8
1 la VOCEdel PITAGORA No. 15 Settembre 2016 - Dicembre 2016 LA VERITÀ TACIUTA LE MENZOGNE E LE OMISSIONI DEI MEDIA PER GARANTIRE IL CONTROLLO DELL’OPINIONE PUBBLICA L’informazione ha una grande importanza nella nostra vita: essa ci fornisce una chiave di lettura per analizzare e comprendere la realtà. In un certo senso, essa condiziona la nostra concezione del mondo. In particolar modo, le nostre opinioni, le nostre azioni, le nostre stesse aspirazioni sono fortemente segnate da ciò di cui veniamo a conoscenza. È lecito, dal momento che l’informazione riveste tan- ta importanza, interrogarsi sull’attendibilità delle fonti: a qualcuno che riceve l’informazione (anche a rischio di modificare opinioni e stili di vita), corrisponde qualcun altro che diffonde la suddetta informazione. Se in un passato non troppo distante qualsivo- glia notizia arrivava attraverso i giornali e le gazzette ufficiali, oggi tecnologia e veicolazione dell’informazione si sono note- volmente diversificate, e il vitale compito di trasmissione infor- mativa è affidato ai mass media: tv, quotidiani cartacei, radio, web. Ognuno di noi è, in tempo reale, inondato da un mare di notizie spesso discordanti: è for- se questo il primo punto da ana- lizzare: documentarsi prima di decidere a cosa credere. Le nostre opinioni e la nostra personalità sono troppi importanti per lasciare che vengano manipolate con facilità. L’onda di notizie che quotidianamente si infrange dirompen- te su di noi necessita certamente di un filtro. (continua a pag.2) EL MUNDO HISPÁNICO EN NÁPOLES “Si hablas con un hombre en un idio- ma que entiende, eso le va a la cabeza. Si hablas con èl en su proprio idioma, eso le va al corazòn” estas palabras son de Nelson Mandela que propone el estu- dio de los idiomas Continua a pag. 3 LA SPERANZA DI PIF “Ho preso in giro la mafia e sono ancora vivo”, è Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, che parla di “La mafia uccide solo d’esta- te” e “In guerra per amore” usciti rispetti- vamente nel 2013 e 2016. Continua a pag.4 CONCORSO ASSOCIAZIONE "STELLA COMETA" Da sempre l'uomo, spinto dalla ne- cessità, si allontana dal proprio luo- go d’origine, alla ricerca di condizio- ni di vita migliori. . Continua a pag.6 PARRU CU TIA: NUOVA RUBRICA A PAGINA 5 La presente rubrica si propone di ripensare il Sud partendo dal sud: non si tratta di parla- re di un sud pensato da altri ma da se stesso. L'Avana, 26 novembre 2016. E' ormai notte quando Raul Castro annuncia, tramite la televisione di Stato, la morte di suo fratello Fidel, avvenuta poche ore prima. Fidel Castro, l'eroe di Cuba, il giovane laureato che ha portato la li- bertà alla sua gente e ha anteposto il bene del popolo al proprio. Almeno, così è visto dalla cultura popolare. At- torno a lui, infatti, è fiorita una vera e propria leggenda. Era nato a Biran, Fi- del, ma aveva frequentato l'Università a L'Avana, dove entrò in contatto con professori e altre personalità di ispira- zione nazionalista, di cui lesse gli scrit- ti e condivise le proposte, gli ideali. Di- ventò anche lui un nazionalista, deciso ad emanciparsi dal colosso americano, che aveva impedito a Cuba di compiere il suo destino. Condannato, nel 1953, a quindici anni di carcere per aver assal- tato la caserma della Moncada, fu libe- rato un anno dopo e mandato in esilio in Messico e negli Stati Uniti. Deciso a non arren- dersi, il 1 Di- cembre 1956, a bordo del Granma, Fidel rimise piede sull’sola natia, in provincia di Oriente. Lo ac- compagnavano ottanta uomi- ni, destinati a sopravvivere in pochi. Tra loro, un giovane medico argentino, Erne- sto Guevara, “el Che”, futuro Ministro dell'Industria e altra grande anima del socialismo cubano (poi separatosi da Castro nel 1965, e ucciso nel ’67 a La Higuera, in Bolivia, dove s’era recato per sostenere il popolo Boliviano).I soli dodici uomini di Castro, nel giro di un anno, diven- tarono ottocento, e nonostante lo svan- taggio numerico, ri- uscirono ad avere la meglio sulle truppe del presidente Ba- tista che, nel Capo- danno del 1959, la- sciò Cuba: le ' truppe ' di Castro entrarono trionfanti nella capi- tale, L'Avana. L’isola era ormai libera. Ep- pure, nel corso degli anni, quegli ideali andarono scomparendo, finendo, anzi, traditi. I diritti civili vennero messi da parte, quasi umiliati, e i cubani videro un sogno sparire, insieme alla propria libertà: s’era instaurato il regime ca- strista, da cui molti cubani cercarono scampo fuggendo nella vicina Florida. Eppure, Fidel Castro continuò ad esse- re esaltato da quei cubani (e da quanti in tutto il mondo…) che in lui avevano visto una speranza, una salvezza dalla precedente dittatura. Non vi sono sta- tue, né vie rinominate in suo onore, semplicemente perché il “lider maxi- mo” non approvava il culto della per- sonalità. Indiscutibilmente un eroe dai nobili ideali, che però, nel tempo, si è trasformato in qualcos'altro. Un ditta- tore, un tiranno, a detta di molti. Fidel Castro è uno dei tanti rivoluzionari che si è saputo battere contro i poteri forti ma che, forse, nel tempo ha ridot- to gli spazi della democrazia a quel- lo stesso popolo che voleva liberare. Beatrice Ciccarelli, Martina Volpe V AL QUANDO MUORE DAVVERO UN EROE?

No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

1 laVOCEdelPITAGORA

No. 15 Settembre 2016 - Dicembre 2016

LA VERITÀ TACIUTALE MENZOGNE E LE OMISSIONI DEI MEDIA

PER GARANTIRE IL CONTROLLO DELL’OPINIONE PUBBLICA

L’informazione ha una grande importanza nella nostra vita: essa ci fornisce una chiave di lettura per analizzare e comprendere la realtà. In un certo senso, essa condiziona la nostra concezione del mondo. In particolar modo, le nostre opinioni, le nostre azioni, le nostre stesse aspirazioni sono fortemente segnate da ciò di cui veniamo a conoscenza. È lecito, dal momento che l’informazione riveste tan-ta importanza, interrogarsi sull’attendibilità delle fonti: a qualcuno che riceve l’informazione (anche a rischio di modificare opinioni e stili di vita), corrisponde qualcun altro che diffonde la suddetta informazione. Se in un passato non troppo distante qualsivo-glia notizia arrivava attraverso i giornali e le gazzette ufficiali, oggi tecnologia e veicolazione dell’informazione si sono note-volmente diversificate, e il vitale compito di trasmissione infor-mativa è affidato ai mass media: tv, quotidiani cartacei, radio, web. Ognuno di noi è, in tempo reale, inondato da un mare di notizie spesso discordanti: è for-se questo il primo punto da ana-lizzare: documentarsi prima di decidere a cosa credere. Le nostre opinioni e la nostra personalità sono troppi importanti per lasciare che vengano manipolate con facilità. L’onda di notizie che quotidianamente si infrange dirompen-te su di noi necessita certamente di un filtro. (continua a pag.2)

