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NAPOLEONE BONAPARTE Assedio al Forte di Bard. La leggenda. di Massimo De Muro Edizioni iltrovalibri.it

Napoleone. Tra gossip e leggenda

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NAPOLEONE BONAPARTE

Assedio al Forte di Bard.La leggenda.di Massimo De Muro

Edizioniiltrovalibri.it

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Leggende italiane

Prologo

Nel tardo pomeriggio del 6 maggio 1800, in piazza Chanoux, nel centro di Aosta, si è formato un drappello di soldati francesi.

Sono riuniti attorno all’ufficiale di guardia, che ha ricevuto il corriere con le missive in arrivo da Parigi.

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Tutti i soldati francesi, di istanza nel capoluogo valdostano, sono in attesa di notizie dalla capitale francese. <Cosa avrà deciso Bonaparte?>Le spie austriache sono a Parigi per controllare gli spostamenti del comandante dell’esercito francese.Bonaparte da par suo, compie un capolavoro di depistaggio, che mette in opera per frastornare chi era addetto al controllo dei movimenti del “Genéral”.Ieri ha fatto diramare dalla stampa parigina

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l’annuncio di una sua imminente visita all’ ”armèe di riserva” a Digione.Per confondere le acque, in serata si è fatto ammirare nel palco dell’Operà, mettendosi inmostra volutamente,

sforzandosi il più possibile per farsi notare, si era spellato le mani a forza di applaudire.

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Rientra tardi dal teatro, e per mostrarsi mondano e godereccio, si ferma nella hall del teatro a brindare come farebbe qualunque ricco signore; ostenta tranquillità e agio nella sua vita cittadina.Ma, improvviso come un temporale estivo, alle 4 del mattino sorprende tutti, compresi i suoi ignari aiutanti di campo; si infila nella sua divisa di comandante, e ordina ai suoi attendenti di prepararsi a partire.Alle 4.15 esce dalle Tuileries su una berlina nera trainata

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da quattro magnifici cavalli scuri,

e di gran carriera parte per Digione.Nemmeno i suoi più stretti collaboratori vengono informati preventivamente dal generale, che per paura di tradimenti, decide sempre all’ultimo momento.Arrivato a Digione, trova i soldati dell’armèe in condizioni precarie, con abiti stracciati, scarpe rotte e armi

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quasi in disuso, e con il morale a terra.Difficile pensare di trasformare questo gruppo di uomini sfiduciati e malconci in un’armata d’invasione.Ma questo è Napoleone, l’uomo che con il suo fascino riesce a sopperire a qualunque mancanza e avversità, convincendo i suoi uomini.

“Voi tornerete allora ai vostri focolari e i vostri concittadini diranno additandovi, Egli era dell’armata d’Italia”.

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Napoleone si stava preparando per invadere l’Italia, aveva scelto divalicare al Gran San Bernardo per cogliere di sorpresa l’armata austriaca.I soldati comandati dal Feldmaresciallo Melas si trovavano in quel momento al di qua del Var, per pressare le linee francesi a difesa di Genova.

10 MaggioNapoleone si trova ai piedi del colle del Gran San Bernardo, sul versante svizzero.

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Il Generale voleva dirigere di persona la campagna, era infastidito dal fatto, che altri comandanti ottenessero vittorie e successi, con il suo esercito e le sue strategie.Nel mezzodì di quel 10 maggio diede l’ordine di muovere.Nonostante la stagione, ormai primavera inoltrata, il valico era pieno di neve ed il serpentone fatto di 50.000

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soldati, che salivano le rampe del valico sembravano un grosso serpente che si arrampicava.

16 MaggioL’avanguardia dell’esercito napoleonico è giunta a Saint-Maurice, sempre in direzione del colle de San Bernardo.L’ardito Generale o Primo Console invece di seguire la sua scorta, la precede, quasi la guida, al punto di avvicinarsi troppo alla testa della colonna.Cavalca, ma con il pensiero, e’ sempre in attesa di notizie dal

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fronte ligure, dove si fronteggiano il Generale francese Suchet e l’austriaco Meles, alle spalle della città di Genova.Gli uomini sotto il comando di Napoleone sono così suddivisi:Lannes comanda l’avanguardia, composta da 9.571 uomini.Il secondo corpo di 14.533 uomini è sotto il comando del Generale Duhesme. Il terzo 13.723 guidato da Victor, ed il quarto composto da 14 reggimenti di cavalleria con al comando Murat lo

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Sciabolatore, conta in tutto 7.950 cavalieri.A questi si aggiungono i 1.128 artiglieri, comandati da Marmont, armati con 70 cannoni e 6 obici.Chiudono l’elenco la compagnia dei servizi, composta da sanitari e genieri.Non potevano mancare i fedelissimi di Bonaparte, i 600 granatieri della Guardia Consolare.

