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l lettore provi a raffigurarsi una sera di tardo autunno di circa 160 milioni di anni fa, in pieno periodo Giurassico, quando i dinosauri abitavano le terre emerse. I raggi del Sole al tramonto penetrano appena la superficie luccicante di un vasto oceano verde-azzurro, mentre un'ombra scivola silenziosa presso gli scuri dirupi di una dorsale vulcanica sottomarina. Quando l'animale risale in superficie per prendere una boccata di aria della sera, lo si potrebbe scambiare per una pic- cola balena. Ma non può esserlo. La prima balena, infatti, non si evolverà pri- ma di 100 milioni di anni. L'ombra cambia bruscamente direzione e ora la sua lunghezza è pari a due volte l'altezza di un essere umano. L'aspetto del- l'animale si fa particolarmente agghiacciante quando le sue lunghe fauci dal- la fitta dentatura balenano attraverso un banco di animali simili a calamari. LE SCIE \ ZE 390 febbraio2001 _ Gli ittiosauri, rettili dall'aspetto straordinariamente simile a pesci, dominarono gli oceani tanto a lungo quanto i dinosauri sulle terre emerse. Solo di recente i paleontologi hanno scoperto il segreto del successo adattativo di questi animali di Ryosuke Motani Gli ittiosauri hanno pattugliato incontrastati gli oceani di tutto il globo per 155 milioni di anni.

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l lettore provi a raffigurarsi una sera di tardo autunno di circa 160

milioni di anni fa, in pieno periodo Giurassico, quando i dinosauri

abitavano le terre emerse. I raggi del Sole al tramonto penetrano

appena la superficie luccicante di un vasto oceano verde-azzurro, mentre un'ombra scivola silenziosa presso gli scuri dirupi di una

dorsale vulcanica sottomarina. Quando l'animale risale in superficie per

prendere una boccata di aria della sera, lo si potrebbe scambiare per una pic-

cola balena. Ma non può esserlo. La prima balena, infatti, non si evolverà pri-

ma di 100 milioni di anni. L'ombra cambia bruscamente direzione e ora la

sua lunghezza è pari a due volte l'altezza di un essere umano. L'aspetto del-

l'animale si fa particolarmente agghiacciante quando le sue lunghe fauci dal-

la fitta dentatura balenano attraverso un banco di animali simili a calamari.

LE SCIE \ ZE 390 febbraio2001

_

Gli ittiosauri, rettili dall'aspetto straordinariamente simile a pesci,

dominarono gli oceani tanto a lungo quanto i dinosauri sulle terre

emerse. Solo di recente i paleontologi hanno scoperto il segreto del

successo adattativo di questi animali

di Ryosuke Motani

Gli ittiosauri hanno pattugliato incontrastatigli oceani di tutto il globo per 155 milioni di anni.

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PESCICARTILAGINEI

PESCIOSSEI ANFIBI MAMMIFERI

ARCOSAURI

Coccodrilli Uccelli

L'origine degli ittiosauri ha sconcertato i paleontologi per quasi due secoli. Di voltain volta li si è considerati strettamente imparentati ai più vari animali: dai pe-sci, ai mammiferi, agli anfibi. Ora è accertata la loro appartenenza al gruppo dei dia-psidi. Nuove analisi indicano come essi si siano separati dagli altri diapsidi più o menoin corrispondenza della divergenza tra lepidosauri e arcosauri. Non è certo però se gliittiosauri siano comparsi subito prima o subito dopo questa divergenza.

VERTEBRATOANCESTRALE

DIA PSIDI

LEPIDOSAURI

--Serpenti Lucertole Tuatara

Questo straordinario animale èOphthalmosaurus, una tra le oltre 80specie ora note costituenti un gruppodi mostri marini chiamati ittiosauri. Ilpiù piccolo di questi animali non erapiù lungo di un braccio umano; il piùgrande superava i 15 metri. Ophthal-mosaurus aveva dimensioni medie, enon era il più aggressivo. La sua com-pagnia sarebbe stata senza dubbio piùpiacevole di quella di un feroce Tem-nodontosaurus, o «sauro dai denti ta-glienti», che talvolta si nutriva di gran-di vertebrati.

