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C ari lettori, questo è un editoriale un po’ particolare che ruota intorno a due convegni. I convegni sono ormai parte integrante dell’attività dei Risk Manager, importanti occasioni per approfondire gli aspetti più significativi della nostra professione, oltre che insostituibili momenti di contatto, di crescita e di confronto personale e professionale con colleghi che operano in realtà aziendali differenti dalla propria o in altri Paesi. Vi scrivo di ritorno da Londra, dove, in un affollato seminario, sono stati resi noti i risultati della “2010 Risk Benchmarking Survey”, condotta dal FERMA (la Federazione Europea delle Associazioni di Risk Management) con il contributo di AXA Corporate Solutions e Ernst & Young. Questo ricerca, che si svolge ogni due anni, ha fornito una fotografia dello stato di salute della nostra professione in Europa: condotta tra febbraio e giugno, ha coinvolto le associazioni di 16 Paesi europei. L’adesione è stata la più alta di sempre: 782, infatti, le imprese che hanno partecipato, rappresentative di 19 Paesi del nostro Continente. Il successo salta subito all’occhio se si dà un’occhiata al grafico seguente: Il 2002 fu infatti l’anno in cui per la prima volta questa ricerca venne realizzata e la partecipazione fu piuttosto ridotta (49 soggetti). In sole 5 edizioni il numero di soggetti coinvolti è cresciuto sensibilmente, fino al successo dell’edizione 2010. Continua a pag.4 Periodico d’informazione a cura di Il punto di Rubini

Newsletter ANRA n.15

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Newsletter of the Italian risk manager association

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Page 1: Newsletter ANRA n.15

Cari lettori,questo è un editoriale un po’ particolare

che ruota intorno a due convegni. I convegni sono ormai parte integrante dell’attività dei Risk Manager, importanti occasioni per approfondire gli aspetti più significativi della nostra professione, oltre che insostituibili momenti di contatto, di crescita e di confronto personale e professionale con colleghi che operano in realtà aziendali differenti dalla propria o in altri Paesi.Vi scrivo di ritorno da Londra, dove, in un affollato seminario, sono stati resi noti i risultati della “2010 Risk Benchmarking Survey”, condotta dal FERMA

(la Federazione Europea delle Associazioni di Risk Management) con il contributo di AXA Corporate Solutions e Ernst & Young. Questo ricerca, che si svolge ogni due anni, ha fornito una fotografia dello stato di salute della nostra professione in Europa: condotta tra febbraio e giugno, ha coinvolto le associazioni di 16 Paesi europei. L’adesione è stata la più alta di sempre: 782, infatti, le imprese che hanno partecipato, rappresentative di 19 Paesi del nostro Continente.Il successo salta subito all’occhio se si dà un’occhiata al grafico seguente:

Il 2002 fu infatti l’anno in cui per la prima volta questa ricerca venne realizzata e la partecipazione fu piuttosto ridotta (49 soggetti). In sole 5 edizioni il numero di soggetti coinvolti è cresciuto sensibilmente, fino al successo dell’edizione 2010.

Continua a pag.4

Periodico d’informazione a cura di

Il punto di Rubini

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Chi è ANRAANRA è l’associazione che dal 1972 raggruppa i Risk Manager e i Responsabili delle Assicurazioni Aziendali. Ad oggi l’associazione conta oltre 150 soci e svolge un importante ruolo per la creazione in Italia di una cultura della gestione dei rischi e delle forme più adeguate per assicurarli. In ANRA sono rappresentati i Risk Manager e i Responsabili Assicurativi Aziendali: i primi monitorano ed esaminano tutti i rischi, ordinari e straordinari, correlati all’attività aziendale, li condividono con il top management e formulano, con il loro accordo, un piano operativo per la gestione dei rischi; i secondi, invece, impostano, realizzano e gestiscono il piano assicurativo dell’azienda.

Redazione

Paolo Rubini - ANRA

Annita Pappagallo - [email protected]

Ecomunicare

Marco [email protected] [email protected]

link consigliati:

www.aiba.itwww.ania.itwww.andaf.itwww.ferma.euwww.rims.org/ifrimawww.isvap.it

iFRiMA

ANRA fa parte dell’IFRIMA (International Federation of Risk and Insurance Management Associations), l’organizzazione, la cui attività può essere fatta risalire al 1930, che raccoglie sotto di sé le associazioni internazionali di gestione del rischio, in rappresentanza di 23 organizzazioni e 30 Paesi di tutto il mondo. L’obiettivo primario di IFRIMA, è quello di fornire un forum per l’interazione e il confronto tra le varie associazioni di categoria e i membri che ne fanno parte.

FERMA

ANRA è iscritta al FERMA (Federation of European Risk Managemnt Associations), l’organizzazione che attualmente riunisce le associazioni nazionali di risk management di 20 nazioni europee. Essa rappresenta oltre 4800 professionisti che operano nei più svariati campi, dall’industria alla finanza passando per la sanità, presso organismi statali, privati o enti benefici.Scopo del FERMA è promuovere la cultura della prevenzione rischio e favorire il networking tra i propri associati.

