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NOTIZIARIO 2017 / 18 aprile maggio e giugno Salesiano “Casa per molti Madre per tutti”

NOTIZIARIO Salesiano - salesianinordest.it · Dizionario di Mistica , ed. L. Borriello, E. Caruana, MR del Genio e R. Di Muro (Città del Vatica- ... di stampo Ignaziano e Liguoriano,

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NOTIZIARIO20

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aprilemaggio e giugno

Salesiano

“Casa per molti Madre per tutti”

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INDICE

Lettera dell’Ispettore

Inserti speciali

Formazione

Comunicazioni

Missioni

L’INE si racconta...

Un libro al mese

Notizie dalle Nostre Case Salesiane

Vite Salesiane

Ordinazioni

Calendario Ispettoriale

Defunti

don Roberto Dal Molin

L’ISPETTORE

Lettera dell’Ispettore

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Carissimi confratelli,Maria Ausiliatrice ha sempre accompagnato la vita della nostra Congregazione. Don Bosco ci ha raccomandato di affidarci sovente a Lei come a Madre del Cielo premurosa e potente che ci aiuta nel triplice compito di crescere nella fede, di perseverare nella vocazione e di edificare l’opera di Dio. Nell’anno in cui ricorre il 150° anniversario dell’inaugurazione del Santuario a lei dedicato in Valdocco, nel mese in cui la preghiamo uniti nella fede al popolo dei credenti, nel giorno solenne della Sua festa come Salesiani e come Famiglia Salesiana rinnoviamo la nostra fiducia nella Sua potente intercessione.Le chiediamo di aiutarci a far crescere i giovani come figli di Dio capaci di rico-noscere il Suo amore e di corrispondervi. Sono tantissimi i ragazzi, i giovani e le famiglie che attraversano le nostre opere; vorremmo che sentissero il “profumo di Cielo” che si avvertiva a Valdocco, che cogliessero nell’incontro con noi sale-siani e con i laici che collaborano con noi la testimonianza credibile di un Amore più grande che li smuove alle domande più autentiche e all’incontro con il volto di Gesù.

Maggio 2018

don Roberto Dal MolinIspettore

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La preghiamo di aiutarci a perseverare e a crescere nella vocazione che il Signore ci ha donato. L’essere consacrati nel solco di don Bosco è un dono della miseri-cordia di Dio che riempie il nostro cuore di gratitudine. Il prossimo Capitolo Ge-nerale che si celebrerà nel 2020, e di conseguenza il Capitolo Ispettoriale che si terrà il prossimo anno, avranno a cuore proprio la figura del salesiano di domani. Nella lettera di indizione il Rettor Maggiore dichiara già come vorrebbe i suoi figli: “dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire uomo di profonda fede, dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire passione apostolica per i giovani, dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire figlio di Dio che sa di essere e si sente padre dei giovani, dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire identità carismatica nella comunione ecclesiale, dire salesia-no oggi dovrebbe essere lo stesso che dire apostolo dei giovani sempre fedele, sempre flessibile e creativo, dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire sempre educatore, sempre amico”.A Maria Ausiliatrice, affidiamo ciascuna opera perché si mantenga e si svilup-pi come il Signore vuole. Non abbiamo a cuore di cercare il nostro interesse o di rincorrere il consenso del mondo; vogliamo solo contribuire alla crescita del Regno di Dio vivendo con autenticità il carisma che don Bosco ci ha lasciato. È don Bosco il nostro modello da non imitare anacronisticamente ma da riprodurre in modo nuovo e creativo “secondo quanto il Signore ci ispira e le circostanza richiedono”. Il lavoro con i giovani più bisognosi e assieme ai laici dettano le co-ordinate in cui muoverci. Cari confratelli, il quotidiano rivolgerci a Maria Ausiliatrice, la meditazione della Parola e l’Eucaristia ben celebrata, ci aiutano a vivere come salesiani lieti e fe-deli. Maria ci dona l’equilibrio nella vita spirituale per vivere nella concretezza il nostro seguire il Signore Gesù per “fare quello che Lui ci dirà” senza negligenti trascuratezze o devianti ambizioni. Già l’anziano demone al giovane Malacoda nel noto Le lettere di Berlicche di C.S. Lewis suggeriva: “tenta l’uomo tenendogli la mente lontana dai doveri più elementari, sospingendolo verso quelli più progre-diti e spirituali. Aggrava quella caratteristica umana che è utilissima: l’orrore e la negligenza delle cose ovvie”. Maria, Parola ed Eucaristia sono tre tesori che alimentano la nostra fede, custodi-scono la vocazione e edificano le nostre opere. Camminiamo con gioia nel dono di noi stessi, sarà salvato tutto ciò che è donato.

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INSERTI SPECIALI

Cari confratelli,Saluti da Roma, dove abbiamo appena concluso un piccolo seminario di studio sulla meditazione salesiana. I partecipanti erano Jose Kuttianimattathil INK (co-ordinatore), Xavier Blanco SSM, Giuseppe Buccellato ISI, Eunan McDonnell IRL, Giuseppe Roggia UPS, Gianni Rolandi del Dipartimento missioni, e Cleofas Mur-guia, Silvio Roggia, Francisco Santos Montero e io, dal Dicastero per la Forma-zione. L’ obiettivo era quello di chiarire il posto che la meditazione occupa nella tradizione e nella vita salesiana, e di offrire linee guida per la crescita in questo campo. Ti invio questa lettera, piuttosto lunga, come un modo per condividere i frutti del nostro seminario.Il seminario è nato da un suggerimento di Xavier Blanco, direttore della casa sale-siana di Santiago de Compostela, in Spagna, dove ci siamo incontrati per l’ultima “Consulta” sulla Formazione (febbraio 2016). Durante una messa che presiedeva, Xavier ci ha sorpreso dicendo: “Perché non ci insegnate a meditare?” Alla luce del fatto che stiamo rivedendo il manuale di preghiera salesiana su richiesta del CG27, abbiamo pensato che un seminario dedicato a questo tema sarebbe sta-to più che opportuno. I partecipanti, alla fine, sono stati il gruppo di formazione guidato da Jose Kuttianimattathil, Eunan McDonnell, Giuseppe Buccellato e Giu-seppe M. Roggia, per la loro competenza in materia salesiana, e Xavier Blanco.Il seminario è stato ospitato dalla comunità di San Callisto, nel meraviglioso sce-nario, così ricco di pace, delle catacombe di San Callisto, dal 10 al 12 maggio 2018. Abbiamo iniziato con la condivisione delle nostre esperienze personali di meditazione: la nostra iniziazione alla meditazione, come meditiamo, quale im-patto la meditazione ha sulla nostra vita e apostolato, quali difficoltà incontriamo.Il passo successivo è stato l’illuminazione della nostra esperienza con la tradizio-ne salesiana. Attingendo dalla sua esperienza di formatore e guida di generazioni

Seminario di studio sulla meditazione salesiana, San Callisto - Roma, 10-12 maggio 2018

Delegati ispettoriali per la formazione

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di giovani salesiani, Giuseppe M. Roggia ha condiviso quelli che considerava elementi importanti nella formazione alla meditazione. Giuseppe Buccellato ci ha offerto sorprendenti informazioni sul ruolo della preghiera mentale nel carisma di Don Bosco come fondatore, e su come don Giulio Barberis, il primo maestro dei novizi, dedicava i primi due mesi del noviziato alla formazione alla meditazione. Eunan McDonnell da Francesco di Sales e dalla sua esperienza ci ha aiutato a riflettere sul motivo per cui dovremmo meditare, per poi offrire alcuni elementi di metodo, su come meditare1. Xavier Blanco ha presentato Gesù come l’uomo dei “tre tempi”: in lui l’azione, la preghiera e la comunità si fondono in uno ‘splendido accordo’; ha poi presentato la nuova sete di silenzio, preghiera contemplativa e meditazione che si sta risvegliando in Spagna, ad esempio attraverso la opera di Pablo d’Ors2.Dopo un periodo di silenzio per permettere alla ricchezza dell’ascolto di sedimen-tare, facilitati da una visita meditativa guidata alle catacombe, è seguito un mo-mento di diagnosi e di brainstorming: come mai molti di noi perdono interesse per la meditazione, anche mentre sono in formazione iniziale? Esiste uno specifi-co metodo di meditazione salesiano? Ci sono altri metodi che potrebbero essere in armonia con la nostra spiritualità? Che cosa possiamo imparare sulla medi-tazione dallo studio della indagine sull’accompagnamento personale salesiano condotta dai dicasteri della Pastorale Giovanile e della Formazione?3 Cosa si po-trebbe fare per risvegliare la stima e l’amore per la meditazione tra i salesiani nella formazione iniziale e permanente? Quali potrebbero essere i passi per un’efficace iniziazione alla meditazione salesiana? In che modo la meditazione salesiana può essere collegata con la lectio divina, centering prayer e la ‘preghiera del cuore’?Il passo finale è stato caratterizzato dall’impegno a raccogliere i frutti dei due giorni di studio, preghiera e riflessione, vedendo anche come condividerli con la Congregazione. Li metto qui di fila come condivisione, sperando che troverai qualcosa di utile.preamboli:• Se siamo convinti del valore e del posto che la meditazione ha nella nostra vita, saremo certamente più inclini ad essere fedeli alla meditazione stessa e ad impa-rare come crescere sempre di più nel modo di viverla.

1 Vedi “Lettera di S. Vincenzo de ‘Paoli indirizzata a’ suoi religiosi sul levarsi tutti all’ora medesi-ma (15 gennaio 1650)” annessa alle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales dal 1877 al 1907; G. BARBERIS, Manoscritto Barberis del 1875 dal quaderno delle istruzioni ai novizi, Archivio Centrale Salesiano; G. BARBERIS, Il vademecum dei giovani salesiani, nuova edizione riveduta e corretta (Torino, 1931), cap. 12: Della meditazione; G. BUCCELLATO, Alla presenza di Dio. Ruolo dell’Orazione mentale nel carisma di fondazione di San Giovanni Bosco , Tesi Grego-riana, Serie Spiritualità 9 (Roma: Editrice Pontificia Gregoriana, 2004); G. BUCCELLATO, Don Bosco, Sant’Ignazio e la Compagnia di Gesù: storia di una relazione nascosta ... ma non troppo, in id., Alle radici della spiritualità di San Giovanni Bosco (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vati-cana, 2013); G. BUCCELLATO, Giovanni Bosco: il geloso custode della sua vita con Dio, Nuovo Dizionario di Mistica , ed. L. Borriello, E. Caruana, MR del Genio e R. Di Muro (Città del Vatica-no: Libreria Editrice Vaticana, 2016); G. BUCCELLATO, Da due grani nasceranno quattro spighe. Piccola antologia di insegnamenti di San Giovanni Bosco sulla preghiera (Torino: ElleDiCi, 2017).2 Vedi PABLO D’ORS, Biografia del silenzio (Siruela, 2015)3 Vedi MARCO BAY, Giovani salesiani e accompagnamento: Risultati di una ricerca internaziona-le (Roma: LAS, 2018).

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• Pregare insieme è legato al lavorare insieme, ed è quindi un elemento di identità carismatica per noi.• Attualmente molti hanno poca o nessuna inizazione alla meditazione. Questo fa parte della generale debolezza della dimensione pedagogica della nostra forma-zione.• Nella iniziazione alla preghiera, non possiamo dare per scontato che le persone abbiano una relazione con Dio. Se manca questo presupposto fondamentale, rischiamo di costruire senza una base.• Se c’è “paura” nelle fasi della formazione iniziale, la meditazione tende a diven-tare una formalità piuttosto che una convinzione.La meditazione nel carisma di don Bosco fondatore:• È stato sorprendente vedere quanto don Bosco e la prima generazione di sa-lesiani insistessero sulla meditazione: vedi le aggiunte che don Bosco fa inserire all’edizione italiana delle Costituzioni, l’attenzione data da don Barberis nell’inse-gnare ai novizi il perché e il modo della meditazione, e linsistenza sulla medita-zione di don Rinaldi4. • Una buona conoscenza delle nostre origini ci aiuta a vedere l’importanza e il posto che la meditazione occupa nel nostro carisma.• Tenendo presente che le principali ispirazioni del Convitto Ecclesiastico furono di stampo Ignaziano e Liguoriano, e dato che Don Bosco continuò a fare annual-mente gli Esercizi spirituali a Sant’Ignazio sopra Lanzo fino al 1874, potremmo dire che apprese il metodo di meditazione ignaziano. Dato che lo stesso France-sco di Sales attinge a Ignazio, troviamo una chiara consonanza di metodi.

Perché meditare:• Prima di tutto, ad imitazione di Colui che ci ha amati e che amiamo: in Gesù vediamo l’unità di azione, preghiera e comunità.• Senza la preghiera mentale, la nostra relazione con Dio non può approfondirsi.

Come meditare:• È necessario un metodo , almeno all’inizio.• Non esiste un solo metodo di meditazione salesiana, sebbene la meditazione sia certamente qualcosa di distinto dalla lettura spirituale (come vediamo chiara-mente nella vita e negli scritti di Don Bosco). Ma alcune delle cose che diciamo di seguito daranno dei parametri di riferimento e indicheranno alcune preferenze.• Il metodo consiste innanzitutto nelle giuste disposizioni del cuore: fede, fedeltà, fiducia e perseveranza.• La perseveranza è della massima importanza ed è una parola che si trova spes-so sulle labbra di Gesù e nel nuovo testamento. Impariamo a pregare pregando, ed è importante “essere lì”, giorno per giorno, per la meditazione.• Momenti di intensa preghiera (come il ritiro spirituale) e l’accompagnamento spirituale personale possono creare una buona base per la meditazione.• La preparazione, sia remota che prossima, è della massima importanza: l’abitu-dine di leggere la Parola di Dio, le Costituzioni, buone lettura spirituali; la lettura della Parola di Dio del giorno e magari anche di un commento già la sera prece-dente.

4 Una nota manoscritta di don Rinaldi trovata da Giuseppe Roggia nella casa del noviziato di Pinerolo: “I novizi imparano a meditare? È la cosa più importante. “

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• La Parola di Dio e le Costituzioni sono testi privilegiati per la nostra meditazione.• Cristo è al centro della meditazione cristiana. Lui è, come insistono Teresa di Avila e Francesco di Sales, la porta attraverso la quale entriamo; è Lui che ci guiderà, se e quando vorrà, alla preghiera senza parole, affettiva, contemplativa.• La parola meditazione deriva dal “prendersi cura di”, “prestare attenzione”. Ini-ziamo la meditazione ponendoci alla presenza di Dio, dando attenzione a colui che è sempre presente e che desidera comunicare con noi.• Nel noviziato, potrebbe essere opportuno concentrarsi su un unico metodo, come quello della lectio divina.• Collatio, o la condivisione in comune, presuppone che si sia già fatta la lectio e la meditatio, che si sia stati ‘toccati’ dalla Parola; altrimenti, cosa c’è da condivi-dere?• Anche tenere un diario è utile, per vedere nel trmpo la direzione in cui Dio mi guida.• Una buona meditazione riecheggia nel corso della giornata, superando gra-dualmente il “parallelismo” nella nostra vita e conducendoci all’unificazione delle nostre pratiche di pietà, vita sacramentale, tutto il resto della viat quotidiana e del lavoro.• I frutti della meditazione sono visti nella trasformazione che ha luogo nella vita.• Salesiani guide spirituali devono imparare a far entare la preghiera e la medita-zione nel colloquio, anche facendo domande su questi campi; dovrebbero impa-rare ad accompagnare i confratelli in questi aspetti così importanti della loro vita.Tra i passi che vorremmo fare nell’immediato futuro vi sono i seguenti:1. Un e-book del materiale del seminario, da condividere con tutti i confratelli.2. Una nota su alcuni metodi di meditazione salesiana da inserire nel nuovo ma-nuale di preghiera , insieme ad altro materiale, a www.sdb.org/.3. Animazione dei delegati ispettoriali di formazione, durante le varie riunioni delle commissioni regionali di formazione 2018.4. Preparazione di materiale didattico sulla meditazione, con l’aiuto di maestri di noviziato e incaricati dei prenovizi.5. Formazione dei formatori nell’area della meditazione.6. Coinvolgere i vari centri regionali della formazione permanente attraverso corsi e altre iniziative.7. Fare della meditazione e della preghiera un tema nel lavoro del CG28, dato che la qualità dell’evangelizzazione è direttamente correlata alla qualità della nostra preghiera e meditazione.Dal seminario stesso abbiamo appreso che è molto proficuo, specialmente nell’a-rea di temi come la meditazione, iniziare dalla nostra esperienza personale, con-dividendola con semplicità, prima di illuminarla con la tradizione. Ci siamo anche resi conto che le dinamiche di un piccolo gruppo in un seminario sono molto diverse da quelle che si verificano quando il gruppo è più grande. Questo stesso metodo potrebbe essere qualcosa di prezioso nel nostro sforzo di progredire nel-la meditazione, dato che è un modo efficace di “fare esperienza dei valori della vocazione salesiana” che è al centro di C 98: “Illuminato dalla persona di Cristo e dal suo Vangelo, vissuto secondo lo spirito di Don Bosco, il salesiano... fa espe-rienza dei valori della vocazione salesiana... “.

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Termino condividendo il senso di serena gratitudine che provo nel mio cuore per questo piccolo seminario, sorto dalla richiesta spontanea di un confratello. Vorrei ringraziare tutti i confratelli che hanno partecipato e hanno dato il loro contributo in uno spirito di grande semplicità, a Jose Kuttianimattathil e Silvio Roggia per il coordinamento e l’animazione del seminario, a Gianni Rolandi che si è unito così volentieri a noi per aiutarci nelle traduzioni, alla comunità di San Callisto, che ci ha ospitato con tanta cordialità e fraternità. Un seminario, potremmo chiederci, che differenza farà? Almeno ha fatto una dif-ferenza per noi che vi abbiamo preso parte; e poi, come diceva don Bosco, se accompagniamo il nostro lavoro con la preghiera, da due grani nasceranno quat-tro spighe.Una felice festa dell’Ascensione di nostro Signore, la festa di Gesù “seduto alla destra di Dio” e allo stesso tempo “operante in mezzo a noi”, nella nostra pro-clamazione della Parola e nei segni che la accompagnano (Mc 16, 19-20), in par-ticolare i segni delle nostre vite trasformate. Che la Madonna di Fatima e Maria Mazzarello, con il loro spirito di contemplazione, intercedano per noi!

Affettuosamente,

Ivo Coelho, SDB

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1. CONVOCAZIONE DEL CG28. 1.1. Scelta del tema. 1.2. Altri impegni. 1.3. Obiettivo fondamentale del tema. 1.4. Alcune domande che potremo porci. 2. TEMA DEL CG28. 2.1. Priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi. 2.2. Profilo del salesiano per i giovani di oggi. 2.2.1. Con don Bosco come model-lo. 2.2.2. Vocazione e formazione: a) formazione come risposta permanente alla chiamata di Dio, b) Missione e comunione, c) Équipe formative di qualità. 2.3. In-sieme ai laici nella missione e nella formazione. 2.3.1. Realizzazioni e resistenze nella missione condivisa con i laici. 2.3.2. Reciprocità nelle relazioni tra salesiani e laici. 2.3.3. Formazione congiunta di salesiani e laici. 2.3.4. Opere a gestione condivisa o assegnate ai laici. 3. L’“ORA” DEL CG28.Torino, 24 maggio 2018

Carissimi Confratelli,durante la sessione plenaria del Consiglio generale abbiamo riflettuto sul pros-simo Capitolo generale, del quale abbiamo già comunicato il titolo e l’iter di pre-parazione. Subito dopo ho dedicato personalmente del tempo per riprendere il contenuto degli ultimi Capitoli generali: dall’anno 1972 con la celebrazione del Capitolo generale speciale (CG20), che segnò un punto fermo nella storia del rinnovamento della nostra Congregazione dopo il Concilio Vaticano II, fino all’ul-timo, che ha avuto luogo nel 2014. Sono stati pertanto quarantadue anni di vita della Chiesa e della Congregazione durante i quali si sono succeduti otto Capitoli generali.

Quali salesiani per i giovani di oggi?Lettera di convocazione del Capitolo Generale 28°

INSERTI SPECIALI

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Ci troviamo nel tempo dell’annuncio e della preparazione del CG28 che sarà, senza dubbio e una volta di più, «il principale segno dell’unità della Congregazio-ne nella sua diversità», come affermano le nostre Costituzioni1.Per la dinamica propria di ciascun Capitolo generale ci incontreremo come con-fratelli salesiani di tutto il mondo di fronte alla sfida di rivedere la nostra fedeltà al Signore, al Vangelo e a don Bosco, sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo al fine di conoscere la volontà di Dio in questo momento della storia.

1. CONVOCAZIONE DEL CG28Nel giorno della solennità di Maria Ausiliatrice, da Torino, con profonda gioia vi faccio giungere questa lettera mediante la quale convoco, secondo l’articolo 150 delle nostre Costituzioni, il CG28. Esso avrà come tema: Quali salesiani per i giovani di oggi? Il Capitolo si celebrerà a Valdocco (Torino), dove ritornere-mo dopo sessantadue anni dall’ultimo Capitolo generale lì celebrato, nello stesso luogo santo salesiano dove don Bosco visse e fondò la nostra Congregazione. Sarà un dono incontrarci con il nostro Padre don Bosco e sentirci veramente a casa, là dove carismaticamente tutti siamo nati come Salesiani di don Bosco.Il Capitolo generale avrà inizio domenica 16 febbraio 2020, con la solenne conce-lebrazione eucaristica nella Basilica di Maria Ausiliatrice; pensiamo di fare la con-clusione il 4 aprile 2020, vigilia della Domenica delle Palme. Il Capitolo generale avrà quindi la durata di sette settimane.Come Regolatore ho nominato don Stefano Vanoli, che generosamente assume la responsabilità di accompagnare la preparazione e lo sviluppo del nostro Capi-tolo generale2.

1.1. Scelta del temaIl tema scelto è frutto di un’ampia e approfondita riflessione svolta dal Consiglio generale, che ha tenuto presenti gli attuali orientamenti della Chiesa e di Papa Francesco, specialmente la celebrazione dei due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia e la preparazione di quello che si terrà nel mese di ottobre 2018 su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.Il Consiglio generale ha evidenziato anche alcune questioni emerse dalla cono-scenza sempre più profonda della Congregazione che si è realizzata in occasione delle visite di insieme e delle visite straordinarie, come anche dalla visione che ciascun consigliere ha potuto avere della realtà della Congregazione e che io stesso ho maturato in seguito allo studio e alle visite da me effettuate finora a sessantatré ispettorie.Questa visione della Congregazione ci ha permesso di individuare, come espli-citerò più ampiamente nel corso della lettera, l’urgenza di concentrare la nostra attenzione sulla persona del Salesiano che, come uomo di Dio, consacrato e apostolo, deve essere capace di sintonizzarsi pienamente con gli adolescenti e i giovani di oggi e con il loro mondo per educarli ed evangelizzarli, prepararli alla vita e accompagnarli all’incontro con il Signore. Allo stesso tempo operiamo con la ferma convinzione di non avere solo noi la responsabilità di questa missione e di non poterla svolgere senza la collaborazione di altre forze.

1 Cost. 146.2 Ibid.

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Il tema è unico ed è articolato in tre nuclei:- Priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi- Profilo del salesiano per i giovani di oggi- Insieme ai laici nella missione e nella formazione

1.2. Altri impegniAl tema proposto, che senza dubbio sarà una ricca opportunità e un tempo di grazia e di speranza per la nostra Congregazione, il Capitolo generale dovrà af-frontare alcuni aspetti di carattere giuridico che sono importanti per la vita delle ispettorie, come per esempio la verifica del Segretariato per la Famiglia salesiana costituito durante il precedente Capitolo generale.Un altro compito sarà costituito dall’elezione del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio generale per il sessennio 2020-2026. I membri del Capitolo ge-nerale offriranno questo servizio a favore dell’unità e della fedeltà al carisma di don Bosco e certamente i confratelli, da tutte le parti del mondo salesiano, ac-compagneranno con la preghiera questo momento così importante per la nostra Congregazione.La “commissione tecnica”, nominata a norma dell’art. 112 dei Regolamenti, ha già lavorato con il Regolatore durante la sessione del Consiglio generale e nei giorni successivi per preparare un calendario dei lavori per le ispettorie, in modo che tutto proceda nella maniera più idonea sia per quanto riguarda i tempi sia per gli apporti che si potranno offrire.Molto probabilmente, le risposte delle ispettorie su alcuni aspetti della loro vita e sugli elementi giuridici ad essi correlati richiederanno al CG28 stesso una nuova verifica relativa ad alcune strutture di animazione e di governo centrale della Con-gregazione e delle Regioni.

1.3. Obiettivo fondamentale del temaL’obiettivo fondamentale del tema del CG28 è quello di aiutare tutta la Congre-gazione ad approfondire, per quanto possibile, qual è e quale dovrebbe essere il profilo del salesiano capace di dare risposta ai giovani di oggi, a tutti i giovani, specialmente i più poveri e bisognosi, gli esclusi e gli scartati, i più fragili e quelli privati dei diritti fondamentali. E questo in un mondo sempre più complesso e che sperimenta rapidi cambiamenti.La realtà di oggi richiede salesiani consacrati-apostoli preparati e disposti a vi-vere la propria vita con la mente e il cuore di don Bosco in questa Chiesa e in questa società, desiderosi di condividere, donarsi e dare la vita per i giovani del mondo di oggi, con i loro linguaggi, le proprie visioni e i propri interessi. Possiamo incontrare molti di questi giovani nelle case salesiane; ma molti di più abitano in altri “cortili” del mondo.Quanto affermava a suo tempo il CGS parlando dell’unità della vocazione del sa-lesiano, oggi suona come una profezia: «Dalla scoperta di questa unità vocazio-nale scaturirà la luce della nostra “identità” salesiana e la possibilità di quel tipo di salesiano richiesto oggi dai segni dei tempi» 3.Questo “tipo di salesiano richiesto oggi dai segni dei tempi” metterà anche in evi-denza ciò su cui si è riflettuto in occasione del CG24 ma che non è stato sufficien-temente assimilato. Il fatto che centinaia di migliaia di laici fanno ora parte delle

3 CGS, 127.

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presenze salesiane in tutto il mondo, richiede al salesiano una nuova apertura di mente e di cuore per il bene della missione salesiana nel mondo. Solo condividen-do la missione potremo dare le migliori risposte senza deludere gli adolescenti e i giovani di oggi e domani che tanto hanno bisogno di noi.

1.4. Alcune domande che potremo porciÈ possibile che ci siano confratelli che pensano che, se tutti abbiamo il Vangelo come norma di vita cristiana e don Bosco come padre e fondatore nella nostra Congregazione e se professiamo le stesse Costituzioni, nelle quali la missione salesiana è chiaramente definita, forse non dobbiamo chiederci quale deve es-sere il profilo del salesiano che lo Spirito richiede oggi per un’autentica missione tra i giovani e con loro in un mondo così nuovo e mutevole. Dobbiamo però ri-conoscere francamente, come si percepisce in molte ispettorie, che la realtà si presenta molto più complessa e diversificata di quanto pensiamo. Tale realtà non è uniforme né semplice. È per questo che troviamo situazioni fra loro contrappo-ste, che ci spingono a compiere passi nella direzione di una maggiore radicalità, maggior coraggio, maggior chiarezza e persino maggiore purificazione alla luce del Vangelo e della fedeltà della nostra Congregazione al carisma ricevuto dallo Spirito Santo in don Bosco. - In questa realtà complessa e diversificata ci sono confratelli, e sono la maggior parte, che vivono con totale dedizione e sintonia con i giovani, il loro mondo e la loro realtà; ve ne sono altri che sentono che questo mondo giovanile e i giovani stessi non sono più accessibili a loro. - La maggior parte dei confratelli vive con una chiarissima e decisa opzione per i più poveri e bisognosi, con una forte opzione per coloro che sperimentano ogni giorno come la loro dignità viene calpestata e violata; altri confratelli si rifugiano in spazi di vita comodi e confortevoli. - La maggior parte dei confratelli vive il ministero presbiterale come don Bosco, che era sacerdote sempre e in ogni luogo per i suoi ragazzi e i giovani; mentre altri confratelli sono molto influenzati dalla forte tendenza al clericalismo, che tanto male fa alla Chiesa stessa e dal quale noi non siamo esenti. - Molti confratelli vivono con totale disinteresse, sobrietà, austerità e generosità il servizio agli altri, in particolare nei confronti dei nostri destinatari privilegiati; mentre vi sono altri confratelli che smarriscono la loro identità e libertà di religiosi consacrati coinvolgendosi in dinamiche di ricerca di potere, che non poche volte è collegato con la ricerca di denaro e di altri legami4. - La maggior parte dei confratelli, con autentica passione e affetto, vive tradu-cendo nella realtà di ogni giorno quanto affermato da Giovanni Cagliero: «Frate o non frate, io sto con don Bosco»5 ; altri confratelli invece per grande mancanza di identità salesiana chiedono di lasciare la Congregazione per vivere non come religiosi consacrati apostoli, Salesiani di don Bosco, ma per esercitare semplice-mente il loro ministero presbiterale in quelle diocesi nelle quali hanno pensato di poter stare bene o di essere semplicemente accolti. - Ci sono confratelli che hanno compreso e vivono la missione condivisa con i lai-ci come un grande dono per la missione. Ce ne sono molti altri invece che ancora provano una profonda resistenza o addirittura un rifiuto; essi accettano volentieri

4 EG, 55 e 57.5 MB VI, 335.

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che i laici siano nostri dipendenti ma rifiutano di condividere allo stesso livello, fianco a fianco, la missione e ciò che essa comporta. - La maggioranza dei giovani confratelli nelle tappe formative sogna di impegnare tutte le forze per i giovani ai quali saranno inviati6, preparando il cuore, la mente e vivendo la formazione intellettuale in vista di questo obiettivo; e altri confratelli che sognano, al contrario, incarichi, responsabilità che diano loro autorità e “una certa posizione”.Questa nostra realtà fatta di contrasti, luci e ombre, ci sta chiedendo le stesse cose che Papa Francesco, con la sua parola viva e diretta, ha domandato a tutta la Famiglia Salesiana e che oggi sento particolarmente indirizzata a noi: non de-ludere le profonde aspirazioni dei giovani. Così dice il Papa: «Don Bosco vi aiuti a non deludere le aspirazioni profonde dei giovani: il bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro; il desiderio di collaborare alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, allo sviluppo per tutti i popoli, alla tutela della natura e degli ambienti di vita. Sul suo esempio, li aiuterete a sperimentare che solo nella vita di grazia, cioè nell’amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici. Avrete la gioia di accompagnarli nella ricerca di sintesi tra fede, cultura e vita, nei momenti in cui si prendono decisioni impegnative, quando si cerca di interpretare una realtà complessa»7.