EL MUNDO HISPÁNICO EN NÁPOLES

“Si hablas con un hombre en un idio-ma que entiende, eso le va a la cabeza. Si hablas con èl en su proprio idioma, eso le va al corazòn” estas palabras son de Nelson Mandela que propone el estu-dio de los idiomas Continua a pag. 3 LA SPERANZA DI PIF

“Ho preso in giro la mafia e sono ancora vivo”, è Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, che parla di “La mafia uccide solo d’esta-te” e “In guerra per amore” usciti rispetti-vamente nel 2013 e 2016. Continua a pag.4

CONCORSO ASSOCIAZIONE "STELLA COMETA"

Da sempre l'uomo, spinto dalla ne-cessità, si allontana dal proprio luo-go d’origine, alla ricerca di condizio-ni di vita migliori. . Continua a pag.6

PARRU CU TIA: NUOVA RUBRICA A PAGINA 5

La presente rubrica si propone di ripensare il Sud partendo dal sud: non si tratta di parla-re di un sud pensato da altri ma da se stesso.

L'Avana, 26 novembre 2016. E' ormai notte quando Raul Castro annuncia, tramite la televisione di Stato, la morte di suo fratello Fidel, avvenuta poche ore prima. Fidel Castro, l'eroe di Cuba, il giovane laureato che ha portato la li-bertà alla sua gente e ha anteposto il bene del popolo al proprio. Almeno, così è visto dalla cultura popolare. At-torno a lui, infatti, è fiorita una vera e propria leggenda. Era nato a Biran, Fi-del, ma aveva frequentato l'Università a L'Avana, dove entrò in contatto con professori e altre personalità di ispira-zione nazionalista, di cui lesse gli scrit-ti e condivise le proposte, gli ideali. Di-ventò anche lui un nazionalista, deciso ad emanciparsi dal colosso americano, che aveva impedito a Cuba di compiere il suo destino. Condannato, nel 1953, a quindici anni di carcere per aver assal-tato la caserma della Moncada, fu libe-

rato un anno dopo e mandato in esilio in Messico e negli Stati Uniti. Deciso a non arren-dersi, il 1 Di-cembre 1956, a bordo del Granma, Fidel rimise piede sull’sola natia, in provincia di Oriente. Lo ac-compagnavano ottanta uomi-ni, destinati a sopravvivere in pochi. Tra loro, un giovane medico argentino, Erne-sto Guevara, “el Che”, futuro Ministro dell'Industria e altra grande anima del socialismo cubano (poi separatosi da Castro nel 1965, e ucciso nel ’67 a La Higuera, in Bolivia, dove s’era recato

per sostenere il popolo Boliviano).I soli dodici uomini di Castro, nel giro

di un anno, diven-tarono ottocento, e nonostante lo svan-taggio numerico, ri-uscirono ad avere la meglio sulle truppe del presidente Ba-tista che, nel Capo-danno del 1959, la-sciò Cuba: le ' truppe ' di Castro entrarono trionfanti nella capi-tale, L'Avana. L’isola era ormai libera. Ep-

pure, nel corso degli anni, quegli ideali andarono scomparendo, finendo, anzi, traditi. I diritti civili vennero messi da parte, quasi umiliati, e i cubani videro un sogno sparire, insieme alla propria libertà: s’era instaurato il regime ca-

strista, da cui molti cubani cercarono scampo fuggendo nella vicina Florida. Eppure, Fidel Castro continuò ad esse-re esaltato da quei cubani (e da quanti in tutto il mondo…) che in lui avevano visto una speranza, una salvezza dalla precedente dittatura. Non vi sono sta-tue, né vie rinominate in suo onore, semplicemente perché il “lider maxi-mo” non approvava il culto della per-sonalità. Indiscutibilmente un eroe dai nobili ideali, che però, nel tempo, si è trasformato in qualcos'altro. Un ditta-tore, un tiranno, a detta di molti. Fidel Castro è uno dei tanti rivoluzionari che si è saputo battere contro i poteri forti ma che, forse, nel tempo ha ridot-to gli spazi della democrazia a quel-lo stesso popolo che voleva liberare.

Beatrice Ciccarelli, Martina Volpe V AL

QUANDO MUORE DAVVERO UN EROE?

Page 2: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

2

IL PITAGORA...

LA VERITÀ TACIUTA

Se così non fosse, la maggior parte dei destinatari sarebbe condotta ad un’occulta assuefa-zione che annichilirebbe tutte le capacità critiche. Sono soprattutto il web e la televisione, ormai do-minati dalla logica dell’audience/visualizzazione e degli sponsor pubblicitari, a ‘deviare mentalmen-te’ e a distogliere la nostra attenzione dalla realtà. Dietro tutto ciò che si vede, c’è sempre un gua-dagno per una cerchia ristretta; in termini di de-naro o di consenso. La disinformazione riguar-da soprattutto la politica e le questioni sociali: viene diffuso solo ciò che fa comodo a chi comanda.È questa l’accusa più spesso rivolta ai diversi mezzi di comunicazione. È comunque un dato di fatto che, attualmente, qualsivoglia forma di diffusione infor-mativa presenti un bassissimo livello di credibilità; l’ambiguità dei contenuti e l’opinabilità di ciò che vie-ne detto provocano grande confusione. Illuminante, al riguardo, il rilievo del sociologo Nazareno Ferraro: “I telegiornali hanno perso la propria anima e sono armi inestricabilmente legate a rubriche fisse, frivole, in grado di deviare l’attenzione dalle ‘vere’ notizie”.

Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex giornalista investigativa della CNN e conduttrice di un popolare programma sullo stesso cana-le, ha rivelato di aver ricevuto ordini di falsificare alcune notizie e di ometterne altre. Ciascuno di noi può essere controllato, gestito ed usato; davvero profetico il capolavoro di George Orwell “1984”: la storia del suo regime presagiva questa strategia, tesa a sottomettere un popolo con il controllo e la censura preventiva delle informazioni. Disinformazione è ledere la libertà, non consentire di avere una visione veritiera; è non poter essere a pieno sé stessi, vivere in una realtà falsa, filtrata per come ce la si vuole presentare. È non poter vedere con i propri occhi, non poter sentire con le proprie orecchie un mondo che scorre in sordina, quasi in silenzio, sopraffatto dalle mode del momento, dai falsi scoop, dalla spettacolarizzazione dei fatti di cro-naca nera. Per l’attuale stato delle cose, la realtà è finta, artificiale. Ci stanno spegnendo la luce sul mondo; facciamo nostra la lezione dello scrittore americano Russell Baker: “Una persona istruita è quella che ha imparato che l’informazione si rivela sempre essere, al meglio, incom-pleta e molto spesso falsa, fuorviante, fittizia, mendace. Semplicemente totalmente errata.” Il limite dell’informazione non consiste in ciò che dice, ma in ciò che, opportunisticamente, tace.

