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Oltre mezzo milione di spettatori, un giro d’affari che supera abbondante- mente i dieci milioni di franchi e un indotto che coinvolge migliaia di persone. Basterebbero questi scarni dati per far capire l’importanza della musica dal vivo in Ticino che, soprattutto durante il trimestre estivo, diventa non solo un importante attrattore turistico ma anche un elemento di primo piano a livello economico della nostra regione. E questo grazie ad una lunga serie di rassegne che, quasi quotidianamente, animano le serate estive trasformando il cantone in uno straordinario crocevia europeo della musica con proposte che, dal profilo qualitativo e dell’appeal, hanno poco da invidiare a chicchessia. Rasse- gne che quest’anno, complici anche condizioni meteorologiche pressoché ideali, hanno in massima parte fatto il botto, dando un importante contributo al rilancio in atto del turismo ticinese e consentendo agli organizzatori di guardare ai consuntivi con un certo sollievo ancorché all’interno di un pano- rama nel quale operare è sempre più difficile. PAGINE DI MAURO ROSSI Il fenomeno Tutti pazzi per gli open air Ecco il segreto del successo Mezzo milione di spettatori ai concerti dal vivo della bella stagione Le numerose rassegne trasformano il Ticino in un crocevia europeo SESTANTE PIAZZE STRACOLME Nelle immagini alcune istantanee delle rassegne musicali dell’estate ticinese. Qui sopra Estival Jazz; nella pagina a lato Moon & Stars, Festate e Vallemaggia Magic Blues. In alto il Sun Valley Festival di Malvaglia, l’Openèr Gambarogn e l’Open Air Al Lagh di Locarno. (Foto CdT) VALORE AGGIUNTO Per Elia Frapolli i festival estivi sono un importante at- trattore turistico. (Foto Maffi) Elia Frapolli: «Ma la musica non è l’unico Ticino Turismo riconosce la sua importanza anche se non prevede speciali zxy Poco dialogo tra i vari organizzatori che porta a sovrapposizioni di eventi spesso fastidiose e dannose per tutti e mancanza di una strategia «superiore» in grado non solo di coordinare il fitto calendario delle iniziative, ma anche di promuoverle in modo adeguato al di fuori dei confini ticinesi. Sono queste le principali critiche che l’opinione pub- blica muove nei confronti delle rasse- gne musicali estive ticinesi e che anche qualche organizzatore avanza all’indi- rizzo soprattutto delle organizzazioni di promozione turistica. E che noi abbia- mo girato al direttore di Ticino Turismo Elia Frapolli al quale abbiamo chiesto innanzitutto una valutazione del ricco calendario musicale estivo del nostro cantone. «Si tratta di elementi impor- tanti, tanto quanto lo sono gli altri gran- di eventi che vengono organizzati in Ti- cino, soprattutto durante la stagione estiva, complice anche la particolarità della regione a livello climatico che ben si presta all’organizzazione di manife- stazioni “open air” almeno rispetto ad altre aree del Paese». E che attenzione c’è da parte di Ticino Turismo nei loro confronti? «La stessa che diamo a tutti gli altri at- trattori turistici. Perché lo sono, seppur a seconda del caso in misura diversa. Ci sono infatti eventi che rappresentano dei motivi per venire in Ticino (Moon & Stars è uno dei principali esempi), altri invece, più piccoli, che pur non facendo decidere la visita in Ticino, rappresenta- no un elemento di contorno in grado di abbellire la permanenza di chi è nel no- stro cantone. Fatta questa premessa è bene sottolineare che non abbiamo un’attenzione specifica nei loro con- fronti, nella misura in cui Ticino Turi- smo mette tutti gli attrattori turistici sul- lo stesso piano, per noi non fa differenza che si tratti di un evento musicale o no. Dunque non c’è una strategia per gli eventi musicali ma per gli eventi in ge- nerale, che diventano uno degli ele- menti principali della nostra strategia di comunicazione. Basta entrare nel no- stro sito Internet – che, non va dimenti- cato, è visitato da oltre tre milioni di persone all’anno – per rendersene con- qualcuno ha già capito da tempo. Come la chiassese Festate che sin dai suoi al- bori ha sfruttato la sua peculiarità di es- sere una vetrina dei «suoni del mondo» per abbinare alla musica proposte etni- che anche gastronomiche. «Uno dei punti di forza del nostro festival è pro- prio l’elemento conviviale», spiega il re- sponsabile di Festate Armando Calvia. «L’abbinare la musica a proposte culina- rie etniche, ma anche ad altre iniziative collaterali ha avuto il potere di attrarre un pubblico vasto, composto da fami- glie. Per favorirlo, inoltre, quest’anno siamo andati in controtendenza, ridu- cendo il prezzo dei biglietti d’entrata. E i risultati in termini di affluenza si sono visti. Certo questo comporta un mag- gior sforzo per far quadrare i conti, ma quanto accaduto quest’anno ci ha reso ottimisti, tanto