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Strumenti Critici

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Numero 1 della rivista Strumenti Critici

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  • Strumenti Critici

  • editoriale

    Un partito politico una macchina per fabbricare una passionecollettiva. Un partito politico un'organizzazione costruita in modo daesercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseriumani che ne fanno parte. Il fine ultimo e, in ultima analisi, l'unicofine di un partito politico la sua propria crescita, e questo senzaalcun limite.Per via di questa tripla caratteristica, ogni partito politico totalitarioin nuce e nelle aspirazioni. Se non lo nei fatti, questo accade soloperch gli altri, quelli che lo circondano, non lo sono di meno.[...]Fuori dal Parlamento esistono riviste di opinione. Attorno ad esse sicreano, in modo del tutto naturale, altrettanti circoli. Ma questi circolidovrebbero essere mantenuti in stato di fluidit. la fluidit chedistingue dal partito un circolo costruito sullaffinit e gli impediscedi avere influenza nociva. Quando si frequenta in amicizia chi dirigeuna data rivista e chi vi scrive spesso, quando vi si scrive a propriavolta, si sa che si in contatto con il circolo creatosi attorno a quellarivista. Ma non si sa se si fa parte di questo circolo, non esiste unadivisione netta tra interno ed esterno. Pi distanti, ci sono coloro iquali leggono la rivista e conoscono una o due delle persone che viscrivono. Poi i lettori regolari che ne traggono ispirazione. Pi distantiancora, i lettori occasionali.Ma nessuno potrebbe arrivare a pensare o a dire: In quanto legato aquesta rivista, penso che.

    Simone Weil, Manifesto per la soppressione dei partiti politici, 1950

    Strumenti Critici Numero uno

    Maggio 2015, Milano

    Copertina: Eatalia, PlazaControcopertina: Puliscimi l'ano,spray su muro milanese, anonimi audaci

    Illustrazione a pag 10, PlazaFoto a pag 11, ceccomoIllustrazione a pag 17, MetaFoto a pag 23 e 24, AntaresFumetto a pag 25, DevadattaIllustrazioni a pag 27 e 28, LuviFoto a pag 29, creekIllustrazione a pag 38, Marte

    Grafica: ceccomo e cisco

    Ringraziamo Macao per averreso possibile la realizzazione diquesto numero con una festa difinanziamento.

    Rivista di agitazione culturaleaperta a collaborazioni e contaminazioni

    elaborata con software libero

    Ringraziamo la Libreria Calusca CityLights per l'ospitalit

    Questo ranocchiocombattente il logodel servizio web PiratePad. Basato suEtherpad, un progetto scartato daGoogle e poi rilasciato sotto licenzaopen source, PiratePad permette lascrittura collettiva intempo reale. Diconodi loro stessi:offriamo unapproccio basico percreare qualcosa tradue o pi persone:un foglio bianco euninterfacciaasciutta, da riempiredi colori e idee.

    strumenticritici.blogspot.it

    Strumenti Critici

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    allo stesso modo 3.0

  • 3Expo un successo. Ha mantenuto tutte le promesse. Ha spartito capitali alle varielobbies lombarde e nazionali (Coop rosse e Comunione e Liberazione in primis). Hasmascherato il carattere timido della giunta Pisapia di fronte agli interessi strategici, ciogli appetiti dei grandi agenti economici. Lo stesso ha fatto con Eataly e il suo pocosostenibile modello d'impresa e con Slow Food, facendo esplodere la contraddizione in cuiversano i buoni, giusti e puliti, da una decina d'anni apertisi a connivenze pericolose con laclasse politica e i big del capitalismo nostrano, agroindustriali e non.Una vittoria a tutto tondo: non sono mancate svariate manciate di metri cubi di cemento edistruzione di terreni agricoli, nutrendo le multinazionali e contaminando il pianeta.La soddisfazione amplia e trasversale. Le mafie, legali e non, si stringono in unabbraccio, compiaciute. Prime fra loro, le forze politiche di questo Ventennio. Un altro effettobenefico dell'esposizione meneghina: allineamento rigidissimo di lorsignori attorno all'assepro Expo. Viva la sincerit, abbasso la democrazia rappresentativa attuale.Per quanto riguarda l'immagine, Expo ha colpito nel centro. Non tanto per la tentennantecampagna di comunicazione, ma proprio per quel che ne derivato.La ripresa del logo, modificato e subvertito, ne ha aumentato straordinariamente lapubblicit, e ha trasformato Expo2015 da oggettoevento lontano dal quotidiano a elementoappartenente al dominio del discorso informale. I fail lo hanno reso nazionalpopolare.Accettabile.Scrive a proposito Foucault ne Gli Anormali:"Mi sembra [...] che sia uno degli ingranaggi che fanno parte integrante dei meccanismi delpotere. Il potere politico si effettivamente dato la possibilit di far trasmettere i suoi effetti,e, ancor pi, di trovarne l'origine, in un recesso che manifestamente, esplicitamente,volontariamente squalificato dall'odioso, dall'infame o dal ridicolo."

    E ne d questa spiegazione:"Sappiamo che gli etnologi [...] hannoindividuato il fenomeno che fa s che colui alquale si d un potere sia, allo stesso tempo,attraverso un certo numero di riti e cerimonie,ridicolizzato o reso abietto, oppure vengamostrato sotto una luce sfavorevole. [..][Oggigiorno] mostrando pubblicamente ilpotere come abbietto, infame, ubuesco1 osemplicemente ridicolo, non se ne limitano glieffetti. N viene detronizzato, con un attomagico, colui al quale si da la corona.Si tratta, al contrario, di manifestare in modoevidente l'insormontabilit e l'inevitabilit delpotere, che pu per l'appunto funzionare intutto il suo rigore, e al limite estremo della suarazionalit violenta, anche allorquando nellemani di qualcuno realmente squalificato".Noi, ben lungi dallo scadere nel pessimismodell'inevitabile, scaviamo nei cantieri diquest'esposizione universale per estrarne imigliori reperti archeologici di potere rimastiillesi al passaggio della grandemacchina capitalista. Buona lettura.

    ceccomo

    What the fail?

    expo

    1 Ubu un personaggio di un fumetto francese diffuso negli anni '70 caratterizzato dall'esseregrottesco, ridicolo e violento.

  • 4expo:narr Azione

    La primavera quella stagione in cui si apre il cieloSbocciano i fiori sbocciano gli amoriLe aiuole e i parchetti si tingono del rosa dellazzurro del giallo delle coppiette e dei neonatiboccioliTornano i migratori dal sud e appena prima che sorgano le primi luci dellalba li si pusentire cantareLa loro voce una breccia nel silenzio delle strade orfane dei rumori delle automobiliLe giornate allungandosi si rinvigoriscono e si scaldano, per poi esplodere in tramontibronzei e infuocatiIntantoNella greycity si stanno facendo le pulizie di primaveraGrandi lavoriLa stazione della metro di Lanza chiusa tre mesi per lavori, le strade e i marciapiedi rimessia nuovo, le fermate del passante ferroviario riverniciate e ripuliteLe macchine delle forze dellordine pattugliano i quartieri e i malviventi e gli zingari non sifanno vedere e anzi pare ci sia stato un incredibile aumento nelle richieste di iscrizione aimonasteri benedettiniI musei sono aperti dalla mattina alla sera e macinano ingressi, tanto che quello di StoriaNaturale sta per acquisire unaltra sede negli Emirati ArabiAddirittura il comune ha mandato squadre di specialisti in ogni zona che grazie a innovativetecniche ipnotico/motivazionali non solo insegnano ai cani a raccogliere i loro rifiuti organicima anche a mingere seduti sugli appositi servizi igieniciIl vento profuma laria della primavera milanesePare che Pisapia stia mantenendo le sue promesseHa aperto la Darsena e concluso le tanto acclamate piste ciclabiliLa rivoluzione arancionePer il periodo che va da Maggio a Novembre tutto dovr essere lindo e pulitoStanno lucidando i vetri e lavando i cessi, stanno spazzando per terra, stirando le camicie eandando a svuotare la spazzaturaTutto perfettoLunico problema ancora non risolto dallamministrazione comunale pare sia la polvereDopo aver spazzato per terra si sono dimenticati di raccoglierla e se n andata dappertutto

    In questi giorni ho dovuto frequentare quel gioioso luogo che la motorizzazioneLa strada che conduce a questo splendido edificio la stessa che arriva alle strutture cheospiteranno la Grande EsposizioneEssendo il mio unico attuale mezzo di locomozione, in questi giorni primaverili mi muovo inbiciEd ecco a voi dove andata a posarsi tutta la polvere di Milano finita tutta sulle vie che portano a RhoNon si respiraNon si pu respirareLaria otturata dalla polvere che un po cade dai camion di movimento terra un po vienesollevata dallasfalto un po esce dai tubi di scaricoNon si respira e non si pu respirareMa non solo

    La polvere cos concentrata che d fastidio anche agli occhiNon puoi tenerli completamente apertiDevi per forza metterti addosso un paio di occhialiQuesto il profumo del progresso?Cosa vorr dirmi il signor Expo?

    I milanesi e la polvere

  • 5senti giovane io sto facendo leGrandi Pulizie Di Primavera,non ho tempo di rispondereno Signor Expo tu non staipulendo una minchia; buttare lapolvere sotto al tappeto non pulirema guarda la citt luccicaposso farti una domanda?notu ti lavi i denti?certoallora forse non era il caso dispazzolarseli tutti?prego?guardati, tranne i primi 4 haitutti i denti neriLa polvere sono i denti neri di ExpoLa polvere il malaffare che sta dietro alla Grande OperaLa polvere non nutrire un bel cazzo di niente tranne che qualche turista in carne epaffutello, fottendosene di chi veramente non ha le lacrime per piangereLa polvere la puzza di industria e di progresso che incancrenisce il vialone che dallagreycity porta alla FieraLa polvere lespressione esponenziale del capitale, per cui in nome delPrimo Dio Economia nulla importa, sia laria irrespirabile o le strade putrescenti

    Gli uccellini in ogni caso se ne fottonoIl loro, che poi anche il nostro, idillio primaverile non viene neanche sfiorato dalla polvereCerto, la polvere gli arriva arrossandoli negli occhi, e si infila nella golaMa avete mai sentito una rondine tossire?Il meschino gioco del Signor Expo, e le sue annesse Grani Pulizie Di Primavera, nonpossono far altro quindi che strappare un sorriso a chi lo guardi in faccia con un minimo diattenzioneOvviamente non un sorriso come quello dei potentati, degli arricchiti, dei mafiosi, deicapitalisti, finto e cariato : serve a poco tenere puliti solo i primi quattro denti, se batteri evermi ti mangiano la bocca.E, mi spiace Signor Expo, ma la tua bocca sta proprio messa cosIn ogni casoMilano sar linda e pulita per i prossimi 6 mesiE i turisti giapponesi ciccioni che fanno le foto alle merde di cane saranno contenti edaranno una spinta vitale all'economia morente del bel paeseE tutti avranno loccasione di non avere occasioni e di lavorare gratis per sti cazzo digiapponesi contribuendo alla crescita del Prodotto Interno LuridoE tutti sorrideranno, come sorride e gode una pornostar con un palo nel culoE il capitale trionfer ancora una volta arricchendosi e inciccionendosiE nessuno si accorger della polvere perch a Expo si andr in macchina in metro in trenoE voiVoi volevate anche laria da respirare?

    kid A

    expo:narr Azione

  • 6Questo testo stato elaboratoa partire da un incontro sullaquestione dellabitare1 tenutosi presso la libreria CaluscaCity Lights nel dicembre 2014e da Note a margine scritteda Mattia, uno dei sette"terroristi" No Tav.

