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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it
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Settimanale di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 740
Domenica 24 Gennaio 2016
Tempo Ordinario
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 2
Gennaio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di
religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia.
Intenzione missionaria
Perché mediante il dialogo e la carità fraterna,
con la grazia dello Spirito Santo si superino
le divisioni fra i cristiani.
Intenzione dei vescovi
Per la conversione dei fautori di ogni forma di
terrorismo di corruzione e di illegalità.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Gennaio
Non di solo pane Numero 740 pagina 3
Domenica 24
Gennaio
III Settimana del Salterio
III Domenica del Tempo Ordinario
L’amore cristiano non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una
qualità: la concretezza.
Papa Francesco
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Brano Evangelico: Lc 1,14;4,1421
Contemplo: Siete corpo di Cri-
sto (i cor 12,27)
Siamo corpo di Cristo, sue mem-
bra, tempio dello Spirito Santo.
Siamo, in altre parole, intima-
mente uniti a lui. Nella sinagoga
di Nazaret, Gesù ha proclamato
che nella sua persona si compio-
no le Scritture, cioè egli viene a
portare quella salvezza che gli
antichi profeti annunciavano. Noi
che siamo suo Corpo e sue mem-
bra, lo ascoltiamo e lo seguiamo,
certi di trovare in lui la via, la
verità e la vita, la salvezza che
da sempre attendiamo.
Agisci
La domenica è il gior-
no del Signore e in
questo giorno lui e i
fratelli devono avere
il primo posto. Trove-
rò, nel corso di que-
sta giornata, un mo-
mento per andare a
trovare una persona
sola o malata.
Il santo del giorno:
Beata Paola
Gambara Costa
Data in sposa appena dodicenne al signore di Bene Vagienna, nel Cuneese, madre un anno dopo, la beata Paola Gambara Costa continuò a vivere le virtù cristiane in un ambiente dissoluto. Il marito per questo la angheriò e tra le crudeltà che le fece subire ci fu
anche la convivenza con la sua amante. Paola era nata nel 1463 in una nobile famiglia di Verola Alghise (oggi Verolanuova), nel Bresciano, dove era ammirata per la devozione e la bellezza. Dopo le principesche nozze (gli sposi furono ricevuti a Torino dal Duca di Savoia), iniziò il calvario, durante il quale ebbe un atteggiamento caritatevole verso chi la maltrattava (a Verolanuova c'è il
detto «è stata provata come la beata Paola»). Fu sotto la direzione spirituale del beato Angelo di Chivasso e divenne terziaria francescana, spendendosi per i poveri. Morì nel 1515 e il suo culto è stato confermato nel 1845. Nelle immagini: la tela che ricorda il «miracolo delle rose»; si narra che, mentre dava pane ai poveri, il marito la scoprì, ma il cibo si trasformò in fiori.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Un vento nuovo e potente
investe la sinagoga di Naza-
ret. Il Vangelo di oggi ci
presenta la prima predica
di Gesù che avviene appun-
to nella sua piccola città
natale. Cosa c’è di straor-
dinario in questo fatto? Ve-
dete, questo è il pulpito
più povero che un rabbino
avrebbe potuto scegliere.
Nazaret era considerata dai
giudei di allora poca cosa,
la città più ignorante, addi-
rittura tanti suoi abitanti
sembravano s f io rare
l’ateismo. Godeva, la città
di Gesù, di pochissima sti-
ma, era disprezzata da tut-
ti. E Gesù inizia proprio da
quel pulpito, da quella po-
vera sinagoga. Questo è un
chiaro indizio, una scelta
precisa, un programma a
cui Gesù rimarrà fedele fi-
no alla fine. Partire dagli
ultimi, lambire uomini e
regioni lontani da qualsiasi
tipo di considerazione uma-
na, portare il lieto annun-
zio ai poveri e ai peccatori.
Si, ora tutto mi appare
chiaro e semplice. Nazaret
rappresenta tutti noi, Gesù
inizia dal povero pulpito
racchiuso nel mio cuore,
tra la polvere e tante altre
cianfrusaglie. Non si vergo-
gna di essere mio concitta-
dino, mio famigliare, di a-
ver assunto questa paren-
tela in cui si trovano tanti
compromessi, costellata da
tante mancanze e incon-
gruenze. Inizia con me, con
te; con le tante Nazaret
sparse tra la gente di oggi,
lontane, apparentemente
prive di Dio, schiacciate
dal peso del male e del
peccato.
Un vento nuovo e potente
investe la sinagoga di Naza-
ret. La buona notizia viene
portata proprio a me, a te.
Non consiste in buone pa-
role, in un discorso teologi-
camente corretto, in dogmi
complessi e riservati a una
stretta cerchia di persone,
in documenti che analizza-
no, descrivono, indicano.
No! La buona novella di Ge-
sù consiste in una pratica
che porta gli esclusi e gli
emarginati al possesso di
una vita piena. Il testo di
Isaia, citato dal pulpito di
Nazaret, parla di prigionie-
ri liberi, di ciechi che ve-
dono, di oppressi liberati,
di “un anno di grazia da
parte del Signore”. Non ci
sono dubbi: questa predica
mi riguarda, la capisco, mi
coinvolge. E’ rugiada che
bagna i deserti del mio
cuore, è balsamo che leni-
sce lo spasimo delle mie
piaghe. Un vento nuovo e
potente investe la sinago-
ga, investe la mia povera
vita.
Tra la polvere di tante cianfrusaglie
Il pulpito più povero Di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.
Elena Guerra
Nata a Lucca nel 1835, Elena Guerra visse i primi anni dell'impegno
cristiano nella forma laica di giovane donna dedicata all'istruzione
cattolica e ai poveri. Avendo deciso di consacrarsi a Dio, lo fece co
munque inizialmente in una comunità laica, di impegno per l'educa
zione dei ragazzi. La stessa venne poi riconosciuta come congrega
zione religiosa. Elena si dedicò con forza al recupero della preghiera
e della devozione allo Spirito Santo, tanto da essere considerata una
precorritrice del Rinnovamento nello Spirito. Scrisse, proprio a que
sto scopo, vari testi e preghiere che mettevano al centro l'amore di
Dio e la sua misericordia. Morì sempre a Lucca nel 1914.