2. TEMA DEL CG282.1. Priorità della missione salesiana tra i giovani di oggiLa riflessione sulla storia dei nostri Capitoli generali è ricca e profonda, e ciascun Capitolo generale, con la luce dello Spirito Santo che dobbiamo accogliere con docilità e apertura di cuore, è come un invito rivolto alla nostra libertà oggi, dal momento che non dovremmo incautamente e quasi temerariamente acconten-tarci delle glorie passate. Quasi senza accorgerci possiamo opporre «resistenza allo Spirito Santo» (At 7,51), oppure «spegnere lo Spirito» (Cf. 1 Ts 5,19), correndo il rischio che la missione salesiana che ci è stata affidata possa essere un giorno consegnata ad altri8.Per questo, quando proponiamo come tema del Capitolo per tutta la Congrega-zione quello di realizzare un’attenta riflessione sul profilo del salesiano per i gio-vani di oggi, lo facciamo con la urgente necessità di avanzare liberamente e con grande onestà nell’unico modo che conta veramente: la fedeltà al Signore in don Bosco e la fedeltà ai giovani, molti dei quali si aspettano di non essere abban-donati al loro destino o lasciati come naufraghi perché noi non siamo in grado di percepire i loro bisogni o di ascoltare i loro appelli.Come don Bosco e in fedeltà allo Spirito, dobbiamo imporci di dare assoluta pri-orità alla missione salesiana con i giovani di oggi per essere, come fu lui, «segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, soprattutto i più poveri»9. Questa priorità o predilezione per gli adolescenti e i giovani più bisognosi del mondo di oggi, che in un certo senso è differente dal mondo dei decenni passati, condiziona oggettiva-mente la nostra missione. Possiamo dire, come altre volte, che non è qualcosa di

6 Cf. Cost. 24.7 FRANCESCO, Come Don Bosco con i giovani e per i giovani. Lettera di Papa Francesco al Rettor Maggiore dei Salesiani, LEV, Città del Vaticano 2015, 9.8 Cf. CGS, 18.9 Cost. 2.

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opzionale, qualcosa che possiamo trascurare perché non vogliamo assumerne le esigenze. Al contrario, è qualcosa di essenziale e costitutivo della nostra identità carismatica.Attualmente tre quarti della popolazione giovanile mondiale vive nei paesi colpiti dalla povertà o in quelli lentamente in via di sviluppo, specialmente nelle perife-rie delle grandi città, nelle cosiddette “città di emergenza”. Sono le vittime del progresso e del medesimo sviluppo, che produce, nella sua stessa dinamica, una crescente disuguaglianza sociale e povertà. Questa situazione continua ad essere un forte richiamo per noi e per la nostra Congregazione. Oggi più che mai abbiamo una missione carismatica originale da offrire con la stessa sensibilità di don Bosco alla Chiesa e al mondo, a tutti i giovani, a questi bambini e bambine, adolescenti e giovani esclusi, emarginati e scartati.Il nuovo Capitolo generale sarà un’opportunità per discernere attentamente e con coraggio per verificare se le nostre presenze, le nostre opere e le nostre attività sono al servizio dei giovani più poveri10; se essi occupano il nostro cuore e sono al centro delle nostre preoccupazioni e dei nostri interessi; se concentriamo le nostre energie e sforzi per loro.Un sogno che porto nel cuore è quello di pensare con fiducia che un giorno in tutto il mondo al sentire pronunciare la parola salesiani, o figli di don Bosco, tutti capiscano che si parla di noi consacrati che sempre e in qualunque luogo e si-tuazione scelgono i giovani, tutti i giovani, i ragazzi e le ragazze più poveri, vulne-rabili e privati della loro dignità perché essi hanno bisogno di noi e ci aspettano. Chi sono questi giovani? Secondo le parole di Papa Francesco sono, anzitutto, gli scartati, gli “avanzi”: «Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, ad-dirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo... Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”»11.E per noi Salesiani coloro che hanno bisogno di noi e che ci aspettano sono: - i veri poveri del mondo e gli “scartati” - i minori migranti, rifugiati, arrivati in posti sconosciuti e soli - i ragazzi e le ragazze di strada di vari continenti - i minori e i giovani ogni giorno violati nei loro diritti umani e nella loro dignità - i giovani respinti alle frontiere perché si trovano senza documenti e senza op-portunità, costretti a fare qualsiasi cosa pur di sopravvivere - i minori e i giovani coinvolti in reti e schiavi in qualche modo di tante dipendenze o forme attuali di vera schiavitù e privazione della libertà - i giovani del mondo del lavoro e della formazione professionale e occupazionale. - i giovani con famiglie totalmente destrutturate e con profonde carenze umane e affettive - i giovani, infine, di tutte le razze e di tutte le culture che, in ogni caso, non co-noscono Gesù Cristo.Il Capitolo dovrà essere insomma un forte richiamo per ritornare una volta di più ai veri poveri del mondo e per continuare a scommettere fortemente su di loro nei luoghi e nelle presenze in cui stiamo già operando.

10 Reg. 1.11 EG, 53.

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Il Capitolo sarà anche un forte appello per sintonizzarci con tanti adolescenti e giovani che ci chiedono di non essere lasciati soli, ma di essere accompagnati: giovani con famiglie strutturate o destrutturate che hanno bisogno della presenza di un educatore e di un amico per la loro vita e quella delle loro famiglie.Questa priorità della missione giovanile oggi ci deve aprire gli occhi e renderci sensibili alle necessità degli adolescenti e dei giovani che con il loro linguaggio, il loro punto di vista e comprensione appartengono al mondo digitale. Altri sono sensibili alla cura e al rispetto del creato e della natura. Ci sono giovani sensi-bili alla dimensione sociale nella quale aiutare e servire, giovani che desiderano opportunità di volontariato. E anche giovani che desiderano fare un cammino di fede autentico e profondo. Questa stessa priorità ci permette di capire, oggi più che mai, che quando i giovani hanno una famiglia, questo cammino si può fare solo insieme. Questo è anche il grido della Chiesa e del Papa.Tutto ciò e molto altro bussa alle porte della nostra fedeltà come Salesiani oggi e ci chiede una riflessione su cosa fare, su come fare e su come prepararci per avere qualcosa di importante e significativo da dire e da offrire, da condividere.

2.2. Profilo del salesiano per i giovani di oggiParlare dei Salesiani di oggi e di domani richiede a tutti noi di orientare il nostro sguardo a don Bosco perché lui è il nostro modello. Come già scriveva il CG21, Don Bosco «non è per noi un semplice ricordo del passato, ma è una presenza carismatica, viva, operosa e protesa al futuro. In lui comprendiamo meglio noi stessi e ritroviamo il vero senso di appartenenza alla Congregazione»12.

2.2.1. Con don Bosco come modelloAvendo don Bosco come modello il salesiano scopre: - Don Bosco “uomo di Dio”, la cui caratteristica più meravigliosa era l’unità della sua persona, della sua vita e del suo lavoro13. La mirabile armonia tra grazia e natura magnificamente manifestata nella sua persona fa sì che il salesiano intu-isca facilmente come la fede arricchisce tutta la vita umana e come la vita trova pienezza nella fede. Di fatto don Bosco sapeva leggere la realtà nella quale viveva e in cui era immerso, con uno sguardo di fede straordinario. Per questo dire sale-siano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire uomo di profonda fede. - Nel centro della sua vita scopriamo il “da mihi animas cetera tolle”, come pas-sione apostolica piena di motivazioni e di sogni a favore dei suoi giovani. Ma la fonte di tutto questo sono il Vangelo e la persona e il cuore di Cristo apostolo del Padre. Ed è in don Bosco che possiamo vedere come lo Spirito Santo ispira un certo “modo salesiano” di intuire il volto e il cuore di Gesù Buon Pastore e la sua missione, in un progetto di vita fortemente unitario in cui l’aspetto umano e quello divino sono intimamente uniti verso un’unica missione: la salvezza dei giovani14. Per questo dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire passione apo-stolica per i giovani. - A imitazione di don Bosco il salesiano scopre l’infinita paternità di Dio e cerca di vivere davanti a Lui, il Padre, con un cuore ripieno di gioiosa gratitudine e di

12 CG21, 163.13 Cf. CGS, 83 §1.14 Cf. Cost. 26.

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fiducia. Sente che la sua missione di educatore e pastore ha il suo vertice nel rive-lare il Padre ai giovani e comprende più a fondo don Bosco nella sua unione con Dio e nel suo senso straordinario di paternità. E poiché percepisce che il modello supremo di don Bosco è Cristo, il salesiano ha l’opportunità di rendersi sempre più consapevole che «il mondo attuale ha urgente bisogno di scoprire questo vero volto di Dio e questa vocazione “filiale” di ogni uomo» 15. Per questo dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire figlio di Dio che sa di essere e si sente padre dei giovani. - Essere salesiano è il nostro modo di essere intensamente Chiesa. «Non è pen-sabile alcun dualismo tra la vita salesiana e la vita della Chiesa universale o par-ticolare. È il medesimo Spirito che anima e unifica la Chiesa e che ha ispirato la nostra vocazione salesiana»16. La fedeltà a don Bosco oggi ci chiede come Con-gregazione di essere attenti ai segni dei tempi, attenti al “grido” di questi giovani dei quali parliamo, senza perderci in ciò che potrebbe sfigurare la nostra identità carismatica. Per questo, come dicono le nostre Costituzioni, già nella prima re-dazione di don Bosco edita nel 1875, dobbiamo avere nel cuore la passione di essere evangelizzatori dei giovani, specialmente i più poveri, di prenderci parti-colarmente cura delle vocazioni apostoliche, di essere educatori della fede negli ambienti popolari, specialmente con la comunicazione sociale, e di annunciare il Vangelo ai popoli che ancora non lo conoscono 17, giacché la passione del “da mihi animas” non conosce frontiere. Per questo dire oggi salesiano dovrebbe es-sere lo stesso che dire identità carismatica nella comunione ecclesiale. - Affermare don Bosco come modello e affermare la fedeltà al carisma significa per noi anche il ritorno al genuino spirito del don Bosco dell’Oratorio 18, non per fare quello che lui fece, ma certamente per imitare come lui lo fece, scoprendo un don Bosco sempre flessibile in tanti aspetti ma fortemente legato alla propria missione per i giovani. Si capisce che non ci riferiamo all’Oratorio per limitarci a un’attività concreta tra le tante che don Bosco stesso realizzò. Intendiamo, inve-ce, cogliere quello spirito che lo mosse e lo guidò in ogni istante: la sua forza, la sua passione educativa e la sua creatività, il suo dinamismo e la sua flessibilità non esente da tutta la chiarezza e la fermezza che ha avuto e che oggi rappre-senta per noi un insegnamento magistrale di fedeltà dinamica alla sua specifica vocazione apostolica. Don Bosco ci si mostra pertanto come un vero modello di docilità al carisma originario; docilità alla chiamata e alla missione che gli fu affi-data, insieme ad un’apertura alla realtà, ai tempi e alle varie richieste. Per questo dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire apostolo dei giovani sem-pre fedele, sempre flessibile e creativo. - Avere don Bosco come modello significa per il salesiano di oggi avere la mente e il cuore pieni dei valori dello spirito salesiano e della spiritualità che ci distingue e ci caratterizza. In questo spirito salesiano la carità è il mezzo e il metodo fon-damentale del suo apostolato: l’instancabile amabilità e la familiarità sono i nomi salesiani della carità vissuta tra i giovani. La simpatia, la capacità di fare il primo passo, il riconoscimento dato a ciascuna persona, l’ottimismo e la gioia, lo spirito

15 CGS, 90.16 Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco. Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane, Editrice S.D.B., Roma 1986, p. 12017 Cf. Cost. 6.18 Cf. Cost. 40.

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di famiglia…, devono essere gli elementi distintivi e specifici del nostro DNA sale-siano. Per questo dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire sempre educatore, sempre amico.

2.2.2. Vocazione e formazioneDire vocazione e formazione è sempre un modo per rispondere alla domanda: «Quale salesiano per i giovani di oggi?». Il profilo del salesiano uscirà indubbia-mente dal lavoro del Capitolo e questa certezza è fonte di grande speranza.Per aiutare la riflessione futura, indico tre elementi da prendere in considerazione:a) Il salesiano deve vivere con la consapevolezza che la sua è una chiamata e una vocazione consacrata alla quale deve rispondere giorno per giorno.b) La missione si realizza insieme e la formazione deve aiutarci a viverla così.c) Per rispondere adeguatamente alle esigenze della formazione e della missione oggi, abbiamo certamente bisogno di investire in équipe formative di qualità, ca-paci di aiutare la formazione dei salesiani per essere autentici educatori e apostoli dei giovani di oggi.a) Formazione come risposta permanente alla chiamata di DioLa formazione, compresa e vissuta nella fede, porta ogni salesiano, insieme ai suoi confratelli, a rispondere a Dio, il quale è colui che prende l’iniziativa e lo chia-ma a seguire Cristo da vicino. È Dio che ci consacra e ci invia ai giovani, come esprimiamo nella nostra professione religiosa19. La vocazione non è qualcosa di astratto. È Dio che chiama sempre in un particolare momento della storia, in un determinato contesto familiare, sociale, religioso, culturale ed economico. È una chiamata di amore e di grazia che riceviamo con gratitudine e umiltà, non come un diritto o un merito. Il giovane salesiano, figlio della propria epoca, deve rispon-dere a questa specifica chiamata di Dio e il compito della formazione è quello di aiutarlo nel cammino di maturazione e di completo abbandono di se stesso a Dio nella sequela di Cristo.In ogni caso questo percorso di maturazione non può essere realizzato al di fuori della realtà del mondo attuale, nella sua diversità e, forse, nella sua complessità. L’insieme dei bisogni e delle aspirazioni del tempo20 segna fortemente una vo-cazione.Don Bosco possedeva una grande sensibilità nel saper leggere e interpretare la realtà e le esigenze del suo tempo. Con questa sensibilità ha dato vita alla Con-gregazione salesiana e ha superato le difficoltà. I primi salesiani si formarono in questo spirito e possiamo dire che oggi è urgente assumere questa caratteristica anche nel campo formativo.Nelle società come le attuali, con cambiamenti molto rapidi e profondi, il sale-siano dovrà essere capace di restare aperto a tali cambiamenti, superando la naturale resistenza che si prova di fronte alle novità, alle realtà sconosciute; do-vrà abituarsi a cercare soluzioni nuove, quando sarà necessario, senza rifugiarsi nel “si è sempre fatto così”; dovrà essere disposto a imparare il nuovo e ad af-frontarlo, disposto a dialogare senza chiusura, disponibile a distinguere ciò che è permanente da ciò che è mutevole, capace di vivere, infine, come religioso in questi contesti.

19 Cf. Cost. 24.20 Cf. GS, 4-10.

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Non è strano pensare, come la Congregazione ha già detto in varie occasioni, che le strutture di formazione devono adattarsi ai bisogni di tempi, dei luoghi e delle persone; che devono essere plurali, decentrate, flessibili e funzionali. Il gio-vane salesiano dovrà formarsi a contatto con la realtà dell’ambiente in cui vive: le famiglie, i giovani della stessa età, la reale vita salesiana con le proprie attività apostoliche. Si formerà come fanno molte persone con il loro sforzo, sacrificio, sobrietà, austerità, lontano da qualsiasi status di privilegio o di élite. Tutto questo dovrebbe sempre farci riflettere con flessibilità sulla formazione del salesiano nel mondo di oggi per i giovani di oggi.Certamente la formazione deve portarci ad assimilare i tratti tipici della persona-lità salesiana con uno stile di vita spirituale 21 centrato in Dio Padre e nel Cristo Salvatore, basato su una fede concreta che aiuti il salesiano a leggere la presenza di Dio nel quotidiano, nella storia e negli avvenimenti umani. Lo spirito sarà quello della carità ispirata alla dolcezza di san Francesco di Sales, come ha voluto don Bosco. Con don Bosco come modello, il salesiano dovrà distinguersi per una speranza che sia fonte di ottimismo e gioia anche nelle difficoltà. E sarà sostenu-to da una sincera pietà eucaristica e mariana.Come figlio di don Bosco il salesiano si distinguerà per una maturità umana che deve caratterizzare le nostre relazioni piene di giovialità, sincerità, comprensione, capacità di amicizia e affetto vero e maturo. Tutto questo arricchito da uno stile di relazioni fraterne ed educative tipiche dello spirito di famiglia che ci contraddi-stingue.Naturalmente, questo cammino non può essere percorso senza mediazioni. Esse sono diverse. All’inizio del cammino si devono incontrare i primi accompagna-tori. Pensando al salesiano di oggi sono necessari e sempre più urgenti un vero discernimento e accompagnamento 22. È certamente importante il ruolo della co-munità, dei laici della comunità educativa pastorale e dei confratelli della propria ispettoria; ma, anzitutto e specialmente nei primi anni, l’efficacia di tutto il rinno-vamento formativo dipenderà in larga misura dal clima che abbiamo descritto, da un vero discernimento, da un accompagnamento costante e dalla capacità dei formatori. Essi devono essere molto consapevoli che la formazione dei confra-telli sarà influenzata dal loro modo di pensare e di agire. Per questa ragione, è necessario individuare il modo di ottenere le migliori équipe di formatori, équipe stabili, non improvvisate, preparate per questo servizio. Formatori con personalità diverse e complementari, ma molto solide nel loro essere salesiani.E sappiamo bene - e questa è indubbiamente una grande sfida in tutta la Congre-gazione - che la formazione deve essere il risultato dell’azione di tutti i confratelli, delle comunità formative, ma anche delle comunità di vita attiva di ogni ispetto-ria. Tutte devono sentirsi in qualche modo comunità formatrici che, attraverso la stessa vita quotidiana, comunicano ai giovani confratelli i valori autentici della vocazione salesiana e la gioia di viverli come tali.

21 Cf. Cost. 11, 12; CGS, 667; CG25, 191; CG27, 67§3.22 Cf. SINODO DEI VESCOVI, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Elle Di Ci, Leu-mann (TO) 2017, 39-52.

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Pensare il profilo del salesiano per i giovani di oggi e allo stesso tempo pensare alla sua formazione, ci metterà di fronte ad alcune sfide conosciute23 e a situa-zioni e convinzioni che dovremo correggere: - Una formazione intesa come una successione di tappe che si concludono con la professione perpetua o con l’ordinazione presbiterale, senza la certezza di aver compiuto un percorso personale e profondo di identificazione con la vocazione. - La formazione intesa soprattutto e principalmente come acquisizione di cono-scenze accademiche di natura filosofica, teologica, pedagogica e psicologica. - La vocazione salesiana a volte confusa con un progetto individuale che rela-tivizza i consigli evangelici e dimentica l’importanza che ha per noi la fraternità evangelica, che dovrebbe essere il tratto distintivo di ciascuna comunità nelle ispettorie. - La povertà che riscontriamo nei “formatori”, che non sempre sono in grado di trasmettere in modo evidente i valori della vita consacrata e ministeriale e che non sanno come accompagnare o guidare il processo di discernimento - Una certa mancanza di gioia e di vita nelle comunità apostoliche dove c’è scar-sità di dialogo, di affetto fraterno e di condivisione della propria esperienza quo-tidiana di Dio.b) Missione e comunioneOsserviamo con senso di responsabilità e preoccupazione che non poche volte manca una direzione e un obiettivo nei processi di formazione. Facilmente si pensa alla formazione come ad una tappa della vita salesiana che termina con la conclusione degli studi. A questo si associa erroneamente l’idea che con il conseguimento di un diploma o di una licenza si siano raggiunti gli obiettivi della formazione. Con umiltà dobbiamo riconoscere che nella Congregazione non c’è sempre la chiara consapevolezza, con la conseguente pratica, di essere formati per e in una missione, e di essere formati per e in una comunità: sia la comunità religiosa salesiana sia la comunità educativa pastorale.Quando invece si intende la formazione come risposta permanente, per tutta la vita, a Dio che ci chiama ad essere servi dei giovani e profeti di fraternità, allora la direzione e lo scopo sono chiari in tutti i processi formativi; e, sia la missione sia la vita in comune, hanno quella chiara direzione e quello scopo.Ecco alcuni indicatori che evidenziano il rischio che la formazione si allontani dalla missione e dal valore della vita fraterna, e quindi dalla vera formazione del profilo salesiano per i giovani di oggi: - Tendenza a identificare “missione” e “lavoro”, dimenticando che la nostra mis-sione nella Chiesa è quella di essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, per avvicinarli a Cristo, andando ben oltre i servizi sociali che possiamo fornire. - Confratelli che non considerano l’accompagnamento dei giovani e il discerni-mento vocazionale come parte integrante della pastorale giovanile. - Proposte per la formazione dei nostri giovani confratelli che danno un’impor-tanza secondaria o quasi inesistente alle esperienze pastorali tra i giovani, spe-cialmente i più poveri. Ciò è molto lontano dal pensiero di don Bosco, il quale riteneva che il salesiano non dovesse essere formato al di fuori della vita reale, nemmeno durante il noviziato.

23 Cf. CG21, 47.

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- Programmi di formazione nei quali è carente la riflessione sulle esperienze pa-storali dei formandi e manca l’accompagnamento nel loro ministero pastorale. - Programmi di formazione in cui i docenti sono visti solo come insegnanti e non come formatori; questo fatto ci dice la necessità di avere veri formatori e non solo insegnanti. - Situazioni in cui il tirocinio è ridotto semplicemente a un tempo di lavoro in una comunità locale, ma non rappresenta per il salesiano in formazione iniziale una fase importante in cui l’esperienza vissuta è accompagnata e verificata e dove si può contare sull’aiuto e sulla testimonianza dell’intera comunità. - Comunità formatrici che vivono ai margini o che sono indifferenti rispetto alle enormi e cruciali sfide missionarie della Chiesa e della Congregazione.c) Équipe formative di qualità 24

La formazione del salesiano per i giovani di oggi richiede équipe formative consi-stenti in termini di qualità e quantità, con armonia e unità. “Qualità” significa che i formatori devono “vivere i valori della vocazione salesiana” per poi accompa-gnare la vita dei giovani candidati e dei salesiani. La “qualità” esige educatori che vivono la loro vocazione salesiana consacrata con gioia e che sanno trasmettere quella stessa gioia e felicità; formatori che hanno imparato l’arte di discernere la voce dello Spirito nella vita quotidiana e che sanno riconoscere la presenza di Dio nella vita dei giovani. Formatori autentici e onesti, anche se non perfetti, con una buona dose di pazienza e rispetto. La “qualità” richiede formatori che sanno accompagnare i vissuti: l’esperienza della vita comunitaria, la preghiera, l’apostolato, l’esperienza dei consigli evangelici. La “qualità” si riferisce anche ai formatori che sanno lavorare in équipe, insieme al direttore o all’incaricato della fase formativa specifica.Quando parliamo di formatori pensiamo anche alla presenza dei laici, uomini e donne, e alla presenza delle famiglie durante i processi di formazione. Quando queste persone appartengono alla Famiglia Salesiana o hanno avuto una forma-zione salesiana, diventano risorse preziose per la formazione dei giovani confra-telli.Naturalmente, come negli argomenti precedenti, dobbiamo avere la necessaria lucidità per percepire i punti deboli che troviamo, l’umiltà sufficiente per ricono-scerli e la volontà della Congregazione di prendere provvedimenti per superarli.Alcune situazioni problematiche e di rischio che riscontriamo sono: - La realtà frequente di opere complesse, con pochi confratelli disponibili per la formazione iniziale ed équipe formative numericamente deboli. - Confratelli preparati per essere docenti di filosofia o teologia nelle prime fasi formative, ma non preparati per la formazione e l’accompagnamento spirituale. - La presenza di confratelli formatori nelle case di formazione incapaci di dialoga-re con i giovani salesiani. - Formatori che non mostrano di avere passione per Dio e per i giovani. - La difficoltà di un modello “verticale” di formazione che non tocca il cuore, le motivazioni, le attitudini e le convinzioni.

24 È interessante conoscere ciò che dicono i formatori salesiani nel recentissimo studio effet-tuato dopo una larga e ampia inchiesta tra i formandi e i formatori di tutta la Congregazione: M. BAY, Giovani, salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale, LAS, Roma 2018, 377-420.

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- È una povertà la realtà di formatori con poca esperienza pastorale e una pasto-rale ispettoriale legata più alle singole attività che ai processi. - In alcune ispettorie, paesi e culture si mantiene la divisione netta tra i confratelli delle case di formazione: formatori e formandi con una grande distanza tra loro, molto lontani dallo spirito di famiglia che don Bosco voleva e dal clima dell’orato-rio che tanto amava e del quale si prendeva direttamente cura.

2.3. Insieme ai laici nella missione e nella formazioneDopo molti anni di condivisione della missione con i laici nella comunità educa-tiva pastorale, la Congregazione sente il bisogno di fare una valutazione del per-corso fatto, dei risultati raggiunti e anche delle resistenze che si sono incontrate. La missione condivisa con i laici si manifesta chiaramente, soprattutto dal CG24 in poi, come un vero percorso di riscoperta dell’identità carismatica e oggi come l’unico modo per svolgere la missione salesiana nella complessità del mondo e nella diversità dei contesti delle nostre presenze.Un altro elemento di riflessione è costituito dal soggetto stesso della missione, che non può più essere limitato alla persona del salesiano o alla sola comuni-tà religiosa come nucleo animatore. La missione oggi deve essere considerata come integrazione dei salesiani e dei laici insieme, che per questo si impegnano insieme anche nella formazione.2.3.1. Realizzazioni e resistenze nella missione condivisa con i laici 25.Nel cammino percorso dalla Congregazione in questi anni la realtà si presenta molto diversificata. Ci sono paesi e ispettorie nei quali gran parte del cammino aperto dal CG24 e da tutto il magistero precedente e successivo della Congre-gazione, è stato realizzato. I risultati sono molti e attestano che il discernimento dei vari Capitoli generali così come gli orientamenti emanati dalla Congregazio-ne non sono solo possibili, ma in alcune parti del mondo rappresentano l’unica soluzione in grado di assicurare il carisma di don Bosco a favore dei giovani che hanno bisogno di noi. Abbiamo imparato molto, abbiamo raccolto molti frutti e la Congregazione deve mostrare i risultati ottenuti per il bene della missione.Tuttavia, in riferimento al cammino delle comunità educative pastorali, bisogna riconoscere che in alcune parti del mondo e ispettorie emergono resistenze alla missione condivisa con i laici, e ancor più resistenze alla formazione comune in vista della comune missione giovanile. Questo dato dimostra chiaramente che il percorso intrapreso, la velocità e le misure adottate sono diversi e variegati, tan-to da far considerare prioritario questo tema quando si parla di salesiani e laici insieme.Esistono modelli pastorali legati alla missione molto diversi, che favoriscono la confusione e a volte un inadeguato apprezzamento degli stati di vita del cristiano e una non adeguata valorizzazione della persona consacrata e del laico all’interno di una visione cristiana corretta e sinergica.Si mantengono modelli di gestione errati ed equivoci che in alcuni casi ci fanno sentire “padroni e proprietari”, “capi” che volentieri ostentano il “potere”; vi sono anche altri modelli pastorali che sono carismaticamente corretti, nei quali noi siamo “guide”, compagni e formatori nel sistema educativo pastorale salesiano.

25 Cf. CG24, 19-21, 30-31, 36.

23

A volte ci sentiamo incoraggiati nel tradurre questo modello nella realtà; mentre in altri casi sembra che ci sia una stanchezza che ci fa passare dalla sinergia della comunione a una “divisione dei poteri” priva di forza e priva di una visione educativa pastorale.Si tratta a volte di resistenze profonde che colpiscono direttamente il modello di “Chiesa di comunione” proposto dal Concilio Vaticano II; modello che la Chiesa stessa cerca di portare avanti nella comprensione di se stessa: Chiesa della qua-le, naturalmente, noi siamo parte.Le resistenze profonde esigono da noi, come intendiamo fare nel CG28, di fer-marci per interrogarci e fare una diagnosi coraggiosa dei successi e delle difficol-tà incontrate nella vita quotidiana salesiana. Tale diagnosi è necessaria perché le situazioni di resistenza non sempre sono dichiarate o percepite e finiscono per essere considerate come qualcosa di normale, uno “status quo” immutabile.

2.3.2. Reciprocità nelle relazioni tra salesiani e laici 26

Nelle relazioni tra salesiani e laici entrano in gioco elementi comuni come il senso di appartenenza alla medesima comunità educativa pastorale, la condivisione del carisma di don Bosco, in molti casi la stessa fede cristiana, la fiducia nell’efficacia della pratica del sistema preventivo. Quanto più numerosi sono gli elementi co-muni tra salesiani e laici tanto più solida è la relazione e la convergenza educativo pastorale, che risulta non solo più facile ma anche più ricca.Siamo consapevoli delle differenze esistenti tra salesiani e laici: differenza di vo-cazione, differenza di stato di vita, … Tali differenze offrono un apporto specifi-co e proprio; sono una ricchezza; possono e devono contribuire molto di più a costruire l’armonia piuttosto che la separazione o la divisione. Tra gli stessi laici delle presenze salesiane nel mondo incontriamo importanti differenze: credenti di fede cristiana e appartenenti ad altre religioni o indifferenti; membri della Famiglia Salesiana; laici veramente corresponsabili nella missione e altri che si sentono solo “semplici” dipendenti; giovani immersi nel carisma e giovani lontani o indif-ferenti all’interno della medesima opera; volontari e operatori stipendiati; famiglie vicine e lontane…Riconoscere la grande diversità e le numerose differenze è il punto di partenza per immaginare, sognare e costruire un cammino comune nelle nostre comuni-tà educativo pastorali, con la più ampia partecipazione e il maggiore contributo possibile, valorizzando in modo singolare e positivo l’apporto che ci viene anche dalla specifica condizione di uomini e donne; sicuramente la presenza educativa della donna e il suo contributo devono avere un maggiore riconoscimento27.Si deve sottolineare un altro elemento essenziale della relazione tra salesiani e laici nella missione condivisa. È la reciprocità. La reciprocità aiuta a superare le distanze, l’asimmetria che deriva dalle diverse funzioni e dal senso di superiorità che a volte si manifesta. Questa reciprocità si deve costruire senza annullare le differenze: il salesiano deve conservare sempre la propria identità consacrata e non “agire da laico” e viceversa. La reciprocità aiuta a vivere relazioni fraterne e di amicizia, ricche di umanità e di maturità, rispettose verso le persone senza “tradire” l’unicità e la singolarità di ciascuna.

26 Cf. CG24, 106,117.27 Cf. CG24, 25,33,74,166,177-179.

24

Tale reciprocità è un fatto e dà i frutti migliori quando si evita di cadere in alcune tentazioni. Da parte dei salesiani prevale in alcune occasioni la mentalità “padro-nale” piuttosto che quella del servizio rivolto a tutti. Tutti siamo servi della mede-sima missione nella Chiesa e nel mondo e il nostro sguardo comune deve essere rivolto sempre ai nostri giovani, specialmente a quelli più bisognosi. Quando si ha un’adeguata visione e assimilazione del carisma, è evidente che i laici non sono i nostri servi né semplicemente i nostri “impiegati”, anche se per la maggior parte di loro, eccettuati i volontari, il rapporto è sempre regolato dal contratto di lavoro. Ma si può fare molto di più.Dobbiamo stare molto attenti a questa tentazione come anche al pericolo di “cle-ricalizzare” i laici. Il clericalismo, lungi dal dare slancio alle varie proposte e contri-buti, va spegnendo poco a poco il fuoco profetico del quale la Chiesa è chiamata a dare testimonianza nel cuore del popolo. È opportuno riconoscere in questo male una visione riduttiva e parziale o distorta e una non accettazione consape-vole dell’ecclesiologia di comunione, che esige di riconoscere uguale dignità a tutte le vocazioni.Allo stesso tempo, la forte tentazione sperimentata da alcuni laici è quella di voler ottenere il controllo e il dominio che rimproverano ai salesiani stessi. Può essere un modo di dire, conscio o inconscio: «È il nostro tempo! In questo momento possiamo comandare ed avere noi il “potere”». Tutto questo non può portare a nulla di buono perché è tradire allo stesso modo il carisma e la corresponsabilità a favore dei nostri destinatari.L’unica via possibile sarà quella dell’identità carismatica che deve sempre essere garantita e assicurata e quella leadership condivisa che dipende così tanto dalla capacità delle persone e delle circostanze, così come dalla formazione, in cui sviluppare un sistema di accompagnamento tra salesiani e laici e un sistema di controllo e monitoraggio della gestione delle opere, delle varie funzioni, dell’eco-nomia stessa.

