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Nordest 12 2012

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NORDESTS V I L U P P O

Sommario

14 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

EDITORIALI .............. 17Carlo SangalliAlessandro CalligarisWalter ManzonWalter Cretella Lombardo

IN COPERTINA ........ 24Moreno Giuriato

IL MODELLO NORDEST ...... 32Andrea TomatAlessandro BianchiGiovanni Da PozzoStefan PanPaolo Mazzalai

L'OSSERVATORIO

DEL TRIVENETO ................ 36

Fondazione Nord Est

AUTONOMIE .................... 50Luca ZaiaRenzo Tondo

STRUMENTI PER LE PMI .... 59Giorgio GuerriniGiuseppe TripoliEnzo RullaniValter Taranzano

STRATEGIE ........................ 70Massimo PavinGian Domenico CappellaroPaolo PesceAlessandro VardanegaLuigi Brugnaro

INTERNAZIONALIZZAZIONE .. 88Gustavo BombenGiovanni VeloLuigi MichelinMarisa ZeniAlessandra Chiavelli

INNOVAZIONE ................ 100Renzo RicciRenzo RoncadinDonatella Chiarotto

TECNOLOGIE .................... 110Mario BassoDellasFrancesco SartorelRemo CappellettiGiorgio Rospocher

MODELLI D’IMPRESA ........ 126Anna Dukice Michele CampostriniEmanuele CenzatoEttore BiasioMarisa Bano RoncatoErnesto RaineriGiovanni ColettiStefano SalmeriClaudio Morandin Francesco SantolinAndrea e Fabio Bortolamei

FOCUS CREDITO .............. 157Giuseppe Guzzetti Giuseppe Graffi BrunoroVincenzo ConsoliMassimo Tussardi

LA LEVA DELL’EXPORT ...... 168Luigi CimolaiBruno VianelloSimone dalle Nogaree Adrian Grando

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DICEMBRE 2012 15NORD EST SVILUPPO

COMMERCIO .................. 180Antonio Maria Bardelli

RINNOVABILI .................. 186Bruno Bellò Sergio Bortolotti

ENERGIA .......................... 194Andrea Lanzingher

MONITORAGGIOAMBIENTALE .................... 198Renato Maguolo

L’INDUSTRIA DELLECOSTRUZIONI .................. 201Paolo BuzzettiLuigi Schiavo

EDILIZIA .......................... 206Giancarlo FlessatiFrancesco Gregolin

PROGETTAZIONE .............. 210Roberto Davanzo

EDILIZIA SOSTENIBILE ...... 212Luis DurnwalderFlavio RuffiniFurio HonsellWalter Angonese

MATERIALI ...................... 222Andrea BordignonFaustino CanzianClaudio Mazzon

INTERNI .......................... 228Fabio SimonellaGianmaria Dorigo

INFRASTRUTTURE ............ 232Nives FurlanLuca Pierobon

LOGISTICA ...................... 238Francesco Chiarelli

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DICEMBRE 2012 19NORD EST SVILUPPO

Tralasciando alcune grandi aziende, il tes-

suto economico-produttivo del Friuli Vene-

zia Giulia si compone principalmente di

piccole e medie imprese. Una caratteristica

di cui siamo sempre andati fieri, ma che in-

dubbiamente ci rende più vulnerabili in un

momento difficile come questo. Alle difficoltà di accesso

al credito, alla lentezza burocratica, alla mancanza di in-

frastrutture adeguate, agli investimenti che stentano a

partire, all’immobilismo del mercato del lavoro, si ag-

giunga la progressiva marginalizzazione subita dal ter-

ritorio, che svilisce le potenzialità della regione: e se

pure è vero che la politica nazionale e la crisi globale non

ci favoriscono, dobbiamo ammettere che la responsabi-

lità non è da ricercare solo al di fuori, ma anche all’in-

terno del nostro sistema regionale.

I risultati dell’ultima indagine congiunturale di Confin-

dustria regionale restano negativi. Ciò determina un ge-

nerale pessimismo nelle previsioni, soprattutto per

occupazione e domanda estera, vera locomotiva trai-

nante della nostra economia. Del resto, il Nord Est si ri-

vela quasi sempre un precursore della situazione

economica italiana. Il Friuli Venezia Giulia, in partico-

lare, è stato tra i primi a rialzare la testa dopo il colpo in-

flitto dalla crisi nel 2008 e tra i primi a sperare nella

ripresa. Una speranza che purtroppo, negli ultimi

tempi, si è affievolita, imponendo alle imprese di usare

prudenza in quella che ormai è una navigazione a vista

dominata dall’incertezza. Come uscire da questa im-

passe? Dal mio punto di vista, è necessario risolvere un

problema alla volta, all’interno di una visione a lungo

termine compiuta e condivisa, superando antagonismi,

interessi contrastanti, inerzie e scarsa lungimiranza. Bi-

sogna decidere che cosa vogliamo fare di questa nostra

regione. Di questo nostro territorio ricco di potenzialità

e di storia, di saperi e di industria.

Ritengo che il Friuli Venezia Giulia abbia bisogno di po-

tenziare le proprie dotazioni logistiche, di completare

cioè le arterie di collegamento interne e quelle di rac-

cordo con gli altri paesi, di garantire una portualità effi-

ciente, di velocizzare i collegamenti ferroviari, di

rendere competitivi i trasporti. Segue a ruota il bisogno

di garantire il fabbisogno energetico delle famiglie e

delle aziende energivore, penalizzate anche dall’au-

mento vertiginoso dei costi. Per fare ciò è necessario che

tutti gli interessati abbiano ben chiaro qual è lo scopo: la

rinascita dell’economia di una regione, finalmente de-

cisa a riappropriarsi della propria centralità strategica.

Non possiamo pretendere di risolvere problemi nuovi con

un sistema paese logoro e inceppato. È necessario, da

parte della politica, unire l’analisi del fabbisogno pub-

blico a una definizione precisa delle soluzioni. Innova-

zione e tradizione unite per dare vita a qualcosa di

nuovo. Economia della cultura, smart cities, green eco-

nomy, turismo, artigianato, industria. Un dialogo

aperto con il mercato avviato su questi presupposti sti-

molerebbe la nascita di servizi innovativi, riducendo le

barriere all’introduzione di novità, aprendo nuovi mer-

cati, creando incentivi spontanei alla collaborazione, fa-

vorendo in ultima analisi la partecipazione di ogni

singolo tassello di questo complicato mosaico regionale

al processo di ripresa. \\\\\

Unitiper la rinascitadella regione

EDITORIALE ALESSANDRO CALLIGARISPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIAFRIULI VENEZIA GIULIA

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DICEMBRE 2012 21NORD EST SVILUPPO

La lotta all’evasione, in linea con le direttive

del governo, ha visto un forte impegno ope-

rativo della Guardia di Finanza. L’attività

delle Fiamme Gialle del Friuli Venezia Giulia

ha consentito - nei primi otto mesi dell’anno

- nel comparto delle verifiche fiscali, di pro-

porre per il recupero a tassazione oltre 330 milioni di euro

di base imponibile ai fini dell’imposizione sul reddito e

di oltre 60 milioni di euro ai fini Iva. Il tutto a seguito

dell’esecuzione di circa 700 verifiche fiscali. Sono stati

individuati 168 evasori totali, ovvero soggetti totalmente

sconosciuti al fisco, nonché 17 “paratotali”.

Nel comparto dei controlli strumentali, sono stati eseguiti

17.953 controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali

che hanno portato alla constatazione di 1.467 violazioni,

prevalentemente riconducibili alla mancata emissione del

documento contabile, con una percentuale media di irre-

golarità, in ambito regionale, pari al 12 per cento. Nel set-

tore del sommerso sono stati individuati 247 lavoratori

irregolari e 212 lavoratori completamente “in nero”.

Significativo è stato, altresì, l’impegno rivolto alla tutela

dei prodotti made in Italy e dei consumatori, con il seque-

stro di oltre 710mila oggetti contraffatti o irregolari e con

la denuncia di 49 responsabili, prevalentemente di origine

straniera. Particolare attenzione è stata posta nella rico-

struzione della cosiddetta “filiera del falso”, sempre di più

gestita da organizzazioni transnazionali, spesso anche di matrice crimi-

nale. Da evidenziare, a tal proposito, come anche la rete web venga sem-

pre più utilizzata per la commercializzazione on line di prodotti

contraffatti o insicuri, nonché per l’abusiva distribuzione su piattaforme

telematiche spesso create ad hoc di supporti multimediali protetti dal di-

ritto d’autore, ovvero di beni, come i medicinali, la cui commercializza-

zione è strettamente disciplinata e monitorata. \\\\\

Lotta all’evasionee tuteladel made in Italy

EDITORIALE WALTER MANZONCOMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZADEL FRIULI VENEZIA GIULIA

12%IrregolaritàLa media regionale registrata ad agosto 2012relativa alla mancata emissionedi scontrini e ricevute fiscali

710.000Prodotti Gli oggetti contraffatti o irregolarisequestrati dalla Gdf, che ha denunciato49 soggetti prevalentemente di origine straniera

247Lavoratori Il numero dei soggetti irregolari individuatinei primi otto mesi di quest’anno; 212 quelliche lavoravano completamente in nero

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DICEMBRE 2012 23NORD EST SVILUPPO

Combattere l’evasione fiscale è l’obiettivo

prioritario della missione di polizia econo-

mica e finanziaria della Guardia di Finanza.

Il fenomeno danneggia non solo il bilancio

pubblico ma anche quelle imprese che, ri-

spettando con correttezza le regole, subi-

scono la concorrenza sleale di chi sovverte l’etica di

mercato. Per questa ragione, l’azione della Guardia di Fi-

nanza mira, secondo l’indirizzo dato dal governo, a preve-

nire e reprimere l’elusione e l’evasione fiscale mediante

attività ispettive che puntino a concentrare l’attività sui fe-

nomeni più gravi e pericolosi, come l’economia sommersa,

i reati tributari, le frodi fiscali e l’evasione internazionale.

Fenomeni che, per caratteristiche e insidiosità, richiedono

una più spiccata azione d’intelligence, analisi di rischio e

tecniche d’intervento più penetranti e incisive, tipiche di

una forza di polizia a competenza generale quale la Guardia

di Finanza. In tale contesto uno spazio prioritario viene ri-

servato al contrasto dell’evasione internazionale, mediante

il controllo di quei soggetti che trasferiscono occultamente

capitali all’estero, delle persone fisiche e delle società che

fissano “fittiziamente” la residenza o la propria sede in

Paesi a fiscalità privilegiata o che intrattengono rapporti

commerciali con società controllate o collegate con soggetti

localizzati in centri off-shore. Per perseguire questi obiet-

tivi, la strategia del Corpo si fonda su due direttrici princi-

pali, entrambe destinate ad aggredire i patrimoni

indebitamente accumulati e a recuperare i tributi evasi:

qualità degli interventi e approccio trasversale, sulla base

di un dispositivo di contrasto basato su modelli di inter-

vento operativo resi più flessibili ed elastici.

Nel corso dei primi 10 mesi del 2012, in materia di evasione

fiscale internazionale, la Guardia di Finanza del Veneto ha

scoperto una base imponibile sottratta a tassazione per

oltre 1,8 miliardi di euro. Nel medesimo periodo, ha con-

statato violazioni alle imposte dirette per una base impo-

nibile di oltre 3,6 miliardi di euro e all’Iva per oltre 262

milioni di euro, individuando, tra l’altro, 577 evasori totali

ovvero soggetti completamente sconosciuti al fisco che ave-

vano occultato redditi per oltre 2,6 miliardi di euro. È giu-

sto ricordare però che la lotta all’evasione, in un Paese

importante e sviluppato come l’Italia, può e deve essere

condotta anche a livello preventivo, diffondendo la cultura

della legalità insieme a quella economica. In quest’ottica,

è stato di recente varato dal comando generale del Corpo,

in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-

versità e della Ricerca, il progetto “Educazione alla legalità

economica”, finalizzato a promuovere e coinvolgere, nel-

l’ambito dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”,

un programma di attività a favore degli studenti della

scuola primaria e secondaria dove creare e fortificare le ra-

dici dell’etica istituzionale. \\\\\

EDITORIALE WALTER CRETELLA LOMBARDOCOMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZADEL VENETO

Il valoredella legalità

1,8 mld Euro La base imponibile sottratta a tassazionescoperta durante i primi 10 mesi del 2012in materia di evasione fiscale internazionale

577 EvasoriIl numero di soggetti che fino a ottobre 2012ha evaso totalmente le tasse e ha occultatoredditi per oltre 2,6 miliardi di euro

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DAL VENETOUN NUOVO CORSOPER IL MADEIN ITALYUna strategia tanto prudente quantoincredibilmente precisa. È ciò che ha permessoalla Italservices di crescere. Tessendo una retecommerciale che va dal Medio Orienteagli Stati Uniti. Moreno Giuriato apre le portedi un’impresa forgiata nella cultura del faretipica del Nord Est - Andrea Moscariello

24 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

COPERTINA I MORENO GIURIATO

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DICEMBRE 2012 25NORD EST SVILUPPO

↑ Moreno Giuriato,presidente del Gruppo Italservices,

all’interno della sede di San Pietro in Gù (PD)

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Piccoli passi, cauti ma sicuri, o strategie com-

merciali aggressive e investimenti esponen-

ziali? Il mondo del made in Italy affronta le

criticità dei mercati partendo da questo

bivio. Due visioni diametralmente opposte

del fare impresa, entrambe fautrici di suc-

cessi, ma anche di colossali tonfi. Una riflessione di carat-

tere manageriale che coinvolge da vicino i distretti

produttivi del Nord Est, in particolare del Veneto. Rifles-

sione da esercitare con la consapevolezza che ora, persino

il minimo errore, può decretare la fine di un’attività. An-

dando ad analizzare i casi di maggior successo presenti sul

territorio, emerge sin da subito come, al momento, sia

stata la prima metodica, quella più prudente, ad aver pre-

miato le aziende. Lo conferma il caso del Gruppo Italservi-

ces, con sede a San Pietro in Gù (PD), produttore e

distributore di una decina di brand legati al casual e al je-

answear, su tutti Met e Cycle. Realtà che ha saputo rinvi-

gorire il distretto del denim dislocato tra il padovano e il

vicentino. Una crescita, quella di Italservices, che nel 2011,

anche a seguito di importanti acquisizioni, ha toccato

quota + 35 per cento e che anche per il 2012 prevede di in-

nalzarsi di ulteriori 5 punti percentuali. Risultati che pre-

miano le scelte del presidente, Moreno Giuriato, che

abbiamo incontrato alla vigilia dell’inaugurazione dello

store che il Gruppo ha appena ristrutturato a Miami.

Piccoli passi, ma sostanziali. È questa la strategiaper fronteggiare la crisi?«Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Sul mercato ogni

impresa ha una sua identità, un suo modus operandi. Nel

nostro caso, e lo dimostrano i dati raccolti negli ultimi cin-

que anni, è stata la formula vincente. Ognuno dei nostri

singoli brand è cresciuto, trainato in particolare dal suc-

cesso di Met. Di conseguenza si è consolidato il bilancio

del Gruppo. La crescita, nel nostro caso, non avviene attra-

verso aggressività commerciali o sbalzi di fatturato, né at-

traverso l’apertura improvvisa di decine di negozi

monomarca. Le aziende che controlliamo si rivolgono a

26 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

↑ Moreno Giuriato e gli stilisti di Cycle,Elena Boaretto e Andrea Bertin

→ Eugenio Schiena, brand designer di tutti i marchidel Gruppo, in un momento di lavoro

COPERTINA I MORENO GIURIATO

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specifiche nicchie, a determinati target, un insieme di fra-

zioni che, unite, ci consentono di ottenere grandi numeri».

Dunque frazionamento e diversificazione?«E grande attenzione al prodotto. Non ci si può permet-

tere di abbassare lo standard. Non rientriamo nel seg-

mento luxury ma ci rivolgiamo comunque a una fascia alta

del mercato. Ognuno dei nostri acquirenti deve essere con-

quistato, fidelizzato e guidato su determinati target. Una

politica che si riflette anche nelle nostre strategie di mar-

keting e pubblicitarie».

A proposito di pubblicità, il Gruppo ha incrementatonotevolmente gli investimenti.«Sì, ma solamente a seguito di un rafforzamento finanzia-

rio. Non credo nell’esporsi eccessivamente, nell’azzardare.

Il famoso “passo più lungo della gamba” è un errore che

oggi il mercato non perdona. Ci siamo consolidati, ab-

biamo aumentato le nostre possibilità di investimento, ul-

timamente abbiamo aumentato il capitale di 5,5 milioni,

e di conseguenza abbiamo ampliato le campagne pubbli-

citarie. In particolare, con Met siamo divenuti main spon-

sor di X Factor. La scelta non è casuale, in quanto Sky

rappresenta un network che non raggiunge i grandi nu-

meri delle reti generaliste, ma il suo pubblico è composto

prevalentemente dai nostri target di riferimento. Il rap-

porto tra marketing e produzione rappresenta una delle

voci più sensibili per un’azienda di moda. Nulla deve es-

sere lasciato al caso».

DICEMBRE 2012 27NORD EST SVILUPPO

Met si conferma il brand “internazionale” per la

crescita del Gruppo Italservices. Con l’ultima

collezione Primavera Estate è significativa la

crescita del +25 per cento fuori dal territorio domestico.

Dato che riflette e sostiene la strategia di espansione

all’estero intrapresa dalla società, che prevede nuovi

progetti e accordi distributivi. Met ha recentemente

inaugurato il nuovo showroom direzionale a Parigi, in

Rue de Rivoli. Lo showroom è diretta espressione del

grande interesse riservato al brand da parte del mer-

cato francese – cresciuto del 10 per cento rispetto allo

scorso anno – oltre che un’importante vetrina per i

clienti asiatici che si recano a Parigi alla ricerca di

nuove tendenze. Un prossimo, importante step sarà lo

sviluppo del mercato tedesco, anche in questo caso tra-

mite l’apertura di showroom direzionali. Sul fronte di-

stribuzione Bric, sono state avviate nuove

collaborazioni con partner strategici in Brasile, Russia,

India e Cina. Per quanto riguarda la strategia distribu-

tiva, Met ha avviato una proposta di prodotto ispirata

all’estate e al mare, che ha come obiettivo di rafforzare

l’offerta nel periodo maggio/luglio, in cui tipicamente i

clienti hanno una maggiore voglia di novità.

www.italservicesspa.it

MET SEMPRE PIÙINTERNAZIONALEIL BRAND CRESCE PUNTANDOA UNA NUOVA LINEA E STRIZZANDOL’OCCHIO AL MERCATO FRANCESE

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28 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Nemmeno ora che avete maggiori potenzialità di in-vestimento cambierà filosofia?«Chiaramente possiamo aprirci a progetti di espansione

più ampi, ma resto della mia idea. Sono le piccole cose che

danno continuità e solidità a un’azienda. Seguire un pro-

getto per volta, sicuri e con una mission precisa. Questa

regola è valsa anche per la nostra espansione internazio-

nale. Abbiamo conquistato un paese per volta. Non ci

siamo mai esposti su larga scala. Una scelta intelligente, se

consideriamo che oggi la società è presente in tutti i prin-

cipali mercati europei, nel middle East, in Russia, in Giap-

pone e in America».

Colpisce il fatto che state stringendo nuovi rapporticommerciali con la Spagna. Non è forse un rischio in-vestire in un Paese così colpito dalla crisi?«Assolutamente no, la Spagna è uno dei Paesi in cui

stiamo lavorando di più ancora oggi. Anche in questo

Paese esistono delle nicchie di mercato che vanno nella

nostra direzione come potere d’acquisto. Non si può gene-

ralizzare. A crescere, per noi, sono anche Belgio e Olanda.

E lo stesso discorso vale per Francia, Germania e Stati

Uniti, dove abbiamo appena rinnovato lo store di Miami.

Semmai, è in Italia che dobbiamo rivedere la nostra stra-

tegia e sensibilizzare le istituzioni a intervenire nelle pro-

blematiche strutturali del lavoro».

Più problemi che in Spagna?«Sì. Nel nostro paese il lavoro è schiacciato da una pres-

sione fiscale che ci impedisce di essere competitivi e, co-

munque, anche la migliore delle produzioni non può

crescere senza internazionalizzare o, in alcuni casi, delo-

calizzare».

Altre aziende del suo settore, però, hanno fattomarcia indietro dopo aver delocalizzato.«Questo perché all’estero riconoscono ed esigono la

qualità di un’autentica produzione made in Italy. Se

proponiamo un livello inferiore a quello richiesto dagli

acquirenti stranieri siamo fuori dai giochi. È sulla qua-

lità e sulla creatività della moda italiana, non sulla

quantità che ci giochiamo la nostra stabilità. E ricor-

diamoci che non siamo “naturalmente” gli unici in

grado di investire in tecnologia e manodopera nel

mondo; anche oltre oceano sanno essere bravi quanto

OCCORRONO PRODOTTI ACCATTIVANTIPER CONQUISTARE NUOVI MERCATIE PARTNERSHIP

COPERTINA I MORENO GIURIATO

↑ Lo store appena rinnovato dal Gruppo a Miami

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DICEMBRE 2012 29NORD EST SVILUPPO

noi nel coniugare moda e industria. Bisogna stare al

passo con i tempi, essere rapidi nell’evolvere i prodotti

e nel rendersi accattivanti per conquistare nuovi mer-

cati e cercare strategie di partnership nel presidiarli.

Per questo abbiamo rapporti diretti con i venditori di

quasi tutti i paesi stranieri, soltanto in rari casi utiliz-

ziamo come tramite i distributori».

Anche negli Stati Uniti?«Certamente. Negli Usa, con Met, stiamo ottenendo ri-

sultati significativi. Ma non seguendo una logica main-

stream. Infatti, il nostro prodotto accattivante è

particolarmente idoneo per l’acquirente della costa cali-

forniana e di quella della Florida. In particolare Miami,

oggi, è un luogo in cui transitano consumatori prove-

nienti da tutto il mondo. I target si identificano non solo

per potere d’acquisto e stili di vita ma anche per luoghi

di ritrovo. Ecco che l’appartenenza geografica conta sem-

pre di meno. La stessa persona che acquista un capo a

Miami molto probabilmente qualche mese dopo potrà

farlo a Milano, Londra o Parigi. È quello il segmento che

intendiamo conquistare».

Lei ha sempre sostenuto il suo territorio. «Perché questa regione è una delle più grandi risorse del

Sistema Paese. Prendendo ad esempio il nostro settore,

basta guardarsi intorno per vedere come anche nella più

piccola delle località si trovino imprese coinvolte nell’in-

dotto dell’abbigliamento, dalla fornitura di accessori alle

confezioni, lavanderie, stirerie, ecc. In particolare il seg-

mento denim, in Italia, si è sviluppato prevalentemente

nel quadrilatero tra Vicenza, Treviso, Padova e Venezia.

Qui le esperienze imprenditoriali, logistiche e il sapere

del personale che le compongono vanno tutelate».

Siamo alla vigilia delle elezioni. Crede che il nuovoGoverno, a prescindere dallo schieramento, potràdare stabilità al sistema produttivo italiano?«Mi auguro che l’incertezza della politica italiana, che fi-

nora ha creato moltissime difficoltà alle imprese, riesca

a trovare il giusto equilibrio condividendo politiche indu-

striali serie e a lungo termine, trovando indispensabili e

validi strumenti di supporto per le aziende che affron-

tano la sfida della globalizzazione. Speriamo che il corso

cambi, ridando fiducia al nostro Paese».

Il fatturato, in euro, ottenuto da Italservicesnel 2011. Il gruppo controlla 10 brand e si componedi tre unità operative.

134 Milioni

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32 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

IL MODELLO NORD EST ANDREA TOMAT

LA STRADAOBBLIGATADELL’EXPORT

Apertura ai mercati internazionali, innovazione,aggregazione, revisione dell’assetto di governancein senso federalista. Il presidente degli industrialiveneti Andrea Tomat identifica gli asset per il rilanciodel Veneto e del Nord Est - Francesca Druidi

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DICEMBRE 2012 33NORD EST SVILUPPO

L’edizione 2012 del rapporto “L’Italia delle imprese”,

realizzato dalla Fondazione Nord Est, offre uno

spaccato del sistema produttivo italiano che ap-

pare ancora fortemente provato dalla crisi, ma

nel quale si intravedono alcuni elementi di positività. Le

prospettive dell’economia veneta sono esaminate dal pre-

sidente degli industriali della regione Andrea Tomat.

L’export resta l’unica ancora di salvezza?«Il 2012 è stato sicuramente l’anno più difficile dall’inizio

della crisi. La ricerca ha evidenziato le grandi difficoltà che

stanno attraversando gli imprenditori veneti, ma ha anche

messo in luce il notevole sforzo che molte aziende stanno

compiendo, dimostrando elasticità, velocità e capacità di

reazione di fronte a un’economia in continua evoluzione.

Sono diverse le imprese che stanno individuando strate-

gie di successo per far fronte alla situazione, riuscendo da

sole o “in gruppo” a uscire dalla crisi attraverso processi di

innovazione di prodotto e di processo, l’apertura verso i

mercati esteri e con forme di aggregazione come consorzi,

joint venture, network informali e contratti di rete.

L’export rimane sicuramente la leva principale per lo svi-

luppo e la crescita delle aziende. È una fase molto difficile

in cui convivono preoccupazione e ottimismo. Per il 2013 i

segnali non sono incoraggianti ed è molto difficile fare pre-

visioni. La proiezione sui mercati esteri rimane sicura-

mente la strada obbligata per mantenere competitività e

rispondere a una domanda interna debole, che non riesce

a ripartire. Dobbiamo prepararci a resistere a oltranza, im-

pegnandoci a non demordere per difendere quanto siamo

Il Nord Est si è pressoché sempre rivelato un precur-

sore della situazione economica italiana, nonché un

laboratorio per le strategie aziendali più virtuose e

innovative. Oggi il territorio continua a risentire degli

effetti della crisi: il mercato interno soffre, mentre più

rosea è la situazione per quanto riguarda gli ordinativi

dall’estero delle imprese di medie dimensioni. Tornano

a prendere forma e ad affacciarsi sul dibattito politico

istanze legate a temi quali federalismo, autonomia, op-

posizione al centralismo. L’esigenza di superare

l’assetto istituzionale odierno, visto come una diret-

trice per il recupero di competitività del Veneto, e in

generale del Nord Est, è commentata dal presidente di

Unioncamere Veneto, Alessandro Bianchi (nella foto).

Come commenta l’andamento del sistema produt-tivo veneto?«Nel terzo trimestre dell’anno abbiamo assistito a una

nuova flessione dei livelli produttivi, -4,9 per cento su

base annua, ma la variazione congiunturale (-1,1 per

cento il dato destagionalizzato) rappresenta un segnale

di decelerazione della contrazione. In una situazione

ancora difficile per il settore manifatturiero, è impor-

tante saper cogliere alcuni sintomi che potrebbero por-

tare a un’inversione di tendenza nei prossimi mesi,

come le previsioni degli stessi imprenditori, che la-

sciano intravedere una fioca luce in fondo al tunnel.

Dopo una lunga serie di saldi decrescenti, infatti, le

aspettative degli imprenditori presentano un lieve mi-

glioramento sia per la produzione che per la domanda,

soprattutto quella estera, seppur ancora in terreno ne-

gativo, mentre mantengono un trend decrescente per

l’occupazione».

Il Veneto vuole tornare a essere la locomo-

NORD EST CROCEVIADI SVILUPPOIL PRESIDENTE DI UNIONCAMEREVENETO, ALESSANDRO BIANCHI,ANALIZZA L’ANDAMENTODELLA PRODUZIONE INDUSTRIALEE DELINEA UNO SCENARIOECONOMICO ANCORA INCERTO

Page 26: Nordest 12 2012

34 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

stati capaci di costruire in tutti questi anni».

Da quali settori e leve il Veneto può ripartire?«Ci troviamo in mezzo a una trasformazione epocale. Le

imprese dovranno mettere al centro il capitale umano,

per far fronte a un mondo nuovo, che la crisi ha cam-

biato per sempre. Per il rilancio della nostra economia,

occorrerà anche puntare su nuove strategie di mercato,

creando opportunità di investimento soprattutto nei

paesi dell’Europa allargata e dei nuovi mercati emer-

genti. Si stanno ridisegnando le mappe della competi-

zione e l’Italia, e l’Ue, dovranno ricollocarsi all’interno

dei nuovi equilibri. Di pari passo, le aziende dovranno

adattare le proprie strategie per mitigare l’aggressività

competitiva dei nuovi territori e massimizzare le speci-

ficità nei nuovi mercati che si verranno a creare. La prin-

cipale vocazione economica della nostra regione

continuerà a essere quella manifatturiera, orientata so-

prattutto ai mercati internazionali. Innovazione, dimen-

sione d’impresa, internazionalizzazione, filiere, ruolo del

web e delle nuove tecnologie: sono queste le leve com-

IL MODELLO NORD EST ANDREA TOMAT

tiva del Nord Est e del Paese. Quali sono le prospet-tive di crescita e di sviluppo nei prossimi mesi? «Per concretizzare questi pallidi segnali di recupero è

necessaria la ripresa della congiuntura internazionale.

Purtroppo le previsioni rischiano una nuova revisione

verso il basso a causa della crisi dell’euro, delle elezioni

americane e delle prospettive di crescita dei paesi

emergenti. È il caso dell’economia italiana che, stando

alle previsioni diffuse di recente dall’Istat, dovrebbe ac-

cusare una flessione del 2,3 per cento nel 2012 e dello

0,5 nel 2013, con ricadute negative anche per il Veneto:

il Pil regionale, infatti, subirà una contrazione del 2,1

per cento nel 2012 e resterà piatto nel 2013».

Sarebbe favorevole alla creazione di un’eventualemacro regione del Nord Est, con il Friuli Venezia Giu-lia e le Province autonome di Trento e Bolzano? Equali scenari si aprirebbero?«Con un bacino di 7,2 milioni di abitanti la macrore-

gione del Nord Est potrebbe essere la dimensione ne-

cessaria per fare massa critica, oltre a rappresentare

un’importante opportunità di crescita e motore di svi-

luppo a servizio dell’intero Paese. Con il Friuli Venezia

Giulia e il Trentino Alto Adige ci sono molti aspetti di

omogeneità. Dobbiamo capire che il futuro dell’Italia

dipende strettamente dalle condizioni di sviluppo del

Nord Est del Paese: non farlo sarebbe un errore, che

non ci possiamo permettere in questo momento di

crisi».

Secondo il governatore Zaia, autonomia e federali-smo rappresentano gli antidoti al centralismo. Leicosa ne pensa? Sono leve irrinunciabili per il sistemaproduttivo ed economico regionale?«Il federalismo è essenziale per noi perché premia le

regioni che risparmiano denaro pubblico e che sono

virtuose; perché permette alle imprese delle aree pro-

duttive di avere sviluppo e di non chiudere; perché per-

mette una forte crescita del Pil nelle regioni

produttive, che può andare a beneficio di quelle più po-

vere. I dati del debito pubblico e del calo del Pil lo di-

mostrano. Pertanto chiediamo la veloce attuazione dei

costi standard di cui al federalismo fiscale oggi al palo,

l’attuazione urgente della riforma titolo V con riferi-

mento agli articoli 116 sul federalismo differenziato e

118, che concerne il federalismo amministrativo». - FD

Page 27: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 35NORD EST SVILUPPO

petitive su cui gli imprenditori devono puntare».

Quali sarebbero le principali opportunità di un’even-tuale macroregione del Nord Est?«Il Nord Est è già oggi una macroregione, fortemente inter-

connessa, al di là dei confini geografici delle singole aree.

Non si tratta, quindi, di disegnare nuove strutture, ma di

far dialogare più intensamente quelle esistenti, indivi-

duando le piattaforme di interesse prioritario. I sistemi in-

frastrutturali e logistici, quelli finanziari, la formazione

universitaria e i centri di ricerca, il mercato del lavoro,

vanno visti secondo un’ottica integrata e vanno gestiti

sempre più con l’obiettivo della composizione degli inte-

ressi comuni. Quest’area è centrale e strategica per lo svi-

luppo della nuova Europa; si tratta di una cerniera tra est

e ovest, tra nord e sud rilevante per volumi di Pil e per la

specificità della propria cultura industriale: la grande con-

centrazione di piccole medie aziende e lo spirito di im-

presa, una diffusa vocazione manifatturiera».

Autonomia e riordino delle province restano temicaldi. Quale assetto per il futuro?

«Dopo trent’anni che se ne parla, finalmente stiamo av-

viando una riforma di amministrazione degli enti locali,

cogliendo la sollecitazione europea per un’amministra-

zione moderna, evoluta, poco costosa e molto più effi-

ciente. L’attuale sistema non è sicuramente funzionale alle

esigenze di cittadini e imprese: è inutilmente costoso e

pletorico e disperde risorse. Se vogliamo elevare ulterior-

mente la qualità dei servizi, migliorare l’efficienza nella

loro erogazione, assicurare una rapida e agile rappresen-

tanza, serve una ristrutturazione intelligente, in chiave fe-

deralista, con un rapporto diretto tra cittadini e

governance locale, che consenta un maggiore controllo e

una gestione delle risorse ancora più efficiente. L’Europa

del futuro sarà sempre più l’Europa delle regioni, meglio,

delle macroregioni, che superano i confini amministrativi,

ottimizzando servizi e opportunità, sottraendo molte ri-

sposte e decisioni ai lunghissimi iter di approvazione a li-

vello centrale, ai veti incrociati e alle sovrapposizioni di

competenze. La crisi economica porterà profondi muta-

menti nei mercati e negli scambi, accentuando la compe-

tizione tra sistemi territoriali».

In questo scenario come si colloca il Nord Est?«Auspichiamo la creazione di un polo che coinvolga tutto

il Nord Est, una grande macroregione che si presenti con

il nome di Venezia, una città con un forte appeal a livello

internazionale. In questo senso, il processo di riordino

delle Province proposto in Veneto è un grande pasticcio

che il governo ci poteva risparmiare. Seguendolo, perde-

remo tempo e sprecheremo inutilmente risorse. Ci vuole

più coraggio. Bisogna abolire le Province, commissariarle

per due o tre anni per portarle alla chiusura, trasferendo le

competenze a Regione e Comuni e accompagnando il pro-

cesso con la creazione di Comuni di maggiori dimensioni

per diminuirne il numero a un terzo di quelli attuali. Diver-

samente, tanto vale tenere l’attuale assetto». \\\\\

↑ Andrea Tomat, presidentedella Fondazione Nord Est

Page 28: Nordest 12 2012

36 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Occorre assumere uno sguardo d’insiemeper rafforzare l’attività estera delle imprese,rafforzarne l’aggregazione e valorizzarela progettualità, soprattutto dei giovani.Lo sostiene il presidente di Unioncamere FvgGiovanni Da Pozzo

UN’AZIONE ORGANICAPER LA CRESCITA

Page 29: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 37NORD EST SVILUPPO

IL MODELLO NORD EST GIOVANNI DA POZZO

«Il Friuli non è più un’isola felice». Sintetizza

così il presidente Giovanni Da Pozzo i risul-

tati dell’indagine congiunturale sull’econo-

mia della regione, presentata a fine novem-

bre e basata sulle risposte di un campione

di 1.500 imprese dei settori manifatturiero,

commercio al dettaglio, turismo, costruzioni e vitivinicolo.

