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•• 2 LA NAZIONE MERCOLEDÌ 1 LUGLIO 2009 PRIMO PIANO Nessun comunicato ufficiale, dai tifosi nerazzurri, ma tanta amarezza e sconforto traparivano ieri dai messaggi lasciati dagli internauti nerazzurri sui numerosi siti internet che parlano del Pisa calcio e delle sue sfortunate vicende societarie Tifosi ko di DAVID BRUSCHI L ASCIATE ogni speranza, voi che ci credevate: nem- meno Ciro Di Pietro vuole prendersi il Pisa calcio. «Mi- ca posso pagare una Panda quanto pagherei una Ferrari», dice alla Na- zione l’imprenditore napoletano. Una lapide tombale, e non se ne parli più. Per chi davvero abbia vo- glia di capire, una dichiarazione che racchiude in modo magistrale tutto il senso di un Gran Rifiuto che ha l’effetto di una doccia ghiac- ciata. Quasi mortale. L’abbiamo cercato per tutto il giorno, ieri, Ci- ro Di Pietro, telefonando alle varie sedi delle sue società. Introvabile. Finchè non è stato lui a richiamar- ci, componendo il numero che ave- vamo lasciato ad una della sue se- gretarie. Fulminante l’esordio del colloquio: «Sono Ciro Di Pietro e volevo darvi un annuncio: ritiro la mia disponibilità all’acquisto del Pisa calcio». Segue lungo silenzio, come chi sa di avere usato parole de- finitive. Ma come, Di Pietro? Con Pom- poni sembravate a un passo dal chiudere l’affare, il collo- quio col sindaco Filippeschi era andato bene, e ora lei sal- ta fuori con questa novità? «Io faccio l’imprenditore e per me i conti devono sempre quadrare. Per rispetto verso la passione dei vostri tifosi e verso il sin- daco Filippeschi - che con me si è comportato da per- sona squisita - dopo l’avvio della trattati- va mi ero preso 48 ore di tempo per fornire una risposta definitiva. Mi dispiace, ma alla fi- ne, per capire cosa sia giusto fare mi è servito molto meno tempo». E da cosa dipende questo «no» al Pisa calcio? «Dipende dalla risposta che nel frattempo mi è arrivata dai consu- lenti ai quali avevo chiesto di stu- diare la situazione societaria. Non fatevi ingannare dai nostri tempi rapidi: i conti, nonostante siano passate poche ore, li abbiamo stu- diati bene. Ci sono stati addirittu- ra tre gruppi di professionisti im- pegnati a studiare il club». E questi professionisti cosa le hanno detto? «Che muovendomi da imprendito- re non potevo ritenere quest’affare qualcosa di vantaggioso. Dire sì al Pisa, a questo Pisa, sarebbe stato co- me compiere una specie di azione garibaldina». Dunque, è stata la situazione fi- nanziaria del club a far saltare la trattativa? «Diciamo che comprare la società alle condizioni poste da Pomponi sarebbe stato come comprare una Panda al prezzo di una Ferrari. E no, signori! Mi dispiace ma non posso starci». A frenarla sono stati anche i 2,7 milioni da tirare fuori su- bito per garantire l’iscrizione al campionato? «Ma no, non tanto quelli. A frenar- mi è stato tutto il resto. Questa era un’operazione che non sarebbe gi- rata. In nessun modo». Andiamo sul concreto. Che im- pegno finanziario sarebbe stato necessario? «Diciamo circa 10 milioni di euro da tirare fuori subito, fra iscrizio- ne, debiti da saldare e costruzione della squadra. Dieci milioni di eu- ro solo per mettere il piede dentro alla società e dire buongiorno. Og- gi, mi capite bene, con dieci milio- ni di euro si fanno altre cose. Si comprano altre squadre». Concentriamoci sui debiti. A quanto ammontano? «Basta leggere le carte per capire quanti sono. Per studiarli avevo da- to mandato ad alcuni professioni- sti, che di solito effettuano restyling di squadre di calcio. Sono stati loro a fermarmi. Andare avanti sarebbe stato come affrontare un bagno di sangue». Lei queste cose a Pomponi le ha già dette? «Certo che gliele ho dette. L’altra sera (lunedì sera, ndr) eravamo a cena insie- me, qui a Perugia, in- sieme a Covarelli...». Ah ecco, c’era an- che Covarelli... «Sì, eravamo noi tre. Volevo capire bene quello che Pomponi aveva nel manicone, co- me diciamo noi a Napoli». E’ stato Covarelli a presentar- vi? «Covarelli è una persona che cono- sco da un po’ di tempo. E’ stato lui a mettermi in contatto con Pompo- ni, con l’intenzione di farmi