che stiamo studiando, per l’anno prossimo, di ampliare addi- rittura il programma estendendolo an- che alla domenica». Festival, insomma, sempre più globaliz- zati in quanto a proposte in modo da catturare la mutata voglia di divertimen- to che sembra pervadere sia il turista sia il pubblico indigeno. Sembra questo il leitmotiv futuro dei festival ticinesi, «cercando di calibrare bene i propri sforzi evitando di fare il passo più lungo della gamba e tenendo conto in modo oggettivo delle potenzialità, sia delle zxy «Quest’anno tutto è andato bene: bel tempo – che è lo sponsor principale di ogni rassegna –, pubblico numeroso e ottima qualità. E questo nonostante ne- gli ultimi anni organizzare un festival sia sempre più complesso», confermaJacky Marti, da trentanove anni al timone di Estival Jazz, rassegna decana dell’estate ticinese nonché tra le poche a riuscire ancora a ad offrire il suo ricchissimo car- tellone gratuitamente. «E questo sia per la sempre maggior difficoltà nel coinvol- gere degli sponsor, sia perché i costi arti- stici sono lievitati a dismisura. Oggi non si vendono più dischi, che un tempo rappresentavano una importantissima fonte d’entrata per gli artisti, i quali sono dunque costretti a caricare sui concerti tutte le spese che debbono sostenere (come la registrazione dei dischi – che anche se non si vendono bisogna conti- nuare a registrare, ma anche i video, la promozione ecc…). Il risultato è che i loro ingaggi sono saliti alle stelle mettendo in difficoltà gli orga- nizzatori, soprattutto quelli, come noi, che non fanno pagare un biglietto d’in- gresso. A ciò vanno aggiunte le spese per la sicurezza, anch’esse ultimamente lie- vitate a seguito dell’allarme terrorismo esistente in tutti i Paesi. Ecco perché ogni volta che presento un’edizione di Estival parlo di un “miracolo” , un termi- ne che può tuttavia essere utilizzato an- che per molte altre rassegne ticinesi che, nonostante i problemi citati e una con- giuntura non ideale, riescono comun- que da molti anni a proporre cose inte- ressanti e sono ormai diventate un patri- monio del cantone, della cui importan- za spesso non ci si rende conto e che proprio per questo vanno protette e aiutate». La via per una loro sopravvi- venza e crescita, suggerisce Jacky Marti, passa sempre più attraverso «un fonda- mentale connubio tra pubblico e priva- to: entrambi, da soli, è difficile che rie- scano a sostenere l’enorme impegno ri- chiesto», ma anche attraverso un «ri- pensamento delle formule, visto che l’atteggiamento del pubblico nei con- fronti dei festival sta cambiando». Un’opinione, questa, condivisa daNico- las Gilliet, direttore di JazzAscona che, contrariamente ad Estival Jazz, non ha mantenuto la totale gratuità delle sue proposte abbinando serate a ingresso libero ad altre a pagamento e per il quale l’estate 2017 non verrà ricordata come tra le più felici dell’ultraventennale sto- ria della kermesse («Artisticamente e organizzativamente tutto ok, per il resto un disastro a causa del maltempo che quest’anno si è accanito su di noi»). «Quello che sto notando è un mutamen- to dell’atteggiamento del pubblico», spiega. «Un tempo veniva ai festival at- tratto unicamente dalla qualità della proposta artistica. Oggi invece prevale la voglia di intrattenimento, di ambiente: quello che si ascolta, non dico che sia diventato secondario, ma da solo non basta più. Ecco perché per gli organizza- tori è indispensabile lavorare molto ol- tre che sulle proposte artistiche sul “con- torno” che si dà ad esse». Un trend che GLI ALTRI FESTIVAL Dai piccoli una grande lezione zxy Quando si parla di festival musicali estivi ticinesi, la mente corre subito alle grandi manifestazioni. Eppure i cosiddetti «big events» sono solo una parte di un movimento molto più vasto, fatto di deci- ne di altre iniziative, che spesso catalo- gate frettolosamente come «minori» han- no invece una grande dignità ed importanza, in quanto richiamano platee considerevoli – composte prevalentemen- te da quei giovanissimi che viceversa si fatica a trovare in altri contesti – e per- ché, contrariamente ai vari Estival, Moon&Stars eccetera, offrono preziosi palcoscenici alla musica di casa nostra nonché a quella scena alternativa al mainstream (dal punk all’hip hop al rock) che – pur seguitissima tra i ragazzi – vie- ne pressoché ignorata dalle altre manife- stazioni. singole organizzazioni, sia del territorio in cui operano», suggerisce Fabio La- franchi, promotore di Vallemaggia Ma- gic Blues che, nonostante la conquista dell’Award quale miglior festival blues svizzero, quest’anno ha operato una dra- stica revisione del proprio budget appre- standosi a proseguire così anche in futu- ro, cercando nel contempo di superare il trauma derivato dall’improvvisa scom- 26 Corriere del Ticino SABATO 2 SETTEMBRE 2017

