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313 MUSEI E PARCHI IN AMBITO TEDESCO: DAL RECUPERO DEI SITI ARCHEOLOGICI ALLA CREAZIONE DI PARCHI TEMATICI LA SAALBURG PRESSO BAD HOMBURG V.D. HÖHE (1) Cfr. B. AMENDOLEA, R. CAZZELLA, L. INDRIO (a cura di), I siti archeologici. Un pro- blema di musealizzazione all’aperto. Primo seminario di studi, Roma 1988 (Roma 1988), pp. 1-276. Nel nostro contesto di grande interesse è un nuovo Progetto chiamato PISA (Program- mazione Integrata nei Siti Archeologici) finanziato dal Programma MEDA dell’Unione Euro- pea. I membri della Rete PISA sono: IMED (Istituto per il Mediterraneo) Italia, coordinato- re; FEMP (Fondation Européenne pour les Métiers du Patrimoine Culturel) Consiglio d’Euro- pa, co-coordinatore; RGZM (Römisch-Germanisches Zentralmuseum Mainz) Germania, co-co- ordinatore; PMC (Palestinian Ministery of Culture) - Autorità Palestinese, co-coordinatore; Mini- stero per i Beni e le Attività Culturali Italia, partner; Ministère de la Région Wallonne Belgio, partner; Centre Archéologique Européen du Mont Beuvray Francia, partner; Ministry of Cultu- re Grecia, partner; Ministère de la Communication et de la Culture Algeria, partner; Ministère des Affaires Culturelles Marocco, partner; Ministère de la Culture de Tunesie Tunisia, part- ner; Israel Antiquities Authority Israele, partner. (2) Si nota negli ultimi anni il tentativo, coronato dal successo, di allestire in modo suggestivo e didatticamente appropriato anche i Musei più piccoli e dotati di oggetti meno signi- La tutela dei centri urbani storici e la conservazione dei paesaggi stori- camente significativi con i loro monumenti sono un problema ben noto a tutti i paesi industrializzati. Una delle soluzioni che ci si prospettano consiste nella creazione di zone particolarmente protette nei centri urbani storici e nella creazione di parchi archeologici sul modello dei parchi nazionali nelle aree rurali. Progetti di questo tipo sono già stati realizzati. E proprio di re- cente lo sviluppo di nuovi parchi sia in Italia che in altri paesi del Mediterra- neo è stato discusso da archeologi, urbanisti, esperti di pianificazione territo- riale e del turismo 1 . La situazione in Germania, su cui riferirò brevemente, si differenzia per vari aspetti rispetto a quella italiana. Innanzitutto l’importanza e la ric- chezza del patrimonio archeologico non è assolutamente paragonabile a quella dell’Italia. Di conseguenza, i problemi di conservazione si presentano meno drammatici e soprattutto molto meno costosi. Inoltre, agli esperti è ben noto che l’attrazione dei resti archeologici esposti nei musei o lasciati in sito nei nostri parchi archeologici o musei al- l’aperto non è certamente tale da poter indirizzare una parte considerevole del turismo internazionale verso la Repubblica Federale 2 . © 1999 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

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MUSEI E PARCHI IN AMBITO TEDESCO: DAL RECUPERO DEI SITI ARCHEOLOGICIALLA CREAZIONE DI PARCHI TEMATICILA SAALBURG PRESSO BAD HOMBURG V.D. HÖHE

(1) Cfr. B. AMENDOLEA, R. CAZZELLA, L. INDRIO (a cura di), I siti archeologici. Un pro-blema di musealizzazione all’aperto. Primo seminario di studi, Roma 1988 (Roma 1988), pp.1-276. Nel nostro contesto di grande interesse è un nuovo Progetto chiamato PISA (Program-mazione Integrata nei Siti Archeologici) finanziato dal Programma MEDA dell’Unione Euro-pea. I membri della Rete PISA sono: IMED (Istituto per il Mediterraneo) Italia, coordinato-re; FEMP (Fondation Européenne pour les Métiers du Patrimoine Culturel) Consiglio d’Euro-pa, co-coordinatore; RGZM (Römisch-Germanisches Zentralmuseum Mainz) Germania, co-co-ordinatore; PMC (Palestinian Ministery of Culture) - Autorità Palestinese, co-coordinatore; Mini-stero per i Beni e le Attività Culturali Italia, partner; Ministère de la Région Wallonne Belgio,partner; Centre Archéologique Européen du Mont Beuvray Francia, partner; Ministry of Cultu-re Grecia, partner; Ministère de la Communication et de la Culture Algeria, partner; Ministèredes Affaires Culturelles Marocco, partner; Ministère de la Culture de Tunesie Tunisia, part-ner; Israel Antiquities Authority Israele, partner.