un bell’assist. E Pomponi, natural- mente, sarebbe stato ben contento di concludere l’affare. Ma alla fine non è stato possibile: i debiti van- no onorati». Dunque Covarelli è ancora le- gato al Pisa calcio... «Non lo so, certo affettivamente lo è. Perché uno che il calcio ce l’ha in testa come lui, alla fine ce l’ha an- che nel cuore. Covarelli è una bra- va persona e voleva dare una mano al Pisa». Ma questa mano non ci sa- rà... «No, mi dispiace ma questa mano non ci sarà». NERAZZURRI SUL BARATRO «Ho detto Ciro Di Pietro si ritira IL NODO «Solo per partire e dire buongiorno avrei dovuto metterci 10 milioni» OTTO trattative naufragate nel nulla. Otto im- prenditori interessati al Pisa Calcio che hanno pre- so contatti con l’amministrazione comunale ma che, di fronte alle difficoltà economiche, si sono ritirati in buon ordine. Uno dopo l’altro. Prenden- do dal mucchio: Maurizio Mian, la cordata di Lamberto Piovanelli (che faceva capo ad una ban- ca d’affari), l’immobiliarista Lucio Losole, il co- struttore Ciro Di Pietro, il procuratore Cremaschi- ni (che ha incontrato ieri l’avvocato Bottone), la Copra Coop, alcuni immobiliaristi di Milano, e al- tri contatti con imprenditori locali. E’ questa l’eca- tombe per colpa della quale il Pisa Calcio rischia di finire definitiva- mente schiacciato. Dopo l’«addio» di Ciro Di Pietro restano attuabili appena tre soluzioni, tutte estre- me, per cercare di salvare il sodali- zio nerazzurro e ripartire dalla C1. Ecco l’ultimo «tris di carte» ancora giocabili, anche se solo teoricamente. Sinceramen- te, siamo alla disperazione. 1) POOL DI PISANI. L’ipotesi era circolata e ma- turata prima dell’avvento del costruttore Ciro Di Pietro. Si parlava - e ora si torna a parlare - di un «pool» di imprenditori pisani pronti ad erogare per un «prestito ponte» che permetta di iscrivere la squadra e la renda a quel punto vendibile. Una soluzione che appare praticabile solo ad una condi- zione (difficilmente realizzabile): che qualcuno, già oggi, garantisca l’acquisto della società una vol- ta effettuata l’iscrizione. La Copra e la cordata Cre- maschini (procuratore di calcio) hanno sostanzial- mente fatto sapere che - di fronte ad una eventuale iscrizione - potrebbero essere interessate all’acqui- sto del Pisa. Ma questo può davvero bastare? 2) RICAPITALIZZAZIONE. «Senza una ricapi- talizzazione immediata il Pisa rischia di diventare una società tecnicamente in stato fallimentare». Le parole di Cesare Cava inquadrano con chiarez- za l’ordine del problema. La nostra seconda ipote- si, allora, vede un intervento finanziario diretto di Luca Pomponi. Di fatto, il patron nerazzurro do- vrebbe versare nelle casse del Pisa «sostanze» in grado di garantire la sopravvivenza del club. Alla luce degli ultimi comunicati ufficiali del Pisa Cal- cio, però, appare evidente che Pomponi non sia in grado di versare un euro. E’ bene pre- cisare, infatti, che il sodalizio non è stato ancora venduto e quindi Pom- poni è e resta - ancora oggi - l’unico e il solo proprietario del Pisa Calcio. Anche se si è reso disponibile a ven- dere la totalità delle azioni ad un eu- ro, è ancora lui l’unico presidente, e teoricamente potrebbe ancora intervenire per «sal- vare la baracca». 3) MISTER «X». La terza via porta lontano dal Pisa e dal Pisa Calcio. Magari dalle parti di Peru- gia. Le otto strade fin qui «fallite» dimostrano, in- fatti, che l’unica speranza concreta è che «esca» - esattamente come è successo con Losole o Di Pie- tro - l’ennesimo nome da Perugia in grado di to- gliere le castagne dal fuoco all’ultimo minuto ed evitare il fallimento della società. Conclusione: se Pisa aspetta un «deus ex machina» diverso da Co- varelli e dalle sue conoscenze, le speranze al mo- mento sono decisamente scarse. La partita, in que- sto momento, appare di difficile risoluzione: mai come oggi il destino della squadra è legato ad un filo di speranza flebile. Quasi inesistente S.B. PISA PISA AL AL PISA AL IL PARERE Cesare Cava: «Pomponi deve ricapitalizzare per evitare il peggio» DOPO L’ULTIMO FLOP IL FALLIMENTO E’ VICINO Otto trattative andate in fumo Ora restano tre strade (strettissime)