Per quanto riguarda il manifatturiero, dai dati del consun-

tivo sul 3° trimestre emerge che il calo tendenziale della pro-

duzione, rispetto allo stesso periodo del 2011, si attesta al

-1 per cento; calano anche gli addetti: -1,3 per cento tenden-

ziale. Non va meglio per il commercio al dettaglio: -4,9% le

vendite, -1,3 per cento gli addetti, mentre il 52 per cento del-

le imprese si attende una riduzione del fatturato. Quello del-

le costruzioni è il settore che paga lo scotto maggiore: -5,6

per cento la produzione, -9,1% il fatturato, -8,3 per cento gli

occupati, con un 41 per cento degli imprenditori che preve-

de una riduzione del fatturato. Meno problematica la situa-

zione delle imprese del settore vitivinicolo -0,4% la produ-

zione, -0,31 il fatturato delle aziende che non esportano, com-

pensato però da un balzo in avanti di quelle esportatrici

(+10,7%), mentre risulta stabile la situazione occupaziona-

le. Detto ciò, resta centrale e trasversale, per Da pozzo, il

problema del credito: «Di fronte a un aumento di richiesta

di credito da parte delle pmi del 9%, soprattutto sul breve

termine per necessità di cassa o piccoli investimenti – ha

ribadito – l’erogazione è invece diminuita del 3%. È neces-

sario un intervento di tutte le istituzioni, perché il credito

è fondamentale per la sopravvivenza delle imprese, soprat-

tutto le più piccole».

Su quali settori, dunque, il Friuli Venezia Giulia devepuntare?«Insisto sull’internazionalizzazione, attività per cui le impre-

se hanno un importante e prioritario punto di riferimento

nel sistema camerale. Stiamo cercando, come Unioncame-

re regionale, di promuovere sempre più il nostro tessuto pro-

duttivo nel complesso, ponendoci in questa veste unitaria

e non parcellizzata quando accompagniamo le nostre pmi

sui nuovi mercati, specie in quelli più difficili da conquista-

re ma più promettenti se affrontati in forma organica e di

sistema. E qui si innesta il discorso delle reti: le nostre mi-

croimprese hanno bisogno di fare massa critica e la rete può

essere una soluzione in grado di aumentare la competiti-

vità, senza ledere le singole autonomie. Certo restano da

superare le difficoltà endemiche del sistema Paese: burocra-

zia eccessiva, costi smisurati di energia e lavoro, infrastrut-

ture anche comunicative e tecnologiche non adeguate a que-

sti tempi e a questi mercati».

Con quali strumenti specifici sosterrete le aziende neipercorsi di internazionalizzazione, aggregazione e in-novazione? «Con varie iniziative: bandi per le imprese giovani, per gli

incubatori d’impresa, per le reti rivolte all’estero; voucher per

l’internazionalizzazione e bandi per abbattere i costi di re-

gistrazione di marchi e modelli che preservano il know how

aziendale. Promuoviamo poi la formazione, le consulenze,

i workshop sull’internazionalizzazione, oltre che gli incon-

tri business-to-business e le missioni».

Infrastrutture, energia, politica industriale e lavorosono i temi cardine sui quali si gioca la partita dellaripresa. «Bisogna che le istituzioni regionali sostengano l’impresa,

permettendole di investire in loco, soprattutto nella parte

di alta progettazione, quella che garantisce il valore aggiun-

to al prodotto o al servizio nell’attuale fase di profonde ri-

conversioni e trasformazioni del concetto di produzione, tra

locale e globale. Le priorità per il nostro sistema sono, pur-

troppo, le solite, quelle lasciate irrisolte ma che ormai non

si possono più derogare. Una burocrazia stantia da scardi-

nare e rinnovare, un sistema di infrastrutture energetiche,

viarie, portuali, aeroportuali e ferroviarie che devono diven-

tare funzionali a cittadini, imprese e merci, integrate e age-

voli. La nostra regione ha, in particolare, un sistema portua-

le da potenziare e armonizzare, in grado di portare notevo-

li benefici all’intera economia del Friuli Venezia Giulia, se ac-

cordato a una logistica capace davvero di valorizzare la fa-

vorevolissima posizione geografica del nostro territorio».

Sul versante specifico del fare impresa?

«Servono più incentivi e formazione alla crescita dimensio-

nale delle imprese, nell’ottica di una maggiore competiti-

vità. E ciò non significa solo grandi aziende, significa an-

che trovare le forme corrette e proficue di rete per svilup-

pare la capacità di stare sul mercato. Occorre, quindi, pun-

tare sui giovani, dal lavoro all’impresa, con iniziative con-

crete a loro vantaggio, sostenute dallo stanziamento di ri-

sorse adeguate. La nostra Camera di Commercio, per

esempio, ha messo in campo oltre 2 milioni di euro, deri-

vanti da un risparmio ottenuto da una buona gestione del

2011, per bandi e attività a sostegno diretto dei giovani aspi-

ranti e neoimprenditori, dai 18 a 30 anni». \\\\\ FD

↙Giovanni Da Pozzo, presidentedi Unioncamere e della Cameradi Commercio di Udine

Page 30: Nordest 12 2012

38 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

IL MODELLO NORD EST STEFAN PAN

QUALIFICARELA SPESA PUBBLICA«Dobbiamo essere capaci di spendere meno e meglio»,spiega Stefan Pan, che guarda con preoccupazionealla riduzione degli investimenti strategiciin Alto Adige causata anche all’aumento esponenzialedei capitoli di spesa dell’apparato pubblico

La struttura del bilancio della provincia dell’Alto

Adige è radicalmente cambiata negli ultimi

anni, ritornando ai livelli del 2003, con un crollo

nella spesa per gli investimenti che è passato

dal 45 al 24 per cento e un aumento invece di

quella corrente dal 55 al 76 per cento delle ri-

sorse disponibili. In questo quadro economico, Stefan Pan,

a capo di Assoimprenditori, punta il dito su tre grandi voci

di spesa che rappresentano ormai metà dell’intero bilancio

provinciale: amministrazione, sanità e formazione. «La Pro-

vincia assomiglia sempre di più a un’azienda che paga solo

gli stipendi ai propri lavoratori, le spese per l’affitto e la bol-

letta energetica, ma a cui non restano abbastanza fondi per

praticare investimenti strategici destinati a competitività

e crescita». Dove intervenire per snellire l’amministrazione

e non limitare le straordinarie opportunità di sviluppo del

territorio, nel punto di Stefan Pan.

Page 31: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 39NORD EST SVILUPPO

Quali fattori hanno causato il crollo degli investi-menti e qual è la responsabilità delle società pubblichein tal senso?«Lo squilibrio che è venuto a crearsi nell’ultimo decennio

tra spese correnti e investimenti è sostanzialmente da ri-

condurre all’aumento esponenziale delle spese per il funzio-

namento dell’apparato pubblico. Per la sola sanità, che è il

capitolo di spesa più importante del bilancio provinciale,

sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro, ovvero gli stessi

mezzi disponibili per gli investimenti. Sono cresciute molto

anche la spesa per l’amministrazione generale e quella dei

finanziamenti ai Comuni che, di fatto, coprono in larghis-

sima parte le spese amministrative dei vari municipi. Il pro-

liferare di società pubbliche ha sicuramente contribuito a

questa evoluzione: in Alto Adige oggi esistono circa 230

istituzioni, enti e società con partecipazione pubblica che

sono stati istituiti con leggi provinciali o regolamenti co-

munali. Occupano quasi 4mila dipendenti e la maggior

parte di essi non opera nel settore pubblico, bensì in settori

economici come l’energia, le comunicazioni o i trasporti».

Le associazioni economiche hanno elaborato un do-

cumento con alcune proposte per rimodellare il bilan-cio provinciale. Come dovrà essere qualificata la spesapubblica nella Provincia?«La strada da percorrere è molto chiara: bisogna puntare

sugli investimenti che creano valore aggiunto e occupa-

zione, a partire dall’export e dall’innovazione, e tagliare

sprechi e doppioni a tutti i livelli. In futuro avremo sempre

meno mezzi a disposizione e dovremo, quindi, essere ca-

paci di spendere meno e meglio. Lo snellimento dell’ammi-

nistrazione è il primo passo. Meno burocrazia,

riorganizzazione dell’amministrazione in modo da ottenere

risparmi sui costi del personale, ridefinizione dei servizi sa-

nitari e sociali davvero essenziali da offrire sul territorio

puntando sui centri di competenza e mettendo al centro

l’eccellenza delle prestazioni invece che quella delle strut-

ture. Il dialogo tra politica e parti sociali sarà decisivo se

vogliamo continuare a garantire gli elevati standard di qua-

lità, di occupazione e di benessere che oggi contraddistin-

guono l’Alto Adige anche in futuro».

A tal proposito, ritiene che nel futuro sarà necessa-rio un riequilibrio del rapporto pubblico-privato nellagestione e nell’assegnazione degli investimenti?«Assolutamente sì. Non siamo contro l’amministrazione

pubblica, al contrario, crediamo che un’amministrazione

pubblica efficiente sia uno dei presupposti per garantire il

buon funzionamento di tutta l’economia. Ma allo stesso

modo è l’economia - attraverso il mantenimento dell’occu-

pazione, il pagamento delle imposte, la creazione di valore

← Stefan Pan,presidente

di Assoimprenditori

UN’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA EFFICIENTEÈ UNO DEI PRESUPPOSTI PER GARANTIREIL BUON FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA

Page 32: Nordest 12 2012

40 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

aggiunto e gli investimenti - che finanzia l’amministrazione.

È importante capire che ognuno ha bisogno dell’altro men-

tre oggi troppo spesso pubblico e privato sono in competi-

zione tra di loro. Non ha senso che la Provincia gestisca so-

cietà che di fatto sono aziende che fanno concorrenza alle

imprese locali in settori che di pubblico hanno ben poco. È

giusto invece che la pubblica amministrazione stabilisca le

regole del gioco senza sostituirsi al settore privato. Anche

in questo aspetto, abbiamo già dato la nostra piena dispo-

nibilità ad una collaborazione sempre maggiore, a partire

dagli investimenti strategici da realizzare sotto forma di

partenariato pubblico-privato».

Lei ha affermato che la provincia possiede opportu-nità straordinarie. Quali sono le leve di crescita e dicompetitività di cui dispone il territorio e su cui vo-gliono puntare le imprese?«L’Alto Adige parte da una base eccellente, come l’elevato

Pil pro-capite o il basso tasso di disoccupazione, che ci

pone in cima non solo alle classifiche italiane ma anche a

quelle europee. Inoltre, abbiamo la fortuna di essere un ter-

ritorio al centro dell’Europa, multiculturale e plurilingui-

stico, un vero ponte tra mondo italiano e tedesco. Poi ci

sono le nostre aziende, imprese fortemente radicate sul ter-

ritorio che nei loro settori sono spesso leader a livello mon-

diale. È da qui che bisogna partire, con il rafforzamento

dell’export che deve diventare una delle priorità. Dobbiamo

puntare sull’innovazione, scommettere sul futuro inve-

stendo sui giovani e garantendo quei presupposti - in par-

ticolare posti di lavoro qualificati e un sistema di

formazione eccellente - che permettano anche a loro di por-

tare avanti quel tasso di crescita e di sviluppo che ha fatto

dell’Alto Adige un modello di riferimento a livello interna-

zionale. È una sfida difficile, ma abbiamo tutti i mezzi a di-

sposizione per vincerla». \\\\\ EF

IL MODELLO NORD EST STEFAN PAN

20,95 mldPrestitiIl credito erogato secondo la Banca d’Italia a finegiugno in Alto Adige. Rispetto al 2011 le pmi hannoregistrato un calo del 2,5%, quelle grandi del 2%

1,2 mldSanitàIl finanziamento destinato al settore della sanitàche corrisponde alle stesse risorse disponibiliper gli investimenti

Page 33: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 41NORD EST SVILUPPO

IL MODELLO NORD EST PAOLO MAZZALAI

NUOVEAZIONI PER LACOMPETITIVITÀ

Le realtà produttive del Nord Est, che sull’in-

dustria manifatturiera e sulle costruzioni

hanno fondato i loro principali asset di svi-

luppo, sono oggi chiamate a valutare

nuove strategie di crescita partendo pro-

prio da un percorso di riorganizzazione del

sistema territoriale. A lanciare l’allarme sono i dati

emersi dal rapporto presentato dalla Fondazione Nord

Est per il 2012, nel quale emerge chiaramente una fles-

sione dei due comparti, in particolare di quello

manifatturiero, che cala del doppio (-10,3%) rispetto

all’andamento nazionale. Nella regione trentina, come

sottolinea il presidente degli industriali Paolo Mazza-

lai, la caduta è stata attenuata da un insieme di

misure “salvagente” concertate dalla Provincia con le

categorie economiche. Tuttavia, «gli effetti della crisi

si sentono anche in un territorio come il nostro che

finora ha saputo reagire alla crisi meglio di altri». Le

previsioni, in chiusura dell’anno, non aprono certo

spiragli di miglioramento: i consumi delle famiglie

diminuiranno del 3 per cento, gli investimenti delle

imprese del 6,8 e quelli degli enti pubblici dell’1,3. In

definitiva, la domanda interna calerà del 3,5 per

Il Trentino ha sottoscritto una serie di strategieche fanno leva su investimenti infrastrutturali,ottimizzazione della pubblica amministrazione,politiche per la formazione, lavoro e innovazione.Ne parla Paolo Mazzalai

↑ Paolo Mazzalai,presidentedi Confindustria Trento

Page 34: Nordest 12 2012

42 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

cento, la stessa che si era fermata allo 0% nel 2011.

Quali fattori hanno provocato queste sofferenzesul territorio?«Nel manifatturiero sono in difficoltà le aziende legate

al mercato domestico inteso in senso ampio, perché

ormai è da considerare tale l’intero mercato dell’Unione

europea. Solo chi negli ultimi anni ha cercato sbocchi

nei paesi extraeuropei riesce a tenere testa al calo della

domanda interna. Quello delle costruzioni è un caso a

parte. È un settore che si è sviluppato soprattutto in

anni di abbondanza di appalti pubblici. Oggi non è più

così, perché le opere in programma sono state realiz-

zate e i bilanci pubblici hanno subito forti contrazioni

nell’ultimo quinquennio, e ci si trova con un comparto

sovradimensionato rispetto alla domanda locale».

Su quali premesse dovrà fondarsi un percorso diriordino del sistema produttivo del Nord Est?«Chi vorrà cogliere l’opportunità di ristrutturarsi per

superare questa crisi dovrà pensare soprattutto alle

aggregazioni e alla patrimonializzazione. Non sto

dicendo che tutti devono diventare grandi come

dimensioni, ma sicuramente il mito del “piccolo è

bello” ormai è superato. Bisogna avere le spalle forti

abbastanza per andare all’estero. Questo significa avere

una taglia e una dotazione finanziaria adeguate. Oggi

esistono forme di aggregazione, come le reti d’impresa,

che consentono di rafforzarsi senza perdere la propria

identità a livello di singola realtà aziendale. C’è poi il

capitolo dell’innovazione su cui ogni azienda, grande o

piccola, non potrà fare a meno di lavorare».

Quali strumenti di rilancio Confindustria metteràa disposizione per le imprese domestiche più col-pite dalla crisi?«Da diversi anni noi aiutiamo le nostre imprese attra-

verso Trentino Export. Ora però vogliamo spingere

ancora di più e abbiamo costituito una nuova area per

l’internazionalizzazione con l’obiettivo di presidiare

direttamente il tema, in partnership con le strutture

pubbliche preposte, ma fornendo consulenza diretta

alle imprese che vogliono approcciare i mercati esteri

e stimolando chi è più restio a mettere il naso fuori dal

proprio giardino. Inoltre, abbiamo contribuito a defi-

-10,3% ManifatturieroIl crollo dell’industrianel territorio del Nord Est, il doppiodel dato nazionale

Page 35: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 43NORD EST SVILUPPO

nire la normativa provinciale sui contributi per

l’internazionalizzazione il cui regolamento è appena

stato approvato. Ci sono opportunità molto interes-

santi, ad esempio per la partecipazione a fiere

internazionali. Nei prossimi mesi organizzeremo anche

alcune missioni mirate in base agli interessi delle

nostre aziende».

Di quali obiettivi si è discusso con il ministro delLavoro Elsa Fornero in merito all’inserimento deigiovani talenti nel mondo professionale e alla pro-mozione dell’imprenditoria giovanile?«Il ministro è rimasto colpito favorevolmente dalla spe-

rimentazione che abbiamo realizzato negli ultimi

dodici mesi sul territorio trentino. Il progetto “Giovani

industriosi” che abbiamo lanciato un anno fa preve-

deva, tra le altre azioni, la promozione dell’uso del

contratto di apprendistato professionalizzante. Con

l’Agenzia del lavoro lo abbiamo anche potenziato, con

alcune misure di accompagnamento: una selezione di

giovani talenti da mettere a disposizione delle

imprese, l’organizzazione del modulo di formazione

obbligatoria prevista dal contratto e un accompagna-

mento del lavoratore verso un nuovo impiego nel caso

in cui il rapporto non prosegua dopo il periodo di

apprendistato. Soprattutto quest’ultima misura, che si

ispira chiaramente al modello di flexsecurity tipico dei

paesi del nord Europa, è una novità a livello nazionale».

Quali ulteriori sinergie territoriali nell’ambito del-l'innovazione, della politica industriale, del projectfinancing per le grandi opere sono in fase di elabo-razione?«Nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto un protocollo

d’intesa con la Provincia autonoma di Trento e con le

altre parti sociali ed economiche, intitolato “Nuove

azioni per promuovere la produttività e la competiti-

vità del Trentino”. Si tratta di una serie di strategie che

fanno leva sugli investimenti infrastrutturali, sul

miglioramento dell’efficienza dell’amministrazione

pubblica, sulle politiche per la formazione, il lavoro, la

ricerca e l’innovazione, applicata soprattutto a energia,

Ict e green economy. Gli strumenti riguardano le age-

volazioni Irap per le aziende virtuose, l’accesso al

credito e la liquidità per le imprese e un riordino degli

ammortizzatori sociali, grazie alla recente delega in

materia trasferita dallo Stato alla Provincia. Sono con-

vinto che questa sia la strada giusta per tornare a

crescere». \\\\\ EF

-3,5%Domanda internaIl calo previsto in Trentinoentro la fine dell’annocontro lo 0% registrato nel 2011

IL MODELLO NORD EST PAOLO MAZZALAI

BISOGNA PUNTARE SULLE AGGREGAZIONIE LA PATRIMONIALIZZAZIONE, IL MITODEL “PICCOLO È BELLO” ORMAI È SUPERATO

Page 36: Nordest 12 2012

44 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

“La conoscenza dei processi che caratteriz-

zano lo sviluppo sociale ed economico, il

tema dell’identità territoriale e culturale

hanno un valore strategico per il futuro del

Nord Est. Il confronto di tali fenomeni con le altre aree

d’Italia e d’Europa consentono di collocare queste aree

regionali in un contesto più ampio, utile per cercare di

prefigurare le linee dello sviluppo prossimo e gli inter-

venti necessari a consolidarlo. Sulla base di questi pre-

supposti nasce l’idea di costituire la Fondazione Nord

Est, istituto di ricerca sociale ed economico promosso

dalle associazioni confindustriali e dalle Camere di

Commercio del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia

Giulia e del Veneto”. È questa la mission della Fonda-

zione Nord Est, vero e proprio osservatorio economico-

sociale dei cambiamenti che caratterizzano il

Triveneto. Dall’economia alle infrastrutture, dall’inter-

nazionalizzazione alla politica, dall’immigrazione ai

temi del lavoro, dal turismo all’istruzione, la Fonda-

zione studia e anticipa tutte le trasformazioni che in-

teressano tanto le aziende – pmi o multinazionali –

quanto i cittadini dell’area del Triveneto. Al centro di

ricerche e rapporti ci sono, ovviamente, le specificità

del Nord Est, le ragioni delle imprese, i temi riguardanti

le autonomie locali, il respiro internazionale di que-

st’area del Paese. Con l’obiettivo di creare le condizioni

L’OSSERVATORIO DEL TRIVENETO FONDAZIONE NORD EST

UN NUOVOMODELLO DI SVILUPPOWelfare, sistema economico e capitale umano,sono le vie obbligate per la crescita. Lo spiegal’indagine “Nord Est 2012. Rapporto sulla societàe l’economia” curata dalla Fondazione Nord Est

+37%InnovazioneÈ l’incremento delle imprese che,nonostante la crisi, hanno avviatoprogetti innovativi

Page 37: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 45NORD EST SVILUPPO

affinché il Nord Est si riconosca e venga riconosciuto

come un’area forte; proporre soluzioni ai problemi ri-

guardanti logistica, reti telematiche, finanza, forma-

zione, innovazione dell’area; fornire strumenti di

analisi, comprensione e informazione su temi politici,

economici e sociali, con particolare attenzione allo sce-

nario internazionale; valorizzare le risorse intellettuali

presenti nell’area.

È dei primi giorni di dicembre la presentazione della

13esima edizione di “Nord Est 2012. Rapporto sulla so-

cietà e l’economia”, a cura del direttore scientifico Da-

niele Marini, che “quest’anno vuole essere una sorta di

agenda delle priorità per lo sviluppo futuro del Nord

Dall’indagine “Italia delle imprese”, condotta dall’os-

servatorio della Fondazione Nord Est, è emerso che

la crisi non ha interrotto i percorsi di innovazione delle

imprese del Triveneto le quali, viceversa, hanno scelto

di mantenere i precedenti investimenti e, quando pos-

sibile, hanno avviato nuovi progetti. A fare il quadro

del tessuto produttivo del Triveneto è Silvia Oliva (nella

foto), segretario alla ricerca della Fondazione Nord Est.

In che modo l’imprenditoria del Triveneto ha rece-pito e tradotto il concetto di innovazione?«Da un lato, è proseguito il percorso di rinnovamento

del tessuto produttivo locale già iniziato prima della

crisi, dall’altro, si è aperta una nuova fase di innova-

zione volta proprio a reagire proattivamente.

L’innovazione scelta dalle imprese locali non è stata

solo un’innovazione di prodotto, realizzata dal 53,4%

delle imprese, ma anche di processo per il 51,7%. In en-

trambi i casi è stato confermato il modello di innova-

zione delle pmi nordestine che spesso, a causa di

ridotte spese in R&S e di un basso numero di brevetti

depositati, appare come poco innovativo».

Quali settori ritenuti poco innovativi stanno dimo-strando un cambio di rotta?«Alcune ricerche mostrano un’intensa attività

d’innovazione nell’ambito dell’agricoltura sia in termini

di rinnovamento dei processi produttivi con una mag-

giore automazione, sia con l’ingresso di nuove figure

professionali necessario all’avviamento di attività con-

nesse come la trasformazione, le energie rinnovabili e

altro. L’innovazione riguarda anche il mondo delle coo-

perative sociali che, oggi più che mai, per rispondere

alla diminuzione delle risorse da parte degli enti pub-

blici, che finora rappresentavano il cliente prin-

IL TRIVENETOALLA PROVADELL’INNOVAZIONEIL PUNTO DI SILVIA OLIVA, RICERCATRICEDELLA FONDAZIONE NORD EST, SULLACAPACITÀ DELLE IMPRESE NORDESTINEDI FARE INNOVAZIONE, ANCHE IN TEMPIDI CRISI

16,4%ImpreseÈ la percentuale delle aziendeche collabora con il sistema delle universitào si avvale di consulenze esterne

Page 38: Nordest 12 2012

46 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Est. Non quindi un elenco esaustivo, bensì una prima

base per una proposta di riflessione alla comunità del

territorio”. Nella premessa al rapporto il presidente An-

drea Tomat definisce l’anno che si sta concludendo

come quello “più complicato e difficile dall’avvio della

crisi cinque anni fa. Stiamo attraversando un lungo e

impegnativo percorso di trasformazione che investe

largamente anche il nostro sistema produttivo e so-

ciale. All’interno di un contesto nazionale e internazio-

nale in tumultuoso cambiamento anche il Nord Est è

quindi chiamato a ripensare il proprio percorso”. Il rap-

porto è un “termometro” delle trasformazioni demogra-

fiche, economiche, dei modelli di welfare, della

governance territoriale e aziendale, che indica passaggi

obbligati e direzioni da seguire per la crescita futura,

che dovrà passare inderogabilmente da apertura inter-

nazionale, innovazione e nuovi modelli di azione. È

quella che Tomat definisce “non un’opera di maquillage,

ma di ristrutturazione del sistema e dell’agire dei sin-

goli. L’azione, paradossalmente, può e deve partire

dalle cose più minute, da processi di semplificazione e

razionalizzazione della macchina pubblica che rendano

la società e i rapporti economici più lineari, agili, tra-

sparenti e molto, molto meno costosi”. Dal rapporto si

evince che l’area si sta avviando verso una, seppur

lenta, risalita: sebbene con il segno meno davanti, gli

indicatori indicano una maggiore stabilizzazione delle

performance. Tuttavia, resta un passaggio difficile

L’UE E I PRINCIPALI PAESI EUROPEI HANNO LE LORORESPONSABILITÀ NEL NON AVERE PROCEDUTOPIÙ RAPIDAMENTE ALLA COSTRUZIONE POLITICA,E NON SOLO MONETARIA, DELL’UNIONE

Page 39: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 47NORD EST SVILUPPO

quello che sta attraversando il Nord Est, “complicato

anche da un clima sociale che, per quanto si cerchi di

motivare e di analizzare con tutti i distinguo del caso,

rimane comunque generalmente cupo”.

Analizzando la situazione socio-economica dell’area Ue,

secondo Marini, sono due sono gli insegnamenti da tener

presente. Il primo riguarda l’esigenza di riscrivere un

nuovo modello di sviluppo delle aree di più lunga tradi-

zione industriale, adeguarlo al nuovo scenario socio-eco-

nomico globale, innovarlo rendendolo più sostenibile e

compatibile con i nuovi equilibri. “I mutamenti che

stanno avvenendo negli assetti geo-economici interna-

zionali e i cambiamenti generati dalle nuove tecnologie

richiedono di rivisitare i tradizionali canoni del nostro

sviluppo”. Il secondo insegnamento riguarda quella che

Marini definisce “velocità”: è necessario agire celermente.

L’Ue e i principali Paesi europei hanno le loro responsabi-

lità nel non avere proceduto più rapidamente alla costru-

zione politica, e non solo monetaria, dell’Unione.

Da qui la necessità di un cambiamento tridimensio-

nale, che deve svilupparsi lungo tre direttrici: un nuovo

processo di coesione sociale; un sistema produttivo im-

materiale e un sistema istituzionale inserito all’interno

di territori sistemici. \\\\\ CG

cipale, ha innovato sia in termini di prodotto che in

termini di processo e organizzazione».

Mettere in rete l’intera filiera dell’innovazione - uni-versità, imprese, sistema bancario e territorio - è lamisura chiave per rendere possibile una politica eco-nomica centrata sull’innovazione come motore dellacrescita. Come si sta muovendo il Veneto?«In realtà i dati raccolti raccontano di un sistema im-

prenditoriale che ancora utilizza poco i soggetti del

territorio preposti allo sviluppo e al sostegno dell’in-

novazione. Da un lato la maggioranza delle imprese

autofinanzia e autoproduce internamente

l’innovazione, anche nel caso di imprese di piccole di-

mensioni che certamente non hanno al loro interno

competenze e funzioni specificatamente dedicate a

questo. Dall’altro anche le imprese che agiscono attra-

verso dei partner dell’innovazione, solo in misura mi-

nore (16,4%) si rivolgono al sistema delle università e

della consulenza esterna. Diverse sono le ragioni che

gli imprenditori portano per spiegare questa difficoltà

nella collaborazione».

Ad esempio?«Riguardo le collaborazioni tra imprese e università e

poli tecnologici viene lamentata una distanza di lin-

guaggio e di tempistica. Per quel che concerne il cre-

dito, le banche sono viste come poco inclini ad

assumere il ruolo di partner a causa della loro incapa-

cità di valutare concretamente la validità di un pro-

getto di sviluppo e di innovazione, essendo

maggiormente attente agli aspetti delle garanzie pa-

trimoniali. Viceversa il territorio, inteso come di-

stretto, e gli attori della filiera sono senza dubbio visti

come i primi partner dell’innovazione: quasi l’80% di-

chiara di avere avuto collaborazioni finalizzate all’in-

novazione con i clienti italiani o esteri o con i propri

fornitori (italiani o esteri). Emerge, infine, anche un

20,2% di imprese che ha perseguito processi di rinno-

vamento aggregandosi con propri competitor per que-

sto preciso scopo mettendo insieme risorse,

competenze, conoscenze e relazioni». - CG

L’OSSERVATORIO DEL TRIVENETO FONDAZIONE NORD EST

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50 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

IL VENETO PUNTAAL FEDERALISMODIFFERENZIATO

Il governatore Luca Zaia la definisce«una rivoluzione pacifica che avviene nell’alveodella Costituzione». È il progetto sul federalismoa costo zero lanciato dalla Regione Veneto e articolatoin tre disegni di legge - Francesca Druidi

Page 43: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 51NORD EST SVILUPPO

AUTONOMIE LUCA ZAIA

Un federalismo “a geometria variabile” è

l’oggetto della proposta della Regione Ve-

neto. Il governatore Luca Zaia ha presen-

tato, lo scorso 13 novembre, i risultati del

gruppo di lavoro sul federalismo costi-

tuito dalla giunta regionale nel 2010 e

guidato da Luca Antonini.

Quali i punti salienti e quale il piano di attuazionedel provvedimento? «Con la legge si chiede in sostanza allo Stato che conceda

l’autonomia a quelle Regioni che già sono pronte a gover-

nare virtuosamente le proprie risorse, superando le strut-

ture centraliste e trasferendo alcune competenze, funzioni

legislative e amministrative. Una richiesta di autonomia

“differenziata” che parte dalla presa di coscienza, molto

realistica e pragmatica, di un fortissimo divario tuttora

esistente tra Nord e Sud. Il Veneto è pronto a governare

autonomamente il territorio, perché è virtuoso: chiede,

dunque, che questa realtà di fatto abbia un riconosci-

mento legislativo che gli dia la possibilità di farlo. Il tutto

senza stravolgere alcunché e a costo invariato, semplice-

mente applicando fino in fondo la Costituzione. Avan-

ziamo questa richiesta attraverso tre disegni di legge che

devono essere prima vagliati del consiglio regionale per

poi passare all’esame del Parlamento».

Cosa e come dovrebbe cambiare l’assetto di gover-nance del territorio veneto?«Il primo disegno di legge si focalizza sull’attuazione del-

l’articolo 116 della Costituzione, attraverso il quale possono

essere attribuite nuove competenze legislative per il Ve-

neto. Questo riassetto delle competenze, peraltro, è stato

elaborato ripensando i nostri obiettivi strategici. Per in-

tenderci: oggi non ci interessa tanto avere i giudici di pace,

quanto piuttosto poter decidere come e con quali risorse

governare il nostro sistema di istruzione, in particolare

quello universitario. Noi sappiamo cosa serve a questo ter-

ritorio in termini di formazione e ricerca e vogliamo colle-

garlo maggiormente al suo sviluppo sociale, economico,

culturale. Per poterlo fare abbiamo bisogno di autonomia.

↖ Luca Zaia,presidente dellaRegione Veneto

REGIONALIZZARELE FUNZIONI AMMINISTRATIVE

SIGNIFICA SNELLIRE LA BUROCRAZIA

Page 44: Nordest 12 2012

52 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

AUTONOMIE LUCA ZAIA

Naturalmente, uno dei punti chiave di questo decentra-

mento ruota attorno al federalismo fiscale, che consente il

finanziamento delle nuove competenze legislative: non bi-

sogna dimenticare che l’Italia ha già legiferato in materia,

si tratta ora di dare piena attuazione alla riforma. E la no-

stra proposta vuol essere anche uno stimolo in questa di-

rezione, ma applicando appunto la “geometria variabile”: lo

fanno le regioni che sono pronte, le altre lo faranno

quando saranno altrettanto preparate».

Per quanto riguarda gli altri due disegni di legge?«Uno riguarda le funzioni amministrative e tocca l’articolo

118 della Costituzione. Il principio e la conditio sine qua

non federalista sono gli stessi: potremmo governare me-

glio di quanto non succede adesso con la gestione centra-

lista. Una delle funzioni che potremmo gestire noi, ad

esempio, è quella attualmente in capo alla Sovrintendenza

per i beni culturali, cioè a un organo dello Stato. Regiona-

lizzare le funzioni amministrative significa snellire note-

volmente la burocrazia: è paradossale che una terra come

il Veneto debba essere rallentata proprio dal gravame bu-

rocratico, uno dei fattori che incidono più pesantemente

sullo sviluppo. Infine, c’è la terza proposta, sulle norme per

la tutela dei lavoratori veneti e il potenziamento dei servizi

sociali sul territorio. Rientra nel percorso che ho appena

delineato e riguarda più da vicino quel residuo fiscale, ve-

neto e delle altre regioni virtuose, che si perde nei rivoli

delle contribuzioni statali con la cosiddetta “solidarietà oc-

culta”, realizzata attraverso numerosi interventi di prote-

zione sociale. Si tratta, quindi, di applicare il principio della

territorialità anche in materia previdenziale e sociale».

L’autonomia resta un tema portante per il Veneto,sostenuto da istituzioni e associazioni imprenditoriali.Si era parlato, a questo proposito, di referendum po-polare. Questa iniziativa legislativa è, dunque, lastrada da intraprendere per “prendersela”l’autonomia, come lei stesso ha dichiarato? «La scelta fatta dal Veneto con la proposta di federalismo

a geometria variabile è certamente lo strumento più effi-

cace, anche se i tempi non sono brevissimi. È una rivolu-

zione, ma pacifica perché avviene nell’alveo della

Costituzione».

Lei è attendista nei confronti dell’esito finale dellariforma delle Province, sulla quale però si è espressocon parole decisamente contrarie. Quali i suoi auspicinei confronti del futuro profilo istituzionale?«Credo che un’operazione del genere richieda molto tempo

e non ci si debba limitare a un intervento contabile relativo

alle sole province. È un discorso ben più grande, che ri-

guarda il modo in cui si vuole gestire e governare i terri-

tori. In ogni caso, bisogna agire in modo da non creare

suddivisioni da cui emergano cittadini di serie A e cittadini

di serie B. Tra l’altro, la Regione ha presentato ricorso alla

Corte costituzionale per conto delle Province. Bisogne-

rebbe aspettare cosa dice la Consulta, perché se una legge

viene bocciata da quest’ultima deve essere annullata. Ci si

ritroverebbe nella situazione assurda di portare a compi-

mento una legge che verrebbe poi sconfessata da una sen-

tenza costituzionale. Senza contare che le Province non

sono soltanto una suddivisione amministrativa, ma rispec-

chiano l’identità di intere comunità e territori». \\\\\

Page 45: Nordest 12 2012
Page 46: Nordest 12 2012

54 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

AUTOGOVERNOE COOPERAZIONE

AUTONOMIE RENZO TONDO

È un’autonomia che funziona,quella del Friuli Venezia Giulia, perché restituiscea cittadini e imprese le risorse fiscali generatesul territorio. Alla difesa di questa prerogativasi affiancano progetti come il Gect “Senza confini”.Ne parla il governatore Renzo Tondo

Page 47: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 55NORD EST SVILUPPO

Il prossimo 31 gennaio 2013 sarà una data significa-

tiva per la storia del Friuli Venezia Giulia. Verrà, in-

fatti, celebrato il cinquantenario dell’istituzione

dello Statuto speciale. E se la Regione è già impe-

gnata a condensare e analizzare l’esperienza della

specialità attraverso l’elaborazione di dati, cifre e in-

dicatori statistici, il presidente Renzo Tondo offre una rico-

gnizione sulle prospettive presenti, passate e future legate

all’autonomia, allargando lo sguardo ai nuovi strumenti di

cooperazione territoriale nei nuovi scenari europei.

