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ASSESSORATO ALLE POLITICHE AGRICOLE EVALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI Guida all’attività venatoria nel Lazio

o L Guida attività venatoria Lazio · Guida all’attività venatoria nel Lazio ASSESSORATO A LLE POLITICHE AG RICOLE E VAL ORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI Via Rosa Raimondi Garibaldi,

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ASSESSORATO ALLE POLITICHE AGRICOLE EVALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI

Guidaall’attività venatoria nel Lazio

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Guidaall’attività venatoria nel Lazio

ASSESSORATO ALLE POLITICHE AGRICOLE E VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI

Via Rosa Raimondi Garibaldi, 700145 Roma

Tel. 06 5168 6130 - Fax 065168 4244www.agricoltura.regione.lazio.it

Via R. Lanciani, 3800162 Roma

Tel 06 86273561 - Fax 06 86273232www.arsial.it

Proprietà letteraria riservata:Assessorato alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio

Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – ARSIAL

Finito di stampare nel dicembre 2011.

INDICE1. Informazioni utili . . . . . . . . . . . pag. 7

1.1. L’attività venatoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81.2. Il cacciatore e la legittimità del suo esercizio . . . . . . . . . . . . . 81.3. Tempi in cui è consentita l’attività venatoria

e il calendario venatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91.4. Luoghi in cui è consentita l’attività venatoria . . . . . . . . . . . . . . 91.5. Modi in cui è consentita l’attività venatoria . . . . . . . . . . . . . . 121.6. Mezzi di caccia consentiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121.7. Specie cacciabili, protette e particolarmente protette . . . . . . . 121.8. Disciplina relativa ai cani da caccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131.9. Richiami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141.10. Rinvenimento degli uccelli inanellati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141.11. Divieti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151.12. Sanzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171.13. Il corretto comportamento del cacciatore . . . . . . . . . . . . . . . 201.14. Nozioni di primo soccorso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

2. Armi e munizioni . . . . . . . . . . . . . . . 292.1. Armi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302.2. Munizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

3. Iconografie delle specie . . . . . . 473.1. Cacciabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 483.2. Particolarmente protette . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 643.3. Protette . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80

4. Cinofilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 874.1. Evoluzione e storia del cane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 884.2. Elenco delle razze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 904.3. Legislazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 954.4. Educazione cinofila . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98

5. Vademecum per l’aspirante cacciatore . . . . . . . . 1035.1. L’abilitazione all’esercizio venatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1045.2. Svolgimento della prova d’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1055.3. Licenza di porto di fucile per uso caccia . . . . . . . . . . . . . . . 1055.4. Rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia . . . . . 1065.5. Polizza assicurativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1075.6. Tesserino venatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107

6. Legislazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109

7. Contatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231

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1. INFORMAZIONIUTILI

1.3. TEMPI IN CUI È CONSENTITA L’ATTIVITÀVENATORIA E CALENDARIO VENATORIO

Ogni anno la Regione presenta il calendario venatorio, documento emesso con Decre-to del Presidente della Giunta Regionale, con validità quindi, solo per il territorio dellaRegione che lo ha emanato e al cui interno sono indicate in particolare:

- le specie cacciabili ed i periodi di caccia;- le giornate di caccia;- il carniere giornaliero e l’eventuale carniere stagionale;- l’ora legale d’inizio e di termine della giornata di caccia.

I periodi di caccia differiscono in relazione alle diverse specie di fauna selvatica. Inol-tre, di anno in anno, per la medesima specie, può altresì variare il periodo di caccia,con diversi tempi di apertura e chiusura. Ecco perché è necessario prendere visione del calendario venatorio emanato dallaRegione in cui si intende cacciare (è bene ricordare che i calendari venatori possonodifferire nei tempi da Regione a Regione).In linea di massima, salvo le diverse aperture e chiusure stabilite dalla legislazione diriferimento, la stagione di caccia apre la terza domenica di settembre e chiude il 31gennaio dell’anno successivo. È opportuno però informarsi anche presso le ammini-strazioni provinciali competenti per territorio, sull’eventuale esistenza di ulteriori limita-zioni temporali o di luogo. La caccia è sempre vietata il martedì ed il venerdì, men-tre dei restanti cinque giorni della settimana, sono utilizzabili soltanto tre, lasciati allalibera scelta del cacciatore. Potrebbero esistere, in determinati periodi, intercorrenti trail 1^ ottobre ed il 30 novembre, deroghe a quanto appena detto, ma in ogni caso, ilnumero di giornate complessive a disposizione del cacciatore resta sempre lo stessoed è fatto salvo il divieto di caccia nei giorni di martedì e venerdì. Dette deroghe sonoriportate nel calendario venatorio.

NB: Il calendario venatorio regionale è consultabile online sul Portale Agricoltura dellaRegione Lazio all’indirizzo http://www.agricoltura.regione.lazio.it, sezione caccia. Sivisiti poi la pagina “informazioni utili”.

1.4. LUOGHI IN CUI È CONSENTITA L’ATTIVITÀ VENATORIA

Per quel che concerne i luoghi in cui è consentita la caccia, si tenga presente che tuttoil territorio agro-silvo-pastorale delle 5 Province del Lazio è suddiviso in:

1) Territorio destinato a protezione della fauna selvatica (in una percentuale che vadal 20 al 30 per cento), comprendendo tutte le aree ove sia comunque vietata l’attivi-tà venatoria anche per effetto di altre leggi o disposizioni. Detta percentuale deve esse-re calcolata su base provinciale, in misura che i limiti minimi (20 per cento) e massimi(30 per cento) siano rispettati in ciascuna Provincia.Fanno parte di questa prima categoria:a) Le oasi di protezione (art. 14, L.R. 2 maggio 1995 n. 17);

_INFORMAZIONI UTILI 9

1.1. L’ATTIVITÀ VENATORIA

Si definisce attività venatoria (o atteggiamento di caccia), il vagare e il soffermarsi nellaricerca della fauna selvatica, ed ogni atto diretto all’abbattimento o alla cattura dellastessa, mediante l’impiego di mezzi idonei allo scopo.Fanno parte della fauna selvatica, bene indisponibile dello Stato, e come tale ogget-to di tutela delle leggi venatorie, i mammiferi e gli uccelli dei quali esistono popolazio-ni viventi, in stato di naturale libertà, nel territorio nazionale.L’esercizio della caccia è consentito solo su determinate specie di fauna selvatica (lascelta avviene sulla base della consistenza di ciascuna specie). Direttive europee, nor-mative statali, disposizioni regionali, possono vietare la caccia a determinate specie,qualora per particolari situazioni ambientali, si creassero condizioni di pericolo per lasopravvivenza delle specie stesse. Ogni anno la Regione, con la pubblicazione del calendario venatorio, elenca, tra l’altro,la fauna cacciabile e i periodi di caccia.Le restanti specie di fauna selvatica rientrano nelle categorie di specie protette o par-ticolarmente protette. Conoscere le specie particolarmente protette (cioè quelle piùa rischio di estinzione) è importante sia per non depauperare un patrimonio della col-lettività, sia per non incorrere in gravissime sanzioni di tipo penale e/o amministrativo.Stabilito qual è l’oggetto della caccia, passiamo ad esaminare i requisiti necessari peresercitare questa attività.

1.2. IL CACCIATORE E LA LEGITTIMITÀ DEL SUO ESERCIZIO

L’attività venatoria è consentita a coloro i quali:1. Possiedono la licenza di porto d’armi per uso di caccia ottenuta previo superamen-

to dell’esame (abilitazione venatoria), dimostrando di conoscere le condizioni chelo Stato ha posto per consentire l’abbattimento e l’appropriazione della fauna sel-vatica;

2. Versano una tassa di concessione statale e regionale;3. Hanno stipulato la prescritta polizza assicurativa per la responsabilità civile verso

terzi;4. Sono in possesso di apposito tesserino venatorio regionale.

Coloro i quali rispettino quanto sopra riportato, sono abilitati ad esercitare la caccia neilimiti stabiliti dalle norme, ossia:· nei tempi previsti dal calendario venatorio (pubblicato annualmente da ogni Regio-

ne),· nei luoghi stabiliti (Ambiti Territoriali di Caccia)· nei modi consentiti (forme esclusive di caccia)· con i mezzi previsti (fucile, arco, falco)· sulle specie il cui abbattimento è consentito (quelle elencate nel calendario venato-

rio).

8 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

la caccia esclusivamente negli ambiti in cui è iscritto. Questa eccezione, chiamata inbreve “mobilità alla migratoria”, per essere operativa deve essere prevista nel calen-dario venatorio.È possibile consultare online le articolazioni territoriali degli ATC del Lazio visitando ilsito dell’Assessorato alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali:www.agricoltura.regione.lazio.it , e andando alla voce Caccia / Informazioni utili / Misu-re di conservazione obbligatorie da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS)/Cartografia ZPS e SIC.

Infine rileva qui ricordare, l’esistenza di un determinato tipo di zone definite Aree con-tigue. Sono particolari territori ai confini di aree protette (ad esempio l’area contiguaal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise) ove, ai sensi della L.R. 6 ottobre 1997, n.29, la caccia è ammessa per i soli iscritti all’ATC ove l’area contigua insiste. Coloro cheintendono praticare l’attività venatoria in queste zone, dovranno prendere visione pres-so l’amministrazione provinciale di competenza, delle particolari disposizioni che rego-lano questo tipo di caccia controllata.

Un discorso a parte meritano le Zone di Protezione Speciale (ZPS), definibili ai sensidell’art. 1, comma 5 della Legge 157/92, come aree di protezione scelte lungo le rottedi migrazione dell’avifauna finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idoneihabitat interni a tali zone e ad essi limitrofi, per la conservazione e la gestione dellepopolazioni di uccelli selvatici migratori (prioritariamente le specie di cui all’allegato Iannesso alla direttiva 2009/147/CE, secondo i criteri ornitologici previsti all’articolo 4della stessa direttiva). Tali zone sono state istituite dalle Regioni e dalle Province auto-nome di concerto con l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora ISPRA, IstitutoSuperiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente vigilato dal Ministero dell’Am-biente) in attuazione della direttiva 79/409/CEE.

Tali aree, insieme alle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), costituiscono la ReteNatura 2000.

È importante aggiungere che nelle ZPS, nei casi previsti dalla normativa regionale, èpossibile effettuare attività venatoria (si veda a tal proposito la D.G.R. n. 363 del 16maggio 2008, così come modificata dalla D.G.R. n. 928 del 17 dicembre 2008).

N.B: Si è ritenuto opportuno riportare in fondo al presente volume la mappa generalerelativa alle Zone di Protezione Speciale presenti nel Lazio. Ad ogni modo, coloro i qualifossero interessati alla consultazione della cartografia ZPS per singola provincia, o dellemappe relative alle SIC (Siti di Interesse Comunitario) possono visitare la pagina webdell’Assessorato all’Ambiente: www.regione.lazio.it/rl_ambiente, andare alla sezione“Rete Natura 2000” e selezionare la voce ”Cartografia” o, in alternativa, la pagina webdell’Assessorato alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali: www.agri-coltura.regione.lazio.it , andare alla sezione “Caccia” e selezionare la voce “Informazio-ni utili.”

_INFORMAZIONI UTILI 11

b) Le zone di ripopolamento e cattura (art. 15, L.R. 2 maggio 1995 n. 17 );c) I Parchi naturali;d) I Fondi chiusi;e) I centri pubblici e privati di riproduzione di fauna selvatica (art. 16, L.R. 2 maggio

1995 n. 17).In queste aree sono sempre vietati l’abbattimento e la cattura a fini venatori e sono pre-visti interventi atti ad agevolare la sosta della fauna selvatica, la riproduzione, la curadella prole.

2) Territorio destinato a caccia riservata a gestione privata che include due tipolo-gie di area:a) Le aziende faunistico venatorie (AFV), dove si possono cacciare specie di fauna

selvatica (nei limiti massimi consentiti dal calendario venatorio) e specie di fauna diindirizzo faunistico dell’azienda (anche oltre le limitazioni di carniere previste dalcalendario venatorio).

b) Le aziende agro turistico venatorie (ATV), dove si possono cacciare solo animalida allevamento.

In queste aree la caccia è consentita al titolare di concessione di un’azienda fauni-stico venatoria (AFV) o agro turistico venatoria (ATV) e alle persone dallo stesso auto-rizzate ed è regolamentata da una speciale disciplina che vincola sia il cacciatoreche il concessionario.Il territorio destinato a caccia riservata a gestione privata, deve occupare la percentua-le massima del 15 per cento del territorio provinciale e deve essere preferibilmente cosìripartito: l’8 per cento ad aziende faunistico-venatorie, il 6 per cento ad aziende agro-turistico-venatorie, l’1 per cento a centri privati di riproduzione della fauna selvatica allostato naturale. Dette percentuali devono essere calcolate su base provinciale.

3) territorio destinato a caccia programmata (deve occupare tutto il restante territorioprovinciale) così come regolamentato dagli artt. 25, 28 e 29 L.R. 2 maggio 1995 n. 17.In queste aree la caccia è consentita a tutti i cacciatori, limitatamente ad AmbitiTerritoriali di Caccia (ATC). A tal proposito si ricorda, che il territorio di ogni provinciadel Lazio è suddiviso in 2 ATC (es. Rm1, Rm2, Vt1, Vt2, Ri1, Ri2, ecc) per un totale,quindi, di 10 ATC regionali destinati alla caccia programmata. Nel Lazio il cacciatore può essere iscritto al massimo a 2 ATC, previa domanda airispettivi Comitati di gestione (dove non sono istituiti i comitati di gestione degli ATC,la domanda va indirizzata alla Provincia competente per territorio).Il cacciatore nel compilare la domanda, specifica se l’ATC prescelto debba essere con-siderato di residenza venatoria (che, si ricorda, potrebbe non coincidere necessaria-mente con quello di residenza anagrafica) o di secondo ATC.L’ente gestore dell’ATC può accogliere la domanda (in questo caso il cacciatore versauna quota che gli consente di esercitare la caccia in quell’ATC) o respingerla (in que-sto caso il cacciatore non può esercitare la caccia in quell’ATC). Al contrario, non è consentito respingere la domanda di ammissione quando il cac-ciatore sceglie come residenza venatoria l’ATC che comprende il comune ove ilcacciatore ha la residenza anagrafica.In determinati periodi, su determinate specie e con determinate forme di caccia,potrebbe essere consentito di derogare all’obbligo che lega il cacciatore ad esercitare

10 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Faunistico Venatorio Regionale) e subordinatamente all’approvazione dei piani faunisti-co venatori, i termini di caccia per determinate specie, in relazione alle situazioniambientali delle diverse realtà provinciali. I termini devono comunque essere contenu-ti tra il 1^ settembre ed il 31 gennaio dell’anno successivo. La stessa disciplina si appli-ca anche per la caccia di selezione degli ungulati, sulla base di piani di abbattimentoselettivi approvati dalla Giunta Regionale.Per quanto riguarda la fauna selvatica particolarmente protetta, essa include i mam-miferi e gli uccelli in forte diminuzione o in via di estinzione e viene indicata dall’art. 2della Legge n. 157 dell’11 febbraio 1992, comma 1 – lettere a e b. A queste si aggiun-gono le specie segnalate nelle Direttive Comunitarie e nelle Convenzioni Internaziona-li come “minacciate di estinzione” (art. 2 della Legge n. 157 dell’11 febbraio 1992,comma 1, lettera c). Tra queste rilevano la Direttiva 2009/147/CE (Direttiva uccelli) e laDirettiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) così come modificata dalla Direttiva 97/62/CE,dalla Direttiva 2006/105/CE e dal Regolamento (CE) 1882/2003.L’abbattimento, danneggiamento o cattura della fauna particolarmente protetta compor-ta sanzioni penali (tra cui anche periodi di reclusione) e ammende variabili a secondadella specie. Queste sono riportate all’art. 30 della Legge n. 157 dell’11 febbraio 1992.La fauna selvatica protetta include i mammiferi e gli uccelli non cacciabili il cui elen-co è anch’esso ricavabile, per esclusione, dalla Legge n. 157 dell’11 febbraio 1992,oltre che dalle Direttive Comunitarie in materia di tutela della fauna selvatica. L’abbattimento, danneggiamento o cattura della fauna protetta comporta sanzioniamministrative di importo variabile a seconda della specie.

1.8. DISCIPLINA RELATIVA AI CANI DA CACCIA

I cani da caccia vengono talvolta utilizzati come supporto nello svolgimento dell’attivi-tà venatoria. La L.R. 17/95 dedica ampio spazio per quel che riguarda il loro addestra-mento e la loro custodia.L’addestramento dei cani in particolare, può avvenire sul territorio ove si svolge lacaccia programmata (nelle ATC) ed è consentito, senza possibilità di sparo, nelle 3 set-timane antecedenti l’apertura della caccia alla selvaggina stanziale, con esclusione dei2 giorni precedenti l’apertura stessa, nei soli giorni della settimana nei quali è consen-tita la caccia (esclusi quindi il martedì ed il venerdì) e nei terreni liberi da colture in attoo incolti per i quali non sussista il divieto di caccia (art. 34 della L.R. 17/95). L’adde-stramento dei cani è comunque vietato a distanza di 500 metri da zone di tutela fauni-stica (parchi, oasi ecc.)Si tenga presente che ulteriori limitazioni all’addestramento, possono essere intro-dotte dalle Provincie per particolari ragioni di tutela e di incremento della fauna.L’addestramento dei cani (in regola con l’iscrizione all’anagrafe canina) può svolgersianche in specifiche zone gestite dalle associazioni venatorie, ovvero da imprenditoriagricoli singoli, o dall’E.N.C.I. (Ente Nazionale di Cinofilia Italiana), limitatamente alleseguenti specie riprodotte in allevamento artificiale od in cattività, appositamente libe-rate: fagiano, starna, pernice, colino, quaglia, lepre, cinghiale, germano reale ceppodomestico ( art. 17, c. 2 L.R. 17/95).Nelle Zone di Addestramento Cani (Z.A.C.) inferiori a 100 ettari, è consentito l’ad-destramento dei cani da ferma, con l’azione di recupero cinofilo per la sola specie

_INFORMAZIONI UTILI 13

1.5. MODI IN CUI È CONSENTITA L’ATTIVITÀ VENATORIA

Il cacciatore, oltre ad essere vincolato ad operare in un determinato territorio (ATC),deve scegliere anche la forma esclusiva di caccia che intende svolgere.Può optare tra:1. caccia vagante in zona Alpi2. caccia da appostamento fisso3. Insieme delle restanti forme di caccia consentite e praticate nel rimanente territorio

destinato all’attività venatoria programmata (vagante, appostamento temporaneo,caccia al rastrello - quest’ultima per un massimo di 3 persone, ecc.).

Questa scelta va comunicata alla Provincia di residenza ed è vincolante per un trien-nio, salvo che, per determinate accertate situazioni di impedimento non dipendentidalla volontà del cacciatore, la Provincia disponga diversamente.Non sono considerati fissi, agli effetti dell’opzione della forma di caccia in via esclusi-va, gli appostamenti per l’esercizio venatorio agli ungulati e ai colombacci.

N.B: Si rammenta che chi esercita la caccia con l’arco o con il falco, non è vincolatodalla scelta della forma esclusiva di caccia, altrettanto dicasi per chi esercita la cacciain una AFV o in una ATV (in quanto caccia a gestione privata).

La forma esclusiva di caccia prescelta deve essere riportata sul tesserino venatorio.

1.6. MEZZI DI CACCIA CONSENTITI

L’attività venatoria è esclusivamente consentita con l’uso del:1. Fucile2. Arco3. FalcoL’articolo 21 della L.R. 2 maggio 1995, n.17, elenca i fucili consentiti e le specie difalco ammesse. Nel successivo capitolo 2 verranno approfondite le più importantinozioni legate all’uso del fucile (tipologie, struttura, cartucce, ecc.)

1.7. SPECIE CACCIABILI, PROTETTE E PARTICOLARMENTE PROTETTE NELLA REGIONE LAZIO

L’elenco delle specie cacciabili in ambito regionale è riportato all’art.34, comma 1, let-tere a), b), c), d) della L.R. n. 17/95. Tuttavia l’elenco può variare da una stagione vena-toria all’altra e pertanto, è necessario visionare sempre il calendario venatorioregionale.Il Presidente della Giunta Regionale, preso atto della preventiva predisposizione diadeguati piani faunistico-venatori, può modificare, previo parere dell’ISPRA (IstitutoSuperiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e del CTFVR (Comitato Tecnico

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1.11. DIVIETI (ART. 37 DELLA L.R. 17/95)

Di seguito è riportato, senza ulteriori commenti, l’intero articolo relativo ai divieti.È vietato: a) l’esercizio venatorio nei giardini, nei parchi pubblici e privati, nei parchi storici earcheologici e nei terreni adibiti ad attività sportive;b) l’esercizio venatorio nei parchi nazionali, nei parchi naturali regionali, nelle riservenaturali, nei parchi suburbani e nelle zone di importanza naturalistica del litorale roma-no, individuate con deliberazione del Consiglio Regionale;c) l’esercizio venatorio nelle oasi di protezione e nelle zone di ripopolamento e cattura,nei centri di riproduzione di fauna selvatica, nelle foreste demaniali ad eccezione di quel-le che, secondo le disposizioni regionali, sentito il parere dell’INFS (ora ISPRA), non pre-sentino condizioni favorevoli alla riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica;d) l’esercizio venatorio ove vi siano opere di difesa dello Stato e ove il divieto sia richie-sto a giudizio insindacabile dell’autorità militare, o dove esistano beni monumentali,purché dette zone siano delimitate da tabelle, esenti da tasse, indicanti il divieto;e) l’esercizio venatorio nelle aie e nelle corti o altre pertinenze di fabbricati rurali; nellezone comprese nel raggio di 100 metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abita-zione o a posto di lavoro ed a distanza inferiore a 50 metri da vie di comunicazione fer-roviaria e da strade carrozzabili, eccettuate le strade poderali ed interpoderali;f) sparare da distanza inferiore a 150 metri con uso di fucile da caccia con canna adanima liscia, o da distanza corrispondente a meno di una volta e mezza la gittata mas-sima in caso di uso di armi con canna rigata o fucile da caccia ad anima liscia carica-to a palla, in direzione di immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto dilavoro di vie di comunicazione ferroviaria e di strade carrozzabili, eccettuate quellepoderali ed interpoderali, di funivie, filovie ed altri impianti di trasporto a sospensione;di stabbi, stazzi, recinti ed altre aree delimitate destinate al ricovero ed all’alimentazio-ne del bestiame nel periodo di utilizzazione agro-silvo-pastorale;g) il trasporto, all’interno dei centri abitati e delle altre zone ove è vietata l’attività vena-toria, ovvero a bordo di veicoli di qualunque genere e comunque nei giorni non con-sentiti per l’esercizio venatorio dalla presente legge e dalle disposizioni regionali, diarmi da sparo per uso venatorio che non siano scariche e in custodia;h) cacciare a rastrello in più di tre persone ovvero utilizzare, a scopo venatorio, scafan-dri o tute impermeabili da sommozzatore negli specchi o corsi d’acqua;i) cacciare sparando da veicoli a motore o da aeromobili o da natanti;l) cacciare a distanza inferiore a cento metri da macchine operatrici agricole in funzione;m) cacciare qualsiasi specie di fauna selvatica quando i terreni siano in tutto o nellamaggior parte coperti di neve;n) cacciare negli stagni, nelle paludi e negli specchi d’acqua naturali od artificiali intutto o nella maggior parte coperti da ghiaccio e su terreni allagati da piene di fiumi;o) prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi ed uccelli appartenentialla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all’articolo 4, comma 1, o nelle zonedi ripopolamento e cattura, nei centri di riproduzione di fauna selvatica e nelle oasidi protezione per sottrarli a sicura distruzione o morte, purché, in tale ultimo caso, sene dia pronto avviso nelle ventiquattro ore successive alla competente amministrazio-ne provinciale, distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova, nonchédisturbare deliberatamente le specie protette di uccelli, fatte salve le attività pre-

_INFORMAZIONI UTILI 15

quaglia (purché di allevamento ed appositamente liberata nell’imminenza della provaaddestrativa), nel periodo 1^ giugno - 15 settembre.Nelle Z.A.C. superiori a 100 ettari l’attività cinegetica è consentita per tutto l’anno,con facoltà di sparo alle stesse specie (art. 17, c. 2 L.R. 17/95) riprodotte in allevamen-to o in cattività ed appositamente liberate.Coloro che frequentano le Z.A.C., debbono essere in possesso di un apposito tesseri-no cinofilo debitamente compilato, predisposto dall’amministrazione provinciale com-petente e rilasciato tramite i gestori delle zone. Il tesserino deve riportare i dati anagra-fici dell’addestratore e gli estremi dell’iscrizione del cane all’anagrafe canina. NelleZ.A.C. l’ accesso è consentito ai soli autorizzati. Tali zone sono debitamente tabellate.Gare per cani da caccia senza possibilità di sparo, possono essere autorizzate dalleprovince anche nelle Zone di ripopolamento e cattura, negli ATC e nelle Aziende agro-turistico-venatorie.Per quel che riguarda la custodia dei cani (art. 39 della L.R. 17/95), gli individui di ognirazza non devono essere lasciati incustoditi nelle campagne. Chiunque, tenuto allacustodia anche temporanea di un cane, consenta che esso vaghi per la campagna, èsoggetto ad una sanzione amministrativa ed è responsabile degli eventuali danni cau-sati dall’animale.

1.9. RICHIAMI (ARTT. 24 E 37, LETTERE P, Q, R,DELLA L.R.17/95)

È vietato usare a fini di richiamo, strumenti acustici a funzionamento meccanico,elettromagnetico o elettromeccanico, con o senza amplificazione del suono.Ad ogni cacciatore che eserciti l’attività venatoria da appostamento fisso in via esclu-siva, è consentita la detenzione di richiami di cattura in un numero massimo di dieciunità per ogni specie, fino ad un massimo complessivo di quaranta unità. Per i cac-ciatori che esercitano l’attività venatoria da appostamento temporaneo con i richia-mi vivi, il patrimonio di cui sopra non può superare il numero massimo complessivodi dieci unità.È vietato usare uccelli vivi accecati o mutilati ovvero legati per le ali.È vietata inoltre la vendita di uccelli di cattura, utilizzabili come richiami vivi per l’attivi-tà venatoria da appostamento.Nel divieto non rientra la cessione dei richiami vivi consentiti e catturati negli impiantidi cui siano titolari le Province.La sostituzione di un richiamo vivo di cattura, può avvenire soltanto dietro conse-gna alla Provincia dell’anello di riconoscimento del richiamo morto da sostituire, ovve-ro dietro presentazione della denuncia di smarrimento del richiamo stesso.

1.10. RINVENIMENTO DI UCCELLI INANELLATI(ART.5, COMMA 6 DELLA L.R. 17/95)

È fatto obbligo a chiunque abbatte, cattura o rinviene uccelli inanellati, di darne notiziaal Comune nel cui territorio è avvenuto il fatto, il quale provvede ad informare l’INFS(ora ISPRA), l’Osservatorio regionale di cui all’articolo 18 e la Provincia competente.

14 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ll) l’esercizio venatorio, in acque marine antistanti il litorale laziale ad eccezione dellafascia di m 100 dal battente dell’onda;mm) l’esercizio venatorio, con qualsiasi mezzo, nel territorio posto all’interno del Gran-de Raccordo Anulare (G.R.A.) di Roma;nn) vendere, detenere per la vendita ed acquistare selvaggina morta, fatta eccezioneper quella proveniente dagli allevamenti a scopo alimentare previsti all’articolo 19 dellapresente legge;oo) l’immissione di selvaggina al di fuori di quella immessa in strutture faunistico-vena-torie appositamente disciplinate, senza autorizzazione della Provincia competente;pp) la posta serale e mattutina alla beccaccia, nonché la posta serale alla lepre e lacaccia da appostamento sotto qualsiasi forma al beccaccino.2. Per la detenzione, il trasporto e la vendita della selvaggina morta o viva provenien-te da allevamenti è necessaria una documentazione indicante la provenienza, il nume-ro e la specie dei capi, compilata a cura del titolare dell’allevamento accompagnata dacertificazione sanitaria.3. Le Province provvedono al controllo della documentazione e predispongono ogniaccertamento occorrente.

Altri specifici divieti si possono ricavare da diversi articoli della L.R. 17/95. Pertanto èconsigliabile approfondire lo studio delle parti della legge relative al tipo di caccia chesi intende svolgere (ad esempio chi esercita la caccia da appostamento leggerà conattenzione anche l’art. 23 della L.R. 17/95).

1.12. SANZIONI

Come abbiamo già ricordato, esistono sanzioni penali e sanzioni amministrative pecu-niarie a seconda del tipo di reato venatorio commesso.L’entità delle sanzioni penali e le tipologie di violazione delle disposizioni di legge inmateria venatoria sono previste all’art. 30 della Legge n. 157/92. In particolare, si appli-cano sanzioni penali per le seguenti violazioni:a) caccia in periodo di divieto generale, intercorrente tra la data di chiusura e la data diapertura fissata dall’articolo 18 della medesima legge. b) abbattimento, cattura o detenzione di mammiferi o uccelli rientranti nella categoriadi “particolarmente protetti” ai sensi dell’articolo 2 della Legge n. 157/92; c) abbattimento, cattura o detenzione di esemplari di orso, stambecco, camosciod’Abruzzo, muflone sardo; d) caccia nei parchi nazionali, nei parchi naturali regionali, nelle riserve naturali, nelleoasi di protezione, nelle zone di ripopolamento e cattura, nei parchi e giardini urbani,nei terreni adibiti ad attività sportive; e) esercizio dell’uccellagione; f) caccia nei giorni di silenzio venatorio (martedì e venerdì); g) abbattimento, cattura o detenzione di esemplari appartenenti alla tipica faunastanziale alpina, non contemplati nella lettera b), della quale sia vietato l’abbattimen-to; h) abbattimento, cattura o detenzione di specie di mammiferi o uccelli nei cui confron-ti la caccia non è consentita o fringillidi in numero superiore a cinque o per chi eserci-

_INFORMAZIONI UTILI 17

viste dalla presente legge;p) usare richiami vivi al di fuori dei casi previsti dalla presente legge;q) usare richiami vivi non provenienti da allevamenti nella caccia agli acquatici;r) usare a fini di richiamo uccelli vivi accecati o mutilati ovvero legati per le ali e richia-mi acustici a funzionamento meccanico, elettromagnetico o elettromeccanico, con osenza amplificazione del suono;s) cacciare negli specchi d’acqua ove si esercita l’industria della pesca o dell’acqua-coltura, nonché nei canali delle valli da pesca, quando il possessore le circondi contabelle, esenti da tasse, indicanti il divieto di caccia;t) commerciare fauna selvatica morta, non proveniente da allevamenti, per sagre emanifestazioni a carattere gastronomico;u) usare munizione spezzata nella caccia agli ungulati, usare esche o bocconi avvele-nati, vischio o altre sostanze adesive, trappole, reti, tagliole, lacci, archetti o congegnisimilari; fare impiego di civette vive; usare armi da sparo munite di silenziatore o impo-state con scatto provocato dalla preda; fare impiego di balestre;v) vendere a privati e detenere da parte di questi, reti da uccellagione;z) produrre, vendere, detenere trappole per la fauna selvatica salvo quelle destinate allaesecuzione di ricerche scientifiche autorizzate di intesa con gli enti di gestione fauni-stica competenti per territorio;aa) l’esercizio in qualunque forma del tiro al volo su uccelli a partire dal 1 gennaio 1994fatto salvo quanto previsto dall’art. 17, comma 3;bb) vendere, detenere per vendere, trasportare per vendere, acquistare uccelli vivi omorti, nonché loro parti o prodotti derivati facilmente riconoscibili, appartenenti allafauna selvatica, che non appartengano alle seguenti specie: germano reale (Anas pla-tyrhynchos); pernice rossa (Alectoris rufa); pernice di Sardegna (Alectoris barbara); star-na (Perdix perdix); fagiano (Phasianus colchicus); colombaccio (Columba palumbus);cc) il commercio di esemplari vivi di specie di avifauna selvatica nazionale non prove-niente da allevamenti;dd) rimuovere, danneggiare o comunque rendere inidonee al loro fine le tabelle legitti-mamente apposte ai sensi della legislazione nazionale e regionale a specifici ambiti ter-ritoriali, ferma restando l’applicazione dell’articolo 635 del Codice Penale;ee) detenere, acquistare e vendere esemplari di fauna selvatica, ad eccezione dei capiutilizzati come richiami vivi secondo il disposto di cui agli articoli 5 e 24, della presen-te legge e della fauna selvatica lecitamente abbattuta, la cui detenzione è regolamen-tata anche con le norme sulla tassidermia;ff) la caccia all’avifauna selvatica migratoria sui valichi montani interessati dalle rotte dimigrazione per una distanza di 1000 metri dagli stessi nonché la caccia nelle zone inte-ressate dalle rotte di migrazione dell’avifauna segnalate ai sensi dell’articolo 1, comma5, e dell’articolo 21, comma 2, della Legge n. 157 del 1992, ed indicati dalle provincead integrazione del calendario venatorio regionale, sentito l’INFS (ora ISPRA);gg) addestrare i cani nei fondi chiusi e nei terreni in attualità di coltivazione, liberiall’esercizio venatorio;hh) l’uso di qualsiasi tipo di pastura ad ogni specie di selvaggina;ii) l’esercizio venatorio nei terreni e nei boschi distrutti o danneggiati dal fuoco; nei ter-reni rimboschiti da meno di quindici anni nonché nelle tartufaie coltivate e/o controllate,appositamente tabellati. Nei boschi danneggiati dal fuoco il divieto si applica per tuttala stagione venatoria successiva all’incendio, oltre eventualmente per quella in corso;

16 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

g) mancato rispetto delle limitazioni alla caccia previste dal programma venatorioannuale dell’ATC;h) mancanza del tesserino venatorio regionale per chi possiede la licenza di caccia;i) caccia in ATC diverso da quello assegnato;l) accesso motorizzato per le soste in aree cortilizie o nelle pertinenze di fabbricati rura-li senza autorizzazione del proprietario o del conduttore;m) detenzione di tesserino contraffatto o comunque manomesso;n) allevamento di specie di fauna selvatica senza le necessarie autorizzazioni;o) violazioni alle norme regionali sull’allevamento di fauna selvatica;p) abbattimento o cattura nei centri privati di specie di fauna selvatica non di alleva-mento, o abbattimento senza autorizzazione delle specie oggetto dell’allevamento;q) addestramento di cani in ambiti protetti;r) addestramento di cani in periodo non consentito;s) caccia per un numero di giornate superiore a quello consentito;t) mancato rispetto del carniere giornaliero e stagionale;u) caccia all’interno del G.R.A. di Roma;v) caccia da appostamento fisso senza autorizzazione;z) caccia da appostamento fisso senza il rispetto delle distanze prescritte;aa) mancata rimozione dell’appostamento temporaneo e dei residui al termine dellagiornata venatoria;bb) caccia da appostamento temporaneo a meno di 100 metri da zone di protezione,dagli immobili, dai fabbricati, dagli stabili adibiti ad abitazione o da qualsiasi strutturaadibita a posto di lavoro, nonché da ferrovie e strade carrozzabili, fatta eccezione perle strade poderali o interpoderali;cc) caccia da appostamento temporaneo a meno di 1000 metri da valichi posti sopragli 800 metri s.l.m. e indicati dalle Province;dd) cattura di specie selvatiche ad uso di richiamo senza specifica autorizzazione;ee) cattura e detenzione di specie selvatiche ad uso di richiamo diverse da quelle pre-viste dall’articolo 5, comma 2 della Legge n. 157 del 1992, nell’ipotesi che si tratti dispecie cacciabili;ff) detenzione e utilizzo di richiami vivi non appartenenti a specie cacciabili;gg) detenzione e uso di richiami vivi non provenienti da cattura o da allevamenti, oppu-re in quantità superiori a quelle consentite, oppure non identificabili mediante marca-tura inamovibile;hh) mancata comunicazione scritta alla Provincia del possesso di specie non più utiliz-zabili come richiami; mancata segnalazione di nuovi nati dall’accoppiamento di richia-mi marcati; mancata comunicazione all’INFS (ora ISPRA) o al Comune territorialmentecompetente, del rinvenimento di uccelli inanellati;ii) cani vaganti in aree, periodi ed orari non consentiti o senza il dovuto controllo e sor-veglianza del possessore;ll) abbandono sul luogo di caccia dei bossoli delle cartucce;mm) mancata notifica del fondo chiuso o mancata apposizione e mantenimento delletabelle;nn) posta serale alla lepre, posta alla beccaccia o caccia da appostamento, sotto qual-siasi forma, al beccaccino;oo) sparo da distanza inferiore a 150 metri con uso di fucile da caccia con canna adanima liscia, o da distanza corrispondente a meno di una volta e mezzo la gittata mas-

_INFORMAZIONI UTILI 19

ta la caccia con mezzi vietati. La stessa pena si applica a chi esercita la caccia conl’ausilio di richiami vietati; i) caccia sparando da autoveicoli, da natanti o da aeromobili; l) commercio o detenzione a tal fine di fauna selvatica in violazione alla legge.