18 MaggioL’estate è alle porte, ma il colle del Gran San Bernardo è ancora fortemente innevato, ed è grande

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la difficoltà della colonna napoleonica,

per valicare ed entrare nel territorio valdostano.L’estenuante traversata è iniziata da qualche giorno, e tra il 14-15 maggio è stato mandato in perlustrazione il Generale Marescot, il quale aveva riferito che l’impresa era possibile, anche se piena di pericoli.

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Il comandante dell’avanscoperta aveva consigliato di valicare durante le ore notturne, al chiarore della luna. Con il manto nevoso ghiacciato, così da evitare durante il giorno il pericolo di valanghe, che avrebbero potuto seppellire interi battaglioni.L’attività di Bonaparte in queste ore è frenetica, è un comandante geniale, ed un organizzatore scrupoloso, capace di programmare ogni dettaglio.Detta dispacci continui ed invia con buona frequenza

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corrieri ai suoi sottoposti.

Pensate, organizza il movimento di 50.000 uomini, muli, artiglieria, ma non dimentica che una delle soste, ed un possibile riparo sarà al convento dei Benedettini al colle del Gran San Bernardo.Ordina di distribuire aceto di vino alle

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truppe, per salvare il fegato dei soldati, che bevono al posto dell’acqua la neve sciolta. Si preoccupa di mandare alimenti e vettovaglie affinchè questi possano allestire un ricovero per i suoi soldati.

19 MaggioNapoleone non ha ancora valicato, e tra i messaggi che riceve dai corrieri trova, che il suo amico Lannes comandante dell’avanposto sta avanzando verso Chatillon, aprendo la strada al grosso dell’esercito, e un’altra gli arriva dal

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fronte ligure, il comandante austriaco Melas ha smesso di premere sul fronte di battaglia a Genova, e ripiega su Torino, dove, secondo i tempi di marcia, dovrebbe arrivare alla città sabauda attorno al 24-25 maggio.Il Feldmaresciallo crede di aver intuito la mossa del francese, è convinto che la strategia del Genéral cercherà di isolarlo tagliandogli i rifornimenti da Novara, chiudendogli la via di fuga verso le Alpi, per costringerlo verso la Liguria sulle linee di Suchet,

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chiudendolo in una morsa.Il quel caso la giusta contromossa, sarebbe quella di arroccarsi in una grande città, e quindi il comandante austriaco decide di dirigere le truppe su Torino.Intanto arrampicato sul versante svizzero delle Alpi, il comandante francese, era intento a dettare i dispacci da inviare ai suoi sottoposti, tra questi si premurò di dettarne uno d’incoraggiamento per Suchet, che nelle sue lettere dichiarava di trovarsi in grande difficoltà sul versante ligure,

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invitandolo accoratamente a resistere.Il suo aiutante di campo Berthier gli porta una pessima notizia, Lannes è fermo a ridosso del Forte di Bard.

Gli austriaci barricati nella fortezza gli sbarrano la strada>.Il messaggio che stava leggendo Berthier terminava

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così: <Cosa si deve fare?>.Bonaparte detta la risposta immediatamente: <Fate l’impossibile e passate>, poi rivolto ai presenti esclama, <Questi imbecilli non prenderanno mai il Forte di Bard, dovrò andare a conquistarmelo io stesso! Mi obbligano ad occuparmi di simili miserie>. Non sarà così.

20 MaggioSi valica. I soldati devono trascinare l’artiglieria sulla cima di quei pratoni ripidi e colmi di neve, ad ogni passo

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sprofondano sino alla cinta, ed i cannoni che pesano ognuno 1650 chili, ed il cassone d’alloggiamento, staccato dal cannone pesa 1700 chili. Gli obici che sono più piccoli pesano 1650 chili, ma il cannone ed il cassone non sono divisibili, e quindi più difficile da trasportare.Nella traversata Napoleone, potrebbe farsi trasportare da una portantina, ne avrebbe diritto essendo il comandante.Ma non sarebbe il supremo, lui resta con

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i suoi soldati, come loro si arrampica a carponi, scivolando poi con il sedere o a ruzzoloni giù per le scarpate, come ad una qualunque festa della neve di una classe di liceo.Le sue truppe sono esaltate e inorgoglite, nel vedere il loro comandante combattere in mezzo a loro, anche contro l’equilibrio precario.

