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Note (l) Francesco Mattesini, Il bloc- co navale italiano nella guerra di Spagna (ottobre 1936-marzo 1939). parte seconda, in "Bollet- tino d'Archivio dell'Uficio sto- rico della Marina militare", di- cembre 1997, pag. 57. (2) Prima ancora che le unità na- vali raggiungano le posizioni lo- m assegnate nel Mediterraneo, il 6 agosto gli S.81 dell'Aviazione Legionaria delle Baleari attacca- no quelle che ritengono essere navi facenti parte di un convo- glio sovietico avvistato fin dal 30 luglio in transito nel Bosfom e segnalato il 5 agosto dai Cant Z.501 della 183" Squadriglia RM. a nord dell'isola di La Ga- lite. Un primo attacco è stato tentato da pane di bombardieri della Regia Aeronautica nei pressi di capo Bousquet, ma, giovandosi della scarsa visibilità dovuta alla nebbia, le cinque na- vi - Terek, Titcherine, Neva, Kertch e Voroscibff - riescono a riparare nel porto di Orano. In seguito, due di esse trasborde- ranno il carico su navi francesi e le altre tre riusciranno a raggiun- gere isolatamente i porti spagno- li. Nel tentativo di rintracciarle per impedirne l'arrivo a destina- zione, gli S.8 1 incorrono in erro- ri di identificazione e attaccano la petroliera British Corporal (6.972 tsl) in navigazione fra Al- meria e Cartagena, poi il piro- scafo italiano Mongioia (6.1 13 tsl) uscito da Palermo per Sivi- glia. Inquadrata dagli ordigni lanciati da una pattuglia di tre bombardieri (S. 81 del 9" St. B.T. sommariamente camuffati da velivoli dell'Aviazione Legio- nana), la nave è costretta a ripa- rare nel porto di Algeri con a bordo il capitano Salieri ucciso e un ufficiale olandese del Comi- tato di controlio ferito. (3) Uno dei bombardieri attac- canti venne raggiunto e abbattu- to dal CR.32 del sergente mag- giore Achille Martina, pilota del X Gruppo Caccia, trenta km a nord dell'isola di Majorca. dieci cacciatorpediniere (Freccia, Dardo, Strale, Saetta, Zeffiro, Borea, Espero, Ostro, Fulmine e Lampo), 24 torpediniere, una nave coloniale (Eritrea) e due motonavi (Adriatico e Barletta) armate e battenti bandiera spagnola con i nomi di Lago e Rio. Quanto alle unità subacquee, in poco più di un mese sono ben 52 i sommergibili in agguato nei punti strategici del Mediterraneo e al largo delle coste nord-africane. La sorveglianza dal cielo è a carico degli idrovolanti Cant Z.501 de11'83' Gruppo R.M. di Augusta. Il bilancio redatto a metà settembre presenterà risultati a dir poco controversi. Se si può dire raggiunto l'obiettivo di paralizzare il traffico marittimo diretto ai porti repubblicani, nel conto vanno messi anche le pericolosissime tensioni internazionali innescate da quelli che Winston Churchill definirà "atti di pirateria", l'accresciuto ruolo dell'hghilterra - sancito dai successivi accordi di Nyon - quale garante dei diritti di navigazione nel Mediterraneo e la modestia dei risultati ottenuti dal punto di vista operativo. Sono stati identificati più di mille piroscafi, ma nonostante un tale spiegamento di forze non si è riusciti ad affondare che otto mercantili e consentire la cattura di altri due. Dei 444 attacchi iniziati dai sommergibili, solo 24 sono stati portati a termine e su 43 siluri lanciati "solo una minima parte arrivò a colpire il bersaglio" (1). Si sono poi verificati deprecabili errori dei quali sono state vittime navi di Paesi neutrali e persino battenti bandiera italiana (2). Non sono tuttavia questi gli aspetti, seppur importanti, che qui si vogliono trattare. A convincere il ministro degli Affari esteri, Galeazzo Ciano, dell'opportunità di sospende- re le operazioni è la situazione ormai insostenibile che è venuta a determinarsi, in particolare per l'energica protesta dell'unione Sovietica dopo I'affondamento dei mercantili Timiryazev e Blagoiev e, soprattutto, per l'imtazione della Gran Bretagna dopo l'attacco silurante, peraltro andato a vuoto, portato il lo settembre da un sommergibile presunto italiano (era infatti l'Iride) al cacciatorpediniere HMS Havock. Nei giorni precedenti è stato il modesto contingente aereo dell'Aviazione Legionaria delle Baleari ad accollarsi una parte considerevole del lavoro di ricerca e di contrasto. Alla data del 5 agosto, la linea di volo - intesa per i velivoli in condizioni di efficienza - comprende sei bombardieri Savoia Marchetti S.81, sette caccia Fiat CR.32, due idrocaccia Macchi M.41 e tre idrovolanti ricognitori-bombardieri Cant Z.501. I1 giorno stesso in cui scatta il dispositivo di "blocco", l'aeroporto di Son San