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NotiziarioGENNAIO impaginato corretto · è l’accompagnamento spirituale dei giovani. Buona Festa di don Bosco a tutti i confratelli e alle comunità salesiane. Ispettore Don Eugenio

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LETTERA DELL’ISPETTORE

Il «principio interiore» e l’accompagnamento personale

«Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato.

Ecco, eri dentro di me tu, e io fuori:(…) Eri con me, io non ero con te.

(…) Mi hai chiamato, e il mio grido ha lacerato la mia sordità;hai lanciato segnali di luce e il tuo splendore ha fugato la mia

cecità,ti sei effuso in essenza fragrante e ti ho aspirato

e mi manca il respiro se mi manchi,ho conosciuto il tuo sapore e ora ho fame e sete,

mi hai sfi orato e mi sono incendiato per la tua pace»»(Agostino, Confessioni, 10,27.38)

Carissimi Confratelli,la Festa di don Bosco è per ogni comunità un impegno a «ritornare a Don Bosco come guida sicura per camminare nella sequela di Cristo con un’ardente passione per Dio e per i giovani, soprattutto i più poveri» (CG26, n. 1), ma è anche un invito a camminare con la Chiesa nella mis-sione delicata e diffi cile dell’educazione.Gli «Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020» ci offrono un con-tributo signifi cativo per entrare in sintonia con il cammino della Chiesa, per condividerne l’ansia pastorale e per riscoprire le motivazioni di fondo della scelta dell’educazione che caratterizzano la spiritualità salesiana.La situazione sociale e culturale contemporanea ci induce a parlare sem-pre più di una «emergenza educativa» che affonda le sue radici nella negazione della vocazione trascendente dell’uomo, nella diffi coltà crescente nell’orientare i processi di formazione dell’i-dentità personale, nello scetticismo e nel relativismo che erodono inesorabilmente i valori umani e cristiani, nella interruzione dei rapporti tra le generazioni, nella separazione tra le dimensioni costitutive della persona e cioè la razionalità e l’affettività, la corporeità e la spiritualità.A fronte di questa situazione, l’intento di fondo degli «Orientamenti pastorali» è la riscoperta della «cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente» (OR, n. 5). In continuità con il pensiero e l’azione della Chiesa siamo chiamati a promuovere nei giovani un’autentica vita spirituale, formandoli alla vita secondo lo Spirito. Il cammino educativo non è uno sforzo volontaristico, ma è «un cammino attraverso il quale il Maestro interiore apre la men-te e il cuore alla comprensione del mistero di Dio e dell’uomo» (OR, n. 22).Desidero soffermarmi su un tema fondamentale per l’educazione alla fede dei giovani: l’accompagnamento personale. Nella società complessa in cui viviamo diventa diffi cile capire che cosa signifi ca accompagnare il cammino dei giovani, tenendo conto della centralità dell’avvenimento interiore. Non a caso Maritain riteneva che l’educazione fosse un’«arte diffi cile» (J. Maritain, La persona e il bene co-mune, Brescia 1995, p. 28). In un tempo nel quale siamo tentati dall’illusione di essere dei piccoli «creatori», siamo chiamati a riscoprire l’arte umile e fedele dell’accompagnamento.Un buon educatore sa che nella relazione educativa non si tratta di suscitare o «creare» la per-sona, quanto di cooperare con un «Principio interiore». Una lettura accomodante dell’educa-zione interpreta l’idea della cooperazione con un «Principio interiore» come se si trattasse di trarre dalla persona che si educa ciò che è già presente, ritenendo che ogni persona sia il centro dell’educazione, l’unico artefi ce del proprio destino e il protagonista indiscusso della propria maturazione. Già i Padri della Chiesa, e persino i padri del deserto che vivevano un’esperienza

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LETTERA DELL’ISPETTORE

limitata di incontro con le altre persone, erano persuasi che nessuno fosse in grado di maturare da sé e che il farsi aiutare da persone con più esperienza signifi casse imparare a riconoscere che non si può essere gli unici artefi ci della propria crescita nella vita. La capacità di fare esperienza è originaria nella persona, ma deve essere attivata. Il giovane non fa esperienza della vita da solo, in certo modo deve essere «generato» all’esperienza: «l’essere umano non è dotato di tutto ciò di cui ha bisogno per diventare se stesso, (…) ma ha bisogno di relazioni che lo risveglino alla coscienza di se stesso, che lo avviino alla vita culturale, morale e spirituale, cioè lo introducano nel mondo e lo abilitino a farne esperienza sensata» (Aa.Vv., La sfi da educativa, Bari 2009, p. 12).Lasciarsi guidare è un metodo, ma anche un simbolo per riconoscere che la salvezza proviene da «altrove», da un «Principio interiore», che nella tradizione della Chiesa non è lo spirito dell’uo-mo, ma lo Spirito di Dio, che visita l’uomo nella profondità della dimensione interiore. «Interior intimo meo», come diceva Agostino: «tu m’eri più interno del mio intimo stesso, e superiore al sommo di me stesso» (Agostino, Confessioni 3,6,11).Il primato del «Principio interiore» ci aiuta a prendere coscienza che la maturazione della nostra persona e delle persone che ci sono affi date, non è nelle nostre mani. J. Maritain lo sottolinea con forza: «Ciò che importa principalmente per l’educazione e il progresso dell’essere umano, nell’ordine morale e spirituale è il principio interiore: vale a dire, qui, la natura e la grazia. I no-stri mezzi non sono che ausiliari, la nostra arte, un’arte cooperatrice ministra rispetto a questo principio interiore» (J. Maritain, La persona e il bene comune). Don Bosco partiva dalla con-vinzione radicata che ogni educazione trova la sua sorgente in Dio che educa il suo popolo e che abita, mediante lo Spirito Santo, nell’interiorità di ogni persona: «Ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne dà in mano le chiavi. Procuriamo perciò in tutti i modi ed anche con questa umile e intera dipendenza d’impadronirci di questa fortezza chiusa sempre al rigore ed all’asprezza. Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere e del san-to timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di Colui che volle farsi nostro modello, nostra vita, nostro esem-pio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù» (MB XVI, 447). L’educazione è fondamentalmente un incontro con il Dio della Vita e va concepito sostanzialmente come un itinerario di conversione, un riorientamento radicale di sé. L’accompagnamento dei giovani è il consolidamento di questo legame fondamentale che fa nuova la persona.Nella strenna di quest’anno, «Venite e vedrete» il Rettor Maggiore indica nell’accompagnamen-to personale dei giovani un elemento fondamentale della pastorale vocazionale. Un accompa-gnamento rispettoso del cammino spirituale della persona e che aiuti a riscoprire il profondo legame interiore che unisce ogni giovane con il Signore Gesù: «Un accompagnamento che aiuti a interiorizzare e personalizzare le esperienze vissute e le proposte ricevute; che stimoli e guidi nell’iniziazione alla preghiera personale e alla celebrazione dei sacramenti; che orienti verso un progetto personale di vita come strumento concreto di discernimento e maturazione vocaziona-le. La grazia dello Spirito che opera nel cuore delle persone ha bisogno della collaborazione della comunità e di un maestro spirituale. Per questo accanto a ogni santo esiste un maestro di spirito che lo accompagna e lo guida» (Strenna 2011, pp. 30-31).L’arte delicata e diffi cile dell’accompagnamento spirituale richiede una profonda esperienza di Dio e un’intensa vita interiore. La festa di don Bosco non si riduca a una semplice commemo-razione, ma ci aiuti a compiere una «conversione educativa» che ci aiuti a riscoprire il legame profondo che ci unisce a Dio e a svolgere con coscienza e generosità quel prezioso ministero che è l’accompagnamento spirituale dei giovani.Buona Festa di don Bosco a tutti i confratelli e alle comunità salesiane.

Ispettore Don Eugenio Riva

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RETTOR MAGGIORE

Vita Salesiananell’Europa d’oggi

“La vita consacrata non potrà mai mancare né morire nella Chiesa: fu voluta da Gesù stesso come porzione irremovibile della sua Chiesa.”

Carissimi confratelli Ispettori dell’Europa,Ho voluto incominciare questo mio discorso di apertura dell’Incontro degli Ispettori di Euro-pa con le parole che il Santo Padre, Benedetto XVI, ha rivolto venerdì 5 novembre ai Vescovi della Conferenza Episcopale - Regione Sud 2 - del Brasile, in visita “ad limina”.Quella del Papa è una voce rassicurante che suona inconfutabile: il calo delle vocazioni, l’in-vecchiamento degli Istituti non sono il segno di un declino che porterà prima o poi all’estin-zione della vita religiosa nella Chiesa. Semplicemente, essa non potrà scomparire perché “ha avuto origine con il Signore stesso che scelse per sé questa forma di vita verginale, povera e obbediente”.Con questo mio intervento, che voglio sia tanto spontaneo come chiaro, desidero non solo fare il punto sul cammino di rifl essione che stiamo portando avanti insieme con il “Progetto Europa”, ma soprattutto aiutarvi a centrare il lavoro da fare in questi giorni identifi cando le sfi de concrete che affrontiamo e segnalando le opzioni di governo da attivare. Lo faccio ser-vendomi della rifl essione che i Superiori Generali hanno compiuto sul tema Europa; così il mio contributo si presenta più autorevole e ci libera della paura di essere i soli ad affrontare questa situazione critica.Dapprima mi riferirò ai fatti della crisi culturale e morale che nell’Europa incidono maggior-mente sulla Vita Consacrata (VC), in genere, e sulla nostra vita salesiana. Poi, segnalerò le sfi de che questa situazione presenta alla VC e gli spazi che si aprono ad essa. Per fi nire, elen-cherò le scelte strategiche di governo, che dovremmo studiare ed assumere per farle criterio della nostra animazione nelle Ispettorie.

1. Aspetti della “crisi” Europea che toccano la VCLa situazione attuale della VC in Europa non è da viversi in senso soltanto o soprattutto negativo: può diventare addirittura un’opportunità, un passaggio in cui quello che muore deve morire perché nasca qualcosa di nuovo.Nel nostro caso, una VC magari più povera e debole, meno visibile, ma più profetica e più centrata sul suo essenziale che è la gloria di Dio e non la propria sopravvivenza, che è rap-presentare Dio e non difendere le proprie opere; una VC meno clericale ma più evangelica, più ‘leggera’ e vicina alla gente, più capace di leggere i bisogni del nostro tempo e di inter-cettarne le domande e di dare, con la testimonianza della vita gioiosamente e liberamente donata, risposte con un linguaggio che tutti possano capire.Riconoscere la debolezza e fragilità della VC può essere realmente un’esperienza di grazia e di rinascita della fede: dopo i “giorni dell’onnipotenza” e dell’onnipresenza (i numeri, il po-tere, le forze e le strutture degli anni ’60, con cui spesso, anche inconsapevolmente, facciamo il paragone) non vengono necessariamente i giorni dell’impotenza e della scomparsa, ma i giorni del rinascimento più lucido della potenza di Dio che “apre strade nuove al suo popolo

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nel deserto”, perché, come dice San Paolo “quando sono debole, è allora che sono forte”.La crisi è un momento di purifi cazione, di chiamata alla conversione personale e istituzio-nale: ci sta aiutando a rifl ettere e ad andare all’essenziale delle nostre vite; guardata così, è un tempo gravido di speranza.La nostra rilettura e comprensione del tempo che stiamo vivendo e delle sue diffi coltà chiede di avere sempre come sfondo una visione teologica che poggia sulla convinzione che Dio salva nella storia, il che ci permette di stare con gioia dentro il tempo che Dio ci ha dato e di amarlo, perché Dio lo ama e ci ama.Nello stesso tempo possiamo, dobbiamo, accettare la realtà ed essere trasparenti fra noi: i dati oggettivi ci dicono che stiamo invecchiando e diminuendo. E questi fatti sono storia di salvezza.Gli aspetti della crisi culturale e morale che maggiormente toccano anche il nostro mondo possono essere così evidenziati:* Il primo e fondamentale aspetto della crisi europea ci supera largamente: è la mancanza di fede, il tentativo di esiliare Dio, di renderlo insignifi cante, di metterlo fuori causa, fuori dalla vita delle persone e delle loro relazioni e, a maggior ragione, fuori delle scelte politi-che degli Stati. In tale situazione è ben diffi cile pensare che la gioventù possa avere una vita come la nostra, che vuole essere una rappresentazione di Dio, memoria esistenziale di Cristo Gesù.La cultura individualista e il cosiddetto “diritto a stare bene” sono entrati nel ritmo vitale di molti religiosi; alcuni dei nostri fratelli vivono un ben assunto e indiscusso ‘ateismo pra-tico’: talvolta, le nostre case e il nostro stile di vita ci allontanano dai poveri e dagli esclusi e ci sintonizzano piuttosto con quei ceti sociali che godono di un buon livello di benessere. Tutto ciò ha un impatto negativo nella spiritualità del religioso e nella dinamica delle nostre comunità.* Il mondo in costante cambiamento, in una società che non offre certezze, l’instabilità delle persone, conseguenza di una certa immaturità psicologica, e la diffi coltà o l’incapacità spes-so dei giovani di assumersi impegni defi nitivi, mettono in crisi la proposta di un impegno per sempre, così proprio della VC.* La frammentazione è un’altra caratteristica della vita delle persone e della società europea attuale. Un fenomeno che non ci è estraneo. Bisognerà lavorare per raggiungere una vera armonia fra le diverse dimensioni della vita del religioso, ma questo soltanto è possibile sulla base di una profonda vita di fede, di una forte consistenza vocazionale, frutto di una solida formazione che porti alla piena identifi cazione con Cristo obbediente, povero e casto. Dovremo insistere nell’approfondire le relazioni interpersonali nella comunità, in modo tale che si crei quella comunione che è segno della novità del Regno e che aiuta a resistere alle forze che portano alla disgregazione.* La paura di ciò che è nuovo e sconosciuto, che si osserva nella società europea, sempre più popolata da persone provenienti da contesti culturali diversi, si percepisce anche nella VC. Non solo i nostri destinatari provengono da ambienti multiculturali, ma anche i nuovi confratelli. Dove ci portano questi cambiamenti? ci si domanda. Che cosa signifi cano per il nostro stile di vita e per le nostre prospettive apostoliche? Il discernimento è un compito urgente che deve coinvolgere tutti i membri della comunità.In sostanza, il problema della VC è vivere la sua identità “profetica”, ritornando ad essere signifi cativa, valorizzando come un dono anche la “minorità”, la perdita di rilevanza so-ciale o di signifi catività, “l’invisibilità”: difatti nell’Europa odierna siamo poco conosciuti, meno apprezzati, non ritenuti ‘necessari’, … ma non importa. Importa essere fi no in fondo ciò che siamo chiamati ad essere nella chiesa e nel mondo, importa come ci vede Dio e non

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come ci riceve il mondo: una provocazione evangelica, una fratellanza possibile dei diversi, una testimonianza credibile, una speranza per i più poveri.Non conta in fondo essere tanti o pochi, conta essere pienamente e gioiosamente se stes-si: trasmettere ai fratelli l’esperienza quotidiana che facciamo di Gesù Cristo, nostro unico Bene. Tornare a Gesù e alla sequela radicale di Lui: questo è per noi l’essenziale! E, nondi-meno, essergli grati per il dono della VC e testimoniarlo con fi erezza.Con tutto ciò la VC è chiamata a fare uno sforzo per recuperare una sua voce dentro la socie-tà europea, non tanto o non solo per ricuperare lo spazio sociale ma per rimanere fedele alla sua vocazione. Non è questione di fascino bensì di fedeltà.Tutto questo esige un’analisi profonda dei fenomeni che caratterizzano questa società e una grande chiarezza riguardo alle prospettive nelle quali la VC vive e si situa con i suoi pro-nunciamenti.Il problema sta anche nel far giungere il messaggio a chi non è interessato ad ascoltarlo: per poter raggiungere le persone dell’Europa di oggi, la VC dovrà assumere una vera attitudine di dialogo con la cultura e una reale sintonia con la vita della gente.

2. Sfi de, possibilità, segni di speranzaLe sfi de che abbiamo davanti ci indicano pure degli spazi nuovi e propri che si aprono alla VC nell’Europa di oggi, pur nell’avvertita consapevolezza della nostra fragilità. Sembrereb-be paradossalmente che quanto più bisogno ha della VC questa Europa, tanto meno pronta essa sia per questa missione.1. La sfi da più grande che la VC deve affrontare è se stessa, ricominciando ad avere piena fi ducia che il Signore, come al Mar Rosso, apre sicuramente una strada per superare le dif-fi coltà.2. Vi è poi la sfi da del linguaggio, della capacità di far comprendere la VC. Molto spesso ci rendiamo conto che la gente ha una conoscenza limitata e distorta dei religiosi. Occorre individuare modalità nuove per far percepire quello che siamo e viviamo. Non è solo que-stione di “abito”, ma della capacità di farci percepire come persone che vivono insieme per un ideale, che esprimono un’autentica fraternità, che operano, non per volontà di potenza, ma per rendersi samaritani verso i poveri.3. Altra sfi da è di riaffermare valori che ci contraddistinguono e che forse non vengono più capiti: la defi nitività di una scelta di consacrazione, la castità, l’obbedienza, ecc.: la diffi coltà a far comprendere il valore di queste scelte non ci esime dal testimoniarle con gioia e dal continuare a proporle ai giovani, che, pur confusi e frammentati, sono ancora affascinati da scelte radicali e da fi gure veramente profetiche ed alternative.4. Un’ulteriore sfi da è la testimonianza della comunione a tutti i livelli (anche fra Istituti e fra carismi differenti): trovarci insieme, rifl ettereinsieme, lavorare insieme in una società che si divide, che si chiude nel privato e nell’indi-vidualismo.5. C’è una grande sfi da che riguarda la posizione della vita consacrata nella Chiesa: sembra necessario “declericalizzare” la VC, in una Chiesa che si presenta spesso molto clericale; in alcune Congregazioni, infatti, il modo di esercitare il ministero sacerdotale sembra aver annullato alcuni aspetti più caratteristici della VC.6. Siamo oggi sfi dati nel vivere il voto di povertà, come stile di vita (potremmo chiederci, per esempio, quanto ci tocca o ci ha toccato la crisi economica mondiale), ma anche come capacità di situarci sulla frontiera dell’emarginazione. Lasciare che i poveri siano i nostri maestri. Povertà vissuta anche come libertà di fronte alle strutture: a volte sembriamo come soffocati nella gestione di strutture che non hanno futuro. Forse ci sono strutture che non

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rispondono più ai bisogni odierni… E già sappiamo – come dice Gesù – che gli otri vecchi non possono contenere il vino nuovo! Bisogna forse pensare la nostra vita in un altro modo, sbarazzandoci coraggiosamente di molte cose che ci impediscono di essere con quelli cui dovremmo essere vicini. Questo modo di vivere la povertà è fedeltà allo Spirito ed è una testimonianza cui la società odierna è molto sensibile.7. Una sfi da importante oggi - anche nella formazione - è l’uso adeguato delle nuove tecno-logie, in modo che ci aiutino ad incrementare il nostro servizio, anziché essere un ostacolo. Di certo esse incidono nella nostra vita comunitaria, nella nostra vita personale: occorre discernimento.8. La situazione “generazionale” della VC in Europa (tanti anziani e pochi giovani) è una doppia sfi da: anzitutto la sfi da a valorizzare gli anziani che sono fra noi, a non farli sentire un peso nelle nostre comunità, ma piuttosto a valorizzarli come una risorsa di esperienza, di fedeltà e di saggezza; e, nel contempo, ad educare ed educarci a invecchiare bene, per poter continuare a dare il proprio positivo contributo nella comunità e nella missione. Allo stesso tempo, c’è la sfi da di un’adeguata integrazione dei religiosi più giovani, poiché spesso manca una generazione intermedia che faciliti questa integrazione; c’è da porsi il problema di come dare maggior protagonismo ai giovani: a volte, sono superprotetti, perché sono pochi o forse non gli si dà responsabilità; a volte però, sono sovraccarichi di lavoro e hanno la responsabilità di portare avanti opere oltre misura.9. In generale, ci viene richiesta un’attenzione speciale alla situazione dei giovani. Bisogna imparare a dialogare con loro, usando i loro linguaggi ed educare noi stessi a sintonizzarci con le loro aspirazioni e le loro preoccupazioni. Spesso i giovani non comprendono il nostro linguaggio, né incontrano, con frequenza, nelle nostre comunità chi li accompagna nei loro itinerari spirituali e quelle esperienze di fraternità che vanno cercando. Nei processi forma-tivi bisognerà essere disposti ad accompagnare e a lasciare che siano gli stessi giovani che trovano le nuove espressioni del carisma che poi si traducano in risposte valide per le sfi de del mondo odierno.

