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Nelle pieghe più profonde dello spirito · 5 Virginia Woolf - La signora Dalloway ... vedeva sulle pareti delle facce che ridevano di lui, lo chiamavano con dei nomi orribili, vergognosi,

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Nelle pieghe più profonde dello spirito

Le profondità, gli abissi, le angosce e i vuoti dello spirito umano indagati da grandi scrittrici e poetesse.

Le profondità, gli abissi, le angosce e i vuoti dello spirito umano indagati da grandi scrittrici e poetesse. Da Virginia Woolf a Emily Dickinson, da Alda Merini a Marcela Serrano, passando per Mayy Ziyada, Santa Teresa d'Avila e Marina Cvetaeva. Una selezione eterogenea quella proposta, ma che offre uno spaccato originale di come le principali firme femminili della letteratura internazionale abbiano sondato il pensiero e le debolezze dell’anima.

Si passa da una visione assoluta del ‘mal di vivere’ alle sue declinazioni concrete, legate a dolori contingenti, al rapporto con gli altri, con l’amore e con Dio.

<Perché mai è così tragica la vita; così simile a una striscia di marciapiede che costeggia un abisso. Guardo giù; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine> - scrive Virginia Woolf. Un’analisi spietata quella che emerge dai Diari della scrittrice britannica. L’emblema di come la vita in quanto tale disorienti e, ben che vada, sia – per citare un autore più prosaico - un fragile equilibrio sopra la follia.

Una precarietà che spinge l’uomo a cercare fuori da se stesso rifugio e certezza. Prima di tutto in qualcosa di ultraterreno, in quel Dio la cui esistenza darebbe improvvisamente senso a tutto e che trasformerebbe l’angoscioso smarrimento in serena accettazione. <Il piede della follia non ha nulla di divino> - scrive Alda Merini. E infatti ci si attacca al divino per evitare disperatamente la deriva verso la pazzia che paradossalmente - di fronte al non senso dell’esistenza – diventa il percorso più razionale. Per dirla con Virginia Woolf <Molte cose, nella visione della realtà dei folli, sono condivisibili>. <O Gesù, che scompiglio fan qui i demoni, e che afflizioni per l’anima – scrive Santa Teresa d’Avila appellandosi al trascendente -. Mentre la ragione fa presente la follia di mettere in confronto i beni della terra con quelli che spera, la fede insegna quello che meglio conviene>.

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E l’invocazione diventa preghiera con Anne Sexton: <O Maria, fragile madre, ascoltami, ascoltami adesso. O Maria, concedimi questa grazia, concedimi di cambiare, sebbene io sia brutta, sommersa dal mio stesso passato, dalla mia stessa follia>.

E a chi vede nella Fede stessa una pazzia, l’ultima folle illusione umana, non resta che aggrapparsi all’amore terreno. L’amore che la donna prova per l’uomo e che l’uomo prova per la donna. L’amore che può arginare il vuoto, ma che può anche aprire ulteriormente le crepe degli abissi. <Io sono folle, folle, folle di amore per te – afferma Alda Merini -. Io gemo di tenerezza perché sono folle, folle, perché ti ho perduto>. <Afferrami alla vita, uomo – le fa eco Antonia Pozzi -. La cengia è stretta. E l’abisso è un risucchio spaventoso che ci vuole assorbire>. Un abisso che nasce dalle contraddizioni della vita, ma che in ultima analisi scaturisce dalla paura della morte. <Di me resterà un’esile scia di silenzio> - scrive ancora Antonia Pozzi. <Nella mente vi è un esile vicolo chiamato morte ed io mi muovo lungo di esso come nuotando nell’acqua> - aggiunge Anne Sexton. Ma nella suggestiva carrellata dei brani proposti non si può non citare il drammatico modo con cui l’uomo ha cercato di rispondere agli abissi della mente. Nelle parole di Alda Merini emerge tutto l’orrore dei manicomi. <Il manicomio è il monte Sinai, maledetto, su cui tu ricevi le tavole di una legge agli uomini sconosciuta>. Perché spesso il modo migliore per difendersi dalla paura di sprofondare nelle voragini della mente è chiamare semplicemente quelle voragini ‘malattia’ e rinchiudere o – come in modo apparentemente più civile si fa oggi – emarginare chi ne è affetto. Giuseppe Leonelli

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Patrizia Cavalli Cuore alzato, scoperto, evaporato o forse trasferito in zone lasche, periferie in disuso, forse diffuso troppo nel nord troppo nel sud, scoppiato, parti che volano e altre che precipitano, come bambino piccolo che aspetta, cuore che sale svelto alla pedana che si raccoglie in alto per il tuffo, chiara felicità davvero umana.