ANRA LiNKPer maggiori informazioni:

Anra, Via del Gonfalone 3 - 20123 Milano T +39 02.58.10.33.00 F +39 02.58.10.32.33 - www.anra.it

www.axa-corporatesolutions.comwww.generali.itwww.hdi-gerling.dewww.kpmg.itwww.ugari.itwww.zurich.it

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R isk Management News

In questo numero1-4 Il punto

di Paolo Rubini - Presidente ANRA

6 Il business case del Risk Executive di Nicolò Zanghi - Senior Manager KPMG Risk & Compliance

8 Un nuovo approccio all’analisi del rischio sismico di Marcello Forte - AXA MATRIX Risk Consultants

9 La parola al Risk Manager di Enza Demattia, responsabile del Servizio Affari Generali di Metropolitana Milanese S.p.A

12 C’è ancora molta strada da fare in collaborazione con StrategicRisk

14 Product Recall: come tutelarsi dai danni finanziari proteggendo l’immagine dell’azienda Mauro Giangregorio e Cristiano Cerri di Zurich Global Corporate Italy

16 Post-it17 Apotropaico

Il business casedel Risk Executive

La parola al Risk Manager

Product Recall APOTROPAICO

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Cover Story

Continua dalla prima pagina

Il campione intervistato è rappresentativo di tutti i settori di cui si compone l’economia di un Paese, dal manifatturiero a quello finanziario, da quello delle utility ai servizi, per fare degli esempi.

Altro dato interessante relativo al campione, è che oltre il 70% dei rispondenti ha la qualifica di Risk Manager o di Insurance Manager.

Il grafico sotto mostra la composizione del campione, secondo il proprio ruolo:

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5

Senza voler entrare troppo nello specifico (ci saranno altre occasioni per presentare e commentare come merita questa prestigiosa ricerca, che speriamo vedano in prima linea la nostra Associazione) mi preme rendere noto a voi tutti come i risultati della stessa abbiano mostrato che i fondamentali del Risk Management sono in continuo progresso: dai cda agli azionisti, ora sono tutti maggiormente consapevoli del ruolo fondamentale svolto dal Risk Management, anche se disparità significative persistono ancora tra un’azienda e l’altra o tra differenti Paesi.Il Presidente del FERMA, Peter den Dekker, si è giustamente detto molto soddisfatto sia della partecipazione che delle osservazioni che se ne possono trarre, anche se, come vedrete nelle pagine della newsletter, “c’è ancora molta strada da fare” per assicurare al Risk Management il ruolo e la considerazione che merita.Se parliamo di convegni, è chiaro però che per ANRA quello più significativo sia il prossimo Convegno Nazionale. L’appuntamento è fissato

per martedì 9 novembre, a Milano, presso la prestigiosa cornice di Palazzo Mezzanotte che da alcuni anni mette a disposizione le proprie sale per ospitare il nostro evento.Anche quest’anno abbiamo scelto un tema portante attorno cui sviluppare i lavori della giornata, in grado sia di rappresentare un punto di interesse per tutti sia di confermare il ruolo che il Risk Management ha assunto nella vita e nell’organizzazione delle nostre imprese. Il convegno si intitola infatti “Governance: rischio

compreso”, ad indicare come sia ormai chiaro che quello delle regole e dei regolamenti, a vari livelli, sia un nodo imprescindibile e, allo stesso tempo come il Risk Management rappresenti un elemento chiave nella sua definizione e gestioneLa mattina i lavori si confronteranno su questo tema e sull’Enterprise Risk Management inteso come strumento di governance. Saranno nostri ospiti Mario Boella, Presidente Assirevi, Stefano Preda, per alcuni versi “padre” della governance nel nostro Paese, Pier Carlo Padoan, Chief Economist dell’OCSE in collegamento da Parigi, Fabio Cerchiai, Presidente Ania, il presidente del Ferma Peter den Dekker, Stefano Fortunato, Partner KPMG, con la competente regia di Andrea Cabrini, Direttore di Class CNBC chiamato a condurre i lavori.Il pomeriggio, sarà invece dedicato agli aspetti più strettamente legati alla nostra professione. Sul tavolo dei relatori siederanno infatti esponenti di AXA MATRIX Risk Consultants, HDI, Generali e Zurich (tutti sponsor del convegno, a cui va un grazie enorme da parte mia e di tutta l’Associazione per l’importante contributo dato alla realizzazione dell’evento) che si focalizzeranno sui diversi strumenti del mercato assicurativo in supporto al Risk Management.Credo che le premesse ci siano tutte per aspettarsi una giornata davvero interessante.Mi fermo qui. Non mi resta che augurarvi buona lettura nella speranza di vedervi tutti il 9 novembre a Palazzo Mezzanotte.A prestissimo.

Il business case del Risk Executive

La parola al Risk Manager

C'è ancora molta strada da fare

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Post-it Apotropaico

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Il business case del Risk Executive

(parte 2)

Un efficace processo di ERM prevede tre linee di difesa secondo le quali i ruoli e le responsabilità sulla gestione dei rischi si sviluppano in modo coerente e allineato.