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presidente Pascal Venti, ha radunatoquest’anno oltre 5.000 persone; dallostorico Open Air Monte Carasso al giova-ne – anagraficamente – ma già seguitis-simo Open Air al Lagh di Locarno, dall’O-pen Air di Sessa alla Festa in Valle diSementina fino all’Openèr Gambarognche chiude idealmente l’estate.Piccole ma amatissime realtà che tral’altro sono riuscite a creare un qualcosa

che i maggiori festival vagheggiano daanni ma senza frutto: il progetto «OpenAir del Ticino», nato due anni fa per «uni-re le forze e la collaborazione tra le orga-nizzazioni di eventi musicali all’aperto,aumentandone la visibilità e miglioran-done la qualità attraverso la collabora-zione e lo scambio di esperienze». È pro-prio vero che per costruire qualcosaspesso è meglio partire dal basso...

Oltre mezzo milione di spettatori, un giro d’affari che supera abbondante-mente idiecimilionidi franchieunindottochecoinvolgemigliaiadipersone.Basterebbero questi scarni dati per far capire l’importanza della musica dalvivo inTicino che, soprattutto durante il trimestre estivo, diventanon solounimportanteattrattore turisticomaancheunelementodiprimopianoa livelloeconomicodellanostraregione.Equestograzieadunalungaseriedirassegneche,quasiquotidianamente,animanoleserateestive trasformandoilcantonein uno straordinario crocevia europeo della musica con proposte che, dalprofiloqualitativoedell’appeal,hannopocodainvidiareachicchessia.Rasse-gne che quest’anno, complici anche condizioni meteorologiche pressochéideali, hanno inmassimaparte fatto il botto,dandoun importantecontributoal rilancio in atto del turismo ticinese e consentendo agli organizzatori diguardare ai consuntivi conun certo sollievo ancorché all’internodi unpano-ramanelqualeoperareè semprepiùdifficile.

Pagine dimauro rossi

Il fenomenoTuttipazzipergliopenairEcco il segretodel successoMezzomilionedi spettatori ai concerti dal vivodellabella stagioneLenumerose rassegne trasformano ilTicino inuncroceviaeuropeo

sestante

zione e lo scambio di esperienze». È pro-prio vero che per costruire qualcosa

piazze stracolme nelle immagini alcune istantanee delle rassegne musicalidell’estate ticinese. Qui sopra estival Jazz; nella pagina a lato Moon & Stars,Festate e Vallemaggia Magic Blues. in alto il Sun Valley Festival di Malvaglia,l’Openèr gambarogn e l’Open air al Lagh di Locarno. (Foto CdT)

valore aggiunto Per elia Frapolli ifestival estivi sono un importante at-trattore turistico. (Foto Maffi)

EliaFrapolli: «Ma lamusicanonè l’unico attrattorepresentenelnostrocantone»TicinoTurismoriconosce la sua importanzaanchesenonprevedespeciali promozioniperquesti eventi –Leconcomitanze? «Nonsempreunmale»

zxy Poco dialogo tra i vari organizzatoriche porta a sovrapposizioni di eventispesso fastidiose e dannose per tutti emancanza di una strategia «superiore»in grado non solo di coordinare il fittocalendario delle iniziative,ma anchedipromuoverle in modo adeguato al difuori dei confini ticinesi. Sonoqueste leprincipali critiche che l’opinione pub-blica muove nei confronti delle rasse-gnemusicali estive ticinesi e che anchequalche organizzatore avanza all’indi-rizzosoprattuttodelleorganizzazionidipromozione turistica. E che noi abbia-mogirato al direttoredi TicinoTurismoElia Frapolli al quale abbiamo chiestoinnanzitutto una valutazione del riccocalendario musicale estivo del nostro

cantone. «Si tratta di elementi impor-tanti, tantoquanto lo sonogli altri gran-di eventi che vengonoorganizzati in Ti-cino, soprattutto durante la stagioneestiva, complice anche la particolaritàdella regione a livello climatico chebensi presta all’organizzazione di manife-stazioni “open air” almeno rispetto adaltre areedel Paese».Echeattenzionec’èdapartediTicinoTurismonei loroconfronti?«La stessa che diamo a tutti gli altri at-trattori turistici. Perché lo sono, seppura secondadel caso inmisuradiversa.Cisono infatti eventi che rappresentanodeimotivi per venire inTicino (Moon&Stars è uno dei principali esempi), altriinvece,piùpiccoli, chepurnonfacendo

decidere lavisita inTicino, rappresenta-no un elemento di contorno in grado diabbellire la permanenzadi chi è nel no-stro cantone. Fatta questa premessa èbene sottolineare che non abbiamoun’attenzione specifica nei loro con-fronti, nella misura in cui Ticino Turi-smomette tutti gli attrattori turistici sul-lostessopiano,pernoinonfadifferenzache si tratti di un eventomusicale o no.Dunque non c’è una strategia per glieventi musicali ma per gli eventi in ge-nerale, che diventano uno degli ele-mentiprincipali dellanostra strategiadicomunicazione. Basta entrare nel no-stro sito Internet – che, non va dimenti-cato, è visitato da oltre tre milioni dipersone all’anno – per rendersene con-

to: la prima cosa che si trova sono glieventi. Ed è normale, specie in questoperiododialta stagione incui sappiamochemolti turisti sono inTicinoe che so-no alla ricerca di qualcosa da fare o davedere.Ecco:noi sottoponiamoloro tut-to quello che hanno a disposizione eche possono vedere, senza puntare l’at-tenzione suqualcosa inparticolare».E come mai non c’è una promozioneparticolareper ilprodottomusica, so-prattuttoalla lucedellecifrechemuo-ve e del fatto chehaun suo specifico enumerosissimopubblico?«Perché è difficile compiere un’opera-zione simile: ogni evento ha infatti unpubblico diverso e specifico, non è veroche gli eventi musicali hanno tutti la

stessaplatea: colorocheseguonoMoon& Stars non sono le stesse persone cheapprezzano le Settimane musicali diAscona, tant’èche ilmix ilpiùdellevoltenon si fa tra gli appassionati di determi-nate proposte artistiche, quanto tra dif-ferenti target».Eallecritichesullamancanzadicoor-dinamentodegli eventi cosa replica?«È un bell’argomento che negli ultimianni si è cercato di affrontare, anzituttocreando un calendario dove inseriretutte le iniziative organizzate in Ticino,suddividendole inmodo che tutti gli or-ganizzatori potessero vedere eventualiproblematiche.Vadettoche, soprattuttod’estate,essendo lepropostecosìnume-rose, è impossibile che non si verifichi-

no delle sovrapposizioni, anche se que-ste avvengono in misura molto minorerispettoalpassato, quandosi assistevaadelle situazioni davvero stridenti. So-prattutto i grandi eventi, quelli davveroimportanti ai fini turistici, hanno infattida tempo trovato una propria colloca-zione nel calendario e non si sovrap-pongono. Bisogna anche riconoscereche non è così un male se ci sono delleconcomitanze.L’importanteèchesianodiversificate: seaLuganoc’èunapropo-sta di un tipo e a Locarno ce n’è unadif-ferentenonè così negativo.Certo si puòfaredi piùmabisognaanche tener con-to che ciascunorganizzatore ha la liber-tàdi scegliere le date chepredilige.Nonpossiamonoi imporle».