*** Virginia Woolf - Diari Allora il mio cuore balzò e si fermò, balzò ancora, e io sentii quello strano gusto amaro in fondo alla gola; e la pulsazione mi balzò nella testa battendo e battendo, più selvaggia, più rapida. Sto per svenire, dissi, e scivolai dalla seggiola, e giacqui sull'erba. Oh no, non ero priva di sensi. Ero cosciente, ma posseduta da questa pariglia ansimante nella mia testa: galoppava, martellava. Se continua, pensai, mi scoppierà qualcosa nel cervello. Lentamente si attutì.

*** Patrizia Cavalli Verso il basso. Lì vengo presa, attratta, verso il basso. Il fatto è che mai riesco a sentirmi superiore. Non che mi piaccia la canaglieria o la malizia che allude furbastra ma sempre mi ritrovo nella rissa e accetto quella lingua piatta e bassa e poi alla fine sono io che perdo mentre millanto il crimine più orrendo.

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Virginia Woolf - La signora Dalloway Tra l'erba sono sbocciati dei fiorellini rossi e gialli, sembravano dei lumini galleggianti, disse lui, e parlava, e chiacchierava e rideva, si inventava delle storie. Poi d'improvviso, proprio sul fiume aveva detto "ora ci ammazziamo" e aveva guardato il fiume con lo stesso sguardo che lei gli aveva visto negli occhi al passaggio di un treno o di un autobus - uno sguardo come se qualcosa lo ammaliasse; e sentì che non era più con lei e lo prese per il braccio.

*** Fawziyya Abu Khalid Mischiò acido inchiostro sale di mare e ferite dell'anima mischiò. Nel calloso deserto scrisse su grate carte ali, nostalgie e provò a volare...

*** Virginia Woolf - La signora Dalloway Mi sono chinato dall'orlo della barca e sono caduto, pensò. Sono finito in fondo al mare. Sono morto, e sono di nuovo vivo; ma lasciatemi stare fermo, implorò (parlava di nuovo tra sé e sé - era tremendo, tremendo!); e come quando, prima del risveglio, le voci degli uccelli e il rumore delle ruote si intonano e producono una strana armonia, che cresce e cresce, e chi dorme si sente spinto verso le rive della vita, così si sentì lui, tirato verso la vita, col sole che diventava sempre più caldo, le grida sempre più forti; qualcosa di tremendo stava per accadere. doveva solo aprire gli occhi, ma li sentiva carichi d'un peso, d'un terrore. Si sforzò, spinse e finalmente guardò ...

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Virginia Woolf - Diari Perché mai è così tragica la vita; così simile a una striscia di marciapiede che costeggia un abisso. Guardo giù; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine. Ma perché mi sento così: ora che lo dico non lo sento più. il fuoco arde; stiamo andando a sentire l'opera del mendicante. Eppure è intorno a me; non riesco a chiudere gli occhi. È una sensazione d'impotenza; di non fare nessun effetto. Eccomi seduta qui a Richmond, e come una lanterna posta in mezzo a un campo la mia luce si leva nell'oscurità.

***

Antonia Pozzi Afferrami alla vita, uomo. La cengia è stretta. E l'abisso è un risucchio spaventoso che ci vuole assorbire. Vedi: la falda erbosa, da cui balza questo zampillo estatico di rupi, somiglia a un camposanto sconfinato, con le sue pietre bianche. Io mi vorrei tuffare a capofitto nella fluidità vertiginosa; vorrei piombare sopra un duro masso e sradicarlo e stritolarlo, io, con le mie mani scarne; strappare gli vorrei, siccome a croce di cimitero, una parola sola che mi desse la luce. E poi berrei a golate gioiose il sangue mio. Afferrami alla vita, uomo. Passa la nebbia e lame e sperde l'incubo mio folle. Fra poco la vedremo dipanarsi sopra le valli: e noi saremo in vetta. Afferrami alla vita. Oh, come dolci i tuoi occhi esitanti, i tuoi occhi di puro vetro azzurro!

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Emily Dickinson C’è un dolore talmente assoluto che ti risucchia l’essere poi ricopre l’abisso d’un incanto così la memoria può passarci intorno attraverso sopra come uno in preda a un deliquio va sicuro mentre un suo occhio aperto lo farebbe crollare osso per osso.

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Mayy Ziyada Gli occhi e i loro segreti Occhi celano pensieri, o li svelano Occhi appesantiti dal velo dell'apatia dalle pupille dilatate d'amore, e contratte d'odio Occhi chiedono incessanti "Chi sei" e tornano a chiederlo ad ogni tua risposta occhi che decidono in un lampo "Tu sei mio schiavo" o che implorano "Ho bisogno di soffrire, chi saprà torturarmi?" occhi che dicono "Voglio opprimere, dov'è la mia vittima?" occhi che sorridono e supplicano occhi in cui risplende l'incanto della preghiera e l'estasi dell'orante occhi che indagano nei tuoi segreti e chiedono "Non mi conosci?" occhi che alternano domande e seduzioni, dinieghi e affermazioni. gli occhi, gli occhi, non ti sgomentano, gli occhi?