Quando i paleontologi scoprirono iprimi fossili di ittiosauri, agli inizi del-l'Ottocento, rimasero assai perplessi difronte alle fattezze di questi animali datempo estinti. I dinosauri non eranostati ancora scoperti: perciò ogni carat-teristica degli ittiosauri appariva vera-mente misteriosa. L'esame dei fossili ri-velò che gli ittiosauri si erano evolutinon a partire da pesci, bensì da anima-li terricoli, discesi a loro volta da unantico pesce. Come mai, dunque, gli it-tiosauri avevano compiuto la transi-

zione inversa alla vita acquatica? Qua-li altri animali potevano essere consi-derati i loro parenti più prossimi? Ecome mai essi avevano evoluto caratte-ristiche bizzarre, come una colonnavertebrale simile a una pila di dischiper hockey e occhi enormi?

Nonostante queste domande fosserostraordinariamente stimolanti, per ave-re l'opportunità di chiarire la trasfor-mazione enigmatica da rettili terricoliad abitatori del mare aperto si dovette-ro attendere quasi due secoli. Quandodinosauri come Iguanodon attiraronoprepotentemente l'attenzione dei pa-leontologi dopo il 1830, la popolaritàdegli ittiosauri declinò. Un intenso in-teresse per i dominatori dei mari giu-rassici si è riaffacciato solo alcuni annifa, grazie alla scoperta di nuovi fossiliin Giappone e in Cina.

Origini oscureAnche se l'esistenza degli ittiosauri

fu quasi dimenticata a partire dai primianni del XIX secolo, alcuni paleontolo-

gi continuarono a pensarci per 100 an-ni e oltre. Ciò che era evidente fin dallaloro scoperta è che l'adattamento allavita marina aveva conferito a questianimali un grande successo evolutivo.L'ampia distribuzione verticale dei fos-sili rivelava che gli ittiosauri avevanoregnato sugli oceani da circa 245 fino acirca 90 milioni di anni fa (più o menol'intero arco di tempo in cui i dinosauriavevano dominato i continenti). Fossilidi ittiosauri sono stati trovati in ogniparte del mondo: segno di un areale didistribuzione vasto come quello degliattuali cetacei. E, nonostante il loroaspetto di pesci, gli ittiosauri erano ov-viamente rettili, dotati di polmoni.Non possedevano branchie, e la confi-gurazione del cranio e delle ossa man-dibolari era innegabilmente rettiliana.Cosa più importante, essi possedevanodue paia di arti (i pesci non ne hanno),il che testimoniava le attitudini terrico-le dei loro predecessori.

I paleontologi dovettero trarre que-ste conclusioni basandosi solamentesugli splendidi scheletri di ittiosauri più

specializzati, quelli dalla forma di pe-sce. Frammenti ossei dei primi ittiosau-ri non furono trovati fino al 1927.Questi animali acquisirono un aspettodecisamente affine a quello dei pescinel corso della loro evoluzione: le tozzezampe si trasformarono in pinne; ap-parvero una coda piatta priva di ossa euna pinna dorsale. Essi non erano fattisemplicemente per la vita acquatica,ma per vivere in oceano aperto, a gran-de distanza dalla terraferma. Similiadattamenti estremi alla vita acquaticasignificano che la maggior parte diquesti animali aveva perso alcune ca-ratteristiche chiave (come certe parti-colarità delle articolazioni del «polso»e della «caviglia ») che avrebbero potu-to permettere il confronto con i cuginiterricoli. In mancanza di scheletri com-pleti dei primissimi ittiosauri, si potevasolo immaginare che essi assomiglias-sero a lucertole con le pinne.