(2) Si nota negli ultimi anni il tentativo, coronato dal successo, di allestire in modosuggestivo e didatticamente appropriato anche i Musei più piccoli e dotati di oggetti meno signi-

La tutela dei centri urbani storici e la conservazione dei paesaggi stori-camente significativi con i loro monumenti sono un problema ben noto atutti i paesi industrializzati. Una delle soluzioni che ci si prospettano consistenella creazione di zone particolarmente protette nei centri urbani storici enella creazione di parchi archeologici sul modello dei parchi nazionali nellearee rurali. Progetti di questo tipo sono già stati realizzati. E proprio di re-cente lo sviluppo di nuovi parchi sia in Italia che in altri paesi del Mediterra-neo è stato discusso da archeologi, urbanisti, esperti di pianificazione territo-riale e del turismo 1.

La situazione in Germania, su cui riferirò brevemente, si differenziaper vari aspetti rispetto a quella italiana. Innanzitutto l’importanza e la ric-chezza del patrimonio archeologico non è assolutamente paragonabile a quelladell’Italia. Di conseguenza, i problemi di conservazione si presentano menodrammatici e soprattutto molto meno costosi.

Inoltre, agli esperti è ben noto che l’attrazione dei resti archeologiciesposti nei musei o lasciati in sito nei nostri parchi archeologici o musei al-l’aperto non è certamente tale da poter indirizzare una parte considerevoledel turismo internazionale verso la Repubblica Federale 2.

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La Germania dispone comunque di parchi archeologici e di musei al-l’aperto, creati per preservare vari complessi particolarmente minacciati dal-la distruzione definitiva.

Non tutti sanno che l’istituzione di parchi archeologici rappresenta ormaiin Germania una tradizione centenaria. Ma da noi, come altrove in Europa, èdopo la seconda guerra mondiale che gli sforzi intesi alla conservazione dimonumenti archeologici di tutte le epoche si sono sensibilmente intensifica-ti. Un fenomeno andato di pari passo con la creazione di nuovi musei. Ilrisultato di queste iniziative, fiancheggiate anche da nuove strategie pubblici-tarie nel settore dei musei portò ad un aumento notevolissimo di visitatori 3.

La Repubblica Federale può annoverare oggi un numero considerevolesia di musei all’aperto che di parchi archeologici d’interesse regionale esopraregionale. Dal punto di vista tematico e della presentazione ci sonoperò molte differenze. Il punto che tutti li accomuna, sia quelli di epocapreistorica che quelli di epoca romana o medievale fino ai più recenti, èl’intento di riportare per così dire alla vita in forma concreta alcuni aspettidell’esistenza dei nostri predecessori.

Il carattere formativo-culturale inerente gli impianti, efficace soprat-tutto in rapporto ad un pubblico giovanile, e l’alto numero di visitatori, rap-presentano fattori non trascurabili per la diffusione della conoscenza dellacultura regionale: uno stimolo in più per l’industria turistica locale, giustifi-cando agli occhi delle autorità comunali l’impegno finanziario, spesso nonindifferente, necessario alla creazione e alla manutenzione dei musei all’aper-to e dei parchi archeologici.

Sarà utile sottolineare che la Germania è uno stato federale e che i beniculturali sono quasi tutti di competenza dei singoli Länder (regioni), così chenon si può parlare di pianificazione centralizzata per quello che riguarda lemisure della salvaguardia dei beni archeologici ed il loro finanziamento. Ilcompito della salvaguardia è affidato alle soprintendenze che sono regionali.

ficativi. Il pubblico, che tutte le istituzioni gareggiano ad attrarre, è divenuto sempre più esigente,creando una sempre maggiore concorrenza nel campo delle tecniche di allestimento. Pertutta questa problematica cfr. H. SCHÄFER (a cura di), Museums-Fragen. Museen und ihreBesucher. Herausforderungen in der Zukunft (Internationales Symposion vom 22. bis 24November 1995 im Haus der Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, Bonn), Bonn undBerlin 1996, pp. 7-310.

