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1 NZEB E QUALITÀ DELL’ARIA (Estratto da: Toxicity of building materials F.P.Torgal,S.Jalali, cap.13 Materials prone to mould growth; autore: M. D’Orazio) Introduzione La vita sulla terra non sarebbe concepibile senza funghi, alghe batteri e altri microorganismi. Alcuni di questi sono infatti responsabili dei processi di veloce decomposizione di materiale organico non più vitale e della sua suddivisione in componenti capaci di ridare nuovamente origine al ciclo vitale (4). Ma nonostante l'utilità per l'ecosistema, la loro presenza sulle superfici interne o esterne dei componenti edilizi non è gradita, sia perché oramai sono note le implicazioni che hanno sulla salute dell'uomo quando infestano ambienti interni, sia perché sono noti gli effetti di degrado su pitture e sistemi di finitura. In questi ultimi anni peraltro la presenza di muffe e alghe negli edifici è notevolmente aumentata, a dispetto dell'aumento di qualità richiesta all'abitare. La causa principale è la fortissima richiesta di contenimento dei consumi energetici con la spinta verso lo NZEB, che ha causato un forte peggioramento delle condizioni indoor e delle condizioni di esercizio delle finiture esterne, favorendo, più che nel passato, la crescita di tali organismi. Di seguito si riporta una disamina delle cause che portano allo sviluppo di muffe ed alghe sulle superfici ed una analisi della correlazione tra questi aspetti e l’attuale spinta al contenimento dei consumi energetici.

NZEB E QUALITÀ DELL’ARIA - edifici2020.it · diversi materiali che, se superati, consentono la crescita microbica (Tabella 4). Materiali Umidità Relativa (%) Legno e derivati

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NZEB E QUALITÀ DELL’ARIA (Estratto da: Toxicity of building materials F.P.Torgal,S.Jalali, cap.13 – Materials prone to mould growth; autore: M. D’Orazio)

Introduzione

La vita sulla terra non sarebbe concepibile senza funghi, alghe batteri e altri microorganismi.

Alcuni di questi sono infatti responsabili dei processi di veloce decomposizione di materiale

organico non più vitale e della sua suddivisione in componenti capaci di ridare nuovamente origine

al ciclo vitale (4). Ma nonostante l'utilità per l'ecosistema, la loro presenza sulle superfici interne o

esterne dei componenti edilizi non è gradita, sia perché oramai sono note le implicazioni che

hanno sulla salute dell'uomo quando infestano ambienti interni, sia perché sono noti gli effetti di

degrado su pitture e sistemi di finitura. In questi ultimi anni peraltro la presenza di muffe e alghe

negli edifici è notevolmente aumentata, a dispetto dell'aumento di qualità richiesta all'abitare. La

causa principale è la fortissima richiesta di contenimento dei consumi energetici con la spinta

verso lo NZEB, che ha causato un forte peggioramento delle condizioni indoor e delle condizioni di

esercizio delle finiture esterne, favorendo, più che nel passato, la crescita di tali organismi. Di

seguito si riporta una disamina delle cause che portano allo sviluppo di muffe ed alghe sulle

superfici ed una analisi della correlazione tra questi aspetti e l’attuale spinta al contenimento dei

consumi energetici.

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Muffe nei materiali da costruzione: cause, condizioni di crescita e relazione con I materiali edilizi

Il problema della crescita di muffe all’interno di edifici è stato osservato in differenti aree

geografiche e tipologie di edifici (1), (2). La caratteristica principale dei funghi delle muffe è di non

possedere cloroplasti e quindi di non essere capaci di fotosintesi. Il ciclo vitale si compone in

quattro fasi: sporulazione, germinazione, crescita ifale (crescita vegetale) e riproduzione (3).

Nella fase di germinazione, le spore si stabilizzano sulle superfici e restano inoperose fino

all’attivazione che avviene per assorbimento di umidità e sostanze nutrienti provenienti dal

substrato. Se il supporto non fornisce un adeguato nutrimento e umidità, le spore non germinano.

Immediatamente dopo la germinazione avviene la crescita delle ife (filamenti pluricellulari) ed il

loro addensarsi forma una massa chiamata micelio. Da qui in poi i funghi metabolizzano il

materiale prelevando il nutrimento necessario dal supporto e trattenendo l’umidità necessaria per

la crescita. Come ultimo passo i funghi costituiscono un’unità produttiva producendo spore.