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Patrizia Cavalli Cosa fare del nostro cervello quando chiuso e remoto non arde, se non spinge lo sguardo a guardare, se la testa è soltanto il suo peso che bivacca su spina dorsale? E se questa alla fine non regge e la lascia in caduta distesa sulla mano che tiene la fronte e poi stanca abbandona la presa? Come santa all'inedia consegno ogni pezzo del mio macchinario, lo depongo su frigido altare, m'inginocchio di fronte al portento del mio nulla: in preghiera l'osservo. Dove vado, che faccio, che invento per rimettere in moto il congegno che nel chiasso può farci scordare le cadute, le pause, il silenzio che minacciano il nostro restare?

*** Virginia Woolf - La signora Dalloway Poi, al ritorno, quasi non riusciva più a camminare. si sdraiò sul divano e lei gli dovette tenere la mano perché non cadesse giù, giù, gridava, tra le fiamme! E vedeva sulle pareti delle facce che ridevano di lui, lo chiamavano con dei nomi orribili, vergognosi, e mani che lo puntavano da dietro il paravento. Eppure erano completamente soli. Ma lui cominciò a parlare ad alta voce, rispondeva, litigava, rideva, urlava, si eccitava e voleva che lei scrivesse tutto.

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Alda Merini Un'armonia mi suona nelle vene, allora simile a Dafne mi trasmuto in un albero alto, Apollo, perché tu non mi fermi. Ma sono una Dafne accecata dal fumo della follia, non ho foglie né fiori; eppure mentre mi trasmigro nasce profonda la luce e nella solitudine arborea volgo una triade di Dei.

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Sylvia Plath Per le radici dei capelli un dio mi afferrò: sfrigolai ai suoi voltazzurri come un profeta del deserto. Fuori di vista mi fuggirono le notti in un baleno: un mondo fu di giorni eguali e bianchi in un buco senz'ombra. A quest'albero m'impiccò un adunco fastidio. Egli farebbe quel ch'io feci se fosse in me.

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Alda Merini Il piede della follia è macchiato di azzurro, con esso abbiamo migrato sui monti dell'ascensione, il piede della follia non ha nulla di divino ma la mente ci porta lungo le ascese bianche dove fiotta la neve cresce il sambuco, geme l'agnello; abbiamo attraversato ponti esaminato misure, e quando l'ombra cupa del delirio incombeva sulla nuca profonda noi chinavamo il capo come sotto una legge, e la legge mosaica noi l'abbiamo composta ricavando spezzoni dagli altipiani chiusi; ecco, il nostro trionfo viene giù dalle montagne come larga cascata; noi siamo restati angeli uguali a quelli che in un giorno d'aurora hanno messo le ali.

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Antonia Pozzi E poi - se accadrà ch'io me ne vada resterà qualche cosa di me nel mio mondo resterà un'esile scia di silenzio in mezzo alle voci un tenue fiato bianco in cuore all'azzurro ed una sera di novembre una bambina gracile all'angolo di una strada venderà tanti crisantemi e ci saranno le stelle gelide verdi remote qualcuno piangerà chissà dove - chissà dove qualcuno cercherà i crisantemi per me nel mondo quando accadrà che senza ritorno io me ne debba andare.

*** Virginia Woolf - Gita al faro E poi , sotto il colore c'era la forma, la vedeva con tanta imperiosa chiarezza quando guardava: soltanto quando prendeva in mano il pennello, tutto l'insieme cambiava. Era nello spazio di quell'istante tra l'immagine e la tela che i demoni si impadronivano di lei e la portavano spesso sull'orlo delle lacrime e rendevano il passaggio dall'idea all'opera terribile come il passaggio in un corridoio buio per un bambino. Spesso si sentiva così - in lotta contro ostacoli tremendi per non perdere il coraggio; dire: "ma è quello che vedo: è quello che vedo", e stringendosi così al petto i miseri resti della sua visione, che migliaia di forze facevano del loro meglio per strapparle. e sempre in quell'istante, come un gelido vento, quando iniziava a dipingere, si facevano strada in lei di forza altre cose, la sua inadeguatezza, la sua pochezza, la sua vita con il padre nei pressi di Bompton Road.