Nazione Pisa 01-07

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•• 2 LA NAZIONE MERCOLEDÌ 1 LUGLIO 2009PRIMOPIANO.

Nessun comunicatoufficiale, dai tifosinerazzurri, ma tantaamarezza e sconfortotraparivano ieri daimessaggi lasciati dagliinternauti nerazzurri suinumerosi siti internetche parlano del Pisacalcio e delle suesfortunate vicendesocietarie

Tifosi ko

di DAVID BRUSCHI

LASCIATE ogni speranza,voi che ci credevate: nem-meno Ciro Di Pietro vuoleprendersi il Pisa calcio. «Mi-

ca posso pagare una Panda quantopagherei una Ferrari», dice alla Na-zione l’imprenditore napoletano.Una lapide tombale, e non se neparli più. Per chi davvero abbia vo-glia di capire, una dichiarazioneche racchiude in modo magistraletutto il senso di un Gran Rifiutoche ha l’effetto di una doccia ghiac-ciata. Quasi mortale. L’abbiamocercato per tutto il giorno, ieri, Ci-ro Di Pietro, telefonando alle variesedi delle sue società. Introvabile.Finchè non è stato lui a richiamar-ci, componendo il numero che ave-vamo lasciato ad una della sue se-gretarie. Fulminante l’esordio delcolloquio: «Sono Ciro Di Pietro evolevo darvi un annuncio: ritiro lamia disponibilità all’acquisto delPisa calcio». Segue lungo silenzio,come chi sa di avere usato parole de-finitive.

Macome,DiPietro?ConPom-poni sembravate a un passodal chiudere l’affare, il collo-quio col sindaco Filippeschieraandatobene, eora lei sal-ta fuori con questa novità?

«Io faccio l’imprenditore e per me iconti devono sempre quadrare. Perrispetto verso la passione dei vostritifosi e verso il sin-daco Filippeschi -che con me si ècomportato da per-sona squisita - dopol’avvio della trattati-va mi ero preso 48ore di tempo perfornire una rispostadefinitiva. Mi dispiace, ma alla fi-ne, per capire cosa sia giusto faremi è servito molto meno tempo».

E da cosa dipende questo«no» al Pisa calcio?

«Dipende dalla risposta che nelfrattempo mi è arrivata dai consu-lenti ai quali avevo chiesto di stu-diare la situazione societaria. Nonfatevi ingannare dai nostri tempirapidi: i conti, nonostante sianopassate poche ore, li abbiamo stu-diati bene. Ci sono stati addirittu-ra tre gruppi di professionisti im-pegnati a studiare il club».

E questi professionisti cosa lehanno detto?