2.3.3. Formazione congiunta di salesiani e laici 28

A partire dal CG23 è stato chiesto a ciascuna ispettoria di realizzare il Progetto Laici. Il CG24 ha chiesto l’elaborazione di un Programma di Formazione Salesia-ni-Laici29 con contenuti, definizione di funzioni, interventi degli ispettori e delle rispettive strutture di animazione ispettoriale.Negli ultimi venticinque anni molte ispettorie hanno sviluppato diversi piani per la formazione specifica dei laici (e a volte per salesiani e laici insieme), secondo le proprie necessità in relazione alla missione. La formazione dei laici incorporati per la prima volta nell’opera salesiana (insegnanti, educatori, maestri, personale di servizio, operatori sociali…) è stata percepita come un’autentica sfida. In alcune occasioni, di fronte alla complessità di alcune presenze salesiane, è stata svilup-pata una formazione sistematica rivolta a quelle persone che devono prestare un servizio di guida e coordinamento: direttori laici, coordinatori di pastorale, ammi-nistratori, …È stato fatto notare in diversi incontri interispettoriali o durante alcune visite di insieme, che esistono grandi differenze di qualità e di sviluppo in questo ambito.

28 Cf. CG24, 43,55,101,103,138,140.29 Cf. CG24, 145.

25

Le differenze sono state imputate alla mancanza di un “referente centrale” a ser-vizio di tutta la Congregazione, al quale si potrebbero rivolgere le ispettorie. Negli ultimi Capitoli generali non si è affrontata tale questione in modo risolutivo, seb-bene in più occasioni il problema sia stato sollevato. Il prossimo Capitolo genera-le darà la possibilità di dire una parola al riguardo o di prendere alcune decisioni se lo crederà opportuno.Sulla base del modello della comunione missionaria della Chiesa, arricchita dal-la diversità dei carismi e dalla maggiore conoscenza degli stessi, accettiamo il principio fondamentale di aver bisogno l’uno dell’altro, scambiando i doni di ogni specifica vocazione, sia laici sia consacrati. Un arricchimento reciproco chiede a tutti l’umiltà di imparare, lo spirito di ascolto e la disponibilità di una maggiore qualificazione e di un cammino formativo di qualità nella condivisione del carisma salesiano e nella pratica del sistema preventivo, sia nelle case salesiane sia nelle famiglie stesse, perché la loro influenza positiva trascende molte frontiere che sono più teoriche che reali.

2.3.4. Opere a gestione condivisa o assegnate ai laici 30

Il CG24 affronta questo argomento riferendosi ad alcune «nuove situazioni», of-frendo alcuni orientamenti e criteri31, ma, come avviene solitamente, la vita in questi ventidue anni ci ha condotto su strade forse nemmeno pensate in quel momento.La realtà esistente è molto diversificata: - Per quanto riguarda i settori serviti: si tratta di scuole, opere sociali, oratori… - Per quanto riguarda la collaborazione dei salesiani nelle opere a gestione laica-le: alcune hanno un salesiano presente ogni giorno; in altre il salesiano è presente alcune ore durante la settimana, in altre è l’incaricato ispettoriale presente alcune volte nell’anno. - Per quanto riguarda il funzionamento: alcune opere hanno dato vita alla comu-nità educativa pastorale e al suo consiglio; altre hanno un consiglio dell’opera formato solo da laici e altre hanno un consiglio dell’opera formato da laici con la presenza di un salesiano - Per quanto riguarda il rapporto con il progetto ispettoriale: alcune opere hanno una comunità salesiana di riferimento; altre si riferiscono solo all’Ispettore e al suo Consiglio; altre sono raggruppate con il criterio della prossimità territoriale e hanno un salesiano di riferimento. -Per quanto riguarda il modello di gestione: ci sono opere a gestione laicale che rispondono direttamente all’Ispettore e al suo Consiglio; altre hanno un loro sta-tus particolare e unico e altre fanno parte di un gruppo di opere che sono regolate da uno statuto particolare per quel gruppo di case. - Per quanto riguarda il modello di accompagnamento delle opere: alcune ricevo-no la visita ispettoriale dello stesso Ispettore. Altre ricevono la visita del Delegato dell’Ispettore, nella persona del Vicario dell’Ispettore, del Coordinatore Provin-ciale delle scuole o di qualche altro chiamato a tale scopo. Altri non hanno visite

30 Cf. CG24, 39,44-47, 180-182.31 Cf. CG24, 180-182.

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ispettoriali e l’accompagnamento e il controllo sono fatti solo attraverso la ge-stione economica e finanziaria svolta dall’Economo ispettoriale, e qualche veri-fica dell’animazione pastorale da parte del Delegato ispettoriale per la Pastorale giovanile.Per quanto si riferisce al servizio prestato e alla presenza dei salesiani nelle opere affidate ai laici esistono differenti visioni e alcune tendenze: - Stranamente in qualche ispettoria si pensa che una volta stabilita la gestione laicale di un’opera, i salesiani consacrati non debbano più entrare in quell’opera; cioè, si ritiene che la loro presenza non sia più necessaria. - In altre i salesiani intervengono solo per l’animazione liturgica e per l’accompa-gnamento dei giovani. - In altre ancora il salesiano è membro della comunità educativa pastorale.Nella varietà di questo mosaico, come potete vedere, le ispettorie hanno cercato di mettere in pratica quanto indicato dal CG24 nel modo che hanno ritenuto op-portuno in base alle situazioni locali, alle urgenze, ai bisogni e ai contesti. Tutto sembra indicare che si debbano armonizzare la riflessione e la prassi affinché in futuro il profilo del salesiano per i giovani di oggi e la missione condivisa da sale-siani e laici possano assicurare l’unica cosa importante: essere una risposta viva e dignitosa, carismatica e fedele a servizio dei giovani di oggi. Questo richiede da parte nostra visione, capacità di riflessione e decisione, perché, in caso contra-rio, le urgenze della vita ci porteranno su sentieri non pensati.Con molta probabilità anche su questo il CG28 offrirà una parola al riguardo, in vista delle decisioni da prendere, specialmente là dove i dati ci dicono che in alcune ispettorie della Congregazione le opere a gestione laicale sono così nu-merose da raggiungere quasi la metà delle presenze che hanno una comunità salesiana. L’altro percorso importante, che può senza dubbio essere sviluppato ulteriormente poiché è incipiente, è quello della missione condivisa con qualche gruppo della Famiglia Salesiana (dei 31 gruppi che lo compongono), o quello dell’affidamento completo di queste presenze assicurando l’identità carismatica e il servizio alla Chiesa locale e alla società.

3. L’“ORA” DEL CAPITOLO GENERALE 28Cari confratelli, posso assicurarvi che il Consiglio generale e io stesso in modo del tutto speciale, abbiamo una grande speranza in questo Capitolo generale, che certamente sarà il proseguimento del significativo cammino che la nostra Congregazione ha intrapreso negli ultimi otto Capitoli Generali a seguito dell’im-pegno di rinnovamento della vita consacrata promosso dal Concilio Vaticano II32.Il CG28 potrà essere un Capitolo nel quale, piuttosto che concentrare l’attenzione su un argomento della vita ecclesiale o religiosa che non riteniamo sufficiente-mente approfondito, saremo chiamati a discernere con realismo, coraggio e de-terminazione, l’orientamento del cammino da percorrere in questo XXI secolo, in un momento ecclesiale molto speciale di rinnovamento e purificazione. Siamo chiamati a:1. Dare, di fatto, priorità e centralità delle nostre scelte alla missione salesiana per gli adolescenti e giovani più poveri e bisognosi, per coloro che, poiché non hanno

32 f. ACG 394 (2006), 28-31.

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voce, hanno bisogno della nostra voce e delle nostre opzioni a loro favore. Dare anche priorità all’accompagnamento di tante migliaia di adolescenti e giovani di questa era digitale, che si muovono in “un altro universo” dal quale non possiamo restare estranei e che ci chiedono una presenza affettiva ed efficace e un accom-pagnamento, per loro e forse per le loro famiglie.2. Continuare a formarci tutti e soprattutto ad accompagnare la formazione dei giovani salesiani di oggi e di domani, affinché il desiderio dei loro cuori sia quello di essere “un altro don Bosco oggi” appassionato di Cristo, per questa umanità tante volte sofferente e per i suoi giovani. Salesiani in processo permanente di fedeltà, impegnati a evidenziare e sradicare le tentazioni di superficialità, banalità, ostentazione, clericalismo, potere e comodità; i giovani di oggi, che sono coloro che ci salvano da tutto questo, hanno soprattutto bisogno del salesiano educato-re-pastore, amico, fratello e padre che, semplicemente perché vive pieno di Dio, dà la vita senza cercare se stesso.3. Proseguire con “passi da gigante” sfruttando tutto il potenziale apostolico che abbiamo, salesiani e laici, nella missione condivisa; essere audaci nel diagnosti-care ciò che non ci ha permesso, fino a oggi, di sviluppare pienamente la visione profetica che ha avuto la nostra Congregazione e che sarà decisiva in futuro per la crescita della missione, della forza pastorale della Congregazione e della qua-lità della vita consacrata di ogni salesiano, come consacrati “più liberi di” e “più liberi per”, come il Signore Gesù.Sono convinto che nella grande maggioranza dei confratelli è forte il desiderio di una maggiore autenticità umana, di una grande profondità spirituale e di una più radicale coerenza vocazionale. Chiediamo allo Spirito Santo che il Capitolo Generale 28 sia un’opportunità per compiere questo passo, domandando a noi stessi: Quali salesiani per i giovani di oggi?Concludo questa lettera di convocazione del Capitolo generale invitandovi a in-vocare il Signore per intercessione di Maria sua Madre , che è Madre della Chiesa e della nostra Famiglia, Madre attorno alla quale don Bosco ha voluto costruire le sue comunità e le sue opere come vere famiglie.

Signore Gesù Cristo,Tu hai donato a don Boscoquale Madre, Maestra e Ausiliatricela stessa tua Santissima Madre,e per mezzo suo gli hai indicatoil campo della missione,ispirandolo a fondare la nostra Società.Continua a guardare con benevolenza questa tua Famiglia,e fa’ che sentiamo sempre viva tra noila presenza e l’opera di Maria,«Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani».Affidàti a lei e sotto la sua guida,donaci di essere tra i giovanitestimoni del tuo amore inesauribile. Amen.

Ángel Fernández ArtimeRettor Maggiore

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La preparazione del CG28 prevede un cammino di impegni, scandito dal seguen-te calendario.

Marzo 2018Nel periodo 19 - 28 marzo il Rettor Maggiore e il Consiglio Generale hanno stu-diato il tema del Capitolo Generale 28, le sue modalità e il calendario. Il 26 mar-zo il Rettor Maggiore ha poi nominato Don Stefano Vanoli come Regolatore del CG28, a norma dell’articolo 112 dei Regolamenti generali.Nello stesso giorno 26 marzo il Rettor Maggiore, a norma dell’art. 112 dei Rego-lamenti, ha nominato la Commissione tecnica per il CG28, composta dai seguenti confratelli: Don Guillermo Basañes, Don Francesco Cereda, Don Maria Arokiam Kanaga e Don Natale Vitali.Tale Commissione, presieduta dal Regolatore, si è riunita in Roma nei giorni 26 - 28 marzo e ha elaborato i seguenti contributi:• Iter di preparazione al CG28, a partire dalla data d’inizio stabilita dal Consiglio Generale.• Traccia di riflessione e lavoro sul tema del CG28, offerta come sussidio per le Ispettorie.• Suggerimenti per la preparazione e lo svolgimento dei Capitoli ispettoriali.• Norme giuridiche per le elezioni.I contributi elaborati dalla Commissione tecnica sono stati trasmessi, tramite il Regolatore, al Rettor Maggiore e sono diventati parte del presente numero 427 degli Atti del Consiglio Generale.

Maggio 2018In data 24 maggio il Rettor Maggiore convoca ufficialmente il Capitolo Generale 28, a norma degli articoli 150 delle Costituzioni e 111 dei Regolamenti generali. Ne stabilisce quindi lo scopo principale, il luogo e la data di inizio.Con gli Atti del Consiglio Generale n. 427 sono inviati alle Ispettorie: la lettera di convocazione del Rettor Maggiore con il tema e le finalità del CG28; gli orienta-menti riguardanti l’iter di preparazione al CG28; la traccia di riflessione per le co-munità locali e ispettoriali; le istruzioni per lo svolgimento dei Capitoli ispettoriali; le norme per le elezioni.

Iter di preparazione al capitolo generale 28

INSERTI SPECIALI

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Luglio 2018Il Regolatore invia agli Ispettori i moduli per i verbali e i modelli delle schede per i contributi dei Capitoli ispettoriali e dei confratelli al CG28. Essi sono posti anche nel sito della Sede centrale salesiana: www.sdb.orgIl Rettor Maggiore nomina la Commissione per la revisione dei verbali dell’elezio-ne dei Delegati ispettoriali al CG28 (cf. Reg. 115). Essa, sotto la responsabilità del Regolatore, verifica previamente il computo e le liste dei confratelli appartenenti all’Ispettoria o Visitatoria in vista del Capitolo ispettoriale.

Settembre 2018 - Giugno 2019Entro la fine di settembre 2018, le Ispettorie inviano al Regolatore del CG28 la “Lista generale dei confratelli appartenenti alla Ispettoria in vista del Capitolo ispettoriale” (cf. ACG 427 n. 2.4.3.1).Nel periodo da settembre 2018 a giugno 2019 nelle Ispettorie si svolgono i lavori di preparazione e si celebrano i Capitoli ispettoriali (Cost. 171-172), la cui data deve essere fissata tenendo conto della scadenza seguente.

Gennaio 2019Il Rettor Maggiore nomina la Commissione precapitolare per la preparazione del-lo “Strumento di lavoro” da inviare ai partecipanti al CG28 (cf. Reg. 113).

13 Luglio 2019Entro questa data devono pervenire al Regolatore del CG28 i seguenti documenti in formato digitale:• Verbali dell’elezione dei Delegati al CG28 e dei loro supplenti.• Contributi dei Capitoli ispettoriali.• Contributi di singoli confratelli o di gruppi di confratelli.Le proposte che giungessero oltre il 13 luglio 2019 non potranno esser prese in considerazione.I Capitoli ispettoriali, che studieranno temi inerenti all’Ispettoria ed avranno sta-bilito deliberazioni che devono essere approvate dal Rettor Maggiore col suo Consiglio a norma di Cost. 170, dovranno inviare le suddette deliberazioni al Se-gretario Generale.

Agosto 2019I contributi pervenuti vengono ordinati e classificati da un gruppo costituito ap-positamente dal Regolatore.

Settembre 2019La Commissione precapitolare si incontra per preparare lo “Strumento di lavoro” (Reg. 113).Novembre 2019Lo “Strumento di lavoro” del CG28, preparato dalla Commissione precapitolare, viene inviato in formato digitale agli Ispettori e ai Delegati ispettoriali al CG28.

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Dicembre 2019 - Febbraio 2020I membri del CG28 studiano, nella propria sede, i documenti di lavoro.

16 Febbraio 2020Inizio del Capitolo Generale 28. Arrivo entro il 15 febbraio.

Conclusione del CapitoloLa durata del CG28 è di sette settimane; il 4 aprile 2020 è prevista la conclusione.

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Questa traccia offre alcuni suggerimenti per il cammino delle Ispettorie in prepa-razione al CG28. Essi possono essere utili per concentrare l’attenzione dei con-fratelli, delle comunità locali e dei Capitoli ispettoriali sul tema del CG28, orien-tando la riflessione e il lavoro di tutti.

2.2.1. Lettera di convocazione del CG28Il cammino verso il CG28 inizia con lo studio personale della lettera di convoca-zione del Rettor Maggiore e con il confronto comunitario sui suoi contenuti.Il titolo della lettera del Rettor Maggiore, “Quali salesiani per i giovani di oggi?”, fa emergere la volontà di dare una risposta ai giovani, soprattutto i più poveri e gli esclusi, alla luce di una visione carismatica che li vuole al centro della nostra vocazione salesiana. Per questo sono necessari salesiani preparati e pronti a operare con la mente, il cuore e le mani di don Bosco nella Chiesa e nella Società e che accompagnino i giovani nel mondo del lavoro, nell’universo digitale, nella difesa del creato, ecc. In questo tempo precapitolare, tutto ciò ci domanda di porci in sintonia con il cammino sinodale della Chiesa sui giovani, specialmente studiando il Documento preparatorio e lo Strumento di lavoro del Sinodo dei Vescovi 2018; sarà importante tener presenti anche le Esortazioni apostoliche di Papa Francesco: “Evangelii gaudium” e “Amoris laetitia”.Questo domanda una rinnovata formazione che, quale risposta alla vocazione personale di ciascuno, è per sua natura permanente o continua. Tale risposta, evidentemente, ha le proprie radici nella formazione iniziale, ma è destinata a crescere dinamicamente nel tempo e a delineare un profilo del salesiano, confor-me a Gesù Cristo e a don Bosco in risposta alle attuali situazioni. In tale profilo è necessaria l’attitudine all’accompagnamento dei giovani, frutto dell’esperienza

Traccia di riflessione e lavoro sul tema del CG28

INSERTI SPECIALI

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diretta di chi ha maturato per primo la necessità di essere accompagnato. Per ac-compagnare gli altri nel cammino della vita occorre vivere l’esperienza di essere accompagnati. In tale profilo si dovrà pure tenere presente la nostra chiamata alla santità, così come Papa Francesco la presenta per tutti i cristiani nella Esortazio-ne apostolica “Gaudete et exsultate”.Si tratta di una formazione che è necessaria per rafforzare la missione giovanile condivisa con i laici della comunità educativa pastorale. Ciò chiede con urgenza di superare quelle resistenze che rendono ancora opzionale la missione condi-visa; essa è finalizzata al bene dei giovani e domanda una formazione specifica e congiunta di salesiani e laici. È opportuno in questo tempo riprendere in mano il CG24 e ciò che aveva detto al riguardo della condivisione nello spirito e nella missione con i laici in vista di una verifica del cammino fatto e dei passi ulteriori da compiere.Il tema capitolare è unico; nello stesso tempo risulta articolato in tre nuclei tema-tici: le priorità della missione, il profilo del salesiano, la condivisione della mis-sione e della formazione con i laici. Non si tratta di tre argomenti separati, ma di elementi collegati in modo che il tema risulti unitario. È inusuale che il tema di un Capitolo generale si presenti in forma interrogativa: “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Tale interrogativo esplicita il desiderio, la volontà e l’impegno di porci in vero ascolto dei giovani, dei confratelli in formazione inziale, dei laici.Dopo l’impegno di testimonianza della radicalità evangelica vissuto a partire dal CG 27, ci sembra importante ora concentrarci sulla profezia evangelica. Così Papa Francesco ha scritto il 21 novembre 2014 nella Lettera apostolica “A tutti i consacrati” in occasione dell’Anno della Vita Consacrata: “Mi attendo che sve-gliate il mondo, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. Come ho detto ai Superiori Generali «la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico». È questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia» (29 novembre 2013)”. Potremmo pensare perciò il tema capitolare nella prospettiva della profezia.

2.2.2. Processo di preparazione al CG28Il Capitolo generale è preceduto in tutte le Ispettorie dal Capitolo ispettoriale. Questo è esplicitamente richiesto dalle Costituzioni (Cost. 172). Al Capitolo ispet-toriale compete eleggere uno o più delegati al Capitolo generale e i loro supplenti (Cf. Cost. 171) e “inviare proposte al Regolatore del Capitolo generale” stesso (Reg. 167).L’assolvimento di questi compiti non esaurisce la natura e le competenze di un Capitolo ispettoriale. Sarebbe erroneo ritenere che esso si debba riunire, nella imminenza di un Capitolo generale, solo per l’elezione dei delegati o per l’invio di proposte al Regolatore. Gli articoli 171 e 172 delle Costituzioni e l’art. 167 dei Regolamenti generali elencano un’ampia serie di finalità e di compiti, che però non vanno assolti tutti e sempre in ogni Capitolo ispettoriale.La riflessione sul tema “Quali salesiani per i giovani di oggi?” è prioritaria; essa non riguarda solo i confratelli che parteciperanno al CG28. La lettera di indizione del CG28 intende promuovere una riflessione profonda, orientata alla conversio-ne, da parte di ogni confratello, di tutte le comunità, di ogni Ispettoria. In questo

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processo un momento assai importante è la “assemblea rappresentativa dei con-fratelli e delle comunità locali”, che è appunto il Capitolo ispettoriale.Il tema del CG28 non domanda una riflessione accademica o dottrinale, sui cui esercitarsi scrivendo considerazioni teologiche, di natura spirituale o pastorale, da “inviare al Regolatore”. Esso è una “provocazione” per tutti. È voce dello Spi-rito che spinge a interrogarsi, a “esaminare le proprie opere”, a “rivedere”, a “rav-vedersi e convertirsi”. “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice”. È lo Spirito che parla anche a noi e che ci invita a porci in ascolto (cf. Ap. 2, 1-29).Il Capitolo generale si svolgerà a Torino Valdocco nel 2020 e a esso partecipe-ranno circa 250 confratelli; ma più correttamente si dovrebbe dire che esso è già iniziato e a esso partecipano tutti i confratelli della Congregazione. Il singolo confratello si interroga sul profilo a lui richiesto dalle mutate circostanze e dall’in-contro con i giovani, al fine di rispondere alla chiamata di Dio in questo particolare momento della storia. Il salesiano fedele al progetto apostolico di Don Bosco presente nelle Costituzioni rivede le proprie scelte di fondo, il proprio stile di vita e di lavoro; insieme a lui la comunità e l’ispettoria verificano la loro credibilità e fecondità nei contesti in cui esse vivono.La convocazione del Capitolo ispettoriale è, dunque, una grande opportunità per ogni Ispettoria. Si suggerisce, data l’articolazione del tema, di realizzare in ogni comunità locale momenti di ascolto dei giovani, dei confratelli in formazione ini-ziale, dei laici. Sarebbe poi importante tenere incontri ispettoriali distinti con que-sti tre gruppi e avere una loro rappresentanza al Capitolo ispettoriale. Un contri-buto significativo sarà offerto dai giovani confratelli che, proprio nelle fasi iniziali della loro formazione, mettono le basi per costruire il profilo del salesiano e che, essendo giovani possono restituire una visione dei loro coetanei più oggettiva, data la vicinanza di età, di cultura, ecc.

2.2.3. Articolazione del tema del CG28La lettera di indizione del CG28 ci chiede di concentrare l’attenzione su tre nuclei tematici, che vengono ora proposti alle comunità salesiane e ai Capitoli ispetto-riali. Tali nuclei si riferiscono a ciò che deve caratterizzare il salesiano del futuro, perché sia capace di rispondere alla missione salesiana di oggi, insieme ai laici.Priorità della missione con i giovani Attese dei giovani. Il CG28 intende mettere a fuoco il cardine del “progetto di vita fortemente unitario” del nostro padre Don Bosco: “il servizio dei giovani” (Cost. 21). Gli elementi di questo progetto sono sempre nuovi, sempre diversi, di gene-razione in generazione, di cultura in cultura. In questa diversità, la Congregazione vuole discernere e “verificare se le sue opere e attività sono al servizio dei giovani poveri” (Reg. 1). Occorre quindi valutare le nostre opzioni e indicare alcuni orien-tamenti profetici affinché i giovani poveri, nelle diverse tipologie di povertà, esclu-sione e scarto, siano al centro delle nostre scelte. Occorre inoltre indicare in che modo concentrare la nostra attenzione e i nostri sforzi sulle priorità dei giovani di oggi, sulle loro preoccupazioni, sui loro problemi come la mancanza del lavoro, le sfide dell’universo digitale, i diritti umani, l’ecologia, …Accompagnamento dei giovani. I giovani oggi ci chiedono di essere presenti tra loro e di stare con loro; è questa l’occasione per riscoprire l’assistenza salesiana come stare con e per i giovani. Essi ci domandano di essere accompagnati, quin-di di non essere lasciati soli; reclamano accanto a loro delle guide competenti,

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che siano maestri nell’arte dell’accompagnamento. Quindi compito cruciale per una pastorale giovanile rinnovata oggi, è la qualità dell’esperienza di accompa-gnamento spirituale dei giovani da parte di ciascun salesiano. Ci chiediamo quali passi ancora dobbiamo fare perché ogni salesiano sia un accompagnatore del cammino di ogni giovane.Famiglia e pastorale giovanile. Non possono essere assenti nella missione sale-siana i genitori che sono i primi e naturali accompagnatori dei giovani. La realtà delle famiglie è un “interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni” (AL, 57). Ancora una volta un Capitolo generale del-la Congregazione attira l’attenzione sulla famiglia, come soggetto e oggetto dei processi della pastorale giovanile e sulle concrete modalità di coinvolgimento delle famiglie e di aiuto che possiamo loro offrire.Profilo del salesiano oggiFormazione salesiana. In questi ultimi anni abbiamo espresso più volte la neces-sità di un riferimento più esplicito a Don Bosco, alla sua figura e alla sua storia, perché la nostra pastorale e la nostra spiritualità non siano generiche; in questo siamo stati aiutati specialmente dalla celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco e dal triennio di preparazione. Dobbiamo ora domandarci quali passi ulteriori possiamo fare in questo nostro “ripartire da Don Bosco”, perché la nostra vocazione salesiana sia connotata carismaticamente ancora maggior-mente.Formazione permanente. Il profilo del salesiano oggi mette al centro una realtà spesso dimenticata: tutta la vita è una risposta al Signore che chiama. Il Signore chiama sempre in situazione e mentre fa udire la Sua voce, attraverso numerose mediazioni, domanda la nostra personale risposta. C’è quindi bisogno di autofor-mazione e di formazione permanente. La presenza di guide, che sanno accom-pagnare i passi di ciascuno, consente di rispondere nel tempo ai tanti appelli che riceviamo. Dobbiamo chiederci come dare slancio alla nostra formazione perché sia permanente.Formazione in missione. La formazione avviene negli eventi della storia e non solo in previsione di un obiettivo da raggiungere e per il quale è necessaria una particolare preparazione. Visto solo come preparazione in vista di una missione, il profilo del salesiano scade facilmente nel funzionalismo e nell’apprendimento superficiale che non coinvolge veramente mente e cuore e, dunque, l’esistenza. Ecco perché è importante riconoscere che ci si forma nelle situazioni e attraverso le situazioni e trovare vie perché questo si realizzi concretamente. Per rispondere alle situazioni e saper leggere i segni dei tempi occorre fare ulteriori passi per apprendere l’arte del discernimento.Formazione in comunità. L’esperienza di Don Bosco dice che, per poter essere “artefici e costruttori di comunione”, è necessario formarsi in comunità. Insieme impariamo ad appartenere a Dio, ai confratelli, ai giovani. Nella nostra formazione è necessaria la verifica dei criteri di discernimento vocazionale circa l’idoneità a vivere in comunità e l’apprendimento di modalità comunitarie di vita. Per matura-re la consapevolezza di questa appartenenza comunitaria, specialmente all’inizio della vita salesiana, sono necessarie équipe di qualità, composte da persone che, facendo continuamente esperienza dei valori della vocazione salesiana (Cf. Cost. 98) sono in grado di comunicarla ad altri. Inoltre l’attento ascolto di validi e preparati accompagnatori porta ad assumere progressivamente i tratti di Gesù

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Cristo, come don Bosco li ha assunti e fatti propri. Ci domandiamo allora come assicurare la formazione e la composizione di equipe di formator di qualità.Missione condivisa tra salesiani e laiciRealizzazioni e resistenze nella missione condivisa con i laici. Dopo più di vent’an-ni dalla celebrazione del CG24 sui laici, si ritiene importante innanzitutto rilevare le esperienze che hanno condotto a realizzazioni positive nella missione condivi-sa con i laici e le motivazioni o le situazioni che hanno facilitato queste acquisi-zioni. Si valuta inoltre necessario individuare le resistenze, talvolta inconsapevoli, che hanno impedito fino a ora un cammino di condivisione nella missione con i laici, al fine di rimuovere gli ostacoli; spesso sono necessari cambi di mentalità e di atteggiamenti, ma anche decisioni progettuali e istituzionali.Reciprocità di relazioni tra salesiani e laici. Il salesiano comprende se stesso alla luce della relazione che stabilisce con altre vocazioni della Chiesa. In questi anni sono cresciuti l’apporto e la riflessione offerti dai laici e questo ha arricchito le scelte della Congregazione; le nostre vocazioni sono complementari. La presen-za dei laici all’interno delle nostre opere, non solo come collaboratori, ma come corresponsabili nella medesima missione a favore dei giovani, ha permesso di far crescere un nuovo soggetto: la comunità educativa pastorale. Essa costituisce una reale esperienza di Chiesa nella quale i giovani vengono realmente ascoltati e accompagnati; e affinché questo accompagnamento sia efficace, non sono sufficienti i soli salesiani. Accanto agli elementi comuni esistenti nelle relazioni tra salesiani e laici e alla consapevolezza della differenze vocazionali specifiche, dobbiamo trovare modalità per arricchire e assumere atteggiamenti di reciprocità.Formazione congiunta di salesiani e laici. Nel cammino delle comunità educative pastorali emergono, insieme a esperienze positive, improvvisazioni e difficoltà anche nella formazione insieme ai laici. È necessaria quindi una formazione spe-cifica per i laici e poi di conseguenza una formazione congiunta di salesiani e laici. La formazione all’interno della comunità educativa pastorale presenta velocità di cammino e passi compiuti diversi; anche in questo caso occorre trovare strade per proseguire il cammino. Opere a gestione condivisa o a gestione laicale. Emergono modelli diversi di ge-stione, che talvolta partono dalla non comprensione degli stati di vita del cristiano e dalla non valorizzazione del consacrato e del laico in una visione corretta e si-nergica. Si accavallano modelli padronali, dove i salesiani sono capi e detengono il potere; insieme a modelli pastorali corretti carismaticamente in cui i salesiani si pongono come guide e formatori. Tra i vari modelli merita attenzione alle opere a gestione condivisa e alle opere a gestione laicale sotto la responsabilità ispetto-riale.

2.2.4. Metodologia del discernimento comunitarioNegli ultimi tre Capitoli generali abbiamo adottato la metodologia del discerni-mento comunitario. Nella “Evangelii Gaudium”, nella “Amoris Laetitia”, nel “Do-cumento preparatorio” per il Sinodo dei Vescovi sui giovani, nella “Gaudete et exsultate”, Papa Francesco ci invita ad assumere la pratica del discernimento. Si ritiene che, in sintonia con il cammino attuale della Chiesa e con l’esperienza ma-turata nei nostri Capitoli generali, dobbiamo proseguire con questa metodologia.Nel processo di discernimento per lo studio del tema capitolare si propongono i seguenti momenti: ascolto, interpretazione, scelte. Per ogni nucleo tematico i Capitoli ispettoriali sono invitati a fare un discernimento secondo questi tre passi.