Francesco Catera VC

Il femminicidio, inteso come forma di violenza da parte del genere maschile nei confronti di quello femminile, è un argomento molto discusso ed indub-biamente delicato che, per troppo tempo, è stato sottovalutato e non punito dalla legge italiana. Fino a non molti anni fa, nello stesso paese in cui ho do-vuto imparare a vivere e che ha fatto da culla alla mia crescita e formazione personale, il perpetuarsi di una cultura patriarcale egemonica, basata su una serie di tradizioni e stereotipi arcaici nei confronti del sesso femminile, face-va sì che la donna venisse considerata come una proprietà legittima ed effetti-va dell'uomo, ritenuta, quindi, un essere socialmente e moralmente inferiore.Negli ultimi tempi, tuttavia, grazie principalmente a centri anti-violenza, le gio-vani donne, vittime di abusi, hanno la possibilità di sfuggire alla disumana re-altà con la quale devono convivere ogni giorno, aprendosi e confrontadosi con persone specializzate in modo tale da avere un sostegno psicologico o legale. Il Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito in Legge 15 ottobre 2013, n. 119, ha introdotto, da non molto tempo, la legge sul femminicidio nel setto-re del diritto penale sostanziale e processuale. Si tratta di una serie di misure, preventive e repressive, per combattere la violenza contro le donne per motivi di genere. Ed è proprio la cosiddetta violenza di genere, con il suo carico di dolore e sofferenza, che racchiude al suo interno una serie di reati di diverso tipo: omicidio, maltrattamenti, stalking, percosse, lesioni, accomunati dal con-testo e dal soggetto passivo cui sono diretti. Si tratta di una legge importante per far comprendere a noi donne quanto sia assurdo ed inaccettabile ritenersi proprietà di una persona che dice di amarci, perché un amore malato non è amore. Spesso il mondo tende ad ignorare quanto sia difficile nascere donna, quanto sia impegnativo dimostrare di avere le stesse identiche abilità in campo lavorativo e sociale di un qualsiasi individuo nato uomo, di quanto sia frustran-te sentirsi dire che le violenze sessuali dipendano dal nostro abbigliamento, di

quanto sia spesso devastante il dover convivere costantemente con limiti sociali e assurdi stereotipi provenienti da una società che non ci appartiene, che ci giu-dica inferiori indipendentemente dalle nostre doti e dalla nostra intelligenza.Non sarà mai sufficiente una legge o un luogo dove potersi sentire protette per salvaguardare la vita del genere femminile se non si ha anche un profondo muta-mento di pensiero e di mentalità, se non si insegnano ai giovani degli ideali ben precisi e dei principi realmente autentici secondo i quali l'uomo e la donna cam-minano alla pari e nessuno deve essere sottomesso o privato della propria libertà.Auguro ad una mia futura ed ipotetica figlia di nascere in un mondo capace di apprez-zarla e di darle le possibilità che merita, di realizzarsi respirando un senso di libertà e autonomia che a sua madre non è stata concessa, di poter indossare ciò che meglio crede senza doversi sentire necessariamente in pericolo e di vivere in una società che non insegna alle donne a difendersi, ma agli uomini a non fare loro del male.

Giulia Zanolini IIG

LUNGO LA VITA... PIRANDELLO A TEATRO

Nell'ultimo in-contro del pro-getto “La scuola a teatro” svoltosi presso il teatro Morelli di Co-senza, gli stu-denti dell'ultimo anno, dei vari licei del territo-rio cosentino, hanno assistito ad una rappresentazione teatrale sulla figura di Pirandello.L'attore protagonista è riuscito ad attirare l'attenzione dei giovani attraverso degli elementi chiave, come: la «fine-stra sul mondo», il cavalluccio di legno ed il treno, con cui ha costruito un ampio excursus sia sulla biografia sia sulla produzione letteraria del drammaturgo siciliano.Particolarmente coinvolgente è stato il racconto tratto dall’opera “La mosca” che vede protagonista il signor Greli, padre di Piran-dello, che infastidito dal ripetuto suono delle campane che turba-vano il suo riposo, sparò le stesse, colpendo quella più squillante. Emblematico è il ruolo rivestito dal treno, che segna l'intera vita di Pirandello, in particolare l'ultimo viaggio verso casa e alcune delle sue opere, come il viaggio inteso come fuga di Mattia Pascal.Determinate per il successo dell'incontro è stata la capaci-tà dell'attore di catturare l'attenzione degli studenti, durante le circa tre ore di monologo, passando da espressioni dialet-tali, tipiche delle maschere pirandelliane, a momenti di sug-gestiva poesia, riuscendo a pervadere la scena di cultura e ironia, frutto dell’esperienza e della maturità professiona-le. Attraverso le parole di Pirandello l'attore ci ha salutato, ri-cordando che impareremo a nostre spese che nel lungo tra-gitto della vita incontreremo tante maschere e pochi volti.

Rosita Cairo e Laura Musolino VA

VIOLENZA DI GENERE E FEMMINICIDIO

Page 3: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

3

...GUARDA IL MONDO

como medio para entender los usos y las costumbres de una población de manera eficaz y cautivante. Los estu-diantes de lengua del Instituto de Idiomas “Pitagora” en Rende pensamos que vale la pena compartir esta idea, practicando las lenguas extranjeras de manera directa e interactiva y no frìa y distante. En este contexto el Instituto Cervantes nos dio la oportunidad de rea-lizar un viaje místico a través de la histo-ria, las tradiciones y las leyendas de la cultura Hispanica.El viernes 4 de no-viembre 2016, la mayoría de las cla-ses de nuestro In-stituto visitamos la ciudad de Nápoles para vivir una expe-riencia extraordina-ria. Antes de todo, fue muy importante porque descubrimos el mundo hispánico en Nápoles, centro históricamente y ar-

tisticamente muy in-fluenciado por la cul-tura española, y así conocimos más de la cultura española e hispanoamerica-na; luego porque visitamos el casco antiguo de Nápoles y aprecíamos nue-stro Sur de Italia. Por último, fue una experiencia impor-tante también por-que nos permitió entablar amistad entre compañeros.Por la mañana vi-sitamos el Instituto Cervantes, donde participamos a tres laboratorios: uno sobre el nacimiento del mundo para los Mayas, otro sobre la

ciudad de Barcelona y al final visitamos la biblioteca “Rafa-el Alberti”, la más meridional de Italia. Por la tarde, dimos un paseo por calle Toledo y por el ca-sco antiguo, y por fin antes de regresar a Rende cenamos en una pizería de ta-peo en calle Medina.Fue una experien-cia inolvidable que nos enrique-ció culturalmente y lingüísticamente.

