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È davvero difficile trovare testimonianze di poeti o letterati celebri dedicate alla figura del padre. Noi, dunque, in occasione dell’imminente Festa del Papà, abbiamo trovato una canzone, bella come una poesia, del repertorio di una brava cantautrice italiana, Grazia Di Michele, la quale, come spesso capita, è stata un po’ dimenticata negli ultimi anni dalla nostra distratta TV. FESTA DEL PAPA’ 2010 a cura della Redazione NOTA DEI CURATORI ECCOCI ARRIVATI AL TERZO NU- MERO DI QUEST’ANNO SCOLASTI- CO 2009/10… RINGRAZIAMO QUANTI HANNO COLLABORATO ALLA SUA REALIZ- ZAZIONE, SPERANDO CHE GLI ARTICOLI PRESENTATI INCONTRI- NO L’INTERESSE DEI NOSTRI LETTORI. A PRESTO…! PROFF. CORRADO ANTONELLO PARISE FRANCESCA La Vera Storia della 2 Il Piacere di Scrivere 2 Letti e Visti Per 3 Donne Romane 4 Tristan et Iseut 5 Il Calcio nel Pallone 7 Paper Games 8 Sommario: Gennaio/Marzo 2010 Periodico dei Licei Paritari Linguistico e Psico-Socio-Pedagogico Virgo Fidelis di Trebisacce (Cs) Anno II Numero Tre BLACK & WHITE BLACK & WHITE BLACK & WHITE BLACK & WHITE LICEO VIRGO FIDELIS DIRIGENTE SCOLASTICO: ING. LEONARDO MICELLI TEL. PRESIDENZA: +39 098151480 LINGUISTICO E PSICO-SOCIO-PEDAGOGICO VIA GIACOMO LEOPARDI, SNC SEGRETERIA: +39 0981235177 SCUOLA PARITARIA 87075 TREBISACCE (CS) MAIL: [email protected]/[email protected] Io e mio padre Se potessi parlarti di me In questi giorni che il sole non c'è Senza confondermi perché sei mio padre Se potessi cantare per me L'unica storia che al mondo non c'è Li ricorderei che sei mio padre Ti poserei la testa tra le mani e mi ad- dormenterei Sognando isole e sirene in mezzo al ma- re Ma non ho più Fuochi da rubare in questa notte blu Li hai visti forse tu che sei mio padre Se potessi parlarmi di te E frantumare il silenzio che c'è Senza nasconderti perché sei mio padre Ti prenderei quelle tue mani stanche E ti riporterei Nei nostri viaggi stralunati senza fine Ma non hai più Voglia di seguirmi in questa notte blu Non hai parole tu che sei mio padre. E restiamo qui Più mi guardo e più somiglio a te In un gesto o lampo di allegria In questa smania di scappare via Ci incontreremo mai io e mio padre Ci incontreremo mai io e mio padre Ti poserei la testa tra le mani e mi ad- dormenterei Sognando isole e sirene in mezzo al ma- re Ma non ho più Fuochi da rubare in questa notte blu Li hai visti forse tu Che sei mio padre Li hai visti forse tu Che sei mio padre. Così Peynet, celebre autore dei cosiddetti Fidanzatini, ha rap- presentato il rapporto tra padre e figli. SARANNO FAMOSI La nostra allieva Assunta Ma- dera, frequentante la classe V del Liceo Linguistico, è stata scelta per partecipare al nuovo programma in prima serata di Rai Uno Stasera è la tua sera, condotto da Max Giusti, in onda ogni mercoledì alle 2- 1:10.

Numero tre

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Page 1: Numero tre

È davvero difficile trovare testimonianze di poeti o letterati celebri dedicate alla figura del

padre. Noi, dunque, in occasione dell’imminente Festa del Papà, abbiamo trovato una canzone,

bella come una poesia, del repertorio di una brava cantautrice italiana, Grazia Di Michele, la

quale, come spesso capita, è stata un po’ dimenticata negli ultimi anni dalla nostra distratta TV.

FESTA DEL PAPA’ 2010 a cura della Redazione

NOTA DEI CURATORI

ECCOCI ARRIVATI AL TERZO NU-

MERO DI QUEST’ANNO SCOLASTI-

CO 2009/10…

RINGRAZIAMO QUANTI HANNO

COLLABORATO ALLA SUA REALIZ-

ZAZIONE, SPERANDO CHE GLI

ARTICOLI PRESENTATI INCONTRI-

NO L’INTERESSE DEI NOSTRI

LETTORI.

A PRESTO…!

PROFF.

CORRADO ANTONELLO

PARISE FRANCESCA

La Vera Storia della 2

Il Piacere di Scrivere 2

Letti e Visti Per 3

Donne Romane 4

Tristan et Iseut 5

Il Calcio nel Pallone 7

Paper Games 8

Sommario:

Gennaio/Marzo 2010

Periodico dei Licei Paritari Linguistico e Psico-Socio-Pedagogico Virgo Fidelis di Trebisacce (Cs)

Anno II Numero Tre

BLACK & WHITEBLACK & WHITEBLACK & WHITEBLACK & WHITE

LICEO VIRGO FIDELIS DIRIGENTE SCOLASTICO: ING. LEONARDO MICELLI TEL. PRESIDENZA: +39 098151480

LINGUISTICO E PSICO-SOCIO-PEDAGOGICO VIA GIACOMO LEOPARDI, SNC SEGRETERIA: +39 0981235177

SCUOLA PARITARIA 87075 TREBISACCE (CS) MAIL: [email protected]/[email protected]