Come accogliere i giovani d’oggi? C’è una sfi da di visibilità, ma ricordiamoci che il vero segno di visibilità è l’amore che noi abbiamo gli uni per gli altri, anzitutto nella nostra vita comunitaria che deve essere nutrita dal rispetto per l’altro nella sua originalità, dall’apertura nell’accoglienza. Essa deve poter essere guardata dai giovani come affascinante e piena di senso. Nelle periferie caratterizzate da una forte presenza di stranieri, la natura internazio-nale ed interculturale delle nostre comunità può essere una testimonianza profetica che si può vivere bene insieme, anche se si è differenti.Sembra, in generale, che ci manchi la capacità di approfondire le domande fi no a trovare le risposte che stiamo cercando. Si enumerano le sfi de e si danno i nomi ai problemi. Si comin-ciano processi di ricerca delle risposte, ma si abbandonano troppo facilmente, senza averle trovate.Dobbiamo imparare a rileggere la storia e anche a saper identifi care quelle risposte che sono state inadeguate, perché cadiamo con troppa frequenza negli stessi errori del passato. Per altra parte, bisogna saper guardare al futuro senza lasciarsi bloccare dai problemi di ogni giorno: avere una “visione” è una condizione indispensabile per avanzare dinamicamente verso il futuro e promuovere i cambiamenti necessari.La grande sfi da è sempre di saper “celebrare” la nostra vita, cioè viverla e proporla con semplicità e con gioia e recuperare la dimensione della gratuità, così necessaria in un mondo come il nostro che si fonda principalmente sull’effi cienza e sul guadagno.Dalle sfi de scaturiscono i percorsi e gli impegni per noi:

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* C’è nei giovani una ricerca del senso della vita, una sete di senso e di umanità, una sete anche di riconoscimento. Anche se non credono più, i giovani hanno in se stessi molta umanità e molta generosità: nelle loro vite c’è un grande bisogno di accompagnamento, dove noi dob-biamo e possiamo essere presenti.* La vita comunitaria che noi viviamo con le sue gioie e le sue diffi coltà, in mezzo alla gente, mostra alle persone che noi non siamo al di sopra di loro, ma come loro, con le nostre fragi-lità anche noi: anche per noi vivere insieme è fatica talvolta, ma ha un senso.* La nostra presenza solidale accanto a quelli che vengono messi da parte testimonia loro che anch’essi sono amati. Il nostro impegno è di essere dei fratelli che aiutano altri fratelli a vi-vere di più e meglio la fraternità.* Anche la secolarizzazione, in fondo, è un’opportunità per noi se sappiamo essere abbastan-za umili per camminare accanto agli altri, come loro fratelli in umanità, e davanti al Signore.* L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dei luoghi importanti dove noi dobbiamo esser presenti, e lavorare insieme con i laici e fra religiosi.Gli impegni per noi sono:* costruire comunità dove si vive con gioia il dono della fraternità: in una società spesso mul-ticulturale che soffre tensioni a causa di questo, la testimonianza di comunità formate da persone di differente provenienza geografi ca e culturale che vivono gioiosamente il dono della fraternità, è una testimonianza importante del potere trasformante del Vangelo e, allo stesso tempo, è una parabola che indica cammini di futuro per le società europee;* offrire itinerari seri di cammino spirituale a quelle persone che cercano risposte alle loro in-quietudini religiose e sentono una certa nostalgia di Dio. Questo esige, naturalmente, che noi approfondiamo la nostra esperienza spirituale e creiamo ambienti e progetti comunitari che aiutino in tal senso;* recuperare la centralità della missione e servirla con più trasparenza. La VC deve smettere di pensare primariamente a se stessa, e collocare invece al centro delle sue preoccupazioni le sfi de della missione. In tale contesto risulta imprescindibile ripensare i carismi e le loro espressioni;* valorizzare l’esperienza della condivisione dei laici che desiderano vivere il carisma di un Istituto. Il ruolo dei religiosi in questo contesto è quello dell’accoglienza, della formazione, dell’accompagnamento;* sostenere le nuove presenze apostoliche messe in atto in questi ultimi tempi da diversi Istituti religiosi. Tornare nelle periferie, ai margini, essere meno istituzionalizzati signifi ca, tra l’al-tro, recuperare una dimensione nella quale la VC è stata sempre particolarmente signifi ca-tiva;* vivere in profondità l’esperienza dell’interculturalità, nella prospettiva dell’arricchimento re-ciproco, senza sensi di superiorità, e tornare, in Europa, a “respirare con i due polmoni”: uno sguardo più attento all’Oriente ci potrebbe offrire spunti di ripensamento e di azione.Dobbiamo, e possiamo, guardare al futuro con speranza.* L’accettazione, sincera ed umile, della presente debolezza come opportunità per radicarsi più profondamente nei valori evangelici costituisce un fattore di crescita spirituale.* La VC continua fedelmente nella sua vocazione di situarsi alle frontiere geografi che, sociali e culturali della missione. È vero che i condizionamenti dell’età e la diminuzione dei religiosi stanno colpendo questa dimensione profetica, però resta viva la coscienza che questa è la missione della VC e resta salda la volontà di esservi fedeli.* La crescente presenza di laici che vogliono condividere il carisma è una realtà che anima e interpella i consacrati a riscoprire la ricchezza del proprio patrimonio carismatico ed esige una maggiore fedeltà.

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* Il sorgere di nuove forme di vita religiosa e di nuove comunità che tentano di rispondere in modo diverso ai nuovi bisogni della nostra società è un fatto positivo, indica apertura alle suggestioni dello Spirito e dinamismo nella vita della comunità ecclesiale. Esige, nello stesso tempo, processi di discernimento molto attenti, per i quali gli Istituti con maggiore tradizione possono essere di aiuto. Questa realtà, da conoscere ed accostare con positività e benevolenza, è uno stimolo al rinnovamento per tutti.* Lo sforzo che si sta facendo per individuare prospettive di futuro è fonte di speranza; l’assenza di orizzonti infatti non aiuta a crescere. È fondamentale sognare il futuro con coraggio e co-struirlo con realismo. L’impegno con il quale le comunità che stanno diminuendo elaborano progetti per il futuro è un chiaro segno di speranza.

3. Strategie di governoNell’Europa è nata la VC e anche la vita salesiana, e nell’Europa c’è il rischio che possa spari-re, almeno nelle forme fi nora conosciute. La sua scomparsa metterebbe a rischio non soltan-to tanti carismi, ma anche l’evangelizzazione. Resta nostra responsabilità davanti a Dio e ai giovani fare tutto il possibile per assicurare il futuro alla VC e alla vita salesiana in Europa.Fare, se non tutto, il nostro meglio implica la conversione personale e comunitaria, il ritorno alle radice della VC: Cristo, unico fondamento di essa. Il futuro della VC non dipende tanto da una sua riorganizzazione, pur necessaria, anche se profonda e dolorosa, da una migliore utilizzazione delle risorse, personali e fi nanziarie, da una ricollocazione delle presenze, ma, primariamente e per sé, da una sincera e radicale ricerca di Dio, da una conversione totale a Cristo.1. La conversione del cuore del salesiano deve essere priorità del governo ordinario in Congregazione. Dovremmo identifi care i mezzi più adeguati per concretizzare questo obiet-tivo fondamentale.2. L’ascolto delle vere necessità dei giovani è la norma e il cammino del discernimento che ci porterà a incontrare “quello che vuole Dio per le sue chiese”. I giovani d’oggi spesso non danno voce ai loro desideri e necessità, a volte perché non li riconoscono, a volte per paura di mostrare debolezza. Siamo noi che dobbiamo fare, con loro e per loro, il discernimento e sentire la voce di Dio nei gridi e nei silenzi dei giovani.3. Il cammino di conversione e discernimento è un processo comunitario. La comunità lo-cale, guidata ed accompagnata dalla comunità ispettoriale, esamina la validità carismatica della presenza nel territorio. La comunità ispettoriale, che ha stabilito i criteri comuni di ricerca, studia la mappa dell’opere e decide come situarsi nel territorio.4. Nucleo animatore del processo è la comunità di consacrati. Tutti, membri della FS, laici collaboratori, giovani…, ne sono responsabili, ma è la comunità a loro inviata da Dio che deve guidare e sostenere i processi. Nelle comunità, adulti e giovani sono mutuamente attori imprescindibili del processo. Gli anziani hanno un ruolo fondamentale: hanno impegnato la vita nelle opere esistenti a favore della missione salesiana e portano con sé la memoria sto-rica e il vissuto reale del carisma salesiano in loco. Ma i giovani, su cui sarà caricato il peso del cambio e la responsabilità di realizzarlo, devono essere non solo ascoltati ma soprattutto coinvolti in tutto il processo.5. Il Progetto Europa è, innanzitutto, endogeno. Prima di pensare a ricevere aiuto e risorse da altrove, le Ispettorie devono programmare la loro ‘rinascita’ in un piano organico, elabo-rato, discusso e accettato in Assemblea ispettoriale, consapevoli che si tratta di una rinascita spirituale del carisma in ciascuno dei confratelli, di una necessaria ristrutturazione delle presenze salesiane, di un’apertura incondizionata ai nuovi missionari.

Don Pascual Chavèz Villaneva, Rettor Maggiore.

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FORMAZIONE

Il Punto di Vistadella Formazione

A poche settimane dalla presentazione uffi -ciale della Strenna del Rettor Maggiore per il 2011, dal titolo “Venite e Vedrete”, il Con-sigliere per la Formazione salesiana, don Francesco Cereda, risponde ad alcune do-mande sul tema delle vocazioni.

1. Come vede la situazione vocazionale della nostra Congregazione?Nel mondo tanti giovani sono attratti dal carisma salesiano e particolarmente dalla fi gura di Don Bosco. Essi sono affascinati dalla sua spiritualità eucaristica, biblica e mariana; essi desiderano dedicare la propria vita e condividere la sua missione per i giovani, specialmente i più poveri; essi amano il suo stile di vita comunitario e familiare e le sue relazioni semplici e gioiose.

Come Congregazione abbiamo in media 550 novizi all’anno: questa è una grande grazia di Dio! La nostra proposta vocazionale ai giovani ha bisogno di essere maggiormente centrata sulla vita consacrata, ossia sul primato di Dio, sull’amore al Signore Gesù e sulla sua seque-la, sulla disponibilità allo Spirito; insieme alla missione giovanile, occorre presentare e fare sperimentare ai giovani anche la vita fraterna vissuta in comunità e la vita vissuta secondo i consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità, che sono tratti caratteristici della vita consacrata salesiana. Ci sono tanti modi per vivere il carisma di don Bosco, anche come lai-ci; la vita consacrata è uno dei modi, a cui Dio continuamente chiama i giovani. Spero che, attraverso il miglioramento delle fasi dell’aspirantato e del prenoviziato, la Congregazione possa accompagnare meglio le vocazioni che Dio le invia.

2. Questa situazione è uguale in tutta la Congregazione o si notano differenza nei diversi paesi?La geografi a vocazionale della Congregazione è cambiata rapidamente, specialmente negli ultimi trent’anni. Dopo il lancio del “Progetto Africa” agli inizi degli anni ottanta e l’impian-tazione del carisma in modo più capillare, in questo continente si riscontrano circa 80-90 candidati alla vita consacrata salesiana per ogni anno; si tratta di vocazioni “africane” che ci domandano di preparare equipes di formatori, comunità formatrici, centri di studio e so-prattutto una metodologia formativa personalizzata e inculturata. Lo stesso vale per l’Asia ove, accanto a paesi di consolidata crescita vocazionale come l’India, ci sono nuovi paesi che vedono una fi oritura di vocazioni come il Vietnam, Timor Est, l’Indonesia, Myanmar, la Corea. La situazione in Oceania e specialmente nelle isole del Pacifi co è vocazionalmente agli inizi; si notano segnali promettenti, per esempio a Samoa. La situazione in America è di-versifi cata: accanto a paesi che sono vocazionalmente in ripresa, ce ne sono altri che sono in una situazione di mantenimento o di stagnazione. L’Europa infi ne è in diffi coltà, ma possia-mo notare una media di circa 50-60 novizi all’anno. E’ cambiata la geografi a delle vocazioni nella Congregazione e quindi nuovi equilibri culturali si stanno formando. Occorre anche notare con soddisfazione che nei paesi vocazionalmente più fecondi vi è uno slancio di gene-

Spiritualità

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FORMAZIONE

rosità missionaria, verso tutte le Regioni della Congregazione; per questo sempre più grande importanza hanno le comunità internazionali e le esperienze interculturali.

3. La Strenna vocazionale del Rettor Maggiore come potrà aiutarci a curare mag-giormente le vocazioni per la Chiesa e per la Famiglia salesiana?Innanzitutto va osservato che l’attenzione vocazionale nei vari gruppi della Famiglia sale-siana generalmente sia debole; incontriamo molti giovani, anche generosi e disponibili, ma siamo poco attenti alla proposta e all’accompagnamento, per aiutarli a vivere una vita cri-stiana apostolica e a scoprire la loro vocazione. Questa è una convinzione che mi sono fatto conoscendo le Ispettorie della Congregazione e la Famiglia salesiana. Siamo spesso convinti che le vocazioni sorgano spontaneamente, quando nei nostri gruppi e nelle nostre comunità educative pastorali c’è un clima sereno, accogliente e gioioso; ciò è certamente importante, ma non suffi ciente. Don Egidio Viganò, settimo successore di Don Bosco, soleva ripetere che “senza proposta, non c’è risposta”; occorre quindi avere il coraggio della proposta vo-cazionale. È però necessario anche l’accompagnamento personale, perché senza una guida spirituale non ci può essere maturazione vocazionale. Con la Strenna di quest’anno il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez invita non solo noi salesiani, ma tutta la Famiglia salesiana ad avere maggior cura delle vocazioni e a lavorare non solo per le vocazioni del proprio gruppo, ma anche per quelle degli altri gruppi della Famiglia salesiana e della Chiesa.

4. Come Famiglia salesiana quali convinzioni devono fondare il nostro impegno vocazionale?Prima di ogni nostra cura pastorale delle vocazioni ci deve essere in ognuno di noi la con-vinzione profonda che è Dio che suscita le vocazioni, che è il Signore Gesù e il suo vangelo che attirano e affascinano i giovani, che è lo Spirito che ispira, anima e muove. Dio continua perciò a chiamare i giovani anche nei luoghi più diffi cili e secolarizzati: Dio chiama anche i giovani europei perché siano apostoli dei giovani dell’Europa. Dio non si stanca di chiamare e di proporre; siamo noi che talvolta ci scoraggiamo e rassegniamo; la preghiera deve perciò precedere, accompagnare e seguire ogni azione vocazionale. In secondo luogo è la testimo-nianza gioiosa e fraterna nel vivere la propria vocazione in comunione con altri fratelli che può suscitare una inquietudine vocazionale e può essere l’inizio di un cammino vocazionale per i giovani; non sono principalmente le parole, ma la testimonianza di autentici discepoli di Gesù e quindi suoi apostoli appassionati, sull’esempio di Don Bosco, che crea il clima vocazionale. Dio parla attraverso la nostra vita e la nostra testimonianza. La proposta voca-zionale risulta affi dabile solo se ci sono testimoni credibili.

5. In particolare noi salesiani, educatori e pastori, come possiamo aiutare i gio-vani nella ricerca e nell’accompagnamento della loro vocazione?Come salesiani abbiamo il Capitolo Generale 26° che ci incoraggia e ci indica impegni con-creti per aiutare i giovani a scoprire la loro vocazione. Ogni confratello abbia il coraggio della proposta vocazionale esplicita. La comunità si impegni a creare una cultura vocazio-nale, in cui ogni giovane si sente pensato e chiamato da Dio; susciti vocazioni apostoliche tra i giovani, invitandoli a fare del bene ai propri coetanei; accompagni quei giovani che si interrogano sulla vita consacrata salesiana; aiuti a scoprire la vocazione consacrata salesiana laicale. Per il discernimento vocazionale è necessario che la comunità sia aperta e accoglien-te; offra ai giovani la partecipazione a momenti comunitari; proponga esperienze “vieni e vedi”; inizi e consolidi esperienze di aspirantato. La Strenna del Rettor Maggiore ci aiuterà

Spiritualità

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FORMAZIONE

a sviluppare ulteriormente queste indicazioni.

6. Una maggiore cura delle vocazioni avrà anche degli effetti positivi sulla for-mazione salesiana?I formatori della formazione iniziale sono particolarmente attenti e aperti a collaborare per una valida animazione vocazionale nelle comunità e nelle ispettorie. Oggi i processi di ma-turazione dei giovani sono più lenti; le decisioni di vita non possono essere improvvisate, ma richiedono passi graduali, però non dilazionati; per questo educativamente e formativa-mente dovremmo tessere “l’elogio della lentezza”. Ciò non signifi ca che dobbiamo allungare i cammini formativi; dovremmo invece garantire la continuità formativa e non avere vuoti di proposta nelle varie fasce di età, soprattutto in una cultura della frammentazione e della complessità. I giovani che hanno fatto un cammino vocazionale non improvvisato, hanno motivazioni più solide, hanno svolto un discernimento più accurato, hanno acquisito la di-sponibilità e le attitudini per l’accompagnamento. Anche i formatori perciò sono in attesa del commento alla Strenna del Rettor Maggiore; essa ci aiuterà pure a formare i confratelli alla sensibilità e alla capacità per l’animazione vocazionale.

7. Come possono collaborare formazione e pastorale giovanile nell’animazione vocazionale?Nel mese di settembre di quest’anno 2010 abbiamo concluso gli incontri delle Commissioni di formazione e pastorale giovanile delle otto Regioni della Congregazione sul terzo nucleo del CG26 “Necessità di convocare”. Si è trattato di incontri di condivisione e di ricerca su come concretizzare le indicazioni capitolari. Alcune Regioni sono più avanti nel cammino di rifl essione e sperimentazione, mentre altre sono solo agli inizi; mi auguro che lo stesso spirito di collaborazione sia assunto a livello ispettoriale dalla commissione di formazione e dalla equipe di pastorale giovanile. Il terreno comune di confronto e collaborazione è l’ac-compagnamento dei candidati e la ricerca di nuove e diverse forme di aspirantato, ma si potrà rifl ettere pure sul cammino di fede dei giovani, sulla loro maturazione affettiva, sulla cultura vocazionale e sui modi di far maturare le vocazioni apostoliche, su come coinvolgere le famiglie nei cammini vocazionali, sulla proposta per i giovani universitari, ... Mi sembra che i formatori siano disponibili a offrire la loro esperienza e a lavorare con i giovani e per i giovani.

Spiritualità

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FORMAZIONE

Le Giornate della FamigliaSalesiana, uno sguardo dal web

(ANS – Roma) – In cinque parole il percorso compiuto dalla Famiglia Salesiana, mentre inizia a delinearsi la meta del bicentenario della nascita di Don Bosco 1815 – 2015.