qualcunohagià capitoda tempo.Comela chiassese Festate che sin dai suoi al-bori ha sfruttato la sua peculiarità di es-sere una vetrina dei «suoni delmondo»per abbinare allamusica proposte etni-che anche gastronomiche. «Uno deipunti di forza del nostro festival è pro-prio l’elemento conviviale», spiega il re-sponsabile di Festate Armando Calvia.«L’abbinare lamusicaaproposteculina-rie etniche, ma anche ad altre iniziativecollaterali ha avuto il potere di attrarreun pubblico vasto, composto da fami-glie. Per favorirlo, inoltre, quest’annosiamo andati in controtendenza, ridu-cendo il prezzodei biglietti d’entrata. E irisultati in termini di affluenza si sono

visti. Certo questo comporta un mag-gior sforzo per far quadrare i conti, maquanto accaduto quest’anno ci ha resoottimisti, tanto che stiamo studiando,per l’anno prossimo, di ampliare addi-rittura il programma estendendolo an-chealladomenica».Festival, insomma, semprepiùglobaliz-zati in quanto a proposte in modo dacatturare lamutatavogliadidivertimen-to che sembrapervadere sia il turista siail pubblico indigeno. Sembra questo illeitmotiv futuro dei festival ticinesi,«cercando di calibrare bene i proprisforzi evitando di fare il passo più lungodella gamba e tenendo conto in modooggettivo delle potenzialità, sia delle

zxy «Quest’anno tutto è andato bene: beltempo – che è lo sponsor principale diogni rassegna –, pubblico numeroso eottima qualità. E questo nonostante ne-gli ultimi anni organizzare un festival siasemprepiùcomplesso»,conferma JackyMarti, da trentanove anni al timone diEstival Jazz, rassegna decana dell’estateticinese nonché tra le poche a riuscireancoraaadoffrire il suo ricchissimocar-tellone gratuitamente. «E questo sia perla sempremaggiordifficoltànel coinvol-geredegli sponsor, sia perché i costi arti-stici sono lievitati a dismisura. Oggi nonsi vendono più dischi, che un temporappresentavano una importantissimafonte d’entrata per gli artisti, i quali sonodunque costretti a caricare sui concertitutte le spese che debbono sostenere(come la registrazione dei dischi – cheanche se non si vendono bisogna conti-nuare a registrare, ma anche i video, lapromozioneecc…).Il risultato è che i loro ingaggi sono salitialle stellemettendo indifficoltàgliorga-nizzatori, soprattutto quelli, come noi,che non fanno pagare un biglietto d’in-gresso.Aciòvannoaggiunte lespeseperla sicurezza, anch’esse ultimamente lie-vitate a seguito dell’allarme terrorismoesistente in tutti i Paesi. Ecco perchéogni volta che presento un’edizione diEstival parlo di un “miracolo”, un termi-ne che può tuttavia essere utilizzato an-chepermoltealtre rassegne ticinesiche,nonostante i problemi citati e una con-giuntura non ideale, riescono comun-que damolti anni a proporre cose inte-ressantiesonoormaidiventateunpatri-monio del cantone, della cui importan-za spesso non ci si rende conto e cheproprio per questo vanno protette eaiutate». La via per una loro sopravvi-venza e crescita, suggerisce JackyMarti,passa sempre più attraverso «un fonda-mentale connubio tra pubblico e priva-to: entrambi, da soli, è difficile che rie-scano a sostenere l’enorme impegno ri-chiesto», ma anche attraverso un «ri-pensamento delle formule, visto chel’atteggiamento del pubblico nei con-fronti dei festival sta cambiando».

Un’opinione,questa, condivisadaNico-las Gilliet, direttore di JazzAscona che,contrariamente ad Estival Jazz, non hamantenuto la totale gratuità delle sueproposte abbinando serate a ingressoliberoadaltreapagamentoeper ilqualel’estate 2017 non verrà ricordata cometra le più felici dell’ultraventennale sto-ria della kermesse («Artisticamente eorganizzativamente tutto ok, per il restoun disastro a causa del maltempo chequest’anno si è accanito su di noi»).«Quellochestonotandoèunmutamen-to dell’atteggiamento del pubblico»,spiega. «Un tempo veniva ai festival at-tratto unicamente dalla qualità dellapropostaartistica.Oggi inveceprevale lavoglia di intrattenimento, di ambiente:quello che si ascolta, non dico che siadiventato secondario, ma da solo nonbastapiù.Eccoperchépergliorganizza-tori è indispensabile lavorare molto ol-trechesulleproposteartistichesul “con-torno” che si dà ad esse». Un trend che

gLi aLtri FeStiVaL

Dai piccoliuna grandelezione

zxy Quando si parla di festival musicaliestivi ticinesi, la mente corre subito allegrandi manifestazioni. Eppure i cosiddetti«big events» sono solo una parte di unmovimento molto più vasto, fatto di deci-ne di altre iniziative, che spesso catalo-gate frettolosamente come «minori» han-no invece una grande dignità edimportanza, in quanto richiamano plateeconsiderevoli – composte prevalentemen-

te da quei giovanissimi che viceversa sifatica a trovare in altri contesti – e per-ché, contrariamente ai vari Estival,Moon&Stars eccetera, offrono preziosipalcoscenici alla musica di casa nostranonché a quella scena alternativa almainstream (dal punk all’hip hop al rock)che – pur seguitissima tra i ragazzi – vie-ne pressoché ignorata dalle altre manife-stazioni.