Per quel che concerne i periodi di detenzione o la quantificazione pecuniaria di dettesanzioni si rimanda al testo normativo (art. 30 della Legge n. 157/92) riportato peraltronel capitolo IV della presente Guida.

L’entità delle sanzioni amministrative pecuniarie, al contrario, è prevista all’art. 31della Legge n. 157/92 e all’art. 47 della L.R. n. 17/95.

Nella fattispecie, le infrazioni punibili con sanzioni amministrative pecuniarie ai sensidella legge nazionale sono:a) caccia in una forma diversa da quella prescelta ai sensi dell’articolo 12, comma 5; b) caccia senza avere stipulato la polizza di assicurazione; c) caccia senza aver effettuato il versamento delle tasse di concessione governativa oregionale; d) caccia senza autorizzazione all’interno delle aziende faunistico-venatorie, nei centripubblici o privati di riproduzione e negli ambiti e comprensori destinati alla caccia pro-grammata;e) caccia in zone di divieto non diversamente sanzionate; f) caccia in fondo chiuso, ovvero nel caso di violazione delle disposizioni emanate dalleRegioni o dalle Province autonome di Trento e di Bolzano per la protezione delle colti-vazioni agricole; g) caccia in violazione degli orari consentiti; h) uso di richiami non autorizzati, ovvero in violazione delle disposizioni emanate dalleRegioni ai sensi dell’articolo 5, comma 1 della Legge n. 157/92; i) mancanza delle prescritte annotazioni sul tesserino regionale; l) importazione di fauna selvatica senza l’autorizzazione di cui all’articolo 20, comma 2; m) mancata esibizione della licenza, polizza di assicurazione tesserino regionale, selegittimamente richiesto.

Anche in questo caso si rimanda il lettore all’art. 31 della suddetta legge per ogni even-tuale approfondimento.

Invece, le infrazioni punibili con sanzioni amministrative pecuniarie, così come contem-plate dalla sopracitata normativa regionale, sono:a) caccia nelle zone di rifugio;b) mancata autorizzazione all’immissione e/o mancato controllo sanitario o mancatocertificato di origine della selvaggina liberata da parte di chi effettua il ripopolamento;c) immissioni di fauna selvatica compiute al di fuori dei casi consentiti;d) prelievo, detenzione e vendita di uova e nuovi nati per finalità non consentite;e) omessa comunicazione alla Provincia della raccolta di uova o nuovi nati di fauna sel-vatica in situazione di pericolo e in stato di necessità;f) violazione dell’obbligo di comunicazione alla Provincia dell’accesso ad ATC di altreProvince e Regioni;

18 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

_INFORMAZIONI UTILI 21

· Non avvicinarsi mai ad un cane in ferma o che, dall’atteggiamento, lascia presume-re di essere sulle tracce di un selvatico.

· Qualora il selvatico messo in fuga da un cacciatore sia ucciso da un altro cacciato-re, il selvatico stesso spetta a chi lo ha scovato, che in cambio della preda, deve con-segnare all’altro cacciatore il numero di cartucce sparate (questo comportamentonon subisce alcuna deroga il giorno di apertura della caccia, contrariamente a quan-to affermato da alcune fonti).

· Nessuno deve soffermarsi in prossimità di capanni o appostamenti fissi.· È disdicevole dirigersi verso un selvatico scovato da un altro cacciatore a meno che

questi non rinunci ad inseguire la preda.· Ha diritto di sparare ad un selvatico posato su un albero colui che si trova più vicino. · Nessuno, se non con il permesso di chi ha sparato, deve avvicinarsi ad una preda e

raccoglierla. · Chi va a caccia deve rispettare le proprietà fondiarie attraverso le quali si trova a pas-

sare durante l’esercizio dell’attività venatoria.· Non sparare a selvatici che per la conformazione del terreno (scarpate, fiumi, zone

impervie, ecc.) non possono essere recuperati.

1.14. NOZIONI DI PRIMO SOCCORSO

A chiunque pratichi l’attività venatoria nelle sue diverse forme e con l’impiego dei diver-si mezzi consentiti dalla legge può capitare di dover prestare soccorso a persone infor-tunate, ferite o soggette ad attacchi acuti come ad esempio le crisi cardiache. È per questo motivo che si è ritenuto opportuno riportare le principali regole alle qualiattenersi in caso si presentino alcune situazioni di emergenza in attesa del successivotrattamento da parte di personale medico e/o paramedico qualificato.Si tratta di alcuni atti semplici e precisi, che si richiamano a principi di soccorso gene-ralmente accettati e riconosciuti, usando materiale e mezzi disponibili al momento del-l’incidente.

Ferite di arma da fuocoLe ferite di arma da fuoco rientrano a pieno titolo nella casistica dei traumi maggiori enon devono mai essere sottovalutate. La traiettoria di un proiettile, intuita tramite l'os-servazione del foro di entrata e del foro di uscita, permette di farsi un'idea degli orga-ni interessati dalla ferita, ma è sempre opportuno ospedalizzare quanto prima il pazien-te onde consentire gli opportuni accertamenti medici.Oltretutto vanno sempre tenuti sotto controllo i parametri vitali della vittima (coscien-za, respiro, polso e pressione) poiché non può essere esclusa un’evoluzione del qua-dro clinico del ferito durante l’attesa dei mezzi di soccorso.Nel frattempo mai rimuovere il proiettile rimasto all’interno delle ferite dal momento chenon disponendo in linea di massima di strumenti sterili, non sarebbe prudente rimuo-vere l'oggetto senza sapere quali strutture (vasi sanguigni, terminazioni nervose, ecc)può aver interessato.Inoltre, è importante cercare di tranquillizzare il ferito e di garantirgli il maggior comfortpossibile (sganciare la cintura, il colletto e i polsini). Infine, evitare di somministrare far-maci, cibo o bevande.

sima in caso di uso di altre armi, in direzione di immobili, fabbricati e stabili adibiti adabitazione o posto di lavoro, di vie di comunicazione ferroviarie e di strade carrozzabi-li, di funivie, filovie ed altri impianti di trasporto a sospensione; di stabbi, stazzi, recin-ti ed altre aree delimitate destinate al ricovero e all’alimentazione del bestiame;pp) trasporto all’interno dei centri abitati e nelle zone ove è vietata l’attività venatoria, ovve-ro a bordo di veicoli di qualunque genere e comunque nei giorni non consentiti per l’eser-cizio venatorio, di armi da sparo per uso venatorio che non siano scariche e in custodia;qq) caccia a rastrello in più di tre persone o utilizzazione a scopo venatorio, di scafan-dri e tute impermeabili da sommozzatore negli specchi o corsi d’acqua;rr) vendita a privati non autorizzati e detenzione, da parte di questi, di reti da uccellagione;ss) vendita a privati non autorizzati e detenzione da parte di questi di trappole per lafauna selvatica ad esclusione delle finalità di studio e ricerca scientifica;tt) esercizio in qualunque forma del tiro al volo, su uccelli a partire dal 1 gennaio 1994;uu) caccia nei 12 mesi successivi al rilascio della prima licenza senza l’accompagna-mento di un cacciatore in possesso di licenza rilasciata da almeno tre anni;vv) tabellazione abusiva od uso improprio della tabellazione dei terreni, rimozione odanneggiamento tabelle;2. violazioni alla presente legge (L.R. 17/95), non espressamente sanzionate; 3. violazioni, alle disposizioni contenute nei regolamenti regionali o negli altri atti diattuazione della presente legge e nei provvedimenti e ordinanze emesse dalle provin-ce in materia faunistico-venatoria.

1.13. IL CORRETTO COMPORTAMENTODEL CACCIATORE

Una buona conoscenza dell’arma è alla base di comportamenti prudenti. Tuttavia que-sti, a volte, possono venir trascurati per la concitazione dell’azione di caccia. Di seguito si vuole elencare una serie di consigli che potrebbero apparire ovvii a quantipraticano l’attività venatoria, ma non lo sono, soprattutto alla luce degli incidenti che acca-dono con una certa frequenza e che sono dovuti alla inosservanza di semplici regole.· Ispezionare le canne del fucile dopo aver attraversato un bosco o lasciato l’arma per

qualche tempo a terra o appoggiata. Nel tubo infatti potrebbe essere entrato qual-che corpo estraneo.

· Non usare mai il fucile come fosse un bastone per cercare di stanare la selvagginada un cespuglio o per recuperare una preda caduta in un luogo non raggiungibile.

· Non usare mai l’arma per appoggiarsi mentre si cammina su terreni difficili. · Qualora si percorrano zone accidentate o sdrucciolevoli, scaricare sempre il fucile

proprio perché una caduta potrebbe provocare la partenza di un colpo. · Scaricare sempre l’arma quando si deve attraversare un fosso, superare una siepe o

saltare un ostacolo.· Mai sparare in una siepe: potrebbe esserci una persona, un animale domestico o

appartenente ad una specie protetta.· Il cacciatore deve sempre comportarsi in modo da non disturbare chi, come lui, sta

cacciando. · Richiamare il cane qualora invada il terreno che sta per percorrere/sta percorrendo

un altro cacciatore.

20 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Fratture chiuse: in cui le parti molli e i tessuti sovrastanti il piano di fattura sono inte-gri e l’osso fratturato non fuoriesce;Fratture esposte: il trauma, causa della frattura, provoca discontinuità dei tessuti checircondano l’osso con la fuoriuscita dei monconi scheletrici all’esterno;Fratture complicate: quando sono associate lesioni ai tessuti vascolari, nervosi, tendi-nei, cutanei.Per quanto riguarda il trattamento si deve procedere immobilizzando l’area interessa-ta dalla frattura, accertandosi di bloccare le articolazioni a monte e a valle della rottu-ra nel caso in cui si tratti di lesioni agli arti. Inoltre è consigliabile di tenere l’arto in unaposizione confortevole.

UstioniNonostante le ustioni abbiano una bassa incidenza nelle statistiche relative agli inci-denti di caccia (a meno che il paziente non sia stato raggiunto da deflagrazione olampo di ordigni esplosivi) è opportuno stabilire il grado e l’estensione delle ustionisulla superficie corporea.Nelle ustioni di primo grado, ad esempio, si deve procedere raffreddando gradualmen-te la parte interessata con acqua a temperatura ambiente. Si sconsiglia di seguire altreprocedure.Nelle ustioni di secondo grado è opportuno lavare l’area con soluzione fisiologica atemperatura ambiente e usare garze o telini sterili a protezione di eventuali vescicolesub epidermiche (flittene).Eventuali ustioni di terzo grado si possono trattare lavando l’area interessata con solu-zione fisiologica o acqua a temperatura ambiente e proteggendo la lesione con telinoo garze sterili. Evitare, in tutti i casi, di applicare pomate o unguenti.

Colpo di caloreÈ il disturbo causato da una temperatura troppo alta, associata ad un elevato tasso diumidità e alla mancanza di ventilazione che provoca uno stato di sofferenza per l’orga-nismo. Può manifestarsi anche in un ambiente chiuso oppure in un luogo dove nonbatte direttamente il sole.In questi casi, è necessario spostare la persona in un luogo fresco e ombreggiato edove vi sia un minimo di ventilazione. La persona colpita dall’insolazione va sdraiatasulla schiena con le gambe sollevate e svestita completamente. Successivamente, conun panno imbevuto di acqua fredda, è necessario tamponare più volte il corpo alloscopo di far scendere la temperatura. L’azione di raffreddamento del corpo è ancor piùefficace se si pone una borsa di ghiaccio sulla testa della persona.

CongelamentoIl congelamento si verifica quando una parte del corpo (in genere le dita delle mani e deipiedi, naso e orecchie) si raffredda fino al punto che i liquidi contenuti si ghiacciano.La fase iniziale del congelamento avviene con un rossore intenso della pelle accompa-gnato da un dolore acuto. In seguito la pelle da rossa diventa bianca e priva di sensi-bilità con possibilità che si formino delle vescicole.Come trattamento immediato è importante coprire le parti congelate con indumenticaldi, possibilmente di lana. Se si tratta delle dita delle mani si può tentare di riscaldar-le il più possibile ponendole sotto le ascelle.

_INFORMAZIONI UTILI 23

TagliQualora ci si procurino tagli da coltello o armi bianche affilate, bisogna procedere alladisinfezione della ferita, pulendo la pelle intorno con garza sterile, acqua corrente esapone. La cute va lavata partendo dalla ferita e andando verso l’esterno. Qualora lazona circostante sia pulita, bisogna lavare la ferita stessa con acqua corrente e sapo-ne, possibilmente usando garza sterile e rinnovandola frequentemente. Per un’ancorpiù accurata sterilizzazione dell’area è consigliabile l’utilizzo di un disinfettante a basedi iodio o comunque non alcolico. Quando il disinfettante è asciutto, coprire la feritacon garza sterile che dovrà essere fissata con un cerotto o con una benda.È importante ricordare che in ogni ferita si annida il rischio del tetano ed è quindinecessario seguire la profilassi antitetanica (differente a seconda che l’individuo sia omeno vaccinato contro il tetano).In linea generale, è bene sorvegliare la comparsa eventuale dei sintomi d’infezione chepossono manifestarsi anche dopo alcuni giorni. Tali sono:- Arrossamento, calore, dolore dell’area intorno la ferita- Striature rosse che si irradiano dalla ferita e che procedono su per il braccio o la

gamba- Gonfiore attorno alla lesione, accompagnato da brividi o febbre.

EmorragiaEntrambi i traumi sopradescritti possono provocare un’emorragia, ossia una fuoriusci-ta del sangue dal letto vascolare per lesione di vasi che possono essere arterie, veneo capillari.Se la perdita del sangue avviene da un’arteria si ha un’emorragia arteriosa, altrimentipuò essere venosa o capillare a seconda dei vasi interessati.Le emorragie venose sono riconoscibili perché il sangue che fuoriesce è di colorescuro e fluisce lentamente e in modo continuo e uniforme lungo i bordi della ferita.Nelle emorragie arteriose, invece, il sangue è di colore rosso vivo e fuoriesce a fiotti insincronia con il battito cardiaco.Le emorragie venose si possono arginare, dopo una buona disinfezione, ponendo sullaferita una garza sterile e/o un fazzoletto pulito e tamponando. Può anche essere utileapplicare una fasciatura di sostegno al tampone che non sia troppo stretta. Se la parteinteressata è un arto, si può alzarlo al di sopra del corpo per far diminuire l’afflusso disangue.Nel caso di emorragie arteriose l’intervento deve essere tempestivo perché la quantitàdi sangue è di solito molto elevata rispetto alle emorragie venose. Se l’emorragia nonè molto abbondante, è sufficiente tamponarla con una garza sterile o un fazzoletto puli-to, dopo aver disinfettato la parte; se invece coinvolge grossi vasi sanguigni, è neces-sario evitare che l’infortunato muoia dissanguato. Ciò è possibile attuando delle com-pressioni sulle arterie poste sopra la ferita. In caso di una grande fuoriuscita di sangue bisogna recarsi urgentemente al prontosoccorso.

FratturePer frattura si intende una lesione di un segmento osseo. Si verifica quando ad un seg-mento scheletrico viene applicata una forza maggiore della sua resistenza.Vengono distinte in:

22 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Punture di insetti (api, vespe, calabroni)I veleni di questi insetti provocano generalmente delle reazioni che si manifestano nellazona di penetrazione del veleno. Tuttavia, la loro intensità dipende dalla sensibilità delsoggetto colpito e dal numero di punture subite. In particolare si possono presentare:- Arrossamento- Gonfiore- Prurito- Dolore

Una sola puntura può invece creare una reazione anafilattica, cioè una grave reazioneallergica che risulta fatale in un soggetto ipersensibile. Questi devono consultare il pro-prio medico curante prima di partire e portare al seguito un kit con prodotti anti-ista-minici, cortisonici ad azione veloce o adrenalina.I pungiglioni di questi insetti possono rimanere nella sede della puntura e devono esse-re rimossi con delicatezza. Inoltre, si deve lavare e disinfettare la zona punta e appli-care una crema antistaminica, quando possibile.Da evitare la frizione sulla cute, poiché aumenterebbe l’assorbimento del veleno e l’usodi ammoniaca, dato il suo effetto ustionante.

Punture di zeccheIn caso di morso di zecca è necessario rimuovere l’insetto in tempi brevi ma seguen-do una certa procedura ossia:- Afferrare la zecca con una pinzetta e tirare lentamente per non schiacciarla eseguen-

do una delicata rotazione per evitarne la rottura. Se il rostro della zecca dovesserimanere all’interno della pelle, è necessario provvedere alla sua completa rimozioneusando un ago sterilizzato

- Non toccare mai la zecca con le mani e disinfettare la pinzetta utilizzata per la suarimozione poiché questo insetto è apportatore di diverse infezioni

- Dopo la rimozione va lavata abbondantemente la zona interessata dalla puntura epoi disinfettata.

Dopo aver fatto ciò, va fatto seguire un periodo di osservazione (fino ad un mese) dellazona interessata dal morso. Nello specifico va fatta attenzione se l’area appare infiam-mata, gonfia o se insorge la febbre. In questi casi va contattato un medico.

_INFORMAZIONI UTILI 25

È importante che le parti colpite non vengano in nessun modo sfregate.Non appena possibile, la persona deve immediatamente recarsi in un ambiente chiu-so e ben riscaldato e le parti congelate devono essere immerse in acqua moderata-mente calda (l’acqua bollente farebbe peggiorare la situazione).È vietato esporre la parte colpita a fonti di calore diretto (per es. termosifoni, stufe,ecc.) dato che la persona assiderata non ha più la sensibilità della parte e potrebbeustionarsi senza rendersene conto.I bagni con acqua calda devono proseguire fino a quando la pelle non avrà recupera-to il suo colorito naturale e una certa sensibilità. Altra cosa utile da fare è far bere allapersona una bevanda calda non alcolica (per es. tè, caffè).

Morso di viperaVa sempre tenuta presente la possibilità di venire a contatto con serpenti velenosi in occa-sione di spostamenti e soggiorni in luoghi aperti e caratterizzati da folta vegetazione.L’unico serpente velenoso presente nel nostro Paese è la Vipera, nelle sue due varian-ti (Vipera Aspis e Vipera dell’Orsini).Il morso di vipera lascia sulla pelle segni caratteristici: due fori, lasciati dai denti vele-niferi, distanti circa 8 mm l’uno dall’altro e seguiti da dei forellini di minori dimensionilasciati dagli altri denti.Il veleno, che causa una mortalità inferiore all’1%, provoca alcuni sintomi immediatiche sono:- Dolore acuto alla zona morsa- Fuoriuscita di sangue e siero dai fori- Arrossamento e gonfiore generale della zona interessata- Secchezza della bocca e sete- Agitazione- Vomito- Diarrea- Dolori muscolari e articolari.

Per quel che concerne i trattamenti, i principali sono i seguenti:- Rassicurare l’infortunato e mantenerlo calmo- Evitare di farlo muovere (aumenterebbe la circolazione del sangue)- Effettuare un bendaggio (idealmente di tipo linfostatico, capace di bloccare la circo-

lazione superficiale) che comprima l’area colpita- Steccaggio e immobilizzazione dell’arto morsicato- Porre del ghiaccio sulla zona ferita in modo da alleviarne il dolore e da rallentare la

circolazione- Chiamare i soccorsi o recarsi in ospedale nel più breve tempo possibile.

Cosa evitare:- L’infortunato non deve agitarsi o muoversi- Non somministrare il siero antivipera poiché è stato dimostrato, statisticamente, la

sua maggiore pericolosità rispetto agli effetti del morso stesso- Non incidere la ferita poiché favorirebbe il contatto del veleno con il sangue- Non succhiare il sangue dalla ferita (il veleno può infettare anche le piccole lesioni

delle mucose della bocca).

24 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

In via conclusiva, si invitano i lettori, a rivolgersi alle strutture amministrative compe-tenti, per la risoluzione di eventuali problemi che dovessero sorgere nell’esercizio del-l’attività venatoria. In particolar modo:· alle associazioni venatorie, per qualsiasi quesito in materia di normativa venatoria,

nonché di tecnica venatoria;· alla Provincia competente per territorio, in materia di funzioni amministrative atti-

nenti la caccia e la protezione della fauna, con particolare riferimento alle sanzioniamministrative e alle guardie venatorie provinciali;

· all’Assessorato regionale al Bilancio, Programmazione economico-finanziaria ePartecipazione, in materia di tasse regionali (importi tasse, errati versamenti, rim-borsi ecc.);

· all’Assessorato regionale alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei ProdottiLocali, in materia di programmazione, di coordinamento e controllo degli Enti locali;

· all’Assessorato regionale all’Ambiente e Sviluppo sostenibile, in materia di areeprotette, quali parchi, riserve naturali ecc. (ad esclusione delle Oasi, delle zone diripopolamento e cattura, dei fondi chiusi e delle aree contigue, la cui competenzaresta alle Province);

· agli Assessorati competenti delle Regioni limitrofe, in materia di normativa regio-nale (per i cacciatori che intendono cacciare fuori del territorio laziale).

26 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

2. ARMI E MUNIZIONI

2.1. ARMI

Tra i mezzi di caccia consentiti: (fucile, arco e falco), il fucile da caccia è lo strumen-to più utilizzato per insidiare la fauna selvatica.Struttura del fucile da caccia:

CALCIO (1) Il calcio del fucile ha lo scopo di far imbracciare l’arma. Il tipo di impugna-tura è essenziale per una corretta imbracciatura del fucile; a seconda delle tipologie sidistinguono tre tipi fondamentali di calcio: calcio all’inglese, calcio a pistola, calcio amezza pistola. Il calcio deve essere perfettamente strutturato per l’anatomia del cac-ciatore in funzione di tre elementi sostanziali: lunghezza, piegatura, vantaggio.BECCO DEL CALCIO (2) Parte superiore del calcio dove inizia l’impugnatura.SICURA (3) È un congegno presente nei fucili da caccia sovrapposti, semiautomatici,giustapposti, monocanna, che ha lo scopo di bloccare il movimento dei grilletti, manon quello delle batterie, e che in buona sostanza impedisce che vengano esplosi icolpi. Nei sovrapposti e nei giustapposti la sicura si trova in posizione posteriore allachiave di apertura. nei fucili semiautomatici si trova dietro il grilletto.CHIAVE DI APERTURA (4) Chiave utilizzata per aprire il fucile. È presente in tutti i fuci-li basculanti: sovrapposti, giustapposti, monocanna e combinati.GRILLETTO (5) Nei fucili a due canne sovrapposti e giustapposti a volte ci sono due gril-letti oppure esistono modelli evoluti che ne hanno solo uno. Sono quasi sempre dotati diselettore per decidere la sequenza di sparo. Nel caso di due grilletti, questi attivano:

· Grilletto anteriore: canna destra (giustapposti), canna inferiore (sovrapposti) · Grilletto posteriore: canna sinistra (giustapposti), canna superiore (sovrapposti)

I fucili semiautomatici da caccia, invece, hanno un solo grilletto che attiva i meccani-smi di sparo. La successiva espulsione del bossolo e l’inserimento in canna di unnuovo colpo è assicurato da specifici meccanismi (meccanismi di ripetizione delcolpo). A seconda della tipologia di funzionamento utilizzata i semiautomatici sonoclassificati: a sottrazione di gas, inerziali e a canna rinculante.BASCULA (6) Si tratta di una delle sezioni più importanti del fucile da caccia poiché sededei meccanismi di sparo. La sua parte anteriore combacia perfettamente con la parteposteriore della canna detta anche vivo di culatta. All’interno della bascula si trovano lebatterie che hanno lo scopo di attivare il cinematismo che aziona la percussione.ASTA o sottocanna (7) L’asta del fucile è quella componente in legno o materiale sin-tetico che si trova sotto la canna o le canne. Ha la funzione di fornire la presa alla manoche indirizza il colpo.CANNE (8) Le canne dei fucili da caccia, devono garantire un elevato grado di sicurez-

30 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

za e una buona resa balistica. In una canna ad anima liscia si possono individuare par-tendo dalla parte iniziale dove viene inserita la cartuccia: · culatta parte iniziale della canna, che generalmente accoglie la camera di cartuccia· camera di scoppio con lunghezza variabile (70 mm standard, 76 mm magnum e 89

supermagnum) · raccordo che unisce la camera di scoppio all’anima della canna · strozzatura presente negli ultimi 5-7 cm della canna· volata (9) parte finale della canna

La strozzatura ha lo scopo di ridurre la dispersione della rosata nel caso si utilizzi muni-zione spezzata (pallini). Esistono diversi livelli di strozzatura identificati con *, **, ***, ****,***** (stelle). I valori con meno stelle hanno canne più strozzate.È consigliato l’utilizzo di canne poco strozzate per tiri a selvatici a corta distanza, infat-ti con queste canne si ottengono rosate più ampie, si ha quindi maggiore possibilità dicolpire il selvatico, per contro la maggiore ampiezza della rosata paga una maggioreresistenza dell’aria e di conseguenza un tiro utile inferiore.Utilizzando una canna con maggiore strozzatura invece si ottiene una rosata più rac-colta e compatta capace di abbattere il selvatico ad una distanza superiore, ma con-siderato che la rosata è più stretta il tiro deve essere più preciso.

I fucili da caccia si distinguono in tre grandi gruppi:

· FUCILI AD ANIMA LISCIA: hanno l’interno delle canne perfettamente levigate, senzarigature, utilizzano munizione spezzata o a palla unica.

· FUCILI AD ANIMA RIGATA: hanno l’interno della canna solcato da rigature interval-late ad eguale distanza da rilievi, le rigature percorrono, con andamento elicoidale,l’anima della canna per tutta la sua lunghezza. Sono armi destinate a sparare cartuc-ce a palla unica di vario tipo. Si usano normalmente per la caccia ai mammiferi sel-vatici di mole medio grande. Vengono comunemente chiamate Carabine.

· FUCILI COMBINATI: dotati di due o tre canne di cui almeno una liscia ed almenouna rigata. Sparano sia munizione spezzata che a palla unica.

FUCILE MONOCANNA ad un colpo

Il monocanna (basculante o pieghevole) è costituito da un’unica canna e non esiste nessunmeccanismo di ripetizione o alimentazione semiautomatica. Una volta sparato il colpo, ilfucile può essere aperto, si estrae la cartuccia sparata e se ne inserisce una nuova.Generalmente vengono costruiti in calibri 16, 20, 24, 28, 32, 36 e in un calibro tipica-mente americano che è il 410. Sono armi che per la praticità d’uso e di trasporto (sidividono in due pezzi o si ripiegano in due) vengono utilizzate per la caccia al capan-no per sparare a “fermo” alla migratoria di piccola taglia.

_ARMI E MUNIZIONI 31

FUCILE GIUSTAPPOSTO O PARALLELO(comunemente chiamato doppietta)

Il fucile giustapposto o parallelo è un’arma basculante costituita da due canne posteuna vicino all’altra in senso orizzontale.Il fucile a canne giustapposte o parallele (viene comunemente chiamato doppietta) èl’arma da caccia tipica della tradizione venatoria di alcuni paesi quali Italia, Francia,Gran Bretagna. Sin dal secolo scorso è stata prodotta secondo due tipologie bendistinte: con cani esterni a vista e con cani interni non a vista o “hammerless”. I giustapposti moderni presentano in alternativa ai due grilletti tradizionali un solo gril-letto (monogrillo) ed estrattori automatici che all’apertura del fucile espellono il bosso-lo sparato. Al di la di questi effettivi miglioramenti i giustapposti non hanno avuto ungrande sviluppo rispetto a quelle dei nostri nonni.

· Presenta due canne con strozzature differenti. · Semplicemente aprendo il fucile possiamo accertarci se è carico o scarico.· Aperto per superare un ostacolo è assolutamente sicuro.

A parità di lunghezza di canna il giustapposto è più corto dei fucili semiautomatici,cosa che lo rende più maneggevole e bilanciato.Ha il vantaggio non indifferente di permettere sempre al cacciatore di scegliere conquale canna e quindi con quale strozzatura far fuoco sul bersaglio. Presenta inoltre lasicura posta dietro la chiave, facilmente attivabile o disattivabile. I vantaggi del giustapposto risiedono nello scopo per il quale è stato progettato: la cac-cia vagante. È ottimo nel puntamento istintivo: per via della base ampia formata dalledue canne e dalla bindella, permette una rapida acquisizione del selvatico. Tra i picco-li nei, troviamo allo sparo una leggera tendenza alla rotazione a destra o a sinistra delfucile (dipende dalla canna utilizzata). Infatti, data la posizione laterale delle canne, ilrinculo si scarica non in asse rispetto alla linea di mezzeria del fucile.

DOPPIETTA A CANI ESTERNI

La doppietta a cani esterni presenta due percussori, detti cani, posti dietro la culatta.All’attivazione del grilletto i cani scattano in avanti colpendo i percussori che percuo-tono l’innesco della cartuccia. Questo tipo di doppietta non presenta sicura; la sicurasi ottiene abbassando delicatamente i cani.

32 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

FUCILE SOVRAPPOSTO

Il fucile sovrapposto è un’arma basculante costituita da due canne poste una sopral’altra in senso verticale.Il fucile sovrapposto presenta molti dei vantaggi già espressi per il giustapposto. Inol-tre il rinculo si scarica in linea retta sul tiratore, cosa ben diversa dalla doppietta. Ilsovrapposto per i suoi particolari pregi è il fucile preferito dai tiratori di piattello.

FUCILE SEMIAUTOMATICO

Il fucile semiautomatico nasce nei tentativi volti ad accrescere la capacità di fuocodelle armi da caccia. Mentre da un lato si andava verso la realizzazione di armi in cali-bri maggiori (limitati però dalla pesantezza delle armi e dalla normativa che non con-sente l’utilizzo di calibri maggiori del cal. 12), dall’altro si andava alla ricerca dell’au-mento del volume di fuoco attraverso la possibilità di dotare il fucile di un numero dicolpi superiori ai due forniti dai fucili a due canne.La ricerca fu portata avanti in maniera eccezionale da John Moses Browning che neiprimi anni del secolo scorso mise a punto un meccanismo di ripetizione che permet-teva a seguito dell’esplosione del colpo, l’espulsione del bossolo sparato e il riarmoautomatico con le cartucce alloggiate all’interno del serbatoio. Era nato il fucilesemiautomatico da caccia.Molti cacciatori sono abituati a chiamarlo fucile automatico e non semi automatico mal’errore di dizione corrisponde ad un errore di concetto:

· è automatico il mitra il quale, se si mantiene premuto il grilletto, continua a spararea raffica;

· è semi automatico il fucile nel quale ad ogni colpo occorre lasciare il grilletto e poiritirarlo. Se si tiene premuto il grilletto il colpo successivo non parte.

Il fucile semiautomatico è un arma che si presta alla industrializzazione dei processie la maggior parte delle case armiere nazionali ed internazionali ne producono varieversioni. La possibilità di realizzare un processo industriale ha fatto del semiautomati-co un ottimo fucile abbordabile per prezzo e con il vantaggio di avere in rapida succes-sione tre colpi (limitazione imposta dalla normativa, poiché tecnicamente alcuni fucilipossono sparare fino ad 8-9 colpi).

_ARMI E MUNIZIONI 33

2.2. MUNIZIONI

Per quanto riguarda le munizioni utilizzate per l’attività venatoria, un primo elemento daconsiderare sono le tipologie di cartuccia e la loro struttura:

A) MUNIZIONI SPEZZATE

1=Pallini

2=Bossolo

3=Borra-contenitore

4=Cartoncino

5=Polvere da sparo

6=Fondello

7=Innesco

B) MUNIZIONI A PALLA UNICA

1=Palla

2=Bossolo

3=polvere da sparo

4=Cartoncino

5=Innesco

6=Fondello

_ARMI E MUNIZIONI 35

Questa tipologia di arma non è esente da difetti:· in passato alcuni brevetti hanno dato problemi di inceppamento del meccanismo di

ricarica o di espulsione ma allo stato attuale questi problemi sono superati, anchegrazie alla produzione di munizionamenti di qualità;

· la sequenza di sparo delle cartucce rispetta l’ordine con cui sono state inserite nellacamera di scoppio e nel serbatoio. Quindi, non è possibile scegliere al momentodello sparo la cartuccia adeguata come nei fucili a due canne.

I meccanismi di ripetizione del fucile semiautomatico possono essere riassunti in:· Fucile semiautomatico a sottrazione di gas: la canna si trova solidamente unita al

castello nel quale scorre l’otturatore. Dopo lo sparo, una volta transitati i pallini, unacerta quantità di gas viene sottratta (da qui il termine sottrazione) e recuperata attra-verso i fori; il gas esercita una certa pressione su un pistoncino che retrocedendoprovoca lo sblocco dell’otturatore che a sua volta comprime una molla di recuperoed espelle il bossolo. In seguito la molla precedentemente compressa, spinge inavanti l’otturatore che sposta in canna una nuova cartuccia.

· Fucile semiautomatico a massa inerziale: la canna è ancorata al castello del fuci-le. Dopo lo sparo sono la massa dell’otturatore ed una molla a sviluppare tutto ilcinematismo determinando il ritardo nell’apertura della camera di scoppio fin quan-do i valori di pressione dello sparo non sono scesi a valori accettabili. La forza rima-sta è utilizzata per l’espulsione del bossolo e per il riarmo del cane. La molla di recu-pero, compressa dalla forza del rinculo, si decomprime e permette l’inserimento diuna nuova cartuccia in canna e il riposizionamento dell’otturatore in posizione dichiusura.

· Fucile semiautomatico a canna rinculante: si struttura in due tipologie differenzia-te, a lungo rinculo e a corto rinculo.- lungo rinculo: in questo tipo di fucile semiautomatico la canna e l’otturatore rin-

culano assieme e si separano solo dopo che i pallini sono usciti dalla canna. Rin-culando comprimono entrambi una molla che terminata la compressione riporta inavanti la canna, che si separa perciò dall’otturatore permettendo la fuoriuscita delbossolo sparato. L’otturatore durante il rinculo riarma il cane e poi tornando inposizione sposta la nuova cartuccia nella canna;

- corto rinculo: in questo tipo di fucile semiautomatico la canna e l’otturatore rin-culano assieme e si separano però in anticipo rispetto al sistema precedente. Lacanna si arresta e l’otturatore continua invece il rinculo espellendo il bossolo com-primendo la molla di recupero e armando il cane. Nel riavanzare l’otturatore spin-ge una nuova cartuccia in canna.

34 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Cartuccia inserita incamera di scoppio.

C - Tipologie di borra

I pallini, di diverse dimensioni, sono un elemento importante nella costruzione di unacartuccia e devono rispondere a determinate caratteristiche. Debbono essere il piùpossibile sferici e ben levigati per opporsi in minimo grado all’attrito ed alla resistenzadell’aria; debbono presentare una data durezza per non subire deformazioni ed è inol-tre necessario che abbiano una certa pesantezza (peso specifico) per mantenere dire-zione, velocità ed energia. I pallini di piombo puro o frammisto a nichel (piombo niche-lato) assolvono egregiamente alla loro funzione. Infatti il piombo è un metallo duttile, dialtissimo peso specifico e, allo stesso tempo, a basso costo. Successivamente la tec-nica ha messo a disposizione i cosiddetti “pallini temperati”, fabbricati cioè da una legadi piombo e antimonio (presente in quantità che va dal 2 al 5%) e che risultano esse-re meno deformabili dei comuni pallini di piombo. Infine, ne esistono altri tipi e ciascu-no ha proprie caratteristiche finalizzate a particolari circostanze di caccia. Quanto dettoha una particolare valenza se si considera che la normativa, ultimamente, ha impostol’utilizzo di pallini costruiti con materiale non tossico quando si pratica la caccia in par-ticolari ambienti. Per un approfondimento circa l’utilizzo di pallini costruiti con materia-le atossico (principalmente acciaio) si rimanda al paragrafo conclusivo del presentecapitolo.I pallini sono contraddistinti da una numerazione che indica un determinato diametroed il corrispettivo peso della sfera, come esemplificato dalla seguente tabella:

Borra feltroe sughero

Contenitore“a calice”

_ARMI E MUNIZIONI 37

Alcuni tipi di munizioni a palla per fucili ad anima liscia

La cartuccia da caccia è un validissimo strumento per l’abbattimento della selvaggina.Il bossolo è strutturato come un tubo di plastica o cartone cerato chiuso alla base daun fondello metallico, e in cima da un cartoncino o da una chiusura stellare. Il fondel-lo contiene l’apparecchio di innesco (A) e la polvere da sparo (B) (che sono a direttocontatto). L’ altezza del fondello è variabile: nelle cartucce meno potenti è basso (tipo1-2) mentre in quelle più potenti è alto (tipo 3-4-5). Sopra la polvere è generalmenteposto un cartoncino impermeabile. Al di sopra del cartoncino si trova un elementocilindrico denominato “borra” (C) che in molte cartucce di nuova costruzione vienesostituito da un contenitore a forma di calice destinato a contenere la carica dei palli-ni. Entrambi hanno comunque lo scopo di rendere uniforme ed efficace la spinta gene-rata dai gas di combustione. La chiusura della cartuccia che trattiene i pallini può esse-re realizzata attraverso una particolare piegatura del bossolo (chiusura stellare) oponendovi un cartoncino.