La Regione si appresta a festeggiare i 50 anni delloStatuto di autonomia speciale approvato nel gennaiodel 1963. Con quale spirito?«Non c’è dubbio che stiamo attraversando una stagione

politica difficile. Registriamo un tentativo abbastanza

chiaro, da parte dei poteri centrali, di ridurre le autono-

mie locali e regionali. Sulle Regioni speciali perdura un

diffuso pregiudizio, come ho potuto constatare io stesso

negli anni in cui sono stato deputato a Roma. Ai critici

non mi sono mai stancato di spiegare che la specialità

non è un privilegio, ma una responsabilità. Le entrate del

nostro bilancio derivano non da trasferimenti negoziati

con lo Stato centrale, ma da compartecipazioni percen-

tuali sui tributi riscossi sul nostro territorio (Irpef, Iva,

Ires), oltre che da tributi propri. Con queste gestiamo

tutto, senza chiedere un euro allo Stato centrale. Tanto

per citare le voci più importanti del bilancio: la sanità, il

trasporto pubblico locale e persino i trasferimenti agli

enti locali, a differenza di altre Regioni a Statuto speciale,

che per questo dipendono ancora dallo Stato. Con la crisi

economica e la riduzione delle entrate, abbiamo dovuto

stringere la cinghia. Non possiamo scaricare la responsa-

bilità su altri. Dobbiamo rispondere direttamente ai cit-

tadini di come spendiamo i soldi. Da noi il federalismo

fiscale è una realtà».

Che bilancio si sente di trarre da mezzo secolo diautonomia speciale?«Se mi guardo indietro, vedo il percorso che ha compiuto

la comunità regionale. Non dimentichiamoci che nel se-

condo dopoguerra la nostra era una regione povera, una

terra di emigrazione. Da allora, il Friuli Venezia Giulia ha

saputo imboccare la strada dello sviluppo, raggiungendo li-

velli di benessere paragonabili a quelli delle più sviluppate

↑ Renzo Tondo,presidente della RegioneFriuli Venezia Giulia

← Palazzo del Lloyd Triestino,sede della Regione FVG

Foto

AR

C M

onte

nero

Page 48: Nordest 12 2012

56 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

regioni italiane ed europee. In mezzo secolo si è passati

dalla civiltà contadina al miracolo delle piccole e medie im-

prese diffuse e dei distretti industriali, per arrivare oggi al-

l’economia del nuovo millenni sostenuta dalla

valorizzazione del capitale umano, dalla ricerca e dall’in-

novazione. In tutto questo, l’autonomia speciale ha gio-

cato un ruolo decisivo. In occasione del cinquantenario,

abbiamo pubblicato quattro volumi con indagini statisti-

che sui vari aspetti della realtà regionale, dall’economia

alla famiglia. I numeri parlano chiaro: le risorse generate

dal territorio sono state restituite al territorio in modo vir-

tuoso, sotto forma di infrastrutture e servizi che hanno ac-

compagnato e sostenuto la crescita economica e civile del

Friuli Venezia Giulia».

Quale futuro vede per l’autonomia del Friuli Vene-zia Giulia?«L’autonomia oggi va prima di tutto difesa contro i tenta-

tivi di metterla in discussione. E va difesa non per ragioni

ideologiche, ma semplicemente perché funziona. Cre-

diamo, anzi, che possa costituire un modello anche per le

Regioni ordinarie. L’Autonomia, in questi cinquant’anni,

non è mai stata ferma, si è evoluta nel tempo. Questa è

la scommessa che abbiamo davanti. Tanto per fare un

esempio: negli ultimi anni abbiamo acquisito nuove com-

petenze dirette, come le strade e parti importanti del de-

manio pubblico. Ora puntiamo anche all’istruzione».

Il Friuli Venezia Giulia ha recentemente costituito,assieme a Veneto e al Land austriaco della Carinzia,l’Euroregione “Senza confini”. Qualcuno l’ha definitauna data storica.

«Una data senza dubbio storica perché “Senza confini” è

destinata a raccogliere l’eredità della Comunità di lavoro

Alpe Adria, costituita a Venezia nel 1978, che ha avuto il

merito di avviare in modo pioneristico la collaborazione

transfrontaliera a cavallo del confine nordorientale

d’Italia, in un’Europa allora divisa dalla cortina di ferro.

Da tempo era maturata la convinzione della necessità di

aggiornare gli strumenti della cooperazione nel nuovo

contesto creato dall’Unione europea allargata. “Senza

confini” nasce, infatti, facendo riferimento alla recente le-

gislazione comunitaria sui Gect, i gruppi europei di coo-

perazione territoriale».

Lei ha parlato, in occasione della firma a Veneziaper “Senza confini”, di un punto di arrivo ma anche diun punto di partenza.«Un punto di arrivo perché, per arrivare alla costituzione

del Gect, abbiamo dovuto superare parecchi scogli. Un

punto di partenza perché adesso sta a noi riempirlo di

contenuti. Il Gect è un vero e proprio soggetto giuridico

e potrà prima di tutto essere destinatario delle risorse dei

vari Fondi europei, dal Fondo sociale a quello di Sviluppo

regionale, assumendone la gestione operativa e parteci-

pando direttamente ai bandi. Il banco di prova sarà la

prossima programmazione 2014-2020. E poi c’è

l’allargamento alla Slovenia e alle Contee croate dell’Istria.

A Venezia, in occasione della firma, c’erano i loro rappre-

sentanti in veste di “osservatori”. Un segnale che va nella

direzione giusta. Per affrontare la sfida della globalizza-

zione, i territori devono mettersi assieme. Solo così ce la

possiamo fare». \\\\\ FD

AUTONOMIE RENZO TONDO

→ I presidenti Renzo Tondo,Luca Zaia e Gerhard Doerfler

alla costituzione del Gect"Euregio Senza Confini",

a Venezia lo scorso novembre

Foto

AR

C M

onte

nero

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Page 50: Nordest 12 2012
Page 51: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 59NORD EST SVILUPPO

Ipiccoli imprenditori stanno vivendo giorni molto

difficili, ma sono anche protagonisti degli sforzi

per resistere alla crisi. Una cosa è certa: siamo il

Paese con il maggior tasso di imprenditorialità

nel mondo con 6,6 imprese ogni 100 abitanti. Al

secondo posto vi è la Francia, con 4,1 imprese ogni

100 abitanti, seguita dal Regno Unito, con 2,8 aziende

per 100 abitanti. Se l’Italia è la “capitale” mondiale del-

l’imprenditoria lo deve all’artigianato che, con 1.448.867

aziende, spicca per la capillare presenza sul territorio

italiano. Proprio all’artigianato e alle piccole imprese si

deve la tenuta occupazionale anche nella fase più acuta

della crisi: tra il 2007 e il 2010 le micro imprese con meno

di 9 addetti hanno fatto registrare un aumento dell’1,2

per cento degli occupati a fronte di un calo dell’1,5 per

cento degli addetti del totale delle imprese. Siamo un

popolo di imprenditori, dunque, e lo dimostriamo ogni

giorno, a dispetto della crisi e dei tanti ostacoli che tro-

viamo sul nostro cammino. Potremmo fare molto di più

se non dovessimo correre frenati da una zavorra pesan-

tissima fatta di pressione fiscale, oneri burocratici, ser-

vizi pubblici costosi e inefficienti, alto costo del credito.

Uscire dal tunnel della crisi, in queste condizioni, è pro-

prio un’impresa! Troppo spesso i nostri sforzi si infran-

gono contro un ambiente ostile all’iniziativa economica.

In questi anni, e segnatamente negli ultimi mesi, non

abbiamo visto interventi significativi per rimuovere i

vincoli e i costi che comprimono le potenzialità dell’im-

prenditoria italiana. Molti annunci, molte promesse, ma

siamo ancora lontani dall’avere garantite condizioni fa-

vorevoli alla continuità e alla solidità del nostro tessuto

produttivo. Non basta puntare sulle start up innovative

se poi in Italia continua a non esserci l’humus adatto af-

finché le imprese possano svilupparsi e generare occupa-

zione. Per offrire un futuro alle giovani generazioni

occorre sicuramente facilitare la creazione d’impresa,

ma è anche indispensabile dare segnali concreti alle im-

prese già esistenti. La battaglia contro la burocrazia sot-

trae ogni anno alle imprese ben 26 miliardi di euro. Non

riusciamo a toccare con mano gli effetti dei provvedi-

menti varati in questi anni. Le pur positive norme di

principio non si sono ancora tradotte in risultati con-

creti per gli imprenditori. Le imprese hanno bisogno di

concretezza, hanno bisogno di uno Stato che dia loro fi-

ducia e che investa sui talenti del made in Italy. Quel

made in Italy che, nonostante tutto, mantiene posizioni

di primo piano sui mercati mondiali grazie alla tenacia,

alla passione, alla creatività, alla tradizione, all’innova-

zione di milioni di imprenditori italiani. Confartigia-

nato, insieme con Rete Imprese Italia, continua la

battaglia per difendere questo patrimonio produttivo e

guidare le aziende verso la ripresa. \\\\\

STRUMENTI PER LE PMI GIORGIO GUERRINI

L’ARTIGIANATOGUIDA L’ITALIA

VERSO LA RIPRESA

Page 52: Nordest 12 2012

60 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

STRUMENTI PER LE PMI GIUSEPPE TRIPOLI

Le piccole e medie imprese vanno agevolatesul piano burocratico e incentivate a fare rete.A sostenerlo è Giuseppe Tripoli, il quale illustracome le pubbliche amministrazionie le associazioni di categoria debbanocontinuare a collaborare - Nicolò Mulas Marcello

RIMUOVEREGLI OSTACOLIALLA CRESCITA

Page 53: Nordest 12 2012

Sul piano della semplificazione burocratica per le

piccole e medie imprese qualcosa si sta muo-

vendo: «A breve – spiega Giuseppe Tripoli, garante

per le micro, piccole e medie imprese – prenderà

il via l’Agenzia per le imprese, che certificherà molte pra-

tiche amministrative evitando in questo modo una parte

significativa dei controlli pubblici come avviene per

l’amministrazione finanziaria nel caso dei Caaf».

Burocrazia e crisi economica rendono ancora piùdifficile l’esistenza delle pmi. Cosa si sta facendo a ri-guardo? «Sappiamo bene che la burocrazia è il primo nemico delle

pmi. Gli oneri amministrativi ammontano a 23 miliardi

di euro l’anno, mediamente 5.200 per impresa. Anche l’Ue

ha messo questo aspetto in primo piano, promuovendo

un sondaggio pubblico per individuare i 10 atti legislativi

europei più onerosi per le pmi e intervenire per modifi-

carli. In questi mesi il governo ha fatto diverse cose: ha

introdotto la possibilità di costituire una Srl a capitale ri-

dotto o semplificata con costi decisamente inferiori, ha

esteso l’uso della posta elettronica certificata a tutte le

società; dal prossimo anno anche le imprese individuali

saranno dotate di questo strumento per potersi relazio-

nare velocemente con la pubblica amministrazione azze-

rando i costi. In questo modo utilizzare la firma digitale

sarà più facile sia per sottoscrivere atti e documenti da

inviare alla Pa sia nelle transazioni commerciali per la co-

stituzione di una rete di imprese. La decertificazione, cioè

l’obbligo di non produrre più alla Pa certificati rilasciati

da un’altra amministrazione, come ad esempio il certifi-

cato antimafia o quello di iscrizione al registro delle im-

prese, facilita l’impresa attraverso l’interoperabilità della

pubblica amministrazione».

Qual è attualmente la situazione italiana perquanto riguarda i contratti di rete? «Sono 464 i contratti formalizzati per oltre 2.500 imprese

partecipanti; dunque 30 nuovi contratti di rete registrati

nell’ultimo anno. Dai dati del nostro ultimo monitoraggio

di fine ottobre emerge chiara l’attenzione con cui le im-

prese guardano al contratto di rete. Abbiamo pensato che

lo strumento del contratto di rete fosse quello giusto per

“invogliare” a dare continuità strategica alla miriade di

collaborazioni informali che già caratterizzano la vita

quotidiana delle nostre pmi. Mettersi insieme significa

restare competitivi, penetrare maggiormente nel mer-

cato italiano ed estero, promuovere assieme un marchio

comune, poter acquisire assieme managerialità - si pensi

alle figure dell’export manager o del responsabile finanza

aziendale - altrimenti troppo costose. Più del 70% delle

imprese dichiara che l’avervi aderito ha comportato il

mantenimento o la crescita dei propri livelli di fatturato,

elemento certamente non trascurabile in una fase di dif-

ficile congiuntura come quella che stiamo vivendo».

Le reti d’impresa stanno superando i distretti?«Le reti non superano, ma contribuiscono all’evoluzione

in corso nei distretti. La rete tra imprese è una delle mo-

dalità con cui i distretti possono aprirsi alle necessarie

collaborazioni extraterritoriali a fronte di dinamiche di

produzione e subfornitura di beni e servizi che abbedi-

DICEMBRE 2012 61NORD EST SVILUPPO

METTERSI INSIEMESIGNIFICA PENETRAREMAGGIORMENTENEL MERCATOITALIANO ED ESTERO

↗Giuseppe Tripoli,garante per le micro,

piccole e medie imprese

Page 54: Nordest 12 2012

scono a logiche e traiettorie sempre più globali, o “glo-

cali” come spesso si dice. Le reti di impresa stanno avendo

una buona diffusione anche all’interno dei distretti, dove

è storicamente presente un ricco tessuto di relazioni re-

ticolari informali tra i diversi attori delle filiere produt-

tive locali. Tra le imprese manifatturiere che partecipano

a reti di impresa, poco più di un quinto appartiene a uno

dei 139 distretti industriali mappati dal servizio studi e ri-

cerche di Intesa Sanpaolo. Le imprese dei distretti hanno

stipulato contratti di rete con imprese locali, ma anche

con imprese localizzate in altre province, o addirittura

esterne alla regione, superando la dimensione distret-

tuale e ponendo le basi per la costruzione di solide colla-

borazioni a livello nazionale: non a caso, oltre 1/3 delle

reti a cui partecipano le imprese distrettuali sono pluri-

regionali».

Le reti riescono a superare in maniera più efficacele difficoltà nei rapporti con le banche?«Non ancora. Sono poche le banche che considerano un

plus di merito la partecipazione dell’impresa al contratto

di rete, o hanno proposto strumenti finanziari ad hoc per

le imprese in rete. Infatti, il 60% delle imprese ritiene che

la banca dovrebbe valorizzare maggiormente la parteci-

pazione dell’impresa alla rete. Il sistema bancario deve

svolgere, a mio avviso, un ruolo attivo nel favorire lo svi-

luppo di nuove reti e, soprattutto, nel sostenere e nell’ac-

compagnare le imprese lungo tutto il percorso di

collaborazione in rete, partendo dalla fase pre-costitu-

tiva, sostenendone l’avvio e fornendo supporto nella rea-

lizzazione del progetto in rete. Per tante piccole e medie

imprese la banca è ancora vista come il principale par-

tner con cui pianificare, non solo finanziarimente,

l’accesso ai mercati esteri o l’accelerazione dei processi di

internazionalizzazione e di innovazione. Questa richie-

sta di partenariato è più marcata tra le imprese di pic-

cole dimensioni e meno strutturate. Peraltro, le attese di

efficacia della rete aumentano significativamente soprat-

tutto per le imprese che vedono nella banca un possibile

promotore e facilitatore dei processi di internazionaliz-

zazione e innovazione». \\\\\

62 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

STRUMENTI PER LE PMI GIUSEPPE TRIPOLI

50 mldFatturato L’ammontare del fatturato estero annuo delVeneto supera i 50 miliardi di euro. La regionesegue la Lombardia per valore dell’export

Page 55: Nordest 12 2012
Page 56: Nordest 12 2012

64 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Lo scenario dei distretti è cambiatoe oggi deve fare i continon solo con il mercato globalema anche con la crisi economica.Enzo Rullani spiega come le retipossono essere un supporto per le pmi

RIPENSARE I MODELLIDI BUSINESS

Page 57: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 65NORD EST SVILUPPO

STRUMENTI PER LE PMI ENZO RULLANI

Le reti transterritoriali sono diventate importanti

in Italia dal 2000. Negli ultimi anni sono state al-

cune centinaia le esperienze contrattuali di reti,

ma ne esistono molte altre basate su diverse

forme contrattuali come joint venture, Srl di scopo, con-

tratti di licenza o di franchising, alleanze tecnologiche e

Ati: «Quando si parla di riposizionare il made in Italy –

spiega Enzo Rullani, docente di economia della cono-

scenza e di strategie di impresa presso la Venice Interna-

tional University – le reti diventano la risposta che

supplisce alla mancanza di soggetti forti in grado di ag-

gregare o di fondere le molecole del nostro sistema im-

prenditoriale».

Le reti di impresa hanno in qualche modo influitosul modello distrettuale italiano?«Le reti sono molte e rilevanti in Italia, anche perché sono

la leva che consente di trasformare i distretti industriali,

sottraendoli alla loro origine marcatamente locale e ma-

teriale. Le imprese dei distretti sviluppano, infatti, nume-

rose reti a monte e valle della loro attività, nella filiera,

collegandosi a fornitori e clienti che sono, in parte, si-

tuati all’esterno e anche in luoghi molto lontani, vicino

alle fonti della tecnologia, alle metropoli creative, ai mer-

cati finali. Ma intendiamoci: in questo modo, salvo ecce-

zioni, i distretti non muoiono affatto come erroneamente

si dice, ma usano le reti transterritoriali per trasformarsi,

modificando i modelli di business originari».

Cosa occorre fare quindi per valorizzare maggior-mente le reti?«In primo luogo, bisogna che gli imprenditori siano ab-

bastanza ambiziosi da immaginare cambiamenti im-

portanti degli attuali modelli di business, accettando la

sfida che ci viene dai paesi low cost. Nel momento in

cui un piccolo imprenditore, specializzato in un pro-

dotto o in una funzione particolare, pensa di innovare

in modo importante il suo prodotto o servizio, renden-

dolo più complesso e più ricco di significati e funziona-

lità, non tarda a rendersi conto del fatto che da solo

non ce la farà mai. Intanto per gli investimenti che sa-

rebbero necessari, e che spesso superano le sue dispo-

nibilità. E poi anche perchè la logica del fai da te

presuppone tempi e rischi di apprendimento che oggi

possono facilmente mettere una realtà fuori mercato.

Di qui l’imperativo: un imprenditore deve cercare di

mettersi insieme a chi ha le risorse complementari) che

a lui mancano».

Il modello imprenditoriale del nord est è ancora im-prontato sul modello individuale?«Bisogna vincere l’individualismo che caratterizza

l’attuale cultura imprenditoriale e che è anche frutto di

una storia distrettuale del passato basata su molta

concorrenza e scarsa collaborazione. Come farlo? In-

↑ Enzo Rullani,docente di economiadella conoscenzae di strategie di impresapresso la VeniceInternational University

Page 58: Nordest 12 2012

66 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

nanzitutto documentando gli esempi - che non man-

cano - di collaborazioni vincenti, che hanno avuto suc-

cesso. In secondo luogo, spingendo gli imprenditori a

superare la diffidenza verso l’idea stessa di collabora-

zione, avviando qualche esperienza di co-innovazione e

di condivisione con pochi altri, ben scelti. Una politica

di sostegno alle reti, che mobiliti anche le associazioni

imprenditoriali, deve dunque nascere dal basso e da

nuclei di relazioni fiduciarie: non si tratta di mettere

insieme cento e duecento imprese che fanno la stessa

cosa, come ai tempi dei consorzi. Si tratta di trovare

un nucleo limitato e ben scelto di imprese che si perce-

piscano come affidabili e complementari in vista di un

progetto comune: cominciando da poco e aumentando

col tempo il livello di condivisione dei progetti e dei ri-

schi. Le reti vanno incoraggiate con qualche sostegno

che favorisca il contatto collaborativo, ma deve essere

chiaro che esse possono funzionare solo se sono in

grado di generare valore aggiunto, non solo di “cattu-

rare” qualche incentivo pubblico». \\\\\ NMM

STRUMENTI PER LE PMI ENZO RULLANI

UNA POLITICA DI SOSTEGNO ALLE RETI,CHE MOBILITI ANCHE LE ASSOCIAZIONIIMPRENDITORIALI, DEVE NASCERE DAL BASSOE DA NUCLEI DI RELAZIONI FIDUCIARIE

Page 59: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 67NORD EST SVILUPPO

Idistretti restano lo zoccolo duro dell’Italia imprendito-

riale. Sul piano della competitività, a livello interna-

zionale questo sistema ha prodotto importanti

risultati negli ultimi anni. «I nostri – spiega Valter Ta-

ranzano, presidente della Federazione dei distretti Italiani

– dimostrano ancora una volta non solo di resistere a una

fase recessiva, ma anche di anticipare le tendenze e di rap-

presentare un modello di riferimento. Un esempio per le

modalità di interazione e collaborazione tra imprese, per

la propensione a investire, per l’accesso a nuovi mercati,

per la capacità di amalgamare ruoli differenti e generare

nel contempo processi produttivi e organizzativi con un

elevato grado di innovazione e, infine, per la vocazione alla

sostenibilità».

È possibile trarre un bilancio del si-stema dei distretti nell’ultimo anno? «È ancora presto per stilare un bilancio sul

2012. In linea di massima possiamo antici-

pare che l’andamento è stato lo stesso del-

l’anno precedente: si è registrata una

crescita, che però non ha avuto il conforto

della continuità. Inoltre, sebbene l’export

abbia ormai un ruolo determinante, è una

variabile che da sola non è in grado di in-

nescare un’inversione del ciclo. Così per i

distretti permane una situazione in bilico.

Vi è poi un secondo aspetto, quello finan-

ziario: mezzi liquidi insufficienti, difficoltà

di recupero dei crediti commerciali, diffi-

coltà a ottenere finanziamenti dalle ban-

L’ARMA VINCENTEDELL’AGGREGAZIONELa crisi continua a mordere le impresema sul piano della competitività internazionalei distretti italiani continuano a fare scuola.Valter Taranzano spiega come le realtà distrettualicercano di reagire alla recessione

STRUMENTI PER LE PMI VALTER TARANZANO

↓ Valter Taranzano,presidente FederazioneDistretti Italiani

Page 60: Nordest 12 2012

68 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

che a causa della crisi finanziaria. Tutti elementi che non

rendono sereni i nostri imprenditori».

Lo svilupparsi dei contratti di rete ha influito inqualche modo sulla salute dei distretti? «Certo, l’aggregazione è ormai una chiave di volta dello svi-

luppo dei distretti e i contratti di rete hanno dato forma

giuridica a questa strategia. In futuro i distretti dovranno

sempre di più fare gruppo se vogliono competere con i

mercati globalizzati. Gruppi sinergici tra loro, collabora-

tivi, destinati a creare una filiera del territorio. I contratti

di rete sono uno strumento idoneo per finalizzare queste

intenzioni».

Il Veneto è una delle regioni italiane con la più altaconcentrazione di distretti industriali. La crisi econo-mica ha influito in maniera significativa anche qui? «Certo che sì. La crisi sta influendo negativamente dapper-

tutto, quindi Veneto compreso, dove distretti come quello

dell’oro, della scarpa, del mobile o della meccanica stanno

vivendo momenti turbolenti. In compenso c’è quello del

food che sta andando molto bene, grazie soprattutto alla

vocazione all’export di questo tipo di realtà».

Ogni anno l’Osservatorio nazionale sui distretti ita-liani produce un rapporto che aggiorna sullo scenariodistrettuale.«Sì, stiamo lavorando sulla quarta edizione del nostro rap-

porto, la cui presentazione è prevista per marzo 2013. I di-

stretti rappresentano una peculiarità organizzativa del

sistema industriale italiano che il mondo ci invidia, un si-

stema che esiste da molto prima delle definizioni norma-

tive. L’Osservatorio nazionale sui distretti italiani è nato

tre anni fa per diventare la banca dati delle realtà distret-

tuali presenti nel nostro territorio, reti in continua muta-

zione che si sviluppano e si modellano con l’evolversi della

situazione economica. Dalla prossima edizione, inoltre,

potremo contare sulla collaborazione di Unionfiliere,

l’associazione delle Camere di Commercio per la valorizza-

zione delle filiere del made in Italy, che ha avviato con Fe-

derdistretti un percorso destinato alla fusione». \\\\\ NMM

I DISTRETTI DOVRANNOSEMPRE DI PIÙ FARE GRUPPOSE VOGLIONO COMPETERECON I MERCATI GLOBALIZZATI

STRUMENTI PER LE PMI VALTER TARANZANO

Page 61: Nordest 12 2012
Page 62: Nordest 12 2012

70 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

LE IMPRESE SI AFFIDANOAI FACILITATORI DI RETE

STRATEGIE MASSIMO PAVIN

Per gli industriali l’uscita dalla crisi è ancora lunga.Secondo Massimo Pavin bisogna agire sul cuneo fiscale,sulla produttività e sull’internazionalizzazione come levaper competere sui mercati globali. E ConfindustriaPadova punta adesso sui “facilitatori” - Elisa Fiocchi

Page 63: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 71NORD EST SVILUPPO

Soffre ancora il comparto industriale padovano

che nel terzo trimestre del 2012 ha visto scen-

dere l’indice della produzione industriale del 7

per cento su base annua. Nonostante i segnali

di vitalità di qualche settore o di alcuni seg-

menti di mercato, anche le vendite all’estero

arretrano e marcano un fenomeno che non accadeva sul

territorio dal 2009. «L’affaticamento dell’export, per mesi

unico traino della domanda, è l’inevitabile effetto della re-

cessione europea e di una congiuntura internazionale

meno tonica» dichiara Massimo Pavin, al vertice di Confin-

dustria Padova. Ma critico è anche il giudizio da parte

degli imprenditori che sulla durezza del clima congiuntu-

rale non vede tracce di attenuazione. «L’accelerazione ne-

gativa del terzo trimestre e le aspettative per la fine

dell’anno confermano che la luce è ancora distante e che

l’uscita dalla crisi sarà lunga». E non si scorgono segnali di

risveglio neppure dal mercato interno.

Uno scenario piatto e poco incoraggiante. Come ro-vesciarlo?«Lo scenario economico è certamente complesso, gravato

da forti incognite sul piano politico per il dopo Monti. Un

contesto nel quale gli imprenditori chiedono certezze e un

intervento che dia sostegno congiunturale e strutturale

alla domanda. Lo ripetiamo da tempo: quello della crescita

è il nodo essenziale in questa fase, almeno quanto gli

obiettivi di finanza pubblica. La legge di stabilità può se-

gnare un punto di svolta se abbasserà le tasse sul lavoro,

dando più competitività alle imprese e più soldi in tasca ai

lavoratori. Ma diluire l’azione non serve, tutte le risorse di-

sponibili vanno destinate a produttività e cuneo fiscale».

Temi su cui lo stesso Giorgio Squinzi è stato moltochiaro, denunciando il rischio che le aziende muoianodi fisco.«Questo è vero, è ciò che sta avvenendo nel nostro Paese,

perciò crediamo che i tagli fiscali vadano concentrati lì

dove servono davvero al rilancio dell’economia, quindi sulla

produttività e sulla riduzione del cuneo fiscale, causa pri-

maria dell’abisso tra salario netto e costo del lavoro, che

vale il triste record del 53 per cento, contro una media Ocse

del 35,4. Sappiamo che la coperta è corta, ma andrebbe as-

sestato un colpo deciso, con la riduzione dell’Irap sulle im-

prese e degli oneri sul lavoro dipendente, se si vuole avere

effetti sulle aspettative, quindi sull’occupazione e sulle

scelte di investimento».

Come si distribuiscono equamente le risorse?«Abbiamo già detto che siamo pronti a rinunciare a qual-

siasi forma di incentivo in cambio di una riduzione netta

Page 64: Nordest 12 2012

72 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

del carico fiscale. A fronte di ogni euro di sussidio elimi-

nato, il governo garantisca una riduzione di pari importo

del cuneo fiscale che beneficerebbe tutte le imprese e i la-

voratori».

Quali strumenti e processi di internazionalizzazionesaranno attivati in futuro per sostenere la competiti-vità delle pmi sui mercati?«Le aziende che battono la crisi sono quelle capaci di pro-

iettarsi all’estero, di allargare i confini oltre l’orizzonte del

mercato europeo, eroso dalla recessione, per intercettare

la domanda potenziale dei nuovi mercati emersi o emer-

genti. Per l’associazione questo vuol dire impegno a favo-

rire la presenza del maggior numero di imprese in queste

aree, a rafforzare le filiere, a favorire le aggregazioni in-

torno a medie imprese globali che trascinano l’intera ca-

tena del valore. In questo modo si dà una risposta e si

aprono opportunità anche alle piccole imprese della sub-

fornitura industriale, oggi in difficoltà perché operano

prevalentemente sul mercato interno».

Quali mercati si dimostrano particolarmente inte-ressanti per favorire la crescita?«In un anno difficile come questo, ci siamo focalizzati su

India, paesi Asean e sull’area del Golfo Persico. Abbiamo

da poco accompagnato una decina di aziende di beni

strumentali e alimentari in incontri d’affari in Indonesia

e Thailandia e siamo appena rientrati da Dubai, dove ab-

biamo accompagnato quindici aziende del comparto edi-

lizio alla più grande fiera di settore dell’area».

Secondo l’indagine di Confindustria Padova, il 42,8per cento delle imprese già in rete non rileva svan-taggi. Quali opportunità garantisce oggi un sistemadi aggregazione?«La crisi ha alzato l’asticella competitiva e stare sui mer-

cati richiede dimensione adeguata, investimenti, offerte

integrate. Il 97 per cento delle nostre imprese ha fino a 50

addetti, una dimensione spesso insufficiente per affron-

tare i processi di innovazione e internazionalizzazione ne-

cessari per competere. Dobbiamo unirci e lavorare

insieme. Ma bisogna partire con il piede giusto, avere

chiare le finalità e gli strumenti, i limiti e i punti di forza

della rete. È nata da qui la decisione di Confindustria Pa-

dova di mettere direttamente in campo attività di sup-

porto alle aggregazioni con il progetto “FaRETEam”. Un

piano biennale articolato in una prima fase di formazione

rivolta alla struttura interna, a imprenditori e manager

con l’obiettivo di creare un team di “facilitatori di rete” e

un luogo di confronto dove cogliere i fabbisogni di aggre-

gazione e stimolare le collaborazioni tra imprese. Il pro-

getto prevede anche la clusterizzazione della struttura

produttiva provinciale per identificare i possibili ambiti

di aggregazione. Quindi la fase proattiva della promo-

zione di reti e network di imprese». \\\\\

STRATEGIE MASSIMO PAVIN

←Massimo Pavin firma l’accordotra Confindustria Padovae Banca Antonveneta,per sbloccare i crediti verso la Pa

Page 65: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 73NORD EST SVILUPPO

LA PREDISPOSIZIONEALL’EXPORT RESTA ALTANonostante la crisi, le imprese bellunesi non hannoperso la loro vocazione al commercio estero.Gian Domenico Cappellaro spiega comesono cambiate le abitudini degli imprenditori

Il mercato globale è diventato sempre più artico-

lato e complesso, ma le imprese della provincia

di Belluno hanno retto meglio di altre l’impatto

della crisi economica sui mercati esteri. Anche

la solida tradizione imprenditoriale del territo-

rio, però, deve fare i conti con i problemi dell’ac-

cesso al credito: «Le piccole e medie imprese venete –

spiega Gian Domenico Cappellaro, a capo degli indu-

striali della provincia di Belluno – continuano poi a re-

gistrare difficoltà nei confronti del sistema bancario; la

loro richiesta di credito aumenta mentre l’offerta si fa

più selettiva. A questo fine Confindustria, sia a livello

nazionale che regionale, ha avviato accordi con i mag-

giori istituti di credito al fine di facilitare l’accesso ai fi-

nanziamenti».

Parliamo di internazionalizzazione. Qual èl’attitudine al commercio estero da parte delle im-prese del territorio? «La provincia di Belluno conta di tante piccole e medie

imprese, capaci di competere a livello mondiale anche

nei settori più tecnologicamente avanzati. L’indice di

propensione all’export nel 2010 è risultato pari al 43,3

per cento, valore nettamente superiore a quello medio

veneto, 34,6 per cento, e nazionale, pari al 24,3 per

STRATEGIE GIAN DOMENICO CAPPELLARO

↑Gian Domenico Cappellaro, presidente

di Confindustria Belluno

Page 66: Nordest 12 2012

74 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

cento. Siamo anche la patria di uno dei distretti indu-

striali più conosciuti e ammirati a livello internazio-

nale: quello dell’occhialeria, le cui esportazioni

rappresentano, in valore, oltre il 60 per cento del totale

provinciale. I nostri imprenditori hanno saputo col

tempo trasformare la fortissima vocazione all’export in

un reale processo di internazionalizzazione. Senza con-

tare il fatto che oggi essere presenti sui mercati esteri,

soprattutto quelli emergenti, è una delle poche strade

per sopravvivere a questa durissima crisi. Purtroppo le

nostre pmi scontano ancora il gap delle infrastrutture

immateriali. Solo recentemente sono stati sbloccati i

primi finanziamenti a favore della banda larga. Ora più

che mai il digitale rappresenta un reale strumento per

agganciare la ripresa, un moltiplicatore del potenziale

produttivo e creativo».

La crisi economica ha modificato le abitudini delleaziende bellunesi a rapportarsi con i mercati esteri?

«La vocazione all’internazionalizzazione è nel nostro

dna. Certamente il quadro competitivo si è fatto più

articolato e complesso, ma le nostre produzioni hanno

retto meglio di altre l’impatto della crisi grazie alla

maggior capacità di penetrazione sui mercati interna-

zionali: nel 2009 l’export provinciale è calato del 17,1 per

cento, a fronte di più elevate contrazioni accusate sia

a livello regionale (21,5%) che nazionale (20,9%). Ma già

nel 2010 la ripresa delle esportazioni è stata più intensa

a Belluno (+19,7 per cento) che in Veneto, +16,2 per

cento, e in Italia, +15,8 per cento. Sicuramente

l’economia globalizzata ha reso più evidente a tutti che

la consapevolezza che il modello di piccolissima im-

presa autonoma e autosufficiente, che ha connotato

con grande successo la storia imprenditoriale del Nor-

dest, non è più realistica. Nuove opportunità nascono

con l’aggregazione di imprese e di competenze, cre-

ando network flessibili ed elaborando strategie di fi-

liera condivise».

Per quanto riguarda Confindustria, qual è il vo-stro ruolo nel percorso di internazionalizzazionedelle imprese del territorio? «Mettiamo in campo iniziative utili ad agevolare la pe-

netrazione delle nostre aziende nei mercati esteri: dal

coordinamento di partecipazioni collettive a fiere in

tutto il mondo - spesso affiancate dal sostegno di con-

→ “Big5 show”,la più grande fiera

del settore ediledell’area del Golfo

Persico

60%ExportLa quota, sul totale provinciale,detenuta dal distretto dell’occhialeria

Page 67: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 75NORD EST SVILUPPO

tributi pubblici che andiamo a intercettare -, dalla pia-

nificazione e gestione di missioni commerciali, con in-

contri b2b nei continenti e nei Paesi di maggiore

interesse, alla realizzazione di “schede Paese” per la mi-

gliore comprensione dei relativi mercati. Organiz-

ziamo, inoltre, innumerevoli incontri e contatti con

esperti commerciali, legali, doganali, finanziari e con

ogni altro operatore specializzato nelle diverse proble-

matiche che le aziende associate incontrano nel loro

rapportarsi con i mercati internazionali. Ma non basta,

oltre a ciò stiamo organizzando una serie di incontri

per raccogliere istanze, idee e proposte dai nostri as-

sociati. Dai primi appuntamenti risulta chiara la neces-

sità di sviluppare la propensione alla concentrazione.