«Che muovendomi da imprendito-re non potevo ritenere quest’affarequalcosa di vantaggioso. Dire sì alPisa, a questo Pisa, sarebbe stato co-me compiere una specie di azionegaribaldina».Dunque, è stata la situazione fi-nanziaria del club a far saltare latrattativa?«Diciamo che comprare la società

alle condizioni poste da Pomponisarebbe stato come comprare unaPanda al prezzo di una Ferrari. Eno, signori! Mi dispiace ma nonposso starci».

A frenarla sono stati anche i2,7 milioni da tirare fuori su-bito per garantire l’iscrizioneal campionato?

«Ma no, non tanto quelli. A frenar-mi è stato tutto il resto. Questa eraun’operazione che non sarebbe gi-rata. In nessun modo».

Andiamosul concreto.Che im-pegno finanziario sarebbestato necessario?

«Diciamo circa 10 milioni di euroda tirare fuori subito, fra iscrizio-ne, debiti da saldare e costruzionedella squadra. Dieci milioni di eu-ro solo per mettere il piede dentroalla società e dire buongiorno. Og-gi, mi capite bene, con dieci milio-ni di euro si fanno altre cose. Sicomprano altre squadre».

Concentriamoci sui debiti. Aquanto ammontano?

«Basta leggere le carte per capirequanti sono. Per studiarli avevo da-to mandato ad alcuni professioni-sti, che di solito effettuano restylingdi squadre di calcio. Sono stati loroa fermarmi. Andare avanti sarebbestato come affrontare un bagno disangue».

Lei queste cose a Pomponi leha già dette?

«Certo che gliele hodette. L’altra sera(lunedì sera, ndr)eravamo a cena insie-me, qui a Perugia, in-sieme a Covarelli...».

Ahecco,c’eraan-che Covarelli...

«Sì, eravamo noi tre.Volevo capire bene quello chePomponi aveva nel manicone, co-me diciamo noi a Napoli».

E’ statoCovarelli a presentar-vi?

«Covarelli è una persona che cono-sco da un po’ di tempo. E’ stato luia mettermi in contatto con Pompo-ni, con l’intenzione di farmi unbell’assist. E Pomponi, natural-mente, sarebbe stato ben contentodi concludere l’affare. Ma alla finenon è stato possibile: i debiti van-no onorati».

DunqueCovarelli è ancora le-gato al Pisa calcio...

«Non lo so, certo affettivamente loè. Perché uno che il calcio ce l’ha intesta come lui, alla fine ce l’ha an-che nel cuore. Covarelli è una bra-va persona e voleva dare una manoal Pisa».

Ma questa mano non ci sa-rà...

«No, mi dispiace ma questa manonon ci sarà».

NERAZZURRI SUL BARATRO

«Ho dettoCiro Di Pietro si ritira

IL NODO«Solo per partiree dire buongiorno

avrei dovutometterci 10 milioni»

OTTO trattative naufragate nel nulla. Otto im-prenditori interessati al Pisa Calcio che hanno pre-so contatti con l’amministrazione comunale mache, di fronte alle difficoltà economiche, si sonoritirati in buon ordine. Uno dopo l’altro. Prenden-do dal mucchio: Maurizio Mian, la cordata diLamberto Piovanelli (che faceva capo ad una ban-ca d’affari), l’immobiliarista Lucio Losole, il co-struttore Ciro Di Pietro, il procuratore Cremaschi-ni (che ha incontrato ieri l’avvocato Bottone), laCopra Coop, alcuni immobiliaristi di Milano, e al-tri contatti con imprenditori locali. E’ questa l’eca-tombe per colpa della quale il PisaCalcio rischia di finire definitiva-mente schiacciato. Dopo l’«addio»di Ciro Di Pietro restano attuabiliappena tre soluzioni, tutte estre-me, per cercare di salvare il sodali-zio nerazzurro e ripartire dalla C1.Ecco l’ultimo «tris di carte» ancoragiocabili, anche se solo teoricamente. Sinceramen-te, siamo alla disperazione.