A - Tipologie di innesco

B - Tipologie di polvere da sparo per il confezionamento di munizioni da caccia

36 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Nelle armi a canna rigata, il problema della misura deldiametro della canna si complica perché bisogna sta-bilire se esso si misura tra pieni e cioè tra i risalti dellarigatura, oppure tra i vuoti. Si usa al riguardo distingue-re tra calibro di foratura (o fra pieni) e calibro tra ivuoti; di solito, se non viene precisato, la misura con-cerne il calibro di foratura e perciò la dimensione mini-ma dell’anima.Il calibro fra pieni viene misurato direttamente; inveceper misurare il calibro tra vuoti si preferisce forzare un

proiettile di piombo attraverso la canna e poi misurarne il diametro massimo con unmicrometro. La differenza tra i due valori è di 0,20-0,35 mm in canne destinate a spa-rare proiettili con camiciatura dura (acciaio, tombak) e di 0,30-0,50 mm per cannedestinate a sparare proiettili di piombo o con camiciatura sottile in rame. La metà diquesto valore così misurato indica la profondità della rigatura.Nella pratica, quando si parla di calibro di un’arma, non si fa riferimento a valori tecni-ci esatti, ma a valori arrotondati e convenzionali. Perciò, quando si dice che una cannaha un calibro 7mm, non si intende che essa sia esattamente sette millimetri ma soloche essa è idonea a sparare palle del calibro 7 mm con tutte le tolleranze previste dalletabelle CIP (o dagli usi costruttivi in quei paesi dove esse non vengono applicate).Si tenga inoltre presente che il solo calibro della canna non dice nulla circa la cartuc-cia che l’arma può sparare. Per esempio, una palla di diametro di 4, 5 mm può averedentro di sé un piccolo bossolo con qualche milligrammo di propellente che la spara apoche decine di metri oppure un grosso bossolo con mezzo grammo di polvere che laspara a vari km di distanza. È per questo motivo che quando si parla di calibro inten-dendo la cartuccia idonea ad essere impiegata in una certa arma, è sempre necessa-rio aggiungere una ulteriore indicazione oltre a quella del diametro.Di rado le munizioni sono individuate solamente sulla base dei dati dimensionali ma lamaggior parte delle cartucce ha un nome convenzionale in cui, accanto al dato nume-rico relativo al calibro, ed altre volte anche alla lunghezza del bossolo e al tipo di pro-iettile, si aggiungono denominazioni varie, quali il modello di arma che le impiega, ilnome dell’ideatore, del produttore, ecc.Ad esempio, in Europa, il calibro delle cartucce per fucili a canna rigata viene indicato con

_ARMI E MUNIZIONI 39

A quanto già detto si aggiunga che la scelta dei pallini da usare nell’esercizio dell’atti-vità venatoria è fatta anche e soprattutto in base alla mole e alla presumibile distanzadi tiro al selvatico oggetto dell’attività di caccia. Per esempio nel tiro al tordo allo “spol-lo” (in prima mattina) è consigliabile una numerazione di piombo 13-11 in quanto ladistanza di tiro è molto ravvicinata, per poi utilizzare piombo 10-9 per tiri al “traccheg-gio” che generalmente sono a distanze superiori. È fondamentale che il cacciatorespari al selvatico in condizioni ottimali e a distanze non eccessive, per determinare unabbattimento pulito, con la minima sofferenza per l’animale. A tal proposito, è statorilevato che un selvatico, per avere una morte istantanea, deve essere colpito (utiliz-zando munizione spezzata) da un numero di pallini pari a cinque.A titolo di completezza si riporta qui di seguito la tabella indicativa della numerazionedei pallini da usare per la caccia a vari selvatici con le relative distanze massime di tiro.

Altro importante aspetto tecnico che il cacciatore o l’aspirante tale deve conoscere èil calibro di un’arma. Per i fucili ad anima liscia si è mantenuto l’antico sistema inglese che indica il calibrocon il numero di sfere di piombo di uguale diametro che si ricavano dalla fusione di unalibbra di piombo (gr. 453,6) e che corrispondono alla misura dell’anima cilindrica dellacanna del fucile. Quindi quando si parla di un fucile da caccia, il calibro 12 indica che12 palle di piombo sparabili con esso pesano gr. 453,6; il calibro 20 indica che la cannaè più piccola perché da una libbra di piombo si ricavano non 12 bensì venti palle.Tuttavia, allo stato attuale il piombo utilizzato per la produzione dei pallini da caccia ècostituito da leghe in cui esso è presente in percentuali diverse (aventi peso specificodiverso); il che significa che utilizzando sempre 453,6 grammi di piombo si possonoottenere palle di diametro leggermente diverso. La Commissione Internazionale Per-manente per l’Uso e la Manutenzione delle Armi Portatili (abbr. CIP) ha fissato deglistandard di misura delle canne dei fucili che sono espressi in millimetri, e che preve-dono dei valori (minimi e massimi) entro i quali il diametro nominale può oscillare.Riportiamo qui una tabella a titolo esemplificativo.

38 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Tabella A - Gittata massima di un fucile calibro 12

Tabella B - Calibri dei fucili ad anima rigatada utilizzare per l’abbattimento di alcuni selvatici

due cifre: la prima indica il calibro nominale, la seconda la lunghezza del bossolo, così chesi avranno, ad esempio i calibri 6,5 x 57, 7x 64, 7,5 x 55, ecc. In alcuni casi, in aggiuntaalla seconda cifra o in sua sostituzione, viene usato il nome dell’ideatore o del fabbrican-te: (per es. 7 mm von Hofe, 7 x 51 Sup. S&H, ecc.) Gli americani, invece, usano diversisistemi non bene coordinati. In genere si ha l’indicazione del calibro in millesimi di pollice,seguito dal nome dell’inventore o del fabbricante: .222 Remington, .224 Weatherby, etc.Altri tre concetti che il cacciatore deve sempre ricordare nell’esercizio dell’attività vena-toria sono quelli di:· gittata massima, ossia la distanza massima ove il piombo può arrivare, pur se privo

di efficacia ai fini dell’abbattimento. Essa viene calcolata in base al diametro dei pal-lini ed alla loro velocità (come riportato nella tabella A, qui sotto). Si tratta di distan-ze limite non utili per la caccia pratica, ma di cui occorre tener conto per evitaredanni alle persone. La gittata massima dipende dal calibro del fucile, dal peso delproiettile, dalla velocità iniziale ed anche dall’angolo di inclinazione dell’arma.

· tiro utile, definibile come la distanza massima ove il piombo risulta efficace per l’ab-battimento.

· traiettoria descritta dal proiettile nell’aria, ovvero quella linea curva, asimmetrica conandamento parabolico che ha la sua origine alla bocca della canna del fucile e il suotermine con l’impatto sul bersaglio. La traiettoria va messa in relazione alla linea dimira (come indicato nella figura sottostante) che è una retta ideale secante la traiet-toria in due punti. Il proiettile, uscendo dalla canna, percorre un breve tratto sotto lalinea di mira dell’ottica, per poi incrociarla prima in una fase ascendente, e viaggia-re sopra di essa fino ad intersecarla nuovamente nella fase discendente (punto diazzeramento). Il rapporto tra la traiettoria e la linea di mira serve al cacciatore nelpuntare il selvatico.

Linea di mira

40 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

UTILIZZO DI MUNIZIONI CARICATE CON PALLINI D’ACCIAIO

Le munizioni contenenti pallini d’acciaio sono fabbricate fondamentalmente per l’atti-vità venatoria nelle zone dove l’uso del piombo è vietato per legge.Nel futuro l’uso di pallini di piombo sarà sempre più limitato, nonostante ad oggi ilpiombo, per le sue caratteristiche di basso costo e per l’ottima resa balistica, sia ilmateriale più utilizzato.Nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS), ad esempio, è vietato l’utilizzo di muniziona-mento a pallini di piombo. In particolar modo il divieto vale all’interno delle zone umide,quali laghi naturali e artificiali, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d’acqua dolce,salata, salmastra, nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne.Bisogna prestare attenzione nell’utilizzo di munizioni caricate con pallini d’acciaio inquanto:

1. i pallini d’acciaio (acciaio dolce a basso contenuto di carbonio, materiale duro escarsamente deformabile), per attrito, possono danneggiare le canne delle armi. Lecase produttrici, per ovviare a questo inconveniente, utilizzano un’apposita borra-contenitore di plastica che impedisce il contatto con la canna. Inoltre, vi sono deiproblemi con la strozzatura perché i pallini di acciaio non possono deformarsi comequelli di piombo in caso di sovrappressioni e creano perciò spinte radiali maggioriche possono danneggiare la strozzatura. Se il diametro del pallino che si vuole uti-lizzare è superiore ai 4 millimetri il rischio di danneggiamento è forte mentre questorischio si riduce o si presenta solo dopo numerosi colpi se si utilizzano pallini di dia-metro più piccolo. Non è consigliabile l’utilizzo di strozzature superiori a *** stelle. Itecnici balistici hanno evidenziato che il maggior rendimento dei pallini d’acciaio siottiene utilizzando canne poco strozzate ossia ***** oppure **** stelle;

2. i pallini d’acciaio non si deformano all’impatto con superfici dure, ed il rischio dirimbalzo è pertanto più rilevante.

Prima dell’utilizzo di munizioni caricate con pallini d’acciaio bisogna accertarsi che l’ar-ma sia in buono stato e che sia concepita per tali munizioni.

Generalmente le munizioni caricate con pallini d’acciaio sono classificate in:1. “standard” da utilizzare con armi testate a partire da 960 bar (cal. 12), 1020 bar (cal.

16) e 1080 bar (cal. 20);2. “alta performance”da usare soltanto in armi concepite per cartucce a pallini d’ac-

ciaio, che riportano la marcatura “Steel Shot” o “Pallini d’acciaio” (punzonate conun marchio a forma di GIGLIO ), armi testate a partire da 1370 bar.

Nell’utilizzo delle munizioni caricate con pallini d’acciaio bisogna inoltre tenere presen-te che il peso specifico dell’acciaio è del 30% inferiore a quello del piombo. Quindi permantenere, a parità di velocità iniziale, la stessa energia finale, occorre aumentare ildiametro del pallino in modo che il suo peso rimanga più o meno lo stesso. Nella pra-tica bisogna scendere di due unità la numerazione dei pallini, ad esempio al pallino dipiombo n. 7 corrisponde circa un pallino d’acciaio n. 5; in questo caso il numero deipallini contenuti nella cartuccia è minore e il cacciatore deve tenere presente che losciame dei pallini sarà più raccolto, quindi la possibilità di colpire il selvatico è più

Le moderne palle da caccia si possono dividere in tre classi fondamentali:

MANTELLATI: costituiti da un nucleo di piombo indurito, rivestitocompletamente da una camiciatura di metallo tenero (rame olega). Questo proiettile è indicato quando determinate esigenzeimpongano di non sciupare o lacerare il selvatico, attuando unascarsa o parziale deformazione, senza disperdere energie.

BLINDATI: sono studiati per la caccia ad animali provvisti di fortidifese, ed il loro scopo è di non deformarsi nell’impatto, ed attra-versare anche vaste superfici di muscoli ed ossa, per scaricare almassimo l’energia in una massa corporea grande e compatta.

ESPANSIVI: a questa tipologia appartengono la quasi totalità dellepalle offerte dalla produzione di munizioni per la caccia ai selvati-ci presenti in Italia. Questi proiettili sono concepiti per espandersinel corpo del selvatico, causando vaste lesioni che permettonol’abbattimento immediato.

42 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO _ARMI E MUNIZIONI 43

Munizioni per fucile ad anima rigata

Rappresentazione della deformazione delle palle da caccia dopo l’impatto con il selvatico

Varie tipologie di palle per fucili ad anima rigata

bassa. È necessario limitare a 30 metri al massimo la distanza di tiro (con pallino,ovviamente, adeguato all’animale da abbattere). La distanza ottimale di tiro è compre-sa tra i 20 e i 25 metri.Le case produttrici di munizioni stanno sperimentando l’utilizzo di altri materiali, comeleghe di bismuto, tungsteno, ecc., ma il rapporto qualità-prezzo rende improbabile ogniscelta diversa dall’acciaio, che ad oggi è impiegato nel 95% delle munizioni senzapiombo.Il costo di produzione, infatti, è uno dei maggiori ostacoli all’utilizzo di altri materiali. Adesempio nell’utilizzo del bismuto, talvolta in lega con stagno, i pallini sono equivalenti,sotto ogni aspetto, a quelli di piombo, ma il loro costo è circa 4 volte superiore, il loroimpiego è preso in considerazione soltanto da chi caccia con armi fini di pregio, chepotrà utilizzare tale munizionamento senza preoccuparsi di danni alla canna o allastrozzatura.Le fabbriche di armi si stanno attrezzando, per produrre fucili che sopperiscano ai limi-ti descritti intervenendo tecnicamente (per esempio sulla struttura, materiali, sezioni,lunghezze dei coni di strozzatura, ecc.) in modo da trovare la soluzione agli svantaggievidenziati garantendo invece i vantaggi ecologici ed ambientali.

REGOLE DI SICUREZZA NELL’UTILIZZO DEI PALLINI DI ACCIAIO

- Non tirare a corta distanza e verificare che la traiettoria sia libera da ogni ostacolo;- Indossare una protezione per gli occhi in modo da proteggerli dagli eventuali rimbal-

zi dei pallini d’acciaio;- Prestare attenzione durante il consumo della selvaggina poiché i pallini d’acciaio

rimasti accidentalmente incastrati nel tessuto muscolare del selvatico abbattutopossono danneggiare i denti;

- Non utilizzate cartucce in un’arma con canne in acciaio damascato o con canne atortiglione;

- Se il fucile non è di recente produzione, è necessario farlo visionare a specialisti perappurare: conservazione dell’arma nei congegni di chiusura e nell’eventuale usuradelle canne, verifica del tipo di prova al Banco Nazionale, verifica del valore dellastrozzatura. È comunque sconsigliato l’utilizzo con pallini in acciaio;

- Se il fucile è in buone condizioni anche se provato alla minima condizione al bancodi prova (prova ordinaria a 960 bar per cal. 12) si consiglia un utilizzo molto attentodell’arma sparando solo cartucce standard a bassa carica (28 gr) e con tiri entro limi-ti di 25 m. È bene non usare comunque pallini di diametro superiore a 2,5 mm. Esi-stono comunque rischi di danneggiamento della canna soprattutto dopo un certonumero di colpi;

- Non utilizzare un fucile con canna strozzata * o ** stelle, pena un danneggiamentopiù o meno grave e pericoloso della canna. Se l’arma è dotata di strozzatori inter-cambiabili si consiglia l’impiego dei soli strozzatori ***** oppure **** stelle;

- Se il pallino è più grosso di 4 mm di diametro deve essere sparato (anche su fucilinuovi e provati alla prova superiore del Banco Nazionale per pallini in acciaio) instrozzature *** stelle al massimo.

44 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

3. ICONOGRAFIE DELLE SPECIE

cacciabili,particolarmente protette,

protette

_SPECIE CACCIABILI 4948 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

QUAGLIA (Coturnix coturnix)

Ordine: GalliformiFamiglia: FasianidiDiffusione in Italia: specie migratriceregolare, nidificante e localmente sver-nante nelle Regioni meridionali e insulari.In Sardegna è presente una popolazionesedentaria.Habitat: ambienti aperti con bassa vege-tazione: steppe, praterie incolte, campicoltivati a cereali. Preferisce le pianure ele colline, ma colonizza pure gli altopiani aquote superiori a 1.500 m s.l.m.

STARNA (Perdix perdix)

Ordine: GalliformiFamiglia: FasianidiDiffusione in Italia: presente in mododiscontinuo solo nell’Italia settentrionalee localmente in Toscana e nell’Appenni-no abruzzese.Habitat: aree di pianura e di collinacaratterizzate da alternanza di colturearate, medicai, prati, pascoli, frutteti,vigneti, incolti, aree cespugliate.

TORTORA (Streptopelia turtur)

Ordine: ColumbiformiFamiglia: ColumbidiDiffusione in Italia: nidifica dappertuttofatta eccezione per gli ambienti mon-tuosi (zona alpina) e per qualche zonadella Puglia.Habitat: campi, zone rurali, collinari avocazione cerealicola con ampie fascedi vegetazione naturale. dove siano pre-senti grandi alberi su cui nidificare. Neltempo ha modificato le sue abitudini enon è raro vederla anche nelle periferiecittadine.

CACCIABILI DALLA 3a DOMENICA DI SETTEMBRE AL 31 DICEMBRE*

UCCELLIALLODOLA(Alauda arvensis)

Ordine: PasseriformiFamiglia: AlaudidiDiffusione in Italia: nidifica su tutto il terri-torio nazionale. Assente soltanto nella zonadel Tavoliere delle Puglie e in Sicilia; le popo-lazioni settentrionali sono prevalentementemigratrici, quelle meridionali quasi completa-mente sedentarie.Habitat: habitat aperti naturali. Frequentaanche coltivazioni basse, persino in caso disuperfici artificiali legate alla presenza antro-pica.

MERLO (Turdus merula)

Ordine: PasseriformiFamiglia: TurdidiDiffusione in Italia: diffuso in gran nume-ro sia nel territorio peninsulare che sulleisole, risulta invece scarso in Puglia, inparticolare nel Salento.Habitat: aree urbane e suburbane, neigiardini, nei parchi e nelle siepi, pratica-mente ovunque vi siano alberi e cespugli.L’unico limite alla diffusione è quello alti-tudinale: non nidifica infatti al di sopra dellimite della vegetazione arborea.

PERNICE ROSSA (Alectoris rufa)

Ordine: GalliformiFamiglia: FasianidiDiffusione in Italia: è presente in entrambi iversanti dell’Appennino settentrionale dal Pie-monte all’Emilia-Romagna, nelle Isole d’Elba,Pianosa e Capraia e, con piccoli nuclei localizza-ti, in Toscana, Umbria e Lazio.Habitat: frequenta ambienti di collina e monta-gna compresi in genere tra i 200-300 e gli 800-900 m di altitudine, ove si alternano zone colti-vate a cereali e foraggere, incolti, boschi, areecespugliose con sassaie, calanchi.

La specie rientra nella categoria della fauna cacciabile aisensi della L.R. n. 17 del 2 maggio 1995 ma non è previ-sta all’interno del vigente calendario venatorio della Regio-ne Lazio (2011-2012)

_SPECIE CACCIABILI 5150 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

BECCACCINO (Gallinago gallinago)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: occasionalmentenidificante in Piemonte, Lombardia, AltoAdige ed Emilia-Romagna; di comparsaregolare su gran parte del territorionazionale, invece, durante le migrazionie lo svernamento.Habitat: frequenta paludi, marcite, pra-terie bagnate e coltivi allagati, soprat-tutto durante la stagione fredda.

ALZAVOLA (Anas crecca)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: fascia costiera del-l’Adriatico settentrionale dal Friuli-VeneziaGiulia all’Emilia-Romagna. Più raramentenelle zone umide interne della PianuraPadana, paludi toscane e pugliesi, LagoTrasimeno e lago di Nazzano.Habitat: zone umide anche di piccoledimensioni con bassi fondali: paludi, risaie,acquitrini, stagni, lagune, saline, aree dimarea, laghi naturali e artificiali, fiumi.

BECCACCIA (Scolopax rusticola)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: Alpi e Appennino settentrionaletra i 500 ed i 1.100 m s.l.m.Habitat: foreste miste di latifoglie, anche in conso-ciazione con conifere, purché caratterizzate dallapresenza di sottobosco, di piccole radure e di suoliricchi di lettiera.

CACCIABILI DALLA 3a DOMENICA DI SETTEMBRE AL 31 GENNAIO*

UCCELLI

CONIGLIO SELVATICO(Oryctolagus cuniculus)

Ordine: LagomorfiFamiglia: LeporidiDiffusione in Italia: Sardegna, Sicilia,isole minori e, localmente in diverseRegioni della Penisola.Habitat: dune e pietre litoranee, preferi-sce i terreni asciutti e ben drenati, sab-biosi e moderatamente argillosi, ricchi dibassi cespugli, macchia, gariga.

LEPRE COMUNE (Lepus europaeus)

Ordine: LagomorfiFamiglia: LeporidiDiffusione in Italia: Regioni centro-set-tentrionali e Regioni meridionali (Siciliaesclusa).Habitat: praterie, steppa. Frequentaanche brughiere, boschetti, zone duno-se. Evita fitte boscaglie, pendici ombrosee terreni freddi e umidi.

MAMMIFERI

_SPECIE CACCIABILI 5352 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

COLOMBACCIO(Columba palumbus)

Ordine: ColumbiformiFamiglia: ColumbidiDiffusione in Italia: ben distribuita su tuttoil territorio nazionale, anche nelle isole.Habitat: boschi sia di latifoglie che di conife-re, vicini a zone coltivate. Frequenta anche lacittà, dove nidifica nei parchi e nelle zone diverde urbano.

COMBATTENTE(Philomacus pugnax)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: ha status di specie migratrice, dipassaggio ad agosto ed in settembre oltre che dafebbraio ad aprile. Sverna in Veneto, Emilia-Romagnaed in generale in tutto il centro-Sud.Habitat: zone umide costiere fatta eccezione per ilitorali e le aree soggette a marea. Preferisceambienti fangosi, come le saline, i margini delle vallida pesca, gli stagni retrodunali o altre zone umiderelativamente riparate e ricche di sostanze organiche.

La specie rientra nella categoria della fauna cacciabile ai sensidella L.R. n. 17 del 2 maggio 1995 ma non è prevista all’internodel vigente calendario venatorio della Regione Lazio (2011-2012)

CORNACCHIA GRIGIA(Corvus corone cornix)

Ordine: PasseriformiFamiglia: CorvidiDiffusione in Italia: ampiamente diffusain tutto il Paese eccettuato l’arco alpino,area di competenza della Cornacchianera; tutta la fascia prealpina o le aree difondovalle della zona alpina costituiscel’area di ibridazione tra le due cornacchie.Habitat: nidifica in quasi tutti gli ambientiaperti con la presenza di qualche alberosparso: ad esempio, campagne (ancheintensamente coltivate), boschetti di pia-nura, parchi e giardini.

CODONE(Anas acuta)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: sporadiche nidificazioni inVeneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna ePuglia. I contingenti di maggiori dimensioni silocalizzano in alcune delle principali zone umideadriatiche.Habitat: in inverno si concentra in aree umidecostiere, principalmente di acqua salmastra. Fre-quenta anche laghi interni e casse di espansionefluviale così come zone marine costiere.

CESENA(Turdus pilaris)

Ordine: PasseriformiFamiglia: TurdidiDiffusione in Italia: nidificano poche coppie,localizzate sulle Alpi, in particolare Valle d’Ao-sta, Lombardia, Alto Adige.Habitat: montagna, ai margini dei boschi diabete rosso e larice, radure. Si adatta anche aifrutteti e ai boschi di latifoglie alle quote piùbasse. Occasionalmente sfrutta anche fabbri-cati o covoni. Durante la stagione fredda formagruppi misti con altre specie di tordi e la siincontra nei campi aperti, lungo le siepi e neiprati allagati di pianura.

CANAPIGLIA(Anas strepera)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: Valli di Comacchioe nelle zone costiere del Mar Adriatico edella Pianura Padana con nidificazioniirregolari nel centro Italia.Habitat: zone umide con acqua dolce osalmastra poco profonda, ricche divegetazione sommersa. Durante lamigrazione e lo svernamento frequentauna maggiore varietà di tipologie dizone umide, inclusi laghi e fiumi.

_SPECIE CACCIABILI 5554 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

GALLINELLA D’ACQUA(Gallinula chloropus)

Ordine: GruiformiFamiglia: RallidiDiffusione in Italia: la Gallinella d'ac-qua è nidificante sedentaria, migratriceregolare e svernante. Nidifica sullamaggior parte dl territorio, alle quoteinferiori ai 500 m s.l.m.Habitat: originariamente tipica di zonepalustri, attualmente è diffusa anche neicoltivi caratterizzati dalla presenza dicorsi d’acqua, pur di portata modesta.Si incontra persino nei piccoli canaliadiacenti alle strade, purché accompa-gnati da fasce di vegetazione.

FRULLINO(Lymnocryptes minimus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: la specie non nidifica nelnostro Paese, ma è presente come migratriceregolare e svernante, soprattutto nelle Regio-ni del medio-alto Tirreno, alto Adriatico, Pia-nura Padana e Sardegna.Habitat: frequenta acquitrini erbosi, pratiallagati, risaie, marcite, rive paludose di laghi,fiumi, stagni, specchi d'acqua artificiali, pic-cole zone umide anche d'alta montagna, zonesalmastre costiere.

GAZZA (Pica pica)

Ordine: PasseriformiFamiglia: CorvidiDiffusione in Italia: è diffusa in tutto ilPaese, ad eccezione delle fasce montane;è comunque più abbondante nelle Regionimeridionali. Alcuni individui delle Regionisettentrionali presentano una seppur limi-tata attività di dispersione.Habitat: specie molto adattabile, la Gazzanidifica in campagne coltivate, boschetti,parchi, zone degradate anche prive divegetazione; sono sufficienti macchie divegetazione o alberi isolati, dove costrui-sce il nido.

FOLAGA (Fulica atra)

Ordine: GruiformiFamiglia: RallidiDiffusione in Italia: la Folaga è nidifi-cante, migratrice regolare e svernante.Le maggiori concentrazioni nella stagio-ne fredda si osservano a quote inferioriai 1000 m s.l.m., in particolare sul Tra-simeno, nel Delta del Po, e nelle zonelagunari nord-orientali.Habitat: nidifica ai bordi di corpi d’ac-qua, caratterizzati dalla presenza dicanne e di alta vegetazione riparia. Ininverno si riunisce invece in stormienormi sugli specchi d’acqua, in parti-colare lagune e zone costiere.

FISCHIONE (Anas penelope)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: gli insediamenti piùimportanti si trovano lungo la costa dell’Al-to Adriatico, nei laghi e nelle zone umidecostiere del centro Italia, nella Puglia set-tentrionale e in Sardegna.Habitat: zone umide d’acqua dolce, sta-gnante e debolmente corrente ma in ognicaso poco profonda. Nelle aree di sverna-mento frequenta ambienti marittimi ecostieri.

FAGIANO COMUNE(Phasianus colchicus)

Ordine: GalliformiFamiglia: FasianidiDiffusione in Italia: parte settentrionale e cen-trale del Belpaese. Qualche esemplare è pre-sente anche nelle zone sud-orientali d’Italia.Habitat: utilizza tipologie ambientali assaidiverse: dal livello del mare a quote fino ai1.500 m s.l.m. Trova condizioni più favorevoliin pianura e in collina, ove le terre coltivate sialternano a incolti, calaschi, boschi decidui,vegetazione arbustiva.

_SPECIE CACCIABILI 5756 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

MORIGLIONE(Aythya ferina)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: fascia costiera del-l’Adriatico settentrionale (Veneto edEmilia-Romagna) e in Sardegna. Nidifi-cazioni regolari sono state accertate inSicilia e Puglia, mentre segnalazionioccasionali sono note in altre Regioni.Habitat: frequenta zone umide di acquesia salmastre che dolci, costiere e del-l’entroterra, anche di limitata estensio-ne, con fondali di media profondità.Occasionalmente sosta in mare.

MESTOLONE(Anas clypeata)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: nidifica regolarmentenelle Valli di Comacchio e nel Delta delPo. Occasionalmente presente in PianuraPadana, Sardegna, Toscana, Puglia.Habitat: in periodo riproduttivo frequentazone aperte con acque salmastre pocoprofonde (lagune, stagni costieri, saline),zone umide interne di acqua dolce (laghi,casse di colmata, stagni). In periodo nonriproduttivo sosta pure in mare, nondistante dalla costa.

MORETTA(Aythya fuligula)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: regolarmente svernantema con nidificazione scarsa e irregolare. Leriproduzioni sono state rilevate in zone umidesparse per l’intera Penisola, con una maggiorfrequenza nelle Regioni settentrionali.Habitat: laghi e stagni di acqua dolce ricchidi vegetazione emersa e galleggiante. Puònidificare anche all’interno di parchi urbani,se non disturbata dalla presenza umana.

GERMANO REALE(Anas platyrhynchos)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: il Germano Reale èmigratore regolare, svernante e nidificante,principalmente nella Pianura Padana inter-na e costiera, sul litorale tirrenico e in Sar-degna. Nelle Regioni meridionali e in Siciliala presenza è più scarsa e frammentata.Habitat: zone umide di acqua dolce e sal-mastra (interne o costiere, naturali o artifi-ciali, grandi o piccole), aree coltivate (risa-ie) e ambienti fortemente antropizzati.

GHIANDAIA(Garrulus glandarius)

Ordine: PasseriformiFamiglia: CorvidiDiffusione in Italia: lungo tutta la Penisola,ovunque trovi disponibilità di ambienti idoneialla riproduzione, fino a 1700-1800 m s.l.m. ;più frequente lungo la fascia prealpina e lacatena appenninica, dove la coperturaboschiva è maggiore, molto più localizzatanella Pianura Padana e nel Salento.Habitat: soprattutto i complessi boschivi dilatifoglie, in particolare quelli maturi e di unacerta estensione, con dominanza di speciedel genere Quercus.

MARZAIOLA(Anas querquedula)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: la popolazione nidificanteè distribuita soprattutto nelle zone umide dellaPianura Padana. Localmente nidifica in qual-che lago dell’Italia centrale, in zone umide dellitorale tirrenico, di Puglia, Sicilia e Sardegna.Habitat: predilige zone umide aperte anche dipiccole dimensioni, con acque dolci ed eutrofi-che e bassi fondali mentre evita le zone umidetroppo chiuse dalla vegetazione arborea.

_SPECIE CACCIABILI 5958 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

VOLPE(Vulpes volpe)

Ordine: CarnivoriFamiglia: CanidiDiffusione in Italia: presente in quasitutta la Penisola, in particolar modo inSardegna.Habitat: praterie alpine, foreste di coni-fere, boschi misti e caducifogli, macchiamediterranea, pianura e colline coltiva-te, valli fluviali e occasionalmente nel-l’ambiente urbano.

MAMMIFERI

TORDO SASSELLO(Turdus iliacus)

Ordine: PasseriformiFamiglia: TurdidiDiffusione in Italia: le maggiori pre-senze si registrano in Lombardia e Emi-lia Romagna.Habitat: boschi di conifere e latifoglie, icastagneti, la campagna alberata e icedui ai margini dei coltivi.

PORCIGLIONE(Rallus aquaticus)

Ordine: GruiformiFamiglia: RallidiDiffusione in Italia: è sedentario e nidifi-cante in quasi tutte le Regioni, con mag-giore diffusione nella Pianura Padana e nelmedio-alto versante tirrenico. Ampie zonedi mancata presenza si osservano sulleAlpi, sugli Appennini ed in alcune Regionicentro-meridionali.Habitat: frequenta folti canneti e giunchetidi specchi d'acqua, fiumi, fossi, paludi.

TORDO BOTTACCIO (Turdus philomelos)

Ordine: PasseriformiFamiglia: TurdidiDiffusione in Italia: nidifica sull’Arco Alpino esugli Appennini fino alla Calabria in boschicedui, abetine mature. In Pianura Padana èpresente solo in pochi boschi planiziali, prefe-risce le fasce altitudinali tra i 500-600 m e i1500-1700 m s.l.m.Habitat: nidifica in boschi di caducifoglieanche in pianura, ma lo si può incontrare inparchi cittadini, nei giardini, nelle siepi vicinoalle abitazioni. Talvolta nidifica in fabbricati. Èassente dove il terreno è troppo secco, dove ilsottobosco è scarso o troppo rado, nei boschidominati da pini o betulle.

PAVONCELLA(Vanellus vanellus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: CaradridiDiffusione in Italia: distribuita principalmentenella Pianura Padana. Casi irregolari di nidifica-zione sono segnalati per la Toscana e la Puglia. Èuna specie migratrice, sebbene alcune popolazio-ni occidentali e meridionali lo siano solo in parte.Habitat: ambienti in cui prevalgono colturecerealicole e coltivi con presenza di ampie zonea terreno nudo o campi arati, che la Pavoncellautilizza come siti di alimentazione. In Italia, gliambienti maggiormente frequentati sono campidi mais, incolti umidi erbosi e argini di risaie.

_SPECIE CACCIABILI 6160 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

DAINO(Dama dama)

Ordine: ArtiodattiliFamiglia: CervidiDiffusione in Italia: ambiente mediterra-neo come San Rossore, il parco regionaledella Maremma e la tenuta di Castelporzia-no. Frequenta l’Appennino Tosco-emiliano eligure, il bosco della Mesola (Ferrara), ilGargano, il Pollino. Si trova, inoltre, in Sar-degna.Habitat: adatto ad un gran numero diambienti, specialmente se caratterizzatidalla presenza di praterie e radure.

Specie cacciabile ai sensi del D.P.G.R. n. 878/99all’interno delle AFV di specifico indirizzo venatorio.

MUFLONE(Ovis musimon)

Ordine: ArtiodattiliFamiglia: BovidiDiffusione in Italia: nelle zone del Medi-terraneo, in Sardegna. Di recente avvistatasull’Isola d’Elba, del Giglio, Capraia, Zan-none e Marettimo. Nelle zone della Tosca-na, Umbria, Emilia, Valle d’Aosta, Bolzanoe Venezia Giulia.Habitat: terreni ripidi e rocciosi. Occupa ingenere terreni aperti con buona predile-zione anche per le zone boscate, soprat-tutto se intervallate da parti rocciose.

Specie cacciabile ai sensi del D.P.G.R. n. 878/99all’interno delle AFV di specifico indirizzo venatorio.

CAPRIOLO(Capreolus capreolus)

Ordine: ArtiodattiliFamiglia: CervidiDiffusione in Italia: nell’intero Arco Alpino, l’Appen-nino ligure e lombardo e i rilievi delle Province diAsti ed Alessandria, è compresa circa il 75% dellapopolazione nazionale complessiva; l’altro correlungo la dorsale dell’Appennino tosco-emiliano.Habitat: abita preferenzialmente le aree cespugliatein evoluzione verso il bosco. Si incontra anche inambienti boschivi radi o in ambienti rurali apertiintervallati da boschetti e siepi.

Specie cacciabile ai sensi del D.P.G.R. n. 878/99 all’internodelle AFV di specifico indirizzo venatorio.

CACCIABILI DAL 1° OTTOBRE AL 30 NOVEMBRE*

UCCELLI

MAMMIFERI

COTURNICE(Alectoris graeca)

Ordine: GalliformiFamiglia: FasianidiDiffusione in Italia: sull’intero Arco Alpino, sugli Appennini, inSicilia.Habitat: la Coturnice nidifica principalmente nelle praterie aridea prevalenza di graminacee, ben soleggiate e piuttosto ripide,caratterizzate dalla presenza di rocce, talvolta scarpate o burroni,ma povere di arbusti e alberi, limitati al più a poche boscaglie.

La specie rientra nella categoria della fauna cacciabile ai sensi della L.R. n. 17del 2 maggio 1995 ma non è prevista all’interno del vigente calendario venato-rio della Regione Lazio (2011-2012)

CERVO(Cervus elaphus)

Ordine: ArtiodattiliFamiglia: CervidiDiffusione in Italia: zone alpine, Triveneto e Lom-bardia, Piemonte e Sardegna. Alcuni avvistamentinell’Abruzzo e nel Lazio (in zone protette).Habitat: si adatta a condizioni ambientali variabiliquali superfici innevate e zone paludose; è in gradodi vivere sia in pianura che in montagna. Il cervooccupa primariamente aree boschive di grandidimensioni, sia di latifoglie che di conifere, macaratterizzate da un fitto sottobosco e intervallateda radure e pascoli.

Specie cacciabile ai sensi del D.P.G.R. n. 878/99 all’internodelle AFV di specifico indirizzo venatorio.

_SPECIE CACCIABILI 6362 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

* I periodi di caccia riportati sono quelli previsti ai sensi della normativa nazionale edella normativa regionale vigente. Tuttavia, si consiglia di controllare annualmentele specie effettivamente cacciabili all’interno del Calendario Venatorio della Regio-ne Lazio (si veda, a tal proposito, il paragrafo “Tempi in cui è consentita la caccia ecalendario venatorio”, all’interno del Cap. I della presente Guida.

CINGHIALE (Sus scrofa)

Ordine: UngulatiFamiglia: SuidiDiffusione in Italia: la specie è distri-buita, senza soluzione di continuità,dalla Valle d’Aosta sino alla Calabria, inSardegna, in Sicilia, Isola d’Elba, inalcune zone prealpine in Lombardia,Veneto, Trentino e Friuli.Habitat: boschi decidui dominati dalGenere Quercus alternati a cespuglieti eprati-pascoli.

CACCIABILE CACCIABILE DAL 1^ OTTOBRE AL 31 DICEMBRE O DAL 1^ NOVEMBRE AL 31 GENNAIO*

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 6564 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

AVOCETTA(Recurvirostra avosetta)

Ordine: EmatopodiformiFamiglia: RecurvirostridiDiffusione in Italia: presente in tuttauna serie di aree umide che vanno dal-l’area litoranea dell’Alto Adriatico finoalle paludi costiere toscane, laghipugliesi, Golfo di Cagliari e Sicilia.Habitat: abita le rive melmose deglispecchi d’acqua salati o salmastri, lelagune costiere e gli stagni salmastri.

