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“Minori con Cristo” - ofmroma.files.wordpress.com · su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. ... i segni di una nuova, incorag-giante crescita e vitalità

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Carissimi Fratelli dell’Ordine, nell’accingerci a celebrare il Natale del Signore, innalzo per voi tutti questa preghiera:

il Signore vi doni la sua pace!

Pace ai vostri Paesi, specialmente a quelli straziati dalla violenza; pace ai vostri quartieri, particolarmente a quelli in cui si vivono delle difficoltà; pace alle vostre Fraternità, soprattut-to a quelle in cui i Fratelli soffrono nel corpo o nello spirito; pace al vostro cuore, dovunque vi troviate in questo Tempo Santo.

San Francesco ha composto uno dei “Sal-mi” dell’Ufficio della Passione per i Vespri di Natale. Il testo esprime gioia e delizia per la nascita di Cristo, ma riconosce pure l’umiltà del contesto in cui si è ritrovato il Neonato a Betlemme: Perché il santissimo bambino che amiamo ci è stato dato [Is 9,6], e per noi è nato, lungo la via e deposto in una mangiatoia, per-ché non c’era posto per lui in albergo [Lc 2,7] (UffPass, V,7)

È nato per noi “lungo la via”. Dall’omelia di San Gregorio Magno per l’ufficio di Natale Francesco trae l’immagine del Bambino pove-ro e pellegrino: “Non nacque nella casa dei suoi genitori, ma lungo la via”. Quando Gesù nasce, Maria e Giuseppe sono in viaggio; si fermano nella città di Davide, dove però non hanno una fissa dimora. Siccome non c’è posto per loro nell’albergo, si adattano a sistemarsi in un al-loggio di fortuna disponibile per loro. Il Vange-lo secondo Luca esprime plasticamente la scena della nascita di Gesù: Maria e Giuseppe si trova-no in una stalla, con un neonato deposto in una mangiatoia, e stupefatti pastori del circondario fungono da araldi della Buona Notizia che han-no sentito e visto (cf. Lc 2,17). È difficile riusci-re a immaginare una forma di evangelizzazione più umile e più gioiosa di quella del primo Na-tale!

Per tutta la sua vita Francesco ha prova-to commozione per il fatto che Gesù, Figlio di

Dio e Figlio di Maria, ha scelto di abbracciare lo stato dei “più piccoli”. Ha sempre prediletto la compagnia di quanti erano considerati “mi-nori di” altri, peccatori e samaritani, pagani ed esattori delle tasse. I suoi seguaci più fedeli erano di condizioni sociali modeste: pescatori ed ex-esattori delle tasse. La lunga genealogia riportata dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,1-17) mostra che tra le quarantadue generazioni di antenati di Gesù c’è un vasto campionario di umanità, che va da coloro che eccellevano per fedeltà a coloro che erano famosi per le loro in-fedeltà. Dio manifesta il suo amore incondizio-nato per i suoi figli amati, oltre ogni loro merito, andando loro incontro sul cammino che porta ad un’umanità risanata e resa nuovamente de-gna.

Riflettiamo, durante questi giorni di festa, sulla “minorità” di Gesù, sul suo essere “meno degli” altri, sul suo presentarsi come loro ser-vo. Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni descrive in semplici parole questa scelta di mi-schiarsi ai “più piccoli”: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Dall’elevatissimo stato di divinità, il Verbo, il Figlio amato, si umilia per assumere “la carne della nostra umanità e fragilità” dal grembo della Vergine Maria (2LettF 5). Questa scelta, quest’atto totalmente libero dello straripante amore di Dio, lo porta a diventare una creatura tra le creature, in modo che Egli, Figlio Unige-nito, le possa ricondurre tutte alla loro sorgente nella comunione d’amore della Trinità.