Antonio Legato e AlessandroBruno

IIIBL

LISCIO COME L’OLIOALTERNANZA SCUOLA-LAVORO SENSIBILIZZA SULLE

ECCELLENZE CALABRESI

Con il decreto legge della “Buona Scuola” l’alternanza scuola-lavoro di-venta obbligatoria nel corso dell’ultimo triennio della scuola seconda-ria di secondo grado; tra le tante finalità preposte dal MIUR per i gio-vani studenti italiani: “favorire l’orientamento dei giovani, acquisire competenze spendibili anche nel mercato del lavoro, correlare l’offer-ta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio”.Proprio in virtù della valorizzazione del territorio si è svolta l’attività di al-ternanza scuola-lavoro degli studenti della classe IVF del Liceo Scien-tifico-Linguistico “Pitagora” di Rende. La scuola ha avuto la possibili-tà di collaborare con il Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria di Rende (CREA-OLI), esperienza che ha permesso ai ragazzi di conoscere e analizzare uno dei prodotti calabresi di eccellenza: l’olio.Il corso a cui hanno partecipato i ragazzi, supervisionato dal Capo Panel Massimiliano Pellegrino, ha previsto la formazione nell’a-nalisi sensoriale degli oli d’oliva, nella tecnica di assaggio e nella valutazione delle principali caratteristiche chimico-fisiche per l’indivi-

duazione dei pregi e dei difetti dell’olio (rancido, riscaldato, avvinato). Il Dott. Enzo Perri, direttore incaricato del CREA-OLI, ha spiegato agli alunni coinvolto che la tradizione olivicola calabrese risale ad antenati ancora più antichi dei Greci: erano gli Enotri a coltivare le olive per le prime produzioni di olio nella penisola. Lo stesso ha poi aggiunto: “Formare i giovani nella ca-pacità di riconoscere un buon prodotto da un olio contraffatto non è altro che un piacere per la nostra stessa terra, che produce un olio di ottima qualità”.A conclusione di un’esperienza del tutto positiva sia per la valenza formativa e la ricaduta didattica sugli studenti, sia per la valorizzazione dei prodotti di alta qualità calabresi, il 21 ottobre scorso, al Museo del Presente di Rende, è stato consegnato ai ragazzi del Liceo “Pitagora”, dalla Dirigente Scolastica Prof.ssa Elisa Policic-chio e dal Dott.Perri, l’attestato di idoneità fisiologica all’assaggio degli oli di oliva.

Giulio Talarico IVF

EL MUNDO HISPÁNICO EN NÁPOLES

La notte tra il 9 e il 10 gennaio 2017, noi studenti delle classi quinte del liceo scientifico-linguistico Pi-tagora siamo partiti per quello che è stato il nostro ultimo viaggio d'istruzione, ed è stata proprio questa consapevolezza di vivere per l'ultima volta quelle emozioni, che ci ha accompagnato per tutto il viaggio, permettendoci di vivere appieno tutte le esperienze che si sono presentate. Abbiamo visitato la città di Praga alternando la cultura al divertimento; passando dal castello reale alle vie dello shopping, alle piaz-ze principali come Piazza St.Vencislao e la suggestiva Piazza dell'Orologio dove abbiamo visitato l'antico comune della città. La seconda sera l'abbiamo trascorsa in un pub, dove non potevamo non brindare con la tipica birra di Praga. Sicuramente il momento più emozionante e suggestivo è stato il giorno prima di partire, quando abbiamo visitato il campo di concentramento di Terezin. Infatti dal momento in cui sia-mo entrati è stato un susseguirsi di forti emozioni, che hanno lasciato un indelebile segno in tutti noi. Per concludere al meglio questo viaggio, l'ultima sera i professori ci hanno portato in discoteca, la più grande d'Europa, Karlovy Lazně, è stata una serata indimenticabile. La mattina seguente ci siamo messi in viaggio per il ritorno, tutti con qualcosa in più da raccontare, con un bagaglio culturale ricco di emozioni e tanti ricordi, ma soprattutto certi di poter affrontare al meglio l'inverno Calabrese, dopo essere sopravvissuti ai -15°. Ora non ci resta che impegnarci al massimo per poter affrontare al meglio i tanto temuti esami di stato.

Claudia Aiello VA

PRAGA…BRIVIDI DI PASSIONE

Page 4: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

4

PITAGORA INSIDE

Pif lascia agli studenti un messaggio di spe-ranza perché , come egli stesso afferma, men-tre vent’anni fa sarebbe stato impossibile par-lare e criticare apertamente la mafia oggi se ne parla ma avverte: “siamo un popolo che di-mentica in fretta”, per questo la sua idea di par-lare con i giovani e informarli di tutto ciò che è successo è estremamente affascinante, ma ancora più affascinante è la sua idea di futuro.Alla domanda “sarà possibile un giorno com-battere apertamente la mafia specialmente nel sud Italia?” la sua risposta non è soltanto positiva, ma, ricordan-do figure quali Falcone o Borsellino, afferma “È solo una questione di tempo”, frase sicura-mente forte, significati-va e anche un po’ uto-pica ma che trasmessa ad un popolo di giovani infonde tanta speranza e ammirazione verso il regista che ha deci-so di combatterla tra-mite l’informazione e attaccarla con l’ironia.Totò Riina che aveva difficoltà ad usare il te-lecomando per l’aria condizionata e che viene sbeffeggiato nel suo primo film o, ancora, Ar-turo Giammarresi che la combatte mostran-dola al popolo siciliano sono tentativi ben riusciti di sminuire gli intoccabili mafiosi.In un sistema politico con infiltrazioni ma-fiose non esiste un ‘buono’ o un ‘cattivo’ ma diventiamo tutti colpevoli: tutti coloro che guardano ma non vedono, che ascolta-no ma fingono di non aver sentito e riman-gono con le mani in mano.“Ero come voi, un diciottenne incazzato e mi sento ancora così, parte di una generazione che ha pre-so tutto ciò che ha potuto” e Pif ha saputo prendere tutti i suoi ricordi da adolescente nato e cresciuto in Sicilia inserendoli in en-

trambi i suoi film, dove interpreta uomini che quasi per casualità incontrano la Storia.Racconta piccoli aneddoti dei film: per-ché in entrambi i protagonisti hanno gli stessi nomi, o ancora da dove arriva il nome “La mafia uccide solo d’estate”, fra-se detta al telefono o “caduta dal cielo”, spie-gando che in un recente incontro con la fi-glia di Paolo Borsellino la donna gli abbia chiesto come faceva a sapere che con quella affermazione il padre la rassicurava da bam-

bina.Critica film come ‘Il padrino’ colpevole di aver creato un’idea sbagliata della mafia: “Più che un film è stato un equivoco, ha raccontato una mafia americana degli anni 40 trasformandola idealmen-te in una mafia siciliana moderna”.Conclude il suo discorso riallaccian-dosi al tema principale dell’incontro: la speranza.“Voi appartenete a voi stessi, non a loro” rife-rendosi non solo alla mafia ma anche a tutte le mentalità chiuse che sperano in un futuro nel-

la propria regione o nel proprio paese per i giovani, continua a ribadirlo mentre rac-conta di come abbia fatto del suo sogno il suo lavoro, di come sia partito dal bas-so per poi dirigere e recitare in due film.La sua speranza è che i giovani di regioni come la Calabria, la Sicilia o la Puglia non debbano andare via per poter studiare o lavorare, incita il ‘popolo del domani’ ad effettuare una presa di coscienza.“Siamo figli di questo Mondo e non della nostra terra, se vuoi fare un lavoro del genere o vai a Roma o vai a Milano, per-ché se vai via dal tuo paesino per realizzar-ti non fai del bene solo a te, ma fai del bene alla Calabria o alla Sicilia come ho fatto io”.

