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NOMI DI ANIMALI NEI TESTI MICENEI DI TEBE Author(s): Mario Iodice Source: Aevum, Anno 79, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2005), pp. 9-16 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20861671 . Accessed: 16/06/2014 13:18 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.110 on Mon, 16 Jun 2014 13:18:03 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

NOMI DI ANIMALI NEI TESTI MICENEI DI TEBE

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NOMI DI ANIMALI NEI TESTI MICENEI DI TEBEAuthor(s): Mario IodiceSource: Aevum, Anno 79, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2005), pp. 9-16Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20861671 .

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Mario Iodice

NOMI DI ANIMALI NEI TESTI MICENEI DI TEBE

Alcuni lessemi indicanti nomi di animali e di funzionari addetti alia loro cura, attestati nelle nuove

tavolette micenee di Tebe scoperte tra il 1993 e il 1995, vengono studiati in relazione aH'ambito religioso. Alcuni ricorrono per la prima volta nei document! micenei, altri sono gia attestati ma, inseriti nel contesto tebano, sembrano acquisire nuove valenze: si tratta di semplici animali o di animali divinizzati o, piuttosto, di animali sacri? Dall'analisi delle singole occorrenze si cerca di ricavare una risposta a tale quesito.

1. Tra il novembre del 1993 e il marzo del 1995 a Tebe nell'odos Pelopidou, una delle vie principali che attraversano Pantica acropoli di Cadmo, nel corso di lavori tecnici di canalizzazione, sono venute alia luce circa 238 tavolette in greco

miceneo, piu numerosi altri frammenti, ascrivibili alia fine del tredicesimo secolo

a.C, che fanno di Tebe, dopo Cnosso (1900) e Pilo (1939), il terzo centro piu importante per la documentazione di testi in Lineare B1. I documenti tebani, a forma di 'pagina' o con formato "a foglia di palma", sono distribuiti in 12 serie e sono attribuiti alia mano di 12 scribi sicuramente identificati (con numerazione dal 304 al 315). Nuova luce viene proiettata sulla religiosita greca, sui culti e le festivita rituali ma anche su aspetti storici e sociali. Importante 1'attestazione della triade divina costituita da ma-ka [Ma ya= Mfixr|p T% Madre Terra= Demetra?]2, o-po-re-i ['OiwopeT, epiclesi, in dativo, riferita probabilmente a Zeus "protettore dei frutti"] e ko-wa [K6pt|= Kore, figlia di Demetra e Zeus]. Tra le festivita religiose si ricordano po-to-a2-ja-de IIxcoid-8e "verso le feste celebrate sul Ptoion", dove si celebravano riti in onore di Apollo, e te-re-ja-de TeA,?id-8e "verso le feste di

Hera Teleia", celebrazioni sul monte Citerone in onore di Hera protettrice dei matrimoni. Al di la dei molteplici interessi, in questa sede si prendono in conside razione le iscrizioni in cui ricorrono nomi di animali, alcuni gia attestati in altre tavolette micenee, altri testimoniati per la prima volta a Tebe. Nomi di animali

figurano tra i destinatari di offerte insieme con alcune divinita, con uomini e

1 Per i nuovi documenti tebani cfr. L. Aravantinos, L. Godart, A. Sacconi, Thebes. Fouilles

de la Cadmee, I, Les tablettes en Lineaire B de la Odos Pelopidou, Pisa-Roma 2001 (= TFC I). Per i precedenti testi di Tebe, cfr. L. Godart, A. Sacconi, Les tablettes en Lineaire B de Thebes, Roma

1978 (Incunabula Graeca, 71) (= TH I). Per i testi di Cnosso, cfr. J. Chadwick, L. Godart, J.T.

Killen, Corpus of Mycenaean Inscriptions from Knossos, 4 voll., Cambridge-Roma 1986-1998 (=

KN). Per le tavolette di Pilo, cfr. E.L. Bennett, J.P. Olivier, The Pylos Tablets transcribed, 2 voll., Roma 1973-1976 (Incunabula Graeca, 51 e 59) (= PY). Per i testi di Micene, cfr. A. Sacconi, Corpus delle iscrizioni in Lineare B di Micene, Roma 1974 (Incunabula Graeca, 58) (= MY). 2 Ma-ka e stato variamente interpretato e discusso: per alcuni sarebbe un semplice antropo nimo, per altri un teonimo; da qui deriva anche una interpretazione 'religiosa' o 'laica' delle nuove

tavolette di Tebe. Cfr. CJ. Ruijgh, A propos des nouvelles tablettes de Thebes, I, ?Mnemosyne?, 57 1 (2004), 1-43.