L'iniziale mancanza di elementi con-fuse a tal punto gli scienziati da indurlia ipotizzare una stretta parentela nonsolo tra gli ittiosauri e rettili come lelucertole e i coccodrilli, ma anche tragli ittiosauri e gli anfibi o tra gli ittio-sauri e i mammiferi. Nel XX secolo sicompresero meglio le relazioni esisten-ti tra le varie specie. Applicando nuovemetodiche, i paleontologi iniziarono aconcordare sul fatto che gli ittiosauri

Nuovi fossili di ittiosauri arcaici,tra cui quelli di Chaohusaurus(qui a destra) hanno fatto luce sucome questi animali a forma dilucertola si siano evoluti in domi-natori degli oceani come Steno-ptezygius, di cui qui sotto è mo-strata una femmina con un picco-lo in uscita dal canale del parto.

fossero veramente rettili del gruppo deidiapsidi (comprendente serpenti, lucer-tole, coccodrilli e dinosauri). Ma ilpunto esatto di diramazione degli ittio-sauri da questo albero genealogico ri-mase incerto fino a quando, di recente,furono rinvenuti in Asia nuovi fossiliappartenenti ai più antichi ittiosauri.

La prima grande scoperta fu fattasulla costa nordorientale di Honshu, laprincipale isola dell'arcipelago giappo-nese, in una spiaggia dominata da af-fioramenti di scisti, rocce nere stratifi-cate che hanno conservato ossa del piùantico degli ittiosauri: Utatsusaurus.

I reperti di Utatsusaurus sono per lopiù frammentari e incompleti, ma nel1982 geologi dell'Università di Hok-kaido portarono alla luce due scheletriquasi integri. Questi reperti sono statiresi disponibili per lo studio scientificograzie all'impegno di Nachio Minourae colleghi, che hanno trascorso granparte dei 15 anni successivi a ripulirecon somma cura le ossa incrostate diroccia scistosa. Data l'estrema fragilitàdelle ossa, essi hanno dovuto rimuove-re la roccia con sottili aghi di carburo,seguendo ogni fase al microscopio.

Mentre questo lavoro di preparazio-ne volgeva al termine, nel 1995, Mi-noura - al corrente del mio interesse peri rettili antichi - mi invitò a unirmi algruppo. Quando vidi lo scheletro, sep-

pi che Utatsusaurus era proprio ciò chei paleontologi si erano aspettati di tro-vare: un ittiosauro simile a una lucerto-la con le pinne. Qualche mese dopo, ilmio collega You Hailu, allora all'Istitu-to di paleontologia dei vertebrati e pa-leoantropologia di Pechino, mi mostròun secondo fossile da poco scoperto: loscheletro più completo al mondo diChaohusaurus, un altro ittiosauro ar-caico. Chaohusaurus si trova in roccedella stessa età di quelle che ospitano iresti di Utatsusaurus, e anch'esso è sta-to rinvenuto in pezzi e frammenti. Ilnuovo campione ha chiaramente rive-lato il profilo di un corpo longilineo, si-mile a quello di una lucertola.

Utatsusaurus e Chaohusaurus han-no permesso di far luce sul punto di di-ramazione degli ittiosauri dall'alberogenealogico dei vertebrati, in quantomostrano ancora alcune caratteristichetipiche dei loro antenati terricoli. Datala configurazione del cranio e degli ar-ti, i miei colleghi e io riteniamo che gliittiosauri si siano separati dagli altridiapsidi più o meno in corrisponden-za della separazione fra due importan-ti gruppi di rettili attuali, i lepidosau-ri (come serpenti e lucertole) e gli ar-cosauri (come i coccodrilli). Questoavanzamento di conoscenza sulla posi-zione filetica degli ittiosauri era senzadubbio un grande risultato, ma il mi-

Il più piccolo degli ittiosauri era più corto di un braccio umano; il più grande di essi era più lungo di un autobus

34 LE SCIENZE 390/ febbraio 2001

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••••,••n••,-„rigr(r,;:fr(\k's,((ktk( — '

ixosaurus comalianusa 0,5 a i metro • Viveva 235 milioni di anni fa (Triassico medio)

llllllllllllllllllllllllllllllllllll 434%,\

\ '

phthalmosaurus icenicusa 3 a 4 metri • Viveva da

(Giurassico medio-superi

-o

di anni fa

I reperti fossili hanno permesso agli scienziati di ricostruire come i corpi sottili, da lu-certola, dei primi ittiosauri (in alto) si siano ingrossati fino ad assumere forma di pe-sce, con tanto di pinne dorsale e caudale.

stero dell'evoluzione di questi animalirimaneva irrisolto. Chaohusaurus geishanesis

da 0,5 a 0,7 metri • Viveva 245 milioni di anni fa (Triassico inferiore)