(3) Molto indicative sono le seguenti cifre (qui arrotondate): il numero delle visite neimusei della vecchia Bundesrepublik ammontava nel 1972 a ca. 17 milioni, nel 1975 si contava-no ca. 22 milioni, nel 1977 ca. 32 milioni, nel 1980 ca. 41 milioni e nel 1981 ca. 54 milioni.Nel 1993, dopo la riunificazione delle due Germanie, il numero totale era di ca. 93 milioni dipresenze. Per ulteriori dati statistici e la loro interpretazione si rimanda a Materialien ausdem Institut für Museumskunde - Staatliche Museen zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz.Erhebung der Besuchszahlen an den Museen der Bundesrepublik Deutschland für das Jahr1993, Heft 40, Berlin 1994 (104 pp.) Questa pubblicazione riporta annualmente tutti i datipiù recenti (ISSN 0931-7961).

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In una prospettiva mediterranea rivestono certamente particolare inte-resse i parchi archeologici che custodiscono testimonianze del periodo roma-no. Citiamo qui la Saalburg in Assia 4, il parco archeologico di Xanten nellaRenania-Westfalia 5 e quelli di Schwarzenacker nella Saar 6, Aalen in Baden-Württemberg 7 e Cambodunum-Kempten in Baviera 8.

I motivi che hanno portato alla creazione di questi impianti sono divaria natura, e diverse sono le soluzioni messe in atto.

Nei siti sopra citati il ruolo predominante è stato sempre riservato allaconservazione del patrimonio archeologico. Le ricostruzioni dove furono messein opera, rispecchiano invece lo stato della ricerca al momento della creazionedel parco. Non indifferenti possono essere sul modo della realizzazione del com-plesso anche considerazioni che riguardano il gran pubblico, che oltre ad un’espe-rienza culturale cerca spesso lo svago, un sano godimento del tempo libero.

Da una parte la Saalburg, dall’altra il parco archeologico di Xanten,realizzato sul suolo della colonia Ulpia Traiana e inaugurato nel 1977, ese-guiti dunque in periodi molto diversi e per ragioni molto differenti, possono

(4) Cfr. L. JACOBI, Das Römerkastell Saalburg bei Bad Homburg v.d.H. (Homburg vonder Höhe 1897) V-XXVIII, pp. 1-608; FABRICIUS, HETTNER, v. SARWEY, Der obergermanisch-raetische Limes des Römerreiches. Abt. A Bd. II, 1. Strecke 3, 1936, pp. 126-151 (E. Fabricius);H. SCHÖNBERGER, Die römischen Truppenlager der frühen und mittleren Kaiserzeit zwischenNordsee und Inn. Bericht der Römisch-Germanischen Kommission 66, 1985, p. 321 ss.; D.BAATZ, F.R. HERRMANN, Die Römer in Hessen (2. verbesserte Auflage, Stuttgart 1989) pp.469-474.; M. KLEE, Die Saalburg (Stuttgart 1995) pp. 5-168.; E. SCHALLMAYER (a cura di),Hundert Jahre Saalburg. Vom römischen Grenzposten zum euroipäischen Museum (Mainz1997) pp. 1-196.; D. BAATZ, Limeskastell Saalburg. Ein Führer durch das römische Kastellund seine Geschichte (13. Auflage), Anspach 1997, pp. 3-40. Cfr. inoltre l’interessante rasse-gna stampa per l’anno 1997: E. SCHALLMAYER (a cura di), Das Saalburgmuseum im Spiegel derPresse, Rückblick 1997 (Saalburg-Kastell, im März 1998).

(5) Sul parco archeologico di Xanten cfr. Colonia Ulpia Traiana. Grabung, Forschung,Präsentation, Arbeitsberichte 1/2, Köln 1978; U. HEIMBERG, A. RIECHE, Colonia Ulpia Traiana.Die römische Stadt- Planung, Architektur, Ausgrabung, Köln 1986, pp. 9-67; A. RIECHE, Ilparco archeologico di Xanten, in B. AMENDOLEA, R. CAZZELLA, L. INDRIO (a cura di), I sitiarcheologici. Un problema di musealizzazione all’aperto, Roma 1988, pp. 236-240. G. PRECHT,H.-J. SCHALLES, Archäologischer Park/Regionalmuseum Xanten. Entwicklungsmöglichkeitenund Zukunftsperspektiven, in: G. PRECHT, H.-J. SCHALLES (a cura di), Spurenlese, Beiträge zurGeschichte des Xantener Raumes, Köln 1989, pp. 297-305. A. RIECHE, Führer durch denArchäologischen Park Xanten, Köln 1994, pp. 5-48; EADEM, Archäologische Rekonstruktionen:Ziele und Wirkung, «Xantener Berichte, Grabung-Forschung-Präsentation», Köln 1995, pp.449-473.

