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ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS Ente Autorizzato per le Adozioni Internazionali Novembre 2015 n. 22 – Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2 e 3, Aut. N. AC/RM/07/2012 La Direttrice Nazionale del Sename e la Responsabile Dipartimento Adozioni con i ragazzi Icyc nella Sede dell’Associazione

Notiziario 2015 11

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Notiziario Novembre 2015 Associazione Pro-ICYC ONLUS

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ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUSEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

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La Direttrice Nazionale del Sename e la Responsabile Dipartimento Adozionicon i ragazzi Icyc nella Sede dell’Associazione

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NotiziarioPeriodico semestrale di informazione dell’Associazione Famiglie Adottive pro Icyc OnlusEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

Aut. del Tribunale di Roma n. 359/2010 del 17-09-2010

Sede di RomaPiazza del Torraccio di Torrenova, 28 - 00133 RomaTel/fax 06/68806528

Sito Internetwww.proicyc.org

Direttore ResponsabileMaurizio Corte

Coordinatore Editoriale Maria Rita Bonafede

Progetto grafico e impaginazioneADM

StampaEmpograph - Villa Adriana (Roma)

N. 22 - Novembre 2015

SommarioEditoriale 3

Convegno 2015Chi è Paco? 4

Per te Padre Pier 18

I pesci non sono fatti

per vivere rinchiusi. L’acquario ti cambia dentro... 20

Paco è in ognuno di noi 26

Modi per esprimerci 27

Cercando risposte 28

Un miracolo d’amore 34

L'adozione dall'altro lato 36

La crisi delle adozione 37

IncontriUn incontro che ci onora 38

A Fosciandora con il cuore 40

Un passo avanti 41

TestimonianzeIn punta di piedi 42

il tempo non passa mai 44

Momenti indimenticabili 45

Brevi 46

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Editoriale

L’elezione del nuovo Consiglio Direttivo che si è svolta a Tortoreto il 5 settembrescorso ha rappresentato un grande e significativo momento.Innanzitutto per l’inserimento di Maribel, una bambina di Padre Pier e oggi giovaneragazza, che in questi anni con sensibilità e impegno si è fatta portavoce e interpretedelle idee, delle proposte e anche dei problemi dei ragazzi Icyc e che oggi, nella suanuova veste di componente del Consiglio Direttivo può dare un contributo ancora piùcostruttivo alla vita dell’Associazione.Inoltre ho accolto con grande gioia il voto unanime dell’assemblea dei soci nelconfermare un gruppo di lavoro affiatato da tanti anni. Una squadra che mi onoro didirigere e con la quale continuerò a lavorare mettendo al servizio la mia personaleesperienza maturata in tutti questi anni. Il sostegno ricevuto da tutti i presentiall’assemblea è stato per me motivo di rafforzamento morale, dandomi nuova spintaper proseguire il lavoro intrapreso.

Il nuovo Consiglio si è subito messo al lavoro e il 24 ottobre ci siamo riuniti nelSantuario della Stella a Fosciandora (LU) di proprietà dell’Ordine della Madre di Dio.In questo luogo solenne, immerso nel verde, Padre Alceste compì i suoi studi daseminarista, vi restò 5 anni ma vi rimase legato per tutta la vita e ne parlava semprecon nostalgia e affetto. Il nostro riprendere il cammino da lì dove tutto è iniziato haavuto dunque un significato simbolico.Nello stesso tempo abbiamo voluto esprimere la nostra gratitudine a Padre FrancescoPetrillo, Padre Generale dell’OMD, che con determinazione ha voluto recuperare quelsantuario che viveva da anni una condizione di abbandono. I lavori effettuati e quelli incorso lo stanno riportando alla sua originaria bellezza.È stata una giornata intensa di emozioni e di lavoro, sono state tracciate le lineedell’attività del Consiglio per il prossimo triennio. Tanti nuovi impegni, tante nuovesfide ma che affrontiamo con serenità e gioia forti della nostra storia e fiduciosi nelfuturo che sono i nostri meravigliosi ragazzi.

Giovanni Palombi

Editoriale

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Chi è Paco?Silvia ValeriZia orgogliosa di Fabiola e Gabriela

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Con questa domanda si è aperto il 26°

Convegno nazionale dell'Associazione

famiglie adottive Pro Icyc, che si è svolto

a Tortoreto (TE) dal 4 al 6 settembre.

Famiglie adottive, coppie in attesa,

ragazzi e operatori si sono incontrati

dopo un anno per confrontarsi e condivi-

dere le esperienze maturate, trovare rispo-

ste ai tanti interrogativi ancora aperti.

La novità di quest'anno è che il convegno

è stato organizzato dai ragazzi insieme

agli operatori, segno che i tempi sono

maturi per accogliere il contributo dei

giovani e farli diventare protagonisti.

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Venerdi 4 settembreI tempi dell'attesa

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Il convegno si è aperto con una riflessione su "I tempi dell'attesa",coordinato dalle psicologhe dell'associazione Alessia Carleschi eGiuditta Borghetti e dall'assistente sociale Roberta Caniglia.Un'occasione importante di confronto per approfondire tutti gliaspetti del percorso che le coppie compiono dal momento in cuidecidono di adottare fino all'incontro con il loro bambino.Un incontro desiderato e temuto, in cui ognuno arriva con aspetta-tive e sentimenti diversi ma convergenti. Da un lato i genitori, con il loro vissuto di sofferenza per il mancatoarrivo di un figlio biologico e il fortissimo desiderio di formare unafamiglia; dall'altra il bambino abbandonato, diffidente ma affamatod'amore. Ciascuno con un bagaglio emotivo pesante, uno stranomiscuglio di consapevolezza, sfiducia, ansia, tristezza, speranza, dubbie paure. Con Alessia ci chiediamo come trasformare un'attesa passivae snervante (per i tempi lunghi e i passi operativi da compiere) in unmomento "creativo", in un'occasione attiva di crescita personale e dicoppia. Il primo passo è pensare che non si tratta di tempo perso evuoto, ma prezioso e pieno, necessario per essere pronti ad affrontarei grandi cambiamenti che verranno, per potenziare le risorse e accet-tare limiti e fragilità, fortificarsi.Tempo da dedicare con cura ai preparativi burocratici, affettivi, psi-cologici. La coppia potrà coltivare il legame affettivo e definire unnuovo equilibrio, coinvolgere famiglia e amici superando pregiudizi

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e commenti negativi, mantenersi in formafisica ed emotiva, documentarsi.Assistiamo infatti ad un forte cambiamentodi senso: la domanda di adozione non è undiritto, la rivendicazione di un bisogno perso-nale, ma la matura disponibilità ad accogliereed accettare un individuo altro da sé. Ecco quindi che al centro del percorso vieneposto il bambino, non come fantasia roman-tica, proiezione di desideri e aspettative, manella sua identità reale.Cosa vorrebbero tutti i genitori? Un bambi-no calmo, buono, sorridente, intelligente,piccolo, sano, simile a noi.Chi incontrano invece? Un bambino che hala propria personalità, con qualità e difetti,può manifestare comportamenti oppositivi,sotto stress, è molto vivace e affettuoso, hapaura ma è bisognoso di cura e relazione.Diventerà una reciproca adozione, nello stes-so tempo dono e nascita, capacità di accetta-re le differenze fisiche e culturali.Eloquente la visione di un filmato che sottoforma di divertente cartone animato rappre-senta il momento unico dell'incontro. La sor-presa, le aspettative, il rischio della delusione.La cicogna può trovarsi a portare di tutto,anche quello che non ci si aspetta o non sivuole. Non solo neonati paffuti, cagnoliniscodinzolanti, gattini amorevoli, ma anche

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ricci urticanti, coccodrilli famelici e murene"elettrizzanti".Ecco allora che la cicogna, inizialmente sco-raggiata, si attrezza con divisa e casco darugby. La metafora è proprio questa: bisognacostruirsi un'armatura, forte ma flessibile.Essere consapevoli che non mancherannomomenti di contrasto e tensioni, che si cre-scerà insieme tra le difficoltà, che i primianni potranno essere critici. Sarà fondamentale alimentare una comuni-cazione fertile, saper rinnovare le relazioni,accogliere questa occasione di crescita e cam-biamento per imparare a guardare insieme alfuturo e diventare una famiglia.Al rientro il genitore dopo un lungo viaggioe la protratta lontananza da casa aspira alla"normalità", a ritrovare il suo quotidiano.Il bambino a mantenere continuità nelladiscontinuità, con la paura di separarsi da ciòche conosce e di adattarsi a ciò che non cono-sce. In questa fase l'associazione entra in giococon un ruolo importante di accompagnamen-to e sostegno, costruendo una continuità tra

prima e dopo attraverso corsi di informazione,formazione, colloqui e incontri.Se la conoscenza preliminare e approfonditadella coppia consente infatti di proporreabbinamenti migliori, gli incontri dopo ilrientro permettono agli operatori di suppor-tare la nuova famiglia nel momento dellaconoscenza e di costruzione del vissutocomune.La famiglia adottiva è una famiglia come lealtre, ma con temi specifici. Con Giuditta, lapsicologa delle sede di Firenze, si entra nelvivo dei temi focali dell'adozione:abbandono, gestione delle informazioni, dif-ferenze etniche e culturali, rischio sanitario,handicap, etc.L'abbandono è il nodo cruciale. Bisogna saper rispondere con sincerità algrande perché: perché chi doveva prendersicura di me non lo ha fatto? Perché non avevale risorse economiche ed emotive per farlo.Perché tu dovresti farlo? Perché ho le risorsederivate dall'esperienza, che faranno di meun genitore adeguato.