Il rischio che vogliamo evitare è quello che una piccola

impresa finisca dentro strutture troppo burocratizzate

e poco flessibili. Per questo è necessario mettere ordine

e razionalizzare il sistema promozionale italiano al-

l’estero».

Quali sono le prospettive per il futuro dell’econo-mia bellunese? «La situazione è ancora estremamente incerta. Contra-

zione dei mercati, inefficienza e bassissima competiti-

vità nel confronto internazionale del sistema pubblico

e delle reti infrastrutturali rimangono i principali pro-

blemi che in questo momento penalizzano le imprese.

La struttura produttiva bellunese è dinamica, ma dob-

biamo muoverci verso una crescita dimensionale delle

nostre produzioni, perché strutturandosi è più facile

fare ricerca e innovazione e divenire globali. Inoltre, le

ultime rilevazioni congiunturali disegnano una trasfor-

mazione del tessuto produttivo che senza perdere di

vista il manifatturiero si sta orientando verso un mag-

gior sviluppo del terziario avanzato. Le aziende hanno

bisogno di servizi nuovi e flessibili: professionisti del-

l’import/export, di diritto internazionale, di reti digi-

tali, nonché di esperti di piattaforme mobili di lavoro

che rappresentano oggi un importante strumento com-

petitivo per le piccole imprese». \\\\\ NMM

STRATEGIE GIAN DOMENICO CAPPELLARO

ESSERE PRESENTI SUI MERCATI ESTERI,SOPRATTUTTO QUELLI EMERGENTI,È UNA DELLE POCHE STRADEPER SOPRAVVIVERE A QUESTA DURISSIMA CRISI

Page 68: Nordest 12 2012

76 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

STRATEGIE PAOLO PESCE

Il Veneto dispone di una struttura economicaa forte vocazione internazionale da sostenereattraverso leve quali formazione, marketing,aggregazione e promozione. Lo spiega Paolo Pesce

RETIED EXPORT MANAGERPER L’ECONOMIA VENETA

Page 69: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 77NORD EST SVILUPPO

La realtà veneta è rappresentata da una moltitudine

di pmi che si relaziona quotidianamente con i mer-

cati esteri. «Secondo il “Rapporto Ice 2011-2012” –

spiega Paolo Pesce, responsabile dell’agenzia Ice di

Verona – queste aziende ammontano a 29mila unità». Si

tratta di una forza imprenditoriale in grado di esprimere

un fatturato estero annuo di oltre 50 miliardi di euro, che

pone il Veneto al secondo posto, dopo la Lombardia, per

valore dell’export.

Quale profilo dell’internazionalizzazione emerge inVeneto?«Le esportazioni venete si dirigono, per circa il 60 per

cento, verso i mercati dell’Ue. La Germania, il principale

mercato di sbocco, ha aumentato gli acquisti dalla nostra

regione, nel 2011, del 13,6 per cento; la Svizzera ha registrato

un aumento del 26,2 per cento, la Russia del 19,5, la Tur-

chia del 19,8. Nel corso degli anni, l’attenzione degli espor-

tatori veneti si è gradualmente spostata verso i paesi

dell’Europa dell’Est e dell’Asia orientale e centrale. Nel-

l’estremo oriente le vendite sono aumentate nel 2011 del 24

per cento, raggiungendo un valore che ormai supera quello

destinato al mercato nordamericano. Anche il mercato del-

l’America centrale e meridionale ha conseguito risultati po-

sitivi, con un aumento del 18,5 per cento. L’impegno del

sistema economico veneto è quello di mantenere, accanto

all’esplorazione delle nuove aree geoeconomiche più dina-

miche in questa fase - ad esempio sub Sahara e Nord Africa

- la presenza sui mercati tradizionali con processi di inte-

grazione produttiva e distributiva».

In quali comparti?«Nei settori dei beni di consumo non durevoli, quali la

moda e l’agroalimentare, pilastri dell’export veneto, ma

anche nei settori dei beni strumentali, per i paesi di re-

cente industrializzazione e di modernizzazione della filiera

agroalimentare, così come dei beni intermedi a elevata in-

tensità tecnologica per le economie mature. Il salto quali-

tativo della piccola impresa e di una quota della media

impresa non ancora internazionalizzate si fonda inizial-

mente sull’investimento nelle risorse umane per figure di

export manager di recente formazione. Sono disponibili

sul mercato regionale giovani laureati con alta formazione

in conoscenze linguistiche e di marketing internazionale,

che debbono trovare accoglienza nell’impresa che vuole in-

ternazionalizzarsi, dando risposte alla domanda di lavoro

delle nuove leve e rafforzando in concreto il progetto azien-

dale di sviluppo del commercio estero».

Il recupero della flessione delle esportazioni subitanel biennio 2008-2009 è stato determinato dai settoridi maggiore specializzazione distrettuale della regione. «Sì. Nello specifico dal settore macchinari e apparecchia-

ture, che ha registrato nel 2011 un incremento delle

esportazioni del 18 per cento a un valore di oltre 10 mi-

liardi di euro; performance interessanti sono state rag-

giunte dal settore della calzatura (7 per cento) e della

pelletteria (12,8 per cento). Tra le produzioni distrettuali

si sono distinti i settori del mobile (5,6 per cento) e della

→ Paolo Pesce,direttore dell’ufficio

Ice di Verona

50 mldFatturato L’ammontare del fatturato estero annuo delVeneto supera i 50 miliardi di euro. La regionesegue la Lombardia per valore dell’export

60%Export Le esportazioni venete si dirigono, per circail 60%, verso i mercati dell’Ue. La Germaniaè il principale mercato di sbocco

Page 70: Nordest 12 2012

78 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

gioielleria (4,7 per cento)».

Su quali leve le imprese venete devono puntare percontinuare a riacquistare competitività sui mercatiesteri?«Accanto alla spinta dinamica che si origina dal distretto,

il sistema produttivo veneto può migliorare la sua compe-

titività sui mercati mondiali attraverso progetti di condi-

visione imprenditoriale di filiera, utilizzando lo strumento

giuridico e di marketing della rete d’impresa. A ciò deve

aggiungersi il necessario proseguimento delle operazioni

di delocalizzazione strategica in aree confinanti con il

Nord Est del Paese per sfruttare al meglio i diversi fattori

produttivi: non solo il costo del lavoro, ma anche e soprat-

tutto le infrastrutture logistiche, la ricerca e innovazione,

l’efficienza burocratica territoriale e l’essere soggetti a si-

stemi fiscali compatibili con un corretto margine opera-

tivo a garanzia di futuri investimenti aziendali».

In che modo si deve promuovere il sistema produt-tivo e le eccellenze venete?«Il sistema veneto gode, già oggi, di un apparato pubblico-

privato di sostegno all’internazionalizzazione tra i più

avanzati in Italia. Promuovere un territorio così ampio e

diversificato significa innanzitutto adottare sofisticate e

avanzate strategie di marketing internazionale. Partendo

dalla fortunata collocazione geografica, all’interno di

un’area mitteleuropea, e facendo riferimento all’ormai ra-

dicato brand internazionale “made in Italy”, le istituzioni

hanno il compito di valorizzare all’estero il particolarismo

del “made in Veneto”, descrivendo le bellezze della terra ve-

neta e il saper fare della sua gente. Questo produce un

traino formidabile per l’industria turistica e l’indotto agroa-

limentare, che si manifesta poi anche con i beni di con-

sumo del sistema moda e del sistema casa. Su questa leva

della qualità anche i prodotti della meccanica ad alto con-

tenuto tecnologico beneficiano dell’azione promozionale

istituzionale, che si declina poi in azioni specifiche setto-

riali (incoming dei buyer internazionali, eventi fieristici)».

\\\\\ FD

STRATEGIE PAOLO PESCE

IL SISTEMA VENETO PUÒ MIGLIORARELA SUA COMPETITIVITÀ SUI MERCATI MONDIALIATTRAVERSO PROGETTI DI CONDIVISIONEIMPRENDITORIALE DI FILIERA

Page 71: Nordest 12 2012
Page 72: Nordest 12 2012

80 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

INNOVAREÈ VITALE

STRATEGIE ALESSANDRO VARDANEGA

Nonostante le imprese siano prudentinegli investimenti, vi è sul territoriouna percentuale significativa di aziendeche sviluppa interessanti iniziative d’innovazione.Ne parla il presidente di ConfindustriaTreviso Alessandro Vardanega

Page 73: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 81NORD EST SVILUPPO

Unindustria Treviso ha attivato da circa

due anni la società Unir, dedicata a

promuovere e sviluppare la ricerca e

l’innovazione nelle aziende associate

con un servizio completo su tutte le

fasi di sviluppo dei progetti. Unir si

propone di essere un interlocutore che nasce dalle im-

prese e capace di dialogare con le imprese, individuan-

done innanzitutto le esigenze e i problemi per poi

tradurli in iniziative d’innovazione, di prodotto, pro-

cesso e servizi. «Vengono così sviluppate – spiega il pre-

sidente degli industriali trevigiani Alessandro

Vardanega – grazie all’appartenenza all’associazione, le

opportunità di fare rete e di collaborare tra imprese,

delle relazioni con i centri di ricerca in Italia e all’estero

e viene facilitato l’accesso ad agevolazioni e strumenti

finanziari per lo sviluppo di attività di R&S, che le no-

stre pmi spesso non conosco o non riescono ad approc-

ciare con successo».

Che importanza riveste la ricerca industriale perle imprese e quali sono i settori del tessuto produt-tivo veneto che più ne necessitano per accrescerela loro competitività?«Consideriamo l’innovazione, in tutte le sue forme,

come uno dei driver che possono aiutare il sistema in-

dustriale veneto e italiano ad affrontare, e superare,

questa fase di prolungata e profonda crisi. Una diffi-

coltà che non è solo congiunturale - come avveniva in

passato - ma che è effetto di una trasformazione sto-

rica negli equilibri economici mondiali e nelle stesse

modalità del fare imprese. È chiaro quindi che innovare

diventa, se possibile, ancor più vitale rispetto al pas-

sato. Altri driver fondamentali per le imprese sono

l’aumentata capacità di internazionalizzazione e lo svi-

luppo di forme di aggregazione per affrontare meglio

le rinnovate sfide competitive che arrivano da mercati

a dimensione globale».

Qual è a oggi la percentuale delle imprese trevi-giane che investono in ricerca?«Il grave momento di recessione rende naturalmente

prudenti le imprese negli investimenti, ma in ogni caso

vi è una percentuale significativa di nostre aziende,

anche di piccola dimensione, che continua a sviluppare

interessanti iniziative di innovazione. Occorre pensare

a un approccio che non veda l’innovazione solo come

invenzione originale o ricerca pura - che non sempre è

alla portata delle pmi - quanto piuttosto come “innova-

zione d’uso”. Grazie alla rete possiamo disporre agevol-

mente di conoscenze “originali”, anche se sviluppate in

contesti lontani a costi molto inferiori rispetto a

prima. La possibilità di accedere a questi saperi è

quindi essenziale, per le imprese e la comunità. Anche

per questo la banda larga è un’infrastruttura altret-

tanto strategica di un’autostrada se non di più».

Page 74: Nordest 12 2012

82 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Come giudica il trasferimento tecnologico tra uni-versità, istituti di ricerca e imprese locali?«È un processo che si è intensificato, anche se persistono

delle difficoltà di dialogo e nella possibilità di condividere

iniziative in comune dove l’università tende in genere a

privilegiare la ricerca pura - che è certamente essenziale

- mentre l’impresa guarda di più alla ricerca applicata e

con ricadute nel breve termine. È opportuno affrontare e

superare questi problemi e, in ogni caso, vi sono molti

esempi positivi in tale direzione. Una via potrebbe essere

nella collaborazione con gli spin-off che nascono nelle

Università, anche a Nord Est, promossi da giovani lau-

reati e docenti per lo sviluppo applicativo di qualche in-

venzione. Si potrebbe in questo modo creare una nuova

generazione imprenditoriale attraverso le start-up con il

sostegno delle imprese industriali già consolidate che

avrebbero un apporto d’innovazione qualificata necessa-

ria alla trasformazione competitiva».

Sono attivi sul territorio locale progetti di ricercaindustriale particolarmente interessanti?«Sono molteplici e spesso, come si dice, fa più rumore

un albero che cade rispetto ai mille fili d’erba che cre-

scono. Pur nella crisi che attraversiamo, ho molto spesso

l’occasione di intervenire alle cerimonia di inaugurazione

di nuove sedi produttive di imprese associate della pro-

vincia di Treviso e in ogni situazione, in tutti i settori

merceologici di cui è ricco il nostro territorio, trovo ini-

ziative d’innovazione, nella produzione come nella ge-

stione organizzativa, che rendono queste imprese capaci

di competere con successo nei mercati internazionali,

anche i più lontani».

Quali gli strumenti che andrebbero più sfruttatiper sviluppare una cultura di impresa orientata al-l’innovazione e quale il personale contributo diUnindustria Treviso?«Certamente è essenziale la leva fiscale, come la no-

stra associazione ha più volte sostenuto pubblica-

mente e così come hanno fatto e fanno numerosi

Paesi con ottimi risultati. La pressione fiscale sulle

imprese e sui cittadini è sicuramente eccessiva e per

questo penalizzante sugli investimenti e sui consumi.

Sappiamo che una sua riduzione a livelli più accetta-

bili non sarà a breve ma se vogliamo rilanciare lo svi-

luppo nel nostro Paese occorre adottare almeno degli

strumenti che possano promuovere la crescita e le

nuove iniziative. Riteniamo, ad esempio, che il mec-

canismo del credito d’imposta potrebbe essere un ef-

ficace strumento di politica industriale proprio per

incentivare le iniziative d’innovazione del sistema in-

dustriale italiano, valorizzandone le eccellenze, gui-

darne la trasformazione e così ridargli competitività

in ambito europeo e mondiale». \\\\\ RG

È FONDAMENTALELO SVILUPPO DI FORMEDI AGGREGAZIONEPER AFFRONTAREIL MERCATO GLOBALE

↑ Il presidentedi Unindustria Treviso

Alessandro Vardanega

Page 75: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 83NORD EST SVILUPPO

LA RICERCA MIGLIORALA QUALITÀ DELLA VITA«Il nostro standard di vita futuro - dichiarail presidente degli industriali venezianiLuigi Brugnaro - dipende dalla capacità di stimolarel’innovazione. Ed è per questo che è stata postaal centro della strategia Europa 2020»

Il vicepresidente della Commissione europea Anto-

nio Tajani, presentando i dati di una recente ricerca

che ha messo a confronto diverse regioni europee,

ha sottolineato come, su quattro gradi di merito de-

crescenti, il Veneto e altre cinque regioni del Nord

Italia si posizionino al secondo livello e che le pmi,

quelle venete assieme a quelle di Lombardia e Piemonte,

meritino il gradino più alto della classifica. «A innovare,

quindi, siamo bravi – commenta il presidente di Confindu-

stria Venezia Luigi Brugnaro – ma la concorrenza è una

scommessa continua che una volta accettata non con-

sente di allentare mai la tensione competitiva». L’ultimo

dato disponibile, tratto dall’Annuario statistico della Re-

gione Veneto 2012, che risale al 2009, ci dice che le imprese

venete hanno speso 981 milioni di euro in ricerca: circa

1.200 imprese, ciascuna delle quali ha investito un po’ di

più di 750.000 euro.

Con quali strumenti Confindustria Venezia favori-sce le imprese che puntano su ricerca e innovazione?«Gli esempi sarebbero molti, ma mi soffermo solo sulle ini-

ziative più recenti. Abbiamo lavorato assieme alle altre ca-

tegorie economiche per sostenere, attraverso la Camera di

Commercio, progetti delle aziende di innovazione nell’Ict,

nel risparmio ed efficienza energetica e indetto un bando

STRATEGIE LUIGI BRUGNARO

↑ Il presidentedi ConfindustriaVeneziaLuigi Brugnaro

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84 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

per la trasformazione delle imbarcazioni che solcano la

laguna con motorizzazione ibrida».

L’innovazione non è esclusiva della produzione ma-nifatturiera ma riguarda anche servizi, beni o pro-cessi di natura diversa.«Sì. Pensiamo al design e come questo sia frutto di uno

strano e raro mix di abitudine al bello e propensione al

nuovo. Il valore aggiunto che apporta funzionalità e si-

gnificati a un oggetto lo trasforma e ne condiziona

l’acquisto prevalentemente per il carattere comunicativo.

È il segreto alla base del made in Italy, che è diventato

tratto distintivo di un intero stile di vita. L’innovazione è,

quindi, una leva fondamentale per tutte i settori. Le

nuove tecnologie sono talmente pervasive che permet-

tono di fare molte delle cose che ci circondano, meglio o

impiegando meno risorse. Basti pensare a cosa significa

per una città come Venezia, in termini di attrattività tu-

ristica, la fruibilità del suo patrimonio artistico e culturale

e quanto questo possa essere favorito con i nuovi mezzi

della comunicazione. Il dialogo con i produttori della co-

noscenza sta alla radice di queste sfide, ma serve uno

sforzo reciproco di condivisione degli obiettivi: da una

parte, occorrono convinzione e investimenti e, dall’altra,

un’ottica di rimuneratività della ricerca e di tempi ade-

guati al ritorno dei capitali. Un po’ come quello che suc-

cede nelle grandi università americane che ottengono

finanziamenti dalle imprese su obiettivi triennali e con

regole assolutamente chiare».

Quali progetti di ricerca industriale si sono distintiper la loro eccellenza?«Un vanto della ricerca è sicuramente Veneto Nanotech,

una struttura di ricerca sulle nanotecnologie che qui a Ve-

nezia, nel Parco scientifico Vega, ha i suoi principali la-

boratori. So che hanno in corso una ricerca

particolarmente interessante nel campo del green buil-

ding: un sistema modulare per coperture edilizie portanti

con caratteristiche antisismiche e ignifughe, con pro-

prietà isolanti e con integrato un sistema fotovoltaico,

tutto in uno grazie ai prodigi delle nanoparticelle».

Come è possibile diffondere una cultura d’impresavolta all’innovazione?«Come associazione stiamo sperimentando, in accordo

con l’Università di Venezia, lo svolgimento di dottorati di

ricerca su progetti aziendali da svolgersi prevalente-

mente in azienda. In pratica, l’azienda assume il dotto-

rando in qualità di apprendista e gli affida un progetto,

concorda i contenuti con la facoltà di riferimento, si va

da ingegneria a biotecnologie. Il laureato porta avanti

la ricerca in azienda, ma in stretto collegamento con

l’università. Al momento sono una cinquantina i dotto-

rati, ma sono certo che il sistema darà buoni risultati e

andrà esteso». \\\\\ RG

STRATEGIE LUIGI BRUGNARO

STIAMO SPERIMENTANDO, IN ACCORDOCON L’ATENEO VENEZIANO, DOTTORATI DI RICERCASU PROGETTI DA SVOLGERE IN AZIENDA

Page 77: Nordest 12 2012
Page 78: Nordest 12 2012

96 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Il childrenswear Made in Italy percorre strade sem-

pre più diversificate, guardando soprattutto al-

l’estero, dove linee che coniugano comfort e

eleganza, sono sempre identificative della moda-

lità produttiva de Il Gufo SpA, società che da tren-

t’anni a questa parte si è allargata fortemente,

come mostrano i numeri: 700 sono i negozi e 35 i paesi

clienti, per una realtà che negli ultimi 5 anni ha raddop-

piato il fatturato. Come dichiara Alessandra Chiavelli,

amministratrice de Il Gufo Retail Srl, all’apertura del

punto vendita monomarca al 962 di Madison Avenue, nel

cuore del distretto dell’eleganza di New York, sono se-

guite le inaugurazioni di corner in altre città. E per il 2013

è previsto il raggiungimento di nuovi traguardi.

A che punto siete nel vostro progetto di interna-zionalizzazione?«Per quanto riguarda l’Europa, i paesi che continuano ad

avere un ruolo strategico per il nostro business sono la

Russia, la Germania e il Belgio. Al di fuori del Vecchio

LA MODA BIMBIALL’ESTEROL’estero si apre semprepiù al childrenswearitaliano, che, grazieanche alle linee elegantie pratiche, sa proporsiai clienti attraversodiversi strumentie strategie commercialiad hoc, illustrateda Alessandra Chiavelli

INTERNAZIONALIZZAZIONE I ALESSANDRA CHIAVELLI

Page 79: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 97NORD EST SVILUPPO

Continente, vogliamo consolidarci in America, in Giap-

pone e nell’area del Far East. Per quanto riguarda il 2013,

intendiamo proseguire lo sviluppo del progetto corner

iniziato nel 2012. Nel corso di quest’anno abbiamo infatti

inaugurato un corner da Harrods, uno presso un nostro

importante cliente di Ginevra e un altro in un lussuoso

department store in Giappone (Hankyu); altri saranno

aperti in Russia e nel Far-East. In Cina, invece, siamo pre-

senti presso sei punti vendita multibrand nelle località a

maggiore potenziale commerciale e per il nuovo anno in-

tendiamo allargarci ad altri negozi multibrand nella Cina

Occidentale, dove abbiamo anche in progetto l’apertura

di un monomarca».

Che cosa state realizzando sul fronte dell’e-com-merce?«Abbiamo recentemente affiancato allo shop online sul

sito ilgufo.it una piattaforma di e-commerce apposita-

mente studiata per il mercato statunitense e stiamo

prendendo accordi con altri importanti partner interna-

zionali. Quello che ci prefiggiamo è essere posizionati in

punti vendita on line con proposte in season a prezzo

pieno, gestite dai migliori operatori nel paese di riferi-

mento».

Quali sono i vostri obiettivi per quanto concerne ilretail?«Sul territorio italiano, siamo dislocati con le nostre bou-

tique a Treviso, Pordenone, Cortina d’Ampezzo, Milano,

Torino, Firenze. Di recente apertura è quella di Roma,

che, insieme al punto vendita di New York, rappresenta

un modo per dare ulteriore slancio alla riconoscibilità del

nostro brand, perché ci permette di consolidare il mar-

chio in un contesto cosmopolita, frequentato da una

clientela internazionale».

Che cosa consente ai capi de Il Gufo la riconosci-bilità e l’apprezzamento nei mercati in cui siete pre-senti?«Quello che permette di distinguerci nei diversi mercati

di riferimento sono i capi realizzati con materiali di

qualità, frutto di attente ricerche e in cui le linee rap-

presentano una interpretazione dei trend adulti adat-

tati all’universo e alle esigenze dei più piccoli. Eleganza

e comfort si coniugano, garantendo la massima vestibi-

lità ai più piccoli, ma al contempo, veicolando l’identità

della nostra Maison». \\\\\ AM

Negozi nel mondo, di cui 350 in Italia, sono i clientide Il Gufo, azienda italiana che sta estendendoil proprio business all’estero

700

Alessandra Chiavelli, Retail & Marketing Managerde Il Gufo SpA e titolare de Il Gufo Retail Srl.

La società ha sede ad Asolo (TV)

www.ilgufo.it

Page 80: Nordest 12 2012
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Page 82: Nordest 12 2012

102 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

All’interno delle attività manifatturiere ita-

liane, l’industria alimentare rappresenta il

quarto comparto per numero di imprese.

Con circa 55 mila realtà, pari al 13 per cento

del totale manifatturiero, questo settore

impiega 392 mila addetti. Secondo gli ul-

timi dati Istat, l’innovazione interessa oltre la metà delle

imprese del settore alimentare. La propensione a innovare

e l’impegno finanziario sostenuto da queste imprese per le

attività innovative sono valori lievemente inferiori a quelli

medi registrati dal complesso dell’industria manifattu-

riera: nel triennio 2006-2008 ha effettuato innovazioni il

51,2 per cento delle imprese del settore alimentare, contro

il 54,4 per cento della media del manifatturiero. L'innova-

zione tecnologica è quindi da considerare come leva di

competitività per l'industria alimentare. È su questa idea

che si basa la Clm Bakery System Srl, giovane realtà pro-

duttrice di forni e impianti per la panificazione. Dopo un

periodo di sperimentazione e grandi investimenti in ri-

cerca e sviluppo, oggi l’azienda di Meduno (PN), che ha re-

gistrato 4 milioni di fatturato nell’ultimo anno, affronta la

L’ALIMENTARE SFORNAINNOVAZIONE Il settore alimentare,uno dei mercati piùsignificativi del sistemaproduttivo italianoed europeo, necessitadi costanti innovazioni.Renzo Roncadin illustracome innovare la cotturaa legna rispettandole tradizioni

INNOVAZIONE I RENZO RONCADIN

Page 83: Nordest 12 2012

crisi investendo su innovazioni di prodotto e processo pro-

duttivo. «Abbiamo presentato all’Iba di Monaco di Baviera

- afferma il titolare Renzo Roncadin -, una delle fiere più

importanti del settore del bakery, prodotti innovativi e al-

tamente tecnologici, che hanno riscosso molto successo

tra i clienti europei e americani. In particolare, abbiamo

creato e sviluppato un concetto nuovo, che è quello legato

all’industrializzazione della cottura a legna».

Con la collaborazione di uno staff esperto e specializzato,

Clm Bakery System offre oggi una vasta gamma di stru-

menti che abbinano tecnologie all’avanguardia a una ri-

cerca costante dei sapori della tradizione artigianale di un

tempo. «I nostri sono particolari forni a tunnel - aggiunge

Roncadin -, alimentati a gas o a legna, che dispongono

dell’innovativo e brevettato sistema di cottura a calore av-

volgente e sono affiancati da attrezzature complementari

per la panificazione, come la cella di lievitazione libera, che

consente grande flessibilità nella scelta dei tempi di lievi-

tazione, a prescindere dal tempo di cottura».

I sistemi innovativi di Clm Bakery System non solo rispet-

tano la tradizione, ma anche l’ambiente, consentendo di ri-

durre l’emissione di gas nell’atmosfera. A questo si abbina

una serie di tecnologie e prodotti, della lievitazione, alla

pressatura per la formazione della pizza, a speciali dosa-

tori di prodotto, che ricoprono quella parte del processo

produttivo che ha inizio dalla formazione del prodotto ali-

mentare e si conclude con la sua uscita dal forno. «Chiara-

mente - continua il titolare - ogni impianto è

personalizzato per soddisfare le esigenze specifiche di ogni

cliente. Negli anni abbiamo creato macchinari e forni su

misura, cercando di risolvere i problemi dei nostri clienti».

Oggi il mercato di riferimento di questa giovane ma già

affermata azienda è l’Europa, in particolare Inghilterra,

Germania, e Svizzera. «Stiamo riscontrando grande inte-

resse da parte degli imprenditori americani - conclude

Renzo Roncadin -, che apprezzano le nostre tecnologie e

desiderano investire negli impianti per la panificazione ita-

liani. In futuro ci proponiamo di sviluppare ulteriormente

questo mercato, aumentando la nostra produttività e pro-

ponendo costantemente macchinari innovativi. Tutto que-

sto rispettando la tradizione, allo scopo di mantenere la

qualità dei prodotti artigianali». \\\\\ VG

DICEMBRE 2012 103NORD EST SVILUPPO

Imprese alimentari che hanno effettuato innovazioninel triennio 2006-2008, contro il 54,4 per centodella media del manifatturiero

51,2%Renzo Roncadin, titolare di Clm

Bakery System Srl, Meduno (PN)

www.bakerysystem.it

Page 84: Nordest 12 2012

104 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Il terremoto che ha sconvolto l’Emiliaha riproposto drammaticamenteil problema. Donatella Chiarotto mostrale possibilità di prevenzioneche l’innovazione italiana oggi permette

ANTISISMICO,TECNOLOGIAITALIANA

INNOVAZIONE I DONATELLA CHIAROTTO

Page 85: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 105NORD EST SVILUPPO

Un problema che continua a essere sot-

tovalutato nonostante le innumere-

voli conferme del suo rischio

colossale. Gli eventi sismici in Italia

continuano a fare vittime, e sul conto

dei decessi si aggiunge, come se non

bastasse, l’incalcolabile entità di danni economici che

si trasformano subito in emergenza sociale. L’ultimo

esempio, che ha gettato l’ennesima ombra inquie-

tante sulla gestione italiana del pericolo, risale allo

scorso maggio, quando l’intera Emilia tremò per un

terremoto con epicentro nel modenese: in alcuni paesi

della provincia, così come successe anche per L’Aquila,

stanno ancora aspettando una ricostruzione. Eppure

proprio in Italia risiedono delle vere e proprie eccel-

lenze, riconosciute in tutto il mondo, per la progetta-

zione e realizzazione di dispositivi antisismici.

Donatella Chiarotto guida una delle aziende leader del

settore a livello internazionale, la Fip Industriale di

Selvazzano Dentro (PD), con la certezza che l’innova-

zione nel suo campo abbia la massima priorità. «Pur-

troppo, molte volte a questi dispositivi ci si pensa

dopo – dice la Chiarotto – perché in Italia non c’è an-

cora la cultura della prevenzione, nonostante gli ul-

timi eventi abbiano contribuito a rendere più

sensibile l’opinione pubblica sull’argomento. Il territo-

rio italiano ha un rischio sismico molto forte, eppure

a livello legislativo siamo stati per molti anni in forte

ritardo. Proprio per contrastare questa tendenza, la

Fip Industriale ultimamente si è mossa nel tentativo

di allargare il contributo del 55 per cento sul rispar-

mio energetico anche per l’inserimento dell’isola-

mento sismico negli edifici. I costi del post-sisma

sono sicuramente più ingenti del prezzo di un dispo-

sitivo anti-sisma».

Cosa s’intende per dispositivo antisismico ecome funziona?«Ce ne sono di diversi tipi, ma in generale possiamo

dire che i dispositivi antisismici assorbono l’energia

prodotta dal terremoto, quindi modificano gli effetti

delle azioni dinamiche sulla struttura. Per ottenere

questo risultato ci sono più sistemi, come per esem-

pio quello degli isolatori, che aumentando il periodo

di oscillazione riducono le forze inerziali e quindi limi-

tano le accelerazioni trasmesse. Oppure i dispositivi

a memoria di forma, che sfruttano le proprietà delle

leghe a memoria di forma e riducono gli effetti del

sisma nelle strutture monumentali: sono stati usati

anche nella ristrutturazione dopo sisma della basilica

10%quota del fatturato che Fip Industriale destina ognianno all’attività di ricerca e sviluppo di nuovisistemi e di nuovi materiali

150Il numero di brevetti che costituiscono il patrimoniointellettuale e industriale della Fip Industrialenel settore meccanico ed edile

Donatella Chiarotto, titolaredella Fip Industriale con sede

a Selvazzano Dentro (PD)

www.fip-group.it

Page 86: Nordest 12 2012

106 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

di San Francesco ad Assisi. In questo campo siamo

stati dei precursori, perché è dal 1974 che studiamo

questo tipo di tecnologia. I primi dispostivi sono stati

provati anche direttamente sul campo: mi riferisco ai

Viadotti Savio e Somplago, in Friuli. Durante il terre-

moto del 1976, il viadotto con i nostri dispositivi ha

resistito mentre quello che ne era privo crollò. Questo

ci ha dato più forza per ricercare nuove tecnologie,

che negli anni 80 furono applicate soprattutto in

ponti e viadotti tanto da portare l’Italia a essere lea-

der mondiale per il numero di applicazioni in questo

settore. Come azienda i dispositivi antisismici rappre-

sentano il nostro core business e ne abbiamo una

gamma molto vasta».

Tra questi quale potrebbe essere un vostro pro-dotto di punta?«Forse gli isolatori a scorrimento a superficie curva,

che sono dispostivi di appoggio in acciaio con una

legge di funzionamento riconducibile a quella del pen-

dolo semplice. La caratteristica è che il periodo di

oscillazione non dipende dalla massa supportata dal-

l’isolatore ma dalla lunghezza del pendolo stesso: ci

sono tre elementi di acciaio sovrapposti, una a base

concava nella parte superiore, opportunamente sago-

mata per ottenere il periodo di oscillazione deside-

rato, una rotula convessa al centro e poi l’ultimo che

viene accoppiato e che quindi permette le rotazioni.

La particolarità quindi è l’indipendenza del periodo di

oscillazione dalla massa gravante: l’indipendenza dalla

massa rende il dispositivo molto flessibile e utilizza-

bile sia per edifici leggeri, ad esempio in legno, che

per grandi ponti».

Se per voi l’innovazione è così importante lavoce ricerca e sviluppo dovrebbe avere un certopeso sul vostro bilancio.«Abbiamo sempre investito molto sull’innovazione

perché costituisce un punto di forza irrinunciabile: sul

nostro fatturato la ricerca pesa per circa il 10 per

cento. Prendiamo parte a progetti di ricerca europei

e italiani. Inoltre, a ulteriore prova dell’importanza

che conferiamo a questo aspetto, partecipiamo alle

attività dei gruppi di lavoro che elaborano le norma-

tive di settore sia a livello nazionale (Uni, Glis) che in-

Crescita del fatturato della FIP Industrialenonostante il periodo attuale di recessione

20%

INNOVAZIONE I DONATELLA CHIAROTTO

Page 87: Nordest 12 2012

ternazionale (Cen, Eota, Iso) oltre che nell’apparte-

nenza ad associazioni legate all’ingegneria strutturale

(Aicap, Iabse, Aci, Aipcr) e di categoria (Acedis, Acai,

Ance). Tutto questo ha fruttato circa 150 brevetti di

nostro patrimonio intellettuale».

Che risultati ha portato questa vostra politicaaziendale?«A grandi soddisfazioni come quella di essere consi-

derati partner ideali di alta ingegneria civile. Noi ven-

diamo a chi ha bisogno di prodotti altamente

tecnologici e i nostri dispositivi sono presenti in tutto

il mondo, come per esempio su alcuni dei ponti più

importanti: i tre ponti che collegano la città di Hong

Kong al suo aeroporto, o l’Oresund che collega la Da-

nimarca con la Svezia o sul Caracas Tuy medio in Ve-

nezuela. Anche il Taipei 101, uno dei tre edifici più alti

del mondo, è protetto da nostri dispositivi, che ab-

biamo studiato non solo per i terremoti, ma per resi-

stere alle fortissime raffiche di vento che in quella

zona sono all’ordine del giorno».