Io e mio padre

Se potessi parlarti di me In questi giorni che il sole non c'è Senza confondermi perché sei mio padre Se potessi cantare per me L'unica storia che al mondo non c'è Li ricorderei che sei mio padre Ti poserei la testa tra le mani e mi ad-dormenterei Sognando isole e sirene in mezzo al ma-re Ma non ho più Fuochi da rubare in questa notte blu Li hai visti forse tu che sei mio padre Se potessi parlarmi di te E frantumare il silenzio che c'è Senza nasconderti perché sei mio padre Ti prenderei quelle tue mani stanche E ti riporterei Nei nostri viaggi stralunati senza fine Ma non hai più Voglia di seguirmi in questa notte blu Non hai parole tu che sei mio padre. E restiamo qui Più mi guardo e più somiglio a te In un gesto o lampo di allegria

In questa smania di scappare via Ci incontreremo mai io e mio padre Ci incontreremo mai io e mio padre Ti poserei la testa tra le mani e mi ad-dormenterei Sognando isole e sirene in mezzo al ma-re Ma non ho più Fuochi da rubare in questa notte blu Li hai visti forse tu Che sei mio padre Li hai visti forse tu Che sei mio padre.

Così Peynet, celebre autore dei

cosiddetti Fidanzatini, ha rap-

presentato il rapporto tra padre

e figli.

SARANNO FAMOSI

La nostra allieva Assunta Ma-dera, frequentante la classe V del Liceo Linguistico, è stata scelta per partecipare al nuovo programma in prima serata di Rai Uno Stasera è la tua sera, condotto da Max Giusti, in onda ogni mercoledì alle 2-

1:10.

Page 2: Numero tre

Vi ricordate la storiella sul grande genio ingle-

se del Seicento, Sir Isaac Newton, che mentre

sonnecchia sotto un albero di mele viene

svegliato dall’improvviso colpo di un frutto

maturo sulla sua testa? Lo scienziato si inter-

roga su quale sia la forza che abbia fatto cade-

re la mela e, dopo un po’, arriva a formulare

la sua famosa legge di attrazione universale.

Ebbene, questo episodio un tempo si spaccia-

va per storia autentica, poi ci hanno assicurato

che era una leggenda, ora viene reso pubblico

un manoscritto dell’epoca per dimostrare che

si tratta di realtà documentata. A mettere le

cose in chiaro ci ha pensato la Royal Society, la

stessa celebre società scientifica inglese di cui

Newton fu presidente, rendendo disponibile

online, per la prima volta, la biografia di

Newton scritta dal suo contemporaneo e

amico William Stukeley, che conferma, in gran

parte, la veridicità del celebre aneddoto. In

questo manoscritto del 1752, intitolato Me-

moirs of Sir Isaac Newton’s Life, Stukeley riferisce

di aver raccolto dalla viva voce di Newton il

ricordo di come fu concepita la teoria della

gravitazione universale:

Testo inglese: “After dinner, the weather being

warm, we went into the garden, e myself. Amidst

other discourse, he told me, he was just in the same

situation, as when formerly, the notion of gravitation

came into his mind. It was occasion’d by the fall of an

apple, as he sat in contemplative mood. Why should

that apple always descend perpendicularly to the

ground, thought he to him self? Why should it not go

sideways or upwards, but constantly to the earths

centre? Assuredly, the reason is; that the earths draws

it. There must be a drawing power in matter.”

(Memoirs of Sir Isaac Newton’s Life, Hastings

White, 1936, pp. 19-20)

Traduzione italiana: “Dopo cena andammo a

bere un te in giardino, sotto un melo, ed egli mi disse

che era proprio in una situazione analoga quando,

molto tempo addietro, la nozione di gravitazione gli

era balenata nella mente. La cosa era stata originata

dalla caduta di una mela mentre era seduto e stava

riflettendo. Perché avviene che le mele cadono sempre

perpendicolarmente a terra? egli pensò tra sé e sé.

Perché non cadono a zig zag o non vanno verso l’alto

ma costantemente verso il centro della terra? La ragio-

ne risiede certamente nell’attrazione della terra. Ci

deve essere una forza attrattiva nella materia.”

Certamente il frutto non gli piombò in testa,

ma di sicuro lo scienziato si trovava nel giardi-

no della sua casa di Woolsthorpe Manor, quando

assistette alla caduta del frutto: “perché cade

sempre verso il centro della terra e non tra-

sversalmente o verso l’alto?”: da questa do-

manda fondamentale elaborò poi la teoria

secondo cui deve esistere un potere attrattivo

universale, proprio a tutti i corpi dotati di

massa, che fu chiamato forza di gravità. Lo

stesso tipo di forza che attira i corpi verso il

centro della Terra, e anche quello che governa

i grandi moti astronomici dei corpi celesti.

La Royal Society , solitamente gelosa e discreta

nel custodire il suo patrimonio archivistico,

oltre a chiarire il mistero della mela ha voluto

con questa iniziativa celebrare il 350° anniver-

sario della sua fondazione, avvenuta nel 1660.

IV Liceo Linguistico

La vera storia della mela di Newton

quello che gli sarebbe inevitabilmente accaduto.

