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ticino N° 18, ottobre 2008 Natura in città

Natura in città

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Page 1: Natura in città

ttiicciinnooN° 18, ottobre 2008

Natura in città

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2 EDITORIALE

Un tesoro sotto casa

IndiceUn tesoro sotto casa 2Vita e miracoli della natura in città 3L’esempio verde 6Odissea in città 9Vita tra i binari 10Il picchio, star degli uccelli di città 12Voto decisivo 13Alla scoperta della natura in città 14Attività giovanili 15

Impressum

Bollettino trimestrale della SezioneTicino di Pro Natura. Viene allegatoalla Rivista nazionale di Pro Natura.Editrice:Pro Natura TicinoSegreteria:Vl. Stazione 10, c.p. 2317,6500 BellinzonaTel.: 091 835 57 67Fax: 091 835 57 66E-mail: [email protected]: 65-787107-0Internet: www.pronatura.ch/tiCommissione redazionale:Alberto Spinelli, Fiorenzo Dadò, Ni-cola Schoenenberger, Andrea Persico,Luca Vetterli, Christian MocciaRedattore responsabile:Nicola SchoenenbergerProduzione e stampa:Schlaefli & Maurer AG, InterlakenTiratura:3000Foto di copertina:Davanti: la rara canapicchia pagliata(Gnaphalium luteoalbum) ha trovato ilsuo ambiente di sostituzione nei sel-ciati di Bellinzona; dietro: sei vegetaliattorno ad un dado (foto: NicolaSchoenenberger).

Christian Moccia, biologo e giornalista (foto:

Pro Natura Ticino / Andrea Persico).

tissimi organismi meno appariscenti chene hanno fatto il loro habitat di predile-zione, dalle piante agli insetti, dai funghiai molluschi. Secondo alcuni studi, unacittà come Zurigo sarebbe addiritturamolto più ricca di specie rispetto allezone a sfruttamento agricolo che lestanno attorno. C’è però da sottolineareche chi si trova a suo agio in città è so-vente chi è più abile nell’adattarsi e noncerto chi ha bisogno di condizioni asso-lutamente specifiche per vivere. Perciòfra gli altri vi proliferano anche organi-smi che vengono spesso considerati in-vasivi, specie esotiche fuoriuscite daigiardini, dagli scarti della vita urbana,dal muoversi delle genti. Questo fa dellacittà uno straordinario ed inatteso labo-ratorio, dove è possibile osservare e stu-diare la natura e le sue dinamiche, mosseda equilibri del tutto particolari. Oltrealla meraviglia e alla grande varietà,ecco dunque anche lo stimolo per co-gliere meglio i meccanismi che reggonole relazioni fra le varie forme di vita.Dovremmo allora cominciare a pensarea come favorire il loro inurbamento, acome facilitare l’insediamento in cittàdelle specie più timide, oppure cometrovare delle soluzioni per dare più spa-zio agli elementi naturali già esistenti.Finiremo così in qualche modo per fareun favore anche a noi stessi.

Christian Moccia

Era il mese di luglio, a León, nel norddella Spagna. Attorno alle nove di sera,mentre la gente per le strade cominciavaa rientrare per la cena, il cielo della cittàsi riempiva di decine di cicogne che fi-nivano per posarsi sulle guglie della cat-tedrale per passarvi la notte. Indimenti-cabile. Eppure non c’è bisogno del-l’ evento fuori del comune, della raritàche fa eccezione, per creare meraviglia.Come sempre sono le piccole cose afare la differenza, come gli sprazzi di na-tura cittadina che giornalmente contri-buiscono a migliorare la qualità dellanostra vita. L’ombra di un tiglio per as-saporare un caffè, l’odore della pioggiache ci cattura in un parco nato fra le vietrafficate oppure un inatteso angolo digiardino inselvatichito. Certo è che nonbasta il fine settimana in campagna o lapasseggiata sui monti la domenica perrimetterci in un contesto dal qualetroppo spesso tendiamo ad allontanarci,scordando fino a che punto noi stessi nefacciamo indissolubilmente parte.Non confondiamoci, però, limitandoci acredere ad una natura urbana esclusiva-mente artefatta e dipendente unicamentedalla volontà dell’uomo. La sua pre-senza in città va ben oltre quello che cimettiamo noi, gli alberi dei parchi e i ce-spugli decorativi, e raccoglie tutta unaserie di specie che vi si insediano perconto proprio. Certo le cicogne viste so-pra e altri vertebrati, ma soprattutto mol-

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la molteplicità delle strutture presentinelle regioni fortemente antropizzate,che in qualche modo richiama quellache è la molteplicità degli habitat natu-rali colonizzati da organismi molto di-versi fra loro. In molti casi poi in città ifattori ecologici che agiscono sugli es-seri viventi risultano essere particolar-mente favorevoli a determinate specie.Si parte da quelli climatici, come la tem-peratura, il vento, l’irradiamento solare,le precipitazioni, per passare a quelliedafici, cioè legati al suolo, che sonosuddivisi in chimici, fisici e biologici,per finire con quelli biotici, come lacompetizione tra gli individui e le spe-cie e l’influenza dell’essere umano. Pos-siamo notare, per esempio, come la tem-peratura, più alta in centro città che incampagna, tenda a favorire l’insedia-mento di specie che molto spesso tro-viamo solo parecchi chilometri più asud, oppure come nelle zone urbane ilsuolo segnato dalle attività antropiche,spesso compattato e inquinato, risultiparticolarmente gradito ad un certo tipodi vegetazione, a scapito di un altro.