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E sarà per tutti un'esperienza trasformativa,non riparativa: insieme sapremo trasformareuno svantaggio in un valore aggiunto.Una cosa è certa: non bisogna rimuovere lavita pregressa, avvolgerla nel mistero, man-tenere il segreto sulle origini, perché que-sto priva il bambino della sua identità.Al contrario quando sarà più grande dovràrappacificarsi con la sua storia passata, rico-noscersi il diritto di sapere e di vivere il dolo-re senza vittimismi.Al rientro ci si scontra con le differenze dicultura, abitudini, cibo. Il bambino ha per la prima volta uno spaziosolo suo, deve abituarsi ad avere oggetti per-sonali ed esclusivi.Non bisogna eccedere negli stimoli, ma intro-durre le novità gradualmente, dando spazioal gioco, all'immaginazione. L'inserimento nella nuova famiglia spesso èassociato ad una regressione: il bambino habisogno di recuperare quello che gli è manca-to, quindi questo bisogno va accolto e asse-condato.Diamogli il tempo di inserirsi nella realtàsociale, di apprendere dagli altri e di averefiducia, oltre ad iniziare a costruire ricordi,per avere un senso di sé più integrato e diven-tare una persona migliore.È diffusa l'idea che adottare un bambino pic-

colo sia più facile. L'esperienza sul campo dimostra esattamenteil contrario: è più semplice costruire un buonlegame con un bambino già grande, che conil linguaggio può comprendere ed esternarele emozioni e ha già costruito legami di attac-camento positivo ad altri adulti.La parola passa a Maria Jesus, psicologa pres-so l'hogar di Quinta in Cile, che svolge con ibambini il lavoro di psicoterapia quandol'adozione è certa.Ci racconta - supportata dalla preziosa refe-rente in Cile Paz - di quanto sia importante illavoro di preparazione per un bambino chenon capisce l'abbandono e non sa di averebisogno di una famiglia, perché spesso nonne ha mai avuta una.È un processo doloroso, far accettare chel'adozione è l'unica possibilità. Se con i bam-bini più grandi presto maturano la compren-sione e la gratitudine, ai più piccoli bisognainsegnarlo.All'inizio i sentimenti dominanti sono lapaura e la mancanza di fiducia negli adulti,derivata dalle delusioni da parte di chi dove-va curarli e amarli. Spetta ai nuovi genitoriricostruire la fiducia con amore e pazienza. Grazie al legame familiare il bambino rifiori-sce, ri-nasce, compie cambiamenti incredibili.

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Sabato 5 settembre• c o n v e g n o 2 0 1 5 •

La giornata si apre con l'intervento del Presidente Gianni

Palombi, che ringrazia tutti per la grande partecipazione, sotto-

linea la voglia di stare insieme in questa occasione di condivi-

sione e convivialità.

I complimenti sono rivolti in particolare ai giovani, che

hanno organizzato per la prima volta il convegno con impe-

gno e serietà.

L'Icyc è una grande famiglia, il cui forte senso di appartenenza

è stato creato dal fondatore Padre Alceste, una figura che guida

ancora le scelte di oggi.

Dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo, la paro-

la passa al Vicepresidente Massimo Scodavolpe, che si occupa

dei progetti:

• Latte in polvere (aiuto ad un piccolo istituto per i bambini

da 0 a 3 anni);

• Borse di studio (inserimento nel mondo del lavoro per i

ragazzi ormai maggiorenni che escono dagli istituti);

• Disabilità (partecipazione alla spese per le cure di bambini

affetti da gravi disabilità fisiche o psichiche);

• SAD (sostegno a distanza).

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La commozione arriva sui volti di tutti durante la

visione di un filmato ambientato nell'hogar di Quinta

de Tilcoco.

Scorrono i volti dei bambini mentre studiano, man-

giano, giocano. Bambini abbandonati, ma con un

ciclo di vita normale.

Sorrisi luminosi, occhi neri che ti guardano e arrivano

dritti al cuore.

Massimo ci vuole raccontare che grazie ai sostenitori,

il cui aiuto rimane costante, è possibile contribuire

alle spese mediche, formative, didattiche e ludiche di

questi bambini.

È stato inoltre possibile reinserire diversi bambini nelle

loro famiglie di origine e dare sostegno psicologico a

loro e ai bambini che si preparano all'adozione.

A fornire numeri e statistiche sulle adozioni ci pensa

Francesco, responsabile del sito dell'associazione.

Come descritto in una recente inchiesta pubblicata

sul quotidiano "Repubblica" dal titolo eloquente

("Quando l'adozione diventa impossibile"), negli ulti-

mi anni abbiamo assistito ad un crollo delle adozioni

internazionali, diminuite del 30% dal 2010 al 2013 e

del 58% in 5 anni.

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Calo drastico da attribuire prima di tutto alla lunghezza e ai costi proi-

bitivi dell'iter burocratico, poi alla crisi economica che alimenta la

mancanza di fiducia.

In questo scenario la Pro Icyc fa registrare invece un incremento, che

dà la spinta per proseguire il viaggio.

La novità di quest'anno è che il convegno è stato organizzato dai ragaz-

zi con impegno e determinazione, entusiasmo e consapevolezza di

avere una grande responsabilità: quella di rendere la propria storia

personale utile agli altri. Ed è proprio con la volontà di condividere la

propria esperienza e partecipare in prima persona alle attività dell'as-

sociazione, che Maribel, Stefano, Cesar, Leslie e gli altri ragazzi si sono

incontrati a marzo con gli operatori a Grosseto.

Dal racconto emergono giornate intense dedicate al lavoro, ma anche

al piacere di stare insieme in modo autentico e informale, sentendosi

parte di una grande famiglia.

Dopo il pranzo arriva finalmente il loro momento.

L'apertura spetta a Maribel, visibilmente emozionata, che parla di un

lavoro intenso, che li ha fortificati come gruppo e ha permesso di

conoscersi con sincerità e divertirsi insieme.

I temi proposti dai ragazzi sono: i conflitti, la scuola, le origini.

Per affrontarli dobbiamo tornare a domandarci: "Chi è Paco?.

E lo facciamo attraverso le immagini e le parole di un bellissimo fumetto,

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una colorata metafora dell'adozione.

Paco è un pesciolino rosso, vive nel-

l'oceano con la sua famiglia, che un

giorno intraprende un lungo viaggio

per andare a trovare una zia lontana.

All'improvviso una tempesta separa

Paco dalla sua famiglia, lui è spaventato

e stanco, perde i sensi.

Quando si risveglia è in casa di una

famiglia di pesci azzurri, composta da

una mamma dolce e rassicurante, da

un papà baldanzoso, da un simpatico

fratellino.

Paco non capisce cosa sia successo, allo-

ra il pesce azzurro gli spiega: "Sono qui

per aiutarti, tuo padre ti ha affidato a

me sapendo di non farcela e io ti ho

accolto e portato al sicuro".

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Paco viene iscritto a scuola, attraversa un

periodo non facile, si sente solo e incompre-

so. Si scontra con alcuni compagni, reagisce

con rabbia.

Poi un giorno fa amicizia un nuovo compa-

gno, l'allegro pesce verde Carlito. Paco è final-

mente felice, apprende umiltà e gentilezza.

Continua a farsi domande, ma sulla sua coda

compare uno scintillante bagliore azzurro.

È nata una famiglia, un perfetto arcobaleno

di legami che abbraccia passato, presente e

futuro.

Le riflessioni sono tante, le voci emozionate

e appassionate, come quelle di Stefano,

Cesar, Alan, Leslie.

I ragazzi raccontano le loro storie che sono

diverse, ma hanno un filo conduttore: il biso-

gno di capire, di tornare alle origini per

conoscere il paese in cui sono nati.

Conoscere i colori, i profumi e i sapori della

terra di origine per costruire un senso di sé

più stabile e integrato.

Con intelligenza i genitori adottivi li hanno

accompagnati in questo necessario viaggio a

ritroso.

Paco continuerà a farsi domande per tutta la

vita, ma all'interno della sua nuova famiglia

scoprirà chi è e cosa vuole.

Imparerà ad avere fiducia, ad esprimere il

bisogno di un amore "especial", un amore

incondizionato.

E costruirà un'identità forte e matura.

Storie diverse ma simili anche nei ricordi del-

l'adolescenza e degli anni della scuola.

Anni spesso tormentati, di tensioni e conflit-

ti, scontri e silenzi.

L'invito è di trasformare la chiusura in un dia-

logo, in un confronto costruttivo che faccia

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crescere genitori e figli. Per affrontare insieme

anche un percorso scolastico che può rivelarsi

irto di ostacoli e fonte di frustrazione, le psico-

loghe esortano le famiglie a iscrivere i bambi-

ni ad un classe consona alle loro conoscenze

linguistiche e al loro sviluppo emotivo, che

può non corrispondere all'età anagrafica.

È importante che la scuola sia preparata ad

accogliere il bambino, valutando insieme alla

famiglia la necessità di un supporto.

I genitori sappiano rivendicare il diritto ad

essere ascoltati e a costruire un dialogo con

gli insegnanti, nell'interesse reciproco.

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Domenica 6 settembre• c o n v e g n o 2 0 1 5 •

Mentre gli adulti seguivano il convegno, i

bambini sono stati impegnati in attività

ricreative da un gruppo di giovani capitanati

dalla vulcanica Leslie.

Cacce al tesoro, karaoke, disegni e giochi in

compagnia. Bambini che si incontrano e si

riconoscono nelle origini comuni. Allegria,

musica e risate.

Domenica, dopo la partecipazione sentita

alla Messa celebrata da Padre Francesco

Petrillo, c'è tempo per un tuffo in piscina per

i più piccoli, mentre si preparano le valigie.

Ancora giochi e un altro pranzo tutti insie-

me.

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Poi i saluti, affettuosi e un po'

malinconici. Arrivederci a presto.

Si torna a casa, con un sentimento

di gratitudine per il tempo trascor-

so insieme e di pienezza per le tante

emozioni vissute.

Tornano a casa, mamme e papà

ogni giorno più rossi, con i loro

pesciolini dalla scintillante coda

azzurra, che nuotano tenaci per tro-

vare la loro strada.

“Asi es la vida”.