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donne e con funzionari che svolgevano determinate mansioni nel santuario della Madre Terra. Le serie interessate sono la Fq, la Ft e la Gp. Nella serie Fq sono

registrate quantita di orzo e di farina d'orzo assegnate ad una variegata serie di

destinatari; nella serie Ft sono ricordate offerte di olive e di grano; nella serie Gp si parla di offerte di vino e di farina d'orzo. Ricorrono, in casi diversi, i seguenti lessemi: e-mi-jo-no-i; e-pe-to-i; ka-no; ko-ro; ku-ne; ke-re-na-i; o-ni-si. Alcuni di

questi animali, come vedremo, sono associati al culto di Demetra nel corso della celebrazione dei Misteri eleusini e sembrano rinviare all'ambito dei culti ctonici. II problema e determinare se si tratti di animali divinizzati o di animali sacri e di chiarire comunque la loro funzione. E noto che nelle civilta antiche gli animali hanno rivestito mansioni diverse: nella religione egizia e celtica Fanimale detiene un ruolo fondamentale, e associato agli dei e spesso li sostituisce; nelle religioni dell'Asia Minore tende a rappresentare le divinita inferiori e a fornire le vittime sacrificali. Con valenza simbolica e come vittima sacrificale Fanimale appare nella

religione fenicia e in quella ebraica. Nel mondo greco-romano, nel periodo classico, gli animali non sono accostati agli dei ma vengono spesso associati a loro come attributo. II celebre Minotauro ricorda che a Creta, nei tempi antichi, gli dei erano

raffigurati in forma animate. Se si considerano le fasi del totemismo, dello zoomor

fismo, dell'antropomorfismo, si comprende come gli animali, ora divinizzati, ora associati agli dei, ora sottomessi o sacrificati, abbiano rivestito un ruolo comunque non trascurabile nella storia dell'uomo3.

2. II lessema designante le oche ricorre in una decina di iscrizioni, precisa mente in Ft 217.2-246.[*1]; Ft 141.2; Ft 220 [+] 248.2; Ft 234.2; Ft 268.2; Ft 143.2; Ft 151.*2; Ft 219.2; Ft 246 *1 e in Fq 205.4. Le ricorrenze sono al dativo

plurale e al genitivo singolare o plurale, si tratta di forme ben leggibili, in qualche caso facilmente ricostruibili. Sono attestati ka-si (dat. plur. %aai); ka-no (gen. sing, xocvoq o gen. plur. %av&v). Le oche, considerate animali sacri a Demetra4, figurano come destinatarie di offerte di olive. II nome deriverebbe dall'indoeu

ropeo *ghans-, in greco *%<xv<; e stato ricostruito con tema in -v con nominativo secondario5. Difficile determinare Fetimologia, forse da %&g%go "spalancare la

3 Cfr. J. Prieur, Gli animali sacri neU'antichitd. Arte e religione nel mondo mediterraneo,

Genova 1991. Cfr. anche L. Bodson, 1EPA ZftIA: Contribution a Vetude de la place de I 'animal dans la religion grecque ancienne, Bruxelles 1978. Di notevole interesse il volume Les Zoonymes, Actes du colloque international (Nice 23-25janvier 1997), ed. par S. Mellet, Nice 1997 (Publications de la Faculte des Lettres, Arts et Sciences humaines de Nice, L.A.M.A. 14); e, in particolare, Y.

Duhoux, Aux sources du bestiaire grec. Les zoonymes myceniens, 173-202. Sempre sugli animali in miceneo si veda A. Sacconi, // culto degli animali nel mondo minoico-miceneo, ?Il?7i;paYuiva H'

AieGvoix; KptitoXoyiKox))), T6\io<; A3, HpccKXeto 2000, 189-91. Un'utile indagine di tipo archeo logico si trova in Zooarchaeology in Greece. Recent Advances, ed. by E. Kotjabopoulou, Y.

Hamilakis, P. Halstead, C. Gamble, P. Elefanti, London 2003 (British School at Athens, Studies, 9). Testi di riferimento classico sulla religiosita minoica e micenea, ma da integrare soprattutto per quanto concerne l'ambito miceneo, precedono infatti la decifrazione della Lineare B, sono Ch. Picard, Les Religions Prehelleniques, Paris 1948; M.P. Nilsson, The Minoan-Mycenaean Religion, Lund 1950.

4 In diverse rafFigurazioni sono presenti le oche come compagne della Potnia Theron, cfr. L.

Morgan, The miniature wall paintings of Thera. A study in Aegean culture and iconography, Cambridge 1988, 63-65.

5 Cfr. P. Chantraine, Dictionnaire etymologique de la langue grecque (= DELG), Paris 1999,

s.v. Sul nome dell'oca si veda anche F. Robert, Les noms des oiseaux en grec ancien, Neuchatel

1911, 30-32.