BARBAGIANNI(Tyto alba)

Ordine: StrigiformiFamiglia: StrigidiDiffusione in Italia: distribuito in tuttala Penisola, le isole maggiori e alcune diquelle minori, mentre è assente dallequote più elevate dell’Arco Alpino vistala sensibilità alle basse temperature.Habitat: gli abitati con parchi e giardinie le costruzioni rurali della campagnacoltivata. Gli ambienti di caccia sonosoprattutto prati e incolti erbacei.

CAVALIERE D’ITALIA(Himantopus himantopus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: RecurvirostridiDiffusione in Italia: è possibile trovarevarie zone di nidificazione ad Orbetello,in Sardegna, in Sicilia e nel Delta del Po.Colonie minori sono ubicate in Piemontee nelle Oasi di Torrile.Habitat: le paludi e le lagune poco pro-fonde con sponde sabbiose e sassose. Siadattano facilmente anche ad ambientiartificiali, come le risaie e le saline.

ALLOCCO(Strix aluco)

Ordine: StrigiformiFamiglia: StrigidiDiffusione in Italia: è presente nell’interaPenisola, con l’eccezione della Sardegna e dibuona parte della Puglia, mentre in Sicilia pre-senta una distribuzione frammentaria.Habitat: l'Allocco frequenta boschi di latifogliee misti, alternati ad ampie radure che fungonoda territori di caccia, zone agricole con presen-za di filari, vecchi alberi e rovine, pertinenze diabitazioni, parchi e giardini, dalla pianura allamontagna fino a quote di 1.400-1.500 m s.l.m.

ASTORE(Accipiter gentilis)

Ordine: FalconiformiFamiglia: AccipitridiDiffusione in Italia: Alpi, Prealpi, arrivafino sin quasi al mare nelle zone del CarsoTriestino. La sua distribuzione in Appenninoè limitata alla fascia montana della faggetae ai pochi tratti di bosco maturo in collina.Habitat: tratti più maturi di boschi di latifo-glie, conifere o misti.

SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE

Si riportano qui di seguito i disegni iconografici, corredati dalle informazioni relative all’-Habitat e alla diffusione nel nostro Paese, di alcune specie particolarmente protette aisensi della legge n. 157 del 1992 (lettere a e b) e delle Direttive Comunitarie (p.e. laDirettiva 2009/147/CE) e delle Convenzioni internazionali in materia di protezione dellespecie a rischio di estinzione (p.e. Allegato II della Convenzione di Berna del 1979). Perun’elencazione completa della fauna particolarmente protetta (e di quella protetta) siconsiglia la consultazione della suddetta normativa.

UCCELLI

AQUILA REALE(Aquila chrysaetos)

Ordine: FalconiformiFamiglia: AccipitridiDiffusione in Italia: catena alpina e appenni-nica e i distretti montuosi di Sicilia e Sardegna.Habitat: ambienti montuosi dell’orizzonte alpi-no e subalpino, zone montane, collinari o local-mente di pianura, nei settori alpini, appenninicie insulari. È un rapace legato agli ambienti avegetazione aperta.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 6766 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

CIVETTA(Athene noctua)

Ordine: Strigiformi;Famiglia: StrigidiDiffusione in Italia: settentrione d’Italia, soprattuttonegli ambienti rurali della pianura e delle prime fascecollinari. Anche aree urbane come Bergamo, Milano,Brescia, Mantova e Pavia presentano elevate densitàdi questi rapaci. Molto frammentaria e di scarsa consi-stenza risulta la sua distribuzione nei settori prealpinie alpini. Le popolazioni peninsulari e insulari appaionoabbastanza numerose e tendenzialmente stabili.Habitat: è diffusa nelle zone pianeggianti e collinari aquote generalmente inferiori ai 700 m s.l.m., trannesporadiche e modeste penetrazioni nei fondovalle alpi-ni ed appenninici, a quote comunque mai superiori ai1.000-1.200 m s.l.m.

FENICOTTERO(Phoenicopterus ruber)

Ordine: FenicotteriformiFamiglia: FenicotteridiDiffusione in Italia: la specie è presentecome migratrice e svernante e, a partire dal1993, come nidificante. Le prime nidificazionisono avvenute in Sardegna ma attualmente èdiffuso a Orbetello, a Margherita di Savoia e,recentemente, anche nelle Valli di Comacchio.Habitat: predilige vaste estensioni di acquesalmastre sia costiere (lagune, stagni, saline)che interne (laghi salati), aperte, poco profon-de e ricche di nutrimento.

FISTIONE TURCO(Netta rufina)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: nidifica nell’orista-nese con una popolazione estremamen-te ridotta. Piccole colonie sono inoltrepresenti nel medio Tirreno. Attualmentele concentrazioni più elevate si sonoregistrate sul Lago di Garda e nel Sinis.Habitat: zone umide ampie e con acqueabbastanza profonde, caratterizzate daabbondante presenza di vegetazionesommersa e con larga fascia di cannetolungo le rive.

CICOGNA BIANCA(Ciconia ciconia)

Ordine: CiconiformiFamiglia: CiconiformiDiffusione in Italia: esistono centri di prote-zione cicogne a Fagagna (UD), Santa Elena diSilea (TV), al Parco del Mincio e a MassaMarittima (GR). Avvistate alcune coppie inPiemonte, Friuli, Emilia, Lombardia, Veneto,Toscana, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sar-degna.Habitat: specie tipica di zone pianeggianti,caratterizzate da prati irrigui, risaie marcite,campi arati, brughiere, zone paludose aperte.

CIGNO REALE(Cygnus olor)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: laghi lombardi e piemontesi, lagune costiere dell’Adriatico.Habitat: frequenta un’ampia varietà diambienti d’acqua dolce e salmastra, cir-condati da fasce di densa vegetazioneadatte alla nidificazione.

CIGNO SELVATICO(Cygnus cygnus)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: sono stati avvistatipiccoli contingenti svernanti in Italiasettentrionale, provenienti dall’areascandinava, mentre i piccoli contingentisvernanti in Italia centro-meridionalesono probabilmente riferibili alla popo-lazione centro-siberiana.Habitat: nidifica in laghi poco profondi,sulle rive di fiumi, estuari, lagune ebracci di mare.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 6968 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

GALLINA PRATAIOLA(Tetrax tetrax)

Ordine: GruiformiFamiglia: OtididiDiffusione in Italia: in Italia si incontranodue popolazioni stanziali e ben distinte digallina prataiola: in Sardegna e Puglia(Tavoliere di Foggia).Habitat: legata a paesaggi naturali aridi eun po’ brulli, la Gallina prataiola non disde-gna le zone coltivate, specialmente quellecon colture estensive a prato da sfalcio econ un limitato sfruttamento dei suoli.

GHIANDAIA MARINA(Corecias garrulus)

Ordine: CoraciformiFamiglia: CoracidiDiffusione in Italia: ha areale di nidifica-zione che corrisponde essenzialmente allafascia costiera e alle vallate fluviali delleRegioni centrali tirreniche, dell’Adriaticomeridionale e dello Ionio. È presente inSardegna e in Sicilia, dove nidifica preva-lentemente nell’area centro-meridionale.Habitat: frequenta zone aperte xerofile, dipianura e bassa collina sino ai 300 ms.l.m., con incolti e praterie steppose,boschetti di querce e pinete con frequentiradure, oliveti e coltivi con alberi sparsi emacchie di vegetazione arborea.

GHEPPIO(Falco tinnunculus)

Ordine: FalconiformiFamiglia: FalconidiDiffusione in Italia: uniformementedistribuito come nidificante, pur mancan-do da alcune aree intensamente coltivatee antropizzate della Pianura Padana,della Toscana e della Campania.Habitat: presente in quasi ogni tipologiadi paesaggio, eccetto alcune zone acopertura forestale densa e continua oaree ad agricoltura estremamente inten-siva e ad alto apporto di pesticidi.

GABBIANO ROSEO(Larus genei)

Ordine: CaradriformiFamiglia: LaridiDiffusione in Italia: il Gabbiano roseo èattualmente presente in tre macro-areeben delimitate: il Golfo di Cagliari, ilDelta del Po e le saline di Margherita diSavoia, in Puglia.Habitat: lagune e saline durante la sta-gione estiva. D’inverno ha invece abitu-dini prevalentemente costiere, con rapi-de puntate in mare aperto per procac-ciarsi il cibo.

GABBIANO CORALLINO(Larus melanocephalus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: LaridiDiffusione in Italia: nidifica nelle Valli diComacchio, aree adriatiche, l’intero Deltadel Po, da Cervia a Porto Viro, quindi un’areapiù ristretta posta a sud del Gargano.Habitat: nidifica su isolotti e barene all’in-terno di valli da pesca, saline e lagune sal-mastre. Per l’alimentazione frequenta sia lespiagge e le aree portuali che i coltivi neipressi delle colonie.

GABBIANO CORSO(Larus audouinii)

Ordine: CaradriformiFamiglia: LaridiDiffusione in Italia: Sardegna e Arcipe-lago toscano.Habitat: dal comportamento quasiesclusivamente pelagico, è possibileosservarlo talvolta in aree costiere,anche se trascorre la maggior partedella propria vita in mare aperto, men-tre le piccole isole, anche lontane dallaterraferma, costituiscono l’habitat idealeper la nidificazione.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 7170 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

GUFO REALE(Bubo bubo)

Ordine: StrigiformiFamiglia: StrigidiDiffusione in Italia: l’areale riproduttivo,assai frammentato, è limitato ai rilievialpini ed appenninici della Penisola.Habitat: versanti rocciosi con scarsavegetazione e i margini di vasti com-prensori forestali. Un elemento comun-que sempre ricorrente intorno al sitoriproduttivo è la presenza di ambientiaperti, boschi di latifoglie su pendio ediscariche di rifiuti, luoghi ideali per lacaccia alle proprie prede.

MARANGONE DAL CIUFFO(Phalacrocorax aristotelis)

Ordine: PelicaniformiFamiglia: FalacrocoracidiDiffusione in Italia: Sardegna, ArcipelagoToscano, Isola di Lampedusa. Sono statesegnalate nidificazioni sulle Isole Ponziane enel Circeo. È inoltre presente nell’alto Adriatico.Habitat: ambienti marini costieri, coste roccio-se. Pesca di preferenza in corrispondenza digolfi e insenature.

MARANGONE MINORE(Phalocrocorax pygmeus)

Ordine: PelicaniformiFamiglia: FalacrocoracidiDiffusione in Italia: nelle zone umide delFriuli-Venezia Giulia, nelle lagune venete enel Delta del Po.Habitat: zone umide interne di pianura,d’acqua dolce e salmastra, caratterizzate dadensa vegetazione palustre e ricche di pesci.

GRU(Grus grus)

Ordine: GruiformiFamiglia: GruidiDiffusione in Italia: presente con pochiindividui svernanti in Sardegna occidentale,Sicilia e sulla media costa tirrenica.Habitat: distese paludose, acquitrini. Lanidificazione avviene solitamente a marginedei laghi o paludi, preferibilmente in areealberate e con bassa presenza antropica.

GUFO COMUNE(Asio otus)

Ordine: StrigiformiFamiglia: StrigidiDiffusione in Italia: è specie sia svernante che nidificante(1.000 coppie circa), di difficile localizzazione data la caratteri-stica silenziosità della specie. È eterogeneamente diffuso in Ita-lia settentrionale con presenze discrete e nidificazioni regolari,in notevole aumento nella bassa Pianura Padana. La specie èsoprattutto svernante in Italia meridionale, Sicilia e Sardegnacomprese, anche se recentemente le nidificazioni sono inaumento in Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia.Habitat: ambienti aperti con alberi sparsi, in filari o in macchie.Anche zone boscose alternate a zone aperte. Generalmentenidifica a quote comprese tra gli 800 m e i 1.600 m s.l.m.

GOBBO RUGGINOSO(Oxyura leucocephala)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: attualmente in Italia laspecie è di comparsa accidentale; le pochesegnalazioni effettuate negli ultimi decenni siriferiscono a individui isolati o in coppia, perlo più in dispersione post-natale o in errati-smo invernale.Habitat: nidifica in zone umide d’acqua dolceo salmastra anche di modeste dimensioni,purché contraddistinte da una fitta bordura dicanneto e ricche di vegetazione sommersa.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 7372 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

OTARDA(Otis tarda)

Ordine: GruiformiFamiglia: OtididiDiffusione in Italia: ambienti pianeg-gianti dell’Italia settentrionale e soprat-tutto nella Pianura Padana. In rare occa-sioni, sono stati avvistati esemplari nel-l’Italia centro-meridionale con limitimeridionali in Puglia e Campania.Habitat: gli ambienti nei quali la specieè stata osservata evidenziano una pre-dilezione per zone coltivate, aperte epianeggianti, dove la vegetazione arbo-rea risulta pressoché assente.

PELLICANO (Pelecanus onocrotalus)

Ordine: PelicaniformiFamiglia: PelicanidiDiffusione in Italia: zone umide deldelta del Po, il Polesine, le Valli diComacchio, il ravennate (Cervia), i laghidi Mantova, Ferrara. È inoltre presentenella maremma grossetana (porto Erco-le, Lago di Burano), in Sicilia e in Puglia.Habitat: zone umide di acqua dolce osalmastra. In Italia vengono visitatesoprattutto le zone costiere, i fiumi e ilaghi della Pianura Padana.

PERNICE DI MARE(Glareola pratincola)

Ordine: CaradriformiFamiglia: GlareolidiDiffusione in Italia: i nuclei principali sono loca-lizzati in Sicilia, Sardegna ed Emilia-Romagna.Habitat: nidifica tipicamente in zone aperte pia-neggianti con vegetazione rada o assente, spes-so originate dal prosciugamento di piccoli spec-chi d’acqua a margine di lagune, saline o stagnipoco profondi. Tutti i territori sono caratterizzatiper le elevate temperature estive e per la pre-senza nelle immediate adiacenze di ampie zonedi caccia con scarsa vegetazione cespugliosa oerbacea.

NIBBIO BRUNO(Milvus migrans)

Ordine: FalconiformiFamiglia: AccipitridiDiffusione in Italia: la specie presentauna distribuzione a chiazze con quattronuclei principali: prealpino-padano, tir-renico-appenninico, adriatico, inferiore-ionico e siciliano.Habitat: specie eclettica e opportunista,occupa una vasta gamma di ambientima tende a preferire zone di pianura,collina, e media montagna nei pressiimmediati di zone umide, pescicolture,o discariche a cielo aperto.

MIGNATTAIO(Plegadis falcinellus)

Ordine: CiconiformiFamiglia: TreschiornitidiDiffusione in Italia: pochissime zoneumide della Sardegna, della Puglia e dellaPianura Padana. L’unico sito riproduttivooccupato è quello di Punte Alberete, a suddel Delta del Po.Habitat: nidifica sia in zone umide d’acquadolce che salmastra, caratterizzate dasuolo umido o allagato, con fasce di vege-tazione palustre emergente e boschettiigrofili di varie latifoglie. Fuori periodo ripro-duttivo frequenta prati allagati, marcite,risaie, rive fangose di fiumi e laghi.

OCCHIONE(Burhinus oedicnemus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: BurinidiDiffusione in Italia: la sua distribuzionecomprende i greti fluviali del settoreoccidentale della Pianura Padana (Emi-lia-Romagna, Piemonte) e del Friuli-Venezia Giulia, le aree costiere e internedelle Regioni centrali tirreniche (Toscana,Lazio), la Basilicata, le estreme Regionimeridionali e le due isole maggiori.Habitat: è una specie terricola e predili-ge zone coltivate aperte, le brughiere ele aree semidesertiche.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 7574 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

POLLO SULTANO(Porphyrio porphyrio)

Ordine: GruiformiFamiglia: RallidiDiffusione in Italia: attualmente il Pollosultano vive solo in Sardegna. In altreRegioni italiane è stato avvistato occasio-nalmente (Lazio, Toscana, Emilia-Romagna).Habitat: tipico delle zone umide ricche divegetazione ripariale, il Pollo sultano è lega-to agli stagni retrodunali, alle paludi costie-re ed ai tratti terminali dei corsi d’acqua,anche se sono noti casi di nidificazione ininvasi lontani dal mare, lungo canali di irri-gazione e su aste fluviali nell’interno.

STERNA MAGGIORE(Hydroprogne caspia)

Ordine: CaradriformiFamiglia: SternidiDiffusione in Italia: è migratrice e sver-nante occasionale, più frequente e regolarelungo le coste del basso e alto Adriatico(Puglia, Emilia-Romagna, Veneto), delmedio e alto Tirreno (Lazio, Toscana) edelle due isole maggiori.Habitat: acque salmastre di complessi del-tizi, lagune, valli da pesca, saline e stagniretrodunali. Durante la migrazione prediligeseguire litorali sabbiosi e dune costiere.

SPATOLA(Platalea leucorodia)

Ordine: CiconiformiFamiglia: TreschiornitidiDiffusione in Italia: Valli di Comacchio, zoneinterne dell’Emilia-Romagna, Friuli-VeneziaGiulia.Habitat: ambienti ad acqua bassa e ferma, siadolce che salata, quali: paludi, laghi, lagune.

PICCHIO ROSSO MAGGIORE(Dendrocopos major)

Ordine: PiciformiFamiglia: PicidiDiffusione in Italia: popolazione nidificantedistribuita in tutta la Penisola e nelle isole mag-giori. L’unica eccezione è rappresentata dalSalento. Nel resto d’Italia si osservano lacunedistributive solo in corrispondenza di aree poveredi vegetazione arborea.Habitat: ambienti alberati tra il livello del mare eil limite superiore del bosco. In mancanza di for-mazioni boschive naturali può occupare con suc-cesso ambienti artificiali o antropizzati: parchi cit-tadini, alberature campestri, coltivazioni di pioppo.

PIVIERE TORTOLINO(Charadrius morinellus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: CaradridiDiffusione in Italia: Abruzzo (Maiella),Alpi (Lombardia, Alto Adige) e pochiesemplari localizzati in alcune aree delmeridione (in particolare Puglia e Sicilia).Habitat: nidifica in praterie sommitalirocciose con vegetazione bassa e discon-tinua, sulla Maiella e sulle Alpi, tra i 2.000e i 2.500 m di altitudine. Durante lemigrazioni frequenta i medesimi ambientidi alta quota; molte segnalazioni proven-gono da pianori e creste montuose. Tal-volta presente in zone umide costiere.

POIANA(Buteo buteo)

Ordine: FalconiformiFamiglia: AccipitridiDiffusione in Italia: la specie risulta omo-geneamente distribuita attraverso l’interaPenisola, la Sardegna e la Sicilia con unamaggiore densità nelle Prealpi centrali cheva decrescendo verso l’Appennino.Habitat: l’habitat di nidificazione puòandare da zone di pianura, antropizzate ecaratterizzate da habitat forestali fram-mentati e di ridotte dimensioni, alle forestedi conifere e faggio del piano montano.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 7776 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

CAMOSCIO D’ABRUZZO(Rupicapra pyrenaica ornata)

Ordine: ArtiodattiliFamiglia: BovidiDiffusione in Italia: porzione centraledella catena appenninica, zone montuo-se del P.N. d’Abruzzo (Gruppo dellaCamosciara, Gruppo della Meta).Habitat: aree forestali ricche di sottobo-sco ed intervallate da pareti rocciose escoscese; radure e canaloni, praterie,margini delle petraie.

GATTO SELVATICO(Felix sylvestris)

Ordine: CarnivoriFamiglia: FelidiDiffusione in Italia: presente in tutta l’areacentro-meridionale, in Sicilia ed in Sarde-gna. Il limite settentrionale della distribuzio-ne peninsulare della specie è rappresentatoda Toscana, Umbria e Marche. Nell’Italiasettentrionale la specie è segnalata al con-fine tra Liguria, Piemonte ed in Friuli.Habitat: è un abitatore delle foreste di lati-foglie ad altezze medio-basse (in una fasciacompresa tra i 300/400 m e gli 800 m),mentre evita le zone montane con copertu-ra nevosa: la variante sarda, invece, predili-ge ambienti più caldi ed asciutti.

ISTRICE(Hystrix cristata)

Ordine: RoditoriFamiglia: IstricidiDiffusione in Italia: Italia centro-meridionale,Sicilia ed Isola d’Elba. Di recente l’areale italianoha conosciuto una notevole espansione versonord, giungendo in Liguria occidentale fino allepropaggini sud-orientali della Lombardia e meri-dionali del Veneto.Habitat: ecosistemi agro-forestali della regionemediterranea, dal piano basale fino alla mediacollina. Tuttavia, la si può occasionalmente ritro-vare anche nelle grandi aree verdi situate all’in-terno delle città, purché contigue a zone provvi-ste di abbondante vegetazione.

MAMMIFERI

STERNA ZAMPENERE(Gelochelidon nilotica)

Ordine: CaradriformiFamiglia: SternidiDiffusione in Italia: Valli di Comacchio,foggiano, oristanese, cagliaritano.Habitat: nidifica in ambienti salmastricostieri (lagune, saline), dove occupapiccole isole (barene, dossi) con coper-tura vegetale frammista a detriti dibivalvi e argini terrosi preferibilmentecircondati dall’acqua. Nei periodi migra-tori frequenta acque marine e zoneumide costiere.

TARABUSO (Botaurus stellaris)

Ordine: CiconiformiFamiglia: ArdeidiDiffusione in Italia: Pianura Padanafino alle coste venete e friulane, zonecostiere della Toscana e del Lazio e sitiisolati dell’Umbria e della Puglia.Habitat: frequenta zone umide conun’estesa copertura di erbe palustri, inparticolare fragmiteti, tifeti, scirpeti,allagate almeno stagionalmente.

VOLPOCA (Tadorna tadorna)

Ordine: AnseriformiFamiglia: AnatidiDiffusione in Italia: nidifica in zone umidedella fascia costiera adriatica che va dallaLaguna di Grado e Marano (UD, GO) alla Sali-na di Cervia (RA). Molto limitata è la presen-za al Sud e nelle isole. In inverno frequentaalto Adriatico e Golfo di Manfredonia (FG).Habitat: nel periodo riproduttivo occupazone umide costiere con acque salate o sal-mastre, come saline, laghi e lagune costiere.Per alimentarsi frequenta zone di acqueaperte, con bassi fondali e libere dalla vege-tazione.

_SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE 7978 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

MARTORA(Martes martes)

Ordine: CarnivoriFamiglia: MustelidiDiffusione in Italia: presente sull’Isolad’Elba e in Sardegna. Qualche avvistamen-to in Sicilia.Habitat: foreste d’alto fusto di grandeestensione e con scarso sottobosco, diconifere, di latifoglie o miste, dalla pianuraalla montagna (si spinge fino a 2.000 ms.l.m.). È presente pure in zone a macchiamolto fitta, mentre è assente dalle areeprive di copertura arborea.

LINCE(Lynx lynx)

Ordine: CarnivoriFamiglia: FelidiDiffusione in Italia: Alpi orientali (dalTarvisiano al Veneto e fino al TrentinoOrientale), raramente in Lombardia,Valle d’Aosta e Piemonte.Habitat: foreste caratterizzate da buonedensità di prede, in particolare ungulati.

LONTRA(Luntra luntra)

Ordine: CarnivoriFamiglia: MustelidiDiffusione in Italia: in tutta la Penisola,ma principalmente lungo i corsi d’acquadella Campania, Basilicata, Puglia eCalabria. Avvistamenti anche in Toscanameridionale, alto Lazio e Abruzzo.Habitat: legata ad ambienti acquatici,vive in prossimità di ruscelli, laghi dimontagna, paludi, lagune, foci dei fiumi,canali di irrigazione e bacini artificiali.

ORSO BRUNO(Ursus arctos)

Ordine: CarnivoriFamiglia: UrsidiDiffusione in Italia: questi mammiferisono incentrati nella zona del ParcoNazionale d’Abruzzo (Abruzzo, Molise eLazio), nelle Marche e nel Trentino occi-dentale. Di recente sono stati avvistatiesemplari sulle Alpi orientali (Friuli eVeneto).Habitat: zone tranquille lontane dallapresenza umana. Ambienti montanicaratterizzati da cespuglieti e vegeta-zione erbacea, posti a quote elevate.

LUPO(Canis lupus)

Ordine: CarnivoriFamiglia: CanidiDiffusione in Italia: stabilmentepresente in tutta la catenaappenninica, dall’Aspromonte finoalle Alpi marittime, ha ricoloniz-zato anche le aree alpine del Pie-monte fino a raggiungere i confinimeridionali della Valle d’Aosta.Habitat: zone montane densa-mente forestate data soprattuttola ridotta presenza umana in talehabitat.

_SPECIE PROTETTE 8180 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

PETTEGOLA(Tringa totanus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: in massima partenella Laguna di Venezia. In Italia risultapresente una popolazione svernanteconcentrata in poche zone umidecostiere dell’Adriatico e della Sardegna.Habitat: aree costiere caratterizzate daestese praterie circondate da ampiedistese fangose utilizzate quali zone dialimentazione. È presente, in misuraminore, nelle saline e nei pressi di sta-gni costieri.

PIOVANELLO PANCIANERA(Calidris alpina)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: zone umide dell’Adria-tico settentrionale, dalla Salina di Cerviaalla Foce dell’Isonzo.Habitat: diversi tipi di zone umide, comelagune, saline, stagni retrodunali, foci flu-viali e bacini di depurazione delle acque.Durante la migrazione sosta anche in zoneumide interne.

PIRO PIRO BOSCHERECCIO(Tringa glareola)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: è specie migratriceregolare e svernante irregolare. Lo sverna-mento della specie in Italia è accidentale esi riferisce esclusivamente a pochissimiindividui isolati, concentrati soprattutto nelDelta del Po.Habitat: nidifica soprattutto in foreste diconifere e nella tundra con aree ad arbu-sti, purché nei pressi di superfici, anchemolto limitate, d’acqua dolce. Nella partemeridionale dell’areale riproduttivo nidificaanche sulle sponde di laghi o fiumi dimaggiori dimensioni.

CORMORANO (Phalacrocorax carbo)

Ordine: PelicaniformiFamiglia: FalacrocoracidiDiffusione in Italia: nell’oristanese, in alcune zoneumide interne del Piemonte e dell’Emilia, nella LagunaVeneta e nel Delta del Po. Occasionalmente presenteanche in Sicilia, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.Habitat: frequenta le coste poco profonde, le zoneumide interne d’acqua dolce e salmastra, canali efiumi di varia tipologia e dimensione. Nidifica su albericon poco fogliame.

GABBIANO COMUNE (Larus ridibundus)

Ordine: CaradriformiFamiglia: LaridiDiffusione in Italia: principali colonie dinidificazione nel Delta del Po emiliano, connuclei secondari in Piemonte, nella Lagunadi Venezia e in Sardegna.Habitat: qualsiasi ambiente umido, naturaleo artificiale, sia d’acqua dolce che salata,oltre che i coltivi e le aree fortemente antro-pizzate quali le discariche di rifiuti urbani.

SPECIE PROTETTE

UCCELLI BECCAPESCI(Sterna sandvicensis)

Ordine: CaradriformiFamiglia: SternidiDiffusione in Italia: specie nidificante,migratrice e svernante, è presente in Emilia-Romagna (Valli di Comacchio), nella Lagunadi Venezia e nella Valle Bertuzzi. Alcunecoppie hanno inoltre nidificato nella Salina diMargherita di Savoia.Habitat: acque costiere marine o salmastrelimpide, con fondali sabbiosi poco profondi ericchi di fauna ittica di superficie. In migra-zione e svernamento può capitare sui mag-giori bacini lacustri e fiumi dell’entroterra.

_SPECIE PROTETTE 8382 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

UPUPA(Upupa epops)

Ordine: CoraciformiFamiglia: UpupidiDiffusione in Italia: distribuita uniforme-mente in tutta la Penisola e nelle isolemaggiori con l’esclusione delle zone dialta montagna e delle piccole isole.Habitat: tipica specie delle zone pianeg-gianti e di collina. Frequenta ambientiaperti, coltivi e incolti, dove siano presen-ti boschetti, o vecchi alberi sparsi o filari,ruderi e manufatti vari in cui nidificare.

RICCIO EUROPEO(Erinaceus europaeus)

Ordine: InsettivoriFamiglia: ErinaceidiDiffusione in Italia: tutto il territorio dellaPenisola e delle isole (comprese anchealcune minori).Habitat: zone con una buona coperturavegetale come i boschi, dove si rinvienepiù di frequente ai margini. È inoltre pre-sente in aree coltivate, parchi e giardiniurbani.

MAMMIFERI

MARMOTTA(Marmota marmota)

Ordine: RoditoriFamiglia: SciuridiDiffusione in Italia: è presente dalle Alpioccidentali a quelle orientali. Immissioniartificiali sono state recentemente condottenell’Appennino ligure e in quello tosco-emiliano.Habitat: versanti soleggiati e ad elevatapendenza, caratterizzati da prateria conpietraie o massi sparsi e radi arbusti.

TARABUSINO (Ixobrychus minutus)

Ordine: CiconiformiFamiglia: ArdeidiDiffusione in Italia: aree umide della Val Padana edella costa nord-orientale. Nell’Italia peninsulare ladistribuzione è frammentata.Habitat: aree umide di acqua dolce con abbondantevegetazione. Mostra una spiccata preferenza per i can-neti maturi. Frequenta anche zone umide di ridottedimensioni purché presentino alternanza di acqueaperte e densa vegetazione. Pur preferendo le areepianeggianti, in Italia nidifica fino a 800 m s.l.m.

TORTORA DAL COLLARE ORIENTALE (Streptopelia decaocto)

Ordine: ColombiformiFamiglia: ColombidiDiffusione in Italia: diffusa soprattutto al Nordsino ad anni recenti, oggi è ampiamente presenteanche nel centro, nel meridione e in Sardegna.Habitat: localizzata principalmente in parchi urba-ni e suburbani ricchi d’alberature a pino. Preferi-sce le aree di pianura e quelle rivierasche.

PITTIMA REALE(Limosa limosa)

Ordine: CaradriformiFamiglia: ScolopacidiDiffusione in Italia: pochi esemplari sononidificanti mentre le pittime svernanti si con-centrano soprattutto nelle Regioni meridionalie tirreniche.Habitat: in Italia nidifica quasi esclusivamentein ambienti di risaia e in prati umidi. Sverna inalcune saline e stagni costieri. In migrazione èosservabile in qualsiasi tipo di zona umidacon acque basse, sia dolci che salmastre,nonché su pascoli, campi coltivati e risaie.

84 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

TASSO (Meles meles)

Ordine: CarnivoriFamiglia: MustelidiDiffusione in Italia: è distribuito nell’in-tera Penisola, mentre è assente in Sicilia,Sardegna e isole minori.Habitat: vive nelle zone forestali sia dipianura che di montagna fino a 2.000 ms.l.m. Preferisce i boschi di latifoglie omisti anche di limitata estensione, alter-nati a zone aperte, cespugliate, sassosee incolte.

SCOIATTOLO (Sciurus vulgaris)

Ordine: RoditoriFamiglia: SciuridiDiffusione in Italia: è presente in tutta laPenisola.Habitat: boschi di conifere e più di rado inquelli di caducifoglie. Frequenta anche parchiurbani e giardini.

4. CINOFILIA

Questi ultimi costituiscono il gruppo più grande di razze canine e possiamo dividerle invarie categorie: razze da ferma, razze da cerca, razze da seguita, razze da tana, razzeda pista su sangue, razze da riporto e le razze da corsa.

La Federazione Cinologica Internazionale (FCI) e quindi l’Ente Nazionale Cinofilia Italia-na (ENCI), riunisce le razze canine da caccia per gruppi: Gruppo 3 – Terrier; Gruppo 4– Bassotti; Gruppo 5 - cani di tipo spitz e di tipo primitivo; Gruppo 6 - Segugi e caniper pista di sangue e razze assimilate; Gruppo 7 – Cani da ferma; Gruppo 8 - Cani dariporto, cani da cerca, cani da acqua; Gruppo 10 – Levrieri. In questa sintetica rasse-gna delle razze da caccia più conosciute ed utilizzate, escludiamo i Levrieri in quantonon utilizzati per l’attività venatoria perché la legislazione italiana vieta la caccia a vista.

Molte di queste razze sono definite specialiste ed altre generiche: il Setter Inglese el’Epagneul Breton sono due cani da ferma specialisti; il Drahthaar e il Weimaraner sonodue generici in quanto sono utilizzati anche come cani da traccia e per pista di san-gue; il Labrador è uno specialista nel recupero e nel riporto, lo Springer Spaniel Ingle-se è un generico in grado di svolgere eccellenti azioni di cerca e scovo ma nello stes-so tempo anche un ottimo riportatore; i Bassotti e i Terrier sono dei generici, in gradodi lavorare in tana e nello stesso tempo utilizzati nella seguita o come limiere e comecani da traccia di sangue; Annoveriani e Bavaresi sono degli specialisti nella traccia disangue; alcune razze da seguita sono anche utilizzate come limieri e nella traccia disangue; il Cirneco dell’Etna è uno specialista della caccia al coniglio selvatico.

Riportiamo qui di seguito un elenco delle maggiori razze utilizzate nell’attività venato-ria, divise per specializzazione.

_CINOFILIA 89

4.1. EVOLUZIONE E STORIA DEL CANE

La storia evolutiva del cane risale a circa 15 milioni di anni fa quando da un piccolo car-nivoro del Pliocene, il Tomarctus, sarebbero derivate alcune specie che hanno datovita a lupi, sciacalli e volpi, tutte linee evolutive che si sono in seguito ben differenzia-te e distinte tra loro.

È difficile dire da quanti anni l’uomo abbia iniziato l’addomesticamento del lupo, evo-lutosi successivamente nel cane, comunque si stima che ciò sia avvenuto almeno11.000 – 12.000 anni fa in Europa o in Medio Oriente.

E’ormai accertato dalla scienza che il grande antenato del cane è il lupo. Ritrovamen-ti fossili, studi del comportamento e delle distribuzioni geografiche dei canidi in tempiantichi, studi di genetica e fisiologia fanno ritenere che il lupo fosse quello del MedioOriente e dell’India (Canis lupus pallipes). Certo, è impensabile definire quando mate-rialmente il lupo sia diventato il cane domestico che tutti conosciamo: di fatto questoè un fenomeno di grande complessità sia temporale che spaziale. L’evoluzione ci portaal Canis familiaris di cui fanno parte tutti i cani da caccia. Comunque non si escludeche, nel corso dei millenni, il cane già derivato dal lupo si sia incrociato ulteriormentecon lo sciacallo o il coyote.

I primi contatti tra uomo e lupo furono sicuramente di concorrenza; tutti e due eranodei predatori, e proprio il bisogno di cacciare per procacciarsi cibo (legato all’istinto disopravvivenza) ha fatto sì che questi due esseri primitivi si siano avvicinati. Molto pro-babilmente in un momento di caccia dei lupi, l’uomo ha approfittato delle sue capaci-tà, quali velocità, forza, aggregazione del gruppo per poter più facilmente catturare unapreda. Tuttavia, potrebbe anche essere avvenuto il contrario ossia che il lupo abbiaapprofittato di carcasse di animali lasciate dall’uomo cacciatore e si sia avvicinato aquesto per convenienza. In modo graduale si vinse la paura reciproca, la diffidenza el’ostilità. Il lupo iniziò l’avvicinamento sempre più frequente alle caverne, alle grotte, allecapanne; questi primi contatti furono sicuramente spontanei senza un particolare inte-ressamento dell’uomo, ma poi nel tempo quest’ultimo notò nel canide alcune doti diguardiano. Infatti, mentre il lupo fruiva degli avanzi lasciati dall’uomo, poteva avvertirela presenza di una possibile minaccia all’incolumità dell’area e segnalarla.

Quindi iniziò una sorta di complicità che con l’andare avanti del tempo arrivò ad esse-re una dipendenza totale tra i due. È iniziata, magari dall’addestramento di un cuccio-lo di lupo rimasto orfano della madre ed integrato in un gruppo di uomini, l’interazionetra uomo e cane e tutte quelle fasi successive di gerarchia, dipendenza, educazionealle varie funzioni lavorative che poi nel tempo l’uomo, con la selezione zootecnica, haplasmato, creato e fissato selezionando oltre 500 razze che sono arrivate fino ai giorninostri.

In virtù delle caratteristiche morfologiche ed attitudinali, l’uomo ha selezionato per ipropri scopi e finalità i cani per il controllo delle greggi quindi cani da pastore e, daquesti, anche i cani da difesa e da guardia, i cani da traino e da slitta, i cani da com-pagnia e i cani da caccia.

88 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

4.2. ELENCODELLE RAZZE

RAZZE DA FERMA

SETTER INGLESEOrigine: Gran Bretagna.Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) tra 65 e 68 cm (femmine) tra 61 e 65 cm. Peso: da 25 a 30 kg.

POINTER INGLESEOrigine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) tra 63 e 69 cm (femmine) tra 61 e 66 cm.

DEUTSCHER KURZHAAR Origine: Germania.Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) tra 62 e 66 cm (femmine) tra 58 e 63 cm.

DEUTSCHER DRAHTHAAROrigine: Germania.Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) tra 60 e 67 cm (femmine) tra 56 e 62 cm.

Drahthaar - foto di Luigi Le Noci.

Deutscher Kurzhaar – foto di Francesco Putini.

Pointer Inglese - foto di Francesco Putini.