Juan sull'isola di Majorca è attaccato da cinque bimotori Tupolev SB-2 (Martin Bomber per i nazionalisti e Katiuska per i repubblicani). Le bombe, sganciate da tremila metri poco dopo le 13, distruggono un S.81 e ne danneggiano leggermen- te altri due assieme ad altrettanti Heinkel He 111 tedeschi in transito (3). L'ulteriore riduzione dell'organico non frena l'attività di volo. Ricognizioni e attacchi si susseguono giorno e notte, sia contro i porti d'amvo delle navi che in mare aperto. La sera del 7 agosto tre S.81 avvistano e attaccano al largo di Algeri la nave greca Ktistakis, il giorno dopo un S.8 1 lancia otto bombe da 100 kg contro un altro mercantile in navigazione nel Mar Menor ed è a sua volta inseguito da due caccia 1-15 (Curtiss o Chato) contro i quali le armi di bordo sparano 300 colpi. Alle 20 del 9 agosto gli apparecchi del capitano Alfonso Chiapparo e CS81 DEL CAPITANO CHIAPPARO / Nel cimitero municipale di Ciudadela, sull'isola di Minorca, una tomba monumentale Un drammatico conserva i resti e onora la memoria di quattro aviatori italiani, il capitano Alfonso Chiapparo e episodio consumatosi il sottotenente Pietro Mosca, entrambi piloti, il sergente meccamico Remo Barsotti e il marco- nei cieli spagnoli nista Francesco Tomada. Questa è la storia della loro tragica fine e della sorte che toccò agli durante la guerra altri membri dell'equipaggio, ricostruita anche grazie alla testimonianza di un altro protagoni- civile sta recentemente scomparso: l'allora tenente pilota Vittorio Galfetti. I fatti si inquadrano nelle operazioni connesse al secondo blocco navale ed aereo del Mediterraneo, attuato dal 9 agosto ai 12 settembre 1937 - dopo quello dell'inverno precedente ANGELO EMILIANI - per interdire l'arrivo di rifornimenti ai porti spagnoli sotto controllo della Repubblica. Secondo i nazionalisti, proprio all'inizio di agosto, l'Unione Sovietica era in procinto di fornire ai "rossi" ingenti quantitativi di armi: pih di 2.500 cani m a t i , tremila mitragliatrici :calo+ diSm motorizzate e 300 aerei. Era assolutamente necessario impedire che giungessero a destinazio- delp~viazione wonaria delle ne. Gli accordi in tal senso vennnero messi a punto il 5 agosto a Roma fra Nicolhs Franco, il Baleari in volo sulla costa ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e lo stesso Mussolini. I1 piano illustrato dal fratello del cataiana. Caudillo e dal capitano di fregata Francisco Regalado, ufficiale dello Stato Maggiore della Sorto, Marina nazionalista, si riassumeva nello sbarrare il canale di Sicilia con unità subacquee e di Aif011~0 Chiapparo,ancora superficie, nella sorveglianza delle acque del19Egeo e a nord delle coste della Tunisia e ~ ~ ~ t e S ~ a ~ ~ ~ ~ s ~ ~ c i m . dell'Algeria, nello stabile agguati di sommergibili davanti ai porti di Cartagena, Alicante, I . ,'.> 2. , ' . . ,i . ...- ,- . ' I.. .. . , Valencia, Tarragona e Barcellona. I1 compito, ovviamente, avrebbe dovuto essere assolto in prevalenza dalla Regia Maxina. Che le informazioni fornite a supporto di tali richieste circa l'entità degli armamenti desti- nati alla Repubblica siano alquanto esagerate, appare più che evidente. A complicare il quadro è lo stato dei rapporti fra i due alleati: risentito per l'esasperante lentezza con cui il generale Franco procede nelle operazioni e, soprattutto, per la lunga e umiliante inattività alla quale è costretto il Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.) dopo lo smacco subito a Guadalajara. Mussolini ha inviato il 4 agosto un telegramma dal tono perentorio al generale Ettore Bastico, comandan- te del C.T.V.: "Bisogna porre a Franco questo dilemma visto che i giorni passano e si rassomi- gliano [...l. O i volontari italiani si battono o ritornano. Attuale situazione di disagio morale deve finire". Eppure, dopo un'iniziale esitazione, il duce finisce per cedere alle richieste e decide di dar corso immediato all'attuazione del piano. Nelle settimane seguenti il "blocco" impegna ragguardevoli forze della Regia Marina: quattro incrociatori leggeri (di Giussano, Diaz, Cadorna e Colleoni), un esploratore (Aquila), Uno dei tre bombardieri SS1 che il 6 agosto 1937 lanciarono per errore 40 bombe contro il piroscafo italiano Mongioia. I velivoli appartenevano al 9" Stormo schierato in Sardegna, da qui l'insolita numerazione in fusoliera: il 9 indica lo Stormo, il 13 la Squadriglii e 1'1 il numero individuale. l cerchi sotto l'ala evidenziano i punti d'impatto di altrettanti proiettili di armi leggere andati a segno.