Il Vangelo secondo Giovanni ci dice anche che la venuta del Verbo-fatto-carne avviene come quella della luce in un mondo prigionie-ro delle tenebre (Gv 1,5). Fermiamoci, in questo tempo santo, mentre le notti più lunghe dell’an-no imprigionano il Nord nel buio e i giorni più lunghi dell’anno portano la luce più scintillante al Sud. Pensiamo alla narrazione di San Mat-teo, dove le tenebre della notte sono rischiarate da una stella luminosa (Mt 2,9), che conduce i Saggi d’Oriente al Bambino di Betlemme. Così anche nella nostra vita ciascuno può sperimen-

“Minori con Cristo”

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tare la luce di Gesù. Egli disperde le tenebre del nostro cuore, come Francesco stesso ha chiesto a Cristo, mentre pregava davanti al Crocifisso (PrCr). Ma anche quando in ciascuna Fraterni-tà locale e nella Fraternità universale dell’Ordi-ne sperimentiamo momenti di tenebra, sappia-mo di aver bisogno della luce dello Spirito del Signore che ci guidi dalla notte verso il giorno.

Oggi, in alcune parti del mondo, i Fratelli e le Sorelle soffrono con i loro compagni di viaggio Cristiani e gli altri concittadini per situazioni di terribile violenza. Alcuni hanno perso la vita o hanno subito gravi ferite, mentre altri hanno perso i loro cari, le loro case e i mezzi di sosten-tamento. La nostra preghiera e le nostre azioni concrete di solidarietà devono accompagnarli, unitamente a tutti gli sforzi possibili per porre fine a tutti questi violenti conflitti. In altre parti del mondo, i nostri Fratelli e Sorelle soffrono le conseguenze devastanti di epidemie infettive, quali l’Ebola, l’HIV, l’AIDS e altre malattie che si potrebbero prevenire, acutizzate dalla violen-za della povertà e dalla “globalizzazione dell’in-differenza” a cui essi sono condannati.

Oggi, in alcune parti dell’Ordine ci sono Fratelli che soffrono la debo-lezza e l’infermità dovute all’età. Alcuni di loro si scoraggiano, non vedendo una nuova gene-razione di Fratelli che possa continuare l’imponente la-voro che essi hanno com-piuto con estrema genero-sità e fedeltà per tanti anni. Altri, sempre confidando nel-la capacità del Signore di fare molto più di quanto noi possia-mo chiedere o anche solo imma-ginare, affidano il futuro delle loro Fraternità e delle loro atti-vità pastorali alla Provvidenza di Dio nella Chiesa, credendo che nulla può anda-re perduto di ciò che è buono e di ciò che essi hanno liberamente donato agli altri. Proprio come Dio si comporta verso di noi attraverso l’Incarnazione del suo Figlio prediletto, così an-che noi dobbiamo fare gli uni per gli altri, ossia, imparare l’arte ricolma di grazia dell’accompa-gnamento, esprimendo gli uni per gli altri e per tutta l’umanità e tutto il creato la stessa cura e la stessa compassione che Dio nutre per noi.

Anche nel bel mezzo delle difficoltà e avver-sità interne all’Ordine, alla Chiesa e al mon-do, la presenza di Gesù è una luce per noi. Per questo la Chiesa ha scelto il gioioso testo di Isaia per la Messa di Natale che viene celebra-ta nelle tenebre della notte: Il popolo che cam-minava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. (Is 9,1)

Nelle mie visite di quest’anno ad alcune Fra-ternità dell’Ordine ho avuto il privilegio di ve-dere questa luce, i segni di una nuova, incorag-giante crescita e vitalità tra i Fratelli. In Asia e Oceania, in Africa, nelle Americhe e in Europa c’è un sorprendente impulso riguardo al mes-saggio e all’esempio di san Francesco. Questo sembra aumentare soprattutto tra i membri del-le popolazioni cattoliche in crescita nel Sud glo-bale. Sappiamo che lo stesso Papa Francesco ci ha spesso richiamato a rivolgere la nostra atten-zione San Francesco quale patrono della pace,

dei poveri e della cura della terra. La sua entusiasmante Esortazio-ne, Evangelii gaudium, ha già ispirato molti ad assumere l’im-

pegno di annunciare il Vange-lo nel nostro tempo con rinnovata

energia ed entusiasmo. Vi invito, Fratelli carissimi, ad abbrac-

ciare il messaggio centrale dell’Esortazione Aposto-lica di Papa Francesco e a vederlo come un modo nuovo per comprendere e vivere il Vangelo, la nostra Regola di vita e le nostre

Costituzioni generali.

