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MUSICA. Esce oggi il nuovo album dell’artista: contiene l’inno dedicato a «L’Uomo Vivo» Il Gioia e la voglia di vivere Capossela: «Questa festa è una bella metafora della rivincita del corpo sulla morte» con la gonna, la Madonna guerriera con la spada, il Risorto da corsa. Quella del "Gioia" è l’unica proces- sione di corsa che abbia mai visto in vita mia, ecco, tutti questi ingredienti mi hanno incuriosito. Devo dire che la notte che sono capitato qui la prima vol- ta, nella Pasqua del 2004, mi sentivo veramente co- me quando si leggono quei racconti di Ernest He- mingway, quando scopre un paese della Spagna, dove si lasciano scappare i tori nelle strade. Quan- do ho visto il "Gioia" ho detto: "O è Michael Schu- macher, oppure è un toro e siamo a Pamplona. Ho avuto queste due immagini in mente, ho pure te- "Questa città è una clessidra". Vinicio Capossela ha mantenuto la promessa fatta a Scicli, il "paese- shaker che capovolge il senso delle cose". Esce og- gi il nuovo album che contiene la canzone dedica- ta al "Gioia", come qui chiamano il Cristo Risorto. Vi- nicio ama parlare di "Sci-cli". "Questo nome mi in- curiosisce - spiega Capossela -, fa pensare a qualco- sa che si mescola, è come una specie di shaker, mi da’ l’idea di una cles- sidra, che capovol- ge il senso delle cose. Questo è un posto all’incontra- rio, perché tutti i paesi sono co- struiti sulle alture, mentre questo è costruito sul vallo- ne, sembra fatto apposta per essere distrutto da una piena del torrente che l’attraversa, e poi mi piace il fat- to che sia custodi- to dalle grotte di Chiafura, da quelle che erano case e che sono state an- che tombe. Questo è un paese che ha diverse cose che si presentano all’in- contrario: il Cristo muto per la banda, pensavo che prima o poi il "Gioia" l’avrebbe travolta". Capossela è rimasto ammaliato dall’Inno di Bu- sacca, un tema musicale ispirato alla marcia reale italiana e rielaborato poi da Iozzia, un autore ispice- se. Ed è tornato per riprendere il discorso sul "Gioia" prima nella Pasqua del 2005 e, infine, il 18 agosto scorso, in incognito, insieme al fidato Pasquale Mi- nieri, produttore di Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè e Claudio Baglioni, stavolta per incidere la canzone: "L’Uomo Vivo (Inno al Gioia)", insieme alla banda Pietro di Lorenzo Busacca. "Sì, al Gioia, e non alla gioia, come hanno inter- pretato alcuni su internet mostrando di non capire niente - precisa Vinicio con un moto di indignazio- ne nei confronti di chi non conosce "il Gioia". Ma perché una canzone sul Risorto di Scicli e perché re- gistrare e incidere il pezzo proprio qui? "Perché il Gioia è così contento della vita che non si occupa neppure della direzione che ha da prendere. Sono venuto qui a Pasqua di due anni fa dopo essere sta- to a pranzo da alcuni amici, fuori Modica, che mi hanno riempito come si fa con l’anatra, con questo scirocco che stava posandosi sul mio dormiveglia. Dopo aver fatto il "filuvespri", come lo chiamate voi, e anche il "vespri", mi hanno detto che dovevamo andare a vedere questi ragazzi, questi "picciotti" che facevano come i pazzi, che portavano il "Gioia" in spalla. Siamo scesi di sera in piazza Busacca, abbia- mo trovato questa piazza che sembrava marzapane, con le palme lì vicine, ecco come quei canditi di una volta. Trovo che la festa del Risorto qui sia una bel- la metafora, della rivincita del corpo sulla morte. Quello che mi ha colpito del "Gioia" è il fatto che fosse così gioioso che non mi ha faceva capire nien- te, questo fatto che va in tutte le direzioni, che non si mette d’accordo su niente, mi fa capire che sia in balia di qualcuno peggio di lui, nel senso che questi che lo spingono da sotto sono come lui, che è così contento della vita che non si occupa più della dire- zione che ha da prendere". E Vinicio rende plastica- mente la confusione della festa: "Barcolla, traballa, sul dorso della