Non sono tuttavia questi gli aspetti, seppur A convincere ...S.81... · vali raggiungano le posizioni lo- m assegnate nel Mediterraneo, il 6 agosto gli S.81 dell'Aviazione ... ranno

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(l) Francesco Mattesini, Il bloc- co navale italiano nella guerra di Spagna (ottobre 1936-marzo 1939). parte seconda, in "Bollet- tino d'Archivio dell'Uficio sto- rico della Marina militare", di- cembre 1997, pag. 57.

(2) Prima ancora che le unità na- vali raggiungano le posizioni lo- m assegnate nel Mediterraneo, il 6 agosto gli S.81 dell'Aviazione Legionaria delle Baleari attacca- no quelle che ritengono essere navi facenti parte di un convo- glio sovietico avvistato fin dal 30 luglio in transito nel Bosfom e segnalato il 5 agosto dai Cant Z.501 della 183" Squadriglia RM. a nord dell'isola di La Ga- lite. Un primo attacco è stato tentato da pane di bombardieri della Regia Aeronautica nei pressi di capo Bousquet, ma, giovandosi della scarsa visibilità dovuta alla nebbia, le cinque na- vi - Terek, Titcherine, Neva, Kertch e Voroscibff - riescono a riparare nel porto di Orano. In seguito, due di esse trasborde- ranno il carico su navi francesi e le altre tre riusciranno a raggiun- gere isolatamente i porti spagno- l i . Nel tentativo di rintracciarle per impedirne l'arrivo a destina- zione, gli S.8 1 incorrono in erro- ri di identificazione e attaccano la petroliera British Corporal (6.972 tsl) in navigazione fra Al- meria e Cartagena, poi il piro- scafo italiano Mongioia (6.1 13 tsl) uscito da Palermo per Sivi- glia. Inquadrata dagli ordigni lanciati da una pattuglia di tre bombardieri (S. 81 del 9" St. B.T. sommariamente camuffati da velivoli dell'Aviazione Legio- nana), la nave è costretta a ripa- rare nel porto di Algeri con a bordo il capitano Salieri ucciso e un ufficiale olandese del Comi- tato di controlio ferito.

(3) Uno dei bombardieri attac- canti venne raggiunto e abbattu- to dal CR.32 del sergente mag- giore Achille Martina, pilota del X Gruppo Caccia, trenta km a nord dell'isola di Majorca.

dieci cacciatorpediniere (Freccia, Dardo, Strale, Saetta, Zeffiro, Borea, Espero, Ostro, Fulmine e Lampo), 24 torpediniere, una nave coloniale (Eritrea) e due motonavi (Adriatico e Barletta) armate e battenti bandiera spagnola con i nomi di Lago e Rio. Quanto alle unità subacquee, in poco più di un mese sono ben 52 i sommergibili in agguato nei punti strategici del Mediterraneo e al largo delle coste nord-africane. La sorveglianza dal cielo è a carico degli idrovolanti Cant Z.501 de11'83' Gruppo R.M. di Augusta.

Il bilancio redatto a metà settembre presenterà risultati a dir poco controversi. Se si può dire raggiunto l'obiettivo di paralizzare il traffico marittimo diretto ai porti repubblicani, nel conto vanno messi anche le pericolosissime tensioni internazionali innescate da quelli che Winston Churchill definirà "atti di pirateria", l'accresciuto ruolo dell'hghilterra - sancito dai successivi accordi di Nyon - quale garante dei diritti di navigazione nel Mediterraneo e la modestia dei risultati ottenuti dal punto di vista operativo. Sono stati identificati più di mille piroscafi, ma nonostante un tale spiegamento di forze non si è riusciti ad affondare che otto mercantili e consentire la cattura di altri due. Dei 444 attacchi iniziati dai sommergibili, solo 24 sono stati portati a termine e su 43 siluri lanciati "solo una minima parte arrivò a colpire il bersaglio" (1). Si sono poi verificati deprecabili errori dei quali sono state vittime navi di Paesi neutrali e persino battenti bandiera italiana (2). Non sono tuttavia questi gli aspetti, seppur importanti, che qui si vogliono trattare.