Ad un tratto suonò il campanello. Terrificato, Si-mon andò ad aprire la porta, e con sua grande gioia poté constatare che non era altri che la sua amica Sam. Si sedettero davanti al camino e Simon im-provvisamente scoppiò il lacrime: allora Sam fu sicura del fatto che qualcosa non andava. Poi, Simon, non potendo sopportare più quell’angoscia che lo opprimeva da tanto, forse troppo tempo, le raccontò tutto quello che aveva dovuto ascoltare e sopportare. Sam rimase sconvolta, avrebbe voluto aiutarlo ma non sapeva cosa fare contro una creatu-ra così orribile.

Simon, innamorato di Sam da quando erano solo dei bambini, approfittò di quel momento per con-fessarle tutto quello che provava per lei. E dopo averle dato un ultimo bacio, la invitò ad andarsene, poiché tra poco sarebbe arrivata quell’orrenda creatura e mai avrebbe voluto che lei vedesse la sua atroce fine, preferiva lasciarle un dolce ricordo di sé.

Simon, rimasto solo, e ormai completamente rasse-gnato al suo destino, aspettava la sua fine.

A mezzanotte in punto, sentì qualcosa di strano muoversi in cucina.

Andò, e trovo la grande finestra aperta e le tende svolazzanti in aria. Fuori, a rischiarare la sera, la luce della luna.

Al lato sinistro della finestra, vi era quell’orrenda creatura che improvvisamente si avventò su di lui,

“Sono stanco di scappare e, del resto, è del tutto inutile. So bene che, ovunque vada, non avrò scam-po. Non c’è alcun modo di sfuggire alla creatura che tra poco mi raggiungerà. Inutile chiedere aiuto. Nessuno può vedere il mostro che tra poche ore mi ucciderà; nessuno può sentire le sue terrificanti urla, fatta eccezione per gli sventurati che, come il sottoscritto, sono destinati ad essere le sue vitti-me”. Così parlava Simon, sapendo che ben presto sarebbe arrivata la sua fine.

La creatura di cui il giovane parla è una creatura terrificante e orribile, che nel giro di poco tempo aveva compiuto una strage in città: venticinque vittime in due mesi, e Simon sarebbe stato la nume-ro ventisei. La strana e terrificante creatura, vestita interamente di nero, con guanti neri e una maschera da pagliaccio, si manifestava inaspettatamente alle sue vittime. Infatti, iniziavano a sentire la sua minacciosa voce che pronunciava frasi terrificanti: “Sangue, sangue, voglio il tuo sangue”, era una frase che pronunciava spesso, e che anche Simon aveva dovuto ascoltare atterrito.

La dinamica degli omicidi aveva del raccapriccian-te: uomini, donne e bambini, trovati mutilati in laghi di sangue e sempre nel medesimo luogo: il cimitero.

L’assassino colpiva sempre intorno alla mezzanot-te.

Ormai era calata la sera, e Simon, seduto sulla poltrona, davanti al camino con un bicchiere di whisky in mano, cercava di non pensare, invano, a

lo prese per un braccio e lo condusse sulla collina dove era situato il cimitero. Lo sventurato Simon poté notare che la creatura aveva gli occhi rossi come il fuoco.

Quando prese l’arma che usava per uccidere le sue vittime, una bambola di porcellana che aveva del-l’inquietante, Simon rimase ancora più turbato e terrificato.

Poi, la creatura stava per colpirlo, ed ecco che apparve, misteriosamente, da un tunnel di luce, una donna vestita di bianco con lunghi capelli biondi e occhi azzurri, che, combattendo valorosamente contro quella creatura del male, la sconfisse. Poi, si rivolse a Simon con un sorriso e scomparve nel nulla, nel suo tunnel di luce, così come era arrivata.

Il mattino seguente Simon si ritrovò a pensare a quello che era accaduto la notte precedente, chie-dendosi chi fosse quella creatura così pura che era andata a salvarlo e che aveva sconfitto per sempre quell’oscura forza, ma questo resterà un mistero.

Poco più tardi, Sam andò a casa di Simon, sicura di trovarla vuota, ma con sua grande sorpresa e gioia vide Simon che stava bene ed era vivo e gli corse incontro per abbracciarlo. Ormai la serenità era tornata.

Mastrolorenzo Antonella, II Liceo Linguistico

SONO STANCO DI SCAPPARE… IL PIACERE DI SCRIVEREIL PIACERE DI SCRIVEREIL PIACERE DI SCRIVEREIL PIACERE DI SCRIVERE

Simpatica illustrazione dell’-

episodio descritto nell’artico-

lo

Pagina 2 Anno II Numero Tre

Page 3: Numero tre

Il dottor Crowe, durante una sera

di pioggia, viene aggredito da uno

psicopatico e, gravemente ferito,

sviene… Il giorno dopo l’aggressio-

ne, il suo lavoro lo porta a cono-

scere un bambino, Cole, che ha una

particolarità: riesce a vedere i

defunti ed a parlare con loro (il

sesto senso del titolo).

Dopo un primo periodo di diffiden-

za, i due fanno amicizia ed il bam-

bino si lega fortemente al proprio

medico, confidandogli tutte le sue

paure ed i suoi incubi.

Si respira per tutta la storia

un‘aria lugubre di mistero, fino allo

scioglimento finale dell’enigma,

della domanda iniziale: come mai il

dottor Crowe riesce a parlare con

quel bambino, capace di colloquiare

con i morti?

Semplice: il dottore, dopo l’ag-

gressione, è morto pure lui!

Il finale cartesiano del film, criti-

cato da molti, non è però così

scontato per lo spettatore, il qua-

le, distratto dall’atmosfera e da

alcuni accorgimenti di montaggio,

non può credere all’unica soluzione

possibile.

