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N. R.G. 2781/2012
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
TRIBUNALE ORDINARIO di CUNEO
Sezione CIVILE
Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Natalia Fiorello ha
pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 2781/2012 promossa
da:
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI CUNEO (C.F.
96031120049), con il patrocinio dell’avv. MASSA CLAUDIO e
dell’avv. MISERERE PAOLO (MSRPLA65S18L219X) CORSO
VITTORIO EMANUELE II N.68 10121 TORINO;
VERCELLONE SARAH (VRCSRH76L63L219N) VIA C/O
AVV. C. MASSA CUNEO; , elettivamente domiciliato in
CORSO NIZZA N. 11 12100 CUNEOpresso il difensore avv.
MASSA CLAUDIO
EZIO FALCO (C.F. FLCZEI55B24B719K), con il patrocinio
dell’avv. MASSA CLAUDIO e dell’avv. MISERERE PAOLO
(MSRPLA65S18L219X) CORSO VITTORIO EMANUELE II
N.68 10121 TORINO; VERCELLONE SARAH
(VRCSRH76L63L219N) VIA C/O AVV. C. MASSA CUNEO; ,
elettivamente domiciliato in CORSO NIZZA N. 11 12100
CUNEOpresso il difensore avv. MASSA CLAUDIO
FULVIO MOLINENGO (C.F. MLNFLV50C14B033P), con il
patrocinio dell’avv. MASSA CLAUDIO e dell’avv. MISERERE
PAOLO (MSRPLA65S18L219X) CORSO VITTORIO
EMANUELE II N.68 10121 TORINO; VERCELLONE SARAH
(VRCSRH76L63L219N) VIA C/O AVV. C. MASSA CUNEO; ,
elettivamente domiciliato in CORSO NIZZA N. 11 12100
CUNEOpresso il difensore avv. MASSA CLAUDIO
ATTORI
contro
CARLO BENIGNI (C.F. BNGCRL47E08D205K), con il
patrocinio dell’avv. CAPELLO ALBERTO e dell’avv. GROSSO
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SIMONA (GRSSMN71E43D742E) VIALE ANGELI 9 CUNEO;
, elettivamente domiciliato in VIALE ANGELI N.9 12100
CUNEOpresso il difensore avv. CAPELLO ALBERTO
ASSOCIAZIONE NON RICONOSCIUTA IL CORSO (C.F.
96072380049),- contumace
MARIO MENARDI (C.F. MNRMRA52L11B719P), con il
patrocinio dell’avv. CAPELLO ALBERTO e dell’avv. GROSSO
SIMONA (GRSSMN71E43D742E) VIALE ANGELI 9 CUNEO;
, elettivamente domiciliato in VIALE ANGELI N.9 12100
CUNEOpresso il difensore avv. CAPELLO ALBERTO
ASSOCIAZIONE NON RICONOSCIUTA “ GRUPPO 19
MARZO “ (C.F. ), con il patrocinio dell’avv. CAPELLO
ALBERTO e dell’avv. GROSSO SIMONA
(GRSSMN71E43D742E) VIALE ANGELI 9 CUNEO; ,
elettivamente domiciliato in VIALE ANGELI N.9 12100
CUNEOpresso il difensore avv. CAPELLO ALBERTO
CONVENUTI
CONCLUSIONI
Le parti hanno concluso come da verbale d’udienza di precisazione
delle conclusioni 13.5.2014 con foglio di precisazione delle
conclusioni allegato al verbale.
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Concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della
decisione
Oggetto: azione di risarcimento del danno da fatto illecito
Motivazione in fatto ed in diritto
Si da atto che la sentenza viene redatta secondo le
disposizioni degli artt 132 cpc, 118 disp. Att. cpc come
riformati dalla l. 69\2009, omettendo la trattazione dello
svolgimento del giudizio e circoscrivendo la motivazione
alla concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto
poste a fondamento della decisione.
Si osserva.