Setter Inglese - foto di Alessandro Bianco.

90 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

EPAGNEUL BRETON Origine: FranciaClassificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) tra 48 e 50 cm (femmine) tra 47 e 49 cm.

BRACCO ITALIANO Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma.Altezza: (maschi) da 58 a 67 cm (femmine) da 55 a 62 cm Peso: da 25 a 40 kg.

SPINONE ITALIANO Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 7 - canida ferma. Altezza: (maschi) da 60 a 70 cm(femmine) da 58 a 65 cmPeso: (maschi) da 32 a 37 kg(femmine) da 28 a 30 kg

RAZZE DA CERCA

SPRINGER SPANIEL INGLESE Origine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 8 - canida riporto, cani da cerca, cani da acqua.Altezza: 51 cm al garrese circa

Springer Spaniel Inglese - foto Stefano De Vita.

Spinone Italiano - foto di Ivo Amico.

Bracco Italiano - foto di Laura Leporatti.

Espagneul Breton - foto di Fabrizio Belocchi.

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COCKER SPANIEL INGLESE Origine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 8 - canida riporto, cani da cerca, cani da acqua.Altezza: (maschi) da 39 a 41 cm al gar-rese (femmine) da 38 a 39 cm al garrese. Peso: da 12,6 a 14,5 kg.

RAZZE DA RIPORTO

LABRADOR RETRIEVER Origine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 8 - canida riporto, cani da cerca, cani da acqua.Altezza: (maschi) ideale tra 56 e 57 cm (femmine) ideale tra 54 e 56 cm. Peso: da 25 a 34 kg.

GOLDEN RETRIEVER Origine: InghilterraClassificazione F.C.I.: Gruppo 8 - canida riporto, cani da cerca, cani da acqua. Altezza: (maschi) da 56 a 61 cm (femmine) da 51 a 56 cm Peso: (maschi) da 29 a 31,5 kg (femmine) da 25 a 27 kg

RAZZE DA SEGUITA

SEGUGIO ITALIANO A PELO RASO Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: (maschi) da 52 a 58 cm (femmine) da 48 a 56 cm Peso: da 18 a 28 kg

SEGUGIO ITALIANO A PELO FORTE Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: (maschi) da 52 a 60 cm (femmine) da 50 a 58 cm Peso: (maschi) da 20 a 28 kg(femmine) da 18 a 26 kg

SEGUGIO MAREMMANO Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue. Altezza: (maschi) da 44 a 52 cm(femmine) da 42 a 50 cm

Labrador Retriever - foto di Cristiano Di Lazzaro.

Cocker Spaniel - foto di Sabrina Badì.

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BEAGLEOrigine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: da 33 a 40 cm.Peso: da 13 a 17 kg.

ARIGEOIS O BRIQUET DU MIDI Origine: FranciaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: (maschi) da 55 a 60 cm (femmine) da 53 a 58 cm

PETIT BLEU DE GASCOGNE Origine: FranciaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue Altezza: (maschi) tra 52 e 60 cm(femmine) tra 50 e 56 cm.

RAZZE DA TANA, SEGUITA,TRACCIA DI SANGUE

BASSOTTO Origine: Germania Classificazione F.CI.: Gruppo 4 - caneda caccia su terra e sotto terraVarietà StandardPeso: non superiore ai 9 kg e circonfe-renza toracica superiore a 35 cm.Varietà NanoDimensioni: circonferenza toracica da30 cm a 35 cm.Varietà KaninchenDimensioni: circonferenza fino ai 30 cm.

RAZZE DA TANA, SEGUITA,TRACCIA DI SANGUE

DEUTSCHER JAGD TERRIER Origine: GermaniaClassificazione F.C.I.: Gruppo 3 - terrier.Altezza: tra 33 e 40 cmPeso: (maschi) da 9 a 10 kg (femmine) da 7,5 a 8,5 kg.

Bassotto nano a pelo duro - foto di Stefano De Vita.

Petit Bleu de Gascogne - foto di Sergio Moiani.

Beagle - foto di Barbara Rimedio.

_CINOFILIA 93

4.3. LEGISLAZIONE IN MATERIA DI BENESSEREE TUTELA DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE ANCHE DURANTE IL TRASPORTO

Rientrano in questo quadro normativo alcuni disposti legislativi che è bene conosceree che sono relativi alle modalità di mantenimento di un cane, per un rapporto di rispet-to reciproco, alle modalità di trasporto di un cane durante gli spostamenti in auto e,infine, ai modi in cui si educa e/o si addestra un cane per determinate mansioni.

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 febbraio 2003 che ha recepi-to l’Accordo Stato-Regioni 6 febbraio 2003 - “Disposizioni in materia di benesse-re degli animali da compagnia e pet teraphy”.

Le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano si impegnano a provvederedisposizioni specifiche che individuino responsabilità e doveri del detentore dell’ani-male da compagnia stabilendo che chiunque conviva con tale tipo di animale e abbiaaccettato di occuparsene, è responsabile della sua salute e del suo benessere e deveprovvedere alla sua sistemazione nonché fornirgli adeguate cure ed attenzioni, tenen-do conto dei suoi bisogni fisiologici ed etologici secondo l’età, il sesso, la specie e larazza. In particolare il detentore dell’animale deve:a. rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica adeguata;b. assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere fisico

ed etologico;c. consentirgli un’adeguata possibilità di esercizio fisico;d. prendere ogni possibile precauzione per impedirne la fuga;e. garantire la tutela dei terzi da aggressioni;f. assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora degli animali.

L’Accordo Stato-Regioni sopra citato obbliga in tutta Italia, dal 1° gennaio 2005, l’ado-zione del sistema identificativo dell’Anagrafe Canina con l’inserimento di un Microchipnell’animale, obbligatorio per tutti i possessori di cani e rende quindi obbligatorial’iscrizione all’Anagrafe Canina. La Regione Lazio ha recepito l’Accordo Stato-Regionicon la Deliberazione della Giunta Regionale 18 dicembre 2006 n. 866 – “Recepimentoaccordo Stato-Regioni sulle disposizioni in materia di benessere degli animali da com-pagnia e pet-therapy”.

Ordinanza del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali del 6agosto 2008 – “Ordinanza contingibile ed urgente concernente misure per l’iden-tificazione e la registrazione della popolazione canina”.

Art. 1, comma 2. Il proprietario o il detentore di un cane deve provvedere a far identi-ficare e registrare l’animale, nel secondo mese di vita, mediante l’applicazione delmicrochip. Il proprietario o il detentore di cani di età superiore ai due mesi è tenuto aidentificare e registrare il cane ai fini di anagrafe canina, entro trenta giorni dalla datadi entrata in vigore della presente ordinanza.

_CINOFILIA 95

JACK RUSSEL TERRIER Origine: Gran BretagnaClassificazione F.C.I.: Gruppo 3 - terriers.Altezza: ideale da 25 a 30 cm al garrese.

RAZZE DA TRACCIA DI SANGUE

ANNOVERIANO – HANNOVERISCHERSCHWEISSHUND Origine: GermaniaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: (maschi) tra 50 e 55 cm (femmine) tra 48 e 53 cm.

BAVARESE – BAYERISCHER GEBIR-GSSCHWEISSHUND Origine: GermaniaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangueAltezza: (maschi) mai superiori ai 50 cm (femmine) mai superiori ai 45 cm. Peso: varia da 25 a 35 kg.

ALPENLAENDISCHE DACHBRACKE Origine: AustriaClassificazione F.C.I.: Gruppo 6 - segu-gi e cani per pista di sangue.Altezza: (maschi) da 37 a 38 cm (femmine) da 36 a 37 cm.

RAZZA SPECIALISTA NELLA CACCIA AL CONIGLIO SELVATICO

CIRNECO DELL’ETNA Origine: ItaliaClassificazione F.C.I.: Gruppo 5 - canidi tipo spitz e di tipo primitivo. Altezza: (maschi) da 46 a 50 cm(femmine) da 42 a 46 cmPeso: (maschi) da 10 a 12 kg(femmine) da 8 a 10 kg

Cirneco dell’Etna – foto di Roberto Nardini.

Alpenlaendische Dachsbracke - foto di Antonio Fiore.

Jack Russel Terrier- foto di Alessandro Bianco.

94 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 1, comma 5. Il proprietario o detentore di cani già identificati ma non ancora regi-strati è tenuto a provvedere alla registrazione all’anagrafe canina entro trenta giornidalla data di entrata in vigore della presente ordinanza.Art 2, comma 1. È vietata la vendita di cani di età inferiore ai due mesi, nonché di caninon identificati e registrati in conformità alla presente ordinanza.

Legge 14 agosto 1991 n. 281 – “Legge quadro in materia di animali di affezione eprevenzione del randagismo”.

Art.1 – Lo stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gliatti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorirela corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.

Legge Regionale 21 ottobre 1997 n. 34 – “Tutela degli animali di affezione e pre-venzione del randagismo”.Art.15 – È vietato a chiunque l’abbandono dei cani, dei gatti e di qualsiasi altro anima-le custodito nella propria residenza o domicilio.Art.19, comma 1 – Chiunque possiede o detiene animali, a qualunque titolo, è obbli-gato a provvedere ad un trattamento adeguato alla specie, al mantenimento ed allanutrizione degli stessi.Art. 19, comma 2 – Gli animali devono disporre di uno spazio sufficiente fornito di tet-toia idonea a ripararli dalle intemperie e tale, salvo speciali controindicazioni, da con-sentire un adeguato movimento e la possibilità di accovacciarsi ove siano legati concatena. La catena ove necessaria, deve avere la lunghezza minima di metri cinqueoppure di metri tre se fissata tramite un anello di scorrimento ed un gancio snodabilead una fune di scorrimento di almeno cinque metri.Art. 19, comma 3 – È fatto divieto a chiunque di custodire presso la propria abitazio-ne o in altri locali, in proprietà o in detenzione, animali domestici in condizioni tali cherechino nocumento all’igiene, alla salute ed alla quiete delle persone nonché pregiudi-zio agli animali stessi.Questa norma regionale inoltre introduce il sistema dell’Anagrafe Canina obbligatoriache consisteva in un tatuaggio posto all’interno coscia da applicare entro tre mesi dallanascita.

Codice della Strada (Titolo V) – “Norme di comportamento – Trasporto di perso-ne, animali e oggetti sui veicoli a motore”.

Art.169 comma 6 – Sui veicoli diversi da quelli autorizzati a norma dell’articolo 38 delDecreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954 n. 320 (Regolamento di Poli-zia veterinaria per il trasporto a fini commerciali, ndr) è vietato il trasporto di animalidomestici in numero superiore ad uno e comunque in condizioni da costituire impedi-mento e pericolo per la guida. È consentito il trasporto di soli animali domestici, anchein numero superiore, purché custoditi in apposita gabbia o contenitore o nel vanoposteriore al posto di guida appositamente diviso da rete od altro analogo mezzo ido-

96 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

neo che, se istallati in via permanente, devono essere autorizzati dal competente uffi-cio del Dipartimento per i trasporti terrestri (ex ufficio provinciale della Direzione gene-rale della Motorizzazione Civile Trasporti in Concessione).Art.170 – Sui mezzi a due ruote è permesso il trasporto di animali purché custoditi in appo-sita gabbia o contenitore che non sporga tanto lateralmente o longitudinalmente rispettoalla sagoma del mezzo, ovvero impediscano o limitino la visibilità del conducente.

Regolamento (CE) n. 1/2005 del Consiglio del 22 dicembre 2004 – “Sulla prote-zione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate” che modifica ledirettive 64/432/CEE e 93/119/CE e il Regolamento (CE) n. 1255/97.

Deliberazione della Giunta Regionale 8 febbraio 2008, n. 71 – “ApprovazioneDisposizioni regionali per l’autorizzazione al trasporto di animali vivi ai sensi delregolamento (CE) n. 1/2005”.

Decreto Legislativo 25 luglio 2007, n. 151 – “Disposizioni sanzionatorie per la vio-lazione delle disposizioni del Regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione deglianimali durante il trasporto e le operazioni correlate”.

Questa norma prevede che chiunque trasporti animali vivi vertebrati per conto di terzidebba premunirsi di un Certificato di Idoneità al Trasporto.

Legge 20 luglio 2004 n.184 – “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamen-to degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini ocompetizioni non autorizzate”.

Art.1, Modifiche al Codice Penale Art. 544-ter (Maltrattamento di animali) – Chiun-que, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sot-topone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le suecaratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con lamulta da 3.000 a 15.000 euro.Art. 727 (Abbandono di animali) – Chiunque abbandona animali domestici o cheabbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o conla multa da 1.000 a 10.000 euro.Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con laloro natura, e produttive di gravi sofferenze.

Legge 4 novembre 2010, n. 201 – “Ratifica ed esecuzione della Convenzione euro-pea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novem-bre 1987, nonche’ norme di adeguamento dell’ordinamento interno”.

Art. 1 (Autorizzazione alla ratifica) - Il Presidente della Repubblica è autorizzato aratificare la Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, fattaa Strasburgo il 13 novembre 1987.

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Art. 2 (Ordine di esecuzione) - 1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzio-ne di cui all’articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformitàa quanto disposto dall’articolo 18 della Convenzione stessa.Art. 3 - (Modifiche al Codice Penale) - 1. Al codice penale sono apportate le seguentimodificazioni: a) all’articolo 544-bis, le parole: « da tre mesi a diciotto mesi» sono sostituite dalleseguenti: « da quattro mesi a due anni »; b) all’articolo 544-ter, primo comma, le parole: « da tre mesi a un anno o con la multada 3.000 a 15.000 euro » sono sostituite dalle seguenti: « da tre a diciotto mesi o conla multa da 5.000 a 30.000 euro ».

Per qualunque dubbio relativo al benessere degli animali d’affezione e alla loro deten-zione (per es. gli alloggi, i box, i recinti, il trasporto, l’anagrafe canina, etc) si consigliadi rapportarsi esclusivamente con il Servizio Veterinario della ASL competente per ter-ritorio. In questo modo si evita di incorrere in sanzioni sia di carattere amministrativoche penale che, in taluni casi, possono essere di una certa entità.

4.4. L’EDUCAZIONE CINOFILA PER UNACORRETTA CONVIVENZA TRA UOMO E CANE

L’educazione cinofila include tutte quelle nozioni impartite al cane e relative all’ubbi-dienza, cioè la base per intraprendere un percorso sociale inserito nella vita di tutti igiorni insieme all’amico uomo, un percorso di vita che deve risultare piacevole e sere-no per tutti e non un incubo come purtroppo accade a quelle persone che vuoi per unmotivo vuoi per un altro, non hanno saputo o voluto rapportarsi correttamente con ilproprio cane. Un cane può essere educato ad essere ubbidiente e rispettoso, consa-pevole del proprio ruolo all’interno del suo nuovo “branco” e cioè la famiglia. Il cane èa tutti gli effetti un componente della famiglia. L’addestramento cinofilo invece, avviene impartendo al cane determinati insegna-menti atti allo svolgimento di un determinato lavoro. Questo è tanto vero quanto uncane perfettamente educato ed ubbidiente e totalmente integrato nella vita sociale,non è in grado di svolgere alcun lavoro specifico. Quindi prima di impartire al cane tuttiquei rudimenti necessari allo svolgimento delle attività tipiche per i cani da caccia, ènecessario educare e far socializzare l’animale con il mondo circostante.Iniziamo con la scelta del cucciolo. Questa sarà orientata considerando vari fattori: tipo-logia specifica del lavoro che andrà a svolgere, tipologia ambientale e cioè dove andrà avivere (in giardino, quindi con disponibilità di ampio spazio o in casa, quindi con spaziolimitato) e dove verrà impiegato maggiormente (zona di montagna, zona di pianura, climifreddi o miti) e, non in ultimo, la scelta soggettiva di avere quella o quell’altra razza. Dove acquistare un cucciolo? Si sconsiglia l’acquisto di un cucciolo presso un nego-zio di animali e questo non per pregiudizi vari ma perché è necessario verificare ed esi-gere la presenza di alcune caratteristiche e ciò potrebbe non essere possibile da farenei negozi. Bisogna recarsi dove è possibile vedere i genitori e l’intera cucciolata dalla quale verràpreso il cucciolo, vedere i fratellastri di altre cucciolate, comunque dove è possibile

98 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

vedere i cani nei vari gradi di parentela. In tal senso il posto migliore è un allevamentocertificato. Si consiglia di scegliere il cucciolo sempre presso quell’allevatore che con i propri canisvolge attività venatoria continuativa e che li alleva rispettoso degli standard ufficialiFCI–ENCI, i quali impongono precise indicazioni selettive zootecniche come la corret-ta costruzione morfologica e l’ impressa attitudine venatoria. Si suggerisce poi di verifi-care lo stato igienico, di salubrità e di pulizia dell’allevamento, nonché l’armonia e lasocialità intraspecifica ed eterospecifica dei cani all’interno dell’allevamento stesso. Ilcucciolo non va ceduto mai al di sotto dei 60 giorni ed è obbligatorio rilasciare all’ac-quirente: il libretto delle vaccinazioni e sverminazioni, il certificato medico veterinario dibuona salute, certificazione veterinaria di inserimento del microchip e relativa iscrizioneall’Anagrafe Canina regionale di appartenenza, modulo di cessione proprietà, moduloENCI per il pedigree, nonché ricevuta o fattura fiscale dell’avvenuto pagamento del cuc-ciolo. E’ importante rilasciare al nuovo proprietario tutte quelle nozioni relative alla razza,alla sua corretta crescita, alla sua alimentazione, alla sua educazione ed eventualeaddestramento, e comunque seguire negli anni tutte quelle fasi della maturità fisica epsichica del cane uscito dall’allevamento, in un rapporto di reciproca amicizia.Nel momento in cui il cucciolo entra in casa, la cosa fondamentale prima di iniziarequalsiasi tipo di insegnamento è farlo ambientare per qualche giorno. Ciò vuol dire, insostanza, far abituare il cane al nuovo ambiente ed alle persone per lui sconosciute.È importante considerare sempre che la base per educare ma anche per addestrare uncane è il gioco, perché con esso si riescono ad ottenere risultati più veloci e soddisfa-centi. Il cane si deve divertire e non si deve mai stancare. Questo perché il cane stancoperde di concentrazione ed assocerebbe la stanchezza ad una cosa non piacevole. Daciò deriva l’importanza di fermarsi sempre (in qualsiasi fase dell’insegnamento o dell’ad-destramento) in un momento piacevole e dando all’animale un premio finale. Il canedeve rimanere con il desiderio di ricominciare una cosa che lo diverte e lo appaga.Non bisogna mai perdere la pazienza, bisogna essere sempre comprensivi e mai impulsivio aggressivi. Non bisogna pretendere che il cane entri nella mente del padrone/addestra-tore ma, al contrario, devono essere questi ultimi ad entrare nella psicologia dell’animale. Quanto detto sembra apparentemente una cosa semplice ma, al contrario, è difficilis-sima poiché si tratta di due esseri viventi (uomo e cane) differenti che comunicano inmodo differente e per relazionarsi e capirsi deve essere l’uomo ad usare l’intelligenza. Le prime fasi di insegnamento all’obbedienza sono fondamentali, sono gli esercizi piùsemplici ma anche i più delicati perché con essi si forma psicologicamente il cane alladisciplina, tanto necessaria per lo svolgimento del lavoro che in seguito verrà richiestoall’animale. Fin dalle prime lezioni si deve cercare di non traumatizzare mai il cane. Si tenga pre-sente che per educare male un cane ci vuole pochissimo, e la colpa è sempre dell’uo-mo e per riportarlo poi ad un corretto equilibrio e a non avere paure o fobie strane civuole molto tempo. In alcune situazioni si può arrivare ad un punto irreversibile. Non ci si stancherà mai di raccomandare al padrone di avere tanta pazienza. Inoltre, imigliori risultati si hanno quando il proprietario/conduttore e il cane vivono a strettocontatto e sintonia nella vita quotidiana, il che si traduce nel dare da mangiare perso-nalmente al cane, essere la persona che lo accompagna nelle uscite quotidiane e gio-care spesso insieme, avere in sostanza un forte contatto fisico fino ad arrivare al puntodi “sporcarsi” reciprocamente.

_CINOFILIA 99

Qui di seguito verranno elencati alcuni esercizi fondamentali che è opportuno che ogniproprietario/conduttore insegni al proprio cane. Ne verrà fatto un semplice cennoanche perché si trovano sui testi specializzati, su specifici siti internet, oppure posso-no essere richiesti ad un educatore cinofilo professionista. Gli esercizi sono: il richia-mo con il nome, il vieni, il collare, la condotta al guinzaglio, il fermo, il seduto, ilterra, l’indifferenza allo sparo, la non curanza verso animali che non siano in situa-zioni o oggetto di caccia e l’indifferenza verso altri animali.

Si vuole qui fare un’ultima raccomandazione: bisogna sempre controllare al massimogrado il nostro cane, in tutte le situazioni. Infatti, l’autorità incondizionata delpadrone/conduttore, rapportata nel sistema sociale gerarchico dei lupi fa che eglivenga visto come capobranco, e come tale deve essere ascoltato. Il cane è l’ultimo acomandare nel nostro sistema sociale quale la famiglia. Ricordiamo sempre che è assolutamente vietato educare, addestrare ed allenare ilcane con mezzi coercitivi o dolorosi che possano causare stress psico/fisico. Attual-mente questa pratica è perseguibile penalmente dalla legge.

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5. VADEMECUM PER L’ASPIRANTE

CACCIATORE

Questo capitolo ha l’intento di descrivere i passi necessari che devono essere compiu-ti da coloro i quali aspirino ad intraprendere l’attività venatoria.

5.1. L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO VENATORIO

L’abilitazione all’esercizio venatorio, necessaria per richiedere la licenza di porto di fucileper uso caccia, si consegue a seguito di esami pubblici dinnanzi ad apposita commissio-ne nominata dalla Regione in ciascun capoluogo di Provincia (art. 22 L. 157/92). L’esameviene sostenuto per il primo rilascio e in caso di revoca della licenza. Gli esami sono svoltisecondo le modalità stabilite dalle Regioni e riguardano, in particolare, le seguenti materie:

- Legislazione venatoriaLegislazione venatoria regionale e nazionale; regolamenti locali di caccia; calendariovenatorio e altre disposizioni;

- Zoologia applicata alla cacciaCenni sulla classificazione di uccelli e mammiferi; cenni di ecologia ed etologia, con-cetto di mimetismo e di migrazione; definizione di selvaggina stanziale e selvagginamigratoria; riconoscimento degli uccelli e dei mammiferi italiani, con particolare rife-rimento alle specie cacciabili e particolarmente protette; elementi dell’habitat e dellabiologia delle specie più significative, soprattutto quelle cacciabili; gestione dellafauna (concetto di conservazione, faunistica, organizzazione del territorio ai fini dellagestione faunistica); zone protette, zone di produzione e di caccia, capacità ricettivadel territorio; rapporti tra agricoltura e fauna selvatica, introduzioni, reintroduzioni,ripopolamenti, tecniche di censimento, piani di prelievo, controllo dei carnieri;

- Tutela della natura e principi di salvaguardia delle produzioni agricole Concetto di conservazione dell’ambiente; capacità faunistica del territorio; miglioramen-ti ambientali; prevenzione dei danni delle attività produttive (agricole, zootecniche, ittio-culturali), controllo delle popolazioni animali di specie potenzialmente dannose; rispettodell’ambiente e delle colture agricole; condizione di coltura in atto, coltivazioni interdet-te all’accesso da parte del cacciatore, territori non fruibili per l’attività venatoria;

- Armi e munizioni di cacciaNorme che regolamentano la detenzione e l’uso delle armi comuni da caccia; cono-scenza delle armi comuni da caccia e loro munizioni (carabine, fucili e arco); manu-tenzione delle armi da caccia; concetti elementari di balistica; prove simulate dimaneggio con armi comuni da caccia sia a canna liscia che a canna rigata;

- Regole comportamentali del cacciatoreRegole di prudenza e sicurezza durante l’esercizio venatorio; rapporti con il mondoagricolo; partecipazione alle attività di gestione della fauna selvatica e dell’ambiente;

- Norme di pronto soccorsoTecniche di emergenza per tamponare un’emorragia da arma da fuoco o da taglio;norme di comportamento in caso di fratture, uso del siero antivipera;

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- CinofiliaNozioni elementari di cinofilia (riconoscimento delle razze canine da caccia e loroimpiego, elementi fondamentali del mantenimento e dell’addestramento dei cani dacaccia); nozioni di profilassi delle principali malattie del cane.

Per essere ammesso all’esame, l’aspirante cacciatore deve presentare domanda alPresidente della Commissione d’esame provinciale competente per territorio, allegan-do i seguenti documenti:a) Certificato medico di idoneità fisica all’esercizio venatorio, rilasciato in conformità

alle vigenti disposizioni di legge;b) Ricevuta di versamento della somma di 10,33 euro a favore della Provincia compe-

tente a copertura delle spese di organizzazione dell’esame;c) Certificato di residenza o dichiarazione sostitutiva.

N.B: a) Il certificato medico rilasciato dalle ASL o dalle altre strutture sanitarie abilitateha validità per 90 giorni a decorrere da quello di rilascio (si consiglia di munirsi di unacopia conforme all’originale del certificato medico, necessaria per il successivo rilasciodel porto d’armi).b) Nel caso in cui la firma sulla domanda non fosse apposta davanti al funzionario inca-ricato, occorre allegare una fotocopia di un documento di riconoscimento dell’interes-sato che riporti la località di residenza e che sia in corso di validità.

5.2. SVOLGIMENTO DELLA PROVA D’ESAME

L’aspirante cacciatore, per poter sostenere la prova orale, deve aver superato la provascritta che consiste nella compilazione di un questionario composto da 15 domande.Non sono ammessi più di 2 errori.Al candidato valutato idoneo all’esercizio venatorio è rilasciato, a firma del Presidentedella Commissione, il certificato di abilitazione che dovrà essere presentato alla Que-stura per il rilascio della prima licenza di porto d’armi per uso caccia o per il rinnovo dellostesso in caso di revoca. L’aspirante cacciatore giudicato non idoneo, trascorsi almeno tre mesi dall’esamesostenuto con esito negativo, può sostenere, previa presentazione di nuova domanda,un’ulteriore prova di esame.

5.3. LICENZA DI PORTO DI FUCILEPER USO CACCIA

La licenza ha la durata di 6 anni ed è valida su tutto il territorio nazionale.

Il modulo di richiesta, disponibile anche presso la Questura di competenza territoriale,può essere consegnato nei seguenti modi:- direttamente a mano: l’ufficio rilascia una regolare ricevuta; - per posta raccomandata con avviso di ricevimento.- per via telematica, con modalità che assicurino l’avvenuta consegna

_VADEMECUM PER L’ASPIRANTE CACCIATORE 105

Alla richiesta si deve allegare:

a) due marche da bollo da euro 14,62 da applicare sulla richiesta e sulla licenza; b) la certificazione comprovante l’idoneità psico-fisica, rilasciata dall’A.S.L. di resi-

denza ovvero dagli Uffici medico-legali e dalle strutture sanitarie militari e della Poli-zia di Stato;

c) una dichiarazione attestante l’abilitazione all’attività venatoria; d) la ricevuta di pagamento della tassa di concessioni governative di euro 178,00 più

un’addizionale di euro 5.16 (come previsto dall’art. 24 della Legge n. 157 dell’11febbraio 1992);

e) la ricevuta di pagamento della tassa di concessione regionale, fissata ogni anno,che per la Regione Lazio ammonta a euro 32,65;

f) la ricevuta di versamento di euro 1,26 per il costo del libretto valido 6 anni, dapagarsi per il primo rilascio e alla scadenza dei sei anni, richiedendo all’Ufficio ter-ritoriale competente gli estremi del conto corrente della corrispondente TesoreriaProvinciale dello Stato;

g) due foto recenti, formato tessera, a capo scoperto e a mezzo busto; h) la documentazione o autocertificazione relativa al servizio prestato nelle Forze

Armate o nelle Forze di Polizia o certificato di idoneità al maneggio delle armi rila-sciato da una Sezione di Tiro a Segno Nazionale;

i) una dichiarazione sostitutiva in cui l’interessato attesti: - di non trovarsi nelle condizioni ostative previste dalla legge; - le generalità delle persone conviventi; - di non essere stato riconosciuto “obiettore di coscienza” ai sensi della legge n.

230 dell’8 luglio 1998, oppure di aver presentato istanza di revoca dello status diobiettore presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ai sensi della Legge n.130 del 2 agosto 2007.

5.4. RINNOVO DELLA LICENZA DI PORTO DI FUCILE PER USO CACCIA

La licenza di caccia si rinnova alla scadenza del 6° anno. Nel periodo di validità vienerinnovata automaticamente con il pagamento della tassa di concessione governativa,che va versata prima dell’uso dell’arma per ciascun anno successivo a quello di ema-nazione della licenza e non è dovuta per gli anni nei quali non se ne fa uso. Per ladomanda di rinnovo, che deve essere presentata prima della scadenza del titolo, vaprodotta la stessa documentazione prevista per il rilascio, ad eccezione della certifica-zione attestante l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria, la certificazione relati-va all’idoneità al maneggio delle armi e la dichiarazione di non essere stato riconosciu-to “obiettore di coscienza”.

106 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

5.5. POLIZZA ASSICURATIVA

Coloro che vogliano intraprendere l’attività venatoria avranno bisogno di sottoscrivereuna polizza assicurativa con lo scopo di garantire la responsabilità civile verso terzi pereventuali danni provocati dal maneggio delle armi durante l’esercizio della caccia. Lalegge definisce massimali di 516.456 euro suddivisi in 387.342 euro circa per danni allapersone e 129.114 euro circa per danni ad animali e cose. È inoltre prevista una poliz-za antinfortunistica per il cacciatore con massimale di 51.645 euro.

5.6. TESSERINO VENATORIO

Ai fini dell’esercizio dell’attività venatoria, è necessario il possesso, da parte del caccia-tore, di apposito tesserino venatorio.

Il tesserino venatorio è un documento di controllo regionale, rilasciato dalla Provinciache si può avvalere della collaborazione operativa dei Comuni e/o delle associazionivenatorie.

Sul tesserino devono essere riportate, in modo in modo indelebile, le seguenti annota-zioni:1. ambiti di caccia nei quali il cacciatore risulta iscritto2. forma esclusiva di caccia prescelta dal cacciatore3. data in cui si esercita l’attività venatoria4. capi abbattuti.

Appare evidente la funzione di controllo che il tesserino venatorio consente; infattil’agente di vigilanza, leggendo quanto riportato sul tesserino, può accertare se il cac-ciatore:1. è autorizzato a cacciare nell’ATC dall’Organismo di gestione competente per il ter-

ritorio ove è stato fermato per il controllo;2. sta rispettando la forma di caccia prescelta;3. sta osservando il limite massimo di tre giorni a settimana per svolgere l’attività

venatoria;4. non eccede i limiti di carniere consentiti (non più di venti capi complessivi, art. 34,

c. 9, L.R. 2 maggio 1995 n. 17).

Alla fine della stagione venatoria ed, in ogni caso, entro e non oltre il 31 marzo il cac-ciatore deve restituire il tesserino venatorio all’Ente che lo ha rilasciato.

_VADEMECUM PER L’ASPIRANTE CACCIATORE 107

6. LEGISLAZIONE

3. Le Regioni a statuto ordinario provve-dono ad emanare norme relative allagestione ed alla tutela di tutte le speciedella fauna selvatica in conformità allapresente legge, alle convenzioni interna-zionali ed alle direttive comunitarie. LeRegioni a statuto speciale e le Provinceautonome provvedono in base alle com-petenze esclusive nei limiti stabiliti dairispettivi statuti. Le Province attuano ladisciplina regionale ai sensi dell’articolo14, comma 1, lettera f), della legge 8 giu-gno 1990, n. 142.

4. Le direttive 79/409/CEE del Consigliodel 2 aprile 1979, 85/411/CEE della Com-missione del 25 luglio 1985 e91/244/CEE della Commissione del 6marzo 1991, con i relativi allegati, concer-nenti la conservazione degli uccelli selva-tici, sono integralmente recepite ed attua-te nei modi e nei termini previsti dalla pre-sente legge la quale costituisce inoltreattuazione della Convenzione di Parigidel 18 ottobre 1950, resa esecutiva conlegge 24 novembre 1978, n. 812, e dellaConvenzione di Berna del 19 settembre1979, resa esecutiva con legge 5 agosto1981, n. 503.

5. Le Regioni e le Province autonome inattuazione delle citate direttive70/409/CEE, 85/411/CEE e 91/244/CEEprovvedono ad istituire lungo le rotte dimigrazione dell’avifauna, segnalate dal-l’Istituto nazionale per la fauna selvaticadi cui all’articolo 7 entro quattro mesidalla data di entrata in vigore della pre-sente legge, zone di protezione finalizza-te al mantenimento ed alla sistemazione,conforme alle esigenze ecologiche, deglihabitat interni a tali zone e ad esse limi-trofi; provvedono al ripristino dei biotopidistrutti e alla creazione di biotopi. Taliattività concernono particolarmente e((prioritariamente le specie di cui all’al-legato I annesso alla citata direttiva

2009/147/CE, secondo i criteri ornito-logici previsti all’articolo 4 della stessadirettiva)). In caso di inerzia delle Regio-ni e delle Province autonome per un annodopo la segnalazione da parte dell’Istitu-to nazionale per la fauna selvatica, prov-vedono con controllo sostitutivo, d’inte-sa, il Ministro dell’agricoltura e delle fore-ste e il Ministro dell’ambiente.

((5-bis. Le Regioni e le Province auto-nome adottano le misure di conserva-zione di cui agli articoli 4 e 6 del rego-lamento di cui al decreto del Presiden-te della Repubblica 8 settembre 1997,n. 357, e successive modificazioni, perquanto possibile, anche per gli Habitatesterni alle zone di protezione specia-le. Le Regioni e le Province autonomeprovvedono all’attuazione del presentecomma nell’ambito delle risorse uma-ne, finanziarie e strumentali disponibi-li a legislazione vigente e senza nuovi omaggiori oneri per la finanza pubbli-ca.))

6. Le Regioni e le Province autonome tra-smettono annualmente al Ministro del-l’agricoltura e delle foreste e al Ministrodell’ambiente una relazione sulle misureadottate ai sensi del comma 5 e sui loroeffetti rilevabili.

7. Ai sensi dell’articolo 2 della legge 9marzo 1989, n. 86, il Ministro per il coordi-namento delle politiche comunitarie, diconcerto con il Ministro dell’agricoltura edelle foreste e con il Ministro dell’ambiente,verifica, con la collaborazione delle Regionie delle Province autonome e sentiti il Comi-tato tecnico faunistico-venatorio nazionaledi cui all’articolo 8 e l’Istituto nazionale perla fauna selvatica, lo stato di conformitàdella presente legge e delle leggi regionali eprovinciali in materia agli atti emanati dalleistituzioni delle Comunità europee volti allaconservazione della fauna selvatica.

_LEGISLAZIONE 111

Qui di seguito si riportano le disposizionivigenti più rilevanti in materia venatoria,sia a livello nazionale che regionale. Inogni caso è sempre opportuno tenersiaggiornati con l’aiuto degli uffici regionalie provinciali preposti e delle associazionivenatorie.

- Legge 11 febbraio 1992 n. 157 (testocoordinato con la Legge 3 ottobre2002, n. 221 e con la Legge 4 giugno2010 n. 96)

- L.R. 2 maggio 1995 n. 17 (Testocoordinato con le LL.RR. n. 53/95,L.R. 29/97, L.R. n. 14/98, L.R.3/2002, L.R. n. 8/2002, L.R. n.2/2003, L.R. n. 11/2004, L.R. n.26/2007, L.R. n. 1/2009)

Inoltre, si riportano gli stralci delleseguenti deliberazioni del ConsiglioRegionale del Lazio e della Giunta Regio-nale del Lazio:

- D.C.R. n. 450 del 29 luglio 1998 “Istituzione degli organi di gestionedegli ATC e norme di accesso per icacciatori” (testo aggiornato con ledeliberazioni del Consiglio Regionalen. 564 del 29/7/1999 e n. 13 del1/08/2000);

- D.G.R. n. 5294 del 13/10/1998“Disciplina e gestione del patrimoniodi richiami vivi in natura”;

- D.G.R. n. 6091 del 29 dicembre 1999“Disciplina del funzionamento delleAFV e delle ATV”;

- Allegati B e C della D.G.R. n. 363 del16 maggio 2008 “Rete EuropeaNatura 2000: Misure di conservazio-ne obbligatorie da applicarsi nellezone di protezione speciale” (testocoordinato con la Deliberazione dellaGiunta Regionale n. 928 del 17dicembre 2008).

LEGGE 11 FEBBRAIO 1992, N. 157

Norme per la protezione della faunaselvatica omeoterma e per il prelievo

venatorio.

Pubblicato nel S.O. alla “GazzettaUfficiale” n. 46 del 25 febbraio 1992

Testo coordinato con la legge 3 ottobre 2002, n. 221 e con la legge

4 giugno 2010, n. 96

Art. 1.(Fauna selvatica)

1. La fauna selvatica è patrimonio indi-sponibile dello Stato ed è tutelata nell’in-teresse della comunità nazionale ed inter-nazionale.