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Virginia Woolf - Diari Fino a quarant'anni e oltre fui ossessionata dalla presenza di mia madre... Poi un giorno, mentre attraversavo la piazza, pensai Al faro: con grande, involontaria urgenza. Una cosa ne suscitava un'altra... Che cosa aveva mosso quell'effervescenza? Non ne ho idea. Ma scrissi il libro molto rapidamente, e quando l'ebbi scritto, l'ossessione cessò. Adesso non la sento più la voce di mia madre. Non la vedo. Probabilmente feci da sola quello che gli psicoanalisti fanno ai pazienti. Diedi espressione a qualche emozione antica e profonda.

***

Virginia Woolf - Diari Voglio apparire una donna riuscita, anche ai miei stessi occhi. eppure non riesco ad andare al fondo di questa faccenda. È il non aver bambini, vivere lontana dagli amici, non scrivere abbastanza bene, spendere troppo per mangiare, invecchiare. Penso troppo ai come e ai perché, troppo a me stessa. Non mi va che il tempo svolazzi intorno battendo le ali.

***

Marina Cvetaeva Oggi la neve s’è disciolta, oggi Sono rimasta a lungo alla finestra. L’occhio è tornato alla realtà; più libero, Rasserenato, nuovamente è il petto. Il perché non lo so. Può darsi che L’anima sia semplicemente stanca, E in qualche modo non ho avuto voglia Di metter mano a un lapis irrequieto. Così sono rimasta — nella nebbia — Lontana sia dal bene che dal male, Tamburellando calma con le dita Sul vetro, che ne tintinnava appena. Non fa nessuna differenza, l’anima, Su ciò che incontra per la prima volta: Sia una pozzanghera di madreperla, Dove s’è arrovesciato il firmamento, O un uccello che sfreccia su nell’aria, O un cane che, semplicemente, corre: Perfino il canto d’una mendicante Non m’ha portato mai fino alle lacrime. L’arte gentile del dimenticare/ L’anima mia l’aveva già imparata. Oggi non so che immensa sensazione. Mi si è sciolta nell’anima.

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Virginia Woolf - Diari Vuoto. Tutto gelo. Sempre gelo. Bianco bruciante. Azzurro bruciante. Gli olmi rossi. Non intendevo descrivere, ancora una volta, le colline sotto la neve; però mi è venuto. E di nuovo non posso fare a meno di volgermi a guardare la collina di Asheham, rossa, purpurea, grigio tortora, con quella croce tanto melodrammatica sopra. Qual è la frase che sempre ricordo, o dimentico? Guarda per l'ultima volta tutto ciò che è bello.

***

Virginia Woolf – Diari Sono queste le cose che importano? Che richiamano, che dicono: fermati, è così bello? Ebbene, alla mia età tutto è bello. Quando, intendo, non sembra che rimanga ancora molto. E dall’altro lato del colle non vi sarà neve, rosa azzurra rossa.

*** Fadwa Tuquan Sono nel mondo errabondo quesito dalla risposta smarrita della densa tenebra. Sei tu la nuova luce accesa dalla sorte al cuore della tenebra; due volte gli astri girano e poi mi illuminano i raggi tuoi non hanno pari; subito le tenebre disperdono ed io d'allegria fremo e in fondo alla tua mano trovo la risposta smarrita.

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Alda Merini Io sono folle, folle, folle di amore per te io gemo di tenerezza perché sono folle, folle, perché ti ho perduto. Stamane il mattino era sì caldo che a me dettava questa confusione, ma io ero malata di tormento ero malata di tua perdizione.

*** Marcela Serrano - Nostra signora della solitudine Una pazza. Era una pazza. La donna col vestito rosso che ballava sopra il tavolo era una pazza, gli dissero. ... La pazzia, portata all'eccesso, si annienta, disse lui. E intrapresero un viaggio per ricostruire trame lacerate. In Spagna fu il flamenco. In Italia la tarantella. In Russia, il ballo cosacco. Tutte le note le penetravano in corpo, indiavolate, possedendola. Quando hai imparato questi passi? Mai È la prima volta che fai questo ballo? Sì ... Carmen aveva… scusa, ha. Ha la risata facile, è tenera e aggressiva insieme e, credimi, le ci vuole un secondo per passare da uno stato d'animo all'altro. … non ho mai conosciuto nessuno che soffrisse tanto a sentirsi prigioniera delle formalità; avrebbe dovuto abitare in una foresta… o nei boschi… La cosa sorprendente è che, a poco a poco, l'unico mondo in cui le interessava vivere era quello immaginario. Più il tempo passava, più lei leggeva. Si crede che noi scrittori leggiamo molto, invece non è vero… Carmen no, era piuttosto aggiornata e ti dava l'impressione che il mondo reale non le interessasse, o le interessasse sempre meno. Stava continuamente scrivendo o leggendo qualcosa. Il resto era un di più, viveva perennemente nella fiction… come direbbe mia nonna, aveva una bella dose di vita interiore ... La follia non ha posto nel mondo, Martin, mi aveva detto una volta, e se io lasciassi libero corso alla mia, sarei considerata una dissociata, un elemento perturbatore, privo di fascino, che fa soltanto del male a chi gli sta intorno;