Ambienti di sostituzioneLa varietà degli habitat e la somma deifattori appena elencati, vanno a formarein città quelli che vengono chiamati am-bienti di sostituzione, che prendono ilposto di ambienti in parte scomparsi perl’avanzare delle costruzioni, ma che ri-troviamo sotto un’altra forma proprio làdove l’uomo è intervenuto. Oltre a quelliper così dire classici, ai quali subito vienda pensare, che vanno dal parco, con lasua struttura in parte simile a quella diuna foresta, al giardino, che richiamaun prato, al cimitero oppure all’orto, vi-

Vita e miracoli della natura in città

La tendenza dell’uomo a voler suddividere e delimitare il mondo che locirconda, non soltanto a livello pratico, ma anche a parole, designan-done le varie componenti, i vari settori, forse per meglio prenderne co-scienza, ha portato alla falsa idea che la natura sia composta dacompartimenti pressoché stagni, ai cui estremi potremmo immaginareda un lato l’ambiente selvaggio, incontaminato, e dall’altro la città,luogo artificiale per eccellenza.

La celidonia, una specie indigena molto deco-

rativa; basta darle spazio! (Foto: Pro Natura Ti-

cino / Nicola Schoenenberger)

In realtà siamo parte di un continuumche vede la presenza della natura anchenei centri urbani, sottoposta immanca-bilmente agli stessi processi che la ca-ratterizzano al di fuori, così come tro-viamo tracce dell’attività dell’uomo inogni angolo della Terra.

Grande diversitàSecondo studi recenti la diversità vege-tale di una città supera generalmentequella delle campagne circostanti sfrut-tate intensamente mentre, per quanto ri-guarda la fauna, siamo a livelli compa-rabili. È dunque non solo inevitabile uncostante confronto con gli organismi chepopolano le zone urbane, ma appare an-che oltremodo interessante chinarsi sulleragioni di questa diversità e sui fattoriche la favoriscono nei centri abitati. Agiocare un ruolo determinate è anzitutto

Abitare l’albero urbano

Le condizioni ambientali sfavorevoliprovocano un invecchiamento pre-coce degli alberi in città e favori-scono così tutta una serie diorganismi, anche rari e minacciati,che in foresta colonizzano gli alberivetusti e si nutrono, in determinatefasi della vita, di legno. Tra questi visono ad esempio il cervo volante oaltri insetti come i longicorni. Questespecie richiedono cavità nei tronchicome pure alberi di ogni età. Per pro-muoverle è opportuno scegliere es-senze arboree locali, formare cavitànelle piante ancora giovani e potaremantenendo l’equilibrio degli alberi.Inoltre non si devono tagliare tutti irami allo stesso momento o troppo vi-cino al tronco.

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vono una serie pressoché infinita di am-bienti che associamo alla natura in modomeno immediato, come selciati e po-steggi sterrati, dalle caratteristiche si-mili a quelle del greto di un fiume edove troviamo piante resistenti al calpe-stio, oppure ancora tutta una varietà dizone umide, quali stagni e corsi d’acqua,o ad umidità variabile, che spesso tro-viamo per esempio ai margini dellestrade. Ci sono poi muri più o menoesposti al sole e al vento e più o menoricchi di anfratti, le zone ruderali tipichedei cantieri, che presentano ambienti incontinua mutazione che favorisconol’arrivo di piante pioniere, come anche itetti e le grondaie, oppure i vecchi solai,prediletti per esempio dai pipistrelli.Non dimentichiamo, fra i tanti habitat, ilsedime ferroviario, che ricopre unabuona fetta del territorio e che è stato re-centemente oggetto di numerosi studisulla varietà floristica che lo contraddi-stingue e che funge, assieme alle scar-pate stradali, anche da corridoio ecolo-gico. Da notare infine la marcatapresenza in ambito urbano del fenomenodella zonazione, che vede alcune speciespingersi fino in centro, e altre limitarsiad aree più discoste, periferiche.

Piante indigene e avventizieÈ bene ricordare che un’altra ragionedella grande varietà vegetale in ambitourbano è quella che deriva dal costantemoltiplicarsi delle essenze non indigene.Si parla di avventizie, che comprendonole archeofite, giunte da un altro conti-nente prima della scoperta delle Ameri-che, e le neofite, arrivate dopo. Sonopiante che si muovono con le genti, inmodo più o meno clandestino o che, in-trodotte volontariamente dall’uomo persvariate ragioni, finiscono per scapparedai giardini insediandosi altrove in modoindipendente. Fra loro troviamo quelleche finiscono per stare talmente benenel nuovo habitat, che diventano inva-sive, sviluppandosi oltremodo, a scapitodi altre essenze.

Favorire la natura in città …Alla luce di queste considerazioni ap-pare evidente l’importanza che gli eco-sistemi urbani assumono, non soltantoper la loro varietà e diversità, ma ancheper il loro ruolo in qualche modo sosti-tutivo, che permette la sopravvivenza dispecie altrimenti minacciate e per quelloche potremmo chiamare il potenzialeruolo di laboratorio ecologico che svol-

La Fondazione Natura & Economia

Creata nel 1995 dall’Ufficio federaledell’ambiente assieme ad associa-zioni economiche del settore delle costruzioni e dell’energia, questa fondazione assegna riconoscimenti diqualità alle imprese che, sul loro se-dime, favoriscono lo sviluppo di unanatura diversificata. I riconoscimentisono attribuiti in base a una serie dicriteri che comprendono la diversitàecologica, la presenza di specie indi-gene e la rinuncia all’impiego di fer-tilizzanti e pesticidi. Sono finora 315le imprese che hanno ottenuto il rico-noscimento di qualità, due delle qualiin Ticino.

www.naturundwirtschaft.chContatto per la Svizzera italiana:Roberto Buffi, 6646 Contra In alto: la piccola sagina (Sagina procumbens) occupa volentieri gli interstizi delle pavimentazioni.

Sotto: l’ombelico di Venere (Umbilicus rupestris), una specie rara cui piace l’ambiente urbano (foto:

Pro Natura Ticino / Nicola Schoenenberger).

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gono. La rapidità dei cambiamenti che licaratterizza funge infatti da motore perlo sviluppo di inattese strategie di adat-tamento, veloci fenomeni di speciazionee ibridazione, oppure per il più o menorischioso avanzamento di determinatespecie.