    Da qualche tempo e in particolare nellultimo anno, aMilano si sono prodotte variesperimentazioni sul temadellabitare in comune. Queste nuove situazioni mostrano tratti diversi rispetto alciclo delle occupazioni deglianni 80 e 90, che eranostate in prevalenza a uso sociale e non abitative. Tantiragazzi hanno ripreso aoccupare delle case ma conl'intento di creare situazionidi vita collettiva dotate dicaratteri originali, particolari, in buona parte difformida quelle degli squat tradizionali.Questi ultimi, molto spesso,hanno prodotto esperienzedi vita in comuneimportanti, ma vissute prevalentemente allinterno, conuna identit esistenzialemaggiore della corrispettivapratica sociale.Ora, invece, si assiste a unasituazione forte di vita in comune che si proietta versolesterno, che esplicitamentericerca un rapporto col proprio intorno. Anche in questo caso, per, in unamaniera diversa dalle esperienze di Milano, Torino,Roma negli anni 70, in un

    ciclo di lotte che videesperienze dioccupazionegrandissime mafortemente

    influenzate dalla dinamicapolitica, esistenziale e organizzativa propria dei gruppidella sinistra extraparlamentare, compresi gli elementi pi deteriori: laforsennata competizione sulmercato politico, il militantismo, fase suprema dellalienazione, la mancanza dicoesione e di fraternit rivoluzionaria.

    Oggi, invece, una parolacome amicizia ha il suo giusto risalto. Si sentono evocare i battaglioni delsabotaggio, i grupponi mobili dintervento wobbly e ilriferimento alla lotta No Tavin Val di Susa, con la suafortissima carica simbolica, centrale. Vi una necessit di riabitare i territori.Territori intesi non soltantocome spazio materiale, macome qualcosa che attraversa i muri, qualcosa che riguarda innanzitutto ilvissuto e le relazioni. Apartire da queste angolazionicercheremo di raccontarequello che un elemento decisivo della contraddizioneoggi: la casa.I movimenti per la casa degliultimi 5 anni hannoaffrontato la rottura deidispositivi di cattura metropolitani2 mentre cercavanoforme di secessione dallametropoli. Nelle lotte significative stata sempre presente una rottura dellospaziotempo che alludessealla possibilit di sovvertireil ritmo di vita da cui sorgono.Abitare pienamente econcretamente diventatauna prassi da opporre al go

    verno. Intorno al concetto diabitare si gioca una partitastrategica. Non solo nelsenso di abitare una casa,ma in quello di vivere unterritorio non saturo didispositivi, ovvero smetteredi abitare la metropoli, illuogo della loro massimaconcentrazione.

    C' un'ampia letteratura cheparla della fine della civilturbana nel tempo della globalizzazione. Ma il processo in realt ben pi antico: lamorte della citt cominciata due o tre secoli fa.Almeno per ci che riguardal'occidente, la fine della citt iniziata nel momento in cuiil potere ha preso esclusivamente la forma dell'economia politica.Tra il settecento e l'ottocento, a livello urbanistico,per garantire il decollodell'economia capitalistica,la citt si dovuta aprire.Foucault nel corso Sicurezza, territorio, popolazionesostiene che con l'affermarsidell'economia politica la cittdeve letteralmente aprirsialle esigenze del mercato; ristrutturarsi da un punto divista viario. Bisogna costruire grandi assi di circolazione per evitare i miasmie assicurare il flusso dellemerci.Le case una troppo vicinecostituivano un pericolo dalpunto di vista dell'igienepubblica e quindi bisognavadistanziarle; le strade strette,inoltre, erano favorevoli allasedizione.Unendo questi due aspetti,si aprono le strade per garantire la buona circolazione

    Diritto alla destituzione

    1 SPAZI CONTESI (parte seconda): Luoghi, territori, conflitti e contraddizioni LABITARE INQUESTIONE disponibile su cox18stream.noblogs.org

    expo:metropoli

  • 7delle persone e delle cose.La citt si espande, non pi possibile chiudere le dogane, c' un afflussoincontrollato di popolazionipericolose: nasce quindi lascienza della polizia. La cittstorica, centrata, geometrica, razionale in occidentemuore almeno a partire dal1700.

    Paradossalmente, una partedei movimenti di lotta per lacasa ha trovato un punto dicondensazione ideologicaintorno all'idea di diritto allacitt. Negli anni '60 HenriLefebrve scrisse il libro omonimo e ne diede questa definizione: Il diritto alla citt la possibilit, per tutti, difruire dei beni costituitidallorganizzazione urbanadel territorio, e uguale possibilit, per tutti, di partecipare alle decisioni sulledecisioni sulle trasformazioni.Chi si ritrova nel concetto didiritto alla citt, riprendendodiscorsi di architetti e urbanisti, dice: contro il maledella metropoli, si tratta ditornare alla citt, intesacome polis, come agor poli

    tica, come spazio pubblico,come socialit nei quartieri,come luogo del bello edell'arte; la metropoli esprime il lato oscuro della citt edel processo di urbanizzazione: sprowl urbano, banlieue,slum, ghetti, gentrificazione,gated community. Ripetono:Una citt pi forte della Metropoli.

    Oggi il governo globale e ilgoverno della metropoli sisovrappongono, in quanto ladimensione metropolitana prevalente in termini quantitativi e paradigmatica intermini qualitativi: il governodella metropoli e del capitaleglobale coincidono nella razionalizzazione della circolazione di merci, dei flussi. Ilgoverno si esprime in queidispositivi che assicuranol'infinita e fluida circolazionedelle merci e dei capitali.Il governo non leggi,norme, editti: sostanzialmente questo tipo dicontrollo. Tra circolazione econtrollo non c' pi differenza, tra merce e polizianon c' pi differenza, traeconomia e politica non c'differenza.

    Il potere immanente nelleinfrastrutture. Nonostanteci, per i rivoluzionari il palazzo del potere ha ancoraun'attrazione magnetica. Inquesti anni molte sollevazioni hanno preso ad oggetto ipalazzi del potere: in piazzaSyntagma, gli accerchiamenti di Madrid e Barcellona, gli scontri di Roma del14 dicembre 2010... Ma unteatro, una messa in scena:la polizia non stava proteggendo gli uomini di potere, perch quei palazzi inverit sono vuoti. Dentro citroveremmo il nulla. Nessunarcano, solo un cuore vuoto.

    Il potere non si nasconde,per: esso sotto gli occhi ditutti. Ma non abbiamo lapossibilit di guardarlodritto in faccia, ci spodesterebbe dalle nostre certezze.L'essenza del potere ognunodi noi lo porta nella tasca.Basta aprire un biglietto da5 euro per vedere cosa c'sopra.La moneta non undispositivo economico ma direttamente politico.La nostra societ

    D'ora in poi ogni amicizia politica

    expo:metropoli

    2 Definiti da Giorgio Agamben qualunque cosa abbia in qualche modo la capacit di catturare,orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, leopinioni e i discorsi degli esseri viventi.

  • sempre stata abituata auna rappresentazioneteatrale della politica.Ecco, questa rappresentazione morta. Nelle epochepassate sui biglietti dellamoneta c'erano insegne dipoteri personali: c'erano gliimperatori, i papi, i presidenti della repubblica, oggiinvece vi sono rappresentatiponti, acquedotti, strade. Ilpotere l.Il potere logistico, nelleinfrastrutture. Uno dei meriti della lotta No Tav statodimostrare quanta politicac' in un semplice cantiere.Questa crisi di governabilitnon significa niente, perchil sistema continua afunzionare senza problemi. un ordinamento senzaparole, le leggi si scrivonocon le travi d'acciaio e non

    pi con le penne.Se questo l'ordine, c' pocoda criticare un muro o unastruttura d'acciaio: o ci scrivi sopra, o lo abbatti.

    Tutte le forme di lotta di questi anni hanno prodotto dellegrandi esperienze dell'abitare. Le occupazioni dellepiazze centrali, da Tahrir alleacampadas, erano essenzialmente luoghi pubblicifatti case. Quelle forme dioccupazione bloccano:bloccando si abita il territorio, e si sperimenta unarottura temporale della produttivit che la metropoliimpone. La rottura di queltempo ti permette di abitarelo spazio: scacciando i duegaranti dell'ordine, la poliziae la merce, liberi e torni avivere un territorio.

    Abitare significa ricostruireun mondo, pensare a unacoesistenza spaziale chemetta al centro le relazionisolidali, amichevoli, e cheinaugurano sperimentazionirivoluzionarie.Dalle grandi sperimentazionidi questi aggregati autonomi,di queste comuni dipendetutta la possibilit di destituire la metropoli. L'efficacia in qualche modo legataalla consistenza temporale diqueste comuni. Pi questecomuni durano nel tempo,pi si intensifica il processodi destituzione della metropoli. C' una logica della fecondit: immergendosi nelleesperienze di lotta si trovasempre di pi di quel che sid. Si crea qualcosa di pi esi riceve di pi nella misurain cui si d di pi.

    expo:metropoli

  • 9Cos un nonluogo? Secondol'ideatore del concetto, MarcAug, possiamo definirlocome uno spaziointercambiabile dove l'essereumano resta anonimo.L'antropologo francese ne ricava la definizione percontrasto rispetto ai luoghiantropologici, cio quelli chehanno la prerogativa di essere identitari, relazionali e storici. Se uno spazio non portacon s queste caratteristicheconnesse all'esperienza umana, allora potr definirsinonluogo.Negli ultimi trentanni questispazi, non caratterizzanti perpropria natura, hanno paradossalmente dato identit azone e quartieri interi,prendendo il controllo dellemetropoli. Supermercati, negozi allingrosso e mobilificihanno divorato la periferia,diventando gli unici veriorgani funzionanti di territoriche, nel momento in cui sononati, generati dalla citt inespansione, sono morti,perch privi di una realepulsione allesistenza daparte degli abitanti. Quartieridormitorio dove percorreresafari domenicali. A fianco diquesti nonluoghi si prodotta una moltiplicazione dizone amorfe non contemplateda Aug che si sono formateselvaggiamente, strappandospazio e carne alla citt ufficiale.Dagli anni 70 ad oggi, traalti e bassi, lItalia semprestata in testa, in Europa, peril consumo pro capite di sostanze stupefacenti, tra lequali quella che sembravaormai la grande esclusa,leroina; consumatori e

    venditori hanno caratterizzato pesantemente le zonein cui si andavano ammassando, facendo abbassare ilprezzo delle propriet circostanti o portando pi polizianei paraggi e creando la nomea di zone libere, franche,rispetto al resto della citt.Proprio leroina ha sempreportato coloro che ne fannouso a riunirsi, a caratterizzare con la propria presenzadeterminati spazi cittadiniche a distanza di anni rimangono ancora indelebilmente segnati, come se laloro presenza fosse ancoraben rimarcabile. Basta citareil Banhof Zoo, immortalatoda Christiane F. in Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino,dove ragazzi e ragazze sivendevano per potersicomprare le dosi daglispacciatori nella met deglianni '70, ma anche il ghettonero di Brooklyn, a NewYork, dove nel 1969 ci furono900 morti di overdose tra cuiuna discreta percentuale digiovani sotto i 14 anni l'eroina era tanto diffusa da essere associata a unapestilenza, cos come nellacivilissima Svizzera, dove allafine degli anni 80 nellaPlatzspitz a Zurigo, la venditae il consumo di eroina eranotollerati dalle autorit. stupido. Vieni ammirato,nonostante le droghe, se faiqualcosa di speciale, magarise sei un musicista o unpittore. Ma se sei un consumatore di droghe e non hai diquesti talenti, vieni reputatoinutile per la societ. Anzi,sei visto come l'antisocietper eccellenza1.Storicamente il consumo si

    va a concentrare in determinate zone urbane, non necessariamente pi povere delresto della citt. La differenziazione avviene non prima dellarrivo dei buchi,come venivano apostrofati, enon ne orienta la preferenza,bens a posteriori. I consumatori compulsivi di drogaspesso cadono in una logicamortifera: vivono esclusivamente in funzione della sostanza. Essi popolano zoneneutre della citt e le alienano totalmente dal restodellabitato; questo perch lasociet occidentale non ingrado di assorbire unatendenza cos deviante rispetto al suo corso, proprioperch proviene dallinterno.Non possibile bandire unacrociata contro il nemicoesterno di turno, le dipendenze sono nate in senoalla nostra comunit e nesono un prodotto; seguono lastessa sorte che, secondoFocault, spettava ai malati dimente nel medioevo: lesilio,lallontanamento per evitareil contagio si ottiene restringendoli in un ghettoche, seppur privo di muri, altrettanto efficace di quelliche si costruivano in passato.Perch si vede sorgere d'untratto la sagoma della navedei folli, e il suo equipaggioinsensato che invade i paesaggi pi familiari? Perch,dalla vecchia alleanzadell'acqua con la follia, nataun giorno, e proprio quelgiorno, questabarca?2La moderna navedei folli nellepiazzette, nei