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Rispetto al CG27, per adeguarsi alle espressioni che il Papa Francesco utilizza, sono stati cambiati i nomi dei tre passi, ma si tratta della stessa metodologia.Ascolto. Il primo momento ci chiede di riconoscere la situazione; guardarla in fac-cia nei suoi aspetti prioritari; vedere ciò che maggiormente ci sfida; ascoltare ciò che ci interpella. Occorre evidenziare ciò che è più promettente per i confratelli, le comunità e l’Ispettoria, per i giovani e i laici e che chiede di essere sviluppato, ma anche ciò che è più rischioso e che chiede di essere affrontato e superato. Si tratta di riconoscere le espressioni promettenti e rischiose riguardanti le priorità della missione, le esigenze della formazione, il coinvolgimento dei laici.Interpretazione. Nel secondo momento, a partire dagli aspetti riconosciuti attra-verso l’ascolto, si tratta di leggere la situazione; di individuare le cause profonde di benessere o malessere; di saper interpretare le sfide e i rischi. L’interpretazione della situazione ci deve portare a una sua comprensione in profondità. Le chiavi di interpretazione della situazione sono il vangelo, la vita della Chiesa, le Costitu-zioni, i segni dei tempi. Questo secondo momento del processo di discernimento per noi finora è risultato il più difficile da attuare.Scelte. Il terzo passo consiste nell’individuare le scelte da fare. Si tratta di tro-vare e, quindi, di scegliere ciò che ci faccia avanzare verso nuovi modi di vivere la missione giovanile, di realizzare il profilo del salesiano, di coinvolgere i laici. Le scelte devono corrispondere al situazioni ascoltate e interpretate. Si tratta di scelte profetiche e audaci che facciano irrobustire ciò che è già presente ma an-cora incompiuto, superare ciò che è debole e rischioso, trovare strade nuove. Tali scelte devono essere essenziali e fondamentali e possono riguardante processi e passi da realizzare.Il processo di discernimento chiede di concentrarci su alcune priorità, sia nell’a-scolto e di conseguenza nell’interpretazione, sia nelle scelte. Il documento scritto, costituirà il contributo del Capitolo ispettoriale al CG28. Per ogni nucleo tematico è opportuno che il documento scritto da inviare al Regolatore come contributo del Capitolo ispettoriale al CG28 non superi le due pagine. Nel Capitolo ispettoriale si consiglia di evitare il più possibile documenti in forma cartacea e di ricorrere invece alla tecnologia digitale, in modo da favorire l’assun-zione di una mentalità ecologica e di assicurare un risparmio economico. Anche questo può essere un progresso nel fare il Capitolo.

2.2.5. Contributi da inviare al Regolatore del CG28Entro il 15 luglio 2019 debbono pervenire al Regolatore del CG28 i vari contributi; essi possono essere di quattro tipi differenti:• contributi dei Capitoli ispettoriali sul tema del CG28 “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Tali contributi si riferiscono ai tre nuclei tematici, ognuno dei quali ha un’apposita scheda;• contributi dei Capitoli ispettoriali su argomenti riguardanti la vita della Congrega-zione, le Costituzioni o i Regolamenti; anche tali contributi hanno una loro distinta scheda; su ogni scheda va posta una sola proposta;• contributi di singoli o di gruppi di confratelli sul tema del CG28 “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Questi contributi si riferiscono ai tre nuclei tematici e han-no una loro apposita scheda;• contributi di singoli o di gruppi di confratelli su argomenti riguardanti la vita della Congregazione, le Costituzioni o i Regolamenti. Tali contributi hanno una loro propria scheda; su ogni scheda va posta una sola proposta.

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Il Rettor Maggiore e il Consiglio generale hanno stabilito che il CG28, oltre ad approfondire il tema capitolare, affronti anche argomenti di carattere giuridico che si riferiscono alle Costituzioni e ai Regolamenti generali, alla vita dell’ispettoria e delle comunità locali.Di seguito vi sono nove argomenti specifici sui quali i Capitoli ispettoriali possono dare il loro contributo. Per ciascuno di essi sono indicati i riferimenti normativi: Codice di Diritto Canonico, Costituzioni e Regolamenti generali, “Ratio funda-mentalis”, Deliberazioni dei Capitoli generali; vi sono anche riferimenti al com-mento ufficiale agli articoli costituzionali del “Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco” (PdV)1 e alcuni brevi riferimenti puntuali a documenti ecclesiali.Per ogni argomento seguono domande alle quali il Capitolo ispettoriale potrà rispondere, riferendosi a ciascun punto e utilizzando l’apposita scheda. È neces-sario rispondere a tutte le domande. Si raccomanda che le risposte siano brevi, per poter consentire più facilmente la loro classificazione.Si suggerisce che il Capitolo ispettoriale abbia una Commissione giuridica che possa preparare una bozza di risposta ai vari argomenti da sottoporre al Capito-lo ispettoriale stesso. Ciò faciliterà il lavoro capitolare e non sottrarrà eccessivo tempo alla riflessione e al confronto sul tema del CG28.

ISPETTORIA1. Compiti del Vicario dell’IspettoreCIC can. 620; can. 134 §1; can. 618; can. 619Cost. 168; 167; 166; 164

1 Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco. Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane, Roma 1986.

Traccia di riflessione su argomenti giuridici del CG28

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Reg. 154PdV 880-881Situazione1.1. Sono sufficientemente chiari i compiti del Vicario dell’Ispettore indicati in Cost. 168? 1.2. Sono emersi problemi particolari nell’esercizio delle sue funzioni? 1.3. In caso affermativo, quali? PropostaVi sono proposte circa i compiti propri del Vicario dell’Ispettore? In caso afferma-tivo, quali?

2. Composizione del Consiglio ispettorialeCIC can. 627 Cost. 164Reg. 155; 160PdV 878-882CG23 244 - Ratio 247Situazione2.1. È ritenuta soddisfacente la composizione del Consiglio ispettoriale prevista in Cost. 164?2.2. In caso negativo, perché?Proposta2.3. Si ritiene che oltre al Vicario dell’Ispettore e all’Economo ispettoriale debba essere membro di diritto del Consiglio anche il Delegato ispettoriale per la forma-zione come suggerito nella Ratio 247?2.4. In caso affermativo, perché?2.5. Si ritiene che oltre al Vicario dell’Ispettore e all’Economo ispettoriale debba essere membro di diritto del Consiglio anche il Delegato ispettoriale per la pasto-rale giovanile, vista l’importanza di questo Delegato come indicato nel CG23 n. 244?2.6. In caso affermativo, perché?

3. Uffici, segretariati, commissioni ispettorialiCIC can. 617; can. 618; can. 633Cost. 123; 124Reg. 157,5; 160PdV 815-822CG23 244; Ratio 247Situazione3.1. Osservando la prassi attuale e ciò che è indicato in Ratio 247 circa la com-missione ispettoriale per la formazione e in CG23 244 circa l’equipe ispettoriale per la pastorale giovanile, è sufficiente ciò che è previsto in Reg. 160, circa gli “uffici, segretariati e commissioni di consulenza e di attività pastorale a livello ispettoriale”?3.2. In caso negativo perché?Proposta3.3. Vi sono proposte al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

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4. Esclusione dell’acquisto e conservazione di beni immobili a solo scopo di reddito, e di ogni altra forma di capitalizzazione fruttifera.CIC can. 634; can. 635; can. 640; can. 1254; can. 1284Cost. 77; 187; 188,4Reg. 59; 187; 188PdV 909-914Economia a servizio2 nn. 14-15; 79; 84-85Situazione4.1. Osservando la prassi attuale, sono sorte delle problematiche riguardo a quanto richiesto dal secondo paragrafo di Cost. 187? In caso affermativo, quali?4.2. Anche in assenza di problemi specifici, vi sono dubbi sulla interpretazione sul secondo paragrafo di Cost. 187? In caso affermativo quali?4.3. Esistono problemi circa la sostenibilità economica e finanziaria di singole case? In caso affermativo, quali?4.4. In caso affermativo, come si è fatto fronte ad essi?4.5. Esistono problemi circa la autosufficienza economica e finanziaria della Ispet-toria nel suo complesso? In caso affermativo, quali?4.6. In caso affermativo, come si è fatto fronte ad essi?Proposta4.7. Vi sono proposte al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.Nelle domande si è distinto l’ambito economico da quello finanziario. Potrebbero esserci case o ispettorie che hanno un bilancio economico sostenibile, ma una situazione finanziaria insostenibile, per esempio per i ritardi nella riscossione di crediti oppure per eccessivi debiti.Si è distinto il tema della sostenibilità economica e finanziaria di singole case, da quello della autosufficienza economica e finanziaria dell’ispettoria. Quest’ultima ha impegni diversi e distinti: mantenimento della sede ispettoriale e dei servizi ispettoriali, sostegno alle case di formazione, rette dei confratelli in formazione, spese straordinarie, ecc.

COMUNITÀ LOCALE5. Consistenza quantitativa e qualitativa della comunitàCIC can. 115,2; can. 602; can. 607 §2; cann. 608-611; can. 665 §1Cost. 49; 51;182Reg. 20; 150; 181PdV 408-411; 420-424 - CG24 173-174Vita fraterna in comunità3 3; 55; 57; 64; 66ACG 422, 25-36Situazione5.1. Sono emersi particolari problemi per garantire la consistenza quantitativa e qualitativa delle comunità? In caso affermativo, quali?5.2. In caso affermativo, come si è fatto fronte ad essi?5.3. Permangono aspetti della questione che richiedono chiarimenti? In caso af-fermativo, quali?

2 CIVCSVA, Economia a servizio del carisma e della missione, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2018.3 CIVCSVA, La vita fraterna in comunità, Roma, 1994.

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Proposta5.4. C’è qualche proposta al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

6. Economo nella comunità localeCIC can. 636; can. 638 §2Cost. 179; 184Reg. 183; 186; 194,3; 198-202PdV 901-902CG26, n. 121.Situazione6.1. Sono emerse difficoltà nell’attuare quanto richiesto in Cost. 179,1 e 184 che prevedono che in ogni comunità locale vi sia un economo religioso, membro del consiglio locale? In caso affermativo, quali?6.2. In caso affermativo, come si è fatto fronte a queste difficoltà?6.3. È stato finora esercitata dall’Ispettore la facoltà prevista da CG26 121 di nominare un laico per svolgere le funzioni di amministratore locale dell’opera? In caso affermativo, in che percentuale rispetto al numero totale delle case dell’I-spettoria?6.4. In caso affermativo, sono emerse delle positività? Indicare quali.6.5. In caso affermativo, sono emerse delle difficoltà? Indicare quali.6.6. Permangono aspetti della questione che richiedono chiarimenti? Indicare quali.Proposta6.7. Vi sono delle proposte al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

7. Legittimità del Direttore - Economo localeCIC can. 636 §1Cost. 55; 176Reg. 172; 198-202CG26, n. 121.Situazione7.1. Sono presenti in Ispettoria Direttori che svolgono anche il compito di econo-mo?7.2. In caso affermativo, in che percentuale rispetto al numero totale dei Direttori?7.3. In caso affermativo, l’attribuzione al Direttore dei compiti dell’economo locale ha generato delle problematiche? Indicare quali.7.4. Sono state adottate delle soluzioni? In caso affermativo, descriverle breve-mente.7.5. Permangono aspetti della questione che richiedono chiarimenti? In caso af-fermativo quali?Proposta7.6. Vi sono delle proposte al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

8. Consiglio della comunità religiosa e Consiglio della comunità educativa pa-storaleCost. 47; 178-181Reg. 5; 148; 180CG24 156-161; 167-172

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Situazione8.1. È presente nelle case della Ispettoria il Consiglio della comunità educativa pastorale, formalmente costituito così come indicato dal CG24?8.2. In caso affermativo, in che percentuale rispetto al numero totale delle case?8.3. Dove è costituito e operante il Consiglio della comunità educativa pastorale si sono registrate interferenze con i compiti che le Costituzioni attribuiscono al Consiglio della comunità religiosa?8.4. In caso affermativo, quali?8.5. Permangono aspetti della questione che richiedono chiarimenti? Indicare quali.8.6. Sono state adottate delle soluzioni? In caso affermativo, descriverle breve-mente.Proposta8.7. Vi è qualche proposta al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

9. Consiglio dell’opera a gestione laicale sotto la responsabilità ispettorialeCG24 180-182Situazione9.1. Vi sono nella ispettoria opere a gestione laicale sotto la responsabilità ispet-toriale?9.2. In caso affermativo, in che percentuale rispetto al numero totale delle opere dell’ispettoria?9.3. In caso affermativo, sono sorti problemi nell’attuazione di quanto previsto in CG24 180-181?9.4. Permangono aspetti della questione che richiedono chiarimenti? Indicare quali.Proposta9.5. Vi è qualche proposta al riguardo? In caso affermativo, indicarle brevemente.

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Si offrono alle Ispettorie e Visitatorie alcune indicazioni, che possono risultare utili per la preparazione e per lo svolgimento del Capitolo ispettoriale

2.4.1. Compiti del Capitolo ispettoriale«Il Capitolo ispettoriale - dice l’art. 170 delle Costituzioni - è la riunione fraterna nella quale le comunità locali rafforzano il senso della loro appartenenza alla co-munità ispettoriale, attraverso la comune sollecitudine per i problemi generali. È pure l’Assemblea rappresentativa dei confratelli e delle comunità locali».I compiti del Capitolo ispettoriale sono indicati dall’art. 170 delle Costituzioni e dall’art. 169 dei Regolamenti generali.Nel caso presente, il Capitolo ispettoriale è convocato appositamente e priorita-riamente in vista del CG28. Perciò:• Approfondirà principalmente il tema del CG28: «Quali salesiani per i giovani di oggi?».• Eleggerà il Delegato, o i Delegati, al Capitolo generale e i loro supplenti (Cost. 171,5).Oltre a questi adempimenti prioritari, il Capitolo potrà trattare altri argomenti ri-guardanti più immediatamente l’Ispettoria, ritenuti particolarmente importanti, a norma di Cost. 171, 1-2.

2.4.2. Preparazione del Capitolo ispettorialeRicevuta la lettera di convocazione del CG28 da parte del Rettor Maggiore, con-viene che l’Ispettore convochi un’adunanza del Consiglio ispettoriale per:• nominare il Regolatore del CI (Reg. 168);• approfondire il tema e le finalità del CG28 e chiarire gli obiettivi del CI che lo prepara;• prendere visione della traccia di riflessione sul tema assegnato al CG28;• studiare le norme che regolano la preparazione e lo svolgimento del CI;• invitare eventuali periti e osservatori al CI (Reg. 168).Opportunamente l’Ispettore col suo Consiglio potrà nominare una Commissione preparatoria, che aiuti il Regolatore nella preparazione del Capitolo ispettoriale.

Capitoli ispettoriali

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Tale Commissione preparatoria ispettoriale non è prescritta dai Regolamenti ge-nerali. Si è però rivelata utile in molte Ispettorie per la preparazione del CI. La sua costituzione è in facoltà dell’Ispettore col suo Consiglio.La convocazione del CI deve essere fatta con una lettera dell’Ispettore, in cui in-coraggerà i confratelli e le comunità alla riflessione sul tema e alla partecipazione ai lavori del CI. In essa notificherà:• il nome del Regolatore del CI;• i membri dell’eventuale Commissione preparatoria;• la data d’inizio e il luogo dove si svolgerà il CI, considerando la possibilità di celebrare il CI in più sessioni;• le modalità di riunione delle comunità che non raggiungono il numero di sei confratelli, agli effetti dell’elezione del delegato al CI e del suo supplente (Cf. Reg. 163).Dopo l’elezione dei delegati delle comunità locali, l’Ispettore in una seconda lettera:• comunicherà ai confratelli i nominativi degli eletti;• presenterà la lista dei confratelli professi perpetui eleggibili al CI come delegati dei confratelli dell’Ispettoria (Cf. Reg. 165, 1-2).

2.4.3. Regolatore del Capitolo ispettorialeIl Regolatore del Capitolo ispettoriale:• stabilirà e comunicherà alle comunità le scadenze delle elezioni:- dei delegati delle comunità e dei loro supplenti;- dei delegati dei confratelli sulla lista ispettoriale;- di eventuali nuovi supplenti delle comunità, qualora un supplente della comunità fosse stato eletto nella lista ispettoriale;• invierà alle comunità le norme che regolano l’elezione dei delegati delle comu-nità locali e i moduli di verbale;• comunicherà inoltre le modalità stabilite per l’elezione dei delegati dei confratelli dell’Ispettoria.

2.4.4. Commissione preparatoria ispettorialeL’eventuale Commissione preparatoria ispettoriale avrà il compito di studiare, proporre all’Ispettore e promuovere tutte le iniziative che riterrà utili per• sensibilizzare i confratelli alle prospettive capitolari, per esempio con conferen-ze, giornate di studio, incontri di gruppi e comunità;• aiutare i confratelli a disporsi spiritualmente ai lavori e agli impegni proposti dal Capitolo con ritiri, giornate di preghiera, celebrazioni;• chiarire il tema capitolare e aiutare i confratelli nel loro studio; utilmente verran-no date ad ogni confratello copia della lettera di convocazione del CG28 e copia della traccia di riflessione, riportate su questo numero degli Atti del Consiglio Generale.La Commissione preparatoria potrà suggerire all’Ispettore le modalità di coinvol-gimento dei membri della Famiglia Salesiana (FMA, VDB, Cooperatori, Exallievi, …), dei laici collaboratori, degli amici delle nostre opere (religiosi, membri qualifi-cati del Clero, Vescovi salesiani, altri Prelati, ecc.), sollecitandone la collaborazio-ne nelle forme e negli ambiti che le nostre norme consentono.

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Nel Capitolo ispettoriale è importante trovare qualche forma di coinvolgimento giovanile, sia a livello della comunità locale che a livello della celebrazione del CI.Sentita la Commissione preparatoria, il Regolatore del CI:• invierà alle comunità le schede per la raccolta dei contributi e delle proposte al CI, che le comunità e/o i confratelli prepareranno;• stabilirà la scadenza per l’invio a lui stesso di tali schede dei contributi e delle proposte al CI;• studierà i contributi e le proposte al CI inviati dalle comunità e dai confratelli, predisponendo un materiale utile per la riflessione e le decisioni del CI.

2.4.5. Svolgimento del Capitolo ispettorialeSi faccia in modo che il Capitolo ispettoriale si svolga in un clima di fraternità, riflessione e preghiera, nella ricerca della volontà di Dio per rispondere sempre meglio alle attese della Chiesa e dei giovani. Per questo gioverà una conveniente preparazione della liturgia (contenuto, modalità, sussidi). Ogni Capitolo ispettoriale si darà un regolamento, in cui saranno enunciate le norme di lavoro, le modalità di discussione e l’organizzazione dei Capitolari in gruppi di studio o Commissioni. Per tale regolamento si tenga conto delle norme indicate dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali (Cf. Cost. 153, Reg. 161, 164, 169) e di eventuali disposizioni del Direttorio ispettoriale.Per l’invio delle proposte e dei contributi del CI al Regolatore del CG28 ci si dovrà attenere scrupolosamente alle indicazioni date dal Regolatore stesso del CG28. In particolare, le proposte e i contributi verranno scritti sulle apposite “schede”. Le proposte del CI porteranno l’esito della votazione. Esse potranno essere scrit-te in italiano, francese, spagnolo, inglese e portoghese.

2.4.6. Partecipazione delle comunità e dei confratelliA conclusione di questi suggerimenti sembra conveniente elencare alcuni impe-gni delle comunità e dei singoli confratelli.Le comunità• Accompagnano tutto il processo capitolare con la preghiera quotidiana.• Eleggono il loro delegato al CI e il suo supplente, compilando poi il verbale dell’elezione, secondo il modulo inviato dal Regolatore del CI.• Ricevono e studiano gli stimoli e il materiale che il Regolatore del CI fa loro per-venire. • Approfondiscono il tema proposto in vista del CG28 e inviano i loro contributi al Regolatore del CI.I singoli confratelli• Seguono la preparazione, lo svolgimento e le conclusioni del CI attraverso la preghiera e l’informazione.• Si pongono in un clima di conversione personale per assumere le implicazioni spirituali e pastorali del tema del CG28, “Quali salesiani per i giovani di oggi?”.• Danno il proprio voto per l’elezione del delegato della propria comunità e del suo supplente.• Partecipano all’elezione dei delegati dei confratelli dell’Ispettoria.• Approfondiscono personalmente il tema, avvalendosi dei sussidi e dello scam-bio di idee all’interno della propria comunità.• Inviano contributi e proposte personali al Regolatore del CI e collaborano nell’e-laborazione e discussione delle proposte e dei contributi della propria comunità.• Possono inviare proposte e contributi personali direttamente al Regolatore del CG28, utilizzando le apposite schede.

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2.5.0. Introduzione - Legittimità e validità degli attiIl Capitolo ispettoriale è un atto comunitario, il cui valore e le cui conseguenze trascendono la comunità ispettoriale e il tempo in cui esso si realizza.Difatti il Capitolo ispettoriale elegge i delegati per il Capitolo generale ed elabora proposte per lo stesso Capitolo generale. Inoltre il Capitolo ispettoriale può ema-nare delle deliberazioni che, approvate dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio (Cf. Cost. 170), avranno forza obbligante per tutti i confratelli dell’I-spettoria, anche per quelli che non hanno partecipato direttamente alle decisioni.Il suo svolgimento è perciò regolato da norme che garantiscono la legittimità e la validità degli atti. Tali norme sono codificate nel diritto universale e nel nostro di-ritto proprio, ossia dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali, da cui lo stesso CI riceve la sua autorità.L’adempimento delle norme, riguardanti la legittimità e la validità e la precisione nella compilazione dei documenti ufficiali, assicurano chiarezza e rapidità nei la-vori successivi ed evitano ritardi, ricorsi, spiegazioni e «sanazioni».Per rendere un servizio all’Ispettore e al Regolatore del CI, si riporta qui di seguito una serie di norme e di indicazioni giuridiche. Queste norme si riferiscono a:- Erezione canonica delle Case- Nomine- Computo dei confratelli e liste da predisporre- Verbali delle elezioni- Casi particolari- Indicazioni formali

2.5.1. Erezione canonica delle CaseL’erezione canonica della Casa è indispensabile (Cf. can. 608; 665, §1), affinché i confratelli possano riunirsi in assemblea che abbia facoltà giuridica di eleggere validamente il delegato al CI e affinché chi presiede l’assemblea dei confratelli, che è il Direttore a norma di Cost. 186, partecipi di diritto allo stesso CI (Cost. 173, 5). Il documento di erezione deve risultare nell’archivio della casa o nell’ar-chivio ispettoriale.

Norme per le elezioni

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Per le case che esistevano prima del 1926, come comunità a sé stanti e non come “filiali”, basta che risulti l’esistenza anteriore al 1926, data in cui tutte le comunità esistenti furono erette canoni-camente senza documenti singoli. La stessa modalità di erezione fu fatta per le case della Polonia esistenti prima del 1930.Bisogna dunque:a) Verificare per tempo l’erezione canonica delle singole Case.b) Verificare che nelle case canonicamente erette da poco tempo sia stato nomi-nato il direttore.Si ricorda che l’«Incaricato» di una casa canonicamente eretta, se non è stato nominato direttore, non può partecipare di diritto al CI e non può indire le elezioni del delegato della comunità al CI.c) Curare le pratiche relative all’erezione canonica di quelle Case non ancora eret-te, prima di procedere all’elezione dei delegati.Per erigere canonicamente una Casa, l’Ispettore deve aver assicurato la presenza di almeno tre confratelli (can. 115, §2); deve inoltre aver ottenuto il consenso del suo Consiglio e l’attestato del Vescovo diocesano o dei suoi equiparati (can. 609 §1); deve aver fatto formale domanda al Rettor Maggiore e infine aver ricevuto il decreto di erezione canonica del Rettor Maggiore stesso (Cf. Cost. 132 §1,2).d) Indicare le modalità di riunione delle case canonicamente erette che non rag-giungono il numero di sei confratelli, agli effetti dell’elezione del delegato al CI e del suo supplente (Cf. Reg. 163).Circa le case canonicamente erette, ma con numero di confratelli inferiore a sei, si applichi quanto detto nell’art. 163 dei Regolamenti: se è possibile, l’Ispettore disponga che si radunino insieme sotto la presidenza del Direttore più anziano di professione, fino a raggiungere il numero minimo di sei. Così uniti eleggeranno il delegato al CI e il suo supplente. Se le circostanze non permettono di riunire fra loro comunità con meno di sei professi, l’Ispettore unirà la comunità con meno di sei professi ad una maggiore, con sei o più professi, ed insieme le due comunità procederanno, con eguale diritto attivo e passivo, ad eleggere delegato e supplente per il CI. Si ricordi che il Direttore, anche di comunità con meno di sei professi, purché canonicamente eretta, partecipa di diritto al CI.e)Fare l’assegnazione ad una casa canonicamente eretta dei confratelli che ap-partengono a case non ancora canonicamente erette.Per quanto riguarda le case non canonicamente erette, l’Ispettore provvederà ad assegnare il gruppo dei confratelli ad una casa già eretta canonicamente, nella quale tali confratelli possano compiere i loro doveri ed esercitare i loro diritti di elettori, insieme coi confratelli della casa stessa. Si ricordi che l’«Incaricato» di una casa non canonicamente eretta non partecipa di diritto al CI.

2.5.2. NomineBisogna verificare che le nomine di coloro che prendono parte di diritto al CI sia-no in regola e non siano scadute. Questo è particolarmente importante in quelle regioni dove il CI si svolge nelle date in cui normalmente hanno luogo i cambi di personale e le nuove designazioni.La nomina è in regola quando:a) è stata fatta a norma delle Costituzioni;b) colui che è stato nominato ha preso possesso del suo ufficio con le relative consegne; c) non è scaduta.Il Consiglio Superiore, in data 23.06.1978, così deliberava circa l’entrata in carica e la scadenza: - la nomina dei confratelli alle diverse cariche, sia locali che ispettoriali, si intende abbia vigore dal momento della presa di possesso dell’ufficio con le relative consegne;- tali confratelli rimangono in carica fino alla susseguente presa di possesso dell’ufficio da parte dei loro successori; tale successione deve avvenire non oltre un trimestre dalla scadenza del loro mandato.

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Quanto detto in precedenza va applicato, secondo i vari casi: - agli Ispettori e ai Superiori delle Visitatorie o Circoscrizioni speciali (Cf. Cost. 162 e Cost. 168);- ai membri dei Consigli ispettoriali (Cf. Cost. 167);- ai Superiori di ogni Delegazione ispettoriale (Cf. Cost. 159);- ai Direttori (Cf. Cost. 177);- ai Maestri dei Novizi (Cf. Cost. 112).Per il Vicario locale, dato che, a giudizio dell’Ispettore, può sostituire il Direttore gravemente impedito (Cf. Cost. 173,5), occorre che esista un documento formale della nomina a Vicario. È sufficiente la lettera di obbedienza inviata al confratello. Deve inoltre risultare da un documento che l’Ispettore ha riconosciuto il grave impedimento del Direttore ed ha approvato la partecipazione del Vicario al CI.

2.5.3. Computo dei confratelli e liste da predisporreIl computo dei confratelli, che appartengono all’Ispettoria o Visitatoria ai fini del CI, è assai importante. Esso serve per determinare:a) il numero dei Delegati della Ispettoria o della Visitatoria che partecipano al CI (Cf. Cost. 173,7; Reg. 161-166);b) il numero dei Delegati che l’Ispettoria o Visitatoria manda al Capitolo generale (Cf. Cost. 151,8; Reg. 114-115.118).Per le Circoscrizioni a Statuto Speciale: sia la composizione del Capitolo ispet-toriale che il numero di Delegati al Capitolo generale sono fissati nel decreto di erezione della Circoscrizione stessa.Per questo è altrettanto importante predisporre le seguenti liste di confratelli:- Lista generale dei confratelli dell’Ispettoria da computarsi ai fini del CI;- Lista dei confratelli che partecipano «di diritto» al CI;- Liste dei confratelli con «voce attiva»;- Liste dei confratelli con «voce passiva».Si presentano qui di seguito le norme che regolano la compilazione di ciascuna delle suddette liste.

2.5.3.1. Lista generale dei confratelli appartenenti all’Ispettoria o Visitatoria in vista del CISi osserva che questa lista dei confratelli appartenenti all’Ispettoria “in vista del CI” non coincide con la lista che si chiede ogni anno ai fini statistici: nella lista per le statistiche infatti sono compresi anche i confratelli in situazione “irregolare”.Sono da considerare appartenenti all’Ispettoria o Visitatoria in vista del CI:A) i confratelli che hanno emesso nell’Ispettoria o Visitatoria la prima professione e che ancora vi risiedono all’atto del computo (Cost. 160);B) i confratelli che provengono da altra Ispettoria o Visitatoria in seguito a trasfe-rimento definitivo e che ora risiedono in essa all’atto del computo (Cf. Reg. 151);Il trasferimento definitivo è deliberato dal Rettor Maggiore (Cf. Reg. 151). Sono da considerare trasferiti “definitivamente”:- i confratelli che all’atto di erezione di una nuova Ispettoria o Visitatoria sono ad essa assegnati (Cf. ACS n. 284, p. 68, 3.2);- i missionari che rientrano in patria definitivamente e che vengono assegnati dal Rettor Maggiore all’Ispettoria da lui ritenuta più idonea alle loro condizioni;- tutti coloro per i quali il Rettor Maggiore o il suo Vicario ha emesso un decreto di trasferimento definitivo.