Il fuoco dell’amore
O Spirito Santo,
contemplarti vuoi dire
immergere il nostro sguardo nell'invisibile,
nella profondità dei mistero di Dio.
Tu non hai un volto umano come il Cristo del Vangelo,
nelle sembianze dei Padre;
ma rinunciando a raffigurarli in qualche modo,
noi vogliamo aderire a Te
con tutte le nostre forze O Spirito di Dio,
Tu non hai volto
perché sei il fuoco dell'amore,
poiché unisci il volto del Padre e dei Figlio,
per formarne uno solo in una fusione sublime.
O Spirito Santo,
Tu che sei il soffio
che emana dal Padre e dal Figlio
porta il giusto respiro alla nostra vita,
la luce al nostro intelletto,
il vero slancio al nostro cuore
in modo da poter amare i nostri fratelli.
Era il il 22 Febbraio del 1300 quando, con la bolla “Antiquorum habet” papa Bonifacio VIII indisse il
primo Anno Santo della storia della Chiesa Cattolica. Il papa giustificò la sua decisione rifacendosi ad una antica tradizione che concedeva abbondanti remissioni dei peccati a tutti quei pellegrini che avessero visitato la Basilica del Principe degli Apostoli con animo penitente. Precisa Papa Bonifacio nella “Antiquorum Habet” : “Un documento degno di fede degli antichi riporta che a coloro che accedono all'onorabile basilica del Principe degli apostoli in Roma sono state concesse abbondanti remissioni ed indulgenze dei peccati. Pertanto Noi che, secondo quanto spetta al nostro ministero, desideriamo e molto volentieri ci prendiamo cura della salvezza di ciascun fedele, ritenendo giuste e ben accette tutte le siffatte indulgenze e remissioni, con autorità apostolica confermiamo, approviamo, rinnoviamo le stesse e, con il presente scritto, le ribadiamo. Inoltre, affinché i beatissimi apostoli Pietro e Paolo vengano onorati in maniera più solenne e le loro basiliche in Roma frequentate dai fedeli con più devozione e questi stessi, a causa di ciò, siano arricchiti di grazie spirituali, Noi, confidando nella misericordia di Dio onnipotente, nei meriti e nell'autorità di questi suoi apostoli e forti del parere dei nostri fratelli, concediamo in virtù della pienezza della potestà apostolica un'indulgenza di tutti i peccati, non solo piena e più abbondante, ma pienissima a tutti coloro che, nell'anno in corso 1300, a partire dalla festa appena trascorsa della Natività di nostro Signore Gesù Cristo sino alla prossima, si recheranno alle stesse basiliche con riverenza, veramente penitenti e confessati, ed accordiamo la stessa indulgenza dei peccati a tutti coloro che ciò faranno in qualsiasi anno centesimo a venire”.
(don Luciano Vitton Mea)
Storia dei Giubilei
“Antiquorum habet” Papa Bonifacio VIII
Bonifacio VIII papa
Nome Benedetto Caetani
Nascita Anagni, 1230 circa
Elezione 24 dicembre 1294
Fine pontificato 11 ottobre 1303
Non di solo pane Numero 740 pagina 6
Lunedì 25
Gennaio
III Settimana del Salterio
III Settimana del Tempo Ordinario
Il santo del giorno:
Beata Arcangela
Girlani
Eleonora Girlani, nativa di Trino di Monferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmelitano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi esercitò il medesimo uffi
cio nel nuovo monastero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un manoscritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Maria del Paradiso", essa e le consorelle pur vivendo in terra, fossero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devo
zione alla SS.ma Trinità. Il suo culto liturgico fu approvato da Pio IX nel 1864.
Etimologia: Arcangela = principe degli angeli, dal greco.
Emblema: Giglio.
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto
il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sa
ranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; impor
ranno le mani ai malati e questi guariranno».
Brano Evangelico: Mc 16, 1518
Contemplo: Che devo fare,
Signore? (At 22,10)
La nostra vita cristiana è fondata
sulla volontà di ascoltare Dio, di
obbedirgli. Il segno che si obbe-
disce a Dio è fare la volontà del
Padre che è nei cieli, mettere in
pratica i suoi comandamenti. «È
Dio che opera in noi il volere e il
fare», ci dice san Paolo. Se, co-
me Paolo, ci lasceremo attrarre
da Cristo e vivremo questa con-
versione, cammineremo nella
luce che è Cristo stesso.
Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo.
Papa Francesco
Agisci
Raramente, di fronte
alle decisioni piccole
o grandi della vita,
chiediamo al Signore
che ci faccia capire
che cosa vuole che
facciamo, anche se ci
diciamo cristiani. Og-
gi, nella preghiera,
gli chiederò di illumi-
nare le mie scelte.
Festa liturgica della Conversione di San Paolo
Apostolo
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 7
At 22,3-16 Àlzati, fatti battezzare e
purificare dai tuoi peccati, invocan-
do il nome di Gesù.
In tutta la storia del cristianesimo, la
conversione di san Paolo rappresenta
un evento epocale: grazie a tale con-
versione noi tutti abbiamo potuto
conoscere la grazia di Dio donataci in
Gesù Cristo. Nota come l'Apostolo
racconta il suo primo incontro con
Gesù risorto: egli, nella narrazione,
evidenzia un passaggio importante
anche per te. La luce di Cristo ha co-
me primo effetto quello di accecar-
lo. Cosa significa? La luce di Gesù
rivela a Paolo la profonda cecità del-
la sua anima e il buio che abita nel
profondo del suo cuore. Solo la gra-
zia di Dio può donargli la vera vista
interiore; dunque ti può sembrare, a
volte, di essere cieco: in realtà Dio ti
sta invitando ad aprirti a una luce
più grande.