Se non viene identificato un RE, i ruoli e le responsabilità sul risk management tenderanno ad essere organizzati per funzioni le quali emetteranno politiche e procedure relative alla propria area di competenza con scarse possibilità di interazione e/o comunicazione cross-funzionale.La sfida dell’ERM sta proprio nel cercare di disconnettere quest’approccio per silo e creare una nuova dimensione trasversale (enterprise level) che permette di interpretare e gestire i rischi e le opportunità proprio attraverso le loro interconnessioni.Il compito del RE consiste proprio nell’affermare un nuovo approccio comune che definisce e permette di aggregare, prioritizzare, quantificare, analizzare e fornire un adeguato reporting dei rischi a tutti i livelli dell’organizzazione.Nella seconda linea di difesa, per esempio, il RE è responsabile dell’implementazione di politiche e procedure comuni definite a livello di enterprise e deve assicurare che tutti i business/risk owner, ciascuno nella propria area/funzione di appartenenza, gestiscano i propri rischi con il medesimo approccio.L’istituzione di un RE favorisce da subito una corretta e chiara assegnazione dei ruoli e delle responsabilità.Le società che hanno istituito la posizione di RE tendono ad essere caratterizzata da dimensioni e complessità elevate. In contesti di media dimensione e con minore complessità,

la responsabilità del risk management è stata affidata al CFO, al General Counsel o al Compliance Officer.Non esiste un’unica job description per il RE il cui background può essere di diversa natura (business, finance, internal audit).Tuttavia quando si definisce la job description del RE bisogno considerare che egli dovrà:• valutare i rischi di tutta l’organizzazione;• attribuire compiti di gestione dei rischi ai business owner

e riportare al vertice aziendale e al Board sugli esiti della gestione;

• implementare processi di risk management adeguati al livello di maturità dell’organizzazione e alla sua cultura in tema di gestione dei rischi;

• focalizzarsi sulla prevenzione delle perdite prediligendo un approccio pro-active rispetto a uno re-active;

• evitare le sorprese e identificare i rischi emergenti;• avere una visione strategica del contesto (big picture) e del

posizionamento dell’organizzazione;• avere un’approfondita conoscenza del settore in cui

opera l’organizzazione per essere efficace nel proporre i cambiamenti;

• avere esperienza di project management che consente di facilitare discussioni e ottenere consenso dalle diverse parti coinvolte;

• essere in grado di avere opinioni indipendenti e di poterle sostenere (“independent thinker”) per acquisire la fiducia e il rispetto del vertice aziendale.

Priorità del RE, condivisa con il vertice aziendale e il Board, sarà quella di determinare un percorso evolutivo

Nicolò Zanghi, Senior Manager KPMG Risk & Compliance

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dell’ERM in grado di rafforzare il profilo di rischio dell’organizzazione in modo da identificare i rischi nuovi ed emergenti, aumentare e diffondere la consapevolezza dell’esposizione al rischio dell’organizzazione tra i suoi manager e dipendenti, incrementare le attività di monitoraggio del rischio e promuovere lo sviluppo della cultura del rischio.Con tale finalità gli aspetti da considerare prioritari nell’agenda del RE e da sottoporre all’attenzione del vertice aziendale e del management sono:1. l’esistente profilo di rischio cattura tutti i rischi in grado

di evitare sorprese, considerato anche l’attuale contesto macro-economico e di business?

2. sono disponibili processi, strumenti e tecniche adeguati per individuare e gestire l’esposizione al rischio?

3. la cultura aziendale è adeguata a supportare un efficace processo di risk management o costituisce un ostacolo che svilisce l’intero processo?

4. le attività di monitoraggio dei rischi funzionano adeguatamente privilegiando la vista enterprise rispetto a quello di silo?

5. Il processo di risk management sta generando valore e in che modo esso viene misurato?

Il risk management è sotto la lente di ingrandimento di numerosi stakeholder come non lo è mai stato in passato. I governi e le autorità di vigilanza spingono per promuovere una gestione dei rischi che coinvolga direttamente il Board (attraverso risk committee formati da membri del Board). Sono in molti a sostenere che è necessario impiegare più risorse per promuovere lo sviluppo dell’ERM verso un modello robusto e consolidato in grado di fornire risposte sul profilo, sul monitoraggio e sulla cultura del rischio. La presenza di un RE con le caratteristiche evidenziate consentirà invece di realizzare un processo ERM in grado di supportare il raggiungimento degli obiettivi strategici dell’organizzazione preservando e accrescendo il valore per l’organizzazione.

➜ Il business case del Risk Executive

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ApotropaicoPost-it

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Un nuovo approccio all’analisi del rischio sismicoI rischi naturali, in particolare il rischio sismico, sono ormai diventati un fattore determinante per la definizione delle condizioni e dei limiti delle coperture assicurative e riassicurative.Prendendo l’esempio dell’Italia, dobbiamo constatare che dal 1900 ad oggi si sono registrati oltre 2500 terremoti con intensità Mercalli superiore al V grado e 20 con intensità maggiore o uguale al IX grado; in pratica una media corrispondente a un terremoto disastroso ogni 4 anni che nel secolo hanno complessivamente causato oltre 120.000 vittime ed un impatto economico, nei soli ultimi 25 anni, di circa 75 miliardi di euro in termini di ripristini e ricostruzioni.In questi ultimi anni, sotto la spinta di queste problematiche sociali e grazie alle accresciute capacità di raccolta dati, calcolo e modellazione matematica, l’ingegneria sismica italiana ha subito una fortissima accelerazione che l’ha portata, anche attraverso l’attività del consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS), ai vertici della ricerca internazionale.Tra gli aspetti che stanno emergendo da questi studi, alcuni dimostrano di avere interessanti ripercussioni anche nelle nostre attività quotidiane di analisi e gestione dei rischi industriali.In particolare teorie ormai internazionalmente accettate stanno portando alla sostituzione del classico “approccio osservazionale e qualitativo” macrosismico, basato sostanzialmente sulla raccolta ed esame statistico delle conseguenze registrate in eventi passati in una data area con un dato tessuto urbanistico, ad un nuovo approccio “quantitativo ed analitico” che si basa sulla scomposizione del rischio stesso in tre fattori oggettivi e quantificabili quali:- Pericolosità (causa): legata alle caratteristiche geologiche del sito- Vulnerabilità (effetto): legata alle caratteristiche costruttive e funzionali del manufatto

- Esposizione (conseguenze): legata alle potenziali perdite economiche dirette ed indirette.

