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del museo, con il più gio- vane (e meno dotato) del- la famiglia Guardi, Gia- como (1764-1835), che sulle orme del padre, Francesco, gira per la città tracciando centina- ia di schizzi, impressio- ni, macchiette fino a a perfezionare la vedutina- ricordo, la “cartolina” con soggetti ripetuti de- cine di volte, ma che di- venta originale e curioso nell’incessante girovaga- re alla ricerca di una sua più moderna chiave espressiva. Seguono due sale dedicate a una sele- zione di autori diversi, presenti nelle collezioni con minor mole di mate- riale, ma interessanti e preziosi: dal neoclassico Giuseppe Borsato, allo straordinario “Album” riunito da Leopoldo Ci- cognara, a opere di vari artisti che documenta- no, tra l’altro, scorci ed edifici oggi radicalmente mutati. È poi il turno di Luigi Querena (1820- 1887) che si specializze- rà in un genere singola- re, di breve ma intensa fortuna: i panorami, rappresentazioni pro- spettiche di città o pae- saggi o eventi storici estesi fino a 360° che, specie in Francia, Belgio e Inghilterra conobbero nel primo e medio Ottocento il loro momen- to migliore. Segue poi una novità (almeno per il grande pubblico): il fiammingo François Vervloet (1795-1872) di cui le collezioni del Crrer contano oltre due- cento disegni. Sedotto dalla camera ottica, dal paesaggio urbano, dal ‘vedutismo oggettivo’; si confronta a Roma con il paesaggio dei pension- naires nordici (france- si,danesi, tedeschi, scandinavi) e, a Napoli, con quello quasi ingenuo dei meridionali e di qual- che inglese extravagan- te. Arriva a Venezia -do- ve morirà nel 1872- e lascia, oltre ai disegni, un diario privato pun- tuale e di grande interes- se, dove annota cose alte e minute, incontri, scambi d’opinioni, espe- rienze nel mercato d’ar- te. Vervloet non si limita agli scorci e alle vedute: entra nelle sacrestie, scruta reliquiari e can- delabri, appunta un ric- ciolo dorato o una voluta marmorea. Ecco poi, in due sale, il grande Ippolito Caffi (1809-1866) risorgimen- tale ed eroico, innamora- to della ‘gente’: popolani in riposo, polizia au- striaca, marinai in atte- sa d’ingaggio, qualche orientale, maschere: la Venezia supina -ma pronta a scatti d’orgoglio - di un Ottocento pez- zente e sottomesso che cerca riscatto nello sber- leffo o nel gesto di ribel- lione. Quadernetti di acquerelli e vedute appe- na abbozzate su agendi- ne ‘moleskine’ ante-litte- ram, ricordi, appunti di un grande vedutista or- mai liberato dalle sugge- stioni ‘settecento’. La sala successiva è dedicata a un celebre in- cisore e illustratore, Giovanni Pividor (1812-1872) un migliaio i disegni piccoli e grandi, appunti o elaborazioni finite, studi, dettagli pre- senti nella raccolta del museo) che fa di Venezia, dei suoi angoli e delle sue architetture un reportage inesauribi- le: minuzioso fino alla maniacalità, lieve come una piuma, ovvero strutturato e pittorico in inchiostri ‘finiti’ come nel ricchissimo e in gran parte inedito album “Souvenir de Venise”. Chiudono la mostra, altra irrinunciabile novi- tà, i disegni e gli acqua- relli di Eugenio Bosa (1807-1875). Niente ve- dute o monumenti, ma una città fatta di mendi- canti e pescatori, di mi- seria e sofferenza; qual- che bevuta di troppo per dimenticare la fa- me, una lite sulla porta di una bettola, ma anche momenti di riposo e di tranquillità: una gita al Lido, due chiacchiere al pozzo, un cane che gio- ca, bimbi che ridono e che piangono, l’estrazio- ne del lotto in piazza san Marco, vincitori e scon- fitti nelle ricorrenti rega- te. Infine, grazie alla di- sponibilità di un privato collezionista, un’ulterio- re novità ospitata al pri- mo piano del museo, nel Salone da ballo: un’ot- tantina di inediti disegni a matita di Giacomo Favretto (1849-1887) che restituiscono veloci dettagli, scorci, ritratti segreti, impressioni cat- turate di nascosto nei caffè veneziani, cioè in quei luoghi di socializza- zione, di acculturazione (la lettura dei giornali, delle gazzette, delle rivi- ste, anche letterarie), di esercizio prudente di at- tività politica, ovvero di tessitura di trame ever- sive, di spionaggio; di se- duzioni e di tradimenti. Non solo i gran caffè del- la Piazza San Marco (Florian e Quadri, Aurora e Vittoria), ma anche i Giardini e i Giardinetti, il Caffè Orientale e molti altri dei locali che hanno fatto la storia -e non sempre mi- nore: si pensi alla nasci- ta della Biennale- di questa città. INFORMAZIONI GENERALI Sede: Museo Correr, Piazza San Marco, Venezia Apertura al pubblico: in corso fino all’11 aprile 2010 Ingresso con l’orario del Museo: tutti i giorni 10/17 (biglietteria 10/16) BIGLIETTI € 4,00 INFORMAZIONI www.museiciviciveneziani.it call center 0415209070 [email protected] PRENOTAZIONI www.museiciviciveneziani.it call center 0415209070 Un pettegolezzo calunnioso non svanisce mai del tutto, se molti lo ripetono: anche la calunnia è una specie di divinità. Libro dell’Esodo VENEZIA La collezio- ne dei disegni dell’Otto- cento veneziano del Mu- seo Correr è una delle più ampie nel panorama della grafica di quel se- colo. Si tratta di svariate centinaia di fogli di diffe- rente qualità e natura che -forse oscurati dalla celebrità della grafica del Settecento massiccia- mente presente nelle collezioni del Correr- non hanno mai avuto l’attenzione che avrebbe- ro meritato, rimanendo a lungo considerati un patrimonio ‘minore’ e prevalentemente utiliz- zati a scopo documenta- rio. A poco a poco, però, è emersa l’eccezionale im- portanza di questi fondi sotto molteplici punti di vista. Nell’ambito del pro- gramma di valorizzazio- ne dell’immenso patri- monio delle collezioni, la Fondazione Musei Civici di Venezia presenta al Correr una vasta rasse- gna di questi disegni ot- tocenteschi, in grandis- sima parte inediti, do- vuti ad autori come Caffi, Pividor, Guardi, Moro, Bosa, Vervloet e altri. Coordinata da chi scrive, la mostra si sno- da tra il Salone d‘onore e la vasta area espositiva al secondo piano del museo. Presenta opere d’argomento veneziano o concepite e realizzate a Venezia, a proposito di Venezia, o ispirate alla città e ai suoi aspetti monumentali e sociali come soggetto di eserci- tazione o di risonanza poetica. Sorprendente la Venezia che emerge dai disegni ottocenteschi del Correr: insieme moder- na e antica, distratta e sofferente, segreta e ar- cinota, rivela i nervi e i muscoli di un corpo pia- gato ma non piegato, vi- tale, dinamico. Soprattutto vi si regi- stra l’irruzione di realtà, di vero oltre la retorica e il rimpianto, oltre la no- stalgia e il lamento. Una Venezia insolita e piena di fascino negli anni di Ruskin e dei pri- mi grandi e controversi progetti di restauro, del- le affermazioni di un tu- rismo alla ricerca di sen- sazioni diverse dal grand tour illuminista. E’ una stagione fatta di studio e di ricerche; un Ottocento affamato di storia e d’industria, contraddittorio e fragile, insicuro e volitivo. Mo- derno, insomma. Il percorso inizia, nel- le sale al secondo piano DI GIANDOMENICO ROMANELLI DIRETTORE CENTRALE BENI E ATTIVITÀ CULTURALI COMUNE DI VENEZIA GENNAIO / MARZO 2010 ANNO XIV - Numero 53 Al Correr disegni inediti Esposti 800 disegni dell’Ottocento veneziano - Fino all’11 aprile Luigi Querena (1824-1887). Venezia con la neve. Campo SS. Giovanni e Paolo. IN QUESTO NUMERO GRADI E LOGICA PAG . 3 DISEGNI NELLE ASTE PAG . 4 STAMPE ANTICHE PAG . 5 HYPATIA PAG . 6 PERSONAGGI: SILVIA ACERBI PAG . 7 INSERTO OPERE DARTE RUBATE ARTURO NATHAN PAG . 8-9 L’IMPRESSIONE CHE... PAG . 11 PROFEZIE ED EPITAFFI PAG . 12 FUTURISMI PAG . 13 IN GIRO PER MOSTRE PAG . 15 ALLEGRETTO TRASLOCHI

Numero 53 - gennaio/marzo 2010

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Page 1: Numero 53 - gennaio/marzo 2010

del museo, con il più gio-vane (e meno dotato) del-la famiglia Guardi, Gia-como (1764-1835), chesulle orme del padre,Francesco, gira per lacittà tracciando centina-ia di schizzi, impressio-ni, macchiette fino a aperfezionare la vedutina-ricordo, la “cartolina”con soggetti ripetuti de-cine di volte, ma che di-venta originale e curiosonell’incessante girovaga-re alla ricerca di una suapiù moderna chiaveespressiva. Seguono duesale dedicate a una sele-zione di autori diversi,presenti nelle collezionicon minor mole di mate-riale, ma interessanti epreziosi: dal neoclassicoGiuseppe Borsato, allostraordinario “Album”riunito da Leopoldo Ci-cognara, a opere di variartisti che documenta-no, tra l’altro, scorci ededifici oggi radicalmentemutati. È poi il turno diLuigi Querena (1820-1887) che si specializze-rà in un genere singola-re, di breve ma intensafortuna: i panorami,rappresentazioni pro-spettiche di città o pae-saggi o eventi storiciestesi fino a 360° che,specie in Francia, Belgioe Inghilterra conobberonel primo e medioOttocento il loro momen-

to migliore. Segue poiuna novità (almeno per ilgrande pubblico): ilf iammingo FrançoisVervloet (1795-1872)di cui le collezioni delCrrer contano oltre due-cento disegni. Sedottodalla camera ottica, dalpaesaggio urbano, dal‘vedutismo oggettivo’; siconfronta a Roma con ilpaesaggio dei pension-naires nordici (france-si,danesi, tedeschi,scandinavi) e, a Napoli,con quello quasi ingenuodei meridionali e di qual-che inglese extravagan-te. Arriva a Venezia -do-ve morirà nel 1872- elascia, oltre ai disegni,un diario privato pun-tuale e di grande interes-se, dove annota cose altee minute, incontri,scambi d’opinioni, espe-rienze nel mercato d’ar-te. Vervloet non si limitaagli scorci e alle vedute:entra nelle sacrestie,scruta reliquiari e can-delabri, appunta un ric-ciolo dorato o una volutamarmorea.

Ecco poi, in due sale,il grande Ippolito Caffi(1809-1866) risorgimen-tale ed eroico, innamora-to della ‘gente’: popolaniin riposo, polizia au-striaca, marinai in atte-sa d’ingaggio, qualcheorientale, maschere: laVenezia supina -ma

pronta a scatti d’orgoglio- di un Ottocento pez-zente e sottomesso checerca riscatto nello sber-leffo o nel gesto di ribel-lione. Quadernetti diacquerelli e vedute appe-na abbozzate su agendi-ne ‘moleskine’ ante-litte-ram, ricordi, appunti diun grande vedutista or-mai liberato dalle sugge-stioni ‘settecento’.

La sala successiva èdedicata a un celebre in-cisore e illustratore,Giovanni Pividor(1812-1872) un migliaioi disegni piccoli e grandi,appunti o elaborazionifinite, studi, dettagli pre-senti nella raccolta delmuseo) che fa diVenezia, dei suoi angolie delle sue architettureun reportage inesauribi-le: minuzioso fino allamaniacalità, lieve comeuna piuma, ovverostrutturato e pittorico ininchiostri ‘finiti’ comenel ricchissimo e in granparte inedito album“Souvenir de Venise”.

Chiudono la mostra,altra irrinunciabile novi-tà, i disegni e gli acqua-relli di Eugenio Bosa(1807-1875). Niente ve-dute o monumenti, mauna città fatta di mendi-canti e pescatori, di mi-seria e sofferenza; qual-che bevuta di troppoper dimenticare la fa-

me, una lite sulla portadi una bettola, ma anchemomenti di riposo e ditranquillità: una gita alLido, due chiacchiere alpozzo, un cane che gio-ca, bimbi che ridono eche piangono, l’estrazio-ne del lotto in piazza sanMarco, vincitori e scon-fitti nelle ricorrenti rega-te.