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Per te Padre Pier• c o n v e g n o 2 0 1 5 •

Quando scelsi di rappresentare i bambiniavevo in mente te Padre Pier e tutto quelloche hai fatto per noi, i tuoi angeli. Siamo cre-sciuti con il tuo amore, con le tue attenzionie i tuoi abbracci. Avevi la capacità di renderebelli e indimenticabili anche i momenti piùtristi. Non ci mancava nulla, anzi con te alnostro fianco avevamo TUTTO. Da quandonon ci sei più hai lasciato in noi dei grandivuoti, ma la tua assenza ci ha reso più forti euniti. La Tua opera sta continuando e oggiCaro Padre siamo davvero tanti. Ritrovarsi aiconvegni sempre più numerosi e creare deilegami nuovi e fortissimi rende tutto ancorapiù grande e unico oltre alle emozioni delconvegno stesso.Da circa 3 anni cerco di creare dei momentidi condivisione anche per i bambini più pic-

coli e di dare loro dei punti di riferimento esperare che in un domani tutto ciò possacontinuare. In ricordo di Te vorrei condividere con tuttiquesto pensiero: "Si dice che di fame muore l'uomo. Io dico,difficilmente! Ho visto bambini che si lascia-no morire, che hanno smesso di parlare, chehanno perso la vista...per mancanza d'amore.Senza famiglia non si può vivere. Un bambi-no ne ha bisogno più del pane, più dell'ariache respira. I bambini "sono" oggi! Bisogna fare in frettaa soddisfare questa loro esigenza, domanipotrebbe essere troppo tardi." "Sarai sempre amato e solo non sarai Mai..." Padre Pier

Leslie Carolina Federici

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I pesci non sono fatti per vivere rinchiusi.L’acquario ti cambia dentro...da “Alla ricerca di Nemo”

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Alessia Carleschi - Psicologa Psicoterapeuta - Sede ProIcyc Roma

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IIl convegno di questo settembre 2015, intitolato “Chi èPaco”, ha visto i ragazzi e rappresentanti della nostraAssociazione cimentarsi per accogliere e condividere congenitori, bambini, coppie, le due giornate a Tortoreto. Inquesta occasione si sono messi in gioco con maggiore con-sapevolezza, preparandosi durante l’anno con alcune gior-nate di condivisione fra loro e noi operatori. Il week enddi marzo a Grosseto è servito per conoscerci, per iniziare illavoro di piccolo gruppo che ha portato a definire le lineedel convegno nei mesi di luglio/agosto.Con impegno i giovani si sono sperimentati nel costruirele bozze delle tracce; durante il week end hanno delineatole linee da seguire, facendo emergere l’idea di “creare lastoria di un Paco”.Questo Paco pian piano si è trasformato e da “bambino”ha assunto la forma di un “pesciolino rosso”, sia per “sol-care con delicatezza i mari” dei bambini piccoli, sia peravvicinarsi alle tematiche senza rimanere “bloccati in storiepersonali”, identificandosi con maggiore flessibilità e spen-sieratezza.In quelle acque con le diverse tinte e toni è nata la storiadi Paco, che vede nel nostro giovane Stefano Dezii, orarappresentante dei ragazzi, l’autore dello scritto, aiutato ecoadiuvato da noi operatori (Alessia, Giulio, Giuditta,Roberta), con i giovani della Pro Icyc (Cesar, Alan, Leslie,Maribel) che hanno condiviso e dato spunti per continua-re a costruire i diversi tasselli della storia.Ecco che a metà agosto Paco prende il “largo” e con luianche il fumetto ideato da Alessandro La Froscia che hasaputo cogliere le emozioni della storia, disegnando il“nostro Paco”, delineando le espressioni dei personaggi, lesfumature ed il senso della narrazione.Il sabato il convegno si apre con la presentazione dei ragaz-zi, all’inizio un po’ emozionati.Maribel racconta l’esperienza fatta nei due giorni di marzo,condividendo con la platea il filmato che sintetizza comehanno lavorato in “gruppo” in quel weekend. A questopunto, prende la parola Stefano che, insieme agli altri gio-vani raccontano la storia, che, come un “tema integratore”,prende forma attraverso le diverse “voci”. Ciascuno è unpersonaggio ed ognuno si può identificare nella storia,accogliendo differenze, similitudini, strade o possibilità.

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Dalla storia nascono i diversi “Se” deinostri ragazzi. I SE sono stati pensati perriflettere sulle diverse possibilità che que-sto Paco ha affrontato e “sulle strade” chenel nuovo percorso poteva solcare. I ragaz-zi sentono che i diversi Se che Paco si puòchiedere possono appartenere a loro stes-si, ma li sentono anche appartenere ailoro genitori… alle loro famiglie… alla cop-pie che si confrontano con loro e ai bam-bini.

In questo gioco di rispecchiamento, siribalta “il tavolo” e i giovani “in cattedra”conducono il convegno portando l’adultoe se stessi a riflettere, a domandare maanche a “raccontarsi”, con una “bussola”per non perdersi nel “pianto e nelle emo-zioni”, decodificando in quello spaziogrande e dispersivo, il vissuto spesso com-plesso.I genitori e le coppie, sollecitati nelladiscussione, si espongono e da qui nasco-no le diverse interpretazioni e spunti.Dalla storia del giovane pesce rosso, alcu-ni colgono la “solitudine, lo smarrimentoiniziale, il disorientamento, la perdita”,anche lo “spavento” per la situazioneaffrontata.C’è chi dal pubblico coglie piani di simili-tudine fra ragazzi/bambini e Paco, … “voiragazzi come Paco vi siete sentiti sperduti”,..ma “anche noi lo siamo stati”… Chi,nel medesimo piano, sente che i “legamicostruiti nel tempo” servono e sono indi-spensabili non solo per “risolvere e riem-pire vuoti” ma per “accogliere l’altro”. Due desideri e bisogni spesso comuni(fare/avere una famiglia), tanto che

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Damiano (genitore) con acume e nitidezzaafferma di essere stato “lui stesso adottatoda loro” (figli).Questo punto apre la discussione e il temadel “mare-adozione” prende forma facen-do con “guizzo” di interesse attivare iragazzi che vedono il forte legame recipro-co fra genitori e figli.Le stesse emozioni dei nostri Pachi appar-tengono alle coppie, ai “padri e allemamme”, quel senso profondo di legame,sofferto per alcuni, “non scontato”, “nongià dato”, perché si fonda su “bisogni”,spesso su “desideri, perdite” che devonoessere elaborati nel tempo, per lasciarespazio alla consapevolezza che “crescereinsieme, fare famiglia”, ha necessità di“tempi, cura, coraggio, gradualità”.L’accettazione che il “pesciolino rosso haaffrontato della situazioni”, apre il secon-do tema che porta i nostri ragazzi adaffrontare le linee dei “Se” per Paco: origi-ni/identità, legami/relazioni, contesti/incon-tri come la scuola.Platea e ragazzi si confrontano sul terminedibattuto “dell’accettazione” ... del bisognodi capire “Chi siamo” … dei “Perché”.. Si“gioca” sulla parola, si cercano sinonimi econtrari per ridefinire il “senso” di ciascunoe cosa ciascuno nella propria vita ha “dovu-to accettare”, o “ha accolto” come “possibi-lità”. Parafrasando il termine si “accetta” e“divide” le due posizioni del termine, siallontana da sé quel senso “negativo” checiascuno, chi più e chi meno, ha dovutoaffrontare nell’incontro e scontro con larealtà adottiva e con se stesso. I genitori siconfrontano con la loro “accettazione” dinon essere “genitori biologici”, i figli/ragaz-zi, davanti a loro, con forza definiscono iloro piani di aver o meno “accettato la real-tà”, partendo dalla situazione reale.

Questo senso ambivalente di posizionarsiapre la possibilità di dare nuovi “significati”al percorso adottivo; Paco, il pesciolinorosso, “nuotando verso queste acque edincontrando questi Pesci Azzurri, costruiscela propria Famiglia, nuovi colorati legami”,e da qui può affrontare i diversi… Se ….E … Se cogliessimo l’apertura del termineaccettare come “forma matura di acco-glienza”, partendo dalla “consapevolezzadella realtà” (Alan), per mantenere quello“spazio di umanità” che consente di “cam-biare forma” … e diventare Altro?..Perché riflettendo, “accettare” significa

“ricevere con gradimento”, (dono, invito,..),accogliere, prendere, … fino al simbolico“abbracciare”…Qui si aprono le diverse possibilità, ciascu-no su questa parola può portare i proprivissuti.“Si accetta” come forma “matura di aper-tura”, perché si “ha ancora spazio” peraccogliere e si è elaborato il vissuto di“perdita”.Da questi sentieri si coglie il senso diPaco, le sue problematiche e i temi ricor-renti che ciascuno ha affrontato o sta

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affrontando: la ricerca delle proprie origini, ilbisogno di ciascuno di riconoscersi, l’elaborazio-ne della differenza e la costruzione del legamecon la famiglia tramite spesso il conflitto, iprimi confronti con la scuola che per molti rap-presenta un problema di integrazione e di “per-formance” e di “identità” con la nuova realtà.I ragazzi hanno cercato di parlare di sécon piccoli racconti, ciascuno ripercorren-do i temi con spunti personali per dareuna loro “testimonianza” sui percorsiseguiti, aprendo il dialogo con la plateasugli stessi temi.Con piccoli strumenti sperimentati inquesto anno (“mappe concettuali”) ognu-no ha focalizzato la sua attenzione sutematiche rilevanti. Il senso e bisogno della ricerca delle origi-ni che porta ciascun ragazzo ad avere biso-gni diversi e tempi diversi di ricerca, conla sollecitazione di Cesar di “tutelare” le

richieste e i percorsi dei ragazzi. La costruzione del legame che porta cia-scun ragazzo a “incontrarsi e scontrarsi”con la famiglia in ogni fase della crescita,con la consapevolezza che grazie a questoincontro e conoscenza, come ci ricordaStefano, si “diventa figlio e genitore”, condialogo ed ascolto.Nota dolente per alcuni ancora è il temadella scuola che abbraccia i primi duetemi e ne è strettamente collegato. Questotema inconsciamente porta genitori e figlia ridefinire i ruoli e le modalità di azioni.Qui entra anche il terzo agente di socializ-zazione “la scuola” e gli insegnanti concui la famiglia può costruire un dialogo econfronto costante per aiutare la crescitadel figlio senza viversi solo le performancedel bambino come un proprio o altrui fal-limento. Anche in questo contesto, ricor-da Alan, tutti abbiamo necessità di “osser-