((1-bis. Lo Stato, le Regioni e le Provin-ce autonome, senza nuovi o maggiorioneri per la finanza pubblica, adottanole misure necessarie per mantenere oadeguare le popolazioni di tutte le spe-cie di uccelli di cui all’articolo 1 dellaDirettiva 2009/147/CE del Parlamentoeuropeo e del Consiglio, del 30 novem-bre 2009, ad un livello corrispondentealle esigenze ecologiche, scientifiche,turistiche e culturali, tenendo contodelle esigenze economiche e ricreativee facendo in modo che le misure adot-tate non provochino un deterioramen-to dello stato di conservazione degliuccelli e dei loro habitat, fatte salve lefinalità di cui all’articolo 9, paragrafo 1,lettera a), primo e secondo trattino,della stessa direttiva.))

2. L’esercizio dell’attività venatoria è con-sentito purché non contrasti con l’esigen-za di conservazione della fauna selvaticae non arrechi danno effettivo alle produ-zioni agricole.

110 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

degli uccelli negli aeroporti, ai fini dellasicurezza aerea, è affidato al Ministro deitrasporti.

Art. 3.(Divieto di uccellagione)

1. È vietata in tutto il territorio naziona-le ogni forma di uccellagione e di cat-tura di uccelli e di mammiferi selvatici,nonché il prelievo di uova, nidi e piccolinati.

Art. 4Cattura temporanea e inanellamento

1. Le Regioni, su parere dell’Istitutonazionale per la fauna selvatica, possonoautorizzare esclusivamente gli istitutiscientifici delle università e del Consiglionazionale delle ricerche e i musei di storianaturale ad effettuare, a scopo di studio ericerca scientifica, la cattura e l’utilizza-zione di mammiferi ed uccelli, nonché ilprelievo di uova, nidi e piccoli nati.

2. L’attività di cattura temporanea perl’inanellamento degli uccelli a scoposcientifico è organizzata e coordinata sul-l’intero territorio nazionale dall’Istitutonazionale per la fauna selvatica; tale atti-vità funge da schema nazionale di inanel-lamento in seno all’Unione europea perl’inanellamento (EURING). L’attività diinanellamento può essere svolta esclusi-vamente da titolari di specifica autorizza-zione, rilasciata dalle Regioni su pareredell’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca; l’espressione di tale parere è subordi-nata alla partecipazione a specifici corsidi istruzione, organizzati dallo stesso Isti-tuto, ed al superamento del relativoesame finale.

3. L’attività di cattura per l’inanellamentoe per la cessione a fini di richiamo puòessere svolta esclusivamente da impianti

della cui autorizzazione siano titolari leProvince e che siano gestiti da personalequalificato e valutato idoneo dall’Istitutonazionale per la fauna selvatica. L’auto-rizzazione alla gestione di tali impianti èconcessa dalle Regioni su parere dell’Isti-tuto nazionale per la fauna selvatica, ilquale svolge altresì compiti di controllo edi certificazione dell’attività svolta dagliimpianti stessi e ne determina il periododi attività.

((4. La cattura per la cessione a fini dirichiamo è consentita solo per esem-plari appartenenti alle seguenti spe-cie: allodola; cesena; tordo sassello;tordo bottaccio; merlo; pavoncella ecolombaccio. Gli esemplari apparte-nenti ad altre specie eventualmentecatturati devono essere inanellati edimmediatamente liberati.))

5. È fatto obbligo a chiunque abbatte,cattura o rinviene uccelli inanellati didarne notizia all’Istituto nazionale per lafauna selvatica o al comune nel cui terri-torio è avvenuto il fatto, il quale provvedead informare il predetto Istituto.

6. Le Regioni emanano norme in ordine alsoccorso, alla detenzione temporanea ealla successiva liberazione di fauna sel-vatica in difficoltà.

Art. 5.(Esercizio venatorio da appostamento

fisso e richiami vivi)1. Le Regioni, su parere dell’Istituto nazio-nale per la fauna selvatica, emananonorme per regolamentare l’allevamento, lavendita e la detenzione di uccelli allevatiappartenenti alle specie cacciabili, non-ché il loro uso in funzione di richiami.

2. Le Regioni emanano altresì norme rela-tive alla costituzione e gestione del patri-

_LEGISLAZIONE 113

((7-bis. Lo Stato incoraggia le ricerche,i monitoraggi e i lavori necessari per laprotezione, la gestione e l’utilizzazio-ne della popolazione di tutte le speciedi uccelli di cui all’articolo 1 della cita-ta direttiva 2009/147/CE, con partico-lare attenzione agli argomenti elencatinell’allegato V annesso alla medesimadirettiva. Il Ministro per le politicheeuropee, di concerto con i Ministricompetenti, trasmette alla Commissio-ne europea tutte le informazioninecessarie al coordinamento dellericerche e dei lavori riguardanti la pro-tezione, la gestione e l’utilizzazionedelle specie di uccelli di cui al presen-te comma. Con decreto del Ministrodell’ambiente e della tutela del territo-rio e del mare e del Ministro delle poli-tiche agricole alimentari e forestali, daemanare entro centottanta giorni dalladata di entrata in vigore della presen-te disposizione, sono stabilite le moda-lità di trasmissione e la tipologia delleinformazioni che le Regioni sono tenu-te a comunicare. All’attuazione delpresente comma si provvede nell’am-bito delle risorse umane, finanziarie estrumentali disponibili a legislazionevigente e senza nuovi o maggiori oneriper la finanza pubblica)).

Art. 2.(Oggetto della tutela)

1. Fanno parte della fauna selvaticaoggetto della tutela della presente leggele specie di mammiferi e di uccelli deiquali esistono popolazioni viventi stabil-mente o temporaneamente in stato dinaturale libertà nel territorio nazionale.Sono particolarmente protette, anchesotto il profilo sanzionatorio, le seguentispecie: a) mammiferi: lupo (Canis lupus), sciacal-lo dorato (Canis aureus), orso (Ursusarctos), martora (Martes martes), puzzola

(Mustela putorius), lontra (Lutra lutra),gatto selvatico (Felis sylvestris), lince(Lynx lynx), foca monaca (Monachusmonachus), tutte le specie di cetacei(Cetacea), cervo sardo (Cervus elaphuscorsicanus), camoscio d’Abruzzo (Rupi-capra pyrenaica); b) uccelli: marangone minore (Phalacro-corax pigmeus), marangone dal ciuffo(Phalacrocorax aristotelis), tutte le speciedi pellicani (Pelecanidae), tarabuso(Botaurus stellaris), tutte le specie di cico-gne (Ciconiidae), spatola (Platalea leuco-rodia), mignattaio (Plegadis falcinellus),fenicottero (Phoenicopterus ruber), cignoreale (Cygnus olor), cigno selvatico(Cygnus cygnus), volpoca (Tadorna tador-na), fistione turco (Netta rufina), gobborugginoso (Oxyura leucocephala), tutte lespecie di rapaci diurni (Accipitriformes efalconiformes), pollo sultano (Porphyrioporphyrio), otarda (Otis tarda), gallina pra-taiola (Tetrax tetrax), gru (Grus grus),piviere tortolino (Eudromias morinellus),avocetta (Recurvirostra avosetta), cava-liere d’Italia, (Himantopus himantopus),occhione (Burhinus oedicnemus), pernicedi mare (Glareola pratincola), gabbianocorso (Larus audouinii), gabbiano coralli-no (Larus melanocephalus), gabbianoroseo (Larus genei), sterna zampenere(Gelochelidon nilotica), sterna maggiore(Sterna caspia), tutte le specie di rapacinotturni (Strigiformes), ghiandaia marina(Coracias garrulus), tutte le specie di pic-chi (Picidae), gracchio corallino (Pyrrho-corax pyrrhocorax); c) tutte le altre specie che direttive comu-nitarie o convenzioni internazionali oapposito decreto del Presidente del Con-siglio dei ministri indicano come minac-ciate di estinzione. 2. Le norme della presente legge non siapplicano alle talpe, ai ratti, ai topi pro-priamente detti, alle arvicole.

3. Il controllo del livello di popolazione

112 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 7(Istituto nazionale per

la fauna selvatica)1. L’Istituto nazionale di biologia dellaselvaggina di cui all’articolo 35 dellalegge 27 dicembre 1977, n. 968, dalladata di entrata in vigore della presentelegge assume la denominazione di Istitu-to nazionale per la fauna selvatica (INFS)ed opera quale organo scientifico e tecni-co di ricerca e consulenza per lo Stato, leRegioni e le Province.

2. L’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca, con sede centrale in Ozzano dell’Emi-lia (Bologna), è sottoposto alla vigilanzadel Ministero dell’ambiente e della tuteladel territorio e del mare . Il Presidente delConsiglio dei ministri, di intesa con leRegioni, definisce nelle norme regola-mentari dell’Istituto nazionale per la faunaselvatica l’istituzione di unità operativetecniche consultive decentrate che forni-scono alle Regioni supporto per la pre-disposizione dei piani regionali.

3. L’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca ha il compito di censire il patrimonioambientale costituito dalla fauna selvati-ca, di studiarne lo stato, l’evoluzione ed irapporti con le altre componenti ambien-tali, di elaborare progetti di interventoricostituivo o migliorativo sia dellecomunità animali sia degli ambienti alfine della riqualificazione faunistica delterritorio nazionale, di effettuare e dicoordinare l’attività di inanellamento ascopo scientifico sull’intero territorio ita-liano, di collaborare con gli organismistranieri ed in particolare con quelli deiPaesi della Comunità economica euro-pea aventi analoghi compiti e finalità,di collaborare con le università e gli altriorganismi di ricerca nazionali, di con-trollare e valutare gli interventi fauni-stici operati dalle Regioni e dalle Pro-vince autonome, di esprimere i pareri

tecnico-scientifici richiesti dallo Stato,dalle Regioni e dalle Province autonome.

4. Presso l’Istituto nazionale per lafauna selvatica sono istituiti una scuoladi specializzazione post-universitariasulla biologia e la conservazione dellafauna selvatica e corsi di preparazioneprofessionale per la gestione della faunaselvatica per tecnici diplomati. Entro tremesi dalla data di entrata in vigore dellapresente legge una commissione isti-tuita con decreto del Presidente delConsiglio dei ministri, composta da unrappresentante del Ministro dell’agricol-tura e delle foreste, da un rappresentan-te del Ministro dell’ambiente, da un rap-presentante del Ministro della sanità edal direttore generale dell’Istituto nazio-nale di biologia della selvaggina in caricaalla data di entrata in vigore della pre-sente legge, provvede ad adeguare lostatuto e la pianta organica dell’Istituto ainuovi compiti previsti dal presente arti-colo e li sottopone al Presidente delConsiglio dei ministri, che li approvacon proprio decreto. Con regolamento,da adottare con decreto del Presiden-te del Consiglio dei ministri su propo-sta del Ministro dell’ambiente e dellatutela del territorio e del mare, di concer-to con il Ministro delle politiche agricolealimentari e forestali, sono disposte tuttele successive modificazioni statutarie chesi rendano necessarie per rimodularel’assetto organizzativo e strutturale del-l’Istituto nazionale per la fauna selvatica,onde consentire ad esso l’ottimale svolgi-mento dei propri compiti, in modo da rea-lizzare una più efficiente e razionalegestione delle risorse finanziarie dispo-nibili. ((7))

5. Per l’attuazione dei propri fini istituzio-nali, l’Istituto nazionale per la fauna selva-tica provvede direttamente alle attività dicui all’articolo 4.

_LEGISLAZIONE 115

monio di richiami vivi di cattura apparte-nenti alle specie di cui all’articolo 4,comma 4, consentendo, ad ogni caccia-tore che eserciti l’attività venatoria aisensi dell’articolo 12, comma 5, lettera b),la detenzione di un numero massimo didieci unità per ogni specie, fino ad unmassimo complessivo di quaranta unità.Per i cacciatori che esercitano l’attivitàvenatoria da appostamento temporaneocon richiami vivi, il patrimonio di cui sopranon potrà superare il numero massimocomplessivo di dieci unità.

3. Le Regioni emanano norme per l’auto-rizzazione degli appostamenti fissi, che leProvince rilasciano in numero non supe-riore a quello rilasciato nell’annata vena-toria 1989-1990.

4. L’autorizzazione di cui al comma 3 puòessere richiesta da coloro che ne erano inpossesso nell’annata venatoria 1989-1990. Ove si realizzi una possibilecapienza, l’autorizzazione può essererichiesta dagli ultrasessantenni nel rispet-to delle priorità definite dalle normeregionali.

5. Non sono considerati fissi ai sensi eper gli effetti di cui all’articolo 12, comma5, gli appostamenti per la caccia agliungulati e ai colombacci e gli apposta-menti di cui all’articolo 14, comma 12.

6. L’accesso con armi proprie all’appo-stamento fisso con l’uso di richiami vivi èconsentito unicamente a coloro chehanno optato per la forma di caccia di cuiall’articolo 12, comma 5, lettera b). Oltreal titolare, possono accedere all’apposta-mento fisso le persone autorizzate daltitolare medesimo.

7. È vietato l’uso di richiami che nonsiano identificabili mediante anello ina-movibile, numerato secondo le norme

regionali che disciplinano anche la proce-dura in materia.

8. La sostituzione di un richiamo puòavvenire soltanto dietro presentazioneall’ente competente del richiamo mortoda sostituire.

9. È vietata la vendita di uccelli di catturautilizzabili come richiami vivi per l’attivitàvenatoria.

Art. 6.(Tassidermia)

1. Le Regioni, sulla base di appositoregolamento, disciplinano l’attività di tas-sidermia ed imbalsamazione e la deten-zione o il possesso di preparazioni tassi-dermiche e trofei.

2. I tassidermisti autorizzati devonosegnalare all’autorità competente lerichieste di impagliare o imbalsamarespoglie di specie protette o comunquenon cacciabili ovvero le richieste relativea spoglie di specie cacciabili avanzate inperiodi diversi da quelli previsti nel calen-dario venatorio per la caccia della speciein questione.

3. L’inadempienza alle disposizioni di cuial comma 2 comporta la revoca dell’auto-rizzazione a svolgere l’attività di tassider-mista, oltre alle sanzioni previste per chidetiene illecitamente esemplari di specieprotette o per chi cattura esemplari cac-ciabili al di fuori dei periodi fissati nelcalendario venatorio.

4. Le Regioni provvedono ad emanare,non oltre un anno dalla data di entrata invigore della presente legge, un regola-mento atto a disciplinare l’attività di tassi-dermia ed imbalsamazione di cui alcomma 1.

114 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

nistrative in materia di caccia e di pro-tezione della fauna secondo quanto pre-visto dalla legge 8 giugno 1990, n. 142,che esercitano nel rispetto della presentelegge.

2. Le Regioni a statuto speciale e le Pro-vince autonome esercitano le funzioniamministrative in materia di caccia inbase alle competenze esclusive nei limi-ti stabiliti dai rispettivi statuti.

Art. 10.(Piani faunistico-venatori)

1. Tutto il territorio agro-silvo-pastoralenazionale soggetto a pianificazione fau-nistico-venatoria finalizzata, per quantoattiene alle specie carnivore, alla conser-vazione delle effettive capacità riprodut-tive e al contenimento naturale di altrespecie e, per quanto riguarda le altre spe-cie, al conseguimento della densità otti-male e alla sua conservazione mediantela riqualificazione delle risorse ambien-tali e la regolamentazione del prelievovenatorio.

2. Le Regioni e le Province, con le moda-lità ai commi 7 e 10, realizzano la pianifi-cazione di cui al comma 1 mediantela destinazione differenziata del territorio.

3. Il territorio agro-silvo-pastorale di ogniRegione è destinato per una quota dal 20al 30 per cento a protezione dellafauna selvatica, fatta eccezione per il ter-ritorio delle Alpi di ciascuna Regione,che costituisce una zona faunistica a séstante ed è destinato a protezione nellapercentuale dal 10 al 20 per cento. Indette percentuali sono compresi i territoriove sia comunque vietata l’attività vena-toria anche per effetto di altri leggio disposizioni.

4. Il territorio di protezione di cui al

comma 3 comprende anche i territori dicui al comma 8, lettera a), b) e c). Siintende per protezione il divieto di abbat-timento e cattura a fini venatori accompa-gnato da provvedimenti atti ad agevolarela sosta della fauna, la riproduzione, lacura della prole.

5. Il territorio agro-silvo-pastorale regio-nale può essere destinato nella percen-tuale massima globale del 15 per cento acaccia riservata a gestione privata aisensi dell’articolo 16, comma 1, e a cen-tri privati di riproduzione della faunaselvatica allo stato naturale.

6. Sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale le Regioni promuovono formedi gestione programmata della caccia,secondo le modalità stabilite dall’artico-lo 14.

7. Ai fini della pianificazione generale delterritorio agro-silvo-pastorale le Provincepredispongono, articolandoli per com-prensori omogenei, piani faunistico-vena-tori. Le Province predispongono altresìpiani di miglioramento ambientale tesia favorire la riproduzione naturale difauna selvatica nonché piani di immissio-ne di fauna selvatica anche tramite la cat-tura di selvatici presenti in soprannumeronei parchi nazionali e regionali ed in altriambiti faunistici, salvo accertamentodelle compatibilità genetiche da partedell’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca e sentite le organizzazioni professio-nali agricole presenti nel Comitato tecni-co faunistico-venatorio nazionale tramitele loro strutture regionali.

8. I piani faunistico-venatori di cui alcomma 7 comprendono:

a) le oasi di protezione, destinate al rifu-gio, alla riproduzione ed alla sosta dellafauna selvatica;

_LEGISLAZIONE 117

6. L’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca è rappresentato e difeso dall’Avvoca-tura generale dello Stato nei giudizi atti-vi e passivi avanti l’autorità giudiziaria,i collegi arbitrali, le giurisdizioni ammini-strative e speciali.

AGGIORNAMENTO ((7))Il D.L. 30 dicembre 2009, n. 195, conver-tito, con modificazioni, dalla L. 26 febbra-io 2010, n. 26, ha disposto (con l’art. 17-bis, comma 1) che “In considerazione delcarattere strategico della formazione edella ricerca per attuare e sviluppare, conefficienza e continuità, le politiche digestione del ciclo dei rifiuti e di protezio-ne e valorizzazione delle risorse ambien-tali, la scuola di specializzazione di cuiall’articolo 7, comma 4, della legge 11febbraio 1992, n. 157, e successivemodificazioni, a decorrere dalla data dientrata in vigore della legge di conver-sione del presente decreto, assume ladenominazione di “Scuola di specializ-zazione in discipline ambientali”.

Art. 8.(Comitato tecnico faunistico-venatorio

nazionale)1. Presso il Ministero dell’agricoltura edelle foreste è istituito il Comitato tecnicofaunistico-venatorio nazionale (CTFVN)composto da tre rappresentanti nominatidal Ministro dell’agricoltura e delle fore-ste, da tre rappresentanti nominati dalMinistro dell’ambiente, da tre rappresen-tanti delle Regioni nominati dalla Con-ferenza permanente per i rapporti tra loStato, le Regioni e le Province autono-me di Trento e di Bolzano, da tre rappre-sentanti delle Province nominati dal-l’Unione delle Province d’Italia, dal diret-tore dell’Istituto nazionale per la faunaselvatica, da un rappresentante per ogniassociazione venatoria nazionale rico-

nosciuta, da tre rappresentanti delleorganizzazioni professionali agricolemaggiormente rappresentative a livellonazionale, da quattro rappresentantidelle associazioni di protezione ambien-tale presenti nel Consiglio nazionaleper l’ambiente, da un rappresentantedell’Unione zoologica italiana, da unrappresentante dell’Ente nazionale perla cinofilia italiana, da un rappresen-tante del Consiglio internazionale dellacaccia e della conservazione della sel-vaggina, da un rappresentante dell’En-te nazionale per la protezione deglianimali, da un rappresentante del Clubalpino italiano.

2. Il Comitato tecnico faunistico-venato-rio nazionale è costituito, entro un annodalla data di entrata in vigore dellapresente legge, con decreto del Presi-dente del Consiglio dei ministri sulla basedelle designazioni delle organizzazioni edassociazioni di cui al comma 1 ed è pre-sieduto dal Ministro dell’agricoltura edelle foreste o da un suo delegato.

3. Al Comitato sono conferiti compiti diorgano tecnico consultivo per tutto quel-lo che concerne l’applicazione della pre-sente legge.

4. Il Comitato tecnico faunistico-venato-rio nazionale viene rinnovato ogni cin-que anni.

Art. 9.(Funzioni amministrative)

1. Le Regioni esercitano le funzioniamministrative di programmazione e dicoordinamento ai fini della pianificazio-ne faunistico-venatoria di cui all’articolo10 e svolgono i compiti di orientamento,di controllo e sostitutivi previsti dallapresente legge e dagli statuti regionali.Alle Province spettano le funzioni ammi-

116 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

13. La deliberazione che determina ilperimetro delle zone da vincolare, comeindicato al comma 8, lettere a), b) e c),deve essere notificata ai proprietari oconduttori dei fondi interessati e pub-blicata mediante affissione all’albopretorio dei comuni territorialmenteinteressati.

14. Qualora nei successivi sessantagiorni sia presentata opposizione moti-vata, in carta semplice ed esente daoneri fiscali, da parte dei proprietari oconduttori dei fondi costituenti almeno il40 per cento della superficie complessivache si intende vincolare, la zona non puòessere istituita.

15. Il consenso si intende validamenteaccordato anche nel caso in cui non siastata presentata formale opposizione.

16. Le Regioni, in via eccezionale, ed invista di particolari necessità ambientali,possono disporre la costituzione coattivadi oasi di protezione e di zone di ripopo-lamento e cattura, nonché l’attuazionedei piani di miglioramento ambientale dicui al comma 7.

17. Nelle zone non vincolate per laopposizione manifestata dai proprietario conduttori di fondi interessati, resta, inogni caso, precluso l’esercizio dell’attivi-tà venatoria. Le Regioni possono desti-nare le suddette aree ad altro usonell’ambito della pianificazione faunisti-co-venatoria.

Art. 11.(Zona faunistica delle Alpi)

1. Agli effetti della presente legge il ter-ritorio delle Alpi, individuabile nella con-sistente presenza della tipica flora efauna alpina, è considerato zona faunisti-ca a sé stante.

2. Le Regioni interessate, entro i limiti ter-ritoriali di cui al comma 1, emanano, nelrispetto dei principi generali della presen-te legge e degli accordi internazionali,norme particolari al fine di proteggere lacaratteristica fauna e disciplinare l’atti-vità venatoria, tenute presenti le consue-tudini e le tradizioni locali.

3. Al fine di ripristinare l’integrità del bio-topo animale, nei territori ove sia esclusi-vamente presente la tipica fauna alpinaè consentita la immissione di specieautoctone previo parere favorevole del-l’Istituto nazionale per la fauna selvatica.

4. Le Regioni nei cui territori sono com-presi quelli alpini, d’intesa con le Regio-ni a statuto speciale e con le Provinceautonome di Trento e di Bolzano, deter-minano i confini della zona faunisticadelle Alpi con l’apposizione di tabelleesenti da tasse.

Art. 12.(Esercizio dell’attività venatoria)

1. L’attività venatoria si svolge per unaconcessione che lo Stato rilascia ai citta-dini che la richiedano e che posseggano irequisiti previsti dalla presente legge.

2. Costituisce esercizio venatorio ogniatto diretto all’abbattimento o alla cat-tura di fauna selvatica mediante l’impiegodei mezzi di cui all’articolo 13.

3. È considerato altresì esercizio venato-rio il vagare o il soffermarsi con i mezzidestinati a tale scopo o in attitudine diricerca della fauna selvatica o di atte-sa della medesima per abbatterla.

4. Ogni altro modo di abbattimento è vie-tato, salvo che non avvenga per casofortuito o per forza maggiore.

_LEGISLAZIONE 119

b) le zone di ripopolamento e cattura,destinate alla riproduzione della faunaselvatica allo stato naturale ed alla cat-tura della stessa per l’immissione sul ter-ritorio in tempi e condizioni utili all’am-bientamento fino alla ricostituzione e allastabilizzazione della densità faunisticaottimale per il territorio;

c) i centri pubblici di riproduzione dellafauna selvatica allo stato naturale, ai fini diricostituzione delle popolazioni autoctone;

d) i centri privati di riproduzione di faunaselvatica allo stato naturale, organizzati informa di azienda agricola singola, con-sortile o cooperativa, ove è vietato l’eser-cizio dell’attività venatoria ed è consenti-to il prelievo di animali allevati apparte-nenti a specie cacciabili da parte del tito-lare dell’impresa agricola, di dipendentidella stessa e di persone nominativamen-te indicate;

e) le zone e i periodi per l’addestramen-to, l’allenamento e le gare di cani anchesu fauna selvatica naturale o con l’ab-battimento di fauna di allevamentoappartenente a specie cacciabili, la cuigestione può essere affidata ad associa-zioni venatorie e cinofile ovvero adimprenditori agricoli singoli o associati;

f) i criteri per la determinazione del risar-cimento in favore dei conduttori dei fondirustici per i danni arrecati dalla faunaselvatica alle produzioni agricole e alleopere approntate su fondi vincolati pergli scopi di cui alle lettere a), b) e c);

g) i criteri della corresponsione degliincentivi in favore dei proprietari o con-duttori dei fondi rustici, singoli o associa-ti, che si impegnino alla tutela ed al ripri-stino degli habitat naturali e all’incre-mento della fauna selvatica nelle zone dicui alle lettere a) e b);

h) l’identificazione delle zone in cui sonocollocabili gli appostamenti fissi.

9. Ogni zona dovrà essere indicata databelle perimetrali, esenti da tasse,secondo le disposizioni impartite dalleRegioni, apposte a cura dell’ente, asso-ciazione o privato che si preposto oincaricato della gestione della singolazona.

10. Le Regioni attuano la pianificazionefaunistico-venatoria mediante il coordina-mento dei piani provinciali di cui alcomma 7 secondo criteri dei quali l’Isti-tuto nazionale per la fauna selvaticagarantisce la omogeneità e la congruen-za a norma del comma 11, nonché conl’esercizio di poteri sostitutivi nel casodi mancato adempimento da parte delleProvince dopo dodici mesi dalla data dientrata in vigore della presente legge.

11. Entro quattro mesi dalla data dientrata in vigore della presente legge,l’Istituto nazionale per la fauna selvaticatrasmette al Ministro dell’agricoltura edelle foreste e al Ministro dell’am-biente il primo documento orientativocirca i criteri di omogeneità e con-gruenza che orienteranno la pianifi-cazione faunistico-venatoria. I Ministri,d’intesa, trasmettono alle Regioni conproprie osservazioni i criteri della pro-grammazione, che deve essere basataanche sulla conoscenza delle risorsee della consistenza faunistica, da con-seguirsi anche mediante modalità omo-genee di rilevazione e di censimento.

12. Il piano faunistico-venatorio regionaledetermina i criteri per la individuazionedei territori da destinare alla costituzio-ne di aziende faunistico-venatorie, diaziende agri-turistico-venatorie e di cen-tri privati di riproduzione della fauna sel-vatica allo stato naturale.

118 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

5,6, nonché l’uso dell’arco e del falco.

3. I bossoli delle cartucce devono essererecuperati dal cacciatore e non lasciatisul luogo di caccia.

4. Nella zona faunistica delle Alpi è vieta-to l’uso del fucile con canna ad animaliscia a ripetizione semiautomatica salvoche il relativo caricatore sia adattato inmodo da non contenere più di un colpo.

5. Sono vietati tutte le armi e tutti i mezziper l’esercizio venatorio non esplicita-mente ammessi dal presente articolo.

6. Il titolare della licenza di porto di fuci-le anche per uso di caccia è autorizza-to, per l’esercizio venatorio, a portare,oltre alle armi consentite, gli utensili dapunta e da taglio atti alle esigenzevenatorie.

AGGIORNAMENTO ((9))Il D.Lgs. 26 ottobre 2010, n. 204 hadisposto (con l’art. 6, comma 6) che “Perarmi da caccia di cui al comma 1 dell’ar-ticolo 13 della legge 11 febbraio 1992, n.157, s’intendono, tra i fucili ad animarigata, le carabine con canna ad animarigata a caricamento singolo manuale oa ripetizione semiautomatica, qualorasiano in essi camerabili cartucce in cali-bro 5,6 millimetri con bossolo a vuoto dialtezza uguale o superiore a millimetri 40,nonché i fucili e le carabine ad animarigata dalle medesime caratteristichetecnico-funzionali che utilizzano cartuccedi calibro superiore a millimetri 5,6,anche se il bossolo a vuoto è di altezzainferiore a millimetri 40.

Art. 14.(Gestione programmata della caccia)

1. Le Regioni, con apposite norme,

sentite le organizzazioni professionaliagricole maggiormente rappresentativea livello nazionale e le Province interes-sate, ripartiscono il territorio agro-silvo-pastorale destinato alla caccia pro-grammata ai sensi dell’articolo 10,comma 6, in ambiti territoriali di cac-cia, di dimensioni subprovinciali, possi-bilmente omogenei e delimitati da con-fini naturali.

2. Le Regioni tra loro confinanti, per esi-genze motivate, possono, altresì, indivi-duare ambiti territoriali di caccia inte-ressanti anche due o più Province conti-gue.

3. Il Ministero dell’Agricoltura e delleforeste stabilisce con periodicità quin-quennale, sulla base dei dati censuari,l’indice di densità venatoria minima perogni ambito territoriale di caccia.

Tale indice è costituito dal rapporto fra ilnumero dei cacciatori, ivi compresi quelliche praticano l’esercizio venatorio daappostamento fisso, ed il territorio agro-silvo-pastorale nazionale.

4. Il Ministero dell’agricoltura e delleforeste stabilisce altresì l’indice di densi-tà venatoria minima per il territorio com-preso nella zona faunistica delle Alpi cheè organizzato in comprensori secondo leconsuetudini e tradizioni locali. Tale indi-ce è costituito dal rapporto tra il numerodei cacciatori, ivi compresi quelli che pra-ticano l’esercizio venatorio da apposta-mento fisso, e il territorio regionale com-preso, ai sensi dell’articolo 11, comma 4,nella zona faunistica delle Alpi.

5. Sulla base di norme regionali, ognicacciatore, previa domanda all’ammini-strazione competente, ha diritto all’ac-cesso in un ambito territoriale di cacciao in un comprensorio alpino compreso

_LEGISLAZIONE 121

5. Fatto salvo l’esercizio venatorio conl’arco o con il falco, l’esercizio venatoriostesso può essere praticato in via esclu-siva in una delle seguenti forme:

a) vagante in zona Alpi;

b) da appostamento fisso;

c) nell’insieme delle altre forme di attivi-tà venatoria consentite dalla presente leggee praticate nel rimanente territorio destina-to all’attività venatoria programmata.

6. La fauna selvatica abbattuta durantel’esercizio venatorio nel rispetto delledisposizioni della presente legge appar-tiene a colui che l’ha cacciata.

7. Non costituisce esercizio venatorio ilprelievo di fauna selvatica ai fini di impre-sa agricola di cui all’articolo 10, comma8, lettera d).

8. L’attività venatoria può essere eserci-tata da chi abbia compiuto il diciottesimoanno di età e sia munito della licenza diporto di fucile per uso di caccia, di poliz-za assicurativa per la responsabilità civileverso terzi derivante dall’uso delle armi odegli arnesi utili all’attività venatoria, conmassimale di euro 516.456,90 per ognisinistro, di cui euro 387.342,67 per ognipersona danneggiata ed euro 129.114,22per danni ad animali ed a cose, nonchédi polizza assicurativa per infortuni correla-ta all’esercizio dell’attività venatoria, conmassimale di euro 51.645,49 per morte oinvalidità permanente.

9.Il Ministro dell’agricoltura e delle fore-ste, sentito il Comitato tecnico faunisti-co-venatorio nazionale, provvede ogniquattro anni, con proprio decreto, adaggiornare i massimali suddetti.

10. In caso di sinistro colui che ha subito il

danno può procedere ad azione diretta neiconfronti della compagnia di assicurazio-ne presso la quale colui che ha causatoil danno ha contratto la relativa polizza.

11. La licenza di porto di fucile per uso dicaccia ha validità su tutto il territorionazionale e consente l’esercizio venatorionel rispetto delle norme di cui alla presen-te legge e delle norme emanate dalleRegioni.

12. Ai fini dell’esercizio dell’attività vena-toria è altresì necessario il possesso di unapposito tesserino rilasciato dallaRegione di residenza, ove sono indicatele specifiche norme inerenti il calendarioregionale, nonché le forme di cui alcomma 5 e gli ambiti territoriali di cacciaove è consentita l’attività venatoria. Perl’esercizio della caccia in Regioni diverseda quella di residenza è necessario che, acura di quest’ultima, vengano appostesul predetto tesserino le indicazionisopramenzionate.

Art. 13.(Mezzi per l’esercizio dell’attività

venatoria)1. L’attività venatoria è consentita conl’uso del fucile con canna ad animaliscia fino a due colpi, a ripetizionee semiautomatico, con caricatore conte-nente non più di due cartucce, di calibronon superiore al 12, nonché con fucilecon canna ad anima rigata a caricamentosingolo manuale o a ripetizione semiau-tomatica di calibro non inferiore a milli-metri 5,6 con bossolo a vuoto di altez-za non inferiore a millimetri 40.((9))

2. È consentito, altresì, l’uso del fucile adue o tre canne (combinato), di cui unao due ad anima liscia di calibro nonsuperiore al 12 ed una o due ad animarigata di calibro non inferiore a millimetri

120 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

la differenziazione delle colture; la coltiva-zione di siepi, cespugli, alberi adatti allanidificazione;

b) la tutela dei nidi e dei nuovi nati difauna selvatica nonché dei riproduttori;

c) la collaborazione operativa ai fini deltabellamento, della difesa preventivadelle coltivazioni passibili di danneg-giamento, della pasturazione invernaledegli animali in difficoltà, della manu-tenzione degli apprestamenti diambientamento della fauna selvatica.

12. Le Province autorizzano la costituzioneed il mantenimento degli appostamentifissi senza richiami vivi, la cui ubicazionenon deve comunque ostacolare l’attuazio-ne del piano faunistico-venatorio.

Per gli appostamenti che importino pre-parazione del sito con modificazione eoccupazione stabile del terreno, ènecessario il consenso del proprietario odel conduttore del fondo, lago o stagnoprivato. Agli appostamenti fissi, costituitialla data di entrata in vigore della presen-te legge, per la durata che sarà definitadalle norme regionali, non è applicabilel’articolo 10, comma 8, lettera h).

13. L’appostamento temporaneo è intesocome caccia vagante ed è consentito acondizione che non si produca modificadi sito.

14. L’organo di gestione degli ambiti ter-ritoriali di caccia provvede, altresì, all’ero-gazione di contributi per il risarcimentodei danni arrecati alle produzioni agricoledalla fauna selvatica e dall’esercizio del-l’attività venatoria nonché alla erogazionedi contributi per interventi, previamenteconcordati, ai fini della prevenzione deidanni medesimi.

15. In caso di inerzia delle Regioni negliadempimenti di cui al presente articolo,il Ministro dell’agricoltura e delle foreste,di concerto con il Ministro dell’ambiente,assegna ad esse il termine di novantagiorni per provvedere, decorso inutil-mente il quale il Presidente del Consi-glio dei ministri provvede in via sostitu-tiva, previa deliberazione del Consigliodei ministri su proposta del Ministrodell’agricoltura e delle foreste, di con-certo con il Ministro dell’ambiente.

16. A partire dalla stagione venatoria1995-1996 i calendari venatori delle Pro-vince devono indicare le zone dove l’at-tività venatoria è consentita in forma pro-grammata, quelle riservate alla gestionevenatoria privata e le zone dove l’eserci-zio venatorio non è consentito.

17. Le Regioni a statuto speciale e le Pro-vince autonome di Trento e di Bolzano, inbase alle loro competenze esclusive,nei limiti stabiliti dai rispettivi statuti ed aisensi dell’articolo 9 della legge 9 marzo1989, n. 86, e nel rispetto dei principidella presente legge, provvedono allapianificazione faunistico-venatoria, allasuddivisione territoriale, alla determina-zione della densità venatoria, nonchéalla regolamentazione per l’esercizio dicaccia nel territorio di competenza.

Art. 15.(Utilizzazione dei fondi ai fini della

gestione programmata della caccia)1. Per l’utilizzazione dei fondi inclusi nelpiano faunistico-venatorio regionale ai finidella gestione programmata della caccia,è dovuto ai proprietari o conduttori uncontributo da determinarsi a cura dellaamministrazione regionale in relazionealla estensione, alle condizioni agronomi-che, alle misure dirette alla tutela e allavalorizzazione dell’ambiente.

_LEGISLAZIONE 123

nella Regione in cui risiede e può avereaccesso ad altri ambiti o ad altri com-prensori anche compresi in una diver-sa Regione, previo consenso dei relativiorgani di gestione.

6. Entro il 30 novembre 1993 i cacciatoricomunicano alla Provincia di residenza lapropria opzione ai sensi dell’articolo 12.Entro il 31 dicembre 1993 le Provincetrasmettono i relativi dati al Ministero del-l’agricoltura e delle foreste.