Questo nuovo approccio non è stato tuttavia ancora recepito dal mondo assicurativo e riassicurativo internazionale che continua a far affidamento sui classici modelli macrosismici (le note mappe di pericolosità). Questi ultimi hanno, sì, il grande vantaggio di fornire, anche in mancanza di qualsiasi dettaglio, indicazioni sui potenziali danni aggregati d’area ma non sono evidentemente in grado di dare indicazione affidabile sul reale livello di rischio di uno specifico

impianto in funzione ai suoi parametri progettuali, realizzativi e micro-geologici. Il progetto che AXA MATRIX Risk Consultants ha recentemente lanciato con il Dipartimento di Ingegneria Strutturale dell’Università di Napoli – ReLUIS e con il fondamentale supporto di alcuni dei suoi principali clienti, è mirato alla definizione di una serie di modelli matematici, modulari a livelli di complessità ed affidabilità crescenti, in grado di fornire valutazioni quantitative sulla vulnerabilità ed esposizione di un complesso industriale in base a una serie più o meno limitata d’informazioni (“Approccio meccanico alla fragilità su parametri di input semplificati”).La parte più innovativa ed ambiziosa del progetto, che in termini concettualmente analoghi è già stato testato in alcuni paesi ma solo per insediamenti civili e residenziali, consiste nello sviluppare modellazioni matematiche complete per diverse famiglie di insediamenti industriali che siano in grado di tener in conto l’interazione delle strutture con i sistemi produttivi ed impiantistici e quantificare il danno economico atteso in termini di danno diretto e mancata produzione. Dall’analisi di questi modelli di riferimento sarà poi possibile estrarre un numero limitato di parametri critici che permetteranno lo sviluppo di modelli a diversi livelli di semplificazione che potranno essere applicati, in modo più o meno sistematico, con costi e tempistiche compatibili al mondo industriale.Questo studio, inizialmente focalizzato su strutture ed impianti caratteristici dell’industria metalmeccanica, nel corso del prossimo biennio sarà progressivamente esteso ad altri settori produttivi chiave del nostro portafoglio, quali la produzione di materie prime e la generazione di energia elettrica.

Ing. Marcello ForteAXA MATRIX Risk Consultants

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La parola al Risk Manager

Enza Demattia,nell’ambito della Direzione Affari Legali e Societari,

è responsabile del Servizio Affari Generali di Metropolitana Milanese S.p.A. Tra i suoi compiti rientra

la gestione dei servizi assicurativi dell’azienda e delle sue controllate Napoli Metro Engineering S.r.l. e Metro Engineering S.r.l.

È stata membro del Consiglio Direttivo di ANRA dal 2006 al 2009

Quali sono i rischi più caratteristici della sua azienda e, più in generale, del vostro settore di attività?Metropolitana Milanese, società intera-mente partecipata dal Comune di Mi-lano, nasce nel 1955 come società di ingegneria per la realizza-zione delle linee metropo-litane della città.Il core business dell’azien-da sono state sino al 2003 le attività relative a pro-gettazione, committenza, acquisizione di aree, di-rezione lavori e collaudo necessarie per la realizza-zione dell’intera rete me-tropolitana di Milano, con le sue tre linee e 88 stazioni per uno svi-luppo complessivo di oltre 79 km, e del-la tratta urbana in sotterraneo del Col-legamento Ferroviario Passante, che si estende per 15 km con 10 stazioni. Nel tempo l’azienda ha diversificato le aree di mercato occupandosi anche della re-alizzazione di infrastrutture di inter-scambio, viabilità urbana ed extra ur-bana e realizzazione di edifici destinati a uso pubblico.L’azienda è inoltre organismo accredita-to di tipo B (ente pubblico) UNI CEI

NOTE SULL’AZIENDA

Metropolitana Milanese S.p.A. è leader in Italia nel settore dell’ ingegneria civile, degli impianti e di linee metropolitane, tranviarie e ferroviarie urbane ed extraurbane in superficie e in sotterraneo. Dal 2003 gestisce anche il Servizio Idrico Integrato della città di Milano.

Il business case del Risk Executive

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EN ISO/IEC 17020 per le verifiche e ispezioni di progetti preliminari, defi-nitivi ed esecutivi senza limiti di impor-to dei lavori ai fini della validazione.Dal 2003 a Metropolitana Milane-se è stata affidata la gestione del Servi-zio Idrico Integrato della città di Mi-lano, cioè dell’intero ciclo delle acque costituito da captazione, potabilizza-zione, distribuzione, smaltimento e depurazione.In conseguenza dei mutamenti interve-nuti nelle attività di business, anche i rischi aziendali hanno subito una cor-rispondente evoluzione, fermo restan-do che la natura pubblica dell’azienda e delle sue attività impone che anche la gestione dei rischi e il loro eventua-le trasferimento assicurativo avvengano mediante procedure di affidamento ad evidenza pubblica.La tradizionale attività di ingegne-ria comportava principalmente i rischi caratteristici dell’attività professionale connessa alla progettazione e direzio-ne lavori di grandi opere da realizzar-si spesso in sotterraneo in aree urbane densamente costruite, ai quali si ac-compagnavano quelli specifici della co-struzione svolta dalle imprese appalta-trici, che dovevano comunque essere attentamente individuati e gestiti in fa-se preliminare rispetto all’affidamento dell’appalto onde poter essere discipli-nati imponendo adeguate garanzie agli appaltatori.