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vare i tempi del bambino”, facilitandopercorsi condivisi con la scuola, non cari-cando di aspettative i percorsi (Elisabeth),ma accompagnando i figli con serenità.Questi temi, affrontati come “spunti diriflessione”, ci permettono di interpretarlicome in un gioco di figura-sfondo nellavita della “Famiglia Adottiva”; talvolta adessere in primo piano è la parola“Famiglia”, con tutte le caratteristiche,dinamiche, relazioni e conflittualità tipi-che di un qualsiasi nucleo famigliare, tal-volta, invece, ad essere in primo piano è laparola “Adottiva”, portando in evidenza lepeculiarità e le specificità che questa con-dizione comporta sia per i figli che per igenitori. Per uscire da questa dicotomia,con una battuta bonaria, Luis sollecita igenitori a non sentirsi “timorosi nel lororuolo di genitori”, perché se devono “rim-proverare” il figlio lo possono fare per-

ché…“quel lo è i l lo ro f igl io”.Queste ultime considerazioni indicanoche l’esperienza di sostegno e di condivi-sione elaborata ed organizzata dall’Equipedegli operatori dell’Ente Pro Icyc insiemeai ragazzi ha rappresentato un buon iniziodi scambio e di “lavoro di gruppo”, chepuò portare i ragazzi a “crescere”, confron-tandosi prima fra loro per riflettere congli altri (coppie, famiglie, genitori), sen-tendosi più sicuri di Se stessi, “solcandonuovi percorsi”, trasformando pian pianoi loro “sé” in tasselli per lo sviluppo delPROPRIO SE’.In conclusione, riprendendo il cortome-traggio proposto il venerdì nel “tempo del-l’attesa” per accogliere le coppie nuove ….ricordiamo che un “buon incontro”, perquanto difficile potrebbe essere, si realiz-zerà con un “g ioco di squadra” sincero fraragazzi, famiglie, coppie ed operatori…

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Oggi, un anno fa, tornavo dal Cile per laseconda volta, e la prima era un Marzo del1983. Grazie a quel piccolo e forte uomo dinome Padre Alceste che mi diede una nuovachance, una possibilità, di avere una fami-glia, di avere quell'amore incondizionato edunico che solo una madre ed un padre posso-no donare ai propri figli.Dopo anni passati a pensare, a scavare dentrola parte più profonda di me, 2 anni fa (circa)digitai sul motore di ricerca di internet unnome che è scolpito nel mio cuore, un nomescritto sulla mia carta d'identità: Quinta deTilcoco, feci invio, e subito il primo sito dellapagina è “Associazione Pro Icyc”. Apriiimmediatamente e mi persi tra le foto deiragazzi in attesa dei loro genitori italiani, enegli occhi di quelle mamme e di quei papàche avevano in braccio il loro figliolo cileno.Mandai un e-mail al presidente, e dopo 5minuti il mio telefono squillò, dall'altra partedella cornetta una voce forte e con un bell'ac-cento romano mi disse che la mia e-mail l'ave-va colpito molto, e subito mi invitò ad unincontro che si sarebbe tenuto a Tuscania.Da quel giorno, quando entrando in quellachiesa vidi sulle ginocchia di un uomo unbellissima bambina con dei capelli neri bellis-simi, capii subito che stavo entrando a farparte di una nuova famiglia, un famigliaItalo-Cilena, unita dall'amore per la famiglia,dall'amore per i bambini, e soprattutto unitida un miracolo, da un’alchimia fuori dalcomune che si chiama Adozione. In questianni ho conosciuto ragazzi meravigliosi, con

dei trascorsi spinosi, ai quali hanno reagitocon il sorriso e con la voglia di far del bene,per loro stessi e per gli altri, ho conosciutodelle coppie in attesa che hanno una splendi-da fame di genitorialità, e che hanno dentrodi loro la forza per arrivare ovunque pur diabbracciare i loro figli. Quest'anno è stato il mio secondo convegno,dal nostro incontro in Toscana intesi subitoche saremmo stati un ottimo gruppo di lavo-ro, con il supporto di Alessia, Giuditta,Roberta e Giulio, con la profondità di ogniragazzo che era lì, pronto a mettere tutto sestesso, per creare un convegno che lasciassequalcosa a coloro che ne avrebbero fatto parte. Per me è stato un onore ed un piacere crearela fiaba con questo meraviglioso personaggio,nato proprio in quei 3 giorni in Toscana, eringrazio l'amico Alessandro La Froscia peraver disegnato e dato vita con matita e coloria tutta la storia di PACO. Questo simpaticopesciolino è in ognuno di noi, dà forza,coraggio e mette a nudo alcune significativeproblematiche delle famiglie Italo-Cilene.Ringrazio tutta l'associazione ed i ragazzi perla fiducia che mi hanno dato e che mi stannoancora dando, e sopratutto li ringrazio per laforza che mi trasmettono ad ogni incontro.Mi sento parte di una grande famiglia fatta dimille colori e tante sfumature. Via abbracciotutti e sempre sempre grazie Padre Pier, con-tinueremo a portare avanti il tuo sogno, quel-lo che ogni bambino di Quinta possa realiz-zare il sogno di essere amato ed di amare lasua famiglia italiana.

PACO È IN OGNUNO DI NOI Stefano Dezii nato in una calda domenica a Quinta de Tilcoco

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Costruzione del legame, confronti, conflitto,importanza del dialogo, sono questi i temiche teoricamente dovrei toccare e legarli traloro con un discorso razionale logico, chenon annoi la platea e magari pure farla riderecon qualche battuta. Ma mi conoscete davve-ro? Ma vi rendete conto a chi l’avete chiesto?Proprio a me che ho il carattere dittatorialedi Pinochet, la costanza di seguire i miei idea-li anche se sbagliati come Allende, e sopratut-to il silenzio di Francisco Coloane. Se potessi riscrivere la mappa concettualepartirei dal processo di maturazione, perchéSpiegare con chiarezza quel che uno ha inmente o nel cuore non è sempre facile, nonsolo per un eventuale timidezza o riservatezzama perché bisogna avere fatto prima chiarez-za in sé. Anche con i propri familiari o i pro-pri amici si fa fatica a usare le parole, come seil mondo dovesse capirci al volo come se fer-marci a confrontarci o confidarci fosse unaperdita di tempo mentre invece è solo cercan-do le parole giuste che riusciamo a dare unaforma ai nostri sentimenti. È il processo dimaturazione e la consapevolezza di chi sonoche mi hanno portato a cercare il dialogo conGianni e Rosaria e farli diventare colonneportanti della mia vita. Forse anche conmetodi sbagliati, ma in quei tempi conoscevosolo quel modo di esprimermi. Ricordo iprimi giorni insieme, non ero in grado didire parole come ti voglio bene e per espri-mermi usavo abbracci e baci, era il mio modoper dirgli grazie per dirgli che era tutto a

posto, le parole sono venute dopo, l’abbrac-cio ha fatto spazio a frasi semplici ma di riccoimpatto emozionale.Nell’adolescenza, dove si tende a mettere indubbio tutto e tutti, dove il tuo regno è unapanchina e la sella di un cinquantino ilmiglior cavallo di razza, e insieme ai tuoiamici sei il più grande cavaliere che compieimprese eclatanti, di certo non puoi abbassar-ti e togliere l’armatura per un abbraccio amamma, nei film non si è mai visto. Eccoperché subentrava il conflitto, perché nonavevo più la base per un dialogo, portandociinesorabilmente allo scontro verbale. Nonsiamo mai arrivati a fughe né a vere aggressio-ni fisiche forse perché entrambi ci riconosce-vamo in un nucleo dove i ruoli si rispettanononostante le lotte interne, come tra i roma-nisti e i laziali, tanto casino durante il week epoi ci si ritrova tutti sul raccordo rassegnati altraffico o allo stress…È ora? Cesar che metodo usi per interagirecon loro? La domanda me la pongo io stessoaltrimenti l’avreste fatta voi… Ora non so, cisono momenti che ritorno ad avere 6 anni ealtri ad averne 16, ma in entrambi i casi c'è lavoglia da parte di entrambi di cercare nuovimodi per esprimerci perché diamo entrambilo stesso valore al dialogo, ovvero motore perun rapporto. E poco importa se ci sarannoguerre con perdite, o abbracci infiniti sul bal-cone, noi saremo sempre lì pronti a tutto,insieme…

MODI PER ESPRIMERCICesar Palombi

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Sono venuta al Convegno intanto per rivede-re tanti amici con cui condividiamo un’espe-rienza tanto significativa. Ma sono venuta alConvegno anche con il mio fardello didomande.Sono mamma adottiva di 3 figli, tutti in etàadolescenziale e quindi alle prese con batti-becchi infiniti, quotidiane rivolte e provoca-zioni anche di gruppo. Da qui il continuointerrogarci come genitori su quale sia la stra-tegia migliore da adottare con ognuno. Illavoro è molto impegnativo per essere sem-pre in sintonia tra di noi e sintonizzati conloro.Le domande sono molte. Ho incontrato alConvegno altri genitori ben più affaticati di

noi, in cerca della risposta giusta… Perché noi genitori adottivi siamo spesso cosìprovati? Come aiutare il figlio adottivo a comprende-re quello che vale senza che si faccia del male? Riusciremo noi genitori e figli a condividerele nostre storie per costruire dei legami solidicosicché i nostri figli possano dare vita a deilegami solidi a loro volta?Proprio con il Convegno siamo andati alcuore delle mie domande...Conflitti e legami, ricerca delle origini, lascuola.Molto coinvolgente la storia di Paco, unpesciolino Rosso che con la perdita improvvi-sa dei genitori si trova catapultato in una