7. Entro sessanta giorni dalla scadenzadel termine di cui al comma 6, il Ministe-ro dell’agricoltura e delle foreste comu-nica alle Regioni e alle Province gli indicidi densità minima di cui ai commi 3 e 4.Nei successivi novanta giorni le Regioniapprovano e pubblicano il piano fauni-stico-venatorio e il regolamento di attua-zione, che non può prevedere indici didensità venatoria inferiori a quelli stabili-ti dal Ministero dell’agricoltura e delleforeste. Il regolamento di attuazione delpiano faunistico-venatorio deve preve-dere, tra l’altro, le modalità di prima costi-tuzione degli organi direttivi degli ambi-ti territoriali di caccia e dei compren-sori alpini, la loro durata in carica nonchéle norme relative alla loro prima elezionee ai successivi rinnovi. Le Regioni prov-vedono ad eventuali modifiche o revisionidel piano faunistico-venatorio e delregolamento di attuazione con perio-dicità quinquennale.

8. È facoltà degli organi direttivi degliambiti territoriali di caccia e dei com-prensori alpini, con delibera motivata, diammettere nei rispettivi territori di com-petenza un numero di cacciatori supe-riore a quello fissato dal regolamento diattuazione, purché si siano accertate,anche mediante censimenti, modifica-zioni positive della popolazione faunisti-ca e siano stabiliti con legge regionale i

criteri di priorità per l’ammissibilità aisensi del presente comma.

9. Le Regioni stabiliscono con legge leforme di partecipazione, anche economi-ca, dei cacciatori alla gestione, perfinalità faunistico-venatorie, dei territoricompresi negli ambiti territoriali di cacciae nei comprensori alpini ed, inoltre, sen-titi i relativi organi, definiscono il numerodei cacciatori non residenti ammissibili ene regolamentano l’accesso.

10. Negli organi direttivi degli ambiti terri-toriali di caccia deve essere assicuratala presenza paritaria, in misura paricomplessivamente al 60 per cento deicomponenti, dei rappresentanti di strut-ture locali delle organizzazioni profes-sionali agricole maggiormente rappre-sentative a livello nazionale e delle asso-ciazioni venatorie nazionali riconosciute,ove presenti in forma organizzata sul ter-ritorio. Il 20 per cento dei componenti ècostituito da rappresentanti di associa-zioni di protezione ambientale presentinel Consiglio nazionale per l’ambiente eil 20 per cento da rappresentanti deglienti locali.

11. Negli ambiti territoriali di caccia l’or-ganismo di gestione promuove e orga-nizza le attività di ricognizione delle risor-se ambientali e della consistenza faunisti-ca, programma gli interventi per ilmiglioramento degli habitat, provvedeall’attribuzione di incentivi economici aiconduttori dei fondi rustici per:

a) la ricostituzione di una presenza fauni-stica ottimale per il territorio; le colti-vazioni per l’alimentazione naturaledei mammiferi e degli uccelli soprattut-to nei terreni dismessi da interventiagricoli ai sensi del regolamento (CEE) n.1094/88 del Consiglio del 25 aprile 1988;il ripristino di zone umide e di fossati;

122 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

commi 5 e 6, fissati per l’adozione degliatti che consentano la piena attuazionedella presente legge nella stagionevenatoria 1994-1995, il Ministro del-l’agricoltura e delle foreste provvede invia sostitutiva secondo le modalità di cuiall’articolo 14, comma 15. Comunque, apartire ((dal 31 luglio 1997)) le disposi-zioni di cui al primo comma dell’articolo842 del codice civile si applicano esclu-sivamente nei territori sottoposti al regi-me di gestione programmata della cac-cia ai sensi degli articoli 10 e 14.((1))

AGGIORNAMENTO ((1))Il D.L. 23 ottobre 1996, n. 542, convertitocon modificazioni dalla L. 23 dicembre1996, n. 649 ha disposto (con l’art. 11-bis, comma 2) che “Non sono punibili ifatti commessi in data anteriore a quelladi entrata in vigore della legge di conver-sione del presente decreto, in violazionedegli articoli 15, comma 11, secondoperiodo, 21, comma 1, lettera b) e 36,comma 6, della legge 11 febbraio 1992,n. 157.”

Art. 16.(Aziende faunistico-venatorie e aziende agri-turistico-venatorie)

1. Le Regioni, su richiesta degli interessa-ti e sentito l’Istituto nazionale per lafauna selvatica, entro i limiti del 15 percento del proprio territorio agro-silvo-pastorale, possono:

a) autorizzare, regolamentandola, l’istitu-zione di aziende faunistico-venatorie,senza fini di lucro, soggette a tassa diconcessione regionale, per prevalentifinalità naturalistiche e faunistiche conparticolare riferimento alla tipica faunaalpina e appenninica, alla grossa faunaeuropea e a quella acquatica; detteconcessioni devono essere corredate di

programmi di conservazione e di ripri-stino ambientale al fine di garantirel’obiettivo naturalistico e faunistico. In taliaziende la caccia è consentita nelle gior-nate indicate dal calendario venatoriosecondo i piani di assestamento e diabbattimento. In ogni caso, nelleaziende nfaunistico-venatorie non è con-sentito immettere o liberare fauna sel-vatica posteriormente alla data del 31agosto;

b) autorizzare, regolamentandola, l’istitu-zione di aziende agri- turistico-venatorie,ai fini di impresa agricola, soggette atassa di concessione regionale, nellequali sono consentiti l’immissione el’abbattimento per tutta la stagione vena-toria di fauna selvatica di allevamento.

2. Le azienda agri-turistico-venatoriedevono:

a) essere preferibilmente situate nei terri-tori di scarso rilievo faunistico;

b) coincidere preferibilmente con il terri-torio di una o più aziende agricole rica-denti in aree di agricoltura svantaggia-ta, ovvero dismesse da interventi agri-coli ai sensi del citato regolamento(CEE) n. 1094/88.

3. Le aziende agri-turistico-venatorienelle zone umide e vallive possonoessere autorizzate solo se comprendonobacini artificiali e fauna acquatica diallevamento, nel rispetto delle conven-zioni internazionali.

4. L’esercizio dell’attività venatoria nelleaziende di cui al comma 1 è consentitonel rispetto delle norme della presentelegge con la esclusione dei limiti di cuiall’articolo 12, comma 5.

_LEGISLAZIONE 125

2. All’onere derivante dalla erogazione delcontributo di cui al comma 1, si provve-de con il gettito derivante dalla istituzionedelle tasse di concessione regionale dicui all’articolo 23.

3. Il proprietario o conduttore di un fondoche intenda vietare sullo stesso l’eserci-zio dell’attività venatoria deve inoltrare,entro trenta giorni dalla pubblicazionedel piano faunistico-venatorio, presiden-te della giunta regionale richiesta moti-vata che, ai sensi dell’articolo 2 dellalegge 7 agosto 1990, n. 241, dalla stes-sa è esaminata entro sessanta giorni.

4. La richiesta è accolta se non osta-cola l’attuazione della pianificazionefaunistico-venatoria di cui all’articolo10. È altresì accolta, in casi specificata-mente individuati con norme regionali,quando l’attività venatoria sia in con-trasto con l’esigenza di salvaguardia dicolture agricole specializzate nonché diproduzioni agricole condotte con sistemisperimentali o a fine di ricerca scientifica,ovvero quando sia motivo di danno o didisturbo ad attività di rilevante interesseeconomico, sociale o ambientale.

5. Il divieto è reso noto mediante l’appo-sizione di tabelle, esenti da tasse, a curadel proprietario o conduttore del fondo, lequali delimitino in maniera chiara e visibileil perimetro dell’area interessata.

6. Nei fondi sottratti alla gestione pro-grammata della caccia è vietato achiunque, compreso il proprietario o ilconduttore, esercitare l’attività venatoriafino al venir meno delle ragioni del divieto.

7. L’esercizio venatorio è, comunque, vie-tato in forma vagante sui terreni in attua-lità di coltivazione. Si considerano inattualità di coltivazione: i terreni concoltivazioni erbacee da seme; i frutteti

specializzati; i vigneti e gli uliveti specia-lizzati fino alla data del raccolto; i terrenicoltivati a soia e a riso, nonché a maisper la produzione di seme fino alladata del raccolto. L’esercizio venatorioin forma vagante è inoltre vietato sui ter-reni in attualità di coltivazione individuatidalle Regioni, sentite le organizzazioniprofessionali agricole maggiormente rap-presentative a livello nazionale, tramite leloro strutture regionali, in relazioneall’esigenza di protezione di altre colturespecializzate o intensive.

8. L’esercizio venatorio è vietato a chiun-que nei fondi chiusi da muro o da retemetallica o da altra effettiva chiusura dialtezza non inferiore a metri 1,20, o dacorsi o specchi d’acqua perenni il cuiletto abbia la profondità di almeno metri1,50 e la larghezza di almeno 3 metri. Ifondi chiusi esistenti alla data di entra-ta in vigore della presente legge equelli che si intenderà successiva-mente istituire devono essere notificatiai competenti uffici regionali. I proprieta-ri o i conduttori dei fondi di cui al pre-sente comma provvedono ad apporrea loro carico adeguate tabellazioniesenti da tasse.

9. La superficie dei fondi di cui al comma8 entra a far parte della quota dal 20al 30 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di cui all’articolo 10,comma 3.

10. Le Regioni regolamentano l’eserciziovenatorio nei fondi con presenza dibestiame allo stato brado o semibra-do, secondo le particolari caratteristicheambientali e di carico per ettaro, e sta-biliscono i parametri entro i quali taleesercizio è vietato nonché le modalità didelimitazione dei fondi stessi.

11. Scaduti i termini di cui all’articolo 36,

124 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

io: cinghiale (Sus scrofa);

e) specie cacciabili dal 15 ottobre al 30novembre limitatamente alla popolazionedi Sicilia: Lepre italica (Lepus corsicanus)

((1-bis. L’esercizio venatorio è vietato,per ogni singola specie:

a) durante il ritorno al luogo di nidifi-cazione;

b) durante il periodo della nidifica-zione e le fasi della riproduzione edella dipendenza degli uccelli)).

2. I termini di cui al comma 1 possonoessere modificati per determinate speciein relazione alle situazioni ambientalidelle diverse realtà territoriali. Le Regioniautorizzano le modifiche previo pareredell’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca. I termini devono essere comunquecontenuti tra il 1 settembre ed il 31 gen-naio dell’anno nel rispetto dell’arco tem-porale massimo indicato al comma 1.L’autorizzazione regionale è condiziona-ta alla preventiva predisposizione di ade-guati piani faunistico-venatori. La stessadisciplina si applica anche per la cac-cia di selezione degli ungulati, sullabase di piani di abbattimento selettiviapprovati dalle Regioni; la caccia diselezione agli ungulati può essere auto-rizzata a far tempo dal 1° agosto nelrispetto dell’arco temporale di cui alcomma 1. ((Ferme restando le dispo-sizioni relative agli ungulati, le Regionipossono posticipare, non oltre laprima decade di febbraio, i termini dicui al presente comma in relazione aspecie determinate e allo scopo sonoobbligate ad acquisire il preventivoparere espresso dall’Istituto superioreper la protezione e la ricerca ambien-tale (ISPRA), al quale devono unifor-marsi. Tale parere deve essere reso,

sentiti gli istituti regionali ove istituiti,entro trenta giorni dal ricevimentodella richiesta)).

3. Con decreto del Presidente del Con-siglio dei ministri, su proposta del Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste, d’inte-sa con il Ministro dell’ambiente, vengonorecepiti i nuovi elenchi delle specie dicui al comma 1, entro sessanta gior-ni dall’avvenuta approvazione comunita-ria o dall’entrata in vigore delle conven-zioni internazionali. Il Presidente del Con-siglio dei ministri, su proposta del Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste,d’intesa con il Ministro dell’ambiente,sentito l’Istituto nazionale per la faunaselvatica, dispone variazioni dell’elencodelle specie cacciabili in conformità allevigenti direttive comunitarie e alle con-venzioni internazionali sottoscritte,tenendo conto della consistenza dellesingole specie sul territorio.

4. Le Regioni, sentito l’Istituto nazionaleper la fauna selvatica, pubblicano, entro enon oltre il 15 giugno, il calendario regio-nale e il regolamento relativi all’interaannata venatoria, nel rispetto di quantostabilito ai commi 1, 2 e 3, e con l’indica-zione del numero massimo di capi daabbattere in ciascuna giornata di atti-vità venatoria.

5. Il numero delle giornate di caccia setti-manali non può essere superiore a tre. LeRegioni possono consentirne la liberascelta al cacciatore, escludendo i giornidi martedì e venerdì, nei quali l’eserci-zio dell’attività venatoria è in ogni casosospeso.

6. Fermo restando il silenzio venatorio neigiorni di martedì e venerdì, le Regioni,sentito l’Istituto nazionale per la faunaselvatica e tenuto conto delle consuetu-dini locali, possono, anche in deroga al

_LEGISLAZIONE 127

Art. 17.(Allevamenti)

1. Le Regioni autorizzano, regolamentan-dolo l’allevamento di fauna selvatica ascopo alimentare, di ripopolamento,ornamentale ed amatoriale.

2. Le Regioni, ferme restando le compe-tenze dell’Ente nazionale per la cinofiliaitaliana, dettano altresì norme per gli alle-vamenti dei cani da caccia.

3. Nel caso in cui l’allevamento di cui alcomma 1 sia esercitato dal titolare diun’impresa agricola, questi è tenuto adare semplice comunicazione alla com-petente autorità provinciale nel rispet-to delle norme regionali.

4. Le Regioni, ai fini dell’esercizio dell’al-levamento a scopo di ripopolamento,organizzato in forma di azienda agrico-la, singola, consortile o cooperativa,possono consentire al titolare, nelrispetto delle norme della presente legge,il prelievo di mammiferi ed uccelli instato di cattività con i mezzi di cui all’arti-colo 13.

Art. 18.(Specie cacciabili e periodi

di attività venatoria)1. Ai fini dell’esercizio venatorio è con-sentito abbattere esemplari di fauna sel-vatica appartenenti alle seguenti specie eper i periodi sottoindicati:

a) specie cacciabili dalla terza domenicadi settembre al 31 dicembre: quaglia(Coturnix coturnix); tortora (Streptopeiaturtur); merlo (Turdus merula); [passero(Passer Italiae)]; [passera mattugia (Pas-ser montanus)]; [passera oltremontana(Passer domesticus)]; allodola (Alaudaarvensis); [colino della Virginia (Colinusvirginianus)]; starna (Perdix perdix); perni-

ce rossa (Alectoris rufa); pernice sarda(Alectoris barbara); lepre comune (Lepuseuropaeus); lepre sarda (Lepus capensis);coniglio selvatico (Oryctolagus cunicu-lus); minilepre (Silvilagus floridamus);

b)specie cacciabili dalla terza domenicadi settembre al 31 gennaio: [storno (Stur-nus vulgaris)] cesena (Turdus pilaris);tordo bottaccio (Turdus philomelos);tordo sassello (Turdus iliacus); fagiano(Phasianus colchicus); germano reale(Anas platyrhynchos); folaga (Fulica atra);gallinella d’acqua (Gallinula chloropus);alzavola (Anas crecca); canapiglia (Anasstrepera); porciglione (Rallus aquaticus);fischione (Anas penelope); codone (Anasacuta); marzaiola (Anas querquedula);mestolone (Anas clypeata); moriglione(Aythya ferina); moretta (Aythya fuligula);beccaccino (Gallinago gallinago); colom-baccio (Columba palumbus); frullino(Lymnocryptes minimus); [fringuello (Frin-gilla coelebs)]; [peppola (Fringilla monti-fringilla)]; combattente (Philomachuspugnax); beccaccia (Scolopax rusticola);[taccola (Corvus monedula)]; [corvo (Cor-vus frugilegus)]; cornacchia nera (Corvuscorone); pavoncella (Vanellus vanellus);[pittima reale (Limosa limosa)]; cornac-chia grigia (Corvus corone cornix); ghian-daia (Garrulus glandarius); gazza (Picapica); volpe (Vulpes vulpes);

c) specie cacciabili dal 1° ottobre al 30novembre: pernice bianca (Lagopusmutus); fagiano di monte (Tetrao tetrix);[francolino di monte (Bonasa bonasia)];coturnice (Alectoris graeca); camoscioalpino (Rupicapra rupicapra); capriolo(Capreolus capreolus); cervo (Cervus ela-phus); daino (Dama dama); muflone (Ovismusimon); con esclusione della popola-zione sarda; lepre bianca (Lepus timidus);

d) specie cacciabili dal 1° ottobre al 31dicembre o dal 1° novembre al 31 genna-

126 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

3. Le deroghe di cui al comma 1 sonoapplicate per periodi determinati, sentitol’Istituto nazionale per la fauna selvati-ca (INFS), o gli istituti riconosciuti alivello regionale, e non possono averecomunque ad oggetto specie la cui consi-stenza numerica sia in grave diminuzione.

4. Il Presidente del Consiglio dei mini-stri, su proposta del Ministro per gliaffari regionali, di concerto con il Mini-stro dell’ambiente e della tutela del ter-ritorio, previa delibera del Consiglio deiministri, può annullare, dopo aver dif-fidato la Regione interessata, i provvedi-menti di deroga da questa posti inessere in violazione delle disposizionidella presente legge ((entro due mesidalla data della loro entrata in vigore)).

((4-bis. Le Regioni, nell’esercizio dellederoghe di cui all’articolo 9, paragra-fo 1, lettera a), della citata direttiva2009/147/CE, provvedono, fermarestando la temporaneità dei provve-dimenti adottati, nel rispetto di lineeguida emanate con decreto del Presi-dente della Repubblica, su propostadel Ministro dell’ambiente e della tuteladel territorio e del mare, di concertocon il Ministro delle politiche agricolealimentari e forestali, d’intesa con laConferenza permanente per i rapportitra lo Stato, le Regioni e le Provinceautonome di Trento e di Bolzano)).

5. Entro il 30 giugno di ogni anno, ciascu-na Regione trasmette al Presidente delConsiglio dei ministri, ovvero al Ministroper gli affari regionali ove nominato, alMinistro dell’ambiente e della tutela delterritorio, al Ministro delle politicheagricole e forestali, al Ministro per lepolitiche comunitarie, nonché all’Istitu-to nazionale per la fauna selvatica (INFS),una relazione sull’attuazione delle dero-ghe di cui al presente articolo; detta

relazione è altresì trasmessa alle compe-tenti Commissioni parlamentari. Il Mini-stro dell’ambiente e della tutela del terri-torio trasmette annualmente alla Com-missione europea la relazione di cuiall’articolo 9, paragrafo 3, della direttiva79/409/CEE.

Art. 20.(Introduzione di fauna selvatica

dall’estero)1. L’introduzione dall’estero di fauna sel-vatica viva, purché appartenente allespecie autoctone, può effettuarsi solo ascopo di ripopolamento e di migliora-mento genetico.

2. I permessi d’importazione possonoessere rilasciati unicamente a ditte chedispongono di adeguate strutture edattrezzature per ogni singola specie diselvatici, al fine di avere le opportunegaranzie per controlli, eventuali quarante-ne e relativi controlli sanitari.

((3. Le autorizzazioni per le attività dicui al comma 1 sono rilasciate dalMinistro delle politiche agricole ali-mentari e forestali su parere del-l’ISPRA, nel rispetto delle convenzio-ni internazionali. Nel caso di specie diuccelli che non vivono naturalmenteallo stato selvatico nel territorio euro-peo degli Stati membri dell’Unioneeuropea, il Ministro delle politicheagricole alimentari e forestali consultapreventivamente anche la Commis-sione europea)).

Art. 21.(Divieti)

1. È vietato a chiunque:

a) l’esercizio venatorio nei giardini, neiparchi pubblici e privati, nei parchi stori-

_LEGISLAZIONE 129

comma 5, regolamentare diversamentel’esercizio venatorio da appostamentoalla fauna selvatica migratoria neiperiodi intercorrenti fra il 1 ottobre e il 30novembre.

7. La caccia è consentita da un’ora primadel sorgere del sole fino al tramonto. Lacaccia di selezione agli ungulati è con-sentita fino ad un’ora dopo il tramonto.

8. Non è consentita la posta alla bec-caccia nè la caccia da appostamento,sotto qualsiasi forma, al beccaccino.

Art. 19.(Controllo della fauna selvatica)

1. Le Regioni possono vietare o ridurreper periodi prestabiliti la caccia a deter-minate specie di fauna selvatica di cuiall’articolo 18, per importanti e motivateragioni connesse alla consistenza fau-nistica o per sopravvenute particolaricondizioni ambientali, stagionali o clima-tiche o per malattie o altre calamità.

2. Le Regioni, per la migliore gestione delpatrimonio zootecnico, per la tutela delsuolo, per motivi sanitari, per la sele-zione biologica, per la tutela del patrimo-nio storico-artistico, per la tutela delleproduzioni zoo-agro-forestali ed ittiche,provvedono al controllo delle specie difauna selvatica anche nelle zone vieta-te alla caccia. Tale controllo, esercitatoselettivamente, viene praticato di normamediante l’utilizzo di metodi ecologici suparere dell’Istituto nazionale per la faunaselvatica. Qualora l’Istituto verifichi l’inef-ficacia dei predetti metodi, le Regionipossono autorizzare piani di abbattimen-to. Tali piani devono essere attuati dalleguardie venatorie dipendenti dalle ammi-nistrazioni provinciali.

Queste ultime potranno altresì avvalersi

dei proprietari o conduttori dei fondi suiquali si attuano i piani medesimi, purchémuniti di licenza per l’esercizio venatorio,nonché delle guardie forestali e delleguardie comunali munite di licenza perl’esercizio venatorio.

3. Le provincie autonome di Trento e diBolzano possono attuare i piani di cui alcomma 2 anche avvalendosi di altre per-sone, purché munite di licenza per l’eser-cizio venatorio.

Art. 19-bis(Esercizio delle deroghe previste dal-

l’articolo 9 della direttiva79/409/CEE.)

1. Le Regioni disciplinano l’esercizio dellederoghe previste dalla direttiva79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile1979, conformandosi alle prescrizionidell’articolo 9, ai principi e alle finalitàdegli articoli 1 e 2 della stessa direttivaed alle disposizioni della presentelegge.

2. Le deroghe, in assenza di altre soluzio-ni soddisfacenti, possono essere dispo-ste solo per le finalità indicate dall’ar-ticolo 9, paragrafo 1, della direttiva79/409/CEE e devono menzionare le spe-cie che ne formano oggetto, i mezzi, gliimpianti e i metodi di prelievo autorizza-ti, le condizioni di rischio, le circostanzedi tempo e di luogo del prelievo, ilnumero dei capi giornalmente e com-plessivamente prelevabili nel periodo, icontrolli e le forme di vigilanza cui il pre-lievo è soggetto e gli organi incaricatidella stessa, fermo restando quanto pre-visto dall’articolo 27, comma 2. I sog-getti abilitati al prelievo in deroga vengo-no individuati dalle Regioni, d’intesa congli ambiti territoriali di caccia (ATC) ed icomprensori alpini.

128 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

nella maggior parte coperti da ghiaccio esu terreni allagati da piene di fiume;

o) prendere e detenere uova, nidi e picco-li nati di mammiferi ed uccelli apparte-nenti alla fauna selvatica, salvo chenei casi previsti all’articolo 4, comma 1,o nelle zone di ripopolamento e cattu-ra, nei centri di riproduzione di fauna sel-vatica e nelle oasi di protezione per sot-trarli a sicura distruzione o morte, purché,in tale ultimo caso, se ne dia pronto avvi-so nelle ventiquattro ore successive allacompetente amministrazione provinciale((; distruggere o danneggiare delibera-tamente nidi e uova, nonché distur-bare deliberatamente le specie pro-tette di uccelli, fatte salve le attivitàpreviste dalla presente legge));

p) usare richiami vivi, al di fuori deicasi previsti dall’articolo 5;

q) usare richiami vivi non provenienti daallevamento nella caccia agli acquatici;

r) usare a fini di richiamo uccelli viviaccecati o mutilati ovvero legati per leali e richiami acustici a funzionamentomeccanico, elettromagnetico o elettro-meccanico, con o senza amplificazio-ne del suono;

s) cacciare negli specchi d’acqua ove siesercita l’industria della pesca o dell’ac-quacoltura, nonché nei canali delle vallida pesca, quando il possessore le circon-di con tabelle, esenti da tasse, indicanti ildivieto d caccia;

t) commerciare fauna selvatica morta nonproveniente da allevamenti per sagre emanifestazioni a carattere gastronomico;

u) usare munizione spezzata nella cac-cia agli ungulati; usare esche o bocco-ni avvelenati, vischio o altre sostanze

adesive, trappole, reti, tagliole, lacci,archetti o congegni similari; fare impiegodi civette; usare armi da sparo munite disilenziatore o impostate con scatto pro-vocato dalla preda; fare impiego dibalestre;

v) vendere a privati e detenere da parte diquesti, reti da uccellagione;

z) produrre, vendere e detenere trappoleper la fauna selvatica;

aa) l’esercizio in qualunque forma del tiroal volo su uccelli a partire dal 1o genna-io 1994, fatto salvo quanto previstodall’articolo 10, comma 8, lettera e);

bb) vendere, detenere per vendere, ((tra-sportare per vendere,)) acquistareuccelli vivi o morti, nonché loro parti oprodotti derivati facilmente riconoscibili,appartenenti alla fauna selvatica, che nonappartengano alle seguenti specie: ger-mano reale (anas platyrhynchos); pernicerossa (alectoris rufa); pernice di Sarde-gna (alectoris barbara); starna (perdixperdix); fagiano (phasianus colchicus);colombaccio (columba palumbus);

cc) il commercio di esemplari vivi di spe-cie di avifauna selvatica nazionale nonproveniente da allevamenti);

dd) rimuovere, danneggiare o comunquerendere inidonee al loro fine le tabellelegittimamente apposte ai sensi dellapresente legge o delle disposizioni regio-nali a specifici ambiti territoriali, fermarestando l’applicazione dell’articolo 635del codice penale;

ee) detenere, acquistare e vendere esem-plari di fauna selvatica, ad eccezione deicapi utilizzati come richiami vivi nelrispetto delle modalità previste dalla pre-sente legge e della fauna selvatica lecita-

_LEGISLAZIONE 131

ci e archeologici e nei terreni adibiti adattività sportive;

b) l’esercizio venatorio nei parchi naziona-li, nei parchi naturali regionali e nelle riser-ve naturali conformemente alla legisla-zione nazionale in materia di parchi eriserve naturali. Nei parchi naturali regio-nali costituiti anteriormente alla data dientrata in vigore della legge 6 dicembre1991, n. 394, le Regioni adeguano lapropria legislazione al disposto dell’arti-colo 22, comma 6, della predetta leggeentro il 31 gennaio 1997, provvedendonel frattempo all’eventuale riperimetrazio-ne dei parchi naturali regionali anche ai finidell’applicazione dell’articolo 32,comma 3, della legge medesima;

c) l’esercizio venatorio nelle oasi di prote-zione e nelle zone di ripopolamento ecattura, nei centri di riproduzione difauna selvatica, nelle foreste demanialiad eccezione di quelle che, secondo ledisposizioni regionali, sentito il pareredell’Istituto nazionale per la fauna sel-vatica, non presentino condizioni favo-revoli alla riproduzione ed alla sosta dellafauna selvatica;

d) l’esercizio venatorio ove vi siano operedi difesa dello Stato ed ove il divietosia richiesto a giudizio insindacabiledell’autorità militare, o dove esistanobeni monumentali, purché dette zonesiano delimitate da tabelle, esenti datasse indicanti il divieto:

e) l’esercizio venatorio nelle aie e nellecorti o altre pertinenze di fabbricati rura-li; nelle zone comprese nel raggio dicento metri da immobili, fabbricati e sta-bili adibiti ad abitazione o a posto di lavo-ro e a distanza inferiore a cinquanta metrida vie di comunicazione ferroviaria e dastrade carrozzabili, eccettuate le stradepoderali ed interpoderali;

f) sparare da distanza inferiore a cento-cinquanta metri con uso di fucile da cac-cia con canna ad anima liscia, o dadistanza corrispondente a meno di unavolta e mezza la gittata massima in casodi uso di altre armi, in direzione di immo-bili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazio-ne o a posto di lavoro; di vie di comu-nicazione ferroviaria e di strade carrozza-bili, eccettuate quelle poderali ed inter-poderali; di funivie, filovie ed altri impian-ti di trasporto a sospensione; di stabbi,stazzi, recinti ed altre aree delimitatedestinate al ricovero ed all’alimentazionedel bestiame nel periodo di utilizzazioneagro-silvo-pastorale;

g) il trasporto, all’interno dei centri abitatie delle altre zone ove è vietata l’attivitàvenatoria, ovvero a bordo di veicoli diqualunque genere e comunque nei giorninon consentiti per l’esercizio venatoriodalla presente legge e dalle disposizioniregionali, di armi da sparo per uso vena-torio che non siano scariche e incustodia;

h) cacciare a rastrello in più di tre perso-ne ovvero utilizzare, a scopo venatorio,scafandri o tute impermeabili da som-mozzatore negli specchi o corsi d’acqua;

i) cacciare sparando da veicoli a moto-re o da natanti o da aeromobili;

l) cacciare a distanza inferiore a centometri da macchine operatrici agricole infunzione;

m) cacciare su terreni coperti in tutto onella maggior parte di neve, salvo chenella zona faunistica delle Alpi, secon-do le disposizioni emanate dalle Regioniinteressate;

n) cacciare negli stagni, nelle paludi enegli specchi d’acqua artificiali in tutto o

130 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

della licenza, anche per il rinnovo dellastessa in caso di revoca.

8. Per sostenere gli esami il candidatodeve essere munito del certificatomedico di idoneità.

9. La licenza di porto di fucile per uso dicaccia ha la durata di sei anni e puòessere rinnovata su domanda del titolarecorredata di un nuovo certificato medicodi idoneità di data non anteriore a tremesi dalla domanda stessa.

10. Nei dodici mesi successivi al rilasciodella prima licenza il cacciatore può pra-ticare l’esercizio venatorio solo seaccompagnato da cacciatore in posses-so di licenza rilasciata da almeno treanni che non abbia commesso violazionialle norme della presente legge com-portanti la sospensione o la revocadella licenza ai sensi dell’articolo 32.

11. Le norme di cui al presente articolo siapplicano anche per l’esercizio dellacaccia mediante l’uso dell’arco e delfalco.

Art. 23.(Tasse di concessione regionale)

1. Le Regioni, per conseguire i mezzifinanziari necessari per realizzare i finiprevisti dalla presente legge e dalleleggi regionali in materia, sono autorizza-te ad istituire una tassa di concessio-ne regionale, ai sensi dell’articolo 3 dellalegge 16 maggio 1970, n. 281, e suc-cessive modificazioni, per il rilasciodell’abilitazione all’esercizio venatorio dicui all’articolo 22.

2. La tassa di cui al comma 1 è soggettaal rinnovo annuale e può essere fissata inmisura non inferiore al 50 per cento enon superiore al 100 per cento della tassa

erariale di cui al numero 26, sottonume-ro I), della tariffa annessa al decreto delPresidente della Repubblica 26 ottobre1972, n. 641, e successive modificazioni.Essa non è dovuta qualora durante l’an-no il cacciatore eserciti l’attività vena-toria esclusivamente all’estero.

3. Nel caso di diniego della licenza diporto di fucile per uso di caccia la tassaregionale deve essere rimborsata. Latassa di concessione regionale viene rim-borsata anche al cacciatore che rinunciall’assegnazione dell’ambito territoriale dicaccia. La tassa di rinnovo non è dovutaqualora non si eserciti la caccia durantel’anno.

4. I proventi della tassa di cui al comma 1sono utilizzati anche per il finanziamen-to o il concorso nel finanziamento di pro-getti di valorizzazione del territorio pre-sentati anche da singoli proprietari o con-duttori di fondi, che, nell’ambito dellaprogrammazione regionale, contemplino,tra l’altro, la creazione di strutture perl’allevamento di fauna selvatica nonchédei riproduttori nel periodo autunnale; lamanutenzione degli apprestamenti diambientamento della fauna selvatica;l’adozione di forme di lotta integrata e dilotta guidata; il ricorso a tecniche coltura-li e tecnologie innovative non pregiudi-zievoli per l’ambiente; la valorizzazioneagri-turistica di percorsi per l’accessoalla natura e alla conoscenza scientificae culturale della fauna ospite; la manu-tenzione e pulizia dei boschi anche alfine di prevenire incendi.

5. Gli appostamenti fissi, i centri privati diriproduzione della fauna selvatica allostato naturale, le aziende faunistico-venatorie e le aziende agri-turistico-venatorie sono soggetti a tasse regio-nali.

_LEGISLAZIONE 133

mente abbattuta, la cui detenzione vieneregolamentata dalle Regioni anche conle norme sulla tassidermia;

ff) l’uso dei segugi per la caccia al camo-scio.((1))

2. Se le Regioni non provvedono entro iltermine previsto dall’articolo 1, comma 5,ad istituire le zone di protezione lungo lerotte di migrazione dell’avifauna, il Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste asse-gna alle Regioni stesse novanta giorniper provvedere. Decorso inutilmente taletermine è vietato cacciare lungo le suddet-te rotte a meno di cinquecento metridalla costa marina del continente e delledue isole maggiori; le Regioni provvedo-no a delimitare tali aree con appositetabelle esenti da tasse.

3. La caccia è vietata su tutti i valichimontani interessati dalle rotte di migra-zione dell’avifauna, per una distanza dimille metri dagli stessi.

AGGIORNAMENTO ((1))IL D.L. 23 ottobre 1996, n. 542, converti-to con modificazioni dalla L. 23 dicembre1996, n. 649 ha disposto (con l’art. 11-bis, comma 2) che “Non sono punibili ifatti commessi in data anteriore a quelladi entrata in vigore della legge di conver-sione del presente decreto, in violazionedegli articoli 15, comma 11, secondoperiodo, 21, comma 1, lettera b) e 36,comma 6, della legge 11 febbraio 1992,n. 157.”

Art. 22.(Licenza di porto di fucile per uso

di caccia e abilitazione all’esercizio venatorio)

1. La licenza di porto di fucile per uso dicaccia è rilasciata in conformità alle leggi

di pubblica sicurezza.

2. Il primo rilascio avviene dopo che ilrichiedente ha conseguito l’abilitazioneall’esercizio venatorio a seguito di esamipubblici dinanzi ad apposita commissio-ne nominata dalla Regione in ciascuncapoluogo di Provincia.

3. La commissione di cui al comma 2è composta da esperti qualificati in cia-scuna delle materie indicate al comma4, di cui almeno un laureato in scienzebiologiche o in scienze naturali esper-to in vertebrati omeotermi.

4. Le Regioni stabiliscono le modalità perlo svolgimento degli esami, che devonoin particolare riguardare nozioni nelleseguenti materie:

a) legislazione venatoria;

b) zoologia applicata alla caccia conprove pratiche di riconoscimento dellaspecie cacciabili;

c) armi e munizioni da caccia e relativalegislazione;

d) tutela della natura e principi di salva-guardia della produzione agricola;

e) norme di pronto soccorso.

5. L’abilitazione è concessa se il giudizioè favorevole in tutti e cinque gli esamielencati al comma 4.

6. Entro un anno dalla data di entrata invigore della presente legge le Regionipromuovono corsi di aggiornamentosulle caratteristiche innovative della leggestessa.

7. L’abilitazione all’esercizio venatorio ènecessaria, oltre che per il primo rilascio

132 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

presente legge e delle leggi regionali èaffidata:

a) agli agenti dipendenti degli entilocali delegati dalle Regioni. A tali agen-ti è riconosciuta, ai sensi della legislazio-ne vigente, la qualifica di agenti di poliziagiudiziaria e di pubblica sicurezza. Dettiagenti possono portare durante il servizioe per i compiti di istituto le armi da cac-cia di cui all’articolo 13 nonché armi conproiettili a narcotico. Le armi di cui soprasono portate e detenute in conformità alregolamento di cui all’articolo 5, comma5, della legge 7 marzo 1986, n. 65;

b) alle guardie volontarie delle associa-zioni venatorie, agricole e di protezioneambientale nazionali presenti nel Comi-tato tecnico faunistico-venatorio nazio-nale e a quelle delle associazioni diprotezione ambientale riconosciute dalMinistero dell’ambiente, alle quali siariconosciuta la qualifica di guardia giura-ta ai sensi del testo unico delle leggi dipubblica sicurezza, approvato con regiodecreto 18 giugno 1931, n. 773.

2. La vigilanza di cui al comma 1 è,altresì, affidata agli ufficiali, sottufficiali eguardie del Corpo forestale dello Stato,alle guardie addette a parchi nazionali eregionali, agli ufficiali ed agenti di poliziagiudiziaria, alle guardie giurate comuna-li, forestali e campestri ed alle guardie pri-vate riconosciute ai sensi del testo unicodelle leggi di pubblica sicurezza; è affi-data altresì alle guardie ecologiche ezoofile riconosciute da leggi regionali.

3. Gli agenti svolgono le proprie funzioni,di norma, nell’ambito della circoscrizio-ne territoriale di competenza.

4. La qualifica di guardia volontaria puòessere concessa, a norma del testo unicodelle leggi di pubblica sicurezza, a cit-

tadini in possesso di un attestato di ido-neità rilasciato dalle Regioni previo supe-ramento di apposito esame. LeRegioni disciplinano la composizionedelle commissioni preposte a tale esamegarantendo in esse la presenza tra loroparitaria di rappresentanti di associazionivenatorie, agricole ed ambientaliste.