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C) i confratelli che all’atto del computo, pur provenendo da altra Ispettoria o Visi-tatoria, risiedono in questa Ispettoria o Visitatoria per trasferimento temporaneo, a norma dell’art. 151 dei Regolamenti;Il trasferimento temporaneo avviene:- mediante mandato di obbedienza (per es. quando un confratello viene inviato dall’obbedienza ad esercitare un incarico [direttore, maestro dei novizi, professore, ecc...] in altra Ispettoria), per tutto il tempo in cui dura il mandato;- mediante accordo tra i due Ispettori, quando un confratello è mandato a prestare servizio in aiuto di altra Ispettoria (Cf. Reg. 151). I confratelli trasferiti anche temporaneamente vanno computati e votano solo nell’Ispettoria dove attualmente lavorano.D) i confratelli che appartengono all’Ispettoria per uno dei titoli sopra elencati [A + B + C], ma sono «temporaneamente assenti per motivi legittimi». A norma dell’art. 166 dei Regolamenti generali sono da considerare «legittimamente assenti», e quindi da computare, i seguenti:a. i confratelli dell’Ispettoria o Visitatoria che, all’atto del computo, risiedono provvisoriamente in una Casa salesiana di altra Ispettoria o Visitatoria, per espresso mandato dell’Ispettore dell’Ispet-toria di appartenenza per motivi specifici di studio, malattia, incarico di lavoro ricevuto dal proprio Ispettore.I confratelli qui indicati temporaneamente assenti per studio, malattia, incarico di lavoro dato dal proprio Ispettore non sono «trasferiti» neppure temporaneamente ad altra Ispettoria. Essi: - votano nella casa dove risiedono, fuori della propria Ispettoria, per l’elezione del Delegato della comunità;- entrano invece nella lista ispettoriale della Ispettoria di appartenenza per l’elezione del Delegato dei confratelli dell’Ispettoria. Si badi che il lavoro dato dal proprio Ispettore, di cui qui si parla, deve risultare effettivamente un lavoro per la propria Ispettoria di origine. Non è evidentemente il caso di un confratello che risiede e svolge il lavoro in una casa interispettoriale: per esempio in una comunità formatrice o centro di studi interispettoriale, il personale formatore o docente appartiene a tutti gli effetti alla Ispettoria del territorio in cui è situata la casa, e vanno computati solo in questa Ispettoria; si tratta qui di “trasferimento temporaneo”, fin quando dura l’incarico.b. i confratelli che hanno ricevuto dal proprio Ispettore il permesso di «absentia a domo» (Cf. can. 665 §1) oppure hanno ricevuto dal Rettor Maggiore o dalla Sede Apostolica l’indulto di «esclau-strazione» (Cf. can. 686). I confratelli «esclaustrati» (can. 686) o «absentes a domo» (can. 665), il cui permesso di assenza non sia scaduto, sono religiosi salesiani e quindi vanno computati nella lista generale. Tuttavia:- gli esclaustrati, a norma del diritto universale (can. 687), sono privati del diritto di voce attiva e passiva;- gli «absentes a domo» possono esser privati del diritto di voce attiva e passiva, a giudizio dell’I-spettore, specie se si tratta di assenza concessa per motivi vocazionali, all’atto di concessione della assenza; si veda al riguardo la lettera del Vicario del RM in data 20-01-1985.Per precisare ulteriormente, si elencano quei confratelli che, pur appartenendo tuttora all’Ispettoria o Visitatoria, non devono esser computati agli effetti del CI e perciò non devono esser inseriti nella lista generale suddetta:a) i confratelli che hanno presentato formale domanda di dispensa dal celibato sacerdotale o diaconale; oppure hanno presentato formale domanda per la seco-larizzazione, per la dispensa dai voti perpetui o temporanei;Secondo la prassi, agli effetti del CI non si computano i confratelli che hanno presentato formale domanda di lasciare la Congregazione, anche se la pratica è ancora in corso e non ancora defi-nitivamente conclusa.b) i confratelli che si trovano fuori comunità illegittimamente per qualsiasi motivo, ossia confratelli in situazione «irregolare».È opportuno tenere presente la seguente norma, data dal Rettor Maggiore in occasione del CGS e da ritenersi tuttora valida. I passaggi di Ispettoria avvenuti senza le formalità prescritte o per i quali non esistano fatti ed interventi chiari e

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documentabili sono da considerarsi definitivi, e quindi con la perdita a tutti gli ef-fetti dell’appartenenza precedente, quando siano trascorsi dieci anni consecutivi di residenza nella nuova Ispettoria.La «lista generale» dei Confratelli dell’Ispettoria è quella sulla quale viene fatto il computo- sia del numero di Delegati ispettoriali al CI: uno ogni venticinque o frazione: Reg. 165,3;- sia del numero di Delegati al CG: uno se il totale dei confratelli è minore di 200, due se eguaglia o supera i 200 (Reg. 114 come modificato dalla Deliberazione n. 16 del CG 27, in Atti del Capitolo Generale 27°, n. 91).Appena compilata questa lista generale, se ne mandi copia al Regolatore del CG28, secondo le norme e le schede date dallo stesso Regolatore. Questi ha il compito di verificare il computo delle singole Ispettorie o Visitatorie, agli effetti di stabilire la validità delle elezioni dei Delegati al CG. 2.5.3.2. Lista dei partecipanti «di diritto» al CIÈ una lista che l’Ispettore o il Regolatore del CI comunicherà ai confratelli, perché sappiano quali sono i membri «di diritto» del CI, in vista delle elezioni a livello ispettoriale.A norma dell’art. 173 delle Costituzioni i membri di diritto del CI sono i seguenti:- l’Ispettore o il Superiore di Visitatoria;- i Consiglieri ispettoriali;- i Delegati delle singole Delegazioni ispettoriali;- il Regolatore del CI;- i Direttori delle Case canonicamente erette, anche se il numero dei confratelli è inferiore a sei;- il Maestro dei novizi.Come si è già accennato, la composizione del Capitolo delle Circoscrizioni a Statuto Speciale è stabilita dal rispettivo decreto di erezione.

2.5.3.3. Liste dei confratelli aventi «voce attiva»: elettoriSi distinguono due tipi di liste:A) Lista per l’elezione dei Delegati delle singole comunità al CIViene compilata in ogni singola comunità e comprende tutti i confratelli profes-si perpetui e temporanei che risiedono nella comunità, compresi quelli di altre Ispettorie o Visitatorie che vi si trovano temporaneamente per motivi di studio, malattia, o incarichi ricevuti dal proprio Ispettore di origine (Cf. Reg. 165,2).B) Lista ispettoriale per l’elezione dei Delegati dell’Ispettoria al CIA questa lista, importante per l’elezione a livello ispettoriale, appartengono tutti i confratelli, professi perpetui e temporanei, elencati nella lista “generale” dei con-fratelli dell’Ispettoria, eccettuati quelli che sono privati di voce attiva e passiva.Sono privati di voce attiva e passiva, anche se inclusi nella lista generale dei con-fratelli dell’Ispettoria:a) i confratelli che hanno avuto l’Indulto di esclaustrazione, a norma del can. 687;b) i confratelli che hanno avuto il permesso di “absentia a domo” e ai quali, all’atto della concessione dello stesso permesso, non fu data la voce attiva e passiva. La privazione della voce attiva e passiva per gli «absentes a domo» deve risultare dal documento con cui l’Ispettore, col consenso del suo Consiglio, concede il permesso di assenza. Si veda la lettera del Vicario del RM del 20-01-1985.

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2.5.3.4. Liste dei confratelli con voce passiva: eleggibiliCi sono tre tipi di Delegati: Delegati della comunità per il CI, Delegati dell’Ispet-toria per il CI e Delegati dell’Ispettoria per il CG28. Per questo vi sono tre tipi di tali liste:A) Lista dei confratelli eleggibili al CI come «delegati della comunità»Comprende tutti i professi perpetui della comunità, compresi quelli di altra Ispet-toria che vi risiedono anche solo per studi o malattia,- eccettuati quelli che già sono membri di diritto del CI (vedi lista 2.5.3.2)- e quelli privati di voce attiva e passiva.B) Lista dei confratelli eleggibili al CI come «delegati dell’Ispettoria»Comprende tutti i professi perpetui della «lista generale» ispettoriale (lista 2.5.3.1), eccettuati: - coloro che sono già membri di diritto del CI (lista 2.5.3.2);- i delegati già eletti validamente nelle comunità;- i confratelli privati di voce attiva e passiva: esclaustrati e «absentes a domo» ai quali non è stata concessa la voce attiva e passiva.C) Lista dei confratelli eleggibili al CGPer l’elezione del/i «Delegato/i dell’Ispettoria al Capitolo generale», all’interno del CI, si tenga presente che sono eleggibili tutti i professi perpetui della «lista gene-rale» ispettoriale (lista 2.5.3.1), eccettuati:- l’Ispettore, che è membro di diritto del CG;- i Rettori Maggiori emeriti, presenti in Ispettoria, che pure sono membri di diritto del Capitolo generale;- i confratelli privati di voce attiva e passiva.

2.5.4. Verbali delle elezioniA) Le modalità per la votazione e lo scrutinio dei voti del Delegato delle comunità locali al CI sono esposti negli art. 161-163 dei Regolamenti generali (Cf. anche Cost. 153).I verbali corrispondenti all’elezione dei Delegati delle comunità locali e loro rispet-tivi supplenti devono esser redatti sugli appositi moduli e devono esser esaminati dall’apposita Commissione ispettoriale.Questa Commissione ispettoriale per la revisione dei verbali delle elezioni dei Delegati delle comunità sarà nominata dall’Ispettore, d’accordo col Regolatore del CI.B) Le modalità per le votazioni e lo scrutinio dei voti dei Delegati dell’Ispettoria al CI sono esposte nell’art. 165 dei Regolamenti.Nei verbali corrispondenti all’elezione dei Delegati dei confratelli dell’Ispettoria devono risultare:- la data dello scrutinio;- i nomi degli scrutatori;- l’adempimento delle modalità richieste dai Regolamenti;- i risultati. I verbali, redatti sugli appositi moduli, vanno convalidati con la firma di chi presie-de lo scrutinio e degli scrutatori.C) Le modalità per le votazioni e lo scrutinio dei voti del/i Delegato/i dell’Ispetto-ria al CG28 sono esposte negli art. 161-165 dei Regolamenti generali (Cf. anche Cost. 153).

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Il verbale corrispondente all’elezione dei Delegati al CG28 e dei loro supplenti deve essere redatto unicamente sugli appositi moduli predisposti dal Regolatore del CG28 e secondo le istruzioni ivi espresse.Tale verbale deve esser inviato tempestivamente al Regolatore del CG28, che lo trasmetterà all’apposita Commissione giuridica, nominata dal Rettor Maggiore per la revisione prescritta (Cf. Reg. 115).

2.5.5. Casi particolariA) I Vescovi salesiani, anche se ritiratisi dal loro ufficio e residenti in Ispettoria, non hanno voce né attiva né passiva, e non votano nel caso che siano invitati al CI. La stessa norma viene applicata ai Vescovi reinseriti in comunità salesiane (Cf. AAS 1986, p. 1324).B) I Rettori Maggiori emeriti hanno diritto di voce attiva e passiva nella comunità locale in cui sono inseriti e nelle elezioni dei confratelli dell’Ispettoria; ma se eletti Delegati al CI o della comunità locale o dei confratelli dell’Ispettoria, nel CI hanno solo voce attiva e non passiva, poiché sono già membri di diritto del Capitolo generale.

2.5.6. Indicazioni formali per la compilazione delle liste dei confratelli1. Numerare con numero progressivo i nominativi dei confratelli.2. Seguire l’ordine alfabetico e la dicitura dei nominativi, come riportati nell’Annua-rio del 20183. Usare le lettere maiuscole per il COGNOME PATERNO e minuscole per il Nome di battesimo.4. Indicare con le apposite sigle se il confratello èa) Presbitero (P)b) Diacono (D)c) Laico (L)d) Studente “chierico” (candidato al presbiterato) (S).5. Indicare con la lettera “t” se il confratello è temporaneo.6. Per chi partecipa al CI indicare il titolo di partecipazione:a) Di dirittob) Delegato comunità localec) Delegato Comunità Ispettoriale.

La Lettera dell’IspettoreFORMAZIONE

CASA PER MOLTI,MADRE PER TUTTI#NESSUNOESCLUSOIl Diacono Filippo: la missione fa la ChiesaLectio Biblica

InvocazioneSignore Gesù, sembrerebbe che abbiamo vergogna nel parlare di te agli altri, ancora di più non sappiamo annunciarti come il Signore che salva per amore. Di-mentichiamo che se noi siamo cristiani è perché qualcuno ce l’ha detto. Bisogna tornare alla sorgente, quando nacque la Chiesa.

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Essa era come infiammata dal tuo Spirito e divenne se stessa quando i discepoli andarono in missione. Filippo è uno di questi.

Atti degli Apostoli 8,26-4026Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». 27Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, 28stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isa-ia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». 30Filip-po corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». 31Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: “Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, 33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, così egli non apre la sua bocca, la sua discendenza chi potrà de-scriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.” 34Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». 35Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. 36Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». 38Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. 39Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. 40Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.

Per comprendereNel giorno di Pentecoste la Chiesa spalanca le porte chiuse del cenacolo, sceglie “l’uscita”, a tappe, secondo il comando del Signore Risorto: “A Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8). Pietro dà il via in Gerusalemme (Atti 2,14-41); Filippo in Samaria (Atti 8); Paolo verso per tutto il mondo. Così la Chiesa nasce e vive grazie alla missione.La missione inizia ed è sempre ‘garantita’ dagli apostoli (cf Atti 8,16), ma essi si accompagnano subito da persone che essi stessi mandano in missione, come ‘diaconi’. Tra di essi è ben noto Stefano. Noi consideriamo un altro dei “Sette”, Filippo (Atti 6,5-6). Filippo ci dona una stupenda testimonianza missionaria (cfr. At 8). Veniamo a conoscere due momenti della missione. Colpisce subito che Filippo vada in Sa-maria, regione vista nemica acerrima dalla Giudea. Eppure Gesù vi era stato, annunciando la Parola di Dio (si ricordi l’incontro con la samaritana, Gv 4). Filippo imita coraggiosamente il Maestro e “cominciò a predicare il Cristo. E le folle pre-stavano ascolto unanimi alle parole di Filippo. E vi fu grande gioia in quella città” (Atti 8,5-8).Ma fare missione non significa avere un automatico successo. Nel caso di Filippo, fa la sua comparsa un personaggio, di nome Simone, mago di professione che” fu battezzato e non si staccava più da Filippo, fuori di sé nel bel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano” (8, 13). Ma il suo cuore è buio. Voleva comperare

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questi poteri per far soldi. Intervennero direttamene Pietro e Giovani ricordan-do che i benefici della missione sono dono gratuito dello Spirito e tali de-vono restare (8, 18ss). È la condanna della simonia: un male che serpeggia nella storia della Chiesa. Il missionario non va in vacanza, non si ferma a ri-cevere applausi: è sempre in stato di missione. Così è per Filippo. Un “an-gelo del Signore” non gli dice, ma gli comanda: “Alzati va verso il mezzo-giorno…verso Gaza” (8, 36). Siamo ai confini con l’Egitto! E qui abbiamo lo straordinario evento che ci mostra il filo d’oro della missione. Sulla strada verso la sua terra, viaggia sul suo coc-chio una persona, che non è un ebreo, ma un pagano sia pur simpatizzante con il credo di Israele. É un etiope di rango, un dignitario di corte, ma non integro nel suo corpo (è un eunuco) e quindi messo ai margini nel popolo di Dio. Ebbene, proprio ad un pagano emarginato (uno ‘scarto’di-rebbe Papa Francesco) lo Spirito man-da Filippo. Questo personaggio in verità è un pa-gano, ma in ricerca della vera fede. E lo fa meditando sulla Scrittura, concreta-mente sul Servo di Jahvè amico di Dio eppure umiliato ed ucciso, di cui scrive Isaia (Is 53, 7-8). Ma egli non capisce chi sia questo Servo di Dio, ha biso-gno di un catechista. Ecco Filippo che va sul carro dell’uomo e “spiegando quel passo della Scrittura gli annunziò la buona novella di Gesù” (8, 35). É lo stesso annuncio pasquale (kerigma) proclamato da Pietro a Pentecoste. L’eunuco crede. Non rimane che l’atto decisivo, il Battesimo, che il convertito chiede. Filippo lo amministra. Diventa cristiano. Non vi è più bisogno di Filip-po che deve proseguire “predicando il vangelo a tutte le città” (8, 40). Ma rimane il dono delle Spirito Santo per cui il neofita “proseguì pieno di gioia

il suo cammino” (8, 39) e secondo la tradizione sarà il primo missionario dell’Etiopia.

Per attualizzareSgorgano preziosi, indimenticabili in-segnamenti che hanno il potere di farci riflettere sul nostro modo di intendere la missione e di essere noi stessi mis-sionari. Ecco una serie di spunti cui aggiungere degli altri. Come ci dice insistentemente Papa Francesco, Dio vuole una “Chiesa in uscita”, missio-naria, in continuo movimento verso le persone di qualsiasi parte del mondo. Il missionario ha un annuncio ben preci-so da fare, centrale, il primo annuncio: Gesù, quale salvatore, Signore risorto e vivente che fa dono del suo Spirito e provoca grande gioia. Il compito mis-sionario deve essere assolutamente gratuito, puro dono, da non sporcare con i soldi. E senza confini di razza, di lingua, di cultura.

PreghieraGrazie, Signore, della bella lezione missionaria che ci hai dato: occorre coniugare insieme “cristiano-missio-ne-chiesa”. Confes- siamo di avere ri-spetto umano, questa nostra cultura è missionaria a suo modo: è portatrice di tante cose che non sono vangelo. Convertici, Spirito di Dio, e la memoria di Filippo ci accompagni e stimoli nella nostra vita una continua, anche minu-ta, testimonianza missionaria. Amen.

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Madre e MaestraApprofondimento teologico… siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. (1Ts 2, 7-8)

Il testo paolino ben ci introduce all’immagine di Chiesa madre e maestra, imma-gine ben nota ai cristiani dei primi secoli. Scriveva, infatti, san Cipriano nel De Ec-clesiae catholicae unitate: “Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre”, e Ireneo di Lione, nell’orizzonte di 1 Tm 3,15 (“… nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità”), affermava: “Con-serviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l’azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene”.I brevi passi patristici evidenziano come la Chiesa sia madre e maestra in virtù della trasmissione della fede ricevuta dagli Apostoli. “È la Chiesa che custodisce la memoria delle parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli” (CCC 171).La Chiesa ha ricevuto il Vangelo per donarlo/annunciarlo a tutti gli uomini. “È lei che ogni giorno ci insegna la legge di Gesù Cristo, ci mette in mano il suo Vange-lo e ci aiuta a decifrarlo. Che ne sarebbe di questo piccolo libro, o in quale stato ci sarebbe pervenuto se, per ipotesi impossibile, non fosse stato redatto e poi conservato e commentato nella grande comunità cattolica?”. Con l’ascolto della Tradizione e del Magistero, precisa il teologo francese De Lubac, “non preferiamo la Chiesa alla Scrittura, ma la spiegazione della Scrittura fatta da tutta la Chiesa alla nostra individuale spiegazione”.Con il sacramento del Battesimo, inoltre, la Chiesa genera nuovi figli nel Figlio, li rende partecipi della natura divina (cfr. 2Pt 1,4), li custodisce, li guida, li educa e li nutre con la grazia dei sacramenti, sostegno lungo la « via » (cfr. CCC 2030).Ogni battezzato è figlio della Chiesa, poiché in essa generato alla vita divina; allo stesso tempo la Chiesa è madre in ciascuno dei suoi membri. Ciascun battezza-to, infatti, con la fede e le opere, collabora a generare nuovi figli in Cristo. A tale proposito è bene richiamare il ruolo del popolo di Dio, della comunità ecclesiale, nel rito del battesimo degli adulti e dei bambini, e la partecipazione di ogni disce-polo di Cristo alla missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr. LG 11). È la Chiesa intera, afferma papa Francesco nella Evangelii gaudium, che deve arrivare a tutti, che deve essere Madre dal cuore aperto.Il Concilio Vaticano II, in Lumen Gentium, utilizza in più contesti l’immagine della Chiesa madre (anche se non viene assunta quale immagine principale della Chie-sa, LG 6): in relazione alla cura e all’amore per i catecumeni (LG 14), alla preghiera per l’unità del corpo di Cristo (LG 15), ai coniugi e genitori cristiani, che “edifican-do la carità fraterna diventano testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa” (LG 41), e ai consacrati (LG 42).Modello della maternità della Chiesa è la vergine Maria, che, nella pienezza dei tempi diede alla luce, per opera dello Spirito Santo, il figlio di Dio.

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La maternità della Chiesa si pone in continuità con quella della Vergine: “La Chiesa contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della pa-rola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure madre, poiché con la pre-dicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio” (LG 64).Scriveva S. Leone Magno:“L’origine che (Cristo) ha preso nel grembo della Vergine, l’ha posta nel fonte battesimale; ha dato all’acqua quel che aveva dato alla Madre; difatti, la virtù dell’Altissimo e l’adombramen-to dello Spirito Santo (cfr Lc 1,35), che fece sì che Maria desse alla luce il Sal-vatore, fa anche sì che l’acqua rigeneri il credente.

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COMUNICAZIONI

Incontro dei DICS Europa Mediterranea - 1° giornataDa Giovedì 10 a domenica 13 maggio 2018, si è svolto l’incontro dei DICS Eu-ropa Mediterranea, presso l’Ispettoria Salesiana “San Marco” INE e lo IUSVE – Istituto Universitario Salesiano di Venezia.Il tema dell’incontro è stato esplicato nella prima giornata, nel pomeriggio di gio-vedì 10 maggio, dopo una breve presentazione del personale presente. L’obietti-vo del percorso proposto è stato quello di confrontarsi in modo costruttivo sulla comunicazione pastorale in atto nelle varie Ispettorie: modalità, strumenti, tempi e contenuti a confronto per definire delle linee guida comuni e condivise, al fine di sviluppare la propria identità in rete e soprattutto, comunicare la fede oggi.Ad aprire il programma della giornata, l’Ispettore INE, don Roberto Dal Molin e il Delegato della Comunicazione Sociale INE e Direttore Dipartimento di Comu-nicazione dello IUSVE, don Mariano Diotto. Il convegno è stato diretto da Fili-berto Gonzalez Plasencia e da Juan Pablo Abreo, rispettivamente Consigliere per la Comunicazione Sociale e segretario della casa generalizia.

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Don Filiberto Gonzalez Plasencia ha iniziato con una domanda forte e provocato-ria: “Where are the salesians?”. Un tocco imperativo nella vocazione dei presenti che ha fatto risuonare la necessità di adoperarsi verso una nuova socializzazio-ne. Ha proposto un ricordo caro ai partecipanti per iniziare a dialogare sul tema della comunicazione: la ricorrenza del 10 maggio 1884 della storica lettera di don Bosco. Sulla traccia di questo documento ha incitato i salesiani presenti a ritro-vare lo spirito del Santo, andando alla ricerca dei giovani, con i mezzi di comu-nicazione che oggi si hanno a disposizione. L’oratorio, il sogno tanto caro a don Bosco, è oggi un insieme di luoghi, dove anche il web e i social media giocano un ruolo determinante. Le nuove tecnologie rappresentano il nuovo modo di fare comunicazione salesiana oggi, orientandosi verso una pastorale diversificata e integrata, e affrontando così la vera sfida odierna. La tecnologia non deve limitare ma bensì aiutare ad arrivare al cuore delle persone. Don Filiberto ha completato il suo intervento esortando ad usare nel modo corretto i nuovi media, ascoltando i giovani ed evangelizzando. La Gioia del Vangelo è stata proposta come antidoto al mondo delle fake news, inteso in senso ampio, come male diffuso in rete e non solo. È stato sfatato il mito della rete che divide, per dare vita ad un nuovo modo di vivere la fede on-line. L’immagine dei salesiani, nel mondo digitale, diventa così il nuovo sogno di don Bosco: la dimensione mariana nell’essere salesiani al servizio dei giovani. Dopo una breve pausa, l’incontro è proceduto con la visita agli ambienti salesiani di Mestre: l’Ispettoria INE, l’Università IUSVE, la nuova struttura universitaria da poco inaugurata, lo IUSVE CUBE, l’Istituto Superiore “San Marco” e la Casa di Riposo “Artemide Zatti”. A seguire, la presentazione di don Moreno Filippetto, responsabile della comunicazione dei salesiani Pie-monte-Valle d’Aosta, che insieme a don Mariano Diotto, ha spiegato il nuovo documento per le comunicazioni sociali dal titolo, “I salesiani e la rete”, a cura dell’Ufficio Nazionale di Comunicazione Sociale della CISI.Il volume, corredato da una grafica intuitiva, si propone di diventare una guida semplificata all’uso della comunicazione e dei moderni strumenti a disposizione, alla portata di tutti nelle varie realtà salesiane. È stata consegnata, inoltre, un’in-fografica che riassume il volume nei 10 principi costitutivi. “Cosa fare?”, “come farlo?” e “in che modo farlo?” sono le domande alle quali trovare risposta e ven-gono semplificate grazie al disegno grafico nelle tre finalità concrete: Corporate Identity, Engagement e Community. Don Moreno, le ha definite una bussola per presentare, descrivere, raccontare e realizzare. Il tutto attraverso: lo storytelling, svolto come pratica appassionante e coerente; i diversi ambiti di applicabilità (strutture, web, social, mobile, gaming); le attenzioni generali, individuate nell’i-dentificazione di responsabilità, nella centralità dei contenuti. Ancora, grazie alla netiquette, con il rispetto della privacy e la riservatezza e infine, anche con il so-stegno della sicurezza.La prima giornata si è così conclusa, seguita da una cena conviviale, con l’ap-puntamento al giorno successivo per parlare ancora di comunicazione nella real-tà pastorale salesiana.

Tutti gli articoli e le foto delle quatto giornate sono disponibili nel sito www.salesia-ninordest.it” e nei social.

Francesca BonottoFoto: Elisa Ghirardon

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MISSIONI

Il missionario in Brasile, padre Danilo Rinaldi, ci ha invitato molte foto per presen-tare le sue attività e raccontarci l’esperienza della missione.

Foto dal Brasile

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In occasione del Sinodo dei Giovani è stato organizzato un’incontro con tutti i giovani italiani. La proposta è stata pensata, viste le possibili difficoltà dei ragazzi a prendere parte alla GMG che si svolgerà a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019.L’iniziativa è stata chiamata “X mille strade… siamo qui!” e si articola in due fasi: nella prima parte, chiamata“X mille strade…”, i giovani effettueranno cammini e pellegrinaggi e avranno come tappa finale Roma. Non c’è un unico punto di par-tenza: ogni parrocchia, diocesi o movimento giovanile decide autonomamente il punto di partenza, e il percorso da effettuare. Il pellegrinaggio diventa anche un’occasione utile per scoprire le vite dei santi.Nella seconda parte, chiamata,“Siamo qui!”,tutti i gruppi giungeranno a Roma l’11 Agosto. I giovani si incontreranno al Circo Massimo per un momento di ve-glia con Papa Francesco. Il pellegrinaggio si concluderà il 12 agosto alla tomba di San Pietro, dove verrà celebrata l’eucarestia e si verrà confermati nella fede.Anche Il Movimento Giovanile Salesiano Triveneto organizza un percorso rivolto ai giovani del triennio delle superiori e universitari. Raggiungeranno Roma me-diante un cammino che favorisce l’incontro con alcune figure luminose e felici come Marvelli, don Benzi, Chiara Lubich, miracolo eucaristico, Romitaggio, e raccogliendo la loro testimonianza di appartenenza a Cristo e alla Chiesa.

Elisa Ghirardon

Per mille strade... siamo qui!

L’INE SI RACCONTA...

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È iniziato questa mattina, alle ore 10,00, il convegno annuale IUSVE dal titolo, “Giovani, nuova economia e lavoro”. Una gran folla di studenti, uniti ai docenti, al personale universitario e alle cari-che ufficiali dell’Istituto Superiore, dell’Ispettoria e della stessa Università, si sono riuniti nell’Aula Magna dell’Istituto Salesiano San Marco di Mestre per ascoltare la prima parte della conferenza. La tematica, successiva al convegno del 2017, riprende il tema dell’identità, come seconda tappa del percorso di preparazione al Sinodo sui giovani indetto da papa Francesco per il 2018.

L’incontro è iniziato con il saluto introduttivo di d. Roberto Dal Molin, Presidente IUSVE e Ispettore INE, Ispettoria Salesiana Nord-Est di Mestre. Ha presentato il convegno, il Preside IUSVE, Arduino Salatin, lasciando poi la parola al prof.re Fabio Poles, Segretario Generale dell’Università, il quale ha introdotto il difficile tema dei giovani e del loro rapporto con il mondo del lavoro. Sono stati presen-

Convegno annuale Iusve 2018: Giovani, nuova economia e lavoro

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tati i risultati dell’indagine a cura di Davide Girardi, Docente IUSVE, e sono stati delineati gli scenari economici e sociali dal punto di vista dei tre dipartimenti, Psicologia, Pedagogia e Comunicazione, a cura dei rispettivi docenti Anna Pile-ri, Marco Emilio e Giovanna Bandiera (Docenti IUSVE). Gli stessi hanno portato esempi di esperienza concreta del pensiero dei giovani sul futuro del lavoro e dell’economia, attraverso la voce degli studenti ed ex-studenti dell’Istituto.Il soggetto “lavoro” è stato affrontato secondo diverse prospettive: dal lavoro come fattore di integrazione sociale, al lavoro come continua formazione e nuova imprenditorialità. Il tutto cercando di porre le basi ad un tema tanto vasto quanto sentito, soprattutto in questo momento storico e in riferimento al contesto socia-le. Attraverso le visioni proposte si è cercato di dare delle risposte ascoltando la voce dei soggetti coinvolti e aiutando tutti i giovani ad aprirsi all’esperienza e alla formazione continua, come nuovo motore del loro fare oggi.

Il vero ospite della giornata è stato il dott. Klaus Zumwinkel (Deutsche Post Sti-ftung, Bonn) che dall’alto della sua formazione e della sua posizione ha dimostra-to un’estrema vicinanza ai giovani e all’Istituto Universitario, affrontando il tema della sostenibilità ambientale, oggi e nel prossimo futuro, con una lungimiranza degna di nota. L’intervento dell’ospite si è concluso con la visione del corto “A good disruption: the circular economy”.

L’ultima parte della mattinata è stata dedicata alla presentazione e all’inaugu-razione del nuovo progetto, IUSVECube, a cura degli architetti Chinellato e No-venta. È stato menzionato anche lo studente vincitore del contest progettuale, Lorenzo Montesi, che ha ideato il logo dell’edificio.Il cubo sarà la nuova sede di laboratori, attività e diverse iniziative che coinvolge-ranno gli studenti, sullo stile delle grandi università che hanno fatto la storia del design, anche lo Iusve si propone di scrivere un pezzo di storia nella comunica-zione e grazie alla guida del santo dei giovani, don Bosco.Per terminare in bellezza, tutti gli studenti, i docenti e le cariche presenti si sono recate di fronte al nuovo edificio universitario per la benedizione e il tradizionale taglio del nastro. Un cortile gremito di persone ad applaudire il nuovo progetto e una lunga fila per entrare a visitarlo, anche se dovremmo attendere il prossimo 24 maggio, in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice per vedere il nuovo edificio completato e in funzione.

Francesca BonottoPh: Elisa Ghirardon

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Il 24 aprile presso l’Istituto Universitario Salesiano si è tenuto l’annuale convegno dal titolo “Giovani, nuova economia e lavoro”. Con l’occasione è stato presen-tato e inaugurato il nuovo progetto IUSVECube, a cura degli architetti Aurelio Chinellato e Claudio Noventa, docenti IUSVE.La Redazione SalesianiNordEst è andata ad intervistarli per conoscere a fondo il progetto. Di seguito riportiamo l’intervista diretta.

Dove nasce l’idea dello Iusve Cube e perché proprio “Cube” (ideazione del nome)?L’idea dell’edificio nasce da un’esigenza della committenza salesiana di dare for-ma concreta alla terza missione universitaria in collegamento con la realtà terri-toriale, attraverso la creazione di uno spazio che facesse dell’innovazione il suo perno formale. Il naming è nato dalla committenza con la successiva realizzazio-ne di un contest progettuale da noi strutturato e somministrato agli studenti del nostro corso di Laboratorio progettuale del primo anno del corso di laurea STC Iusve. Il nome iniziale era Creon (acronimo di Creativity on, creatività accesa); il volume caratterizzante dello sbalzo a Nord destinato alla web radio, connotato dalla forma cubica ha determinato la nascita finale del naming.

Intervista ai progettistidello IUSVECube

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La forma della struttura architettonica ricorda quella di un “abbraccio”, quali sono state le motivazioni e le contaminazioni artistiche che hanno portato a questa scelta?L’abbraccio è stato il tema prioritario che ha mosso le scelte compositive, dispo-nendo i bracci secondo un angolo di apertura che desse l’idea di accoglienza nel-la zona aperta centrale, costituita dallo spazio per coworking interamente vetrato. L’abbraccio è simbolico dei messaggi legati al pensiero di don Bosco, così come il profilo della grande vetrata è stato progettato sulle linee della vela metallica che copre idealmente lo IUSVE come velo di Maria. Architettonicamente l’intera struttura, connotata da volumi aggettanti e linee diagonali, si innesta formalmente con le architetture da noi progettate per IUSVE, per l’edificio dell’Ispettoria e per il recente IUSVE Time, ma anche su tendenze estetiche di respiro europeo, che connotano spazi pubblici, musei e luoghi istituzionali.

Alla presentazione del progetto, avete sostenuto che la dinamicità è uno degli elementi che contraddistinguono l’università, come quest’elemento è stato ri-portato nello IUSVE cube?Uno dei temi cardine è il “punto di vista” variabile, tale principio si concreta nella continua modifica delle percezioni visive su cui si articolano gli spazi dei percorsi comuni. Le passerelle che connettono i vari ambienti, permettono una circola-zione completa senza soluzione di continuità e senza interferenze dando visioni dello spazio sempre alternative. Gli affacci dai ballatoi e dalla passerella coperta nella zona centrale del coworking, creano partecipazione dinamica alle attività comuni.