A convincere il ministro degli Affari esteri, Galeazzo Ciano, dell'opportunità di sospende- re le operazioni è la situazione ormai insostenibile che è venuta a determinarsi, in particolare per l'energica protesta dell'unione Sovietica dopo I'affondamento dei mercantili Timiryazev e Blagoiev e, soprattutto, per l'imtazione della Gran Bretagna dopo l'attacco silurante, peraltro andato a vuoto, portato il lo settembre da un sommergibile presunto italiano (era infatti l'Iride) al cacciatorpediniere HMS Havock.

Nei giorni precedenti è stato il modesto contingente aereo dell'Aviazione Legionaria delle Baleari ad accollarsi una parte considerevole del lavoro di ricerca e di contrasto. Alla data del 5 agosto, la linea di volo - intesa per i velivoli in condizioni di efficienza - comprende sei bombardieri Savoia Marchetti S.81, sette caccia Fiat CR.32, due idrocaccia Macchi M.41 e tre idrovolanti ricognitori-bombardieri Cant Z.501. I1 giorno stesso in cui scatta il dispositivo di "blocco", l'aeroporto di Son San Juan sull'isola di Majorca è attaccato da cinque bimotori Tupolev SB-2 (Martin Bomber per i nazionalisti e Katiuska per i repubblicani). Le bombe, sganciate da tremila metri poco dopo le 13, distruggono un S.81 e ne danneggiano leggermen- te altri due assieme ad altrettanti Heinkel He 11 1 tedeschi in transito (3).

L'ulteriore riduzione dell'organico non frena l'attività di volo. Ricognizioni e attacchi si susseguono giorno e notte, sia contro i porti d'amvo delle navi che in mare aperto. La sera del 7 agosto tre S.81 avvistano e attaccano al largo di Algeri la nave greca Ktistakis, il giorno dopo un S.8 1 lancia otto bombe da 100 kg contro un altro mercantile in navigazione nel Mar Menor ed è a sua volta inseguito da due caccia 1-15 (Curtiss o Chato) contro i quali le armi di bordo sparano 300 colpi. Alle 20 del 9 agosto gli apparecchi del capitano Alfonso Chiapparo e

CS81 DEL CAPITANO CHIAPPARO /

Nel cimitero municipale di Ciudadela, sull'isola di Minorca, una tomba monumentale Un drammatico conserva i resti e onora la memoria di quattro aviatori italiani, il capitano Alfonso Chiapparo e episodio consumatosi il sottotenente Pietro Mosca, entrambi piloti, il sergente meccamico Remo Barsotti e il marco- nei cieli spagnoli nista Francesco Tomada. Questa è la storia della loro tragica fine e della sorte che toccò agli durante la guerra altri membri dell'equipaggio, ricostruita anche grazie alla testimonianza di un altro protagoni- civile sta recentemente scomparso: l'allora tenente pilota Vittorio Galfetti.

I fatti si inquadrano nelle operazioni connesse al secondo blocco navale ed aereo del Mediterraneo, attuato dal 9 agosto ai 12 settembre 1937 - dopo quello dell'inverno precedente ANGELO EMILIANI - per interdire l'arrivo di rifornimenti ai porti spagnoli sotto controllo della Repubblica.

Secondo i nazionalisti, proprio all'inizio di agosto, l'Unione Sovietica era in procinto di fornire ai "rossi" ingenti quantitativi di armi: pih di 2.500 cani m a t i , tremila mitragliatrici :calo+ diSm motorizzate e 300 aerei. Era assolutamente necessario impedire che giungessero a destinazio- delp~viazione w o n a r i a delle ne. Gli accordi in tal senso vennnero messi a punto il 5 agosto a Roma fra Nicolhs Franco, il Baleari in volo sulla costa

ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e lo stesso Mussolini. I1 piano illustrato dal fratello del cataiana.

Caudillo e dal capitano di fregata Francisco Regalado, ufficiale dello Stato Maggiore della Sorto, Marina nazionalista, si riassumeva nello sbarrare il canale di Sicilia con unità subacquee e di Aif011~0 Chiapparo,ancora

superficie, nella sorveglianza delle acque del19Egeo e a nord delle coste della Tunisia e ~ ~ ~ t e S ~ a ~ ~ ~ ~ s ~ ~ c i m . dell'Algeria, nello stabile agguati di sommergibili davanti ai porti di Cartagena, Alicante, I

. ,'.> 2 . , ' . . ,i .