folla, si butta, si leva, al cielo si solle- va, con le tre dita la via pare indicare, nemmeno lui, nemmeno lui sa dove andare", fino all’immagine commovente che vede solo chi ha l’ardire di aspet- tare il ritorno in chiesa della statua la domenica not- te, intorno alle tre: "Esplode la notte in un battima- no, per il Cristo di legno che Cristo con me è ritorna- to Cristiano". "Circa l’idea di incidere il pezzo a Sci- cli -prosegue Vinicio - con la banda, beh, mi pare chiaro, volevo rispettare l’atmosfera del paese, del- la festa, volevo una canzone vera. Sì, una canzone vera. Poi c’è una cosa che mi piace una cosa della vo- stra banda: le tenute, rosse, felliniane, con i pennac- chi da circo. In genere le bande in Sicilia sembrano più dei corpi dei vigili urbani che delle bande da cir- co, avevo visto altre bande in Sicilia, che intonava- no marce funebri, repertori più lenti. Questa banda è molto di più, è una banda da corsa". Cosa pensi della riuscita della canzone? "Sono solo un ladro di polli, il Gioia mi perdonerà se ho cercato di rubar- gli qualcosa…". GIUSEPPE SAVÀ VINICIO CAPOSSELA IN PIAZZA ITALIA A SCICLI. A SINISTRA IL SIMULACRO DEL CRISTO RISORTO LE SENSAZIONI «A Scicli diverse cose si presentano all’incontrario: il Cristo con la gonna, la Madonna guerriera con la spada, il Risorto da corsa» LA CANZONE «Ho inciso con la banda perché, mi pare chiaro, volevo rispettare l’atmosfera del paese, della festa, volevo una canzone vera» Ha lasciato il Calvario, il sudario/ha lasciato la Croce e la pena/si è leva- to il sonno di dosso e adesso per sempre/per sempre è con noi Se il Padreterno l’aveva abban- donato/ora i paesani se l’hanno ac- compagnato/che grande festa po- terselo abbracciare/che grande fe- sta portarselo a mangiare Ha raggi sulla schiena e irradia Gioia/le dita tese indicano Gioia/esplodono le mani per la Gioia/si butta in braccio a tutti per la Gioia E’ pazzo di Gioia,/è l’Uomo Vi- vo,/si butta di lato, non sa dove an- dare/che è pazzo di Gioia, è l’Uomo Vivo/di spalla in spalla, di botta in botta/le sbandate gli fanno la rotta Alziamolo di peso gioventù,/fac- ciamolo saltar/fino a che arrivi in cima, fino al ciel, fino a che veda il mar/fino a che veda che bellezza è la vita e mai dovrebbe finir Barcolla, traballa, sul dorso del- la folla/si butta, si leva, al cielo si solleva,/con le tre dita la via pare indicare/nemmeno lui nemmeno lui sa dove andare Barcolla, traballa, al cielo si sol- leva/Con le tre dita tre vie pare in- dicare/Perché è pazzo di Gioia, è l’Uomo Vivo si butta di lato, non sa dove an- dare/di corsa a spasso va senza il ritegno va il Cristo di legno/non crede ai suoi occhi, non crede alle orecchie/nemmeno il tempo di re- suscitare/subito l’hanno portato a mangiare Ha raggi sulla schiena e irradia Gioia/si accalcano di sotto per la Gioia/esplodono le mani per la Gioia/lo coprono i garofani di Gioia/Gioia, Gioia, Gioia viva per noi Gioia, Gioia, Gioia viva per noi Gioia, Gioia, Gioia viva per noi/Di là, no di qua, di là, di qua, no, di là/Gioia, Gioia, Gioia/ E’ pazzo di Gioia, è l’Uomo Vivo,/esplode la notte in un battimano/per il Cristo di legno che Cristo con me è ritor- nato Cristiano Barcolla, traballa, sul dorso del- la folla/Fino a che arrivi in cima, fi- no al ciel, fino a che veda il mar/Fi- no a che veda che bellezza è la vita e mai dovrebbe finir Gioia, Gioia, Gioia, Gioia, Gioia. TEATRO. Tiziana Bellassai, attrice per scelta e vocazione, racconta i suoi inizi e i suoi programmi futuri Una sciantosa dai capelli corvini COMISO. "Volli, fortissimamente volli". Potrebbe es- sere questo il motto di Tiziana Bellassai, attrice tea- trale per scelta e per vocazione naturale. Occorre poi un pizzico di sana vanità e una spruzzatina di giusta ambizione, una buona dose di predisposizio- ne a mettersi continuamente in gioco e, in quantità industriale, umiltà, volontà di migliorarsi e d’impa- rare. Qualità che Tiziana Bellassai racchiude ab- bondantemente in