Con citazione regolarmente notificata parte attrice come
in epigrafe identificata conveniva in giudizio le
associazioni non riconosciute: “Gruppo 19 marzo 2012”
e “Il Corso”, Benigni Carlo in proprio, Menardi Mario in
proprio instando per l’accertamento di diffamazione
aggravata ai sensi dell’art 595 3° comma cp e, comunque,
per l’illecita lesione ex art 2043 cc dell’onore,
reputazione, immagine dei soggetti attori in relazione alla
pubblicazione su “Il Corso”“- periodico- ed alla pubblica
affissione del manifesto titolato “Una brutta storia”
,nonché alla pubblicazione su “Il Corso”“- periodico-
dell’articolo titolato “Sfogliando la Margherita”, con
conseguente condanna al risarcimento del danno subito,
al pagamento di ulteriore somma a tiolo di riparazione
pecuniaria ex art 12 L. 47/48. Deducevano infatti che le
su indicate pubblicazioni ed affissioni, sia del
“manifesto” che dell’”articolo” erano di tipo diffamatorio
perché era stato espresso, manifestato e divulgato il
messaggio secondo il quale l’aggiudicazione della gara di
appalto indetto dalla Fondazione per ristrutturare la c.d.
“Ex Sala Contrattazioni sarebbe stato aggiudicato proprio
all’impresa Ferrero Fratelli di Giuseppe Ferrero e c snc
da cui il Presidente della Fondazione (Ezio Falco)
avrebbe ricevuto denaro per il tramite di sospetti passaggi
societari, grazie alla connivenza di Molinengo Fulvio,
Segretario Generale della Fondazione.
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I convenuti si costituivano in giudizio. ad eccezione di
Associazione non riconosciuta “Il Corso”, resistendo alle
domande; invero sostenevano che la procedura di
aggiudicazione dell’appalto indetto dalla Fondazione
C.R. Cuneo per ristrutturare la ex Sala Contrattazioni non
era stato né regolare né trasparente in quanto il soggetto
aggiudicatario (F.lli Ferrero) era stato in realtà
“prescelto” quale socio in affari del dr Gola, in allora
Presidente del Collegio sindacale della Fondazione; il
prezzo di aggiudicazione non sarebbe stato congruo; il
Falco quale Presidente della Fondazione aveva ricevuto
“denari dall’appaltatore”-così testualmente- “dietro
schermi e attraverso intrecci ed incroci societari" in
quanto il Ferrero Giuseppe, per aggiudicarsi l’appalto,
sarebbe intervenuto in favore di una azienda del Falco
stesso, in crisi, (la Lineacomputer srl) con una
“operazione sul capitale priva di credibilità economica,
sostenendo un sovrapprezzo ingiustificabile e cioè il
Ferrero con denaro proveniente da due sue società
(Immobiliare Cristallo srl e Ferrero F.lli) avrebbe
costituito nella società P.A.B. srl ( di cui Ferrero e Gola
sarebbero soci) la provvista per l’aumento del capitale di
Lineacomputer srl, con acquisto della quota del 33,33%
da parte di PAB srl, di talchè Gola sarebbe divenuto
socio di Falco nella predetta società e ciò ad appalto già
avviato, fatto questo taciuto dolosamente dal Molinengo
al Ministero Economia e Finanze; tale situazione era
stata dunque esposta nel manifesto titolato “Una brutta
storia” e poi ripresa e riportata nell’articolo titolato
“Sfogliando la Margherita”; chiedevano quindi di essere
assolti da ogni domanda oltre alla condanna degli attori
ai sensi dell’art 96 cpc .
Su istanza venivano concessi i termini di legge, il giudice
ordinava l’esibizione in giudizio di documentazione
contabile e bancaria sia a Immobiliare Cristallo srl che a
F,.lli Ferrero srl come da ordinanza 9.8.13, riservando
all’esito ogni decisione sulle altre istanze istruttorie; con
successiva ordinanza 15.1.14 venivano respinte le istanze
di prove orali e di ctu ed all’udienza del 13.5.14 le parti
precisavano come da verbale di udienze e nota di
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precisazione dichiarando di non accettare il
contraddittorio su fatti nuovi.