1) POOL DI PISANI. L’ipotesi era circolata e ma-turata prima dell’avvento del costruttore Ciro DiPietro. Si parlava - e ora si torna a parlare - di un«pool» di imprenditori pisani pronti ad erogareper un «prestito ponte» che permetta di iscriverela squadra e la renda a quel punto vendibile. Unasoluzione che appare praticabile solo ad una condi-zione (difficilmente realizzabile): che qualcuno,già oggi, garantisca l’acquisto della società una vol-ta effettuata l’iscrizione. La Copra e la cordata Cre-maschini (procuratore di calcio) hanno sostanzial-mente fatto sapere che - di fronte ad una eventualeiscrizione - potrebbero essere interessate all’acqui-sto del Pisa. Ma questo può davvero bastare?

2) RICAPITALIZZAZIONE. «Senza una ricapi-talizzazione immediata il Pisa rischia di diventareuna società tecnicamente in stato fallimentare».Le parole di Cesare Cava inquadrano con chiarez-za l’ordine del problema. La nostra seconda ipote-si, allora, vede un intervento finanziario diretto diLuca Pomponi. Di fatto, il patron nerazzurro do-vrebbe versare nelle casse del Pisa «sostanze» ingrado di garantire la sopravvivenza del club. Allaluce degli ultimi comunicati ufficiali del Pisa Cal-cio, però, appare evidente che Pomponi non sia in

grado di versare un euro. E’ bene pre-cisare, infatti, che il sodalizio non èstato ancora venduto e quindi Pom-poni è e resta - ancora oggi - l’unico eil solo proprietario del Pisa Calcio.Anche se si è reso disponibile a ven-dere la totalità delle azioni ad un eu-ro, è ancora lui l’unico presidente, e

teoricamente potrebbe ancora intervenire per «sal-vare la baracca».

3) MISTER «X». La terza via porta lontano dalPisa e dal Pisa Calcio. Magari dalle parti di Peru-gia. Le otto strade fin qui «fallite» dimostrano, in-fatti, che l’unica speranza concreta è che «esca» -esattamente come è successo con Losole o Di Pie-tro - l’ennesimo nome da Perugia in grado di to-gliere le castagne dal fuoco all’ultimo minuto edevitare il fallimento della società. Conclusione: sePisa aspetta un «deus ex machina» diverso da Co-varelli e dalle sue conoscenze, le speranze al mo-mento sono decisamente scarse. La partita, in que-sto momento, appare di difficile risoluzione: maicome oggi il destino della squadra è legato ad unfilo di speranza flebile. Quasi inesistente

S.B.

PISAPISA ALALPISA AL

IL PARERECesare Cava:

«Pomponi devericapitalizzare

per evitare il peggio»

DOPOL’ULTIMO FLOP IL FALLIMENTO E’ VICINO

Otto trattative andate in fumoOra restano tre strade (strettissime)

••LA NAZIONE MERCOLEDÌ 1 LUGLIO 2009 3PRIMOPIANO.

di SAVERIO BARGAGNA

DOPO 351giorni di presidenza,meno di un anno solare, Pompo-ni se ne va. Cede la totalità delleazioni del Pisa Calcio al prezzosimbolico di un euro. Il comuni-cato ufficiale è «datato» martedìpomeriggio (ore 17.30) ma la de-cisione non è affatto un fulminea ciel sereno: segue numerosi ap-pelli della tifoseria ed è l’epilogodel lungo summit tenuto lunedìa Viareggio con il ragionier Save-rio Magagnini. Il tutto è giustifi-cato dal cambio di rotta del co-struttore Ciro Di Pietro, che hadeciso di ritirarsi da ogni tipotrattativa.

BANDIERA BIANCA. Che co-sa significa che la società è in ven-dita ad un euro? In primo luogoche Pomponi alza definitivamen-te «bandiera bianca». E’ la resa to-tale, su tutti i fronti. Significache la situazione è disperata eche l’attuale presidente nerazzur-ro non è più in grado di gestirla.E’ l’ultimo atto estremo, l’ultimotentativo disperato di trovarequalcuno che si faccia avanti en-tro mercoledì 8 luglio. La cittàaveva detto: «Pomponi è l’unico

che ha il dovere di iscrivere lasquadra». Con questa mossaPomponi risponde definitiva-mente: «Io non posso farlo. Tro-vate voi un’altra soluzione».