singole organizzazioni, sia del territorioin cui operano», suggerisce Fabio La-franchi, promotore di Vallemaggia Ma-gic Blues che, nonostante la conquistadell’Award quale miglior festival bluessvizzero,quest’annohaoperatounadra-stica revisionedelpropriobudgetappre-standosiaproseguirecosìanche in futu-ro, cercandonelcontempodi superare iltrauma derivato dall’improvvisa scom-

parsa, pochi mesi fa, del suo «papà»,Hannes Anrig. E nel contempo cercan-do di capitalizzare nel modo migliorequella che da sempre è una grande epreziosissima risorsa delle rassegneno-strane: il volontariato dei collaboratori.Cheseperqualcunocominciaarappre-sentareunproblema(«vedo ingeneralesempre più difficoltà nel reperire colla-boratori animati dall’entusiasmo», con-

fessa Nicolas Gillier), per qualcun altrorimane il principale motore delle pro-prie iniziative. «Il valore rappresentatodalle persone che gratuitamente si pre-stano per l’organizzazione e la gestionedeinostri eventièaddiritturapiù fortediquello degli sponsor finanziari», affer-ma Claudio Egli, direttore artistico diCoopaso che ha «riportato il blues incittà», comerecita loslogandelleBellin-

zonaBluesSessions, legittimee fortuna-te eredi (in termini di pubblico edi con-sensi critici) del glorioso Piazza Blues.Gli fa eco un altro organizzatore dellaTurrita,GrazianoLavizzari, presidentedella Fondazione del patriziato e orga-nizzatore dei BeatlesDays «chenonpo-trebbero esistere senza il fondamentaleapporto del centinaio di persone che,ogni anno, si prestano affinché lamani-festazionepossa svolgersi».Ma c’è chi questi orientamenti futuri liha già messi in pratica, bruciando sultempotutta laconcorrenza.Ci riferiamoaMoon&Stars, lapiùsfarzosaericca(intutti i sensi) manifestazione dell’estaterossoblù,passataquest’annodallemanidel suo fondatore André Bechir a quelledel gruppo svizzero-tedescoEnergy, cuifanno capo una catena di emittenti ra-diofoniche nonché una rodatissimamacchina organizzatrice. Rassegna chequest’anno ha prepotentemente rilan-ciato la propria immagine (ma anche lapropria situazione artistico-finanziariadopo alcune stagioni altalenanti) nonsolograzieadunprogramma«principa-le» riccodi appeal,ma anche aduna se-rie di iniziative per certi versi «glocal» ein grado di rendere il proprio prodottoappetibile a tutte le fasce di pubblico.Come inumerosi accordi convari spon-sor che hanno «calmierato» notevol-mente il comunque non popolarissimoprezzo dei biglietti (che in buona partedei casi poteva essere abbattuto del25%)ma anche e soprattutto con la cre-azione della fortunatissima «Food &MusicStreet»,unautentico«festivaloff»allestito in largoZorziad ingresso libero,conmolte proposte artistiche anche lo-cali, un ricco contorno gastronomicochehade facto ampliato in largamisural’appeale,diconseguenza laplateadellarassegna.«Credo che sia la via del futuro che noid’altronde abbiamo già messo in prati-ca», chiosaClaudioChiapparino, diret-toredellaDivisioneeventi e congressidiLuganoe ideatoredelLongLakeFestivalche con i suoi oltre 450 eventimultiarti-stici grandi e piccoli ha animato l’estatesulle rivedelCeresio cercandodi soddi-sfare «quella voglia di vivere assieme lenostre piazze e i nostri luoghi che stasemprepiùemergendosia tragli indige-ni sia tra i turisti». Iniziative che, oltre aproposte di qualità in grado di cattura-re l’interesse degli appassionati toutcourt («che però sono sempre più unanicchia»), hanno il potere di «creareambiente, aumentando l’attrattivitàdeiluoghipermettendoal turistadi andareoltre all’immagine da cartolina – peraltro splendida – della nostra regione ealla popolazione localedi vivere inmo-do diverso i luoghi della sua quotidia-nità».

E l’elenco in questo senso è lungo: si vada Palco ai Giovani, che è ormai andatooltre il suo ruolo di «contest» per bandemergenti trasformandosi in un festivalvero e proprio, a realtà periferiche comeil Sun Valley Festival di Malvaglia, checon la sua formula fatta di concerti abbi-nati ad eventi ricreativi di vario tipo il cuiscopo principale è «creare una grandeatmosfera di festa», come ci spiega il suo

27Corriere del ticinoSaBatO 2 SetteMBre 201726 Corriere del ticino

SaBatO 2 SetteMBre 2017

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presidente Pascal Venti, ha radunatoquest’anno oltre 5.000 persone; dallostorico Open Air Monte Carasso al giova-ne – anagraficamente – ma già seguitis-simo Open Air al Lagh di Locarno, dall’O-pen Air di Sessa alla Festa in Valle diSementina fino all’Openèr Gambarognche chiude idealmente l’estate.Piccole ma amatissime realtà che tral’altro sono riuscite a creare un qualcosa

che i maggiori festival vagheggiano daanni ma senza frutto: il progetto «OpenAir del Ticino», nato due anni fa per «uni-re le forze e la collaborazione tra le orga-nizzazioni di eventi musicali all’aperto,aumentandone la visibilità e miglioran-done la qualità attraverso la collabora-zione e lo scambio di esperienze». È pro-prio vero che per costruire qualcosaspesso è meglio partire dal basso...