(6) Schwarzenacker: cfr. A. KOLLING, Schwarzenacker an der Blies, «Bonner Jahrbücher»172, 1972, pp. 238-257. IDEM, Führer durch das Freilichtmuseum Römerhaus Schwarzenackerin Homburg, Saar 1974.

(7) Aalen nel Baden-Württemberg: cfr. Ph. FILTZINGER. Limesmuseum Aalen 2. Aufl. 7,1975; Ph. FILTZINGER, D. PLANCK, B. CÄMMERER, Die Römer in Baden-Württemberg, Stuttgartu. Aalen 1976, pp. 201-214.

(8) Kempten nella Baviera: cfr. G. WEBER, Archäologischer Park Cambodunum-APC, Führerzu archäologischen Denkmälern in Deutschland, Band 30; W. CZYSZ, H. DIETRICH, G. WEBER (acura di), Kempten und das Allgäu, Stuttgart 1995, pp. 116-123 (con bibliografia precedente).

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essere presi ad esemplificare due soluzioni diverse, cui non sono rimasti estra-nei anche gli influssi della temperie spirituale dell’epoca.

Vorremmo qui richiamare l’attenzione in modo particolare sul più an-tico parco archeologico tedesco, che gode in patria di giustificata fama e cheinvece in Italia è pressoché sconosciuto: la già citata Saalburg, un accampa-mento romano in gran parte ricostruito, situato sul limes nel Taunus a nord-ovest di Bad Homburg v.d. Höhe, del quale si ignora il nome antico.

L’impianto, di cui fu celebrato il centenario nel 1997 9, può vantare aragione una funzione esemplare di prototipo per tutti i parchi archeologicisorti in seguito con simili intenti. Generazioni di studiosi vi hanno lavorato,contribuendo ad accrescere i dati scientifici del sito, ed aggiornando la parteespositiva e didattica del parco archeologico e del suo bel museo.

L’idea di restaurare la Saalburg fu già dibattuta dagli scavatori nellaseconda metà del secolo scorso. Ma la realizzazione del progetto andò inatto solo il 18 ottobre del 1897. Nel corso di un banchetto ufficiale aWiesbaden, l’imperatore Guglielmo II, noto appassionato e mecenate d’ar-cheologia, annunciò solennemente l’effettiva attuazione del progetto, cui as-sicurò i necessari finanziamenti. La prima fase della ricostruzione avvennetre anni dopo.

La scelta del luogo non fu dettata da priorità imprescindibili, com’erastato il caso per il parco archeologico di Xanten, ma suggerita da una ponde-rata riflessione.

Nell’ambito di scavi sistematici, a partire dal 1856, furono riportatialla luce notevoli resti di un accampamento romano con il relativo abitatocivile (vicus) (Fig. 1). Si trattava, come si poté dimostrare, della sede dellacohors II raetorum civium equitata. Bisogna quindi ipotizzare uno stanzia-mento militare di più di 500 uomini. Nel sistema difensivo della frontieraromana, cioè del limes, la Saalburg doveva avere la funzione specifica di con-trollare un valico sul Taunus in direzione nord.

La ricostruzione del castrum romanum fu attuata secondo il progettodi Louis Jacobi, fedele alla ben documentata fase V dell’accampamento ro-mano, che occupava un’area di 222,50 x 147,2 m (Fig. 2).

L’intento, per l’epoca straordinariamente moderno, era di presentareal largo pubblico di non specialisti, in forma concreta e tangibile, i risultatidegli scavi e della ricerca scientifica.

Là dove la documentazione offerta dalle scoperte non fosse sufficienteai fini della ricostruzione, ci si avvalse per completarla dei dati ottenuti daaltri castra romana.

A ricostruzione effettuata, il risultato assai suggestivo non mancò d’im-

(9) Cfr. E. SCHALLMAYER (a cura di), Hundert Jahre Saalburg. Vom römischen Grenzpostenzum europäischen Museum, Mainz 1997, pp. 1-196 (citato in seguito SCHALLMAYER, Saalburg 1997).

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Fig. 1 – Pianta topografica della Saalburg.

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pressionare i contemporanei e l’effetto d’insieme colpisce vivamente ancoroggi l’attenzione dei visitatori.

Solo alcuni dettagli minori nella ricostruzione del complesso non cor-rispondono più allo stato attuale della ricerca, ma si tratta di particolari, chepossono essere percepiti solo dagli esperti.