In che modo il progetto di corporate identity selezionato incarna l’identità e i valori dello IUSVE Cube?Crediamo sia stato significativo aver dato come tema d’esame del corso di La-boratorio la costruzione dell’identità visiva per l’edificio in fase di realizzazione. In tal modo si è estesa la partecipazione ai giovani creativi e ai talenti che forma lo IUSVE, e si è arrivati a selezionare e mettere in atto un progetto razionale e imme-diato, che si connette all’edificio in modo diretto richiamandone la conformazione planimetrica e, con esercizio di lettering, l’iniziale del luogo.

Lo Iusve Cube che immagine vuole trasmettere agli studenti?I principi sopramenzionati di dinamicità ed abbraccio, assieme alla continua va-riazione delle percezioni delle conformazioni spaziali, sono pensati per conferire la dimensione domestica, in modo che lavorare allo IUSVE Cube possa essere un piacere e non una costrizione. L’immersione dell’edifico in un contesto naturale, incrementa questa componente famigliare e a rafforzare l’immagine di grande sensibilità dell’università IUSVE nei confronti dei temi ambientali.

Se doveste descrivere in poche parole questo nuovo progetto architettonico e universitario, quali aggettivi usereste? E perché?Contemporaneo, tecnologico, variabile, aperto e seducente. Le ragioni per la scelta di tali termini giocano tra regola e caso e sono motivati da quanto sopra esposto.

Elisa GhirardonFrancesca Bonotto

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Il 25 Aprile 2018 si è tenuta, presso l’O-ratorio Salesiano di Schio, la tradizio-nale Festa dell’Ispettoria del NordEst. Quest’anno il tema centrale della Festa sono stati i Sogni di Don Bosco insieme con Don Andrea Bozzolo, docente del-la Crocetta, curatore del libro “I sogni di don Bosco. Esperienza spirituale e sa-pienza educativa”, edito da Las Roma.Il luogo di ritrovo ha dato a tutti i con-fratelli e agli invitati, la possibilità di visi-tare il nuovo edificio costruito e recen-temente inaugurato, per i giovani del centro di formazione professionale.In questa occasione, confermando l’a-bitudine degli anni precedenti, l’Ispet-toria ha festeggiato i confratelli che hanno ricordato un anniversario signifi-cativo della loro professione religiosa o dell’ordinazione sacerdotale.

Il programma è stato il seguente:09.15 Accoglienza09.45 Saluto e Preghiera10.00 I SOGNI DI DON BOSCO - lettura teologica ed educativa(Don Andrea Bozzolo - Crocetta TO)10.45 Comunicazione su Don Luigi Bol-la e Presentazione nuovo edificio11.00 Visita della nuova costruzione11.30 Intervallo11.45 Celebrazione dell’Eucarestia13.15 Pranzo

Francesca BonottoFoto: Cornel Gabor

Festa dell’Ispettoria INE

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UN LIBRO AL MESE

“I sogni di don Bosco. Esperienza spirituale e sapienza educativa”, libro a cura di Andrea Bozzolo, edito da Las Roma.

Questo volume, curato da Andrea Bozzolo, propone come tema i sogni di don Bosco, eventi importanti e determinanti per la vita del santo.Le sue visioni gli diedero la forza e la tenacia per proseguire i suoi ideali di vita con i giovani, illuminando le sue imprese apostoliche e sostenendone lo sviluppo.Il libro propone di approfondire queste fasi della vita di don Bosco, andando oltre il pregiudizio legato al sogno, e sostenendo questi racconti come fonte di cono-scenza e apprendimento.Il sonno viene proposto come ulteriore forma di esperienza, uno spazio di cono-scenza in cui attraverso immagini, scene, suoni ed emozioni, il mondo parla a don Bosco con la parola di Dio. L’autore propone, tra le pagine di questo libro, di con-siderare gli scritti e le testimonianze dei sogni del santo come una fonte autore-vole, alla pari di altre testimonianze. Da questa considerazione di base, si evince quanto don Bosco fosse un innamorato fedele del proprio percorso tra i giovani e quanto abbia avuto la forza e il coraggio di farsi promotore di una fede vera e autentica che non l’ha mai abbandonato, nemmeno nei suoi sogni. Dall’amore e dalla forza, grande è diventata la sua capacità di creare un sistema educativo, in cui proprio i sogni hanno saputo fare la differenza e coinvolgere.

I sogni di don Bosco

VITE SALESIANE

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Don Bosco non è mai stato solo nella sua impresa di vita e parola, ad affiancarlo sempre e comunque la presenza dello Spirito del Signore, che anche attraverso i modi più singolari, soprattutto all’epoca, ha saputo aiutarlo e sostenerlo.Don Bosco usa nel suo modo di stare con i giovani, di educarli e formali, i racconti dei suoi sogni, che sono diventati un vero e proprio strumento educativo.

Francesca Bonotto

Intervista a don Andrea BozzoloLa Redazione SalesianiNordEst, in occasione della Festa dell’Ispettoria, ha inter-vistato don Andrea Bozzolo che ha curato il libro “I sogni di don Bosco. Esperien-za spirituale e sapienza educativa”, edito da Las Roma.

Di seguito l’intervista diretta e alcune curiosità sul volume.

Com’è nata in lei la voglia e la passione di scrivere questo libro?Il libro di cui sono curatore è nato da una ricerca precedente, che mi ha consen-tito di studiare gli atti del processo di canonizzazione di don Bosco. Tale ricerca mi ha confermato nella convinzione che il fenomeno onirico nella vita di don Bo-sco ha avuto un risalto assai maggiore di quanto oggi siamo abituati a pensare. All’importanza di questo fenomeno non corrisponde ancora uno studio propor-zionato del tema, che ovviamente è difficile da inquadrare sotto il profilo teorico. Cos’hanno rappresentato per il percorso di vita di don Bosco i suoi sogni?Come ha affermato autorevolmente Pietro Stella: «I sogni [di don Bosco] fondaro-no convinzioni e sostennero imprese. Senza di essi non si spiegherebbero alcuni lineamenti caratteristici della religiosità di don Bosco e dei salesiani. Per questo essi meritano di essere studiati attentamente non soltanto per il loro contenuto pedagogico e moralistico, ma già per quello che furono in sé e per il modo come furono intesi da don Bosco, dai suoi giovani, dai suoi ammiratori ed eredi spiri-tuali»

Ci sono stati dei sogni più determinanti di altri? E se si, quali?La tradizione salesiana ha saputo identificare fin dall’inizio i sogni più determi-nanti. Anzitutto quelli relativi all’itinerario spirituale di don Bosco, dal sogno dei nove anni in poi. Poi quelli relativi alla nascita della Congregazione e al profilo del salesiano, dal sogno del pergolato di rose fino a quelli missionari. Infine i sogni che trasmettono importanti messaggi educativi.

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Qual’è, secondo lei e la sua esperienza, il sogno che racchiude un significato più profondo e perché?Indubbiamente don Bosco ha attribuito al sogno dei nove anni un significato del tutto particolare. Vi ha intravisto come un filo conduttore della sua esistenza, ac-compagnato dalle parole profetiche: «a suo tempo tutto comprenderai».

Con che difficoltà, di pensiero, si è scontrato durante la stesura e l’approfon-dimento di questi temi?Alcune difficoltà derivano dalla documentazione che ha trasmesso i sogni di don Bosco, che richiede ulteriore studio storico. Altre difficoltà sono di carattere teo-rico. Anzitutto: che cosa è un sogno? Che cosa dice dell’uomo e del suo essere al mondo? Quale intenzionalità lo abita? E poi: che rapporto esiste tra il sogno e la sua narrazione? Quale attendibilità vi si può riconoscere? Infine: può un sogno essere luogo di un parola divina? In che senso? Come si vede non sono domande semplici, ma la ricerca ha dovuto affrontarle con un approccio multidisiciplinare.

Se dovesse descrivere questo volume in poche righe, quali parole utilizzereb-be e perché?Il volume contiene 19 contributi che hanno tentato di individuare le categorie te-oriche (antropologiche e teologiche) per affrontare il tema e di utilizzarle in modo accurato. Offre lo studio di alcuni sogni specifici e di alcuni temi trasversali e ricorrenti nel mondo onirico di don Bosco. Non meno importante è l’attenzione educativa all’uso che il nostro fondatore ha fatto del racconto dei sogni per la trasmissione di importanti messaggi spirituali. Il volume ha in qualche modo inte-so riaprire un dossier che forse era stato un po’ accantonato… ma rimane molto lavoro da fare.

Francesca Bonotto

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MOGLIANO

La cultura della legalità

Alcuni studenti del Collegio Salesiano Asto-ri, che attualmente stanno frequentando il quarto anno, si sono aggiudicati il primo premio della categoria multimediale parte-cipando al concorso dal titolo “La cultura della legalità e l’impegno dei giovani per la sua promozione”.Il concorso, promosso dalla Regione Veneto in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Re-gionale per il Veneto, ha visto la partecipa-zione di studenti provenienti dalle scuole di

tutto il territorio che hanno aderito al bando dividendosi in tre diverse categorie di espres-sione: artistica, visiva e sonora.

Andreetta Filippo, Balan Andrea, Balan Fran-cesca, Baviera Edoardo, Benetello Matteo, Benozzi Gaia, Briggi Francesca, Checconi Sabaraglini Angelica, De Luca Leo, Doz Fe-derico, Gravina Arianna, Pessato Matteo, Zanatta Federico, Zanus Silvio e Zuliani Eva, hanno presentato un contenuto multimedia-le dal titolo ”Sub tutela Dei” rappresentando con freschezza e vivacità il messaggio di Ro-sario Livatino: la corsa, quale metafora della ricerca continua della giustizia, per non fer-marsi di fronte alle avversità e continuare a testimoniare con coraggio e costanza i prin-cipi della legalità.

La cerimonia, tenuta a Padova il 20 aprile 2018 presso l’auditorium del Liceo Artistico “A.Modigliani”, si è svolta alla presenza della dott.sa Beltrame, Dirigente dell’Ufficio Scola-stico Regionale, delle autorità regionali e dal prof.Mario Bertolissi, Ordinario di Diritto Co-stituzionale presso l’Università degli studi di Padova.

“Questi studenti seppur appartenenti a diffe-renti indirizzi di studio, hanno dato prova di grande motivazione, entusiasmo e vera col-laborazione, uniti da un ideale vissuto quale termine di appartenenza indipendentemente da ogni individualità e da ogni percorso per-sonale.” Con queste parole la Preside prof.ssa Francesca Antenucci ringrazia personal-mente i ragazzi che si sono impegnati nella realizzazione del progetto e che hanno dato vita ad un prodotto multimediale intenso e si-gnificativo.

e l’impegno dei giovani per la sua primozione

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I festeggiamenti per i 120 anni della presen-za salesiana a Trieste continuano con le ce-lebrazioni per San Domenico Savio, il primo dei ragazzi di don Bosco diventato santo.

La festa di Domenico è iniziata nel primo po-meriggio di sabato 5 maggio 2018 a Trieste con dei giochi che coinvolgevano tanti bam-bini, ragazzi e adulti, dai gruppi di spiritualità salesiana agli scout, dai abituali frequentatori dell’oratorio a qualsiasi ragazzino munito di buona volontà ed allegria.

L’oratorio per l’occasione si è diviso in tan-te zone gioco, dove i vari gruppi, formatisi all’inizio della festa, dovevano avventurarsi per trovare i vari laboratori. La particolarità di ogni laboratorio era dovuta al fatto che, lo stesso, veniva animato da varie realtà orato-riane e parrocchiali, così oltre al gioco e al divertimento, i partecipanti avevano la possi-bilità di conoscere le varie sfaccettature del-la nostra ultracentenaria realtà. Hanno avuto l’occasione di incontrare le più antiche come

Domenico SavioUn amico ancora presente

TRIESTEla banda e gli exallievi o le meno conosciu-te dai giovani come la caritas e il gruppo missionario, quelle di “stampo” puramente salesiano come i Salesiani SDB, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Salesiani Cooperatori e tante altre.

Come da tradizione Salesiana, alla fine dei giochi i ragazzi hanno avuto la possibilità di riposarsi e fare merenda attingendo ad un ricco banchetto, da loro stessi preparato, frutto proprio di uno dei tanti laboratori.La festa è poi continuata in chiesa duran-te la celebrazione della Santa Messa delle ore 19.00 presieduta dal direttore/parroco don Marek Slawomir Antosik. La celebrazio-ne era dedicata a San Domenico Savio, un ragazzino, allievo dell’oratorio di Valdocco a Torino che si distinse per l’assiduità ai sa-cramenti, per la devozione all’Immacolata e per il grande desiderio di diventare san-to… il“segreto” per arrivare alla santità glielo svelò don Bosco: allegria, impegno nei do-veri quotidiani e fare del bene. In queste po-che parole è riassunta la promessa che oggi diversi ragazzini hanno fatto, alcuni per la prima volta, per entrare a far parte del grup-po degli ADS (Amici Domenico Savio). Per gli altri ADS è stato un momento per tutti di riflessione per riconfermare la propria ade-sione al gruppo e con la grazia di Dio per essere in ogni situazione un buon esempio nella vita quotidiana.

Romina Milanese

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Un weekend in compagnia dei mattoncini più famosi al mondo: il 14 e 15 aprile Udine è stata invasa dai LEGO®.

“ItLUG Udine 2018 - Mattoncini in città” è il nome dato alla kermesse giunta alla terza edizione, che ha portato nel capoluogo friula-no una sessantina (58) espositori provenienti da varie regioni Italia. L’evento è stato orga-nizzato dall’associazione ItLUG (Italian LEGO User Group) in collaborazione con FVG Bri-ck Team (gruppo regionale di appassionati LEGO®)

Negli ambienti messi a disposizione dall’istitu-to salesiano Bearzi, sono state esposte opere e diorami realizzati interamente con i matton-cini danesi. I cultori LEGO® hanno presen-tato opere a tema Star Wars e City, LEGO® Friends e Elves, LEGO® NXT e Mindstorm, LEGO® Technic, pirati, castelli, robot e carto-ni animati, la storia di Udine con i mattoncini, la fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale e il villaggio natalizio, un fantastico diorama di dieci metri con treni e costruzioni degli anni ‘60 e tante altre costruzioni di fantasia.

Presente un’area gioco rigorosamente for-nita di mattoncini LEGO® a disposizione di bambini e adulti per realizzare costruzioni d’ogni genere e verrà proposto un laboratorio a tema in cui dare spazio alla fantasia e alla creatività.I ragazzi delle elementari e delle medie hanno presentato le loro opere al concorso a premi “La FabBRICKa delle Idee”.

I Legoal “Bearzi”

UDINE

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Si chiama “Bearzi Sal” ed è la nuova offerta for-mativa dedicata agli studenti, nata con il sostegno della Fondazione Friuli, da sempre attenta alla for-mazione ed alla cultura e già presente in numerosi iniziative del Istituto.

La partnership tra Fondazione Friuli e l’istituto Be-arzi è una realtà già consolidata da diversi anni. Obiettivo finale è quello di promuovere la forma-zione degli studenti e l’occupazione sul territorio.

Il nuovo progetto, che coinvolge le classi seconde e del triennio, prevede la possibilità per gli studen-ti di avvicinarsi con strumenti concreti al mondo del lavoro: dal patentino pneumatica e robotica ai corsi Android, Wordpress e Stampante 3D il tutto sotto al coordinamento delle agenzie per il lavoro e l’azienda Schneider di Strezzano.Punto di forza di questa offerta è anche il servizio di orientamento offerto dalle agenzie per il lavoro direttamente agli studenti nella fase più delicata della loro formazione, quella che poi li porterà alla scelta della loro professione.

Saranno 150 in tutti i ragazzi coinvolti nel proget-to che vivranno quindi a stretto contatto con im-prenditori e realtà territoriali al fine di trasformare la conoscenza in competenza presentandosi sul mercato del lavoro odierno in maniera completa e con una solida preparazione.Statisticamente, secondo i dati degli anni prece-denti, ogni futuro diplomato avrà circa 4 aziende che lo vorranno a lavorare creando quindi nuovi posti di lavoro e possibilità per i giovani. Nel 2017 tutti i frequentanti infatti hanno trovato un occupa-zione o risultano essere iscritti regolarmente all’u-niversità.

Gettonatissima la richiesta di giovani diplomati in meccanica industriale, settore nel quale le offerte

Bearzi Sal di lavoro superano gli studenti in uscita nella cit-tà di Udine. Da marzo 2017 a marzo 2018 sono state infatti oltre 250 le offerte di lavoro dedicate al settore, secondo quanto riportano le statistiche raccolte dall’Istituto.

Un progetto importante che nasce, cresce e si sviluppa grazie alla collaborazione tra scuola e azienda in formula diversa rispetto a quella della comune alternanza scuola-lavoro e che dà possi-bilità concrete nel campo del lavoro.

La squadra IDB TECH-NO-LOGIC dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Verona, sotto l’egida di FIRST® LEGO® League Italia, ha partecipato al World Festival dei mondiali di robotica a De-troit (USA), dal 25 al 28 aprile 2018. La squadra ha conseguito il primo posto nel Presentation Award per la presentazione del progetto scien-tifico e si è selezionata tra le prime 10 al mondo nella competizione.

Il concorso internazionale FIRST® LEGO® Le-ague nasce dalla collaborazione tra LEGO® e FIRST® (acronimo dell’Associazione americana

VERONA

Primo posto al Don Bosco

World Festivala Detroit

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all’Istituto San Zeno

La quinta Sede Dell’ITS Meccatronico del Veneto

For Inspiration and Recognition of Science and Technology, ovvero ‘Per l’ispirazione e la valo-rizzazione di Scienza e Tecnologia’). Operational Partner per l’Italia è la Fondazione Museo Civico di Rovereto.

FIRST® LEGO® League è un concorso mon-diale di scienza e robotica tra squadre di ragazzi dai 9 ai 16 anni che progettano, quest’anno sulla tematica dell’acqua, e dove migliaia di team si confrontano su un progetto ambientale a tema.Le squadre costruiscono e programmano ro-bot autonomi, applicandoli a problemi reali di grande interesse generale, ecologico, economi-co, sociale, per cercare soluzioni innovative. La competizione richiede ai suoi partecipanti di ef-fettuare una ricerca con tutti i criteri caratteristici del protocollo scientifico su una problematica attuale.

Le selezioni nazionali: la squadra dell’Istituto Sa-lesiano Don Bosco di Verona, iDB Tech-No-Lo-gic, guidata dal coach prof. Luca Zanetti e com-posta da 10 studenti delle classi terze del liceo delle scienze applicate, ha superato sia le sele-zioni nazionali di Reggio Emilia (gennaio 2018) sia la finale nazionale di Rovereto (marzo 2018). È stata l’unica squadra che ha rappresentato l’Italia durante le finali mondiali di Detroit (USA) che si sono svolte presso il Cobo Center dal 25 al 28 aprile 2018.

Il progetto scientifico: La squadra del Don Bo-sco formata da 10 studenti (Giacomo Corso, Pietro Fornalè, Beatrice Ligozzi, Alessio Mon-tignani, Filippo Oliosi, Matteo Pellicari, Camilla Salvagno, Paolo Venturini, Matteo Vicentini e Maddalena Zuccato) ha presentato il progetto scientifico denominato “EWSC”, acronimo in-glese di Ecological Water Storage Concept, per un intelligente recupero dell’acqua ad uso irri-guo. Il progetto punta all’immagazzinamento dell’ac-qua piovana di scarto, riutilizzabile attraverso oggetti di uso comune dotati di spazi vuoti al loro interno. Vari sono i vantaggi di questi prodotti: il loro aspetto è lo stesso ma, grazie al progetto EWSC, gli spazi inutilizzati vengono adoperati riducen-do l’ingombro.

Venerdì 13 aprile è stata presentata la quin-ta sede veneta dell’Istituto Tecnico Superiore (I.T.S.) ad indirizzo Meccatronico. Le lezioni si svolgeranno all’interno dell’Istituto Salesiano San Zeno di Verona. Verranno formati “ tec-nici specializzati” con competenze applicabili nell’industria 4.0.

Un percorso formativo che è stato fortemente voluto dall’Istituto Salesiano di Verona. Per dare nuove opportunità di crescita professionale ai propri allievi e ai giovani del territorio. Portando una sinergia sempre più stretta tra la Scuola e le aziende.

Grazie anche al supporto della Regione del Ve-neto, del Comune di Verona, del MIUR, di Con-findustria e di Apindustria.

Questo percorso formativo formerà Tecnici Su-periori con competenze fortemente richieste dalle aziende. L’occupabilità di queste figure

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professionali è circa dell’80% su media nazio-nale. Percentuale che si avvicina al 90% per quanto riguarda l’I.T.S. Meccatronico del Vene-to.

Il corso “Tecnico superiore per l’automazione ed i sistemi meccatronici” avrà una durata biennale. Quasi 2.000 ore di formazione, di cui 800 all’in-terno di un’azienda con il programma di alter-nanza scuola-lavoro. 24 i posti disponibili, che verranno assegnati sulla base di una selezione. I candidati dovranno essere in possesso di un titolo di scuola media superiore.

Il corso inizierà a settembre 2018. Ci sarà tem-po fino alle ore 12.00 del 16 luglio per inviare la propria candidatura, da questa pagina web http://www.itsmeccatronico.it/iscriviti-ai-corsi/

Al termine del corso si consegue il “Diploma di Tecnico Superiore” con la certificazione del-le competenze corrispondenti al V° livello del Quadro europeo delle qualifiche. Per favorire la circolazione in ambito nazionale ed europeo, il titolo è corre dato dall’EUROPASS diploma supplement.

È possibile rimanere aggiornati su questo per-corso formativo visitando il sito http://www.it-smeccatronico.it o il sito http://www.sanzeno.org

COSA SONO GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORIGli Istituti Tecnici Superiori (I.T.S.) sono percorsi di specializzazione tecnica post-diploma attiva-ti in aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese. Percorsi formativi che creano una fortissima si-nergia tra il mondo della Scuola e il tessuto pro-duttivo industriale.

Al termine del percorso formativo gli allievi • avranno acquisito un’alta specializzazione tec-nologica che permetterà loro un inserimento efficace nel mercato del lavoro, in quei settori ritenuti strategici per lo sviluppo del Paese; • saranno in grado di sviluppare metodi per l’in-novazione e il trasferimento tecnologico alle pic-cole e medie imprese;

• apprenderanno competenze per le quali verrà privilegiata una didattica esperienziale.

I formatori di questi percorsi provengono per almeno il 50% dal mondo del lavoro garantendo quindi un alto contenuto di know-how da poter traferire agli allievi.

Gli stessi programmi e obiettivi di questi percor-si formativi sono definiti in stretta sinergia con le aziende, che giocano quindi un ruolo fonda-mentale nella formazione di questi “super tec-nici”.

QUALI FIGURE VERRANNO FORMATE DA QUESTO PERCORSOIl Tecnico Superiore per l’Automazione ed i Si-stemi Meccatronici opera nel contesto delle so-luzioni utilizzate per realizzare, integrare, control-lare macchine e sistemi automatici destinati ai più diversi tipi di produzione.

Utilizza i dispositivi di interfaccia tra le macchine controllate e gli apparati programmabili che le controllano sui quali interviene per programmar-li, collaudarli e metterli in funzione documentan-do le soluzioni sviluppate. Gestisce i sistemi di comando, controllo e regolazione.

Collabora con le strutture tecnologiche preposte alla creazione, produzione e manutenzione dei dispositivi su cui si trova ad intervenire. Cura e controlla anche gli aspetti economici, normativi e della sicurezza.

Al termine del percorso formativo l’allievo sarà in grado di • progettare sistemi meccatronici; • realizzare ed installare sistemi meccatronici; • gestire sistemi meccatronici negli impianti; • programmare e gestire la manutenzione pro-duttiva di sistemi meccatronici.

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Nell’ambito del progetto Simulimpresa si è svolto il 4 aprile 2018 il workshop “Business Plan nelle scuole” in collaborazione con l’i-sti-tuto Rainerum di Bolzano. In questa occa-sione alcuni studenti del triennio del liceo di Scienze Applicate hanno imparato ad elabora-re un business plan per l’apertura di un piccolo birrificio.

Il progetto Simulimpresa offre ai giovani la pos-sibilità di addentrarsi nel mondo del lavoro, si-mulando quel ciclo aziendale che avviene nella vita reale.L’impresa simulata è una metodologia didattica che intende riprodurre all’interno di un corso di studi il concreto modo di operare di un’azien-da negli aspetti che riguardano l’organizzazione, l’ambiente e le relazioni. L’obiettivo principale è quello di realizzare un’immediata relazione tra le conoscenze acquisite nel corso di studi e le loro applicazioni concrete; è un progetto fondato sull’action oriented learning, dove il sapere e il saper fare costituiscono il pilastro di tutto il pro-cesso di apprendimento. Tutto questo viene or-ganizzato in un’aula scolastica, nella quale vie-ne ricostruita la struttura delle principali funzioni aziendali, ed all’interno di essa gli stu-denti svol-gono tutte le operazioni di gestione dell’azienda, rispettando quelle che sono le formalità e le sca-denze previste nel mondo reale. Un’opportunità

dall’idea imprendito-riale alla sua realizza-zione di successo

Business plan nelle scuole:

MOGLIANOquindi unica, che la scuola offre, per permettere agli stu-denti di addentrarsi nel mondo del lavo-ro, mettendoli alla prova e respon-sabilizzandoli.

Un gruppo di studenti del triennio del liceo di Scienze applicate dell’Isti-tuto Rainerum di Bol-zano ha intrapreso da alcuni mesi questo percor-so di simulazione imprenditoriale sotto la direzio-ne del Prof. Bruno Bertotto, docente di scienze naturali: “L’idea è nata dall’interesse degli stes-si stu-denti di realizzare quello che inizialmente era un progetto solamente in aula. Per la prima volta nel loro percorso liceale hanno avuto un ri-scontro diretto dal mondo del lavoro, innescan-do la loro curiosità verso l’economia di impresa”. L’obiettivo del loro progetto è quello di simulare l’apertura di una piccola azienda produttiva ri-conducibile alla tipologia del “microbirri-ficio”. Nello specifico i prodotti realizzati all’interno di questa fabbrica si-mulata sono due tipologie di birre aromatizzate, un sidro e un idromele. Oltre all’analisi degli aspetti chimici e microbiologici le-gati ai prodotti, dallo studio dei lieviti responsabili della fermentazione alcolica agli effetti che l’alcol etilico ha sull’organismo, il progetto prevede la stesura di un business plan che renda il proget-to imprenditoriale un progetto di successo. Agli esperti di Fraunhofer Italia la scuola Rainerum ha quindi chiesto di aiutare i ragazzi a definire i prin-cipali aspetti da considerare nella stesura di un business plan.Lo scorso 4 aprile un team di ricercatori del gruppo di ricerca Business Model Engineering di Fraunhofer Italia ha condotto un workshop dal titolo “Business Plan nelle scuole”, nel quale gli studenti hanno potuto appren-dere come si struttura un piano di business dalla sua ideazio-ne alla realiz-zazione e consigli pratici per la ste-sura vera e propria del documento. La giornata di formazione si è rivelata molto proficua per i giovani aspiranti imprenditori, come racconta Vincent, già ispirato dal padre imprenditore: “Ab-biamo imparato come vendere il nostro prodotto sul mercato, quali passi intraprendere per il suc-cesso della nostra idea, cosa tenere d’occhio”. Grazie ad esempi molto semplici e pratici ho ca-pito diversi concetti difficili da apprendere nella teoria, soprattutto a soli 17 anni”. Anche Alex, studente al quinto anno, è convinto dell’utilità di un business plan per la propria azienda: “Penso

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sia molto utile sapere come un’idea potrebbe sbocciare in un business nuovo, capire i pas-saggi per poterla realizzare e calcolarne i rischi”.

La collaborazione tra Fraunhofer Italia e l’Istituto Rainerum prosegue nell’ambito della convenzio-ne siglata alla fine del 2017 con l’attivazione di stage formativi nell’ambito del progetto di alter-nanza scuola-lavoro. In questo modo Fraunho-fer Italia tiene fede alla sua missione di “trasfe-ri-mento delle conoscenze” per ispirare le future generazioni ad intrapren-dere un percorso pro-fessionale nella ricerca applicata e supportare così un modello di formazione duale capace di unire in maniera ottimale teoria e pratica.

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Venerdì 4 maggio 2018 nell’Aula consiliare di Palazzo Ferro Fini a Venezia, gremita di tanti studenti giunti da tutta la regione, si è tenuta la premiazione del concorso “Il Veneto per me. Racconto il territorio in cui vivo”, bandito dal Consiglio regionale del Veneto, dal MIUR Ve-neto e dalla Comunità Europea.La studentessa Angelica Checconi Sbaraglini del Collegio Salesiano Astori di Mogliano Ve-neto ha partecipato presentando l’elaborato “Amnis. Non tutto scorre” ed è risultata vin-citrice del Premio speciale della Giuria per la Sezione Video.Il premio è stato assegnato in quanto la com-missione giudicatrice lo ha ritenuto meritevo-le del riconoscimento “per lo sguardo sensi-bile ed entusiasta con cui ha saputo cogliere aspetti inediti del nostro territorio ricco di cul-tura, storia e paesaggi unici”.Con questo progetto la talentuosa studentes-sa ha messo in luce le bellezze e le peculiari-tà della regione Veneto in un breve viaggio tra poesia, arte, natura e scienza, coinvolgendo lo spettatore in un percorso ideale alla scoperta dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti del nostro territorio.

Non tutto scorreAmnis

MOGLIANOAngelica così descrive il proprio lavoro:“L’elaborato ha il suo assoluto protagonista nel tempo, concepito come metafora della vita: talvolta lento, talvolta veloce, ma sempre uguale a se stesso. Il tempo, visto non tanto in qualità di fiume dirompente e inarrestabile - da qui il titolo del video - come invece suggerito dal conte Rivarol, quanto, piuttosto, sotto le sembianze di una scheggia d’ambra, all’inter-no della quale rimangono intrappolati fram-menti di bellezza e quotidianità comuni a ogni uomo, a ciascuna epoca storica, a tutti i luoghi che ci circondano. È questo il caso anche del Veneto, qui presentato in chiave poliedrica, tentando, di volta in volta, di raccontare una nuova sfaccettatura della nostra regione, una fra quelle ignote ai più. Ecco, quindi, che dal magico meccanismo della futurista Villa Gira-sole si passa a raccontare la forma della pian-ta di Castelfranco Veneto, simile alla curva di un supercerchio; si sfiorano poi ancora altre tematiche, allacciandosi di volta in volta ad ambiti diversi. Questo perché il significato di quanto appena descritto può essere presente ovunque, in un’opera pittorica così come ne-gli angoli reconditi di una natura a volte na-scosta, quasi timorosa di rivelarsi nella sua totalizzante meraviglia. Il frattale di uno degli innumerevoli fiocchi di neve caduti in qualche notte lontana sulle gondole di Venezia, simile a un fiore, coadiuvato da una citazione di Mo-net introduce il concetto di bellezza floreale, fra arte e realtà, fino a giungere alla conclu-sione del lavoro; questa ruota attorno a una riflessione di chiusura concernente la viscosa consistenza degli anni che passano. Essi sci-volano via ben più lenti di quel che si pensi, lasciando dietro di sé fragranze incantevoli, fulcro dell’essenza di quel tessuto vitale carat-teristico di ognuno di noi.”