Adele Bilotta VD

I GIOVANI INCONTRANO LE ISTITUZIONI

Gli esseri umani, per vivere bene in società, hanno bisogno di leggi. Il compito di fornire buone nor-me e quello di farle rispettare da tutti i cittadini spetta allo Stato che, tramite i tribunali, interviene a sanzionare e punire chi le trasgredisce. L’attività svolta dai tribunali riguarda dunque la vita di tutti noi, ma spesso ne ignoriamo i meccanismi. Il progetto “I giovani incontrano le istituzioni”, realizzato da alcuni studenti del Liceo Scientifico-Linguistico “Pitagora” di Rende, vuole appunto favorire un approccio più consapevole, da parte delle nuove generazioni, a tematiche come la legalità, la giustizia, il funzionamento della macchina giudiziaria. In data 1 dicembre 2016, accompagnati dalle docenti re-ferenti del progetto Palopoli Serafina e Conticchio Maria Filippa, abbiamo avuto occasione di assistere a varie udienze di processi penali presso il Tribunale di Cosenza. Tali processi, ciascuno in fasi diverse di svolgimento, ci hanno fatto confrontare con una casistica molto varia di reati, da quelli ambientali alla truffa, dalla diffamazione alle molestie, dal furto all’abusivismo edilizio, dalla violenza domestica al possesso abusivo di armi e di stupefacenti. Tutte le situazioni hanno suscitato il nostro interesse e la nostra partecipazione emotiva; per esempio, particolarmente riprovevole ci è sembrato il caso di un uomo, accusato di estorsione, che ha minacciato di morte una bambina, figlia dell’accusante. Molto interessante, poi, è stata l’illustrazione, da parte del magistrato dottores-

sa Pingitore, dell’iter burocratico di una causa e del ruolo e dei compiti del pubblico ministero. Grazie a questo progetto, in una mattinata, abbia-mo imparato tante cose che non sapevamo e osservato da vicino il lavoro di chi si impegna in prima linea per far rispettare la legge; pensiamo che que-sto aiuti i giovani a riacquistare quella fiducia nelle istituzioni pubbliche che ultimamente si è un po’ persa e a continuare a credere in un’Italia migliore.

Clelia Graziana Mammone 5E

CONCORSO STELLA COMETA

Da sempre l'uomo, spinto dalla necessità, si allontana dal proprio luogo d’origine, alla ricerca di condizioni di vita migliori. Spesso però queste speranze sono vane perché, a volte, ciò che è diverso da sé, viene identificato come un pericolo, e quindi ciò che si pensava potesse essere un fu-turo roseo, viene demolito dai pregiudizi infondati, cau-sati dall'ignoranza. Per fortuna, però, nel corso del tempo sono sorte delle associazioni come Stella cometa onlus, la quale ha lo scopo di accogliere le persone in cerca di casa e dar loro conforto. Inoltre da anni questa associa-zione promuove iniziative al fine di far comprendere ai giovani l'importanza del confronto tra culture, inteso non come bruta competizione, ma come arricchimento collet-tivo. Tra queste, vi è il concorso “Tra diluvio e arcobale-no” che spinge i ragazzi di tutte le scuole del cosentino a realizzare degli elaborati sul tema dell'integrazione. L'ulti-ma edizione del concorso ha visto come vincitori proprio noi alunni dell'attuale 4A del Liceo scientifico-linguistico Pitagora, entusiasti di partecipare a questa attività. "Fra le varie opzioni proposteci, abbiamo deciso di realizzare un video”, ci informa Melissa D'ambrosio che ha curato il cortometraggio", perché a nostro parere nulla rimane più impresso nella mente che delle immagini forti nella loro semplicità e chiarezza". Lo scopo di questo cortometrag-gio è quello di spingere noi ragazzi a riflettere, su quanto sia difficile per delle persone costrette a fuggire dalla loro stessa patria, trovarsi catapultati in un ambiente comple-tamente diverso da quello in cui sono abituati a vivere. In fondo è molto più complicato cambiare paese, amici, scuo-la, anziché accettare qualcuno che a prima vista può sem-brarci estremamente diverso, e quindi in qualche modo intimorirci, ma che è realmente molto differente da noi.

Abigail Della Cananea IVA

LA SPERANZA DI PIF

Page 5: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

5

Adagiandomi sull'umida sabbia, ella mi accoglie tenendomi al sicuro, alzando gli occhi non posso evitare di guardarti, uomo libero dagli infiniti abissi, dalle spumeggianti braccia. Sperduto nelle buie profondità della vita, preferisco farmi trasportare nelle profondità delle tue acque, viaggiare tra i turbolenti vortici d'aria delle tue onde, rendermi un tutt'uno con la freschezza degli schiaffi con cui ti infrangi sulle malinconiche scogliere.A te rivolgo i miei dolori, confido le mie angosce, rivelo i miei segreti, tu che, senza mai svelar-mi le tue intimità, mi baci con una brezza salata, e pungente, mi abbracci con un gelido vento; così con le tue sfumature plachi i miei indomabili lamenti, diventi per me salvezza, protettore contro le quoti-diane inquietudini. Innocente distesa di azzurro cristallino, sei memore di tutti i miei rimpianti, sei un'o-diosa figura sbeffeggiata, offesa e denigrata. Spesso finisco col detestarti per via dei miei insoppor-tabili capricci, ma sentendo il tuo profumo e il rumore delle tue ridenti onde, non posso che amarti.

Giulio Rizzuto IVA

PARRU CU TIA

"Parru cu tia,to è la curpasi porti lu siddunie un ti lamenti."