Si è conclusa la XXIX edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Sale-siana. Due gli eventi che hanno caratterizzato il programma: la celebrazione eucaristica do-menicale e le conclusioni con la presentazione dei lavori di gruppo e l’intervento del Rettor Maggiore.La giornata si è aperta con la celebrazione dell’Eucaristia nella III domenica del tempo or-dinario presieduta dal Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez, e concelebrata da numerosi sacerdoti, tra i quali molti membri del Consiglio generale.Commentando le letture della liturgia, che avevano una forte connotazione vocazione, don Chávez ha precisato che “la trasformazione del mondo è frutto della nuova evangelizzazio-ne, e questa ha bisogno di nuovi evangelizzatori. Tocca a noi in questo momento della storia fare splendere la bellezza del volto di Gesù nella nostra esistenza personale, nella vita comu-nitaria, nell’assetto istituzionale, nella sfera ecclesiale e dare speranza e futuro ai giovani. Da questo punto di vista la Strenna: ‘Venite e vedrete’ o il bisogno di convocare è un programma spirituale e pastorale entusiasmante, ma molto impegnativo”.Nell’aula Magna del Salesianum don Guido Novella ha proposto una liturgia della Parola durante la quale sono stati presentati i lavori di gruppo svoltisi nei due pomeriggi di venerdì e sabato. I brani biblici e le brevi meditazioni sono state alternate dai canti del gruppo giova-nile “CGS Life” di Biancavilla e da gesti e simboli opportunamente preparati.Il Rettor Maggiore, prendendo la parola, ha accolto le conclusioni dei gruppi di lavoro ri-lanciandole ai presenti, “veri protagonisti dell’azione pastorale nei territori”. Facendo una rapida sintesi del percorso di rifl essione sviluppato durante le giornate, don Chávez ha ri-cordato come il tema della Strenna 2011 costituisca il quinto nucleo del percorso compiuto dalla Famiglia Salesiana negli ultimi anni. “Possiamo sintetizzare in cinque parole i temi delle Strenne che ci hanno guidato fi nora: vita, famiglia, educazione, evangelizzazione e vocazione. Sono gli argini entro i quali far fl uire la nostra azione per il futuro”. La Famiglia Salesiana è chiamata ad assumere i temi indicati come valori da vivere, facendoli diventare oggetto di educazione e promozione nel contesto e nella cultura attuali, dove non sempre trovano una accoglienza positiva.Prima di concludere, don Chávez ha ricordato l’imminenza del bicentenario della nascita di don Bosco, evento al quale occorre prepararsi con un adeguato cammino.In sdb.org è disponibile una sezione nella quale trovare i testi dei vari interventi, fotografi e e video sintesi delle giornate. La copertura mediatica delle Giornate di Spiritualità è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il Dicastero per la Comunicazione Sociale e Missioni Don Bosco. A breve sarà disponibile un cofanetto con i video e tutti i materiali.

Spiritualità

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PASTORALE GIOVANILE

La vocazione come missione

“Ne costituì Dodici perché stessero con Lui ed anche per mandarli a predicare e perché aves-sero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3,14-15).

Arriviamo, così, alla missione della vocazio-ne cristiana, secondo le parole di Gesù. Essa ci stupisce e ci fa perfi no tenerezza! Gesù chiama i Dodici perché stiano con Lui. Al di là e prima del fatto che ciò indichi, simbolicamente, la loro consacrazione al Signore, c’è l’aspetto umano di Gesù, il bisogno di amici, di compagni, di affetti. Di una famiglia! Un bisogno che riaffi orerà con prepotenza e amarezza la notte del Monte degli Ulivi, quando nessuno - poiché nessuno di loro restò sveglio accanto al suo dolore… -, nessuno seppe prestar fede alla sua vocazione!

Il fi ne primo di una vocazione cristiana è dunque quello di essere compagni, di restare ac-canto all’altro, per sempre. È un patto con l’umanità. Ciò vuol dire restare accanto a Gesù stesso “Ogni volta che avrete dato un bicchiere d’acqua fresca ad uno di questi piccoli l’a-vrete fatto a me”. La missione di tutta la Chiesa è questa: stare accanto all’umanità, sempre e dovunque essa si mostri, si nasconda o si perda. È la stessa vocazione di Dio. Là troveremo e porteremo il Suo Volto, là troveremo e metteremo all’opera le Sue braccia, con le nostre. Là vedremo guarite le malattie dell’anima e del corpo e arriverà la consolazione, il sollievo, la luce. Là ci sarà un medico, un Vangelo di speranza, di riscatto, di libertà. Questa condi-visione, questa incarnazione è la via di conoscenza di Dio che i Vangeli indicano. La Chiesa non è chiamata, infatti, a condannare il mondo, ma a salvarlo. Dai frutti si riconosce l’albero.

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PASTORALE GIOVANILE

Come Don Bosco: Educare la responsabilitàBruno Ferrero

La vera sfi da educativa del secolo

Un sociologo da tutti citato defi nisce “liquida” la nostra società. Sono tentato di aggiungere “e anche un po’ paludosa”. Sappiamo tutti che un fi ume senza argini diventa una palude. Parla-re di educazione della responsabilità signifi ca parlare di “argini”, cioè come costruire una vita bella, utile, orientata e forte.Ecco alcune semplici considerazioni:Il punto di partenza è essere responsabili di se stessi. Troppi adulti tra i venti e i quarant’anni non sono veramente in grado di prendersi la respon sabilità della propria vita. La maggio-ranza dei confl itti tra fi gli e adulti, come tra gli adulti stessi, si sviluppa in modo di struttivo proprio perché le parti non sono capaci, o non vogliono, prendersi la responsabilità di se stessi e sprecano energie in colpandosi l’un l’altro.È vitale avere un saldo e chiaro quadro di riferimento. Nelle nazioni industrializzate lo stan-dard di vita relativamente elevato impedisce di rifl ettere a fondo sulle dimensioni esistenzia-li della vita. Come facciamo a prendere le nostre deci sioni quotidiane, grandi o piccole che siano, quando non riu sciamo a metterci d’accordo su “che cosa” sia giusto fare? Dobbiamo cercare delle autorità nuove o fi darci del nostro intuito ed espe rienza? Dobbiamo continuare a credere nei valori umanitari, che tanto scarseggiano in questo mondo, o concentrarci sul nostro benessere materiale?La scelta è diffi cile, tanto che molti genitori preferiscono la sciarsi trasportare dalla corrente. È la scelta peggiore.

Vogliamo educare i fi gli in modo che imparino a confi dare su una solida autorità interna, che li metta in grado di prendere le loro decisioni sociali ed esistenzia-li oppure vogliamo insegnare loro ad affi darsi ad un’autorità esterna, sia essa politi ca, religiosa o fi losofi ca?Esistono due forme di responsabilità. La responsabilità sociale è quella che abbiamo l’uno verso l’altro: in famiglia, nelle comunità, nella società e nel mondo. È una qualità che per-mette alla società o a gruppi costituiti da un certo numero di per sone di funzionare corret-tamente. La responsabilità sociale si può imparare solo dai genitori e dagli insegnanti. La responsabilità personale è quella che ciascuno di noi ha per la propria vita, per la propria salute e lo sviluppo fi sico, psicologico e mentale. I fi gli devono vivere con adulti che salva-guardino la loro integrità personale e intervengano quando i fi gli dimostrano comporta-menti autodistruttivi. L’intervento dei genitori deve essere fatto in modo da assicurare ai fi gli lo sviluppo di una sana autostima e un alto grado di autonomia.

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PASTORALE GIOVANILE

Uno scambio reciproco di opinioni è l’unica forma di comu nicazione e ottiene subito tre risultati: sviluppa la responsabilità personale dei fi gli, mantiene e coltiva le rela zioni con i genitori e migliora i sentimenti di unità familiare. Per il raggiungimento di queste tre con-dizioni favorevoli, ogni altra forma di reazione, come prediche di fatto, morali o sociali, giudizi di ogni genere o indifferen za, risulta distruttiva.I genitori devono abbandonare il “risponditore automatico”, lo strumento che, appena i fi gli sono a portata di orecchio, attacca con i soliti commenti educativi, di aiuto o di consiglio. È evidente che la maggior parte dei fi gli già all’età di tre anni smette di ascoltare la macchina parlante. Il messaggio sottostante è distruttivo: «Tu non sei in grado di funzionare come un fi glio decente, responsabile, beneducato e collaborativo se io non ti metto in testa ogni mi-nuto quello che devi fare!». E quanto più il nastro lo ripete, tanto più il messaggio viene registrato. I genitori devono esprimere chiaramente “quello che pensano” e aiutare i fi gli a fare altret-tanto, ricordandosi sempre che i bambini hanno il diritto di essere bambini.Per esempio, il perenne confl itto “svegliarsi in tempo al mattino” dovrebbe essere risolto con un discorso affettuoso ma fermo del tipo: «Ascoltate, ragazzi. Quando eravate più piccoli, ci piaceva svegliarvi la mattina, dato che la responsabilità che vi prepa raste per la scuola era nostra. Ma ora pensiamo che non sia più necessario, anche perché con questa storia fi nisce che bisticciamo quasi ogni giorno. Quindi abbiamo deciso di lasciare a voi questa responsa-bilità. Se poi vi capiterà troppo spesso di andare a letto tardi, e avrete paura di non sentire la sveglia, ba sta che ce lo diciate e vedremo di aiutarvi. A parte questo, d’o ra in poi dovrete pensare voi ad alzarvi ogni mattina».I bambini sanno quello che vogliono, ma non sanno quello che è necessario per loro.I fi gli che ricevono tutto quello che vogliono non sono amati, ma trascurati.Se i bambini hanno tutto quello che chiedono o devono solo “ubbidire” non saranno mai responsabili. L’ubbidienza pura e semplice non è la responsabilità!Responsabilità signifi ca passare dall’essere controllati dall’esterno a un controllo interiore. Un bambino semplice-mente ubbidiente si abitua a una forma di controllo esterno. Questo può danneggiare la sua autostima e lo sviluppo della sua responsabilità personale e genera sensazioni di isolamento, inferiorità o vergogna. Con il tempo si metterà in qualche compagnia che assumerà potere su di lui come hanno fatto i suoi genitori: «Se fai come noi, sei dei nostri, altrimenti sei fuori!»I genitori devono dimostrare, non insegnare. Per gli adulti, impegnarsi per conseguire una relazione con i fi gli basata su uguale dignità costituisce una sfi da quotidiana. Ogni giorno i fi gli cercano di defi nire i propri limiti e le proprie responsabilità personali, e i genitori devono scavare più a fondo per trovare nuove risposte in luogo delle reazioni scontate del passato. A questo scopo devono modifi care e rendere più autentico il loro modo di essere.I fi gli devono avere qualche “dovere” e qualche compito pratico in casa. Negli ultimi dieci o quindici anni è aumentato il numero di genitori che in vece di chiedere ai fi gli di fare qual-cosa, li servono docilmente. Sono nati così quelli che vengono chiamati “i piccoli tiranni”. I genitori dovrebbero defi nire la situazio ne all’incirca in questi termini: «Siamo tutti sulla stessa barca e l’equipaggio è composto da quattro membri. Su questa barca tutti sono bene accetti. Ma non abbiamo nessuna intenzione di tenere a bordo un clandestino».I ragazzi che vivono in casa devono sapere esattamente che cosa ci si aspetta da loro.E i genitori devono continuare a tenere saldamente in mano la guida della famiglia.

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PASTORALE GIOVANILEDimensione Educativa - Culturale

Giovani: la prima generazione incredulaArmando Matteo

L’attuale generazione di giovani fatica a silla-bare con l’alfabeto cristiano il suo bisogno di senso e di sacro e a sintonizzarsi alla parola di Gesù per rispondere a quella domanda che ogni uomo è a se stesso, che fatica a riconosce-re nella prassi liturgica il luogo dove si impara a conoscere il Dio dell’amore e l’amore di Dio.

Una generazione che non si pone contro Dio o contro la Chiesa di Gesù, ma che sta imparando a vivere – e a vivere anche la sua religiosità – senza il Dio e la Chiesa di Gesù. E questo non perché si sia esplicitamente collocata contro Dio e contro la Chiesa, ma molto più elementar-mente perché nessuno ha testimoniato a essa la convenienza della fede, la forza della parola del Vangelo di illuminare le soglie e le domande della vita, la bellezza di una fraternità nella comune sequela.

La domenica senza la MessaA prima vista un tale rapporto sembra segnato da alcune paradossali contraddizioni. I nostri ventenni e trentenni, infatti, da una parte si tengono sempre più a distanza dalle pratiche di preghiera e di formazione proposte dalla Chiesa, ma dall’altra esprimono un generale ap-prezzamento per il valore dell’esperienza religiosa; da una parte si riconoscono vicini a molte delle posizioni assunte dal Santo Padre e dai Vescovi in relazione alla difesa della tradizione cristiana della cultura occidentale e dei suoi segni pubblici, dall’altra però manifestano un incredibile analfabetismo biblico. Ancora qualche altro paradosso che viene dal mondo di internet: quasi nessuno ama parlare di fede nella rete e spesso, nei profi li con cui descrivono loro stessi, i giovani si dichiarano agnostici (qualcuno anche ateo), eppure aumentano nella galassia del web i siti dove “lasciare una preghiera”, “accendere una candela”, “trascorrere momenti di pace”.

Ma il dato più rilevante è forse il fatto che moltissimi giovani, pur essendosi avvalsi dell’in-segnamento della religione a scuola e pur provenendo da ambienti vitali di larga ispirazione cattolica, disertano con grande disinvoltura l’appuntamento settimanale con il Signore Gesù: la Messa della domenica, e non sembrano per nulla interessati a cammini di approfondimento della fede cristiana. Sono sempre più rari i cosiddetti “gruppi giovani”.I genitori dei nostri ventenni e trentenni, d’altro canto, sono proprio coloro che hanno respi-rato a pieni polmoni l’aria di cambiamento del ’68 e le allora imperanti istanze di rifi uto della tradizione culturale e religiosa dell’Occidente. Questi genitori, da parte loro, con il tempo hanno rallentato la pratica di preghiera e il legame di fede e, pur non impedendo che i fi gli andassero a catechismo o scegliessero l’insegnamento della religione cattolica a scuola, a casa non hanno testimoniato alcuna fi ducia nel Vangelo, nell’esperienza ecclesiale e nella prassi della carità. Ecco il punto o, meglio, l’anello mancante: tra i giovani di oggi e l’esperienza di fede la cinghia di trasmissione si è interrotta a causa di quella testimonianza che il mondo degli adulti ha tralasciato di offrire.Una catechesi blanda e tiepida

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PASTORALE GIOVANILE

L’attuale cura che la comunità ecclesiale esprime per i giovani è molto al di sotto di quanto sarebbe necessario. Se nel passato l’educazione dei giovani alla fede poteva fare affi damento a tre punti d’appoggio, la chiesa, la famiglia e la società, oggi non è più così. Per questo, al-lora, non possiamo più limitarci alla semplice preparazione, celebrazione e narrazione delle GMG. Non possiamo più limitare la frequenza della vita parrocchiale a una catechesi molto blanda e tiepida. Non possiamo più propriamente ritenere lo spazio ecclesiale semplice luo-go di esercizio della fede.Dobbiamo pensarlo, strutturarlo e renderlo sempre di più come luogo di generazione della fede, luogo in cui non solo si prega ma nel quale si impara anche a pregare, luogo nel quale non solo si crede ma nel quale si impara anche a credere.Una tale società sta infatti riservando ai giovani solo le briciole dei suoi investimenti e delle sue attenzioni. Si pensi alle inique distribuzioni della spesa sociale. Questa nostra società sta lentamente consumando il suo – e a maggior ragione quello dei giovani – futuro. E quando il futuro appare più una minaccia che un orizzonte di speranza, allora sono aperte le porte al nichilismo.Una Chiesa veramente attenta ai giovani, che prende in carico la loro incredulità e la loro situazione di disagio, riscopre così non solo il suo volto missionario ma assume anche una carica profetica in grado di orientare il cammino della città degli uomini. IL LIBROArmando MatteoLa prima generazione incredula (Rubbettino)Un libro utilissimo che mette a fuoco il rapporto che oggi intercorre tra giovani e fede, con particolare riferimento alla fascia d’età 18-29.L’ipotesi di fondo del volume è che siamo costretti ad ammettere che per molti giovani del nostro tempo e della nostra parte del pianeta l’esperienza della fede non rappresenti un principio che qualifi ca la propria prospettiva sul mondo: ma solo qualcosa legato al mondo dell’infanzia, del catechismo, dell’oratorio, ma che non c’entra più nulla con le scelte, con le decisioni, con il progetto di studio e di vita.Armando Matteo è Assistente nazionale della FUCI e autore di libri e studi.IL QUADRUPLICE SVANTAGGIO DEI GIOVANI CONTEMPORANEIMancata evangelizzazione primaria in seno alla famiglia. Sono cresciuti a brioche e cartoni animati e nessuno li ha aiutati a sviluppare alcun senso per l’importanza della preghiera, della lettura della Bibbia e una vita nella Chiesa. I loro stessi genitori hanno preso distanza da tutto ciò.Una Chiesa che continua a presupporre un inesistente lavoro di iniziazione alla fede da par-te delle famiglie e della scuola.L’immagine diffusa di Chiesa: l’immagine di una potenza di tipo politico, con ampie riser-ve economiche, con malcelati interessi per alleanze strategiche con questo o quel settore dell’apparato statale.La cultura europea attuale, che mostra segni di grande indifferenza nei confronti del cristia-nesimo.

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MISSIONI

Notizie da Salinasdon Antonio Polo

Carissimi Amici, carissime Amiche,eccoci di nuovo al tradizionale appuntamento natalizio. Basterebbe dire: BUON NATALE, e cercare di viverlo nel suo signifi cato originale e profondo: la Buona Notizia di Dio con Noi.E noi, cercare di essere un po’ di più, sempre di più, con Lui.Nel mese di settembre scorso, è morto in un tragico incidente Moises Guaman, un bambino di Salinas, di 9 anni di età. Non lo conoscevo bene e sono stato attento al lamento funebre cantato fra le lacrime, della sua mamma: “Preparava la colazione per tutti, mentre i genitori andavano a mungere le vacche”. “Voleva fare da grande il dottore, per curare la mamma ammalata”. “Con il primo stipendio avrebbe comprato una lavatrice per la mamma, perché ha sempre le mani gelate”.

ECONOMIA SOLIDARIA è stato un tema ricorrente durante quest’anno. Conferenze, incon-tri, articoli per riviste e programmi per la radio... Salinas è vista come un punto fermo di riferimento per i suoi quarant’anni di avventura solidaria. Molti discorsi, molte parole... Si può tentare una sintesi? La società globale vive l’economia come un servizio incondizionato al Dio denaro. Mettere al primo posto la persona umana (e la creazione di cui è parte) è la sfi -da della pacifi ca, ma radicale, rivoluzione della Economia Solidaria. Seguendo il messaggio evangelico: “mettere Dio al centro ed in Lui assicurare saldamente la centralità della persona e della natura”. Da quando il piccolo Moisès ci ha lasciati, ogni volta che sono chiamato a parlare della E.S.,mi viene spontaneo ed emotivo il ricordo del suo esempio: “Preparava la colazione per tutti”: non aspettava di esser tirato giù dal letto per poi essere servito. Non c’è posto per l’E.S, se non c’è slancio di servizio. Servire, con semplicità ed allegria, è la prima e fondamentale forma del dare, dell’amare. Se non sento la gioia del dare, non mi resta che l’ambizione del fare, nell’avida attesa del denaro corrispondente. Voleva fare il dottore, per curare la mamma: il mestiere che scegliamo è per servire, per aiutare o la scelta è dettata dal dio quattrino: “La lavatrice per la mamma”: non sognava, con il primo stipendio, un vestito da sfoggiare, un apparato elettronico, un pranzo di gala o la prima rata per una casa per sè. Pensava a chi, insieme con la vita, gli dava l’affetto, la possibilità di studiare... Grazie, Moisès per averci detto che si può sognare di vivere per amore, che si può mettere il denaro a servizio delle persone. Forse la vita ti avrebbe fatto svanire il sogno o forse, come molte persone che tutti conosciamo, lo avrebbe realizzato giorno per giorno, nella dura sfi da di andare contro-corrente, di vivere senza pose, la rivoluzione della bontà, della solidarietà. Quest’anno ricorre il centesimo anniversario della nascita di Mons. Leonidas Proaño. Sentendo prossima la fi ne della sua avventura terrena, chiese aiuto al segretario, per preparare un ultimo viaggio. “Che valigia preparo?” “ No, caro amico, il viaggio di cui parlo non ha bisogno di valigie...”. Il mio augurio natalizio è che ci lasciamo innamorare sempre più della solidarietà. Dio si è fatto to-talmente solidale con noi nella semplicità di Betlemme.

