalo,

di chi non sa discutere. Anche noi,

che liberisti non siamo, che siamo

contro la delocalizzazione - un mez-

zo scorretto di operare sul mercato,

sfruttando il costo relativamente

basso della manodopera di altri pae-

si grazie -, non gridiamo certo allo

scandalo. Anche perché ciò che si

contesta è la ragionevolezza di chi

rifiuta un simili accordo senza un

motivo che non sia ideologico. Chi

critica gli aiuti di stato

alla Fiat, non può cri-

ticare poi il comporta-

mento ultra-liberista

di chi sceglie di pro-

durre all‟estero. Ed i

sindacati, ad eccezio-

ne della rossa Fiom,

hanno firmato un ac-

cordo, che non è certo

l‟ingresso del caporalato nelle fabbri-

che Fiat. Si pretende maggiore pro-

duttività. Sarebbe assurdo pretende-

re di lavorare in una multinazionale

senza accettarne le regole base. 40

ore settimanali e qualche minuto di

pausa in meno pagato, un aumento

di stipendio, misure contro gli assen-

teisti, in cambio di un investimento

di un miliardo di euro, non ci sem-

brano un accordo irragionevole. E gli

unici residui di protesta che riman-

gono all‟Italia, di questi tempi, non

t r o v a n o r a d i c i c h e

nell‟individualismo. Altro che interes-

7

Page 8: Minastirith 01/11

8

BEAR GRYLLS: NON SOLO TV

Edward Michael Grylls è uno sportivo,

avventuriero inglese divenuto ultima-

mente celebre per programmi televi-

sivi estremi in cui affronta sfide di

sopravvivenza in luoghi inospitali

mettendo in mostra le sue grandi ca-

pacità e il suo coraggio in situazioni

critiche. Ma la sua storia va oltre la

sua ancora breve carriera televisiva.

Grylls fin da piccolo pratica

arrampicate e vela, oltre ad

essere un appassionato di

arti marziali nelle quali con-

segue la cintura nera secon-

do dan in giovane età. Prima

di ottenere la laurea in studi

ispanici, è stato soldato delle

forze speciali inglesi (SAS) ed

affronta due missioni in nord

Africa.

Diventa poi istruttore di so-

pravvivenza nell‟esercito ma la sua

carriera militare finisce dopo aver a-

vuto un incidente durante un lancio

paracadutistico in Kenya, in seguito

al quale, a causa di uno strappo al

paracadute a 500m d‟altezza, precipi-

tò quasi fatalmente al suolo subendo

lo schiacciamento di tre vertebre.

Grylls anche dopo questo pericoloso

incidente continuò a cercare di supe-

rare i suoi limiti, affrontando sfide

nelle quali emerge il suo spirito da

guerriero dedito al sacrificio ed

un‟incredibile abilità nell‟adattarsi an-

che laddove vengono a mancare le

risorse fondamentali per la sopravvi-

venza. A dimostrazione di ciò Bear

(orso), così chiamato fin da piccolo in

famiglia, è stato il più giovane inglese

a scalare il monte Everest,

cosa non da poco visto le

difficoltà esagerata di

quest‟ impresa, nella quale

proprio al suo fianco alcune

persone hanno perso tragi-

camente la vita.

Nel 2004 è stato insignito

del titolo onorario di Capi-

tano di Corvetta nella Royal

Naval Reserve. Certo la

spettacolarizzazione televi-

siva non ci sta molto a genio e le pro-

ve estreme hanno valore a seconda

dello spirito con le quali le si affronta,

certo è che in questo caso è la televi-

sione che ci ha permesso di conosce-

re questo singolare personaggio, alle

prese con uno stile di vita del tutto

distante dalla routine e dal caos op-

primente della vita moderna.

SOSTIENI FUROR, SOSTIENI L’IDEA! - Tessera socio: è gratuita e ti permette di partecipare alle nostre attività, inizia-tive e di disporre del materiale dell‟associazione.

- Tessera sostenitore: con un contributo militante mensile di 10 € riceverai il

nostro giornalino e materiale vario, tra cui eventuali nostre produzioni.