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nessuno verrebbe a salvarmi come succedeva negli anni venti o trenta. Io sì Carmen, io lo farei, le avevo risposto. Lei mi aveva sorriso malinconica. ... Quando mi lamentavo, mi diceva sempre: "Sei fortunata a sapere che cosa ti fa male, così almeno sai con che cosa te la devi prendere". Carmen ha dovuto sopportare per quasi tutta la vita una pena, un malessere incerto. Riusciva a scrivere soltanto quando si immergeva completamente nel dolore. ... Perché si è messa a scrivere romanzi? Perché avevo bisogno di possedere qualcosa. Qualcosa che fosse mio, che mi appartenesse legittimamente. … Non si sentiva sola? Si, e tanto, ma era una sensazione piacevole. E mi piace ancora adesso. Perché? Perché si raccorda con la realtà. Odio le sensazioni fittizie. Eppure, sa, non ero sola… in quei giorni leggevo Guerra e pace. Ricordo che mi arrabbiavo con quelle donne - non so se le donne di Tolstoj o quelle del suo tempo - che pagina dopo pagina, non fanno altro che asciugarsi le lacrime… Oggi come oggi, che cosa la preoccupa, che cosa teme di più? Scoprire che non c'è nessun paradiso possibile, che non esiste nessun luogo dove evitare la disfatta. Che cosa intende dire? Che, con il passare del tempo, il buonsenso scende sempre più in basso nella mia scala dei valori. Vedo il mondo così ostile nei miei confronti, e non si può più combattere usando le armi del buonsenso… non lo so, chissà se capita anche agli altri? La solitudine mi si addice sempre di più, ogni giorno che passa, come l'immobilità… invece di andare avanti, di imparare dall'esperienza, vado indietro, e il mondo mi va sempre più largo. Qual è il rimedio secondo lei? Mi scusi se ritorno alle citazioni, ma forse è proprio per questo che esistono. Joseph Roth, in Hotel Savoy, dice: "Le donne commettono le loro sciocchezze non come noi, per negligenza e leggerezza, ma quando sono molto infelici". Penserò a fare una sciocchezza, come rimedio. (sorride) ... A quel punto la sua visione del mondo era una faccenda di mente e non di occhi. E il suo motto era: ho il sospetto che il destino mi abbia odiato; a partire da oggi devo iniziare a volermi bene e non mi porterà via quello che mi spetta.

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Alda Merini Il manicomio è una grande cassa di risonanza e il delirio diventa eco l'anonimità misura, il manicomio è il monte Sinai, maledetto, su cui tu ricevi le tavole di una legge agli uomini sconosciuta.

*** Maria Zambrano Ogni icona chiede di essere liberata, ogni forma è un carcere, però è anche il solo modo in cui, nel mondo in cui viviamo, un'essenza si conserva senza disperdersi - anche la parola è una forma che cattura e opprime. Saper guardare un'icona significa liberarne l'essenza, portarla alla nostra vita, senza distruggere la forma che cattura e opprime. saper guardare un'icona significa liberarne l'essenza, portarla alla nostra vita, senza distruggere la forma che la contiene, lasciandola allo stesso tempo lì; è una cosa difficile e che ha bisogno di allenamento.

*** Alda Merini Manicomio è parola assai più grande delle oscure voragini del sogno, eppur veniva qualche volta al tempo filamento di azzurro o una canzone lontana di un usignolo o si chiudeva la tua bocca mordendo nell'azzurro la menzogna feroce della vita. O una mano impietosa di malato saliva piano sulla tua finestra sillabando il tuo nome e finalmente sciolto il numero immondo ritrovavi tutta la serietà della tua vita.

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Virginia Woolf - La signora Dalloway Un passero si poggiò sulla cancellata di fronte; cinguettò Septimus, Septimus, per quattro o cinque volte e, cavandosi di gola le note, continuò a cantare fresco e penetrante in greco che il male non esiste, e, insieme a un altro passero che si unì a lui, con voci dispiegate e acute in greco cantavano, da sopra gli alberi nel prato della vita al di là del fiume dove i morti camminano, che la morte non c'è.

*** Alda Merini Io ho scritto per te ardue sentenze, ho scritto per te tutto il mio declino; orma mi anniento, e niente può salvare la mia voce devota; solo un canto può trasparirmi adesso dalla pelle ed è un canto d'amore che matura questa mia eternità senza confini.