Un Natale BUONO, nel Signore Gesù.

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MISSIONI

La missione di mahajanga:lettera di don Bepidon Bepi Miele

Carissimi,un affettuoso saluto a tutti coloro che stanno seguendo la missione di Mahajanga e mi scu-so per il ritardo con cui vi mando questo mio scritto.Mi auguro di trovarvi tutti in salute e con il cuore pieno di speranza e di fi ducia nonostan-te tutto quello che succede nel mondo. Nell’ultimo scritto vi descrivevo la festa del cinquan-tesimo anniversario della repubblica malgascia e delle diffi coltà che stiamo vivendo in questo periodo.Da due anni siamo in una crisi di cui non si vede soluzione sia per il non volere della comu-nità internazionale sia per il non accordo tra partiti all’interno del Paese. Il popolo capisce che quello che stanno facendo i politici da due anni non è la ricerca di una soluzione (nessuno presenta un programma politico, non c’è alcuna opposizione costruttiva alla ricerca del bene della nazione… ), ma una vera sete di spartizione dei posti chiave del potere e un voler a tutti i costi ‘pulire’ gli uomini politici del passato (ora in esilio perché condannati dalla giustizia) per farli ritornare e una sete insaziabile del proprio interesse. Niente si fa senza un vantaggio personale. Chi ha possibilità fi nanziaria può fare tutto quello che vuole perché… ‘compra’; chi non ha non riesce neanche ad avere ciò che la legge dichiara suo diritto. Documenti, atti di proprietà… tutto è possibile solo se hai soldi, altrimenti aspetti anche anni e rischi che qualche altro ti porti via quello che è tuo. La crisi politica ha portato alla chiusura di tante attività industriali o imprenditoriali con la conseguente perdita di lavoro per tante persone che si trovano senza sussistenza per la fami-glia. La povertà sta progredendo in maniera impressionante.Abbiamo avuto la prova all’inizio dell’anno scolastico: un calo di iscrizioni in tutti gli istituti scolastici (dalle scuole materne al liceo) a causa della mancanza di soldi per pagare i diritti d’iscrizione, l’assicurazione e tutto quello che occorre a chi va a scuola (grembiule, quaderni, penne, squadra… ); all’inizio pensavamo che questo fenomeno riguardasse solo le scuole pri-vate a causa della retta mensile, ma ci siamo accorti che anche le scuole pubbliche hanno avu-to un calo d’iscritti. Nelle famiglie si sceglie chi dei fi gli deve andare a scuola e chi rimanere a casa. Molti dei nostri allievi del Centro sono stati accolti con ‘borse di studio’ (il che vuol dire gratuitamente o quasi) che diamo confi dando nella vostra sensibilità e generosità. Vedendo che una settimana prima dell’inizio dei corsi c’erano ancora posti ho fatto come nella parabola del vangelo: ho chiesto ai maestri di trovare giovani volenterosi d’imparare un mestiere e for-zarli a iscriversi fi no a esaurimento di posti. I posti sono stati tutti occupati e abbiamo iniziato l’anno scolastico.Quest’anno (dopo la bella esperienza dello scorso anno) abbiamo deciso di iniziare il liceo tecnico per preparare i giovani alla maturità tecnico-professionale.Non abbiamo abbandonato i ‘nostri giovani’ (cioè i più poveri, quelli senza mezzi e con risul-tati scolastici disastrosi), ma abbiamo voluto dare a chi si impegna la soddisfazione di riuscire nonostante tutte le apparenze esteriori.Un giorno dello scorso anno, volendo stimolare i miei giovani a impegnarsi di più nello studio e nella formazione professionale, ho parlato loro in questi termini: “Il Centro don Bosco in

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MISSIONI

cui voi studiate e imparate un mestiere lo paragono a un centro di raccolta rifi uti e voi siete la spazzatura che la città e la regione getta e scarica. La maggior parte di voi, infatti, non è riuscita agli esami di terza media una o più volte; molti tra voi sono troppo avanti con gli anni e nessuna scuola li accoglie; alcuni di voi sono stati allontanati dalla scuola per cattiva condotta; parecchi di voi sono stati allontanati perché non pagavate la retta… .Ognuno di voi ha la sua storia che lo ha portato a scegliere il don Bosco per preparare un futuro diverso da quello in cui vi trovavate. Don Bosco vuole darvi l’ultima possibilità per far vedere che non siete buoni a nulla, per dimostrare che avete delle energie per prendere in mano la vostra vita e renderla migliore. Don Bosco vi accoglie, vi dà un ambiente educativo e di formazione seria e di qualità. Approfi ttatene, ascoltate i vostri insegnanti e i vostri edu-catori e vedrete che riuscirete. Niente si ottiene senza impegno e senza sacrifi cio: prendete in mano la vostra vita, lasciatevi guidare, impegnatevi e vedrete cosa siete capaci di fare.”Avevamo dato la possibilità a una quarantina di giovani (di quei giovani rifi utati, conside-rati incapaci nello studio e scavezzacolli da tutti) di fare un terzo anno di teoria per prepa-rare il diploma di maturità tecnico-professionale. Durante l’anno quattro si sono ritirati e 36 hanno dato l’esame. Ebbene, ve lo dico con il cuore gonfi o di fi erezza e di ringraziamento al Signore, i miei giovani hanno fatto miracoli!! Di questi 36, ben 31 hanno ottenuto il diploma di maturità tecnico/ professionale. Mi hanno ricordato l’esempio che avevo fatto e dicevano: “Ecco, per Bepi, l’immondizia può essere riciclata e si può tirare fuori da essa cose preziose’. Il progetto della “Banca del Riso” continua ed è entrato in una nuova fase: quella della col-tivazione del riso. Gli Amici di San Donà di Piave hanno procurato il trattore e il materiale agricolo e stanno conducendo la missione verso le scelte più consone a questo nuovo im-pegno. Ho fi ducia che riusciremo a sfondare e dare una stabilità al progetto. Ovviamente il progetto prevede anche un aiuto allo sviluppo dei contadini della zona dove abbiamo com-prato le risaie (circa 70 ettari).Siamo a Natale: ci prepariamo ad incontrare il Signore e a dargli un posto nella nostra vita. Sembra che tutto sia brutto e vada male in questo mondo, e invece il bene è più grande e più forte! La vita non fa rumore nel suo sviluppo, la morte invece fa fracasso e fa notizia.Crediamo che il Signore non ci lascia soli e imprigionati nella nostra piccolezza: sta venendo a porgerci la sua mano salvatrice e a darci tutto quello di cui abbiamo bisogno per comple-tare il nostro essere uomini. Coraggio e speranza poiché quello che noi non siamo capaci di fare, viene a realizzarlo il nostro Signore!Auguro a ognuno di noi di aprire il cuore a Lui e ricambiare il Suo bene ricevuto con l’atten-zione verso coloro che soffrono più di noi.Un caloroso e affettuoso augurio vi giunga da parte mia e dei miei giovani. Al consueto appuntamento nella messa di mezzanotte assicuro la celebrazione per voi e i vostri cari: che il Signore prenda dimora nei vostri cuori e nelle vostre case portandovi pace, serenità, amore e salvezza.Che la benedizione di Dio scenda su voi tutti.

Mahajanga 8 dicembre 2010

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MISSIONI

Viaggio nellaForesta Amazzonica

La Mostra “Il Senso della Biodiversità – Viag-gio nella Foresta Amazzonica” è promossa dal VIS – Volontariato Internazionale per lo Svi-luppo, una Organizzazione non Governativa senza scopo di lucro che si occupa di solidarietà e cooperazione internazionale e che opera a favore dei giovani più svantaggiati che vivono nel Sud del Mondo.

La MOSTRA INTERATTIVA “IL SENSO DELLA BIODIVERSITÀ”Viaggio attraverso i 5 sensi nella Foresta Amazzonica

Si rivolge alle classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado.Sarà allestita a PADOVA presso l’ex fornace Carotta via Siracusa nei mesi di GENNAIO E FEBBRAIO 2011 - la visita è gratuitaIn occasione dell’inaugurazione si effettuerà un Seminario sui temi della Mostra rivolto agli insegnanti che condurranno le classi in visita. IndicazioniLa mostra consiste in un percorso multisensoriale-cognitivo che conduce i partecipanti a “vi-vere e sperimentare” l’affascinante ambiente della foresta amazzonica, riprodotto anche attra-verso suoni, colori, odori, situazioni e stili di vita tipici dei popoli che la abitano. I visitatori effettueranno un suggestivo viaggio sensoriale alla scoperta dalla sua incredibile bellezza. Il viaggio attraverso le diverse sale e le varie tematiche permetterà ai visitatori di conoscere l’importanza della biodiversità come fattore di sviluppo umano per tutti gli uomini e mostre-rà come le popolazioni di Ecuador e Perù possano valorizzare le risorse della foresta per il loro sviluppo, attraverso la trasformazione e l’immissione dei prodotti nel mercato interno e in quello internazionale del commercio equo e solidale. Il percorso attraverso le diverse sale e le varie tematiche sarà guidato da facilitatori e sarà mirato alla partecipazione interattiva dei visitatori. Verrà data la possibilità di continuare il viaggio in classe, attraverso strumenti didattici di approfondimento che verranno messi a disposizione degli insegnanti.

Contenuti della mostra Il percorso porterà i visitatori a conoscere la vita dei popoli amazzonici Shuar e Achuar dell’E-cuador e Yanomani del Brasile. Verranno presentati la concezione della natura e lo stretto legame intercorrente tra Uomo e Foresta nella cosmovisione indigena. La foresta, oltre ad avere un ruolo fondamentale nell’equilibrio dell’ecosistema terra, è il luogo da cui questi popoli ricavano i mezzi necessari per la vita quotidiana e per elaborare prodotti che saranno immessi nel circuito del commercio internazionale. Si esamineranno i passaggi e le trasformazioni grazie alle quali i prodotti arrivano fi no a noi e le esperienze del Commercio Equo e Solidale, che portano sviluppo e tutelando la biodiversità della foresta.Verranno inoltre messe in evidenza le minacce che incombono sul territorio della foresta amazzonica e sui suoi abitanti: deforestazione, estrazione di petrolio e risorse minerarie, com-

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MISSIONI

mercio illegale di animali, urbanizzazione, perdita della biodiversità, per aprire gli occhi su come questi problemi locali abbiano rilevanza globale.

Informazioni per prenotazioni visite guidate:Durata visita: 60-75 minutiPeriodo: dal 21 Gennaio al 28 Febbraio 2011, dal lunedì al sabato, dalle ore 8.45 alle ore 12.45Prenotazioni on line Per informazioni contattare:Associazione Amici dei Popoli Padova via T. Minio 13 int 7 Padova tel./fax 049 600313 – cell. 3473498098 - mail: [email protected] ulteriori informazioni visitare i siti: www.padovanet.it/associazioni/adpwww.amicideipopoli.org - www.volint.it

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COMUNICAZIONI

Venite e Vedrete 2011su Youtube

Prende uffi cialmente vita oggi, 22 dicembre, il canale di YouTube “VeniteeVedrete2011”, una vetrina di storie vocazionali di vari membri della Famiglia Salesiana, una testimonianza di persone che ancora oggi si impegnano a vivere il motto di Don Bosco “da mihi animas”.

Lanciato a metà novembre con un invito rivol-to alle équipe di Comunicazione Sociale delle varie Ispettorie e ai collaboratori della Sala Stampa di ANS, il progetto del canale “VeniteeVedrete2011” ha ricevuto un immediato con-senso. In appena 5 settimane sono pervenuti oltre 30 video, espressione delle varie sensibilità e delle particolari storie personali che hanno spinto persone differenti a condividere uno stes-so carisma.Da oggi tutti questi video sono visibili in lingua originale sia all’interno del canale su YouTube e sia alla pagina appositamente dedicata di sdb.org.Per adempiere alle indicazioni della Strenna 2011 del Rettor Maggiore, sulla necessità di con-vocare e di offrire una chiara testimonianza, “VeniteeVedrete2011” continuerà ad ospitare le video testimonianze vocazionali che arriveranno alla redazione di ANS.

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NOTIZIE DALLE CASE

Bacau: attività dal 1 ottobre al 31 dicembre 2010

BACAU

2 ottobre – Insieme agli animatori e alle ani-matrici siamo stati all’Arena Mall per partici-pare ai costumi storici di Bacău. 3 ottobre - Con i volontari partecipiamo alle Giornate di Bacău: una sera meravigliosa, pie-na di divertimenti e di allegria in cui abbiamo partecipato a diversi concorsi e siamo tornati a casa con premi notevoli.10 ottobre – CASTAGNATA: un giorno speciale nel quale ragazzi e giovani si son rallegrati con giochi & concorsi, the caldo e cioccolata. In quel giorno è iniziato il concorso di cultura generale “STUDIA & VINCI” per le classi elementari e medie che è continuato fi no al 26 di-cembre. I partecipanti sono stati numerosi, con premi del valore totale di 300 euro. GRAZIE A TUTTI I BENEFATTORI!17 ottobre - Giorno dell’ educazione: hanno partecipato gli adolescenti delle superiori, stu-denti, genitori, educatori, professori. Invitati principali: il prof. Ficută Dumitru, ispettore per l’educazione permanente della provincia di Bacău, don Tamas Petru, ispettore zonale per i professori di religione. Ci hanno aiutati a rifl ettere sull’amore dal punto di vista antropologi-co, in linea col tema “CHI AMA, EDUCA”. Il tutto si è concluso con uno spettacolo artistico offerto dai gruppi dell’Oratorio Salesiano “Don Bosco”.Dal 22 al 24 ottobre – Corso Animatori a Baia Mare – un corso interattivo a 500km di distanza, nel quale gli educatori del nostro Oratorio hanno animato giovani provenienti dai dintorni della città: c’è stata la possibilità di conoscersi meglio, di farsi nuovi amici e di im-parare molte cose interessanti collegate al compito di animatori.Dal 6 al 7 novembre – Ritiro ADS a Roman: in un ambiente molto favorevole ci siamo preparati spiritualmente presso la casa delle suore di clausura francescane di Roman. 6 novembre – Giornata della gioia: un giorno di incontro con i ragazzi della zona di Bacău, nel quale più di 300 ragazzi hanno trascorso una giornata meravigliosa di giochi e di temi formativi. Sabato 20 novembre - Alle ore 9,00 torneo di scacchi (le medie), al quale hanno partecipa-to sia i ragazzi della città che i ragazzi dei paesi vicini.21 novembre – Visita al Centro Equestre di Hemeiuşi coi ragazzi del gruppo ADS; grazie all’amabilità degli amici abbiamo avuto la posibilità di visitare l’intera struttura ippica, e perfi no di prendere brevi lezioni e di cavalcare.1 dicembre - GITA alla pista di Karting assieme ai bambini del Centro diurno “Dominic Savio”, ADS KEYBOYS & NOI, per festeggiare il giorno nazionale della Romania.4 dicembre - Promessa ADS: i quattro gruppi degli ADS (Keyboys, NOI, Leader e ON) hanno promesso in questo giorno che cercheranno di essere sempre fedeli, che adempiranno bene i propri doveri, che aiuteranno gli altri secondo il modello di S. Domenico Savio, sotto la guida di don Bosco.Dal 4 al 10 dicembre - Esposizione della copia della Sindone di Torino all’Oratorio. Vi sono stati vari gruppi di adulti, giovani, adolescenti e bambini, che si sono trovati all’Oratorio per

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NOTIZIE DALLE CASE

trascorrere alcuni giorni di ritiro, esercizi spirituali, momenti di rifl essione in preparazione al Natale. Essi hanno contemplato la Sindone assieme ad altri visitatori: adolescenti della parrocchia Traian-Zăpodia; giovani della parrocchia Baraţi; gruppi ADS del nostro Oratorio, bambini del Centro diurno “Domenico Savio”.17 dicembre - ADS ON & Leader al pattinaggio: è stata una sera indimenticabile, nella qua-le ci siamo divertiti moltissimo. Quelli che conoscevano un po’ l’arte hanno avuto la dispo-nibilità di aiutare quelli meno esperti. Tra cadute e piroette abbiamo sorseggiato abbondanti bicchieri di the caldo.18 dicembre - “IL TUO COMPLEANNO”: un giorno speciale di preparazione al Natale per tutti gli allievi della III° media. Tema principale è stato IL GRUPPO. Abbiamo assistito alla proiezione di un fi lm sull’argomento, per poi discuterlo in gruppi ed abbiamo realizzato un momento simpatico di pubblicità sul valore del gruppo stesso.Dal 20 al 24 dicembre - È stato allestito il PRESEPIO VIVENTE con i Volontari del Centro diurno “Domenico Savio” e l’Associazione Kolping. Il presepio è stato sistemato di fronte alla Casa della Cultura, e nel Parco delle Rose tra le 13,30-16,30: un presepio in dimensio-ni reali nel quale attori volontari hanno impersonato personaggi biblici, rappresentando il momento della nascita del Salvatore. I passanti hanno avuto la possibilità di assistere alla presentazione artistica dei personaggi, di partecipare alle danze ebraiche, di ascoltare i canti natalizi offerti dai diversi gruppi delle superiori e parrocchiali, di scrivere un pensiero sui fogli di auguri confezionati dai bambini, di fare un’offerta per i bambini del Centro diurno “Domenico Savio”.Dal 21 al 24 dicembre - Alle ore 17,30-19,30 si sono svolti i tradizionali CANTI NATALIZI al supermercato REAL, che ci ha sponsorizzati per lo Spettacolo di Natale 2010 e anche per riempire il sacco di Babbo Natale.24 dicembre - Alle 8,30 - COLINDE del gruppo ADS Keyboys &Noi alle proprie famiglie.26 dicembre – Spettacolo di Natale: hanno participato il gruppo dei clown, il gruppo di danza; i bambini del Centro diurno “Domenico Savio”. Due gruppi hanno suonato la chitar-ra, presentato scenette natalizie, recitato poesie... . Il Babbo Natale è stato molto generoso, nonostante la crisi economica. Ha regalato premi di 300 euro per il concorso di cultura ge-nerale “STUDIA & VINCI”, ed altri regali per i ragazzi del gruppo ADS, del Centro diurno “Domenico Savio”, del gruppo di calcio, clown, danza, chitarra, corsi di lingue straniere, animatori ecc. … : abbiamo creduto nella Provvidenza e non siamo stati delusi!Domenica 26 dicembre – ore 16,30 COLINDE del gruppo ADS Leader & ON alle proprie famiglie, proprio nella gionata dedicata dalla Chiesa alle famiglie, abbiamo regalato tantis-sima gioia ai nostri amici più vicini;Dal 27 al 29 dicembre – Campo ADS a Piatra Neamţ sulla neve: assieme agli animatori di Costanza, ci siamo divertiti sulla neve e sul ghiaccio. Grazie alle famiglie, che ci aiutano ad organizzare questa mini-vacanza, e con il contributo dei partecipanti, siamo riusciti insieme ad unire intenzioni, stili di vita degli animatori, con metodo salesiano, nell’educazione dei ragazzi.31 dicembre – CAPO D’ANNO: nel pomeriggio, dalle 14.30 fi no alle 17.30, sono stati pro-tagonisti i piccoli; dalle 21,00, i giovani hanno avuto la possibilità di divertirsi e stare allegri, con la tombola, fuochi d’artifi cio, spuntini, preghiera a mezza notte, un po’ di spumante e con molta buona musica. GRAZIE A TUTTI!!!

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Il Cineragazzi

BOLZANO

Il “Teatro Rainerum” di Bolzano propone nei mesi di gennaio e febbraio 2011 il “Cineragaz-zi”: un’entusiasmante rassegna cinematografi -ca per ragazzi.