Infine, grazie alla di-sponibilità di un privatocollezionista, un’ulterio-re novità ospitata al pri-mo piano del museo, nelSalone da ballo: un’ot-tantina di inediti disegnia matita di GiacomoFavretto (1849-1887)che restituiscono velocidettagli, scorci, ritrattisegreti, impressioni cat-turate di nascosto neicaffè veneziani, cioè inquei luoghi di socializza-zione, di acculturazione(la lettura dei giornali,delle gazzette, delle rivi-ste, anche letterarie), diesercizio prudente di at-tività politica, ovvero ditessitura di trame ever-sive, di spionaggio; di se-duzioni e di tradimenti.Non solo i gran caffè del-la Piazza San Marco(Florian e Quadri,Aurora e Vittoria), maanche i Giardini e iGiardinetti, il CaffèOrientale e molti altri deilocali che hanno fatto lastoria -e non sempre mi-nore: si pensi alla nasci-ta della Biennale- diquesta città.

INFORMAZIONIGENERALISede: Museo Correr,Piazza San Marco,Venezia Apertura al pubblico:in corsofino all’11 aprile 2010 Ingresso con l’orariodel Museo: tutti i giorni10/17(biglietteria 10/16) BIGLIETTI € 4,00INFORMAZIONIwww.museiciviciveneziani.itcall center [email protected] PRENOTAZIONIwww.museiciviciveneziani.itcall center 0415209070

Un pettegolezzo calunnioso non svanisce mai del tutto, se molti lo ripetono: anche la calunnia è una specie di divinità. Libro dell’Esodo

VENEZIA La collezio-ne dei disegni dell’Otto-cento veneziano del Mu-seo Correr è una dellepiù ampie nel panoramadella grafica di quel se-colo.

Si tratta di svariatecentinaia di fogli di diffe-rente qualità e naturache -forse oscurati dallacelebrità della grafica delSettecento massiccia-mente presente nellecollezioni del Correr-non hanno mai avutol’attenzione che avrebbe-ro meritato, rimanendoa lungo considerati unpatrimonio ‘minore’ eprevalentemente utiliz-zati a scopo documenta-rio.

A poco a poco, però, èemersa l’eccezionale im-portanza di questi fondisotto molteplici punti divista.

Nell’ambito del pro-gramma di valorizzazio-ne dell’immenso patri-monio delle collezioni, laFondazione Musei Civicidi Venezia presenta alCorrer una vasta rasse-gna di questi disegni ot-tocenteschi, in grandis-sima parte inediti, do-vuti ad autori comeCaffi, Pividor, Guardi,Moro, Bosa, Vervloet ealtri.

Coordinata da chiscrive, la mostra si sno-da tra il Salone d‘onore ela vasta area espositivaal secondo piano delmuseo. Presenta opered’argomento veneziano oconcepite e realizzate aVenezia, a proposito diVenezia, o ispirate allacittà e ai suoi aspettimonumentali e socialicome soggetto di eserci-tazione o di risonanzapoetica.

Sorprendente laVenezia che emerge daidisegni ottocenteschi delCorrer: insieme moder-na e antica, distratta esofferente, segreta e ar-cinota, rivela i nervi e imuscoli di un corpo pia-gato ma non piegato, vi-tale, dinamico.

Soprattutto vi si regi-stra l’irruzione di realtà,di vero oltre la retorica eil rimpianto, oltre la no-stalgia e il lamento.

Una Venezia insolitae piena di fascino neglianni di Ruskin e dei pri-mi grandi e controversiprogetti di restauro, del-le affermazioni di un tu-rismo alla ricerca di sen-sazioni diverse dal grandtour illuminista.

E’ una stagione fattadi studio e di ricerche;un Ottocento affamatodi storia e d’industria,contraddittorio e fragile,insicuro e volitivo. Mo-derno, insomma.

Il percorso inizia, nel-le sale al secondo piano

DI GIANDOMENICOROMANELLI

DIRETTORE CENTRALEBENI E ATTIVITÀ

CULTURALI COMUNEDI VENEZIA

GENNAIO / MARZO 2010ANNO XIV - Numero 53

Al Correr disegni ineditiEsposti 800 disegni dell’Ottocento veneziano - Fino all’11 aprile

Luigi Querena (1824-1887). Venezia con la neve. Campo SS. Giovanni e Paolo.

IN QUESTO NUMEROGRADI E LOGICA PAG. 3DISEGNI NELLE ASTE PAG. 4STAMPE ANTICHE PAG. 5HYPATIA PAG. 6PERSONAGGI: SILVIA ACERBI PAG. 7INSERTO OPERE D’ARTE RUBATE

ARTURO NATHAN PAG. 8-9L’IMPRESSIONE CHE... PAG. 11PROFEZIE ED EPITAFFI PAG. 12FUTURISMI PAG. 13IN GIRO PER MOSTRE PAG. 15

ALLEGRETTO

TRASLOCHI

Page 2: Numero 53 - gennaio/marzo 2010

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IL MASSIMILIANOGENNAIO - MARZO 2010 3

DI SANDRO APA

VICE QUESTORE AGGIUNTO

POLIZIA DI STATO

TRIESTE

[email protected]

Gradi e logicaCàpita talora di senti-

re alla radio alcune infor-mazioni di servizio, di ca-rattere meteorologico osciistico, che vengono for-nite da un vicequestoredella Polizia Forestale.

Un vicequestore allaForestale? E che c’entrauna tale qualifica? Il vice-questore dovrebbe essereuno che in toto o in partefa le veci del Questore,sostituendolo quando èassente, o espletando perdelega alcune delle fun-zioni dalla legge a lui at-tribuite.

Ed il questore è, perdefinizione di legge, l’au-torità provinciale di pub-blica sicurezza, cioè il re-sponsabile dell’ordine edella sicurezza pubblica,ossia il capo della polizia(intesa come attività) nel-la provincia.

Il suo nome deriva dallatino ed è il sostantivotratto dal verbo quaero,che significa chiedere perconoscere (in contrappo-sizione a pètere, che vuolpure dire chiedere, maper ottenere; da cui peti-zione, l’atto tipico di chivuole qualcosa): comevertice dell’organo desti-nato alle investigazioni ilquaestor, sarebbe coluiche conduce le inchieste,volte appunto a conosce-re le situazioni contin-genti per trarne le conse-guenze a tutela della si-curezza dei cittadini (dal-la stessa radice si origi-nano pure il quesito, do-manda formulata per sa-pere, e l’inquisizione, cioèl’attività di accertamentodei fatti, o l’inquisito, co-lui al quale vengono rivol-te le richieste di informa-zione). Ormai il questorenon si occupa più diretta-mente di indagini e la suaattività riguarda in gene-rale la tutela della sicu-rezza pubblica, della qua-le la polizia giudiziaria èsolo un aspetto; ma lasua qualifica mantienetuttora la sua giustifica-zione storica in relazionealla funzione svolta, cosache non accade per la

L’amore per le coseantiche, che è alla basedell’antiquariato, non èuna fissazione per il vec-chiume, ma una formamentis che pone la Storiaal centro dell’attenzione ene salva le testimonianzepiù illustri al duplice finedi una soddisfazioneestetica e di una legitti-mazione morale: se ciòche si possiede sfida il de-cadimento conseguenteal trascorrere del tempo,è cosa non effimera, maduratura e pertanto è do-tata di una sua nobiltà o,se si preferisce usare ter-mini meno poetici, di unvalore.

E, proprio perché sitratta di una impostazio-ne mentale, non la si puòrestringere ad un soloaspetto della vita, ma sidovrebbe supporre cheessa coerentemente per-mei – più o meno – tuttele manifestazioni dell’esi-stenza e si applichi nonsoltanto agli oggetti o allecose inanimate, ma ri-guardi anche gli aspettidelle relazioni sociali e leistituzioni, tanto pubbli-che che private.

Poiché tale premessaaprirebbe le porte ad untroppo vasto discorso, sivuole in questa sede re-stringere il campo all’os-servazione di un fenome-no che attiene ad alcuniorganismi pubblici e chesembra generato dallasmania di piacere o di se-guire le mode a tutti i co-sti, fino a rasentare il ri-dicolo e, comunque, adottenere risultati privi disenso.

Ci si riferisce in parti-colare a quelle denomina-zioni che dovrebbero ave-re anche un significato eche, per motivi vari, lohanno perso e designanoora soggetti che in nullasono connotati dalla qua-lifica che portano.

Forestale. L’assurdo sispiega con un dei tantimeccanismi legislativiche producono effetti per-versi perseguendo tutt’al-tri fini; ed è conseguenzadella riforma della Polizia,risalente ad oltre unquarto di secolo fa, e pre-cisamente al 1981.

Fino a quell’anno esi-steva l’Amministrazionedella Pubblica Sicurezza,un organismo delMinistero dell’Interno, dinatura civile, formato so-lo da funzionari (vicecom-missari, commissari,commissari capi, vice-questori, questori, ispet-tori generali capi), cheimpiegavano per i finiistituzionali (riassumibiliin un linguaggio estrema-mente sintetico nel conte-nere i dimostranti ed ac-chiappare i delinquenti)gli appartenenti ad uncorpo militare, il Corpodelle Guardie di PubblicaSicurezza, gerarchica-mente dipendente daisuoi ufficiali.

Quando, dopo labo-riose e travagliate tratta-tive politiche, ci fu la cosìdetta smilitarizzazione, fusciolto il Corpo delleGuardie di PubblicaSicurezza e il suo perso-nale passò a far parte del-la neonata Polizia diStato, che, essendo civile,abolì tutti gradi militari:gli ufficiali confluirononei ruoli dei funzionari,assumendone le denomi-nazioni civili e contrac-

cambiarono portando aquesti in dote le loro fun-zioni e le uniformi milita-ri; sicché, non essendostata dismessa la strut-tura militare, ma solo lostatus e le forme che nedovrebbero essere la logi-ca conseguenza, si conti-nuano a vedere, almeno

nelle occasioni celebrati-ve, parate di tipo milita-re, in cui però i repartimascherano la loro natu-ra con denominazionistrane ed amorfe non po-tendosi più definire, se-condo la consistenza, plo-toni, compagnie o batta-glioni; e vengono coman-dati da funzionari, abbi-gliati da ufficiali e concontrassegni di gradoidentici a quelli degli uffi-ciali militari, ma chiama-ti commissari o viceque-stori. Il che sembra as-surdo, perché se un re-parto è inquadrato, ed haquindi natura militare, ilsuo comandante dovreb-be per coerenza avere ungrado militare e non civi-le.

Per uniformità, anchealtri corpi in passato mili-tari, trasformatisi in civi-li, come appunto laGuardia Forestale, dive-nuta Polizia Forestale,hanno dismesso le deno-minazioni militari e, nonavendone di proprie civiliper designare i proprifunzionari, hanno adotta-to quelle della Polizia diStato, col risultato, taloracomico, che, oltre ai vice-

questori che si occupanodi prevenzione e repres-sione dei reati – che sa-rebbe la loro funzione na-turale – ce ne sono altriche fanno vita di casermae altri ancora che vannoper i boschi.

Ma, in fatto di nomi,la confusione è ancorapeggiore con i sottufficialie con gli esecutivi, per iquali, non esistendo gra-di civili da sostituire aiprecedenti, ne furono in-ventati di nuovi con crite-ri – a dir poco – strava-ganti, se non insensati,che in nulla fanno capirela reale funzione svolta.Le Guardie si sono muta-te in Agenti; e fin qui lacosa va bene, e forse an-che meglio di prima,quando accadeva che,per doveroso rispetto,qualcuno dicesse SignoraGuardia, con l’appellativoal femminile per la con-cordanza col nome, ad unomaccione in divisa, inepoca in cui, a parte losparuto gruppo dellaPolizia Femminile, nonc’erano donne nellaPubblica Sicurezza e itrans non erano ancora dimoda. Ma gli appuntati,ossia i graduati di truppa(che derivavano il loro no-me dall’inglese to appoint,conferire una nomina)sono diventati Assistenti:ora, se le parole hannoun significato, assistenteè colui che assiste, ossiasta vicino, eventualmentefornisce un qualche ausi-lio o si limita a far atto dipresenza; mentrel’Assistente della Polizia èil tipico esecutivo, cioèquello che deve interveni-re personalmente, esple-tando compiti che si po-trebbero definire, pur contutto il rispetto, di mano-valanza: il nome contrad-dice la funzione. E con ibrigadieri è andata anchepeggio, perché sono statirinominati niente menoche sovrintendenti. A ri-gor di vocabolario, il so-vrintendere è azione su-periore alla direzione,consistente in un’attività

generale di controllo e diindirizzo svolta nei con-fronti di altri che, pur do-tati di autonomia, dirigo-no i rispettivi subordinatinei propri ambiti di com-petenza. Sembra evidenteche, a parità di denomi-nazione, un sovrinten-dente della Polizia diStato non possa propria-mente considerarsi sullostesso piano delSovrintendente ai BeniCulturali.