Dalle zampe alle pinneL'esito probabilmente più entusia-

smante della scoperta di questi due it-tiosauri asiatici è la possibilità di dipin-gere un quadro a tinte vivide degli ela-borati adattamenti che hanno permes-so ai loro discendenti di diffondersi intutti gli oceani. La trasformazione piùovvia per la vita acquatica è quella de-gli arti in pinne. A differenza delle ossasottili tipiche delle estremità anteriori digran parte dei rettili, tutte le ossa degliarti anteriori degli ittiosauri sono piùlarghe che lunghe. Inoltre, hanno tutteforma simile, mentre nella maggiorparte dei tetrapodi è facile distinguerele ossa del polso (irregolarmente arro-tondate) da quelle del palmo (lunghe ecilindriche). Soprattutto, le ossa degliittiosauri sono strettamente ravvicinate,senza tegumenti intermedi, e formanoun solido pannello. Il fatto che tutte lefalangi fossero racchiuse in un singoloinvolucro di tessuto aumentava la rigi-dità delle pinne, come nelle balene, neidelfini, nelle foche e nelle testuggini.

Ma l'esame di fossili che andavanodalla forma di lucertole a quella di pe-sci - in particolare delle forme interme-die - rivelò che l'evoluzione da zampe apinne non fu una semplice modificazio-ne delle cinque dita. Di fatto, l'analisidegli arti di ittiosauri rivela un compli-cato processo evolutivo nel corso delquale le dita furono perse, riacquistatee divise. Riportando la forma delloscheletro della pinna lungo l'albero ge-nealogico degli ittiosauri, per esempio,si vede come gli ittiosauri a forma dipesce abbiano perso le ossa del pollicepresenti in quelli più arcaici. Ulterioriindicazioni vengono dallo studio del-l'ordine in cui le dita si ossificavano du-rante la crescita dell'ittiosauro a formadi pesce Stenopterygius, per il quale di-sponiamo di campioni rappresentatividi varie età. In una fase tarda apparve-ro dita addizionali lateralmente a quel-le preesistenti, e alcune di esse occupa-vano la posizione del pollice perdu-to. Ovviamente l'evoluzione non seguesempre un percorso lineare.

Una colonna vertebraleprogettata per il nuoto

I nuovi fossili a forma di lucertolahanno anche aiutato a risolvere il pro-blema dell'origine della struttura sche-

letrica dei loro discendenti a forma dipesce. Questi avevano la colonna ver-tebrale costituita da vertebre concave aforma di dischi per hockey. È una for-ma rara tra i diapsidi, e si pensava fos-se tipica di tutti gli ittiosauri. Ma i fos-sili trovati in Asia sorpresero i paleon-tologi in quanto avevano la colonnavertebrale molto più sottile, compostada vertebre conformate come scatoleper pellicole da 35 millimetri. Sembra-va che le vertebre avessero avuto latendenza ad aumentare di diametro ead accorciarsi via via che gli ittiosaurievolvevano dalla forma di lucertole aquella di pesci. Ma perché?

I miei colleghi e io abbiamo trovatola risposta nello stile di nuoto degli at-tuali squali. Questi, come gli ittiosauri,hanno forme e dimensioni differenti. Igattucci, per esempio, sono affusolati eprivi di pinna caudale, come lo eranogli ittiosauri arcaici. Il grande squalo

bianco, invece, ha un corpo più grossoe una pinna caudale a mezzaluna, simi-le a quelle degli ittiosauri più tardi aforma di pesce. Gli squali di quest'ulti-mo tipo nuotano muovendo solamentela coda, mentre i gattucci fanno oscil-lare l'intero corpo. Il nuoto ondulato-rio richiede un corpo flessibile, che aigattucci è garantito dalla colonna ver-tebrale molto suddivisa. Essi hannouna quarantina di vertebre nella parteanteriore del corpo: lo stesso numeroche si riscontra nei primi ittiosauri,rappresentati da Utatsusaurus e Chao-husaurus (i rettili e i mammiferi mo-derni ne hanno solo una ventina).