Lo sviluppo e la proliferazione di organismi di origine biologica (muffe, batteri, funghi), all'interno

di un edificio, richiede livelli di umidità elevati, combinati con una sufficiente capacità nutrizionale

del substrato (4). I funghi delle muffe necessitano in particolare di ossigeno, temperatura

compresa tra 22°C e 35°C , umidità relativa interna compresa tra il 71% e 94% (5), (6), adeguato

supporto di deposito che costituisca nutrimento (7). Altri fattori secondari sono: valore del pH e

ruvidità del substrato su cui avviene la crescita delle muffe, la luce, le interazioni biotiche tra

diverse colture, il tempo di esposizione, la velocità dell’aria interna (8), (9), (10) .

Grant et al. (11) hanno dimostrato che: la crescita fungina in substrati con adeguato nutrimento si

ha già per valori di aw = 0,65 e che i ceppi colonizzatori possono essere suddivisi in tre gruppi a

seconda del valore di aw minimo per il quale inizia la crescita. (Tab.1). Clarke et al. (12) hanno

eseguito esperimenti per sei differenti categorie di funghi che è possibile individuare all’interno

degli edifici, in funzione di temperatura e umidità relativa interna.

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Moisture Level Category of microoorganism

High (aw > 0.9; ERH% > 90%)

Tertiary colonyzers (hidrophilic)

Alternaria alternata; Aspergillus fumigatus; epicoccum spp.; exophiala spp. fusarium moniliforme; mucr plumbeus; phoma erbarum; phialophora spp.; rhizopus spp.; stachybotrys chartarum (s.atra); trhchoderma spp.; ulocladium consortiale; sporobolomyces spp.

Actinobacteria (or Actinomycetes)

Intermediate (aw 0.8-0.9; ERH% 80-90%)

Secondary colonizers Aspergillus flavus; aspergillus versicolor; cladosporium cladosporioides; cladosporium sphaerospermum; mucor circinelloides; rhizopus orzyae

Low (aw < 0.8; ERH% < 80%)

Primary colonizers (xerophilic)

Alternaria citri; apsergillus (eurotium) amstelodami; aspergillus candidus; aspegillus (eurotium) glaucus; aspergillus niger; aspergillus penicilloides; aspergillus (eurotium) repens; aspergillus restrictus; aspergillus versicolor; paenicillium variatii; paenicillium aurantiogriseum; paenicillium brevicompactum; paenicillium chrysogenum; paenicillium commune; paenicillium expansum; paenicillium greseofulvum; wallemia sebi.

Tabella 1: livelli di water activity necessari per la crescita di microorganismi selezionati in costruzioni, finiture e materiali per arredo. L’aw, water activity, ERH, umidità relativa d’equilibrio. Fonte: Grant C. et al., (11), Gravesen, Frisvad, Sansone(1994); ISIAQ (1996)

La maggior parte dei funghi sono saprofiti, cioè si possono nutrire di carboidrati, proteine e lipidi.

Le fonti sono varie e abbondanti: piante, animali domestici, polvere e materiali da costruzione

(come carta da parati e tessuti), condensa/deposito di oli da cucina, vernice e colla, legno, prodotti

confezionati (come il cibo), libri e altri prodotti di carta. Pertanto negli ambienti interni i funghi

trovano numerose fonti di nutrimento. Alcuni materiali da costruzione particolarmente ricchi di

carbonio, come la cellulosa o carbonati (carta da parati, materiali da costruzione a base di legno),

sono più favorevoli allo sviluppo di muffe rispetto ad altri con minore contenuto di carbonio (ad

esempio gesso e lana di vetro) (8), (13). La relazione che sussiste tra materiali da costruzione e

crescita di muffe è stata studiata da diversi autori. Tuttavia i risultati disponibili non sono

4

facilmente sintetizzabili a causa della grande varietà di materiali e di altri fattori che intervengono

a condizionare lo sviluppo delle muffe. Sedlbauer (14) ha fornito una classificazione basandosi sul

rapporto tra temperatura, UR% e tipo di substrato (Tabella 2). Basandosi su queste classi lo stesso

autore ha elaborato inoltre dei sistemi d’isopleth che correlano la temperatura con l’umidità

relativa (14) (Tabella 3). Isaksson et al (15) hanno recentemente proposto un modello sulla base

della relazione "dose–response" .