In programmazione i seguenti titoli:

14 e 16 gennaio ore 16,00Cuccioli: il Codice di Marco Polo

22 e 23 gennaio ore 16,00Cattivissimo me

29 e 30 gennaio ore 16,00Le avventure di Sammy: il passaggiosegreto

5 e 6 febbraio ore 16,00Rapunzel: l’intreccio della torre

12 e 13 febbraio ore 16,00Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero

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Musical «Tracce di Cielo» su Telechiara

CHIOGGIA

Lo spettacolo rivive la storia della Chiesa dal suo inizio fi no ai giorni nostri attraverso la fi gura di Santi che hanno caratterizzato spiri-tualmente ed umanamente il proprio periodo storico. Si parte dal Venerdì Santo per giunge-re ai primi martiri, San Francesco, Don Bosco, Madre Teresa...Il Gruppo Teatrale Don Michelangelo Alde-gheri dell’Oratorio Salesiano di Chioggia da oltre dieci anni, sull’esempio di San Giovanni Bosco, cura la crescita e la formazione cristia-na dei giovani attraverso l’esperienza teatrale e più precisamente attraverso il musical. Il Musical a cui assisterete è il quarto che il gruppo rappresenta. Si tratta di un opera originale, come le precedenti, interamente scritta e musicata dai giovani del gruppo.

Il Musical si svilupperà in un unico atto per dar modo allo spettatore di poter apprezzare maggiormente lo svolgersi della rappresentazione. La durata dello spettacolo è di poco su-periore all’ora e mezza. Lo spettacolo rivive la storia della Chiesa dal suo inizio fi no ai giorni nostri attraverso la fi gura di Santi che hanno caratterizzato spiritualmente ed umanamente il proprio periodo storico. Si parte dal Venerdì Santo, per proseguire con la Pentecoste, l’A-scensione, con le prime comunità di cristiani, la conversione di San Paolo e l’annuncio ai lontani, i primi martiri, San Francesco, Don Bosco, Madre Teresa…Il musical presenta queste Tracce di Cielo, questi segni visibili e concreti della presenza di Dio che la Chiesa ci addita, presenze talvolta scomode che ci richiamano all’essenziale, ad alzare lo sguardo oltre i nostri limiti, oltre le nuvole. La speranza è che queste Tracce di Cielo segnino il cuore di ogni spettatore come hanno segnato il nostro.

Il musical è stato trasmesso su Telechiara:sabato 25 dicembre 2010 ore 9.30lunedì 27 dicembre alle 21.30sabato 1 gennaio alle 16.00

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Il giornalino di Chisinau

CHISINAU

Carissimi,Eccoci al nuovo anno! Tanti sogni, aspettative! Ma in questa nuova realtà di Chisinau ci sentiamo più che mai nelle mani del Buon Dio che conduce con i suoi programmi la nostra opera. A volte con qual-che “ritardo” (secondo la nostra mentalità) o pro-blemi imprevvisti, ma certamente tutto è per il bene dei moltissimi ragazzi che ogni giorno vengono all’oratorio a cercare un momento di pace e di serenità. Ci ha colpito l’immagine di un bambino accanto al nostro bellissimo e grande presepio che il nostro don Livio, con l’aiuto dei ragazzi, ha preparato. In piedi sopra una sedia, guardava con occhi pieni di meraviglia i diversi momenti del presepio... . Le luci, il passaggio dal giorno alla notte, l’acqua che cor-reva e ad un certo punto ha fatto il gesto per entrare dentro il presepio. L’abbiamo fermato e gli abbia-mo chiesto cosa volesse fare. “Voglio entrare e vedere da vicino”. Qualcosa si risveglia nel loro cuore.

Un Natale speciale Oltre 400 ragazzi hanno partecipato quest’anno alla festa di Natale organizzati per loro. La palestra era piena di volti conosciuti durante l’anno e che si ritrovavano tutti in questo mo-mento importante dell’anno.Il gruppo ADS ha preparato una semplice ma bella scenetta che ha aiutato a far rivivere i mo-menti essenziali della nascita di Gesù. A riscaldare l’atmosfera ha contribuito anche il coro dei ragazzi che hanno proposto alcuni canti tipici, chiamati “colinde” e poi il “mitico” Babbo Natale”, assaltato dai bambini che volevano dire la poesia, fare un canto... .Ad ogni ragazzo abbiamo potuto far arrivare un borsa piena di doni (grazie alla ditta Bergi e alla Veneto Banca – Eximbanca) che già da alcuni anni ci aiutano a rendere meno triste il Natale dei nostri ragazzi.Pesca di benefi cenzaNon solo ricevere ma... anche dare!Quest’anno i ragazzi del gruppo leader ADS hanno organizzato una pesca di benefi cenza per aiutare i bambini di un ospedale vicino a noi. L’iniziativa è nata dal loro desiderio di fare qualcosa per gli altri e si sono impegnati tantissimo a sostenerela anche coinvolgendo altri ragazzi del gruppo a portare piccoli regali o oggetti utili. L’esperienza fatta ha creato molto interesse in tutti i ragazzi dell’oratorio che hanno preso coscienza del fatto che anche loro possono dare qualcosa per chi è in condizioni sofferenti. Davanti alla caramella “di conso-lazione” che vincevano erano ugualmente contenti perchè sapevano dove andavano i loro soldini.I biglietti sono stati venduti tutti e alla fi ne il guadagno di 6000 lei ( circa 400€) è stato un grande traguardo per tutti. Ci ha colpito la gioia dei ragazzi che hanno organizzato la pesca.Incontro con i bambini dell’ospedaleCon i soldi guadagnati dalla pesca, i ragazzi hanno comperato dolci e piccoli regali per i bambini dell’ospedale. È stato emozionante il momento vissuto insieme a questi bambini. Dopo un piccolo concerto di colinde sono passati, naturalmente con Babbo Natale (uno di loro) a dare ad ogni bam-

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bino il regalo... . Erano una trentina di bambini. Il primario e il personale dell’opedale era molto sopreso per questa iniziativa e alla fi ne ha voluto ringraziare i ragazzi con un piccolo rinfresco.Un presepio... speciale!Quest’anno ci siamo proposti di avvicinare i nostri ragazzi di più a Gesù. Sono nate così di-verse iniziative. Il presepio pensato e realizzato da don Livio con l’aiuto dei ragazzi È stato il punto centrare dell’annuncio. Ogni giorno i ragazzi venivano all’oratorio e vedevano na-scere il presepio... si mettevano anche loro a dare una mano e poi s’interrogavano sui diversi aspetti del presepio: le case, i pastori, la grotta... . Qui non esiste la tradizione del presepio e i ragazzi sanno molto poco di quanto è avvenuto 2000 anni fa!Un presepio speciale, con gli effetti di giorno e notte e dell’acqua che corre... è stato una grande scoperta!Abbiamo visto moltissimi ragazzi, giovani e adulti “stare” davanti al presepio con grande meraviglia e chiedersi: “che cosa signifi ca?... perchè?...” . Il presepio ci ha dato occasione di fare una catechesi spicciola ma viva per molti di loro. Anche i giovani che passavano alla sera venivano catturati e affascinati da questa nuova realtà.Parrocchia... si inizia con un battesimoSi sta avviando pian piano la realtà parrocchiale affi dataci dal vescovo dopo la consacrazio-ne della nostra piccola chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice. Non sono molti i fedeli che par-tecipano anche se pian piano comininciano ad avvicinarsi. A dicembre abbiamo avuto anche il nostro primo battesimo di un maschietto:Daniele! La chiesa per l’occasione si è riempita di fedeli.In questi giorni cominceremo anche la visita pastorale alle famiglie. Questo certamente ci aiuterà ad avvicinarci alla nostra realtà e anche ad avviare, pian piano, l’attività pastorale.Demolizione caseTra ottobre e novembre abbiamo cominciato a “far spazio” attorno alla casa famiglia. È stata demolita la casa vicina e così abbiamo la possibilità di completare la facciata che ancora non era terminata, con la speranza di far nascere nel futuro la mensa per tutti i ragazzi.Corsi per animatoriSono una trentina gli adolescenti che frequentano ogni mese il corso per avviarsi all’anima-zione. Fanno parte di 4 realtà legate alla nostra opera: Don Bosco, Voinova, Stauceni e Centro sociale. Sono alle prime armi ma sentono interessante questa proposta per la loro vita. Programma Festa di don BoscoDomenica 23 gennaio14.30 Incontro di fraternità con i gruppi dell’oratorio15.00 Film: Don Bosco Lunedi 24 gennaio18.00 Santa messa in onore di S. Francesco di SalesBenedizione della casa e cena con sacerdoti e religiosiSabato 29 gennaio14.30 Giochi organizzati per i ragazziDomenica 30 gennaio15.30 AccademiaLunedi 31 gennaio18.00 S. Messa in onore di don BoscoSeguita da un rinfresco per tutti.

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Volontari per continuare ad educare: Piccolo Teatro Don Bosco

Il “Piccolo Teatro Don Bosco” di Padova dal 31 gennaio 2001 ha alzato nuovamente il sipario, dopo circa vent’anni di chiusura, a causa del mancato adeguamento alle sopravvenute nor-mative di sicurezza.Con la fattiva realizzazione dell’opera di ristrutturazione, sostenuta dall’Ispettoria Salesiana San Zeno, con il supporto di istituzioni e fondazioni bancarie cittadine, veniva recuperato alla città uno spazio culturale che dal 1967 fi no al 1982 aveva avuto un ruolo importante in città. Era stato sede di iniziative addirittura di livello nazionale, come il programma musica-le per ragazzi, ripreso da Rai Uno, “La Scaletta”, che si è svolto e registrato al “Piccolo” ogni anno, dal 1967 al 1973; inoltre il “Cineclub Don Bosco” era uno tra i più organizzati e graditi in città, in tempi “mitici” per la formula del cineforum.Oggi è una realtà che, a dispetto del nome, si conferma essere uno dei più grandi e dinamici contenitori cittadini per quanto concerne idee, proposte, realizzazioni, nel campo del cine-ma, della prosa e della musica.Situata in prima periferia (zona Paltana) ha una capienza di circa 400 posti e punta, per la nuova stagione, a mantenere il trend che, dalla riapertura ha contraddistinto i suoi risultati in fatto di presenze, gradimento e fi delizzazione del pubblico.L’Associazione Piccolo Teatro, sorta qualche mese prima della riapertura, con la fi nalità dell’animazione della sala, ne è in pratica sia la mente che il braccio operativo, e promuove nel corso dell’anno iniziative particolari, destinate, oltre che agli associati (ad oggi più di mille) a tutta la cittadinanza. L’Associazione è l’insieme delle persone che fanno “vivere” la sala: circa sessanta volontari, taluni componenti il gruppo di “teste pensanti” che si oc-cupano della programmazione, cui si aggiungono altre “braccia operative”, ne i vari ruoli necessari per far “funzionare la macchina”Attenzione privilegiata è riservata nella programmazione ai giovani, agli anziani, alle fami-glie.Partendo da presupposto della qualità delle proposte.Durante la stagione 2010/2011 verranno realizzate le seguenti rassegne: - XI ediz. Rassegna Teatrale “Una Poltrona per Due” (gennaio - febbraio-marzo) con alcune tra le migliori compagnie amatoriali del Veneto;- X Ciclo di Concerti di musica classica “Note d’inverno” (gennaio- marzo- novembre- di-cembre); - VI Rassegna Teatrale “Teatro Veneto” (teatro della nostra tradizione-ottobre/novembre);- X Rassegna cinematografi ca per Ragazzi “Sorrisi e Cartoni” (da gennaio a maggio);- II Rassegna Lirica “Stagione Lirica in digitale” con proiezioni dai più famosi teatri del mon-do (da gennaio a maggio – da ottobre a dicembre) - Laboratorio di teatro per giovani (da novembre a maggio);- Laboratorio di teatro per ragazzi in lingua inglese (da novembre a maggio);Inoltre il direttivo dell’Associazione, per conto dell’ente proprietario, cura la programma-

PADOVA

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zione ordinaria cinematografi ca, che si estrinseca nei fi lm per famiglie e ragazzi nel fi ne settimana e nei fi lm d’essai il mercoledi sera. Tutto ciò...con prezzi per il pubblico molto concorrenziali, ovvero i più bassi della città.Sta arrivando il 2011…e l’Associazione desidera degnamente festeggiare la ricorrenza del DECENNALE, essendo ormai scorsa molta acqua sotto i ponti anche nel corso della “secon-da vita” del “Piccolo” . È prevista una serie di iniziative (talune ancora in cantiere) che verrà racchiusa nel contenitore intitolato “2001-2011 DIECI ANNI INSIEME” e presenterà eventi di eccellenza nelle espressioni artistiche che trovano sede nel Piccolo Teatro, quali cinema, teatro e musica.In questi anni sono stati ospitati artisti di primissimo livello quali Enzo Jannacci, che par-tecipò con il proprio recital al festeggiamento del quinto anniversario, Angela Finocchiaro, Natalino Balasso, Ron, Paolo Cevoli, Fabio Concato, Alessandro Bergonzoni, Lunetta Savi-no, Giancarlo Zanetti, Laura Lattuada, Francesca Reggiani, ma anche Salvatore Accardo e Vladimir Ashkenazy, per ricordarne solo alcuni…Gli investimenti teconologici non sono mancati: con l’adesione del Piccolo Teatro al circuito “Microcinema” da circa due anni sono iniziate le proiezioni digitali in alta defi nizione, non solo di fi lm, ma anche di Opere liriche e Balletti proiettati sullo schermo cinematografi co, in diretta via satellite o in differita, sempre in alta defi nizione: tale iniziativa oggi è premiata con una partecipazione di pubblico sempre più consistente e con una visibilità mediatica cresciuta di pari passo. La “Stagione Lirica” è ormai un appuntamento tradizionale, con una proiezione mensile (un giovedì al mese) per le differite delle Opere dai più importanti e prestigiosi teatri internazionali ed alcune proiezioni in diretta. Appuntamento clou, poi, è la diretta della “Prima della Scala” ogni 7 dicembre, dal capoluogo lombardo, via satellite, ovviamente in alta defi nizione. D’estate, inoltre, la rassegna cinematografi ca all’aperto, negli attigui spazi dell’Oratorio Don Bosco, si è segnalata come un’iniziativa (due mesi di fi lm, trenta serate) che, oltre al successo di pubblico, anche dal punto di vista sociale ha riscosso univoci apprezzamenti.Il Piccolo Teatro è anche sede di manifestazioni organizzate da terzi, che permettono di consolidare la buona fama e il prestigio della sala: si ricorda il Festival Nazionale di Teatro per Ragazzi, che per tre mesi, ogni fi ne settimana, ospita i più bei spettacoli per ragazzi di-sponibili nella penisola, ed è giunto alla 30^ edizione (recentemente premiato con il Premio nazionale “Festival dei Festivals”).Sembrava un’utopia, un sogno, è divenuto realtà: e l’adesione entusiastica delle persone al progetto pastorale/culturale della sala, nel solco di Don Bosco, dà la forza e l’energia a tutti per continuare in questa fantastica avventura, che per tutti è una privilegiata occasione di crescita come cristiani e come uomini.

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Mani Aperte

Concerto di musica cristiana di giovanianimatori e amici dell’Oratorio

Una ventina di giovani di Schio (provincia di Vicenza) e dintorni si sono ritrovati, a marzo 2010, per decidere cosa fare in favore delle Opere Salesiane di Haiti gravemente colpite dal terremoto dello scorso gennaio e, riscoprendosi appassionati della musica e del canto, hanno pensato di preparare un concerto di musica cristiana per raccogliere fondi.L’8 maggio hanno tenuto il primo concerto in oratorio a Schio; si sono raccolti circa 1000 euro. Successivamente, in luglio, hanno tenuto una replica durante il grest all’oratorio di Schio, con lo stesso intento, e anche all’auditorium di Santorso (dintorni di Schio) a settembre.Da questa proposta è nata la voglia di creare un gruppo per testimoniare la propria fede attraverso la musica.Per questo le canzoni vengono scelte tra artisti di musica cristiana inglese, americana e ita-liana. Alcuni dei gruppi a cui si ispirano sono: Avalon, Mercy Me, Casting Crowns, Gen Ros-so, Progetto 1, Hope Music e una decina di canzoni sono pezzi inediti proposti dal gruppo stesso.Per questo motivo li abbiamo visti impegnati al jubilmusic festival a Sanremo e li vedremo negli oratori di Trento, Chioggia, Schio, Vasto (provincia di Chieti), alla Festa dei Giovani e dove verranno chiamati.I giovani di questo gruppo hanno un’età compresa tra i 16 ai 30 anni, nessuno di loro è un professionista della musica ma semplicemente ragazzi appassionati e volenterosi di mettersi in gioco. Ogni momento viene affi dato al Signore attraverso un momento di preghiera e di ringrazia-mento, dalle prove alla performance.Ora sono alle prese con la registrazione di un cd con le canzoni più signifi cative del gruppo.I giovani hanno appena concluso l’esperienza di tre giorni a Sanremo dove hanno partecipa-to al festival internazionale di christian music, gareggiando con una canzone composta da due salesiani: don Gilberto Driussi e don Simone Calvano (autori anche del musical ”Valigie per il cielo”). È stata un’esperienza molto arricchente per il gruppo in quanto si è confrontato con altri giovani cristiani. Hanno potuto conoscere artisti internazionali di musica cristiana e accogliere la loro testimonianza. In quei giorni hanno potuto cantare con altri 150 giova-ni appartenenti al coro Hope della diocesi di Torino e fare da coristi ad artisti come Gatto Panceri, Trevor Thomson, Peggy Polito, Jessica Dorsey, Sentinel Crew, Paul Avanti, Nicky Rogers, Georges Reyers.

SCHIO

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Divertirsi benedon Paolo Zuccato

Qualche giorno fa ho assistito ad una discus-sione tra ragazzi, nel nostro cortile per una partita di calcio che non “decollava”. Mi sono chiesto ma i nostri ragazzi e ragazze “si diver-tono o si annoiano?”. Così mi sono riletto una parte di un fascicolo dell’editrice LDC di Vale-rio Bocci “i fi gli del vento”. Il titolo è “Diver-tirsi bene”.“Il divertimento è una delle voci pesanti nel bilancio delle famiglie. Vengono montagne di soldi in viaggi, serate al cinema o in pizzeria con l’illusione di trovare la felicità. Alla fi ne dei conti il risultato spesso marca rosso. Al po-sto di una ricarica di gioia si riceve una botta di noia. Si sono smarriti per strada due componenti fondamentali del gioco: la spontaneità e la re-lazione. I ragazzi, per primi, hanno perso il gusto di una partitella a pallone perché non sopportano la fatica e ancora meno l’idea di una sconfi tta. Preferiscono allora sfi dare un vi-deogames che dà sempre la possibilità della rivincita. Non hanno certamente, la medesima soddisfazione di un’ora passata giocando con gli amici. Davvero non sanno più divertirsi? Sembra di no. E così si candidano ai musi lunghi, depressi e annoiati, troppo di moda tra i giovani”.Don Bosco insegna che contro la noia viene da sentirsi protagonisti anche del proprio tempo libero. Che vuol dire: essere liberi e usare il cervello. Anche per giocare!