… risparmiandoA questo proposito è interessante no-tare come, il più delle volte, con sem-plici accorgimenti strutturali o gestio-nali, sia possibile favorire l’insedia-mento o il transito di tutta una serie diorganismi e come, nella maggior partedei casi, questi accorgimenti risultinooltretutto economicamente vantaggiosi.Pensiamo all’eliminazione di inutili bar-riere, come gradini e cordoli, che impe-discono ai piccoli animali di transitare,o all’impiego di siepi indigene, partico-larmente adatte alla fauna che se ne nu-tre, vi nidifica o semplicemente vi trovariparo. Le varie ramine e reti costitui-scono spesso un’invalicabile barriera,ad esempio per il riccio che, attraversomaglie appena più larghe potrebbe sen-z’altro transitare. Ci sono poi le cavitànei muri, che sono veri e propri rifugiper animali e vegetali di ogni tipo, la cuipresenza finisce per giovare anche a noi:basti pensare ai pipistrelli e alle rondiniche si cibano di zanzare. Per quanto ri-

guarda i prati è bene evitare di falciaretroppo spesso, limitandosi alla fine del-l’estate e non più di due o tre voltel’anno, in modo da permettere la diffu-sione di molte specie vegetali e degliinsetti, aracnidi, molluschi e quant’altroa loro associati. Le superfici asfaltate,poi, oltre ad essere costose, impedisconoall’acqua di penetrare nel suolo, au-mentando il rischio di inondazioni, men-tre una superficie in ghiaia o ciottolatoassorbe senza problemi le piogge e di-venta l’habitat ideale per una moltitu-dine di organismi.

Presa di coscienzaÈ quindi soprattutto a livello di presa dicoscienza che è importante muovere iprimi passi, promuovendo l’osserva-zione di quanto e come la natura sia giàpresente nelle nostre città, ma lavorandoanche da una parte a livello di progetta-zione, per migliorare la situazione abovo, evitando di costruire inutili e one-rose strutture che finiscono per diventareostacoli per gli organismi, e dall’altra alivello di manutenzione, andando a ri-durre quelle attività non indispensabili,e spesso costose, che sono poco favore-voli alla natura cittadina, e lasciandoche sia essa stessa a prendersi cura deglispazi a disposizione.

Christian Moccia

Le volpi urbane di Zurigo

Dal punto di vista della volpe la cittàdi Zurigo conta 5000 abitanti. Tro-vando in città tutto ciò di cui ha biso-gno, dal nutrimento ai rifugi, questapopolazione urbana di volpi nonsente più la necessità d’abitare incampagna e si è sedentarizzata. Gra-zie alla sua straordinaria capacità diadattamento, in particolare alla spar-tizione del territorio tra numerosi in-dividui adulti (che in campagnavivono invece prevalentemente soli-tari), la città e divenuta un habitatideale. Studi genetici hanno mostratoche le volpi urbane di Zurigo si diffe-renziano da quelle rurali; la loro po-polazione discende quindi probabil-mente dagli esemplari fondatori chevi si sono avventurati e insediati anniaddietro.

Furba e poco timorosa: la volpe cittadina (foto:

Andra Persico).

Le zone sterrate sono ambite, purché l’uomo non ci metta mano (foto: Pro Natura Ticino / Nicola

Schoenenberger).

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6 A QUATTR’OCCHI CON …

Signor Tschannen, dove nasce il suo in-teresse per la natura in ambito urbano?Ernst Tschannen (ET): Sono figlio dicontadini, cresciuto in campagna, dovec’è un legame naturale con l’ambiente.Non mi sarei mai immaginato di vivereun giorno in città, figuriamoci poi di la-vorare per una città…

Come valuta la nascita e l’evoluzione diGrün Stadt Zürich?ET: Di solito i servizi che si occupanodel verde sono frammentati e resi cosìinefficienti. Ancor oggi mi stupisce chea Zurigo, unendo le diverse componenti,come l’agricoltura, la caccia, la gestioneforestale e la protezione della natura inun unico settore, sia stato fatto l’esattocontrario. Credo che la forza di questanuova struttura sia soprattutto quella dipotersi esprimere ad una sola voce, dopoconsultazioni e dibattiti interni. Per deifunzionari poi, il fatto di cominciare apensare ai clienti mettendo in chiaro leprestazioni da fornire, è stato qualcosa diquasi rivoluzionario. Arrivarci è statoun atto liberatorio, una chance, dopoanni di tagli al budget. Ho insistito sullafusione, ma non per questioni di rispar-mio, bensì per diventare più efficaci congli stessi mezzi finanziari, che nel frat-tempo sono sensibilmente aumentati.Oggi disponiamo di 110 milioni di fran-chi all’anno; sembra tanto, in realtà è ilcosto di un caffè alla settimana per ogniabitante.

Come si è passati da una gestione in-tensiva del verde, con aiuole curate eampio impiego di pesticidi, ad una ge-stione più vicina alla natura?ET: L’ecologia ha approfittato di unatendenza, nata ancor prima del mio ar-rivo, che deriva anche dalla necessità di

L’esempio verde

Grün Stadt Zürich, ente all’avanguardia nella gestione del verde pub-blico, nasce dalla fusione, avvenuta nel 2000, di tre servizi cittadini:quelli dei parchi e giardini, delle foreste e dell’agricoltura. Dà lavoro a430 collaboratori e opera in base ad un libro verde che vuole amalga-mare lo spazio (verde), il sapere e le emozioni. Lo dirige Ernst Tschan-nen unitamente alla sua collaboratrice Karin Hindenlang, incontrati daNicola Schoenenberger a Zurigo.

risparmiare. Ciò non significa mettersi anon far più niente. Semplicemente, pre-stazioni che prima erano abituali, comela realizzazione e la cura di aiuole fio-rite, sono state soppresse, anche per ra-gioni di costi e, ad un certo punto, la po-polazione si è abituata e si è resa contoche le cose possono funzionare anchecosì. Abbiamo inoltre cercato di valo-rizzare questi aspetti anche a livello diimmagine, dando un valore positivo allanatura ed evitando di essere catastrofisti.