Categoria del substrato

0 mezzo di coltura ottimale I materiali da costruzione biologicamente riciclabili come carta da parati, cartongesso, materiali da

costruzione fatti con materiali bio-degradabile materiali per la permanenza di articolazioni elastiche II materiali biologicamente molto poco utili, come ad esempio materiali minerali da costruzione con

struttura porosa come malta per intonaco, alcuni tipi di legno e materiali isolanti non coperti da materiali appartenenti al substrato I.

III materiali da costruzione che non sono ne biodegradabili ne contengono sostanze nutritive. Tabella 2: Classi in cui possono essere divisi i materiali da costruzione in relazione alla potenzialità di crescita di muffe. Fonte: Sdlebauer K., (16) (2001)

Substrate type

Optimal culture medium Biologically recyclable building materials

Biologically adverse recyclable building materials

Spo

re g

erm

inat

ion

Myc

elia

l gro

wth

Tabella 3: Velocità di crescita del micelio e di germinazione delle spore per diversi tipi di substrato. Fonte: Sdlebauer K., (16) (2001)

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Ritschkoff e Viitanen (17) hanno condotto esperimenti su materiali composti di legno (tavole in

trucciolare, tavole in fibra il legno e compensato), gesso , conglomerato cementizio, materiali da

isolamento (lana di vetro e lana di roccia) sotto condizioni diverse di temperatura e umidità

relativa. I risultati dimostrano che tutti i materiali di un edificio possono contribuire alla crescita di

muffe se la loro umidità relativa raggiunge il 90%. Altri autori (18), (19) indicano che i funghi delle

muffe non crescono se UR < 80% (10) o se UR < 75% se la temperatura è compresa tra 5-40 °C .

Johansson et al. (20), dopo una analisi della letteratura, hanno sintetizzato i valori critici di UR per

diversi materiali che, se superati, consentono la crescita microbica (Tabella 4).

Materiali Umidità Relativa (%)

Legno e derivati 75-80

Carta da parati e intonaci plastici 80-85

Isolanti minerali (es. silicato di calcio) 90-95

Isolanti termici (EPS,XPS) 90-95

Cemento 90-95

Laterizi 90-95

Gesso 90-95

Tabella 4: umidità relativa critica per diversi materiali, fonte: Johansson et al. Fonte: (20).

Alcuni materiali inorganici, come metalli e plastica, non sono di per sé un nutriente adatto per i

funghi delle muffe ma la polvere che si deposita sopra di essi, può costituire fonte di nutrimento.

Per questo alcuni studi dimostrano che in edifici esistenti l’indice di degrado per azione di funghi è

analogo nei materiali organici e inorganici (21). D'Orazio et al. (22) dimostrano che vi è una diretta

correlazione tra il tasso di crescita di alcune specie fungine e il contenuto di sostanze organiche

6

che diversi intonaci e finiture interne sono in grado di fornire come alimento per la spora (Figura

2).

Figura 2: Germinazione delle spore.

Il tempo di esposizione necessario per la formazione di muffe varia significativamente in base alle

condizioni ambientali in cui il materiale da costruzione si trova (23), (17). I materiali da costruzione

inorganici mostrano requisiti minimi di umidità più alti e tempo di esposizione più lungo rispetto al

mezzo ottimale per la germinazione dei funghi. In condizioni ambientali favorevoli (temperatura

superficiale e umidità relativa) è richiesto un tempo di esposizione più breve per avere la

germinazione. Ma va considerato che le condizioni superficiali possono variare significativamente

all'interno dello stesso edificio per effetto di ponti termici, fessure sul muro. Alcuni autori

evidenziano che la velocità di crescita microbica aumenta proporzionalmente al grado di nutrienti

disponibili nei materiali (22) , (13).