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bocca" oppure potrebbe richiamare onomatopeicamente il verso delP animale. Dall'analisi dei contesti, le oche ricorrono nelle tavolette, generalmente, in connes sione con i termini ka-pa, a-ko-da-mo, in qualche caso con ko-ro. A titolo

d'esempio, si considera Ft 217, a forma di foglia di palma, opera della mano dello scriba 311, in cui si legge: .1 ka-pa OLIV T 2 V 4 a-ko-da-mo V 4 [ .2 ka-no

V 4 [ Alia r. 2 ricorre ka-no che e preferibile interpretare come genitivo plurale (%avcov), piuttosto che come genitivo singolare (%ocv6<;), perche nelle altre iscrizioni in cui ricorrono nomi di animali le attestazioni sono al plurale. Interessante anche il lessema a-ko-da-mo che designa il nome di un funzionario6. II termine e composto da a-ko-ro otyopoq e da da-mo SaLioq "colui che raduna il popolo" in occasione delle cerimonie religiose. In una glossa di Esichio dyopLioq indica l'assemblea (8KKXr|cia) che, nel primo giorno dei Grandi Misteri, ossia il 15 del mese di Boedromion, riuniva i futuri iniziati nella corte del santuario.

Dunque l'a-ko-ro-da-mo potrebbe indicare il funzionario che radunava i fedeli in occasione delle cerimonie per la Madre Terra, Zeus Opores e Kore. Quanto a ka

pa (dat. sing. aicacpai) si tratterebbe di un grosso recipiente per le offerte, cfr.

gk&ttccd, gk&(pr|7. Si ricorda, infine, che in Fq 254[+]255 risulta, al dativo

singolare, come destinatario di quantita d'orzo, ka-ne-jo. Se non si pud escludere con certezza che si tratti di un antroponimo, e altrettanto credibile pensare all'at testazione di un nome di funzione in -eioq da %&v, xocvoq con il significato di "colui che si prende cura delle oche".

3. Nella tavoletta Ft 219, a formato di "foglia di palma", opera della mano dello scriba 311, ricorre alia r. 2 al dativo plurale ka-si (%occi) nome delle oche

gia esaminato ma, piu interessante ancora, alia r. 1 e la ricorrenza di ko-ro, interpre tabile come dativo singolare xo^poi da x?ip?? (*ghor-yo)8 "il maialino" che e

documentato, sempre al dativo singolare, anche in altre due iscrizioni: Ft 220[+] 248.1 e Ft 234.1. II testo e il seguente: .1 ka-pa, si-to, ko-ro-qe[ 2. a-ko-da-mo V2 ka-si[.

L'enclitica -qe lega strettamente i due termini si-to e ko-ro (oitoi -

x?ip?0 e li rende entrambi destinatari della medesima quantita di olive. Quest'iscrizione

6 A-ko-damo ricorre in numerose iscrizioni, cfr. Av 101.4; Fq 117.[1]; Fq 240.1; Fq 241.1; Fq 253.1; Fq 257.1; Fq 258.[1]; Fq 275.[1], Fq 307.[l];Fq 309.1;Fq 343.[1]; Ft 141.2; Ft 148.[2]; Ft 193.[1]; Ft 217.1; Ft 219.2; Ft 220[+]248.2; Ft 246.[1]; Ft 268.1; Gp 144.[2]. La variante a-ko-ro da-mo ricorre in Gp 164.2 e Gp 215. [2]. J. Chad wick, in Documents in Mycenaean Greek, Cambridge 1973 (= Docsl), 530, aveva collegato, erroneamente, a-ko-ro con ccypoq e aveva letto a-ko-ro-da

mo come antroponimo 'AYp68r||j,o<;. II termine da-mo ricorre nel nome di funzione da-mo-ko-ro piu volte attestato sia a Cnosso sia a Pilo ed e produttivo nell'onomastica, cfr. M. Lejeune, Le damos

dans la societe mycenienne, ?Memoires de Philologie Mycenienne?, s. Ill, Rome 1972, 137. Si

precisa che i testi che risultano dalla mano dello scriba 306 presentano la scriptio plena a-ko-ro-da

mo, i testi redatti dagli scribi 304 e 305 presentano invece a-ko-da-mo. 7 Ka-pa e documentato numerose volte nei testi di Tebe, a Cnosso E 71 e a Pilo Un 138.5 e

Ua 9.1. Per l'interpretazione del termine si veda Ventris - Chadwick, Docsl, 221; la loro proposta

e ripresa e superata in TFC I, 265 s. 8

Sui diversi impieghi in greco di x?*P?S> oeA,(f>a? e ?<; cfr. P. Chantraine, Etudes sur le

vocabulaire grec, Paris 1956, 25; DELG s.v. ed E. Benveniste, Le istituzioni indoeuropee, I, Torino

1976, 17-24. Sugli aspetti economici legati alFallevamento dei suini nel mondo miceneo si veda M.