CERCANDO RISPOSTE

Grazia Serpelloni Benassuti

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nuova famiglia, per di più Azzurra. Prova paura... rabbia... cerca delle risposte aisuoi perché, fugge… si sente smarrito...Poi l'incontro con un pesciolino Verde... chelo stimola a cambiare prospettiva.Infine, dopo varie peripezie, l'adozione reci-proca, la condivisione di due storie, il ricono-scersi come famiglia nuova.Paco accetta la sua nuova famiglia, la famigliariconosce di essersi arricchita.E la coda di Paco comincia a colorarsi diazzurro. Padre Alejandro sottolineava che con l'ado-zione la famiglia si RE-SIGNIFICA… si rein-venta… si rinnova.Padre Alceste diceva che nell'adozione due

povertà fanno una ricchezza. Qualche genitore ha parlato dell'importanzadi adottarsi a vicenda, la reciprocità, la condi-visione determina un legame. Molti genitori sono intervenuti esprimendola difficoltà del percorso ma anche la speran-za perché alla fine da questi conflitti più omeno grandi nasce un legame forte. E ancora:"Bisogna accettare anche i silenzidei nostri figli, in attesa che trovino la forza,la fiducia per aprirsi a noi".Illuminanti gli interventi/testimonianza deiragazzi sul tema conflitti e legami e ricercadelle origini così collegati tra loro. "Il legame nasce e cresce attraverso un con-fronto/conflitto. Se è costruttivo sfocia nella

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condivisione, diversamente può sfociare inuna non accettazione del confronto, in unachiusura del legame, in una fuga"E ancora "Non bisogna avere paura dei con-flitti ma vanno vissuti come opportunità diconfronto. Per noi ragazzi adottati l'adole-scenza crea molti conflitti spesso cerchiamodi fuggire ma ne usciremo solo se avremo ilcoraggio di affrontarli".Un altro ragazzo: “Io ero...come ero perché

volevo essere così, non perché ero adottato.Non bisogna giustificare tutto con l'adozio-ne, e i genitori non devono dire poverinoperché è stato adottato... Spunto molto inte-ressante!L'adolescente per costruire la propria identi-tà mette in discussione i legami, questo lofanno tutti i figli adolescenti... diciamo cheun figlio adottivo ha qualche argomento inpiù su cui discutere.

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Riguardo alle origini...Riporto l'appunto: " Se un ragazzo adottatonon si confronta con la sua essenza e quindile sue origini, non riuscirà a costruire un iostabile e in questo noi genitori adottivi pos-siamo aiutarli a esprimere questo loro biso-gno, non averne paura”.Le testimonianze ci hanno aiutato a focalizza-re alcuni di questi bisogni:"Chiunque di noi ha bisogno di appartenere

a qualcuno, abbiamo bisogno di capire lenostre origini, e allora compiamo viaggi siafisici che mentaliLa necessita di capire da dove vengo a chiassomiglio, da chi sono nato""Sono tornata in Cile perché non capivo piùchi ero. Dopo aver conosciuto i miei mi èbastato così, Non ho legami con loro e quan-do sono tornata dal Cile è avvenuto il miocambiamento, ho cominciato a cambiare colo-

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re; Tornata dal Cile ho cominciato a capire imiei genitori e ad avere fiducia di loro”."Genitori dovete sempre esserci." Padre Alceste diceva sempre: " Un figlio adotti-vo deve tornare in Cile e ritornerà più sereno".Altro intervento: "Io sono tornato in Cile,non ho incontrato la mia famiglia ma ho rivi-sto il luogo dove sono stato, ho respirato isuoi profumi e conosciuto il suo popolo equesto mi è servito molto… ho poi prestatoservizio presso l'hogar di Quinta e lì ho vistonegli occhi la sete di famiglia di cui parlavaPadre Alceste".E poi uno scorcio sulla legge vera e propria

che vige in Italia per conoscere le possibilitàeffettive di un adottato di accedere ai dati ori-ginari e alla propria storia.Infine il pianeta scuola.Il tema è stato affrontato come contesto diconflitti per il bambino/ragazzo adottato.Partendo dal fatto che "L'apprendimentorichiede un impegno significativo per il bam-bino adottato", abbiamo anche qui ascoltatole testimonianze dei ragazzi da cui emergevaappunto la fatica dell'adattamento prima perla differenza linguistica, ma anche per l'origi-ne differente e la preparazione diversa..."Io facevo fatica a capire l'italiano e avevo

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molta rabbia dentro e agivo di conseguenzafacendo anche i dispetti agli insegnanti, manon dicevo nulla i miei genitori..."e ancora: "Io ho fatto molto fatica, i primi

tempi quello che mi ha aiutato è stato che laclasse era stata preparata ad accogliermi, l'in-segnante vedendomi spaesata, ha cercato dicoinvolgermi facendomi dire le parole in spa-

gnolo e questo mi ha aiutato a sciogliermi".Anche il sostegno/supporto può essere diaiuto per il bambino adottato: può generareun incoraggiamento ma talvolta può esserevissuto come elemento di frustrazione. È stato suggerito di scaricare le linee guidaScuola e Adozione dal sito della MIUR perconoscere quello che la scuola potrebbe edovrebbe fare per i nostri figli.

Infine è stato suggerito di parlare con gli inse-gnati perché possano comprendere meglio leloro difficoltà e come aiutarli. Insomma il Convegno non mi ha dato lesoluzioni o la risposta alle mie numerosedomande ma mi ha offerto molti spunti diriflessione e nuovi punti di vista su cui lavo-rare io stessa come mamma.

Come da ogni convegno ne sono uscita arric-chita, ho avuto la mia consueta puntura diottimismo e coraggio per procedere rinvigori-ta in questa ricca avventura…Ci resta comunque la Speranza che in pienosmarrimento arrivi il pesciolino verde diturno a darci una mano a riconoscere ciò chesiamo diventati insieme gli uni per gli altri.

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Durante il viaggio dall’Italia al Cile, dopoaver partecipato al Convegno della Pro Icyc aTortoreto, mi colpivano i ricordi e le immagi-ni dei giorni vissuti, ancora una volta misono riempito di emozione nel contemplarecon i miei occhi un miracolo, sì, un veromiracolo.L'adozione internazionale di un bambino obambina più grandi di cinque anni inizia conuna scelta d'amore che va oltre il fatto diavere un figlio, sono necessarie motivazionipiù profonde che l’anelito di avere un figlio,motivazioni soprannaturali e superiori alsemplice desiderio di essere papà o mamma.Ogni volta che il desiderio di essere genitorisi incontra con il desiderio di un bambino diavere una famiglia si genera una fusione

d'amore capace di creare un miracolo, sifeconda una vita in un modo straordinario ediverso e affiora il meglio di una persona.A Tortoreto sono stato accolto un giornoprima dalla mamma di Stefano che mi hamostrato le foto di quando arrivò in Italia,appena nato e accolto da una madre allaquale ancora oggi brillano gli occhi nelmostrare le vecchie foto con il bambino inbraccio, le fotografie di P. Alceste che la visi-tava di tanto in tanto, le foto di ogni metaraggiunta, lo stesso sguardo di amore chevedo in altri che si sono dati il compito dieducare e amare, vedo Riccardo,Walter,Gigio, Marcella, Mary Grace, Guido,Amelia, Stefano, Marco... , che sentonol’amore più puro e vivo, vedo i bambini che

UN MIRACOLO D’AMOREP. Alejandro Abarca - OMD

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sono arrivati, dai più grandi ai più piccoli ela sensazione di una presenza di Dio diventalatente e presente.Nei giorni d’oggi la dinamica dell’amore èculturalmente autoreferenziale e si cercamolte volte un figlio che "coroni la propriafelicità", l'adozione è l'amore al contrario, sicerca di "coronare la vita di qualcuno senzasapere come andrà a finire, si tratta di dareun altro significato alla parola papà omamma, si tratta di amare senza aspettarerisposte né vedere grandi reciprocità. Si trattadi amare qualcuno bisognoso e vulnerabile,segnato fin dal suo concepimento dal desti-no e dal disamore. Il miracolo è vedere fiori-re un fiore che appassiva.Ho conosciuto altri che hanno amato daldolore ma non hanno mai rinunciato al com-pito di educare e accompagnare e sono anda-ti diretti ad abbracciare la croce. In loro vedoun modo di amare che mi supera, li vedostanchi e angosciati, li vedo pieni di interro-gativi eppure non smettono di amare in

modo diverso coloro che Dio ha messo sulloro cammino in modo provvidenziale.Adottare è un percorso difficile, nessuno hadetto che è facile ed è un cammino di corag-giosi. Non basta il desiderio di avere unfiglio, sono necessari eroismo, coraggio,forza, valore, fede incrollabile, una speranzache regge ad ogni prova.A Tortoreto ho visto il miracolo in ognivolto, in ogni famiglia, nei ragazzi che oggicontinuano a partecipare e che continuano aessere per tutta la vita "i bambini di PadrePier”, Alan, Luis , Maribel, Cesare, Fabiola etanti altri.Chiedo a Dio che continui ad accompagnarecoloro che hanno fatto dell’insegnamentodel defunto Padre Alceste un modo di vivere,che vadano avanti, le sfide sono grandi e iltempo va cambiando la mentalità. È necessa-rio accompagnarci, unirci e lavorare perchéquesto miracolo d'amore continui a moltipli-carsi.