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Alghe nei materiali da costruzione: cause, condizioni di crescita e relazioni con I materiali da

costruzione

A differenza delle muffe le alghe sono “organismi pionieri” degli ambienti esterni e sono

diffusamente presenti sulle superfici esterne degli edifici (24), (25) in quanto capaci di

sopravvivere a cicli frequenti di gelo-disgelo e disidratazione. Le alghe vengono classificate in due

gruppi principali: alghe verdi e alghe blu (cianobatteri), a seconda della loro struttura batterica. Le

alghe verdi si sviluppano a una UR%=70-80% (26), mentre le alghe blu a una UR%=100% (26) e

inoltre necessitano di una temperatura compresa tra 15-50°C (27) anche se l'intervallo 20-25°C è

la temperatura ideale (26). Le alghe sfruttano la fotosintesi, l'acqua, il carbonio e altri elementi che

possono provenire del ruscellamento delle acque o a causa dell'inquinamento. Le alghe verdi e

cianobatteri (Figura 2) (impropriamente chiamati alghe azzurre, alghe verdi-azzurre o Cianoficee)

sono un Phylum di batteri fotosintetici (28); sono organismi unicellulari o pluricellulari che

possono essere eucarioti (alghe verdi) o procarioti (ciano batteri). Una caratteristica importante

che distingue le alghe dai funghi delle muffe (eterotrofi) è l’autotrofia. L’autotrofia è la condizione

nutrizionale di un organismo in grado di sintetizzare le proprie molecole organiche a partire da

sostanze inorganiche e utilizzando energia non derivante da sostanze organiche assimilate. Perciò

le alghe, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana, convertono l’energia luminosa in energia

chimica (29) riuscendo a sintetizzare composti inorganici come l’anidride carbonica, l’acqua e

alcuni elementi ottenendo sostanze organiche che ne garantiscono la sopravvivenza nel lungo

periodo (30):

CO2 + H2O + energia luminosa → CH2O + O2 + H2O + calore (Fotosintesi)

Questi organismi fototrofi che si sviluppano all’esterno sono particolarmente resistenti al vento e

alle precipitazioni, ma di contro non hanno una significativa protezione contro l’evaporazione. Per

questo necessitano di più acqua rispetto alle muffe (presenti negli ambienti confinati), ma

riescono a sopravvivere molto facilmente anche con poche sostanze nutritive. Il punto di forza che

8

distingue le alghe dalle muffe è la tolleranza all’essiccamento (chiamata anche anidrobiosi), che

permette loro di sopravvivere anche se fortemente disidratate. Infatti di fronte a questa criticità,

le alghe riescono a perdurare accumulando saccarosio e trealosio che permette alla cellula di

mantenere l’integrità durante la disidratazione (29). Le cellule algali riattivano i loro processi

biologici quando l’acqua (sia allo stato di vapore che liquida (31)) è di nuovo disponibile.

La crescita di specie algali è favorita dalla combinazione ottimale dei seguenti fattori abiotici e

biotici ed in particolare: nutrimento proveniente dal substrato; tipologia di organismi presenti;

umidità (14), e altri fattori ambientali (28) , (32) (Figura 2).

Figura 2: La disponibilità di acqua è essenziale per la crescita e lo sviluppo di specie algali,

Se una di queste tre macro condizioni viene a mancare, difficilmente avviene la crescita vegetativa.

Questi organismi non hanno radici e assorbono l’acqua attraverso la parete cellulare per osmosi

(33). Sedlbauer (30) ha studiato e classificato le tipologie di organismi che contribuiscono a

9

degradare le facciate esterne degli edifici ed ha evidenziato la presenza di quattro gruppi di

vegetali autotrofi: alghe, licheni, muschi e felci, funghi (non autotrofi).

Diversi autori hanno evidenziato il ruolo fondamentale dell’acqua, ed il modo con cui scorre sullo

strato superficiale di pareti verticali esterne nella formazione di organismi. E' stato dimostrato che

porosità, rugosità e composizione della finitura esterna concorrono a trattenere la pioggia (34), ma

anche la forma della costruzione può creare delle vie preferenziali dove l’acqua incanalata

ristagna, creando condizioni di crescita ideali per i microorganismi (28). Ad avvenuta crescita

algale, il dilavamento per azione della pioggia contribuisce a sostituire le cellule vecchie con cellule

nuove e favorisce l‘estensione delle macchie di biofilm ad altre partizioni costruttive non

contaminate (35). Anche la tendenza a isolare molto gli edifici enfatizza la presenza di alghe (36)

sulle superfici esterne degli edifici. Il forte isolamento determina un abbassamento delle

temperature superficiali degli elementi costruttivi in fase notturna rispetto alla temperatura

dell’aria (“undercooling”) e conseguentemente favorisce la condensazione su tale superficie (35),