Guidi, L'allevamento dei suini nelle tavolette micenee, ?Aevum?, 64 (1990), 17-32.

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comproverebbe Pinterpretazione di Godart e Sacconi9 di si-to come Zitot teonimo e non generico cvcoq "grano, cereale" che, in un contesto del genere, non avrebbe alcun senso10. Dunque sarebbe plausibile la lettura XiTob come epiteto di Demetra, del resto gia attestato in Sicilia11. Non crea problema che lo scriba abbia voluto

designare la dea con il suo epiteto: nella serie Fq, in maniera analoga, Zeus viene infatti ricordato sempre come o-po-re-i, ossia "protettore dei frutti". L'associazione tra Demetra e il maialino e ben attestata nelle celebrazioni dei Misteri eleusini in occasione delle quali veniva offerto in sacrificio proprio un porcellino. Nel giorno 16 del mese di Boedromion, conosciuto con il nome di "AA,a8e \ix>oiai, i futuri iniziati si recavano in gruppo sulla riva del mare e procedevano alia loro purifi cazione nelle acque, portando con se un giovane maialino che veniva lavato per poi essere sacrificato nel giorno successivo nelPEleusinion di Atene. In Ft

220[+]248 ko-ro e associato a si-to, a-ko-da-mo e ka-si, in Ft 234 e ancora accostato a a-ko-da-mo e a ka-si, dunque si notano sempre associazioni con la sfera religiosa e cultuale.

4. Di muli si parla, per la prima volta in miceneo, in due tavolette della serie

Gp, in Gp 129.2 e Gp 237.[2] in cui vi e una ricorrenza al dativo plurale (e-mi jo-no-i= %novoiq "ai muli"). Gp 129, tavoletta a formato di foglia di palma, opera probabilmente della mano dello scriba 305, si compone di due righe: .1 we-ka

sa[ .2 e-mi-jo-noi[ . Alia r. 1 sembra plausibile la lettura dell'antroponimo femminile *f?K(xc7aa, destinataria di vino. II termine ricorre anche in KN Ai

1037, e, a proposito di esso, Chadwick e Ventris12 richiamano Fattico ekowjoc, femminile di ekcov. Come destinatari di offerte di vino ricorrono i muli: rpiovou;, nominativo *e-mi-jo-no rpiovo<;13. In Gp 237.[2], sempre a formato di foglia di

palma, mano 306?, la ricostruzione del nome del mulo e probabile anche se non certa: e-mi[-jo-noi-i "ai muli"14. L'attestazione dei muli fa presupporre Fesistenza dei cavalli (i-qo) ben documentati nelle tavolette micenee anche se non presenti nelle nuove tavolette tebane15. Non manca comunque la testimonianza di un

9 TFC I, 271. 10 Nei nuovi documenti tebani si-to ricorre in Av 100.2.3; Av 101.6b; Ft 219.1; Ft 220 [+]248.1

dove sembra avere il valore di epiteto di Demetra. In MY Oi 701.3 ricorre il teonimo si-to-po-ti-ni ja, per l'interpretazione del quale si veda J. Chad wick, The Mycenae Tablets III, transactions of the American Philosophical Society?, 52/7 (1962), 58. In KN Am 819.B e MY Au 658.4 ricorre si to con il significato di 'cereale'. La forma si-to-po ricorre in KN As 608.4 e nella serie AV di Tebe e attestato si-to-ko[-wo cfr. Av 104 [+]191.[1] con parallelo in PY An 292.1.

11 Cfr. Polemon, fr. 39, ed. C. Muller, FHG III, 126; Aelianus, VH 1.27; Eustath., 265,33-34;

Athen, X, 416 B; III, 109 B. 12 Cfr. Chadwick -

Ventris, Docs2, 590. 13

Sulla discussa etimologia di 6vo$ si veda DELG, s. v. e H.B. Rosen, *Ekwos et V "hippologie" cananeenne: reflexions etymologiques, in Studia etymologica Indoeuropaea memoriae A.J. Van Windekens (1915-1989) dicata, ed par L. Isebaert, Louvain 1991, 233-37.

14 Alia r. 1 della medesima iscrizione si legge *63-te-ra[-de che ricorre molteplici volte nella serie

Gp. Tale allativo serve a designare un santuario o comunque un luogo di culto in cui si celebrano feste religiose. Indicazioni del genere si trovano anche ad esempio in Av 104 dove ricorrono po-to a2-ja-de e te-re-ja-de. 15

Sul cavallo oggetto di venerazione si veda J.T. Killen, Observations on the Thebes dealings, in Mykenai'ka. Actes du IXe Colloque international sur les textes myceniens et egeens organise par le Centre de I 'Antiquite Greque et Romaine de la Fondation Hellenique des Recherches Scientifiques et I'Ecole Francaise d'Athenes, 2-6 octobre 1990, ed. J.P. Olivier, ?BCH Suppl.?, 25 (1992), 368 s.