sé. Occhi e capelli corvini, un viso espressivo, bello e interessan- te, gioca - meglio dire, recita - a fare la sciantosa con grande autoironia. "Piansi moltissi- mo alla fine di una spettacolo teatrale con Glauco Mori al quale ho assistito all’età di 16 anni - ricorda la stessa attrice -. Piangevo di gioia. Decisi al- lora di diventare un’attrice teatrale". Tiziana Bellassai frequentava in quegli anni l’Istituto Magistrale "Dante" a Vittoria, scuola in cui nell’anno 1988-89 ha conseguito il diploma. Si iscrisse all’università, prima a Palermo in Psico- logia, poi a Catania, in Filosofia, ma solo per poter frequentare più agevolmente la Scuola Teatrale dello "Stabile", in quegli anni diretta da Giuseppe Dimartino. Papà Giuseppe e mamma Flavia quale reazione ebbero all’abbandono degli studi univer- sitari? "Rimasero molto perplessi ed è un eufemi- smo - assicura l’attrice comisana -. Mio fratello Gi- gi mi incoraggiò subito. Mio padre mi lasciò sceglie- re liberamente tra gli studi universitari ai quali mi avrebbe mantenuto e gli studi per diventare attrice ai quali avrei dovuto pensare da me. Scelsi il teatro. Andai a Roma, vi rimasi poco perché mi sentivo fuo- ri posto. Dal 1989 al 1991 sono stata alla Scuola di teatro diretta da Carlo Pontesilli, attore regista diret- tore dell’Orto Teatro di Pordenone dal 1989, nel 1992 ho preso parte a uno stage di recitazione diret- to da Carlo Croccolo. Ritornai quindi in Sicilia e ini- ziai a lavorare. Da allora non ho più smesso e mio padre non si perde un mio spettacolo". Suoi mae- stri sono stati Gianni Salvo, per la regia del quale è attualmente in scena al Piccolo Teatro di Catania con "La Regina delle nevi", e Franco Giorgio, col qua- le recentemente a Ragusa ha recitato in "Che don- ne queste donne", dai Monologhi di Franca Valeri, con Milena Nobile e Pinuccia Vivera. "Mi incuriosi- va e aveva in me una straordinaria attrazione la di- namica propria della messa in scena e il particola- rissimo rapporto che si instaura tra gli attori e il pubblico", spiega Tiziana mentre un lampo di luce le illumina gli occhi e il suo corpo è tutto un vibra- re d’eccitazione. "Recitare è davvero molto bello, è un’esperienza sempre nuova e unica - continua -. Si provano tutte le emozioni possibili e nello spazio di un paio d’ore. Io, come attrice, sono una persona privilegiata e ringrazio Dio. Penso sia davvero un dono l’essere toccati dalla dimensione artistica. In palcoscenico è un susseguirsi di gioia, entusiasmo, paura, passione, curiosità, certo anche questa, è un turbinio di sensazione e stati d’animo e intanto l’a- drenalina sale e ogni parte del corpo è viva e palpi- tante. Poi c’è il silenzio della platea che ascolta, pende letteralmente dalle tue labbra, poi l’applau- so che è davvero la gratificazione più bella". E chiu- so il sipario cosa accade? "Si torna se stessi, poi al- la quotidianità, ed è la fatica maggiore. C’è mio marito Vincenzo, mio figlio Nunzio che hanno biso- gno di me ed io di loro". Il mondo del teatro tutto ro- se e fiori, dunque? "Certo che no - ribatte Tiziana Bellassai -. Oggi la situazione è catastrofica. Qualsia- si teatro italiano se non è uno Stabile vive momen- ti di grande difficoltà. Purtroppo i primi tagli finan- ziari hanno colpito il mondo del teatro e lo spetta- colo, quasi non si capisce che c’è una valenza artisti- ca, culturale e umana perché oltre agli attori e ai re- gisti c’è un esercito di tecnici e operai che vi lavora- no. Il teatro è una vera e propria azienda con tantis- sime persone che da questa attività traggono il lo- ro sostentamento. Occorrerebbe maggiore attenzio- ne e sensibilità da parte delle istituzioni perché il teatro non può essere assimilato ad un’attività ri- creativa che si fa come e quando si può. Mi auguro che ciò spinga autori e registi a impegnarsi per of- frire un teatro sempre di maggiore di qualità, ma gli enti pubblici devono sostenere questa particolare forma di arte perché, oltre a garantire