Con l’acquisizione del Servizio Idrico Integrato si è reso necessario trattare an-che i tipici rischi di una public utility, derivanti dalla distribuzione di circa 230 milioni di metri cubi di acqua potabi-le (quantità che equivale al riempimento di una piscina olimpionica ogni cinque minuti per l’intero anno) e dal colletta-mento e trattamento delle acque reflue in una rete che serve circa 2 milioni di cittadini e che tra acquedotti e fognature misura circa 3.800 chilometri.Oltre alla protezione del patrimonio di reti e impianti, esposti ai tipici rischi di danni materiali, è necessario gestire i rischi verso terzi connessi all’esistenza delle reti in sotterraneo in area urbana, che derivano dall’eventuale presenza di perdite e/o rotture nelle tubazioni, dalla collocazione in prossimità di numerosi altri sottoservizi e dall’esistenza di deci-ne di migliaia di tombini e chiusini col-locati in sede stradale o di marciapiede.I rischi derivanti dalle attività di imple-mentazione delle reti e degli impianti idrici e fognari, sono stati gestiti con le soluzioni più appropriate anche grazie alla precedente esperienza già maturata nel settore ingegneristico.

E quali possono essere le principa-li evoluzioni, ovvero i “nuovi” ri-schi, da prendere in considerazione in futuro?Nell’ambito delle attività di Metropo-litana Milanese, pur non profilando-

si effettivi nuovi rischi, sempre mag-giore attenzione deve essere prestata a quelli derivanti dalle condizioni di contorno presenti sui mercati e dalla spinta alla internazionalizzazione del-le attività, nonché alle responsabilità in tema di sicurezza sul lavoro e corpora-te governante.

Potrebbe esporci brevemente un ca-so, significativamente positivo, in cui la corretta gestione del rischio è ri-sultata importate per la sua azienda?Dal momento dell’acquisizione del Ser-vizio Idrico Integrato Metropolitana Milanese ha definito e attuato un pia-no di ricerca e riduzione delle perdite acquedottistiche che ha consentito di valutare l’efficienza della rete e di pia-nificare gli interventi di riparazione e sostituzione delle condotte.In particolare, sono state adottate tuba-zioni fabbricate con materiali che mi-gliorano significativamente le caratteri-stiche meccaniche e di resistenza.È stata quindi attivata una campagna di ricerca e monitoraggio delle perdite con tecniche acustiche che ha consenti-to di individuare e riparare perdite oc-culte prima che potessero causare alcun danno. Nell’arco del tempo tali attività hanno consentito di ridurre significativamen-te i sinistri derivanti da rotture delle tu-bazioni, soprattutto in termini di gravi-tà degli eventi.

Global solutionsCompanies operating in foreign markets all around the world need global insurance solutions. The HDI-Gerling Global Network is able to deliver tailor-made solutions to cover industrial companies today’s insurance and risk-management needs in more than 120 countries around the globe.

In a world of globalised economies, insures in industrial lines more than ever need to accompany their clients into foreign markets. HDI-Gerling lives up to this challenge with international insurance Programmes which take due account of the interests of the parent company as well as of those of foreign subsidiaries or branches. HDI-Gerling’s international solutions comprise local individual consultancy, professional risk-management and design and issuance of local policies worldwide.

HDI-Gerling IndustrieVersicherung AGRappresentanza Generale per l’ItaliaVia Franco Russoli, 520143 MilanoTel. +39 02 83113.1Fax +39 02 83113202

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L’ultima indagine a riguardo condotta da StrategicRisk mostra che, sebbene mol-te organizzazioni si stiano rendendo con-to dei vantaggi derivanti dall’Enterprise Risk Management, un numero significa-tivo di esse sono ancora distanti dal capi-re ed incorporare stabilmente questo tipo di approccio.

Secondo l’ultimo sondaggio tra i lettori di StrategicRisk la mancanza di appog-gio da parte delle più importanti figure del management aziendale è la principale ragione che blocca l’opportuna realizza-zione dell’Enterprise Risk Management (ERM). Il campione di 100 persone in-tervistato sul web ha inoltre identificato come altre barriere significative per una riuscita attuazione dell’ERM sia “una mancanza di chiarezza riguardo chi ab-bia in mano la gestione e la responsabi-lità per tale realizzazione” che “la man-canza di vantaggi tangibili”.

Non sorprende che nel clima attuale di attenzione alle voci di costo, gli intervi-stati hanno aggiunto come la stessa in-sufficienza di capitali da investire in un accurato piano di risk management sia una delle motivazioni che frenano i lo-ro sforzi nella realizzazione dell’ERM.Il sondaggio è stato effettuato per for-nire una fotografia di come l’ERM stia-mo prendendo piede nelle società, così da permettere ai risk manager di con-frontare i propri sforzi con quelli dei colleghi.Un terzo del campione ha segnalato come i propri programmi ERM siano sufficientemente completi da permette-re loro di identificare, misurare, gestire, segnalare e monitorare i principali ri-schi, aggiungendo come le relative po-lizze e tecniche siano state inoltre chia-ramente definite.Un quarto di coloro che hanno rispo-sto hanno descritto i propri programmi ERM come non del tutto completi – in altre parole si tratta di programmi che hanno minori capacità di identificare, valutare, gestire e monitorare i princi-pali rischi.Per il 19% invece i programmi ERM si trovano allo stato iniziale.Solo un piccolo numero di intervistati ha affermato di avere programmi ERM utilizzati regolarmente a livello opera-tivo (10%) o addirittura ad un livello più avanzato (13%). Ciò sta ad indica-re come i risk manager abbiano ancora molta strada da fare per radicare piena-mente l’ERM all’interno delle proprie

C’è ancora molta strada da fare

Nuovo appuntamento con le pagine di StrategicRisk, una delle più prestigiose riviste di settore con la quale abbiamo iniziato una, speriamo gradita, collaborazione. Oggi vi presentiamo una articolo uscito sull’ultimo numero, riguardante lo stato di salute dell’ERM.