    True et mes,nonluoghi e luoghinon

    territori:metropoli

    1 Intervista alla vera Christiane F. di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", disponibile su Vice.com2 M. Focault, Storia della follia nell'et classica, BUR, 2011 (1967)

  • 10

    parchi giochi, magari davantialle stazioni dei treni. Luoghiche vengono caratterizzati e,al contempo, resi luoghinondalla presenza di una nonumanit che proviene dallasociet, dal suo fondo, dalmiscuglio di pulsioni inconsce che la animano. Il problema sta proprio nellamancata sussunzione diqueste spinte. Il tossico prodotto dallo stesso sistemache non in grado di assimilarlo; ne un prodotto,esattamente come il lavoratore. Ogni societ ha sempreavuto bisogno di un elementoche portasse lo stigma epermettesse al restantecorpus di coagularsi; uncorpo sociale unito e solido,almeno in apparenza, che sifa tale proprio perch incontrapposizione con qualcosa d'altro; cos fa la metropoli. Perch vi siano zoneabitate, perch vi siano zonedove la polizia ben vista,dove ci si senta parte di unacomunit normale, devonoesistere dei nonluoghi e deiluoghinon. Nei primi si esplica il capitalismo visibile,accettato e dichiarato, nei secondi, invece, il suo movimento basale, i sommersi ei salvati.La rappresentazionedrammaturgica rituale.Essa crea un senso di realtcondivisa3.Per essere un buon lavoratore, etero, bianco, padre di famiglia, il cittadino normaleha bisogno di qualcuno che

    ne rappresenti lantitesi mal'ordine sociale non puaccettare la presenza diidentit cos dirompenti alsuo interno: per i devianti cil carcere, per i folli linternamento. Secondo il pensierodominante il criminale sceglie di infrangere la legge, ilfolle non ha colpa della sua

    condizione, il tossico undebole che decide di autodistruggersi. Non pu essere,dunque, antitesi e diventanonsoggetto: esattamentequesta nonpresenza checrea i luoghinon.

    Bardamou

    3 E. Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, il Mulino, 1997 (1959)

    territori:metropoli

  • 11

    Li convinceremo. Ai pi duri offriremo un contratto di fornitura per Eataly, buono e sano, a condizione che il loro radicchio sia venduto a non meno di 1.000 chilometri. Non siamo mica qui a sostenerela sovranit alimentare.Peraltro, un paio di slogan potenti ce li abbiamo gi. Just eat! aka in fondo che te frega della storia diuna mela. O di una fetta di cotto? Hai lavorato? Puoi permettertela? E allora... semplicemente,mangia!. E stai zitto, che non si parla con la bocca piena! Figuriamoci con la pancia, piena!E al prossimo che si lamenta, passiamo alle cattive: ricovero coatto in un ristorante All you can Eatscontato 30 percento a suo carico. L trovi i pi stressati sacerdoti moderni ai fornelli, il rituale potenzialmente infinito e il sacchettino per il vomito compreso. Tanto, credevi che quel che haitrangugiato avesse qualche tipo di valore? Chess. Economico? Nutritivo?Noi siamo meri attori logistici. Amministriamo quote di fame fra i continenti, ma sempre d'accordocon la tua domanda. Tu sei il nostro padrone. Perci ti abbiamo portato un regalo.Foody, una mascotte sorridente tutta da mordere. Lei porta in se tutte le stagioni. Viene datutto il mondo e quindi da nessuna parte. Non ha storia. Perch quel che conta solo cheil sapore sia quello giusto.Quello atteso. Quello imparato. Quello costruito.

    ceccomo

    Cosa succederebbe se sul cartellino della verdura al supermercato, oltre al prezzo di vendita, ci fosseanche il prezzo pagato alla fonte? Lo zenzero venduto a 4,59 ma pagato 0,32 spaventerebbe il cliente?Tranquilli, abbiamo gi pensato anche a questo. Sta nell'etichetta. Scriveremo che 1 euro di radicevale 10 euro di antinfiammatorio generico. Tu sarai ancora convinto di risparmiare e acquisteraicontento.Magari non potrai permetterti quello biologico; ma lo sai che l, a portata d'aumento. L'anno prossimo il capetto va in pensione, e con quei 200 in pi in busta, tutto il biologico che vuoi.Nel frattempo puoi continuare ad avvelenarti. L'hai fatto per 30 anni, che sar mai qualche mese inpi? E poi guarda che sono stati i contadini a voler spruzzare tutti quel veleno. Noi facciamo solo ricerca e sviluppo. Proponiamo tecniche per far fruttare gli ettari. Ci sono tante bocche nel pianeta,baby.La nostramissione evangelica in realt solo all'inizio: purtroppo il 70 percento della produzionemondiale di cibo ancora in mano a piccole realt agricole. Molte di loro hanno addirittura il coraggio di produrre solo il necessario per soddisfare il fabbisogno pi prossimo.Barbari.

    La voce dei padroni

    expo:alimentazione

  • 12

    Noi. Vediamo proliferareintorno a noi e tocchiamo conmano tutta una serie di situazioni di fronte alle quali nonsappiamo orientarci. Il lavoroa tempo determinato, il precariato, il lavoro gratuito, gli stage non retribuiti, gli attacchiferoci ai garantiti, sono ipezzi di una realt multiformee complessa. In questa nottedi scighera, sta a noi acuire lavista in cerca di una stella.

    No Expo. Expo si fa laboratorio di sperimentazione di nuove politiche sul lavoro chehanno da una parte lo scopodi anticipare le legislazioni cheriguarderanno tutto il paese[] dallaltra quello di garantire un evento in cui la redistribuzione della ricchezza assente o riservata solo a chista in cima alla piramide.Attraverso deroghe al patto distabilit e accordi con i sindacati confederali, viene sancito,con Expo, lo stravolgimentodel lavoro a tempo determinato. Permettendone lasomministrazioneincontrollata e il rinnovo del100% del personale utilizzabiletra un contratto e laltro, siabbassa la percentuale di assunzione dopo il periodo diapprendistato, si determinanocondizioni di stage che pocohanno a che fare con lambitoformativo e che invece riguardano direttamente losfruttamento lavorativo.Ciliegina sulla torta di Expo lesercito di volontari ottenutograzie ai suddetti accordi che

    permettono adaziende e datori dilavoro di servirsidel lavoro gratuito. [] Quel che

    certo che i volontari sarannola tipologia prevalente di manodopera per Expo. [] perExpo si cercano lavoratoridisoccupati da inserire neiprocessi di perenne occupabilit, per Expo lavorerannogratuitamente i Neet1 e gli studenti medi e universitari, cuivengono imposti progetti e lavori con il ricatto del voto finale, della maturit, dellapromozione o del fare curriculum.Con Expo viene quindi esplicitato lobiettivo delle politichelavorative delle ultime due decadi: da lavoratori a tempoindeterminato si costretti adaccettare qualsiasi forma ditempo determinato; politicheche hanno portato a una crescente precariet che culminanello sfruttamento tout court.Con Expo continua leconomiadella speranza rivolta al lavoro, per cui la condizione di sognare un futuro prima o poi

    stabile parte gi dal mondodella formazione e si materializza nel tempo sempre picome un miraggio irraggiungibile, mentre si alimenta il sistema di liberalizzazione delmercato del lavoro attraversolimpiego di agenzie interinalicome Manpower, macchine diprecarizzazione che agisconosui territori da tempo.Una speranza che, in fondo alpercorso, diviene ricatto e minaccia desclusione sociale,agiti per rimpolpare un esercito di riserva mai cos numeroso.2

    Un ragazzo qualsiasi dellemedie superiori. Meroapprendimento statico, learnby heart. Memoria persa ilgiorno seguente. Imparare aripetere cose che non sicomprendono, imparare aparlare come automi. Robot allavoro, sfruttare le propriecapacit, riempire il cranio di

    Bussole

    expo:lavoro

    1 Individui non impegnati n nella formazione n nel lavoro.2 Expo 2015: nutrire le multinazionali, nocivita per il pianeta disponibile su noexpo.org

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    nozioni, sovraffollandolo.Occupare pomeriggi per lostudio, occupare mattine perlo studio, occupare sere per lostudio. Perch? Perch farlo?La risposta il lavoro. Durante gli incontri di orientamento alluniversit tiraccontano, che la chiave, illavoro. Alessandra, 26 anni,ex studentessa della Bocconi,ti spiega tranchant che ilmassimo a cui si pu aspirarenella vita avere una carriera. Apprezziamo lonest. Poic la riforma della BuonaScuola di Renzi che fondatasul lavoro, sull'alternanzascuolalavoro, sugli stage nonretribuiti e sullinsegnamentodi materie come marketing edeconomia.

    Una neolaureata ad uncolloquio per Expo. unastoria che trovate sul sito delcollettivo Clash City Workers.La nostra uscita da l conalcune certezze: a) il grandeevento di fama internazionalenon , innanzitutto, un eventoche porta lavoro, in quanto

    la maggior parte dei lavoratorial suo interno non viene retribuita []; b) lidoneit per laretribuzione viene stabilita inbase a criteri variabili []; c) lepossibilit di assunzioneallinterno dellazienda in seguito allo stage per Expo sonopi che limitate, poich le risorse di cui ora lazienda habisogno per un evento chepossiamo definire extra difficilmente troveranno poi unacollocazione al suo interno[]; d) dal momento che si dormai per scontata la necessit di unesperienza da stagistaprima di qualsiasi assunzione,a tutti gli stagisti di Expospetter una comune esperienza successiva, ossia unaltro stage []; e) laria che sirespira ancora una voltaquella della pi sfrenatacompetizione, nel tentativo difarci schierare luno controlaltra, in una lotta in cui avincere sar il migliore3.