Dalla Prima Lettura Un evento epocale
Preghiera
Signore Gesù, è il volto dell'altro che o-
gni giorno ci chiama a conversione, per
riconoscere il tuo vero volto oltre la pau-
ra, che sottilmente ci pervade, di non es-
sere i soli giusti. Rischiare la vita signifi-
ca lasciarci spodestare, disorientare e
infine guidare verso la salvezza che pos-
siamo solo disporci a ricevere gratuita-
mente dalla tua misericordia.
Medita La Parola
Scrivere per lodare Meditazione di Fiorella Elmetti
Ci sono tanti modi per “andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo”, tra questi c’è anche lo scritto di uno scrittore. Luigi Santucci, poeta e scrittore cattolico, nel suo testamento spirituale ai figli ha lasciato scritto così: “La ragione più segreta e più forte per cui ho fatto questo mestiere di scrittore, e della quale ho preso coscienza ultimamente, è… sì, è la vocazione, la spin-ta, la volontà di lodare. Lodare quante più cose posso. Persone, luoghi, rapporti umani, sentimenti, autori e le loro parole, o se mu-sicisti le loro musiche. Ho lodato, ho cercato di applaudire, di risuscitare nella lode, quante più cose ho potuto. Anche la vec-chiaia, che come ricordate non mi è mai sta-ta simpatica né gradita. Scrivere per lodare. Dunque certo una letteratura alquanto inam-missibile, in anni come questi dove quasi tutto è squalificato come negativo, come spregevole, come il contrario che “degno di lode”. Spero che questa mia chiacchierata a ruota libera lasci voi, figli miei, con un gran-de conforto: nel sapere, nel sentirmi con questa voce affermare che me ne sono anda-to in pienezza di soddisfazione e di gratitu-dine alla mia sorte. E adesso… buona vita, figli miei. Buona vita… Io vorrei che voi, nell’amare l’altro, vorrei che scriveste su una vostra ideale lavagna domestica alcune parole – come dire – più stimolanti, più pre-potenti. Le parole entusiasmo, immaginazio-ne, cocciutaggine; e magari anche, sì, le pa-role pietà innamorata, memoria e sogno. Perché si ama non solo col cuore e coi sensi, ma si ama con queste facoltà (l’entusiasmo, l’immaginazione, la fantasia, la memoria, il sogno, accidenti!), mobilitate tutte e tutti i giorni per quel miracolo che è la conserva-zione e la crescita dell’amore”.
Non di solo pane Numero 740 pagina 8
Martedì 26
Gennaio
III Settimana del Salterio
III Settimana del Tempo Ordinario
E’ veramente il caso di dire che Dio ha un amore “viscerale”
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Santi Senofonte Maria e figli La storia di questa famiglia di santi, festeggiata al 26 gennaio, inizia a Costantinopoli nel V secolo. Csenofonte e Maria, nonostante la loro richezza e la loro posizione sociale, si distinguevano per la loro semplicità d'animo e la bontà del cuore.
Desiderosi di dare ai loro figli Arcadio e Giovanni una più completa formazione, li mandarono a Beirut in Fenicia. La Provvidenza volle che, andata distrutta la nave su cui erano in viaggio, i due fratelli furono miracolosamente salvati dalle onde facendoli giungere a riva in luoghi diversi. Intrapresero dunque la vita monastica ed i genitori, non avendo più noti
zie, credettero fossero morti. Ormai anziani, Csenofonte e Maria si recarono pellegrini ai luoghi santi di Gerusalemme, ove reincontrarono i loro figli. Grati al Signore per aver riunito la loro famiglia, anch'essi scelsero di passare il resto dei loro giorni nel silenzio e nel digiuno dell'ascesi.
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Brano Evangelico: Lc 10, 19
Agisci
La Chiesa non può
fare a meno dei sa-
cerdoti ma in molte
diocesi, ormai, il lo-
ro numero sembra
essere insufficiente.
Oggi pregherò per le
vocazioni.
Contemplo: Rendo grazie a
Dio (2Tm 1,3)
«Rendo grazie a Dio che io ser-vo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2Tm 1,3). San
Paolo ci insegna a rendere grazie a Dio nella preghiera, in unione con quanti ci hanno preceduto (gli antenati), ma anche nel ri-cordo dei vivi, degli amici (Timoteo). Ci insegna, infine, a pregare «notte e giorno», cioè sempre, in ogni circostanza.
Memoria liturgica dei Santi Timoteo e Tito
Vescovi
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 9
Medita la Parola
Come i cerchi nell’acqua Meditazione di Fiorella Elmetti
Ci troviamo di fronte ad una Chiesa che impara
a camminare. Infatti, l’evangelista Luca ci riferi-
sce che oltre ai Dodici “il Signore designò altri
settantadue”. L’annuncio del vangelo si amplia,
si diffonde a largo raggio, e ricorrendo ad
un’immagine mi vengono in mente i cerchi che
sull’acqua di un lago si formano quando getti un
sasso, che le onde poi portano lontano. Questa
immagine mi riporta ad un pensiero che in que-
sti giorni mi ha rallegrato il cuore, tornando più
volte in primo piano nelle mie riflessioni, aventi
per tema la gioia. Il pensiero è che “si fa l'espe-
rienza della gioia diffondendola”. Chi non ha
mai fatto l’esperienza che, raccontando di un
incontro bello, significativo, pieno di amicizia, si
comunica anche a chi ascolta la gioia vissuta?
Se poi ci accorgiamo che la sorgente della no-
stra gioia nasce dallo stare con Gesù allora tut-
to torna e tutto si spiega. È lui il nostro centro
attorno al quale la vita cristiana cresce e si svi-
luppa. A conferma di ciò, il testo dice che il Si-
gnore non solo ha chiamato i settantadue di-
scepoli, ma “li inviò a due a due davanti a sé in
ogni città e luogo dove stava per recarsi”. La
“missione” dei settantadue nasce da un
“incontro” che li spinge “avanti”. Ma che valore
contiene questo “avanti”? In un sito dei Giovani
Dehoniani ho trovato scritto: “Avanti per ricor-
dare la salvezza avvenuta e donata in Gesù.