-Ignazio Buttitta, parru cu tia

IL PENSIERO MEDITERRANEO

UOMO LIBERO

La presente rubrica si propone di ripensare il Sud partendo dal sud: non si tratta di parlare di un sud pensato da altri ma da sé stesso. Se il sud è pensa-to da altri, il suo pensiero insegue sempre quello degli altri e non li raggiunge mai, invece bisogna offrire ai non meridiani lo spunto per riflettere su grosso debito che la cultura italiana ed europea ha nei confronti del Mediterraneo. Il pensie-ro meridiano contribuisce a chiarire l’identità mediterranea mettendo in luce l’incidenza dei luoghi e dell’ambiente sui modi di pensare, evi-denziando come vi sia un’omologia struttura-le fra la configurazione geografica di un luogo e la sua cultura. Esistono modi di essere e di pensare che si sono formati anche in virtù di un clima, di un ambiente, di un’atmosfera. V’è, insomma, una geografia e una storia, ma v’è soprattutto una geostoria, come l’ha definita Braudel proprio richiamandosi al Mediterra-neo. La mediterraneità, sostiene Albert Camus, è l'armonia originaria, l'equilibrio naturale tra uomo e mondo: è quella condizione solare e luminosa nella quale non cade ancora nessuna «ombra di pensiero». Una condizione pre-ri-flessiva, pre-concettuale, e dunque silenziosa, di quel silenzio accogliente che solo gli elementi naturali sanno offrire: “Spesso mi è stato detto: non esiste nulla di cui essere fiero. Si, qualcosa c'è: questo sole, questo mare, il mio cuore che balza di giovinezza, il mio corpo che sa di sale e l'immenso scenario dove si incontrano l'amore e la gloria nel giallo e nell'azzurro”. La bellezza, per i greci consi-steva nella misura, e misura sta proprio in questo:

nel considerare tutto e sempre, e di conseguenza nel non escludere mai un aspetto dell'esistenza (ad esempio, la natura) a discapito di un altro (ad esempio, la ragione). Noi abbiamo esiliato la bel-lezza, i Greci per essa han preso le armi. Invece la nostra Europa nega la bellezza ed esalta una sola cosa: l'impero futuro della ragione. Per cui il pen-

siero mediterraneo è un pensiero che dà ai sensi la capacità di espandersi e di ragionare. TELESIO con l’affermazione dell’esperienza, della fonda-mentale importanza e della primaria funzione dei sensi, ripudiò una razionalità che si aggiri in sé medesima. Contrariamente, afferma Telesio, a ciò che si è per troppi secoli sostenuto, i sensi non in-gannano ma guidano, sorreggono e promuovono

l’umana conoscenza che ha a suo oggetto e matri-ce l’universo immenso delle cose che popolano il mondo. Non dunque, lontananza razionale, di una ragione chiusa in sé stessa; ma rapporto sensibile immediato, diretto con gli esseri, con tutti gli esse-ri, con tutte le cose che ci contornano. Significa de-mitizzare la storia riscoprendo le molte storie che

affondano le loro radici nelle tradizioni locali. Significa riscoprire e valorizzare la dimensione locale del pensiero. Pensiero meridiano signi-fica restituire al sud l’antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato da altri. È quel pen-siero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera. È un pensiero che è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l’apertura della cultura greca ai discorsi, ai dissòi logoi (discorsi duplici). Il pensiero meridiano è radicato qui, nella resi-stenza della molteplicità delle voci, delle vie, della dignità, nella capacità di rovesciare in ri-sorse quelli che nell’ottica dello sviluppo sem-

brano solo vincoli, limiti e vizi. L’identità e la cul-tura meridiana danno un contributo straordinario al mondo, il nostro è uno straordinario modo di stare al mondo, pertanto essere autonomi, ripen-sare la nostra identità, significa interrogarsi sulla nostra forma di modernità e costringere l’Europa intera a volersi interrogare se non potrebbe trar-re vantaggio dal nostro modo di stare al mondo.

Page 6: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

6

LEGGERE CHE PASSIONE!

“Il sistema periodico” di Primo Levi è un li-bro unico che sfugge a qualsiasi classificazione. E’ un’autobiografia, è vero, “se non nei limiti parziali e simbo-lici in cui è un’autobiografia ogni opera umana”, come afferma l’autore stesso. Di sicuro è una storia, la storia di un mestiere, il mestiere di colui il quale ha la capacità di sposare gli elementi e farli reagire, mettendo in luce la nobile viltà della materia. La vita, nel senso più generale possibile, per Levi, può essere de-scritta proprio attraverso la narrazione delle piccole sconfitte e le piccole vittorie di un chimico, quale egli è ancor prima di es-sere uno scrittore. L’autore racconta episodi della sua vita legati ad elementi della tavola periodica e attraverso ciò riesce a pla-

smare una storia personale ma collettiva, la storia di Primo Levi, ma al tempo stesso la storia di una generazione ribelle e libera, la storia di una nazione che cambia e che è costretta a cambiare. Lo stile è chiaro e semplice, Levi ha intenzione di raccon-tare, solo di raccontare, e lo fa alla perfezione, in maniera asciutta e scientifica, comprensibile e appassionata. Nes-suno come Levi conosce la potenza della misura, la for-za delle parole che si cela dietro una scrittura scorrevole.

Emanuele Maletta VG

JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO

Jack Frusciante è uscito dal grup-po è il romanzo di esordio dello scrittore bolognese Enrico Briz-zi. Pubblicato nel 1994, quando l’autore aveva vent’anni, ha otte-nuto subito un grande successo, probabilmente perché, leggendo il romanzo, narrato da una voce che sostiene di conoscere bene il protagonista Alex, chiunque po-trebbe rivedersi in lui, nella sua rabbia da adolescente che com-batte contro le imposizioni e le prassi consolidate della società. Alex D. rappresenta un po’ tutti noi, con il bagaglio di vita che vi-vremo, che già abbiamo vissuto o che, leggendo il romanzo, avrem-mo desiderato vivere. La sua è la storia semplice, lineare, senza tante pretese di un diciassettenne qualunque, che si affaccia al mon-do, ne scopre i meccanismi e ne ri-mane deluso, tanto da desiderare la ribellione. La lettura del romanzo Due di due e la musica, di cui è appassionato, alimentano questo desiderio di anticonformismo, la voglia di “uscire dal gruppo”, af-fermando la propria personalità. È il percorso tipico della crescita (la storia di Alex è un racconto di formazione), a cui un contributo fondamentale è dato dall’amore. Il nostro Alex è innamorato. Di-versamente da quanto accade con i romanzi indirizzati a una giova-ne fascia d’età, questo libro non descrive la storia d’amore con toni dolci e smielati (ed è questo uno dei suoi pregi), ma tramite le corse in bici tra le strade bo-lognesi, la musica rock-punk, gli amici che restano e se ne vanno, i compiti da saltare e le lezioni da evitare. Tutti pezzi di un puzzle che insieme formano il volto del-la dolce Adelaide, arrivata casual-mente (o forse poi non così tanto) in una “pseudo-primaverile do-

menica pomeriggio” a stravolgere le giornate monotone del protago-nista. Purtroppo non per molto: Adelaide infatti presto partirà per un lungo anno di studi in Ameri-ca e i due dovranno separarsi. In-tanto, però, cercando di non pen-sarci, insieme scoprono e cercano un mondo che sembra così nuovo ma che in realtà è sempre stato da-vanti a loro: il mondo visto dagli occhi di chi sta crescendo. Fatto di novità, sorprese, responsabili-tà e spesso, purtroppo, rinunce. Il linguaggio utilizzato da Enrico Brizzi è ricco di termini gergali, abbreviazioni, spesso quasi pri-vo di punteggiatura: è un modo di esprimersi che ben si adatta a riferire pensieri, emozioni e sen-timenti di un ragazzo che sta cre-scendo a modo suo, andando oltre ai confini imposti da chi gli sta at-torno, ma pur sempre rimanendo un bravo ragazzo, che ha momenti di dolcezza ed altri di grande in-sicurezza. Come ognuno di noi.