    Perch lavori gratis perExpo? Mmm, boh, perchmi da un credito. Foucault,

    guardando le trasformazionidegli ultimi secoli, parlava diun potere che non agisce pisui corpi ma si muove dentroai corpi. Perch una grandeopportunit. Parlava cio diun potere biopolitico, cheprende il controllo dellindividuo e lo guida allinterno delterritorio in cui vive. Perchcos posso vedere Expo senzapagare. Un territorio in cuinon riusciamo ad orientarci,appunto. Boh, ma uscire dalliceo con un' esperienza di volontariato a Expo fa scena.Mal di lavoro4 sinterroga sullacapacit del capitalismoodierno di costruire nuovemodalit di gestione dellasudditanza, nella misura incui si globalizza. Beh, facurriculum. Un lavoro nonpagato, ma che produceugualmente valore, non comunque un lavoro? Perch miva. Ecco, il potere biopolitico proprio in questo: lagestione del corpoumano, la sua utilitizzazione e il suocontrollo.

    expo:lavoro

    3 Lavorare per EXPO: storia di un colloquio a carte scoperte disponibile su clashcityworkers.org4 A cura di R.Curcio, Mal di lavoro. Socioanalisi narrativa della sofferenza nelle attuali condizioni di lavoro,

    Sensibili alle foglie, 2013

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    In una societ facciale, volti si accavallano, si toccano e proliferano sino a perdersi ad ogniangolo di mondo. Pubblicit, schermi, cartelloni ne creano in continuazione. Nei vagoni dellametropolitana, piccoli display led si illuminano di un blu innaturale, dita uncinate scorronosu e gi sul touchscreen. Volti anonimi scrutano febbrilmente maschere sorridenti sul librodelle facce. Occhi si spremono e sbattono luminosi. Il ritornello dellultimo pezzo dance striscia nelle orecchie partendo da una cuffia lontana due posti. Profili personali contendonoventi secondi di gloriosa attenzione a rclame appese come salami sul soffitto del treno. Trilli enotifiche squillano vibranti suscitando quieti sorrisi e smorfie frustrate.

    Facebook il privato che irrompe sul palcoscenico della pubblica piazza. Unautopromozionedi s con lo stesso slancio di una campagna per un nuovo gelato in vaschetta. Qualcuno direbbe che un dispositivospecchio1. Uno specchio perch ha inevitabilmente somiglianzacol reale e, allo stesso tempo, consente di promuovere unidentit visiva di s, in un tripudio diselfie e selfbranding. Un dispositivo perch impone determinati parametri e omologa le modalit di rapportarsi ad esso. E lo fa semplicemente chiedendoti Inserisci unimmagine del profilo2.

    Si pu parlare, ridere, scherzare, commuoversi, senza rischiare gli imbarazzi della fisicit. Sipu farlo con degli alter ego forniti soltanto di unimmagine e un nome e secondo gli schemiprescritti dal dispositivo, come milioni di altri al mondo. Eppure spesso non si pu evitare didare a questi surrogati il valore di una presenza reale. Facebook forte laddove le reti socialisono pi deboli. Odora la sofferenza e persuasivo e rassicurante riesce a dare uno sboccosocial alla mancanza di socialit. Prolifera laddove atomizzazione e competizione hannodistrutto i legami sociali. Risponde ai malesseri facendosi mezzo per sfogare i propri rancori inuna pseudocomunit di rifugio senza alcun appiglio col piano della realt. Franco La Ceclaparla di clonazione del vissuto riferendosi al processo per cui i media si pongono comecondizioni necessarie dellesperienza, grazie ad una seduzione "la cui carta vincente semprestata il lascivo sussurro all'orecchio io ti servo", e ci conducono in una sorta di fuga nelloschermo in grado di spegnere "la dimensione avventurosa, la scoperta del mondo comequalcosa che non ha regole di accesso che possano essere attraversate con una password"3.Un dispositivo che pu insinuarsi dentro i corpi agendo sul bisogno di socialit e, da l, modificare il nostro modo di guardare alle interazioni sociali. Noi vediamo una grafica essenzialee bottoni blu con cui interagire. Dietro la grafica, c una delle cinque aziende pi importantial mondo. Unazienda che produce valore e che lo fa, rullo di tamburi, col nostro lavorogratuito. Lo fa grazie ad una macchina in grado di agire sul nostro coinvolgimento emotivo emuoverci dallinterno come marionette che producono valore aggiornando quotidianamenteuno status o scattando foto al mare. Facebook come un sociopotere, secondo la definizionedel sociologo della rete Evgenij Morozov, "olistico, pervasivo e onnipresente" che "non va []inteso solo come capacit di determinare con forza la condotta altrui" ma che "piuttostoconcerne la pi sottile e meno evidente capacit di plasmare, indirizzare, persuadere"4. E alcontempo come un potere biopolitico che ci obbliga a ripensare al significato del lavoro. Puntadi diamante di una formazione che pu vantare grandiosi astri nascenti, dal volontariato diExpo agli stage non pagati e obbligatori per gli studenti delle superiori: la superstar del lavorogratuito.

    Gratis per Facebook

    Tecnologia:Lavoro

    1 M. M. Mapelli, Per una genealogia del virtuale. Dallo specchio a Facebook, Mimesis, 20112 Per approfondire Dinamiche psicologiche: narcisismo, esibizionismo, pornografia emotiva su ippolita.net3 F. La Cecla, Surrogati di presenza. Media e vita quotidiana, Mondadori, 20064 S. Boni, Culture e Poteri, Eluthera, 2011

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    E non c solo questo. Per utilizzare il dispositivo, necessario attrezzarsi di uno smartphoneo tablet, eccetera... Cos possiamo immaginarci mentre, sorridenti e allegri, passeggiamo diritorno verso casa stringendo tra le mani il sacchetto che contiene il nostro nuovo iPhone, iltanto sognato attrezzo che ci permetter di lavorare gratis per Zuckerberg, finalmente! E seguardassimo pi a monte, probabilmente la visione sarebbe ancora pi inquietante. Un insieme che ingloba le reti antisuicidio nelle fabbriche della Foxconn e la vita da schiavi dei minatori sudamericani, passando per le violenze di un capetto in un centro della grandedistribuzione. Per quanto si tenti di occultarlo col culto di Jobs o le squallide coreografie inapertura del nuovo store, ne esce un quadro di insieme, che ci si trovi a monte o a valle, a dirpoco disgustoso. Limmagine di un capitalismo che " tornato a fare schifo"5, per dirla coi WuMing.

    Insomma dietro il fascino di interfacce aggiornate, grandi effe su sfondo blu e mele morsicate ,c un preciso rapporto di sfruttamento. Un rapporto sociale che assume la forma della rete esi cela dietro essa , bandiera di un capitalismo odierno in grado, nella misura in cui si globalizza, di costruire nuove modalit di gestione della sudditanza e di ripensare il lavoro. Possiamo pensarlo come un neofeudalesimo in salsa digitale6, in cui la fortuna di una ristrettaoligarchia di hungry e foolish multimilionari, si regge da una parte sullo sfruttamentoschiavistico di lavoratori del sud del mondo (e non solo), dallaltra sul nostro quotidiano lavorointellettuale ed emotivo. Gi acquisire consapevolezza di questo sarebbe una conquista. E no,la soluzione non smettere di comprare smartphone o di utilizzare i social. Il francescanesimo interessante, ma il culo ce lo salviamo solo tutti insieme e non sar leremitismo digitale asalvare il mondo. Ne siamo dentro fino al collo.

    Per pu esistere un modo altro per utilizzare questi strumenti e dispositivi. Fare leva sullecontraddizioni e agire sulla liberazione che essi producono, per combattere le pratiche assoggettanti. Costruire una consapevolezza dei meccanismi di sfruttamento, a partire dalle nostre esperienze personali. Se fossimo consapevoli dei rapporti che stanno dietro lapp piamata, potremmo ragionare sulla quotidiana espropriazione del nostro tempo e della nostravita. Disvelare quellenorme sofferenza che si intravede nello scrutare i volti dentro il vagone diuna metropolitana. Quando occhi stanchi si scostano a intervalli regolari dallosmartphone e poi tornano a posarsi sullo schermo. Sono cinque secondi dattenzione esatti per ogni post, per valutarne limportanza. Sono pezzi di vita da riconquistare.

    fid_jones

    Tecnologia:Lavoro

    5 Quando il capitalismo digitale mette tristezza e fa ribrezzo su wumingfoundation.com6 A. Keen, Intermet non la risposta, Egea edizioni, 2015

  • expo:alimentazione

    Food inc (2008)Per capire quale sar la nostraprossima disgrazia sempre utileguardare ai cugini statunitensi.Trattandosi di cibo, dopo la visione di questo documentario loshock pu essere intenso. Nevale la pena.

    Our daily bread (2005)Per lindustria europea invecenon servono parole. 90 minuti disequenze senza voce fuori campoper raccontare l'allevamento el'agricoltura meccanizzati nelvecchio continente.

    Taste the waste (2010)Si stima che tra il 50 e il 70percento del cibo prodotto nelmondo non arriva ai nostri stomaci. Un viaggio dal campo alcassonetto del supermercato percapire come ci sia possibile.

    Food matters (2008)Non mangiava mai nientedi arancione ed ora ha uncancro. Testimonianze sulrapporto tra alimentazionee salute da parte di medici,giornalisti ed attivisti.

    Raj Patel I padroni del ciboUn ex economista della Omc inun'esauriente disanima sul sistema mondiale di produzione

    del cibo, raccontata attraverso isuoi esempi pi significativi.

    Feltrinelli, 2008

    Wolf Bukowski La danza dellemozzarelle

    Un ragionamento complessivo suEataly, sul legame tra farinetti

    smo e renzismo, su questideologia buona del cibo e del consumo

    fatta di precariet, liberismocompassionevole, feticismo

    della merce e tradizioni farlocche.Alegre, 2015

    No canal Storia della lottache ha messo a nudo Expo

    Nelle Vie d'acqua si intreccianocorruzione, devastazione

    ambientale e inutilit conclamata di una grande opera. Maanche una sorprendente resi

    stenza territoriale.disponibile su Offtopiclab.org

    Nessuna faccia buonapulita e giusta per ExpoCoop, Eataly e Slow Foodsotto la lente d'ingrandi

    mento di Farro e Fuoco Alimentiamo il conflitto. Unacritica a tutto tondo ai treprotagonisti di Expo2015.disponibile su Noexpo.org

  • dentro:ilmovimento

    La libert per ciascuno dev'essere libert per tutti. Solo in una societdi eguali posso essere libero. Ci non significa [...] che le miecondizioni di libert vadano posposte a quelle di tutti.1

    1 Pino Tripodi, Settesette. Una rivoluzione. La vita, Milleu, 20052 Tiqqun, cographie d'une puissance (Ecografia di una potenzialit)

    Squat, centri sociali, collettivi studenteschi e non, comuni; ecco la collettivit,la condivisione, il senso del comune per la nostra liberazione. Da cosa ci liberiamo, mi chiedi? Dalle convenzioni, da ci che questa societ ci impone, pernon diventare degli automi, ma divenire poesia. Quindi rifiutiamo.Per esempio, ci ritroviamo "nella morte della scuola, nel rifiuto del lavoro" inquanto ci proposta una posizione di subordinazione a qualcuno, a un'autorit, in un sistema meritocratico di indottrinamento. Indottrinamento statico.Apprendimento seduto, produzione seduta e produzione forzata, nonspontanea. L'esperienza apprendimento. L'esperienza dinamica. L'apprendimento seduto diventa mero sovraffollamento di nozioni in una mente. Nozioniche, quindi, abbiamo. L'esperienza essere. L'indottrinamento avere.Ma non perdiamoci, avviciniamoci. Avviciniamoci a queste realt, a questegrandi famiglie del rifiuto collettivo. Ascoltiamo i discorsi sulla libert collettiva.Ascoltiamo i discorsi sulla liberazione della donna dai canoni estetici prestabiliti e proposti dalla societ odierna. /Correndo, entra una compagna, strettain un vestito succinto e si scusa per il ritardo/. Ascoltiamo, ascoltiamo le teorie sul poliamore. /Un compagno si mangia le mani osservando come unaltro ci prova con la "sua" ragazza/. Ma quante interruzioni, quante distrazioni! Ascoltiamo bene cosa dice quel compagno sullo scardinare le gerarchie. /E prestiamo attenzione, che lui uno dei grandi/.Allontaniamoci un po' per andare a pescare dell'autonomia, la nostraautonomia.Questa realt comune dentro la nostra societ e rifiutandone isuoi costumi, ne propone altri. Ma il nuovo canone convenzionale riproposto in un'ottica di comportamento spontaneo edisinibito, seppur a sua volta prestabilito.Infatti, "la costruzione di una normalit altra, anche sedeviante, non ci fa uscire da questa impasse"2.Ci ritroviamo, quindi, in una societ panopticon,controllati da migliaia di dispositivi di potere che siripropongono da s all'interno delle comunit che lirifiutano.Dunque, come creare le condizioni per una comunit altra? Una ferita altra?