E in termini invece più squisitamente economici?«Nell’ultimo anno abbiamo avuto un aumento del fat-

turato del 20 per cento, aumento dell’export che ar-

riva a essere il 40 per cento del totale e per fine anno

prevediamo una conferma di questo incremento. In-

somma, un anno positivo, anche se con una limita-

zione dei margini di contribuzione. Questo però è

sicuramente dovuto al periodo di crisi che ormai tutti

ben conoscono: insolvenza, difficoltà di accesso al cre-

dito e calo della domanda hanno colpito anche noi. In

ogni caso il settore della meccanica, cioè quello dei

dispositivi anti-sismici ha visto un incremento e ora

stiamo portando avanti la produzione delle cerniere

per il Mose, oltre ad avere chiuso un’importante trat-

tativa in America del Sud. Per il prossimo futuro non

possiamo che essere ottimisti, cercheremo di confer-

mare la nostra presenza in Sud America e in Cina,

dove abbiamo progetti interessanti e che sicuramente

rappresentano due mercati molto importanti per noi:

sono paesi con grandi prospettive di sviluppo. Anche

il Nord Africa era compreso fino a non molto tempo

fa in questo quadro, ma ora per ovvi motivi è molto

meno sereno». \\\\\ RF

DICEMBRE 2012 107NORD EST SVILUPPO

I NOSTRI DISPOSITIVISI TROVANO ANCHESU PONTI COME IL RIONANTIRION IN GRECIA

Page 88: Nordest 12 2012
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Page 90: Nordest 12 2012

110 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Ricorrere a macchinari e softwaresempre più evoluti, per soddisfarerapidamente le richieste. Mario Bassospiega come sta contrastando la stagionecritica del metalmeccanico pordenonese

IL SETTOREMETALMECCANICOINVESTE

TECNOLOGIE I MARIO BASSO

Page 91: Nordest 12 2012

Per il comparto metalmeccanico pordeno-

nese, il saluto al 2012 sarà un addio senza

rimpianti. Stando infatti ai dati definitivi

aggiornati a giugno di quest’anno, sommati

alle prime stime del secondo trimestre, l’an-

damento dell’industria locale dedita alla la-

vorazione dei metalli ha seguito una parabola

discendente, con variazioni complessivamente negative

per i principali gli indicatori economici del settore. Fino

a metà dell’anno, per dare l’idea, l’indagine di Pordenone

Congiuntura attesta una contrazione del fatturato del

metalmeccanico pordenonese del -3,7 per cento, mentre

se si considera il solo fatturato estero il calo è stato del

2 per cento. Un dato che si rispecchia nella flessione del

1,1 per cento dei volumi produttivi e nella fuoriuscita di

addetti dal comparto superiore al 3,6 per cento rispetto

allo stesso periodo del 2011.

In un contesto di generale sofferenza, caratterizzato

anche da aziende costrette a segnare il passo, ci sono

però realtà che stanno affrontando a testa alta la crisi, in

virtù di un grande patrimonio tecnologico di uomini e

mezzi acquisito e sempre perfezionato nel corso degli

anni. È il caso della BBT di Tiezzo di Azzano Decimo, che

da ben 22 anni si occupa di costruzione e progettazione

stampi, realizzando prodotti secondo sofisticati sistemi

computerizzati e mantenendo gli standard di qualità e

precisione richiesti dal mercato. Aspetti che uniti a un

completo controllo delle varie fasi di lavoro e il rispetto

dei termini di consegna concordati, ha permesso alla

BBT di reggere l’urto con la difficile stagione, tenendo

anche a bada la concorrenza. «Lavorando con serietà e

onestà – spiega il titolare Mario Basso –, riusciamo a ga-

rantire la massima qualità del prodotto al nostro cliente,

che la può constatare risparmiando sulle manutenzioni

non programmate. La flessibilità produttiva da sempre è

un nostro punto di forza».

Fondata nel 1990, l’azienda vanta un’alta specializzazione

in tutte le fasi che attendono alla realizzazione di stampi

e trancianti di pressofusione delle leghe leggere (allumi-

nio e zama), realizzati in dimensioni medio grandi e in-

tegrati su isole di lavoro robotizzate. Una cifra di qualità

riconosciuta dalla clientela, costituita in larga misura da

fonderie di pressofusione di leghe leggere, e che trova

conferma nel trend di business dell’anno in corso. «Que-

st'anno – rivela Basso - l'azienda ha avuto un incremento

di fatturato di circa 300 mila euro, pari a un +10 per cento

rispetto all'anno 2011». Numeri che, letti in proiezione,

spianano la strada a una chiusura di 2012 con un utile

«che ci permetterà di realizzare nuovi investimenti per

aumentare ulteriormente le nostre capacità produttive e

di servizio nei confronti del mercato».

DICEMBRE 2012 111NORD EST SVILUPPO

L’incremento di fatturatofatto registrare quest’anno dalla BBT Srl

10%

Mario Basso, titolare della BBTdi Tiezzo di Azzano Decimo (PN),

insieme ai figli che collaboranocon lui in azienda

www.bbtstampi.it

Page 92: Nordest 12 2012

Una gestione attenta e lungimirante quella adottata

dalla BBT che ha dimostrato da un lato di saper solcare

le onde della recessione, mettendo in campo un controllo

serrato dei costi interni a fronte di un aumento delle ri-

chieste di interventi da evadere in tempi brevissimi man-

tenendo però il livello qualitativo elevato sempre

garantito dall’azienda. Ma dall’altro ha sempre tenuto un

occhio aperto sul fronte investimenti, nell’intento di ot-

timizzare modalità di lavoro e apparato logistico. «Nel-

l'ultimo semestre – sottolinea Basso - è stato fatto un

investimento indirizzato al risparmio energetico attra-

verso l'installazione di un sistema fotovoltaico che ci ha

permesso di lavorare senza interruzione per tutto il pe-

riodo estivo».

Del resto, la sensibilità ai temi ecologici non è una novità

in casa BBT. «Abbiamo un sistema di gestione dei rifiuti

e delle sostanze utilizzate nel ciclo produttivo – aggiunge

Basso - controllato sia da noi, che con il supporto di una

società esterna che esegue periodicamente delle verifi-

che interne». La volontà di consolidamento dell’azienda,

tuttavia, non si traduce solo negli interventi improntati

all’efficienza energetica, ma in una filosofia di crescita

applicata a tutte le aree funzionali. «Ogni volta che

l'azienda ha delle risorse da investire – spiega Basso - va-

lutando attentamente il paniere degli ordini confermati,

indirizziamo tutto verso nuove tecnologie di lavoro, a

partire dai macchinari e dai software di progettazione».

Due ambiti che già oggi dispongono di mezzi di prima

qualità, come i sistemi Cad-Cam (per quanto concerne

la progettazione e l’elaborazione dei percorsi utensili per

le macchine a Cnc) e le fresatrici ed elettroerosioni a Cnc

- controllate su 5 assi in grado di lavorare 24 ore su 24 -

relativamente all’officina produttiva. «Attualmente vor-

remo ampliare i nostri spazi produttivi – afferma Basso -

per poter installare nel nostro flusso produttivo una mac-

112 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

TECNOLOGIE I MARIO BASSO

Page 93: Nordest 12 2012

china di pressofusione che ci permetta di eseguire le

campionature direttamente in casa, con relativo rila-

scio dei certificati di collaudo dei campioni. In questo

modo potremo consegnare gli stampi già pronti per

l'uso, accorciando anche i tempi di avviamento delle

produzioni e di evasione dei pagamenti». Quello della

ricerca di nuove apparecchiature tecnologicamente

più avanzate è un punto fermo nella politica aziendale

della BBT Srl, che agisce quotidianamente per mettersi

nelle condizioni di acquisire commesse per lavori sem-

pre più precisi ed complessi. «La tecnologia su cui noi

stiamo già svolgendo delle valutazioni – spiega Basso

- è quella di nuovi software di simulazione preventiva

dei processi di colata, che ci permettano di anticipare

e risolvere eventuali problematiche dovute alla com-

plessità dei particolari da produrre. Al momento

stiamo aggiornando periodicamente i nostri software

interni di Cad/Cam, in modo da ridurre al minimo i

margini di errore nella fase produttiva».

Una visione rivolta costantemente al potenziamento

di una competitività già solida entro i confini nazio-

nali e che in prospettiva, punta ad allargare gli oriz-

zonti. «Attualmente non lavoriamo per l'estero, ma

abbiamo partecipato ad alcune manifestazioni al-

l’estero per valutare la situazione della domanda. Si sa

che la concorrenza all’estero è avvantaggiata da costi

di produzione molto più ridotti rispetto a quelli in Ita-

lia, ma il nostro obiettivo – sostiene Basso - è comun-

que quello di cercare nuovi sbocchi in Paesi esteri sia

europei che extraeuropei».

Traguardi di mercato ambiziosi, che presuppongono un

continuo monitoraggio del valore degli ordini per met-

tere in atto i piani appena esposti. «Stiamo valutando

in queste settimane i nuovi budget per il 2013. Grazie

alla stretta collaborazione dei miei giovani soci Daniele

Milani, Michaela e Silvia Basso, rinnoveremo il nostro

impegno a veicolare il messaggio di solidità e intrapren-

denza che guiderà il futuro della BBT». \\\\\ AF

DICEMBRE 2012 113NORD EST SVILUPPO

UNA MACCHINA DI PRESSOFUSIONECI PERMETTERÀ DI ESEGUIRE LE CAMPIONATUREDIRETTAMENTE

Page 94: Nordest 12 2012

116 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Nonostante la recessione, il settore IT e alcunesue applicazioni rappresentano ancora una delle vocipiù importanti nel terziario italiano. Il commentodi Francesco Sartorel della Data Services

TECNOLOGIE I DATA SERVICES

TRA CLOUDE SOFTWAREGESTIONALI

Page 95: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 117

Il rapporto Assintel 2012 ha fatto il punto della si-

tuazione del mercato dei software e dei servizi

IT. E ciò che ne emerge non sono di sicuro dati

entusiasmanti per il settore italiano dell’Informa-

tion Technology, che nell’ultimo anno ha subito

una grave flessione negativa e si avvia a chiudere

questo difficile 2012 con una tasso di decrescita del 3,2

per cento. Gli unici comparti IT in controtendenza sono

quelli dei tablet e soprattutto del cloud computing, la

cosiddetta nuvola informatica, che addirittura fa se-

gnare un più 57,8 per cento. Ecco allora che il cloud cat-

tura l’attenzione delle società informatiche, tra cui

anche la Data Services, software house di Roncade, in

provincia di Treviso, specializzata nella produzione e ri-

vendita di software per gestione paghe e contabilità, ri-

levazione presenze, gestione aziendale, documentale e

archiviazione. Una realtà che, da sempre, affianca im-

portanti realtà aziendali e professionali, in particolare

commercialisti e consulenti del lavoro, proponendo tec-

nologie di ultima generazione rivelatesi strategiche nel

supportare la gestione d’impresa. «Un’importante no-

vità che introdurremo nel 2013 – commenta Francesco

Sartorel, responsabile della rete di vendita indiretta

della Data Services – riguarderà proprio il cloud compu-

ting, in quanto stiamo lavorando per evolvere i nostri

prodotti e i nostri pacchetti software in modo da tra-

sportarli e farli interagire con l’ambiente cloud».

Oltre a entrare nel mondo della nuvola informa-tica, quali altri obiettivi si pone Data Services per il2013?«Contiamo di riuscire ad acquisire una nuova fetta im-

portante di mercato, soprattutto in quelle zone dove

siamo ancora poco conosciuti, per esempio il Sud Italia.

Già quest’anno siamo riusciti nell’intento, abbiamo in-

fatti aumentato del 15 per cento il nostro parco clienti

e, di conseguenza, anche il fatturato complessivo del-

l’azienda è cresciuto».

In questo momento di forte crisi e flessione, qualisono secondo lei le criticità maggiori del settore ITin generale?«I problemi principali riguardano l’infrastruttura ita-

Da sinistra, il managementdella Data Services

di Roncade (TV): AntonianoMian, servizi assistenza

e consulenza paghe, OlivieroMinetto, responsabile

software paghe, e MaurizioPavan, responsabile

commerciale

www.dataservice.it

Aumento del parco clienti della Data Services Srlregistrato nel corso del 2012. Con conseguenteincremento del fatturato

15%

Page 96: Nordest 12 2012

118 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

TECNOLOGIE I DATA SERVICES

liana inadeguata e carente, in special modo proprio in

merito al cloud computing, la scarsa preparazione che

le scuole forniscono in ambito informatico – l’insegna-

mento dell’informatica dovrebbe essere obbligatorio sin

dalla scuola dell’obbligo – e la mancanza di master volti

a trasferire conoscenze e know how, passaggio di cui si

dovrebbero occupare le associazioni di categoria e gli

industriali stessi».

Chi sono i vostri principali interlocutori e su cosastate lavorando al momento?«I nostri software sono rivolti a chi opera nel campo

della gestione delle imprese, ovvero commercialisti,

consulenti del lavoro, associazioni di categoria e pro-

fessionisti in genere. A loro stiamo per offrire un soft-

ware gestionale erp in grado di facilitare il lavoro di

gestione del personale e della contabilità, ma soprat-

tutto in grado di integrarsi con dataware house e busi-

ness intelligence».

Qual è il vostro maggior punto di forza?«Sicuramente la capacità di vestire il prodotto, cioè di

partire da un prodotto standard e personalizzarlo in

base alle specifiche esigenze dei committenti e dei loro

clienti. Infatti, i clienti dei nostri clienti si aspettano

precisione, puntualità, efficienza, sicurezza e software

gestionali che sappiano far fronte alle loro reali neces-

sità. Proprio per mettere a loro disposizione prodotti

sartoriali e per differenziarci dalla massa, abbiamo svi-

luppato un sistema completo di applicativi, servizi inte-

grati e outsourcing – che consentono anche soluzioni

web modulari – capaci di soddisfare qualsiasi esigenza».

I professionisti di oggi sanno riconoscere la qua-lità del prodotto software?«Purtroppo, i professionisti brancolano un po’ nel buio

e sono vittima di una mancanza conoscitiva abbastanza

profonda. Solo da poco tempo hanno cominciato a ca-

pire l’importanza di un buon software, della possibilità

di personalizzarlo in base alle proprie esigenze e di un

servizio di assistenza costante». \\\\\ EC

STIAMO SVILUPPANDO UN SOFTWAREGESTIONALE CHE INTEGRA BUSINESSINTELLIGENCE E DATAWARE HOUSE

Da sinistra, Francesco Sartorel,responsabile rete di vendita indiretta,

e Antonio Zanatta, responsabile softwarecontabilità, della Data Services Srl

di Roncade (TV)

Page 97: Nordest 12 2012
Page 98: Nordest 12 2012

126 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

I filtri antiparticolato sono risultatiinefficaci. Eppure una soluzioneci sarebbe, ma aspetta ancoral’omologazione del Ministerodei Trasporti. Perché? Anna Dukicracconta il suo muro di gomma

L’ANTISMOGNEGATO: IL CASODUKIC DAY DREAM

Anna Dukic e Michele Campostrini,rispettivamente Amministratore

e Presidente della DukicDayDream di Dueville (VI)

www.econotruck.com

MODELLI D’IMPRESA I ANNA DUKIC E MICHELE CAMPOSTRINI

Page 99: Nordest 12 2012

Quando è arrivata la direttiva europea

per abbassare i livelli di inquinamento,

c’è chi si è sfregato le mani. La proce-

dura di infrazione sull’Italia per gli alti

livelli di Pm10, risalente al 2008, è un

affare miliardario, almeno per chi ha la

tecnologia sulla base della quale pro-

durre dispositivi efficaci. Anna Dukic e Michele Campo-

strini, rispettivamente Amministratore e Presidente della

vicentina Dukic DayDream srl,all’indomani della notizia

hanno festeggiato: loro i dispositivi adatti li producevano

già da anni. «Si tratta – spiega Anna Dukic – della gamma

“Tre D”, dispositivi che permettono di ottenere una com-

bustione migliore del gasolio e dei suoi derivati. Non pro-

duciamo altro che prodotti basati su questo principio:

bruciando meglio il carburante si diminuiscono in modo

esponenziale le emissioni inquinanti».

In che modo funziona esattamente?«Il nostro è un dispositivo che viene installato prima della

pompa di iniezione e non interferisce in nessun modo sul

motore: nel passaggio verso la camera di scoppio il car-

burante subisce campi elettromagnetici , per cui le mole-

cole del carburante si caricano di energia e vengono

“sminuzzate”. In questo modo nella camera di combu-

stione il carburante così modificato si miscela meglio con

l’ossigeno e con questo otteniamo una migliore combu-

stione: se senza il dispositivo si brucia l’85 per cento, con

il nostro dispositivo adesso brucia fino il 95 per cento di

carburante, quindi si ha il vantaggio di produrre molto

meno materiale incombusto. Un vero vantaggio, perché

tutto il materiale che non brucia va a depositarsi nelle

parti del motore e l’olio gira in un motore sporco, le val-

vole EGR si incrostano, e lo scarico quindi è carico di so-

stanze nocive. Per dare un’idea più precisa possiamo dire

che se tutte le auto dell’hinterland di Milano, circa un mi-

lione, montassero i nostri dispositivi si potrebbe regi-

strare una diminuzione del 60-70 per cento

dell’inquinamento nell’arco di qualche giorno».

Si direbbe la soluzione migliore.«Considerando la maggior potenza del motore, l’estrema

diminuzione dei residui carboniosi che si vanno a deposi-

tare, la maggiore durabilità dell’olio, l’assenza di incrosta-

zioni delle valvole EGR, il risparmio sui costi di

manutenzione del motore, il risparmio del carburante e

un’emissione di inquinante estremamente inferiore, pos-

siamo solo concludere di non avere concorrenti. Su que-

st’idea, messa a punto da Michele Campostrini, abbiamo

fondato la nostra azienda dieci anni fa. Poi è arrivata la di-

rettiva europea che prevedeva dispositivi sia "a monte"

che "a valle" della combustione (dalla carburazione allo

scarico), criteri in cui il nostro prodotto rientrava perfet-

tamente».

E invece?

DICEMBRE 2012 127NORD EST SVILUPPO

MI SONO INCATENATAA MONTECITORIO CONLA MIA SEDIA A ROTELLEPUR DI ESSEREASCOLTATA

Page 100: Nordest 12 2012

«Siamo andati al Centro Prova Autoveicoli (C.P.A.) di Bari,

organo preposto per eseguire i test del caso e rilasciare

l’omologazione Ministeriale. Alla fine ci hanno stretto la

mano facendoci i complimenti: il nostro dispositivo era

omologato. Quindi ci siamo messi in attesa solo del nu-

mero di omologazione che doveva arrivare da Roma. Lo

stiamo ancora aspettando dopo quattro anni».

Come se si fossero dimenticati di voi?«Ci hanno letteralmente ignorati. Non hanno respinto la

documentazione che attestava l’omologazione del nostro

dispositivo, né hanno impugnato il verbale di conformità,

né l’hanno annullato. Allora ci siamo rivolti al C.P.A. Que-

sto si è interessato del caso e il Ministero ha risposto che

le prove non erano complete, perché mancava quella di

durabilità del dispositivo per l’accumulo di particolato. Il

C.P.A. ha risposto che non poteva essere fatta questa

prova perché il nostro dispositivo agiva “a monte” e quindi

non produceva nessun accumulo, anzi in questo c’è un ul-

teriore vantaggio. Premesso questo il C.P.A. chiedeva

istruzioni su come fare eventualmente questa prova, pen-

sata ovviamente per dei filtri che agiscono “a valle”. Da

Roma hanno replicato che andava comunque eseguita,

senza dare spiegazioni sul come eseguirla».

Sembra un accanimento tanto inutile quanto so-spetto.«Nessun sospetto. Il motivo è evidente: il nostro prodotto

dava e dà tuttora fastidio ai produttori di filtri antiparti-

colato Fap. E c’è un solo produttore in Italia: la Pirelli Echo

Technology con a capo Bruno Tronchetti Provera. Tant’è

vero che pochissimo tempo dopo il decreto legge sono

stati omologati i suoi primi prodotti. Quindi, a noi, no-

nostante tutti i test di conferma, non hanno rilasciato

l’omologazione che invece è stata subito conferita a chi

produce filtri Antiparticolato con tutte le problematiche

che essi comportano. Il gioco di potere che ci sta dietro è

chiaro, ma in questo modo la nostra azienda che vorreb-

bero morta, continuerà a combattere fino ad ottenere ciò

che le spetta di diritto».

In che modo?«Con la forza della determinazione e della convinzione di

128 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Emissioni nocive dai gas di scarico delleautovetture che montano il dispositivo “Tre D”prodotto dalla Dukic DayDream srl

-70%

MODELLI D’IMPRESA I ANNA DUKIC E MICHELE CAMPOSTRINI

Page 101: Nordest 12 2012

essere nel giusto. Deve considerare che in questo progetto

abbiamo investito tutto ciò che avevamo: per intenderci,

ora viviamo in affitto, e ringraziamo i nostri soci e conces-

sionari che hanno creduto nella nostra azienda e che

hanno investito in questo progetto. La lista delle nostre

visite ai Palazzi di Giustizia è infinita, tra cui due ricorsi al

Tar che in entrambi i casi sembravano darci ragione in

prima istanza, salvo poi congelare tutto in attesa di en-

trare " chissà quando è se " nel merito. In ogni caso, posso

riassumere dicendo che l’ingiustificata indifferenza rac-

colta nei tribunali mi ha spinto a gesti estremi».

Ovvero?«Sono andata a Roma con Michele Campostrini e alcuni

dei miei concessionari, per avere un po’ di sostegno. Dopo

aver eluso alcuni agenti della Digos, mi sono incatenata

davanti a Montecitorio con la mia sedia a rotelle, minac-

ciando di rimanere lì giorno e notte fino a quando non mi

avessero dato la possibilità di essere ascoltata. Ma dall’in-

contro che ho ottenuto, nonostante fosse all’inizio pro-

mettente, non è poi scaturito nulla. Quindi ho tentato lo

stesso gesto in piazza Mazzini davanti alla sede della Rai.

Il nostro caso è così finito in televisione, in particolare su

Report».

Con quali risultati?«Da quel momento le cose sono un po’ cambiate, ed in-

fatti milioni di telespettatori hanno potuto farsi un’idea

di quello che ci stava capitando, ma soprattutto di come

si stava e si sta gestendo l’emergenza inquinamento in

Italia. Dal servizio l’efficacia del nostro “Dispositivo Anti-

particolato ” è chiara e da allora abbiamo ricominciato a

vendere, diventando fornitori di importanti realtà istitu-

zionali italiane: dove hanno fallito i filtri Antiparticolato

hanno invece avuto successo i nostri dispositivi. Ma bi-

sogna calcolare un danno di circa 80 milioni di euro, ac-

cumulato in questi cinque anni di ingiustizia. E se si

considera la recessione che stiamo vivendo, si capisce

quanto tutto ciò possa influire su un’azienda piccola

come la nostra. Una cosa è certa, però: non ci arrende-

remo mai».\\\\\ RF

DICEMBRE 2012 129NORD EST SVILUPPO

IL NOSTRO ÈUN DISPOSITIVOCHE VIENE INSTALLATOPRIMA DELLA POMPADI INIEZIONE

Page 102: Nordest 12 2012

130 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

MODELLI D’IMPRESA I EMANUELE CENZATO

L'Italia è il sesto paese europeo con il prezzodell'elettricità ai consumatori più elevato. Per questomolte realtà nostrane hanno scelto di allargarsi in altriPaesi, sostenendo così anche il comparto nazionale.L’esperienza di Emanuele Cenzato

Emanuele Cenzato è titolaredella Metalpres Cenzato,

Castelgomberto (VI)

www.metalpres.com

QUANDO LA ROMANIA DIVENTAUN’OPPORTUNITÀ

Page 103: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 131NORD EST SVILUPPO

L'Italia è tra i paesi europei che registra i prezzi

dell'energia più elevati del continente. Una si-

tuazione che si presenta drammatica, nono-

stante il processo di liberalizzazione degli

ultimi anni. Anche per questo motivo, il com-

missario europeo all'energia Günther Oettin-

ger ha recentemente raccomandato agli stati membri di

completare rapidamente il mercato unico in questo delica-

tissimo settore. Inoltre Oettinger ha preannunciato nuove

raccomandazioni in vista di una maggiore convergenza

delle misure di sostegno alle fonti rinnovabili. «Quando si

parla di gas ed elettricità - ha sottolineato il politico - cit-

tadini e imprese sono interessati da due cose: sicurezza

dell'approvvigionamento e prezzi ragionevoli. Due obiet-

tivi più facili da raggiungere con un mercato unico funzio-

nante». La Commissione chiede quindi ai paesi

l'applicazione delle regole europee, un miglioramento della

rete elettrica, un maggiore coordinamento nell'approvvi-

gionamento, e una liberalizzazione dei prezzi (solo nove

paesi su 27 hanno prezzi non regolamentati).

In un lungo rapporto sulla situazione dell'Unione nel set-

tore dell'energia, la Commissione ha elencato pregi e di-

fetti dei vari paesi. All'Italia l'esecutivo comunitario

raccomanda di migliorare la rete elettrica, per risolvere i

rischi di congestione e rafforzare le connessioni con i paesi

vicini. Per quanto riguarda il gas, la Commissione mette

l'accento su una concorrenza limitata tra le aziende del set-

tore, e sulla necessità per il paese di importare gran parte

del suo fabbisogno (il 90 per cento del totale). Secondo le

autorità comunitarie, l'Italia è il sesto paese con il prezzo

dell'elettricità ai consumatori più elevato, dietro la Dani-

marca, la Germania, Cipro, il Belgio e la Svezia. La media

europea è di circa 17 centesimi di euro al kWh, comprese le

imposte, mentre il prezzo in Italia è di oltre 20 centesimi

al kWh. Nel settore dell'industria, il prezzo dell'elettricità

italiana supera i 22 centesimi al kWh di gran lunga supe-

riore alla media europea, che è poco sopra i 15 centesimi.

Una situazione che inequivocabilmente va a cadere sulle

industrie nostrane, in modo particolare su quelle che

fanno un gran uso proprio di energia. Attualmente Metal-

pres Cenzato opera in cinque unità produttive, tre delle

quali site nel comune di Castelgomberto (VI), una a Buzau

in Romania e una Sousse in Tunisia con impianti per la

pressofusione da 250 a 1.350 ton e su una superficie co-

perta complessiva di oltre 30.000 mq. L’intero gruppo ha

alle sue dipendenze quasi 400 persone. La scommessa vin-

cente è stata sicuramente Metalpres Rom che in soli 4-5

anni ha raggiunto standard altissimi pari a quelli del com-

parto produttivo italiano.

«Per una realtà come la nostra – spiega Emanuele Cenzato,

titolare della Metalpres Cenzato, azienda che produce getti

pressofusi in alluminio - che ha nell’energia una spesa

maggiore che nella manodopera, i costi dell’energia vanno

ad incidere notevolmente sul bilancio».

Quale situazione riscontrate a livello di mercato ge-nerale? «Noi siamo molto coinvolti nel campo automotive e come

è noto si tratta di un settore che sta attraversando più di

qualche difficoltà. Oggi i mercati dell’Est ci fanno molta

concorrenza e in Italia soffriamo notevolmente, soprat-

tutto a causa dei già citati costi dell’energia troppo alti. Il

bilancio di quest’anno è in calo rispetto a quello degli altri

anni ed abbiamo qualche sofferenza. Fortunatamente però

Aumento della produttività dei macchinariregistrato dalla Metalpres Cenzato graziealla Lean Production

20%

Page 104: Nordest 12 2012

132 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

5 anni fa siamo stati lungimiranti creando la realtà paral-

lela in Romania, Metalpres Rom. Grazie a questa sede

siamo infatti rimasti competitivi e di fatto, oggi, la sede

rumena sostiene anche quella in Italia. Non si tratta sem-

plicemente di delocalizzazione ma della scelta di aumen-

tare la nostra produzione all’estero parallelamente all’Italia.

Per noi la Romania è importante perché i nuovi clienti

sono maggiormente attratti dai costi e dai servizi che pos-

siamo offrirgli attraverso lo stabilimento in quel paese.

Solo così riusciamo a far fronte alla concorrenza orientale».

Quali sono i Paesi con cui collaborate maggior-mente?«Abbiamo clienti in tutto il mondo, consegniamo in Cina,

Giappone, Argentina e in moltissime altre parti del mondo.

In Europa il traino è rappresentato in modo particolare

dalla Germania; abbiamo infatti riscontrato in questi ul-

timi mesi un calo significativo della Francia, una forza

molto importante per l’Europa intera».

Potrebbe parlarci della Lean Production?«La Lean Production passa per la convinzione che l’opera di

riduzione dei costi deve passare per un’ottimizzazione delle

procedure di lavoro e una significativa diminuzione degli

sprechi. Per ora siamo giunti ad un primo step che ci ha

permesso di meglio organizzare l’azienda e di eliminare al-

cune inefficienze. Abbiamo aumentato del 15-20 per cento

la produttività dei macchinari, con risparmio in termini di

personale, di costi e di guadagno generale. I vantaggi ov-

viamente saranno significativi a partire dall’anno prossimo

ma ad oggi siamo in linea con quest’obiettivo importante».

Quanto è importante la diversificazione per una re-altà come la vostra?«Eravamo troppo concentrati sull’automotive; per questo ci

stiamo spostando anche su clienti di settori differenti. Mi

riferisco ai comparti delle pompe, del sollevamento acqua,

dei riduttori, dei bruciatori e altri ancora. Mai come in

questo periodo la diversificazione e la flessibilità dei pro-

dotti possono contribuire a sostenere una buona econo-

mia; il primo passo sarà quello di ampliare l’attuale rete

commerciale per acquisire nuove commesse, nuovi pro-

getti, nuove sfide. C’è da dire che ovviamente sono realtà

più piccole rispetto all’automotive ma grazie anche alla

Romania siamo comunque in grado di approcciarci a que-

L’Ufficio TecnicoL’Ufficio Tecnico della Metalpres Cenzato incarna

l’anima e rappresenta la maggiore fonte di eccel-

lenza della nostra realtà. «Metalpres Cenzato – rac-

conta Emanuele Cenzato – è nata nel 1987 e nel

corso degli anni è riuscita ad affermarsi come

azienda produttiva di riferimento del territorio e lea-

der assoluto nel settore; la principale attività è stata

infatti integrata con consulenza tecnica, progetta-

zione, lavorazioni meccaniche e finitura superficiale

dei getti, con l’obiettivo di essere per il cliente un

valido supporto oltre che un preciso fornitore. È il

nostro ufficio tecnico infatti che accompagna il

cliente sin dalle prime fasi di progettazione dello

stampo. Inoltre METALPRES Cenzato offre a qual-

siasi cliente dei servizi che esulano anche dalla spe-

cifica attività di pressofusione. Personale super

qualificato si fa interlocutore unico per la gestione di

problematiche a 360°, garantendo dalla progetta-

zione 3D, analisi FEM, analisi di flusso, assemblaggi

e lavorazioni meccaniche o realizzazione di minute-

rie meccaniche fino allo stampaggio di plastica, ot-

tone, rame, zama».

MODELLI D’IMPRESA I EMANUELE CENZATO

Page 105: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 133NORD EST SVILUPPO

sti settori, sebbene più poveri. In questo modo riusciamo

infatti a bilanciare i costi legati all’energia, che in Romania

sono molto inferiori rispetto all’Italia; sembra quasi che le

politiche nel nostro Stato ci costringano ad andare al-

l’estero, a discapito dell’intera economia del Paese».

Che investimenti state realizzando in questo periodo?«Fino al 2009 abbiamo investito moltissimo in macchinari.

Con la crisi però abbiamo dovuto rallentare un po’ perché

oggi affrontiamo qualche difficoltà finanziaria proprio per

i grandi investimenti fatti precedentemente. Non è un

passo indietro perché in ogni caso i macchinari che posse-

diamo rappresentano comunque l’avanguardia di quanto

esiste sul mercato. Siamo preoccupati, come molti, a

causa della difficoltà dell’accesso al credito ma teniamo co-

munque duro perché siamo comunque fiduciosi che la si-

tuazione migliori nel prossimo periodo».

Quale futuro prospettate per la Metalpres Cenzato?«Abbiamo un piano industriale fino al 2016 e vediamo po-

sitivamente i prossimi anni perché siamo già in grado di

sapere chi sono i clienti su cui potremo contare. Siamo fi-

duciosi soprattutto grazie al livello qualitativo e tecnolo-

gico che vogliamo tenere. Veniamo da due anni di tagli

estremi ed ora, anche con la conferma del supporto del si-

stema bancario, ripartiremo contando innanzitutto sulla

nostra forza, rappresentata dall’ufficio tecnico composto

da 8 ingegneri che fanno co-design insieme ai nostri

clienti, ad esempio, dell’automotive. Un ufficio tecnico che

riesce a supportare qualsiasi problematica del cliente

ovunque esso si trovi». \\\\\ NB

VOGLIAMO ACCETTARENUOVE COMMESSE,NUOVI PROGETTI ENUOVE SFIDE IN TUTTII SETTORI PRODUTTIVI

Page 106: Nordest 12 2012

150 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Con BENZA nasce un nuovo mododi intendere il servizio di distribuzionecarburante: impianti innovativi,self service e integrazione con il serviziodel gestore. L’esperienzadi Andrea e Fabio Bortolamei

MODELLI D’IMPRESA I ANDREA E FABIO BORTOLAMEI

UN NUOVOCONCEPTDI DISTRIBUZIONE

Page 107: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 151NORD EST SVILUPPO

La rete italiana dei distributori di carbu-

rante è la più capillare d’Europa, l’Italia in-

fatti si colloca al primo posto davanti a

Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.

L’elevato grado di capillarità della rete ita-

liana dei carburanti è dovuto soprattutto

alla struttura del sistema distributivo determinata

dalla particolare conformazione geografica del terri-

torio nazionale. Un fattore che ha effetti sia positivi,

per la maggiore prossimità e disponibilità di servizi a

tutto vantaggio del consumatore, che negativi, dovuti

al minore grado di efficienza del sistema che è molto

frammentato rispetto agli altri paesi europei.

Inoltre la rete italiana dei carburanti soffre ulterior-

mente per un grado di sviluppo tecnologico e di servi-

zio ancora insufficiente. Entrando nel dettaglio,

Andrea e Fabio Bortolamei della Bortolamei Srl hanno

focalizzato le loro strategie sulla ricerca di nuove effi-

cienze tecnologiche e gestionali con lo sviluppo di ser-

vizi professionali innovativi, di qualità e convenienza

economica. La società che si occupa di progettazione,

realizzazione e gestione nel settore della distribuzione

dei carburanti, nasce dall’esperienza di famiglia e oggi

gestisce tre impianti di proprietà, a Camisano Vicen-

tino, Veggiano e Caldogno, e due impianti in franchi-

sing, a Grisignano di Zocco e Schio, tutti a marchio

BENZA. Grazie allo spirito imprenditoriale dei fratelli

Andrea e Fabio Bortolamei, la crescente attenzione

alle problematiche relative al settore e la conoscenza

del complesso mondo economico dei carburanti, do-

minato dai grandi gruppi petroliferi, l’impresa ha po-

tuto posizionarsi sul mercato della

commercializzazione del carburante e creare un mar-

chio proprio con il quale offrire il servizio ai consuma-

tori in modo diretto. Il progetto di business, infatti,

si basa sulla fornitura diretta dalla raffineria al cliente,

e sull’eliminazione dell’apparato burocratico imposto

dalle grandi compagnie petrolifere. Il marchio BENZA

ha inaugurato un nuovo modo di concepire il servizio

di distribuzione carburanti, tradotto in un miglior

rapporto tra il gestore e il cliente, grazie allo stile

semplice e amichevole. Grazie a strategie di marke-

ting innovative, il gruppo ha saputo definire in ma-

niera integrata gli obiettivi e i valori determinanti allo

sviluppo dell’identità di un servizio low cost che punta

sulla qualità e gioca sul carattere ironico dell’imma-

gine e di tutta la comunicazione del brand, dall’am-

bientazione del punto vendita ai concept pubblicitari.

In uno scenario come quello attuale, con il costodei carburanti alle stelle, quale valore aggiuntooffre BENZA agli utenti? Andrea Bortolamei «Il nostro brand consente di definire

i prezzi al consumo in modo autonomo rispetto ai li-

stini imposti dalle società petrolifere, acquistando di-

Andrea e Fabio Bortolamei titolari della Bortolamei Srldi Camisano Vicentino (VI)

www.b-benza.it

IL DISTRIBUTOREDIVENTA “SU MISURA”E LA CONVENIENZAECONOMICAÈ IMMEDIATAMENTEPERCEPITA

Page 108: Nordest 12 2012

rettamente in raffineria i carburanti stradali, al pari

delle principali compagnie concorrenti. Il prezzo di per

sé è competitivo e il valore aggiunto sta tutto nel ser-

vizio: un sistema self service integrato dalla presenza

del personale, che si dedica esclusivamente al cliente

in aree indipendenti e funzionali, basate su impianti

innovativi e tecnologicamente avanzati ma semplici

da usare. Ne deriva un aumento sensibile dei volumi

di vendita, mentre si mantiene inalterato il margine

operativo».