Il regista, M. Night Shyamalan, ha

ottenuto, con questa pellicola del

1999, un clamoroso successo di

pubblico e di critica, non riuscendo

mai tuttavia a replicare i consensi

raggiunti.

Il protagonista senior, Bruce Wil-

lis, si è dimostrato ancora una vol-

ta diligente in un ruolo per lui ati-

pico.

Il protagonista junior, Haley Joel

Osment, è un vero enfant prodige

del cinema americano di fine Mil-

lennio.

Prof. Corrado Antonello

CINEMA THE SIXTH SENSE—IL SESTO SENSO M. NIGHT SHYAMALAN

ria o dall’ignoranza.

Il film ha avuto molti premi, tra cui il Na-stro d’Argento per la regia, la fotografia e per il miglior attore non protagonista, il sempre più bravo Diego Abatantuono; ed il David di Donatello nel 2004 per la mi-gliore fotografia.

CLASSE IV LICEO LINGUISTICO

una gamba dal padre per poter liberare il suo nuovo e sfortunato amico.

I critici hanno apprezzato molto il roman-zo di Ammaniti perché all’interno di una vicenda drammatica si parla dell’amicizia, dei rapporti familiari, del tradimento. È un romanzo maturo, coinvolgente, teso sul piano della narrazione.

Il film è molto simile al libro ed ha ricevu-to critiche lusinghiere. È piaciuto perché il regista, Gabriele Salvatores, è riuscito a mantenere lo stesso pathos e lo stesso humour dell’opera letteraria; ed è anche piaciuto per l’utilizzo sapiente dei piccoli protagonisti, altrove utilizzati solo per farci ridere o piangere: qui, invece, trovia-mo un vero e proprio processo di matura-zione da parte di Michele, che conosce suo malgrado molto presto la crudeltà degli uomini e della vita stessa. Il magistrale uso della telecamera, sempre ad “altezza di bambino”, ha ripreso luoghi bellissimi, interminabili prati e distese di grano.

Gli adulti non sono descritti come “carogne”, ma agiscono spinti dalla mise-

Io non ho paura è un romanzo scritto da Nicolò Ammaniti, pubblicato nel 2001, dal quale è stato ricavato il film omonimo, diretto da Gabriele Salvatores. La storia è ambientata nell’estate del 1978 in un pae-sino sperduto di campagna. Il protagonista è Michele, un bambino di nove anni che un giorno, giocando ed allontanandosi dai suoi compagni, per caso scopre un buco nel terreno ricoperto da una lastra ed al cui interno c’è un materasso e dove molto probabilmente vive qualcuno. Il bambino torna a casa molto turbato. A casa trova il padre che decide di trascorrere alcuni gior-ni di vacanza con la famiglia. Nei giorni successivi, Michele diventa taciturno e va spesso nel luogo dove ha visto quella fes-sura nel terreno e dove ha scoperto l’esi-stenza di un suo coetaneo, Filippo, che, sporco e spaventato, vive rinchiuso lì da chissà quanto tempo. Un giorno a casa arriva un certo Sergio, persona ambigua ed amico del padre: viene finalmente a cono-scenza del fatto che un gruppo di persone, tra le quali suo padre, ha rapito Filippo. Michele, allora, si lascerà persino ferire ad

DAL LIBRO AL FILMDAL LIBRO AL FILMDAL LIBRO AL FILMDAL LIBRO AL FILM IO NON HO PAURAIO NON HO PAURAIO NON HO PAURAIO NON HO PAURA

La locandina del film

Pagina 3 Anno II Numero Tre

La copertina del libro

Page 4: Numero tre

Nell’antica Roma , l’uomo era a capo della società e della famiglia. La donna , invece , non possedeva diritti politici , che contrariamente possedeva l’uomo. Inoltre , molte altre libertà erano negate alla donna , ad esempio non poteva fare testamento o testimoniare e anche per sposarsi avevano bisogno di un tutore. Tutto questo ai giorni nostri sarebbe stato inaccettabi-le , non era giusto che la donna fosse esclusa da tutto , anche perché gli uomini non sono di certo più intelli-genti. Le donne romane non avevano diritto ad avere un nome proprio , nel caso in cui avessero avuto un nome proprio , quest’ultimo doveva essere conosciuto solo dai familiari più stretti e non doveva mai essere pronunciato in pubblico. Infatti alla nascita , venivano dati tre nomi ai maschi e uno solo alle femmine , cioè il nome della gens alla quale apparteneva , usato al femminile. La donna , quindi non veniva ritenuta come individuo , ma come parte di un gruppo familia-re. Non era giusto che la donna non venisse considera-ta come una persona , perché le persone , indipenden-temente dal sesso , devono essere considerate allo stesso modo , a maggior ragione noi donne che siamo le creature più meravigliose del mondo.

Nella Roma arcaica , una figlia , anche giovanissima , poteva essere promessa sposa o fidanzata ad un uomo anche senza il suo consenso; questo era previsto dalla legge. Era un impegno , la donna doveva essere fedele al futuro marito. Il promesso sposo donava alla donna come pegno per garantire la sua promessa di sposar-la , un anello che la donna doveva tenere all’anulare della mano sinistra.

I matrimoni , comunque , venivano quasi sempre decisi dai parenti ed erano di natura economica.

L’adulterio , inoltre , veniva considerato reato solo se veniva commesso dalla donna. Era addirittura punibi-le con la pena di morte. Il fatto di organizzare il matri-monio e di scegliere il futuro sposo per la figlia era

una cosa davvero triste , perché in questo modo le donne venivano private della cosa più bella del mon-do , il sentir nascere in sé l’amore. E l’adulterio , doveva essere considerato reato anche se commesso dall’uomo , perché tutti questi privilegi per l’uomo erano ingiusti.