Gli squali dal nuoto ondulatorio, co-me i gattucci, sono in grado di mano-vrare e accelerare a sufficienza per af-ferrare la preda nelle acque relativa-mente poco profonde della piattaformacontinentale. Anche le lucertole attua-li nuotano ondeggiando, sebbene non

CHAOHUSAURUS

OPHTHALMOSAURUS

con la stessa efficienza degli animali chetrascorrono in mare tutta la loro vita. Èlogico concludere, quindi, che i primiittiosauri (simili ai gattucci e discenden-ti da un antenato morfologicamente so-migliante a una lucertola) nuotasseronello stesso modo e vivessero in acquedi piattaforma continentale.

Il nuoto ondulatorio consente aipredatori di vivere in prossimità dellacosta, dove il cibo è abbondante, ma

SEGMENTODI COLONNAVERTEBRALE

non è l'ideale per un animale che deb-ba coprire lunghe distanze per procac-ciarsi il cibo. I predatori di alto mare,che vivono laddove il cibo è più disper-so, hanno bisogno di uno stile di nuotomeno dispendioso sotto il profilo ener-getico. Lo squalo bianco, per esempio,risolve questo problema grazie al cor-po rigido, che rimane fermo mentre lacoda oscilla a destra e a sinistra. Lapinna caudale a mezzaluna incrementa

l'efficienza della propulsione. Gli ittio-sauri a forma di pesce avevano la pin-na caudale, e il loro profilo poco snellofa pensare che nuotassero in modoanalogo allo squalo bianco.

L'esame di una grande varietà dispecie di squali rivela che, quanto piùspesso è il corpo in sezione dal bassoverso l'alto, tanto più grande è il dia-metro delle vertebre nel tronco dell'ani-male. Sembra che gli squali e gli ittio-sauri abbiano risolto in modo simile ilproblema di flessibilità dato dall'avereun gran numero di segmenti. Mentre ilcorpo degli ittiosauri andava ispessen-dosi nel tempo, il numero delle verte-bre rimaneva all'incirca lo stesso. Perdare maggior sostegno a un corpo sem-pre più voluminoso, la colonna verte-brale raggiunse un diametro almenouna volta e mezza superiore a quellodei primi ittiosauri. Come conseguen-za, il corpo divenne sempre meno fles-sibile e le vertebre assunsero la caratte-ristica forma a disco per hockey.

Cacciatori degli abissiL'invasione del mare aperto da parte

degli ittiosauri non implicò solo unapiù ampia diffusione nelle acque super-ficiali, ma anche una più profonda e-splorazione dell'ambiente marino. Sap-piamo dal contenuto gastrico fossiliz-zato degli ittiosauri a forma di pesceche essi si nutrivano per lo più di cefa-lopodi dibranchiati, animali simili a ca-lamari. Le balene che si nutrono di ca-lamari cacciano a profondità comprese

Gli stili di nuoto, e quindi gli habitat (qui sopra), degli ittiosauricambiarono con l'evoluzione della forma delle vertebre. La sotti-le colonna vertebrale dei primi ittiosauri fa pensare che essi nuo-tassero ondulando il corpo, come anguille (a sinistra). Questomovimento garantiva rapidità e capacità di manovra: requisiti in-dispensabili per la caccia in acque poco profonde. Con l'ispessirsidella colonna vertebrale, il corpo si fece più rigido, e gli ittiosauriiniziarono a muoversi facendo oscillare solo la coda (a sinistra inbasso). La rigidità rendeva il nuoto meno dispendioso dal puntodi vista energetico e quindi facilitava la caccia in mare aperto.

ha evoluto un corpo a forma di pesce

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Questa isoletta nel nord-est dell'arcipelago giapponese custodiva due scheletri quasicompleti di Utatsusaurus, il più antico degli ittiosauri.