Si osserva.
In primo luogo occorre sgomberare il campo da questioni
estranee al giudizio ed al thema decidendum e cioè: nel
manifesto “Una brutta storia” non si coglie alcun
riferimento a violazioni della L. 201/2008 ( “
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-
legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti
in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da
costruzione, di sostegno ai settori dell’autotrasporto,
dell’agricoltura e della pesca professionale, nonché di
finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli
adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria,
colpite dagli eventi sismici del 1997") , né alla congruità
o meno del prezzo di aggiudicazione della gara di appalto
per la ristrutturazione della ex sala Contrattazioni.
Tanto premesso, giova ricordare l’orientamento della
giurisprudenza della Corte di Cassazione che con
consolidato orientamento, in tema di azione di
risarcimento dei danni da diffamazione a mezzo della
stampa, deve essere tenuta ben ferma e presente la
distinzione tra l'esercizio del diritto di critica (con cui si
manifesta la propria opinione, la quale non può pertanto
pretendersi assolutamente obiettiva e può essere esternata
anche con l'uso di un linguaggio colorito e pungente,
purché non leda la integrità morale del soggetto) e di
quello di cronaca (che può essere esercitato purché
sussista la continenza dei fatti narrati, intesa in senso
sostanziale - per cui i fatti debbono corrispondere alla
verità, sia pure non assoluta, ma soggettiva - e formale,
con l'esposizione dei fatti in modo misurato, ovvero
contenuta negli spazi strettamente necessari (cfr Cass. N.
17172/07, conformi Cass. n. 28411/08, n. 25/09).
Ora, nel caso in esame, il fatto che il manifesto “UNA
BRUTTA STORIA” oltre che essere stato affisso per 15
gg presso gli spazi adibiti a pubbliche affissioni dei
Comuni di Cuneo, Mondovì, Alba sia stato pubblicato
anche sul periodico “Il Corso” avente diffusione
provinciale, oltre che sito web, consente di ritenere che
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affermare che sono in gioco non già e non solo il diritto
di critica, ma proprio per la massiccia rilevanza e
diffusività data al Manifesto oltre che per la sua
pubblicazione su un giornale, anche e precipuamente il
diritto di cronaca, essendo evidente la volontà degli
autori del manifesto di informare la popolazione e riferire
notizie sulla conduzione della gara per l’aggiudicazione
dell’appalto per la ristrutturazione della Sala
Contrattazioni.
E pertanto può essere richiamata la massima affermata
nella sentenza n. Sez 3° n. 20608
del 07/10/2011 (Rv. 619990) :” In tema di azione
di risarcimento dei danni da diffamazione a mezzo della
stampa, il diritto di cronaca soggiace al limite della
continenza, che comporta moderazione, misura,
proporzione nelle modalità espressive, le quali non
devono trascendere in attacchi personali diretti a colpire
l'altrui dignità morale e professionale, con riferimento
non solo al contenuto dell'articolo, ma all'intero contesto
espressivo in cui l'articolo è inserito, compresi titoli,
sottotitoli, presentazione grafica, fotografie, trattandosi
di elementi tutti che rendono esplicito, nell'immediatezza
della rappresentazione e della percezione visiva, il
significato di un articolo, e quindi idonei, di per sé, a
fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi. (Nella
specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata, la
quale aveva escluso il requisito della continenza per il
tono sprezzantemente sdegnato e scandalizzato del
sottotitolo, da leggere necessariamente come collegato
con il titolo, nonché per l'uso insinuante delle parole, che
mirava ad attirare negativamente l'attenzione dei lettori
e ad accreditare come verità accertata i documenti e le
circostanze oggetto di notizia, malgrado la veridicità ed
attendibilità degli stessi fossero ancora da accertare).