Il grado è stato proba-bilmente copiato, ma inmodo assai sgraziato edimproprio, dalla poliziabritannica, che nelTerritorio Libero diTrieste operò nel secondodopoguerra, come PoliziaCivile: solo che in essa ilSuperintendant era il ca-po (di un paio di migliaiad’uomini) ed aveva i gradidi colonnello; e le treDivisioni erano comanda-te da altrettanti viceso-vrintendenti che erano te-nenti colonnelli: qualcosadi un po’ più degli attualiloro pari grado.

Si racconta in propo-sito che, quando nel1984 l’allora e tuttoraerede al tronod’Inghilterra venne in vi-sita a Trieste comePresidente del Collegiodel Mondo Unito, pocoprima del congedo gli fupresentato il personaleche aveva provveduto aiservizi per la sua sicurez-za, dal Dirigente dellaDigos fino all’ultimo degliuomini della scorta, cheera proprio un ex briga-diere divenuto, per effettodella riforma, appuntoSovrintendente: udendotale qualifica, il Principedi Galles la capì al modosuo e, tralasciando tuttigli altri, prese sotto brac-cio il “sovrintendente” egli offrì una birra alla“Portizza”. Tante storiellee battute circolano sulprincipe britannico, datoper uomo di non moltoacume: ma se è vero quelche è qui riportato, quellavolta come si sarebbe po-tuto dargli torto?

Page 4: Numero 53 - gennaio/marzo 2010

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Page 5: Numero 53 - gennaio/marzo 2010

IL MASSIMILIANO

DI DANIELA [email protected]

GENNAIO - MARZO 2010

Le sue incisioni, nonsempre filologicamentecorrette, rappresentanopiuttosto un’anticipa-zione del Romanticismoe del Simbolismo, es-sendo cariche di accentivisionari e sublimi.Mentre era in vita le sueincisioni erano larga-mente diffuse, essendostate fonte di ispirazio-ne per numerosi archi-tetti e decoratori euro-pei tra Settecento eOttocento. Oggi le sueopere si trovano abba-stanza numerose nelmercato dell’arte. I prez-zi per un’incisione diPiranesi, come è perqualsiasi opera grafica,variano da poche centi-naia a migliaia e miglia-ia di euro, a secondadella qualità, della rari-tà e della popolarità diun soggetto specifico.

Il record è rappre-sentato da una serieintitolata “Raccolta diopere. Roma: 1761-69”,venduta presso il saloneromano di Christie’s nelmaggio del 1996 per lastraordinaria cifra diLire 89.440.000. Altroprezzo importante èstato battuto semprenel salone romano diChristie’s: si tratta di“Vedute di Roma”, ilprimo di due volumicontenenti due fronte-spizi incisi e sessantapregevolissime tavole,tutte a doppia pagina,vendute nel dicem-bre 2000 per Lire17.625.000.

Osservando l’indicedel mercato dell’operagrafica di Piranesi tra il1998 e il 2009 fornitoda Artprice (databasefrancese che raccoglie irecord d’asta e gli indicidel mercato dell’arte) infigura 1, è possibilenotare un andamentopiuttosto altalenante enon certo stabile, se purlievemente in crescita:infatti 100 euro investi-te per un’incisione del-

LONDRA L’arte dellastampa a Venezia affon-da le sue origini alla finedel XV secolo quandoAldo Manuzio avviò lasua intensa attività ti-pografica. L’attività “edi-toriale” non si distacca-va da quella umanistica,ma ad essa era comple-mentare, rispondendoinoltre al coevo contestosocio-culturale.

Successivamente al-l’invenzione della stam-pa, ben presto la nuovatecnica si fece arte e gliartisti cominciarono adutilizzare il nuovo mezzoper comunicare e diffon-dere la propria creativi-tà.

E in Veneto ilSettecento diede i natalia numerosi artisti cheespressero la loro creati-vità nell’arte grafica:Piranesi, Canaletto, Tie-polo, Piazzetta, Giam-piccoli, Ricci, Pitteri, so-lo per citare i più illu-stri. I più rappresentatinel mercato sonoPiranesi, Canaletto eTiepolo.

Il primo, GiovanniBattista Piranesi (1720-1778), è un venezianoche all’età di venti anniandò a Roma al seguitodell’ambasciatore vene-to.

Pur professandosisempre un architetto,realizzò in realtà solo unedificio, una pregievolis-sima chiesa, SantaMaria del Priorato, aRoma.

Il suo nome più cheall’attività architettonicavera e propria è legato al-l’attività incisoria, subli-me nella descrizione del-le rovine romane chetanto lo affascinavano.Del 1945 sono i“Capricci” e le “Carcerid’invenzione”, del 1956le “Antichità Romane” etra il 1748 e il 1778 rea-lizzò le “Vedute Romane”.

l’artista nel 1998 equi-valgono a 107 euro nel2009. Il mercato havisto una crescita im-portante tra il 2004 e il2006, anni di un boomimportante nel mercatodell’arte.

A partire dall’autun-no del 2008, come con-

seguenza del crollo deimercati finanziari, an-che il mercato dell’arteha subito una cor-rezione importante. E ilmercato dell’architettoveneziano non ha rapp-resentato un’eccezionein tal senso. Nonostantel’aggiustamento dei

prezzi, che era ine-vitabile considerando lasituazione economicanuova, le opere di qual-ità e in buono stato diconservazione sonosempre ricercate e ingrado di riscuotere l’at-tenzione dei col-lezion-isti seri.

Antonio Canal, dettoCanaletto (Venezia1697-1768) ha svilup-pato la sua opera grafi-ca in modo particolareintorno alle acqueforti.Attraverso questa mo-dalità espressiva egli haillustrato un paesaggioveneto calmo e assolato,

dove i momenti dellavita quotidiana hanno ilsopravvento rispettoalle architetture.

Il silenzio sembraquasi investire l’osser-vatore, ed è assente ilconcitato vociare dellefigure sempre presentinei dipinti ad olio, in cuiè riprodotta unaVenezia affollata neigiorni di festa.

Nelle sue incisioni siscopre l’intima bellezzadella meno scontatapianura veneta, l’incan-tevole atmosfera di sem-plici case borghesi dovedonne assorte svolgonofaccende domestiche, lacalma delle albe dei luo-ghi più frequentati, gliuomini a lavoro sullebanchine dei porti.

Le acqueforti diCanaletto, divenute or-mai introvabili già apartire dai primi anniSettanta, sono ricerca-tissime da collezionisti eappassionati.

La serie completadelle ventotto acquefortiincise tra il 1746 e il‘1751 dal Canaletto èandata all’incanto per lacifra record di 247 milaeuro nel 2003. Il recordper l’opera grafica diCanaletto è rappresen-tato da “Vedute, altreprese da i luoghi altreideate da AntonioCanal...”, venduta aBerlino presso la Casad’Aste Bassenge nell’au-tunno 2003 per la cifradi Euro 150.000.

Un’altra cifra impor-tante fu realizzata daChristie’s a Roma neldicembre 2003: “Vedu-te, altre prese da i luoghialtre ideate da AntonioCanal e da esso intaglia-te poste in prospetivaumiliate all’IllustrissimoSignor Giuseppe SmithConsole di S. M. Britani-ca”, vendute per Euro91.760 (fig. 2)

Giambattista Tiepolo(Venezia 1669- Madrid1770) dipingeva mondi

fantastici in cui si alter-navano mitologia escene di vita quotidiana.

Grazie all’utilizzodella tecnica dei “con-trapposti”, che egli per-fezionò accostando icolori più comuni atinte brillanti e nette,Giambattista ricreavanei suoi capolavoriun’atmosfera di profon-da luminosità a cui poiil suo genio fantasticoimprimeva forza,costruendo negliimmensi cieli azzurriquinte teatrali popolatedi figure sacre e profa-ne, reali e fantastiche.

Giambattista si avvi-cinò all’incisione moltotardi, all’età di circaquaranta anni.

I famosissimi“Capricci” rappresenta-no il primo esperimentodell’artista con la tecni-ca dell’acquaforte furo-no, pure invenzioni del-l’immaginazione e dalsapore evocativo, in cuidominavano le scene dimagia.

Ma fu con gli“Scherzi di Fantasia”che il Tiepolo acquistòmaturità e maggiordimestichezza lasciandototale spazio all’estro ealla creatività.

I “Capricci” e gli“Scherzi” riprendevano,infatti, un concetto diorigine cinquecentescache implicava la rotturadegli schemi e il conse-guente abbandono algenio personale.

Il mercato risultastabile e solido e se leacqueforti risultano diqualità e attirano colle-zionisti e amanti dell’ar-te della stampa.

Le stampe venezianedel Settecento, affasci-nanti e ricercate, posso-no essere una buonaoccasione di investi-mento, e, senza dubbio,ripagano un piacevoledividendo estetico.

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Fig. 2. CANAL, Antonio, detto il CANALETTO.“Vedute, altre prese da i luoghi altre ideate da AntonioCanal e da esso intagliate poste in prospetiva umiliateall'Illustrissimo Signor Giuseppe Smith Consoledi S. M. Britanica”, Venezia: dopo il 1744.Christie’s Roma, dicembre 2003 Euro 91.760,00

Fig. 1 Indice dei prezzi dal 1998 all’agosto 2009per Giovanni Battista PIRANESI (1720-1778).100 euro investiti valgono 107

Stampe anticheConsiderazioni sul collezionismo delle incisioni venete del Settecento

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quel Cristo che non vo-levano comprendere eche anche oggi pocoascoltano fu “scandalo”su una croce. Ecco per-ché tu, pagana, scalasticon Lui il cielo, cometutti coloro che muoionoa causa della violenza edella crudeltà dei loro si-mili.”

Le parlavo con il cuo-re e una preghiera perlei dall’anima.

“Non sono mai stataaudace, ma sempre tre-pidante e la violenza misgomenta” ancora le di-cevo e in quel quadro lascena si faceva viva.

Hypatia si serrava ilpugno al petto inun’inutile difesa, mentreil suo volto esprimevauna forza consapevoledel suo destino.

Le avevo parlato co-me se realmente lei fos-se lì con me, ma senzaattendere risposta daun’icona.

Poi, improvvisamen-te, sentii in un sussurrola sua voce mentre leifissava lo sguardo im-mobile davanti a se. Midiceva soltanto, accora-ta: “Scappa, stanno av-vicinandosi”.

Un attimo di coraggioattraversò il mio spiritoe sentii l’impulso di lan-ciarmi in quella tela cosìviva...

Ma fu soltanto un at-timo

Subito fuggi...

tuo sapere ovunque frala gente comune.

Ti esponevi senza ti-more per la vittoria deituoi ideali e sacrificastia questi anche quel fa-scino che la natura diaveva regalato, rinun-ciando a quella partedell’amore che ti avreb-

be legata per sempre. Sposasti la causa dei

neoplatonici, perché tifaceva sentire più libera,ma che tu fossi bella, ge-nerosa e straordinaria loconfermano nei loroscritti perfino storici cri-stiani tuoi contempora-nei, cosa inconcepibile

di quei tempi.C’era però in agguato

un nemico, colui chespesso riesce ad oscura-re le menti degli uominicon contorti pregiudizi,contrari al progressodella verità. Un uomopotente, in nome di unareligiosità immatura eforte della crudeltà diquei tempi, ti persegui-tò.

La prevenuta menzo-gna contrastò il tuocammino e, in un giornodi luce, nell’oscura om-bra di una cattedrale tifecero a pezzi, scarnifi-carono il tuo corpo e negettarono i resti nellaspazzatura, come moni-to a tutta quella metàdel mondo che pensa,vive e crea nel tempo lasua femminilità.

Ma, mentre uominibigotti nella loro igno-ranza ti uccidevano, Dioera con te, prima marti-re di quella conquistadel diritto all’umanitàdella donna, che Cristoper primo proclamavanei suoi gesti evangelici.

L’uomo è “di duracervice” come dice laBibbia, e stà parlandoproprio del maschio.

Tu per destino inveceavesti un padre che tieducò alla scienza e al-l’indipendenza, precor-rendo i tempi, e diventa-sti ciò che allora erascandalo.

Vedi, Hypatia, anche

Sono stati parecchigli artisti che hanno vo-luto raffigurare questadonna, vissuta quattro-cento anni dopo Cristo,pianificando su una telale loro emozioni nei suoiconfronti. Nessuno peròha saputo dare la com-pleta drammaticità diquel momento, anche seinteriorizzata completa-mente nel personaggio.

L’abilità tecnica delpittore scompare quasinello stupore prodottoda quel gesto inalterabi-le.

Davanti a lei, così in-difesa, sentii che la miavoce le parlava:

“Conosco la tua sto-ria Hypatia e qui, da-vanti a questa immagi-ne, è impossibile menti-re. I veli si dissolvonodavanti ai miei occhi co-me nubi leggere, smosseda Zefiro con una dol-cezza irremovibile chemi fa piombare nel vuo-to di una realtà inattesa,ma puntuale.