“Se non si mostrasse ciò che vaperso attraverso quello che an-

cora c’è, diventerebbe difficile an-dare avanti” (ET)

Il disordine può disturbare in città: cisono stati cittadini che hanno protestato?ET: Sì, all’inizio la mancanza delleaiuole fiorite creava molti malumori.Oggi non se ne parla più. La popola-zione ha dato fiducia alla nuova gestionedel verde e vede che facciamo bene lecose. Se arriva un reclamo o qualcosa dàfastidio, cerchiamo subito il dialogo, an-che telefonicamente, come un qualsiasiservizio clienti. E non è un caso che sulnostro sito internet figurino i numeri ditelefono dei membri della direzione.

Quindi oggi la popolazione sostiene ilvostro operato?ET: Abbiamo il sostegno di tutti i partitipolitici. Ovviamente ci sono opinionidifferenti, però in maniera generalesiamo sostenuti. Riceviamo anche molticomplimenti; in particolare li ricevonogli operai per strada.

Secondo la popolazione, con la nuovagestione è migliorata anche la qualitàdella vita?

Un isolotto stradale lasciato allo sviluppo spon-

taneo (foto: Pro Natura Ticino / Nicola Schoe-

nenberger).

Ernst Tschannen e Karin Hindenlang (foto: Pro

Natura Ticino / Christian Moccia).

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A QUATTR’OCCHI CON … 7

ET: Certamente, e il valore del nostrooperato viene riconosciuto, anche se èvero che spesso è difficile metterlo in ri-salto. Si potrebbe dire che ci si accorgedella bellezza di un albero una volta cheè stato abbattuto. È per questo che pub-blichiamo una rivista, Grünzeit, in mododa evidenziare anche quello che a voltesta proprio davanti alla porta di casa eche per abitudine non notiamo. Ognianno solo a Zurigo perdiamo 20 ettari diterreno, soprattutto per le costruzioni,ma penso che se non si mostrasse ciòche va perso attraverso quello che an-cora c’è, diventerebbe difficile andareavanti. È poi vero che cerchiamo di ac-contentare tutti: da un lato ci sono i par-chi in riva al lago, frequentati da mi-gliaia di persone, e dall’altro abbiamodei piccoli gioielli, poco conosciuti, luo-ghi più intimi dove non sembra neppuredi essere in città. È importante fornirealla popolazione l’insieme di queste op-portunità.

Quali sono i problemi maggiori che ri-scontrate?ET: Per esempio il littering, i rifiuti ab-bandonati volontariamente nello spaziopubblico: bottiglie frantumate nei parchi,cartacce, eccetera. È una nuova forma dimancanza di rispetto.

A questo proposito che soluzioni aveteelaborato?ET: La conoscenza!Karin Hindenlang (KH): È un fenomenosociale che tocca soprattutto i giovani,ma in realtà non è per niente nuovo. An-che noi siamo stati giovani e sentivamoil bisogno di ribellarci, ma forse ave-vamo altre possibilità per farlo, possibi-lità che oggi sono scomparse.

“Abbiamo ad esempio 1200 piantediverse, 100 specie di uccelli nidi-

ficatori e 42 di libellule.” (KH)

ET: Stiamo pensando di creare dei luo-ghi dove ciò sia permesso. Immagi-niamo, per esempio, di mettere a dispo-sizione un ettaro per ogni scuola perquesto genere di cose. Perché è vero chese non lasciamo questo spazio ai gio-vani, se lo cercheranno da sé, e spessonel posto più inappropriato.

KH: Si potrebbe anche immaginare dimettere a disposizione dei giovani, odelle di famiglie che vivono nei paraggi,per un uso spontaneo e autonomo, deiterreni vaghi in attesa di edificazione.Cerchiamo inoltre di fare in modo cheogni allievo di Zurigo, almeno una voltaall’anno, possa partecipare a una gior-nata nel bosco o ad una delle giornate dieducazione ambientale che organiz-ziamo.ET: Il nostro ruolo è anche sociale. Svi-luppiamo la città, ne determiniamo laqualità della vita.

Rinverdiamo la città! (foto: Pro Natura Ticino)

Quale è stata la sua più grande soddi-sfazione, da quando è direttore?ET: Vorrei dire la nascita dei miei fi-gli… ma sono nati prima. Allora direi ilGrünbuch, sviluppatosi tra difficoltà ediscussioni e al quale oggi tutti i colla-boratori si attengono. Non per doverema per volere, quale fonte di ispirazionee motivazione.KH: Il libro verde in qualche modo cisollecita, perché i suoi obiettivi sonoambiziosi e teniamo a raggiungerli. Sa-remo valutati in base agli obiettivi rag-giunti, dai politici in primis, e per que-sto mettiamo a punto un sistema pervalutare i nostri progressi…

Page 8: Natura in città

8 A QUATTR’OCCHI CON …

Come sta la biodiversità a Zurigo?KH: È sorprendente: abbiamo ad esem-pio 1200 piante diverse, 100 specie diuccelli nidificatori e 42 di libellule.Dobbiamo aver cura di questa grande di-versità e promuoverla già a livello pia-nificatorio. Uno degli strumenti è ilCountdown 2010, una dichiarazione in-ternazionale che vuole ridurre drastica-mente la perdita di biodiversità entro il2010 e che Zurigo ha sottoscritto comeprima città svizzera. Il mio obiettivo è

“Il nostro ruolo è anche sociale.Sviluppiamo la città, ne determi-niamo la qualità della vita.” (ET)

che entro il 2010 ogni abitante di Zurigoabbia un accesso personale alla biodi-versità e che possa sviluppare un rap-porto con essa, attraverso escursioninella natura selvaggia, il giardinetto da-vanti alla porta di casa o un vaso di fiorisu un balcone. In futuro le città avrannouna responsabilità crescente per la con-servazione delle specie. Con i cambia-menti climatici ci si aspetta che la bio-diversità diminuisca nelle campagne eaumenti nelle città. Vorrei far nascere laconsapevolezza di questa importanza emostrare alla gente cosa può fare per labiodiversità, in modo che costruisca au-

tonomamente la relazione con la natura,il che non vuol dire semplicemente pro-teggerla, ma anche formare se stessi par-tendo da essa.