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Per cominciare vorrei prima di tutto ringra-ziare la famiglia Pro Icyc per l'opportunitàche mi ha offerto di poter conoscere e condi-videre questa realtà dell'adozione da un altropunto di vista, “dall’altro lato."Quando mi riferisco all'altro lato lo facciocollocata nel mio lavoro di psicologa del pro-gramma di adozione della Fondazione PadreAlceste Piergiovanni a Quinta de Tilcoco.Lavoro che è diretto principalmente a risigni-ficare, dare un nuovo significato, alla storiadi vita dei bambini segnata dalla violazionedei loro diritti, con la successiva istituziona-lizzazione e l'abbandono familiare. In seguitosi continua con la preparazione del bambinoaffinché accetti la convivenza in una nuovafamiglia ed il passaggio dall'istituzione aduna casa familiare.Questo processo di preparazione è una tappadifficile ed a volte un po' dolorosa nella

quale i bambini devono staccarsi definitiva-mente dalla loro fantasia di ritornare con lafamiglia di origine. In questo senso si devefare in modo che i bambini possano manife-stare i loro sentimenti, aiutarli a prenderecoscienza della loro storia, (di quello che èsuccesso loro, del perché i loro genitori biolo-gici non possono badare ad essi) ed aiutarli acredere che è buono formare nuovi vincoli eche non tradiscono nessuno nel farlo.Niblett (1988) In questo contesto, assistere all'incontro ProIcyc 2015 ha significato per me comprendereche, mentre noi realizziamo questo lavoro conbambini e bambine a Quinta de Tilcoco, lostanno facendo anche i professionisti in Italiacon le coppie in attesa, così è stato possibileper me dare un senso globale a questo diffici-le ma meraviglioso cammino che è l'adozioneinternazionale, che inizia in maniera separata

L'ADOZIONE DALL'ALTRO LATOMaria Jesus Arellano Soto • Psicologa - Programma di Adozione Fondazione Padre Alceste Piergiovanni

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a tanti chilometri di distanza ma che culminain un solo destino che è l'amore incondizio-nato che avvolge l'adozione.Inoltre mi ha permesso di far conoscere che,come programma di adozione, stiamo costan-temente incrementando nuove strategie diintervento con i bambini e mostrare cheanche essi ricevono attenzione ed interventopsicologico al fine di facilitare il processo diunione con le famiglie adottanti.Un altro aspetto emotivo e positivo che que-sto incontro mi ha dato è l'opportunità diconoscere e vivere l'immenso lavoro che rea-lizzano i giovani che sono capaci di organiz-zarsi e creare spazi significativi per condivide-re le esperienze delle loro storie di vita e tra-smettere così ai più piccoli le loro esperienze,offrendo un senso di appartenenza ed identi-

tà condivisa e comune a tutti. Questo generaanche motivazione per le coppie in attesa esostegno costante a coloro che hanno già for-mato una famiglia per mezzo dell'adozione.Infine desidero di nuovo ringraziare GianniPalombi e tutta la squadra di professionisti diPro Icyc per questa bella esperienza e per con-tinuare questo nobile lavoro.Ma su tutto, ringraziare i bambini, le bambi-ne ed i loro genitori che hanno formato unafamiglia per mezzo dell'adozione.Possono motivare anche coloro che speranodi formare una famiglia per mezzo dell'adozio-ne internazionale, ad affrontare questa sfidacon valore ed amore, con un cuore aperto edisposto a ricevere un figlio o figlia senzaimportare la sua origine, età o la sua storia divita.

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Un tema attuale è la crisi delle adozioni.Le statistiche della CAI (Commissione Adozioni Internazionali) riportano che nel 2010 iminori adottati nell’anno erano 4.130 mentre gli ultimi dati ufficiali (2013) vedono il numerosceso a 2.825 (-32%). Inoltre da stime ufficiose presentate ad un recente convegno AiBi siparla di 1.700 minori per il 2015 (-59%).Alcuni osservatori motivano questo “crollo” innanzitutto nella mancanza di fiducia verso icanali internazionali per cui le coppie in attesa sono sempre più propense a considerare l’ado-zione come un percorso poco affidabile.Ma queste considerazioni sono relative alla pratica adottiva mentre l’adozione, a mio parere,inizia dopo. È nel momento dell’incontro tra la coppia ed il bambino quando scocca quellascintilla per cui cessano due solitudini ed inizia una nuova storia insieme. Una storia che riser-va momenti di gioia indicibili ma anche fatiche, incomprensioni e periodi dolorosi. Ritrovarcial Convegno anche quest’ anno ha significato condividere in amicizia le nostre storie. Ci siamoaiutati nell’affrontare momenti difficili quando abbiamo riflettuto sulla differenza tra accettareed accogliere. Abbiamo capito che il nostro ritrovarci non è un fatto privato ma ha una inci-denza storica quando Padre Petrillo ci ha detto che il nostro essere lì testimoniava l’accoglienzain questo momento in cui l’Europa vive il dramma dei profughi e migranti.Offriamo questa compagnia a chi è in attesa e magari sono già 1-2, forse3 volte che viene alConvegno senza ancora la prospettiva di un abbinamento. Che non si scoraggi come quel -59% perché il momento dell’incontro arriverà, ed inizierà anche per loro una storia unica diamore e noi lo possiamo testimoniare.

Francesco Schiavello

LA CRISI DELLE ADOZIONI E IL CONVEGNO

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La data del 23 ottobre 2015 resterà nella sto-ria della Pro Icyc. Anni fa non avremmo maipensato di ospitare un giorno nei nostri uffi-ci niente meno che la Direttrice Nazionaledel Sename Marcela Labraña Santana e laResponsabile del Dipartimento AdozioniMaria Fernanda Galleguillos Pizarro.Le signore, in Italia per incontri con la CAI(Commissione per le AdozioniInternazionali), hanno voluto incontrarealcuni rappresentanti dei ragazzi Icyc (arri-vati per l’occasione da Milano, Rimini,Pesaro e naturalmente Roma) per conosce-re il lavoro che stanno conducendo sulpiano personale e di gruppo e che li ha por-tati a gestire in prima persona gli ultimi dueconvegni della nostra Associazione condivi-

dendo con i partecipanti esperienze, emo-zioni, difficoltà, progetti, stimolandodomande e riflessioni.Aiutati dall’interprete dell’Ente, signoraSusanna Radassao e alla presenza della psi-cologa di Roma Alessia Carleschi e dellosguardo attento del Presidente GianniPalombi, i ragazzi hanno raccontato conspontaneità e sincerità le loro storie diragazzi adottati, il loro desiderio di restareuniti, di mantenere vivo il legame con illoro paese di origine, di accogliere i bambi-ni cileni che vengono adottati, di sentirsiparte attiva di una grande opera.E’ stata l’occasione per parlare delCongresso che si terrà in Cile il prossimoaprile organizzato dal Sename e al quale i

UN INCONTRO CHE CI ONORA• i n c o n t r i •

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nostri ragazzi sono stati invitati a partecipa-re per raccontare la loro particolare espe-rienza.Le signore hanno voluto portare con sémateriale che nel corso degli anni abbiamoprodotto, Notiziari, libri, brochure e perfi-no il manifesto dell’ultimo convegno.Una giornata di soddisfazione per la nostraAssociazione, per il nostro Presidente chein tutti questi anni ha tessuto ottimi rap-porti con l’organo centrale cileno prepostoall’adozione. L’onore di aver ricevuto questa visita ripagadei sacrifici fatti e ci impegna ad una sem-pre più proficua collaborazione per il benedi tanti bambini e delle famiglie in attesa.

Al centro Gianni Palombi, a destra Marcela Labraña Santana, a sinistra Maria Fernanda Galleguillos Pizarro.

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Quando noi consiglieri Pro Icyc abbiamovarcato la soglia del Santuario dellaMadonna della Stella a Fosciandora ( LU ) ilpensiero è andato subito a Padre Alceste, alui che amava molto questo luogo dove avevainiziato il suo cammino sacerdotale.Il nostro incontro in questo Santuario, for-temente voluto dal Presidente GianniPalombi, ha avuto dunque un significatoparticolare… tutto è iniziato qui.Il Padre parlava spesso di questo luogo, edera rammaricato che andasse in rovina.Durante il Convegno del Ciocco nel 1996 vicelebrò una messa forzando il lucchetto cheteneva chiusa la Chiesa ormai in stato diabbandono. Ma grazie al Padre GeneraleFrancesco Petrillo il Santuario ha ritrovato ilsuo antico splendore, e il suo parroco nonpoteva che essere Padre Paolo Biagi origina-rio di queste parti. Proprio Padre Biagi, fini-to il Consiglio, ci ha raccontato di PadreAlceste e ci ha accompagnato a visitare ilresto del Santuario in pieno restauro.Abbiamo lasciato questo luogo consacratocon un arrivederci, magari per tornare ungiorno e celebrare una messa in memoria diPadre Pier.

A FOSCIANDORACON IL CUORE

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Sono stata una bambina diQuinta per qualche anno,ero spaesata ma allo stessotempo sono sempre statadecisa nelle mie scelte e azio-ni. Poi sono cresciuta, sonoarrivata in Italia, ho fatto lamia vita ma dentro di me mimancava qualcosa, avevo unvuoto, avevo molte domandema grazie a Padre Pier e aisuoi consigli sono ritornatain Cile a riscoprire le mieOrigini. Da quel viaggio nel2005 sono cresciuta, ho capi-to quello che volevo nellavita, sono diventata sicura dime stessa.

Nel 2007 a Chianciano perla prima volta ci sono state leelezioni dei Rappresentantidei ragazzi, eravamo in tantiin quella stanza e a un certopunto il Presidente GianniPalombi chiese chi era dispo-sto ad aiutare l'associazione, igiovani e i bambini. Si feceroavanti due ragazzi AlanGamboni e Marcello Rocchi,io allora alzai subito la mano,dentro di me c’era una voceche mi diceva " Mary fattiavanti" e colsi l'occasione. Daquell'anno ho aiutato nelmio piccolo l'associazione, ilnostro lavoro era di mantene-re i contatti con tutti i ragaz-zi, grandi e piccoli, di dare leinformazioni sugli eventi el’attività della Pro Icyc. Fino al 2014 mi sono semprecandidata e sono semprestata eletta, di questo ne sonomolto felice perché io amotutti i miei fratelli e sapere dipoter dare consigli su coseche ho vissuto sia ai genitoriche ai ragazzi mi fa piacere,ma la cosa per me più impor-tante è continuare l’opera diPadre Pier; così nel 2015 hodeciso di candidarmi perentrare nel ConsiglioDirettivo proprio perchéormai sono grande e vorreifare sempre di più, lo devo aquel piccolo Uomo con un

Grande cuore che per tuttinoi c’è sempre stato, sempre.Adesso io Maribel ho 31anni, faccio parte delConsiglio Direttivo e sono alsettimo cielo. Sono moltoorgogliosa di questa associa-zione e ringrazio tutti i mieicolleghi che mi hannoappoggiato come i genitori ei ragazzi. Adesso farò tuttoquello che potrò e non vipentirete. Come mi sento?come un mare calmo dovetutti i pesci nuotano insiemeserenamente.Saluto tutti e vi aspetto sem-pre numerosi al prossimoincontro.