    Nadie

  • dentro:Ruoli e potere

    Questo articolo liberamenteispirato a Give up activism,disponibile su libcom.org.

    La presa di coscienza il primopasso per superare i residuiculturali che ci portiamo, nostromalgrado, addosso. Per provarea liberarci della piccola dominazione che abbiamo dentro eperpetuiamo. Abbiamo bisognodi farci forza mutuamente se vogliamo cambiare in profondit erendere possibili rapporti piautentici. Almeno tra di noi.

    In ogni gruppo si forma unastruttura, esplicita o meno. Pretendere e affermare di nonaverne equivale semplicementea negare la questione del funzionamento interno. Se lobiettivodegli ambienti antiautoritari quello di creare uno spaziosenza regole formali, occorreprendere in considerazione lenorme e ruoli impliciti ereditati.La fede nella spontaneit, nelnaturale corso degli eventi,contribuisce alla riproduzione diquelle relazioni di dominioapprese dai principali agenti disocializzazione: la famiglia, i media, la scuola, etc.Siamo una piccola personificazione della cultura, e ci condiziona i nostri caratteri e lapercezione che abbiamo delmondo. Ognuno, in mododistinto e in funzione della suaeducazione, si costruito inbase a valori razzisti, eteronormativi e competitivi, perchquesto il contesto dominantenelle societ occidentali.Il capitalismo non solo un modello economico, ma soprattuttoun modello di relazioni socialiche quindi condiziona il modo incui ci rapportiamo lunoallaltro.

    I ruoli di potere si esprimono

    secondo limportanza che ognuno acquista per il fatto di averequalche qualit specifica, valorizzata dalle persone che partecipano a un determinatoprogetto, inserito in un momento storico, e ubicato in unospecifico contesto geografico.Ognuna pu avere un ruolo dipotere acquisito grazie al riconoscimento di particolari qualit, come la parlantina, la visionestrategica o la capacit organizzativa. Esistono poi altri ruolidi potere derivanti direttamentedalla provenienza etnica, diclasse o dalla costruzione di genere. Altri ancora si acquisiscono grazie all'anzianit di unindividuo in un contesto.Potremmo quindi parlare di unacerta incoscienza nellutilizzo delpotere: tutti i ranghi comportano privilegi, ossia un sistema dibenefici di cui quasi sempre ciapprofittiamo senza esserneconsapevoli. Quando non cisentiamo a nostro agio inqualche situazione, tendiamo a

    notare la mancanza di tali privilegi. Al contrario, quando la situazione gioca a nostro favore oci fa godere di alcuni vantaggi,difficilmente riusciamo aempatizzare con chi non gode diquesti privilegi.

    La divisione del lavoro la basedella societ moderna. Nasce daun propagandato dualismo irreconciliabile tra lavoro mentale emanuale, che porta alla creazione degli esperti, coloro i qualidetengono una conoscenza specifica, e nei quali dobbiamo necessariamente riporre la nostrafiducia.Gli esperti mitizzano le qualitche posseggono, non condividono il loro sapere e cos releganogli altri in una posizionesubordinata, rafforzandounorganizzazione sociale gerarchica.La militante si crede un'espertadel cambiamento sociale.Pensarci come militanti significasituarci su un piano privilegiato

    TIPO DIAUTORIT /STRATEGIE PERSUPERARLA

    L'INIZIATIVA: la capacitdi agire, di mantenere eportare avanti le proprieidee.

    L'INFORMAZIONE: unodegli strumentiimprescindibili perprendere iniziativa.

    POSIZIONE DIAUTORIT:la situazione delleader

    Una o poche personehanno questa capacit nelcollettivo. Animano ilgruppo, gli danno energia.Quando non ci sono, ilcollettivo sembra inerte.

    Una o poche personehanno accesso a tutte leinformazioni, senza di loronon si pu agire.

    DA DENTRO:quello che pufare il leader

    Mettersi un po' in disparte, non accollarsi ogni responsabilit, non nascondere le proprie pecche, essere pi tollerante, fidarsidei compagni.

    Trasmettere questeinformazioni al resto delcollettivo, affinch sianoaccessibili a tutti.

    DA FUORI:quello chepossono fare glialtri

    Acquisire fiducia in sestessi, prendersi deirischi, non lasciarsitrascinare dall'energia deileader.

    Appropriarsi delleinformazioni per non dareeccessivo potere aireferenti.

    Creare un contesto difiducia dove si accettano itentativi e i fallimenti.Identificare le incombenzee designare chi devesvolgerle.

    Creare, rendere visibili edinamici gli strumenticollettivi: tabelle, taccuini,agende, dossier.

    INSIEME:soluzioni collettivepossibili

  • ilmovimento

    rispetto agli altri: conosciamomeglio le circostanze, come farloro fronte, e come stare sulfronte del cambiamento.In quanto esperti, crediamo chegli altri non stiano facendo nullaper cambiare le loro vite esentiamo la responsabilit diagire a loro nome. Stiamo quindicompensando la mancanza diazione degli altri. Definirci militanti vuol dire credere che le nostre azioni saranno quelle checondurranno a un cambiamento, sottovalutando quelleche non provengono dalle nostrefile.

    Il martirio rivoluzionariosubentra quando identifichiamola causa del nostro agire, la motivazione dei nostri sforzi, inqualcosa di separato da noistessi.Il ruolo di militante crea una se

    parazione tra mezzi e fini: il sacrificio personale implica creareuna separazione tra la rivoluzione come amore e allegria futurie i doveri e la routine attuali.La visione del mondo del militante dominata dalla colpa(vecchia cristiana compagna,dura a morire) e dal dovere, visto che la lotta non fatta per sestessi, ma per qualcosa di separato, un orizzonte irraggiungibile. Da militante devi negare ituoi desideri perch la tua attivit politica strutturata inmodo da non tenerne conto.Essere rivoluzionario significaanche sapere quando fermarsied aspettare. tantoimportante sapere quando ecome colpire con la massimaeffettivit, quanto saperequando non colpire. Spesso assumiamo lattitudine deldobbiamo fare qualcosa subito!,

    che sembra alimentata dallacolpa. ci carente di tattica.Lautosacrificio del militante staalla base del costruirsi comeesperto, con interessanti similitudini con le strutture religioserette dalla gerarchia della sofferenza e dellautodisciplina.I militanti acquistano potere sugli altri in virt del loro grado disofferenza. Usano il ricatto morale e la colpa per esercitare ilproprio potere su altri meno familiarizzati ala teogonia dellasofferenza.La subordinazione di s stessiporta a braccetto quella altrui tutti schiavizzati alla causa.Nella vecchia cosmologia religiosa, il martire andava in cielo. Daun punto di vista moderno, lemartiri di successo possonosperare di passare alla storia.Quanto pi sacrificio, quantopi successo, vincendo un posto

    LA COMPETENZA: leconoscenze tecnichenecessarie per prendereiniziativa.

    LA PRESENZA: esserci nelmomento dell'avventuracollettiva.

    LA PAROLA: la capacit diesprimersi, di farsi avanti.

    LA COORDINAZIONE: lavisione globale del processocollettivo e delle suepriorit.

    Una o poche personeposseggono le competenzenecessarie; esse, nelcollettivo, diventano deglispecialisti.

    Una o poche persone sonosempre presenti, sono leuniche ad aver vissutol'esperienza collettiva e neconoscono tutti i dettagli.

    Una persona parla molto,con lunghi interventi,ascolta poco e soventetoglie la parola agli altri.

    Una o poche persone siincaricano sempre diripetere le date importanti,di formulare gli obbiettivi,di rincentrare i dibattiti.

    Condividere quanto primaqueste conoscenze:mettersi al livello deglialtri, non disprezzarli, nonmandarli affanculo quandochiedono qualcosa.

    Prendersi delle vacanze,fare altre cose al mondooltre al progetto inquestione.

    Imparare a stare zitto,ascoltare, aspettare ilsilenzio prima di parlarenelle assemblee. Evitare diascoltarsi troppo.

    Non focalizzarsi solo sullapropria visione strategica,sollecitando gli altri aesprimersi sulla questionein discussione.

    Armarsi di molta curiosit:cercare di acquisire altrecompetenze oltre leproprie, sollecitare latrasmissione di saperi.

    Non aspettare il leaderquando non c' o arrivatardi per attivarsi, periniziare l'assemblea adesempio.

    Imparare a prendere laparola, reagire quandoviene tolta, parlare nelleassemblee quando c'silenzio.

    Acquisire una visioneglobale dell'esperienza edelle emergenze, nonaccomodarsi nel ruolodell'esecutore.

    Formalizzare egeneralizzare gli scambi diconoscenze. Per esempio,per ogni questione tecnicaaffiancare un novizio aqualcuno competente.

    Ricordarsi che il ritmo delcollettivo deve essereaccessibile a tutte, perchnon tutte hanno la stessadisponibilit.

    Creare un contesto nelquale chi ha difficolt adesprimersi si sentaascoltato e rispettato,preso in considerazione,appoggiato.

    Per ogni assembleaformalizzare una diversamoderatrice in modo chenon siano sempre gli stessiche implicitamente lofanno o lo subiscono.

    Leader: come disfarceneIn un collettivo autogestito non ci sono vittime e carnefici. Essendo tutti responsabili di una situazione di potere, possiamo impegnare noi stessi per cambiare la situazione. Ci richiede lo sforzo di tuttisenza eccezioni, altrimenti rischiamo di sviluppare conflitti interni mortiferi per l'attivit del gruppo.

  • dentro:

    nella storia: il cielo borghese.Noi ci siamo dentro fino al collo.Ed proprio da qui, da dentro,che ragioniamo, analizziamo esottolineiamo la necessit dicreare ambienti sicuri, dove lepaure non ci paralizzino, per poter sbarazzarci di quella piccoladominazione che abbiamo appe

    na descritto: occorrer disfarcidei ruoli, inventare, sbagliarsi,provando a cancellare la frontiera tra vita e militanza.Questo testo un frammentoche portiamo sul tavolo del dibattito. Ognuno ne faccia quelche meglio crede, perchsappiamo che questionare le

    strutture interne non uncompito facile. Solo un'ultimariflessione, in forma di domanda: se ti ci sono voluti anniper costruire la tua coscienzapolitica, perch credi che capirele emozioni sia qualcosa diinnato e che non richiede nessuno sforzo?