Sempre a Tebe in V 159 ricorre i-qi-ja aggettivo sostantivato di i-qo designante il carro; il lessema e ben documentato nelle tavolette di Cnosso, serie Sd e Sf.

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NOMI DI ANIMALI 13

funzionario addetto alia cura dei cavalli: in Fq 198.3, Fq 247.2 ricorre i-qo-po qo, dativo singolare; al dativo plurale abbiamo i-qo-po-qo-i in Fq 214.6, Fq 252.3, Fq 254[+]255.6, Fq 269*2, Fq 272.3, Fq 276.8, Fq 305.4, Fq 367.[1]. In Fq 214.[10], Fq 229.10, Fq 252.4 e attestato e-pi-qo-i, aggettivo significante 'equestre', dativo plurale da equrcrcoq. I-qo-po-qo potrebbe essere interpretato come "colui che monta a cavallo, il cavaliere" cfr. *i7crco<pop|56<; "il palafreniere" cfr. (pep(5co, (poppfj. A Pilo Fn 79.10 e presente i-po-qo-i(-qe), risultato di una dissimilazione

regressiva da * i-qo-po-qo-i. L'i-qo-po-qo-i tebano mostra che a Tebe non e ancora

avvenuta la dissimilazione regressiva, e dunque forma arcaica rispetto a quella attestata a Pilo.

5. II discorso si sposta ora sul lessema designante il cane. II termine ricorre varie volte ed e testimoniato al nominativo plurale o dativo singolare ku-ne (icbveq o k\)vi) in Fq 229.9, Fq 292.4, al genitivo singolare o plurale ku-no (kdv6<; o

kwcov) in Fq 205.3, Fq 236.5, Gp 150.2, al dativo plurale ku-si (kdoi) in Fq 130.4. L'alteraanza dei diversi casi non stupisce ed e un fenomeno gia attestato anche in altri contesti, con il genitivo si vuole marcare l'idea di possesso, con il dativo l'attribuzione. Degna di nota e Fq 229, a forma di foglia di palma, opera della mano dello scriba 305: e un testo abbastanza ampio e ricco di attestazioni di notevole interesse in cui sono elencati destinatari vari di farina o di orzo tra cui ma-ka, o-po-re-i, a-pu-wa, ko-wae ra-ke-da-mi-ni-jo.

Apre l'elenco dei destinatari di offerte la triade tebana costituita da ma-ka, o-po-re-i e ko-wa16, accanto a tali divinita compaiono anche le a-pu-wa da intendersi forse come "Aprcma, le Arpie17, alia r. 4 ricorre ra-ke-da-mi-ni-jo18, segue una lista di nomi e, alia r. 9, compare ku-ne, da intendersi plausibilmente come nominativo di rubrica icoveq. Poiche ricorrono sempre al plurale i nomi

degli altri animali, tale lettura sembra preferibile a quella di dativo singolare (kdvi). II termine ku-ne e documentato anche in MY Fu 711.7. Tale tavoletta

presenta analogie con le iscrizioni della serie Fq e Gp di Tebe: si parla di distri buzione di orzo, di farina d'orzo, di cipero e vi e la ricorrenza di ku-ne e di ka

ra-u-ja che a Tebe e nella forma ka-ra-wi-ja. Alia luce di tali, ed altre, somiglianze sembra essere confermata la lettura di Palmer19 che vedeva in ku-ne il nome del cane e presupponeva l'esistenza di un dio-cane venerato a Micene20 e, nello stesso

tempo, e da respingere la lettura di ku-ne come antroponimo avanzata da Chadwick21. In Fq 292 ku-ne e in connessione con gli antroponimi me-to-re-i e

do-ro-jo; in Fq 205 ku-no e in connessione con gli antroponimi e-pi-do-ro-mo, ku-ro2 e *56-ru-we e con lo zoonimo ka-si; in Fq 236 ku-no e inserito in un

16 Cfr. L. Godart, A. Sacconi, La triade tebana nei document! in Lineare B del palazzo di

Cadmo, ?Rendiconti della Cl. di Scienze morali, storiche e filologiche deirAccademia dei Lincei?, s. IX, 7 (1996), 283-85. 17

TFC I, 214. 18 C. Milani, Le nuove tavolette di Tebe: note su Lacedemoni e Tebani, in questo stesso fascicolo.