il posto di la- voro a molte persone, si tratta continuare a sogna- re e far sognare gli altri". ANTONELLO LAURETTA «A 16 anni vidi uno spettacolo di Mori. Piansi di gioia. Decisi allora di diventare un’attrice teatrale» Tiziana Bellassai, attrice teatrale per passione, ha una buona dose di autoironia e la capacità di mettersi in gioco IL PREMIO «G. Bufalino», tre vincitori STAGIONE TEATRALE Stasera «Coppelia» riporta la musica IL TEATRO NASELLI COMISO. a.l.) Con "Coppelia" ritorna la musica al "Naselli". Nuovo appunta- mento con la stagione teatrale questa sera, inizio alle 21, con la sezione mu- sicale. "Coppelia", con Raffaele Pagani- ni, è un grande classico ottocentesco rivisitato nella coreografia da Luigi Martelletta, prio balle- rino al Teatro dell’Opera di Roma e coreografo in Rai, sulle musiche di Leo Delibes. Paganini interpreta il ruolo di Cop- pelius, il mago-stregone creatore della misteriosa bambo- la che dà il titolo al balletto. La storia è tratta da un raccon- to, "Der Sandmann", di Eta, Hoffmann (1776 - 1822), scrit- tore romantico e compositore tedesco. Il conflitto tra idea- lismo e realismo, arte e vita, è innato nella storia: Franz è tentato di scegliere la donna perfetta, la bambola Coppelia, anzichè la donna naturale, Swanilda. In questa versione, la figura del mago-stregone sarà il filo conduttore dello spet- tacolo e ne verrà messa in risalto la complessità del perso- naggio, la sua ambiguità e il suo mistero. CINEMA Una giornata per la memoria SEBASTIANO GESÙ "La passione di Giosué l’ebreo", l’ul- timo film del regista Pasquale Scime- ca, sarà presentato dallo stesso Sci- meca in occasione della celebrazione della Giornata della Memoria agli studenti delle scuole superiori di Vit- toria e di Ragusa. Giorno 25 gennaio, presso il cinema Golden, gli studenti vittoriese, e giorno 26, presso il cine- ma Lumiére, gli studenti ragusani potranno infatti "me- ditare", con la presenza anche di altri relatori (il prof. Ta- rantino, esperto di storia e cultura ebraica, i sac.ti Salva- tore Converso e Paolo La Terra, lo storico del cinema Se- bastiano Gesù) sulle radici antiche dell’antisemitismo in Europa, sulla tragedia novecentesca della Shoah, sui rapporti tra le varie religioni e culture. Un momento, an- cora, reso tanto più importante e tanto più significativo dai recenti tentativi (da ultimo quello iraniano) di nega- zionismo e di revisionismo della veridicità storica della Shoah. Di quella, cioè, che dovrebbe invece rimanere im- pressa e scolpita nelle nostre coscienze come la più im- mane tragedia dell’umanità. COMISO. a.l.) Tre i vincitori ex aequo del "Premio Gesualdo Bufalino", giun- to alla terza edizione. Si tratta di Giu- seppe Guido Bonomo con la tesi di dottorato sul tema "La poetica di Bu- falino" (Università di Catania), Grazia- no Bruno Cristallo con la tesi di laurea "Arcipelago Bufalino: verso una scrit- tura come mise eu abime (Università della Calabria, Cosenza), Giovanni Di- giacomo con la tesi di laurea "Il labi- rinto degli specchi forme della meta- narrazione in Gesualdo Bufalino" (Università di Catania). Il premio "Ge- sualdo Bufalino", istituito il 30 set- tembre 2000, è biennale e consiste in una borsa di studio di 1. 500, 00 euro, da attribuire alla migliore tesi di lau- rea o di dottorato sul pensiero e l’ope- ra dello scrittore comisano discussa in Università italiane o straniere. Questa terza edizione riguarda le tesi degli anni accademici 2002/2003 e 2003/2004. La cerimonia di premia- zione avrà luogo domani, inizio alle 18.30, pres- so il Teatro Na- selli. Nell’occa- sione sarà dispo- nibile il cd "Bu- falinojazz" edito dalla Fondazione Ge- sualdo Bufalino. Interverranno tra gli altri, il presidente della Fondazione, Salvatore Sallemi, il diretto scientifico, Nunzio Zago, il sindaco Giuseppe Di- giacomo e Matteo Collura scrittore e giornalista del Corriere della Sera. IL TESTO CULTURA & SPETTACOLI LA SICILIA VENERDÌ 20 GENNAIO 2006 .39 Ragusa