  • ilmovimento

    Pubblichiamo, con il suo titolo originale, quest'articolo tratto da intersezioni.noblogs.org.

    [...] Leggo che morto un compagno, e posso sentire un malessere crescermi dentro ognivolta che incontro un necrologio virtuale per lui. Non perch non dovrebbe esserci a priori,ci mancherebbe. Il disagio suscitato dal fatto che in particolare si tratta di un suicidio.Parlare, pensare e soprattutto sentire il suicidio mi mette a disagio in una maniera chenon cos facile verbalizzare. E qualcosa mi dice che questo ha a che fare con lopera di rimozione e negazione collettiva che si fa nei confronti di queste tematiche. Di morte non siparla, perch moriamo tutti e vogliamo che sia pi tardi possibile, se la morte ce la vogliamo procurare da soli ancora pi tab, e di ansia nemmeno, perch lansia ci pervade ericonoscerla significa ammettere lesistenza di un problema (un problema non immediatamente rimovibile, quindi lansia aumenta).Mi arriva una sensazione fortissima di inevitabilit; il malessere, che un cattivissimoconsigliere e uno stronzo bugiardo, mi suggerisce che quello il fato di tutti noi. Mi fa unmale cane. Davvero tutto questo inevitabile? Davvero lunica via alla sopportazione passaper lintegrazione nel sistema affogando nelle miserie proprie e in quelle altrui, ove percepite e non ovattate da un mondo che disimpara lempatia? Molti compagni e compagneconcepiscono il suicidio come fosse un atto estremo di libert, quando tutto soffoca; lunica uscita antincendio in un mondo dato alle fiamme. Non lo , o meglio lo nella psiche dichi investito dai suoi demoni, cosa che mi rende comprensibile il gesto; vorrei tanto perche smettessimo di dare unaura di romanticismo sovversivo a un gesto che rappresentasoltanto la tragedia di ci che ci circonda e la voglia, anchessa piuttosto comprensibile, disfuggirvi. Mi arriva quindi addosso tutta la nostra debolezza; non solo quella individuale,la cui espressione non abbiamo ancora imparato a legittimare e che quindi strizzata inuna serie di gesti estremi e incontrollabili, ma quella collettiva, che mi fa paura.Ho paura, perch questo significa che come movimento che dovrebbe sbriciolare lo stato dicose presenti non abbiamo una rete di solidariet reale che faccia fronte davvero agli statipeggiori delle nostre menti, cos ipersensibili allo schifo del presente. Non c, cazzo, nonc, dovremmo essere unite e forti dellessere solidali, ma non accade e sento in cuor mio laresponsabilit di queste morti. Forse dovremmo incominciare a sentirla tutte e tutti, questa responsabilit. Forse sarebbe il caso che tutti la finissero di dire resisti, devi avere lepalle/ovaie, non essere codarda, non preoccuparti/deprimerti troppo, e altre frasette dicircostanza che non danno alcuna forza ma spingono verso il baratro. Finisce qui. La forzaci deriva dallesistenza di reti, ascolto, supporto, mutualismo. Quando ci siamo preoccupati di scrivere unanalisi politica su questo? Quando? Persino il movimento antipsichiatrico, che per definizione qualcosa che ha a che fare con lesperienza del trauma edel dolore, non trova molto spazio per la narrazione di questi ultimi. Anzi. Ci che ci rimasto soltanto la critica borghese e individualista verso chi cerca di gestire i propri malesseri tramite psicofarmaci (a volte lerboristeria non basta), ma non andiamo a urlare perottenere psicologi gratuiti per tutte, mentre cerchiamo di sradicare le fonti di ci che ci famale. Siamo vulnerabili ed ora di ammetterlo, con azioni concrete. Labbiamo fatta maiun'assemblea per parlare di attacchi di panico, di disordini alimentari, di depressione clinica? ora. Ci portiamo il Maalox per spruzzarlo negli occhi irritati dai lacrimogeni, ma leirritazioni che sfuggono alla vista non sono meno dannose. Il disagio psichico reale, e ilfemminismo ci offre uno spunto importante e fondamentale in seno al movimento femminista stesso ma anche per la costruzione di qualsiasi altra cosa di sensato del mondo: ilpersonale politico. Quindi, lo psicologico politico.Lansia generalizzata che ho la stessa che mi impedisce di andare a un corteo senzasentirmi un senso di fortissima preoccupazione e costrizione al petto quando passo difronte ai celerini. Eppure, sono convinto che questansia, che contiene anche ansia dicambiamenti (economici ed esistenziali) che non arrivano e che mi pizzica, valga almenoun sampietrino. E tanta autocoscienza.

    Elefanti nella stanza

  • dentro:La scuola tra lotte e lotti

    Durante il lungo e uggiosoinverno milanese abbiamo avutomodo di annusare laria di vari licei della greycity partecipando,singolarmente o come rivista, amomenti di didattica alternativadurante le autogestioni.Abbiamo respirato assemblee gestionali, collettivi, scazzi, seratealcoliche svegliandoci il giornodopo con le idee un po confuse.Rielaborato, lossigeno di queigiorni si concretizzato in questoarticolo.Ringraziamo i ragazzi del Bottoni,del Brera e del Manzoni chehanno partecipato allaboratorio editoriale.

    La scuola dovrebbe essereunistituzione strutturata con loscopo di fornire gli strumenticritici, le capacit razionali e leconoscenze culturali utili a unamigliore comprensione dellapropria identit e della propriapersonalit.La scuola aiuta lindividuo, studente nel suo processo di maturazione e crescita umana,fornendo s nozioni di varianatura ma stimolando il ragionamento e lanalisi criticaaffinch lo stesso individuoabbia, alla fine del suo percorsoformativo, la consapevolezza dels e in conseguenza la possibilit di scegliere il percorso di vitapi adatto alle proprie inclinazioni, speranze e desideri.La scuola deve essere quindiluogo di confronto, di scambio,di fermento culturale; un luogodove si possa stare bene.Andando a scuola pi o menotutti i giorni, ci rendiamo contodi come tutto ci si scontri conlo stato reale delle cose.

    Due sono i fondamentali puntiemersi: limpostazione produttiva

    del tempo scolastico

    limpostazione autoritaria dellafigura dellinsegnante

    Limpostazione produttiva trovaconcretizzazione nella praticadel voto di produzione.Tale prassi oltre che comportareuna inaccettabile riduzionedella conoscenza individuale,che non pu e non deve esserecategorizzata entro parametrinumerici, mette in discussioneil fine stesso della scuola, il cuiobiettivo si riduce in un miseroprocesso di apprendimento vacuo e superficiale: nel momentostesso in cui si parla di produzione si sfugge dall'idea di elaborazione soggettiva.Lidea retrostante il concetto diimpostazione produttiva implicache a fronte di una nozioneimpartita dal docente, lalunnosia in grado di impararla e riprodurla, esulando da unqualsivoglia processo critico.A partire dalla pratica del voto quindi evidente come la scuolaprediliga uno studente che noninteriorizza n applica linsegnamento, ma che si limita a riprodurlo.

    La seconda criticit evidenziatanel nostro percorso riguarda lafigura dellinsegnante.Se la finalit del compimento diun percorso scolastico sonoquelle di strutturare lindipendenza intellettuale, necessario ridiscutere i ruoliallinterno della scuola.Il docente risulta infatti avere unruolo spesso basato su unprincipio di autorit e non diautorevolezza: autoritario chiimpone il proprio sapere in maniera unilaterale, non lasciandoalla controparte possibilit di risposta, costringendo lalunnoallobbedienza, alla riproduzionedella nozione e alla subordinazione intellettuale; autorevole

    chi, invece, ha i mezzi per trasmettere il sapere e contemporaneamente fa valere il suopunto di vista con esempivirtuosi.

    Lesplicarsi dellautorit siscontra fattualmente con lideadi critica orizzontale. inevitabile pensare a una figura autoritaria come limitanteper lautonomia intellettuale : sevengono posti dei paletti allapropria capacit analitica, siandr incontro alla castrazionedella propria coscienza critica ealla creazione, nellambito dellascuola, di tanti automi chesanno s ripetere due concettima non hanno idea di come poterli applicare alla propria esistenza.La frustrazione dellintelligenza,intesa come intellgo, ovverocapacit di carpire e approfondire la realt, da parte diqualcuno la cui funzione siaquella di fornire le risposte, siconcretizza quindi da una partenella sofferenza dello studente edallaltra nella creazione di unobbedienza forzata.Lobbedienza, a cui educa lascuola, non altro che il dispositivo per cui lo studente vienetrasformato in cittadino dallistituzione. Ma siamo convinti chel'unico cittadino davvero cosciente e responsabile sia coluiche ha sviluppato la capacit dicriticare e sostenere la sua posizione.

    Questa educazione all'obbedienza trova tra gli studenti unampio dissenso, al quale vieneassociato un senso di malesseree di rifiuto nei confronti dellistituzione scolastica, percepitacome una "gabbia".Labbandono prima del conseguimento del diploma di scuolasuperiore, peraltro in costante

  • ilmovimento

    aumento, indice di un semprepi forte rigurgito nei confrontidellistituzione, che dimostrachiaramente di non essere piin grado di adempire alla suafunzione strutturale.

    Ma se listituzione non ponenessun interesse in una modifica dellordinamento scolastico,che tenga conto di tali critiche enon si cura della reale crescitadellindividuo, occupandosi solodi propugnare nozioni, a chi stalelaborazione e la messa inpratica di una nuova idea discuola?Gli studenti trovano solitamentenei collettivi un veicolo di azionepolitica, ma dato il pessimostato di salute del movimentostudentesco occorre fare un ragionamento e un analisi sullecriticit che queste entit politiche presentano nella lorostruttura.

    La prima questione che sono costretti ad affrontare quella didover agire allinterno di un tessuto sociale piuttosto scabro, incui fa da padrone il disinteresse,

    in larga parte dovuto agliimpulsi di un sistema mediaticoe culturale che devia l'individuodalla ricerca della sua consapevolezza, assopendo la sua sensibilit e proponendogliconvenzioni e modelli di vitaprestabiliti.Ci si concretizza in una scarsariflessione critica nella massastudentesca, che ne penalizzala capacit di approfondimento. paradigmatico in questosenso il rapporto che ha lo studente con la scuola: interessandosi poco alle materie chestudia, non vede il potenzialedella conoscenza e della consapevolezza; seguendo questo filobianco di disinteresse egli sichiama sovente estraneo anchealle attivit e alle proposte delsuo collettivo scolastico, etichettando la riflessione e il ragionamento come perdite ditempo.A fronte di questo scoglio si verifica il primo fallimento del movimento: faticando a creare undialogo approfondito allinternodel mondo studentesco, le manifestazioni autunnali da esso

    proposte, considerate il culminedel percorso politico, risultanosvuotate della loro potenzialevalenza. emerso come i cortei, solitamente a cadenza mensile durante il primo quadrimestre,non rappresentino un momentodi incontro e unione delle rivendicazioni, ma abbiano lefattezze di unaccozzaglia di ragazze e ragazze che usano ilpretesto del c manifesta perbersi il vinello e sturare quantipi lotti possibili. quindi evidente come gli studenti che formano i collettivi,quelli impegnati, non sianocompletamente in grado di trasmettere le loro istanze dicambiamento e rivoluzione ailoro coetanei, ed necessariofare una riflessione su qualisiano le caratteristiche del movimento che creano tale situazione.