CONTI IN TASCA. Ma bastadavvero solo un euro per compra-re il Pisa Calcio? Magari. Ovvia-mente la situazione è assai com-plessa e molto più delicata. Pom-poni «regalerà» la società solo achi garantirà l’iscrizione al cam-pionato di serie C1. Quindi — co-me detto e ridetto fino alla noia— sono necessari 2,7 milioni dieuro da tirar fuori nel giro di unasettimana. Ammesso che qualcu-no abbia davvero intenzione di

farlo, si ritroverebbe comunquecon una squadra con altri diversimilioni di debiti: quanti siano,nessuno lo dice ufficialmente.Poi ci sarebbero da investire cir-ca 4 milioni per costruire unasquadra mediamente competiti-va, che uniti ai 2,7 dell’iscrizionesignificano quasi 7 milioni damettere in preventivo come spe-se ineludibili. Alla fine ne vienefuori una cifra decisamente «fuo-ri mercato», anche considerandoil fatto che - mentre una mediasocietà di serie C1 vale circa 3 mi-lioni di euro - questo Pisa, senzaun reale parco giocatori, può vale-re dai 700 agli 800 mila euro, al-meno stando alla stima effettua-

ta dai consulenti del gruppo DiPietro.

FIDEIUSSIONI. Pomponichiede inoltre la restituzione - atempo debito - delle fideiussioni(circa 2,4 milioni di euro) già pre-sentate alla Lega Calcio. Si trattadi una richiesta - è bene sottoline-arlo - del tutto legittima che nonostacolerà (questa no) l’eventua-le (difficilissima) cessione del Pi-sa.

PROSSIME MOSSE. Alla resadi Pomponi dovrà seguire un at-to concreto: il patron dovrà por-tare i bilanci in Comune renden-do pubblica e certa la situazionedebitoria. A chiederlo esplicita-mente - come tentativo estremoper tentare il salvataggio - è l’av-vocato Andrea Bottone. «Questaoperazione di trasparenza - spie-ga Bottone - è l’unico modo percercare di avvicinare ancora qual-cuno. Alla luce però del fallimen-to della trattativa con Di Pietro,e vista la situazione patrimonialedel Pisa calcio, la situazione appa-re davvero drammatica. Serviràun miracolo. Con il dottor Cesa-re Cava faremo di tutto per cerca-re ogni giorno di riuscire nell’im-presa di salvare il Pisa».

NERAZZURRI SUL BARATRO

noaunbagnodisangue»dall’affare: «Volevano vendermi una Panda al prezzo di una Ferrari»

QUESTO E’ UN ADDIOLuca Pomponi mette in venditail Pisa dopo appena 351 giornidi presidenza nerazzurra

U L T I M ’ O R A

Filippeschi torna alla caricacon la Copra di Molinaroli:

«Riapriamo la trattativa»

L A R E S A D E L P R E S I D E N T E

Pomponi molla tuttoSquadra in vendita

a un euro (più debiti)

IL GRAN RIFIUTO Il costruttore napoletano Ciro Di Pietro ieri al suo arrivo in città

LALA CANNACANNA DELDEL GASGASLA CANNA DEL GAS

PISA non demorde e tenta il tutto pertutto. Ieri sera l’amministrazione comu-nale ha infatti ripreso i contatti con laCopra Coop di Guido Molinaroli. La«trattativa» con il colosso piacentino —che opera prevalentemente nel settoredelle mense ma che ha interessi anchenel giardinaggio e nelle pulizie (con4.500 dipendenti e sedi pure fuori conti-nente) — si era interrotta di fronte allarichiesta di Pomponi di versare subitoanche i soldi per l’iscrizione alla C1.L’amministrazione comunale però spe-ra che ci siano ancora le condizioni pertornare ad aprire un tavolo di trattativa eieri sera ha tentato un ulteriore contattocol diggì di Copra, Guido Molinaroli.Evidente, intanto, l’irritazione che daPalazzo Gambacorti trapela verso Pom-poni: «La messa in vendita del club adun euro - si dice in Comune - non contaniente se prima Pomponi non risolve lasituazione debitoria del Pisa calcio».