Quali i principali elementi di innovazione intro-dotti da BENZA nel modo di intendere la distribu-zione di carburante? Fabio Bortolamei «BENZA è un progetto imprendito-

riale giovane, avviato da me e da mio fratello Andrea

prima dei nostri 35 anni, e si basa su un concept com-

pletamente innovativo che intende rivoluzionare il si-

stema di fornitura sotto diversi punti di vista: dal nome

del marchio allo stile di comunicazione, dall’immagine

alla modalità di vendita dei carburanti. L’utente si

rende protagonista nell’erogarsi il carburante, mentre il

nostro personale è interamente dedicato a fornire assi-

stenza alle persone, basando questo servizio su cordia-

lità e disponibilità. Il distributore quindi diventa “su

misura” e la convenienza economica è immediata-

mente percepita dal cliente, assieme alla massima qua-

lità del prodotto e del servizio».

I prossimi investimenti dell’azienda prevedonol’apertura di nuovi spazi. In che cosa consisterannonello specifico? In quali punti strategici ed entroquanto tempo prevedete di poterli inaugurare?A.B. «Stiamo terminando l’iter autorizzativo per l’aper-

tura di due nuove aree di servizio tra Vicenza e Pa-

dova, che potremo inaugurare entro il 2013.

L’innovazione progettuale punta su una nuova offerta

di servizi aggiunti per migliorare il nostro servizio,

152 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Incremento del volume d’affari registratograzie al passaggio al brand BENZA

63%

MODELLI D’IMPRESA I ANDREA E FABIO BORTOLAMEI

Page 109: Nordest 12 2012

quali “area vending”, con distributori automatici self

service ventiquattro ore per la fornitura di prodotti

per autovetture e automobilisti, e autolavaggi “hi-

tech”, con portali a tre spazzole in tunnel riscaldati,

che permettono di erogare il servizio anche a tempe-

rature sotto lo zero».

Quali le prospettive per il vostro settore in gene-rale e per l’azienda in particolare? Quali obiettivi esfide vi ponete nel medio e lungo periodo?F.B. «Il processo di liberalizzazione del nostro settore

è iniziato quattordici anni fa con il decreto Bersani.

Auspichiamo che il futuro governo avvii un processo

di razionalizzazione, con la chiusura degli impianti in-

compatibili e inefficienti, quelli cioè caratterizzati da

basso erogato e dall’assenza di servizi e attività inte-

grate. Nonostante le difficoltà legate alla crisi econo-

mico-finanziaria che sta interessando attualmente

l’Italia come il resto d’Europa, nel medio e lungo pe-

riodo puntiamo a mantenere l’attuale quota di mer-

cato, con l’obiettivo di incrementarla grazie

all’apertura di nuovi punti vendita, all’ottimizzazione

dei servizi accessori e delle attività integrate. La no-

stra sfida è continuare a essere innovativi cercando

sempre nuovi stimoli e idee».

Gli impianti di distribuzione di proprietà sonostati convertiti con il vostro brand. Quali i van-taggi in termini di fatturato registrati dall’aper-tura della prima area di servizio BENZA?A.B. «Dall’apertura del primo impianto carburanti

BENZA, nel 2009, il volume d’affari è quasi duplicato,

di anno in anno, con fatturati che dai 2.2 milioni di

euro del 2008 sono passati ai 12.6 milioni di euro del

2011, grazie al passaggio dalla gestione in licenza di

altre società petrolifere a quella con il brand BENZA.

Anche per il 2012 le proiezioni confermano un trend di

crescita del 63 per cento». \\\\\ VD

DICEMBRE 2012 153NORD EST SVILUPPO

LA NOSTRA SFIDAÈ CONTINUARE AESSERE INNOVATIVICERCANDO SEMPRENUOVI STIMOLI

Page 110: Nordest 12 2012
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Page 113: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 157NORD EST SVILUPPO

CREDITO,RESTANOLE DIFFICOLTÀ

FOCUS CREDITO

Il tasso di interesse sui prestitia breve termine praticati al settore produttivo

nel Nord Est a giugno 2012

6%

Il ritmo di crescita del credito alle famiglieconsumatrici, relativo ad agosto 2012, nel Nord Est

rispetto allo stesso periodo dello scorso anno

-0,5%

Diminuiscono i prestitialle imprese nelle regionicentro-settentrionali.A giugno la flessione,misurata sui dodici mesi,è stata del 4%.Per quanto riguardale famiglie, invece,i prestiti rimangonopressoché invariati.Per le banche l’andamentonegativo dei prestitiè stato condizionatodalla contrazionedella domanda di credito

• FONTE: RAPPORTO “L’ECONOMIA DELLE REGIONI ITALIANE” DELLA BANCA D’ITALIA

Page 114: Nordest 12 2012

158 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

LE DIFFICOLTÀDEI RISPARMIATORIITALIANILa buona propensione al risparmio degli italiani registraoggi, come dichiara il presidente dell’Acri GiuseppeGuzzetti, una flessione - Renata Gualtieri

Quest’anno ricorre il centenario della na-

scita dell’Acri. L’anniversario è stato cele-

brato lo scorso giugno a Palermo e in

quell’occasione è stato sottolineato il

ruolo che le Casse, e insieme a loro le

Fondazioni, hanno avuto in questi cen-

t’anni di storia del Paese, al cui sviluppo hanno entrambe

contribuito sia sul fronte economico sia su quello cultu-

rale, civile e sociale.

Il 31 ottobre è stata la volta dell’ottantottesima Gior-

nata mondiale del risparmio: un risparmio che sia in

Italia che in Europa è in difficoltà. «Parlare di risparmio

– sottolinea il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti –

sottende una serie di fattori che si chiamano reddito,

investimenti, finanza pubblica, fisco, sistema bancario

e finanziario e, nelle relative responsabilità, il ruolo del-

l’Unione, del nostro Paese e delle forze istituzionali e

sociali. Parlare di risparmio significa soprattutto evo-

care la fiducia».

Secondo i dati Bankitalia relativi al 2011 la capacità di

risparmio degli italiani è scesa al 12 per cento. Anche

l’indagine presentata dall’Acri sul percepito degli ita-

liani segnala che, ormai dal 2005, il risparmio conti-

nua a decrescere. Oggi gli italiani che dicono di essere

riusciti a risparmiare sono solo il 28 per cento, mentre

fino allo scorso anno erano più di un terzo. Prevale il

numero di coloro che consumano tutto quello che

guadagnano: sono il 40 per cento; e di quelli che sono

in saldo negativo di risparmio, ovvero decumulano ri-

sparmio o ricorrono al debito, sono il 31 per cento, il

che vuol dire più di coloro che riescono a risparmiare.

La voglia di risparmiare, invece, cresce.

Dall’indagine fatta dall’Acri con Ipsos risulta che il 47

per cento degli italiani non riesce proprio a vivere tran-

quillo senza mettere da parte qualcosa; e questa per-

centuale è in crescita rispetto agli anni precedenti, era

il 44 per cento nel 2011 e il 41 per cento nel 2010, men-

tre decresce il numero di chi preferisce spendere tutto

← Il presidente dell’AcriGiuseppe Guzzetti

Page 115: Nordest 12 2012

FOCUS CREDITO GIUSEPPE GUZZETTI

DICEMBRE 2012 159NORD EST SVILUPPO

senza preoccuparsi del futuro: sono il 9 per cento con-

tro il 10 per cento del 2011 e l’11 per cento del 2010.

«Ma perché gli italiani soddisfino questo loro desiderio

di risparmio – ricorda il presidente Acri Giuseppe Guz-

zetti – bisogna che si creino le condizioni perché essi

dispongano delle necessarie risorse». Dall’indagine

Acri-Ipsos risulta anche che il numero di quanti dicono

di essere riusciti a migliorare la propria situazione eco-

nomica negli ultimi dodici mesi non supera il 3 per

cento; al contempo aumenta il numero di famiglie di-

rettamente colpite dalla crisi: oggi sono il 26 per cento,

più di una su quattro.

La difficoltà attuale di risparmiare non è un fenomeno

solo italiano. E tuttavia non può non suscitare una

grave preoccupazione. «Di fronte a essa – continua

Guzzetti – non possiamo dichiararci disarmati, né li-

mitarci ad attendere gli effetti, che non potranno rile-

varsi a breve, delle misure anticrisi, specie per il

consolidamento fiscale e per tornare a crescere. Né

possiamo avvertire una sorta di pudore nel parlare di

risparmio mentre calano i consumi e crescono i pro-

blemi del mercato del lavoro. Il risparmio è fondamen-

tale per l’avvenire delle famiglie e del Paese.

Certamente, l’impegno principale si richiede ai go-

verni e ai Parlamenti».

Non dobbiamo pensare però che il riavvio in Italia di

un processo di crescita possa venire solo da alcune

grandi opzioni politiche decise a livello centrale: inno-

vazione, liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrut-

ture, formazione, capitale umano d’eccellenza, ricerca

sono necessarie ma «solamente se queste scelte decise

a livello centrale riusciranno a raccordarsi con le scelte

fatte dalle comunità e dalle istituzioni sui territori po-

tranno avere efficacia per la crescita del Paese. Le no-

stre fondazioni e le casse di risparmio – conclude il

presidente dell’Acri – ciascuna nel proprio ambito, si

stanno impegnando con tutte le loro energie e le loro

risorse in questa direzione». \\\\\

28%Risparmiatori Percentuale di coloro che dicono di essereriusciti a risparmiare, mentre fino allo scorsoanno erano più di un terzo degli italiani

Page 116: Nordest 12 2012

160 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

FOCUS CREDITO GIUSEPPE GRAFFI BRUNORO

PRESTITIPARTECIPATIVIE PRIVATE EQUITYUna corretta capitalizzazione consentedi incrementare la propria competitività anchein periodo di crisi. Le imprese del Friuli Venezia Giuliasono sempre attente a questo tipo di gestione.Il punto di Giuseppe Graffi Brunoro

Page 117: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 161NORD EST SVILUPPO

Agiugno 2012 il credito bancario concesso in Friuli

Venezia Giulia si e ridotto del 3,5 per cento ri-

spetto ai dodici mesi precedenti. Ma, se i finan-

ziamenti alle famiglie sono rimasti stabili, i

prestiti alle imprese sono diminuiti, registrando comples-

sivamente un calo del 4,9 per cento. I prestiti alle piccole

imprese si sono contratti in un anno del 4,3 per cento,

quelli alle imprese medio-grandi del 5,1. È quanto emerge

dal rapporto “Il mercato del credito per le imprese e le fa-

miglie del Friuli Venezia Giulia” reso noto dalla Regione a

novembre. Sempre secondo il rapporto è peggiorata anche

la qualità del credito per le imprese: gli ingressi in soffe-

renza dei crediti concessi dalle banche si sono attestati a

giugno al 2,5% (valore superiore al livello pre crisi); nel se-

condo trimestre è proseguito l’aumento dei tassi di inte-

resse: il tasso medio sui prestiti a breve termine ha

raggiunto il 5,99%, quasi un punto percentuale in più ri-

spetto a giugno 2011, il tasso a medio e a lungo termine si

è attestato al 4,49%, sempre in aumento rispetto all’anno

precedente. Cresce, quindi, la sofferenza delle pmi, che

continuano a rivestire la fetta più importante di tutto il

tessuto imprenditoriale della regione e, quindi, da salva-

guardare come modello: «L’imprenditore tipo friulano e

giuliano – spiega Giuseppe Graffi Brunoro – sente la pro-

pria impresa come parte di sé, ricorda e attualizza il per-

corso, spesso laborioso e faticoso, attraverso il quale la

“sua” realtà si è sviluppata e tende naturalmente a perpe-

tuare tale modello».

In che modo devono intervenire le banche a soste-gno di un’impresa?«Il sistema bancario del Friuli Venezia Giulia ha in essere

alcune importanti convenzioni, assistite dai consorzi di ga-

ranzia fidi, attraverso le quali è possibile provvedere alla ca-

pitalizzazione o alla ricapitalizzazione delle imprese; gli

strumenti operativi prendono il nome di “prestiti partecipa-

tivi”. Per le imprese più strutturate, in sostanza per quelle

di maggiori dimensioni, è consigliabile utilizzare strumenti

di private equity, oppure ricorrere agli interventi della fi-

nanziaria regionale Friulia, partecipata dalle banche».

In Italia secondo lei esistono più vincoli e burocra-zia nei processi di ricapitalizzazione?«Non escludo che in qualche Paese i processi decisionali

e i passaggi amministrativi richiesti per capitalizzare

un’impresa possano essere più semplici, non credo però

che le procedure italiane siano particolarmente gravose».

Un’attenta capitalizzazione rappresenta un modoper essere competitivi sul mercato?«Senza dubbio un corretto rapporto tra l’ammontare del

capitale sociale di un’impresa, il totale dei suoi attivi e

l’insieme del suo fatturato, frutto di analisi dei mercati,

di capacità progettuale e produttiva, nonché di costante

innovazione, consente di realizzare i prodotti a costi mi-

nori e di essere in grado di superare momenti non par-

ticolarmente brillanti o decisamente difficili con

maggiore serenità». \\\\\ NMM

→GiuseppeGraffi Brunoro,presidente Abi

FVG

Giu 011 Dic 2011 Giu 012

FVG

No

rd E

stIt

alia

FVG

Ital

ia

FVG

No

rd E

stIt

alia

8,2

-2,8

-0,7 -0,5

5,7

3,3

7,4

17,5

IMPIEGHIVAR. PERCENTUALISUI 12 MESI

NOTA Dati di fine periodo. Segnalazionidella Cassadepositi e prestiti oltre alle segnalazioni delle banche

• FONTE BANCA D’ITALIA

14,8

NE

Page 118: Nordest 12 2012

162 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

BANCHE E IMPRESE,LA FIDUCIADA RICOSTRUIRE«Unire le forze per superare la crisi, oggi più che mai».L’amministratore delegato di Veneto Banca,Vincenzo Consoli, spiega come il sistema bancarioe quello industriale possano mettere insieme le propriecompetenze per superare un momento difficile

Sul reale ruolo di supporto del sistema bancario

all’economia reale è in corso un dibattito ser-

rato nel Paese tra chi sostiene che le banche

non abbiano fatto quanto potevano e chi, in-

vece, afferma il contrario. Nel mezzo ci sono i

dati dell’ultimo bollettino di Bankitalia relativi

ai primi sei mesi dell’anno, in cui l’istituto di Palazzo Koch

ha registrato una flessione degli impieghi a livello nazio-

nale, calo dovuto soprattutto alla debolezza della do-

manda, provocata dalla contrazione degli investimenti

delle aziende. «Come Gruppo Veneto Banca – precisa

l’amministratore delegato Vincenzo Consoli – lo scorso

anno abbiamo aumentato i nostri impieghi del 5 per

cento, contro un dato di sistema del 3,6 per cento. Nel-

l’anno in corso stiamo continuando ad aumentare i crediti

alle piccole e medie imprese, che rappresentano più del 90

per cento del nostro sistema produttivo». Ma per poter es-

sere definito virtuoso il rapporto tra banche e imprese non

si può basare solo sulla normale gestione dei crediti. «Oggi

più che mai è necessario fare un salto di qualità e puntare

a una maggiore conoscenza reciproca: alle banche è richie-

sta maggiore chiarezza nell’offerta, alle imprese più traspa-

renza e completezza sui dati di bilancio».

In che modo Veneto Banca contribuisce a favorire ipercorsi di crescita delle imprese?«Così come avviene per le banche anche le imprese hanno

la necessità di rafforzarsi sotto il profilo patrimoniale per

poter affrontare con spalle più robuste le nuove sfide dei

mercati. Già prima della crisi, le aziende italiane presenta-

vano spesso un eccessivo squilibrio tra capitale e debito e

ricorrono al finanziamento bancario più di quanto non av-

venga nel resto d’Europa. Una banca non ha il compito di

fornire il capitale di rischio, per questo ci sono altre strade

come il private equity e il venture capital. Da tempo il

FOCUS CREDITO VINCENZO CONSOLI

Page 119: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 163NORD EST SVILUPPO

Gruppo si è strutturato con specifiche competenze che si

dedicano a tali strumenti. Siamo da sempre in prima linea

nel sostegno d’iniziative mirate all’aggiornamento e al rin-

novamento del management nelle pmi, nonché al ricam-

bio generazionale, in collaborazione con le più importanti

associazioni di categoria».

Con quali altri strumenti il Gruppo ascolta le esi-genze del territorio e cerca di dare risposte al sistemaproduttivo?«Possiamo contare su una “fabbrica prodotti” gestita da

product manager altamente specializzati e su un sistema

di gestione della relazione molto accurato, a questi due

aspetti si aggiungono due importanti vantaggi competi-

tivi. Il primo è la profonda conoscenza delle aree in cui ope-

riamo, che ci consente di fornire servizi e prodotti mirati

a soddisfare le particolari esigenze dei nostri clienti. Il se-

condo è il nostro modello organizzativo, basato sulla fles-

sibilità, sulla capacità di reazione ai cambiamenti e sulla

catena decisionale corta che ci permette di fornire risposte

esaustive in tempi molto rapidi».

Quale il contributo a sostegno dell’imprenditoria gio-vanile?«Pur contando su una storia che risale al 1877, siamo un

Gruppo giovane: l’età media dei nostri dipendenti si aggira

sui 39 anni. È naturale, quindi, che la nostra realtà sia più

aperta alle esigenze dell’imprenditoria giovanile. Anche su

questo fronte lavoriamo a fianco delle associazioni di ca-

tegoria, dedicando particolare attenzione a chi punta su ri-

↑ L’amministratoredelegato

di Veneto BancaVincenzo Consoli

Page 120: Nordest 12 2012

164 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

FOCUS CREDITO VINCENZO CONSOLI

cerca e innovazione, settori per i quali abbiamo appron-

tato un finanziamento ad hoc. Molti giovani fuggono al-

l’estero perché non trovano in Italia realtà che valorizzino

le loro capacità: sostenere imprese innovative capaci di

creare posti di lavoro per i giovani è un modo concreto per

farli tornare. In ogni caso, al di là del dato meramente ana-

grafico, crediamo che le imprese veramente giovani siano

quelle che hanno idee valide per il futuro».

Dall’indagine annuale dell’Acri, realizzata con Ipsos,emerge che la quota delle famiglie che dichiara di riu-scire a risparmiare crolla al 28 per cento quest’anno,dal 35 per cento del 2011. Quanto sono preoccupantiquesti dati?«In Italia la formazione del risparmio è in calo da più di ven-

t’anni. La situazione è imputabile a una caduta del reddito

delle famiglie, pari al 9 per cento nell’ultimo quinquennio,

e a una maggiore propensione per l’indebitamento. Non

sono certo dati incoraggianti, ma va anche ricordato che

fino allo scorso anno il nostro Paese si segnalava per avere

una quota di reddito risparmiato tra le più alte del mondo.

Oggi le famiglie stanno affrontando la crisi con quanto ac-

cumulato nei decenni precedenti, ma è necessario tornare

a crescere quanto prima per consentire la ripresa del rispar-

mio, che ha un ruolo fondamentale nel circuito di finanzia-

mento della nostra economia. Il livello d’indebitamento de-

gli italiani è ancora lontano rispetto a quello di molti altri

Paesi: il rapporto tra debiti finanziari e reddito disponibile

è al 65 per cento, contro l’oltre 80 per cento di Francia e Ger-

mania e il 100 per cento dell’area euro. Ci sono quindi an-

cora dei margini di sicurezza».

Quali sono le sue aspettative per il futuro?«Sono ottimista: la crisi, quando passerà, ci restituirà

un’Italia migliore, più preparata ad affrontare i mercati e

più esigente verso chi ricopre incarichi di responsabilità. Il

nostro Paese continua a sfornare “genialità”, abbiamo

tante imprese che seguitano a esportare in tutto il mondo,

famiglie non ancora eccessivamente indebitate e un si-

stema bancario tra i solidi». \\\\\ RG

28%FamiglieLa percentuale dei nuclei famigliariche sono riusciti a risparmiare nel 2012.Nel 2011 erano il 35%

Page 121: Nordest 12 2012

Le imprese italiane, e in particolare quelle di piccole

e medie dimensioni, sono chiamate sempre più

spesso a ripensare il proprio modello di business in

ottica internazionale. La capacità di conoscere e

cogliere le opportunità di un mercato globale e di adat-

tarsi alle nuove esigenze realizzando progetti strategici di

sviluppo all’estero rappresenta oggi un indiscusso vantag-

gio competitivo e sempre in più settori risulta l’unico

modo per poter continuare a operare e mantenere la pro-

pria competitività anche a livello nazionale. Il direttore ge-

nerale della Cassa di risparmio del Veneto, Massimo

Tussardi, parla più precisamente degli investimenti in in-

ternazionalizzazione e in multi-localizzazione, «ovvero una

precisa strategia aziendale focalizzata a presidiare diretta-

mente i principali mercati invece di ricercare una pura ri-

duzione dei costi industriali che ha già ampiamente

dimostrato di non essere né vincente né sostenibile».

Per quali ragioni la Serbia rappresenta una nuovafrontiera di sviluppo per l’Italia?«Nell’ultimo decennio l’economia serba è cresciuta a un

tasso medio del 3 per cento, due punti sopra la media del-

l’area Euro. L’interscambio commerciale tra Italia e Serbia

è stato di oltre due miliardi nel 2011, di cui 40 milioni in

saldo del Triveneto. Le attività in questo territorio possono

sicuramente trarre vantaggio da un sistema di tassazione

favorevole, dalla presenza di zone franche con speciali age-

volazioni e da specifici accordi doganali. Ma il vero van-

taggio competitivo per le nostre imprese non proviene da

una delocalizzazione spinta solo da differenze di costo

DICEMBRE 2012 165NORD EST SVILUPPO

SERBIA,DELOCALIZZAZIONESTRATEGICALe aziende italiane sono tra i principali investitoriin questo paese, con oltre cinquecento realtà,per un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro.Ne parla Massimo Tussardi

FOCUS CREDITO MASSIMO TUSSARDI

3% SviluppoIl tasso medio di crescitadell’economia serbanell’ultimo decennio

40 mlnCommercio L’interscambio commerciale tra il Trivenetoe la Serbia su un saldo nazionaledi due miliardi nel 2011

↑Massimo Tussardi, direttoregenerale della Cassa di risparmiodel Veneto

Page 122: Nordest 12 2012

166 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

bensì da una strategia che concepisce la presenza in que-

st’area come una base da cui partire per conquistare gli

altri mercati dell’Est Europa. In Serbia è presente Banca In-

tesa Beograd del Gruppo Intesa Sanpaolo, con sede a Bel-

grado, che con oltre duecento filiali in tutto il paese è la

prima banca in Serbia».

Quale piano di rilancio economico è fondamentaleper invertire la rotta dopo i dati economici registratinel 2012?«Occorre investire molto di più sui giovani imprenditori

che si stanno inserendo nella filiera produttiva portando

una ventata di innovazione. È altresì opportuno che i re-

quisiti quantitativi e patrimoniali, necessari per le valuta-

zioni di merito creditizio, vengano supportati anche da

piani economico-finanziari basati su parametri oggettivi

credibili. È auspicabile, inoltre, una riduzione della leva fi-

nanziaria e un reinvestimento delle risorse nel ciclo pro-

duttivo delle aziende che le hanno generate».

Il monitor curato dal servizio studi di Intesa San-paolo per conto di Cassa di risparmio del Veneto qualiprospettive economiche traccia per i distretti veneti?«Su dodici distretti che aumentano le vendite estere, dieci

subiscono una riduzione dei valori esportati. Appare molto

differenziato anche il loro andamento nei principali sboc-

chi commerciali: al calo accusato nei paesi europei più col-

piti dalle manovre di austerity, si è aggiunta la frenata

accusata in due importanti motori dell’export triveneto, la

Francia e la Germania. In questo quadro a luci e ombre non

si è interrotta la fase di rafforzamento dell’avanzo commer-

ciale, anche se resta ancora lontano il punto di massimo

storico toccato nei primi sei mesi del 2008. Secondo le no-

stre valutazioni, in un contesto di domanda interna an-

cora debole, i mercati esteri continueranno a offrire un so-

stegno alla crescita delle nostre imprese distrettuali.

Saranno, pertanto, meno in difficoltà le imprese con una

propensione a esportare più elevata, soprattutto nei nuovi

mercati ad alto potenziale».

Come la banca sostiene i nuovi progetti di sviluppoall’estero?«Le aziende possono accedere ai servizi delle strutture in-

ternazionali del Gruppo Intesa Sanpaolo rivolgendosi alle

filiali, dove opera una rete di 34 specialisti estero. A loro

volta, questi professionisti operano in stretto coordina-

mento con il Servizio internazionalizzazione imprese, che

ha sede a Padova, ed è composto da circa trenta speciali-

sti suddivisi in cinque desk geografici - Americhe, Est Eu-

ropa, Emea, Asia e Cina - in grado di seguire tutti i progetti

di internazionalizzazione. Inoltre, è previsto l’appoggio di

tutta la rete internazionale del Gruppo, presente in oltre

quaranta paesi nel mondo». \\\\\ EF

L’INTERSCAMBIOCOMMERCIALETRA ITALIA E SERBIAÈ STATO DI OLTREDUE MILIARDI NEL 2011

↗ Il nuovo stabilimento produttivodi Fiat Automobili Srbija (FAS)

a Kragujevac, Serbia

FOCUS CREDITO MASSIMO TUSSARDI

Page 123: Nordest 12 2012
Page 124: Nordest 12 2012

LA LEVA DELL’EXPORT LUIGI CIMOLAI

L’INGEGNERIAMADE IN FRIULI CONQUISTAIL MONDOL’acquisizione dello stabilimento ex Terexè una delle più recenti acquisizioni del Gruppo Cimolai.Un consolidamento sul territorio necessarioper affrontare sfide sempre più globali.Ne parla Luigi Cimolai - Francesca Druidi

Page 125: Nordest 12 2012

Se il settore edile e quello delle costruzioni in

Italia arrancano sotto i colpi di uno scenario

infrastrutturale povero di investimenti, il

Gruppo Cimolai, tra i leader mondiali nelle

costruzioni metalliche e artefice di avveniri-

stici ponti, viadotti, stadi ed edifici, registra

commesse per 800 milioni di euro, rilancia in investi-

menti e nuove acquisizioni, con un valore della produ-

zione che, per il 2012, dovrebbe attestarsi attorno ai 420

milioni di euro. Il forte contenuto ingegneristico, la qua-

lità e lo sviluppo di nuove tecnologie di produzione, oltre

al rispetto dei tempi di consegna, determinano il cre-

scente successo che l’azienda guidata da Luigi Cimolai

riscuote da oltre 60 anni, arrivando a impiegare circa

1.400 dipendenti diretti nei diversi stabilimenti, senza di-

menticare un indotto di circa 800 persone. La copertura

del National Stadium di Varsavia, l’impianto che ha ospi-

tato la cerimonia di apertura degli Europei di calcio 2012,

e dello stadio di Johannesburg; la realizzazione delle pa-

ratoie del nuovo Canale di Panama e l’hub ferroviario

Oculus a Ground Zero, nella Grande Mela, sono tutti pro-

getti che portano la firma del Gruppo Cimolai, promuo-

vendo nel mondo l’eccellenza del Friuli Venezia Giulia.

Recente è l’acquisto del complesso industriale exTerex, situato nell’area industriale Lisert-Porto di

Monfalcone. Quale significato riveste per l’aziendaquest’operazione dal punto di vista strategico?«Lo stabilimento industriale di Monfalcone gode di una po-

sizione strategica grazie alla concessione marittima de-

maniale per l’accesso diretto al porto e a una banchina con

pescaggio di 10 metri per l’accesso di navi più grandi. Vi

sarà realizzata della carpenteria più avanzata con l’ausilio

di lavorazioni meccaniche. Il complesso ospiterà macchine

utensili di notevoli dimensioni per la produzione di grandi

manufatti destinati al settore offshore oil & gas. Tra qual-

che mese saranno ultimati i lavori e lo stabilimento diven-

terà operativo a tutti gli effetti, per un ammontare di 20-25

milioni di euro di investimento totale. L’iniziativa avrà

anche un’importante ricaduta occupazionale sul territorio:

saranno recuperati dipendenti della ex Terex, ma ci sa-

ranno anche nuovi assunti».

Il 60 per cento del fatturato è prodotto all’estero, ma quale

rapporto mantiene il Gruppo con il Friuli Venezia Giulia?

DICEMBRE 2012 169NORD EST SVILUPPO

↑ StabilimentoCimolai a Monfalcone

← Luigi Cimolai,presidente del

Gruppo Cimolai

→ L'azienza Cimolai harealizzato la copertura

dello stadio Soccer Citydi Johannesburg

Page 126: Nordest 12 2012

170 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

«Siamo presenti a Pordenone e Udine con stabilimenti a

Polcenigo, Rovereto, San Quirino, San Giorgio di Nogaro,

Carmignano di Brenta e Buttrio. Sin da quando i miei ge-

nitori hanno fondato l’azienda, ci siamo avvalsi delle ri-

sorse umane provenienti dal territorio, lavoratori che

hanno rivestito un ruolo sempre più necessario - in ter-

mini di esperienza e di conoscenze - per lo sviluppo e il

progresso dell’azienda».

Quali gli obiettivi del prossimo futuro?«Il nostro obiettivo è raggiungere una presenza sempre più

marcata all’estero, anche in termini di apertura di nuovi

stabilimenti. In determinati mercati, infatti, si può acce-

dere soltanto con un sito produttivo radicato sul territorio.

In termini di prodotto, invece, miriamo a ottenere una pre-

senza ancora maggiore nel settore delle grandi strutture,

un comparto tradizionalmente vicino al nostro dna sul

fronte dell’esperienza e delle maestranze, in virtù del signi-

ficativo contenuto ingegneristico».

Avete in programma ulteriori acquisizioni in regione?«Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia vogliamo con-

solidare quanto fatto finora».

Dal suo punto di vista, come si può uscire dalla crisi?«Il problema non è purtroppo né nazionale né regionale,

bensì globale. Ci sono paesi in cui il mercato c’è e si tratta

allora di essere sufficientemente organizzati per penetrare

in quei mercati con i prodotti che sono richiesti. È un pro-

cesso complicato, serve predisposizione - innanzitutto cul-

turale - per dialogare e commercializzare con paesi distanti

per mentalità e regole».

Cosa ha fatto la differenza nel vostro caso?«Siamo all’estero da più di trent’anni, abbiamo perciò

acquisito una forte e radicata esperienza sui mercati

extraeuropei che ci permette di innestare e avviare

altre iniziative in altri paesi. Bisogna seminare - e per

tempo - per cogliere i frutti. Ma non è mai troppo tardi

per prendere la valigia e andare in cerca del lavoro, do-

vunque si trovi. È fondamentale non rimanere ancorati

alle vecchie concezioni del mercato, del prodotto e

della produzione. Bisogna essere aperti all’innovazione

e alle novità. Non c’è una ricetta unica che vale per

tutti. Esiste solo la possibilità di capire e sapersi adat-

tare a ogni situazione e a ogni contesto». \\\\\

↑ Aviva Stadium di Dublino,di cui Cimolai ha realizzato

la copertura

LA LEVA DELL’EXPORT LUIGI CIMOLAI

60%EsteroPercentuale di fatturato prodotto dal Gruppo Cimolaiall’estero. L’azienda impiega circa 1.400 dipendentidiretti più un indotto di circa 800 persone

800mlnOrdiniValore dell’attualeportafoglio ordinidel Gruppo Cimolai

Page 127: Nordest 12 2012
Page 128: Nordest 12 2012

172 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Partita con dieci dipendenti, oggi ne impiega

circa 450 in tutto il mondo. Guidata da Bruno

Vianello, presidente e ad, Texa - leader nella

progettazione, industrializzazione e costru-

zione di strumenti diagnostici per auto, moto,

camion e veicoli professionali - festeggia il

ventennale della nascita con una nuova sede, inaugurata il

29 settembre scorso. L’azienda di Monastier scommette an-

cora sul radicamento nel territorio e continua a puntare sulle

leve che ne hanno garantito la crescita: ricerca e sviluppo

(Premio nazionale dell’innovazione ricevuto dal presidente

Napolitano nel giugno 2011) e capitale umano (laureato per

il 45 per cento, con un’età media di 32 anni) sul quale inve-

stire anche attraverso il progetto formativo TexaEdu.

Qual è il segreto del successo di Texa?«Il passaggio fondamentale per lo sviluppo di Texa risiede

nell’evoluzione della sua tecnica. Nel momento in cui

un’azienda sconosciuta sul mercato, com’era all’inizio la

nostra, è chiamata a farsi strada e a differenziarsi da pro-

duzioni simili, è l’innovazione a fare la differenza. Per far

fronte alla concorrenza, dovevamo, infatti, costruire una

strumentazione talmente innovativa da poter consentire ai

nostri clienti finali - i meccanici - di riparare le macchine

con grande semplicità, cosa che non era possibile fare con

la precedente strumentazione. Questa è la strada che ab-

biamo scelto e nella quale crediamo tutt’oggi».

La crisi sta imponendo alle imprese di essere ancorapiù organizzate e rivolte all’innovazione. Con qualistrategie Texa sta portando avanti questi obiettivi?«Le aziende già affermate devono portare avanti la ricerca

e sviluppo anche quando conquistano la leadership, con lo

LA LEVA DELL’EXPORT BRUNO VIANELLO

FARE IMPRESA IN ITALIAÈ ANCORA POSSIBILELa competitività internazionale di Texaè frutto di una filosofia basatasul senso di appartenenza delle risorse umanee sulla capacità innovativa dimostrata in questi anni.L’esperienza dell’azienda veneta raccontatadal presidente Bruno Vianello

↗ Bruno Vianello,presidente

e amministratoredelegato di Texa

Page 129: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 173NORD EST SVILUPPO

stesso criterio e con la stessa passione con cui sono entrate

nel mercato. L’innovazione innanzitutto, poi diventa fonda-

mentale una solida e affermata rete di vendita, per la cui

creazione occorrono anni di duro lavoro».

Texa commercializza direttamente tramite filiali inSpagna, Francia, Gran Bretagna, Germania, Polonia,Russia, Giappone. Su quali mercati puntare nel pros-simo futuro?«Il fatturato di Texa all’estero si concentra in particolar

modo in Europa, mentre per il futuro si guarda ai mercati

che stanno espandendo il loro Pil, come il Brasile, i paesi

asiatici e gli Stati Uniti, dove però bisogna superare le dif-

ficoltà produttive derivate dai veicoli che circolano in que-

sto mercato, veicoli diversi da quelli che siamo abituati a

diagnosticare nel vecchio continente. Per i mercati in altri

continenti serve, quindi, una filiale dove affiancare all’assi-

stenza tecnica e alla vendita, anche un’area dedicata alla ri-

cerca e sviluppo».