(10), (37). Gli effetti dell'acqua possono essere amplificati dall’esposizione, dal periodo stagionale

e dalla ventilazione. Il degrado dovuto a specie algali si manifesta principalmente sulle pareti

esposte a nord e nord-ovest (28), perché non sono quasi mai raggiunte da radiazione solare

nell’arco della giornata, rimanendo bagnate più a lungo. Le pareti che hanno un’esposizione

favorevole rispetto alle radiazioni solari, hanno a disposizione più luce, più calore e si asciugano in

tempi brevi, quindi non sono adatte alla crescita microbica. La radiazione solare diretta può anche

danneggiare i pigmenti fotosintetici delle alghe: l’intensità luminosa ottimale per le alghe è di circa

1000 lux, di solito corrispondente a pareti esposte verso il fronte nord (27), (28).

Anche la stagione è determinante per la formazione di alghe sulla facciata, infatti durante la

stagione calda la superficie esterna tende ad asciugarsi più velocemente contrastando la nascita

degli organismi. Qualora però la loro genesi sia avvenuta in periodi più favorevoli, la stagione è

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decisiva per la sopravvivenza degli organismi: in estate la temperatura superficiale esterna degli

edifici può raggiungere temperature prossime a 60°C causando la morte delle cellule algali (27),

mentre in inverno temperature inferiori ai 15°C inibiscono il loro sviluppo (38), (39).

Le ricerche condotte sul rapporto tra materiali componenti edilizi e sviluppo di specie algali

evidenzia come siano determinanti le caratteristiche fisiche (porosità, assorbimento, ecc…) e

morfologiche (rugosità,ecc..) dei materiali piuttosto che le caratteristiche composizionali.

Barberousse et al. (34), valutano la suscettibilità alla crescita di alghe verdi e cianobatteri (alghe

azzurre) su diversi rivestimenti esterni di facciate. I risultati finali evidenziano che porosità e

rugosità sono i parametri che più influenzano la crescita di alghe sui materiali. I materiali più

porosi tendono a limitare i periodi di disidratazione delle alghe: pertanto la capacità evolutiva

delle alghe cresce proporzionalmente all’aumentare della porosità del supporto sottostante. La

rugosità invece facilita la conservazione e l’adesione delle alghe al materiale. Helmuth Venzmer et

al. (40) evidenziano come la sensibilità alla crescita di alghe dipenda fondamentalmente dalla

possibilità di idratazione dei microrganismi presenti sulle superfici infette ed essicazione. La

crescita delle alghe avviene prima su supporti idrofobi piuttosto che idrofili, in quanto l'acqua

viene resa totalmente disponibile all'organismo. Anche per le alghe si è assistito ad un aumento in

relazione all'innalzamento del livello di isolamento termico (41), soprattutto per tipologie

costruttive a bassa inerzia termica (42), (29), (31).

Diversi studi sono stati condotti sull'impiego di biocidi per la riduzione di crescita di alghe e licheni.

I risultati evidenziano come i trattamenti biocidi riescano ad avere una efficacia per ca. 3-4 anni ,

che non si ravvisano differenze significative in relazione al livello di biodiversità (43), (44) e che la

formazione del biofilm è più condizionata dalle condizioni ambientali (irradiance, humidity and

temperature) che dalla presenza dei biocidi stessi.

11

Potenziali effetti tossici e modalità con cui verificarli

Gli organismi fin qui descritti sono dannosi per l'uomo quando si sviluppano all'interno degli

edifici, dove l’uomo oggi trascorre il 90% del proprio tempo. Numerosi studi epidemiologici hanno

dimostrato che una maggiore esposizione in ambienti insalubri, soggetti a proliferazione di muffe

e funghi, è tra le cause primarie di reazioni allergiche e irritanti. Questo fenomeno è dovuto

principalmente alla facilità di inalazione delle spore e dei loro scarti metabolici1.