Tu no, amazzone del-la ragione, tu, proprionella realtà hai semprevissuto, scoperto, crea-to.

Virile e coraggiosa, sepure una fragile creatu-ra umana, come ci è da-to di essere, se puresemplicemente donna.

Io, al contrario di te,

mi sono sempre nasco-sta nell’immaginazione,vivendo giorno per gior-no le mie illusioni, fattea pezzi come allora letue carni, giorno dopogiorno, dalla realtà.

Questa stupenda im-magine, che dobbiamo aWilliam Mitchell, pittorePreraffaellita della finedell’Ottocento, ci esaltauna nudità gloriosa, pernulla sensuale ma terri-bilmente attraente.

Tu protendi una ma-no verso l’alto come acercare una testimo-nianza o forse per rifiu-tarla, nell’estremo sforzodel tuo orgoglio. L’altramano, che vuole, con lamarea dei capelli, na-scondere ogni bellezza,non appare con le lan-guide dita di unaVenere, ma è chiusa apugno in un gesto quasimaschile.

Ma tu, chi sei stataveramente?

Sappiamo che lascienza sperimentalenon ha avuto soltantoun padre, ma anche unamadre.

Fosti tu ad inventaremilleduecento anni pri-ma l’astrolabio per stu-diare i cieli, l’aerometroe l’idroscopio. Tu, adAlessandria d’Egitto, ac-creditata presso la Cortedi Costantinopoli, inse-gnavi non solo ai tuoistudenti, ma anche nel-le strade per portare il

DI ANNAMARIA [email protected]

IL MASSIMILIANO GENNAIO - MARZO 20106

Davanti al quadro

William Mitchell: Hypatia

A 59 anni dalla morte avvenuta il 29 di-cembre 1950, ritorna alla ribalta FrancescoPenco fotografo triestino, troppo a lungo di-menticato anche se col suo apparecchio ha“congelato” sulla gelatina di migliaia di lastree pellicole gli avvenimenti cittadini più impor-tanti e drammatici della prima metà delloscorso secolo: dallo sciopero dei fuochisti delLloyd finito in tragedia con 14 manifestantiuccisi dalle truppe austriache, ai funerali del-l’erede al trono imperiale FrancescoFerdinando assassinato a Sarajevo, all’occu-pazione militare jugoslava della città del mag-gio 1945. In questo mezzo secolo di attivitàFrancesco Penco ha puntato il suo obbiettivosu una infinità di altri “eventi” dimostrandouna modernità di composizione del tutto sco-nosciuta agli altri fotografi che hanno operatoa Trieste nello stesso periodo. Spesso, se nonsempre, le sue immagini messe a confronto conquelle realizzate nelle identiche situazioni daiWulz e dai Pozzar, le superano per freschezza etaglio dell’immagine.

Penco ha fotografato l’attività della Ferrieradi Servola, le barricate di San Giacomo del1920 finite a cannonate, la prima visita di

Mussolini a Trieste nel 1920, la costruzione deitransatlantici al Cantiere San Marco, i grandibombardamenti del 1944 a Trieste eMonfalcone. Ma anche le famiglie della buonaborghesia triestina, un gran numero di artistipresenti in città, ospedali, confraternite, ricrea-tori, scolaresche, laboratori di analisi, uffici efeste tra cui il Gran ballo dedicato alla presen-

za del re in città. Non c’è aspetto della vita cit-tadina che sia sfuggito al suo obbiettivo di fo-toreporter ante literram. Ma non basta. Nellelastre recentemente recuperate da una canti-na di Roiano e nei 17 rulli salvati nell’abita-zione di un lontano conoscente, sono rac-chiuse un gran numero di vedute della città.Piazza San Giovanni, il Municipio, ilTergesteo, il monumento a Rossetti, il lavoroalla Fabbrica macchine Sant’Andrea, le rive,il porto, i tram a cavalli, i lampioni a gas, leosterie, i teatri, tra cui il Fenice. La qualitàdelle foto è straordinaria perché FrancescoPenco usava lastre di grandissimo formato,anche di 20 per 30 centimetri. Da citare dueserie di immagini , anch’esse inedite realizza-te a Fiume e Lubiana nel 1906-1907.

Oltre a queste immagini ne abbiamo ar-chiviate molte altre i uscite da collezioni priva-te e da archivi pubblici. In totale la scelta per ilvolume e per la mostra che dovrebbe accompa-gnarlo, può avvenire su circa 950 fotografie.Alcune provengono anche da archivi americani.Penco infatti nell’ultimo scorcio della sua vitalavorò per la U.S. Foreign Relief Mission nel-l’ambito del piano Marshall.

Francesco Penco, Il Canale di Trieste

Il fotoreporter triestino “scoperto” in un bel volune da Claudio Ernè

Francesco Pencofotografo del primo Novecento

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IL MASSIMILIANO

DI FABIO LAMACCHIA

GENNAIO - MARZO 2010

pevano in passato i mer-canti protagonisti dellaprima grande globalizza-zione dei traffici maritti-mi di essere in primisportatori di cultura dellapropria terra, oltre cherappresentanti del com-mercio. I mercanti han-no svolto il ruolo di am-basciatori nel mondo deipropri valori intellettua-li, mettendo in rapportocontinuo la propria i-dentità con culture, reli-gioni, usanze sociali di-verse e quindi ponendocome centrale la dimen-sione inter-culturale del“business”.

Quindi internazio-nalizzazione…

Anche oggi l’interna-zionalizzazione significamediazione culturale eduna delle sfide che ci po-ne il nuovo assetto eco-nomico mondiale è farcoincidere lo sviluppodella competitività e del-l’innovazione con il ri-spetto dell’altrui culturae delle altrui origini reli-giose e sociali.

Signora Acerbi rie-sce ad esprimere nelsuo compito queste ri-flessioni?

Queste riflessionicerco di esprimerle an-che nel mio lavoro quoti-diano di vicepresidentedi Informest – agenziaitaliana per la coopera-zione economica inter-nazionale – proprio perla missione che ci è sta-ta affidata dal legislatorenazionale (L. 19/1991)all’indomani della cadu-ta del muro di Berlino:promuovere la collabo-razione con i paesi del-l’ex cortina di ferro edampliare gli orizzontieconomici della nostraimpresa italiana ed inparticolare delle terredel confine orientale. Perun’agenzia come IN-

Abbiamo incontratoSilvia Acerbi vicepresi-dente di INFORMESTl’Agenzia per la Coope-razione Internazionalededicata a supportare losforzo delle imprese ita-liane nel mondo, Enteistituito dal Governo ita-liano, Regioni Veneto eFVG con sede a Gorizia.

Signora Acerbi co-me fonde Informest lacultura con l’econo-mia?

Imprese, famiglie,istituzioni, in poche pa-role i cardini economicidella nostra società vivo-no e prendono decisioniall’interno di un am-biente culturale e la cul-tura ha un ruolo impor-tante nel corso della sto-ria economica. Ma sipuò pensare anche alrapporto contrario: rela-zioni e processi culturaliesistono all’interno diun ambiente economicoe possono essere inter-pretati in termini econo-mici. Esiste dunque unaprofonda relazione traeconomia e cultura chesi fonda sulle due nozio-ni parallele di valoreeconomico e valore cul-turale.

Dunque cultura edeconomia, due concettiche vanno a braccettopiù di quanto si pensi edanno origine, nel miopensiero, a due riflessio-ni di merito: mediazioneinterculturale nel farebusiness e motore disviluppo economico.

L’interculturalità deirapporti economici haorigini lontane ma benpresenti nel “dna” delpopolo italiano. Pren-diamo il periodo rinasci-mentale, le repubblichemarinare, il caso diVenezia nel suo massi-mo splendore: ben lo sa-

FORMEST, dedicata asupportare lo sforzo del-le imprese italiane nelmondo, è basilare la va-lorizzazione della com-ponente culturale del“Made in Italy”, che di-venta l’immagine dell’I-talia e del prodotto ita-liano, caratterizzato da

tratti distintivi (tradizio-ne e modernità, artigia-nalità e tecnologia, este-tica e funzionalità) chene fanno un marchio dieccellenza.

A favore del “SistemaItalia”, anche in periodidifficili come quello chestiamo attraversando, viè una crescente corri-spondenza tra i valoriche l’imprenditore italia-no offre attraverso i suoiprodotti, legati a unatradizione culturale e al-la qualità (e in qualchemodo emotivamente le-gati anche alla storia ealla cultura del nostro

paese), e i bisogni ancheimmateriali emersi neipaesi in transizione. Seda una parte il rapportotra cultura ed economiasignifica porre particola-re attenzione agli aspettidi intermediazione cul-turale nel fare impresa,dall’altro la cultura stes-

sa è un motore di svilup-po economico.

Quanto contano le“industrie” culturali?

Le industrie culturali– cinema e audiovisivo,editoria, musica, arti-gianato artistico – sonoanche importanti fontidi reddito e occupazio-ne: danno infatti lavoroad oltre 7 milioni di per-sone nell’intero territo-rio comunitario. Valoriz-zare la cultura significapromuovere le identitàregionali e a ricaduta ilturismo, creando postidi lavoro in settori quali

i servizi on-line ed i mez-zi di comunicazione.

Lei è stata moltianni alla “Farnesina”e può vantare una lun-ga esperienza in cam-po internazionale…

Nel corso della miacarriera professionaleho avuto modo di esseretestimone in prima per-sona della costruzionedell’Europa allargata edi una identità culturaleeuropea.

Vivendo a Trieste,città di confine, mi sonosempre sentita parte diun mondo culturale piùesteso e irrispettoso deiconfini nazionali. Lanuova Euro-pa a 27creatasi con i successiviallargamenti degli ultimianni, ha riunito l’areaculturale mitteleuropeache da sempre ha perva-so queste terre di unsentimento comune.

L’UE infatti ha com-preso bene il potenzialedella cultura e sostieneprogrammi a favore dialcune industrie cultu-rali, incoraggiandole acogliere le opportunitàofferte dal mercato uni-co e dalle tecnologie di-gitali. L’UE prevede an-che una dimensione cul-turale in molte altre areed’intervento, come l’i-struzione (incluso l’ap-prendimento delle lin-gue), la ricerca scientifi-ca, il sostegno alle tecno-logie dell’informazione edella comunicazione e losviluppo sociale e regio-nale.

I governi europei, nel-l’assegnare competenzein materia di culturaall’Unione europea, han-no infatti da sempre vo-luto creare un’Europadei popoli, affidandole ilcompito di rendere con-sapevoli gli europei diquella storia e di quei va-lori che essi condividono

e di incoraggiare la cono-scenza dei capolavori edel patrimonio europeonel rispetto delle diffe-renze culturali locali eregionali. Hanno volutoconcretamente favoriregli scambi culturali al-l’interno dell’Eu-ropa,permettere che cittadini,artisti e professionistidella cultura partecipas-sero a progetti a livelloeuropeo, incoraggiare lacreatività e fare in modoche la cultura fosse ac-cessibile a un maggiornumero di persone.

Il programma è fi-nanziato??

Il programma Cul-tu-ra per il periodo 2007-2013 beneficia di unadotazione di oltre 400milioni di euro che, som-mati agli interventi deisingoli programmi finan-ziati dal Fondo Europeodi Sviluppo Regionale(FESR) portano in doteagli stati membri impor-tanti finanziamenti inmateria da poter utiliz-zare per incoraggiaresempre più l’interazionetra le culture, di appro-fondire le relazioni tranazionalità e religioni edi favorire, attraverso ildialogo, maggiore com-prensione, tolleranza esolidarietà.

Concludendo, a miomodo di vedere, non cipuò essere una solidaeconomia comunitariasenza una rivalutazionedell’aspetto culturale eciò sia a livello locale cheragionando a livello eu-ropeo. Parafrasando u-na massima di risorgi-mentale memoria, po-tremmo dire che fattal’Europa economica orabisogna costruire (o ri-costruire) la “comunità”culturale europea chepotrà contribuire allarealizzazione di una verae profonda integrazione.