21 Maggio I francesi sono ad Etrouble, il primo posto di ristoro sul versante valdostano.All’alba iniziano la discesa verso Aosta, dopo una breve sosta

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di riposo al convento dei Benedettini.

22 MaggioAosta.Bonaparte, mentre i suoi ufficiali e sottufficiali predispongono il campo per alloggiare le truppe, detta ai suoi furieri continui dispacci da inviare ai comandanti delle truppe che sono discese dal Piccolo San Bernardo e dal Moncenisio per ricongiungersi ad Aosta.A fine giornata detta anche delle lettere con ampie descrizioni e ricostruzioni, per magnificare l’abilità e

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l’ardimento con cui i suoi soldati hanno trasportato i Ferri da fuoco pesanti, compiendo un’operazione di una difficoltà così grande che lui non conosceva parole per descriverla.Nelle lettere che indirizza ai ConsoliReggenti, e a Talleyrand, spiega come i suoi soldati abbiano costruito delle slitte per trasportare i cannoni, utilizzando dei tronchi d’albero tagliati a “U”, come culle, agganciando a questi delle funi con cui 100 soldati per ogni cannone, hanno portato l’artiglieria

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pesante al di qua delle Alpi.

23 MaggioNapoleone Bonaparte, Primo Console di Francia, al comando dell’armata d’invasione d’Italia, con al seguito 60.000 soldati, è arrivato nella piana, davanti a cui si erge imponente il picco della fortezza di Bard.A fronteggiare il generale più potente d’Europa, il Capitano Bernkopf, a capo di 300 soldati, di cui 30 indisponibili perché ricoverati in infermeria, e 246 erano comuni cittadini, comprese

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donne e bambini, abitanti nelle casupole arroccate sulle pareti della fortezza.Bonaparte chiamò a rapporto il comandante Lannes, erano tre giorni che l’avanguardia stazionava sotto il forte,

senza trovare il modo di passare, il camminamento era difeso da cannoni calibro “4” che

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sputavano proiettili di ferro da 2 chili. Era incredibile, l’armata Napoleonica, era stata capace di sconfiggere ogni esercito, e di far tremare qualunque stato, bloccata da un manipolo di 300 montanari malconci e male armati. Tutti questi dati sono riportati sul diario di giornata, che teneva un soldato di 17 anni, un certo Henry Beyle, al seguito del generale Bonaparte e dei suoi aiutanti di campo.Verso le 3 del pomeriggio di quel 23 maggio, il Generale Marescot,

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comandante del genio, era di ritorno da una ricognizione, e chiedeva udienza al Supremo.Prontamente ricevuto, Marescot comunica di aver trovato un sentiero, lasciando il fiume sulla destra, che aggira la fortezza.Napoleone ordina al generale di inviare 1500 uomini a spianare la strada che sale per Albard, che passando tra le alture alle spalle della fortezza arriva a Donnaz. Henry Beyle, il ragazzino soldato, riporta sul suo diario, quanto il camminamento sia

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stretto e impervio, con molti passaggi pericolosi.Bonaparte decide di muovere per la mulattiera di Albard mettendosi alla testa dei suoi soldati, e Beyle con lui.

Prima di partire il Generale chiama a rapporto Marmont, comandante del

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battaglione artiglieri, e per non essere ascoltati da nessuno, passeggiano verso il centro del ponte romano, sulla Dora Baltea, che collega Hone a Bard.Tutti i soldati della Grand Armèe iniziano la salita per la mulattiera, solo gli artiglieri di Marmont sono rimasti ai piedi del Forte.

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La salita è faticosa, i soldati portano gli zaini sulle spalle, e imbracciano il fucile, altri trascinano i muli. Tra questi ultimi il reporter Henry Beyle, che con fatica e molto coraggio traina il mulo che gli è stato assegnato, standogli aggrappato al muso.Ad un certo punto, in prossimità di un tornante, in un punto dove il piano della strada non era ben livellato, gli zoccoli dell’animale non fanno presa sul terreno sdrucciolevole.A quel punto, anche il mulo era giunto al culmine del terrore, e