“Le organizzazioni che si occu-pano dell’ambiente ci sostengono[...] insistendo su aspetti che noi

non siamo riusciti a difendere finoin fondo, perché abbiamo dovutoscendere a compromessi.” (KH)

Ma allora Pro Natura non ha più nienteda fare a Zurigo?ET: Con un po’ di cattiveria, dico sem-pre che Pro Natura e WWF esistono so-lamente perché i professionisti del verdein passato hanno fatto male il loro lavoroe non si sono aperti ai contatti con la po-polazione, come invece hanno fatto ledue associazioni.KH: Le organizzazioni che si occupanodell’ambiente ci sostengono fortementeinsistendo su aspetti che noi non siamoriusciti a difendere fino in fondo, perchéabbiamo dovuto scendere a compro-messi. Anche in una città come Zurigonon si potrebbe vivere senza di loro edè essenziale che mantengano la loropressione.

Grazie per l’intervista!

Le rondini faticano sempre più a fare i loro nidi

in città (foto: Andrea Persico).

“Ascensore ecologico” per la colonizzazione del tetto della pensilina (foto: Pro Natura Ticino).

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NATURA IN CITTÀ 9

Odissea in città

Immagina di essere un curculionide. Ah, non sai cosa sia un curculio-nide? Te lo concedo; non se ne sente parlare tutti i giorni, al contrariodi strade, rotonde e centri commerciali… peccato!

Forse, però, ne hai già visto uno. Vi sonomolte specie; da pochi millimetri a circaun centimetro di lunghezza, da tozzi aslanciati, da belli a bellissimi. Bruni,grigi o di un bel verde metallico masempre con un lungo naso da cui spun-tano antennine a gomito che lo rendonoancor più buffo.

Partenza!Ecco, ora immagina di essere uno diquesti insetti appena sbucato dalla suaninfa nella quale si è trasformato in unadulto... Sei un curculionide, scegli tu semaschio o femmina, poco importa. Iltuo obiettivo è in apparenza semplice:cercare uno o più curculionidi partnerper accoppiarti e garantirti così una di-scendenza numerosa. Infatti la maggiorparte dei tuoi figli diverrà pasto perqualche predatore.Quello che conta è che sei nato per tuadisgrazia in un vascone fiorito di ce-mento armato della rotonda di Lo-carno… e non nel bosco come avrestipreferito. Tua madre, arrivataci chissàcome, vi ha deposto le uova, sfinita dopoaver cercato invano un posto migliore.Ti è andata bene: tra gli oleandri ed i gel-somini che i giardinieri hanno dimenti-cato di estirpare (o diserbare?) c’è un an-golo con la pianta di cui hai potutonutrirti e che non si sa bene se sia statapiù sfortunata di te a crescere lì. Forse ipiù disperati di tutti sono però gli uo-mini, relegati nei sotterranei della ro-tonda mentre in superficie ci hannomesso le auto e il cemento…Ora devi cercare di raggiungere un am-biente naturale idoneo per trovare il tuoo la tua compagna. Benchè provvisto diali, non sei in grado di volare. Ti toccaquindi avviarti a piedi e, ammesso che tuprenda la direzione giusta e non cam-mini in modo dispersivo come le formi-che, ti toccherà scarpinare per 200 me-tri prima di trovare un ambiente idoneo.Ciò corrisponde a quattrocentomila

passi di mezzo millimetro, senza di-menticare che devi moltiplicare il tuttoper sei zampe e non solo due.

La corsa a ostacoliIl problema maggiore, in realtà, non èrappresentato dalle distanze ma dalle trecorsie supertrafficate della rotonda. Lafortuna ti assiste e riesci a scamparla,anzi il risucchio di un bus cittadino,senza filtro, ti fa ruzzolare guadagnandoben due metri. Ora non ti resta che at-traversare un grosso cantiere e poi unastrada… che però ha dei bordi troppoalti. Questo ti obbligherà a percorrere al-tri 35 metri (70 mila passi per sei!) primadi trovarti di fronte… ad un nuovo edi-ficio che dovrai aggirare attraverso ilprato inglese che stanno falciando a tua insaputa proprio in quel momento:una manovra che ti fa perdere altra energia che avresti invece voluto inve-stire nell’accoppiamento. Infine ecco ilboschetto, eureka… ma che cosa ci faquesto muro di cemento?…Un’odissea, insomma, quella degli ani-mali che si avventurano, volenti o no-lenti, nell’ambiente urbano. Nella realtànon saresti sopravvissuto nemmeno perdieci centimetri perchè al momento dipartire stavano falciando il prato tra la corsia e la tua “culla”… con uno «zechiboi», una trappola mortale perogni essere che capiti a filo.

Consiglio di un curculionideIn sintesi, è vero che sarebbero moltigli accorgimenti che dovremmo attuareper rendere gli agglomerati più vivibili,però alcuni grossi errori potrebbero fa-cilmente essere evitati. Pensiamoci! Fa-voriremmo in questo modo la natura incittà e miglioreremmo così anche la no-stra vita… e magari più gente saprebbericonoscere un curculionide.

Andrea Persico

Il nostro curculionide (foto: Clinton & Charles

Robertson, Wikimedia Commons).

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10 NATURA IN CITTÀ

Vita tra i binari

Grazie alla ferrovia e alle particolari condizioni che vigono sui sedimiferroviari è giunta da noi una flora tutta particolare e tutta da scoprire.Su di essa il nostro collaboratore Nicola Schoenenberger ha pubbli-cato un lavoro scientifico di cui presenta qui di seguito alcuni aspetti.