Tanto premesso in linea generale si reputa necessario
riprodurre in sentenza il manifesto “Una brutta storia”,
come detto “ ripreso “nel suo contenuto nell’articolo
giornalistico propriamente detto.
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.
Si può quindi subito evidenziare che la rappresentazione
grafica è costruita ed articolata con l’evidente scopo di
indurre il lettore all’immediato e negativo abbinamento
di : “Brutta storia” –“Ezio Falco” – “Deve dimettersi”,
scritti in caratteri più grandi di quelli utilizzati nel resto
del testo;
Vi è un uso delle parole insinuante, in quanto in realtà
nessuna notizia oggettiva, specifica e chiara viene fornita,
ma attraverso il gioco delle parole, il loro abbinamento,
una sapiente articolazione per punti, si mira a destare
sospetto sulla persona del Falco, in quanto presidente
della Fondazione CRC , in ordine alla gestione della gara
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ed aggiudicazione dei lavori di appalto della ex Sala
Contrattazioni.
E così si legge: “attraverso incroci societari ha ricevuto
denari dall’appaltatore”, con terminologia veramente
atecnica quanto agli “incroci societari”; si ripete ai punti
1, 2,3 che il Presidente della Fondazione, il Presidente
del Collegio sindacale (Gola) e l’appaltatore erano “soci
in affari”…, “contrariamente a quanto riferito al
Ministero della Economia dal Segretario della
Fondazione Molinengo”, con evidente connotazione
negativa.
Orbene, quando il racconto dei fatti, riferiti in maniera
incompleta viene poi correlato da modalità espositive
volte ad ingenerare false e suggestive rappresentazioni
della realtà, la cronaca così fatta ben può essere capace di
incidere in maniera anche rilevante sulla valutazione
degli avvenimenti, da parte dei lettori, e di orientarne
l'interpretazione in un senso piuttosto che in un altro.
A tal fine si pensi alla scelta di titoli e sottotitoli, idonei
di per sè, a ragione della loro icastica perentorietà, a
fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi, che
magari si soffermano alla lettura dei soli titoli o si
limitano ad una lettura superficiale del contenuto del
manifesto; alla spettacolarizzazione degli avvenimenti
mediante, secondo quanto già rimarcato, l'uso di caratteri
grafici di differenti grandezze; oppure alla scelta di
termini con connotazioni, per il contesto in cui sono
utilizzate” più spregiative di altre (nel caso “intrecci
societari”- “socio in affari”) che invece ben potevano
essere egualmente utilizzabili, per riferire le ipotesi
accusatorie riguardanti i protagonisti del fatto descritto.
Indubbiamente, quindi, in tali ipotesi l'effetto che ne
deriva può ingenerare non solo sollecitazioni emotive fini
a se stesse, ma determinare altresì la formazione di
giudizi, frettolosi e superficiali, idonei però a ledere
anche gravemente l'onore o quanto meno la reputazione
dei protagonisti dei fatti descritti.
Non solo quindi vi è nel caso evidente violazione della
continenza, ma risulta anche propinata al lettore una
“situazione” non vera, se sol si considera che le decisioni
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delle Fondazioni sono frutto di decisioni collegiali, come
fu quella di aggiudicare l’appalto alla Ferrero F.lli srl,
che vi è in atti la prova documentale della regolarità della
procedura di aggiudicazione dell’appalto peri lavori alla
sala contrattazione, sottoposta ai controlli e verifiche
degli organismi a ciò preposti per legge, anche sotto il
profilo degli oneri informativi. (cfr ampia
documentazione prodotta)
Vi è poi documentazione in ordine all’aumento del
capitale sociale della Lineacomputer srl, che, tra l’altro,
in quanto società di capitali è soggetto giuridico ben
distinto dal Falco, che dimostra inoltre come essa sia
avvenuta successivamente alla assegnazione dell’appalto,
risalente al 26.2.2009, ad opera di una società anch’essa
di capitali (PAB SRL) di cui Giuseppe Ferrero era
azionista di minoranza.