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Dal 25 al 28 aprile 2018 la squadra IDB TE-CH-NO-LOGIC dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Verona ha partecipato al World Fe-stival dei mondiali di robotica a Detroit (USA).La Redazione SalesianiNordEst.it ha intervi-stato il professor Luca Zanetti, di seguito l’in-tervista diretta.

Per quale motivo l’Istituto ha scelto di parteci-pare al concorso internazionale FIRST LEGO League?

Nel 2013 abbiamo fatto partire l’esperienza della robotica a scuola con dei corsi pomeri-diani facoltativi. Tramite la rete salesiana ho conosciuto Stefano Monfalcon, preside dell’i-stituto Salesiano Rainerum di Bolzano e col-laboratore della Fondazione Museo Civico di Rovereto (ente che organizza la FLL in Italia) che mi ha parlato dell’iniziativa. Abbiamo su-bito deciso di partecipare comprando delle scatole di Lego Mindstorm. Anno dopo anno siamo cresciuti arrivando ad avere un labora-torio di robotica.La competizione è proposta ai ragazzi del Li-ceo Scientifico opzione Scienze Applicate e Tradizionale. Quest’anno è il quarto anno di partecipazione. Abbiamo cominciato per gio-co, poi, anno dopo anno abbiamo iniziato ad ottenere risultati sempre migliori. L’esperienza si pone l’obiettivo di stimolare nei giovani l’in-teresse e la partecipazione alle STEAM (Scien-ce, Technology, Engineering, Art, Mathemati-cs). È un’attività per valorizzare le eccellenze, i ragazzi non devono avere problemi con lo studio.

Intervista a Luca Zanetti

VERONAIl progetto presentato a Detroit ha come tema l’acqua. In che modo questo tema è stato svi-luppato nel vostro progetto, e quali sono state le fonti ispirative?

La squadra del Don Bosco ha presentato un progetto scientifico denominato “EWSC”, acronimo inglese di Ecological Water Storage Concept, per un intelligente recupero dell’ac-qua ad uso irriguo.A settembre 2017 i ragazzi hanno iniziato a discutere sul progetto, bisognava trovare un’i-dea innovativa! Hanno contattato l’ente locale di gestione della rete idrica (Acque Veronesi) e hanno visitato il depuratore di Acque del Chiampo, hanno parlato con i loro ingegne-ri, consultato biblioteche,dozzine di siti inter-net e comunicato via email con vari esperti. Dopo due mesi passati a scartare idee sono arrivati a porsi questo problema “Le cisterne per il recupero dell’acqua piovana possono far risparmiare molta acqua potabile per l’irriga-zione ma ciò non è abbastanza per convince-re le persone a comprarle. Come facciamo a renderle più vendibili?”Da qui l’idea di utilizzare l’arredo da giardino collegato alla grondaia come cisterna per l’ac-qua.

Se dovesse descrivere in poche parole il vo-stro progetto, quali aggettivi userebbe? E per-ché?

Semplice: l’arredo da giardino, i muretti, i gio-chi per bambini non vanno ripensati, sono pie-no di spazi vuoti dove si può immagazzinare acqua, basta solo adattarli.Pratico: l’utente non deve fare nulla, solo ri-cordarsi, prima di aprire il rubinetto di utilizza-re l’acqua piovana raccolta.Innovativo: non sono presenti sul mercato og-getti di questo tipo.

Qual è stata la vostra prima reazione alla noti-zia della vittoria? E cosa vi “portate a casa” da questa esperienza?

Eravamo increduli, avevamo avuto qualche segnale che tutto stava andando per il meglio ma non pensavamo così tanto: i giudici sono

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venuti a intervistarci più volte allo stand, siamo stati stati selezionati tra le 6 squadre su 104 che hanno presentato in pubblico il progetto e siamo stati tra 10 squadre che hanno avuto una ulteriore prova chiamata “Callback”.Portiamo a casa tanta gioia e soddisfazione per il “Presentation Award” e per il posto nella top 10 mondiale, la voglia di riprovare l’anno pros-simo e tanti amici in giro per il mondo che hanno la nostra stessa voglia di divertirsi e di mettersi in gioco sul tema dello “Spazio” e una squadra unita con tante voglia di fare.

Elisa Ghirardon

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“Dedit illi Deus sapientiam et prudentiam multam nimis et latitudinem cordis quasi arenam quae est in litore maris» (1 Re.5,9).”Gli ha dato Dio sapienza e prudenza molto grandi e una larghezza di cuore come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Parole che abbiamo cantato molte volte in oratorio, che la Scrittura riserva per Salomone, il costruttore del tempio e che la liturgia della Chiesa riserva agli uomini grandi che hanno onorato con la vita e le opere il Popolo di Dio. Queste parole mi sento di ripeterle per don Italo.Dio gli ha dato sapienza e prudenza in un momento particolare della nostra città, dove è giunto, giovane chierico nel 1950. Avevamo ancora le cicatrici della pover-tà ereditate dalla guerra, avevamo ancora bisogno del “paparoto” e soprattutto di diventare uomini aperti al mondo. La stessa comunità salesiana allora poteva contare e disporre di una sola bicicletta per tutti.E lui è venuto entusiasta della sua vocazione salesiana che lo aveva spinto a lasciare il seminario di Mantova, per mettersi alla scuola di don Bosco. Non fu facile lasciare il seminario diocesano in seconda teologia. Bisognava superare gli ostacoli posti dal rettore, con la velata minaccia di non essere riammesso in quel percorso, se avesse fallito dai Salesiani. Ma la vocazione salesiana era in lui sen-za incertezze. E i superiori del Noviziato capirono bene che quel giovane chierico aveva la stoffa per vivere in oratorio. Finiti gli studi di teologia, senza affrontare altre discipline universitarie, la polvere dei cortili costituì la sua università. Non raggiunse titoli accademici, ma la laurea maxima cum laude, 110 e lode, nell’arte di dirigere il cortile. ”Salesiano da cortile”, o meglio “animale da cortile” come si definiva lui stesso, è rimasto sulla breccia fino all’ultimo. Ora siamo qui numerosi, doverosamente tanti, perché molti dei presenti gli devo-no molto: la scoperta del carisma di don Bosco, sulla scia di tanti altri salesiani che lo avevano preceduto in questa casa, il gusto di essere uomini e cristiani. Per molti funse da spinta per realizzarsi nella vita come sportivi, o diventare profes-sionisti seri, altri li appassionò alla musica ricreando la banda dell’oratorio, molti divennero con lui appassionati della montagna, tutti però esperti in relazioni uma-ne più autentiche. Non gli sfuggivano le più diverse tipologie di giovani e ragazzi: i canestreri, i garzoni dei panettieri, gli apprendisti mureri, i vongolari, i disoccupa-ti… in una parola gli ultimi, sulla scia di don Bosco.

Omelia, Mons. Dino De Antoni, Arcivescovo Emerito di Gorizia, ex-allievo dell’Oratorio

Don Italo Fantoni

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Gli dobbiamo molto e, credo, che lui abbia sentito quanto gli volevamo bene e gli eravamo grati. Anche la scelta, molto intelligente e saggia dei superiori, di lasciarlo a Chioggia in questi ultimi anni, alla fine di una lunga maratona che lo aveva visto impegnato a Trento, Alberoni, Trieste, Porto Viro, Venezia-Castello e Marghera, gli ha permesso di sentire quanto qui era amato. Nonostante la sua, ormai inguaribile sordità, ha visto che abbiamo cercato di attuare le parole della Scrittura che invitano a soccorrere il padre nella vecchiaia.Gli dobbiamo molto! Tutti! Personalmente, credo, di dovergli anche la mia voca-zione, che proprio intorno agli anni ’50 stava prendendo la sua precisa fisionomia. Era per me il prete che incarnava nella quotidianità la figura santa e mitica di don Bosco.Ora vogliamo ricordare, a nostra consolazione, le parole della Prima Lettera di Pietro, là dove egli ci ha invitati ad essere colmi di gioia, anche se ora siamo afflitti da questo distacco, perché il valore della fede, molto più preziosa dell’oro, torni a nostra lode. È il modo cristiano di affrontare il dolore e la separazione, è il modo di testimoniare la speranza che illumina il cuore del credente. Vogliamo riascoltare inoltre le parole del brano del Vangelo proclamato, pensan-do che il servizio di don Italo ai ragazzi degli oratori erano in linea con la preghiera di Gesù, rivolta al Padre: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”.Mettere al centro della propria attenzione i piccoli, quelli delle periferie ( e Dio sa se non siamo stati periferia anche noi) era la vera rivoluzione compiuta a suo tempo da don Bosco e continuata nel tempo dai suoi figli.Affidiamo ora alla misericordia del Padre ed all’intercessione di Maria Ausiliatrice e di don Bosco il nostro caro don Italo. E mentre lo consegniamo alla Casa del Padre, per noi che restiamo divengano amiche le parole di Mosè: “Insegnaci, Si-gnore, a contare i nostri giorni e giungeremo [anche noi] alla sapienza del cuore“. (sal. 90). Amen.

Cattedrale di Chioggia, 27 febbraio 2018

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Scrive don Giuseppe Quadrio, salesiano, maestro di don Severino e ora Vene-rabile: “la fede illumina la morte di luce soave. Per un cristiano, morire non è un finire, ma un incominciare; è l’inizio della vera vita, la porta che introduce nell’eter-nità... “Si torna a casa”. Morire è socchiudere la porta di casa e dire: “Padre mio, eccomi qui, sono arrivato!”. Il dolore per la perdita di don Severino è così rischiarato da questa consapevolez-za che la fede ci dona e a cui peraltro lui stesso ci ha educato. La settimana pri-ma di morire mi aveva confidato: “so di essere alla fine della vita, sono pronto...”; l’espressione verbale molto difficoltosa era però accompagnata da uno sguardo luminoso e penetrante, espressione di un tenace amore per la vita e ogni vita che ha contrassegnato la sua esistenza. “Nella fede morirono tutti costoro – ci ha ammaestrato l’autore della lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato come prima lettura – pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così – prosegue – dimostra di essere alla ricerca di una patria... essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo – conclude la pericope – Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha pre-parato infatti per loro una città”. Don Severino ha vissuto con passione e tenacia l’orientare con competenza i giovani e preparare quanti si fossero dedicati alla loro cura, a vivere una vita in pienezza. Imploriamo oggi il Signore perché gli con-ceda quella “città” che Lui prepara e riserva per chi aspira con solerzia alla patria definitiva. Tracciarne brevemente un profilo completo non è né possibile né la sede; amma-estrati da Sant’Agostino ne ripercorriamo brevemente qualche tratto per cogliere, in questo momento di congedo, quanto Dio ha compiuto in lui e quanto lui ha vissuto del disegno di Dio. Vogliamo così esprimere al Padre la nostra gratitudi-ne, indirizzare a don Severino la nostra riconoscenza, spronarci ad accoglierne la testimonianza e il messaggio. Don Severino era nato a San Donà di Piave (TV) il 14 giugno del 1933. Papà Luigi e mamma Lucia avranno 8 figli. Viene battezzato dieci giorni dopo nel duomo di San Donà dove sarà pure cresimato nel 1941. Frequenta l’oratorio salesiano in un tempo in cui l’anima del cortile era don Domenico Moretti. Erano gli anni

Omelia, Parrocchia di Mussetta, San Donà di Piave - 01/02/2018

Don Severino De Pieri

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“dell’oratorio più bello del mondo” che stava riconquistando anche i ragazzi diffi-cili di Forte 48 che pochi anni prima erano stati allontanati per il loro comporta-mento trasgressivo e violento.“Avevo 10 anni – scrive don Severino - una sera, mentre mia mamma faceva la polenta nel fogher, le ho detto che desideravo farmi sacerdote come i Salesiani dell’Oratorio Don Bosco di San Donà. La mamma mi ha risposto: «Sono contenta, fai come vuoi tu. Poi lo diremo al papà». Il nonno, che aveva un bel paio di baffi austroungarici, teneva il portafoglio, come si usava nelle famiglie patriarcali di allora. Mi ha detto che non c’erano soldi per studiare. Io gli ho risposto che per pa-garmi quaderni e libri avrei fatto vari lavoretti alla scuola dell’Oratorio, come pulire i porticati, il teatro, servire a mensa e assistere i compagni nello studio. E questo dalla V elementare alla III media”.Da San Donà parte per il biennio ginnasiale a Trento accompagnato da una lettera con cui l’Arciprete, Mons. Saretta, dichiara che “il giovanetto De Pieri Severino di Luigi, tenne sempre ottima condotta per tutto il tempo trascorso in questa Par-rocchia”. Il 24 maggio 1950 redige la domanda di ammissione al Noviziato e così si esprime: “dopo tanti anni di attesa è venuto finalmente il giorno in cui posso mettere in atto la mia vocazione. Mi sono preparato con ansia e con gioia a questo giorno e ho pregato tanto il Signore e la Madonna Ausiliatrice di illuminarmi in que-sto passo, decisivo nella mia vita. Credo sia volontà del Signore ch’io mi doni tutto al suo santo servizio nella Congregazione di D. Bosco. Sono contento di entrare in questa Congregazione e i miei genitori non pongono nessun ostacolo. Perciò faccio domanda di entrare in Noviziato, assecondando così la mia chiamata al sa-cerdozio, per salvare l’anima mia e altre anime che in Signore e D. Bosco porran-no sul mio cammino”. E il direttore della Casa di Trento, don Domenico Trivellato, traccia il suo profilo con queste sottolineature: “pietà sentita, docile, obbediente, salute sufficiente, ingegno sveglio, applicato”. Emette la prima professione ad Albaré il 16 agosto 1951. Seguono tre anni di studi filosofici a Nave e il periodo del tirocinio pratico a Mogliano (1954/55), Albarè (1955/56) e Rovereto (1956/57) dove emetterà la professione perpetua il 14 agosto 1957. Viene poi inviato a Torino, prima al Rebaudengo per completare gli studi filosofici conseguendo il Baccalaureato in filosofia. Passa poi alla Crocetta per gli studi di teologia che conclude con la Licenza. Riceve l’ordinazione diaconale e presbite-rale per la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani del Card. Maurilio Fossati rispettivamente nella chiesa della Crocetta il 1 gennaio 1962 e nella Basi-lica di Maria Ausiliatrice l’11 febbraio 1962. Al termine degli studi filosofici e teo-logici, viste le doti intellettuali del giovane sacerdote, i superiori lo inviano a Roma al Pontificio Ateneo Salesiano per frequentare l’Istituto Superiore di Pedagogia, sorto da poco e allora aggregato alla facoltà di filosofia. Consegue la Licenza in Pedagogia e Psicologia nel 1965, successivamente il Diploma di qualificazione professionale in Psicologia nel 1966 e il Dottorato di ricerca in Pedagogia con tesi in Psicologia, sempre al PAS, nel 1969. Don Severino era stato così preparato ad assumere nell’organizzazione degli istituti salesiani del Veneto e del Friuli un nuo-vo ruolo rispondendo alle esigenze di nuove professionalità richieste dalla scuola media unica, soprattutto nel campo dell’orientamento. Da questo punto di vista, nel mondo salesiano, fu un pioniere. Nel frattempo viene trasferito a Mogliano Veneto – Astori nel 1966 e da lì non si sposterà più. Su incarico dei Superiori istituì nell’ottobre 1965 a Mogliano Veneto il Centro sa-lesiano di Orientamento; ne aveva testato la necessità con alcuni corsi estivi in

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Cadore, nel Primiero e a Cison di Val-marino. Questa prima struttura si con-solidò in un tempo relativamente bre-ve. Intanto don De Pieri nello stesso 1965 collaborò alla nascita di analoghe istituzioni presso gli istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Conegliano Ve-neto e Padova. Prestò la sua consu-lenza nel 1969 per l’apertura dei centri di orientamento a San Donà di Piave, a Pordenone e a Udine. Poiché nume-rosi erano stati questi istituti in Italia, fu decisa dai Superiori competenti la creazione di una struttura di coordina-mento che nel 1968 assunse il nome di associazione nazionale COSPES, a cui i centri veneti e friulani nel tempo si associarono.I campi in cui si è sviluppata l’attivi-tà del nuovo centro sono stati subito molteplici. Era iniziata già nel 1964 la ricerca nell’ambito della formazio-ne professionale a supporto dei vari centri salesiani di questo settore, che continuerà nel lavoro di orientamento svolto nelle singole sedi. Accanto alla formazione professionale rilevante è stato, sin dall’inizio, il servizio di orien-tamento presso le scuole salesiane, ma anche nelle scuole statali tramite convenzioni con il Provveditorato agli Studi e dopo il 1979 con la Regione Veneto. Il centro ha poi curato corsi di orientamento vocazionale, che si svolsero soprattutto nei centri esti-vi. Questo servizio è stato continuato in accordo con le diocesi e gli istituti religiosi maschili e femminili offrendo l’opportunità di colloqui per il discer-nimento con personale specializzato.Merita una particolare attenzione l’atti-vità di studio e di ricerca. In questo am-bito don De Pieri e i suoi collaboratori hanno affrontato numerosi argomenti, connessi con il tema dell’orientamen-to e dell’educazione. Ricordiamo in particolare: nel 1983 L’età negata su-gli adolescenti, proseguita con L’età incompiuta del 1990-1995; legate a

queste diverse altre ricerche svolte a livello più locale (è autore di 20 volumi e 250 articoli).Dalla metà degli anni novanta, ha pre-stato servizio come docente e preside della Scuola Superiore Internazionale di Scienze della Formazione (SISF) a Venezia nell’isola di san Giorgio, a li-vello di master di qualificazione e spe-cializzazione post-laurea. Nel 2004, l’istituto si è trasferito a Mestre am-pliando i corsi anche nel settore della comunicazione e istituendo l’Istituto Universitario Salesiano IUSVE di cui fu il primo Preside. Per offrire qualche pennellata sul suo profilo ci avvaliamo di qualche espres-sione tratta dai moltissimi riscontri ar-rivati in questi giorni. Il Vicario del Rettor Maggiore, don Francesco Cereda: “Lo ricordo per il suo tratto umano cordiale e gentile, sempre capace di aprire buone e nuo-ve relazioni. Il suo impegno accademi-co ha dato una impronta educativa e vocazionale alla psicologia. In questo come nella sua affabilità è stato un vero salesiano.”S. E. Mons. Mario Toso, Vescovo di Fa-enza- Modigliana, già Rettore dell’Uni-vesità Pontificia Salesiana: “Lo ricordo come docente molto valido, che con le sue riconosciute competenze in peda-gogia, nella psicologia clinica e nella psicoterapia ha svolto nel Nord d’Ita-lia, e non solo, un importante servizio alle Chiese locali, alla Congregazione salesiana, alla stessa Università Sa-lesiana di Roma. Quando sono stato Rettore di quest’ultima ho avuto modo di incontrarlo in più di un’occasione. Ne ho apprezzato la passione, la lungi-miranza, la dedizione, la pacatezza e, nello stesso tempo, la determinazione. Professionista dell’orientamento, nel solco del metodo educativo di don Bo-sco, nostro Fondatore, ha lucidamente colto le sfide dell’epoca postmoderna, di una società sempre più complessa”.

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Il Visitatore dell’UPS don Eugenio Riva e già nostro ispettore: “Don Severino ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dello IUS di Mestre e del Centro CO-SPES di Mogliano”.La presidente nazionale COSPES, sr Calvino: “Hai dato tutto quanto era nelle tue possibilità per far conoscere e apprezzare in Italia (e non solo) il servizio di orientamento, svolto in forma apprezzata e con la precisa finalità di promuovere e sostenere la presa di coscienza di sé nella persona, per abilitarla alla costruzione del proprio Progetto di vita e sostenerla nel cammino verso la conquista della per-sonale identità professionale e sociale. Ho voluto citare questa finalità della nostra Associazione, perché ti era cara e racchiude quanto in più occasioni hai ribadito, anche in vari contesti sociali in cui ci hai rappresentato”.Anche i suoi collaboratori del Centro Cospes di Mogliano gli sono molto ricono-scenti e lo tratteggiano come: “Uomo brillante e di spirito. Ci diceva spesso che “la vita è talmente una cosa seria che va vissuta con opportuna leggerezza. Ci ha educato alla libertà di pensiero e di credo, al bisogno di conoscere e di valutare con attenzione. Brillante docente, appassionato studioso, ricercatore e scrittore prolifico, riconosciuto a livello internazionale dalla comunità scientifica per il suo apporto all’orientamento ad intero arco della vita”. La dott.ssa Ferrario del MIUR: “Perdiamo oggi un grande testimone, un pioniere, un combattente, un grande studioso, capace di intuizioni importanti e di grande spessore culturale, ma anche un mediatore e un divulgatore capace di coinvolge-re e attrarre”.Dalla Presidente USMI del Triveneto, sr Maritilde Zenere: “con la sua esperienza, sapienza evangelica e competenza è stato punto di riferimento luminoso anche per molte religiose”.La Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, Sr Pina del Core, fma: “Un grande perdita per la Congregazione Salesiana e per l’Univer-sità a cui ha dedicato con passione e competenza molti anni della sua esistenza... posso dire di aver avuto la fortuna di conoscere una persona di grande rilievo e di alto profilo umano e religioso che conosco e con cui ho collaborato sin dagli anni ’80, ... lavorammo per l’orientamento vocazionale, per la psico-diagnosi vocazio-nale e per la formazione, sia degli SdB che delle FMA e di altri religiosi/e. Ebbi poi la possibilità di affiancarlo prima come Vice Presidente e poi come Presidente del COSPES per diversi anni. Collaborazione, confronto e reciprocità, valorizzazione e fiducia, grande stima e grande affetto hanno costituito il clima e l’atmosfera con cui abbiamo portato avanti il lavoro di diffusione e di elaborazione di una ‘cultura’ dell’orientamento, a livello della famiglia salesiana ma soprattutto a livello nazio-nale, nell’ambito della scuola come dell’Università. Don Severino, oltre ad essere un uomo di grande levatura culturale, come studioso, come professore, come pro-fessionista qualificato, è stato una grande figura di salesiano, appassionato per l’educazione dei giovani, entusiasta e sempre rispettoso della persona, attento e delicato sapeva ascoltare, anche i bisogni più profondi. Non era certamente esen-te da limiti, come tutti, ma sapeva con umiltà mettersi in discussione e chiedere scusa qualora avesse involontariamente procurato sofferenza a qualcuno”.Don Umberto Fontana, già direttore del Centro COSPES di Verona scrive: “Dire in poche righe chi era il prof. don Severino De Pieri non è cosa facile perché nella sua molteplice attività “senz’altro fu sacerdote salesiano doc, ma fu anche altrettanto egregiamente: consulente di orientamento, psicoterapeuta, presidente

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nazionale dell’Associazione COSPES, fondatore e direttore del COSPES di Mo-gliano, ricercatore in temi didattici e metodologici, autore di pregiate ricerche na-zionali e locali, teorico di metodologie di orientamento incentrate tutte sul divenire della persona. Forse l’aspetto meno conosciuto fu quello di “fondatore” di attività accademiche, tra le quali l’Università IUSVE, di cui fu anche Preside [Ha tenu-to Corsi di insegnamento universitario in Psicologia, Pedagogia e Orientamento all’Università salesiana di Roma (1983-1992), all’Università Cattolica di Milano (1979-1995), all’Istituto Paolo VI di Nave-Brescia (1981-1997) e alla Scuola su-periore Internazionale di Scienze dell’Educazione SISF di Venezia (1994-2004) e quindi all’Istituto Universitario Salesiano di Venezia-Mestre IUSVE (dal 2004)]”.Avremo modo di farne ulteriore memoria per approfondire il messaggio e fare tesoro della testimonianza di don Severino De Pieri che abbiamo tracciato solo con qualche pennellata.Ora preghiamo il Signore con il salmista: “nella tua casa, Signore, avrò la pace”. A noi, con la gratitudine di aver conosciuto don Severino e di aver beneficiato della sua vita, non resta che “fermare i nostri piedi alle porte della Gerusalemme cele-ste” e affidare don Severino perché il Signore gli conceda la meta a cui tendeva assieme ai tanti che ha accompagnato.

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La Liturgia della Chiesa prescrive oggi per la prima volta la celebrazione della Beata Vergine Maria con il titolo di “Madre della Chiesa”. Ciò era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole premonitrici di sant’A-gostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha coo-perato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando dice che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa. Queste considerazioni derivano dalla divina maternità di Maria e dalla sua intima unione all’opera del Redentore, culminata nell’ora della croce.La Madre infatti, che stava presso la croce (cf. Gv 19, 25) – come la proclama-zione del Vangelo ci ha rammentato - accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero.Premurosa guida della Chiesa nascente, Maria iniziò pertanto la propria missione materna già nel cenacolo, pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (cf. At 1, 14). In questo sentire, nel corso dei secoli, la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Be-nedetto XIV e Leone XIII.Da ciò chiaramente risulta su quale fondamento il beato papa Paolo VI, il 21 no-vembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima», e stabilì che «l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con que-sto soavissimo nome».

Istituto Salesiano “Sardagna” – Castello di Godego – 21.05.2018

Don Pietro Toniolo

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Il Sommo Pontefice Francesco, considerando attentamente quanto la promozio-ne di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia iscritta nel Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste e celebrata ogni anno.Questa celebrazione ci aiuterà a ricordare – recita il Decreto di istituzione - che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’obla-zione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redento-re e dei redenti.Ci pare una felice e delicata coincidenza poter dare l’ultimo saluto al nostro caro don Pietro nel giorno in cui la liturgia vive questa memoria. Don Pietro è stato un vero sacerdote che ha amato e fatto amare la Madre del Signore. Alle sue mani materne ora lo affidiamo perché lo tenga sempre con sé. Ricordiamone qualche tratto del percorso terreno come riconoscenza verso Dio che ce l’ha donato e per serbarne testimonianza e messaggio a nutrimento della nostra vita.Don Pietro nacque a Cittadella l’8 aprile del 1924. Nella Parrocchia dei Ss Pro-sdocimo e Donato riceve i sacramenti del Battesimo e della Cresima. In famiglia cresce nella vita di fede che lo porta ad essere disponibile al Signore vivendo un sereno rapporto con Lui. Compie così il passo di lasciare la famiglia per frequen-tare l’aspirantato di Bene Vagienna, in provincia di Cuneo, allora appartenente all’Ispettoria Subalpina dove frequenta le scuole ginnasiali dal 1937 al 1941. Fa domanda di entrare in noviziato e il Direttore della Casa nel giudizio riscontra il suo cuore buono, scrive: “impegnato, di pietà e solo desideroso di darsi a don Bosco santo”. Diventa salesiano il 15 agosto del 1941 a Pinerolo; poi il liceo a Foglizzo e il tirocinio a Chieri. Frequenta la teologia a Bollengo e alla Crocetta. Viene ordinato sacerdote nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 1 luglio 1952. Suc-cessivamente troviamo don Pietro in varie Case del Piemonte: Lanzo (1952-56 e 1957/58), nuovamente a Torino-Crocetta per conseguire la Licenza in Teologia e l’Equipollenza in Lettere (1956/57), Cuorgné (1958-65), Bra (1965-67). Chiede poi di avvicinarsi ai suoi familiari e passa all’Ispettoria Veneta “San Zeno” di Verona. È a Padova (1968-76, Cappellano a M.A. e viceparroco), a Este (1976/77), a Verona Don Bosco per dieci anni (dal 1977 al 1987), a Verona San Domenico Savio come viceparroco (1987-89) a Este (1989/90). Per vent’anni è cappellano delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Rosà (dal 1990 al 2010) dapprima risiedendo a Rosà, poi a Castello di Godego-Cognata, dove ha poi trascorso gli ultimi anni.Don Pietro ci ha lasciato il caro ricordo di un vero sacerdote lieto della sua voca-zione. Chi l’ha conosciuto da allievo all’Istituto “Don Bosco” come me o da colle-ga nell’insegnamento, rimaneva colpito dal suo sorriso semplice, dal suo sguardo penetrante, dalla sua profondità spirituale. Era un uomo essenziale, sempre pro-teso a spendersi come prete per le cose che contano. Aveva lo sguardo del pa-store che si prende cura di coloro che il Signore gli affida. Quando gli si confida-vano difficoltà, invitava sempre a “cercare le cose di lassù”, a fare della preghiera quotidiana e in particolare della Santa Messa e del Rosario le fonti dove attingere i significati delle vicende della vita e la forza per viverle. Viveva di Eucaristia e di affetto per la Madonna. Don Pietro sapeva accompagnare sia singoli che gruppi a esperienze spirituali coinvolgenti, vere, capaci di orientare l’intera esistenza. Ai giovani insegnanti suggeriva: “ricordati che in classe vai per amare i tuoi ragazzi,

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l’insegnamento è uno strumento non il fine e – con un sorriso semplice e lo sguar-do penetrante – cerca di fare meno danni possibile”. Don Pietro è stato un degno figlio di Don Bosco.La sua cura di pastore l’ha vissuta per diversi anni anche nei confronti delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice cui si dedicava con tanta premura e puntualità. Accom-pagnava le ammalate con tanta pazienza; ci teneva a mantener viva la fede e il carisma salesiano in tante suore che avevano speso la vita sul campo per tante ragazze. Quanti sono stati i giovani e gli adulti che lo cercavano, e l’hanno fatto anche nell’ultimo periodo, per confessarsi o per un consiglio spirituale. Non ave-va mai pretese, era sempre cordiale con tutti, rispettoso. Aveva sempre la corona del rosario in mano. I nipoti ricordano con affetto le sue visite in famiglia; vestito di una lunga veste nera e il colletto bianco aveva un sorriso mite e la voce pacata… “si vedeva che il nonno ne andava fiero per quel figlio scelto da Dio e offerto alla Chiesa”. E proseguono: “Lui era un ponte fra la semplice ma ristretta vita contadina e la complessità del mondo che fuori si sviluppava”. E verso i nipoti aveva attenzioni semplici e concrete come abbonarli alla rivista “Primavera”, portarli a Roma per l’Anno Santo, regalare loro il testo dei Vangeli, coinvolgerli nella preghiera maria-na con altri giovani. Negli ultimi giorni mangiava con sempre più difficoltà, ma ci teneva a prepararsi e a ricevere l’Eucaristia. Quel Pane del Cielo, tante volte distribuito per tanta gente, era diventato il suo unico alimento, l’unico vero viatico per l’incontro definitivo con il Padre. Gli ultimi mesi li ha trascorsi a letto amorevolmente accudito. È stato come sotto la Croce, nel dolore e nella speranza. Lo sappiamo preparato all’incontro definiti-vo con il Signore che ha tanto amato su questa terra. Preghiera, Maria ed Eucaristia. Ecco tre doni che don Pietro ha custodito e vis-suto come veri tesori della sua vita e che oggi ci riconsegna. La sua figura di sacerdote sia di sprone agli attuali sacerdoti a vivere con intensità e rettitudine la propria vocazione; la sua intercessione in Cielo smuova anche oggi a imitarne la scelta vocazionale perché anche oggi il mondo, oggi più che ieri, ha bisogno di respirare Cielo, di affidarsi a Maria, ha bisogno di Dio, ha bisogno di sacerdoti e di sacerdoti autentici.