Con l’inizio dell’era ferroviaria, i bota-nici si accorsero rapidamente della na-tura particolare ed esotica delle pianteche si insediavano lungo le nuove opere.Oggi riconosciamo addirittura il valoredelle ferrovie sul piano della conserva-zione di specie rare o il cui habitat risultaminacciato. In poche parole, i sedimiferroviari diventano riserve naturali, adesempio a Zurigo. La ragnatela di binariattraversa oggi tutta l’Europa e collega iporti del Mediterraneo a quelli del Maredel Nord, passando per le vallate alpine.La grande quantità di merci e personetrasportate, la natura particolare dei suolie del microclima lungo i binari e il casodeterminano la composizione di questaflora, ricca di sorprese e fonte di gratta-capi.

Diversità sbalorditivaNel corso di una ricerca durata 4 anni,nelle stazioni ferroviarie ticinesi ab-biamo trovato più di 750 specie botani-che, cioè quasi un terzo di quelle pre-senti in Ticino. Considerando la frazioneridotta del territorio occupata dalle fer-rovie, questa diversità appare straordi-naria. Alle nostre latitudini ben pochi

ambienti raggiungono una diversitàcomparabile. Un quinto della flora fer-roviaria è minacciata ed è quindi elen-cato nella Lista Rossa. Al pari della floraspontanea presente nelle città, quellaferroviaria è un pot pourri di piante dalleorigini disparate, un miscuglio di un’in-credibile ricchezza che comprendepiante scappate dai giardini e dai campiagricoli, erbacce dal mondo intero epiante indigene. La loro presenza di-pende essenzialmente dall’attivitàumana: il trasporto di merci e semi, lacreazione di suoli privi di humus maspesso ricchi di sostanze nutritive, o pla-smati da fattori particolari come l’ab-bondanza di sale per il disgelo o la con-taminazione da metalli pesanti.Immaginate un treno merci carico di ce-reali e proveniente da lontano che vengascosso all’entrata di una galleria e chefaccia cadere qualche semino di cereale,o di erbaccia raccolta assieme a questi.La loro crescita porterà allo sviluppo diuna popolazione vegetale non autoctona.Certo, sembra un avvenimento pocoprobabile, ma che il transito di migliaiadi treni sui binari ticinesi finisce perrendere inevitabile.

Punto di vista di un insetto alla stazione di An-

dermatt (foto: Andrea Persico).

Pomodoro ferroviario (foto: Andrea Persico).

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NATURA IN CITTÀ 11

Particolarità localiÈ così che ogni stazione ferroviaria fi-nisce per possedere specie esclusive,mai viste prima in Svizzera, o non più ri-viste in Ticino da decenni, presenti sololì e introvabili altrove. La rete ferrovia-ria poi non é altro che un ambiente li-neare, dalle caratteristiche pressochéomogenee per migliaia di chilometri, uncorridoio ecologico sfruttato da certepiante per colonizzare l’Europa. Fra gliesempi più tipici ricordiamo il geraniopurpureo, di origine mediterranea e ce-lebre fin dal medioevo per le sue pro-prietà medicinali, o l’euforbia delle fer-rovie, pianta americana che ben porta ilsuo nome. Essendo in genere un am-biente piuttosto caldo e secco, spesso vicrescono piante provenienti dall’areamediterranea, facilmente identificabilicon l’ausilio di guide alla flora italianao francese. I veri grattacapi vengonodalle specie originarie di continenti lon-tani, che rimangono a lungo senza nomenell’erbario.

Identikitdegli immigranti clandestiniLa flora ferroviaria è dominata da piantedette terofite, che passano l’invernosotto forma di seme (piante annualicome i papaveri), e piante bisannualiche formano una rosetta il primo anno efioriscono producendo lunghi stelil’anno seguente. Le diverse specie di

verbasco ne sono un buon esempio. Lespecie perenni, come l’invasivo sene-cione sudafricano che occupa mezza sta-zione centrale a Milano e arriva in Ti-cino transitando a Chiasso, sono unaminoranza. Molte sono le graminacee,come il forasacco di Madrid, anche luinon autoctono, o la Vulpia ciliata, am-bedue rarissime in Svizzera.Altre specie indigene rare utilizzano in-vece i comparti ferroviari come rifugiper via della precarietà degli ambientinaturali d’origine. C’è la piccolissima eappiccicosa Saxifraga tridactylites, ab-bondante lungo le ferrovie ma rara al-trove, Galeopsis angustifolia, pianta diambienti ghiaiosi e delle frane, e Crepisfoetida, legata ai prati secchi steppici.Negli ultimi anni abbiamo addiritturariscoperto piante considerate estintenella Svizzera italiana, come Linaria re-pens e Calepina irregularis. Infine sonostate evidenziate specie mai segnalate,come la delicata Linaria simplex o lacugina selvatica del frumento Aegilopscilindrica, nativa dell’Asia centrale maarrivata clandestinamente fino negliStati Uniti, dove crea parecchi probleminei campi di cereali. È proprio in questicasi che gli ambienti ferroviari rappre-sentano, per le nuove specie, potenzialicentri di partenza per una colonizza-zione cui bisogna prestar attenzione.

Nicola Schoenenberger

La lappola (Tragus racemosus), una specie

molto rara in Svizzera: unico ritrovamento in Ti-

cino alla stazione di Bellinzona (foto: Pro Na-

tura Ticino / Nicola Schoenenberger).

Zone ruderali tra scambi e binari: un luogo tran-

quillo per poter fiorire indisturbati (foto: Pro Na-

tura Ticino / Nicola Schoenenberger).

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Il picchio, stardegli uccelli di città

Studiando la biodiversità nel tessuto urbano (Progetto “BiodiverCity”*),un gruppo di ricerca interdisciplinare è giunto a risultati sorprendenti:ha tra l’altro individuato gli spazi verdi che, con la loro flora e fauna,piacciono di più alla popolazione che vive in città.