TOLMEZZO

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Un pacchetto formativo

UDINE

Ezio Zibetti

In occasione della 25.000° licenza di SinuTrain, Siemens ha premiato il Centro Salesiano di Udine, con il quale intrattiene una collabora-zione da circa 10 anni che ha portato ad un mi-glioramento della formazione degli studenti.Il mondo e i suoi equilibri sono in continua evoluzione.Le tecnologie, le tecniche e la formazione si sta evolvendo avanzando pretese e standard sempre maggiori nel mondo del lavoro.A fronte di tali cambiamenti s’inserisce il discorso della formazione che dev’essere in grado di rispondere alle sfi de di oggi, ma soprattutto di domani, preparando in modo adeguato gli studenti di oggi. I Centri Salesiani consapevoli dei mutamenti e delle evoluzioni in atto hanno da sempre incorporato i rapporti con il mercato del lavoro e le imprese all’interno della vita scolastica e professionale dei loro ambienti, creando nuove sfi de di alto livello.La collaborazione tra il Centro Salesiano di Udine ed il noto marchio Siemens iniziò nel 2000 rispondendo in modo ottimale ad un’esigenza tecnica della scuola di implementare e rinno-vare il parco macchine e l’offi cina. Il tutto contribuendo a rispondere all’obiettivo principale dell’istituto: creare un bagaglio formativo signifi cativo per i ragazzi e per le aziende nelle quali si troveranno ad operare nel mercato del lavoro.Iniziò così una collaborazione che continua tutt’ora con ottimi risultati.SinuTrain è un ulteriore traguardo dell’unione tra l’impresa e la scuola ed è stato sviluppato da Siemens per fornire un valido strumento di formazione per la scuola e per gli operatori meccanici.Utilizzando linguaggi diversi garantisce oltre ai sistemi di programmazione tradizionale anche quella interattiva.I vantaggi di questo nuovo software sono legati alla riduzione dei costi e alla possibilità di modifi care in qualsiasi momento le tecnologie utilizzate con semplici aggiornamenti.

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Le case di Don Bosco: Progetto EmmausChiara Bertato

UDINE

Udine, via Don Bosco, 2. Semaforo rosso. Sen-to gridare il mio nome; da una strada laterale sbucano Davide e Luca. Stanno tornando da scuola, mi salutano veloci perché hanno fame: “Ho una caverna al posto dello stomaco! Qui ci vuole una pastasciutta”. Riprendono a spingere sui pedali diretti verso quella che è la loro “strana” casa. Ad aspettarli ci saranno don Angelo, un educatore e una decina di coetanei. Don Bosco l’aveva intuito: “Ero persuaso che per molti ragazzi ogni aiuto era inutile se non gli si dava una casa”.In Friuli-Venezia Giulia sono quasi cinquecento i minori, soprattutto maschi, che vivono in strutture. Sono adolescenti spesso costretti a “emigrare” perché le comunità operanti nel ter-ritorio accolgono per lo più ragazzi fi no ai 12 anni. L’esigenza si fa urgenza, e i salesiani del Bearzi di Udine raccolgono la sfi da. Nel 2008, grazia ai contributi regionali, viene costruita una nuova casa dedicata ai giovani delle superiori e oltre.Anche i muri educano, ecco perché don Angelo ci tiene che tutto sia in ordine: “Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi il gusto per le cose belle!” Gerani nel portico, tovaglie colorate e un caffè sempre pronto sono solo alcuni dei dettagli che aiutano a creare un clima familiare e accogliente. Tutti partecipano alla vita delle comunità, che al momento sono tre. Ognuno ha dei piccoli servizi a cui prestare attenzione: mandare la carta al macero, l’erba da tagliare o distribuire la biancheria pulita. Anche attraverso queste piccole cose si impara a essere sem-pre più attenti alle esigenze di tutti e autonomi nell’affrontare i problemi quotidiani.La vita quotidiana è ricca di impegni: primo fra tutti la scuola, vissuta con grinta, poi la comunità, i momenti assieme per un fi lm o il pensiero della buonanotte. C’è spazio anche per lo sport: calcio, rugby, nuoto e palestra. Andare in bici rimane il passatempo preferito, soprattutto dai più piccoli, che nelle belle giornate di fi ne estate hanno costruito una pista da cross. C’è anche la curva parabolica.Dentro a queste mura arancioni è partita anche un’esperienza nuova: un appartamento au-togestito. Dal giorno del loro diciottesimo compleanno, i ragazzi non avrebbero più nessun obbligo di rimanere in casa famiglia, eppure in quattro hanno fatto la scelta di restare. È nata così la comunità Emmaus, un alloggio ad alta autonomia all’interno della realtà delle case famiglia dell’istituto Bearzi.Paolo ha concluso da qualche mese quest’esperienza: “A 18 anni non tutti hanno un lavoro o una casa; anche pensare di tornare nella propria famiglia non è così semplice perché ci sono tensioni o problemi ancora aperti, così tra ragazzi si facevano delle ipotesi, tra cui quella di condividere un appartamento. Credo che gli educatori abbiano intercettato i nostri discor-si…”. C’è il desiderio di libertà, di sentirsi grandi e un po’ meno controllati, ma anche il bisogno di rimanere legati a un ambiente: “Qui lo stile è quello di una famiglia. Io ho scelto di rimanere per crescere ancora un po’ ” continua Paolo.Prima regola dell’appartamento è che tutti si guadagnano la vita, chi con lo studio e chi con il lavoro. Confrontandosi con nuove possibilità, ma anche maggiori responsabilità, si impara

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che diventare adulti è una cosa seria. Anche la vita in comune non sempre è facile, ma di certo è una palestra di relazioni. Un sabato si litiga durante la cena, quello successivo si va assieme a donare il sangue all’Avis: anche questo fa parte del gioco.L’esperienza Emmaus accompagna i ragazzi sulle vie del mondo, verso una sempre mag-gior autonomia anche economica. Per questo durante le vacanze i ragazzi si danno da fare: camerieri, tornitori, giardinieri,… fi no a ottenere un lavoro stabile che garantisca dignità e sicurezza.Entro un anno tutti i ragazzi dell’appartamento Emmaus sono chiamati a lasciare l’esperien-za: non si tratta di un ultimatum ma del giusto sollecito a sfruttare questo momento come trampolino per tuffarsi nella vita in modo maturo.“Cosa sogni ora?” chiedo a Paolo. Lui sorride, aspetta un secondo e poi “Un lavoro sicuro, avere una famiglia e poter fare una vacanza per dedicarmi alla mia passione: sette giorni di pesca no stop”. Il BEARZISorto nel 1939 come orfanotrofi o, attualmente raggiunge 800 allievi divisi tra Scuola Prima-ria, Secondaria di 1° grado, Istituto Tecnico Industriale e CFP. Ha un convitto Universitario, la Parrocchia, Centro giovanile, Comunità Proposta, tre Case Famiglia: Michele Magone, dai 9 ai 13 anni; Domenico Savio, dai 14 ai 18 anni; Progetto Emmaus, dai 18 in poi. Un’U-nione Sportiva con oltre 200 iscritti, le Associazioni Ex-allievi, Cooperatori, A.D.S., Scout, “Ranginsi”(pensionati che si mettono a disposizione di persone bisognose o in diffi coltà), una Casa per Ferie. Opera insieme ai salesiani la comunità FMA che è presente nella scuola, nell’Oratorio, nella Parrocchia. [email protected].

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Consumatori senza i desideridon Riccardo Michielan

VE - MESTRE SAN MARCO

È sorta una fame di felicità che non riesce a sa-ziarsi con quello che c’è e che poi si rifugia, per così dire, nel paradiso del diavolo -la droga- e distrugge completamente l’uomo. (Benedetto XVI)L’Occidente ha prodotto ricchezze e tecnologie senza precedenti, garantendoci una vita molto più comoda di quella che è toccata ai nostri progenitori, ma anche solo ai nostri nonni, eppure mai come oggi il disagio psichico è diventato così comune, con grande protagonismo di psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. La sofferenza è diventata sempre più presente nelle nostre esistenze. Milioni di italiani assumono abitualmente psico-farmaci, quattrocentomila adolescenti sono dipendenti dall’alcol e molti di più ricorrono alle pasticche del sabato sera, a cocktail di anfetamine, a psicofarmaci e alla cocaina. Ma non è fi nita: vi è un incremento senza precedenti delle malattie psicosomatiche. Dobbiamo concludere che i beni di consumo non danno felicità? Mai più! La miseria ne da ancora meno! Il problema è come usarli! Fa più male la scontentezza di quello che si ha o il desiderio di quello che ci manca? C’è un interessante e originalissimo studio su 630 americani condotto da ricercatori dell’Università della British Columbia. Analizzati reddito annuale, livello (auto certifi cato) di feli-cità, uso mensile del denaro, donazioni di tipo sociale, le conclusioni sono che «chi spende più per il bene altrui che per sé, riporta un senso maggiore di felicità». Infatti quanta felicità ti da la possi-bilità di far felice qualcuno! Il vedere che tanti solo felici di te è una delle cose che più ti gratifi cano.Un’altra insidia contro il nostro benessere è l’incapacità di star soli e la ricerca spasmodica della compagnia virtuale: internet, cellulare, cuffi ette… . Ogni volta che scorrazzo superfi cialmente in facebook e apro un profi lo, leggo spesso: maschio, amo le donne… cerco amici. Qualcuno ad-dirittura li cerca disperatamente. Ma gli amici non si trovano per caso come i funghi. Gli amici si costruiscono. Siamo diventati troppo consumatori e poco creativi governati da mode spesso innaturali, che ci impongono più fatica, ansia e disagio che comfort e liberazione. E poi forse non sappiamo più farci compagnia, temiamo la nostra interiorità come un nemico, arriviamo la sera a casa e ci buttiamo davanti alla tv oppure ci infi liamo gli auricolari per stordirci di musica o tor-mentiamo i tasti del nostro cellulare. Certi ragazzi usano la propria mente come uno specchio. Ri-fl ettono tutto ma non trattengono nulla, assimilano ma non digeriscono, ricevono ma non creano. E questo rende insoddisfatti, depressi, ansiosi, scontenti…e proprio nell’epoca in cui siamo riusciti a ottenere tutte le comodità che l’umanità non s’è mai neanche permessa di sognare.Perché abbiamo sostituito, con le cose, la ricerca del signifi cato. Al premio Nobel Renato Dulbec-co, un intervistatore aveva chiesto cosa pensava di Dio. Improvvisamente si è fatto freddo, distac-cato: «Non è un campo di cui mi sono mai occupato». A che gli serve curiosare sulla genetica nei suoi meandri più inestricabili se non si fa domande sulla propria vita, sul suo senso, su se stesso? È come conoscere tutto del motore e non sapere dove sta andando la macchina. Cosa ti serve? “Cento vigili che regolano il traffi co non sanno dirti dove stai andando” ci dicevano una volta. È un po’ così oggi la nostra cultura. Questa incompetenza sulla meta fa del nostro vivere un girare a vuoto. Ma se è così come fa uno essere pienamente contento? E contento di cosa poi?

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I martedì d’interesseIl Gruppo Giornalismo

VE - MESTRE SAN MARCO

Vengono così chiamate le penultime ore del Marte-dì nelle quali gli alunni, derogando alle severe (per modo di dire!) ore di scuola, possono sbizzarrirsi a provare un pò di tutto o assecondare le loro incli-nazioni per vedere se sono solo gusti passeggeri o attitudini serie e costruttive. Quest’anno i campi su cui cimentarsi sono 25 che vanno dal creativity team alla scuola di fotografi a, dal pilotaggio aeromodelli al Dj, dal tango al gioco degli scacchi, al canto corale alla tecnica per stampare magliette…, alla prepara-zione ai Sacramenti (anche quest’anno infatti avremo diversi ragazzi che il giorno 24 maggio riceveranno la Cresima e uno anche il Battesimo). Uno di questi gruppi era anche quello di giornalismo (8 elementi pieni di voglia anche se a questa non sempre corri-spondeva altrettanto talento. UNO DEI NOSTRI PROBLEMI È QUANDO LA PASSIONE E IL TA-LENTO NON COINCIDONO) ed è grazie a questo gruppo che è stato realizzato un servizio di foto e interviste. Nell’ultima lezione ci siamo sguinzagliati attraverso i gruppi, armati di notes e macchina foto-grafi ca. Le interviste vertevano soprattutto sul conte-nuto dell’attività, sul perché di questa opzione, sulla soddisfazione o meno della scelta, su cosa era servita loro quest’attività e molto altro. Non possiamo riferi-re su tutto: il direttore non ci lascia più di una pagina e non possiamo privarvi delle foto perché abbiamo imparato quanto siano indispensabili per catturare l’attenzione dei lettori. Ecco alcune delle risposte:- l’attività è proprio come me l’ero immaginata;- sono contento della scelta;- mi ha aiutato a capire meglio;- non sapevo cos’altro scegliere;- l’ho scelta perché era l’unica in cui c’era ancora po-sto;- l’attività è strabella e l’insegnante è simpatico;- dovrebbe essere più lunga;- il pregio più grande è che si salta un’ora di scuola;- si scherza molto e non è per nulla noiosa;- è una gran bella iniziativa del nostro Istituto;- siamo contenti che ci sia il martedì di gruppo, perché così si può stare insieme, ci si può conoscere talmente bene, stare insieme in allegria, che si può defi nire svago.

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C’eravamo anche noi allievi ed ex-allievi del S. Marco

VE - MESTRE SAN MARCO

Chiara Luce Badano, una ragazza bella, sorri-dente, entusiasta e piena di vitalità, sportiva. È stata beatifi cata a Roma il 25 settembre. As-sieme a 23 mila persone di 69 nazioni c’erava-mo anche noi del San Marco a rappresentare allievi ed exallievi.Dice Giorgio F.: “Mi ha colpito soprattutto la grande festa che c’è stata la sera in Sala Nervi in Vaticano. C’erano 8500 ragazzi della mia età e anche più grandi a cantare e a sentire rac-contare la sua vita attraverso video, foto e danze. Particolarmente toccante il momento in cui i genitori di Chiara, presenti, ci hanno ringraziato per aver partecipato. Della sua vita mi ha impressionato quando stava veramente male ed è arrivata a rifi utare la morfi na perché le toglieva la lucidità. Ripeteva: “Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso amare” e anche quando ha detto le sue ultime parole alla mamma: “Mam-ma, sii felice, perché io lo sono. Ciao”.Chiara era nata a Sassello (Savona) nel 1971. Amava molto la bicicletta, il nuoto e il tennis. A 16 anni, durante una partita di tennis accusa un forte dolore alla spalla. Cominciano gli esami clinici per defi nire l’origine del male: tumore osseo, uno dei più dolorosi.Quando le hanno detto della sua malattia, ha chiesto di essere lasciata sola e si è chiusa nella sua stanza. Dopo 25 minuti di lotta interiore ha detto il suo “sì”, ha deciso la sua offerta: “Per te Gesù, se lo vuoi tu lo voglio anch’io”.Il tumore le toglie progressivamente le forze, fi no a perdere l’uso delle gambe, ma non la gioia di vivere. Ha continuato a sorridere come prima, a interessarsi degli altri, in particolare degli ultimi, ad amare tutti, e sempre con il sorriso sulle labbra.L’amore a Gesù era da lei vissuto quotidianamente a fatti concreti: dare i giocattoli preferiti, amare gli antipatici, far compagnia agli emarginati. A Giancarlo, volontario in partenza per l’Africa, per scavare pozzi d’acqua potabile darà i suoi risparmi, un milione e trecentomila lire, dicendo: “A me non servono, io ho tutto”.Accetta la croce con una serena fortezza dicendo: “Non ho più le gambe e mi piaceva tanto andare in bicicletta, ma il Signore mi ha dato le ali”.A sostenerla nei momenti più duri è il Vangelo e l’incontro con un Dio Amore vicino, soffe-rente anche Lui, riscoperto nella fi gura di Gesù che sulla croce grida l’abbandono del Padre. Una fede viva, giovane che attingeva dall’incontro con la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. È stata lei a darle il nome “Luce” perché il suo volto, la sua vita, le sue parole erano di luce ed esprimevano l’amore per Gesù.Quando sente che le rimane poco tempo si prepara all’incontro: “È lo sposo che viene a tro-varmi” e sceglie l’abito da sposa, i canti e le preghiere per la “sua” Messa. “Il funerale dovrà essere una festa, dove nessuno dovrà piangere”.Ai giovani, negli ultimi giorni lascia una consegna: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare la fi accola come alle Olimpiadi. Avete una vita sola, vale la pena di spenderla bene!”.E lo “Sposo” viene a prenderla a 18 anni, il 7 ottobre 1990, festa della Madonna del Rosario.

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Il ritorno di don BoscoPaolo MartinPresidente Ex-Allievi S. MARCO

VE - MESTRE SAN MARCO

“Don Bosco ritorna tra i giovani ancor…”Abbiamo ricevuto un dono e vogliamo por-tarlo ai fratelli con lo spirito di don Bosco, perché ci defi niamo exallievi in quanto “allie-vi di don Bosco nel mondo”.Gennaio è il mese di don Bosco e gli Exallievi del S. Marco (la diaspora che in esso si ritro-va) da 19 anni hanno un modo per accompa-gnare il ritorno di don Bosco: una festa itinerante di don Bosco con la consegna del trofeo alla comunità parrocchiale ospitante.In che cosa consiste? Ogni anno organizziamo in una parrocchia diversa una settimana salesiana dedicata alla fi gura e al carisma di don Bosco. Entriamo, in accordo con la comu-nità, nelle varie attività che vi si svolgono: la catechesi, la formazione, la testimonianza, la preghiera, per concludere in allegria.Ci mettiamo la faccia, ma più di tutto il nostro impegno e il nostro amore per i giovani, sostenuti dalla valida, indispensabile collaborazione di Salesiani e amici della Famiglia Salesiana.Per tutti gli amici Exallievi ecco dunque l’annuncio:

19^ festa di don Bosco a Zelarino il 24-30 gennaio 2011(31 ricorrenza S. Giovanni Bosco)

Ma non è tutto: altre iniziative fanno da corollario alla manifestazione.Il nostro amore per i giovani trova espressione concreta con la messa a disposizione di una borsa di studio per uno studente meritevole, che sarà consegnata insieme ad altre in occasione della ricorrenza di don Bosco.Ci sforziamo inoltre di coniugare lo spirito salesiano con lo spirito missionario, contri-buendo con un’offerta, divenuta ormai tradizionale, a favore della Missione Salesiana in Madagascar, dove opera un salesiano coadiutore ex insegnante di meccanica del S. Marco, l’amico Elio Abbio.Abbiamo peraltro deciso di aumentare il nostro impegno missionario organizzando una specialeGiornata missionaria – domenica 13 febbraio al S. Marco(10,00: testimonianze missionarie – 11,30 S. Messa – 12,30 Pranzo)Amico che leggi questo DBM: vai contro corrente, apri il cuore all’amore. Ti invitiamo a trascorrere una giornata diversa con noi al S. Marco, per dare un aiuto concreto ai fratelli che soffrono per la mancanza di tante cose che a noi sembrano scontate.Se decidi di partecipare scrivi o chiama:[email protected] o il telefono del S. Marco n. 041 5498111.