...- ,- . ' I.. .. . , Valencia, Tarragona e Barcellona. I1 compito, ovviamente, avrebbe dovuto essere assolto in

prevalenza dalla Regia Maxina. Che le informazioni fornite a supporto di tali richieste circa l'entità degli armamenti desti-

nati alla Repubblica siano alquanto esagerate, appare più che evidente. A complicare il quadro è lo stato dei rapporti fra i due alleati: risentito per l'esasperante lentezza con cui il generale Franco procede nelle operazioni e , soprattutto, per la lunga e umiliante inattività alla quale è costretto il Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.) dopo lo smacco subito a Guadalajara. Mussolini ha inviato il 4 agosto un telegramma dal tono perentorio al generale Ettore Bastico, comandan- te del C.T.V.: "Bisogna porre a Franco questo dilemma visto che i giorni passano e si rassomi- gliano [...l. O i volontari italiani si battono o ritornano. Attuale situazione di disagio morale deve finire".

Eppure, dopo un'iniziale esitazione, il duce finisce per cedere alle richieste e decide di dar corso immediato all'attuazione del piano.

Nelle settimane seguenti il "blocco" impegna ragguardevoli forze della Regia Marina: quattro incrociatori leggeri (di Giussano, Diaz, Cadorna e Colleoni), un esploratore (Aquila),

Uno dei tre bombardieri SS1 che il 6 agosto 1937 lanciarono per

errore 40 bombe contro il piroscafo italiano Mongioia. I

velivoli appartenevano al 9" Stormo schierato in Sardegna, da

qui l'insolita numerazione in fusoliera: il 9 indica lo Stormo, il 13 la Squadriglii e 1'1 il numero

individuale. l cerchi sotto l'ala evidenziano i punti d'impatto di

altrettanti proiettili di armi leggere andati a segno.

6 STORIA - del tenente Carlo Alberto Rizzi sganciano il loro carico di bombe, ridotto per poter disporre di maggiore autonomia, sui moli e sulle infrastrutture del porto di Cartagena, eseguono le con- suete riprese fotografiche e subiscono l'attacco di due monoplani 1-16. Trascorrono 20 inter- minabili minuti prima che i Rata (Mosca per i repubblicani) desistano; le loro raffiche hanno però messo a segno numerosi colpi e ferito l'aviere scelto motorista Brusini a bordo dell'S.81 del tenente Rizzi. Nel corso dell'azione sono state lanciate bombe per 1 .O40 kg e sparati 1.450 colpi di mitragliatrice. I1 comportamento tenuto dagli equipaggi è premiato con un elogio "per il valore dimostrato nelle recenti operazioni" (4). I1 giorno 11 tre S.81 bombardano il porto di Alicante danneggiandovi un piroscafo stimato di 2.000 tsl.

Per il cap. Chiapparo e i suoi uomini il destino sta per compiersi. I preparativi per l'ultima missione di guerra cominciano nel pomeriggio del 14 agosto, dopo che il Comando dell'Aviazione Legionaria delle Baleari ha ordinato il bombardamento del porto di Barcellona. Tre S.81 decollano da Son San Juan pochi minuti prima delle 19 e, assunta la consueta forma- zione a cuneo, puntano verso la costa catalana in modo da arrivare sulla città da una direzione imprevista per sorprendere le difese antiaerei. Giunti sull'obiettivo leggermente distanziati l'uno dall'altro, i tre velivoli sganciano 800 kg di bombe ciascuno - probabilmente senza col- pire gli obiettivi - e si mettono in rotta per fare ritorno alla base di partenza. I due gregari atter- rano regolarmente alle 21.30, ma non arriva il terzo, proprio quello del capo-pattuglia. L'attesa si fa sempre più allarmante, fino a quando, trascorso il tempo massimo dell'autonomia di volo dell'S.81, appare chiaro che qualcosa dev'essere successo. I1 radiofaro è regolarmente in servi- zio, la stazione radiotelegrafica è in ascolto, l'esploratore Quarto assicura i rilevamenti, ma del velivolo nessuna traccia. Vengono immediatamente disposte le ricerche che, dalle prime ore del giorno 15, impegnano numerosi aerei italiani schierati sull'isola di Maiorca, oltre ad unità navali e idrovolanti della "Legione Condor" tedesca dalla loro base di Pollensa.

Le prime notizie sulla sorte toccata all'S.8 1 e al suo equipaggio si apprendono dall'inter- cettazione di un telegramma trasmesso lo stesso giorno 15 dal comando delle forze repubblica- ne di Mahon e indirizzato a Valencia. Dice che un apparecchio ha preso terra presso Ciudadela cozzando e incendiandosi, che quattro degli uomini a bordo sono morti carbonizzati e che altri due si sono lanciati col paracadute. La comunicazione si chiude affermando che sono state interessate le autorità locali per l'identificazione. In seguito, dall'intercettazione di un altro telegramma, si comprende che i due aviatori salvatisi, evidentemente catturati, sono Rampini e Sallusti, nomi di copertura assunti rispettivamente dal sergente maggiore radiotelegrafista Amato Raggi e all'aviere scelto armiere Attilio Saccenti. Ecco come il primo ha rievocato quelle drammatiche ore.