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Cari confratelli salesiani, cari sacerdoti diocesani e fedeli tutti,il nostro amato don Remigio ci ha chiamato ancora una volta attorno a sé per l’ultimo congedo. Pur nel dolore del distacco, il nostro è un congedo cristiano illuminato dalla fede in Gesù risorto che ha sostenuto tutta l’esistenza di don Re-migio, dalla speranza che egli ora abbia trovato il suo posto nella festa di nozze di cui ci ha parlato il vangelo e dal profondo amore che sentiamo per questo nostro amico e sacerdote.Riuniti attorno all’altare del Signore noi siamo la chiesa pellegrinante che con-segna questo suo figlio alla Chiesa celeste perché sia accolto nella Comunione dei Santi. Lo consegniamo unendolo al sacrificio di Cristo che don Remigio ha fedelmente celebrato per quasi 67 anni di ministero sacerdotale.Ringrazio l’Ispettore provinciale e il direttore della comunità salesiana di Tolmezzo per avermi invitato a presiedere questa S. Messa di esequie perché, assieme alla Famiglia Salesiana, la nostra diocesi sente il dovere di esprimere un grande gra-zie a don Remigio. Egli infatti, ha dedicato gli ultimi 30 anni della sua vita anche alle comunità cristiane della Carnia, assumendosi la responsabilità di amministra-tore parrocchiale di Imponzo-Cadunea e di parroco in solidum di Betania fino allo scorso anno, rendendosi disponibile fino alla fine per le celebrazioni liturgiche, accogliendo sacerdoti, religiose e laici nella confessione e nella direzione spiri-tuale.Non desidero in questo momento tracciare un profilo di don Remigio Trevisan perché mi auguro che ci siano altre occasioni per mostrare la sua statura umana e spirituale e il cui ricordo non deve svanire in fretta in questa società caratterizzata da una memoria troppo debole.Ognuno di noi porta nel suo intimo un pezzettino del cuore di don Remigio come un dono prezioso che ha da lui generosamente ricevuto. I cristiani che hanno for-giato il loro cuore al fuoco dell’Amore di Cristo lasciano un po’ di sé stessi in colo che hanno la grazia di frequentarli. Don Remigio è stato uno di questi cristiani. Si è lasciato trasformare dalla Carità di Gesù incontrata anche attraverso la spiri-tualità di S. Francesco di Sales, di cui era un appassionato conoscitore e devoto e il carisma di S. Giovanni Bosco a cui ha aderito in giovanissima età. A 17 anni aveva già fatto la prima professione triennale.

Don Remigio Trevisan

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Ora don Remigio aspetta che gli restituiamo il dono di sé offrendogli il nostro atto d’amore: la preghiera di suffragio.Con questa preghiera, che supera anche la barriera della morte, lo vogliamo pre-sentare alla misericordia di Dio Padre con le parole che abbiamo sentito da san Paolo: “Nessuno di noi vive per sé stesso e nessuno muore per sé stesso perché se noi viviamo, viviamo per il Signore e se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. Credo che possiamo chiedere a Dio Padre che accolga questo nostro fratello nella vita eterna perché “è vissuto per il Signore”. Questo, infatti, era il suo programma di vita che già manifesta ad appena 16 anni nella domanda di ammissione al Noviziato: “Molti sono i motivi che mi spingono irresistibilmente a seguire la chiamata divina di essere accettato in questa Società. Il principale e che tutti compendia è quello di poter così più fa-cilmente, consacrandomi totalmente al Signore, cooperare alla salvezza e felicità eterna della mia anima e salvare tante altre anime con la preghiera, col lavoro assiduo e sacrificato, con la parola […] specialmente tra la gioventù sull’esempio di don Bosco Santo”. Riconferma questo suo proposito scrivendo nella domanda per la prima professione religiosa: “L’unico e preciso scopo è la santificazione e la salvezza eterna della mia anima e poi di poter cooperare a quella di tante anime soprattutto nell’apostolato tra i giovani poveri e abbandonati”.In questo programma di vita si sente palpitare il cuore del suo padre e fondatore Giovanni Bosco. Dopo averlo da poco più che adolescente, ad esso don Remigio è rimasto fedele durante tutto il suo lungo ed intenso ministero.Possiamo allora raccomandarlo con fiducia e amore alla divina Misericordia per-ché egli è “vissuto per il Signore” perché quando Gesù è passato, come lo sposo della parabola, lo ha trovato pronto ad attenderlo, con la lampada accesa. Fino alla sera prima don Remigio aveva celebrato la S. Messa con i confratelli e poi si è addormentato nel Signore.Dal cielo col suo cuore nobile e delicato trasfigurato dalla carità divina, interceda per la sua amata Famiglia salesiana, per la nostra diocesi, per le comunità della Carnia e per tutti noi che lo abbiamo amato e stimato.

Andrea Bruno MazzocatoArcivescovo di Udine

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Cari confratelli, parenti e fedeli tutti, celebriamo oggi la Pasqua di don Benito. In questa comunità che fu la sua per più di vent’anni, gli diamo l’ultimo saluto nella fede del Risorto e lo affidiamo a Dio Amore che don Benito ha incontrato, scelto, servito come salesiano e come sacerdote. Don Benito ha fatto suo il Vangelo che la liturgia di oggi ha proclamato e ha preso “sulla barca della propria vita” il Signore. Ora crediamo che il Signore, dopo la na-vigazione di una lunga esistenza, gli ha fatto toccare la riva della vita eterna, dove non c’è più né lamento e né dolore perché Dio “è tutto in tutti”. Il mare lì non è più agitato e il vento forte non inquieta perché, mai come prima Gesù pronuncia: “Sono io, non abbiate paura!”.Siamo grati al Signore per la lunga vita di donazione che don Benito ha vissuto e per farne memoria e raccoglierne il messaggio ne tracciamo un profilo. Sant’A-gostino ci ammaestra che nella vita ciò che resta è quanto di Dio si è vissuto, rintracciamo nella vita di don Benito i tratti dell’amore misericordioso di Dio. Benito è nato a Zara, allora compresa entro i confini del Regno d’Italia, decimo e ultimo dopo altri 6 fratelli e 3 sorelle. Tra essi si annovera un religioso sacerdote francescano: Antonio, il primogenito. Venne battezzato il 20.12.1928 nella parroc-chia di S. Anastasia in Zara e ivi cresimato nel 1935. La mamma gli lasciò scritto: “Pensa, mio Benito, che tuo padre ha perso la vista tre mesi prima che nascesse il primo figlio, Tonci. Ti sembra che io abbia fatto abbastanza per allevare tutti voi?”. Commentò Benito: “questo è l’amore, la fede in Dio, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio, il senso pratico della vita che caratterizzò mia mamma, un vero dono di Dio.”Frequentò la scuola elementare prima dello scoppio della guerra e, dopo il 1945, le prime classi ginnasiali a Fiume, presso il locale Istituto salesiano. L’esperienza scolastica e la vita di famiglia furono drammaticamente segnate dall’esodo for-zato verso l’Italia a causa del regime e del conseguente clima sociale e politico instaurati da Tito. Un documento attesta che dal 17 maggio 1948 Benito con la sua famiglia trova rifugio presso il Centro di Raccolta Profughi a Vicenza, in qua-lità di nullatenente.All’inizio di dicembre 1948 da Brescia, dove la famiglia trova una sistemazione, Benito entra nell’aspirantato di Trento, ove riprende lo studio, frequentando la

Istituto Salesiano “Sardagna” – Castello di Godego – 14.04.2018

Don Benito Gazich

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classe IV ginnasio: ormai ha 20 anni. Nella primavera del 1950 presenta la do-manda per entrare in Noviziato e scrive: “Durante la mia permanenza in questo Istituto ho potuto osservare l’opera svolta da Lei, sig. direttore, e dai suoi Confra-telli, e ne sono rimasto ammirato. Il mio desiderio di dedicarmi completamente alla salvezza della gioventù, ha trovato in ciò un appoggio ed è potuto maturare nella decisione risoluta di scegliere la Congregazione Salesiana come campo delle mie future attività spirituali”. Il direttore, don Domenico Trivellato, con il Capitolo della Casa presentava al Noviziato Benito con queste espressioni: “Entusiasta della sua vocazione. Carattere ottimo. Giovane aperto, di pietà. Promette assai bene”.Viene inviato ad Albarè di Costermano (VR) per l’anno di Noviziato dove emette la prima professione il 16 agosto 1951. Seguono, dal 1951 al 1954 gli anni di studio liceale e filosofico a Nave (BS), il periodo del tirocinio pratico qui a Castello di Godego dal 1954 al 1956 e l’inizio degli studi teologici a Monteortone. Il 29 giugno 1960 è ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo di Padova Mons. Girolamo Bortignon nel Santuario di Monteortone. Dopo l’Ordinazione sacerdotale troviamo don Benito a Roma Sacro Cuore per un anno (1961/62) dove frequenta l’Università Lateranense. Successivamente è in-viato a Gorizia in veste di Consigliere e Catechista (1961/1968). Sarà poi Preside e insegnante prima a Mezzano di Primiero (1968/70) poi a Venezia prima al Coletti (1970/71) e poi al San Giorgio (1971/74), a Mogliano Veneto (1974/81), a Udine (1981/88) e nuovamente a Gorizia (1988/1991) e infine, finché le forze fisiche lo sorreggono, a Castello di Godego dal 1991 al 2013. Trascorrerà gli ultimi anni a Monteortone (2013/febbraio 2018) da dove, in seguito ad un crollo della salute è trasferito alla Casa Artemide Zatti di Mestre dove trascorre le ultime settimane di vita.Don Benito Gazich è stato un insegnante di lettere che si preparava con metico-losità alle lezioni. Esigeva e chiedeva sempre attenzione, impegno e sacrificio; in classe doveva esserci quel clima di ascolto e di disciplina che permetteva di apprendere. Dall’altra sapeva anche scherzare, smorzare il clima quando si fa-ceva più teso e accoglieva sempre con gioia i suoi ex-allievi di cui ricordava fatti, discorsi e aveva a cuore il loro prosieguo dopo la scuola media. Un insegnante di vecchio stampo che sapeva ben preparare i suoi alunni. Aveva anche a cuore la cura vocazionale che nelle nostre opere viene portata avanti. Conosceva tutti gli insegnanti della scuola anche non insegnando più, si interessava di loro e de-siderava avere informazioni di ognuno. Alcuni legami li teneva sempre vivi. Una telefonata, una mail, una visita... erano modi concreti per crescere nell’amicizia. Aveva a cuore le persone che stavano male, e con alcune aveva un legame par-ticolare. Anche col personale della casa aveva buoni rapporti. Ha sempre avuto una sana curiosità e un desiderio di essere al passo coi tempi. Sicuramente non lasciava in pace chi ne sapeva più di lui di informatica. Voleva possedere tutte le informazioni possibili perché così poteva meglio comunicare con tanti amici e co-noscenti. Quando non poteva incontrare le persone si faceva loro vicino con una foto, un articolo, una lettera. Conclusa l’esperienza scolastica si è dedicato so-prattutto alla pastorale parrocchiale. Disponibile a supplire parroci per la celebra-zione della Santa Messa e a disposizione per il sacramento della Riconciliazione. Ha servito varie parrocchie della Castellana, in particolare Vallà di Riese Pio X e Castello di Godego. Le sue omelie erano ben preparate e come confessore era

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ricercato per la sua umanità e profon-dità. Aveva a cuore la comunità. Sem-pre rispettoso di chi aveva autorità, ma anche capace di sottolineare tutto quello che non riteneva giusto perché voleva far crescere la fraternità. Si in-teressava di tutto quello che accadeva e non nascondeva le sue idee, a vol-te anche in modo deciso. Però, se ci fosse stata qualche incomprensione, il giorno dopo tornava il sereno. Aveva anche la capacità di chiedere perdo-no. Uno spirito forte e allo stesso tem-po desideroso di amicizie sincere. Ha sempre difeso, come ci ha insegnato don Bosco, il Papa e la Chiesa. Leg-geva, studiava, raccoglieva articoli... sempre col desiderio di avere risposte ad ogni domanda che gli si faceva. Ha sempre tenuto un legame particola-re con i famigliari. Durante le vacanze non mancavano le visite ai suoi nipoti. Spesso li accoglieva in Istituto. Ed era preciso e costante a festeggiare com-pleanni, onomastici e varie ricorrenze. Gli piacevano, nei momenti di riposo, gli avvenimenti sportivi, ma doveva uscire dalla sala tv quando la squadra del cuore non vinceva o l’arbitro per lui non era all’altezza; era un animo foco-so Benito, che da buon dalmata si ac-cendeva per poi quietarsi dopo un po’. Un salesiano felice della sua vocazione che ha lottato col suo carattere forte e focoso. Un bel tratto di umanità, per-ché mai desiderava chiudere la porta in faccia a nessuno. Anche dopo un po’ di tempo che non lo si incontrava sapeva accoglierti con un bel sorriso, una battuta e un ricordo.Stralciamo dal suo diario personale al-cune righe. Parla di sue difficoltà e di come una rinnovata esperienza di Dio lo abbia ricreato:“Educato a un rigido senso del dove-re, avevo retto male una situazione stressante, uscendone con un grosso esaurimento nervoso e con un accen-

tuato grado di sfiducia in me stesso e negli altri. Da qualche anno il senso e la gioia della mia vocazione salesiana e sacerdotale si erano andati appan-nando in me. La santità, verso cui ave-vo pur cercato di tendere con sincero e generoso slancio ascetico, mi sembra-va non più fatta per me. Mi trovavo in questa situazione, quando mi ricordai dell’invito, fattomi qualche anno prima da un amico salesiano, a partecipare all’incontro sacerdotale che si svolge-va nel mese di luglio a Rocca di Papa, vicino a Roma. Vi andai, mosso più che altro dalla curiosità, che da una spe-ranza di aiuto. Siamo nel 1973. Mi tro-vo immerso in una marea di oltre 700 sacerdoti, provenienti da tutto il mon-do. C’è un clima di serenità, di gioia e di amore reciproco che mi prende e mi coinvolge. Le parole che sento su Dio Amore penetrano profondamente nel mio animo e riportano a galla con una forza irruente, la certezza dell’amore di Dio che avevo avvertito nella mia giovi-nezza. Questa volta in una dimensione pratica e concreta: si tratta di amare. E ciò è sempre possibile. Poter amare! Riscopro di colpo la gioia e il senso del-la vita come risposta all’amore di Dio. Comprendo con indubitabile chiarezza e forza che la santità è possibile anche per me, perché Dio mi ama così come sono, col mio sistema nervoso debili-tato. Basta che io creda al suo amore e Lo riami nel prossimo che mi mette accanto. Mi sento rinato.”In un’altra pagina scrive: “Amando Gesù in ogni prossimo, ho visto che la mia nuova vita coinvolgeva anche i ragazzi. Un giorno, in cui avevo perso la pazienza in classe e facevo fatica a ricuperarla, un ragazzo alza la mano e mi dice: “Professore, perché non leg-giamo una frase del Vangelo per ve-dere cosa fare? E torna la bonaccia... Un altro giorno ero assai irritato perché avevo trovato molti ragazzi imprepara-

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ti. Dopo lungo silenzio, in cui stentavo a ricuperare il controllo, un ragazzo alza la mano per essere interrogato. Cerco di amarlo, rivolgendogli delle domande facili. Lui risponde bene. Continuiamo coì per un bel tratto finché il ghiaccio si scioglie e un po’ alla volta altri ragazzi alzano la mano per rispondere”.Nel 1994 d. Benito è colpito da un infarto. Ricordando questo fatto scrive: ”Rico-verato all’ospedale di Castelfranco mi sento debolissimo, ma non mi rendo conto della gravità. Dopo le prime cure, intuisco la situazione. Un senso di paura mi assale al pensiero che avrei già potuto essere davanti a Dio o giungervi tra bre-ve. Mi sento con le mani vuote. Mi trovo nel buio: All’improvviso, lentamente, un pensiero come un barlume s’accende in me. Un pensiero semplice sentito tante volte: basta fare la volontà di Dio nel momento presente. La volontà di Dio! Ecco cos’è l’infarto – mi dico: è un segno dell’amore di Dio per me. Basta che ci creda, e Lo accolga e che mi metta a mia volta ad amare: ringrazio l’infermiera che mi porta la medicina, l’inserviente che viene a rifarmi il letto; poi quando sto meglio, interessandomi degli altri degenti”…Ci scrive dagli Stati Uniti la nipote Marzia: “Lo zio ha testimoniato la gioia dell’a-more di Dio durante tutti questi anni e noi ringraziamo per il dono che il Signore ci ha fatto nell’averlo nelle nostre vite come figlio, fratello, confratello, zio, prozio, prete, maestro, amico. La sua allegria e la sua voglia di vivere ci accompagne-ranno per tutta la vita. Ma voglio ricordare anche la sua passione per il sapere, il progresso e la tecnologia usati con amore e sapienza: a 89 anni mandava email e usava WhatsApp come un 12enne! Don Benito mancherà a tutti quelli che hanno goduto della sua presenza. Spetta a noi continuare a testimoniare nella nostra vita l’amore di Dio. Purtroppo non potrò partecipare al funerale in persona, ma vi abbraccio e vi ringrazio per averlo seguito in questo ultimo periodo”. È risorto!Ci ha lasciato scritto come ultime volontà:- RINGRAZIO tutti i confratelli per il bene da essi ricevuto e in particolare per lo spirito di famiglia che abbiamo cercato di costruire assieme.- CHIEDO PERDONO a quanti che non ho amato come Gesù richiede.- CHIEDO UNA PREGHIERA DI SUFFRAGIO a tutti, perché il Padre mi accolga tra le sue braccia a cantare per sempre la sua infinita misericordia.Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, ci ha ricordato San Paolo. Nello Spirito del Risorto preghiamo e affidiamo al Padre il nostro caro don Benito.

Don Roberto Dal MolinIspettore

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La liturgia di oggi ci dona come Vangelo un brano caro a ciascun salesiano: “La-sciate che i bambini vengano a me”. Gesù si fa interprete della cura e della pre-mura che il Padre ha per tutti, specie se indifesi e piccoli. Un figlio di don Bosco, alla fine dei suoi giorni terreni, si presenterà alla porta dell’Eterno con i mano gli atti d’amore vissuti per i giovani affidatigli. Ci piace immaginare oggi Loris alla soglia del Paradiso che porta seco i volti riconoscenti di tanti giovani che ha ac-colto, preparato nella formazione professionale, cresciuto come uomini e come cristiani. La pericope evangelica ci istruisce poi a “farci piccoli” ossia a vivere la nostra vita nell’affidamento e nell’umiltà verso il Signore. Non quindi nella presunzione di sé o nella pretesa di non aver bisogno di Dio, ma nella lieta relazione con il Signore che ogni giorno ci dona parole di vita e di vita eterna.Siamo grati al Signore per il dono di Loris che ha speso la sua vita come salesiano di don Bosco e ora preghiamo il Padre perché lo accolga assieme ai confratelli defunti e ai santi della Famiglia Salesiana. Ne tracciamo brevemente qualche trat-to per ripercorrerne la vita e fare nostro il messaggio che ci lascia.Loris Cesare Zambon, così al battesimo, nasce a Treviso l’11 ottobre 1930, in famiglia c’è anche una sorella, Alice. Sarà presto orfano di padre. Al termine del Ginnasio frequentato a Mogliano inizia il noviziato ad Albarè di Costermano e diventa salesiano il 16 agosto 1951. Il giudizio mette in evidenza il suo operare da “factotum-elettricista” e il suo essere “servizievole e laborioso”. Seguono gli anni del tirocinio pratico a Venezia-Castello e a Belluno-Sperti fino al 1955. Si di-stingue sin da subito per le sue attitudini al lavoro pratico meccanico e prezioso per la vita della casa. Il giudizio steso dai Superiori gli riconosce dei meriti per gli sforzi fatti nel rendersi sempre più docile alle direttive dei Superiori. Farà la pro-fessione perpetua ad Erbezzo nell’estate del 1957 nelle mani dell’Ispettore don Michelangelo Fava. Dal 1955 era arrivato al Coletti di Venezia impegnato nelle scuole professionali. Da lì all’isola di San Giorgio dal 1958 fino al 1990, quanto la scuola migrerà in questa nuova sede di Mestre (tornerà per un breve periodo di nuovo al San Giorgio fino al 2000 quanto rientrerà a Mestre San Marco). Da insegnante di Disegno e Laboratorio Meccanico passerà, col crescere degli anni, a prestare la sua preziosa opera nella manutenzione dei laboratori stessi e della Casa.

Istituto Salesiano “San Marco” – Venezia Mestre – 26.05.2018

Loris Zambon

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Dal 2016 va a casa Zatti dove conservava ordinatamente in raccoglitori tematici e scadenzari vari documenti tra cui i diplomi di licenza tecnica e perito industriale, gli attestati dei corsi di aggiornamento e i certificati medici in ordine cronologico. Ci hanno scritto vari confratelli in questi giorni. Possiamo dire che da varie parti del mondo sono arrivati messaggi di cordoglio e di riconoscenza per la simpatia e la dedizione di Loris (lo chiamavamo sempre e solo così, guai permettersi di anticipare il nome con “signor”): da dPiero dal Cairo a don Roberto dal Brasile, da Tony dalla Bolivia ad Abbio dal Madagascar, don Enrico da Roma. Viene ricordato come un confratello puntuale nel lavoro, assiduo alle pratiche religiose e agli ap-puntamenti della vita comunitaria espressione di una fede semplice ed essenzia-le, sobria. Ha contribuito al sorgere e al crescere di quest’opera del San Marco. Era buono e piacevolmente brontolone.... un brontolio che spesso, confessano i suoi confratelli, erano loro stessi a provocare proprio per sorridere insieme a lui. In occasioni speciali, come il suo compleanno, regalava alla comunità un piatto speciale, gli gnocchi preparati con la sua formula segreta. Si faceva pregare per guidare la macchina ma in realtà ne era orgoglioso. Gli piaceva che gli si chie-desse delle sue “magagne” di salute che lui elencava con precisione e dovizia medica. Quanti ricordi riportava dell’esperienza a San Giorgio! Le sue avventure, raccontate più volte in edizioni rivedute e corrette, contribuivano a far crescere il clima fraterno.Prezioso e servizievole nei tanti lavori in casa era persino geloso dei suoi com-piti; burbero quanto basta, rispondeva con espressioni spesso colorite ma alla fine faceva sempre e bene quanto richiestogli. Era un po’ ansioso perché voleva fare le cose bene, vicino alle esigenze di tutti: “lo vedevi con il suo grembiule blu a sistemare e pulire le auto anche sotto il sole di agosto e raccogliere le foglie in autunno litigando con il vento… e con i confratelli che passavano!”. Voleva bene e si faceva voler bene.Gli insegnanti del Centro di Formazione Professionale lo ricordano come colui che accoglieva le nuove leve per introdurli nella pratica professionale del settore facendo così da “mamma chioccia” a generazioni di formatori; si spendeva senza sosta e senza riserve. Accoglieva i nuovi iscritti col compito di accompagnarli nel primo anno di formazione e nel primo tratto di vita nell’opera. Con occhio attento richiamava i ragazzi quando non si comportavano bene. Sem-pre assieme a loro, non temeva di riprendere anche in modo ruvido ma veniva apprezzato il suo cuore sincero e corretto; ci ha scritto un formatore “i ragazzi gli volevano bene ed era sempre dalla loro parte”. Preparava le lezioni in modo ordinato, persino meticoloso, scrivono gli ex-allievi: “Dove lavorava Loris, l’ordine era di casa. Ore ed ore a riordinare nel preparare i materiali per sé stesso e per i colleghi”. Si conosceva bene il suo temperamento e la sua parlata energica tesa a cercare occasioni di dialogo e vivacità. Forte nelle amicizie godeva del ricordo dei suoi ex-allievi fino alla commozione, soprattutto quando negli ultimi anni non riusciva più a ricordarne il nome.Preghiamo quindi per Loris sicuri dell’efficacia della nostra preghiera. Ce l’ha ricordato Giacomo che la preghiera fatta sugli ammalati è ascoltata da Dio; la preghiera che chiede la remissione dei peccati non rimane inesaudita. Accanto a essa, ci istruisce l’autore del brano letto come prima lettura, la stessa vita di carità è premiata da Dio; addirittura: “chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati”. La Parola quindi

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ci sprona ad accompagnare la preghiera con un amore che sa ricondurre il fra-tello sulla retta via e questo, ci assicura l’autore sacro, coprirà una moltitudine di peccati.La nostra preghiera sta “davanti a te come incenso, Signore”. A te rivolgiamo i nostri occhi perché tu accorra in nostro aiuto. Porgi l’orecchio alla nostra voce, accogli in Paradiso il caro Loris e aiutaci a vivere un vita che meriti un giorno di raggiungerlo assieme ai nostri santi e ai nostri cari.

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''Io sono con te'' (Ger 1,8)

L’Ispettoria Salesiana “San Marco”

e le loro famiglie invitano alla

Ordinazione Sacerdotale di

Don Francesco Andreoli SdBDon Davide Miani SdB

Sabato 23 Giugno 2018 – ore 16.00Santuario della Beata Vergine delle Grazie Piazza 1 Maggio 24, Udine

Per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di S.E. rev.ma Mons. Mario Toso vescovo di Faenza-Modigliana

Prime MesseDon Davide Miani

Domenica 24 giugno – ore 11.00Parrocchia San Giovanni Bosco Via Don Giovanni Bosco 2, Udine

Domenica 1 Luglio – ore 11.00Parrocchia B.M.V. del Rosario Via Monzambano 139, Laipacco - Udine

Don Francesco Andreoli

Domenica 24 giugno – ore 11.00Parrocchia Santa Croce Via Guido D’Arezzo 27, Verona

ORDINAZIONI SACERDOTALI

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ORDINAZIONI DIACONALI

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Giugno 2018CALENDARIO

GIUGNO 2018

Calendario Liturgico

Chiesa Congregazione Ispettoria INE Pastorale Giovanile Consiglio – Ispettore

1 V Corsi Animatori III, IV Livello – Mestre (3) Mestre

2 S

3 D SS. Corpo e Sangue di Cristo Mandato Missionario Padova FMA

4 L Consiglio Ispettoriale

5 M

6 M

7 G Fine anno scolastico – Trento

8 V Beato Istvan Sándor

9 S Fine anno scolastico – Veneto

10 D 10° t. Ord. Corsi Animatori I, II Livello – Mestre (12) Chioggia

11 L

12 M

13 M Fine anno scolastico – Friuli

14 G Corsi Animatori I, II Livello – Udine (16)

15 V

16 S Fine anno scolastico – Bolzano Torino-Valdocco : Ordinazioni Diaconali

17 D 11° t. Ord. Settore Economia in ICC

18 L Consiglio Ispettoriale

19 M Incontro incaricati CUS a Roma (21) Consiglio Ispettoriale

20 M Consiglio Ispettoriale

21 G 1° Direttori (Mestre) Mestre - Consulta Direttori

22 V

23 S S. G. Cafasso Cons Dirett TGS (24) Udine: Ordinazioni sacerdotali Udine:

Ordinazioni sacerdotali

24 D Natività di San Giovanni Battista

25 L 10° Cons Direttivo CNOS-FAP

26 M Santa Maria La Longa

27 M

28 G

29 V SS. Pietro e Paolo

30 S IUSVE 16.00-19.00

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DEFUNTIRicordiamo i nostri defunti

Ricordiamo i nostri confratelli defunti

Don Remigio TrevisanIl mattino del 20 marzo ha concluso la sua esistenza terrena il confratello don Remi-gio Trevisan, della comunità di Tolmezzo, a 93 anni di età, 75 di professione e 66 di ordinazione. Il Signore lo accolga nella luce della sua dimora.

Don Federico BaggioIl 29 marzo nell’infermeria dell’UPS è morto il confratello D. Federico Baggio, di 94 anni, già missionario in Giappone e dal 1977 trasferito nella Delegazione-Visitatoria. Era nativo di Cusinati di Rosa’ (VI). Il Signore risorto lo accolga nella Pasqua eterna.

Don Mario ProveraIl 30 marzo, al termine della celebrazione della Passione del Signore, è deceduto don Mario Provera (MOR), di anni 87 da due anni ricoverato in Casa Zatti. Il Signore lo ricompensi per il bene fatto nei lunghi anni di insegnamento di Sacra Scrittura a Cremisan.

Don Benito GazichL’11 aprile concludeva la sua vita terrena don Benito Gazich, di anni 89, 66 di pro-fessione e 57 di ordinazione. Era da poche settimane in Casa Zatti. Lo affidiamo alla Divina Misericordia in questo tempo pasquale.

Marco Beltrame sdbIl 12 maggio è deceduto il confratello Coadiutore Beltrame Marco dell’Ispettoria dell’ECUADOR, a Quito all’età di 96 anni. Era originario di Brugine (PD). Requiem.

Don Pietro TonioloLa sera del 17 maggio, mentre i confratelli della comunità Mons. Cognata recitavano il Rosario attorno al suo letto, terminava la sua lunga esistenza don Pietro Toniolo, di anni 94, 75 di professione e 65 di ordinazione. Maria SS. Lo accompagni incontro al suo Signore.

Loris Zambon sdbAll’alba della vigilia della festa di Maria Ausiliatrice, il Signore ha chiamato a Sé il confratello sig. Loris Zambon, di Casa Zatti, di anni 87 e 66 di professione religiosa. Lo affidiamo alla misericordia del Padre celeste perché lo accolga nella gioia e nella gloria del Paradiso.

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Ricordiamo inoltre nella preghiera di suffragio

Sr Alice Da Rin PeretteIl 5 febbraio ha terminato la sua vita Sr Alice Da Rin Perette, consorella della comunità di Vittorio Veneto, di anni 91. Fu nelle Case di Verona, San Zeno e Don Bosco. Il Padre miseri-cordioso la accolga nel suo abbraccio senza fine.

Eugenia, sorella di don Eugenio BaldinaLo stesso giorno è andata in paradiso Eugenia, sorella di don Eugenio Baldina della comunità di Trento; due giorni prima di compiere il 90° compleanno. Riposi in pace.

Sig. Elio Strazzabosco - fratello minore di don FrancoIl 20 febbraio il Padre ha accolto nella sua casa il sig. Elio Strazzabosco, di anni 79, fratello minore di don Franco, della comunità di Mogliano Astori. Invochiamo dal Signore mi-sericordioso la vita eterna per Elio e la consolazione per chi è nel dolore.

Lidia Canova - sorella di don BrunoIl 25 febbraio è mancata Lidia Canova, di anni 84, sorella di don Bruno. Il Signore accolga in paradiso l’anima di Lidia e dia la consolazione a quanti soffrono per questa partenza.

Sr. Miriam CorradiniIl giorno 20 marzo a Rosà Sr. Miriam Corradini, di anni 91, è entrata nella Vita vera alle prime luci del mattino. Assicuriamo alle Sorelle della Comunità di Rosà la preghiera di suffragio per questa Sorella.

Imelda Alessio, sorella di don Galdino AlessioIl giorno 25 marzo è mancata Imelda Alessio, sorella di don Galdino Alessio della comunità di Udine. Siamo vicini a don Galdino in questo momento di dolore con l’affetto e la preghiera.

Pietro Lamon - fratello del nostro confratello salesiano ErmenegildoIl 3 aprile, dopo lunga malattia e sofferenza, è mancato Pietro Lamon, di anni 80, fratello del nostro confratello salesiano Ermenegildo, ora presso la casa A. Zatti di Mestre. Riposi in pace!

Sig.ra Livia - sorella di don Adriano LucatoIl 6 aprile il Padre ha chiamato a Sé la Sig.ra Livia, di anni 87, sorella di don Adriano Lucato della Comunità di Bardolino. Affidiamola alle braccia amorose del Padre perché vi trovi pace.

Don Bruno Sarto - fratello di don PietroIl 19 aprile il Signore ha chiamato a sé don Bruno Sarto, di anni 82, sacerdote diocesano, fratello di don Pietro della comunità di Verona San Zeno. Il Signore lo accolga nella sua pace.

Ricordiamo i nostri defuntiDEFUNTI