Nelle tre città-campione (Lugano, Lu-cerna e Zurigo), i ricercatori hanno esa-minato gli spazi verdi rappresentatividegli agglomerati e hanno classificato levarie specie di animali che li popolano.Nel sito più ricco, situato nel quartiereSchönbühl di Lucerna, i ricercatorihanno rilevato ben 371 specie, in quellopiù povero, un prato falciato regolar-mente a Lugano, invece solo 170. “Nonci aspettavamo una tale ricchezza di spe-cie”, dichiara il biologo Thomas Sattlerdell’Istituto federale di ricerca WSL. ALugano i ricercatori hanno sporadica-mente osservato la presenza di specierare se non addirittura in via di estin-zione, come il picchio verde e il torci-collo. Il codirosso, che è raro incontrarea nord delle Alpi, è stato avvistato spessonegli abitati in Ticino.

Migratori provenienti da sudSono state osservate, per la prima voltain Svizzera, specie di api e ragni prove-nienti dall’area mediterranea e perfinoun ragno africano a Lucerna, giunto pro-babilmente con il trasporto di generi ali-mentari. Il pipistrello albolimbato in-vece, una specie che ha valicato le Alpiappena 20 anni fa, è nel frattempo di-ventato il più frequente a Zurigo. Ulti-mamente sembra che anche il pipistrelloalpino, proveniente da regioni meridio-nali marittime, tenda a spingersi finnelle città della Svizzera tedesca.

I gusti della genteFino a che punto la gente gradisce lagrande varietà di specie animali che po-pola gli spazi verdi di una città? La ri-sposta, stando ad un sondaggio rappre-sentativo condotto da Robert Homedell’Istituto federale di ricerca WSL èinequivocabile: chi abita in città prefe-risce una vegetazione variata fatta di ce-

spugli e alberi più o meno fitti, distri-buiti su un prato con zone falciate e zonenon falciate. Piacciono meno i monotoniprati all’inglese e il verde incolto. “Al-cuni angoli possono anche essere rico-perti di una fitta vegetazione purché nonabbiano un aspetto trascurato; in città,anche la ’natura selvaggia’ deve esserecurata”, sintetizza il ricercatore.

L’amato picchioA quanto pare, la gente non fa distin-zione tra natura e biodiversità. Alcunespecie sono però molto amate per certeloro caratteristiche, soprattutto se sonocolorate, familiari e non creano fastidi:le maggiori simpatie le riscuote il pic-chio. In questo caso, il giudizio del-l’uomo della strada coincide con quellodell’uomo di scienza: si tratta difatti diuna specie che testimonia una notevolebiodiversità della natura urbana, desti-nata quindi a diventare protagonistadella valorizzazione ecologica dellecittà.

Pirmin Schilliger

* BiodiverCity è un progetto del Fondonazionale della ricerca realizzato dal-l’Istituto federale di ricerca WSL di Bel-linzona e Birmensdorf in collaborazionecon gli uffici SWILD di Zurigo, SASA diLugano, sostenuto dalla città di Lugano.

Il picchio rosso maggiore (foto: Sławomir Sta-

szczuk, Wikimedia Commons).

Lucertola muraiola, vespa muratrice e pipi-

strello nano (foto: Andrea Persico).

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CON GLI ALTRI … 13

Voto decisivo

Un appuntamento alle urne da non mancare in nessun caso: solo unsecco NO all’abrogazione di fatto del diritto di ricorso delle associa-zioni può mettere fine alla bugiarda campagna di chi vuole sbarazzarsidi ogni ostacolo che il diritto ambientale elvetico frappone pur sem-pre alla cementificazione del paese.

Dopo anni di interminabili campagnecontro il diritto di ricorso delle associa-zioni in Svizzera – che nel resto del-l’Europa nel frattempo è stato raffor-zato – si giunge finalmente alla frutta: lavotazione del 30 novembre farà luce sulsostegno popolare di cui gode questostrumento decisivo per evitare la distru-zione della natura nella misura in cui lalegge lo prevede. Il diritto di ricorso delle associazioni è ilpiù importante antidoto alla preminenzadello sfruttamento della natura rispettoalla sua tutela. E la sua soppressione lapiù spudorata prova di forza di chi vuolesottrarsi al controllo della legalità e di-sporre così della natura senza controlliné vincoli. La via più rapida e diretta perdistruggere la natura.Con la sua iniziativa il partito liberalezurighese vuole colpire le associazioniambientaliste ma colpisce in realtà lanatura. Il partito liberale ticinese non siassocia a questa linea fondamentalista elascia la libertà di voto mentre l’Asso-ciazione dei Liberali radicali per l’am-biente si è apertamente affiancata al Co-mitato cantonale delle associazioni checombattono apertamente l’iniziativa as-sieme a Pro Natura.

Le molte ragioni per un NO–Il diritto di ricorso delle associazioni

ha soprattutto un effetto preventivo. Ilsemplice fatto che esista, favorisce iprogetti conformi alle leggi sull’am-biente mentre i progetti conflittuali ri-schiano ritardi.

–Il diritto di ricorso frena gli abusi dichi vuol cementificare il paese aggi-rando le disposizioni di legge sull’am-biente.

–Solo una piccola minoranza di ricorsiproviene dalle associazioni. Nelle areeedificabili l’1% circa. Il resto vienedai vicini che per interessi prevalente-mente privati ritardano i progetti.

–I ricorsi delle associazioni risultanovincenti (ossia: portano vantaggi allanatura) in oltre i 2/3 dei casi. Da non dimenticare: sul loro esito decidono leistanze pubbliche dello Stato: sonoloro i veri arbitri ai quali le associa-zioni si appellano per far rispettare leregole del gioco (le leggi) dalla con-troparte.

–Il diritto di ricorso delle associazioni èstato recentemente limitato. Consigliofederale e Parlamento federale appro-vano l’attuale norma e respingonol’iniziativa.

Luca Vetterli

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14 ZERO - SEDICI

Alla scoperta dellanatura in città

Diverse città svizzere hanno affrontato negli ultimi anni il tema della“natura in città” e numerose pubblicazioni divulgative e scientifiche nehanno illustrato gli ambienti, la fauna e la flora. Sulla scia di questeesperienze stanno nascendo a Lugano dei percorsi di natura urbana sumisura per le scuole. Ce ne parla la responsabile del progetto, Pia Gior-getti Franscini.