La notte del 14 agosto 1937 l'apparecchio, dopo un bombardamento nei pressi di Barcellona, si trovò in mezzo alla tempesta. Per sfuggire alla valanga di nembi fu operato uno spostamento a nord, ma poi le condizioni del tempo costrinsero a deviare ancora, a navigare a casaccio, fino a quando ci trovam- mo in pieno mare senza avere un'idea esatta della posizione. Acqua sopra, acqua sotto e un'oscuriti pau- rosa, opprimente. Si tentò di ricorrere al radiofaro, ma purtroppo l'apparato ricevente di bordo era avaria- to [in avaria]. I1 comandante, fatta una stima molto approssimativa del punto, si pose in rotta per rientrare alla base. Mare, mare, mare. Dopo un'ora di navigazione, la costa non appariva: d'altra parte, date le condizioni di visibilità quasi nulle, sarebbe bastato passare mezzo chilometro lontano da qualsiasi punto riconoscibile per non vederlo. Intanto i motori bevevano benzina. Cominciò l'affannosa ricerca di Maiorca. Si fecero tutti i tentativi, si provb ad accostare per un determinato tempo in un senso, poi in un altro: nulla! Pareva che l'isola si fosse lasciata inghiottire dalle onde. Le ore passavano e la scorta di car- burante si avviava al termine. Improvvisamente, un fascio di luce squarcib le tenebre: terra! I cuori prese- ro a martellare in gola. In pochi minuti I'apparecchio giunse sulla verticale del faro, ma non fu possibile riconoscere la costa. Nello stesso istante il motorista avvertì che la benzina stava per finire. I1 comandan- te ordinb agli uomini di tenersi pronti per il lancio: furono indossati i paracadute, agganciati i moschetto- ni, spalancato lo sportello della fusoliera, ma ad un tratto l'apparecchio sbandb di colpo, paurosamente. Senza saper come, mi ritrovai a capofitto nel vuoto sospeso al paracadute. Mentre stavo per toccare terra, udii una formidabile esplosione e vidi a un centinaio di metri l'S.81 in fiamme. I bagliori mi permisero di scorgere un altro paracadute a pochi passi: era l'aviere Saccenti che giungeva a terra (5).

Scalzi e storditi, i due uomini corrono verso il relitto dell'S.81, ma non c'è più niente da fare. I1 rogo sta consumando inesorabilmente le parti in legno e in tela assieme ai corpi degli sfortunati compagni di volo, le parti metalliche sono incandescenti per il grande calore. Impossibile avvicinarsi.

Giunto sulla verticale dell'isola con i serbatoi asciutti dopo aver vagato a lungo nell'oscu- rità sul mare aperto, impossibilitato a ricevere i segnali del radiofaro che gli avrebbero per- messo di stabilirne la direzione, l'apparecchio è stato infine colpito da un ben centrato colpo di artiglieria contraerei. È stato proprio lo scoppio della granata a provocare l'improvviso sobbal-

(4) Telegramma 1738C del Co- mando Aviazione Legionaria, in- viato 1'11 agosto 1938 & Vitoria a Palma di Majorca.

(5) La testimonianza è riportata fra l'altro a pag. 293 in Legiona- ri di Roma di terra iberica, Mi- lano, 1940.

ii capitano Alfonso Chiapparo in Spagna, dove risultava chiamarsi Alfonso Chiarelii. Le tre stelle a sei punte indicano il grado (capitano) ricoperto nell' Aviazione Legionaria, ma l'aquila del brevetto di volo e la bustina sono italiani.

STORIA - 7

l'autore dell'allora tenente Vitto- rio Galfetti.

zo che ha proiettato Raggi fuori dalla carlinga. Da terra pochi testimoni vedono una palla di fuoco che, come una stella cadente, precipita verso terra finendo nel podere "Son Tarì". A inquadrarlo con un colpo fortunato è stata la batteria di Biniarroca. È tuttavia possibile che il capitano Chiapparo, pur con l'aereo in fiamme, abbia cercato di atterrare, finendo però la sua corsa contro uno dei muri a secco che segnano i confini del terreno agricolo.

A dirci cosa successe in seguito è l'allora tenente Vittorio Galfetti, pilota nella 101" Squadriglia del X Gruppo Caccia negli ultimi mesi di guerra.