Quanto al Molinengo poi, non vi è prova che abbia
riferito al Ministero cose contrarie al vero sulla vicenda,
risultando anzi dalla documentazione prodotta il diligente
e compiuto adempimento di doveri informativi.
Quanto poi all’articolo “Sfogliando la Margherita” non
solo le, a questo punto, anche inveritiere accuse espresse
nel manifesto sono state riprese ed inserite all’interno di
un editoriale, ma vien altresì formulata ed espressa una
esplicita associazione tra la vicenda che all’epoca
coinvolse l’onorevole Lusi, tesoriere del partito della
“Margherita” cui sottrasse ingenti somme ed il Falco,
che- testualmente- “attraverso intrecci societari prendeva
soldi da una fornitore della Cassa di Risparmio di
Cuneo”, con maliziosa e capziosa ripresa del tema degli
“intrecci societari”, con evidente tecnica denigratoria
basata sull’accostamento di taluni soggetti, le cui vicende
giudiziarie erano all’epoca note e diffuse dalla stampa,
per favorire sottintesi ed insinuazioni.
Conclusivamente, ritenuto sia il manifesto che l’articolo
diffamatori nei confronti degli attori, ritenuto che i
convenuti non hanno provato alcuna delle scriminanti
dedotte, ed anzi risultando in positivo accertato che le
“notizie”- sempre che così siano definibili- non erano
vere, né oggettivamente né soggettivamente, ritenuto che
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nel caso, per le motivazioni anzidette, non fosse
configurabile ed invocabile il diritto di cronaca, deve
essere riconosciuto il diritto degli attori al risarcimento
del danno non patrimoniale sussistente per il fatto stesso
della manifestazione ed ampia diffusione di accuse
infamanti ed in veritiere, lesive dell’onore,
dell’immagine e reputazione degli attori.
I convenuti, nelle rispettive vesti (“Gruppo 19 marzo “
quale autore e firmatario del manifesto; associazione n.r.
“Il Corso” su cui pure venne effettuata la pubblicazione,
Menardi Mario quale vice direttore responsabile ai sensi
della legge sulla stampa ( L. 47/1948) ad eccezione di
Benigni Carlo in proprio, in quanto appare evidente che
l’attività svolta di promozione dell’affissione del
manifesto è stata posta in essere quale legale
rappresentate di Gruppo 19 marzo, , devono quindi essere
condannati al risarcimento del danno da liquidarsi in via
equitativa, in considerazione della notorietà dei soggetti
offesi, della gravità dell’addebito e della diffusività da un
lato della lesione e dall’altro della estesa notorietà in
provincia di Cuneo della Fondazione della Cassa di
Risparmio di Cuneo.
Sotto il profilo meramente quantitativo si reputa
fondamentale, essendovi espressa domanda di parte
attrice, partire dal disposto dell’art 120 cpc che afferma
che “nei casi in cui la pubblicità della decisione di merito
può contribuire a riparare il danno “; ecco, nel caso in
esame si ritiene che la pubblicità della sentenza
costituisca lo strumento migliore per la riparazione del
danno, che è stato arrecato proprio attraverso la
diffusione di un manifesto, affisso e diffuso con un
periodico, e di un articolo giornalistico.
All’uopo sono individuati La Stampa, sia pagina
nazionale che edizione di Cuneo che il settimanale La
Guida quali testate sulle quali, per una sola volta, ed
entro il mese di dicembre 2014, sarà pubblicato un
estratto della sentenza (intestazione e dispositivo) a cura
e spese del soccombente; nel caos in cui l’inserzione
dell’estratto non sia effettuata nel termine, il giudice
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autorizza fin da adesso gli attori a procedervi con diritto a
ripetere le somme dai coobbligati.