*** Virginia Woolf - Diari L'unica cosa che conti, al mondo, è la musica - la musica, i libri, e un paio di quadri. Fonderò una comunità in cui non ci si sposerà - a meno che per caso non ci si innamori di una sinfonia di Beethoven. Assolutamente nulla di umano, tranne ciò che si comunica attraverso l'arte, null'altro che pace ideale e infinita meditazione. Il mondo degli esseri umani va facendosi troppo complicato, mi meraviglio soltanto che non si riempia un maggior numero di manicomi: molte cose, nella visione della realtà dei folli, sono condivisibili. Dopo tutto è forse quella la visione equilibrata, e noi, tristi, assennati e rispettabili cittadini, non facciamo che delirare ogni istante della nostra vita, e meriteremmo d'esser rinchiusi per sempre. con questo caldo la mia melanconia primaverile matura, e diventa follia estiva.

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Santa Teresa d'Avila O Gesù!... Che scompiglio fan qui i demoni, e che afflizioni per l'anima! ... Non sa se andare avanti o tornare alle mansioni prime, perché mentre la ragione le fa presente la follia di mettere in confronto i beni della terra con quelli che spera, la fede e insegna quello che meglio le conviene, e la memoria le ricorda dove vanno a finire tutti i beni del mondo, rimettendole sotto gli occhi la morte di molte persone che ne godettero in abbondanza.

*** Karoline von Günderrode Ieri ho letto Dartula di Ossian, e l'effetto è stato benefico; l'antico desiderio di morire da eroe mi ripreso con grande violenza; mi era intollerabile vivere, intollerabile morire una morte tranquilla, qualsiasi.

*** Santa Teresa d'Avila Altre volte vi ho detto che il demonio è come una lima sorda che bisogna sorprendere fin dal principio, e per farvelo meglio conoscere voglio ora aggiungere qualche altra cosa. Ispira egli a una sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver riposo se non allora che si sta martoriando. Fin qui nulla di male. Ma ecco che la Priora le ordina di non fare penitenza senza suo permesso. Il demonio allora le fa credere che in cosa tanto buona può prendersi qualche libertà! Ed ella si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non poter più seguire la Regola. Ecco dove va a finire quel fervore!...

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Marina Cvetaeva E’ anche assennatezza la follia, Anche un onore la vergogna, Di tutto ciò che porta a ragionare, Ce n’è fin troppo In me. — Tutti gli stimoli da ergastolo Sono intrecciati in uno! — Così nei miei capelli — tutti i toni Si fanno guerra! Ogni amoroso cinguettìo conosco, — A memoria li so! — — La mia esperienza di ventidue anni E’ d’una lagna eccezionale! Ma in viso ho l’innocenza delle rose, — Da non si dire! — Io sono la virtuosa delle virtuose Nell’arte di mentire. In lei, che gettai via come una palla — Ma di nuovo agguantai! — Ecco svelato il sangue delle mie Bisavole polacche. Mento perché nei cimiteri L’erba rigoglia, Mento perché nei cimiteri La neve tùrbina... Mento per il violino — l’automobile, Il fuoco, gli abiti di seta... Lo strazio che non tutti abbiano amato Soltanto me! Per la pena, che non sono Fidanzata con nessuno... Mento a causa del gesto E del verso – Per il gesto e per il verso! Per un morbido boa, mento, sul collo... E appena posso non mentire, — ecco! La voce mi si fa più tenera, Di quando mento...

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Sylvia Plath - La campana di vetro Vedevo i giorni dell'anno come una lunga fila di scatole bianche luminose, separate l'una dall'altra dall'ombra nera del sonno. Solo che per me la lunga prospettiva di ombre che distinguevano una scatola dalla successiva si era improvvisamente spezzata, e la serie interminabile dei giorni mi si apriva davanti abbagliante come un grande viale bianco di desolazione infinita.

*** Virginia Woolf - Lettere Carissima, non puoi sapere quanto ho amato la tua lettera. Ma sento che sono andata troppo lontana questa volta per tornare indietro. Sono certa di impazzire di nuovo. È proprio com'è stato la prima volta, sento sempre delle voci, e so che non lo supererò ora. Voglio solo dire che Leonard è stato così straordinariamente buono, ogni giorno, sempre; non riesco a immaginare che qualcuno avrebbe potuto fare di più per me di quanto abbia fatto lui. Siamo stati perfettamente felici fino a queste ultime settimane, quando è cominciato l'orrore. Lo rassicurerai di questo? Sento che ha così tante cose da fare che continuerà, meglio senza di me, e tu lo aiuterai. Non riesco più a pensare con chiarezza. Se potessi ti direi quello che tu e i bambini avete significato per me. Penso che lo sai. L'ho combattuto questo male, ma ora non più.