Avanti per non perdere la speranza nella vita.
Avanti non per conquistare qualcuno, ma per
lasciarsi accogliere e accogliere la fatica di ogni
“malato”. Avanti per portare in dote a tutti il Pa-
dre che ci ama in Gesù, il cuore del Padre”.
Certo, c’è molta fragilità nel nostro andare a-
vanti, tuttavia se Gesù ci invia è perché un
messaggio buono sta anche in noi. Poi lui arri-
va e dà il senso della completezza.
2Tm 1,1-8 Mi ricordo della tua schietta fede.
La descrizione che Paolo fa dell'amico
e discepolo Timòteo è davvero bella.
Egli è un uomo dalla fede schietta, e-
reditata dai suoi genitori. Per questo
Paolo lo invita a rinnovare sempre tale
dono, perché possa essere non solo per
lui, ma anche per gli altri fedeli, fonte
di conoscenza e di amore più pro
fondo per Cristo. Che significa per te
avere una fede schietta? Evidentemen-
te, si tratta di impostare tutta la vita
su una semplice verità: Dio è il tutto
della propria esistenza. Quando questa
verità è chiara, tutto il resto le ruota
attorno. Ma devi ricordare che questo
è un punto d'arrivo, non di partenza:
quindi ogni scelta o ogni azione che
compi ha il potere di confermarti o di
allontanarti da quest'esperienza. Allo-
ra, impegnati con semplicità e amore
per Dio e anche tu avrai una fede for-
te.
Dalla Prima Lettura
Dio è tutto
Preghiera
Signore Gesù, tu hai tanta fiducia in noi dai affidarti alla nostra capacità di portare pace e consolazione a coloro che incontriamo e che sempre possia-mo riconoscere come fratelli: solo ri-
manendo davanti al tuo volto, possia-mo essere il tuo volto davanti a loro, perché non c'è niente da temere nel condividere la tua salvezza, che è per tutti e per ciascuno.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 10
“Gli si fece vicino, gli fasciò le
ferite, versandovi olio e vino; poi
lo caricò sulla sua cavalcatura, lo
portò in un albergo e si prese
cura di lui. Il giorno seguente,
tirò fuori due denari e li diede
all'albergatore, dicendo: «Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in
più, te lo pagherò al mio ritorno».
Il buon samaritano si prende
cura del malcapitato che giace
lungo la via, gli presta soccorso,
versa sulle sue ferite vino ed
olio; sulla strada, sempre sulla
strada, si incontrano la finitudi-
ne umana e la misericordia di
Dio. Ma Gesù, Buon Samaritano,
non salva l’uomo senza gli uomi-
ni. Così, giunto alla locanda, lo
affida alle cure dell’oste. Non è
difficile scorgere nella locanda
l’immagine della Chiesa, la figu-
ra della comunità cristiana che
riceve dalle mani di Dio l’uomo
emarginato, solo, esamine.
San Agostino, con grande mae-
stria, sottolinea: “I briganti ti
hanno abbandonato sulla via,
tra la vita e la morte, però,
mentre eri disteso a terra, sei
stato trovato da un misericor-
dioso samaritano di passaggio, è
stato sparso su di te vino ed o-
lio, hai ricevuto il sacramento
dell'Unigenito, sei stato solleva-
to sul giumento di lui, hai cre-
duto nel Cristo incarnato; sei
stato condotto nella locanda,
vieni curato nella Chiesa. È in
conseguenza di ciò che parlo:
questo, anch'io, questo faccia-
mo noi tutti; adempiamo il com-
pito dell'albergatore. A quello
fu detto: Rifonderò al ritorno
quanto spenderai in più”
Gesù affida gli uomini alla cura
della Chiesa, alla sollecitudine
degli apostoli e dei discepoli;
ogni cristiano diventa quindi
oste e stalliere, colui che si
prende cure dei mali, di ogni
male, dei fratelli.
Bisogna in oltre osservare che
gli osti o i locandieri non sono
mai stati esempio di onestà e di
affidabilità. Eppure il samarita-
no Gesù affida proprio ad una
categoria “sospetta” il malcapi-
tato che giaceva “mezzo morto
sulla strada”; Gesù si fida della
sua Chiesa, fragile e imperfet-
ta, e gli affida il compito di
prendersi cura di tutti coloro
che sono feriti nel corpo e nello
spirito. E’ proprio per questo
che papa Francesco parla di una
“Chiesa infermeria” con le por-
te spalancate, come una locan-
da, a tutti coloro che hanno
bisogno di cure, di essere unti e
fasciati con la misericordia divi-
na. Non è il Tempio di Gerusa-
lemme l’immagine della Chiesa
ma una povera locanda; non
sono il sacerdote ed il levita a
prendersi cura di chi giace
“spogliato” da ogni dignità ai
margini della strada ma a un
oste e a uno stalliere.
San Ambrogio non ha dubbie nel
proclamare “benedetto quello
stalliere, che può medicare le
ferite altrui, benedetto colui al
quale dice Gesù: tutto ciò che
spenderai di più te lo rifonderò
al mio ritorno”.
don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola
del buon samaritano
Benedetto quello stalliere
Non di solo pane Numero 740 pagina 11
III Settimana del Tempo Ordinario
Non cadiamo nell’indifferenza che umilia,
nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo!
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Brano Evangelico: Mc 4, 120
Contemplo: Il seme è la parola
di Dio (AI Vangelo)
«Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna» (Al Vangelo). Gesù semina la parola di Dio, semina se stesso, dona a noi la vita, la luce, l'amore di
Dio. Come terra buona, libera da rovi, spine e pietre, apriamoci alla sua azione vivificante. Il se-me senz'altro crescerà, ma di-penderà da noi dargli spazio, cura e libertà di agire, affinché porti frutto per la vita eterna.