Dal punto di vista della no-stra vocazione umana, cristia-na e francescana la sfida che dobbiamo affrontare oggi non

riguarda il numero di Frati nell’Ordine, né l’età media, né tanto meno il numero delle attività e delle opere apostoliche, bensì la qualità della nostra testimonianza condivisa del Vangelo nel mondo d’oggi. Lo studio interdisciplinare sullo stato dell’Ordine, tramite questionario, ci mo-stra parecchie aree che richiedono un cambia-mento e una conversione radicale nella nostra vita. Più della metà dei Frati che hanno rispo-sto al questionario affermano che per rivitaliz-

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zare l’Ordine è fondamentale ed essenziale che noi miglioriamo la qualità delle relazioni nelle Fraternità. Molti Fratelli soffrono per la man-canza di relazioni fraternamente genuine nelle loro Fraternità locali, con conseguenti crisi che portano all’isolamento e all’indebolimento della loro vocazione umana, cristiana e francescana. I Guardiani spesso trovano difficoltà nel comu-nicare genuinamente con i Fratelli al fine di costruire una Fraternità genuina. Alcuni Frati fanno del loro lavoro, specialmente del ministe-ro pastorale, l’unico scopo della loro vocazione francescana, spesso lavorando in eccesso, for-se per evitare il dolore che sperimentano per la mancanza di una vita fraterna di qualità. Que-sto porta inoltre a un ulteriore indebolimento dei legami fraterni e contribuisce alla crescita dell’individualismo e della perdita del senso del bene comune. Anche la vita di preghiera sia per-sonale che fraterna soffre e, di conseguenza, si indebolisce la vita spirituale interiore del singo-lo e della Fraternità.

Pure in mezzo a queste ombre la luce dell’In-carnazione continua a splendere! I Fratelli mi hanno anche detto, in occasione di alcune visite, di essere pronti a impegnarsi per una più inten-sa vita di preghiera, di fraternità e di missione condivisa. Molti Fratelli attualmente lavorano con i poveri, i tossicodipendenti, i sieropositivi e i malati di AIDS, gli alcolizzati, i senza dimora e coloro che sono stati costretti ad abbandonare la loro casa e che, come i genitori di Gesù, hanno dovuto cercare sollievo “lungo la via”, vivendo come indigenti, per di più indesiderati in Paesi che non sono la loro patria. Molti Fratelli sono preparati a incamminarsi con il Signore Gesù e

a rischiare tutto con gli anawim di Dio, renden-do più semplice il loro stile di vita, affinché altri possano semplicemente vivere e prosperare. In tutti questi modi possiamo dimostrare il nostro impegno a vivere “la gioia del Vangelo” come evangelizzatori e missionari, portando il dono che abbiamo ricevuto a tutta l’umanità e a tutto il creato.

Mentre ci prepariamo spiritualmente e fra-ternamente a celebrare il Capitolo generale 2015, invochiamo l’intercessione amorevole dell’umile Vergine Madre di Betlemme, chie-dendole di pregare per noi il suo Figlio dilet-to, affinché Egli, che si è fatto nostro “Fratello minore”, possa accrescere in noi nuovamente il dono del suo Spirito, che rinnova la faccia del-la terra. Preghiamo per l’inizio di un profondo rinnovamento dell’intero Ordine, che parta dal-la vocazione di ciascun Fratello, che abbracci la capacità di ravvivare la carità fraterna e la mis-sione condivisa in ogni Fraternità locale, e arri-vi fino a dare nuovo slancio alla missione evan-gelizzatrice delle Province e delle Custodie e, indubbiamente, dell’Ordine intero. E preghia-mo per il rinnovamento di tutta l’umanità e di tutto il creato e per l’alba del Regno di Dio, che è regno di giustizia, di pace, di verità, di amore e di perdono. Mi auguro che ciascuno di noi e tutti noi insieme possiamo abbracciare queste qualità divine con lo stesso spirito di umiltà con cui Dio abbraccia tutti noi.

Auguro a tutti voi, carissimi Fratelli, a tutte le Sorelle Clarisse e Concezioniste e a tutti gli Amici un Natale e un nuovo anno colmi di gioia!

Roma, 8 Dicembre 2014Solennità della Immacolata Concezione B.V.M.

Fraternamente,

Fr. Michael A. Perry, OFMMinistro generale e servo

www.ofm.orgImmagine: Mickey McGrath, OSFS, Trinity StoresProt. 105285