MUSICA. Il Gioia e la voglia di vivere - · PDF filemar/fino a che veda che bellezza è la vita e mai dovrebbe finir Barcolla, traballa, ... so che è davvero la gratificazione più

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MUSICA. Esce oggi il nuovo album dell’artista: contiene l’inno dedicato a «L’Uomo Vivo»

Il Gioia e la voglia di vivereCapossela: «Questa festa è una bella metafora della rivincita del corpo sulla morte»

con la gonna, la Madonna guerriera con la spada, ilRisorto da corsa. Quella del "Gioia" è l’unica proces-sione di corsa che abbia mai visto in vita mia, ecco,tutti questi ingredienti mi hanno incuriosito. Devodire che la notte che sono capitato qui la prima vol-ta, nella Pasqua del 2004, mi sentivo veramente co-me quando si leggono quei racconti di Ernest He-mingway, quando scopre un paese della Spagna,dove si lasciano scappare i tori nelle strade. Quan-do ho visto il "Gioia" ho detto: "O è Michael Schu-macher, oppure è un toro e siamo a Pamplona. Hoavuto queste due immagini in mente, ho pure te-

"Questa città è una clessidra". Vinicio Capossela hamantenuto la promessa fatta a Scicli, il "paese-shaker che capovolge il senso delle cose". Esce og-gi il nuovo album che contiene la canzone dedica-ta al "Gioia", come qui chiamano il Cristo Risorto. Vi-nicio ama parlare di "Sci-cli". "Questo nome mi in-

curiosisce - spiegaCapossela -, fapensare a qualco-sa che si mescola,è come una speciedi shaker, mi da’l’idea di una cles-sidra, che capovol-ge il senso dellecose. Questo è unposto all’incontra-rio, perché tutti ipaesi sono co-struiti sulle alture,mentre questo ècostruito sul vallo-ne, sembra fattoapposta per esseredistrutto da unapiena del torrenteche l’attraversa, epoi mi piace il fat-to che sia custodi-to dalle grotte diChiafura, da quelleche erano case eche sono state an-che tombe. Questoè un paese che hadiverse cose che sipresentano all’in-contrario: il Cristo

muto per la banda, pensavo che prima o poi il"Gioia" l’avrebbe travolta".

Capossela è rimasto ammaliato dall’Inno di Bu-sacca, un tema musicale ispirato alla marcia realeitaliana e rielaborato poi da Iozzia, un autore ispice-se. Ed è tornato per riprendere il discorso sul "Gioia"prima nella Pasqua del 2005 e, infine, il 18 agosto

scorso, in incognito, insieme al fidato Pasquale Mi-nieri, produttore di Lucio Battisti, Fabrizio De Andrèe Claudio Baglioni, stavolta per incidere la canzone:"L’Uomo Vivo (Inno al Gioia)", insieme alla bandaPietro di Lorenzo Busacca.

"Sì, al Gioia, e non alla gioia, come hanno inter-pretato alcuni su internet mostrando di non capire

niente - precisa Vinicio con un moto di indignazio-ne nei confronti di chi non conosce "il Gioia". Maperché una canzone sul Risorto di Scicli e perché re-gistrare e incidere il pezzo proprio qui? "Perché ilGioia è così contento della vita che non si occupaneppure della direzione che ha da prendere. Sonovenuto qui a Pasqua di due anni fa dopo essere sta-to a pranzo da alcuni amici, fuori Modica, che mihanno riempito come si fa con l’anatra, con questoscirocco che stava posandosi sul mio dormiveglia.Dopo aver fatto il "filuvespri", come lo chiamate voi,e anche il "vespri", mi hanno detto che dovevamoandare a vedere questi ragazzi, questi "picciotti" chefacevano come i pazzi, che portavano il "Gioia" inspalla. Siamo scesi di sera in piazza Busacca, abbia-mo trovato questa piazza che sembrava marzapane,con le palme lì vicine, ecco come quei canditi di unavolta. Trovo che la festa del Risorto qui sia una bel-la metafora, della rivincita del corpo sulla morte.Quello che mi ha colpito del "Gioia" è il fatto chefosse così gioioso che non mi ha faceva capire nien-te, questo fatto che va in tutte le direzioni, che nonsi mette d’accordo su niente, mi fa capire che sia inbalia di qualcuno peggio di lui, nel senso che questiche lo spingono da sotto sono come lui, che è cosìcontento della vita che non si occupa più della dire-zione che ha da prendere". E Vinicio rende plastica-mente la confusione della festa: "Barcolla, traballa,sul dorso della folla, si butta, si leva, al cielo si solle-va, con le tre dita la via pare indicare, nemmeno lui,nemmeno lui sa dove andare", fino all’immaginecommovente che vede solo chi ha l’ardire di aspet-tare il ritorno in chiesa della statua la domenica not-te, intorno alle tre: "Esplode la notte in un battima-no, per il Cristo di legno che Cristo con me è ritorna-to Cristiano". "Circa l’idea di incidere il pezzo a Sci-cli -prosegue Vinicio - con la banda, beh, mi parechiaro, volevo rispettare l’atmosfera del paese, del-la festa, volevo una canzone vera. Sì, una canzonevera. Poi c’è una cosa che mi piace una cosa della vo-stra banda: le tenute, rosse, felliniane, con i pennac-chi da circo. In genere le bande in Sicilia sembranopiù dei corpi dei vigili urbani che delle bande da cir-co, avevo visto altre bande in Sicilia, che intonava-no marce funebri, repertori più lenti. Questa bandaè molto di più, è una banda da corsa". Cosa pensidella riuscita della canzone? "Sono solo un ladro dipolli, il Gioia mi perdonerà se ho cercato di rubar-gli qualcosa…".