_______________ rubrica sportiva _______________

Page 9: Minastirith 01/11

ECCESSI DI VIRTU’! COSTANZA...

Cha Sa-soon, donna di 68 anni di

Seoul, Corea, ha dovuto aspettare

un numero imprecisato di anni, spende-

re quasi tremila euro e fare ben 960 tenta-

tivi prima di superare il terribile esame

della patente. Paradossalmente, la par-

te più ostica per Cha Sa-soon non è sta-

ta la pratica, con la prova del "terribile" parcheggio retromar-

cia, che è stata la causa del fallimento del suo esame "solo"

10 volte, bensì la parte teorica, che Cha Sa-soon ha dovuto

ripetere ben 950 volte!

E VIRILITA’!

Protagonista è un uomo inglese, Keith MacDonald, e il suo ‘record’ è poten-

zialmente ancora agli inizi: 10 figli da 10 donne diverse a soli 25 anni! La sua

storia sta facendo discutere in Gran Bretagna, per via del fatto che, essendo

disoccupato, non può mantenere i suoi figli: le loro madri dunque, tra benefit

e sussidi, costeranno ai contribuenti britannici all‟incirca un milione e mezzo

di sterline (poco meno di 1,8 milioni di euro), fino al compimento del sedice-

simo anno di età. Keith, che ha abbandonato tutte le sue amanti e tutti i suoi

figli, ha avuto il primo „erede‟ all‟età di 15 anni.

9

JOHN Q di Nick Cassavetes

Film non troppo lungo, che scorre veloce e con incisività

sullo schermo, distribuito nel 2002, John Q fa sua quella che è

la problematica di un intero paese, l‟ormai noto sistema sani-

tario degli USA. Il protagonista, interpretato da un attivissimo

Denzel Washington, è un padre di famiglia che, nonostante le

notevoli difficoltà economiche, non ha mai perso la fiducia nella possibili-

tà di condurre ugualmente una vita serena in compagnia di sua moglie Deni-

se e del figlio Mike. Ma in un solo giorno avviene l‟imprevedibile: il piccolo

Michael ha un improvviso malore e si scoprirà avere un grave difetto cardia-

co, finora non trovato a causa dell‟imperante malfunzionamento della sanità;

è così necessario il trapianto. Ma le spese mediche molto alte John non rie-

sce a garantirle e non le copre neanche l‟ospedale. Ed è ora che comincia la

disperata lotta del presto famoso“ John Q, che dopo aver tentato tutte le vie

legali per salvare suo figlio, è costretto, da un sistema che poco aiuta le per-

sone, all‟irreparabile, occupando la clinica, prendendo con sé in ostaggio me-

dici, infermieri e anche innocenti, rimanendo quasi un eroe disperato co-

stretto alla più estrema forma di denuncia sociale.

Page 10: Minastirith 01/11

10

IMPERIUM di Mario Polia

Leggere un testo di Mario Polia è una sorta di obbligo per chiunque voglia

addentrarsi nello spirito delle civiltà antiche, grazie alla particolare sensibili-

tà che egli mostra nel parlare di Oriente come delle civiltà sudamericane,

del Medioevo europeo come dell‟antica Roma. Leggere Imperium è

un‟esperienza di conoscenza che non ha eguali e che fornisce, oltre ad una

notevole quantità di informazioni storiche, l‟esatta idea dello spirito che for-

giò la civiltà romana, la Roma arcaica, come non a caso fa notare il sottoti-

tolo. Il potere di diritto divino, tutta la sua sacralità nell‟elezione divina me-

diata dai sapienti ed allo stesso tempo il ruolo del popolo che riconosce

l‟autorità, il rex come auctor - ordinatore - da cui deriva l‟auctoritas stessa,

la ritualizzazione dell‟intera vita pubblica e privata: tutto ciò è stata la civil-