    Le critiche al movimento studentesco sono fondamentalmente due: Scarsa elaborazioneteorica

  • Forte gerarchizzazione

    La scarsa elaborazione teorica probabilmente il motivoprincipale per cui il movimento naviga in acque costorbide: non creando una verae propria alternativa strutturale al modello istituzionale, ilblocco sociale studentesco andato incontro a un inevitabile declino per quanto riguarda la caratura delleproteste, e a una conseguente

    crisi numerica e politica.A questo scopo si pensi aglislogan recitati dai manifesti edagli striscioni dei cortei autunnali, che richiedono fondamentalmente pi soldi e pirisorse umane per listituzionescolastica.Una protesta del genere, costruita senza apportare ragionamenti che vadano a colpirequelle impostazioni che fannodella scuola fondamentalmente un dispositivo di

    potere, equivale a direpicchiamelo s forte in culo,per per favore dammi un podi vaselina.Dalla limitata e banalediscussione contingente scaturita quindi la crisi politica del movimento; a questoscopo si pensi alle ondate studentesche del 68 del 77: esseavevano una forte portata rivoluzionaria, proprio in questo risiedeva la loro forzacollante e propositiva.

    La seconda problematicaemersa riguarda invece lastruttura stessa del movimento e, pi nello specifico,dei collettivi. Essi troppe voltevengono percepiti come esclusivi, non inclusivi e fortementegerarchizzati: queste duetendenze evidenziate portano aun ulteriore allontanamentodalla massa studentesca,che non riesce a sentirsicoinvolta nella lotta e a partecipare al collettivo della propria scuola.Spesso il militante, parte delcollettivo, si pone in una posizione di superiorit rispettoallo studente medio, credendoche la sua vita, in quanto dedita alla politica, assuma pivalore; ci allontana dunquemolti ipotetici compagnidall'idea di partecipare algruppo, depotenziando e isolando il movimento.In ultima istanza, quindi evidente come il movimento studentesco non riesca ainstaurare un dialogo inclusivo e costruttivo con la massastudentesca, e ripercorra lestesse dinamiche di potereproposte dal sistema che,almeno in via teorica,combatte.

  • benja/fum

  • 26

    Cosa rimane di noi quando siamo sotto l'effetto di una sostanzapsicotropa?In che termini l'amore provatosotto effetto di una sostanzaempatogena1 reale? Si tratta diun'esperienza che ha effettivamente luogo, quindi materiale,di questa terra, oppure diun'immagine spettacolaredell'amore vero, di un trucco, untrabocchetto serotoninico, chedura il tempo di un trip e poisvanisce nel nulla?Penso che l'esperienza estaticaindotta (da una qualsiasi pratica, dalla meditazione all'assunzione di piante o sostanzechimiche al fine di modificare ilproprio stato di coscienza) reale nella misura in cui le azionicompiute sotto effetto della sostanza, o della pratica in questione, si oggettivano nel mondoche per la gran parte degli altriesseri umani consideratoquello reale.Qualsiasi azione nel momento incui viene compiuta e si trasforma in atto poetico di trasformazione, diviene reale,perch diviene manifesta anchea chi sotto stato di veglia quotidiana, nello stato che noi definiremmo di lucidit o veglia.Non ho trovato parole miglioriper definire l'estasi:Il sentimento metafisico dell'esistenza di natura estatica, eogni metafisica affonda le sueradici in una forma particolaredi estasi. A torto si ammette solola variante religiosa. Esisteinfatti una molteplicit di formeche, dipendendo da una formazione spirituale specifica o dal

    temperamento, nonportano necessariamente alla trascendenza.Perch non do

    vrebbe esserci un'estasi dell'esistenza pura, delle radiciimmanenti della vita? E una taleforma estatica non si realizzanell'approfondimento chesquarcia i veli superficiali per facilitare l'accesso alla sostanzadel mondo? Pervenire alle radicidel mondo, conseguirel'ebbrezza suprema, l'esperienzadell'originale e del primordialesignifica vivere un sentimentometafisico sorto dall'estasi deglielementi essenziali dell'essere.L'estasi come esaltazionedell'immanenza, illuminazione,visione della follia del mondo ecco una base per la metafisica,valida persino per gli ultimiistanti, per i momenti della fine.L'estasi vera rischiosa."2Ecco, io vorrei qui parlaredell'estasi in Ecstasy. Ecstasy ilnome comunemente diffusodato alla MDMA. Il nomignoloaffibbiato dalla club culture non casuale.Essa chiamata anche lovedrug, droga dell'amore: e cos'l'amore se non una forma diestasi? Il movimento continuodel sversol'altro, la tendenzaal congiungersi in un atto, iltentativo pi o meno riuscito dicompletamento del s?L'uso di questa sostanza ha modificato il mio atteggiamento neiconfronti dell'amore, e , pi ingenerale, la mia concezione delrapporto con l'Altro. Perci, misono posto alcune domande.Dopo l'assunzione, l'onda di serotonina che sommerge il nostrocorpo ha l'effetto di una frecciadi Cupido, solo che sostituisce iltradizionale bersaglio (umano esingolo) con la totalit delmondo, secondo un principio dientusiasmo che tutto abbracciae tutto comprende. ora difficile, in cos poche parole, descri

    vere le sensazioni duranteun'esperienza. Mi limiter aporre una domanda, una delleprincipali, forse quella su cuisarebbe pi interessantesoffermarsi: l'ecstasy pu, se depurata il pi possibile dai suoicontenuti superficiali, costituireuna buona base per una educazione sentimentale ed emotiva?Sarebbe etico fornire un mezzodi conoscenza estatica cos potente come la MDMA, per sviluppare una educazioneall'amore, che non si pu ottenere in altro modo che provando, sperimentandosi,continuando a gettare ponti l'unl'altro?La produzione di una filosofiadell'amore va di pari passo conlo sviluppo delle ricerche che cipossono permettere di stabilire ildanno che provoca la sostanza(si tratta di una sostanza scoperta ad inizio '900, ma sintetizzata e diffusa solo a partiredai primi anni '80: non si conosce l'entit precisa del danno; ildibattito acceso e in corso). Lerisposte stanno in ognuno dinoi, nella capacit di ciascuno diandare oltre i pregiudizi e, nellavolont di curiosare nei nuovimondi. Ma gettare ponti, comefare rivoluzioni o scoprire nuovimondi, presuppone il rischio delfallimento. L'estasi vera rischiosa."3 Sta a ciascuno di noidecidere se rischiare, o meno.

    Sugli empatogeni e un uso rivoluzionarioLe sostanze psicoattive, e inparticolare gli empatogeni, possono essere un veicolo di riconoscimento e di avvicinamento aci che per noi il bene? Dovremmo attribuire all'amore,all'atto d'amore, cio nel movimento di uscita da s stessi

    L'amore in sintesi

    1 Empatogeni: sostanze psichedeliche, perlopi appartenenti alla categoria delle fenetilamine di cuil'MDMA fa parte, generatrici di empatia.

    psiconautica

  • 27

    verso il mondo, il pi grande potenziale sovversivo.Posso conoscere meglio i mieicompagni e i miei nemici mediante l'uso di sostanze e/o metodi per raggiungere stati alteratidi coscienza? E ancora: a cosa dovuta la particolare opinione dimolti compagni sull'uso di sostanze, viste come arma del potere? Quanto pericoloso iltab che circola in moltiambienti, che porta la droga ad

    essere vissuta come palliativoe/o momento di astrazione dallavita, proprio perch ne manca ladimensione comune? Perchtutti (o quasi) i compagni che conosco fanno regolarmente uso disostanze e nessuno sembra volerne parlare in termini di usocollettivo? In una societ monofasica come questa (che riducecio la possibilit di esperienzaalla sola dimensione della ragione e del pensiero operativo), sa

    rebbe sensato perdereun'importante risorsa di conoscenza e azione e una potentemolla a costituirsi in comunit?L'estasi e l'entusiasmo, inquanto forme d'amore, se veicolate nelle nostre forme di vitatramite induttori chimici esterni,avrebbero ancora il senso profondo che mantengono? Oppuresi tratterebbe di un sentimentoillusorio?Premettendo che non si tratta discoprire nessuna chiave divolta, ma di sperimentare insieme nuove forme di vitaincomune, mi chiedo se tutte questedomande troveranno una risposta che non sia l'effettivo usocollettivo delle sostanze stesse. Ilpunto soppesare il rischio checomporta l'assunzione, e lacapacit del gruppo di sussumere l'uso della sostanza ponendosi obiettivi sempre altriche non l'uso stesso. Ma inquanto a questo non penso cisia un rischio reale: ci che legauna comunit qualcosa di bendiverso e pi completo di unasostanza chimica.La MDMA apre dei canali sconosciuti a tutti gli oppiacei e agliallucinogeni. L'amore intensit:la MDMA ha l'effetto di svelarel'intensit, non di crearla. Sesiamo gi innamorati di unapersona, sotto effetto della sostanza non lo siamo di pi:semplicemente ce ne accorgiamo.Cos stato per tre persone cheho conosciuto e delle quali misono innamorato: era l, dentrodi me, che esondava, e tutti idispositivi del mondo non sarebbero riusciti ad arginarlo. LaMDMA mi ha costretto a guardare infaccia l'amore intutta la sua follecontraddizione.

    2 E. Cioran, Al culmine della disperazione, Adelphi, 19983 ibidem

    psiconautica

  • Durante l'esperienza manteniamo la nostra capacit didiscernimento, a meno che nonsi ecceda con la dose. Ma nellamaggior parte dei casi, oltre a ricordarsi tutto ci che si vissuto, diventa quasi automaticoriuscire a discernere ci che vogliamo da ci che non vogliamo.La tristezza parte integrantedella nostra vita: durante l'esperienza non diventiamo certo piallegri siamo allegri quandostiamo con i nostri amici,quando amiamo, lottiamo, produciamo, insomma viviamo.La sensazione che si ha sottoeffetto come quasi un essertrascinati, vivendo un continuum di momenti e situazioni diforte ed essenziale presa di coscienza, verso ci che ci rendeallegri.Non sempre detto che l'assunzione abbia un effetto positivo: capita di sbagliare il luogo, ildosaggio, la compagnia; dipendedal modo in cui ci si approcciaad una situazione. In una situazione di malessere la MDMA

    rende ancora pi manifesto, pifisico, lo stare male.Drogarsi dovrebbe aiutare acapire cosa fa stare bene e cosano: se drogarti l'unica cosa cheti fa star bene, hai un problemadi tossicodipendenza.

    La droga come strumento criticoQuindi, la droga strumento enon fine. Questo il primoprincipio a cui non bisogna mairinunciare, altrimenti si rischiadi scivolare nell'abuso. L'abuso sempre un rischio concreto: nelcaso della droga, ad una grandegratificazione si associa ungrande rischio.Servono una mappa e una bussola per orientarsi nell'immensomondo degli stati alterati di coscienza: una mappa e una bussola che, nei riti degli indianid'America e in tante altre culture, erano fornite dallo sciamano,che aveva appunto il ruolo diguidare gli iniziati nell'altromondo, per portarli indietro sanie salvi. Ma dato che i sacerdoti

    non ci stanno molto simpatici,crediamo in un processo pi corale, dove ognuno possa, conl'esperienza, essere "lo sciamanodi tutti gli altri", generando uncircolo virtuoso di aiuto e contaminazioni reciproche.La rivolta, lo scontro, la comunanza, il ballo, la meditazione:sono tutti stati di trance o diestasi a seconda dei casi. Riuscire a comprendere collettivamente come viverli il piintensamente possibile unodegli effetti che potrebbe avere lasperimentazione collettiva diMDMA. Questa la nostra proposta: ma prima di prenderlaseriamente, sarebbe necessariosviluppare una critica al proibizionismo parallelamente a unaliberalizzazione delle ricerche incampo medico e psicologico, lasciandoci indietro tutti i timoriche la scoperta e la diffusione diuna sostanza cos potente portacon s.