UN PASSO AVANTI Maribel Proto

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Ciao Grande Famiglia Pro Icyc, in punta dipiedi, ma con sincera felicità raccogliamo l’invi-to di Gianni a lasciare la nostra testimonianzasullo splendido “Notiziario”.Direte voi, perché in punta di piedi? È prestodetto: il magico incontro con nostro figlioKinny (cileno de corazon) non è avvenuto trami-te la Pro Icyc, ma affidando le nostre speranzead un altro ente ed anche se ci avete accolto constupenda semplicità, un pochino “ospiti” ci sisente!!!Vediamo da dove cominciare… ma sì, vi voglia-mo raccontare un caro e curioso aneddoto rela-tivo al nostro percorso adottivo, un fatto che ciè accaduto, che vogliamo pensare ci leghi inqualche modo, dall’inizio, a Padre Alceste.Quando ci recammo presso il Commissariato dizona (vicino all’attuale sede di Roma della ProIcyc) per la richiesta dei carichi pendenti e delcertificato penale, il Funzionario di Polizia checi accolse, dopo che avevamo spiegato la motiva-zione per cui eravamo lì, ci disse che una voltaqualcuno gli lasciò un biglietto da visita… quelqualcuno si occupava di adozioni!

Al Funzionario era piaciuto molto il tizio e ricor-diamo ancora adesso come si affannò a cercarequel biglietto da visita o a ricordare quel nome,ma fu tutto vano e fu veramente dispiaciuto dinon poterci in qualche modo aiutare: una “sli-ding door” che si chiudeva dietro di noi, ilnostro viaggio adottivo che prendeva un’altradirezione…Tempo dopo, ottenuto il nostro decreto, inizia-mo “l’arciduro” cammino della scelta dell’ente,una scelta di pancia, come si suol dire, dettatada fattori quali: competenza e simpatia di chiteneva i colloqui informativi, consigli da chi giàera diventato genitore adottivo, informazioniprese qua e là…Dopo un peregrinare durato qualche mese, sce-gliamo l’ente e dopo vari colloqui conoscitivicon gli operatori, ci dicono: che ne pensate delCile? Cile… Cile… Cile… vediamo, perché maici suggeriscono il Cile… , forse perché si sonoaccorti che dalla nostra lunga lista di viaggi man-cava il Sudamerica o magari perché hanno sapu-to che siamo tifosi della Lazio e allora chi nonricorda il grande calciatore cileno Marcelo “El

IN PUNTA DI PIEDIMicaela, Kinny e Mino

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Matador” Salas, uno dei protagonisti dello scu-detto conquistato proprio nell’anno del cente-nario biancoceleste (secondo me quest’ultimopasso Gianni me lo censura☺) e poi prevede duemesi di permanenza… fatto sta che da lì a pocoil Temblor cileno fece sussultare i nostri cuori ein un attimo abbatté i dubbi che ostacolavanol’incontro tra noi e il paese di nostro figlio!!! Ed ecco che la “sliding door” che si era chiusa inquel commissariato di Polizia si riaprì: una cop-pia di amici ci volle assolutamente far conoscereuna coppia che aveva adottato in Cile (Marco,Cristina, Fabiola e ora anche Gabriela), i qualici chiedono se volevamo essere presenti allacena di Natale del loro ente… Quella sera conosciamo Gianni, due chiacchie-re veloci, ci dona una copia del “Notiziario” e cilasciamo facendoci la reciproca promessa di rive-derci al più presto, per conoscerci meglio.La sera, arrivati a casa, diamo uno sguardo al“Notiziario” e quando i nostri occhi cadono sul-l’indirizzo della sede di Roma ci accorgiamo cheera vicino casa nostra… e la mente andò subitoa quel Funzionario di Polizia, a quel biglietto davisita che non trovava tra le sue carte, a quel sim-patico tizio di cui non ricordava il nome… Di questo nostro caro aneddoto ci piace tuttorapensare che il simpatico tizio fosse Gianni e cheda lassù, Padre Alceste, abbia diretto il tutto,fino a farci arrivare tra le braccia della suaFamiglia, fino a voi…Tutto questo per dirvi, cari amici, che averincontrato nella nostra vita di genitori adottiviuna realtà come la vostra è stato per noi unsegno tangibile che nel grande mondo dell’ado-zione ci può essere spazio anche per le piccoleassociazioni, dove è possibile creare un clima siaprofessionale che di fratellanza, una fratellanzache unisce nell’impegno, nel sacrificio, nellaforza, nelle lacrime e nei dolori, ma che altret-tanto scuote i cuori, li tiene desti, li fa abbraccia-re, li fa sorridere.Pur con la convinzione di aver comunque scelto unente che ha lavorato molto bene fino al momentodel nostro ritorno in Italia, dobbiamo necessaria-mente constatare che per quello che riguarda ilpost-adozione è stato completamente assente.

Il ritrovarsi annualmente tutti insieme, da partedella Pro Icyc, per un lungo weekend fatto diemozioni e di vecchi e nuovi amici che si incon-trano, è un fatto, pensiamo, eccezionale nell’am-bito del mondo adottivo, ma la cosa veramentestraordinaria è quello che accade oramai da dueanni a questa parte: i figli hanno preso il postodei genitori nella conduzione del convegnoannuale e non è possibile spiegare con due righele sensazioni meravigliose che si provano ascol-tandoli parlare della loro vita, di come l’hannoaffrontata una volta arrivati in Italia, del lorocrescere nella nuova famiglia e di come stannosemplicemente oggi.Quelle ore dedicate al confronto figli/genitorisono linfa vitale per il rapporto che si vacostruendo nella famiglia, è come riempire unozaino con le cose necessarie per affrontare unnuovo sentiero, un sentiero che onestamentepuò essere pieno di ostacoli, ma che percorsocosì, tutti insieme, accogliendo nel nostro cuorele storie donate dai nostri splendidi ragazzi, ècome avere un paio di ali che ci sorreggono nelmomento in cui si pensa di cadere...Semplicemente grazie di averci accolto.

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L'attesa è un lasso di tempo che intercorre trail preannuncio di un evento e il suo verificarsi!L'adozione è un'attesa!È un percorso di eventi: di udienze, decreti,protocolli, documenti.È un percorso di emozioni: tante e diverse.È un percorso di accompagnamento verso ciòche non è ancora ma che diventerà.Durante tutto il percorso formativo la realtàche abbiamo vissuto è stata quella di vedereche tutta la nostra vita futura era nelle mani diperfetti sconosciuti che avrebbero dovuto valu-tare la nostra capacità genitoriale. Abbiamoavuto la sensazione di non avere più il control-lo delle nostre vite e dei nostri pensieri. Tuttociò che avevamo vissuto e pensato venivamesso in discussione. Per un attimo abbiamoperso la nostra lucidità emotiva.Ci siamo interrogati come singoli e come cop-pia, ci siamo interrogati sulla nostra capacità didiventare genitori e soprattutto di diventarloper un bambino che ha iniziato la sua vita lon-tano da noi.È vero che in questo periodo di attesa il temposembra si sia fermato, ma è anche vero che pernoi è diventato il tempo per riflettere, per con-frontarci, per "tenere a bada" l'ansia e la paura. La sera ci ritroviamo a tavola e fantastichiamosu quello che potremmo cucinargli, su cosapotrà piacergli, su come organizzarci le giorna-te per non lasciarli mai soli. In tutto questotempo ho l'impressione di essere sospesa suuna nuvola.È grazie a questo tempo che abbiamo avuto lapossibilità di confrontarci con coppie "che par-

lavano la nostra stessa lingua" e coppie adottiveche hanno manifestato la loro estrema disponi-bilità a farsi fare domande su domande e adogni domanda dare una risposta. SempliceNO, ma REALE. Ogni mamma e papà con cui abbiamo parlato,chi con un sorriso, chi con una parola, chi conun abbraccio, ci ha regalato un pezzetto dicoraggio e ogni bambino che abbiamo cono-sciuto, l'ha rafforzato.Guardare i loro occhi diventare lucidi, ascolta-re i loro respiri interrompersi per poi riprende-re, ascoltare le loro e le nostre emozioni. ... Emozioni che partono dal cuore, salgonoalla gola ed escono dagli occhi. Si diventa una cosa sola, si diventa una grandefamiglia e non importa se ti sei visto oggi e poil'anno dopo, è sempre come se ti fossi vistoieri. Sono cuori che entrano nel cuore, sonopresenze che entrano nella tua vita, è caloreche non ti abbandona. Loro hanno trasformato la nostra paura dell'at-tesa nella nostra forza.È grazie a questo tempo, che è vero sembranon passare mai, che abbiamo avuto la possibi-lità di crescere emotivamente, di stringerenuovi legami, di vivere le nostre fantasie e diapprezzare le nostre potenzialità.È grazie a questo tempo che si è rafforzata innoi la convinzione che i nostri figli ci stannoaspettando. "Rubando" le parole ad una canzone posso dire"Buon viaggio...L'incanto sarà godersi un po' lastrada...Partire per ricominciare...E per quantastrada ancora c'è da fare...Amerai il finale..."