Il Santo del giorno:
Sant’Angela
Merici
Angela Merici fondò nel
1535 la Compagnia di
Sant'Orsola, congrega
zione le cui suore sono
ovunque note come Or
soline. Le sua idea di
aprire scuole per le ra
gazze era rivoluzionaria
per un'epoca in cui l'edu
cazione era privilegio
quasi solo maschile. Na
ta nel 1474 a Desenzano
del Garda (Brescia) in
una povera famiglia con
tadina, entrò giovanissi
ma tra le Terziarie fran
cescane. Rimasta orfana
di entrambi i genitori a
15 anni, partì per la Ter
ra Santa. Qui avvenne un
fatto insolito. Giunta per
vedere i luoghi di Gesù,
rimase colpita da cecità
temporanea. Dentro di
sé, però, vide una luce e
una scala che saliva in
cielo, dove la attendeva
no schiere di fanciulle.
Capì allora la sua mis
sione. Tornata in patria,
diede vita alla nuova
congregazione, le cui
prime aderenti vestivano
come le altre ragazze di
campagna. La regola
venne stampata dopo la
morte, avvenuta a Bre
scia il 27 gennaio del
1540. E' santa dal 1807.
Mercoledì 27
Gennaio
III Settimana del Salterio
Agisci
Il nostro Dio è il Dio
della storia e Io scor-
rere del tempo e delle
generazioni è la "casa"
che ha scelto di abita-
re. Mediterò e preghe-
rò il Magnificat, con il
quale Maria ha canta-
to la fedeltà e la bon-
tà del Signore.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 12
2Sam 7,4-17 Io susciterò un tuo
discendente dopo di te e rende-
rò stabile il suo regno.
Davide vorrebbe costruire una casa de-
gna per custodire l'arca di Dio. Dio, in-
vece, dice a Davide che sarà lui a co-
struirgli una casa: per la precisione Ja-
hwè parla al re di una discendenza, che
gli permetterà di vivere in eterno, an-
che dopo la sua morte. Questa discen-
denza sarà Salomone, che porterà avanti
la dinastia davidica fino al suo massimo
splendore. È sempre così: quando noi
vogliamo compiere un atto di generosità
nei confronti di Dio, egli ci supera sem-
pre in longanimità: egli è sempre prodi-
go, nel suo amore nei nostri confronti,
tanto da commuoversi quando vede nel
nostro cuore la disponibilità e la genero-
sità verso di lui. Amare Dio non è una
questione d'interesse, ma egli guarda
nelle profondità del cuore e sa quando
la nostra generosità è limpida e senza
secondi fini.
Dalla Prima Lettura Dio è sempre generoso con noi
Preghiera
Signore Gesù, desideriamo riposare nel-
la casa che hai preparato per noi: il tuo
volto, che sempre ci guarda e ci acco-
glie, irriducibile a ogni schema, mo-
strandoci una terra da coltivare senza
paura di esporre le zolle ancora sterili
alla tua Parola perché le fecondi. Libe-
raci dall'illusione di doverci meritare il
tuo amore, perché il nostro cuore sia la
tua casa.
Medita La Parola
I segni Meditazione di Fiorella Elmetti
Colui che semina ad ampie bracciate, lo sap-piamo, è Dio stesso, che si manifesta in Gesù, e che quest’anno siamo invitati a contemplare come misericordioso. Ma non tutti i terreni sono uguali. C’è il terreno fertile e quello pie-no di rovi, sassoso in cui i semi germogliano sì, ma senza radici, vengono bruciati dal sole. Un po’ come il nostro cuore. Senza la radice dell’ascolto della Parola di Dio, come ci ricor-da Papa Francesco, “…non facciamo la strada di Dio venuto nella carne, del Figlio di Dio che si è fatto Uomo per camminare con noi, non siamo sulla strada del buon spirito: è l’anticristo, è la mondanità, è lo spirito del mondo: Quanta gente troviamo, nella vita, che sembra spirituale: ‘Ma che persona spiri-tuale, questa!’; ma non parlare di fare opere di misericordia. Perché? Perché le opere di misericordia sono proprio il concreto della no-stra confessione che il Figlio di Dio si è fatto carne: visitare gli ammalati, dare da mangiare a chi non ha cibo, aver cura degli scartati… Opere di misericordia: perché? Perché ogni fratello nostro, che dobbiamo amare, è carne di Cristo. Dio si è fatto carne per identificarsi con noi. E quello che soffre è il Cristo che lo soffre. Se lo spirito viene da Dio mi porta al servizio degli altri… Non prestate fede a ogni spirito, state attenti mettete alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio”. E ha sottolineato che il servizio al prossimo, al fratello, alla sorella che ha biso-gno, anche di un consiglio, che ha bisogno del mio orecchio per essere ascoltato, “questi so-no i segni che andiamo sulla strada del buono spirito, cioè sulla strada del Verbo di Dio che si è fatto carne”. Perciò più ci mettiamo in ascolto, più le nostre radici si stendono e nel tempo porteremo frutti di grazia.
Non di solo pane Numero 740 pagina 13
Giovedì 28
Gennaio
III Settimana del Salterio
III Settimana del Tempo Ordinario
Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare
l’umanità sola e in balia del male.
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Tommaso
d’Aquino
Domenicano (1244), formatosi nel monastero di Montecassino e nelle grandi scuole del tempo, e divenuto maestro negli studi di Parigi, Orvieto, Roma, Viterbo e Napoli, impresse al suo insegna
mento un orientamento originale e sapientemente innovatore. Affidò a molti scritti impegnati e specialmente alla celebre ‘Summa’ la sistemazione geniale della dottrina filosofica e teologica raccolta dalla tradizione. Ha esercitato un influsso determinante sull’indirizzo del pensiero filosofico e
della ricerca teologica nelle scuole dei secoli seguenti.