Oltre mezzo milione di spettatori, un giro d’affari che supera abbondante-mente idiecimilionidi franchieunindottochecoinvolgemigliaiadipersone.Basterebbero questi scarni dati per far capire l’importanza della musica dalvivo inTicino che, soprattutto durante il trimestre estivo, diventanon solounimportanteattrattore turisticomaancheunelementodiprimopianoa livelloeconomicodellanostraregione.Equestograzieadunalungaseriedirassegneche,quasiquotidianamente,animanoleserateestive trasformandoilcantonein uno straordinario crocevia europeo della musica con proposte che, dalprofiloqualitativoedell’appeal,hannopocodainvidiareachicchessia.Rasse-gne che quest’anno, complici anche condizioni meteorologiche pressochéideali, hanno inmassimaparte fatto il botto,dandoun importantecontributoal rilancio in atto del turismo ticinese e consentendo agli organizzatori diguardare ai consuntivi conun certo sollievo ancorché all’internodi unpano-ramanelqualeoperareè semprepiùdifficile.

Pagine dimauro rossi

Il fenomenoTuttipazzipergliopenairEcco il segretodel successoMezzomilionedi spettatori ai concerti dal vivodellabella stagioneLenumerose rassegne trasformano ilTicino inuncroceviaeuropeo

sestante

zione e lo scambio di esperienze». È pro-prio vero che per costruire qualcosa

piazze stracolme nelle immagini alcune istantanee delle rassegne musicalidell’estate ticinese. Qui sopra estival Jazz; nella pagina a lato Moon & Stars,Festate e Vallemaggia Magic Blues. in alto il Sun Valley Festival di Malvaglia,l’Openèr gambarogn e l’Open air al Lagh di Locarno. (Foto CdT)

valore aggiunto Per elia Frapolli ifestival estivi sono un importante at-trattore turistico. (Foto Maffi)

EliaFrapolli: «Ma lamusicanonè l’unico attrattorepresentenelnostrocantone»TicinoTurismoriconosce la sua importanzaanchesenonprevedespeciali promozioniperquesti eventi –Leconcomitanze? «Nonsempreunmale»

zxy Poco dialogo tra i vari organizzatoriche porta a sovrapposizioni di eventispesso fastidiose e dannose per tutti emancanza di una strategia «superiore»in grado non solo di coordinare il fittocalendario delle iniziative,ma anchedipromuoverle in modo adeguato al difuori dei confini ticinesi. Sonoqueste leprincipali critiche che l’opinione pub-blica muove nei confronti delle rasse-gnemusicali estive ticinesi e che anchequalche organizzatore avanza all’indi-rizzosoprattuttodelleorganizzazionidipromozione turistica. E che noi abbia-mogirato al direttoredi TicinoTurismoElia Frapolli al quale abbiamo chiestoinnanzitutto una valutazione del riccocalendario musicale estivo del nostro

cantone. «Si tratta di elementi impor-tanti, tantoquanto lo sonogli altri gran-di eventi che vengonoorganizzati in Ti-cino, soprattutto durante la stagioneestiva, complice anche la particolaritàdella regione a livello climatico chebensi presta all’organizzazione di manife-stazioni “open air” almeno rispetto adaltre areedel Paese».Echeattenzionec’èdapartediTicinoTurismonei loroconfronti?«La stessa che diamo a tutti gli altri at-trattori turistici. Perché lo sono, seppura secondadel caso inmisuradiversa.Cisono infatti eventi che rappresentanodeimotivi per venire inTicino (Moon&Stars è uno dei principali esempi), altriinvece,piùpiccoli, chepurnonfacendo

decidere lavisita inTicino, rappresenta-no un elemento di contorno in grado diabbellire la permanenzadi chi è nel no-stro cantone. Fatta questa premessa èbene sottolineare che non abbiamoun’attenzione specifica nei loro con-fronti, nella misura in cui Ticino Turi-smomette tutti gli attrattori turistici sul-lostessopiano,pernoinonfadifferenzache si tratti di un eventomusicale o no.Dunque non c’è una strategia per glieventi musicali ma per gli eventi in ge-nerale, che diventano uno degli ele-mentiprincipali dellanostra strategiadicomunicazione. Basta entrare nel no-stro sito Internet – che, non va dimenti-cato, è visitato da oltre tre milioni dipersone all’anno – per rendersene con-

to: la prima cosa che si trova sono glieventi. Ed è normale, specie in questoperiododialta stagione incui sappiamochemolti turisti sono inTicinoe che so-no alla ricerca di qualcosa da fare o davedere.Ecco:noi sottoponiamoloro tut-to quello che hanno a disposizione eche possono vedere, senza puntare l’at-tenzione suqualcosa inparticolare».E come mai non c’è una promozioneparticolareper ilprodottomusica, so-prattuttoalla lucedellecifrechemuo-ve e del fatto chehaun suo specifico enumerosissimopubblico?«Perché è difficile compiere un’opera-zione simile: ogni evento ha infatti unpubblico diverso e specifico, non è veroche gli eventi musicali hanno tutti la