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organizzazioni.Dato incoraggiante il fatto che più della metà degli intervi-stati (57%) sia in grado di identificare la propensione al ri-schio delle proprie organizzazioni, definita come la somma degli asset che la società è disposta a mettere a rischio per il perseguimento dei propri obiettivi aziendali.Anche se molti degli standard di gestione del rischio affer-mano che una società dovrebbe conoscere la propria pro-pensione al rischio, l’applicazione del concetto resta difficile. Identificare con successo la propensione al rischio di una so-cietà è parte essenziale di un risk management efficace.

AVERE IMPATTOAncor più positivo il fatto che tre-quarti del campione (70%) abbia affermato che il proprio programma ERM migliori de-cisamente la presa di decisioni dell’azienda.Più di un quarto (28%) ha dichiarato che il proprio pro-gramma ERM svolge inoltre un significativo ruolo di in-fluenza nella pianificazione strategica della società. Il 15% arriva ad affermare che esso abbia un impatto “molto signifi-cativo” sulla pianificazione strategica. Ma allo stesso tempo, per il 14% l’influenza che ricopre l’ERM è “davvero mini-ma”. La percentuale più alta dei partecipanti (36%) affer-ma che l’ERM influenza solo “parzialmente” la pianificazio-ne strategica.Diretta conseguenza ne è il fatto che, secondo il 46% del campione il contributo fornito dall’ERM nell’aiutare la so-

cietà a raggiungere i propri obiettivi è modesto. Il 28 % par-la di contributi di successo isolati. Solo il 20% dichiara che l’ERM sia stato molto importante nell’aiutare le società a raggiungere gli obiettivi commerciali.Solo il 10% di coloro che hanno risposto affermano come la propria organizzazione (dagli impiegati ai piani alti) abbia realmente e completamente capito gli obiettivi dell’ERM. Circa un quinto (21%) ha affermato che la propria organiz-zazione ha colto gli obiettivi in maniera significativa.Il 64% però ha dichiarato che l’organizzazione ha com-preso solo “parzialmente”gli obiettivi complessivi che l’ERM si pone. A completamento di questo risultato, va evidenziato come il 54% affermi di essere riuscito solo in minima parte a ritagliare uno spazio per l’ERM nella cul-tura aziendale in modo che tutti comprendessero le re-sponsabilità di ognuno alla base dei rischi. Questo sta a dimostrare che radicare la cultura del rischio sia una sfida in corso per molte aziende.Appena il 17% di coloro che hanno partecipato afferma di aver raggiunto questo obiettivo “in maniera completa o signi-ficativa”, il che sta a testimoniare che almeno alcune aziende siano sicure della propria cultura di risk management.

I CAMPIONI DELL’AZIENDAIl principale sponsor dell’ERM all’interno dell’azienda è, stando al nostro sondaggio, il Chief Financial Officer. Se-guono il Chief Executive, il Risk Management Director ed infine il board. Né il tesoriere né il dipartimento dell’inter-nal audit, stando a ciò che emerge dalla ricerca, sono tra i promotori dell’ERM.Complessivamente, i risultati del nostro sondaggio indicano che c’è molto lavoro da fare per istituire L’ERM come pro-cedura standard. La ricerca, però, mostra in maniera inco-raggiante come molte società hanno superato le inziali fa-si di sviluppo del programma ERM e abbiano radicato con successo in azienda la cultura del risk management arrivan-do così ad influenzare le decisioni strategiche delle stesse at-traverso l’ERM.

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La richiesta di prodotti sempre più si-curi e di elevata qualità espone le azien-de a sempre maggiori rischi derivanti da onerose campagne di richiamo. Pre-occupanti, infatti, sono le implicazioni di carattere legale, finanziario e repu-tazionale legate alla contaminazione (o difetto) accidentale e fraudolenta dei prodotti fabbricati o distribuiti.In questo contesto, la tutela del proprio business impone pianificazione, rapi-dità decisionale, protezione del brand e salvaguardia dell’assetto finanziario dell’azienda.

Loss Prevention e Crisis CommunicationL’analisi di risk engineering prelimi-nare, in un’ottica di valutazione e con-trollo del rischio, risulta essere la chiave fondamentale per preservare la conti-nuità d’impresa. Essa si esplica, tra le altre, nelle attività di creazione e gestio-ne, incluso il monitoraggio e l’imple-mentazione, dei propri piani di recall.La Loss Prevention si traduce anche nell’analisi degli scenari di rischio, nella costituzione di un team di crisi e nella gestione ottimale delle informa-zioni, insieme all’attività di training sulla comunicazione e la simulazione

degli scenari di crisi. Tutte queste at-tività richiedono il supporto di consu-lenti specializzati nella crisis commu-nication che, in caso di sinistro, siano in grado di fornire le migliori solu-zioni per aiutare l’azienda a limitare i danni di immagine, mantenere e/o riacquistare la posizione di mercato e supportare la comunicazione agli sta-keholders.