“Alla fine l’equilibrio interiore non è che da cercare. Forse ce l’abbiamo già, e più ci muoviamo o agitiamo o altro, e più ce ne allontaniamo.”

Chiara Maletta IIC

Un tema tanto scottante quanto ignorato dalla so-cietà di oggi: l’omosessua-lità. Una condizione che spesso spaventa, allontana, emargina a causa di con-venzioni ormai radicate o assurdi pregiudizi che colpiscono violentemente la sensibilità di chi li vive in prima persona. È que-sto ciò che il film “Un Bacio” ha saputo tra-smettere con lucidità e realismo, delinean-do una società che si ferma alle apparenze e al freddo giudizio, ostacola l’affermazio-ne dell’io e soffoca la libertà di espressio-ne. Uscito nelle sale cinematografiche lo scorso anno, il film è stato riproposto lo scorso 29 novembre presso il cinema Ci-trigno di Cosenza, e ha coinvolto diver-si studenti, tra cui i ragazzi delle clas-si quinte del Liceo Scientifico “Pitagora” di Rende. Basato sull’omo-nimo romanzo dello scrit-tore Ivan Cotroneo, che ne ha curato anche la regia, il film colpisce per l’impian-to narrativo schietto ed ef-ficace, capace di costruire un “quadretto di vita” de-gli adolescenti di oggi. Tre i protagonisti. Lorenzo, omosessuale dichiarato, non ha paura di mostrar-

si al mondo: la sua voglia di vivere, amare e gioire va ben oltre i pregiudizi e gli insulti che riceve abi-tualmente. È testardo e orgoglioso, con un tragico passato alle spalle: i suoi genitori sono morti ed è stato da una coppia che lo incoraggia e insieme a lui lotta affinché a scuola non

venga soltanto “tollerato” da insegnanti che lo accu-sano di “esagerata stranez-za che rompe l’equilibrio della classe”, ma “accettato” per quello che è. Blu, sedi-cenne fiera e intraprenden-te, si rifugia nella scrittura per sfogare la sua rabbia verso un mondo in cui non si riconosce; saranno i suoi diari a mantenere viva la memoria dell’adolescen-

za che ha vissuto tra mille difficoltà. Infine, Antonio, giocatore di basket, intro-verso, che stenta a mo-strare i propri sentimenti, e vive condizionato dallo spettro del fratello prema-turamente scomparso, che ogni sera lo sollecita a con-formarsi alle aspettative dei genitori. Casualmente,

le vite dei tre ragazzi si incrociano: da qui una profonda amici-zia, un bacio inaspet-tato che trasforma un amore puro e sem-plice in un momento di alta drammaticità; ciò rivelerà l’essen-za dei personaggi, i loro desideri, le loro ambizioni, la lotta dell’inconscio contro la “razionalità” pre-tesa da certi ambienti e da stereotipi accet-tati dalla maggioran-za come esempio di “normalità”. Data la delicatezza dei temi trattati, la visione del

film ha suscitato vivaci discussioni, ma è stata an-che motivo di riflessione e confronto. “Un Bacio” apre la mente per la sua carica emotiva e pone lo spetta-tore di fronte a una realtà segnata da ostilità e stortu-re verso chi viene giudica-to “diverso”, qualunque sia la sua presunta diversità.

Matteo Ferrara VH

“UN BACIO”, MOLTO PIÙ DI UNA LEZIONE,UNA LEZIONE “AL BACIO”

IL SISTEMA PERIODICO

Page 7: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

7

SCRIVERE CHE PASSIONE!

FRIENDSHIP

Every year that comes and goes,Brings its flowers and its snows.Happiness comes without promising to leave,And once it disappears you’re afraid to live.One day you’ll be hurt,The pain will be real,And you’ll think that a simple wound will not heal.Some things take up time, and knowing it costs,Some tears and a few burning scars at the most.If that is your case, you should never fear,Because with a helping hand, a friendship is near.Let people join you every step of the way,And form a special bond, a chain they’ll never break.

Emma Milicchio IVAL

“È certissimo che ci sono uomini più liberi di al-tri, per la stessa ragione che non siamo tutti in egual misura intelligenti e robusti. La libertà è la salute dell’anima; pochi la possiedono intera e inalterabile”. Così, con sottile ironia, la retorica di Voltaire ci porta a riflettere non solo sul ruolo di fondamentale importanza della libertà nella vita

di ogni singolo individuo, ma di come questa sia concepita come un privilegio riservato ad un élite di prescelti. Per millenni, per generazioni intere, abbiamo assistito alle manifestazioni della volontà umana di rendersi libera: guerre, sacrifici, rivolu-zioni... tutto in nome di un unico ideale, la libertà. Il testimone è passato di mano in mano, ha ispira-

to poeti e filosofi e li ha con-vinti che un mondo migliore, un mondo libero, fosse possi-bile e attuabile. La domanda è "come"? Se davvero l'uomo nasce libero, come sostiene il filosofo francese Rousse-au, perché molti arrivano a dover lottare per acquisire quello che dovrebbe essere un diritto di nascita? Perché egli ha bisogno di essere edu-cato. Ritorna però il medesi-mo quesito, "come"? Secondo Rousseau il progresso morale

e civile dell'umanità è determinato dallo studio dell'arte e delle scienze.. quindi l'uomo non rice-ve un indottrinamento da parte di un altro essere limitato e finito come lui, ma è l'essenza dell'u-niverso stesso che tramite le sue manifestazioni sensibili riesce a comunicare allo spirito umano. La libertà è solo un concetto, un'ideale, ma divie-ne necessaria per la sopravvivenza dell'uomo e, soprattutto, per la sua elevazione a livello morale e mentale. Siamo una specie che si distingue per la sua capacità di imparare dagli errori e trasfor-marli in insegnamenti e lezioni di vita, allora non perdiamo l'occasione di dimostrare quanto pos-siamo essere in grado di maturare e ritornare al semplice concetto che ognuno può scrivere la sua storia, ognuno può migliorare, ognuno è libero.

Giulia Fiorillo, Giuseppe Rovito, Vincenzo Barbuto VH

OGNUNO È LIBERO!

IN CERCA DI CERTEZZE…

In cerca di certezze…In testa le tempeste Fulmini e saette.Nella mente due bestie Scatenarsi come la luce nelle tenebre delle debolezze.Guardi il mondo da un paio di finestre,Le cose sono diverse,Non più le stesse…Confusioni immerseIn mari di incertezze.Porte chiuse, strade sempre aperte.

Gaia Mirabelli IC

THE RED STRING OF FATE

Have you ever heard of the red string of fate? They say it's a crimson coloured thread that ties destined lovers, it will bend, stretch, but never break. Quite the cute metaphore for true love, I thought, but then again, I never believed in such things. But one day I saw it, the red string of fate. I did try to ignore it, but wouldn't go away, it obstinately would appear in front of my eyes, to the point I decided to follow it, to see where it would have crossed me to. I walked miles and miles, or so it seemed to me. My heart hammered soundly in my chest, it hurt. Finally the thread had reached its destination: it was a gra-veyard I had never seen before in my life, but it felt like it was there that my soul belonged to. I knelt before the grave that owned the other end of my fated string. There was my soulmate, he was just some meters away from me, yet I couldn't reach for his hand. I did not know the name engraved on that cold stone, but I guess our souls knew each other far too well. They had loved each other, in a far away time and land. Since then, I know that true love exists, it doesn't exist for me. Not anymore, at least.