Nel suo insieme, il complesso offre una visione plastica dei castra mili-tari sul limes nella Germania Superior, che fino alla sua caduta (259-260 d.C.)costituirono un’efficace difesa dei confini dell’Impero contro i Germani.

Il visitatore che entri da sud attraverso la porta praetoria del castrum,circondato da un doppio fossato e da mura in pietra (Fig. 3), s’imbatte nel-l’interno in ricostruzioni di edifici, erette sulle fondamenta originali. A de-stra si vede il grande horreum, oggi parte del museo (vedi Fig. 2).

Nel praetorium di fronte, originalmente l’alloggio del comandante delcastrum, sono sistemati attualmente i locali amministrativi e quelli riservatiagli studiosi (vedi Fig. 2). Al centro si trovano gli edifici che formano il com-plesso dei principia con un sacellum (aedes) centrale (Fig. 2) e le sale d’armi,oggi utilizzate come sale espositive del museo (Fig. 4). Contigua al complesso

Fig. 2 – Fotografia aerea della Saalburg.

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Fig. 3 – La parte meridionale del castrum con la porta praetoria. In primo piano si vedonoalcune mura romane corrispondenti ai resti della mansio.

dei principia è un edificio con una grande sala destinata in origine alle eserci-tazioni militari, ora utilizzata per varie manifestazioni e saltuariamente affit-tata ad enti privati per ricevimenti ecc. (Fig. 5).

Dietro l’horreum, infine, sono stati ricostruiti in legno gli alloggi deisoldati e dei loro ufficiali (vedi Fig. 2).

La ricostruzione della Saalburg con la sua tradizione centenaria è dive-nuta a sua volta un monumento storico, che rispecchia anche assai bene alcu-ni aspetti dell’epoca guglielmina 10.

Il visitatore preparato se ne accorge subito: davanti alla porta praetoriaspicca la statua bronzea di Antonino Pio, ispirata a rappresentazioni antiche,ma in realtà opera dello scultore berlinese Johannes Götz (Fig. 6).

La statua che nel periodo romano occupava questo posto e della qualefurono trovati ancora dei frammenti, era di basalto e di dimensioni notevol-mente minori. Sulla base della statua moderna si legge la seguente iscrizione:imperatori romanorum Tito Aelio Hadriano Antonino Pio Guglielmo IIimperator germanorum. Al posto dell’iscrizione originale, affissa al muro so-pra la porta praetoria 11, troviamo oggi un’iscrizione moderna che rimanda al

(10) Cfr. E. SCHALLMAYER, Inszenierte Geschichtlichkeit. Die Saalburg als wilhelminischesGesamtkunstwerk, in SCHALLMAYER, Saalburg 1997, pp. 4 ss.; F. FLESS, Präsenz des Kaisers auf derSaalburg. Die antiken und antikisierenden Porträts, in SCHALLMAYER, Saalburg 1997, p. 60 ss.

(11) Per l’iscrizione originale affissa sul muro della porta praetoria, cfr. CIL, XIII, 7465.

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Fig. 5 – Grande edificio destinato in origine alle esercitazioni militari, oggi utilizzato permanifestazioni varie.

Fig. 4 – Cortile del complesso dei principia con il sacellum (aedes).

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Fig. 6 – Statua bronzea di Antonino Pio, opera dello scultore berlinese Johannes Götz.

mecenate imperiale, grazie ai cui stanziamenti l’intero complesso ha potutosorgere. Si legge: Guglielmus II, Frederici III filius, Guglielmi Magni nepos,anno regno XV in memoriam et honorem parentum castellum limitis romaniSalaburgense restituit (Fig. 6).

La grande popolarità presto raggiunta della Saalburg fu favorita sindall’inizio di una serie di iniziative. Ricordiamo in particolare la solenne messain opera della prima pietra dei principia, avvenuta in presenza della famigliaimperiale l’11 ottobre del 1900 con una pompa veramente impressionante inuna festa piuttosto singolare, animata tra l’altro dalla presenza di legionariromani e di guerrieri germanici: uno spettacolo con le caratteristiche di unculto imperiale, ma dal sapore teatrale 12.

L’eco dell’avvenimento, commentato anche ironicamente dalla stampanazionale ed internazionale, si sparse subito per tutta l’Europa (Fig. 7). Sia

(12) Cfr. J. OBMANN, D. WIRTZ, “Sie muß den Kaiser auf der Saalburg sehen”. DieGrundsteinlegung des wiedererrichteten Römerkastells am 11 Oktober 1900, in SCHALLMAYER,Saalburg 1997, p. 33 ss. figg. 26-45.