*** Sylvia Plath - La campana di vetro ...mi sentii un'incapace totale. E il guaio era che lo ero sempre stata, solo che non mi ero mai fermata a pensarci. L'unica cosa che sapevo fare bene era vincere borse di studio e premi, ed anche quell'epoca stava per finire. Mi sentivo come un cavallo da corsa in un mondo senza ippodromi, o come un campione di calcio dell'università che si trova tutt'a un tratto di fronte Wall Street e al doppiopetto grigio, i suoi giorni di gloria ridotti alle dimensioni di una piccola coppa d'oro sulla mensola, con su incisa una data, come una lapide di cimitero.

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Anne Sexton - Per l'Anno dei Folli (preghiera) O Maria, fragile madre, ascoltami, ascoltami adesso anche se non so le tue parole. Ho in mano il nero rosario, con il suo Cristo d'argento, non è prediletto da Dio perché io sono l'infedele. Ciascuno dei grani è tondo e duro tra le mie dita, è un piccolo angelo nero. O Maria, concedimi questa grazia, concedimi di cambiare, sebbene io sia brutta, sommersa dal mio stesso passato, dalla mia stessa follia. Anche se ci sono delle sedie io sono sdraiata sul pavimento. Solo le mie mani sono salve toccando i grani del rosario. Una parola dopo l'altra, ci incespico dentro. Una principiante, sento la tua bocca toccare la mia. Conto i grani come se fossero onde che mi martellano contro, saperne il numero mi fa ammalare, afflitta, afflitta nel cuore dell'estate e la finestra sopra di me è la sola che mi ascolta, il mio essere goffo. Dà in abbondanza, è rilassante. L'elargitrice del respiro lei, mormora, i suoi polmoni esalano come quelli di un enorme pesce. Sempre più vicina è l'ora della mia morte mentre mi risistemo il volto, divento come prima, come prima dello sviluppo, con i capelli diritti. Tutto ciò è morte. Nella mente vi è un esile vicolo chiamato morte ed io mi muovo lungo di esso come nuotando nell'acqua. Il mio corpo è inutile. È disteso, accucciato come un cane su un tappeto. Si è arreso. Qui non ci sono parole se non quelle apprese a metà, l'Ave Maria e piena di grazia.

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Ora sono entrata nell'anno senza parole. Noto la strana entrata e l'esatto voltaggio. Esistono senza parole. Senza parole una può toccare il pane e riceverlo senza emettere alcun suono. O Maria, tenero medico, vieni con polveri ed erbe perché sono nel centro. È veramente piccolo e l'aria è grigia come in una casa a vapore. Mi porgono del vino come a un bambino si porge del latte. Appare in un bicchiere di delicata fattura, con la boccia circolare e l'orlo sottile. Il vino ha un colore denso, muffa e segreto. Il bicchiere si solleva da solo tendendo verso la mia bocca e me ne accorgo e lo capisco soltanto perché è successo. Io ho questa paura di tossire ma non parlo, la paura della pioggia, la paura del cavaliere che arriva galoppando nella mia bocca. Il bicchiere si inclina da solo e io prendo fuoco. Vedo due sottili righe che mi bruciano rapide giù per il mento. Mi vedo come se mi vedesse un altro. Sono stata tagliata in due. O Maria, apri le tue palpebre, io sono nel dominio del silenzio, nel regno della pazzia e del sonno. C'è sangue qui ed io l'ho mangiato. O madre del grembo, sono venuta soltanto per il sangue? O piccola madre Sono dentro i miei pensieri. Sono rinchiusa nella casa sbagliata.

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Fawziyya Al-Sindi Confesso io dispersa goccia di sangue riversa da pioggia di suolo, capitali adattate in segreti trasformate, tra le palme delle mie dita, su piattaforme di collettive risate. Io cerco provviste del mio viaggio: dei deprivati la sete la mia biografia: alienata all'osso Io gioco con gelide lettere, di possibilità il limite, canto i miei inni a una goccia di bruma mattutina nata nel retro di una lettera che non si china non ho conforto, avanzo.