Dopo la fine delle guerre puniche e civili però il ruolo della Mater Familias tende a rafforzarsi , la donna infatti comincia a partecipare alla vita sociale e intel-lettuale , una conquista giuridicamente rilevante fu il riconoscimento della parentela anche per le donne. Infatti , se prima il rapporto fra madre e figlio non aveva alcuna rilevanza giuridica , in seguito fu conces-so ad alcune donne di avere persino la tutela dei proprio figli , nel caso di padre indegno. Quanto all’im-pegno politico l’unico imperatore che permise ad una donna di entrare in senato fu Elagabalo. Questo non significa che importanti donne romane non partecipa-vano alla vita politica , anche se indirettamente: sono ben note le vicende legate ai nomi di Valeria Messali-na , Agrippina Maggiore , Sabina Poppea e molte altre. Questo però era molto ingiusto in quanto è opinione di tutti , che , anche le donne che non appar-tenevano agli alti gradini della società avrebbero potuto essere di potenziale aiuto allo stato. Molti storici di allora e di oggi , fanno coincidere il decadere dell’istituzione femminile con l’emancipazione femmi-nile , senza rendersi conto che le donne chiedevano semplicemente di poter avere gli stessi diritti degli uomini.

Nell’antica Roma alle donne era anche proibito di divorziare , questo privilegio era riservato ai mariti , ma solo in alcuni casi , come per esempio in caso di adulterio o di tentato avvelenamento. Il ripudio era invece punibile in ogni momento. Anche questo aspet-to del matrimonio era molto ingiusto , in quanto , come accade anche ai giorni nostri , il divorzio doveva essere una libera scelta sia per l’uomo che per la donna . Nell’età Repubblicana , le seconde nozze , non avevano il favore dall’opinione pubblica. Le pene introdotte da Augusto per arginare il divorzio facile , però , servirono a ben poco.

In seguito le condizioni di vita delle donne romane migliorarono , rispetto , per esempio , alle donne greche. Le donne romane , infatti partecipavano ai banchetti insieme agli uomini , si prendevano cura della propria persona e soprattutto allevavano perso-nalmente e propri figli in alcuni casi , anche , senza preoccuparsi di chi ne fosse il padre. Ed erano proprio loro , le donne , a preparare i figli a diventare Cives Romani. Le donne romane godevano anche della libertà di movimento , infatti potevano uscire , fre-quentare negozi , terme e altri luoghi di svago , al contrario delle donne greche che erano segregate in casa , e inoltre le donne romane avevano un grande prestigio , quello di non essere più analfabete e vive-vano con grande dignità. Questi aspetti della civiltà romana coincidono molto alle condizioni di vita delle donne dei giorni nostri. Ed è giusto che le donne abbiano le loro libertà , in quanto le donne non sono inferiori agli uomini e quindi entrambi i sessi devono avere gli stessi privilegi. Le donne romane non vengo-no più solo considerate per la loro funzione biologica di

procreare , ma sono considerate anche un potenziale “ strumento” per la trasmissione di altre culture. Era sbagliato , infatti , come avveniva nel passato , che , le donne fossero considerate solo come uno strumento sessuale , purtroppo però questo non accadeva solo nel passato , ma anche , nella nostra società moderna , ci sono uomini che , come gli antichi , considerano la donna uno “ strumento” , ma fortunatamente questo fenomeno di discriminazione femminile è in percen-tuali molto basse. Per quanto riguarda i vari pasti del giorno , le donne sedevano su una poltrona a braccioli per badare i figli , mentre gli uomini sedevano su un letto triclinare. Nell’ultimo secolo della repubblica la condizione delle donne andò sempre migliorando , infatti alle donne era stata concessa anche la possibili-tà di occuparsi delle vicende di stato. Questo aspetto è molto importante , perché comunque , l’abbiamo portato avanti nel tempo , in quanto le donne oggi , hanno una grande libertà politica , molti validissimi politici , infatti sono donne. Alcuni storici sostengono che una delle cause fondamentali della crisi di Roma , sarebbe stata determinata dalla diminuzione del tasso di natalità , in quanto le donne , rifiutassero di cari-carsi del peso della maternità. Molte donne che però avrebbero voluto avere dei figli , non li poterono avere e questo è il caso di alcuni imperatori , come ad esem-pio Augusto , Tiberio , Caligola , Claudio e Nerone che alla morte non lasciarono dei successori a causa della mancanza di figli. Al contrario , altri imperatori come per esempio : Antonino , Nerva e Traiano per assicu-rarsi la continuità della dinastia furono costretti ad adottare dei figli , che sarebbero poi diventati impera-tori. Possiamo notare dunque , da questo breve viaggio nell’antichità , da come sia cambiata la condizione femminile , fino ad assumere caratteri molto simili alle condizioni femminili di oggi.

CLASSE II LICEO LINGUISTICO

LA CONDIZIONE FEMMINILE NELL’ANTICA ROMALA CONDIZIONE FEMMINILE NELL’ANTICA ROMALA CONDIZIONE FEMMINILE NELL’ANTICA ROMALA CONDIZIONE FEMMINILE NELL’ANTICA ROMA

Occidente. Secondo la tradizione, San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perché a San Giuseppe e a Maria fu negato un riparo per il parto da poveri in fuga. Da ciò l’usanza presente in molte regioni del Sud di invitare i poveri al banchetto di San Giuseppe. Il padrone di casa serviva i poveri, che sedevano alla tavola benedetta da un sacerdote.