Il nuovo stabilimento Texa identifica un segnale forteper il territorio ma anche di fiducia nei confronti delPaese. Quali sono le sue speranze per il futuro?«Si è trattato di un debito personale che avevo nei confronti

del territorio in cui questa azienda è nata e delle persone che

hanno collaborato con me in questi anni. Se l’azienda è an-

data bene, se sta andando bene, non è perché ci siano tito-

lari straordinari, ma perché operano persone che hanno la-

vorato bene e si sono date da fare. In Texa, come in qualsiasi

azienda, la forza umana è determinante per il buon successo

dell’impresa. Questo debito nei confronti del territorio e

delle persone rappresenta un buon presupposto per non

delocalizzare oltre confine. Per Texa probabilmente è più

semplice che per altre imprese, operando in una nicchia spe-

cializzata di mercato. Per aziende di altri comparti, il tessile

o l’abbigliamento, è più complesso affrontare la concor-

renza di paesi dove il costo della manodopera è sicura-

mente più basso. L’Italia deve però continuare a puntare sulla

propria industria, ma per farla restare nei nostri confini, non

bastano la volontà e l’impegno dei capitani di industria e de-

gli imprenditori. Anche lo Stato e il governo devono saper of-

frire alle imprese le opportunità per rimanere in Italia e la-

vorare al meglio». \\\\\ FD

↑ Nuovostabilimento Texa

a Monastierdi Treviso

Page 130: Nordest 12 2012

174 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Velo Engineering da oltre quarant’anni proseguesulla strada dell’innovazione senza dimenticarel’avanzamento progettuale e tecnico.Simone dalle Nogare e Adrian Grando,spiegano le recenti operazioni aziendali

IMPIANTI A PROVADI INNOVAZIONE

Da sinistra, Adrian Grando, direttoregenerale, e Simone Dalle Nogare,

presidente e amministratore delegato

www.velo-group.com

EXPORT I SIMONE DALLE NOGARE E ADRIAN GRANDO

Page 131: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 175NORD EST SVILUPPO

In un momento di contrazione delle vendite e di

crisi economica, ci sono comunque delle aziende

che continuano a crescere e a misurarsi in ma-

niera vincente sui mercati, non solo nazionali, ma

anche mondiali. Una di queste è Velo Enginee-

ring, che chiude l’anno in corso con un impor-

tante crescendo e mette le basi per un 2013 ricco di

soddisfazioni. Il quarto trimestre 2012 infatti si conclu-

derà con un +161 percento rispetto allo stesso periodo

dell’anno precedente. In questi mesi l’azienda si è con-

centrata per dare avvio a un nuovo assetto societario,

più moderno e focalizzato sulle proprie competenze. A

questo scopo hanno visto la luce tre nuove società: Velo

Engineering, Officina Antonio Velo e Velo Service & Au-

tomation. Velo Engineering è dedicata al supporto al

cliente, dalla vendita alla progettazione di macchinari e

impianti chiavi in mano. La parte operativa e produttiva

è invece in capo a Officina Antonio Velo, concentrata

sulla massima produttività e allo sviluppo di standard

tecnologici e qualitativi di riferimento globale. Il si-

stema di business si chiude con Velo Automation & Ser-

vice, che affianca il cliente nelle fondamentali fasi

dell’automazione del processo, dell’installazione e avvia-

mento impianto nonché nella costante assistenza e nel

servizio ricambi. Il nuovo assetto societario, come ricor-

dano Simone dalle Nogare, presidente e amministratore

delegato e Adrian Grando, direttore generale, «è suppor-

tato anche da un Cda completamente rinnovato con

nuovi obiettivi e rinnovate competenze. La nuova orga-

nizzazione, attiva da settembre 2012, ha già mostrato i

suoi effetti di razionalizzazione e miglioramento su tutti

gli indici economici».

Per quanto riguarda l’export, qual è stato il Paesedi recente penetrazione e qual è stata la strategiavincente?Simone dalle Nogare «In queste settimane Velo Engi-

neering ha chiuso due tra le vendite più importanti della

sua intera storia. Entrambe riguardano la divisione

birra, in crescita esponenziale per volumi, valori e mar-

ginalità. In questo caso i clienti sono stati accompa-

gnati per oltre un anno nell’ascolto delle loro esigenze

di business e di gestione d’impresa, al fine di progettare

Export: passatopresente e futuroVelo Engineering è un’azienda da sempre votata al-

l’export. Già dagli anni ‘70 il saldo del portafoglio or-

dini era di provenienza soprattutto estera e al

momento l’anagrafica conta ben 91 paesi clienti. Velo

è infatti presente con unità partecipate sia dedicate

alla produzione che alla vendita in Spagna, Argentina,

Sud Africa e Australia. Dato che il core business

aziendale è la progettazione e la realizzazione di

macchinari e impianti per il processo enologico in

cantina, il primo bacino di domanda è stato da subito

l’Europa, soprattutto l’area mediterranea, proprio per

il grande ruolo della viticultura. In una seconda fase

hanno avuto un ruolo importante tutti i paesi della fa-

scia temperata, dalla California, all’intero Sud Ame-

rica, fino all’Oceania e il Middle East. La nascita e il

grande sviluppo di nuovi business come la birra (im-

pianti chiavi in mano per la produzione di birra artigia-

nale), l’industria agroalimentare (frutta, olio,cereali) e

l’industria chimico-farmaceutica hanno consolidato

l’internazionalità del business, oltre che stabilizzato il

portafoglio ordini durante l’intero anno solare. Oggi

l’azienda punta a rafforzare sempre più la sua pre-

senza nei mercati emergenti come la Russia, la Cina,

l’India, il Brasile; nonché a consolidare il proprio ruolo

e la propria presenza negli Usa. È infatti stata fondata

da pochi mesi Velo Usa, con l’obiettivo di presidiare

al meglio un mercato che resta sempre strategico nel

panorama globale e non solo dal lato delle vendite.

Page 132: Nordest 12 2012

176 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

EXPORT I SIMONE DALLE NOGARE E ADRIAN GRANDO

per loro e con loro l’impianto che fosse poi capace di es-

sere perno del progetto. Ascolto, formazione, progetta-

zione di business e progettazione tecnica sono il vero

core business di Velo Engineering, il valore aggiunto che

il mercato ci riconosce e per i quali ci premia».

In questa prospettiva internazionale che ruolo hail territorio d’origine?S.d.N. «Non si cresce in modo solido se non si hanno

forti radici. E i fattori chiave della crescita sono la qua-

lità e l’esperienza. Entrambi riguardano le persone che

lavorano in azienda, nella quasi totalità abitanti nella

zona, e l’indotto. L’impegno e l’importanza di Velo nel

territorio è grande. Speriamo che anche il territorio sia

capace di creare valore per le aziende».

Quale impatto sta avendo la crisi sulla vostra at-tività aziendale?Adrian Grando «Il nostro settore è molto ampio ed ete-

rogeneo. Lavoriamo infatti con il settore vitivinicolo che

a livello mondiale conosce oggi una fase di consolida-

mento, con il settore della birra artigianale che invece è

in fase di espansione in tutto il mondo, con l’industria

agroalimentare e chimico-farmaceutica che presenta

molti elementi di variabilità. In azienda preferiamo par-

lare sempre di sfide e di opportunità e mai di criticità

perché sappiamo che, con il tempo, andremo a confron-

tarci sempre di più con la necessità di sviluppare inno-

vazione per rilanciare i business più consolidati».

Quali le strategie operative, gestionali e commer-ciali messe in atto per farvi fronte?A.G. «Siamo convinti di poter sfruttare al meglio questa

situazione di crisi sia nel breve che ancor più nel lungo

periodo. Ci supportano infatti un’esperienza e un know

how solidissimi grazie alla nostra storia quarantennale,

ma anche i numerosi progetti già avviati e da attivare.

Il nuovo assetto aziendale, il rinnovo del Cda, una mag-

giore e migliore razionalizzazione dell’offerta, nuove par-

ASCOLTO, FORMAZIONE, PROGETTAZIONEDI BUSINESS E TECNICA SONO IL COREBUSINESS DI VELO ENGINEERING

Page 133: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 177NORD EST SVILUPPO

tnership tecnologiche e produttive sono ormai elementi

già avviati e performanti».

Quanto è importante la ricerca e sviluppo perl’azienda? Su quali progetti state lavorando in que-sto momento? S.d.N. «La vocazione all’innovazione è diffusa in tutti i

business aziendali. Negli anni passati i sistemi Velo

hanno rivoluzionato il mondo della filtrazione delle be-

vande, in primis il vino. L’anno scorso siamo stati i primi

a proporre nel mercato un impianto di stabilizzazione

del vino a resine, con grandi impatti in termini di velo-

cità e cost saving. Oggi stiamo lavorando in campi

molto diversi tra loro: dall’applicazione degli ultrasuoni

alla maltazione dei cereali, dalla filtrazione tangenziale

di prodotti complessi ai sistemi di raffreddamento di

nuova generazione. La connaturata propensione al r&d

si inserisce oggi in un approccio manageriale sempre

più organizzato e monitorato: lavoriamo con risorse de-

dicate, processi organizzati, scheduling e obiettivi for-

malizzati e rigorosi. Inoltre, l’azienda ha attivato

rapporti con le Università di Padova, Udine, Bordeaux e

Monaco di Baviera».

Dalle vostre riflessioni emergono come valori im-portanti l’attenzione alle persone e al gruppo.A.G «Vero. Molti pensano alle aziende a entità astratte

invece che come gruppi organizzati di persone che la-

vorano insieme per produrre valore per sé e per gli altri.

Quando si sono insediati il nuovo CdA e la nuova Dire-

zione Generale, abbiamo trovato una realtà fatta da

persone, oltre che molto preparate, anche profonda-

mente attaccate all’azienda, con le quali è stato facile

e un piacere fare squadra. A loro va molto merito per i

bei risultati di questo trimestre e, ne siamo certi, per

quelli dei prossimi mesi».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi per ilmedio e lungo periodo?A.G «Le prospettive per il futuro sono più che buone.

Oggi l’azienda è più solida, più moderna, con maggiori

rapporti internazionali, è gestita da un management

preparato con un’età media di 45 anni, ha un monte

ordini già a portafoglio capace di assorbire l’intera

forza lavoro per i prossimi 18 mesi, è in stato di tratta-

tiva avanzata per ulteriori importanti realizzazioni. Il

lavoro non manca, la voglia di affrontarlo ancora

meno. Come dice il nostro pay-off, “per esperienza

guardiamo avanti”, oggi più che mai». \\\\\ LA

Crescita. Il quarto trimestre del 2012 verrà chiusocon un forte incremento di fatturato se lo si paragonaallo stesso periodo dell’anno precedente

+161%

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180 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Un’opera monumentale, frutto di una strategiad’investimento coraggiosa e soprattuttoflessibile: l’ampliamento del CentroCommerciale Città Fiera di Udine.Antonio Maria Bardelli spiega il piano d’azione

PARTE IL RADDOPPIODEL CENTRO CITTÀ FIERA

Antonio Maria Bardelli, amministratoredi dec Spa - Bardelli Trade & Finance.

Il centro Città Fiera si trova a Udine

www.cittafiera.it

COMMERCIO I ANTONIO MARIA BARDELLI

Page 137: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 181NORD EST SVILUPPO

Il coraggio di investire non può che fondare le pro-

prie radici nel cuore di una strategia calcolata. È il

caso di Città Fiera di Udine, in cui è chiara la strate-

gia coraggiosa e flessibile che spiega le ambiziose

novità progettuali. Flessibile, perché si parla di rad-

doppiare l’area di per sé notevole che già occupa ma

sfruttando il vantaggio di un progetto che si può realizzare

in fasi. Antonio Maria Bardelli, titolare della Dec Spa – Bar-

delli Trade & Finance, annuncia l’ampliamento dello shop-

ping center rendendo evidente l’obiettivo dell’opera. «Da

ricerche effettuate – dice Bardelli – è emerso che il valore

aggiunto del futuro centro commerciale sarà la capacità di

soddisfare tutte le esigenze della domanda, dal semplice

consumo di beni per la persona all’acquisto finalizzato al-

l’arredamento casa, fino all’aspetto ricreativo grazie soprat-

tutto al cinema, al gioco e alla ristorazione. Inoltre il posi-

zionamento strategico del progetto, localizzato al centro

dell’euro-regione nei pressi dell’autostrada che collega Ita-

lia, Austria, Slovenia e Croazia, permetterà un ulteriore am-

pliamento del bacino d’utenza arrivando a coinvolgere

anche una clientela europea».

Il bacino, quindi, risulta un valore imprescindibile quando

si punta a realizzare grandi o grandissime volumetrie. Se-

condo l’azienda, il 62 per cento dei clienti risiede nel raggio

di venti minuti (in auto) e oggi la frequentazione del cen-

tro conta otto milioni di visitatori l’anno. «Con questo maxi

ampliamento – continua Bardelli – il Città Fiera di Udine,

che si estende su un’ex area industriale, si candida a diven-

tare uno dei più grandi se non il più grande shopping cen-

ter in Italia e tra i primi in Europa. L’intervento dovrebbe

Estensione totale in progetto per la Città Fieradi Udine. Il piano quindi prevede di raddoppiare inmodo flessibile gli 86.000 m2 occupati attualmente

160.000 m2

Page 138: Nordest 12 2012

182 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

COMMERCIO I ANTONIO MARIA BARDELLI

essere ultimato entro il 2016, passando quindi dagli attuali

86mila metri quadrati a 160mila metri quadrati e il numero

dei negozi a oltre 300/350 contro i 200 attuali. Dec spa –

Bardelli Trade & Finance, developer del progetto, lo imple-

menterà a partire da un piano strategico che cambia la vi-

sione classica del polo commerciale: gli ambiti tematici su

cui ruota l’offerta diventano lo shopping, il fashion home

outlet e il leisure. Il programma di sviluppo è molto ambi-

zioso ma, a differenza di altri centri, Città Fiera parte da

una massa critica rappresentata da ben otto milioni di vi-

sitatori».

FOCUS SU CASA E INTRATTENIMENTOIl progetto è ambizioso anche sul fronte della commercia-

lizzazione. «Le opportunità per inserirsi sono elevate – an-

nuncia il titolare della Dec –, sia per i negozi di piccola

metratura sia per quelli di grande dimensione e il taglio

delle unità sarà cucito su misura o quasi dei futuri tenants.

Il numero degli anchor store dovrebbe tuttavia crescere tra

cinque e dieci, portando il dato a quindici e venti».

L’obiettivo, in breve, è quello di far diventare Città Fiera il

più grande punto di attrazione per gli operatori del mondo

casa. «L’iniziativa è tesa a favorire la ripresa e lo sviluppo di

settori come il legno-arredo, accessori per la casa e tessuti,

di natura industriale e artigianale, individuando nuove

forme di raccordo diretto tra la produzione regionale e na-

zionale e l’acquirente finale. In riferimento al “mondo casa”,

è da sottolineare la prossima apertura di un negozio “Seme-

raro” nel primo semestre 2014, che andrà ad affiancare an-

core come Expert, Brico Fiera e Città Flora». Bardelli poi non

dimentica l'importanza dell’offerta di intrattenimento, che

vuole confermare come uno dei plus di Città Fiera anche in

futuro. «Oggi esistono 7.900 mq dedicati all’intrattenimento

– ricorda –, con servizi atti a soddisfare le esigenze di un

target trasversale di clientela. Ma il vero piatto forte è il

multisala da 11 schermi, denominato Cine Città Fiera. All’in-

Fo

to S

emer

aro

Page 139: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 183

terno del maestoso edificio a forma di piramide collegato

al centro, si sviluppano il “Multiseum” e la “Città della Sa-

lute”, articolata in laboratori di analisi cliniche e ambulatori

per le varie specialità mediche».

UN PASSATO INDUSTRIALEE UN FUTURO A BASSE EMISSIONII lavori già iniziati comprendono l’intervento sulla nuova

galleria, recuperata dall’ex ferramenta vicina. L’idea, se-

condo Bardelli, è quella di creare un anello che racchiuda lo

spazio commerciale assicurando un flusso costante di pub-

blico. «Agli attuali 86 mila metri quadri, se ne aggiunge-

ranno altri 26 mila per le nuove aperture. La nuova galleria

si svilupperà su due piani nella parte storica, che un tempo

aveva la funzione di ferramenta: l’intervento in questo

senso verrà effettuato con una moderna riqualificazione

delle strutture industriali esistenti rispettando le sue carat-

teristiche originali. Mattone, vetro e acciaio i materiali per

contraddistinguerla: il richiamo al passato industriale

ispira tutto il linguaggio architettonico della galleria. La

nuova galleria sarà collegata a quelle già esistenti grazie a

un passaggio con volte di nuova costruzione, che amplifi-

cheranno la sua altezza originale permettendo ai fruitori

del centro di osservare contemporaneamente i negozi su

entrambi i piani».

Nel tentativo di mantenere i costi di gestione su livelli bassi

la Dec è passata allo studio di nuove soluzioni “green”. «Già

oggi stiamo operando con la telegestione delle luci e

stiamo sperimentando l’utilizzo della tecnologia a Led in

galleria e nei parcheggi. Gli investimenti in soluzioni per

abbattere l’impatto ambientale ammontano rispettiva-

mente a 50mila euro per la ricerca sulla trigenerazione, sul

risparmio elettrico, sulla telegestione e sull’utilizzo delle

vernici fotocatalitiche, a 6.650 euro per le analisi dell’aria e

a 10.500 euro per le analisi dei rumori. I costi delle spese

comuni sono fra i più bassi esistenti nelle strutture com-

merciali di grandi dimensioni. La parte strutturale si com-

pleta con la realizzazione di nuovi parcheggi al secondo e

al terzo livello, che porteranno la capacità totale da 4mila

a 10mila posti auto». \\\\\ RM

A Città Fieraarriva Semeraro

In concomitanza con il considerevole amplia-

mento della struttura di Città Fiera di Udine, An-

tonio Maria Bardelli, titolare della Dec Spa -

Bardelli Trade & Finance annuncia la prossima

apertura dello spazio “Semeraro” con 6000mq, a

partire dal primo semestre del 2014. «L’accordo

con Semeraro – spiega Bardelli – è nato da una

comunione d’intenti, cioè quella di proporre un

punto di riferimento legato al commercio di arre-

damenti senza precedenti in regione. Semeraro è

un’azienda moderna che cura le tradizioni italiane

proponendo arredamenti per la casa disponibili in

negozi invitanti. Come quello che inaugurerà a

Città Fiera, dove l’assortimento verrà esposto per

chi ama il buon gusto e dà valore alle proprie ori-

gini. Il marchio è fedele alla stessa tradizione che

traduce la praticità di ieri nei mobili polifunzionali

di oggi. Tradizione che rappresenta tutto ciò in

cui Semeraro crede».

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186 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

INNOVAZIONEINCESSANTE

Dalla tecnologia della pompa di calore, molto usata nelNord Europa, deriva l’avanguardia per lo sfruttamentodell’energia solare. Bruno Bellò assicura: «In Italiasarebbe ancora più conveniente che in Nord Europa»

RINNOVABILI I BRUNO BELLÒ

Page 143: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 187NORD EST SVILUPPO

Come succede spesso per le eccellenze im-

prenditoriali italiane, è la ricerca dell’inno-

vazione a fare la differenza con la

concorrenza straniera. In Veneto non si

contano più ormai i casi in cui la caparbietà

tipica della zona è diventata strumento per

il raggiungimento della soluzione migliore: ne nascono

aziende dal grande potenziale competitivo, fino alle im-

prese con fatturati a nove cifre. Bruno Bellò è uno di que-

gli imprenditori che la competizione l’ha vinta. A

Villapaiera (BL), nel 1989, Bellò ha fondato Clivet, l’azienda

che si è affermata con forza nel settore dei sistemi a

pompa di calore. Questi sono dispositivi per il riscalda-

mento, il raffreddamento, il rinnovo e la purificazione del-

l’aria e la produzione di acqua calda sanitaria, che

sfruttano l’energia solare indiretta, gratuita ed illimitata

contenuta nell’aria, nell’acqua e nel terreno. Nella proget-

tazione, produzione e distribuzione di sistemi comfort (cli-

matizzazione a ciclo naturale e trattamento aria) l’azienda

bellunese si è imposta tra i primi produttori a livello euro-

peo. «Il nostro volume d’affari – dice Bellò – si aggira in-

torno ai 110 milioni di euro, di cui circa il 55 per cento

realizzato sui mercati del mondo, presidiati da 7 filiali - In-

ghilterra, Spagna, Germania, Olanda, Emirati Arabi, Rus-

sia ed India – e da una cinquantina di rivenditori».

Come spiega queste cifre?«Abbiamo intuito che la sfida tecnologica nella climatizza-

zione sarebbe stata quella di fornire ai clienti prodotti e si-

stemi non solo efficienti, ma in grado di garantire il minor

consumo di energia primaria per tutto il ciclo di vita del-

l’impianto. Questo tema è oggi al centro della questione

ambientale, ed oggetto di forti interventi da parte del-

l’Unione Europea. Primo tra tutti l’emanazione nel 2009

della Direttiva Res, con la quale l’energia contenuta in aria,

acqua e terra sfruttata dalle pompe di calore viene dichia-

rata energia rinnovabile al pari dell’eolico, del solare ter-

mico e fotovoltaico e delle biomasse».

L’Europa quindi ha avuto un certo peso sulla vostraattività.«Nella definizione della strategia, prima ancora che nella

progettazione della linea di prodotti, il nostro faro è stata

l’Europa, che ha sempre avuto un livello di domanda più

avanzato in termini di efficienza energetica. Questa rivo-

luzione, che coinvolge l'edilizia e dunque anche il nostro

campo, garantirà all’industria nuovi importanti sbocchi

occupazionali».

Eppure non siete l’unica azienda che si occupa ditecnologie per lo sfruttamento delle energie rinno-vabili.«Una delle chiavi del successo di Clivet è anche il fatto di

aver puntato su sistemi con una spiccata diversificazione

e flessibilità. Una strada, questa, difficilmente imitabile

dalle decine di multinazionali presenti sul mercato mon-

diale, che invece si giocano la partita tendendo a garantire

la più elevata standardizzazione delle produzioni».

Questo come si traduce operativamente per voi?«Ogni edificio presenta peculiarità legate alla propria de-

stinazione d’uso e noi, basandoci sulla tecnologia della

pompa di calore, siamo andati oltre il concetto di singoli

prodotti, e abbiamo realizzato sistemi industrializzati de-

dicati alle diverse applicazioni impiantistiche, ottimiz-

zando i tempi di progettazione ed installazione. Il risultato

finale prevede risparmi di energia primaria dal 30 al 60 per

cento e una riduzione delle emissioni di CO2 anche del 50

per cento».

Bruno Bellò, titolare della Clivetcon sede a Villapaiera (BL)

www.clivet.com

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Per riuscirci il vostro sforzo in ricerca dev’esserestato considerevole.«Il nostro è un investimento costante per l’innovazione,

puntando all’eccellenza: l’area di ricerca e sviluppo di Clivet

può contare su una squadra di oltre 50 progettisti che ope-

rano tutti i giorni nella realizzazione di soluzioni innova-

tive, utilizzando sistemi di progettazione e simulazione di

alto livello. Ne sono un esempio lampante le quattro sale

prova dove vengono effettuati test avanzati sui diversi pro-

dotti, verificandone tutte le funzionalità. È in una di que-

ste sale prova che sono in corso da mesi dei test su un

nuovo sistema dedicato al social housing: Elfopack. Un si-

stema in pompa di calore a ciclo annuale, che garantisce

una riduzione del consumo medio annuo di energia pri-

maria e delle emissioni di CO2 di oltre il 50 per cento».

Che margine c’è di incremento per l’utilizzo di tecno-logie come quelle realizzate da Clivet?«Nei paesi del Nord, caratterizzati da climi rigidi, le pompe

di calore sono già ampiamente diffuse. Si pensi ad esem-

pio che in un Paese come la Svezia oltre l’80 per cento del

mercato del riscaldamento è servito da sistemi in pompa

di calore. Nei Paesi dell’Europa meridionale e in partico-

lare in Italia, dove beneficiamo di temperature medie sta-

gionali ben superiori, la tecnologia della pompa di calore

garantisce efficienze anche maggiori, dunque ancora più

convenienti. In teoria quindi il margine è enorme. Per que-

sto dopo aver acquisito il 50 per cento di quote di mercato

in Italia, e una posizione di rispetto sui principali mercati

europei nei sistemi in pompa di calore per i grandi am-

bienti del terziario, ora puntiamo a replicare questa perfor-

mance nel residenziale, con l’intento di ottenere nel giro di

5 anni un raddoppio del fatturato dell’azienda». \\\\\ RF

Emissioni di CO2 è la riduzione cui si può arrivarecon i sistemi per la climatizzazione degli edifici basatisulle pompe di calore

-50%

188 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Green Energyitalianaalle olimpiadiLa bellunese Clivet ha fornito unità di climatizzazione

per il condizionamento degli alloggi dell’Olimpic Vil-

lage, situato in una delle aree più rappresentative della

capitale, l’East End di Londra, che hanno ospitato gli

atleti impegnati nell’edizione delle Olimpiadi. «Si tratta

– spiega il titolare della Clivet, Bruno Bellò – di due

condizionatori autonomi in pompa di calore conden-

sati ad aria di tipo rooftop dedicati alla climatizzazione

di ambienti di piccole e medie superfici con medio af-

follamento, che si caratterizzano per grande versatilità

di utilizzo, compattezza e ridotti costi di gestione. Un

altro fiore all’occhiello di Clivet, che si affianca agli

oltre 12milioni di metri quadri di superfici commerciali

serviti negli ultimi 15 anni, le più di mille sale cinema-

tografiche e teatrali dotate di sistemi Clivet e le colla-

borazioni con importanti gruppi come Mc Donald’s,

Mc Arthur Glen, Ikea, NH Hotels, Warner Village, Uci

Cinemas, Ferrari, Microsoft.

RINNOVABILI I BRUNO BELLÒ

Page 145: Nordest 12 2012
Page 146: Nordest 12 2012

190 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Sono i valori che mettonoal centro l’uomo e il suo ambientea fare il successo di un’azienda.Così Sergio Bortolotti spiegai rilevanti investimentinel settore rinnovabili

LO SVILUPPO“VERDE”DELL’ENERGIA

Sergio Bortolotti,presidente del Gruppo Pvb

con sede a Trento

www.pvbgroup.com

RINNOVABILI I SERGIO BORTOLOTTI

Page 147: Nordest 12 2012

«Èimpensabile che un’azienda possa

prosperare senza produrre reddito

per il territorio e per i dipendenti. È

solo in seguito che vengono gli azio-

nisti». L’ordine di priorità con cui si è

soliti spiegare un successo impren-

ditoriale è così invertito: Sergio Bortolotti, presidente del

Gruppo Pvb, ha fatto di questo, che per molti potrebbe

sembrare un paradosso, la filosofia con cui guida da più di

trent’anni la sua società nel settore energia. E per la sua

Pvb, in effetti, si può parlare di successo, con oltre 400 mi-

lioni di fatturato registrati nel 2011 e 400 dipendenti. Per

Bortolotti il sistema valoriale cui si rifà un’azienda ne deter-

mina le sorti, e per lui la ricerca dell’immediato profitto non

ha niente a che vedere con i principi autentici del fare im-

presa. «Per questo motivo – dice il presidente della Pvb –

oltre all’innovazione, alla qualità dei prodotti e all’efficienza

dei servizi, abbiamo da subito guardato con interesse al

mercato delle rinnovabili. Un settore nel quale ci siamo

spesi e per cui abbiamo intrapreso importanti progetti sia

in Italia, sia nell’Europa dell’Est».

Il suo approccio sembra molto lontano per lomeno dall’immaginario comune, per non dire daquello di molti suoi colleghi.«Non credo che si possa percorrere molta strada se

l’unico obiettivo è dato dal profitto. Premesso che tutte

le aziende devono produrre reddito, bisogna rispondere

alla domanda: per chi? Per noi al centro è l’azienda e

non l’azionista. E il primo dovere è di lavorare per farla

crescere e darle un futuro. È impensabile che

un’azienda possa prosperare senza produrre reddito per

il territorio e per i dipendenti, solo in seguito vengono

gli azionisti. È inevitabile: se si cede alla tentazione del

profitto immediato, si rischia di commettere gravi er-

rori. Ne è un esempio lampante la crisi finanziaria che

stiamo vivendo. Personalmente ritengo che la ricerca

di reddito a breve sottragga energie e risorse ai risul-

tati di lungo periodo».

Dunque lei sostiene che siano questi valori a det-tare le strategie vincenti?«Ne sono convinto. Si prenda come esempio l’inizio

della nostra attività, che risale al 1980 quando insieme

ad alcuni amici prendemmo in gestione un deposito di

carburanti dell’Agip Petroli a Villalagarina, in provincia

di Trento. I primi passi sono sempre i più difficili, mi

ricordo però che l’avvio fu facilitato grazie a un’idea del

tutto innovativa per i tempi di allora: offrire, assieme

ai prodotti petroliferi, servizi di gestione calore per

condomini, ospedali e la pubblica amministrazione.

Grazie all’attenzione al cliente, a servizi e prodotti di

qualità, Petrolvilla è diventata presto per fatturato e di-

pendenti una delle prime aziende a livello regionale e

DICEMBRE 2012 191NORD EST SVILUPPO

È IMPENSABILE CHEUN’AZIENDA PROSPERISENZA PRODURREREDDITO PER L’AREAIN CUI OPERA

Page 148: Nordest 12 2012

192 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

RINNOVABILI I SERGIO BORTOLOTTI

ha iniziato a espandersi verso le regioni limitrofe, Ve-

neto e Lombardia».

Qual è la struttura che vi siete dati con la crescitadella società?«Il Gruppo attualmente è organizzato in cinque aree. La

prima è l’area Fuels, che si occupa della fornitura e di-

stribuzione di prodotti petroliferi ed energetici per ri-

scaldamento e autotrazione. A Fuels fa capo anche Fuels

Retail, la società che si occupa della commercializza-

zione di carburanti attraverso una rete di stazioni di ser-

vizio con marchio Pvb. Power è invece l’area dedicata

alla progettazione, realizzazione e gestione d’impianti

per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La terza

area è Facility e si rivolge all’ambito del Facility & Energy

management: comprende i servizi di gestione calore e

di global service tecnologico. L’area Systems è dedicata

alla realizzazione d’impianti tecnologi meccanici ed elet-

trici. Infine l’area Cleaning, l’ultima nata in ordine di

tempo, è specializzata nei servizi di pulizia e di sanifica-

zione per ospedali, industrie, scuole e pubblica ammini-

strazione».

Quando avete sentito la necessità di un cambiod’assetto?«Al 2000 risale la prima importante svolta nella vita

dell’azienda. Dopo vent’anni di crescita e di espansione

anche vorticosa, nasce infatti il Petrolvilla Group Ener-

gia e Ambiente: in anticipo sui tempi, l’azienda cambia

strategia, adottando una politica incentrata sui temi

della sostenibilità, dell’efficienza e del risparmio ener-

getico. In particolare, il tema dell’ambiente sale in

primo piano ed entra a far parte del marchio, per sot-

tolineare come l’attenzione alle problematiche am-

bientali non sia semplicemente un’operazione di

facciata ma entri a pieno titolo nelle scelte strategi-

che aziendali. Ed è proprio grazie a tali scelte se il Pe-

trolvilla Group del nuovo millennio è un’impresa leader

nel Nordest, ormai pronta per il grande salto verso i

mercati internazionali».

Su quale comparto delle rinnovabili si è impegnatala Pvb? «Quello delle rinnovabili è un comparto che nel Gruppo

ha acquisito via via sempre più importanza, mi riferisco

LA SOCIETÀ HA CONTRIBUITOALLO SVILUPPO DEL SETTORE REALIZZANDODODICI PARCHI FOTOVOLTAICI

Page 149: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 193NORD EST SVILUPPO

in particolare all’idroelettrico. Qui Pvb, grazie a forti in-

vestimenti in ricerca e sviluppo, ha accumulato compe-

tenze tecnologiche molto avanzate. Un bagaglio di

esperienza e di professionalità che, quando è venuto il

momento, ha aperto al Gruppo Pvb la strada dell’inter-

nazionalizzazione, un salto coraggioso per un’azienda di

medie dimensioni che fino allora aveva operato soprat-

tutto nel Nord Italia».

Su quali paesi avete puntato maggiormente? «Per quanto riguarda il mercato estero, siamo impe-

gnati, attraverso Pvb Power, in tre grandi progetti per la

realizzazione di impianti idroelettrici, con un investi-

mento globale di 500 milioni di euro: due in Bulgaria -

nove centrali sul fiume Iskar e cinque sul fiume Maritza

-, e uno in Romania - sette centrali sul fiume Somes. Il

progetto in fase più avanzata è quello dell’Iskar: entro il

2012 sarà già completato il 60 per cento dell’intero inve-

stimento, con cinque centrali funzionanti. A regime i tre

progetti saranno in grado di produrre quasi 500 milioni

di kWh. Ma lo sforzo del Gruppo è rivolto in più dire-

zioni, come l’energia solare. Pvb ha contribuito allo svi-

luppo del fotovoltaico sul territorio nazionale

realizzando dodici parchi fotovoltaici. Un progetto che è

in fase di ampliamento e in prospettiva si prevede che il

numero delle realizzazioni crescerà ancora. Un altro set-

tore cui Pvb guarda con grande attenzione è quello del-

l’energia eolica, dove ha in programma significativi

investimenti sia in Italia sia all’estero, soprattutto nel-

l’area balcanica».

Una tale mole di lavoro deve richiedere un’orga-nizzazione molto complessa. «È il motivo per cui, nel 2010, celebrando i trent’anni di

attività, abbiamo intrapreso un profondo processo di

riorganizzazione interna. Il risultato è una nuova ra-

gione sociale e un diverso assetto organizzativo. Come

ho spiegato prima, il Gruppo ora è ripartito non più in

aziende, ma in cinque grandi aree di business: Fuels,

Power, Facility, Systems e Cleaning. Il marchio unico

sposta l’accento sul Gruppo, ma senza indebolire le sin-

gole aziende che, con un brand forte alle spalle, ve-

dono aumentata la propria forza e capacità di

misurarsi con la concorrenza».\\\\\ RF

L’investimento globale per la realizzazionedi impianti idroelettrici nell’Est Europa. Il progettoprevede 14 centrali in Bulgaria e 7 in Romania

500 Mln

Page 150: Nordest 12 2012

194 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

«Il settore dell’energia è, e sarà sempre di

più, il volano dell’economia italiana». È

questa l’opinione dell’ingegner Andrea

Lanzingher, responsabile di Azienda

Energetica Trading, società controllata

interamente da Azienda Energetica Spa,

il maggiore fornitore di energia elettrica in Alto Adige.

La storica presenza nel territorio bolzanino e meranese

di AE quale fornitore di energia elettrica ha consolidato

nel territorio un’immagine ben precisa per l’azienda,

che la collega alla sicurezza, all’ecologia e alla qualità

del servizio. Mantenendo rapporti costruttivi con le or-

ganizzazioni territoriali e gli organi istituzionali.

«L’energia elettrica prodotta da AE è di provenienza

idroelettrica; quindi l’impatto ambientale dell’attività

svolta è già molto limitato, anche se c’è ancora spazio

per miglioramenti. In ogni caso anche il gas, che AE

commercializza a Bolzano e Merano può essere annove-

rato come facente parte dell'energia pulita».