stessaplatea: colorocheseguonoMoon& Stars non sono le stesse persone cheapprezzano le Settimane musicali diAscona, tant’èche ilmix ilpiùdellevoltenon si fa tra gli appassionati di determi-nate proposte artistiche, quanto tra dif-ferenti target».Eallecritichesullamancanzadicoor-dinamentodegli eventi cosa replica?«È un bell’argomento che negli ultimianni si è cercato di affrontare, anzituttocreando un calendario dove inseriretutte le iniziative organizzate in Ticino,suddividendole inmodo che tutti gli or-ganizzatori potessero vedere eventualiproblematiche.Vadettoche, soprattuttod’estate,essendo lepropostecosìnume-rose, è impossibile che non si verifichi-

no delle sovrapposizioni, anche se que-ste avvengono in misura molto minorerispettoalpassato, quandosi assistevaadelle situazioni davvero stridenti. So-prattutto i grandi eventi, quelli davveroimportanti ai fini turistici, hanno infattida tempo trovato una propria colloca-zione nel calendario e non si sovrap-pongono. Bisogna anche riconoscereche non è così un male se ci sono delleconcomitanze.L’importanteèchesianodiversificate: seaLuganoc’èunapropo-sta di un tipo e a Locarno ce n’è unadif-ferentenonè così negativo.Certo si puòfaredi piùmabisognaanche tener con-to che ciascunorganizzatore ha la liber-tàdi scegliere le date chepredilige.Nonpossiamonoi imporle».

qualcunohagià capitoda tempo.Comela chiassese Festate che sin dai suoi al-bori ha sfruttato la sua peculiarità di es-sere una vetrina dei «suoni delmondo»per abbinare allamusica proposte etni-che anche gastronomiche. «Uno deipunti di forza del nostro festival è pro-prio l’elemento conviviale», spiega il re-sponsabile di Festate Armando Calvia.«L’abbinare lamusicaaproposteculina-rie etniche, ma anche ad altre iniziativecollaterali ha avuto il potere di attrarreun pubblico vasto, composto da fami-glie. Per favorirlo, inoltre, quest’annosiamo andati in controtendenza, ridu-cendo il prezzodei biglietti d’entrata. E irisultati in termini di affluenza si sono

visti. Certo questo comporta un mag-gior sforzo per far quadrare i conti, maquanto accaduto quest’anno ci ha resoottimisti, tanto che stiamo studiando,per l’anno prossimo, di ampliare addi-rittura il programma estendendolo an-chealladomenica».Festival, insomma, semprepiùglobaliz-zati in quanto a proposte in modo dacatturare lamutatavogliadidivertimen-to che sembrapervadere sia il turista siail pubblico indigeno. Sembra questo illeitmotiv futuro dei festival ticinesi,«cercando di calibrare bene i proprisforzi evitando di fare il passo più lungodella gamba e tenendo conto in modooggettivo delle potenzialità, sia delle

zxy «Quest’anno tutto è andato bene: beltempo – che è lo sponsor principale diogni rassegna –, pubblico numeroso eottima qualità. E questo nonostante ne-gli ultimi anni organizzare un festival siasemprepiùcomplesso»,conferma JackyMarti, da trentanove anni al timone diEstival Jazz, rassegna decana dell’estateticinese nonché tra le poche a riuscireancoraaadoffrire il suo ricchissimocar-tellone gratuitamente. «E questo sia perla sempremaggiordifficoltànel coinvol-geredegli sponsor, sia perché i costi arti-stici sono lievitati a dismisura. Oggi nonsi vendono più dischi, che un temporappresentavano una importantissimafonte d’entrata per gli artisti, i quali sonodunque costretti a caricare sui concertitutte le spese che debbono sostenere(come la registrazione dei dischi – cheanche se non si vendono bisogna conti-nuare a registrare, ma anche i video, lapromozioneecc…).Il risultato è che i loro ingaggi sono salitialle stellemettendo indifficoltàgliorga-nizzatori, soprattutto quelli, come noi,che non fanno pagare un biglietto d’in-gresso.Aciòvannoaggiunte lespeseperla sicurezza, anch’esse ultimamente lie-vitate a seguito dell’allarme terrorismoesistente in tutti i Paesi. Ecco perchéogni volta che presento un’edizione diEstival parlo di un “miracolo”, un termi-ne che può tuttavia essere utilizzato an-chepermoltealtre rassegne ticinesiche,nonostante i problemi citati e una con-giuntura non ideale, riescono comun-que damolti anni a proporre cose inte-ressantiesonoormaidiventateunpatri-monio del cantone, della cui importan-za spesso non ci si rende conto e cheproprio per questo vanno protette eaiutate». La via per una loro sopravvi-venza e crescita, suggerisce JackyMarti,passa sempre più attraverso «un fonda-mentale connubio tra pubblico e priva-to: entrambi, da soli, è difficile che rie-scano a sostenere l’enorme impegno ri-chiesto», ma anche attraverso un «ri-pensamento delle formule, visto chel’atteggiamento del pubblico nei con-fronti dei festival sta cambiando».