    Alfredo

    Bibliografia :N. Saunders, E come ecstasy, Feltrinelli, 1995S. Shulgin, Phikal & Thikal, disponibile online

    Filmografia:Ann e Sasha Shulgin Dirty Pictures

    Nota finale: L'articolo non ha l'intenzione di promuovere l'uso sconsideratodi sostanze pericolose, ma, al contrario, ha l'obiettivo di diffondere consapevolezza riguardo un uso ragionevole e pi attento alle sfumature che trascendono l'uso esclusivamente sballone di suddette sostanze.In una realt in cui troppi ne fanno un uso smodato, necessario aprire undibattito serio sull'argomento, affrontando il tema da pi angolature.

    psiconautica

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    inviaggio

    Sono nato troppo tardi per incontrare la vita e la cultura contadina, non ho mai fatto altro fino ad orache esplorare, conoscere e vivere l' occidente. Ne ho pero' sentito parlare da mia mamma, mia nonna,ho ascoltato Pasolini parlare di loro: diceva che nella povert contadina c' qualcosa di estremamentevitale, che esplode dall'armonia di un'esistenza a strettissimo contatto con i cicli della natura e si riversanella gente che la abita. Una vitalit, un autenticit che non si pu trovare nella vita borghese oborghesizzata. "Si ritrova poi ad altissimi livelli di cultura, ma la cultura media e' sempre corruttrice"1.

    Ho avuto bisogno di capitare nei villaggi contadini sperdutifra le montagne della Thailandia del nord per accorgermi diquanto questo fosse vero.Sono poverissimi certo, ma non mi ha fatto rabbia la loro povert, tantomeno pena. Mi viene anzi da invidiarla. Forse solo uno dei discorsi borghesi fra i tanti, ma e' quello che hoprovato.Vedere le baracche sotto i ponti pi fetidi delle metropoli miha fatto rabbia, vedere le bambine ballare per i turisti incambio di qualche monetina mi ha fatto schifo, vedere leputtane nei locali a luci rosse nel delirio della notte di Bangkok mi ha fatto pensare. La miseria e' qualcosa di indissolubilmente legato al capitale: esiste finch esiste il capitale.Quando non c' capitale non si percepisce la miseria. E nelvillaggio di Ban Yapa non ho percepito n capitale nmiseria.Una coppia di giovani contadini lungo il sentiero ci hafermato, un uomo e una donna, lei bellissima: di unabellezza ruvida, non imbacuccata e plastificata come la nostra.Ci hanno offerto gli insetti che hanno raccolto, li abbiamo assaggiati, volevano offrirci il loro tabacco, gli ho lasciatoqualche sigaretta; forse anche questo e' da borghese.Delle vecchie signore ci hanno invitato nella loro capanna e cihanno offerto dell'erba avvolta in foglie di the che fumano in

    continuazione. Non abbiamo capito cosa fosse, un po' svarionava.Dei vecchi ci hanno insegnato i numeri in thailandese fino al 10, poi hanno voluto che glieli ripetessimonella nostra lingua.Abbiamo giocato con dei bambini. Ci inseguivano, hanno preso gli occhiali da sole e il telefono di Nico.Non riesco a descrivere l'emozione che ho provato: mi sentivo puro, libero, bambino anch'io. Sono riuscito veramente a capire cosa hanno sempre inteso i poeti nelle loro elegie, negli idilli, negli elogi delmondo contadino. Ho capito perch Pasolini li amava alla follia, ho capito perch a mia mamma si illuminano gli occhi quando parla dei suoi ricordi d'infanzia in val Seriana.Per quelle due ore siamo ritornati ad uno stato primordiale dell'esistere, mi sono sentito parte di untutto pi grande di me, mi sono liberato da quella merda schifosa falsa borghese capitalista becera cheho respirato per tutta la vita.Non riesco a descriverlo, e' stato incredibile.

    Forse anche questo e' un discorso borghese.Ho pensato che mi sarei dovuto sentire una merda ad andare l con i miei soldi e la mia boria da occidentale del cazzo.Ma non stato quello che ho sentito.Forse dopo, tornando, qualcosa di simile l'ho pensato, ma per quelle due ore posso dire diaver incontrato la pace e la libert che per tutta la vita ho invocato e cercato.

    creek

    Il villaggio di Ban Yapa

    1 Pasolini da Enzo Biagi, la potenza del Vangelo, disponibile su youtube.it

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    territori:universita'

    Premessa: Il fascismo nonesiste pimovimento identitario nazionalista xenofobo tradizionalista, che si rif apersonaggi del fascismo storico, che riprende formulecomunicative del fascismostorico, costituito a partireda organizzazioni di destraderivate da partiti politiciderivanti da un partito neofascista costruito intorno aldefunto partito fascista, cheospita ex appartenenti aformazioni militanti di estrema destra, che pratica entrismo nelle istituzioniappoggiandosi a partiti populisti di destra, che promuove la costruzione di unarete internazionale distrutture affini che operanosecondo le stesse modalit:intimamente fasciste per tradizione composizione eobbiettivi ma senza laggettivo fascista nel nome.Se non si intende questo perfascismo allora vero, il fascismo non esiste pi. Seper definire unorganizzazione o una persona fascista richiesto che si dichiaripubblicamente tale o si vestacome un gerarca daventennio allora effettivamente non ci sono pi fascisti. Se poi laspirazione a uncapo carismatico che guidila nazione fuori dalla crisiristabilendo lordine e riportandola ai fasti che merita, lostilit per leminoranze, il desiderio diquiete e di lontananza dai

    problemi della contemporaneit, il rispetto inderogabileverso ogni tipo di autorit elinimicizia radicale per chinon vi si sottopone non sonoaffatto riconducibili al fascismo, sicuramente essoappartiene solo al passato.Infine, se le manifestazionidi pubblica stima versoesponenti e pratiche delladittatura fascista non sonoin nessun modo indizio difascismo non esistono dubbisulla sua scomparsa.La politica istituzionale nonsembra avere un grande seguito allUniversit Statale diMilano: alle elezioni che ognianno decidono la composizione studentesca del senatoaccademico vota ogni voltacirca il 10% degli aventi diritto. Partendo da questodato, interessante notare ilrapporto tra il corpo studentesco e limpegno politicopuro, ovvero non mediatoda istituzioni, soprattutto inambiente accademico. Siparla, per intenderci, diquello che accade quandoluniversit ha a che fare conil cosiddetto movimento1.Ogni volta che la politicatocca la statale di Milano siverifica un fenomeno cheinteressa la maggioranza degli studenti: solitamente priva di coesione ideologica osociale, essa si trovadaccordo nel voler espellerequello che ritenuto un elemento di disturbo della vitaaccademica, quando non unsovvertimento dei suoi

    obiettivi; la maggioranzaesprime questo rifiuto conradicalit e convinzione, rivelandolo come espressionedi pi profondi sentimenti.Consideriamo a titolo diesempio loccasione pi recente. Lo scorso 16 gennaioper impedire unassembleanon autorizzata alla Stataledi Milano, il Comitato Provinciale per lOrdine Pubblico e la Sicurezza2 surichiesta del Rettore decretla chiusura durata tregiorni della sede di via Festa del Perdono senza preavviso, corredandola di unpresidio di almeno 15 camionette tra polizia e carabinieri; davanti ai cancelli,tutta la digos di Milano ealcuni ragazzi rimasti chiusifuori. Uno strumentoparziale ma comodo come lapagina Facebook Spotted:Unimi3 (che raccoglie circa31 000 utenti tra le varie facolt dellateneo) raccoglie lereazioni degli studenti, quasitutte improntate allacondanna dei facinorosiche hanno costretto la prefettura ad una scelta fortema giustificata dal pericoloche ledificio venisse devastato e gli iscritti messi a rischio. Silvia riassume conchiarezza toni e contenuti diquesta posizione: Non avevate nessun diritto di fare lavostra patetica assemblea da4 soldi, avete rotto con i vostri patetismi e pretese. Io inuniversit ci vado per studiare, andate a casa vostra a

    Lo spirito del 33

    1 Termine sostituibile con antagonisti, centri sociali, notav, compagni organizzati, blecbloc,no global, zecche o qualsivoglia a seconda delle preferenze politiche e senso dellumorismo.

    2 Formato da prefetto, questore, sindaco, presidente della provincia e comandanti delle forze dellordine.

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    manifestare ZECCHE!. Inaltri commenti i mancatipartecipanti allassembleavengono definiti coglioniignoranti, beceri, laidi,lerci sovversivi,intellettuali da mcdonalds,infoiati, animali sguaiati,gente che ha scambiatoluniversit per un comiziopermanente: in generaleprevale lidea che chi volevacoinvolgere luniversit inuniniziativa di politica dalbasso abbia compiuto unatto ingiustificabile e contrario agli interessi dei suoiiscritti, che la decisione dellaprefettura sia necessaria aproteggerli e che comunqueoccuparsi di politica in modoattivo sia incompatibile con

    lo studio. La questionesembra essere pi ampiadellevento in s; dopo un poa essere discussa non pitanto la chiusura delluniversit ma la concezione delrapporto tra individuo e societ4. Come spesso accadein questi confronti tantoonline che dal vivo le posizioni si polarizzano e tutto sisviluppa con precisionetanto prevedibile da dare unsenso di distanza dallarealt: i pochi tentativi di costruire un dialogo utile aipartecipanti falliscono5, equesti danno sfogo alle proprie frustrazioni e insofferenze (il medium virtualespinge ai suoi estremi questamodalit: insultare qualcuno

    guardandolo in faccia assaipi difficile che farloguardando uno schermo);ma per un twist logico quelloche da una parte impedisceai discutenti di raggiungerealtri risultati che una profonda irritazione ci in questa sede utile adapprofondire i temi del lorodibattere e a tentare diandare oltre.Assumendo che si puconvincere un uditorio conuna verit rivelata sfolgorante di autoevidenza(chiamiamolo modello Mos)oppure costruendo un dialogo che porti progressivamente a riconoscere unaverit basata su premessecondivise (modello Socrate),

    territori:universita'

    3 Tutte le citazioni provengono dalle pagine Spotted: Unimi e Letterati Disperati rispettando lagrafia originale.

    4 Questione che si ripropone intatta ad ogni incontro tra politica e Universit, tale che le citazioniriportate potrebbero riferirsi a conversazioni vecchie di decenni. Chiaramente essa non chelaggiornamento di un problema pi ampio, che ridotto al nocciolo potrebbe esprimersi conqual il limite dellobbedienza? o qual il motivo dellobbedienza, o anche fin dove puarrivare il principio di delega prima di risultare nocivo?.

    5 impressionante come persone con almeno 13 anni di formazione alle spalle e inserite in uncontesto che si suppone stimolante non riescano ad interagire con dinamiche diverse da quelledella rissa verbale; cosa che forse meriterebbe una trattazione a parte e che forse costituisce ilvero fulcro di questo articolo.

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    decisamente la prima aprevalere qui; i toni violentivengono dalla convinzione disapere come stanno le cose,e che alcuni testardi rifiutino di riconoscerlo. Dunqueci si esprime con la massimaforza per rendere pi evidente la verit: e ci si esprime con una sinceritpressoch totale. Quando glis