Una soluzione innovativaIn caso di Product Recall le perdite pa-trimoniali consistono principalmente nelle spese derivanti da• ritiro/richiamo dei prodot-

ti, anche da parte di terzi• interruzione di attività• riabilitazione o rim-

piazzo del prodotto• estorsione relativa al

prodotto• ritiro a seguito di pub-

blicità malevola• consulenza specializzata

Per questo, sulla base della sua espe-rienza internazionale, Zurich ha cre-ato una nuova soluzione assicurativa Product Safety and Recall insurance che offre, in modo flessibile e modu-

lare (stand alone cover), una combi-nazione di • un’ampia copertura assicurativa

che tutela dalle perdite patrimo-niali derivanti da contaminazione (o difetto) accidentale del prodot-to, alterazione fraudolenta (Mali-cious tampering), estorsione rela-tiva al prodotto e pubblicità ma-levola

• una consulenza post evento dannoso per ridurne l’impatto finanziario e il danno all’immagine

Rispetto alle soluzioni attualmente di-sponibili sul mercato, Zurich include

inoltre la copertura delle merci ancora in giacen-

za presso l’azienda, l ’ indennizzabilità del controvalore del prodotto assi-curato e l’assun-zione anche di

una sola linea di prodotto dell’azien-

da (antiselezione del rischio).

Per le aziende che lo desiderano è infi-ne possibile richiedere a Zurich un ser-vizio di consulenza in ambito di Loss Prevention per creare e gestire un pro-prio piano di recall.

Product RecallCome tutelarsi dai danni finanziari proteggendo l’immagine dell’azienda

Mauro Giangregorio, Global relationship leader, Customer & Distribution Management, Zurich Global Corporate Italy

Cristiano CerriUW Liability, Zurich Global Corporate Italy

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CORSI ANRAMilano, Politecnico – Campus LeonardoRisk Management II° livello 26-28 ottobre 2010

Da anni ANRA rea-lizza corsi sui temi le-gati al risk manage-ment ed assicurazioni, destinati alle azien-de, privilegiando gli aspetti di gestione dei

rischi nell’ambito di una corretta gestione aziendale e del ruolo del responsabile assicurativo o del risk manager all’in-terno e all’esterno dell’organizzazione aziendale.I nuovi corsi ANRA, realizzati in collaborazione con il CI-NEAS, Consorzio specializzato sulle tematiche relative al-la cultura del rischio, sono destinati a chi ha necessità di disporre di nozioni di assicurazione, di loss prevention, di business continuity e di enterprise risk management.• A chi si rivolge: i corsi son rivolti a tutti coloro che affrontano

per la prima volta tematiche di risk management. Ed inoltre:• Alle imprese: risk manager ed altri ruoli con funzioni ri-

volte al controllo e alla riduzione dei rischi aziendali.• Al mondo assicurativo: ispettori tecnici, underwriter,

claim handler, ruoli con funzioni di risk engineering e surveyor, intermediari assicurativi.

• Alle società di consulenza operanti nell’area dei rischi aziendali.

La formazione è svolta da una faculty qualificata di docenti con esperienza in termini di executive education, provenien-ti dal mondo universitario, dalla consulenza e dalle aziende.

Risk management 2° livelloIl corso si rivolge a chi intende approfondire i temi di ge-stione del rischio, nell’ottica della creazione di valore per l’impresa e di gestione integrata di tutti i rischi aziendali (Enterprise Risk Management). Tra i temi trattati: Busi-ness Impact Analysis, Business Continuity Management, Crises Management e tecniche di salvataggio e ripristino, strategie di recupero produttivo (Business Recovery), ge-stione del rischio “prodotto” (controllo qualità, reclami, tampering, richiamo dei prodotti difettosi) e dei rischi ambientali. Un particolare focus sarà riservato al con-tratto d’assicurazione, sia inteso in senso generale sia con specifico riferimento ai diversi rami: danni ai beni (in-cendio, catastrofi, atti dolosi); danni indiretti (margine di contribuzione, loss of profit); danni da responsabilità civile (terzi, operai, prodotti, inquinamento).• Sede e organizzazione del corso: il corso si svolge-

rà presso il politecnico di Milano, Campus Leonardo, dal 26 al 28 ottobre 2010, dalle 9.00 alle 13.00 e dal-le 14.00 alle 18.00.

CONVEGNO NAZIONALE ANRAMilano, Palazzo Mezzanotte9 novembre 2010

“Governance: rischio compreso”, questo il titolo dell’annuale Convegno ANRA, che si terrà a Milano, presso la sede di Palazzo Mezzanotte il prossimo 9 novembre 2010. Ulteriori informazioni le trovate all’interno della newsletter.

WORKSHOP ANRAMilano e Roma16 e 17 novembre 2010

Si svolgeranno nel mese di novembre 2010, presso le città di Milano e Roma, i nuovi workshop di approfondimento, organizzati da ANRA, sul tema “Interru-zione di esercizio: le Polizza MdC e ALOP”. Il workshop si terrà a Milano il 16 novembre (h 14-18), mentre a Roma il 17 novembre (h 14-18).