DIAMETROMASSIMO

DELL'OCCHIO

ELEFANTE AFRICANO5 CENTIMETRI

BALENOTTERA AZZURRA15 CENTIMETRI

OPHTHALMOSAURUS

23 CENTIMETRI

CALAMARO GIGANTE25 CENTIMETRI

TEMNODO URUS26 CENTIM

Gli occhi degli ittiosauri erano sorprendentemente grandi.L'analisi delle ossa oculari a ciambella chiamate anelli dellasclera rivela che Ophthalmosaurus aveva occhi più grandi,in proporzione alle dimensioni corporee, di qualunque altrovertebrato adulto vivente o estinto, mentre Temnodonto-saurus aveva gli occhi più grandi in assoluto. La forma bei-ge sullo sfondo dell'illustrazione ha le dimensioni di unanello della sclera di Ophthalmosaurus. La fotografia mo-stra un anello ben conservato di Stenopterygius.

fra circa 100 e 1000 metri: la grandeescursione di profondità non sorpren-de, se si pensa che le risorse di cibo so-no molto disperse al di sotto dei 200metri. Ma per cacciare così in profon-dità, le balene e altri animali con attitu-dini subacquee devono immergersi etornare in superficie con una lungaapnea: un compito non certo facile. Lariduzione del consumo di energia du-rante il nuoto è uno dei modi miglioriper risparmiare la preziosa scorta di os-sigeno. Di conseguenza, gli attuali ani-mali capaci di immersioni profondehanno forme idrodinamiche che per-mettono di ridurre l'attrito, come leavevano gli ittiosauri a forma di pesce.

Altre caratteristiche, oltre alla dietae alla forma corporea, indicano che al-meno alcuni ittiosauri a forma di pe-sce si immergevano a grande profon-dità. La capacità di un animale do-tato di polmoni di rimanere in im-mersione a lungo dipende in pri-ma approssimazione dalla formacorporea: più pesante è l'animale,maggiore è la quantità di ossige-no che può immagazzinare neimuscoli, nel sangue e in certi al-tri organi, e più lento è il consu-mo di ossigeno per unità di mas-sa corporea. L'evoluzione di uncorpo spesso e rigido ha incre-mentato il volume e la massa de-gli ittiosauri a forma di pesce ri-spetto ai loro predecessori: uno diessi doveva essere fino a sei voltepiù pesante rispetto a un ittiosauro

a forma di lucertola, a parità dilunghezza. Ma gli ittiosauri a forma

di pesce erano anche più lunghi, equindi più massicci in proporzione. I

calcoli basati sulla capacità aerobicadegli attuali animali in grado di im-mergersi indicano che un animale delpeso di Ophthalmosaurus (circa 950chilogrammi) avrebbe potuto rimanerein apnea per 20 minuti. Secondo unavalutazione prudente, Ophthalmosau-rus avrebbe quindi potuto immergersifacilmente fino a 600 metri e forse ad-dirittura fino a 1500.

Anche l'esame delle ossa indica chegli ittiosauri a forma di pesce erano ca-paci di immersioni profonde. Le ossadegli arti e le costole degli animali terri-coli hanno un denso strato esterno chene aumenta la resistenza, per sostenereadeguatamente l'animale. Ma lo stratodenso è pesante. Dato che i vertebratiacquatici sono sostenuti dalla spintaidrostatica, non hanno bisogno di que-sto rinforzo. Inoltre le ossa pesanti (che

servono a poco per immagazzinare os-sigeno) possono essere di intralcio in fa-se di riemersione. Un gruppo di biologifrancesi ha appurato che nei modernimammiferi capaci di immersioni pro-fonde lo strato esterno delle ossa è spu-gnoso e quindi meno denso. Lo stessotipo di tessuto osseo spugnoso riveste leossa degli ittiosauri a forma di pesce:anche questi animali godevano dunquedei benefici di un'ossatura leggera.

Ma forse la prova migliore delle ca-pacità di immersione profonda degliultimi ittiosauri è data dai loro occhienormi, che nel caso di Ophthalmo-saurus arrivavano a un diametro di 23centimetri. In rapporto alle dimensionicorporee, gli ittiosauri a forma di pesceavevano occhi più grandi di ogni altroanimale noto. Ciò fa pensare anche chela capacità visiva degli ittiosauri sia mi-gliorata nell'evoluzione. Questa ipotesisi basa sulle misure dell'anello dellasclera, un osso a forma di ciambella in-corporato nell'occhio. (L'uomo non lopossiede: esso è andato perduto negliantenati dei mammiferi, ma gran partedegli altri vertebrati ha strutture osseenei bulbi oculari.) Negli ittiosauri l'a-nello serviva presumibilmente a mante-nere la forma dell'occhio, soggetto agrandi variazioni di pressione esterna.