Le muffe possono causare malattie allergiche (riniti e congiuntiviti, asma bronchiale, alveoliti

allergiche estrinseche) e infettive (Malattia dei Legionari, Febbre di Pontiac) (45), (8), (4). Elevate

concentrazioni, sviluppatesi in ambienti molto umidi, possono essere responsabili di asma

bronchiale e dell'insorgenza di alveoliti allergiche estrinseche. I medesimi organismi presenti in

ambienti confinati possono causare anche malattie infettive che si trasmettono facilmente in

ambienti chiusi e sovraffollati. Un rilievo particolare hanno le epidemie "Malattia dei Legionari",

polmonite spesso letale causata dallo sviluppo e dalla diffusione attraverso gli impianti di

condizionamento della Legionella pneumophila (46).

Studi condotti da Johanning et a,. (47), Gorny R. (8) e World Health Organization (4) evidenziano

che le tossine prodotte da alcuni miceti (micotossine) possono causare importanti affezioni. In

particolare è stata rilevata un'associazione tra esposizione alle micotossine (satratossine) prodotte

dal metabolismo dello Stachybotrys chartarum e sintomi irritativi (cutanei, oculari, mucosi),

astenia e alterazioni immunologiche (47).

Recenti sperimentazioni (48) hanno dimostrato che gli ambienti umidi non solo favoriscono la

crescita delle spore, ma anche la formazione di batteri nocivi (micotossine). Tra questi sono molto

comuni gli actinomiceti, che provocano infezioni dei tessuti sotto forma di granulomi.

1 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA

12

I funghi delle muffe sono presenti nell’ambiente sotto forma di filamenti miceliari e spore, le quali

hanno caratteristiche adatte al trasporto aereo (perché hanno dimensioni comprese tra 0,5 e 50

μm) e un’elevata resistenza agli stress ambientali (8). I microfunghi che si incontrano più di

frequente negli ambienti confinati appartengono ai generi Apergillus, Alternaria, Cladosporium e

Penicillium (8).

In generale è possibile dividere le affezioni provocate dalle muffe in tre tipi: micosi, micotossicosi e

allergie. Per micosi si intende una crescita fungina sopra gli organi umani. In medicina, il nome dei

diversi ceppi di questa malattia derivano dal tipo di fungo da cui è causa, seguito dal suffisso -osis

(da micosi). Le malattie più estese sono la aspergillosi e penicilliosi. Di solito, la micosi non

rappresenta una minaccia per la salute dell’uomo, ma nel caso di immunodeficienza del soggetto

la sua forza può diventare un serio pericolo. Gli organi che subiscono maggiormente

quest’affezione sono: l’epidermide, gli organi respiratori, occhi, cuore, fegato, reni e tutto il tratto

digestivo. Le più importanti specie fungine che possono causare micosi sono (49). : Absidia sp.,

Aspergillus sp., Basidiobolus ranarum, Cephalosporium sp., Cladosporium sp., Fusarium sp.,

Mortierella sp., Mucor sp., Penicillium sp., Rhizopus sp., Scopulariopsis sp. e Verticillium sp.

La micotossicosi è un’intossicazione che dell’organismo umano da parte di sostanze tossiche

prodotte dal metabolismo dei funghi. Si presume che i funghi emettano queste tossine per

difendersi da specie rivali. Reiß et al (49). e Senkpiel et al (50) hanno rilevato le principali tossine

prodotte dalle muffe: aflatoxin e ochratoxin A, patulin, citrinin, citreoviridin, sterigmatocystin e

mycophenol acid. Le aflatossine, per esempio, possono crearsi nel sangue una volta che è stato

inalata della polvere o delle spore. Generalmente queste tossine non causano problemi agli

individui, ma se l’intossicazione diventa cronica, il corpo umano non riesce più a decomporre ed

espellere queste tossine. La malattia più diffusa di questo tipo è il cancro di fegato (carcinoma di

hepatocellular) (49) .

13

Risposte tossiche dell’organismo a causa dell’inalazione di spore sono riferite solo ad alte

concentrazioni > 108 CFU/m³ e queste si hanno solo in posti di lavoro con alti carichi di polvere.

Particolare attenzione deve essere posta per la specie Stachybotrys chartarum che possiede un

alto contenuto di tossine e può mostrare effetti tossici sul sistema immunitario anche da

concentrazioni di 10 CFU/m³ (50). Le muffe che producono questi tipi di tossine sono: Aspergillus

sp., Penicillium sp.,Fusarium sp., Cladosporium sp. e Stachybotrys sp.