GIUSEPPE SAVÀ

VINICIO CAPOSSELA IN PIAZZA ITALIA A SCICLI. A SINISTRA IL SIMULACRO DEL CRISTO RISORTO

“ LE SENSAZIONI

«A Scicli diverse cose si presentanoall’incontrario: il Cristocon la gonna, la Madonnaguerriera con la spada,il Risorto da corsa»

“ LA CANZONE

«Ho inciso con la bandaperché, mi pare chiaro,volevo rispettarel’atmosfera del paese,della festa, volevo una canzone vera»

Ha lasciato il Calvario, il sudario/halasciato la Croce e la pena/si è leva-to il sonno di dosso e adesso persempre/per sempre è con noi

Se il Padreterno l’aveva abban-donato/ora i paesani se l’hanno ac-compagnato/che grande festa po-terselo abbracciare/che grande fe-sta portarselo a mangiare

Ha raggi sulla schiena e irradiaGioia/le dita tese indicanoGioia/esplodono le mani per laGioia/si butta in braccio a tutti perla Gioia

E’ pazzo di Gioia,/è l’Uomo Vi-vo,/si butta di lato, non sa dove an-dare/che è pazzo di Gioia, è l’UomoVivo/di spalla in spalla, di botta inbotta/le sbandate gli fanno la rotta

Alziamolo di peso gioventù,/fac-ciamolo saltar/fino a che arrivi incima, fino al ciel, fino a che veda ilmar/fino a che veda che bellezza èla vita e mai dovrebbe finir

Barcolla, traballa, sul dorso del-la folla/si butta, si leva, al cielo sisolleva,/con le tre dita la via pareindicare/nemmeno lui nemmenolui sa dove andare

Barcolla, traballa, al cielo si sol-leva/Con le tre dita tre vie pare in-dicare/Perché è pazzo di Gioia, èl’Uomo Vivo

si butta di lato, non sa dove an-dare/di corsa a spasso va senza ilritegno va il Cristo di legno/noncrede ai suoi occhi, non crede alleorecchie/nemmeno il tempo di re-suscitare/subito l’hanno portato amangiare

Ha raggi sulla schiena e irradiaGioia/si accalcano di sotto per laGioia/esplodono le mani per laGioia/lo coprono i garofani diGioia/Gioia, Gioia, Gioia viva pernoi

Gioia, Gioia, Gioia viva per noi Gioia, Gioia, Gioia viva per

noi/Di là, no di qua, di là, di qua, no,di là/Gioia, Gioia, Gioia/ E’ pazzo diGioia, è l’Uomo Vivo,/esplode lanotte in un battimano/per il Cristodi legno che Cristo con me è ritor-nato Cristiano

Barcolla, traballa, sul dorso del-la folla/Fino a che arrivi in cima, fi-no al ciel, fino a che veda il mar/Fi-no a che veda che bellezza è la vitae mai dovrebbe finir

Gioia, Gioia, Gioia, Gioia, Gioia.