Patronato: Teologi, Accademici, Librai, Scolari, Studenti.
Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebraico.
Emblema: Bue, Stella.
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Brano Evangelico: Mc 4, 2125
Contemplo: A chi ha, sarà dato
(Mc 4,25)
«Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più» (Mc 4,24). Non dobbiamo misurare la comprensione, la pazienza e il soccorso che do
niamo al nostro prossimo, il nostro dono sia abbondante e sincero. Più avremo dato agli altri e più troveremo grazia agli occhi di Dio: a chi ha più amore per gli altri, più gliene sarà dato da parte di Dio.
Agisci
Il Signore ci invia
nel mondo per esse-
re testimoni visibili
del suo amore. Oggi
chiederò a Maria,
Regina dei veri cri-
stiani, il dono di una
testimonianza forte
e coerente.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 14
Medita la Parola
Se il cristiano non risplende Meditazione di Eletti Fiorella
Diceva san Giovanni Bosco: “…un cristiano viene
osservato da mille e mille, e guai se non risplende.
Non dimenticate che dovete essere ovunque cristia
ni, vale a dire: sale nei discorsi e luce colle buone
opere”. Oggi indirettamente Gesù ci chiede:
“Quanto serve la luce nel buio?”. Così mi è tornata
alla mente la storia delle quattro candele, che
“bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era
talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro
conversazione. La prima diceva: "Io sono la pace.
Ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso
proprio che non mi resti altro da fare che spegner
mi!" così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò
spegnere completamente. La seconda disse: "Io sono
la fede. Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non
ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non
ha senso che io resti accesa". Appena ebbe terminato
di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la
spense. Triste triste, la terza candela, a sua volta dis
se: "Io sono l’amore. Non ho la forza per continuare
a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e
non comprendono la mia importanza. Essi odiano
perfino coloro che più li amano, i loro familiari" e
senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
Inaspettatamente... un bimbo in quel momento entrò
nella stanza e vide le tre candele spente. Impaurito
per la semioscurità, disse: "Ma cosa fate! Voi dovete
rimanere accese, io ho paura del buio!" e così dicen
do scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela im
pietositasi disse: "Non temere, non piangere: finché
io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre
tre candele: “Io sono la speranza". Con gli occhi lu
cidi e gonfi di lacrime il bimbo prese la candela del
la speranza e riaccese tutte le altre”. Noi che cristiani
vogliamo essere?
2Sam 7,18-19.24-29: Chi so-no io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?
La benedizione di Dio ha un valore che
va al di là del tempo prossimo, per svi-
lupparsi secondo un progetto che coin-
volge persone e situazioni anche molto
lontane. Davide, con sguardo illumina-
to, si rende conto della portata della
promessa e della benedizione che ha
appena ricevuto da Dio: niente riuscirà
a cancellare tale benedizione, nemme-
no le sue reiterate infedeltà e quelle
dei suoi discendenti. Tale benedizione
si realizzerà in pienezza nella persona
di Gesù: grazie a lui anche noi possia-
mo beneficare di quella parola di be-
nedizione che tanti secoli prima è sta-
ta data a Davide. Quante benedizioni
Dio ci concede? Le benedizioni accolte
con gratitudine hanno un valore im-
menso non solo per noi, ma anche per
tante persone che forse, nemmeno co-
nosciamo.
Dalla Prima Lettura Dio rimane fedele sempre
Preghiera
Signore Gesù, dona anche a noi un sus-sulto di consapevolezza per accorgerci che l'unica misura del tuo amore è a-mare ciascuno di noi senza misura. Li-bera il nostro cuore, ancora rattrappito e sanguinante, dal giudizio e dall'invi-dia, perché ogni giorno benediciamo la tua sapienza, che sceglie e ama ogni uomo in modo preferenziale ma non esclusivo.
Non di solo pane Numero 740 pagina 15
Venerdì 29
Gennaio
III Settimana del Salterio
III settimana del Tempo Ordinario
Siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Brano Evangelico: Mc 4, 2634
Contemplo: Ai piccoli è rivela-
to il regno (Al Vangelo)
Il regno dei cieli è come un seme che germoglia e cresce, senza che l'uomo possa sapere esattamente come ciò acca-da. Occorre la sapienza dei piccoli, che non si fanno trop-
pe domande, ma con sempli-cità si affidano ai genitori. Così anche noi, più ci abban-doniamo ai disegni misteriosi di Dio, più troveremo la sere-na forza di camminare nei
sentieri della vita.
Agisci:
La gioia e la letizia
sono doni che Dio
concede a chi si affi-
da a lui con cuore
sincero. Oggi glieli
chiederò e mi impe-
gnerò i testimoniar-
li, anche solo con un
sorriso.
Il Santo del giorno: Beata Agnese da Bagno di Romagna
Della beata Agnese da Bagno di Romagna, detta anche Agnese da Sarsina, ci sono veramente poche notizie disponibili. Agnese visse nel secolo XII e fu compagna della beata
Giovanna da Bagno († 1105), festa 16 gennaio, nel convento camaldolese di Santa Lucia, presso Bagno di Romagna (Forlì). Evidentemente era originaria di Sarsina (Forlì) da qui la sua doppia denominazione. Si sa che fu onorata dalle Comunità di Bagno di Romagna e di Pereto e il suo cul
to fu confermato il 15 aprile 1823, insieme a quello della beata Giovanna da Bagno. Le due Beate monache camaldolesi, sono raffigurate nella Chiesa di Camaldoli (Arezzo) in un affresco; la beata Agnese è ricordata il 29 gennaio.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 16
2Sam 11,14.510.1317
Mi hai disprezzato e hai preso in
moglie la moglie di Urìa l’Ittita
In questo brano, Davide non brilla cer
to per le sue qualità umane davanti a
Dio! Lussurioso, bugiardo e prevarica-
tore, commette una terribile ingiusti-
zia e si macchia di un efferato delitto
pur di mettere a tacere lo scandalo
che egli stesso ha provocato. Questo
t'insegna una verità fondamentale:
spesso il male crea una catena incon-
trollabile di eventi che rovinano irri-
mediabilmente coloro che ne sono re-
sponsabili e non solo. Purtroppo non
sarà solo il re a scontare le conseguen-
ze del suo peccato, ma anche il figlio
che nascerà da quell'adulterio. Bi
sogna vigilare su se stessi per non ca-
dere nel peccato, perché spesso provo-
ca danni irreparabili e, a causa di azio-
ni sconsiderate, anche gli altri si ritro-
vano a pagare per la tua insipienza e
per la tua infedeltà.