È per questo che un elemento importante legato alla festa di San Giuseppe è il pane, che ricorre spesso nel contesto siciliano, soprattutto deposto sugli altari. I falò e le tavole imbandite si ritrovano anche nel Salento, dove la festa è celebrata all’insegna degli elementi fondamentali del pellegrinaggio e dell’ospitalità.

A cura della prof.ssa Parise Francesca

La festa di San Giuseppe, che si celebra il 19 Marzo, ha origini molto antiche, che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità, caratterizzati da un’estrema licenziosità. Nel mese di Marzo venivano svolti anche i riti di purificazione agraria. Tracce del legame con questo tipo di culti si ritrovano nella tradizione dei falò dei residui del raccolto dell’anno precedente, ancora diffusi in molte regioni.

La festa di San Giuseppe è anche la festa del Papà, ma non in tutto il mondo. Nei paesi anglosassoni infatti la festa del Papà vien celebrata la terza domeni-ca di Giugno e non assume caratteri religiosi. La festa del Papà nasce in Ame-rica all’inizio del Novecento come una festa improntata alla laicità. In Italia come in molti altri paesi la festa si caratterizza per la sua collocazione nella sfera cattolica, affondando le sue radici nella Chiesa dell’Est, poi portata in

FESTA DI SAN GIUSEPPE: ORIGINI E TRADIZIONI FESTA DI SAN GIUSEPPE: ORIGINI E TRADIZIONI FESTA DI SAN GIUSEPPE: ORIGINI E TRADIZIONI FESTA DI SAN GIUSEPPE: ORIGINI E TRADIZIONI

Pagina 4 Anno II Numero Tre

Ritratto di donna romana

Anche nell’antica Roma, le donne tenevano molto al loro aspetto: ecco una serie di acconciature femminili dell’epoca

Page 5: Numero tre

L’histoire de Tristan et Iseut est

d’origine celtique. Issue de la tradi-

tion orale, elle a fait son entrée dans

la littérature écrite au XII siècle.

Une hirondelle porte un cheveu

blond au roi Marc de Cornouailles. Il

demande à son neveu Tristan (il

s’appelle comme ça parce que quand

il est né sa mère est morte, en effet

le prénom signifie tristesse), de re-

chercher la femme aux cheveux d’or,

parce qu’il veut l’épouser. Tristan

arrive en Irlande où il doit combat-

tre le géant Morholt, le beau-frère

du roi. Tristan reçoit un coup d’épée

empoisonnée, mais il blesse mortel-

lement le géant. Il est soigné par

Iseut, la fille du roi, sans connaître

qu’il a tué son oncle Morholt. Une

fois rétabli, il reprend la mer et re-

tourne près de son oncle. Mais son

devoir l’attend et il revient en Ir-

lande chercher Iseut, la future

épouse du roi. La reine d’Irlande

donne un philtre magique à Bran-

gien, la servante d’Iseut, qui part

avec elle. Il est destiné aux nou-

veaux mariés le soir de leur nuit de

noces. Malheureusement, le neveu

Tristan et Iseut boivent accidentelle-

ment le philtre et il tombent amou-

reux : « Leurs cœurs aussitôt chan-

gent. Ils se voient. Dès qu’ils ont bu,

ils se regardent stupéfaits. Ils ont

oublié de ce qu’ils faisaient l’instant

d’avant. Tristan pense à Iseut et

Iseut pense à Tristan. Tristan ne

désire plus que l’amour d’Iseut et

Iseut ne désire plus que l’amour de

Tristan ».

Iseut, même en aimant Tristan, se

marie avec le roi Marc. La liaison de

deux continue et, une fois décou-

verts, les amants s’échappent et dé-

cident de vivre dans la forêt. Après

une longue recherche, le roi les sur-

prend endormis dans une grotte,

l’épée de Tristan plantée dans le sol

entre eux deux. Le roi pense qu’il

s'agit d’un signe de chasteté et res-

pecte la pureté de leurs sentiments.

Il remplace l’épée par la sienne, met

son anneau au doigt d’Iseut et s'en

va. Au réveil, ils comprennent que le

roi les a épargnés. Alors, Iseut re-

tourne près de Marc, mais elle doit

jurer de n’avoir jamais touché per-

sonne d’autre que le roi. Tristan

quitte la Bretagne et il se marie

avec une autre fille nommée Iseut

aux blanches mains. Sur le point de

mourir, Tristan demande à son

beau-frère de aller chercher Iseut la

blonde, son vrai amour. S’il accom-

plit sa mission, le bateau devra

avoir une voile blanche. Iseut arrive

alors dans un bateau à la voile blan-

che, mais l’épouse de Tristan, ja-

louse, lui dit que la voile est noire.

Se croyant abandonné par celle qu’il

aime, il se laisse mourir. Iseut la

blonde, arrivée près du corps de

Tristan, meurt à son tour de cha-

grin. Sur leurs tombes, le roi Marc

plante un cep de vigne et un rosier

qui s’entrelacent, épreuve que l’a-

mour de deux jeunes survit aussi

après la mort.

LE PLAISIR D’ECRIRELE PLAISIR D’ECRIRELE PLAISIR D’ECRIRELE PLAISIR D’ECRIRE TRISTAN ET ISEUTTRISTAN ET ISEUTTRISTAN ET ISEUTTRISTAN ET ISEUT

Pagina 5 Anno II Numero Tre

Nelle immagini di questa pagina, varie illustrazioni della storia d’amore fra

Tristano ed Isotta.