Quindici giorni dopo l'occupazione di Minorca [conclusa dai nazionalisti senza incontrare resistenza il 9 febbraio 19391, appresi dal comandante di squadriglia, il capitano Raoul Zucconi, che erano stati ritrovati i resti di quattro aviatori italiani caduti sull'isola con un S.81 il 14 agosto 1937 e che il coman- dante l'Aviazione Legionaria delle Baleari, generale Maceratini, era intenzionato a far costruire un monumento a loro memoria. Quel ritrovamento mi commosse: il secondo pilota di quello sfortunato apparecchio era il sottotenente Pietro Mosca di Milano, mio grande amico. Nella speranza che l'iniziati- va espressa dal generale Maceratini trovasse concreta realizzazione, nelle ore di attesa al campo del mio turno di volo mi dilettavo scarabocchiando qualche bozzetto per il monumento che avrei voluto per I'a- mico Pietro. Quei quattro schizzi prospettici, buttati giù alla buona, finirono nelle mani del capitano Zucconi che, evidentemente apprezzandoli, li fece poi pervenire al generale Maceratini.

Venni convocato al comando dell'Aviazione Legionaria e ricevuto dallo stesso generale il quale aveva scelto, tra i miei schizzi, quello che più gli piaceva. Mi disse che il monumento doveva essere costruito nel più breve tempo possibile, che se si fossero presentate delle difficoltà insormontabili sul posto si sarebbe potuto far capo direttamente all'Italia per ogni necessiti. Mi invitb poi a prendere con- tatto con l'ufficiale dell'Ufficio informazioni al quale aveva già dato disposizioni per il mio trasferimen- to a Minorca (6).

Galfetti atterra col suo Fiat CR.32 sull'aeroporto di Mahon, dove un S.81 ha già scaricato quattro specialisti e del materiale. Gli spagnoli hanno messo a disposizione un gruppo di dieci soldati, un autista e un cuoco.

Non mi mancava piii niente per organizzare un servizio aeroportuale. Diventai così, di fatto, il comandante italiano dell'aeroporto, oltre che progettista e direttore del cantiere per la costruzione del monumento. La tomba doveva essere eretta nel Cimitero di Ciudadela, a 40 chilometri circa di distanza.

Ultimati i lavori di costruzione, la cerimonia per le onoranze funebri ai caduti si tiene il 30 maggio. Vi partecipano, oltre al generale Giuseppe Maceratini, alti ufficiali italiani dell'Eser- cito e della Marina giunti espressamente sull'isola, i comandanti delle forze m a t e nazionali-

Bombardieri SS1 del 25" Gruppo su~~aeroporto majoKhino di ste, autorità civili e religiose. I1 corteo muove dalla Plaza del Generalisimo, prosegue fra due San Juan nell'estate del 1937. ali di folla per le strade di Ciudadela e si conclude al cimitero, dove le bare vengono portate a

spalla da ufficiali della Legione fino vescovo monsignor Jer6nimo Pascual, e, infine, il generale Maceratini.

al luogo della tumulazione. Poi i discorsi: parlano i l Dasinistra.

il sindaco della città, Saiz Gralla a nome della Falange ~ c ~ ' t ~ l ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ F i a t CR32.

La manifestazione, assai commovente, si chiuse con i l Silenzio eseguito rnagistralmente dalla cor- I' Sottotenente Pietro Mosca (nome di copertura Piefro

netta. Poi i l momento dei saluti, degli abbracci, delle strette di mano (7). Mouoni) nell'uniforme della Regia Aeronautica.

Rientrato lo stesso giorno 30 a Son Bonet, sede della 101" Squadriglia da quando a fine agosto 1938 se ne era deciso il trasferimento per decongestionare l'affollatissimo aeroporto di Son San Juan, Galfetti ha ormai concluso il suo compito. I1 12 giugno si imbarcherà sulla motonave Duilio che riporta in Patria gli aviatori italiani ancora in terra spagnola.

La decisione di riservare ai quattro caduti del 14 agosto del 1937 esequie funebri speciali è con ogni probabilità in relazione alla figura fuori dal comune del capitano Alfonso Chiappqo. Nato a Napoli nel 1902, iniziò la carriera militare in Marina; nel 1926 frequentò il corso per osservatore d'aeroplano e nel luglio dell'anno seguente, con i gradi di sottotenente di vascello, venne assegnato alla 82" Squadriglia idrovolanti basata a Nisida. Nel marzo 1928 fu destinato alla Scuola di pilotaggio di Portorose dove conseguì il brevetto di pilota d'idrovolan- te e di pilota militare. Dopo un periodo d'imbarco sulla nave da battaglia Duilio e sull'incro- ciatore Trenta, il 5 dicembre 1932 passò alla Regia Aeronautica come tenente pilota in servizio permanente effettivo e nel 1934 era allo Stormo sperimentale da Bombardamento. L'anno suc- cessivo venne nominato addetto aeronautico in Cina in sostituzione del capitano Furio Drago: decollato da Guidonia il 6 luglio ai comandi dell'S.72 (MM.219, immatricolato I-ABMO), raggiunse Shanghai il 4 agosto. I1 velivolo sarà donato a Chang Kai-Shek quale gesto riparato- re per lo sgarbo da questi subito con l'improvviso richiamo del generale Roberto Lordi, capo della missione aeronautica in Cina e suo consigliere militare.