Un’opinione,questa, condivisadaNico-las Gilliet, direttore di JazzAscona che,contrariamente ad Estival Jazz, non hamantenuto la totale gratuità delle sueproposte abbinando serate a ingressoliberoadaltreapagamentoeper ilqualel’estate 2017 non verrà ricordata cometra le più felici dell’ultraventennale sto-ria della kermesse («Artisticamente eorganizzativamente tutto ok, per il restoun disastro a causa del maltempo chequest’anno si è accanito su di noi»).«Quellochestonotandoèunmutamen-to dell’atteggiamento del pubblico»,spiega. «Un tempo veniva ai festival at-tratto unicamente dalla qualità dellapropostaartistica.Oggi inveceprevale lavoglia di intrattenimento, di ambiente:quello che si ascolta, non dico che siadiventato secondario, ma da solo nonbastapiù.Eccoperchépergliorganizza-tori è indispensabile lavorare molto ol-trechesulleproposteartistichesul “con-torno” che si dà ad esse». Un trend che

gLi aLtri FeStiVaL

Dai piccoliuna grandelezione

zxy Quando si parla di festival musicaliestivi ticinesi, la mente corre subito allegrandi manifestazioni. Eppure i cosiddetti«big events» sono solo una parte di unmovimento molto più vasto, fatto di deci-ne di altre iniziative, che spesso catalo-gate frettolosamente come «minori» han-no invece una grande dignità edimportanza, in quanto richiamano plateeconsiderevoli – composte prevalentemen-

te da quei giovanissimi che viceversa sifatica a trovare in altri contesti – e per-ché, contrariamente ai vari Estival,Moon&Stars eccetera, offrono preziosipalcoscenici alla musica di casa nostranonché a quella scena alternativa almainstream (dal punk all’hip hop al rock)che – pur seguitissima tra i ragazzi – vie-ne pressoché ignorata dalle altre manife-stazioni.

singole organizzazioni, sia del territorioin cui operano», suggerisce Fabio La-franchi, promotore di Vallemaggia Ma-gic Blues che, nonostante la conquistadell’Award quale miglior festival bluessvizzero,quest’annohaoperatounadra-stica revisionedelpropriobudgetappre-standosiaproseguirecosìanche in futu-ro, cercandonelcontempodi superare iltrauma derivato dall’improvvisa scom-

parsa, pochi mesi fa, del suo «papà»,Hannes Anrig. E nel contempo cercan-do di capitalizzare nel modo migliorequella che da sempre è una grande epreziosissima risorsa delle rassegneno-strane: il volontariato dei collaboratori.Cheseperqualcunocominciaarappre-sentareunproblema(«vedo ingeneralesempre più difficoltà nel reperire colla-boratori animati dall’entusiasmo», con-

fessa Nicolas Gillier), per qualcun altrorimane il principale motore delle pro-prie iniziative. «Il valore rappresentatodalle persone che gratuitamente si pre-stano per l’organizzazione e la gestionedeinostri eventièaddiritturapiù fortediquello degli sponsor finanziari», affer-ma Claudio Egli, direttore artistico diCoopaso che ha «riportato il blues incittà», comerecita loslogandelleBellin-

zonaBluesSessions, legittimee fortuna-te eredi (in termini di pubblico edi con-sensi critici) del glorioso Piazza Blues.Gli fa eco un altro organizzatore dellaTurrita,GrazianoLavizzari, presidentedella Fondazione del patriziato e orga-nizzatore dei BeatlesDays «chenonpo-trebbero esistere senza il fondamentaleapporto del centinaio di persone che,ogni anno, si prestano affinché lamani-festazionepossa svolgersi».Ma c’è chi questi orientamenti futuri liha già messi in pratica, bruciando sultempotutta laconcorrenza.Ci riferiamoaMoon&Stars, lapiùsfarzosaericca(intutti i sensi) manifestazione dell’estaterossoblù,passataquest’annodallemanidel suo fondatore André Bechir a quelledel gruppo svizzero-tedescoEnergy, cuifanno capo una catena di emittenti ra-diofoniche nonché una rodatissimamacchina organizzatrice. Rassegna chequest’anno ha prepotentemente rilan-ciato la propria immagine (ma anche lapropria situazione artistico-finanziariadopo alcune stagioni altalenanti) nonsolograzieadunprogramma«principa-le» riccodi appeal,ma anche aduna se-rie di iniziative per certi versi «glocal» ein grado di rendere il proprio prodottoappetibile a tutte le fasce di pubblico.Come inumerosi accordi convari spon-sor che hanno «calmierato» notevol-mente il comunque non popolarissimoprezzo dei biglietti (che in buona partedei casi poteva essere abbattuto del25%)ma anche e soprattutto con la cre-azione della fortunatissima «Food &MusicStreet»,unautentico«festivaloff»allestito in largoZorziad ingresso libero,conmolte proposte artistiche anche lo-cali, un ricco contorno gastronomicochehade facto ampliato in largamisural’appeale,diconseguenza laplateadellarassegna.«Credo che sia la via del futuro che noid’altronde abbiamo già messo in prati-ca», chiosaClaudioChiapparino, diret-toredellaDivisioneeventi e congressidiLuganoe ideatoredelLongLakeFestivalche con i suoi oltre 450 eventimultiarti-stici grandi e piccoli ha animato l’estatesulle rivedelCeresio cercandodi soddi-sfare «quella voglia di vivere assieme lenostre piazze e i nostri luoghi che stasemprepiùemergendosia tragli indige-ni sia tra i turisti». Iniziative che, oltre aproposte di qualità in grado di cattura-re l’interesse degli appassionati toutcourt («che però sono sempre più unanicchia»), hanno il potere di «creareambiente, aumentando l’attrattivitàdeiluoghipermettendoal turistadi andareoltre all’immagine da cartolina – peraltro splendida – della nostra regione ealla popolazione localedi vivere inmo-do diverso i luoghi della sua quotidia-nità».

E l’elenco in questo senso è lungo: si vada Palco ai Giovani, che è ormai andatooltre il suo ruolo di «contest» per bandemergenti trasformandosi in un festivalvero e proprio, a realtà periferiche comeil Sun Valley Festival di Malvaglia, checon la sua formula fatta di concerti abbi-nati ad eventi ricreativi di vario tipo il cuiscopo principale è «creare una grandeatmosfera di festa», come ci spiega il suo

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