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Silvia Acerbi

Personaggi

Informest: cultura = economia

Concorso dell’Università di Trieste:Cars Design - 2a edizione

La Facoltà diArchitetturadell’Università degliStudi di Trieste,bandisce incollaborazione conl’Associazione AmatoriVeicoli Storici, unconcorso internazionaledi idee dal titolo «Cardesign».I temi su cui si richiede,in particolare, diriflettere e proporredelle soluzioni

progettuali perl’automobile del futurosono: l’ingombro el’abitabilità delleautomobili, l’utilizzo inambito urbano e/oextraurbano.L’automobile potràessere individuata tra leseguenti tipologie:- dream car: bella eimpossibile;- city car.Il progetto deverispondere alle seguenti

caratteristiche:- originalità;- realizzabilità;- appropriata definizionedelle caratteristiche siainterne che esterne dellevetture, dei materialiutilizzati edimensionamento dimassima.Sarà inoltre valutatacon particolareattenzione la qualitàdella rappresentazionegrafica (a mano o con

l’ausilio del computer).Termine per laconsegna degli elaboratiore 12.00del 01/03/2010Concorsointernazionale di idee:Cars designFacoltà di ArchitetturaUniversità degli Studidi Triestevia S. Anastasio 12 34134 Trieste – Italia. Informazioni:www.concorsocardesign.it

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“Sempre assorto inun sogno”: cosìGiuseppe Pavanello pre-senta, con le parole diGiorgio de Chirico, l’un-dicesimo tomo dellanuova Collana d’Artedella Fondazione Cassadi Risparmio di Trieste,il quarto (dopo Barison,Scomparini e Rietti) dicui è curatore. A dicem-bre 2009, dunque, èuscito il volume dedica-to al pittore triestinoArturo Nathan (1891-1944). FondazioneCRTrieste si è quindiimpegnata ancora unavolta a valorizzare, conun testo scientifico cor-redato da illustrazionidi qualità, un artistadella città di Svevo eSaba: un’impresa edito-riale ormai storica (loscorso anno si festeg-giava il decennale dellaprima uscita, il libro suSambo) che ha il grandemerito di approfondirele conoscenze sulla pit-tura di quest’angolomesso all’inizio (o alla fi-ne) d’Italia, rendendolenote anche al di fuoridei confini strettamentelocali.

Arturo Nathan fu so-vrastato, come scrive ilprofessor Pavanello,“dall’ombra della malin-conia, nume tentacolaredegli artisti come cihanno insegnato iWittkower, al contemponera, possessiva e gene-rosa”: morto in lager aBiberach, Nathan “s’in-scrive nella linea deigrandi sognatori ro-mantici, Friedrich in te-sta, che mollano gli or-meggi dalla terra fermaper lasciarsi andare nel-l’elemento mobile, senzacertezza di confini”.Concludendo il suo te-

sto con una citazione diAlda Merini, Pavanelloha inquadrato alla per-fezione la poetica, tantosublime nella sua sa-biana “serena dispera-zione”, di un maestro alquale sono stati dedica-ti – negli ultimi vent’an-ni – due cataloghi dimostre monografiche dastorici dell’arte di rangoquali Maurizio Fagiolodell’Arco (Roma 1990) eVittorio Sgarbi (Aosta1992).

Proprio dalla fortunacritica di Nathan, dal-l’articolo di de Chirico aun anno dalla morte fi-no alla recente esposi-zione al MuseoRevoltella su “Lolò” Fini,inizia il volume: unarassegna di fonti e studiche ha permesso di in-dividuare le origini del-l’attuale considerazionedell’arte e della perso-nalità del triestino. Letestimonianze dei pa-renti, degli amici, deicolleghi, le riflessionidei critici sono la neces-saria premessa per unamigliore comprensionedel “caso Nathan”. Ladipendenza stilisticadalla cosiddetta metafi-sica dechirichiana, ilperiodo di cura pressoEdoardo Weiss allievo diSigmund Freud e le in-terpretazioni psicoana-litiche dei suoi dipinti,l’appartenenza ebraica ela terribile fine in campodi concentramento, dataluni esegeti predettagià nelle opere eseguitetra anni Venti e Trenta,sono i tre concetti –enunciati per la primavolta da de Chirico nel1945 – che la monogra-fia appena pubblicataha voluto precisare, e inalcuni casi elidere.

Si è quindi ripartitiricostruendo in mododocumentario i primianni di Nathan: dal li-bro del ginnasio ai sog-giorni giovanili a Londrae a Genova, alle prime

frequentazioni artisti-che (una mostra di ope-re di Arturo Rietti visita-ta adolescente) e alla fi-nora ignorata sottoscri-zione alla “Voce” aFirenze, allo scoppiodella Grande Guerra eal servizio militare inGran Bretagna, fino alritorno a Trieste in stato

depressivo. Un’analisifilologica del carteggiotra Weiss e Freud del-l’inizio del ’21 ha chiari-to gli aspetti del rappor-to del medico triestinocon il suo paziente: seda un lato fu Weiss a in-coraggiare gli esordi pit-torici di Nathan, in unasorta di parallelo con laterapia prescritta dalDottor S. a Zeno, dall’al-tro, come per Svevo, pu-re in Nathan la psicoa-nalisi, elemento in co-mune di tanti intellet-tuali giuliani dell’epoca,si rivelò importante so-strato per la genesi diopere d’arte che non de-vono essere mai intesecome semplici confes-sioni autobiografichedell’esecutore.

Desideroso di impa-

rare il “mestiere”,Arturo Nathan si educòpresso i pittori Slatapere Zangrando e allaScuola del Nudo delCircolo Artistico triesti-no: lo prova un corpusd’inediti disegni prove-nienti dalla casa di viaSergio Laghi bombarda-ta alla fine della

Seconda Guerra e oraricomposto nelle paginedel volume dellaFondazione CRT. Dopotali prove acerbe, inFiume tropicale, uno deiprimi quadri, pare giàrisentire, nel suo primi-tivismo, del proposito diCarlo Carrà proclamatosulla “Voce” nel ’16:“tutto è ritornato comenell’età primordiali. E,con Henri Rousseau,costruisco la nuova pit-tura europea”.

Arturo Nathan fu ar-tista molto attento al di-battito critico italianoed europeo: dalle letterea Carlo Sbisà siamo ve-nuti a sapere che già nel‘22 era stato a Roma,dove aveva conosciutoGiorgio Morandi e MarioBroglio, presso l’impor-

tante rivista “ValoriPlastici”, nella quale siregistrava la presenza,tra gli altri, di deChirico, Savinio, Carràma anche di ArturoMartini. Quel soggiornoromano fu un bagnonella modernità, in quel“ritorno all’ordine” alquale tendeva pure lostile di Nathan. Un altrovolume individuato allaBiblioteca Statale recala firma del primo pro-prietario, il pittore trie-stino: si tratta di unostudio in tedesco sulmetodo psicologicodell’Espressionismo, lacorrente artistica chepare ancora influenzareopere come l’Evocatore,nato – come già notatoda Maria Masau Dan – aridosso dalla Biennaleveneziana del ’22 doveesposero Kirchner,Kokoshka e Pechstein.A tale complessità di ri-ferimenti culturali ap-partiene anche l’Incan-tatore, del quale si è rin-tracciata un’insospetta-bile fonte visiva esoticanella crocchia sul capo,quella dei Buddha ri-prodotti da Karl With inGermania e in Italia ri-spettivamente per lacollana “Orbis Pictus” eper le edizioni, guardacaso, di “Valori Plastici”.

L’esordio di Nathanin una mostra, alCircolo Artistico diTrieste nell’autunno1924, avviene con unsuo Autoritratto, esegui-to nel solco dell’aureatradizione degli autori-tratti dei pittori allospecchio aggiornata insenso moderno daGiorgio de Chirico: conlui stringerà amicizia“nietzcheana” nel mag-gio ’25 a Roma.Nell’anno in cui atten-deva una copia di Ossidi Seppia di EugenioMontale attraverso BobiBazlen, Nathan realizzadipinti su tavola moltovicini stilisticamente al

momento olimpico delde Chirico di “ValoriPlastici”: nel Pomeriggiod’autunno, invece delpersonaggio mitico odella statua vivente del“Pictor classicus sum”,lo stesso artista, neisuoi consueti abiti quo-tidiani, omologanti, en-tra nell’enigma.

La passione per il se-gno grafico, per la suapurezza lineare, induceil triestino a produrreuna serie di eccezionalidisegni ‘finiti’; la suaprima presenza inBiennale a Venezia(1926) è, infatti, con unfoglio: un capolavoro,Autoritratto con gli occhichiusi. In quest’opera,del ’25, è pieno l’accordocon il clima di “ValoriPlastici”: non solo deChirico, ma ancheCarrà, Martini, Savinioe i Buddha di nuovo diWith e di Zadkine.

Il 1925 è, inoltre,l’anno della pub-blicazione del libro diFranz Roh, Nach-E s p r e s s i o n i s m u s .Magischer Reali-smus,la “bibbia” (come lachiamava Fagiolodell’Arco) per molti arti-sti dell’epoca: inGermania, contempora-neamente alla definizio-ne di “Nuova Oggettivi-tà”, nasce quindi il co-siddetto “RealismoMagico”, nozione di unclima culturale stretta-mente connesso al-l’esperienza di “ValoriPlastici”. British subjectnato ed educatosi inA u s t r i a - U n g h e r i a ,Nathan sente l’esigenzadi esprimersi stilistica-mente sia in italiano chein tedesco, come feceAlbrecht Dürer all’epocadi Raffaello: l’Autoritrat-to ideale della Pinacote-ca di Monaco riprodottoda Wolfflin, il grandestorico dell’arte e mae-stro di Roh, diventa ilmodello ideale perL’asceta, di cui sono no-

DI ENRICO LUCCHESE

GINO PARIN

IL MASSIMILIANO GENNAIO - MARZO 20108

Arturo Nathan, Autoritratto con gli occhi chiusi.Roma collezione privata

Il nuovo volune della Collana

Un Italo Svevo della pittura

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Fava Giovanni G

iacomo ( 1460 - 1510)

Madonna col B

ambino

Olio su tela, cm

120 x 92(R

if.87173/1)

(porzione di dipinto)(asportata solo una parte del dipinto)

Anonim

o del XV

II secoloM

adonna con il Cristo tra 2 Santi

Olio su tela, cm

25 x 25(R

if.85824/1)

(porzione di dipinto)(asportata solo una parte del dipinto)

Guascone Felice ( ? - 1830)

Madonna del R

osario e SantiO

lio su tela, cm 40 x 35

(Rif.85214/1)

Crocifisso

Legno, cm 200 x 130

(Rif.85499/1)

Anonim

o del XV

III secoloM

adonna col Bam

bino e Angeli

Olio su tela, cm

300 x 200(R

if.85183/2)

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701/

6)

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Tabernacolo del XIX secoloM

etallo, cm 37 x 25

(Rif.85128/33)

Reliquario del XVIII secolo

Argento, cm

60 x 25(R

if.85453/3)

Crocifisso

Legno, cm 200 x 130

(Rif.85499/1)

Porticina Tabernacolodel XVIII secolo

Legno dorato, cm 40 x 30

(Rif.86301/1)

Ostensorio del XIX secolo

Ram

e, cm 81

(Rif.85347/1)

Porticina Tabernacolo del XVII secolom

armo, cm

39 x 21(R

if.85528/1)Porte del XVIII secoloR

ame, cm

250 x 110(R

if.86607/10)

Cofanetto del XV secolo

Avorio, cm 19 x 17

(Rif.88862/1)

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te sia la versione grafica(1926) che quella pitto-rica (1927). Rispettoall’Autoritratto con gli oc-chi chiusi, lo sguardo èaperto, fisso oltre ilmondo e i suoi affanni;al posto della pellicciarinascimentale e dellacascata dei riccioli du-reriani, Nathan indossail talled ebraico, ogni or-pello del tempo apparepurificato per un mes-saggio di sogno mentale– seguendo le riflessionifilosofiche di AlbertoSavinio – di eterna, sal-vifica “immobilità terre-stre, ispiratrice delle ar-ti plastiche”. L’omaggioa Dürer è insito anchenell’Esiliato e nellaMelanconia del Naufra-gato di Tel Aviv, operaquest’ultima che purenel titolo rivela il legamecon la celebre incisione,la Melanconia, del tede-sco del Cinquecento.Contemporaneamente,Arturo Nathan si dedicaad altri temi: dal Ritrattodella sorella di cui è sta-to rintracciato un finorasconosciuto disegnopreparatorio, a quellache Girmunschi chia-merà la “Tragedia delCavallo”, una serie diopere raffiguranti l’ani-male-emblema dellacondizione esistenzialedel pittore. Primo capi-tolo di quel gruppo è ildisegno di Oderzo con ilCavallo smarrito che ilpresente studio ha san-cito essere opera auto-grafa del 1927.

Esponente perfettodel “Realismo magico”,Arturo Nathan a Triestecalamitò l’interesse el’amicizia di più giovanicolleghi, da Carlo Sbisàa Leonor Fini a GiorgioCarmelich: con lorocondivise una stagioneartistica tra le più alte –perché di livello interna-zionale – della storia fi-gurativa del capoluogogiuliano. Di notevoleimportanza per la ricer-ca sono state le letteredi Carmelich, uno dei‘tesori’ della FondazioneCRTrieste, che dimo-strano come questo ge-niale quanto sfortunato

zione di “RealismoMagico” comprendeval’arte specificatamenteitaliana del Rinasci-mento, “da Piero dellaFrancesca a Carpaccio”,trovando quindi felice

interpretazione nell’ope-ra di Nathan nel “plasti-co” Cavallo compassio-nevole (L’abbandonato)della Institutio San-toriana – FondazioneComel. Da quella recen-sione la pittura del trie-stino muterà, dedican-dosi esclusivamente allapaesaggistica marina: agiugno del ’29 Costa so-litaria, esposta in piazzaUnità da Michelazzi (fi-gura interessantissimadi corniciaio-gallerista-antiquario dell’epoca,immortalato in un pa-chidermico ritratto daLeonor Fini), non parlapiù in gotico ma solo lalingua giottesca de Il pi-no sul mare di Carrà.