tà romana. Tutto ciò, soprattutto, il messaggio che ha lasciato. Un messag-

gio superstorico di una città che ha sentito su di sé il compito non già di go-

vernare ed amministrare un popolo e dominarne tanti altri, quanto quello di

forgiare un‟idea di uomo romano precisa, grazie ad un‟idea di stato molto

simile a quella dello stato etico. Nella sua fondazione il profondo valore del-

la lex, come regola che proviene da Giove, nel suo mito e nel suo nome il

mistero di una città che vanta origini divine ed un simbolismo nella succes-

sione dei regnanti che ne illustra il ruolo di eterna città sacra. Emozionante

l‟ultimo capitolo, laddove il racconto degli exempla prende il posto del rac-

conto dei principi: uomini romani che mostrano il sen- so

pedagogico che ebbe a Roma l‟imitazione e la nar-

razione delle gesta dei grandi uomini del passa-

to.

_______________ angolo librario _______________

Page 11: Minastirith 01/11

ARTE AL FEMMINILE

È di questi ultimi giorni la presenta-

zione del nuovo lavoro di Hypnos

(noto pittore italiano tale Gilberto di

Benetto). L‟opera dal nome “NO

MONEY NO SEX” vuole esprimere il

punto di vista sulla prostituzione di

hypnos attraverso una riproduzione

dell‟organo femminile. Il pittore ha

dichiarato che la sua vuole essere

una provocazione contro il nostro

governo, i politicanti italiani e la so-

cietà in generale. L‟artista continua

sottolineando come oggi prostituzio-

ne e politica vadano a braccetto. E

mette in evidenza come ormai il fe-

nomeno della prostituzione (sia ma-

schile che femminile) stia prendendo

sempre più piede all‟interno della

società e non solo nella fascia privi-

legiata dei politici. La motivazione?

La facilità, la scorciatoia. Pagare è

più facile che conquistare. Pagare è

più comodo che corteggiare, aspet-

tare e seguire tutte le fasi del cor-

teggiamento. Ora pur non condivi-

dendo a pieno il modo in cui hypnos

ha fatto la sua denuncia (riteniamo

che una “bella mostra” di vagine non

sia il modo più delicato e ca-

sto per porre l‟accento

sul problema della

prostituzione e

sul degrado

della socie-

tà) l‟artista

non ha certo tutti i torti. La prostitu-

zione è sicuramente un fenomeno

che è sempre esistito, ma oggi ha

raggiunto il culmine divenendo quasi

la chiave di accesso ad un certo

mondo, divenendo quasi cultura in-

somma. Il sesso a pagamento è di-

ventato roba di tutti i giorni è quasi

entrato nella normalità. Le ragioni?

Tante. L‟esplosione della prostituzio-

ne come sfruttamento su vasta scala

di un gran numero di giovani immi-

grate rivela il lato oscuro del meltin

pot e del capitalismo. La tratta degli

schiavi esiste in quanto tale da

quando la borghesia è al potere nel

mondo e l‟interesse economico è ora

in grado di controllare la politica e la

criminalità ha gioco facile a compare

ciò che vuole. L‟altra faccia della me-

daglia, che è quella relativa ad una

prostituzione meno da strade e con-

tigua ad un certo mondo dello

“spettacolo”, è inevitabilmente con-

seguenza di una cultura progressista

che ha per decenni portato avanti

l‟idea di un‟emancipazione femminile

che doveva passare necessariamente

per la negazione dei valori tradizio-

nali, prima fra tutti la

continenza.

11

Spazio curato dal gruppo femminile dell’associazione

Page 12: Minastirith 01/11

APPUNTAMENTI

19 febbraio Provincia di Catan-

zaro conf. sul Risorgimento con il prof. Uldericò Nisticò

26 febbraio Memento Naturae

a Furor con concerto in serata

ROTTE

DI NAVIGAZIONE

Per la tua formazione ed informazione quotidiana:

www.azionetradizionale.com www.effedieffe.com

www.raido.it

IL SEGNO DEI TEMPI…

Benito Mussolini I discorso della rivoluzione € 10*

Heliodromos Heliodromos n.22 € 7,5*

Niccolò Giani - Mistica della Rivoluzione Fascista € 15*

* Prezzo indicativo. Necessario contributo associativo.