19 Cfr. L. Palmer, Studies in Mycenaean Religion, in Festschrift fur Robert Muth, hrsg. von P.

Handel, W. Meld, Innsbruck 1983, 283-84. Palmer aveva giustamente ipotizzato, alia luce delle attestazioni di o-qo, qo-wi-ja e pe-re-*82 a Pilo e di ku-ne e qo-we a Micene Tesistenza nel mondo

miceneo di "theriomorphic gods". 20 Per il cane oggetto di venerazione si veda R. Laffineur, Le rhyton egeen en forme de tete

de chien des Musees Royaux d'Art et d'Histoire, ?Bulletin des Musees Royaux d'Art et d'Histoire?, 45 (1973) [1975], 291-300. 21 Cfr. Chadwick, Docsl, 557.

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elenco piuttosto ampio di antroponimi; in Gp 150 ku-no e destinatario di offerte di vino insieme con Pantroponimo qe-da-do-ro e, in Fq 130, ku-si compare insieme con la triade tebana, con fUnzionari del tempio e con antroponimi. Degna di nota e anche Fattestazione in Av 100.2 e in Fq 200.2 di ku-na-ki-si, dativo plurale, che designa il nome di funzionari del tempio addetti alia cura dei cani22. Ku-na ki-si e da interpretare come KDvryyici "per coloro che conducono i cani (da caccia)" o "alle cacciatrici" da Kuvryvi?, KwriyiSoq23; sappiamo che le donne

seguivano le battute di caccia ma non e possibile determinare se esse fossero solo

spettatrici o se vi prendessero parte attiva. In PY Na 248 e attestato invece ku na-ke-ta-i (dativo plurale kdvccyetogk; "ai cacciatori" da K\)vrvY?Tr|<;)24.

6. Di serpenti si parla, sempre al dativo plurale, in Gp 107.[2], Gp 164.1, Gp 181.[1], Gp 184.2, Gp 196.2, Gp 201.[b], Gp 233.[2]. Si tratta di testi molto brevi, opera della mano dello scriba 306. I serpenti (e-pe-to-i= tpnexoiq "ai serpenti" da epnETov, cfr. ep7cco)25 sono per la prima volta attestati in miceneo e risultano essere destinatari di offerte di vino. In Gp 107 il termine e-pe-to-i e associato all'allativo del toponimo, non identificabile, *63-te-ra-[-de; sul lato superiore dell'iscrizione si legge to-so-wo che, probabilmente, indica la quantita di vino, xocoq poivo?26. In Gp 164 vi e una connessione con a-ko-ro-da-mo e con *56

ru-we, antroponimo o teonimo non facilmente ricostruibile. In Gp 181 e leggibile solo e-pe-to-i, in Gp 184 oltre a *56 ru-we, compare anche to-pa-po-ro-i. Quest'ultimo lessema, composto da to-pa- (oxoprcav) e da -po-ro ((pepco), sembra avere il proprio corrispondente nel greco (JTOpraccpopoK; "portatori di fiaccole" e

designerebbe alcuni funzionari addetti alia celebrazione cultuale nel santuario della Madre Terra27. In Gp 196 e in Gp 233 la connessione di e-pe-to-i e con il toponimo *63-te-ra-de, infine, in Gp 201 e significativa Fassociazione con ma-ka.

Nei culti ctonici il serpente aveva un ruolo di primo piano e la Madre Terra era venerata nella civilta minoica anche con il titolo di "Signora dei Serpenti" come e testimoniato anche in numerose raffigurazioni iconografiche. II serpente, nelle diverse civilta, riveste molteplici funzioni: tende ad evocare ora le forze del

male, ora i poteri segreti della terra e la rinascita della natura.

22 A funzionari preposti alia cura degli animali rimandano anche i-qo-po-qo (Fq 198.3, Fq 247.2), i-qo-po-qo-i (Fq 214.6; Fq 252.3; Fq 254[+]255.6; Fq 269.*2; Fq 272.3; Fq 276.8; Fq 305.4; Fq 367.[1]) e ka-ne-jo (Fq 254[+]255.3). Interessante notare in X 105.3 l'attestazione di pe-re-wi-jo che

potrebbe essere interpretato come il nome del funzionario preposto alia cura di pe-re-*82, cfr. PY Tn 316.

23 Tale lettura e preferibile a quella che interpreta ku-na-ki-si semplicemente come yuvca^i. 24 Una trattazione del termine e condotta da S. Hiller, ku-na-ke-ta, in A-NA-QO-TA, Studies

presented to J.T. Killen, ed. J. Bennet, J. Driessen, Salamanca, Universidad de Salamanca, 2001 (= ?Minos?, 33-34, 1998-1999), 191-96. Hiller, partendo dalPiscrizione pilia Na 248, considera ku-na ke-ta nel suo signiflcato e nelle sue implicazioni sociali e ne valuta le attestazioni nelPepica con

richiami anche alle testimonianze iconografiche. 25 Con il greco epnetov si designano sia i quadrupedi sia i rettili, in opposizione ai volatili. II

termine si basa sulla radice indoeuropea *serp- che designa "strisciare, scivolare", cfr. anche il

sanscrito sarpati e il latino serp5 con i corrispondenti sarpa- e serpens. 26 Cfr. M. Lejeune, Anatomie de la serie thebaine Gp, Memoires de Philologie Mycenienne,

Quatrieme serie 1969-1996, Rome 1997, 287. 27

To-pa-po-ro-i compare in Av 101.6b, Fq 341.[1], Gp 184.1; per una discussione si veda TFC I 172.