Gli anni Trenta sonosegnati dall’attiva parte-cipazione di Nathan allevicende del SindacatoRegionale Fascista delleBelle Arti: in numerosicataloghi appare il suonome tra i commissaripreposti a scegliere, col-locare e giudicare leopere inviate dai varitesserati, un sistemache alla fine del decen-

nio escluderà dalla vita,professionale e sociale,il triestino reo solo diessere ebreo.

Nel 1930 incontranuovamente Giorgio deChirico a Milano, ma so-

prattutto trova aTrieste, in ManlioMalabotta, il mentorecritico capace di presen-tarlo a livello nazionale,su “Belvedere” ed“Emporium”: nella col-lezione Malabotta è pre-sente uno dei più altiraggiungimenti diNathan, Solitudine “fan-tastico e reale”. Rovinearcheologiche (alcunedelle quali individuatein testi d’epoca, comel’Apollo di Scasato cheNathan fa emergere dal-la sua Palude del museodi Lodz, in Polonia) abi-tano le spiagge desolate,buie, delle opere di que-sto periodo: ma a diffe-renza delle analogheiconografie di de Chiricoe Savinio, l’Antico diNathan è dominato dalcielo e dal mare, dallaNatura. Il successo diNathan in questo perio-do è provato dall’acqui-sto per il Museo d’ArteOccidentale di Mosca,alla Biennale venezianadel ’32, dell’Incendiario(oggi all’Ermitage). U-gualmente, alla Sinda-

cale del settembre-otto-bre 1933 fu comprato aTrieste per il Quirinale(dove tuttora si trova)Bastimenti lontani, pen-dant dell’altrettanto af-fascinante Acquitrino.

Sul retro della tavola ro-mana e di Spiaggia conuna tenda, dono di noz-ze di Nathan all’amicoGillo Dorfles, il pittoreha abbozzato delle com-posizioni, finora mai no-tate, che presagisconouno dei capolavori diquel periodo, Sortilegilunari, coniugazione ori-ginale del Sesia di Carràe del Povero Pescatore diPuvis de Chavannes.Peintre-philosophe, iltriestino guarda pure aipittori transalpini delXVII secolo: nel 1932usciva a Parigi un librodi Pierre Courthion suClaude Lorrain, per cu-ra sempre di “ValoriPlastici”, in cui il pittoreseicentesco possiede “lagrazia dei mistici”, lastessa del Piccolo senodi mare, regalo all’amicoSbisà per le nozze.

Giacomo Girmun-schi, ebreo di originirusse che aveva espostoa Trieste e che viveva aRoma, pubblicò nel ’35a Parigi in francese unostudio completo suNathan, seguito l’anno

precoce talento avessedal 1925 sostanzial-mente rinnegato l’espe-rienza futurista nellaquale oggi continuiamoa collocarlo in modoesclusivo: “tutto som-mato sono stufo di re-menarmi e desideromettermi a fare qualco-sa” scrive (un po’ in dia-letto) Carmelich dopouna serata a Roma, nelgennaio ‘27, conMarinetti e Pannaggi.L’amore per le tecnichegrafiche, per i soggettionirici, lo stesso inte-resse per la fotografia(che non per niente saràuna delle linee di ricercadi Roh) di situazioni maidinamiche ma anzi im-mobili (l’ombra dellaPsiche canoviana in unadi queste composizionilo suggerisce) accomu-nano le opere dell’ulti-mo Carmelich a Magiadi Sbisà, al Ritratto diItalo Svevo di LeonorFini, e soprattutto allecreazioni di Nathan.Giorgio Carmelich eArturo Nathan si stava-no preparando per unamostra comune a Praga,da inaugurare nel set-tembre 1929 (maCarmelich morirà adagosto), in precedenzaera stato invano pro-grammato un articolosu Nathan dell’amicoDolfi per “Solaria” grazieai buoni uffici di Bazlene Montale. A gennaio diquell’anno il “complottoartistico” (bella defini-zione sempre diCarmelich) Sbisà-Fini-Nathan espone a Mila-no, nella prestigiosa se-de della Galleria diVittorio E. Barbaroux,con presentazione diSilvio Benco, il critico fi-gurativo ufficiale del“Piccolo”. Tra le molterecensioni a quella per-sonale (l’unica viventel’artista), vale la pena diricordare quella di CarloCarrà, sull’“Ambrosia-no”: il pittore piemonte-se, come del resto il cri-tico Ojetti poco prima,non considerava positi-vamente il modello du-reriano, chiarendo chela sua personale defini-

GENNAIO - MARZO 2010 IL MASSIMILIANO 9

d’Arte della Fondazione CRTrieste

triestina del Novecento: Arturo Nathanseguente a Savona daun breve testo di UmbroApollonio.

La pittura del triesti-no intanto si volgeva al-l’estetica del sublime,nel culto di Turner: Lalocomotiva (1936) nonappare più immobile(come nel disegno del’25) ma in corsa su unviadotto verso un preci-pizio. Nel ’37 il triestinoriesce ancora a parteci-pare a una mostra sin-dacale nazionale aTorino e a donare un di-pinto, Sera, alla nuovacittà di Littoria, l’attualeLatina.

Le leggi razziali e laguerra distrussero tut-to: del ’38 solo un’opera,il bianco Paesaggio nor-dico; del ’39 un’interes-sante produzione poeti-ca, analizzata critica-mente per la prima voltada Andrea Del Ben, nel-la quale si percepisconosuggestioni che vannoda Dante a Eliot; del ’40L’attesa e Cancello ros-so, definitivo, incompiu-to, omaggio a CarloCarrà.

Quello stesso annoNathan, cittadino ingle-se, è tradotto in carceree poi in confino nelleMarche.

Da Offida e daFalerone scrive all’ami-co Sbisà e disegna, a co-lori e a monocromo,paesaggi marini: la tra-scrizione di alcuni passiepistolari scelti e i docu-menti reperiti pressol’Archivio di Stato diAscoli Piceno arricchi-scono il volume mono-grafico su ArturoNathan: come ricordatoda Girmunschi, “aveva49 anni quando la vita«torbida e maligna» bus-sò alla sua porta per ri-cordargli che anche ipiù bei sogni devono fi-nire: si risvegliò in uncampo di concentra-mento perché ebreo.

Fu breve la spietatacontesa fra sogno e real-tà e il delicato artistasprezzando la brutalitàdella lotta e senza trovardifesa trovò riparo nelsogno eterno”.

Arturo Nathan, Nave arenata presso una costa con rovine, Roma, collezione Micheletta

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quadro molto esaurientedi quell’epoca, con operedi qualità complessiva-mente alta, anche se ditaluni pittori ci si sareb-be aspettato qualcosa dipiù (fatto peraltro nonimputabile ai curatoridella mostra, ma agliartisti stessi), come –tanto per citare un caso– Virgile Diaz de la Pe?ao Theodore Rousseau,che, presenti con quadridi levatura piuttostomodesta, non sembranorendere un gran servigioalla fama di quellaScuola di Barbizon dicui pure furono figure dipunta.

Felici sorprese offreanche la cospicua sezio-ne dedicata alla ritratti-stica, in cui del Courbetè presente un suo famo-so Autoritratto ed unvivido quasi solo abboz-zato Ritratto di Hippoly-te, mentre piuttosto pe-sante ed inespressivosembra il Bruyas mala-to.

Ma le opere più inte-ressanti, per una certaoriginalità, ora nel trat-to, ora nel taglio dell’im-magine, non sono quelledei celebri Edgar Degaso Pierre Auguste Renoir,bensì la graziosa Fifinedell’ungherese LajosDeàk-Ebner, e più anco-ra l’assorta e delicataConvalescente dell'au-striaca (nata però aConegliano) FriederikeKoch-Langentreu, chesposa la tecnica impres-sionistica ad una sal-dezza di impianto forte-mente figurativa edottiene un risultato digrande espressività concolori di solo apparentetenuità; o quelle, fruttodi una sferzante sintesidi luci, del belga JamesEnsor (in particolare laDonna con scialle blu);per non citare anchealcuni ragguardevoliesponenti dell'area slava(Serov, Repin, Subic,Sternen).

gio dell’islamico allaMecca; e che il rivederlodesta sempre un piacereed è un’occasione perapprezzarlo. Poterlo poiosservare di nuovo indiverso contesto puòindurre ad ulteriori con-siderazioni critiche.

Non sarebbe quindi il

caso di scandalizzarsi sefossero riproposte operegià in precedenza espo-ste, perché la qualità edil valore che esse hannonon subiscono consun-zione e non cagionanocali di interesse. Nelcaso di Passariano, inve-ce, i quadri esposti pos-sono ritenersi delle novi-tà, nel senso che nonerano mai stati mostratiin precedenza in que-st’area geografica, chedegli autori più notiaveva esibito altre opere,per la verità decisamen-te migliori.

Fra l’altro, il temanon è ristretto solo agliImpressionisti, anche seè innegabile che ad essisia rivolta la maggioreattenzione, ma riguardaun po’ tutta la pitturadel secondo ‘800, siaquella del paesaggio, incui parte preponderante

ebbe la Scuola diBarbizon, sia quella delritratto.

L’impressione, forseun po’ paradossale, chesi trae da questa mostraè che qui i meno interes-santi sono proprio colo-ro che dovrebbero esser-ne i punti di forza e che

ne dànno il nome, cioèGustave Courbet eClaude Monet, dei qualisono presenti opereminori, che non rendonoparticolare giustizia allaloro fama ed alla loroportata innovativa edirompente per i tempiin cui operarono: lastessa definizione diImpressionismo, in que-sta sede sembra chevada ad alcuni di loroun po’ larga e non siasufficientemente com-prensibile.

Di Monet, in specialmodo, appaiono medio-cri alcuni paesaggi mari-ni, in cui proprio ilmare, vittima di uneccesso di barbagli colo-rati che avrebbero dovu-to nelle intenzioni ripro-durne l’increspamento,finisce per essere pocoriconoscibile e potrebbeconfondersi con qualun-

que altra superficie pia-neggiante: proprio l’im-pressione viene a man-care, quella che avrebbedovuto essere l’elementofondamentale della rap-presentazione.

E, nel paesaggio, lenon molte tele diCourbet sono abbastan-

za evidentemen-te sorpassate daquelle di alcuniautori dell’Europaorientale, comel ’ u n g h e r e s eLàszlo Paàl o ilromeno NicolaeGrigorescu o ilrusso Isaak Levi-tan, del quale ul-timo ha gran re-spiro uno scorciodel Volga, placido,con pochi e povericolori, in cui sullaluminosità del-l’acqua si staglia-no scuri i modestiscafi di alcunebarchette.

Altre interes-santi scoperterappresen tanomeno noti pittoricome il belga

Guillaume Vogels, checon segno sfatto, appenaaccennato, rende intutta la sua malinconicaintensità il grigiumeplumbeo, umido, illumi-nato da bagliori lividi, diuna Mattinata piovosa aIxelles o l’ipocondriacocrepuscolo su un Canaleolandese.

Anche il russoAntonin Chittussi, conle sue campiture ariosee terse, o il magiaroMihali Muncacsi, dallapennellata densa e sca-bra, finiscono per esserepiù interessanti edintensi del più celebreAlfred Sisley, che affogale sue visioni nel con-sueto brulicare di picco-le pennellate di coloritenui, mosaico di lumi-nosa ma talora inertesintetizzazione.

La quantità degliautori presenti offre un

CODROIPO (UD). Inun tempo come quelloattuale, in cui l’essereumano viene considera-to non più come personama come utente, fruitore,consumatore, sembranaturale che tutto debbaessergli somministratoin forma preconfeziona-ta e pronta all’uso, contanto di istruzioni perun’utilizzazione comoda,facile e rapida, priva dirischi e di errori.

E questo è certamen-te un bene riguardo amacchine, elettrodome-stici o altri beni materia-li determinanti ocomunque importantiper il benessere ed ilprogresso materiale; lo èmeno – per non dire chenon lo è affatto – se siapplica alla sfera dell’in-telletto, che dovrebbeinvece serbare una certaautonomia nelle valuta-zioni e nella ricerca deglistimoli per occuparsi deivari aspetti della vita, frai quali quelli della civil-tà, della cultura, dellascienza e delle artidovrebbero serbare unposto privilegiato.