TEATRO. Tiziana Bellassai, attrice per scelta e vocazione, racconta i suoi inizi e i suoi programmi futuri

Una sciantosa dai capelli corviniCOMISO. "Volli, fortissimamente volli". Potrebbe es-sere questo il motto di Tiziana Bellassai, attrice tea-trale per scelta e per vocazione naturale. Occorrepoi un pizzico di sana vanità e una spruzzatina digiusta ambizione, una buona dose di predisposizio-ne a mettersi continuamente in gioco e, in quantitàindustriale, umiltà, volontà di migliorarsi e d’impa-rare. Qualità che Tiziana Bellassai racchiude ab-bondantemente in sé. Occhi ecapelli corvini, un visoespressivo, bello e interessan-te, gioca - meglio dire, recita -a fare la sciantosa con grandeautoironia. "Piansi moltissi-mo alla fine di una spettacoloteatrale con Glauco Mori alquale ho assistito all’età di 16anni - ricorda la stessa attrice-. Piangevo di gioia. Decisi al-lora di diventare un’attriceteatrale". Tiziana Bellassai frequentava in queglianni l’Istituto Magistrale "Dante" a Vittoria, scuolain cui nell’anno 1988-89 ha conseguito il diploma.Si iscrisse all’università, prima a Palermo in Psico-logia, poi a Catania, in Filosofia, ma solo per poterfrequentare più agevolmente la Scuola Teatraledello "Stabile", in quegli anni diretta da GiuseppeDimartino. Papà Giuseppe e mamma Flavia qualereazione ebbero all’abbandono degli studi univer-sitari? "Rimasero molto perplessi ed è un eufemi-smo - assicura l’attrice comisana -. Mio fratello Gi-gi mi incoraggiò subito. Mio padre mi lasciò sceglie-re liberamente tra gli studi universitari ai quali miavrebbe mantenuto e gli studi per diventare attriceai quali avrei dovuto pensare da me. Scelsi il teatro.Andai a Roma, vi rimasi poco perché mi sentivo fuo-ri posto. Dal 1989 al 1991 sono stata alla Scuola diteatro diretta da Carlo Pontesilli, attore regista diret-tore dell’Orto Teatro di Pordenone dal 1989, nel1992 ho preso parte a uno stage di recitazione diret-to da Carlo Croccolo. Ritornai quindi in Sicilia e ini-ziai a lavorare. Da allora non ho più smesso e miopadre non si perde un mio spettacolo". Suoi mae-stri sono stati Gianni Salvo, per la regia del quale èattualmente in scena al Piccolo Teatro di Cataniacon "La Regina delle nevi", e Franco Giorgio, col qua-

le recentemente a Ragusa ha recitato in "Che don-ne queste donne", dai Monologhi di Franca Valeri,con Milena Nobile e Pinuccia Vivera. "Mi incuriosi-va e aveva in me una straordinaria attrazione la di-namica propria della messa in scena e il particola-rissimo rapporto che si instaura tra gli attori e ilpubblico", spiega Tiziana mentre un lampo di lucele illumina gli occhi e il suo corpo è tutto un vibra-re d’eccitazione. "Recitare è davvero molto bello, èun’esperienza sempre nuova e unica - continua -. Siprovano tutte le emozioni possibili e nello spazio diun paio d’ore. Io, come attrice, sono una personaprivilegiata e ringrazio Dio. Penso sia davvero undono l’essere toccati dalla dimensione artistica. Inpalcoscenico è un susseguirsi di gioia, entusiasmo,paura, passione, curiosità, certo anche questa, è unturbinio di sensazione e stati d’animo e intanto l’a-drenalina sale e ogni parte del corpo è viva e palpi-tante. Poi c’è il silenzio della platea che ascolta,pende letteralmente dalle tue labbra, poi l’applau-so che è davvero la gratificazione più bella". E chiu-so il sipario cosa accade? "Si torna se stessi, poi al-la quotidianità, ed è la fatica maggiore. C’è miomarito Vincenzo, mio figlio Nunzio che hanno biso-gno di me ed io di loro". Il mondo del teatro tutto ro-se e fiori, dunque? "Certo che no - ribatte TizianaBellassai -. Oggi la situazione è catastrofica. Qualsia-si teatro italiano se non è uno Stabile vive momen-ti di grande difficoltà. Purtroppo i primi tagli finan-ziari hanno colpito il mondo del teatro e lo spetta-colo, quasi non si capisce che c’è una valenza artisti-ca, culturale e umana perché oltre agli attori e ai re-gisti c’è un esercito di tecnici e operai che vi lavora-no. Il teatro è una vera e propria azienda con tantis-sime persone che da questa attività traggono il lo-ro sostentamento. Occorrerebbe maggiore attenzio-ne e sensibilità da parte delle istituzioni perché ilteatro non può essere assimilato ad un’attività ri-creativa che si fa come e quando si può. Mi auguroche ciò spinga autori e registi a impegnarsi per of-frire un teatro sempre di maggiore di qualità, ma glienti pubblici devono sostenere questa particolareforma di arte perché, oltre a garantire il posto di la-voro a molte persone, si tratta continuare a sogna-re e far sognare gli altri".