LE GIORNATE DI STUDIO ANRAMilano18 novembre 2010

ANRA terrà, nel mese di novem-bre a Milano, un nuovo appunta-mento con il ciclo “Le giornate di studio”, focalizzate su specifiche tematiche di interesse nel mondo assicurativo.Nello specif ico, la giornata sarà incentrata su “DLGS 231/2001 e Legge 6/2010, responsabilità del le società e degli Enti: qua li mappature dei rischi e quali tu-tele assicurative” e si terrà i l 18 novembre a Milano da l le 9.30 a l le 16.30.

post-it

Il business case del Risk Executive

La parola al Risk Manager

C'è ancora molta strada da fare

Product recall: come tutelarsi dai danni finanziari proteggendo l’immagine dell’azienda

➜ Post-it Apotropaico

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(dal Greco “apotrépein”=”allontanare”) è un aggettivo che viene attribuito ad una persona o oggetto atto a scongiurare o annullare gli influssi maligni. Letteralmente ha il significato di una azione di allontanamento, ma nel mondo letterario ha assunto il carattere di rito che allontana il male, dunque esorcizzante.E l’Italia, come ben noto, è la terra degli scongiuri e delle scaramanzie. In questa pagina andiamo quindi a scoprire le diverse storie di scaramanzie, riti e scongiuri atti a evitare ogni tipo di malasorte.

Chiave

È considerata da sempre un potente amuleto, basti pensare che in epoca neolitica il talismano per eccellenza era rappresentato da tre chiavi, una per proteggere l’amore, una la salute e una la ricchezza. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma si riteneva che, attraverso questi oggetti, le preghiere dei devoti raggiun-gessero gli dei: esse, infatti, sarebbero state in grado di aprire le porte attraverso le quali le preghiere salivano fino alle orecchie delle divinità.Oggi la chiave viene donata e accettata come pe-gno d’amore, simboleggia l’aprire e il chiudere della porta che conduce al cuore, ed è ritenuta un simbolo di fiducia.Secondo una tradizione italiana, quando si realizza una nuova abitazione è un segno di buon augurio mettere una chiave nell’impasto del cemento con il quale verrà costruita. La casa e la famiglia che vi abi-ta saranno così protette per sempre.

Zampa di coniglio

Anticamente, si pensava che il coniglio avesse dei poteri ma-gici. L’abitudine di questo animale a vivere dentro ad una ta-na gli conferiva un’aura di mistero; gli antichi Celti, per esempio, credevano che questo animale trascorresse tanto tempo sotto terra per-ché era in segreto con-tatto con gli inferi e le divinità infernali. Tuttavia era la fecon-dità del coniglio che contribuiva a conferi-re alle sue parti del corpo la massima as-sociazione con la for-tuna e la prosperità. Viene spontaneo chie-dersi: perché proprio la zampa? Gli studiosi di folklore sostengono che l’uomo primitivo, nei dipinti parietali delle caverne e nel-le sculture di pietra, inserisse la zampa come simbolo fallico; era quindi un totem per favorire la fertilità della donna ed un abbondante raccolto nei campi.Tuttavia la maggior parte degli europei, un tempo, confon-deva il coniglio con la lepre, conseguentemente ben presto la zampa di tutti e due questi animali venne tenuta in grande considerazione.Per alcuni studiosi di folklore, la zampa di coniglio (o lepre) evoca invece la grande capacità che hanno questi animali di fuggire davanti ad un pericolo, che sia il cacciatore o un pre-datore. Avere una zampa di coniglio quindi vuol dire essere capaci di scappare di fronte ad un pericolo, essere in grado di evitarlo.Secondo un antico rituale, se si legava uno zampino di coni-glio sotto il proprio braccio si sarebbe stati in grado di attra-versare territori pericolosi senza temere alcun rischio. Nella cultura occidentale, in particolare, la zampa sinistra, fatta essiccare, è considerata un efficace portafortuna, tanto che negli Usa è oggetto di commercio.

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La parola al Risk Manager

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Convegno nazionale ANRAAssociazione NazionaleRisk Manager

Martedì 9 Novembre 2010 - Palazzo Mezzanotte - Piazza degli Affari, 6 - MilanoBenvenuto

Paolo Rubini, Presidente ANRA

Saluto delle Istituzioniè stato invitato Roberto Formigoni, Governatore della Regione Lombardia

IntroduzioneEnrico Guarnerio, Presidente Comitato Tecnico-Scientifico ANRA

ore 9.30 - 11.00“Quale governance per quali problemi”

ore 11.15 - 13.00”L’ Enterprise Risk Management come strumento di governance e trasparenza:

il ruolo del Risk Management”

Ne discutono:

- Mario Boella, Presidente ASSIREVI

- Pier Carlo Padoan, Vice Segretario Generale e Chief Economist OCSE

- Stefano Preda, Professore ordinario di Analisi dei Sistemi Finanziari Politecnico di Milano

- Fabio Cerchiai, Presidente ANIA

- Peter den Dekker, Presidente FERMA

- Stefano Fortunato, Partner Risk Advisory Services KPMG

- Paolo Rubini, Presidente ANRA

Modera:Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC

“Governance: rischio compreso”

In collaborazione con:

Iscrizioni e informazioni: ANRA - Via del Gonfalone, 3 - 20123 Milano T +39 02.5810.3300 - F +39 02.5810.3233 | e-mail: [email protected] - www.anra.itQuota di partecipazione: Soci ANRA e collaboratori: gratuita - Associati ANRA: gratuita - Collaboratori di Associati: 120,00 euro (100,00 euro + IVA) Esterni ANRA: 120,00 euro (100,00 euro + IVA)