Siete il più grande fornitore di energia elettricadel mercato libero in Alto Adige. Potrebbe farci unquadro della situazione dell’ultimo anno di operato? «La società ha vissuto nell’anno 2011-2012 una forte cre-

Sarà il settore energetico a tirar fuori l’Italiadalla crisi? Ne discutiamo con l’ingegnerAndrea Lanzingher, responsabile del più grandefornitore di energia elettrica nel Triveneto

ENERGIA,VOLANODELL’ECONOMIA

Page 151: Nordest 12 2012

scita che equivale a un fatturato di 700 mln di euro per

un totale di 25.000 nuovi clienti oltre ai 200.000

clienti della casa madre. Abbiamo creato anche molti

nuovi posti di lavoro, soprattutto per giovani, nel set-

tore del commercio di nuove fonti energetiche. Un in-

dotto positivo che ci ha confermato leader del settore

nel Triveneto. Possiamo inoltre contare su oltre 100

anni di esperienza di AE e garantire affidabilità, sicu-

rezza e qualità nella vendita e gestione della fornitura

di energia elettrica su tutto il territorio nazionale».

Con quali obiettivi siete giunti alla diversifica-zione e come siete arrivati alla commercializza-zione del gas?«Ormai sono dieci anni che siamo attivi nel settore del

commercio di energia elettrica; una decisione nata

dopo il decreto Bersani che liberalizzava il settore.

L’esperienza e la professionalità sviluppate in questi

anni ci hanno spinto a fornire anche il gas naturale.

Entrando in questo settore abbiamo creato ovvia-

mente nuovi posti di lavoro. Per fornire un dato signi-

ficativo possiamo affermare che negli ultimi mesi

abbiamo acquisito 400 nuovi clienti nel settore gas.

DICEMBRE 2012 195NORD EST SVILUPPO

ENERGIA I ANDREA LANZINGHER

L’ingegner Andrea Lanzingher è responsabile diAzienda Energetica Trading, società controllata

interamente da Azienda Energetica SpA

www.eltrading.it

4,7 mld Sono i kWh relativi al volume di energia fornitonel 2011, di cui il 65 per cento in Alto Adigee il restante 35 sull’intero territorio nazionale

Il fatturato in euro registrato da Azienda EnergeticaTrading nell’ultimo anno grazie all’acquisizionedi 25.000 nuovi clienti

700mln

Page 152: Nordest 12 2012

196 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

ENERGIA I ANDREA LANZINGHER

Anche per quanto riguarda il gas ci muoviamo ovvia-

mente su tutto il territorio nazionale; la nostra tipolo-

gia di cliente è molto vasta, dalla famiglia, alla

piccola-media impresa fino alla grande realtà azien-

dale. La diversificazione di offerta è stata un valore ag-

giunto significativo per la nostra realtà».

E per quanto riguarda le centrali idroelettriche?«Il gruppo AE è proprietario di diversi impianti, che ge-

stiamo in maniera autonoma. Nei prossimi anni inoltre

faremo grandi investimenti su altri impianti perché il

campo dell’energia da fonte rinnovabile è in forte

espansione. Bisogna inoltre andare incontro agli inte-

ressi dei consumatori, sia privati che imprese; per que-

sto cerchiamo di favorirli con offerte vantaggiose,

grazie soprattutto alla produzione da fonti idroelettri-

che. In questo modo rispondiamo alla richiesta del

minor costo possibile, fondamentale in un momento

difficile come questo di crisi che stiamo attraversando.

Negli ultimi anni ci siamo inoltre specializzati nell’ap-

provvigionamento di energia elettrica da altri Paesi, in

particolare Germania, Svizzera e Austria, in modo da

garantire sempre di più un’energia certificata da fonti

rinnovabili».

Com’è la situazione della distribuzione energeticain Italia?«Si tratta di una situazione in cui le associazioni di ca-

tegoria rivestono un ruolo fondamentale, quello cioè di

raggruppare i clienti per approvvigionare l’energia in

modo comune. Il Governo attuale e quello precedente,

a mio avviso, si sono comportati in modo coerente per

quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili ed è

importante che nel futuro rimanga questa strategia di

sviluppo per un settore fondamentale come quello

energetico». \\\\\ MT

È IMPORTANTE CHE IN FUTURO RIMANGAQUESTA STRATEGIA DI SVILUPPOPER IL SETTORE ENERGETICO

Page 153: Nordest 12 2012
Page 154: Nordest 12 2012

202 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI LUIGI SCHIAVO

Quali sono i fattori che concorrono a rende-

re il 2012 uno dei peggiori momenti per il

mercato immobiliare? La crisi economica

è sicuramente uno dei punti più pesanti,

ma è la sua coniugazione nell’economia rea-

le a paralizzare maggiormente venditori e

potenziali acquirenti. I primi, per bisogno di liquidità, per

evitare di pagare l’Imu ma anche per acquistarne una nuo-

va più moderna ed efficiente, cercano di vendere; i secon-

di, invece, vorrebbero acquistare il loro primo immobile ma

a causa del credit crunch e della maggiore diffidenza delle

banche sono impossibilitati a farlo. Per questo Ance Vene-

to punta a studiare soluzioni integrative al mutuo banca-

rio. Un’idea potrebbe essere rispolverare, evolvendolo, il mo-

dello delle cartelle fondiarie affidando alla Cassa depositi e

prestiti un ruolo centrale perché la Cdp può approvvigionar-

si sul mercato a lungo termine con costi minori anche del

30 per cento rispetto a una grande banca. Con il supporto

di altri investitori istituzionali ci sarebbero quindi le risor-

se da utilizzare per acquistare tranche senior di cartolariz-

zazioni o obbligazioni garantite da mutui residenziali. In

alternativa, o accanto a questo strumento, si potrebbe pen-

NUOVE ENERGIEPER L’IMMOBILIAREImu e crisi economica frenano la compravenditadelle case. Intanto in Veneto, al secondo posto inItalia per cementificazione, i costruttori studianonuove proposte urbanistiche per le città del futuro,partendo dai centri storici. Il punto di Luigi Schiavo- Giacomo Govoni

↑ Luigi Schiavo, presidentedi Ance Veneto

Page 155: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 203NORD EST SVILUPPO

sare alla creazione di un fondo di garanzia statale che pro-

tegga i mutui erogati dalle banche a vantaggio delle cate-

gorie disagiate. Lo spiega meglio il presidente della sezio-

ne veneta dell’Associazione nazionale costruttori edili,

Luigi Schiavo.

Gli immobili invenduti si stanno trasformando in“emergenza edilizia”. Quanto questa situazione è rea-le e come poterla risolvere?«Il problema è reale ed è legato non tanto a una mancan-

za di richieste di abitazione, quanto alla difficoltà delle fa-

miglie di accedere al mutuo. Mettendo insieme i dati del-

le costruzioni in cantiere, ormai ridotte all’osso, e le esigen-

ze delle famiglie si può vedere che c’è un saldo, e quindi un

fabbisogno potenziale, di 595mila case. Sebbene, per diffi-

coltà di rilevazione, nessuno sia riuscito ancora a stimare

a quanto ammonti l’invenduto italiano, si può certamen-

te affermare che la nostra situazione è ben diversa da quel-

la spagnola o da quella che caratterizzava gli Stati Uniti nel

contesto della crisi dei sub-prime. Il settore immobiliare, tra

il 1995 e il 2005, ha vissuto senza dubbio un’epoca di gran-

de espansione, ma non parlerei di bolla immobiliare. Il sal-

do negativo tra nuove abitazioni e nuove famiglie in par-

te lo conferma. La soluzione è agevolare l’accesso al credi-

to per quelle famiglie che più hanno bisogno di acquista-

re casa: le nuove coppie e le fasce medio-basse».

Quanto e come l’Imu ha inciso sull’andamento del set-tore e sulle compravendite?«Certamente l’Imu non rappresenta un incentivo alla ripre-

sa del settore. Nessuno contesta la legittimità di una tas-

sa sulle proprietà immobiliari, che esiste in quasi tutti i pae-

si occidentali, ma l’entità degli aumenti è stata davvero im-

pressionante. Oltretutto la nuova imposta si inserisce in un

contesto di forte difficoltà per le compravendite immobi-

liari. Chi non riesce a vendere si ritrova con un fardello pe-

sante sulle spalle. Per gli imprenditori la situazione è para-

dossale: è come aver imposto il bollo alle automobili ferme

in concessionaria».

IL RECUPERODELL’ESISTENTE DOVRÀCONTRADDISTINGUEREI PIANI URBANISTICIDEL FUTURO

Page 156: Nordest 12 2012

204 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI LUIGI SCHIAVO

Il Veneto è la seconda regione d’Italia più cementi-ficata, l’11 per cento del suo suolo è impermeabile.Come far conciliare la ripresa del settore edile con laconsapevolezza che oltre un certo limite non si puòandare?«C’è un punto fermo, ampiamente condiviso, che dovrà

contraddistinguere i piani urbanistici del futuro: il recu-

pero dell’esistente. I centri si svuotano perché le case sono

vecchie e non più confortevoli ed è costoso rimetterle in

sesto. Ma non si può pensare di continuare a costruire

in periferia: i costi legati alla mobilità urbana, all’impat-

to sull’ambiente, agli standard di socialità sarebbero gra-

vosi e non convenienti tanto per chi costruisce quanto

per l’utenza. Per questo l’Ance ha promosso il Piano per

le città, programmi di recupero organico di interi quar-

tieri o di zone produttive dismesse. Il governo l’ha fatto

subito suo con il recente decreto sviluppo. I fondi stan-

ziati sono ancora pochi rispetto alle esigenze e alle richie-

ste dei Comuni, ma l’approccio e la vision sono quelli giu-

sti. Serve però anche molta meno burocrazia e il corag-

gio di intervenire anche in aree urbane più delicate. Con

il recupero a fini residenziali dei loro dock portuali dismes-

si, Amstedam, Parigi e Berlino sono esempi da seguire».

Ad agosto in Veneto sono state presentate 45.355 pra-tiche per il piano casa. Questo provvedimento ha com-portato un miglioramento della situazione del compar-to? Quali sono state le tipologie di richiesta più frequen-ti?«Si è trattato per lo più di piccoli interventi di manutenzio-

ne. La mole di lavoro ha consentito soprattutto ai piccoli

artigiani di affrontare con più tranquillità il periodo di ma-

gra. È stato un bene sia perché è stato un primo tentativo

di ampliare la possibilità di intervento sul parco immobi-

liare esistente sia per salvaguardare il know how delle mae-

stranze locali. La vera sfida è il recupero strutturale di in-

teri edifici attraverso la demolizione e ricostruzione, non an-

cora sufficientemente incentivata dalla legislazione e dal-

la mancanza di una burocrazia snella ed efficiente». \\\\\

45.355 DomandePresentate in Veneto, ad agosto 2012,per gli ampliamenti e le opere di manutenzioneresi possibili dalla legge sul Piano casa

Page 157: Nordest 12 2012
Page 158: Nordest 12 2012

ALTO ADIGE,UNA SENSIBILITÀGREEN

All’avanguardia nei settori delle energie rinnovabilie dell’efficienza energetica, l’Alto Adige si avviaa grandi passi verso Klimaland. Ne parlail presidente Luis Durnwalder - Francesca Druidi

↑ Presentazione del dossier“Alto Adige Green Region”il 24 luglio. Da sinistra:l’assessore Thomas Widmann,il ministro Clini, Luis Durnwaldere il direttore di Bls Ulrich Stofner

EDILIZIA SOSTENIBILE LUIS DURNWALDER

212 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Page 159: Nordest 12 2012

Èun modello di sviluppo eco-compatibile ed

ecologico quello portato avanti, ormai da

anni, dall’Alto Adige, portato avanti dall’am-

ministrazione e condiviso pienamente dai

suoi abitanti. Non si tratta solo di uno stile di

vita, ma anche di un asset economico strate-

gico: sono quasi 500 le aziende del territorio già attive nel

settore e il 30 per cento circa di tutte le imprese altoate-

sine investe in tecnologie verdi, contro il 23,4 per cento

della media nazionale. In virtù della sua posizione, dell’au-

tonomia di cui gode, delle specificità della sua economia

e degli sforzi compiuti in questa direzione, l’Alto Adige

mira a diventare un Klimaland riconosciuto a livello inter-

nazionale.

Cosa si intende per Klimaland? «Una gestione intelligente e razionale dell’energia, il mi-

glioramento dell’efficienza negli edifici, l’utilizzo di fonti

rinnovabili. Sono questi i tre punti principali nei quali si ar-

ticola la strategia elaborata dalla giunta provinciale per il

pacchetto clima: una serie di misure da attuare entro il

2050 e raggruppate nel concetto Klimaland».

Quali gli obiettivi centrati finora, ma soprattutto iprincipi cardine della politica energetica che condurràalla realizzazione di Klimaland nel 2050? «Da un lato, l’obiettivo del pacchetto clima è quello di ab-

battere la produzione di anidride carbonica - che entro il

2050 dovrebbe passare dalle attuali 5 tonnellate a 1,5 ton-

nellate all’anno - e, dall’altro, trasformare l’Alto Adige in una

regione indipendente dal punto di vista energetico in

grado di produrre e utilizzare energia pulita e sicura. Oggi

il territorio copre il fabbisogno energetico (escluso il traf-

fico) per il 56 per cento con fonti di energia rinnovabili.

Entro il 2020 vogliamo coprire il 75 per cento, entro il 2050

raggiungere e superare il 90 per cento. Ricordo, inoltre,

che secondo il Rapporto 2012 di Legambiente, in Italia ci

sono 23 Comuni rinnovabili al 100 per cento e, di questi,

ben 16 sono in Alto Adige».

Per quanto riguarda l’asse d’intervento “Riqualifica-zione di edifici ed edilizia sostenibile”, quali saranno iprovvedimenti che riguarderanno il patrimonio edili-

→ Flavio Ruffini,presidente dell’Agenzia

CasaClima

DICEMBRE 2012 213NORD EST SVILUPPO

CasaClima festeggerà entro l’anno la certifica-

zione numero 5.000. Traguardo grazie al quale

si posiziona tra le attestazioni di qualità nel-

l’efficienza energetica più ambiti non solo a livello na-

zionale, specie in Veneto, Lombardia e nelle province

autonome di Trento e Bolzano, ma ben oltre i confini.

«Attualmente – precisa Ruffini – abbiamo più di 1.000

edifici in fase di certificazione».

Sono cinque gli edifici che di recente sono stati in-signiti dei “CasaClima awards 2012”. In che modo gliinterventi premiati hanno saputo coniugare i criteridi efficienza energetica e sostenibilità? «Gli edifici premiati hanno trovato la miglior simbiosi

tra efficienza energetica, sostenibilità ambientale,

qualità abitativa e innovazione architettonica e hanno

interpretato nel miglior modo i principi costruttivi che

CasaClima promuove. Anche se il premio è nato in

provincia di Bolzano, la sua rilevanza, grazie anche ai

contributi dei network e degli esperti, ormai si è

estesa su tutto il territorio nazionale. Quest’anno la

Casa delle Bottere a Treviso e la scuola elementare di

Villa Vicentina, insigniti con il cubo d’oro e costruiti

al di fuori della provincia, sono di particolare pregio».

Con quali altre iniziative CasaClima continuerà aperseguire questo obiettivo?«L’agenzia si impegnerà sempre più come centro di

competenza di riferimento in primis per gli utenti e

poi anche per tutti gli attori dell’edilizia in Italia. Ne è

testimonianza la grande cura con cui stiamo affron-

tando la sfida del raffrescamento, che nel nostro Paese

serba un enorme potenziale di miglioramento.

L’AGENZIA CHECERTIFICA GLI EDIFICIFLAVIO RUFFINI PRESENTA UN SETTORE,QUELLO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA,IN CONTINUA EVOLUZIONE. A PARTIREDALLA FORMAZIONE

Page 160: Nordest 12 2012

214 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

zio esistente, ma anche la nuova edilizia?«Dieci anni fa è nata l’agenzia CasaClima, che finora ha ri-

lasciato la certificazione energetica e ambientale a 6mila

edifici. Il potenziale maggiore arriva però dai risanamenti,

soprattutto nelle città: entro il 2020 vogliamo innalzare la

quota di edifici risanati ogni anno dall’1 al 2,5-3 per cento,

incentivando gli interventi anche con la concessione di un

bonus cubatura».

In questa visione complessiva di politica energetica,quale evoluzione conosceranno gli standard Casa-Clima?«Nel 2015 in Alto Adige per gli edifici di nuova costruzione

sarà obbligatorio lo standard A, che prevede un consumo

per riscaldamento di 30 kwh all’anno per metro quadrato,

finora il consumo per lo standard B è 50 kwh».

Quali prospettive apre la promozione dell’AltoAdige come green region?«Grazie alle competenze garantite dall’autonomia, possiamo

investire anche nella qualità dell’ambiente e nell’innovazione

con una politica di gestione del territorio sempre attenta

nella mobilità, nel turismo, nell’economia, nell’energia e nelle

costruzioni. Si tratta di progetti ispirati alla sostenibilità che

stanno collocando la Provincia in una dimensione di regione

verde, produttiva ed ecocompatibile. Per quanto riguarda la

mobilità, tra le misure già attuate, ricordo l’introduzione del-

l’Alto Adige Pass, che incentiva l’uso del mezzo pubblico per-

mettendo di viaggiare con un unico biglietto su tutti i mezzi

di trasporto in tutto il territorio provinciale. Inoltre, è in

corso a Bolzano la realizzazione di un impianto di produ-

zione e distribuzione di idrogeno per auto: l’obiettivo è la

creazione di un “corridoio verde” tra Monaco e Modena con

un distributore di idrogeno ogni 100 km». \\\\\

EDILIZIA SOSTENIBILE LUIS DURNWALDER

Inoltre, in futuro interverremo maggiormente sul pa-

trimonio edilizio esistente».

A fine agosto è stata consegnata la prima targa“CasaClima wine” alla tenuta Pfitscher. Cosa rappre-senta questa certificazione e come si muovono le mo-derne aziende vinicole in direzione di una maggioresostenibilità?«Si tratta di un nuovo sigillo dell’agenzia, che tiene

conto della compatibilità ambientale dell’edificio, del

consumo di energia e acqua nella produzione dei vini,

della scelta degli imballaggi e della produzione di ri-

fiuti. Oggi le cantine, oltre a essere strutture destinate

alla produzione, si stanno affermando sempre più

come luoghi di socializzazione e incontro, dove presen-

tare, attraverso l’architettura e il prodotto vino, le pe-

culiarità, la cultura, la storia e le ricchezze di un intero

territorio».

Uno dei principali campi di competenza del-l’agenzia CasaClima è la formazione. Quali lenovità?«I corsi offerti forniscono un know-how di livello supe-

riore sui temi rilevanti del costruire sostenibile. Negli

ultimi 5 anni sono stati organizzati più di 1.000 corsi,

per un totale di 25.000 partecipanti. Questo successo

è stato reso possibile sia dalla competenza dei relatori

sia dall’impegno dell’agenzia nel mantenere sempre ag-

giornata l’offerta formativa. Molti corsi fra quelli offerti

comprendono, oltre che lezioni teoriche in aula, anche

fasi di progettazione diretta, esperienze in campo con

visite di cantieri ed edifici finiti e attività di laboratorio.

Tra le ultime novità segnalo il corso “Consu-

lente/auditore per la sostenibilità”, riservato a chi è già

consulente o auditore CasaClima, e il ciclo di seminari

“Costruire con…”, aperti a tutti gli interessati». - RG

↓ Museion di Bolzano, esempiodi architettura ecosostenibile

(Certificato CasaClima B)

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Page 162: Nordest 12 2012

216 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

UN RISPARMIOANCHEECONOMICOL’adozione del regolamento che prevede l’obbligodella certificazione CasaClima cambierà il voltodi Udine nel segno dell’efficienza energetica.Il punto del sindaco Furio Honsell

Page 163: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 217NORD EST SVILUPPO

Il Comune di Udine ha abbracciato il protocollo Ca-

saClima, rendendo obbligatorio raggiungere la

classe B per gli edifici di nuova costruzione. Una de-

cisione che, come spiega il primo cittadino, mira a

creare una città sostenibile incrementando la qua-

lità edilizia.

Qual è stata la risposta della cittadinanza al prov-vedimento? «Il nuovo regolamento energetico è stato adottato dal

consiglio comunale il 25 maggio 2009. La nostra scelta,

inizialmente criticata, ha riscontrato alla prova dei

fatti grandi apprezzamenti sia da parte degli operatori

del settore e dei costruttori che dei cittadini. Quello

che conta poi è che l’adozione di questa misura si sta

traducendo in un miglioramento del patrimonio edili-

zio e della vivibilità della città, in un aumento del com-

fort abitativo, in un sensibile risparmio energetico e,

di conseguenza, economico».

Quali risultati sono stati raggiunti fino a oggi?«Un edificio di classe B CasaClima ha un fabbisogno annuo

tra i 50 e i 30 kWh/mq, che si traduce in consumi tra i 5 e

i 3 litri di gasolio o metri cubi di gas per metro quadro di

superficie riscaldata. Attraverso questa scelta, nei prossimi

anni, sono attese altre 500 unità abitative certificate che

consumeranno pochissima energia, con una decisa ridu-

zione delle emissioni di anidride carbonica e un risparmio

di circa 350 euro di bollette per ogni famiglia. Fino a oggi,

su 111 edifici complessivi, di cui il 99 per cento residenziali,

14 sono già stati certificati e gli altri 97 sono in fase di cer-

tificazione. In particolare, una plurifamiliare in classe oro,

tre in classe A+, di cui una plurifamiliare, una unifamiliare

e una scuola materna, 17 in classe A, di cui 9 unifamiliari,

una unifamiliare ristrutturata, due edifici per uffici, 4 plu-

rifamiliari e un’altra nuova costruzione, e 90 edifici in

classe B».

Quali elementi ha registrato nel processo di ade-sione della città allo standard CasaClima?«Gli operatori del settore hanno subito colto l’opportunità

che il mercato offriva al punto che, benché per norma

venga imposto il livello B come minimo di classificazione,

sono sempre più numerose le iniziative che hanno come

obiettivo il raggiungimento di classi superiori. Dai dati

emersi e confrontando i fabbisogni medi di energia degli

edifici esistenti a Udine, il risparmio per i cittadini sarà di

oltre 2 GWh all’anno, equivalenti a un taglio di 400 tonnel-

late di anidride carbonica».

In una prima fase l’adesione a CasaClima è stata in-centivata attraverso un fondo. Sono tuttora previsteforme di incentivazione?«In realtà non è mai stata prevista alcuna incentivazione

per la realizzazione di questo tipo di edifici. Perché la lo-

gica di questo percorso non è quella dell’incentivazione. Il

Comune ha realizzato il nuovo regolamento edilizio e

l’adesione al protocollo è nell’interesse dei cittadini: è un

investimento che si finanzia nel giro di 6 o 7 anni. La ri-

prova è data dal fatto che questi appartamenti vanno a

ruba in città, sono gli altri a non avere più mercato. Nella

fase di transizione, per non creare troppo squilibrio ri-

spetto al regolamento precedente, abbiamo soltanto te-

nuto conto delle spese di certificazione».

Come l’amministrazione sta portando avanti il di-scorso di un’edilizia di qualità e di un abitare consa-pevole?«La città sostenibile è stata una delle priorità dal mio inse-

diamento. Anzi, era già presente nel programma eletto-

rale. Abbiamo realizzato CasaClima, piste ciclabili, un

piano della mobilità sostenibile. Udine è stato il primo co-

mune del Friuli Venezia Giulia a sottoscrivere il Patto dei

sindaci. Il consiglio comunale ha deliberato all’unanimità

l’adesione all’iniziativa dell’Unione europea che pone alle

città aderenti l’obiettivo di ridurre di oltre il 20% le emis-

sioni di gas serra, attraverso l’aumento del ricorso alle fonti

di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza

energetica. È mia ferma convinzione proseguire in questo

percorso». \\\\\ FD

← L’interno della fieraKlimahouse a Bolzano

↓ Furio Honsell,sindaco di Udine

EDILIZIA SOSTENIBILE FURIO HONSELL

Page 164: Nordest 12 2012

218 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

TRADIZIONEE SPIRITODI UN LUOGO

II dibattito sulla bioarchitettura del ventunesimosecolo assume significati più intimisti a contattocon il pensiero e le opere dell’architettoWalter Angonese. Che rifiuta ogni “ecoformalismo”

Page 165: Nordest 12 2012

DICEMBRE 2012 219NORD EST SVILUPPO

La bioarchitettura ha iniziato a diffondersi a

partire dalla metà degli anni Settanta fino a di-

ventare quasi uno slogan della società attuale

e della moderna progettazione. Ma quali sono

gli approcci progettuali che vanno oltre i ca-

noni dell’edilizia tradizionale? Secondo

l’architetto Walter Angonese, la risposta va cercata in una

visione intimista e sostanziale di un luogo e delle sue ca-

ratteristiche. Un fare che s’allontana da facili formalismi e

che va alla fonte dell’ecosostenibilità. «Gli interventi rea-

lizzati secondo i canoni della bioarchitettura – afferma –

non dipendono tanto dal particolare interesse per questa

disciplina, bensì dalla spinta nel progettare cose adatte a

un luogo e agli uomini che lo vivono».

Come vanno intese dunque le progettazioni biocom-patibili?«Non sono molto legato a questi slogan moderni che ven-

gono spesso usati in maniera inflazionale, benché nella so-

stanza il principio di ecosostenibilità m’interessa e mi deve

interessare. Come uomo, ma anche come professionista.

Tengo particolarmente alla dimensione logica di un pro-

getto, al benessere delle persone che vivono un edificio e

pertanto, in maniera automatica, considero entrambi que-

sti aspetti. Ma non amo l’ecoformalismo che, purtroppo, è

divenuto di moda».

Lei come coniuga e interpreta la tradizione di unluogo e del suo paesaggio con la progettazione? «Mi dedico al luogo in modo più o meno intenso. Cerco di

scoprirne le particolarità, partendo dalla percezione di ele-

menti che possono essere considerati anche banali e ordi-

↑ Walter Angonese

← Il CentroVisitatori di CarezzaSopra, Walter Angonese

EDILIZIA SOSTENIBILE I WALTER ANGONESE

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220 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

nari. M’interessa soprattutto la quotidianità di un luogo,

perchè solo capendo quella si può arrivare a scoprire tutte

le altre dimensioni, gli elementi che manifestano la sua

tradizione e quelli che esprimono una costanza, una cul-

tura, e gli danno senso, spirito e caratteristica. Quando ab-

biamo costruito il centro per i visitatori del lago di Carezza,

a oltre 1.600 metri, ci siamo confrontati anche con il legno

delle stupende foreste circostanti. Ho scelto di lavorare

proprio con questo tipo di materiale per tutto l’edificio, co-

struendo con questi assi le parti superiori, portanti e di ri-

vestimento e le parti ipogee. È stato un modo di operare

programmatico e logico, contestuale, legato al tema della

progettazione e a impatto zero».

In Italia esiste una cultura della sostenibilità archi-tettonica o il processo è ancora agli inizi? «Alcune riviste milanesi si sono dedicate molto a questo

tema e pertanto il fenomeno è ormai entrato a far parte

del dibattito. A Milano si costruiscono perfino grattacieli

dai quali crescono alberi, come da una rovina del roman-

ticismo. Se tutto ciò va inteso come cultura della sosteni-

bilità, al di là delle distinzioni tra le diverse realtà

climatiche del paese, allora non penso che si possa parlare

di una non esistenza di questa cultura. Personalmente,

però, provo un certo scetticismo se alcuni amici siciliani

mi contattano perché vogliono costruire le loro case con il

legno in una terra del Mediterraneo, dove l’inerzia di un

edificio gioca un ruolo fondamentale per cultura e per fi-

sicità. Bisogna dunque stare attenti a non cadere nei soliti

formalismi».

Bolzano può raggiungere a breve l’obiettivo di riscal-damento ed energia a costo zero e senza inquinare? «Purtroppo nel mondo globale in cui viviamo non pos-

siamo più essere sicuri della provenienza della nostra ener-

gia. Il Sudtirolo, grazie alla capacità di produzione delle

sue grandi centrali idroelettriche, potrebbe essere autarca

in campo energetico. Negli ultimi anni, come un po’ in

tutta l’Italia, sono state promosse le energie alternative e

molti oggi trovano parte della loro fonte energetica negli

impianti solari e fotovoltaici. Tuttavia, queste nuove tecno-

logie non concepiscono ancora l’architettura come stru-

mento per costruire edifici adatti al luogo circostante. E

accade che ci si focalizza solo sulla parte del tetto, volendo

poi mantenere forme e tipologie tradizionali nelle restanti

zone. La sperimentazione con case passive non è poi an-

cora conclusa ed esistono ancora troppi problemi legati a

fenomeni fisici, soprattutto in posti molti umidi. In questi

casi trovo ci sia ancora troppa incongruenza e, nuova-

mente, tanto formalismo».

Materiali naturali, risparmio energetico, case intelli-genti: quali sono oggi le frontiere della bioarchitettura? «È molto semplice: per vivere secondo i canoni della bioar-

chitettura bisogna anche ridurre i propri bisogni. Non

posso avere una casa ipertecnologica e al tempo stesso ap-

plicare argilla sulle pareti. Serve un cambiamento paradig-

matico nella propria testa ed è proprio a questo livello che

molti di noi non sono ancora arrivati».

In che modo, attraverso la bioarchitettura, si giungea una nuova qualità della vita?«Gran parte delle persone si trova molto meglio in una

casa storica, costruita involontariamente con materiali

ecologici o biologici, anziché in una casa contempora-

nea. Questo ci deve indurre a riflettere sul nostro lavoro.

Talvolta i colleghi giovani pensano che un architetto

contemporaneo debba usare materiali contemporanei.

Ma cos’è contemporaneo? Il cemento lo hanno inventato

i romani». \\\\\ EF

→ La CantinaSan Michelead Appiano

EDILIZIA SOSTENIBILE I WALTER ANGONESE

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234 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

UN CONSORZIOSTABILE PER LECOSTRUZIONILa formula del “consorzio stabile”è un’opportunità per condividerecompetenze, risorse tecnichee umane, rendendosi piùcompetitivi sul mercatodelle costruzioni, in forte stasi.Il punto di Luca Pierobon

INFRASTRUTTURE I LUCA PIEROBON

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DICEMBRE 2012 235NORD EST SVILUPPO

Allargare il proprio orizzonte di mercato di-

venta un passo strategico da effettuare, in

un momento di contrazione delle opportu-

nità rivolte alle imprese di costruzioni.

Nasce da questa considerazione l’espe-

rienza di Petra, primo e finora unico esem-

pio di “consorzio stabile” in provincia di Belluno. Presieduto

da Luca Pierobon, il consorzio ha circa 150 dipendenti, fra

personale proprio e delle consorziate, ed è nato dall'unione

di tre imprese di costruzioni locali: Bortoluzzi Celeste Srl

(in attività dal 1901), Silvio Pierobon e C. Sas (in attività dal

1910) e Geocem Srl (dal 1986).

Nel contesto di un’edilizia fortemente gravata dallacrisi, quale valore aggiunto può portare l’aggregazionein un consorzio?«Oggi il valore delle aggregazioni viene ampiamente rico-

nosciuto, in tutti i settori economici, anche attraverso una

specifica normativa “premiante”, sulle reti d’impresa. In ve-

rità, nell’ambito della disciplina sui lavori pubblici italiana,

già dal 1994 venne attribuito un vantaggio alle imprese di

costruzioni che intendessero unire durevolmente le pro-

prie capacità per far fronte in modo coordinato all’affida-

mento ed alla realizzazione di opere pubbliche, proprio

attraverso le regole sui “consorzi stabili”. Un tentativo del

legislatore di porre rimedio alla fortissima frammenta-

zione del mercato nazionale delle imprese del settore, ca-

ratterizzate da una dimensione media estremamente

ridotta».

Cosa vi ha permesso di mettere in campo, questaforma di aggregazione?«Unire competenze, mezzi tecnici, personale, in modo ela-

stico e funzionale alla natura di ogni singolo contratto è

una chance competitiva che aiuta a superare l’attuale fase

congiunturale di profonda crisi del mercato delle costru-

zioni. Le imprese aderenti al Consorzio Petra hanno voluto

cogliere questa opportunità nel 2004, anno della sua costi-

tuzione, quando la prospettiva della crisi del settore delle

costruzioni era chiara e tangibile. Petra è nato per i lavori

pubblici ma può operare naturalmente anche nel mercato

dei lavori privati, muovendosi in diversi contesti territoriali,

estero compreso. Operiamo prevalentemente in Veneto,

ma il nostro raggio d’azione si espande a tutta Italia e coin-

cide con il bacino d’utenza delle società consorziate».

Luca Pierobon,presidente del Consorzio Petra,che ha sede a Belluno

[email protected]

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236 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO

Quali sono i principali progetti realizzati e qualiquelli in fase di realizzazione?«Ci siamo occupati dei lavori marittimi nell’area di Venezia-

Marghera per conto di primarie aziende venete e di inda-

gini geologiche marittime da piattaforma nell’area di

Trieste; abbiamo lavorato per il Magistrato alle Acque,

l’Anas e Veneto Strade. Per quest’ultimo, attualmente

stiamo realizzando la variante di Agordo sulla Sr 203».

Operate anche nell'ambito delle pavimentazionistradali. In quest'ambito come vi rapportate alle rela-tive gare di appalto? «Operiamo in questo ambito da due anni e mezzo circa,

dopo la decisione di rilevare il ramo d’azienda da un im-

portante operatore locale che l’aveva posto in liquidazione.

Nelle gare d’appalto per ogni realtà aziendale che opera in

questo specifico settore la tendenza al ribasso è particolar-

mente marcata soprattutto in questo periodo di forte crisi.

Per fortuna i committenti, in particolare in questo ambito

di attività, sono molto attenti alla qualità degli interventi

eseguiti e sanno porre la opportuna attenzione sul giusto

rapporto “qualità/prezzo” e non potrebbe che essere così,

in quanto ne uscirebbe sconfitto sia il committente

stesso, che il sistema delle imprese serie e responsabili».

Sul fronte della sicurezza, ritenete adeguata la rela-tiva normativa? «Tale normativa è sicuramente complessa, farraginosa e di

non facile gestione. Sovente nella sua applicazione prevale

il valore degli adempimenti burocratici rispetto alla con-

creta applicazione delle cautele antinfortunistiche. Un ul-

teriore problema, molto significativo, sta nel sistema dei

controlli che non è affatto omogeneo sul territorio nazio-

nale. Le aziende più coscienziose sopportano oneri e si

fanno carico di adempimenti costosi che sono, invece,

spesso trascurati da operatori “disinvolti” che posso ope-

rare nel mercato con troppa libertà di azione. Ciò a danno

della competitività delle prime».

Volgendo lo sguardo al futuro: quali ambiti del vo-stro settore presentano sviluppi interessanti?«Le infrastrutture rappresentano un ambito in cui le op-

portunità di intervento sarebbero numerose, soprattutto

se venissero implementate le politiche tese al coinvolgi-

mento dei capitali privati per la loro realizzazione, per fa-

vorire il ricorso a project financing. La difesa del suolo è un

altro comparto di attività che meriterebbe una più ade-

guata considerazione, visto che a ogni fenomeno meteo-

rologico appena più insistente della media, le conseguenze

dannose sono evidenti e tutti gridano allo scandalo, salvo

poi “rimuovere” il problema. Le maggiori chance di mer-

cato potrebbero venire però dall’edilizia sostenibile. In

un’Italia che non cresce demograficamente e dove lo stock

abitativo esistente è sostanzialmente adeguato alla do-

manda, il miglioramento della qualità degli alloggi po-

trebbe rappresentare l’unica via praticabile per sostenere

l’offerta di nuove costruzioni. In questo senso potrebbero

essere messi in campo strumenti più efficaci per agevolare

la ricostruzione degli edifici “obsoleti” senza consumo di

nuovo territorio». \\\\\ AM

INFRASTRUTTURE I LUCA PIEROBON

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