Attraverso una collaborazione triango-lare tra l’Istituto scolastico della Città diLugano, il Museo cantonale di storia na-turale e Pro Natura sono stati recente-mente definiti attorno alle quattro sedi discuola elementare di Lugano Centro(Gerra, Lambertenghi, Bertaccio, Mo-lino Nuovo), dei percorsi che consen-tono agli allievi di confrontarsi con lanatura tipicamente urbana e di svolgerviattività di pedagogia naturalistica.

Promuovere l’osservazioneQuesti percorsi saranno esplorati nelcorso dell’anno scolastico da una classe“pilota” per sede. In questo modo l’in-terazione tra animatori, docenti e allievi,darà origine a un documento didatticoche, per le scuole coinvolte, fungerà da

strumento per la scoperta del quartierescolastico. Per la scuola, il progetto è unincentivo all’educazione degli allievi al-l’osservazione del territorio e allo svi-luppo di un senso di appartenenza e re-sponsabilità con il quartiere di vita, edoffre la possibilità di acquisire cono-scenze geografiche, storiche e ambien-tali attraverso l’osservazione di situa-zioni concrete.Al Museo di storia naturale e a Pro Na-tura Ticino, il progetto offre una colla-borazione mirata con la scuola che è ca-nale educativo privilegiato e permettedi promuovere presso i giovani, la sco-perta del territorio che abitano in un’ot-tica di convivenza con gli elementi dellanatura urbana, quali fonte non solo dibiodiversità, ma di sorpresa e creatività.

Ambienti urbani diversificatiLungo i percorsi saranno segnalate e de-scritte le principali nicchie ecologicheurbane: il verde pubblico e il verde co-struito; gli alberi singoli provenienti datutto il mondo; i muri e i selciati con laflora che vi si adatta; i vecchi orti e giar-dinetti familiari; le rocce di case, stradee monumenti e gli affioramenti che rac-contano la storia della terra; i fiumi e lerive con il tema vita e acqua; le zonemarginali abbandonate con la vegeta-zione ruderale e le piante esotiche inva-sive, i lembi di bosco e i prati cittadini,rifugi di diversità; la geomorfologia.Con la “natura dietro l’angolo", si pro-porrà dunque una passeggiata sui luoghiabituali dei percorsi casa- scuola ma conun nuovo sguardo rivolto all’interazione,talora inattesa, talora voluta, tra natura ecittà.

Pia Giorgetti FransciniNon solo aiuole e siepi per scoprire la natura in città! (Foto: Museo cantonale di storia naturale)

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ZERO - SEDICI 15

Attività giovanili

Come partecipare?

Visitate il nostro sito:www.pronatura.ch/ti/giovanidove potete iscrivervi online, oppurespedite una cartolina postale firmatadai genitori indicando nome, indi-rizzo, telefono, data di nascita e al-lergie a: Pro Natura Giovani, CP.2317, 6501 Bellinzona, possibilmentetre settimane prima dell’attività.Attenzione: l’assicurazione è a caricodei partecipanti. Posti limitati.Agli iscritti sarà data conferma e ver-ranno fornite indicazioni sui luoghi,gli orari e il materiale da prendere.

Grazie alle azioni di ecovolontariato si aiuta la

drosera, una pianta carnivora qui intenta a di-

gerire un malcapitato insetto, a ritrovare il suo

ambiente (foto: Andrea Persico).

Notte del racconto a Muzzano

Raccontare, leggere ad alta voce, in tuttala Svizzera, la stessa notte. Perché tuttipossano trascorrere un momento parti-colare, all’insegna del fascino miste-rioso dell’ascolto. “Raccontare storie èimportante perché trasforma un insiemedi persone in un gruppo.”Tema: storie d’acqua.

Data: venerdì 14 novembre 2008.Luogo: In serata all’Aula sull’acquapresso il laghetto di Muzzano. Atten-zione: non sarà organizzato il trasportoda altri luoghi come è consuetudine perle nostre uscite. Ritrovo direttamente sulposto. Maggiori informazioni sarannoinviate agli interessati.Partecipanti: dai 6 ai 12 anni, massimo25 partecipanti.Equipaggiamento: niente di speciale,se fa freddo accenderemo il fuoco!Prezzo: attività gratuita ma torte o dol-cetti per spuntino saranno graditi.

Ecovolontariato alla Bedrina

Le torbiere, minacciate e rare nelle no-stre regioni, sono spesso esposte al-l’avanzamento del bosco che le invadee le fa scomparire.Per aiutare la torbiera della Bedrina, inparte proprietà di Pro Natura, andremosul posto a liberare alcune zone di prativicini alla palude.Picnic attorno al fuoco.

Data: sabato 15 novembre 2008.Luogo: Torbiera della Bedrina, Dalpe.Partecipanti: dai 10 ai 16 anni, massimo15 partecipanti.Equipaggiamento: Abiti caldi, guantie berretto, K-Way, scarpe comode e pic-nic!Prezzo: 10.– per partecipante.

Festa dei cachi

Il caco, uno strano frutto. Scopriamo in-sieme la sua storia e come lo si può uti-lizzare. Si potranno portare a casa i ca-chi degli alberi di Pro Natura che sitrovano presso l’Aula sull’acqua diMuzzano dove potremo fare picnic e ri-scaldarci davanti al fuoco.

Data: sabato 13 dicembre 2008.Ritrovo: Aula sull’acqua presso il la-ghetto di Muzzano.Partecipanti: dai 7 ai 13 anni, massimo20 partecipanti.Equipaggiamento: abiti caldi, guanti,cuffia e sciarpa, scarpe comode e pic-nic!In caso di brutto tempo... L’attività sisvolge con qualsiasi tempo.Prezzo: 10.– per partecipante.

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Così...

... o così?