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come sia, dobbiamo tuttavia ammettere che nessuna agenzia moderna di PRavrebbe potuto lanciare il nuovo monumento in modo più efficace.

A diffondere l’immagine della Salburg provvidero sin dall’inizio le car-toline, in parte illustrate “artisticamente” 13, ed un fiorente commercio disouvenir di ogni tipo. E non desta meraviglia che l’accampamento romanofacesse ben presto il suo ingresso in romanzi storici per giovani ed adulti 14.

Malgrado la Saalburg fosse situata lontano dai centri urbani, il collega-mento con il mondo moderno fu garantito sin dal principio. Oggi le infra-strutture sono all’altezza delle esigenze dei visitatori: il luogo è ben raggiungibi-le sia in autobus sia con la propria macchina, e non mancano grandi parcheggi.

Un accogliente ristorante in stile vittoriano, situato nel romantico bo-sco negli immediati dintorni della Saalburg, è tuttora un gradito luogo diristoro, come lo era per gli scavatori ed i primi visitatori.

Una passeggiata nelle vicinanze della Saalburg per visitare i vari restidel vicus e un tratto del limes restaurato (Fig. 8), situato a poche centinaia dimetri a nord dell’accampamento romano, completa l’escursione nella storiamilitare romana.

Come avevamo già accennato, la fama del parco archeologico dellaSaalburg aveva raggiunto prima della prima guerra mondiale una straordina-ria popolarità. Generazioni di adulti e di scolari si formarono, recandosi sulsito, un’idea della potenza militare dei Romani: e non erano soltanto gli edi-fici ricostruiti ad istruire i visitatori, ma anche modelli di macchine militari(catapulta e onager) e di armi di ogni genere, nonché i reperti originali venutialla luce durante gli scavi.

La temperie spirituale del periodo guglielmino non è più la nostra: èpassato il tempo delle feste grandiose a sfondo nazionalistico. Ma si è di-mostrata tutt’ora validissima l’idea originale dei pionieri, adoperata di re-cente pure nel caso del parco archeologico di Xanten: combinare la ricercasul terreno, l’elaborazione e la pubblicazione dei dati acquisiti con la presenta-zione dei risultati nella maniera più concreta ad un grande pubblico di cultori.

Ancor oggi la Saalburg è oggetto di un’intensa attività scientifica nelcampo dell’archeologia delle province romane e della ricerca sul limes: ilmuseo organizza incontri per gli specialisti e mostre tematiche per il grandepubblico. Oltre ad una rivista prestigiosa 15 vengono pubblicati periodica-mente cataloghi e guide di vario genere 16.

(13) Cfr. A. BAEUMERTH, B. OCHS, Kaiser, Kunst, Kommerz und Kamera. Die Anfänge derAnsichtskarten von der Saalburg, in SCHALLMAYER, Saalburg 1997, p. 74 ss. figg. 68-71; 74-77.

(14) Cfr. St. CRAMMER, “Um Rhein und Reich”. Die Darstellung der Saalburg imhistorischen Roman und Jugendbuch, in SCHALLMAYER, Saalburg 1997, p. 91 ss.

(15) Il primo volume della rivista «Saalburg-Jahrbuch» uscì nel 1910. La rinomatapubblicazione esiste tuttora, edita a partire dal 1982 dall’editore Philipp von Zabern, Mainz.

(16) Cfr. nota 4.

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Fig. 7 – Frontespizio della “Tribuna Illustrata della Domenica” dedicata alla singolarefesta del 21 ottobre 1900 sulla Saalburg. L’imperatore Guglielmo II accompagnatodall’imperatrice si accinge a porre la prima pietra del Pretorio della Saalburg.

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(17) Da tempo i dati statistici riguardanti il numero dei visitatori sono oggetto diindagine: cfr. A. NOSCHKA-ROOS, Referierende Bibliographie zur Besucherforschung, Materialienaus dem Institut für Museumskunde, Staatliche Museen zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz,Heft 44 (Berlin 1996; ISSN 0931-7961), p. 96.

(18) Cfr. Das Saalburgmuseum im Spiegel der Presse. Rückblick 1997 (Saalburg-Kastell,im März 1998). Qui sono raccolti 137 articoli della stampa regionale e nazionale che nell’an-no del centenario hanno riferito sulla storia e sulle attività attuali della Saalburg.