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NOMI DI ANIMALI 15

7. Nelle nuove tavolette tebane ricorre, per tre volte, al dativo plurale, in Fq 123.2, Fq 169.5, Fq 342.3, il nome designante gli uccelli (o-ni-si =6pvioi "agli uccelli" da 6pvi<;)28. In Fq 123 e in Fq 342 vi e una connessione con ka-wi-jo che potrebbe essere o un antroponimo o, ipotesi piu plausibile, un nome designante un funzionario del santuario "il servitore della Terra"29. In Fq 169, testo lacunoso, gli uccelli sono destinatari di offerte insieme con divinita, individui, funzionari e con ke-re-na-i, "le gru". In PY Ta 707.1 ricorre o-ni-ti-ja-pi, aggettivo strumen tale al femminile plurale (opvtGeoq seguito dal sufFisso -(pi) impiegato per descri vere una sedia decorata con degli uccelli. II legame tra gli uccelli e le divinita non stupisce in quanto era credenza antica e diffusa che essi fossero espressione dell'epifania divina e messaggeri privilegiati.

8. L'analisi si conclude considerando ke-re-na-i attestato in Fq 126.3, Fq 169.[3], Gp 176.a. In tutti e tre i casi si tratta di un dativo plurale interpretabile almeno in due maniere: secondo TFC I30 ke-re-nai-i e da leggere come Kepvocig "ai sacerdoti portatori del kernos", tale interpretazione non striderebbe con il contesto religioso dell'iscrizione ma risulta piu convincente la proposta di Maurizio Del Freo31 che avanza obiezioni di tipo ortografico: se la lettura K?pvai<; fosse corretta in miceneo si dovrebbe avere *ke-nai e non ke-re-na-i. Viene allora

suggerito yepevaiq "alle gru". Del Freo pensa ad una derivazione da yepr|v che in una glossa di Elio Dionisio e di Esichio appare con il significato di 'gru' (yepocvoq)32. Al di la della plausibilita linguistica della ricostruzione, vi sono numerosi elementi, di tipo religioso e iconografico, che rendono credibile e solida la congettura dello studioso. Infatti se per ma-ka si pensa ad una identificazione con Demetra, la presenza delle gru non risulterebbe allora affatto anomala, infatti in molteplici fonti letterarie e artistiche le gru sono spesso presentate in stretta relazione con la dea, a cui sono peraltro consacrate33. Illuminante un passo contenuto nel De abstinentia di Porfirio in cui, dopo una serie di associazioni tra dei ed uccelli, si afferma dx; Afuxexpoq yepocvoc;34. Tra i documenti iconografiei si ricordano almeno un cratere a calice del V a.C. scoperto nel Kabirion di Tebe in cui Demetra e dipinta con fiaccole, rami di mirto ed e affiancata da una gru35; e un'anfora tirrenica a figure rosse del V a.C. in cui compaiono Trittolemo, Core, Ade e Demetra velata che accarezza una gru36. Nel corso delle migrazioni autunnali

28 Cfr. DELG, s.v. Sulle attestazioni degli uccelli nel mondo greco si veda D'. A.W. Thompson, A Glossary of Greek Birds, London 1936 e J.P. Pollard, Birds in Greek Life and Myth, London 1977.

29 Ka-wi-jo ricorre numerose volte nella serie Fq e una plausibile interpretazione di esso e stata

suggerita da CJ. Ruijgh in una lettera agli editori di TFC I del maggio 2000, cfr. TFC I, 182. 30

Cfr. TFC I, 194. 31

Cfr. M. Del Freo, Mic. ke-re-na-i nei nuovi testi in Lineare B di Tebe, in 'Em jtovxov

7iA,a?6nevoi. Simposio Italiano di Studi Egei, Roma 18-20 febbraio 1998, a c. di V. La Rosa, D.

Palermo, L. Vagnetti, Roma 1999, 299-304. 32 Cfr. Ael. Dion. fr. y8 Erbse (= 104 Schwabe) apud Eust. I, 352, 1-2 van der Valk y?pr|v f|

GfiXeia yepavo<;; Hsch. yepnv yepavog. 33 Cfr. Thompson, A glossary, s.v. yepavo<;. 34

Cfr. Porph. Abst III 5. 35

Cfr. P. Wolters - G. Bruns, Das Kabirenheiligtum bei Theben, I, Berlin 1940, 110 (M21), tav. 26: 9-10.