Le allergie sono dovute a reazioni eccessive del sistema immunitario. Le varie forme di allergia

possono essere divise in quattro tipi, in funzione della reazione che causano all’individuo (49),

(51): Le allergie del primo tipo sono provocate dall’inalazione di allergeni prodotti da funghi che

causano riniti ed asma; Le allergie del secondo tipo sono dovute alla reazione degli anticorpi a

fronte di allergeni che si sono introdotti nell’organismo. A differenza del primo tipo, in questo caso

gli allergeni non sono inalati ma assunti per via orale; Le allergie del terzo tipo sono causate da una

formazione complessa tra antigene e anticorpo. Questo avviene approssimativamente da quattro

a sei ore dopo l’esposizione, pertanto si tratta di una reazione tardiva; Le allergie del quarto tipo

avvengono a seguito di una sensibilizzazione che alcuni tipi di linfociti subiscono a causa di un

allergene.

Le muffe che si sviluppano sulle superfici interne delle abitazioni possono causare allergie dovute

all’inalazione di spore. In molte tipologie di funghi le spore hanno una dimensione di soli 2 μm così

da poter facilmente penetrare all’interno dei canali bronchiali con la capacità di provocare asma.

Le spore che hanno diametro maggiore di 10 μm non riescono a raggiungere le cavità bronchiali

ma vengono trattenute dalle mucose della faringe e possono dare seguito a riniti di tipo allergico.

Alle muffe possono essere ricondotte anche le patologie raggruppate sotto l'acronimo SBS (Sick

sindrome buildings). Redlich (52) e Mizoue (53) hanno condotti studi su un vasto campione di

soggetti evidenziando e classificando i sintomi caratteristici della SHS/SBS. Koskinen (54) evidenzia

14

che l’aumento del rischio d’insorgenza della SHS è strettamente collegato all’aumento dell’umidità

e alla crescita di muffe negli ambienti interni di edifici.

Engvall (55) ha rilevato che la SHS è più frequente nei luoghi a elevata concentrazione di umidità

unita a odori pungenti e muffe. R. Kishi (56) ha studiato la possibile relazione causale tra la SHS e la

qualità dell’aria e come la patologia si riscontri maggiormente in ambienti caratterizzati dalla

presenza di muffe.

Una rassegna dei metodi di campionamento per l'analisi della concentrazione di spore nell'aria,

utile per valutare i rischi connessi alla presenza di questi organismi in ambient interni è riportata in

(57).

Possibili rimedi e trend futuri

Le muffe sulle superfici si sviluppano in conseguenza di un livello critico di UR e temperatura

interna, di una specifica proprietà del materiale a trattenere l’acqua (aw) e della sua capacità di

essere substrato nutritizio. Per contrastare lo sviluppo di muffe occorre agire su diversi fronti:

controllo delle condizioni climatiche interne, evitando oscillazioni di temperatura e UR% (57) che

favoriscano l'innalzamento dei contenuti d'acqua delle superfici; scelta di finiture e rivestimenti

poveri di carbonio, basici e con limitata capacità di adsorbimento. E' possibile anche ricorrere a

sostanze biocide, ma va considerato che la loro efficacia è di ca. 3-4 anni .

Le alghe viceversa si sviluppano in relazione alla temperatura del substrato, alla disponibilità di

acqua sulla superficie e della capacità del supporto di rendere immediatamente disponibile

l'acqua. Anche in questo caso , per contrastare tali problematiche, l'indirizzo più comune è quello

di impiegare sostanze biocide nella formulazione delle pitture. Ma gli studi evidenziano che,

essendo la disponibilità di acqua l'elemento fondamentale per lo sviluppo delle alghe è necessario

ridurre la capacità di assorbimento della superficie ed evitare materiali caratterizzati

15

superficialmente da rugosità in quanto capace di aumentare la permanenza di acqua sulla

superficie. Inoltre va garantito ai sistemi di finitura esterna uno spessore sufficiente ad evitare

effetti di undercooling della superficie, a sua volta causa di condensazione sulle superfici esterne.

Stante l'attuale tendenza all'isolamento degli edifici, gli studi dovranno concentrarsi pertanto sulla

definizione di sistemi di finitura esterna degli edifici capaci di minimizzare questi potenziali effetti

negativi.

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