(19) Gli adulti pagano 5 marchi; 4 marchi paga ogni visitatore appartenente ad ungruppo di almeno 20 persone. Per bambini tra i 6-14 anni il prezzo d’entrata è di 3 marchi e 2,50marchi per ogni ragazzo facente parte di gruppi scolastici. Sulla relazione tra prezzi d’ingresso enumero di frequenze nei grandi musei, cfr. Eintrittspreise von Museen und Ausgabeverhalten derMuseumsbesucher. Ein Gemeinschaftsgutachten des Instituts für Wirtschaftsforschung und desInstituts für Museumskunde, November 1996, Materialien aus dem Institut für Museumskunde,Staatliche Museen zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Heft 46, Berlin 1996, p. 145 (ISSN0931-7961 Heft 46).

Quanto al museo, esso risponde ai requisiti delle più moderne tecnichedi esposizione ed espone reperti non solo significativi sulla storia del castrumma anche idonei a fornire preziose informazioni sulle condizioni di vita nellazona al di qua e al di là del confine settentrionale dell’impero romano.

Pur non essendo situata in una zona di grande turismo, ogni anno laSaalburg può vantare un numero di visitatori considerevole. Nel 1997, l’an-no del centenario, sono stati contati 177.216 visitatori, fra cui 26.159 gruppi 17.

D’altra parte la direzione del museo svolge con successo una politicad’informazione dei media, affinché questi ultimi possano provvedere a susci-tare o a mantenere desto l’interesse del pubblico 18.

Il prezzo dei biglietti d’ingresso è modico e non supera i 5 marchi pergli adulti 19.

Al visitatore che lo desideri vengono offerte visite guidate in tedesco,inglese, francese ed italiano. A intervalli il museo organizza con grande suc-cesso delle cosiddette “giornate romane”. Nel 1997 un solo fine settimana diquesto tipo ha richiamato 40.000 visitatori. Nel corso di queste manifesta-zioni si presentano gruppi in costume di legionari romani, armati di tuttopunto, che bivaccano sul territorio dell’ accampamento romano, preparano ipasti, marciano in colonne, eseguono esercitazioni militari obbedendo ai co-mandi pronunciati in latino, simulando anche attacchi e altre azioni di guer-ra, ovviamente attirando una straordinaria attenzione soprattutto da partedei più giovani spettatori.

In queste occasioni vengono messe in azione anche delle riproduzionidi lanciafrecce romane (catapulta) (Fig. 9).

Vale la pena ricordare che questo tipo di attività, oggi di gran moda edenominata “archeologia sperimentale” non è certamente un’invenzione deinostri tempi, potendo vantare una tradizione che risale agli anni ’60 del seco-lo scorso sia in Germania che in Francia.

A questo punto crediamo non sia privo d’interesse offrire un breve

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Fig. 8 – Parte del limes ricostruito nelle immediate vicinanze della Saalburg.

Fig. 9 – Due legionari con una catapulta romana durante una manifestazione sulla Saalburg.

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scorcio sull’attuale struttura organizzativa e sulle dotazioni finanziarie dellaSaalburg. Il parco archeologico fa parte, sotto il profilo amministrativo, del-l’Amministrazione dei Castelli e dei Parchi statali del Ministero per la Scien-za e per l’Arte della regione della Assia. Il budget annuale messo a disposizio-ne dalla regione ammonta a circa 1.100.000 marchi, cui si sommano alcuneentrate che il Museo può trattenere per il suo bilancio: il ricavato dei bigliettid’ingresso e dell’affitto di singole sale o parti del castrum ad organizzazioniprivate per vari scopi, per un totale di circa 500.000 marchi all’anno.

Un ruolo non trascurabile svolge in questo contesto anche l’Associazio-ne per la promozione della Saalburg, il “Förderverein Saalburg e.V.”, fondatanel 1994, che conta attualmente soltanto 120 membri, ma annovera tra lesue fila rappresentanti di rango dell’economia della regione. Quest’associa-zione con le sue attività persegue il fine di appoggiare la Saalburg sia ideal-mente che economicamente, contribuendo al finanziamento del programmascientifico dell’istituto, alla tutela del parco archeologico e alle attività delMuseo e delle sue officine di restauro.

La quota sociale non è molto elevata, 50 marchi per i soci e 150 marchiper le persone giuridiche. Le somme più consistenti del “Förderverein Saalburge.V.” sono ottenute attraverso il sostegno degli sponsor di banche e dell’indu-stria della regione.

Il sistema della sponsorizzazione culturale funziona bene perché l’As-sociazione è legalmente autorizzata a rilasciare ricevute per le somme ottenu-te che sono detraibili ai fini fiscali.