Dalla Prima Lettura Il peccato di Davide
Preghiera
Signore Gesù, siamo spesso tentati di misurare la nostra fecondità e la nostra sterilità con il pericoloso metro della volontà o del merito. Non ti stancare di educarci ad aspettare - con fiducia, pa-zienza e attenzione - i frutti che la semi-na della tua Parola e della tua promes-sa di vita faranno automaticamente germogliare in noi e nei nostri fratelli.
Medita La Parola
Come un miracolo Meditazione di Fiorella Elmetti
“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, non so bene chi ne sia l’autore, ma questa fra-se che ho letto su un social network mi ha fat-to trasalire di gioia. Si collega molto bene al “granello di senape che, quando viene semina-to sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene semi-nato, cresce…”.Come ovvio, ho pensato subito al buon seminatore del Vangelo che ha semi-nato anche sulla strada pur di far nascere spe-ranza nella vita. Ma anche a tante persone che pur di far star bene gli altri si inventano occa-sioni, storie, esperienze coinvolgendo tanti altri. Ad esempio, ho pensato a Madre Teresa di Calcutta che presto sarà dichiarata santa: pur di non far morire le persone in strada tra il fango e l’indifferenza, ha creato ospedali an-che in luoghi di culto non cristiani. E ha curato tutti, indistintamente dalla religione, e per tutti ha pregato e sorriso. Ho pensato a Gio-vanni Paolo II che quando era giovane prete, volendo stare con i giovani per parlare di Dio, si inventò delle passeggiate o delle attività te-atrali, cose che non erano gradite al regime comunista polacco dell’epoca. Ho pensato a Papa Francesco che ad ogni occasione lancia semplici battute piene di verità e di simpatia. Ma pure a tanti innamorati che scrivono bi-glietti o festeggiano i loro partner in modo sor-prendente, pur di catturare l’attenzione dell’altro. Sì, bisogna essere innamorati per vedere il bene che l’amore sa far fiorire. È co-sì anche per il regno di Dio. Dall’amore non può che fiorire l’amore e tutto avviene nel si-lenzio, come un miracolo che si compie all’improvviso. Dal buio della tristezza e della solitudine si passa alla luce e alla gioia. Tutti si vuole incontrare e tutti vogliono far parte del frammento di Cielo che porti.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 17
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
«Non è esagerato dire che,
nonostante una limpida pro-
fessione di fede, vaste regioni
di noi stessi restano profane e
persino pagane. Spaventarsi
non condurrebbe a nulla. Ac-
cettarle, spinge in avanti. Se
restano in noi alcune zone non
ben conosciute, Dio è capace
di penetrarle tutte. Vi entra
senza che noi lo sappiamo.
Egli penetra l'impenetrabile. È
una certezza questa alla quale
è concesso aggrapparsi. Rifiu-
tarla per vivere in una manife-
sta insicurezza, significhereb-
be esporsi presto o tardi ad
affondare». Questa breve ri-
flessione di Roger Schutz è
fondamentale per comprende-
re e approfondire la seconda
opera di miseri-
cordia spirituale.
“Insegnare agli
Ignoranti” è
un’opera di bene
che riguarda in-
nanzitutto noi
stessi prima che
gli altri; non oc-
corre citare la celebre frase di
Socrate “So di non sapere”
per renderci conto che siamo
tutti ignoranti di fronte a Dio,
ai suoi imperscrutabili disegni,
alla sublime grandezza del suo
mistero. Non dobbiamo mai
dimenticarci il monito di Gesù
che ci ricorda che uno solo è il
Maestro e che i discepoli sono
tutti fratelli. Insegnare agli
ignoranti non significa essere
o sentirci superiori agli altri,
anzi, tutt’altro. L’icona di
quest’opera di misericordia si
identifica con gli apostoli An-
drea e Filippo che conducono i
greci da Gesù perché volevano
vederlo.
Insegnare, per il cristiano,
significa condurre, accompa-
gnare chi è nell’oscurità alla
luce vera, la “miseria” alla
“misericordia”, chi ignora alla
pianezza della verità; condur-
re gli uomini a Gesù è l’unico
insegnamento che siamo in
grado di dare, l’unica sapien-
za che possiamo donare,
l’esclusiva perla che possiamo
condividere. Con un’altra si-
militudine potremmo parago-
nare l’ignorante a colui che
non vede o che non ha visto
qualcosa. Gli angeli del Signo-
re apparendo ai pastori li invi-
tarono ad “andare e vedere”;
è importante scorgere e vede-
re spiragli nuovi, rendersi con-
to e toccare con mano la mi-
steriosa presenza di Dio nella
nostra e nell’altrui vita.
L’insegnamento cristiano
non è una mera comunicazio-
ne di nozioni, ma il far vedere
una Persona, un condurre gli
uomini presso Gesù; la nostra
fede è esperienza, uno “stare
con Dio”, un rimanere qualche
ora con Lui per decidere e
scegliere. Gesù è la cattedra;
noi, come Andrea, fratello di
Simon Pietro, possiamo dire
all’uomo di ogni tempo:
«“Abbiamo trovato il Messia”,
se vuoi anche tu puoi veder-
lo».