36 Cfr. E. Gerhard, Auserlesene Vasenbilder, hauptsdtzlich etruskischen Fundorts, I, Berlin

1840, nota 34, 169-171, 219. Per gli ulteriori riferimenti iconografici e relative bibliografia si rinvia a Del Freo, Mic. ke-re-na-i, 302-03.

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16 M. IODICE

dall'Europa all'Africa, le gru annunciavano ai contadini Pimminenza delle piogge che segnavano l'inizio dell'aratura e della semina e, in varie circostanze, provoca vano danni ai contadini come ricorda, tra gli altri, anche Teofilatto Simocatta che

riporta proprio il lamento di un contadino per le incursioni dannose di tali uccelli37. Associarle a Demetra equivaleva pertanto a cercare di garantirsi la protezione della dea dei campi per stornare eventuali devastazioni. Quanto ad ulteriori

ricorrenze, si ricorda che ke-re-na compare in KN M 719 forse sempre con il

significato di gru, a meno che non si tratti comunque di un appellativo per designare una sacerdotessa. Ke-re-no, probabile antroponimo, ricorre in PY Cn

599,6 e MY Au 102.638. Un'ultima osservazione in merito al sintagma o-te tu-wo te-to (ote Qvoq Geto "quando fu fatto il sacrificio") che apre Fq 126. L'espressione e propria del gergo sacrale e compare, come unicum, nella forma Gtxriccv Gelievoi in Pindaro (Olimpica 7, 42) in cui, come si sa, sono attestate numerose soprav vivenze lessicali del miceneo. A proposito dell'aoristo medio Geto, impiegato con

significato passivo, si nota che nell'eta micenea non era stato ancora istituito un tema specifico di aoristo passivo, tale funzione veniva allora assunta dal medio. In Fq 126 e in Fq 169 ke-re-na-i e in connessione con la triade tebana, in Gp si trova con *56-ru-we.

9. Si e cercato di documentare la ricorrenza dei nomi degli animali venuti alia luce con le nuove tavolette di Tebe39. Si evidenziano occorrenze interessanti che rivelano il ruolo sacrale attribuito ad alcuni animali legati al culto della Madre Terra. Alcuni animali, come il serpente o gli uccelli, si inseriscono in pratiche rituali e di culto gia note in diversi popoli, altri, come le oche, i muli, le gru incuriosiscono maggiormente; il cane sembra godere di ampia considerazione, stupisce, invece, l'assenza di altri animali, primo fra tutti il cavallo. II confronto interno tra i testi, in taluni casi i raffronti con tavolette micenee di altre localita e la considerazione del materiale iconografico rendono le interpretazioni comples sivamente plausibili pur con la doverosa dose di cautela sempre necessaria nei

processi di ricostruzione e interpretazione. Dall'esame emerge che gli animali rivestivano un ruolo di primo piano nell'ambito cultuale miceneo, anch'esso rigida

mente controllato dal potere centrale, e sembrano godere di una condizione di

privilegio, in quanto mediatori tra gli dei e gli uomini, ma non credo si possa parlare di divinizzazione di essi quanto piuttosto di una sorta di sacralizzazione; i loro nomi compaiono al plurale e le testimonianze iconografiche e archeolo

giche confermano uno status privilegiato ma non comprovano altro40.

37 Cfr. Theophyl. Ep. 5 38

Cfr. F. Aura Jorro, F.R. Adrados, Diccionario micenico, Madrid 1985, s.v. 39 In miceneo sono documentati in diverse forme nomi designanti equini, ovini, bovini insieme

con altri animali anche esotici. Nella documentazione a nostra disposizione e presente solo una

minima parte degli animali realmente conosciuti dai Micenei, tali omissioni sono comprensibili se si tiene conto delle finalita amministrative dei testi. Varie informazioni sono comunque ricavabili

daH'onomastica (antroponimi e toponimi), da espressioni che si riferiscono a descrizioni di oggetti artistici, dall'attestazione di prodotti di derivazione animale. Considerazioni sull'antroponimia in relazione agli animali sono espresse da G Neumann, Die homerischen Personennamen. Ihre Position im Rahmen der Entwicklung des griechischen Namenschatzes, in Zweihundert Jahre Homer

Forschung, hrsg. von J. Latacz, Stuttgart-Leipzig 1991, 311-28. 40

Cfr. D. Rousioti, Did the Mycenaeans Believe in Theriomorphic Divinities?, ?Aegaeum?, 22

(2001), 305-14.

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