Molte mostre opera-no purtroppo nel sensoche si è poc’anzi depre-cato, fornendo al visita-tore una serie di opere ilcui valore è assodato ecertificato dalla criticaufficiale e che lo spetta-tore si sente in dovere diaccettare ed acclamarecosì come gli vengonoproposte, contentandosiil più delle volte di averavuto occasione perammirare capolavorialtrimenti visti solo inriproduzione o a luiassolutamente scono-sciuti.

Altre volte nell’ItaliaNordorientale sono stateorganizzate mostre sugliImpressionisti – in parti-colare va ricordata quel-la di pochi anni fa a

L’impressione che...Courbet, Monet e la Pittura della seconda metà dell’800

Treviso – sicchè il ripro-porre il medesimo temapotrebbe sembrare unainsistenza culturalmen-te immotivata e determi-nata prevalentementeda interessi turistico-economici; indubbia-mente il valore culturaledi una mostra dovrebbeessere anche col-legato al territorioin cui essa sieffettua e, sottoquesto profilo nonsi possono facil-mente individuareelementi in comu-ne con il Friuli ola Venezia Giulia,in cui non vi sonostate influenzedeterminanti diquel movimentopittorico; che peròha avuto adepti dinon irrilevantestatura inSlovenia (RihardJakopic, IvanGrohar) e nell’Esteuropeo: in talsenso, il Friulipuò considerarsigeograficamenteun ponte fra learee geografiche diappartenenza degli arti-sti interessati e fornireuna plausibile giustifi-cazione a questo ritornodi Monet e dei suoi coevia Passariano, dove nellafamosa Villa Manin,residenza dell’ultimoDoge ed ora monumentodestinato ad ospitareeventi culturali e politi-co-mondani di rilevo, èstata inaugurata il 26settembre scorso lamostra intitolata appun-to “L’età di Courbet e diMonet”, di grande godi-bilità ed interesse.

Si dovrebbe ancheconsiderare che un qua-dro, come una musica ouna persona, per esseregoduto non va visto unavolta sola, al modo di unadempimento di undovere, quasi come sefosse il pagamento di untributo o il pellegrinag-

DI LORENZO PAOLO

SCORZIATI

Deàk Èbner - Lajos, Fifine, 1875, olio su tavola,cm 36,8 x 46. Budapest, National Gallery of Hungary

In corso fino al 5 aprile 2010

ANDREA POZZO (1642-1709)Pittore e prospettico in Italia settentrionale

Museo Diocesano Tridentino – Trento, Piazza Duomo 18

Il percorso espositivo presenta una quarantina di opere – pale d’altare, dipinti di devozione privata,bozzetti provenienti da edifici di culto e collezioni private della Lombardia, del Piemonte,

della Liguria e del Trentino, oltre che da musei italiani e stranieri.

Orario 9.30-12.30 / 14.00-17,30chiuso il martedì

Informazioni tel. 0461/234419 www.museodiocesanotridentino.it [email protected]

IL MASSIMILIANOGENNAIO - MARZO 2010 11

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IL MASSIMILIANO GENNAIO - MARZO 201012

di Robespierre: “Pas-sante, non piangere lamia morte.

Se io fossi vivo tu sa-resti morto”.

Epitaffio del suicida:“Veni, vidi, fugi”.

Su una lapide dicampagna: “Tantissimoaggiunse, parecchiomoltiplicò, mai nullasottrasse, i figli grati di-visero”.

Scritta su una tom-ba: “Nella mia vita hosbagliato tutto…tranneil colpo di pistola”. Suun’altra “Scusate la pol-vere”.

Ed ancora “Qui ripo-sa benedetta GaiaBellina, donna instan-cabile, ha amato la vita,suo marito e tutto ilpaese”.

Walter Chiari ha for-mulato il seguente epi-taffio: “Amici non pian-gete, è soltanto sonnoarretrato”.

E Roberto Gervaso“Qui giace RobertoGervaso, che ancorastenta a crederci”.

Il fisico WernerHeinsenberg: “Giace quida qualche parte”.

Ancora il pittoreMarcel Duchamp: “D’al-tronde, sono gli altri chemuoiono”.

Giulio Andreotti so-stiene che sulla sua epi-grafe vorrebbe fosseroincise soltanto la data dinascita e quella di mor-te.

“Le parole delle epi-grafi sono tutte uguali.A leggerle uno si chiede:ma scusate, se sono tut-ti buoni, dov’è il cimite-ro dei cattivi?”.

A chiosa di tutti gliepitaffi evocati, appareconveniente la citazionedi quello dedicato aPietro l’Aretino (1492-1556), poeta, scrittore,drammaturgo: “Qui gia-ce l’Aretin, poeta tosco,di tutti parlò mal, fuor-ché di Cristo, scusando-si col dir, “non lo cono-sco”.

prato verde non lordatodall’uomo e una piantanon avvelenata sarannouna rarità”.

Più indulgente neiconfronti delle sorti del-l’umanità si è dimostra-to Isaac Newton (1642-1727), insigne fisico ematematico inglese,

considerato il padre del-la scienza moderna, af-fascinato, in tarda età,dallo studio di testi sa-cri ed assillato da in-quietudini trascenden-tali ed intuizioni propi-ziatorie.

In un manoscritto,datato 1704, ma resopubblico solo di recente,Newton ci tranquillizzasulla fine del mondo,fissandola più in là neltempo, e precisamentenell’anno 2060.

L’Apocalisse più ce-lebrata del cristianesi-mo è certamente quellaattribuita all’Evangeli-sta Giovanni, scrittanella prima metà del I°Secolo dopo Cristo.

Le rivelazioni e leprofezie di Giovanni si

palesano attraverso so-gni e visioni, racchiusein una fitta velatura diestasi mistiche.

I messaggi ultrater-reni sono singolarmentevaghi sul mistero, piùatteso ed angosciante,dell’ipotetica fine delmondo e sulle modalità

della stessa.

Epitaffio: dal grecoantico, discorso funebrecelebrativo ed ancheiscrizione sepolcrale,spesso in forma di brevecomponimento in versi,che contiene lodi del de-funto.

Nel carme “Dei sepol-cri”, Ugo Foscolo invitaalla riflessione su quan-to la cura e la venerazio-ne delle tombe siano disprone ai viventi nel tra-mandare affetti, memo-rie, glorie del passato esperanze per l’avvenire.

Nella funerea liricafoscoliana si combinanotendenze ellenizzanti;influssi di ispirazioneromantica, propri diquel momento storico;

eredità culturali di ca-rattere epico alle quali sirichiama particolarmen-te il suo modello stilisti-co.

Celebre nell’antichi-tà fu l’epitaffio pronun-ciato da Pericle per com-memorare i caduti ate-niesi nel primo annodella guerra delPeloponneso. Dalle pub-bliche orazioni ateniesisi passò presto alleiscrizioni sepolcrali, in-cise su monumenti osotto simulacri funerari.

Su una tavola datatafra il I° ed il II° Secolodopo Cristo è stato rin-venuto il testo di unamelodia musicale frigia,conosciuta come “Epi-taffio di Sicilo”, scopertoin Anatolia nel 1883 econservato nel Museo diSmirne fino al 1922, do-ve andò distrutto in unincendio.

Di iscrizioni funera-rie, più o meno elogiati-ve, originali, spiritose,esagerate, grottesche,stravaganti, se ne pos-sono citare in abbon-danza.

Gli avelli sono stra-bocchevoli d iperboli.

La fantasia umana sisbizzarrisce ed esaltanel celebrare doti e virtùdel defunto che mai oassai di raro gli sareb-bero state riconosciuteda vivo.

Fra le tante, coglia-mo qualche epigrafe piùarguta od insolita.

Sulla tomba del Car-dinale Richelieu: “Quigiace un famoso Cardi-nale che fece più del ma-le che del bene. Il beneche fece, lo fece male. Ilmale che fece, lo fece be-ne.”

Di Antoine deRivarol: “La pigrizia ce loaveva rapito ancor pri-ma della morte”.

Epitaffio su una tom-ba qualsiasi: “Qui giacela mia donna. per il suoriposo e … per il mio”.

Epitaffio sulla tomba

Profezia: predizionedi eventi futuri, derivan-te da ispirazione divina,come tale presente intutta la storia delle reli-gioni; per estensione,qualsiasi predizionefondata o su particolaridoni di preveggenza o sutecniche di carattere di-vinatorio (oniromanzia,geomanzia, cartoman-zia…) o sulla base di in-fluenze attribuite agliastri (astrologia).

L’uomo, con dispera-ta ostinazione, ha cerca-to, in ogni epoca, di rin-tracciare un percorsoesaustivo al suo peregri-nare.

Le più disparate ci-viltà e culture ci hannotrasmesso e, periodica-mente, ci fanno scopriremessaggi incontestabilidi questa ossessiva, ir-refrenabile ricerca.

Fra le premonizionipiù invocate e, insieme,paventate, ci sono quel-le che si connettono al-l’evento estremo dell’A-pocalisse.

Già preannunciatanegli annosi calendariMaya, l’odissea termina-le del pianeta, secondol’interpretazione di Cot-terel e Gilbert, dovrebbeconcludersi il 21 dicem-bre 2012, con la finedella Quinta Era “… lafaccia della terra si oscu-rò, e una nera pioggiacade su di essa, notte egiorno”.

Il medico ed astrolo-go francese Nostrada-mus (1503-1566) è forsecolui che più di ogni al-tro, nel tempo, ha sug-gestionato l’umanitàcon le oscure profeziecontenute nelle sue ce-lebri “centurie”.

A cominciare dallostorico fiorentino Gio-vanni Villani (1276-1348), autore di una fa-mosa “Cronica” del tem-po, a scendere aGabriele Rossetti (1783-

Dal Macro al Micro (cosmo)Profezie ed epitaffi

1854), al quale si deve,su intendimento illumi-nistico, il “Commentoanalitico alla DivinaCommedia” ed “Il miste-ro dell’amor platonicosvelato”, si percorre iltragitto semantico chevorrebbe scorgere, nel-l’itinerario dantesco, unmisterioso, ben celatovaticinio.

Nel raffinato eloquiodel “Dolce Stil Novo” gliermeneuti del XIXSecolo avrebbero indivi-duato un linguaggio mi-sterioso, da setta segre-ta, praticato dal vate edai suoi dotti sodali.

Di questo eloquiocriptico di cui Dante, inparticolare, si sarebbeservito per consegnareun messaggio politico,altrimenti intrasmissi-bile, poco si conosce e,al contrario, molto si èfantasticato.

Soprattutto agli inizidell’Ottocento, quandogli intenti ghibellini diDante potevano bensupportare le idee liber-tarie e carbonare delmomento, in ripulsa alconservatorismo frazio-nistico dei Principi edella Curia romana.

Di grande impattoemozionale risultano leprofezie, quasi tuttesconvolgenti, del mona-co Basilio, vissuto inRussia ai tempi di PietroI° il Grande (1672-1725).

Da citare alcuni an-nunci, particolarmentesuggestivi e gia avverati-si.

“Quando il Mille siaggiungerà al Mille, gliuomini voleranno e le im-magini di quello che suc-cede a Mosca si potran-no vedere nello stessotempo a Kiev e aCostantinopoli”.

Ed ancora sull’inqui-namento ed il degradoambientale: “L’uomo di-venterà predone e la ter-ra sarà saccheggiata.Alla fine del millennio un

DI ROMANO SANCIN

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IL MASSIMILIANO

quasi trionfo di sensodecó (Popi – MariellaPolli), ma non quello le-zioso (Pollione Sigon,Piero Lucano), supero-mismo fumettoso(Marcello Mascherini),costruzioni e sovraco-struzioni novecentiste(Guido Marussig, NinoFerenzi), ma anche trat-ti di quasi primitivismo(Sante Bidoli), semplifi-cazione (Tullio Crali,Urbano Corva) e linea-rizzazione del disegno(Marino Spadavecchia,Lea D’Orlandi) verso,talvolta, una puntiniz-zazione (ancora una vol-ta Carà) o, sovente,un’essenzializzazione(Edoardo Ricci) dell’im-magine che si vuole rap-presentare.

A Trieste le opere chehanno tracciato nuoverotte per generazioni diartisti del Novecento.

Una fotografia dellasocietà del tempo, rilet-ta con lo sguardo inno-vativo di Urbano Corva(grafico), Marcello Claris(grafico e pittore), GuidoMarussig (pittore, grafi-co e scenografo), Fer-ruccio Demanins (foto-grafo), Bruno Angheben(architetto), Ugo Carà(scultore), Marcello Ma-scherini (scultore),Edoardo Ricci (grafico).