IL TEMPO NON PASSA MAIABBASTANZA IN FRETTA

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Francesca e Marco Emili

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• t e s t i m o n i a n z e •

Dopo tanti anni di matrimonio, avendo vistoche i bambini non venivano, ci siamo decisi aprendere il cammino dell’adozione.… Finalmente arriva il decreto e la nostra deci-sione si incontra con la Pro Icyc, un’associazio-ne eccezionale, che prima di essere associazio-ne è una “grande famiglia”. Una bellissima mattina d’inverno, il 14 febbra-io 2014, mi arriva una telefonata: “CiaoPatrizia, sono Gianni, che fai stasera?Festeggi?” Rispondo: “Si certo, se Marco rien-tra presto, si andrà a mangiare una pizza”.“Allora” mi dice “avete due cose da festeggiare,S. Valentino e abbinamento. Che ne dici?Sono 2 maschi!Il mio cuore prese a battere forte, ero in mac-china e non so come sia riuscita a non fare unincidente.“Ci vediamo il 17, a Roma”Quando Marco mi telefonò non sapevo cosadire, ma lui mi sgamò subito dalla voce. Nonsapevamo se piangere, ridere o che altro fare.Ci furono subito i primi incontri su skype,vedemmo i bambini quasi per un mese, chemeraviglia, quante emozioni!Arrivò il giorno della partenza, il 13 luglio. Ilnostro cuore era già in Cile da tanto tempo, inostri pensieri un po’ qui e un po’ là, una sen-sazione difficile da descrivere.Ci siamo. Arriviamo a Santiago felicissimi divedere Paz, ci si organizza, ci dice che il 15 amattina ci verrà a prendere per andare aQuinta. Il 15 mattina si parte, il nostro cuorebatte all’impazzata, incontriamo i nostri angelicustodi Maria Jesus, Carolina e zio Francisco

che ci guideranno per i nostri 52 giorni. Ci spiegano un po’ la situazione, tante doman-de da fare, le lacrime scendono da sole, ma adun certo punto eccolo, compare Benjamin, ilpiccolo, e subito si attacca al collo del papà, poiVicente, contentissimi di vederci, ci fanno visi-tare tutto l’hogar, ci guardano, ci scrutano mapoi tanti baci. Ci si saluta e si riparte per Santiago come unavera famiglia. Condividiamo i nostri giorni egiornate con altre 3 coppie, e altri splendidibambini Maxi, Angelica, Pabloyanira e Aranca,famiglie stupende, tante cene e tanta confusio-ne. Con loro siamo “cresciuti insieme” e abbia-mo condiviso tanti problemi facili e difficili,famiglie veramente con la lettera F maiuscola,difficile da dimenticare, emozioni inspiegabili.Pian piano che affrontavamo le varie praticheburocratiche, ci davamo appuntamento inItalia, per ricordare tutti i nostri bei momentipassati insieme. Arriva il giorno del rientro, contentissimi sianoi che i bambini di rientrare in Italia. Alle4 si presenta zio Filipe, puntualissimo, si cari-cano le valigie e ci si prepara a dare l’ultimaboccata d’ossigeno di nafta. Si arriva in Italiadopo 20 ore di avion, pianti e abbracci con inostri familiari, la cosa più bella che mirimarrà nel cuore è stato vedere Benjamin, ilsuo primo abbraccio con mio fratello, vistouna sola volta con skype, come “se avesse vis-suto sempre con lui“… bambini capaci difarsi volere bene subito.A questo punto si può dire solo una cosa:“Grazie Presidente”

PICCOLE RIFLESSIONIDI “MOMENTI INDIMENTICABILI”

Patrizia e Marco Pedone

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• B R E V I •

Piazza del Torraccio di Torrenova 28 - 00133 Roma Tel/Fax 06-68806528 • [email protected]

Apertura dal lunedì al venerdì 9,30- 13,00 / 17,00-19,00

Sede operativa Roma

FirenzeViale IV Novembre 42 - 50032 Borgo S. Lorenzo (FI)Tel. 3479185951

FoggiaVia Trieste, 16 - Candela (FG) - Tel. 3496425872

NapoliPalazzo Avalon - Centro Direzionale - 15° pianoTel. 0810392945

Sportelli informativi

In ItaliaAlessia Carleschi Psicologa-Psicoterapeuta sede di RomaRoberta Caniglia Assistente Sociale sede di RomaGiuditta Borghetti Psicologa-Psicoterapeuta sportello di FirenzeM. Antonietta Tucci Psicologa-Psicoterapeuta sportello di Candela (FG)Simona Giovatore Psicologa-Psicoterapeuta sportello di Napoli Giulio D’Addio Insegnante, Formatore, Mediatore di conflitti Vianca Natali Palombi Logopedista Claudio Basili AvvocatoFederico Sorci Segreteria AdozioniSilvia Sommariva TraduttriceSusana Radassao Insegnante Spagnolo

In CilePaz Luzzi Rappresentante dell’EnteEma Rui-Pèrez PediatraIsabel Margarita Mery Reyes Psicologa

Equipe dei professionisti Pro Icyc

Spazio di AscoltoRiflessivoÈ attivo nella sede di Roma il PC, Percorso Condiviso, uno spazio di sostegnoqualificato rivolto ai genitori nello svolgimento del loro percorso di attesa e dicrescita “familiare”. Ma è anche una opportunità offerta alla famiglia, all’indivi-duo, al bambini/ragazzo, agli insegnanti per riflettere e confrontarsi con la psi-cologa e l’assistente sociale del nostro Ente su problemi relativi alla crescita per-sonale e alle dinamiche relazionali affettive.Lo Spazio è aperto il lunedì ore 15,00-19,00, su appuntamento al n.0668806528.

Per informazioni sull’attività

e sulle iniziative

della nostra Associazione

consulta il nuovo sito

www.proicyc.org

Corsodi spagnoloIl 31 ottobre è iniziato, nella sede di Roma, ilnuovo Corso di Spagnolo per le coppie in atte-sa con l’insegnante Susana Radassao.

Il nuovoConsiglioDirettivoIl 5 settembre a Tortoreto, l’Assemblea dei soci haeletto il nuovo Consiglio Direttivo costituito daGiovanni Palombi (Presidente)Massimo Scodavolpe (Vice Presidente)Maria Rita BonafedeLuca FedericiMaribel ProtoFrancesco SchiavelloMarco Valerie il Collegio dei Revisori dei ContiDaniela Spolaor (Presidente)Andrea VeroneseRosaria Favata

Corsodi formazioneNei giorni 10 e 11 ottobre a Roma si è svoltoil Corso di Formazione per l’adozione interna-zionale coordinato dalle nostre operatriciAlessia Carleschi, Simona Giovatore e RobertaCaniglia.

Sportelloinformativoa NapoliIl 14 novembre è stato inaugurato a Napoli ilnuovo Sportello Informativo del nostro Ente.Responsabile la psicologa Simona Giovatore.

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• B R E V I •

DEVOLVI IL 5 PER MILLE ALL’ASSOCIAZIONE

Per destinare il 5 per mille alla nostra Associazione occorre firmare all’interno

dei modelli CUD, 730 e UNICO nella sezione “Sostegno alle organizzazioni non

lucrative di utilità sociale…” e scrivere il codice fiscale dell’Associazione

Famiglie Adottive Pro Icyc onlus 97181810587

Per associarsi nuove condizioniVersare l’importo prescelto€ 35 quota individuale (ordinario)€ 50 quota famiglia (marito e moglie)superiore a € 50 quota sostenitoreAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onluscc postale 17179045 Causale: Quota associativa anno 2013

Per contributi all’AssociazioneAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc postale n. 17179045

IBAN: IT76G0760103200000017179045

Associazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc n. 35459

IBAN: IT18P0832703202000000035459

Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 2 Via Casilina, 1888/L-00132 Roma

Banca di CreditoCooperativo di RomaAg. 2 Via Casilina, 1888/L00132 Roma

Ricordiamo che le offerte liberali destinate alle Onlus sono detraibili dall’imposta sui redditicome previsto dal D.L. 35/2005 nei limiti e nelle modalità previste dalla legge.

Si ringrazianoper il contributo• Le comunità di Candela e Satriano• DB Line Srl• Banca

di Credito Cooperativo di Roma• Giancarlo Dal Sasso di Milano• Il Centro Missionario di Tuscania• Scuola Primaria

Alessandro Manzoni di Busto Arsizio MI

• Tutti i soci e Sostenitori SAD• Maria Grazia Mannelli di Prato

Donazioni on lineConsultando il nostro sito www.proicyc.org è possibile effettuare donazioni-on linecon carta di credito, Poste Pay o PayPal in penultima pagina nel riquadro “PerContributi all’Associazione”.

Un saluto agli amici dell’Icycdalla Svizzera

Appuntamenti

Messa per Padre Alcestee incontro famiglie aTuscania - 22 Novembre

Milano - 28 Novembre

Pesaro - 5 Dicembre

Pranzodi beneficienza

Roma - 20 Dicembre

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Lombardia Roberto Zanolini 335/327078

Francesco Schiavello 027610436

Vito Fucilli 333/9456633

Loredana Caldiero 339/2159267

Domenico Ramunno 339/5090285

Liguria Marilena Proto 010/5220178

Veneto Maurizio Corte 339/1188733

Michele Benassuti 045/6305145

Daniela De Fortuna 3384318731

Maurizio Lugato 3381817825

Emilia Romagna Romana Zavatta 0541/656285

Anna Del Prete 348/0311198

Marche Luciano Bertuccioli 0721/282056

Renzino Saccomandi 0721/282166

Michele D’Anna 335/7657437

Alfredo Bertone 340/1791939

Toscana Caterina Spezzigu 335/8410913

Carlo Carraresi 338/2371883

Ippolito Turco 348/7120615

Margherita Balestri 345/1428699

Abruzzo Annamaria Esposito 0861841151

Nicola Daldanise 329/4021341

Lazio Anna Sorci 338/4266556

Dolores Ferrari 349/0639770

Nadia Pallucca 339/4648983

Silvana Neve 333/4566024

Campania Giuseppe La Sala 338/9047194

Calabria Giovanna Musicò 338/3683014

Rocco Mamone 338/5210326

Puglia Rosaria Favatà 393/4219616

Sardegna Giusy Rombi 339/2244256

Referenti dell’Associazionenelle varie Regioni italiane

La nostra Associazione è diventata una realtà molto importante su tutto il territorio nazionale. Sono molte le coppie che si rivolgono a noi per avere informa-zioni, consigli e sostegno nel loro percorso, prima e dopo l’adozione. Per facilitare colloqui e incontri abbiamo pensato di indicare dei referentidell’Associazione, residenti nelle diverse Regioni.

Referenti ragazzi Stefano Dezii 349/6361142

Cesar Palombi 333/2999424

Leslie Federici 324/7971893

Alessandro Boncristiano 00569/95292021 (Rappresentante in Cile)

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