Tornato in Italia ai primi giorni dell'aprile 1937 e promosso capitano, Alfonso Chiapparo venne assegnato per un breve periodo al 9" Stormo Bombardamento. Negli ultimi giorni di giugno dello stesso anno fu assegnato alla "Missione Speciale Oltremare" arrivando a Palma di Maiorca il 3 luglio e assumendo subito il comando della Squadriglia da Bombardamento Pesante dell'Aviazione Legionaria delle Baleari.

Il giorno dopo la resa di Minorca, avvenuta come si è visto il 9 febbraio del 1939, il Comando dell'Aviazione Legionaria delle Baleari incarica il tenente colonnello Remo Palazzo di raggiungere l'isola per raccogliere quante più notizie possibile sul campo di aviazione, sulle difese antiaerei e sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Prima di concludere la sua missione, l'ufficiale chiede alle autorità militari di poter interrogare il tenente colonnello Jaime Palou, ultimo comandante "rosso" ora agli arresti, per ottenere informazioni sui quattro aviatori cadu- ti un anno e mezzo prima. Palou dichiara di ritenere che i loro resti siano sepolti nel cimitero di Ciudadela, ma di non conoscere l'esatta ubicazione della tomba; che i rottami del velivolo furono trasportati nel forte la Mola a Mahon; di non essere in grado di fornire alcuna notizia

(7) Un'altra cerimonia, non me- no solenne, si terra i l 4 luglio 1939. Secondo la cronaca del settimanale di Ciudadela "Hon- dero", poche ore dopo l'arrivo nel porto di Mahon di una squa- dra navale italiana (incrociatori Duca degli Abruui e Garibaldi, cacciatorpediniere Freccia, Dar- do, Strale, Folgore, Fulmine, Lampo e Baleno), l'ammiraglio Oscar Di Gianberardino volle re- dere omaggio, alla presenza del console generale e delle maggio- ri autoriti militari e politiche dell'isola, al cimitero e in parti- colare alla tomba dei quattro aviatori.

m&ttordi -i forse nel tentativo di atterrare dopo essere stato colpito da una granata aa .

compiuta nell'isola di Minorca nei giorni 10-13 febbraio 1939". in Archivio Stato Maggiore Ae- ronautica, Fondo OMS, cart. 98.

circa gli oggetti personali e sul comportamento tenuto dai due uomini dell'equipaggio soprav- vissuti, Raggi e Saccenti, non essendo stato presente agli interrogatori (8).

Sulla base di ulteriori indicazioni fornite da civili, il colonnello Palazzo rintraccia le tombe e suggerisce al proprio Comando il luogo nel cimitero, un quadrilatero al centro circon- dato dal verde, dove si potrebbe erigere un degna sepoltura.

Catturati dai repubblicani, il sergente Raggi e l'aviere Saccenti sono dapprima detenuti in un convento a Mahon, processati e condannati a 24 anni di carcere. In seguito i loro nomi ven- gono più volte inclusi nei laboriosissimi tentativi di scambio di prigionieri: nel marzo 1938 contro gli spagnoli Miguel Galindo Saura e José M. Alvarez Menendez in mano ai nazionali- sti; nel maggio seguente - nel quadro di una trattativa che riguarda combattenti americani delle Brigate internazionali - contro Samuel Romer e John Osbirne Berkeley (riportiamo le grafie che compaiono sui documenti spagnoli), piu avanti ancora contro due meccanici dell'aviazio- ne repubblicana catturati sul fronte Nord: Joaquin Diaz Gonzalez e Damaso Cagijas Tausia.

I1 6 agosto 1938 il console italiano a S. Sebastian, Massimo Gaetani, scrive a un funziona- rio nazionalista della Croce Rossa che i due, secondo notizie risalenti a un mese prima, "si tro- vano a Mahon in una casa trasformata in prigione e godono di buona salute". Chiede che si tenga conto di loro nella compilazione di una nuova lista di aviatori da scambiare perché "sono fra quelli che si trovano prigionieri da più tempo". I loro nomi, tuttavia, figurano ancora fra i casi irrisolti in un ulteriore elenco del 7 novembre 1938. Torneranno in libertà solo con la caduta di Minorca.

A- Emiliani

I1 generale Giuseppe Maceratini, ultimo comandante

del19Aviazione Legionaria delle Baleari, assieme ad ufficiali

italiani e spagnoli suil'aeroporto di Mahon, a Miorca. h