Page 6: Numero tre

L’Espressionismo è una corrente

artistica che nasce in Germania in-

torno al 1905. In Francia corrispon-

de alla corrente Fauves (belve) e in

Germania viene chiamato Die Brüke

(il ponte). L’Espressionismo tede-

sco usa l’immagine e l’arte come una

forma di denuncia verso il regime

politico e alla società del periodo,

infatti i principali soggetti sono le

persone della strada e gli emargina-

ti. L’Espressionismo si rifà all’Im-

pressionismo utilizzando colori ac-

centuati e densi che non devono si-

gnificare ma esprimere. Uno dei

maggiori esponenti del gruppo fu

Kirchner. Le opere comprese all’in-

terno di questa corrente erano por-

tatrici di un tale impatto emotivo da

rappresentare un pericolo per il re-

gime nazista che comprese la carica

rivoluzionaria delle opere e si oppo-

se alle ricerche espressive degli

esponenti costringendo alcuni di loro

ad emigrare negli Stati Uniti. In

seguito molte opere vennero di-

strutte, messe all’asta oppure mo-

strate nell’esposizione diffamatoria

dell’Entartete Kunst (arte degene-

rata). Kirchner fu profondamente

colpito da questi avvenimenti e si

suicidò il 15 giugno del 1938 a Davos.

Un suo celebre quadro è Artist,

Marcella del 1910, dove rappresenta

una ragazza sdraiata su un divano e

sembra che fissi il vuoto estraniata

di quello che succede al di fuori di

quella stanza. In questo capolavoro

si rivela una forte semplificazione

delle forme. Accanto alla ragazza

c’è un gatto che sta a significare

forse il calore e la tranquillità della

casa. Si notano anche tre bottiglie

sullo sfondo. Il colore predominante

è il verde che si manifesta in varie

tonalità. Le forme hanno contorni

molto incisivi che richiamano anche

lo stile Fauves. Gli altri colori sono il

nero, l’azzurro e il giallo. I colori

utilizzati violentemente vogliono

dare una carica espressiva molto

forte, infatti le opere espressioni-

ste, spesso suscitano negli spettato-

ri un forte senso di disapprovo e

provocazione. Questo dipinto mi da

un senso di solitudine e disperazio-

ne, per il periodo storico in cui è

stato rappresentato e che l’autore è

riuscito ad esprimere al meglio.

Stamati Katia, I Liceo Linguistico

ARS GRATIA ARTISARS GRATIA ARTISARS GRATIA ARTISARS GRATIA ARTIS THE ARTIST—MARCELLA ERNEST LUDWIG KIRCHNERERNEST LUDWIG KIRCHNERERNEST LUDWIG KIRCHNERERNEST LUDWIG KIRCHNER

Pagina 6 Anno II Numero Tre

IL DIPINTO DI CUI SI PARLA NELL’ARTICOLO, The Artist—Marcella DI KIRCHNER

Page 7: Numero tre

È Alberto Zaccheroni il tecnico indivi-duato per sostituire Ciro Ferrara sulla panchina della Juventus, dopo la sconfit-ta a Milano con l’Inter in Coppa Italia. Il neo allenatore bianconero si è recato prima in sede per la firma del contratto e successivamente a pranzo con i dirigenti bianconeri, che poi lo hanno portato a Vinovo per presentargli la sede di lavoro. Zac ha già tenuto il primo allenamento con la squadra. L'allenatore ha diretto il gruppo seguito anche dal presidente Blanc, da Bettega e dal ds Secco. Lo staff del nuovo allenatore è composto dal vice Stefano Agresti, dal preparatore di por-tieri Alessandro Nista (preparatore per-sonale di Buffon) e dal preparatore atle-tico Eugenio Albarella. Intorno alle 14 è arrivato a Vinovo anche Ferrara che ha salutato i giocatori e dopo mezz'ora se n'è andato. Quello di Ciro, però, non è un addio. Allontanato dalla panchina, Fer-rara potrà restare nella Juventus, se lo vorrà, con un ruolo dirigenziale ancora da definire. Ferrara è legato alla società bianconera con un contratto fino al 2011. Zaccheroni riparte da Torino, dove era stato esonerato tre anni fa da Urbano Cairo, e si presenta con toni e modi paca-ti, senza dare spazio a illusioni nè a pro-clami, ma con estremo realismo e grandi motivazioni. «L’obiettivo minimo è la qualificazione alla Champions League - esordisce Zaccheroni -. C’è anche l’Euro-pa League naturalmente, ma i dirigenti mi hanno chiesto di portare la Juve più in alto possibile in campionato. Sono convintissimo di vincere la sfida, abbia-mo tempo, il girone di ritorno è appena iniziato». Per raggiungere il traguardo della Champions, Zaccheroni riparte dalla Juve di inizio stagione, quella che vincendo le prime quattro partite aveva ammaliato ma, a conti fatti, illuso. «Metto a disposizione la mia esperienza per consentire alla Juve di voltare pagi-na - spiega Zac -. Non perchè non ricono-sca il lavoro fatto dal mio predecessore: sono convinto infatti che l’idea di inizio campionato fosse un’idea vincente. Per-sonalmente non devo inventare nulla; devo semplicemente portare tutti i gioca-