Martina Palermo VAL

LOVE

Imagine yourself walking,Down your peaceful little street,And to feel your heart start throbbing,Just because of a person you meet.At first you’ll try and deny it,Yet something caught your eye,And though no one can explain it, Deep feelings start to rise.Some time may swiftly go,And one day you’ll realize,That what you felt during your walk,Was pure love at first sight.

Emma Milicchio IVAL

Page 8: No. 15 VOCE PITAGORA voce del Pitagora... · Non si tratta più di idee complottiste del popolo, non più di cinque anni fa, Amber Lyon, ex ... Il femminicidio, inteso come forma

8

Direttore Responsabile: Prof.ssa Elisa Policicchio, Dirigente Scolastico.Coordinamento Redazione: Prof.ssa Cinzia Bianco.Docenti Tutor: Prof.ssa Barbara Colistra, Prof.ssa Maria Teresa Palma, Prof.ssa Tom-masa Perrelli, Prof.ssa Luigia Rizzo, Prof.ssa Erminia Sannuti, Prof. Massimo Vita, Prof.ssa Vincenza Giordano, Prof. Dario Cozza, Prof.ssa Antonella Milito, Prof.ssa Lida CinoImpaginazione, grafica e illustrazioni:: Claudia Milicchio e Giulio Rizzuto

LUDI PITAGORICI

Il gioco degli scacchi è ormai diventato popolare in tutto il mondo, da secoli appassionati di tutte le età e di tutte le nazionalità sono stati rapiti dal fascino di quello che solo apparentemente potrebbe sembrare un mero divertimento, dando luogo in alcuni casi a delle vere e proprie competizioni a livello agoni-stico che sono diventate, dunque, un punto di ritrovo per gli scacchisti più bra-vi, dotati di curiosità e voglia di partecipazione. Anche gli studenti del Liceo Scientifico Pitagora hanno avuto l’ occasione di sperimentare l’emozione uni-ca di prendere parte ad una competizione di scacchi, i tre studenti Cerminara Vincenzo, Secreti Giovanni e Ciancio Antonio, accompagnati dal prof. Luigi Forlano, hanno infatti composto la squadra che ha rappresentato il nostro isti-tuto al torneo “ Riviera dei Cedri”. L’iniziativa promossa dall’ARCA ha avuto luogo a Scalea, e le scuole partecipanti alle fasi finali sono state in tutto otto pro-venienti da Calabria, Lazio, Marche, Veneto, Basilicata e Montenegro, la com-petizione difatti a partire dall’ anno scorso ha assunto stampo internazionale, dimostrando così anche il diffuso interesse suscitato dal gioco degli scacchi. Il torneo si è svolto nella fase eliminatoria nella sede del santa Caterina di scalea, mentre la finalissima si è disputata nel Palazzo Spinelli di Aieta. Durante questi tre intensi giorni però, tutti i partecipanti hanno avuto modo non soltanto di sfidarsi dietro la scacchiera, ma è stata offerta loro la possibilità di partecipare ad uno stage di approfondimento organizzato in due parti e di visitare attraverso escursioni guidate il territorio che li ha accolti. L’ esperienza quindi si è rivelata formativa ed interessante, i nostri studenti e come loro tutti gli aderenti alla ini-ziativa, hanno potuto esercitare una delle loro passioni e contemporaneamente apprendere sia dal punto di vista tecnico, grazie alle conoscenze derivate dallo

stage che sono servite per migliorare il proprio metodo di gioco, sai dal pun-to di vista umano intraprendendo nuove conoscenze, dialogando e venendo a contatto con quelli che all’ inizio di questa esperienza, erano semplici scono-sciuti. Il bilancio finale pertanto è certamente positivo, lo dimostra il fatto che i nostri tre ragazzi sono rientrati entusiasti, soddisfatti e consapevoli che ogni competizione, al di là del risultato, è sempre un’opportunità di arricchimento.

Cecilia Sperli’ VD

GLI SCACCHISTI DEL LICEO SCIENTIFICO” PITAGORA” DI RENDE A SCALEA

Gli studenti del Liceo Scientifico-Lingui-stico Pitagora impa-rano divertendosi e in modo innovativo.Quintiliano già in epoca roma-na, affermava “mens sana in cor-

pore sano”, alludendo all’equilibrio psico-fi-sico che deve esistere in ogni essere umano.Lo sport non è un gioco: impone di domina-re gli istinti e di rispettare regole e scaden-ze. Sono principi tipici di un cittadino mo-dello, e sono compresi nel progetto del Liceo Scientifico-Linguistico Pitagora. Agli studenti è stato offerta l’opportunità di praticare un’attività a scelta.I professori Cino, Rovito, Martino e Paparo coordi-nati dalla D.S. Prof.ssa Elisa Policicchio, hanno pro-posto diverse iniziative: rafting presso Papasidero, equitazione con visita ai Giganti della Sila , tracking in collaborazione con il club alpino italiano, vela in collaborazione con il circolo velico Lampetia di Ce-

traro, canoa in collaborazione con il centro sportivo di Lorica sul lago Arvo. A sostenere le attività era presente anche la professoressa di inglese Luigina De Luca , la quale ha permesso di coniugare l’attività sportiva con l’approfondimento della lingua ingle-

se, soprattutto per quanto riguarda l’ambito atletico.Le attività hanno concesso agli alunni di socializ-zare e di trascorrere momenti di spensieratezza, di conoscere nuovi ambienti del nostro territorio e di apprendere nuove abilità. Come affermato dal fa-moso scienziato Konrad Lorenz:"La vita è un pro-

cesso di conoscenza. Vivere è imparare". E non si impara solo dai libri. Bisogna anche avere contatti con nuovi contesti e cimentarsi nelle occasioni con-divise da amici e non. Non si deve poi sottovalutare l’uso della lingua inglese, mezzo linguistico impor-tante di cui gli studenti potranno avvalersi in caso di viaggi all’estero e in futuro nel mondo del lavoro.Questo progetto è un piccolo esempio dell’inci-tamento alla curiosità per le nuove generazioni. Secondo Plutarco: " La mente non è un vaso da ri-empire, ma un fuoco da accendere". I nostri gio-vani devono ricevere gli stimoli giusti per impara-re. Non ne saranno capaci senza la buona volontà. E’ per questo che deve essere loro ispirato il giu-sto atteggiamento. In tal modo potranno acquisire gli strumenti necessari per un confronto diretto e continuo fra la loro cultura e le altre. Lo sport è un veicolo di inclusione sociale e può aiutare a contra-stare le problematiche legate al disagio giovanile.

Ida Federico VD

AL PITAGORA DI RENDE “SPORT IN ENGLISH”