In mostra oltre 300opere di un centinaio diartisti – pittori, scultori,illustratori – che fra glianni ’20 e gli anni ’40sono stati attivi nellearee di nordest, appli-cando alla grafica (lo-candine, cartoline, car-tellonismo, copertine dilibri e magazine…) le lo-ro intuizioni artistiche,e innovando profonda-mente l’approccio deltempo all’illustrazione epromozione di opere,eventi, manifestazioni.

invece, rimaste scono-sciute ai più: grafici epittori capaci comun-que di imprimere nuoverotte per le successivegenerazioni artistichedel Novecento.

“Avanguardie di regi-me”, quindi, a racchiu-dere – quasi fosse uncoloratissimo raccontoper immagini - unacreatività di ispirazione“grafica” e lo sguardo

innovativo degli artistiche si sono formati neglianni fra il 1920 e il1940 al confine orienta-le, in un’area che ab-braccia la VeneziaGiulia, Gorizia e ilFriuli, l’Istria, Fiume ela Dalmazia.

Artisti che hanno ap-punto sviluppato unaconcezione grafica fattadi linee ardite, ascrivibi-li più alle circostanzedel regime (basti pensa-re a GIL, OND, OperaBalilla, GUF, Littoriali,…) che alla dimensionecommerciale della lorocommittenza.

Futurismo, quindi,ma non solo e non sem-plicemente: linea sfug-gente (Luigi Spazzapan),traiettoria di stampo osolo occhieggio futuri-sta (Emilio Caucigh,Eligio Finazzer Flori,Ugo Carà, BrunoAngheben), massifica-zione della figura(Romolo Venucci) cuba-ture in grafica (ancoraUgo Carà), giustapposi-zioni di colori (OmeroValenti, MarcelloClaris), scivolamento e

GENNAIO - MARZO 2010 13

Resterà visitabilefino al 21 febbraio2010 a Trieste, nelnuovo Museo dellaCultura Istriana, Fiu-mana e Dalmata diTrieste, l’evento e-spositivo “Futurismial confine orientale.Avanguardie di regi-me”.

Il percorso espositivopropone oltre trecentocoloratissime opere afirma di un centinaio diartisti – pittori, scultori,illustratori, molti famosicome Piero Marussig,Marcello Mascherini,Tullio Crali e Ugo Caràper fare solo alcuni no-mi - che fra gli anni ‘20e gli anni ’40 sono statiattivi nelle aree di nor-dest, applicando allagrafica (locandine, car-toline, cartellonismo,copertine di libri e ma-gazine …) le loro intui-zioni artistiche, e inno-vando profondamentel’approccio del tempoalla illustrazione e pro-mozione di opere, even-ti, manifestazioni.Ideata e curata da chiscrive, realizzata suprogetto e allestimento,in stile futurista, diAthos Pericin, la mostrapropone una sezioneinteramente dedicataall’illustratore e graficopubblicitario EdoardoRicci, che firma nume-rosi manifesti in mo-stra. Luminosa e di sug-gestiva innovazione lalocation della mostra, incui trovano ospitalitàopere che hanno trac-ciato nuove rotte per ge-nerazioni di artisti delNovecento: una fotogra-fia della societa’ deltempo, riletta con losguardo innovativo diartisti come Tullio Crali

Futurismi al confine orientale1920-1940: momenti di grafica applicata nella Venezia Giuliacon l’area goriziana, il Friuli, l’Istria, Fiume e la Dalmazia

(pittore), Urbano Corva(grafico), Marcello Claris(grafico e pittore), GuidoMarussig (pittore, grafi-co e scenografo), Fer-ruccio Demanins (foto-grafo), Bruno Angheben(architetto), Ugo Cara’(scultore), Marcello Ma-scherini (scultore),Edoardo Ricci (grafico).

Il progetto prendeavvio dalle celebrazionidel centenario delFuturismo, per illumi-nare una traiettoria sto-rico-artistica tanto pre-ziosa quanto – per certiversi - “imprendibile”: leatmosfere e l’humus, alconfine orientale italia-no, in cui maturava,cent’anni fa o poco me-no, quell’espressivitàartistica a buon titolodefinibile come “avan-guardia”, un ‘segno’ im-presso con forza ed evo-luto per mille direzioninella grafica, così comenella pittura, nell’illu-strazione, nella sceno-grafia.

Una nuova cifra stili-stica affidata a persona-lità divenute famose o,

DI PIERO DELBELLO

CURATORE DELLA MOSTRA

FUTURISMI AL CONFINE ORIENTALE AVANGUARDIE DI REGIME 1920–1940MOMENTI DI GRAFICA APPLICATA NELLA VENEZIA GIULIA, CON L’AREA GORIZIANA, IL FRIULI, L’ISTRIA, FIUME E LA DALMAZIA

TRIESTE, FINO AL 21 FEBBRAIO 2010Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata - Trieste - Via Torino

da lunedì a venerdì, ore 10-12.30 e 16-18.30 sabato e domenica ore 10-13.http://www.irci.it - Tel. 040.639188 - [email protected]

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IL MA

SSIM

ILIAN

O

In corso fino al 5 aprile

Giorgio CarmelichFuturisticherie. Viaggi d’arte fra Trieste, Roma e Praga

chiuso martedì34123 Trieste – Via Diaz, 27

Tel. 040 675 4350

GALLERIA D’ARTE MODERNAMUSEO REVOLTELLA

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FRIULI VENEZIA GIULIAGORIZIAIn corso fino al 1 maggioFuturismo - Moda - DesignLa ricostruzione futuristadell’universo quotidianoI Musei Provinciali di Goriziadedicano una originalissimaesposizione curata da RaffaellaSgubin e Carla Cerutti, allestitaal Museo della Moda e delle ArtiApplicate.Borgo Castello 13HYPERLINK“mailto:[email protected]”0481 547541

In corso fino al 28 febbraio Futurismo. Filippo Tommaso MartinettiL’Avanguardia Giulianae i Rapporti InternazionaliSala Fondazione CarigoVia Carducci, 2

PASSARIANODI CODROIPO (UD) VILLA MANINFino al 7 marzoL’età di Courbet e MonetLa diffusione del realismoe dell’impressionismo

ANTICIPAZIONIDal 27/03 al 29/08 I BasaldellaDino, Mirko, Afro

Dal 25/09 al 6/03/2011Munch e lo spirito del nordScandinavia nel secondo Ottocentowww.villamanin-eventi.it0432 821211

TRIESTEIn corso fino al 15 agostoUn Capolavoro per l’Italia Il Bacio di Francesco Hayez, nellaversione del 1861, esposto in mostraunitamente ad altri splendidiacquerelli dell’artista. La mostratoccherà poi le principali città chehanno recitato un ruolo importantenella processo di riunificazionedell’Italia.Castello di Miramaretel: +39.041.2770470

In corso fino al 5 aprileGiorgio CarmelichFuturisticherie. Viaggi d’arte fra Trieste,Roma e PragaLa celebrazione di Giorgio Carmelich(1907-1929), genio triestino coetaneodi Leonor Fini prematuramentescomparso all’età di ventidue anni.

Museo RevoltellaVia Diaz 27www.museorevoltella.it040 675 4350

VENETOPADOVAIn corso fino al 28 marzoCaravaggio Lotto RiberaQuattro secoli di capolavori dallaFondazione Longhi a PadovaOltre 50 capolavori che copronoun periodo di quattro secoli,che va dal Duecento al Seicento.Musei Civici agli Eremitani,Piazza Eremitani, 8 049 8204551

In corso fino all’ 11 aprileI colori del SacroRassegna internazionaledi illustrazioneUn centinaio di illustratori,appartenenti alle culture più diverse(provengono da 35 Paesi del mondo),hanno interpretato, ciascuno con lapropria sensibilità, il tema della“Terra”.Museo Diocesano Piazza Duomo 12www.icoloridelsacro.org

In corso fino al 31 gennaioTelemaco Signorinie la pittura in EuropaL’evento autunnale di PalazzoZabarella. Per qualità di operee di indagine, l’esposizione si ponetra quelle di punta nel panoramaculturale italiano.Fondazione Banowww.palazzozabarella.it049 8753100

ROVIGOIn corso fino al 13 giugnoBortoloni, Piazzetta, Tiepolo.

Il ‘700 VenetoCome eventi collaterali, a Rovigo,altre tre splendide mostre: “Opererestaurate di Pietro Ricchi”;“Il ‘700 da tavola in casadel Palladio” a Villa Badoere al Museo dei Grandi Fiumi a curadell Ass. Dimore Storiche Italiane“Cento dipinti di proprietà privata”unitamente a parte della famosacollezione di “nature morte”dell’amico Silvano Lodi con operedi Strozzi, Bonzi, Fede Galizia,Brueghel e altri.Palazzo Roverella www.palazzoroverella.com 0425 460093

VENEZIAIn corso fino al 11 aprile800 Disegni Ineditidell’Ottocento Venezianola Fondazione Musei Civici di Veneziapresenta al Correr una vastarassegna di disegni ottocenteschi,in grandissima parte inediti, dovutiad autori come Caffi, Pividor, Guardi,Moro, Bosa, Vervloet e altri.Museo Correrwww.museiciviciveneziani.it0415209070

In corso fino al 31 dicembre 2010La collezione Guggenheimcompie 30 anniNel 2010 la Collezione Guggenheimfesteggia il suo trentesimo anno divita con una serie di appuntamenti,iniziative ed eventi.Peggy Guggenheim CollectionDorsoduro 7010412405404

In corso fino al 07 marzoZoran Music. Estreme FigureVenezia rende omaggio a ZoranMusic (Gorizia 1909 – Venezia 2005)con un’importante e raffinata mostra

che celebra il centenario della nascitadell’artista. Oltre ottanta significativeopere, alcune delle quali inedite edeccezionalmente esposte per la primavolta.Istituto Veneto di Scienze Lettereed Arti Campo Santo Stefano 28420415334420

VICENZAIn corso fino all’ 11 aprileLe ore della donnaLa collezione di ceramiche attichee magnogreche di IntesaSan Paolo Una collezione tra le più importantial mondo, ricca di ben 522ceramiche.Palazzo Leoni Montanariwww.palazzomontanari.com

VERONAIn corso fino al 07 marzoCorot e l’Arte ModernaSouvenirs et impressionsIl Comune di Verona, primo e unicoin Italia, con lo speciale sostegnodel Ministero, ha sottoscritto con ilMusée du Louvre un accordopluriennale, che prevedeùla coproduzione di almenodue grandi esposizioni.Palazzo della Gran Guardiawww.civita.it199199111

Dal 27/02 al 03/06PastPresentFutureArte per la cittàEsposte circa 80 opere d’arteappartenenti alle collezioni di dueimportanti Gruppi bancari italiani.Palazzo della Ragione

TRENTINO ALTO ADIGEROVERETO (TN)In corso fino al 7 febbraioIrrespektivKendell Geers, nato in Sud Africaè da sempre impegnato in unariflessione profonda e personalesul tema della segregazione razziale.Mart 0464 438 887

TRENTODal 29/01 al 30/06“Spaziale! Astronomia in mostra”. Un viaggio coinvolgente lungol’evoluzione dell’astronomia,dai suoi esordi fino al futuro.Museo Tridentino di scienze NaturaliVia Calepina 14www.mtsn.tn.it046127030

In giro per mostreInviateci le notizie e le date delle mostre entro il 20 marzo 2010 a

IL MASSIMILIANOTrieste 34123 - in Via Armando Diaz 26/a - e-mail: [email protected]

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l’importo di euro 10 (dieci)sul c/cp n. 23562366

IL MASSIMILIANOGENNAIO - MARZO 2010 15

Dal 30 gennaio al 27 febbraio 2010Inaugurazione

sabato 30/01 ore 11

Roberto FaganelMostra antologica

Dipinti ad olio e acrilico su tela, opere ad acquerello su carta,

disegni, dal 1962 al 2009

Biblioteca Statale - Trieste Largo papa Giovanni XIII, 6 - 34123 Triestetel. 040307463, fax 040301053 - [email protected] - www.bsts.librari.beniculturali.it

Ingresso libero. Orari di visita lun.-ven. 8.30-18.30; sab. 8.30-13.30; festivi chiuso.

Fino al 30 gennaio 2010Galleria d’Arte Mario Di Iorio, via Mameli 12 - Gorizia

“DANTE FORNASIR, ingegnereCervignano del Friuli 1882 - 1958”

MOSTRA FOTOGRAFICA

A cura del Comune di Cervignano del FriuliCatalogo in mostra

Dal 6 al 27 febbraio 2010

DAVIDE VERZIAGHIMOSTRA DI SCULTURE

MARZO – IN DATA DA DESTINARSI

MARIA GRAZIA PERSOLJAMOSTRA DI PITTURE

34170 Gorizia Via Mameli, 12 tel. 0481580211 fax 0481580260È aperta al pubblico nei giorni feriali dalle 8 alle 19 sabato fino alle 13.30

www.isontina.librari.beniculturali.it e-mail: [email protected] info 048181215

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