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Gli studenti di comunicazione incontrano lo scrittoreMattia SignoriniFrancesca Bonotto

VE- MESTRE UNIVERSITÀ

Mercoledì 24 Novembre 2010 alle ore 15,00 nell’aula magna della SISF di Mestre si è svolto l’incontro con il giovane autore de “La sinfonia del tempo breve”: Mattia Signorini.Il pomeriggio si è articolato principalmente in due parti: una prima parte d’intervista, diret-ta dalla docente Cristiana Rossato e dal Direttore del Corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecniche della Comunicazione Grafi ca e Multimediale, prof. Mariano Diotto. Per questo pri-mo momento di benvenuto, è stato essenziale e determinante l’allestimento della scenogra-fi a e dello spazio d’interazione con l’ospite, realizzato dalla collaborazione dei docenti con i ragazzi del primo anno del corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Integrata e Design.La seconda parte della giornata invece è stata personalizzata attraverso la rassegna di nuove proposte grafi che e comunicative ideate dagli studenti appartenenti ai diversi anni del corso di laurea triennale.Mattia Signorini, un giovane trentenne, laureato in Scienze della Comunicazione e con mol-te esperienze lavorative prima di dilettarsi nell’arte della scrittura, ha fatto sognare con le sue parole e i suoi ideali, presentandosi al pubblico attraverso la semplicità della sua comu-nicazione.Mattia si è immerso da subito nell’atmosfera colloquiale, ponendosi al pari degli studenti e sottolineando, più volte durante la giornata, la volontà di cogliere quest’occasione per con-frontarsi in veste non solo di scrittore ma anche di comunicatore.Dall’intervista, ma soprattutto dalla chiacchierata condotta con lui, ha stimolato un naturale e conseguente processo d’immedesimazione nel suo vivere e nel suo essere un ragazzo co-mune.Ha sempre “agito di pancia”, ha affermato più volte durante l’incontro, utilizzando quest’e-spressione diretta e prettamente fi sica senza accennare le minime titubanze o incertezze nel confessare gli aneddoti della sua vita di giovane scrittore.Proprio dall’invito che più volte è stato mosso, “il vivere di pancia” con impeto ed entusia-smo, come fosse una provocazione, ha evidenziato il suo approccio alla vita e alle cose. Un approccio sensoriale, passionale e intenso.Il personaggio picaresco del suo libro, il giovane Green Talbot nasce da una sua esigenza primordiale di riuscire a guardare e raccontare il mondo attraverso gli occhi curiosi di un individuo verde, come il suo colore preferito. Green non ha paura delle cose, vive tutte le emozioni affrontando i grandi temi della vita, viaggiando nei luoghi e nei colori, portando con sé odori, suoni, sapori e visioni di un Novecento tanto vicino quanto ormai appartenen-te ad un lontano passato.Green attraversa luoghi, culture e situazioni diverse percorrendo la sua vita dalla nascita alla morte. Viaggerà per terra, mare e aria, volando con le mongolfi ere, parlando con gli animali, e nuotando come un pesce. Proverà sentimenti diversi a seconda della situazione e delle circostanze, dalle grigie tristezze agli amori multicolori.Nella consapevolezza dell’universalità del linguaggio utilizzato e dei codici, Mattia ha pro-

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posto un modo di comunicare puro, che lo caratterizza. Nell’ingenuità e nell’essenziale giace anche la sua esigenza di raccontare una favola per tutti e di sperimentare così una nuova forma comunicativa che tenta attraverso l’immaginario soggettivo di proporsi in modo uni-versalmente interpretabile.La velocità dello scorrere della vita di Green Talbot, l’irrequietezza di un personaggio che non riesce mai ad afferrare ciò che cerca, l’impeto e lo splendore di paesaggi incantati e talvolta pericolosi. L’originalità dei modi e dei personaggi coinvolti ma ancora, l’estrema delicatezza attraverso la quale questo bambino, ragazzo, uomo e anziano capisce e rifl ette su tematiche forti come l’amore, la vita, la morte, il destino, il viaggio e lo scorrere del tempo.Per poi a tratti fermarsi in un frangente in cui ognuno, compreso il personaggio della storia, si guarda dentro e rifl ette sul percorso da fare.Un racconto ispirato da una vita, che non pretende di essere autobiografi co bensì si presen-ta come generico, traendo spunto da ogni piccola esperienza, emozione e sogno quotidia-no. Coinvolgendo tematiche etiche molto forti e infl uenze delle avanguardie artistiche del Novecento, non solo nel contenuto ma anche nella forma espressiva. Creando un quadro allegorico e impressionista al tempo stesso, di una vita, che come suggerisce, è tutte le vite.Parlando attraverso un microfono e sopra un palco, non ha esitato appena possibile, a se-dersi tra i ragazzi, rafforzando ancora una volta la sua umiltà e la sua voglia di condividere i momenti.La sua vita è fatta di emozioni, colori, suoni proprio come narra il protagonista del suo rac-conto.E proprio come Green Talbot comunica con ogni personaggio e in ogni ambiente in modo diverso, lo stesso fa l’autore cercando in ogni sua opera un nuovo linguaggio nel quale mettersi in gioco, rischiare e accrescere la sua esperienza sia come scrittore sia di vita. I temi semplici della vita sono anche i temi universali, più vicini ad ogni persona, sia essa anziana, giovane o un bambino, come la vastità del target al quale, quest’opera narrativa si prefi gge di parlare.Quale grande entusiasta ma anche grande malinconico, ha descritto gli aspetti positivi e negativi del suo modo di fare arte, non molto distante dal modo di comunicare dei ragazzi presenti in aula. Si è rapportato al pubblico attraverso il ragionamento critico di un ragazzo che da ogni esperienza è riuscito a trarre una variante, un particolare, una frase, un’emozio-ne che ha fatto la differenza.Ogni lavoro artistico si fonde con la vita, poiché la passione travolge le relazioni, i modi e i tempi. Veicola la giornata ma soprattutto seleziona il mondo circostante, portando le perso-ne ad essere dei visionari e degli instancabili comunicatori.Ragazzi e ragazze che “vivono di pancia” ascoltandosi dentro e proiettando verso l’esterno emozioni, sensazioni e passioni. Cercando ogni giorno come fosse l’unico di arrivare al cuo-re di chi osserva le loro creazioni.Aggrappandosi ai sogni o agli ideali, lottando contro il destino ma soprattutto il tempo e inseguendo risultati che talvolta arrivano presto e troppo velocemente; lasciando dentro grandi punti interrogativi ai quali spesso non si trova risposta.Mattia ha chiuso l’incontro dimostrando la sua esperienza, non solo come autore ma so-prattutto come uomo, sollecitando il suo pubblico a vivere con il cuore, tesi verso la propria persona e dentro le cose, dimostrando talvolta anche il coraggio e la forza non solo di essere ma anche di agire diversamente.

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Natale alla casa salesiana“Artemide Zatti”

VENEZIA - MESTRE ZATTI

Come ogni anno il Natale nella nostra Casa di riposo arriva per tempo. Il giorno 16 dicembre, giorno in cui inizia la novena del Natale, nelle ore pomeridiane ecco che fanno ingresso dei personaggi noti per i loro vestiti, ma ignoti per il loro mascheramento. Chi sono? Non ci è dato di sapere. Si distinguono: un soldato romano, due donne ebree, un pastore con una probabile pecorella.A qualcuno degli anziani sembra di riconoscere don Giuliano Baggio; altri vedono sotto le mentite spoglie le signore della Romania, ma la pecorella chi è? E poi quella in alto tutta velata? Intanto i personaggi del presepe, si capisce, si collocano dentro e fuori la capanna, tacciono e stanno fermi come statue. Arriva anche Giuseppe e Maria, riconoscibili dai vestiti e dal portamento semplice e sacro.Giuseppe porta anche gli occhiali … e il romano ha l’orologio al polso? Poi entrano un asino con due orecchie immense e il bue con due corni da far paura anche ai Vikinghi. Poi si vede un arabo che scruta il cielo, forse un saggio … già, un re magio! E gli altri? Ma il personaggio più misterioso è quello davanti a tutti: una donna scalza, lacera, con i capelli spettinati che coprono completamente il viso. Chi è? Solamente dopo la sacra rappresentazione si saprà che rappresenta la stalla. A un certo punto le statue umane si muovono e prendendo la pa-rola raccontano di quella notte straordinaria. Il romano addetto al censimento ricorda una copia di sposi che lo ha colpito per la loro bontà; la locandiera ricorda lo sguardo di Giusep-pe che chiedeva aiuto per sua moglie incinta; la grotta con gli animali raccontano la trasfor-mazione della loro vita da quando è nato quel bambino; Maria e Giuseppe citano la Sacra scrittura, fare quello che Dio vuole, quando lo vuole e come lo vuole; il pastore e la pecorella narrano la loro meraviglia e la voce dell’angelo ascoltata; e il ricercatore della verità indica la sua luce nella stella velata che ora brilla senza velo (aletheia). Poi i personaggi cantando “In notte placida per muto sentier …” sostituiscono se stessi con le vere statue di gesso del presepe e si inginocchiano per la preghiera fi nale.Soltanto alla fi ne, nel dialogo tra pubblico e attori si svelano i nomi dei personaggi: sono le suore e il personale della casa di riposo “Artemide Zatti”: Sr. Giuliana, Orfeo, Aurica, Ennio, Maricica, Sr. Stella, Franco, don Giuliano, Flavio, Sr. Ester, Sr. Guadalupe, Emilio (da sinistra a destra).Ogni sera dopo il rosario, rinnoviamo questo momento magico cantando la novena del Na-tale con il nostro maestro di cappella don Stefani Dusan.

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UN LIBRO AL MESE

Educare in famigliaUn’impresa esaltante

Un volume importante di Marianna Pa-cucci che da 13 anni scrive sulla rivista del “Bollettino Salesiano”. I fi gli sono il problema dei problemi, educarli ad affrontare la vita inseriti in una società sempre più complessa è un’arte e una fa-tica; è la sfi da giornaliera dei genitori.

Anche se si possono riscontrare delle incertezze e qualche dubbio, resta ancora oggi molto con-divisa l’opinione che ritiene la famiglia come il luogo della generazione e della cura della vita perché cresca in serenità, gioia, relazione di amore nell’esperienza familiare e fraterna. Oggi, in verità, si parla anche di crisi, di emergenza dell’educazione familiare: emergono sempre più diffi coltà, incertezze nei ruoli e nei compiti genitoriali e non si riesce a contrastare con autorevo-lezza i tanti messaggi che giungono alle nuove generazioni e che esse stesse, ormai generazioni digitali, sono in grado di reperire negli spazi (mondi) virtuali in cui si sentono sempre più a proprio agio, come nuovo spazio della loro vita reale. “Educare in famiglia”, oggi, pertanto non è un’impresa facile, richiede nuove capacità e competenze, si devono superare emergenze pre-occupanti, ma resta pur sempre un’impresa esaltante. Questo è il messaggio e la rassicurazione che vuole far pervenire ai genitori questo testo della Pacucci. Un testo che è un vero sussidio dell’opera educativa che è stata costante nel tempo, sollecitata dalla realtà vissuta e dalla vita interrogata in questi anni a piccole dosi per i lettori del BS.Il libro, in effetti, raccoglie gli interventi di Marianna Pacucci nella rubrica “come Don Bosco”, “il genitore” dal 1997 al 2010. Nel mettere insieme gli interventi si è fatto un attento lavoro di coordinamento e di strutturazione in nove capitoli e ogni tematica è suddivisa in paragrafi che sono i singoli interventi apparsi nel Bollettino Salesiano. Ispirandosi al sistema preventivo di Don Bosco, vuole aiutare i genitori a realizzarlo effi cacemente ricordando che “l’educazione è cosa di cuore” e comporta il voler il bene dei fi gli. Questa ispirazione traspare in ogni capitolo e nell’intera struttura del volume; si esprime nella presenza vigile, nell’azione paziente, nella valorizzazione della responsabilità quotidianità e della gioiosità della festa; nella positività, fi ducia e ottimismo che aprono alla speranza.Un altro elemento importante da sottolineare è il fatto che il libro è anche pensa-to per la formazione permanente alla genitorialità, nella convinzione che è neces-sario “educarsi per educare”. Lo stile narrativo, autobiografi co, l’attenzione e l’apertura al cambiamento e alla reciprocità formativa richiamano la necessaria attenzione autoformativa dei genitori insieme ai fi gli nel laboratorio formativo della famiglia. Alla fi ne di ogni capitolo, inol-tre, come verifi ca e valutazione della tematica generale dello stesso capitolo, è inserita una sche-da intitolata “per giocare e per giocarsi”: ciascun lettore potrà valorizzare la proposta di alcune attività condivise in riferimento alla propria esperienza familiare, come stimolo per coinvolgere tutti i componenti della famiglia a un nuovo protagonismo, per un’esperienza familiare diversa, se necessario. Nulla di manieristico o tecnicistico che disturba piuttosto che agevolare, ma una possibile forma di condivisione della vita famigliare: gioca a riempire le caselle corrispondenti, anzi… giocate insieme tutti i componenti della famiglia e vedete un po’ che cosa ne viene fuori.

Vito Orlando

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VITE SALESIANE

Figli santi da una famigliacredente

Capita ancora di poter raccontare di sacerdo-ti esemplari. Una storia esemplare è quella di don Angelo Viganò, salesiano morto a Bologna il 21 novembre, a pochi mesi dalla conclusione dell’Anno sacerdotale. La sua storia è stretta-mente intrecciata a quella della sua famiglia che ha donato alla Chiesa tre sacerdoti salesia-ni e una suora canossiana. Don Egidio Viganò, quinto di dieci fi gli, è stato rettor maggiore della congregazione salesiana dal 1977 al 1995; don Francesco, vivente, eminente fi gura di superiore, caratterizzato da una spiccata imprenditorialità a servizio dell’educazione dei giovani. E poi la sorella Dina, divenuta direttrice nelle comunità canossiane, morta in fama di santità, offrendo la sua vita per i fratelli sacerdoti. E, infi ne, don Angelo, nato a Sondrio il 31 marzo 1923, con una spiccata sensibilità a leggere i segni dei tempi. Si pensi alla prontezza con la quale nel 1986, consapevole dell’importanza del volontariato missionario e dell’as-sociazionismo sociale, fonderà a Torino il Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis), organismo di cooperazione allo sviluppo che si ispira ai principi cristiani e al carisma di don Bosco, affi ancando autonomamente, come organismo laico, l’impegno sociale dei salesiani nel mondo. Da un anno il Vis ha ricevuto dal consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite lo status di organismo consultivo nell’area dei diritti umani con la possibilità di parte-cipare alle sessioni del consiglio dei diritti umani delle stesse Nazioni Unite.La famiglia di don Angelo era umile e povera, ma laboriosa e ricca di fede, unita e felice. Ce l’ha descritta lui stesso in quell’apprezzato e diffuso libro Storia di umile gente. Il papà Fran-cesco venne a mancare presto e la mamma Enrichetta, donna saggia e forte, si assunse con coraggio la guida della famiglia. Insieme ai suoi fratelli Egidio e Francesco, Angelo cresce all’oratorio salesiano di Sondrio. Qui, come anche gli altri due fratelli, matura la vocazione alla vita salesiana.Ordinato prete a Treviglio il 18 maggio 1950. Conseguì quindi la laurea in lettere e fi losofi a all’università Cattolica di Milano qualifi candosi come giornalista. Dal 1950 al 1960, inizian-do il suo ministero come giovane prete salesiano, sarà insegnante, catechista e consigliere a Chiari, Treviglio e Parma. Tutto egli ha vissuto per il Signore Gesù e per il suo Vangelo, senza risparmio: né fatiche né prove, né ostacoli né diffi coltà lo hanno distolto dal suo im-pegno educativo e dalla missione evangelizzatrice; è stato disponibile a sopportare ogni cosa, come insegnava don Bosco, anche “il freddo e il caldo, la fame e la sete, le fatiche e il disprezzo, ogni volta che si tratti della salvezza della gioventù”. Per questo a don Angelo, capace e intelligente, vengono affi date responsabilità crescenti. Dal 1960 al 1966 è direttore a Milano “Sant’Ambrogio”. Erano i tempi in cui all’oratorio di Milano c’era il servo di Dio Attilio Giordani.Dal 1966 al 1975, per nove anni, è direttore al Centro catechistico salesiano di Torino Leu-mann. È notevole l’apporto che egli ha saputo dare a questo Centro per una sempre più solida ed effi cace organizzazione, come pure per una sempre più qualifi cata e molteplice azione. Sono gli anni del rinnovamento conciliare della catechesi in Italia, a cui partecipa con fervore per la redazione del cosiddetto Documento di base. S’impegna per la formazione di operatori pastorali e catechisti, anche con la costituzione del biennio di esperti in pastora-

di Francesco Cereda

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VITE SALESIANE

le catechistica e le settimane catechistiche. È membro del consiglio dell’Uffi cio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Sono pure gli anni della pubblicazione da parte della Ldc del Catechismo olandese. La Ldc, sotto la sua guida, appoggia il movimento biblico con la pubblicazione dell’Enciclopedia biblica, del Messaggio della Salvezza, della traduzione interconfessionale della Bibbia. La Ldc contribuisce pure al rinnovamento litur-gico; sviluppa la sezione audiovisivi. Forse sono gli anni migliori di questo Centro, attraver-so il cui fervore di iniziative manifesta l’amore appassionato di don Angelo per la catechesi e per la Chiesa. A Torino in quel tempo egli è pure vicario episcopale per la vita consacrata. Ritornerà alla Ldc come direttore dal 1991 al 1997.Dal 1975 al 1981 è ispettore dell’ispettoria lombardo-emiliana a Milano e dal 1985 al 1991 dell’ispettoria centrale a Torino. Nei suoi anni come ispettore egli soprattutto cura le vo-cazioni. E impegnato a sviluppare il progetto voluto dal fratello Egidio per l’Africa, di cui prende a cuore gli inizi in Etiopia e Kenya. Sua attenzione è inserire le comunità salesiane e l’ispettoria nella Chiesa locale. Per sei anni è anche presidente della Conferenza dei superiori maggiori italiani.Nulla poteva fermarlo: l’amore di Cristo e il coraggio intrepido di don Bosco lo spingevano a una azione sempre nuova e concreta. Ma nell’estate del 1980 viene la prova: giunge im-provviso un tumore all’intestino con gravi metastasi al fegato. Dopo un intervento chirur-gico senza risultati, i medici di Niguarda dicono che non c’è più nulla da fare. Incomincia una preghiera fervente e assidua di tutta la Famiglia salesiana, che invoca l’intercessione dei servi di Dio monsignor Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, oggi annoverati tra i santi martiri cinesi. Inaspettatamente, durante un secondo intervento chirurgico, le cose sembra volgano al meglio. Segue un anno di terapie e di cure. Visse gli anni seguenti come un dono gratuito di Dio, consapevole di avere ricevuto una grazia.Nel settembre 1997 viene inviato a Bologna come direttore dell’associazione Opera salesiana del Sacro Cuore e della “Rivista del Sacro Cuore”. Qui può esercitare fi nalmente a tempo pieno la sua azione di giornalista e pubblicista; è interessato alla catechesi e all’evangeliz-zazione attraverso la stampa e internet. La spiritualità del Cuore di Cristo lo conquista; egli propone l’umiltà e la mitezza del Cuore di Gesù, ma anche il suo ardore e fuoco di amore per la salvezza delle anime. Nella primavera del 2009 viene portato nella infermeria ispettoriale di Arese (Milano), dove ha vissuto la sua precarietà di salute e i suoi ultimi giorni.Da questa molteplice azione emerge la ricchezza e la profondità di un alto profi lo spirituale e pastorale. Credeva in tutto ciò che gli veniva affi dato come se fosse la cosa più importante; per questo non si risparmiava. Era animato da una forte spiritualità, dall’amore al Signore Gesù, a Maria Ausiliatrice, a don Bosco, alla Chiesa e alla congregazione. Amava i giovani e la comunità religiosa. La sua vita è stata concretezza di servizio e disponibilità incondizio-nata; nei vari progetti e iniziative sapeva coinvolgere ed entusiasmare.

Tratto da “L’Osservatore Romano” dell’8 dicembre 2010.

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FAMIGLIA SALESIANAFAMIGLIA SALESIANA

Gli incontri formativi per Aspiranti Salesiani Cooperatori sono rivolti alle persone più sensi-bili e attente alle necessità del nostro tempo. La proposta si struttura attraverso un itinerario di confronto con la fi gura del Salesiano Cooperatore.Il cammino è rivolto a coloro che hanno a cuore i giovani e desiderano impegnarsi sulla strada tracciata da Don Bosco.In modo particolare, quindi, esso è consigliato ai giovani che stanno cominciando a matura-re uno sbocco vocazionale laicale, ma anche a giovani coppie e ad adulti che si sentono vicini alla spiritualità salesiana.L’itinerario propone una decina di incontri, distribuiti nell’arco di un biennio, sulle temati-che tipiche della spiritualità dei laici, accompagnate dal confronto con la Parola di Dio.La dimensione provinciale, unita alla conoscenza di quella locale, offre una buona conoscen-za del progetto di vita dei Salesiani Cooperatori.

Il primo incontro di formazione per aspiranti si terrà nei giorni sabato 8 e domenica 9 gennaio 2011 presso l’Istituto Salesiano “Agosti” di Belluno.