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Beyle stava per perderne il controllo.In quel momento, mentre la situazione era diventata critica, una mano forte e sicura afferra con decisione il polso del ragazzo. Con un movimento brusco fermò il mulo contro la parete, e mettendo al sicuro il giovane gli disse:<Devi sempre stare sull’esterno, con il mulo al sicuro, così non si spaventa, ed in ogni caso, si deve tenere la briglia con tre dita, senza avvolgerla al polso, perché, se malauguratamente il mulo dovesse

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scartare improvvisamente, scivolando giù nella scarpata, non ti trascinerebbe con sé.Il giovane Beyle si voltò, ed incontrò lo sguardo dell’uomo che gli aveva salvato la vita trattenendolo.Si fissarono intensamente per qualche istante, poi Henry abbassò lo sguardo e rispose:<Oui, mon Genéral>.A tu per tu, in una tiepida notte valdostana, si trovano di fronte Napoleone Bonaparte ed Henry Beyle, che dopo qualche tempo avrebbe scritto opere

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come “La certosa di Parma” o “Il rosso e il nero”, e sarebbe divenuto famoso in tutto il mondo con lo pseudonimo di “Sthendal”.In quello stesso istante, a fondo valle il generale Marmont si preparava, per mettere in opera il piano che aveva escogitato con il suo Generalissimo.Marmont aveva a disposizione 1.128

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soldati, per far passare sotto le ripide del forte, i 70 cannoni e 6 obici che in nessun modo sarebbero potuti passare dalla mulattiera, e che non era pensabile abbandonare. Sarebbero serviti di lì a pochi giorni sui campi di battaglia di Ivrea, Vercelli, Novara e infine Marengo, battaglia che sarebbe risultata vitale per la campagna d’Italia.Il comandante diede ordine a tutti i suoi soldati di procurarsi della paglia, e con questa costruirsi dei copri scarponi, e di foderare anche le

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ruote dei carri che trasportavano i cannoni.Con i piedi e le ruote dei carri foderati di paglia, iniziarono a muovere, seguendo la strada che passava a fianco del forte.Avevano dato fuoco a manichini di fieno secco e fatto scoppiare alcune mine, sul versante dove erano passati i soldati di Bonaparte qualche ora prima, per confondere le idee dei difensori.Dalla cima delle torri e delle alzate, i cannoni austriaci un pò confusi sparavano alla cieca verso valle,

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in direzione della strada.Ma i francesi con questo espediente riuscirono a superare l’ostacolo del forte, pur con qualche perdita.

Come da accordi, Bonaparte ordinò a Marescot di andare incontro a Marmont con i cavalli, e di attendere in silenzio

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l’arrivo degli artiglieri, che a braccia con delle funi avevano trascinato i cannoni fino lì, sotto la parete cieca al riparo, fuori dalla vista delle sentinelle nemiche. Questa operazione si concluse il 1° giugno 1800. Napoleone era ormai arrivato a Milano, ingannando le strategie del Feldmaresciallo Meles, che aspettava i francesi per scontrarsi, nei pressi di Torino.Quel giorno il comandante austriaco ancora non sapeva di aver perso la battaglia

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con Napoleone, ma ancor peggio di aver perso il controllo sul Piemonte e la Lombardia, e più precisamente la Campagna d’Italia.Quel che arriva a noi dopo due secoli, ha sicuramente i toni della leggenda, un pugno di uomini, meno di trecento, hanno tenuto testa per 11 giorni all’esercito convenzionale ed allo stratega più geniale di tutti i tempi.Senza saperlo quello sparuto gruppo di montanari male armati, ha rischiato di cambiare il corso della storia, se il Genéral

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non fosse arrivato in tempo per vincere la battaglia di Marengo, non sarebbe arrivato a Milano come vincitore della campagna d’Italia.Il Direttorio, reggente di Francia lo avrebbe destituito dal comando dell’esercito, e il bonapartismo sarebbe stato un flebile tentativo d’invasione, molto frequente in quel periodo storico, ma non quell’onda rivoluzionaria che avrebbe travolto gli eserciti e i pruriti di ribellione di tutta Europa.A questo non sarebbe seguita la Carta della

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Costituzione della Repubblica francese, documento a cui si sono

ispirati i moti rivoluzionari di mezza Europa, compresa l’Italia, che in quel periodo vide nascere e crescere i moti risorgimentali che avrebbero portato all’unità del Bel Paese.Sembra incredibile, ma questa è la vera storia dei 300 di Bard, soldati senza nome che sono diventati una leggenda.

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Massimo De Muro, nato a Torino. Free lance per Puntocom, Controcampo, Epolis, Tv Sorrisi & Canzoni.Direttore editoriale de iltrovalibri.it