tori ad un livello di rendimento medio, cosa che fino ad ora, per infortuni o altri motivi, non è capitato. Porterò dunque s o l t an t o d e g l i a c c o r g imen t i » . All’inizio punterà al recupero psicologico del gruppo: «Lavorerò sulla testa dei giocatori, al momento non c’è nessuno che stia rendendo alla pari delle attese e penso che sia un problema mentale. Poi si passerà agli aspetti tattici». «Il siste-ma di gioco perfetto non esiste - rileva l’ex tecnico di Inter, Milan, Lazio e Tori-no - Sono tutti applicabili, dipende dalle caratteristiche dei giocatori. Il modulo dominante sarà uno, ma spero che la mia squadra sappia cambiare pelle di partita in partita, di settimana in settimana. Per decidere mi riservo però di conoscere i calciatori dal punto di vista caratteria-le; per ora li conosco soltanto dal punto di vista tecnico». Sul gruppo a disposizio-ne, Zaccheroni ha idee molto chiare. «La Juve - sostiene - ha un organico molto, molto importante, di grande spessore. Non so quante squadre possano dirsi superiori a noi. Ci sono periodi in cui una squadra diventa irriconoscibile, si rimedia. Dai ragazzi mi aspetto disponi-bilità, non mi basta il talento, ho chiesto disponibilità e da loro ho avuto la rispo-sta che mi attendevo. Spero di aver fatto b r e c c i a i n t u t t i » . Ora inizia il difficile, con la squadra che non sa più vincere. «I risultati non si aspettano, bisogna andarli a prendere», è il motto di Zac. Che dice di non ricono-

scersi nella figura del traghettatore, di voler mettere in difficoltà i dirigenti per prolungare eventualmente oltre la sca-denza di giugno la sua permanenza sulla panchina. «Un uomo che ama il calcio pagherebbe per avere questa possibilità e vincere questa sfida - afferma -. Poi io sono un dipendente e fino alla scadenza del contratto ho la piena autonomia nelle scelte. Comunque sia sarei orgoglioso di lasciare la Juve a Benitez o a un altro allenatore avendo centrato gli obiettivi, magari giocando come piace a me». Ma proprio da Benitez arriva un mezzo pas-so indietro. «Sono orgoglioso che la Ju-ventus abbia pensato a me ma sono al-trettanto orgoglioso di restare qui», ha detto - come è inevitabile - l’allenatore del Liverpool. «C’è stato un interesse da parte del club italiano - ha aggiunto Be-nitez - Fa parte del gioco ma non voglio aggiungere altro perchè non voglio per-dere la concentrazione». «Voglio combat-tere qui, voglio fare il mio lavoro, vincere titoli» ha ribadito Benitez. Ma la prossi-ma stagione potrebbe farlo a Torino.

IL CALCIO NEL PALLONE ZAC NUOVO ALLENATORE DELLA JUVE

Pagina 7 Anno II Numero Tre

SIAMO AD UN PASSO DAI CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO, I TIFOSI STANNO GIA’ RISPOLVERANDO LE BANDIERE TRICOLORI… PER QUESTO DEDICHIAMO UN ARTICOLO ALL’ALLENATORE DELLA JUVENTUS, CHE, FRESCO DI NOMINA, RICEVE DAL SUO PREDECESSORE UN TESTIMONE ED UN COMPITO IMPORTANTI: PORTARE A TERMINE DIGNITOSAMENTE LA STAGIONE UN PO’ OPACA DELLA VECCHIA SIGNORA, CHE TANTI CAMPIONI HA REGALATO ANCHE ALLA NOSTRA NAZIONALE E CHE, TUTTI I TIFOSI NE SON CERTI, RITORNERA’ A FAR TREMARE TUTTI GLI AVVERSARI! A cura di Costanzo Domenico e Verri Elio, CLASSE I LICEO LINGUISTICO

Scudetto della Juve, l’unica squa-

dra italiana a “due stellette” e che

possiede il più alto numero di tifo-

si, sparsi in tutto il mondo.

Roma, 22 Maggio 1996: Marcello Lip-

pi, attuale allenatore della Naziona-

le, è incontenibile… la “sua” Juve è

sul tetto d’Europa, con la seconda

vittoria nella Champions League!

Page 8: Numero tre

PAPER GAMES CRUCIVERBA DELLA SETTIMANA SANTA

A Cura della Prof.ssa Paladino Domenica

Definizioni orizzontali

1….Il luogo dove è stato crocifisso Gesù (cfr. Mc 15,22-24)

2….Quale festa celebra l’entrata di Gesù in

Gerusalemme?

3….Come veniva denominata la prima domenica dopo

Pasqua?

5….Il peccato di Giuda.

8….L’ultima...di Gesù con gli apostoli

11...La sigla sul cartello posto sulla croce.—Chi compose

l’iscrizione?(cfr. Gv 19,19)

12...Che cosa ha invocato per tutti Gesù sulla croce?

Definizioni Verticali

1….Il giardino dove Gesù ha pregato? (cfr. Mc 14,32)

3….I due sommi sacerdoti che processarono Gesù (cfr. Gv 18,24)

5….Il discepolo che tradì Gesù (cfr. Mc 14,10-11)

7….Una parola del grido di Gesù sulla croce Mt 27,45—Lo

reclinò Gesù spirando

(Gv 19,30)

8….Nell’agonia del Getsemani Gesù sudò…. (Lc 22,44)

9….Alla morte di Gesù si oscurò

10...Gesù morì sulla…... (Gv 19,15)

12...La festa che celebra la risurrezione di Gesù.