Successivi incontri:

ANNO “A“ (2010-2011)19 - 20 marzo 2011 all’Istituto Don Bosco di VERONA PEDAGOGIA DELLA BONTÀ

30 aprile - 1 maggio 2011 Sede da defi nireCentro Locale e Impegno Apostolico: l’Appartenenza, la Famiglia ed il Lavoro.

28 - 29 maggio 2011 all’Istituto FMA “Don Bosco” PADOVA FAMIGLIA SALESIANA: Religiosi e Laici insieme.

ANNO “B“ (2011-2012)Primo Incontro SPIRITO SALESIANO: preziosa eredità di Don Bosco

Secondo Incontro STILE DI COMUNIONE, RELAZIONE E PREGHIERA

Terzo Incontro L’IMPEGNO NEL MONDO

Quarto Incontro ASPETTI CONCRETI DELL’APPARTENENZA

Quinto Incontro PROMESSA E SIGNIFICATO

Incontri formativi per Aspiranti Salesiani Cooperatori

Cooperatori

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FAMIGLIA SALESIANAFAMIGLIA SALESIANA

Altri appuntamenti importanti:

27 febbraio 2011 Festa dei Giovani 20 marzo 2011 Giornata Provinciale del Cooperatore Istituto “Don Bosco” Verona 28 - 29 maggio 2011 Veglia Vocazionale l’Istituto FMA “Don Bosco” Padova

14 - 21 agosto 2011 Settimana estiva di formazione Soggiorno Alpino “Domenico Savio“ Auronzo

Inoltre per ulteriori informazioni è possibile contattare:

Elisabetta Tomizza Centro di Triestetel.:040 0642219 cell: 349 3743796 mail:[email protected]

Sr. Mary Mazzucco Coneglianotel.: 0438 23562 mail: [email protected]

Don Gianni Filippin Schiotel.:0445 521173 cell:349 7793728 mail:fi [email protected]

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FAMIGLIA SALESIANAFAMIGLIA SALESIANA

Itinerario formativo per Aspiranti Cooperatori

Carissimi Aspiranti Cooperatori,questo itinerario è per voi! Nel progettare questo

cammino il nostro cuore era rivolto ai giovani che scopriranno di essere scelti da Dio per stare

con Don Bosco, “frate o non frate”.

È UTOPIA OPPURE PROFEZIA?Vogliamo credere che queste parole di Don Bosco, più che rimanere utopia, possano diven-tare profezia: «Ascoltate! Voi avete detto che l’opera dei Cooperatori è amata da molti. Ed io aggiungo che questa si dilaterà in tutti i paesi, si diffonderà in tutta la cristianità. La mano di Dio la sostiene! I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattoli-co. Sarà una mia utopia, ma pure io la tengo!» (MB XVIII 161).Nel 1876, parlando dei suoi Cooperatori don Bosco disse questi pensieri audaci:«Finora pare una cosa da poco; ma io spero che con questo mezzo una buona parte della popolazione italiana diventi salesiana e ci apra la via a moltissime cose».

PERCHÉ QUESTO ITINERARIO?L’Associazione dei Cooperatori ha promosso a livello mondiale il rinnovo delle “regole del Cooperatore”, chiamate ora Progetto di Vita Apostolica (PVA). È stato approvato dal Con-gresso Mondiale dei Cooperatori e dall’autorità ecclesiastica per essere sperimentato duran-te i prossimi sei anni.C’era bisogno quindi di proporre per la formazione iniziale un sussidio nuovo e aggiorna-to. Naturalmente ci auguriamo di facilitare la nascita in ogni Centro (o gruppi di Centri) di percorsi formativi locali per gli aspiranti. Chiediamo a Dio, con l’intercessione di Maria Au-siliatrice e di Don Bosco, nuove vocazioni salesiane che rendano necessari questi cammini formativi! Domandiamo l’aiuto concreto ai Salesiani e Salesiane (religiosi): è assolutamente necessario il vostro contributo se vogliamo far maturare la nostra Associazione e così essere fedeli a Don Bosco.

L’APPELLO DI DON PASCUAL CHÁVEZL’attuale Rettor Maggiore, don Pascual Chávez, scrive: «Un invito a invocare Don Bosco perché ritorni tra noi e tra i giovani: “Ritorniamo a Don Bosco ritornando ai giovani!”. Don Bosco e i giovani sono inseparabili: Don Bosco è il nostro padre e modello; i giovani sono il luogo in cui incontrare Dio. Non potremo tornare a Don Bosco, se non tornando ai giovani. (...) Oggi più che ieri c’è il grave rischio di spezzare i legami vivi che ci tengono uniti a Don Bosco. Siamo ad oltre un secolo dalla sua morte. Sono ormai decedute le generazioni di salesiani che erano venute a contatto con lui. Aumenta il distacco cronologico, geografi co e culturale dal fondatore. Viene a mancare quel clima spirituale e quella vicinanza psicologica, che consentivano uno spontaneo riferimento a Don Bosco e al suo spirito, anche alla sola vi-sta del suo ritratto. Ciò che ci è stato tramandato può andare smarrito. Ravviviamo le nostre radici!». (ACG 394).Rispondendo a questo appello si è voluto che in questo itinerario formativo il riferimento a Don Bosco fosse frequente: vogliamo conoscerlo di più per essere più fedeli a lui.

Cooperatori

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FAMIGLIA SALESIANAFAMIGLIA SALESIANA

QUALI FONTI?L’articolo n. 15 dello Statuto del nuovo PVA indica le fonti da cui attingere per la formazione iniziale: Parola di Dio, documenti della Chiesa, vita e opera di Don Bosco, Sistema Preventi-vo, PVA, documenti del Rettor Maggiore e dell’Associazione, spiritualità e santità salesiana, storia e sviluppo del carisma della Famiglia Salesiana.Seguendo queste indicazioni e quelle contenute nelle “Direttive per la Formazione” (docu-mento della Consulta Mondiale), abbiamo costruito il nostro percorso comprendendo: Parola di Dio, vita e scritti di Don Bosco, documenti della Chiesa (Concilio Vaticano II, Catechismo della Chiesa Cattolica) e, naturalmente, tutto il contenuto del Progetto di Vita Apostolica.

QUALE “FORMAZIONE”?Da quanto fi nora detto, si potrebbe pensare che la formazione sia principalmente una que-stione intellettuale, un “farsi una cultura salesiana”. La “formazione” è qualcosa di più am-pio e comprende uno sforzo di maturazione umana, di crescita della vita spirituale e di ade-sione allo spirito salesiano. È più che altro un cammino spirituale di conversione e docilità alla volontà di Dio.C’è bisogno di un atteggiamento interiore di ricerca e di impegno permanente di crescita. Nella formazione, quello che si riceve dall’esterno, va interiorizzato e fatto proprio collocan-dolo in un personale cammino di maturazione.

COME SI STRUTTURA IL CAMMINO?Si è preferito presentare il PVA per “grandi temi” piuttosto che considerare in dettaglio ogni articolo.Abbiamo individuato cinque UNITÀ:A - Identità del Cooperatore: vero Salesiano nella Chiesa e nel mondo;B - Spirito salesiano: vivere la fede con Don Bosco;C - Impegno apostolico per i giovani: impegni e attività tipiche;D - Comunione e collaborazione: nell’Associazione e nella Famiglia Salesiana;E - Appartenenza, formazione e organizzazione.Le cinque unità, presentate in ventuno schede, vengono affrontate indicativamente in due anni di cammino.

COME SI STRUTTURA L’INCONTRO?Il sussidio è ampio e completo, e non comporta un ulteriore lavoro di ricerca da parte dei Cooperatori formatori: sarà loro compito scegliere le parti più adatte al cammino locale. Ogni scheda comprende:la preghiera, sia iniziale che fi nale. Abbiamo privilegiato le preghiere liturgiche o tradiziona-li: le riteniamo un patrimonio da rivalutare;un breve passo della Parola di Dio;espressioni di Don Bosco, che continuano a rivelare la sua grandezza;lo svolgimento del tema, che è la parte più sviluppata della scheda;alcune domande per rifl ettere e favorire la discussione sui contenuti affrontati;la “lettura della Buonanotte”, cioè un brano piacevole tratto da qualche sogno di Don Bosco oppure dalla biografi a di santi e beati salesiani;un impegno proposto all’Aspirante per il periodo che intercorre tra due incontri di forma-zione.È un aiuto per intensifi care il colloquio con Dio affi nché dall’incontro con Cristo scaturisca

Cooperatori

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FAMIGLIA SALESIANAFAMIGLIA SALESIANA

l’esigenza di verifi carsi e convertirsi su qualche aspetto concreto della propria vita;la bibliografi a che indica le fonti principali dei contenuti della scheda, per eventuali appro-fondimenti.

CONCLUDENDO...Durante il lavoro di preparazione dell’itinerario abbiamo invocato spesso lo Spirito Santo. Lo preghiamo perché:• ispiri in ogni Centro uno o due Cooperatori che, convinti dell’importanza della for mazione iniziale, siano disposti a prendersela a cuore;• susciti nuovi aspiranti, specialmente giovani, che abbiano il coraggio di giocare la loro vita per Don Bosco e per la gioventù come laici cristiani seriamente impegnati.

Ringraziamo Dio Padre che ha assistito il nostro lavoro, e preghiamo per voi che affronterete questo avvincente viaggio in compagnia di Don Bosco chiedendo a Maria, nostro Aiuto noi, di accompagnarvi per mano alla scoperta del volto di Gesù, fonte dell’Amore.

Buon camminoda sei entusiasti Cooperatori.

Cooperatori

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CALENDARIO ISPETTORIALE

CalendarioLiturgico

ChiesaCongregazione Ispettoria INE Pastorale Giovanile Consiglio –

Ispettore

1 SMaria SS.Madre di

Dio

2 D 2°dopo Natale

3 L

4 MAV > 2° Giovani per i Giovani - 3° Gruppo Ricerca - 4° Faccia a faccia M-F(6)

5 M Pierabech

6 GEpifania

Preghiera Voc.

2° Quinquennio - Roma (9)

7 V CSPG - Pisanah. 15.30 (9)

CISI+CSPG - Roma P. (15.00)

8 S 2° Scuola Aspiranti Cooperatori (9)CISI+CSPG - Roma Pisana

9 D Batt. Signore (1° t. ord. A)

CNOS/Sport h.15.00-18.00 TGS Incontro amicizia - Mogliano

CISI+CSPG - Roma Pisana

10 LSCS EdGSCS Cons. Direttivo

CISI - Roma Pisana

11 MPreghiera

per le Missioni

SCS Coordinamento Centri Diurni

Castello di Godego Ist.

12 M Castello di Godego Ist.

13 G 3° Equipe PG h. 9-13 Castello di Godego Ist.

14 V Comitato VISCastello di God. Cognata

15 S BeatoLuigi Variara

2° Equipe Unitaria di Pastorale Giovanile h.21 (16)AV > 3° Gruppo Leader (16)

16 D 2° t. ord 2° Consulta Direttori - Mestre (17) AM > 4° Scuola di Mondialità Mestre

17 L SCS Cons. Direttivo

Mestreh.15 Cons. Isp.

18 M19 M 3° Consulta APG (20) Mestre

20 G

Gior. Spir. Sal. (23)Uff. Voc. - Roma (21)

Mestre Trieste

21 V Trieste

22 SBeataLaura Vicuna

TGS Direttivo (23)1° Staff Corsi Animatori h.9-12 | AV > 2° Giovani Orizzonti (23) | 2° DBLive e DBDesign - Pordenone (23)

TriesteTreviso

23 D 3° t. ord SCS Coord. Dipendenze

3° Staff FdR - Mestre h.15.30-19.004° Staff FdG - Mestre h.17.00-20.00

24 L S. Francesco di Sales

h.9 Cons. Isp.San Donà

25 M Conversione S. Paolo

San Donà di Piave

Gennaio

26 M San Donà di Piave

27 G Tolmezzo

28 V Tolmezzo

29 S 5° AV - Faccia a faccia M - Nave (30) Tolmezzo

30 D4° t. ord

Bronislaw Markiewicz

31 L S. Giovanni Bosco

Verona Santa Croce

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CALENDARIO ISPETTORIALE

Calendario

Liturgico

ChiesaCongregazione Ispettoria INE Pastorale Giovanile

Consiglio –

Ispettore

1 M Verona Santa Croce

2 MPresentazio

ne del Signore

4° Tirocinanti (3)Verona San D. Savio

3 G Preghiera per le voc.

Verona S.D.S.Bardolino

4 V Comitato VIS (5) Bardolino

5 S Formazione Quadri VIS AM > 3° Qui e là insieme - Albaré (6) Bardolino

6 D 5° t. ord Consiglio Dir. VISDelegati AM

Confratelli di Nave in Ispettoria (13)

Giornata Missionaria SalesianaAM > 3° Formazione Volontari VIDES

7 Lh.9 Cons. Isp.Verona DB

8 M Verona Don Bosco

9 M B. Eusebia P.

Verona Don Bosco

10 G Verona Don Bosco

11 V Preghiera Missioni

Delegati PG SDB+FMA - Roma (12)Settore Economia (13)Delegati PG SDB+FMA - Roma (12)Settore Economia (13)

Verona Don Bosco

12 S Consulta MGS (13) AM > 5° Scuola di Mondialità (13)

13 D 6° t. ord.

14 L SS. Cirillo e Metodio

Uff. Voc. - Roma (15)

h.15 Cons. Isp.

15 M S e m i n a r i o Vocazionale (17)

3° Quinquennio - Roma (17) Mezzano

16 M Mezzano

17 G Roma

18 V CNOS/Scuola Direttivo (19) Roma

19 S AV > 4° Gruppo Leader (20) | 3° DBLive e DBDesign FdG - Mestre (28) Roma

20 D 7° t. ord.Giornata di Formazione dei Consigli Ispettoriali

Workshop 1° fase - Mestre Mestre

21 Lh. 9 Cons. Isp.Udine

22 M Cattedra

di San Pietro

Udine

23 MCNOS/FAP Personale Direttivo (25)

Udine

24 G Udine

25 V S. VersigliaCaravario

Workshop 2° fase + 4° DBLive e DBDesign FdG – Mestre (27) Udine

Febbraio

26 S27 D 8° t. ord. FESTA DEI GIOVANI Jesolo

28 L

55

CALENDARIO ISPETTORIALE

30 M Pordenone

31 G 4° Equipe PG h.9-13 - Pordenone Pordenone

CalendarioLiturgico

ChiesaCongregazione Ispettoria INE Pastorale Giovanile Consiglio –

Ispettore

1 MAssemblea CNOS/Sport h.10.00-18.00 - Roma

Trento

2 M Trento

3 G Preghiera per le vocazioni

CNOS/FAP Personale Direttivo (5)

6° AV - Faccia a faccia M - Pinerolo (6)

TrentoBolzano

4 V Comitato VIS Bolzano5 S 5° Tirocinanti (6) Meeting MGS - Ungheria (6) Bolzano6 D 9° t. ord. TGS Incontro Benvenuto - Mogliano

7 L h.9 Cons. Isp.Belluno

8 M Belluno

9 M Mercoledì delle Ceneri Belluno

10 G

2° Consulta Personale Direttivo della Scuola + 1° Consulta APG Scuola - Mestre3° Consiglio Direttivo CNOS/FAP + 1° Consulta APG CFP - Mestre

2° Consulta Personale Direttivo della Scuola + 1° Consulta APG Scuola - Mestre3° Consiglio Direttivo CNOS/FAP + 1° Consulta APG CFP - Mestre

MestreEste

11 V Preghiera per le Missioni Este

12 S B. Luigi Orione

AV > 3° Giovani Orizzonti (13)3° Scuola Aspiranti Cooperatori (13) Este

13 D 1° dom. quaresima

AM > Commissione Animazione Missionaria4° Staff FdR - Mestre h.15.30-19.00

14 L h.15 Cons. Isp.

15 MBeato

Artemide Zatti

Comitato VIS

16 M

17 G SCS Ass. Nazionale

2° Consulta Incaricati di Oratorio h.9-13 Mestre

18 V Forum Gex (20)

19 S S. Giuseppe TGS Assemblea (20)

TGS 1° Formazione Leader (20) | AM > 6° Scuola di Mondialità (20) | 3° DBLive e DBDesign FdR - Mestre (20) | AV > 3° Giovani per i Giovani (20)

TGS 1° Formazione Leader (20) | AM > 6° Scuola di Mondialità (20) | 3° DBLive e DBDesign FdR - Mestre (20) | AV > 3° Giovani per i Giovani (20)

20 D 2° dom. quaresima

3° Consulta Direttori - Mestre (21)EESS a Monteortone (20 – 26)

Mestre

21 LMestreh.15 Cons. Isp.

22 MUff. Voc. - Mogliano Veneto (23)

23 M

24 G

Giorn. PreghieraMissionari

Mart.

Monteortone

25 V Annunciazione del Signore

4° DBLive e DBDesign FdR - Mestre (20) Monteortone

26 S AV > 5° Gruppo Leader - Mestre Monteortone

27 D 3° dom. quaresima FESTA DEI RAGAZZI Jesolo

28 L Pordenone

29 M Pordenone

Marzo

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DEFUNTI

P Busato Bruno + 06.10.2010 a 75 anni, 59 di professione religiosa,49 di sacerdozioP Barosco Luigi Natale + 13.09.2010 a 85 anni, 63 di professione religiosa,

56 di sacerdozioP Rigo Flavio + 28.08.2010 a 87 anni, 68 di professione religiosa, 59 di sacerdozioGian Luigi Zanotti di anni 71 di età, Papà del nostro Confratello Don Carlo Maria

Zanotti Direttore e Maestro del Noviziato di Pinerolo Monte Oliveto

Coad. Peira Rocco morto il 15-01-2011, di anni 90 di età e 71 di vita religiosa, che ha lavorato nella casa di Verona

Sr Maria Baldisserotto morta il 05-01-2011, di anni 101 e 76 anni di professione,delI’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Padova, zia di don Paolo Baldisserotto

Sig. Valentino Nocchi confratello coadiutore della comunità di Roma - San TarcisioSr Lucia Zecchin 66 anni di età e 46 di professioneSig.ra Giovanna Baldissera sorella di don Luigi Baldissera della comunità di UdineSr Elda Menin della Comunità di RosàSr Ernesta Tessarolo della Comunità di RosàIl papà di don Marco Rossetti nostro confratello che insegna a Torino CrocettaDon Angelo Rudello missionario a San Paolo - MatogrossoSr Lina Zoia della Comunità di RosàSr Teresa Del Rizzo della Comunità di RosàSig.ra Rosina Beggiato sorella del sig. Sante Beggiato della Comunità di AlbarèSr Lina D’Andrea della Comunità di Vittorio VenetoSr Dalla Valle Natalina della Comunità di Rosàdon Luciano Colussi fratello di don Dino Colussi missionario in IndiaSig.ra Maria Zen in Forestan mamma di don Giovanni Forestan della Comunità di

BardolinoSig.ra Olga Vianello sorella del sig. Antonio Vianello della comunità di Castello di

Godego “Mons. Cognata”don Giuseppe Lanaro originario di Schio e da anni residente nella comunità di ForlìSig. Angelo Trevisan fratello di don Remigio Trevisan della comunità di TolmezzoSig.ra Nella Poier sorella di don Guido Poier della comunità di SchioSig.ra Silvana Ballarini sorella di don Silvio Ballarini della comunità di GoriziaSr Enrichetta Olioso sorella di don Aldo Olioso della Comunità di Verona San ZenoSig. Olivo Andreatti fratello di don Ettore Andreatti Direttore della comunità di Godego

“Mons. Cognata”Sr Ballan Antonia della Comunità di Conegliano “Madre Clelia”

Ricordiamo i nostri confratelli

Ricordiamo inoltre nella preghiera di suffragio

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SOMMARIO

Lettera dell’Ispettore 2

Rettor Maggiore 4

Formazione 10

Pastorale Giovanile 14

Missioni 19

Comunicazioni 24

Notizie dalle case 25

Un libro al mese 45

Vite Salesiane 46

Famiglia Salesiana 48

Calendario Ispettoriale 53

Defunti 56

Sommario 57