Il diametro dell'anello della sclerapermette di calcolare il numero minimodi focale dell'occhio: l'indice usato perle lenti fotografiche che misura la lumi-nosità relativa di un sistema ottico. Piùbasso è il numero, più chiara l'immagi-ne e quindi più breve il tempo di esposi-zione richiesto. Le lenti di bassa qualitàhanno un valore f/3,5 o più; quelle dialta qualità arrivano a f/1,0. Il valore difocale dell'occhio umano è circa 2,1,mentre quello dell'occhio di gatto è cir-ca 0,9: un gatto sarebbe in grado di ve-dere a profondità di 500 metri e oltrenell'oceano. Anche Ophthalmosaurusaveva un valore minimo di circa 0,9,ma con i suoi occhi molto più grandiaveva presumibilmente prestazioni as-sai migliori di quelle teoriche del gatto.

RYOSUKE MOTANI è ricercatorenel Dipartimento di paleobiologia delRoyal Ontario Museum di Toronto. Ilsuo interesse per gli ittiosauri si mani-festò all'Università di Tokyo, quandoil suo professore di paleontologia glipermise di studiare l'unico fossile direttile «locale» disponibile: quello diun ittiosauro. Motani ha continuato astudiare l'evoluzione degli ittiosauriper la sua tesi di dottorato, discussaall'Università di Toronto nel 1997.

L'estinzione misteriosa

Molte caratteristiche degli irtiosauri,comprese la forma del corpo e dellacolonna vertebrale, la dimensione degliocchi, la capacità aerobica, l'habitat ela dieta, sembrano essere mutate inmaniera interdipendente nel corso del-l'evoluzione, anche se non si possonodistinguere cause ed effetti. Tali adat-tamenti hanno consentito agli ittiosau-ri di regnare incontrastati negli oceaniper 155 milioni di anni. I nuovi fossiliarcaici stanno chiarendo perché l'evo-luzione di questi animali abbia avutoun tale successo; ma nessuno sa ancoraperché gli ittiosauri si siano estinti.

La perdita di habitat potrebbe averesancito la fine degli ittiosauri a formadi lucertola, costretti dall'inefficientenuoto ondulatorio a rimanere in acque

costiere. Un abbassamento globale dellivello dei mari potrebbe avere messofuori causa questi animali - e molti altri- eliminando la loro nicchia di acquepoco profonde. Gli ittiosauri a formadi pesce, però, potevano vivere in ocea-no aperto; dal momento che il loro ha-bitat non venne mai meno, diversa de-ve essere stata la causa della loro estin-zione. L'epoca della loro scomparsacorrisponde più o meno a quella dell'e-sordio degli squali evoluti, ma nessunoha finora trovato prove dirette di unacompetizione fra i due gruppi.

Può darsi che non si trovi mai unaspiegazione completa dell'estinzionedegli ittiosauri. Ma finché i paleontolo-gi e altri ricercatori continueranno astudiare la storia evolutiva di questi af-fascinanti animali, contiamo di impa-rare ancora moltissimo sul loro conto.

I loro occhi erano più grandi di quelli di ogni altro animale

CARROLL R. L., Vertebrate Paleontology and Evolution, Freeman, San Francisco,1987.

McGOWAN CHRISTOPHER, Dinosaurs, Spitfires, and Sea Dragons, HarvardUniversity Press, 1991.

MOTANI RYOSLTKE, HAILU YOU e McGOWAN CHRISTOPHER, Eel-like Swimmingin the Earliest Ichthyosaurs in «Nature», 382, pp. 347-348, 25 luglio 1996.

MOTANI RYOSUKE, MINOURA NACHIO e ANDO TATSURO, Ichthyosaurian Rela-tionships Illuminated by New Primitive Skeletons from Japan in «Nature», 393,pp. 255-257, 21 maggio 1998.

MOTANI RYOSUKE, ROTHSCHILD BRUCE M. e WAHL WILLIAM, Jr., Large Eyeballsin Diving Ichthyosaurs in «Nature», 402, pag. 747, 16 dicembre 1999.

Sito Web di Ryosuke Motani: www.ucmp.berkeley.edu/people/motani/ichthyo/

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