Così il Förderverein ha potuto raccogliere negli ultimi anni la sommadi 300.000 marchi.

Lo staff scientifico della Saalburg comprende: due dirigenti laureatinell’archeologia delle provincie romane, che hanno posti di ruolo. Inoltre cisono tre archeologi a contratto, che lavorano nella sezione didattica, nell’in-ventario e nel reparto grafico del museo. Altre dieci persone collaboranodall’esterno con un contratto di tipo part-time, mentre le guide lavoranosulla base di contratti rinnovabili a seconda delle esigenze stagionali.

Il team viene completato da 10 tecnici per i vari servizi di custodia e dimanutenzione del parco archeologico e del museo annesso.

La direzione della Saalburg è attualmente affidata ad uno specialistanel campo dell’archeologia delle provincie romane, che può vantare una lun-ga esperienza professionale nell’ambito della direzione di una soprintenden-za archeologica. Di grande utilità in rapporto ai compiti connessi con la dire-zione del parco archeologico si è rivelata, secondo le sue stesse dichiarazioni,l’esperienza di uno stage giovanile in banca.

È ovvio che il direttore di un’impresa tanto complessa, qual’è la Saalburg,necessiti di un ampio raggio di potere decisionale, se si vuole che ottenga irisultati auspicati. Questa autorità, per espressa conferma del direttore, Dr.Egon Schallmayer, gli viene senz’altro riconosciuta dal ministero competen-

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te. Quanto abbiamo brevemente esposto a proposito della situazione del par-co archeologico della Saalburg, è valido, mutatis mutandis, anche per le isti-tuzioni consimili sul suolo della Repubblica Federale.

In Italia si discute da qualche tempo sulle prerogative che dovrebberoconnotare le qualifiche e l’operato di uno studioso nella posizione direttivadi un museo o di un parco archeologico. Secondo la nostra esperienza, undirettore che rispondesse unicamente ai connotati tradizionali dell’archeolo-go di vecchio stampo non rivestirebbe adeguatamente il suo incarico.

Si richiede piuttosto una personalità che possa unire alle qualifiche incampo tecnico-scientifico tutte le qualità di manager culturale di tipo moder-no. Spirito di iniziativa e notevoli qualità nei rapporti interpersonali sonoimportanti, se si desidera che un’istituzione sia guidata a lungo con successo.

L’iter professionale: è certo inderogabile una seria preparazione scien-tifica specializzata. Alla formazione meramente teorica vanno aggiunte espe-rienze maturate presso diversi tirocinî, anche all’estero, possibilmente giàdurante il periodo di studio. Ma la vera maturità professionale si acquista inalcuni anni di servizio presso una soprintendenza ben organizzata o pressoun museo con molte attività collaterali.

Vorrei concludere citando Karl August von Cohausen (1812-1894),prima ufficiale del genio e poi stimato archeologo, il quale diresse gli scavisulla Saalburg a partire del 1871 e propose già nel 1872 la ricostruzionedell’accampamento romano.

Nel 1884 egli scriveva: «Sarebbe giusto, prima d’intraprendere degliscavi di questa entità, interrogarsi a fondo, e quindi decidere a ragion veduta,innanzitutto se lo scavo debba essere eseguito oppure no, e in caso positivo,con quali obiettivi e con quali criteri, e come si debba procedere, a scaviultimati, per la conservazione dei resti riportati alla luce.

Non esiste un’autorizzazione morale a danneggiare, per indagarli, i mo-numenti del passato, se non siamo in possesso dei mezzi tecnici atti a garan-tire un’indagine veramente scientifica, a pubblicare in tempi adeguati i risul-tati con la necessaria documentazione visiva o di depositarli in un archivioaccessibile a tutti, e se non ci curiamo che il monumento stesso rimangaconservato per i posteri».

Ed infatti, sono convinto che il primo dovere di noi archeologi sia quellodi adoperarci, affinché il passato abbia anche un futuro.

FRIEDERICH-WILHELM VON HASE*

* Vorrei rivolgere il mio ringraziamento agli organizzatori del Corso “Musei e ParchiArcheologici”, prof. R. Francovich e dott. A. Zifferero per il cortese invito e per avermi datola possibilità di esporre alcune considerazioni sulla situazione in Germania.

Traduzione dal tedesco: Maria Aurora von Hase-Salto.RGZM, Ernst-Ludwig – Platz 2, D-55116 Mainz, Deutschland.

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