ANTONELLO LAURETTA

«A 16 anni vidi unospettacolo di Mori.Piansi di gioia. Decisiallora di diventareun’attrice teatrale»

Tiziana Bellassai,attrice teatrale

per passione, ha una buona

dose diautoironia

e la capacità dimettersi in gioco

I L P R E M I O

«G. Bufalino», tre vincitori

STAGIONE TEATRALE

Stasera «Coppelia»riporta la musica

IL TEATRO NASELLI

COMISO. a.l.) Con "Coppelia" ritorna lamusica al "Naselli". Nuovo appunta-mento con la stagione teatrale questasera, inizio alle 21, con la sezione mu-sicale. "Coppelia", con Raffaele Pagani-ni, è un grande classico ottocentescorivisitato nella coreografia da Luigi Martelletta, prio balle-rino al Teatro dell’Opera di Roma e coreografo in Rai, sullemusiche di Leo Delibes. Paganini interpreta il ruolo di Cop-pelius, il mago-stregone creatore della misteriosa bambo-la che dà il titolo al balletto. La storia è tratta da un raccon-to, "Der Sandmann", di Eta, Hoffmann (1776 - 1822), scrit-tore romantico e compositore tedesco. Il conflitto tra idea-lismo e realismo, arte e vita, è innato nella storia: Franz ètentato di scegliere la donna perfetta, la bambola Coppelia,anzichè la donna naturale, Swanilda. In questa versione, lafigura del mago-stregone sarà il filo conduttore dello spet-tacolo e ne verrà messa in risalto la complessità del perso-naggio, la sua ambiguità e il suo mistero.

CINEMA

Una giornataper la memoria

SEBASTIANO GESÙ

"La passione di Giosué l’ebreo", l’ul-timo film del regista Pasquale Scime-ca, sarà presentato dallo stesso Sci-meca in occasione della celebrazionedella Giornata della Memoria aglistudenti delle scuole superiori di Vit-

toria e di Ragusa. Giorno 25 gennaio, presso il cinemaGolden, gli studenti vittoriese, e giorno 26, presso il cine-ma Lumiére, gli studenti ragusani potranno infatti "me-ditare", con la presenza anche di altri relatori (il prof. Ta-rantino, esperto di storia e cultura ebraica, i sac.ti Salva-tore Converso e Paolo La Terra, lo storico del cinema Se-bastiano Gesù) sulle radici antiche dell’antisemitismo inEuropa, sulla tragedia novecentesca della Shoah, suirapporti tra le varie religioni e culture. Un momento, an-cora, reso tanto più importante e tanto più significativodai recenti tentativi (da ultimo quello iraniano) di nega-zionismo e di revisionismo della veridicità storica dellaShoah. Di quella, cioè, che dovrebbe invece rimanere im-pressa e scolpita nelle nostre coscienze come la più im-mane tragedia dell’umanità.

COMISO. a.l.) Tre i vincitori ex aequodel "Premio Gesualdo Bufalino", giun-to alla terza edizione. Si tratta di Giu-seppe Guido Bonomo con la tesi didottorato sul tema "La poetica di Bu-falino" (Università di Catania), Grazia-no Bruno Cristallo con la tesi di laurea"Arcipelago Bufalino: verso una scrit-tura come mise eu abime (Universitàdella Calabria, Cosenza), Giovanni Di-giacomo con la tesi di laurea "Il labi-rinto degli specchi forme della meta-narrazione in Gesualdo Bufalino"(Università di Catania). Il premio "Ge-sualdo Bufalino", istituito il 30 set-tembre 2000, è biennale e consiste inuna borsa di studio di 1. 500, 00 euro,da attribuire alla migliore tesi di lau-rea o di dottorato sul pensiero e l’ope-

ra dello scrittore comisano discussa inUniversità italiane o straniere. Questaterza edizione riguarda le tesi deglianni accademici 2002/2003 e2003/2004. La cerimonia di premia-zione avrà luogodomani, inizioalle 18.30, pres-so il Teatro Na-selli. Nell’occa-sione sarà dispo-nibile il cd "Bu-falinojazz" edito dalla Fondazione Ge-sualdo Bufalino. Interverranno tra glialtri, il presidente della Fondazione,Salvatore Sallemi, il diretto scientifico,Nunzio Zago, il sindaco Giuseppe Di-giacomo e Matteo Collura scrittore egiornalista del Corriere della Sera.

I L T E S T O

CULTURA & SPETTACOLILA SICILIAVENERDÌ 20 GENNAIO 2006

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