*** Anonima In questo luogo entrano persone dagli abbaglianti pensieri. Oggi la signora Corinna si è presentata con i suoi fantasmi, spaventata da altri fantasmi che lei vede e sente aggirarsi per la sua casa, che casa sua non è. Ha begli occhi azzurri, sereni e profondi. Parla di suo marito (con lei da 50 anni) come di “quell’uomo che c’è in casa e che dice che mi vuole sposare e poi mi lascia la casa; ma cosa me ne faccio della pietra se muoio prima di lui?” Si spaventa quando il diavolo le si presenta sottoforma di uomo, di brutta vecchia, di straniero. Lo vede, è lì che girovaga per le stanze di quella sconosciuta sua casa e a nulla vale il tentativo di guardare oltre. È così! È un quieto e convincente racconto il suo. Il marito assiste frastornato a questa non riconoscenza. Lui che per una vita è stato lì, al suo fianco, offrendole una casa, una presenza. Perché allora manca quel contatto, quell'empatia che unisce a dispetto della malattia? Lei dice che non lo vuole quell’uomo che gira per casa, forse da molto tempo pensa che non lo vuole più... solo ora che i suoi pensieri non hanno più vesti e si mostrano in tutta la vulnerabile sensibilità, adesso che tutti dicono di lei "è matta", lo può finalmente dire: perché la pazzia, questa convenzionale follia, è l’unica guarigione che la mente offre allo spirito. Pensare differente per poter alleggerire l’inquietudine dell’animo . La signora Corinna, quando è uscita da questo luogo, ha teso la mano e ha detto "preferisco andare al ricovero" e i suoi occhi non sembravano né velati né lontani; ha inforcato gli occhiali da sole e impettita ha sgambettato verso i suoi fantasmi. La bella signora Corinna ha 83 anni e vuole vivere. Grande lezione, oggi.

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Elenco delle autrici:

� Santa Teresa d’Avila (Avila, 1515 – Alba de Tormes, 1582)

� Karoline von Günderrode (Karlsruhe, 1780 – Winkel 1806)

� Emily Dickinson (Amherst, 1830 – Amherst, 1886)

� Virginia Woolf (Londra, 1882 – Rodmell, 1941)

� Mayy Ziyada (Nazareth, 1886 – Cairo, 1941)

� Marina Cvetaeva (Mosca, 1892 – Elabuga, 1941)

� Maria Zambrano (Vélez-Málaga, 1904 – Madrid, 1991)

� Antonia Pozzi (Milano, 1912 – Milano, 1938)

� Fadwa Tuquan (Nablus, 1917 – Nablus 2003)

� Alda Merini (Milano, 1931 – Milano, 2009)

� Sylvia Plath (Boston, 1932 – Londra, 1963)

� Patrizia Cavalli (Todi, 1947)

� Marcela Serrano (Santiago del Cile, 1951)

� Fawziyya Al-Sindi (Riad, 1955)

� Fawziyya Abu Khalid (Riyadh, 1959)

Bibliografia:

� Antologia della poesia araba disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia

� Borgna Eugenio, Di armonia risuona e di follia disponibile presso Biblioteca Comunale di Castelfranco e Biblioteca Antonio Delfini

� Borgna Eugenio, L’attesa e la speranza disponibile presso Biblioteca Antonio Delfini

� Borgna Eugenio, Le emozioni ferite disponibile presso Biblioteca Comunale di Castelfranco e Biblioteca Antonio Delfini

� Borgna Eugenio, Le intermittenze del cuore

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disponibile presso Biblioteca Comunale di Castelfranco e Biblioteca Antonio Delfini

� Cavalli Patrizia, Datura disponibile presso Biblioteca Antonio Delfini

� Cavalli Patrizia, Pigre divinità e pigra sorte disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia e Biblioteca Comunale di Nonantola

� Cvetaeva Marina, Poesie disponibile presso Biblioteca Comunale di Nonantola e Biblioteca Antonio Delfini

� Dickinson Emily, Tutte le poesie disponibile presso Biblioteca Comunale di Nonantola e Biblioteca Antonio Delfini

� Merini Alda, Fiore di poesia (1951-1997) disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia e Biblioteca Comunale di Bomporto

� Mori Anna Maria, Lasciami stare disponibile presso Biblioteca Antonio Delfini

� Plath Sylvia, La campana di vetro disponibile presso Biblioteca Comunale di Bomporto e Biblioteca Antonio Delfini

� Pozzi Antonia, Parole disponibile presso Biblioteca Antonio Delfini

� Santa Teresa d’Avila, Il castello interiore disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia e Biblioteca Fondazione San Carlo

� Serrano Marcela, Nostra signora della solitudine disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia e Biblioteca Comunale di Bomporto

� Sexton Anne, La doppia immagine e altre poesie disponibile presso Biblioteca Antonio Delfini

� Woolf Virginia, Gita al faro disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia

� Woolf Virginia, Romanzi e altro disponibile presso Biblioteca Comunale di Bastiglia

Le opere disponibili presso le Biblioteche di Nonantola, Bomporto e Ravarino possono essere richieste gratuitamente tramite prestito interbibliotecario. Le altre prevedono un contributo di 4 € a carico dell’utente.

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Evento promosso da Azienda USL di Modena

Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche Settimana della salute mentale –terza edizione

Biblioteca Comunale di Bastiglia Piazza Repubblica, 57

[email protected] 059800912

aperture al pubblico:

martedì e giovedì 14.30 – 17.30 sabato 9 – 12.30