Anno della Misericordia 2015/2016
Le opere di Misericordia
Insegnare agli ignoranti Meditazione di don Luciano Vitton Mea
3
Non di solo pane Numero 740 pagina 18
Sabato 30
Gennaio
III Settimana del Salterio
III Settimana del Tempo Ordinario
Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi
diventare compassionevoli verso tutti.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mc 4, 3541
Contemplo : Perché avete paura?
(Mc 4,40)
I discepoli, impauriti dalla
tempesta, chiedono aiuto al
Signore. All'ordine di Gesù, il
vento cessa e ritorna il sere-
no. «Perché avete paura?
Non avete ancora fede?».
Notiamo che il Signore non
rimprovera i discepoli di a-
vergli chiesto aiuto, ma di
aver avuto paura. Nei mo-
menti difficili continuiamo a
invocare l'aiuto del Signore,
con la serena certezza che
egli ci soccorrerà.
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Agisci
Non è facile conser-
vare il cuore puro
nel mondo in cui vi-
viamo. Per questo
non dobbiamo mai
stancarci di chieder-
lo a Dio per mezzo di
Maria, Madre purissi-
ma.
Il santo del giorno:
Santa Batilde
Di origine anglosassone, Batilde durante un viaggio fu catturata da alcuni pirati e venduta in Francia, nel 641, ad Erchinoaldo, dignitario di corte di Neustria, che, dopo essere rimasta vedovo, voleva sposarla. L'ex schiava si rifiutò, accettando poi di sposare
Clodoveo II re di Neustria e di Borgogna. Ebbe tre figli, Clotario III, Tierrico III e Childerico II. Nel 657 Batilde divenne vedova e quindi reggente del regno in nome del figlio Clotario; con la guida dell'abate Genesio, si diede alle opere di carità, aiutando i poveri e i monasteri. Lottò strenuamente contro la simonia e contro la schiavitù, che fu in
terdetta per i cristiani, mentre con proprio denaro restituì la libertà a moltissimi schiavi. Quando il figlio Clotario III raggiunse la maggiore età, Batilde si ritirò nel monastero di Chelles, nella diocesi di Parigi, che lei stessa nel 662, aveva fatto restaurare. Vi morì nel 680. Fu sepolta a Chelles, accanto al figlio Clotario III, morto nel 670.
Non di solo pane Numero 740 Tempo Ordinario pagina 19
2Sam 12,1-7.10-17
Ho peccato contro il Signore.
La grandezza di un uomo non sta tan
to nel non peccare, quanto piuttosto
nel riconoscere il suo peccato e chie-
dere perdono a Dio senza tentare né
di giustificarsi né di minimizzare il
proprio operato. È quello che fa il re
Davide che, aiutato da Natan, com-
prende la malizia del suo gesto e del
suo comportamento: a quel punto la
sua penitenza non serve tanto a far
cambiare idea a Dio riguardo la sorte
del suo bambino, ma a dimostrargli
che ha capito il male commesso e la
volontà di riparare. Quando hai occa-
sione di offrire sacrifici a Dio, non
farli con la mentalità mercantile di
chi vuole ottenere qualcosa in cam-
bio. Piuttosto, siano il segno del tuo
cuore contrito e umiliato, disposto a
cambiare vita e a riprendere la via
del bene.
Dalla Prima Lettura
Un cuore contrito
Preghiera
Signore Gesù, come è facile aspettarsi che
tu ci eviti ogni maremoto! Siamo sempre
tentati di ricomprenderti nei nostri schemi
limitati e, invece di lasciarci sorprendere
dal mistero di un ancore che non ha paura-
a di morire e di condurci oltre noi stessi, ti
sentiamo distante, se non proprio assente.
Ma tu non esitare: entra nella nostra vita
così come sei!
Medita La Parola
L’urgenza del grido a Gesù Meditazione di Fiorella Elmetti
Dopo aver operato il miracolo della moltiplicazione
del pane, Gesù non si ferma a raccogliere i compli-
menti e gli onori, ma decide: “Passiamo all’altra
riva”. Altri devono potere godere dell’annuncio del
Vangelo e della salvezza. Perciò, detto tra noi e a
posteriori, suona ingiusto quel rimprovero che i
discepoli fanno a Gesù, mentre egli dormiva placi-
damente a poppa della barca: “Maestro, non
t’importa che siamo perduti?”. Certo che gli impor-
ta e, in fondo, anche i discepoli lo sanno, ma pro-
prio per questo gli gridano forte la loro paura per
la “grande tempesta”. Con quel grido, che esce
dalle labbra come un urlo di dolore, di cui si è con-
sapevoli che l’esito resterà inascoltato. E invece
quell’urlo Gesù lo ascolta e se ne prende carico
immediatamente: “Si destò, minacciò il vento e
disse al mare: “Taci, càlmati!”. Il vento cessò e vi
fu grande bonaccia”. E Gesù a questo punto ci
scuote con la sua calma: “Perché avete paura? Non
avete ancora fede?”. La fede non è mai qualcosa di
scontato, soprattutto nei momenti di prova. Avere
fede non vuol dire aggrapparsi a delle certezze, ma
consiste in un continuo lasciarsi purificare. Ed è
questo che ci mette a disagio, non sapendo in qua-
le direzione metterai il prossimo passo. Di una cosa
sola possiamo essere certi nell’esperienza della
fede: Gesù è la strada come ci ricorda Pseudo Ma-
cario, Padre della Chiesa e monaco: “Gesù è la
strada che viene da Dio e porta a Dio. Fra noi e Dio
a volte la strada non funziona abbastanza. La stra-
da della preghiera, della fiducia è ostruita e bloc-
cata. È urgente aprire un sentiero praticabile che
porti a Dio e che porti Dio nel nostro cuore”. Allo-
ra, non temiamo di urlare a Gesù la nostra paura,
ma poi lasciamoci condurre con fiducia dalla sua
presenza.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 740
Domenica 24 Gennaio 2016
Chiuso il 19/01/2016
Numero copie 1470
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it