Oltre alla pubblicità ex art 120 cpc si ritiene equo
condannare i convenuti in solido tra di loro al
risarcimento del danno in favore degli attori in ragione di
€ 15.000,00 per ciascun soggetto, in valori monetari
correnti oltre interessi di legge dalla data della sentenza
al saldo, somma che si reputa possa assorbire anche la
riparazione pecuniaria chiesta ex art 12 L. 47/1948 .
Le spese seguono la soccombenza e sono liquidate come
da dispositivo, in applicazione dei valori medi per cause
di valore indeterminato, considerando da un lato che non
si sono tenute udienze istruttorie, ma dall’altro
l’importanza delle questioni dibattutte.
Appaiono invece sussistere gravi ragioni per compensare
le spese tra Benigni convenuto in proprio e gli attori,
considerando da un lato la peculiare veste di legale
rappresentante di associazione non riconosciuta, e quindi
l’assenza di un vero e proprio “filtro” tra posizione
personale e posizione associativa, dall’altro che la difesa
del Benigni in proprio è stata svolta dallo stesso legale
che ha difeso il Gruppo 19 marzo, con i medesimi atti
processuali, apparendo pressochè impossibile scorporare
le difese.
PQM
DICHIARA che
“Gruppo 19 marzo”- associazione non riconosciuta in
persona del legale rappresentante Carlo Benigni-;,
“Il Corso” – associazione non riconosciuta in persona del
legale rappresentante pro tempore,
Menardi Mario, quale vice-direttore responsabile de “Il
Corso”
sono responsabili, in solido tra di loro, di aver leso
l’onore, la reputazione, l’immagine di Fondazione Cassa
di Risparmio di Cuneo, di Ezio Falco, di Fulvio
Molinengo sia attraverso la affissione presso i Comuni di
Cuneo, Alba, Mondovì sia attraverso la pubblicazione sul
n° 2 del mese di aprile 2012 de “Il Corso”, di un
manifesto intitolato “UNA BRUTTA STORIA”, nonché
attraverso la pubblicazione sul n° 2 del mese di aprile
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2012 de “Il Corso” di un articolo intitolato
“SFOGLIANDO LA MARGHERITA”
DICHIARA tenuti e condanna
“Gruppo 19 marzo”- associazione non riconosciuta in
persona del legale rappresentante Carlo Benigni-;,
“Il Corso” – associazione non riconosciuta in persona del
legale rappresentante pro tempore,
Menardi Mario, quale vice-direttore responsabile de “Il
Corso”
in solido tra di loro, al risarcimento del danno non
patrimoniale subito che si quantifica, in valori monetari
correnti, in
€ 15.000,00 in favore di Fondazione Cassa di Risparmio
di Cuneo,
€ 15.000,00 in favore di Ezio Falco,
€ 15.000,00 in favore di Fulvio Molinengo
Oltre interessi di legge dalla data della sentenza al saldo.
Dispone inoltre che ai sensi dell’art 120 cpc, per
contribuire alla riparazione del danno sofferto, su “La
Stampa”, sia pagina nazionale che edizione di Cuneo e su
“La Guida”, per una sola volta ed entro il mese di
dicembre 2014, sia pubblicato un estratto della sentenza
(intestazione e dispositivo) a cura e spese del
soccombente; nel caso in cui l’inserzione dell’estratto
non avvenga nel termine, gli attori sono fin da ora
autorizzati a procedervi con diritto a ripetere le somme
dai coobbligati.
RESPINGE le domande nei confronti di Benigni Carlo in
proprio.
DICHIARA tenuti e condanna i convenuti
“Gruppo 19 marzo”- associazione non riconosciuta in
persona del legale rappresentante Carlo Benigni-;,
“Il Corso” – associazione non riconosciuta in persona del
legale rappresentante pro tempore,
Menardi Mario, quale vice-direttore responsabile de “Il
Corso”
In solido tra di loro al pagamento delle spese processuali
sostenute dagli attori e che si liquidano in € 6.774,00
oltre rimborso spese generali 15%, cpa 4%, iva 22%.
Compensa le spese tra Benigni Carlo e gli attori tutti.
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