5. Agli agenti di cui ai commi 1 e 2 concompiti di vigilanza è vietato l’eserciziovenatorio nell’ambito del territorio incui esercitano le funzioni. Alle guardievenatorie volontarie è vietato l’eserciziovenatorio durante l’esercizio delle lorofunzioni.

6. I corsi di preparazione e di aggiorna-mento delle guardie per lo svolgimentodelle funzioni di vigilanza sull’eserciziovenatorio, sulla tutela dell’ambiente edella fauna e sulla salvaguardia delleproduzioni agricole, possono essereorganizzati anche dalle associazioni dicui al comma 1, lettera b), sotto il control-lo della Regione.

7. Le Province coordinano l’attività delleguardie volontarie delle associazioni agri-cole, venatorie ed ambientaliste.

8. Il Ministro dell’agricoltura e delle fore-ste, d’intesa con il Ministro dell’ambiente,garantisce il coordinamento in ordinealle attività delle associazioni di cui alcomma 1, lettera b), rivolte alla prepara-zione, aggiornamento ed utilizzazionedelle guardie volontarie.

9. I cittadini in possesso, a norma del testounico delle leggi di pubblica sicurezza,della qualifica di guardia venatoria volon-taria alla data di entrata in vigore della pre-sente legge, non necessitano dell’attesta-to di idoneità di cui al comma 4.

_LEGISLAZIONE 135

Art. 24.(Fondo presso il Ministero del tesoro)

1. A decorrere dall’anno 1992 presso ilMinistero del tesoro è istituito un fondola cui dotazione è alimentata da unaaddizionale di euro 5,16 alla tassa di cuial numero 26, sottonumero I), della tarif-fa annessa al decreto del Presidente dellaRepubblica 26 ottobre 1972, n. 641, esuccessive modificazioni.

2. Le disponibilità del fondo sono riparti-te entro il 31 marzo di ciascun anno condecreto del Ministro del tesoro, di con-certo con i Ministri delle finanze e del-l’agricoltura e delle foreste, nel seguen-te modo:

a) 4 per cento per il funzionamento el’espletamento dei compiti istituzionalidel Comitato tecnico faunistico-venatorionazionale;

b) 1 per cento per il pagamento dellaquota di adesione dello Stato italiano alConsiglio internazionale della caccia edella conservazione della selvaggina;

c) 95 per cento fra le associazioni venato-rie nazionali riconosciute, in proporzionealla rispettiva, documentata consistenzaassociativa.

3. L’addizionale di cui al presente articolonon è computata ai fini di quanto previ-sto all’articolo 23, comma 2.

4. L’attribuzione della dotazione previstadal presente articolo alle associazionivenatorie nazionali riconosciute noncomporta l’assoggettamento delle stesseal controllo previsto dalla legge 21marzo 1958, n. 259.

Art. 25(( ARTICOLO ABROGATO DAL D.LGS.

7 SETTEMBRE 2005, N. 209 ))

Art. 26.(Risarcimento dei danni prodotti

dalla fauna selvatica edall’attività venatoria)

1. Per far fronte ai danni non altrimentirisarcibili arrecati alla produzione agricolae alle opere approntate sui terreni coltiva-ti e a pascolo della fauna selvatica, inparticolare da quella protetta, e dall’atti-vità venatoria, è costituito a cura di ogniRegione un fondo destinato alla pre-venzione e ai risarcimenti, al qualeaffluisce anche una percentuale dei pro-venti di cui all’articolo 23.

2. Le Regioni provvedono, con appositedisposizioni, a regolare il funzionamentodel fondo di cui al comma 1, prevedendoper la relativa gestione un comitato incui siano presenti rappresentanti distrutture provinciali delle organizzazioniprofessionali agricole maggiormenterappresentative a livello nazionale erappresentanti delle associazioni vena-torie nazionali riconosciute maggior-mente rappresentative.

3. Il proprietario o il conduttore del fondoè tenuto a denunciare tempestivamente idanni al comitato di cui al comma 2, cheprocede entro trenta giorni alle relati-ve verifiche anche mediante sopral-luogo e ispezioni e nei centottanta gior-ni successivi alla liquidazione.

4. Per le domande di prevenzione deidanni, il termine entro cui il procedimentodeve concludersi è direttamente dispo-sto con norma regionale.

Art. 27.(Vigilanza venatoria)

1. La vigilanza sulla applicazione della

134 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

le armi di cui sono dotati nei luoghi pre-detti ed in quelli attraversati per rag-giungerli e per farvi ritorno.

2. Gli stessi agenti possono redigere iverbali di contestazione delle violazioni edegli illeciti amministrativi previsti dallapresente legge, e gli altri atti indicati dal-l’articolo 28, anche fuori dall’orario diservizio.

Art. 30.(Sanzioni penali)

1. Per le violazioni delle disposizioni, dellapresente legge e delle leggi regionali siapplicano le seguenti sanzioni:

a) l’arresto da tre mesi ad un anno o l’am-menda da euro 929 a euro 2.582 per chiesercita la caccia in periodo di divietogenerale, intercorrente tra la data di chiu-sura e la data di apertura fissata dall’arti-colo 18; b) l’arresto da due a otto mesi o l’ammen-da da euro 774 a euro 2.065 per chi abbat-te, cattura o detiene mammiferi o uccellicompresi nell’elenco di cui all’articolo 2; c) l’arresto da tre mesi ad un anno e l’am-menda da euro 1.032 a euro 6.197 per chiabbatte, cattura o detiene esemplari diorso, stambecco, camoscio d’Abruzzo,muflone sardo; d) l’arresto fino a sei mesi e l’ammendada euro 464 a euro 1.549 per chi esercitala caccia nei parchi nazionali, nei parchinaturali regionali, nelle riserve naturali,nelle oasi di protezione, nelle zone diripopolamento e cattura, nei parchi egiardini urbani, nei terreni adibiti ad attivi-tà sportive; e) l’arresto fino ad un anno o l’ammendada euro 774 a euro 2.065 per chi esercital’uccellagione; f) l’arresto fino a tre mesi o l’ammendafino a euro 516 per chi esercita la caccianei giorni di silenzio venatorio;

g) l’ammenda fino a euro 3.098 per chiabbatte, cattura o detiene esemplariappartenenti alla tipica fauna stanzialealpina, non contemplati nella lettera b),della quale sia vietato l’abbattimento; h) l’ammenda fino a euro 1.549 per chiabbatte, cattura o detiene specie dimammiferi o uccelli nei cui confronti lacaccia non è consentita o fringillidi innumero superiore a cinque o per chi eser-cita la caccia con mezzi vietati. La stessapena si applica a chi esercita la cacciacon l’ausilio di richiami vietati di cui all’ar-ticolo 21, comma 1, lettera r). Nel caso ditale infrazione si applica altresì la misuradella confisca dei richiami; i) l’arresto fino a tre mesi o l’ammendafino a euro 2.065 per chi esercita la cac-cia sparando da autoveicoli, da natanti oda aeromobili; l) l’arresto da due a sei mesi o l’ammen-da da euro 516 a euro 2.065 per chi ponein commercio o detiene a tal fine faunaselvatica in violazione della presentelegge. Se il fatto riguarda la fauna di cuialle lettere b), c) e g), le pene sono rad-doppiate. 2. Per la violazione delle disposizionidella presente legge in materia di imbal-samazione e tassidermia si applicano lemedesime sanzioni che sono comminateper l’abbattimento degli animali le cuispoglie sono oggetto del trattamentodescritto. Le Regioni possono prevederei casi e le modalità di sospensione e revo-ca dell’autorizzazione all’esercizio dell’at-tività di tassidermia e imbalsamazione.

3. Nei casi di cui al comma 1 non si appli-cano gli articoli 624, 625 e 626 del codi-ce penale. Salvo quanto espressamenteprevisto dalla presente legge, continuanoad applicarsi le disposizioni di legge e diregolamento in materia di armi. 4. Ai sensi dell’articolo 23 del testo unicodelle leggi costituzionali concernenti lostatuto speciale per il Trentino-Alto

_LEGISLAZIONE 137

Art. 28.(Poteri e compiti degli addetti

alla vigilanza venatoria)1. I soggetti preposti alla vigilanzavenatoria ai sensi dell’articolo 27 pos-sono chiedere a qualsiasi persona tro-vata in possesso di armi o arnesi attialla caccia, in esercizio o in attitudinedi caccia, la esibizione della licenza diporto di fucile per uso di caccia, del tes-serino di cui all’articolo 12, comma 12,del contrassegno della polizza di assicu-razione nonché della fauna selvaticaabbattuta o catturata.

2. Nei casi previsti dall’articolo 30, gli uffi-ciali ed agenti che esercitano funzioni dipolizia giudiziaria procedono al seque-stro delle armi, della fauna selvatica edei mezzi di caccia, con esclusione delcane e dei richiami vivi autorizzati. Incaso di condanna per le ipotesi di cui almedesimo articolo 30, comma 1, lette-re a), b), c), d), ed e), le armi e i suddettimezzi sono in ogni caso confiscati.

3. Quando è sequestrata fauna selvati-ca, viva o morta, gli ufficiali o agentila consegnano all’ente pubblico local-mente preposto alla disciplina dell’attivitàvenatoria il quale, nel caso di fauna viva,provvede a liberarla in località adattaovvero, qualora non risulti liberabile, aconsegnarla ad un organismo in gradodi provvedere alla sua riabilitazione e curaed alla successiva reintroduzione nel suoambiente naturale; in caso di faunaviva sequestrata in campagna, e cherisulti liberabile, la liberazione è effettua-ta sul posto dagli agenti accertatori. Nelcaso di fauna morta, l’ente pubblicoprovvede alla sua vendita tenendo lasomma ricavata a disposizione della per-sona cui è contestata l’infrazione ove siaccerti successivamente che l’illecito nonsussiste; se, al contrario, l’illecito sus-siste, l’importo relativo deve essere

versato su un conto corrente intestatoalla Regione.

4. Della consegna o della liberazione dicui al comma 3, gli ufficiali o agentidanno atto in apposito verbale nelquale sono descritte le specie e le condi-zioni degli esemplari sequestrati, equant’altro possa avere rilievo ai finipenali.

5. Gli organi di vigilanza che non esercita-no funzioni di polizia giudiziaria, i qualiaccertino, anche a seguito di denun-cia, violazioni delle disposizioni sull’at-tività venatoria, redigono verbali, confor-mi alla legislazione vigente, nei qualidevono essere specificate tutte le cir-costanze del fatto e le eventualiosservazioni del contravventore, e li tra-smettono all’ente da cui dipendono edall’autorità competente ai sensi delledisposizioni vigenti.

6. Gli agenti venatori dipendenti deglienti locali che abbiano prestato serviziosostitutivo ai sensi della legge 15 dicem-bre 1972, n. 772, e successive modifi-che e integrazioni, non sono ammessiall’esercizio di funzioni di pubblica sicu-rezza, fatto salvo il divieto di cui all’arti-colo 9 della medesima legge.

Art. 29.(Agenti dipendenti degli enti locali)

1. Ferme restando le altre disposizionidella legge 7 marzo 1986, n. 65, gliagenti dipendenti degli enti locali, cuisono conferite a norma di legge le fun-zioni di agente di polizia giudiziaria e diagente di pubblica sicurezza per lo svol-gimento dell’attività di vigilanza venato-ria, esercitano tali attribuzioni nell’am-bito territoriale dell’ente di appartenenzae nei luoghi nei quali sono comandati aprestare servizio, e portano senza licenza

136 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

2. Le leggi regionali prevedono sanzioniper gli abusi e l’uso improprio della tabel-lazione dei terreni.

3. Le Regioni prevedono la sospensionedell’apposito tesserino di cui all’articolo12, comma 12, per particolari infrazioni oviolazioni delle norme regionali sull’eser-cizio venatorio.

4. Resta salva l’applicazione delle normedi legge e di regolamento per la disciplinadelle armi e in materia fiscale e doganale.

5. Nei casi previsti dal presente articolonon si applicano gli articoli 624, 625 e626 del codice penale.

6. Per quanto non altrimenti previsto dallapresente legge, si applicano le disposi-zioni della legge 24 novembre 1981, n.689, e successive modificazioni.

Art. 32.(Sospensione, revoca e divieto di rilascio della licenza di porto di

fucile per uso di caccia. Chiusura o sospensione dell’esercizio)

1. Oltre alle sanzioni penali previstedall’articolo 30, nei confronti di chi ripor-ta sentenza di condanna definitiva odecreto penale di condanna divenutoesecutivo per una delle violazioni di cui alcomma 1 dello stesso articolo, l’autoritàamministrativa dispone:

a) la sospensione della licenza di porto difucile per uso di caccia, per un periododa uno a tre anni, nei casi previsti dalpredetto articolo 30, comma 1, lettera a),b), d) ed i), nonché, relativamente aifatti previsti dallo stesso comma, letteref), g) e h), limitatamente alle ipotesi direcidiva di cui all’articolo 99, secondocomma, n. 1, del codice penale;

b) la revoca della licenza di porto di fuci-le per uso di caccia ed il divieto di rilascioper un periodo di dieci anni, nei casiprevisti dal predetto articolo 30, comma1, lettere c) ed e), nonché, relativamen-te ai fatti previsti dallo stesso comma,lettere d) ed i), limitatamente alle ipotesidi recidiva di cui all’articolo 99, secondocomma, n. 1, del codice penale;

c) l’esclusione definitiva della conces-sione della licenza di porto di fucile peruso di caccia, nei casi previsti dal pre-detto articolo 30, comma 1, lettere a), b),c) ed e), limitatamente alle ipotesi direcidiva di cui all’articolo 99, secondocomma, n. 1, del codice penale;

d) la chiusura dell’esercizio o lasospensione del relativo provvedimentoautorizzatorio per un periodo di unmese, nel caso previsto dal predettoarticolo 30, comma 1, lettera l); nelle ipo-tesi di recidiva di cui all’articolo 99,secondo comma, n.1, del codice pena-le, la chiusura o la sospensione è dispo-sta per un periodo da due a quattromesi.

2. I provvedimenti indicati nel comma 1sono adottati dal questore della Provin-cia del luogo di residenza del contravven-tore, a seguito della comunicazione delcompetente ufficio giudiziario, quandoè effettuata l’oblazione ovvero quandodiviene definitivo il provvedimento dicondanna.

3. Se l’oblazione non è ammessa, o non èeffettuata nei trenta giorni successiviall’accertamento, l’organo accertatore da’notizia delle contestazioni effettuate anorma dell’articolo 30, comma 1, lette-re a), b), c), d), e) ed i), al questore, il qualepuò disporre la sospensione cautelare edil ritiro temporaneo della licenza anorma delle leggi di pubblica sicurezza.

_LEGISLAZIONE 139

Adige, approvato con decreto del Presi-dente della Repubblica 31 agosto 1972,n. 670, le sanzioni penali stabilite dal pre-sente articolo si applicano alle corrispon-denti fattispecie come disciplinate dalleleggi provinciali.

Art. 31.(Sanzioni amministrative)

1. Per le violazioni delle disposizioni dellapresente legge e delle leggi regionali,salvo che il fatto sia previsto dalla leggecome reato, si applicano le seguenti san-zioni amministrative:

a) sanzione amministrativa da euro 206euro 1.239 per chi esercita la caccia inuna forma diversa da quella prescelta aisensi dell’articolo 12, comma 5; b) sanzione amministrativa da euro 103 aeuro 619 per chi esercita la caccia senzaavere stipulato la polizza di assicurazio-ne; se la violazione è nuovamente com-messa, la sanzione è da euro 206 a euro1.239; c) sanzione amministrativa da euro 154 aeuro 929 per chi esercita la caccia senzaaver effettuato il versamento delle tassedi concessione governativa o regionale;se la violazione è nuovamente commes-sa, la sanzione è da euro 258 a euro1.549; d) sanzione amministrativa da euro 154 aeuro 929 per chi esercita senza autorizza-zione la caccia all’interno delle aziendefaunistico-venatorie, nei centri pubblici oprivati di riproduzione e negli ambiti ecomprensori destinati alla caccia pro-grammata; se la violazione è nuovamentecommessa, la sanzione è da euro 258 aeuro 1.549; in caso di ulteriore violazionela sanzione è da euro 361 a euro 2.169.Le sanzioni previste dalla presente letterasono ridotte di un terzo se il fatto è com-messo mediante sconfinamento in uncomprensorio o in un ambito territoriale

di caccia viciniore a quello autorizzato; e) sanzione amministrativa da euro 103 aeuro 619 per chi esercita la caccia in zonedi divieto non diversamente sanzionate;se la violazione è nuovamente commes-sa, la sanzione è da euro 258 a euro1.549; f) sanzione amministrativa da euro 103 aeuro 619 per chi esercita la caccia infondo chiuso, ovvero nel caso di violazio-ne delle disposizioni emanate dalleRegioni o dalle Province autonome diTrento e di Bolzano per la protezionedelle coltivazioni agricole; se la violazioneè nuovamente commessa, la sanzione èda euro 258 a euro 1.549; g) sanzione amministrativa da euro 103 aeuro 619 per chi esercita la caccia in vio-lazione degli orari consentiti o abbatte,cattura o detiene fringillidi in numero nonsuperiore a cinque; se la violazione ènuovamente commessa, la sanzione è daeuro 206 a euro 1.239; h) sanzione amministrativa da euro 154 aeuro 929 per chi si avvale di richiami nonautorizzati, ovvero in violazione delledisposizioni emanate dalle Regioni aisensi dell’articolo 5, comma 1; se la vio-lazione è nuovamente commessa, la san-zione è euro 258 a euro 1.549; i) sanzione amministrativa da euro 77 aeuro 464 per chi non esegue le prescritteannotazioni sul tesserino regionale; l) sanzione amministrativa da euro 77 aeuro 464 per ciascun capo, per chiimporta fauna selvatica senza l’autorizza-zione di cui all’articolo 20, comma 2; allaviolazione consegue la revoca di even-tuali autorizzazioni rilasciate ai sensi del-l’articolo 20 per altre introduzioni; m) sanzione amministrativa da euro 25 aeuro 154 per chi, pur essendone munito,non esibisce, se legittimamente richiesto,la licenza, la polizza di assicurazione o iltesserino regionale; la sanzione è appli-cata nel minimo se l’interessato esibisceil documento entro cinque giorni.

138 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

visti per il riconoscimento, il Ministro del-l’agricoltura e delle foreste dispone condecreto la revoca del riconoscimentostesso.

5. Si considerano riconosciute agli effettidella presente legge la Federazione ita-liana della caccia e le associazionivenatorie nazionali (Associazione migra-toristi italiani, Associazione nazionalelibera caccia, ARCI-Caccia, Unionenazionale Enalcaccia pesca e tiro, Enteproduttori selvaggina, Associazione ita-liana della caccia - Italcaccia) già rico-nosciute ed operanti ai sensi dell’artico-lo 86 del testo unico delle norme per laprotezione della selvaggina e per l’eser-cizio della caccia, approvato con regiodecreto 5 giugno 1939, n. 1016, comesostituito dall’articolo 35 della legge 2agosto 1967, n. 799.

6. Le associazioni venatorie nazionaliriconosciute sono sottoposte alla vigilan-za del Ministro dell’agricoltura e delleforeste.

Art. 35(Relazione sullo stato di attuazione

della legge)1. Al termine dell’annata venatoria 1994-1995 le Regioni trasmettono al Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste e alMinistro dell’ambiente una relazione sul-l’attuazione della presente legge.

2. Sulla base delle relazioni di cui alcomma 1, il Ministro dell’agricoltura edelle foreste, d’intesa con il Ministrodell’ambiente, sentita la Conferenza per-manente per i rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Province autonome di Tren-to e di Bolzano, presenta al Parlamentouna relazione complessiva sullo statodi attuazione della presente legge.

Art. 36(Disposizioni transitorie)

1. Le aziende faunistico-venatorie auto-rizzate dalle Regioni ai sensi dell’artico-lo 36 della legge 27 dicembre 1977, n.968, fino alla naturale scadenza dellaconcessione sono regolate in base alprovvedimento di concessione.

2. Su richiesta del concessionario, leRegioni possono trasformare le aziendefaunistico-venatorie di cui al comma 1 inaziende agri-turistico-venatorie.

3. Coloro che, alla data di entrata in vigo-re della presente legge, detengano richia-mi vivi appartenenti a specie non consen-tite ovvero, se appartenenti a specieconsentite, ne detengano un numerosuperiore a quello stabilito dalla presentelegge, sono tenuti a farne denunciaall’ente competente.

4. In sede di prima attuazione, il Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste defi-nisce l’indice di densità venatoria minimadi cui all’articolo 14, commi 3 e 4, entroquattro mesi dalla data di entrata invigore della presente legge.

5. Entro due mesi dalla data di entrata invigore della presente legge, con decretodel Ministro dell’agricoltura e delle forestesono fissati i termini per l’adozione, daparte dei soggetti partecipanti al proce-dimento di programmazione ai sensidella presente legge, degli atti di rispet-tiva competenza, secondo modalità checonsentano la piena attuazione dellalegge stessa nella stagione venatoria1994-1995.

6. Le Regioni adeguano la propria legisla-zione ai principi ed alle norme stabilitidalla presente legge ((entro e non oltreil 31 luglio 1997 )).((1))

_LEGISLAZIONE 141

4. Oltre alle sanzioni amministrative previ-ste dall’articolo 31, si applica il provvedi-mento di sospensione per un anno dellalicenza di porto di fucile per uso di cac-cia nei casi indicati dallo stesso artico-lo 31, comma 1, lettera a), nonché, laddo-ve la violazione sia nuovamente com-messa, nei casi indicati alle lettere b), d),f) e g) del medesimo comma. Se la vio-lazione di cui alla citata lettera a) è nuova-mente commessa, la sospensione èdisposta per un periodo di tre anni.

5. Il provvedimento di sospensione dellalicenza di porto di fucile per uso di cacciadi cui al comma 4 è adottato dal questo-re della Provincia del luogo di residenzadi chi ha commesso l’infrazione, previacomunicazione, da parte dell’autoritàamministrativa competente, che è statoeffettuato il pagamento in misura ridot-ta della sanzione pecuniaria o che non èstata proposta opposizione avverso l’or-dinanza ingiunzione ovvero che è statodefinito il relativo giudizio.

6. L’organo accertatore da’ notizia dellecontestazioni effettuate a norma delcomma 4 al questore, il quale puo’ valu-tare il fatto ai fini della sospensione e delritiro temporaneo della licenza a normadelle leggi di pubblica sicurezza.

Art. 33(Rapporti sull’attività di vigilanza)

1. Nell’esercizio delle funzioni ammini-strative di cui all’articolo 9 le Regioni,entro il mese di maggio di ciascun anno adecorrere dal 1993, trasmettono al Mini-stro dell’agricoltura e delle foreste un rap-porto informativo nel quale, sulla base didettagliate relazioni fornite dalle Provin-ce, è riportato lo stato dei servizi prepo-sti alla vigilanza, il numero degli accerta-menti effettuati in relazione alle singolefattispecie di illecito e un prospetto rie-

pilogativo delle sanzioni amministrative edelle misure accessorie applicate. A talfine il questore comunica tempesti-vamente all’autorità regionale, entro ilmese di aprile di ciascun anno, i datinumerici inerenti alle misure accessorie,applicate nell’anno precedente.

2. I rapporti di cui al comma 1 sono tra-smessi al Parlamento entro il mese diottobre di ciascun anno.

Art. 34(Associazioni venatorie)

1. Le associazioni venatorie sono libere.

2. Le associazioni venatorie istituite peratto pubblico possono chiedere di esse-re riconosciute agli effetti della presentelegge, purché posseggano i seguentirequisiti:

a) abbiano finalità ricreative, formative etecnico-venatorie;

b) abbiano ordinamento democratico eposseggano una stabile organizzazionea carattere nazionale, con adeguati orga-ni periferici;

c) dimostrino di avere un numero di iscrit-ti non inferiore ad un quindicesimo deltotale dei cacciatori calcolato dall’Isti-tuto nazionale di statistica, riferito al 31dicembre dell’anno precedente quello incui avviene la presentazione delladomanda di riconoscimento.

3. Le associazioni di cui al comma 2 sonoriconosciute con decreto del Ministrodell’agricoltura e delle foreste di concer-to con il Ministro dell’interno, sentito ilComitato tecnico faunistico- venatorionazionale.

4. Qualora vengano meno i requisiti pre-

140 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

_LEGISLAZIONE 143

7. Le Regioni a statuto speciale e le Pro-vince autonome, entro il medesimo ter-mine di cui al comma 6, adeguano la pro-pria legislazione ai principi ed alle normestabiliti dalla presente legge nei limitidella Costituzione e dei rispettivi statuti.

AGGIORNAMENTO ((1))IL D.L. 23 ottobre 1996, n. 542, converti-to con modificazioni dalla L. 23 dicembre1996, n. 649 ha disposto (con l’art. 11-bis, comma 2) che “Non sono punibili ifatti commessi in data anteriore a quelladi entrata in vigore della legge di conver-sione del presente decreto, in violazionedegli articoli 15, comma 11, secondoperiodo, 21, comma 1, lettera b) e 36,comma 6, della legge 11 febbraio 1992,n. 157.”

Art. 37(Disposizioni finali)

1. È abrogata la legge 27 dicembre 1977,n. 968, ed ogni altra disposizione incontrasto con la presente legge.

2. Il limite per la detenzione delle armi dacaccia di cui al sesto comma dell’articolo10 della legge 18 aprile 1975, n. 110,come modificato dall’articolo 1 dellalegge 25 marzo 1986, n. 85, e dall’artico-lo 4 della legge 21 febbraio 1990, n. 36, èsoppresso.

3. Ferme restando le disposizioni chedisciplinano l’attività dell’Ente nazionaleper la protezione degli animali, le guardiezoofile volontarie che prestano serviziopresso di esso esercitano la vigilanza sul-l’applicazione della presente legge e delleleggi regionali in materia di caccia anorma dell’articolo 27, comma 1, lette-ra b).

142 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

L.R. 02 maggio 1995, n. 17*

(Pubblicata sul S.O. n. 4 al BOLLETTINOUFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO n.15 del 30 maggio 1995) Norme per la

tutela della fauna selvatica e lagestione programmata dell’esercizio

venatorio.

Testo aggiornato con le L.R. n. 53/95,L.R. n. 29/97, L.R. n. 14/98,

L.R. n. 3/2002, L.R. n. 8/2002, L.R. n. 2/2003, L.R. n. 11/2004, L.R. n. 26/2007, L.R. n.1/2009

TITOLO IFinalità, principi, disposizioni generali

Art. 1 (Finalità)

1. La Regione, nell’osservanza dei princi-pi e delle norme stabiliti dalla L. 11 feb-braio 1992, n. 157, delle direttive comuni-tarie e delle convenzioni internazionali,disciplina la tutela della fauna selvatica el’attività venatoria secondo metodi dirazionale programmazione delle forme diutilizzazione del territorio e di uso dellerisorse naturali, al fine della ricostituzionedi più stabili equilibri negli ecosistemi.

2. A tal fine la Regione con il concertodelle province:

a) promuove la tutela degli habitat natura-li in cui vivono le popolazioni di fauna sel-vatica e delle oasi e zone di protezione dicui agli articoli 14 e 15;

b) coordina la programmazione dell’usodel territorio orientata anche alle esigen-ze ecologiche della fauna selvatica;

c) disciplina l’attività venatoria secondo icriteri della commisurazione del prelievovenatorio alla consistenza delle popola-zioni faunistiche e della programmazionedella caccia in ambiti definiti e regola-mentati sulla base di criteri tecnico-scientifici.

3. Per le finalità di cui al comma 2, laRegione promuove ed attua periodica-mente studi ed indagini sull’ambiente esulla fauna selvatica ed adotta le oppor-tune iniziative atte allo sviluppo delleconoscenze ecologiche e biologiche delsettore.

4. La Regione, tenuto altresì conto deimotivi tecnico-economici che sono allabase del degrado delle zone montane,promuove lo sviluppo di specifiche inizia-tive a carattere faunistico e/o venatorio,allo scopo di consentire il graduale rilan-cio della economia agricola montana.

Art. 2 (Attuazione direttive CEE 79/409,

85/411 e 91/244)1. La Giunta Regionale sentito il comitatotecnico faunistico venatorio regionale, inattuazione delle direttive 79/409/CEE,85/411/CEE e 91/244/CEE provvede adistituire entro quattro mesi dalla data dientrata in vigore della presente leggelungo le rotte di migrazione dell’avifauna,segnalate dall’Istituto nazionale per lafauna selvatica (INFS), zone di protezionefinalizzate al mantenimento ed alla siste-

* Si fa presente che la Giunta Regionale sta elaboran-do una proposta di legge di modifica dell’articolo 35bis della legge regionale 17/1995, al fine di recepi-re le contestazioni mosse dalla Commissione euro-pea a livello nazionale e regionale con riferimentoall’attuazione della direttiva 2009/147/CE concer-nente la conservazione degli uccelli selvatici

ne, rilasciata dal Presidente della GiuntaRegionale o, su sua delega, dall’Assesso-re Regionale competente per materia, inbase al parere espresso dall’Istitutonazionale per la fauna selvatica; l’espres-sione di tale parere è subordinata allapartecipazione a specifici corsi di istru-zione, organizzati dallo stesso Istituto, edal superamento del relativo esame finale.

4. Il Presidente della Giunta Regionale,sentito il Comitato tecnico faunistico-venatorio regionale (C.T.F.V.R.) e il pareredell’INFS, autorizza le province a svolge-re l’attività di cattura per l’inanellamento eper la cessione dei richiami vivi consenti-ti per le forme di caccia espressamentepreviste dalla presente legge. Per lagestione degli impianti di cattura autoriz-zati, le province si avvalgono di persona-le qualificato e valutato idoneo dall’INFS,il quale svolge, altresì, compiti di control-lo e di certificazione dell’attività svoltadagli impianti stessi e ne determina ilperiodo di attività.

5. La cattura per la cessione a fini dirichiamo è consentita solo per esemplariappartenenti alle seguenti specie: allodo-la, cesena, tordo sassello, tordo bottac-cio, merlo, pavoncella e colombaccio. Gliesemplari appartenenti ad altre specieeventualmente catturati devono essereinanellati ed immediatamente liberati (1b).

6. È fatto obbligo a chiunque abbatte,cattura o rinviene uccelli inanellati didarne notizia al comune nel cui territorioè avvenuto il fatto, il quale provvede adinformare l’INFS, l’Osservatorio Regiona-le di cui all’articolo 18 e la provincia com-petente.

7. La provincia, in mancanza di propriestrutture, può rilasciare, su richiesta moti-vata, autorizzazioni ad organizzazioniprofessionali agricole presenti nel CTFVN

di cui all’articolo 8 della L. n. 157 del 1992e ad associazioni venatorie nazionalmen-te riconosciute e ad associazioni di prote-zione ambientale, fornite di strutture ade-guate, o a centri di assistenza idonea peril soccorso, per la detenzione temporaneae la successiva liberazione di fauna selva-tica in difficoltà. Gli autorizzati dovrannocomunicare di volta in volta alla locale sta-zione del corpo forestale dello Stato edalla provincia competente per territorio, laspecie soccorsa, le cause della detenzio-ne e, in seguito, data e luogo di liberazio-ne o sopravvenuta morte dell’animale,specificandone le cause. La liberazionedovrà comunque avvenire sotto il control-lo delle guardie venatorie provinciali, che siavvalgono della collaborazione delle guar-die volontarie delle associazioni agricole,di quelle di protezione ambientale presen-ti nel CTFVN, nonché di quelle delle asso-ciazioni venatorie nazionalmente ricono-sciute.

8. La Giunta Regionale emana specifichedirettive in ordine al soccorso, alla deten-zione temporanea ed alla successivareimmissione della fauna catturata, non-ché alle forme di marcatura e registrazio-ne secondo le indicazioni fornite dal-l’INFS.

Art. 6 (Attività di ricerca e promozione

della conoscenza della fauna e degli habitat)

1. La Regione svolge funzioni di indirizzoe coordinamento nei confronti degli entilocali e degli organismi da essi costituiti epromuove attività di sensibilizzazioneavvalendosi della collaborazione e del-l’impegno volontario delle organizzazioniprofessionali agricole, delle associazionivenatorie, delle associazioni di protezioneambientale, nazionalmente riconosciute.

_LEGISLAZIONE 145

mazione, conforme alle esigenze ecologi-che degli habitat interni a tali zone e adesse limitrofi; provvede, inoltre, al ripristi-no dei biotopi distrutti ed alla creazione dinuovi biotopi. Tali attività concernonoparticolarmente e prioritariamente le spe-cie di cui all’elenco n. 1 allegato alle cita-te direttive CEE.

2. La Giunta Regionale individua altresì aisensi dell’articolo 21, comma 3, della L. n.157 del 1992 entro sei mesi dalla segnala-zione dell’INFS tutti i valichi montani inte-ressati dalle migrazioni. Le province prov-vedono alla tabellazione con la scritta«Valico montano divieto di caccia - art. 37L.R. 2 maggio 1995, n. 17».

3. La Giunta Regionale trasmette annual-mente al Ministero delle risorse agricolealimentari e forestali e al Ministero del-l’ambiente una relazione sulle misureadottate ai sensi del comma 1 e sui loroeffetti rilevabili.

3-bis. La Giunta Regionale, nel caso incui ricorrono le ragioni di cui all’articolo 9,paragrafo 1, della dir. 79/409/CEE e suc-cessive modifiche, autorizza il prelievo inderoga secondo le modalità di cui all’arti-colo 35-bis (1a).

Art. 3 (Fauna selvatica e specie protette)

1. Fanno parte della fauna selvatica,oggetto della tutela della presente legge,i mammiferi e gli uccelli dei quali esistonopopolazioni viventi, stabilmente o tempo-raneamente, in stato di naturale libertà,nel territorio regionale.

2. Sono particolarmente protette anchesotto il profilo sanzionatorio, le specie difauna selvatica elencate all’articolo 2,comma 1, lettere a), b) e c) della legge n.157 del 1992, comunque presenti nel ter-

ritorio regionale nonché le specie di faunaselvatica autoctona minacciata di estin-zione di cui all’articolo 1 della L.R. 28 set-tembre 1982, n. 48.

3. Le norme della presente legge non siapplicano alle talpe, ai ratti, ai topi pro-priamente detti, alle arvicole.

Art. 4 (Divieto di uccellagione

e di cattura di mammiferi)1. Sono vietate in tutto il territorio regio-nale tutte le forme di uccellagione e dicattura di uccelli e di mammiferi selvaticied il prelievo di uova, nidi e piccoli nati.

Art. 5 (Disciplina attività catture

ed inanellamento)1. La Giunta Regionale, su parere vinco-lante dell’Istituto nazionale per la faunaselvatica (INFS), autorizza esclusivamen-te gli istituti scientifici delle università edel consiglio nazionale delle ricerche ed imusei di storia naturale ad effettuare, ascopo di studio e ricerca scientifica, ai finidelle attività di tutela della fauna e digestione venatoria di cui alla presentelegge, la cattura e l’utilizzazione di mam-miferi ed uccelli nonché il prelievo diuova, nidi e piccoli nati.

2. L’attività di cattura temporanea perl’inanellamento degli uccelli a scoposcientifico è autorizzata dalla Regione edè organizzata e coordinata dall’Istitutonazionale per la fauna selvatica d’intesacon l’Osservatorio faunistico di cui all’ar-ticolo 18.

3. L’attività di cattura temporanea perl’inanellamento degli uccelli a scoposcientifico può essere svolta esclusiva-mente da titolari di specifica autorizzazio-

144 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

g) un docente di zoologia designato dal-l’Università «La Sapienza» di Roma;

h) un rappresentante regionale dell’Entenazionale cinofilia italiana (E.N.C.I.).

4. Il dirigente dell’Ufficio - Servizio tecni-co faunistico-venatorio regionale di cuiall’articolo 54, comma 4, svolge funzionidi segretario. Il comitato nomina tra i pro-pri componenti un vice presidente.

5. Il C.T.F.V.R. è costituito entro sei mesidalla data di entrata in vigore della pre-sente legge con decreto del Presidentedella Giunta Regionale, su proposta del-l’Assessore all’agricoltura, foreste, cacciae pesca, sulla base delle designazionidelle organizzazioni ed associazioni di cuial comma 3.

6. Le designazioni devono pervenireall’Assessore all’agricoltura, foreste, cac-cia e pesca entro trenta giorni dallarichiesta, trascorsi i quali si provvede allanomina anche in mancanza delle desi-gnazioni.

7. I membri designati per il comitatodevono dimostrare la propria esperienzae competenza in materia faunistico-vena-toria, o in materia di gestione della fauna,o in materia di tutela dell’ambiente sullabase di un adeguato curriculum di studied attività svolte nel settore.

8. Il C.T.F.V.R. è convocato dal presidentein sessione ordinaria almeno quattro volteall’anno, per formulare pareri e propostesull’attività della Regione in materia fauni-stico-venatoria.

9. Le sedute del comitato sono valide inprima convocazione con l’intervento dellametà più uno dei presenti ed in secondaconvocazione con l’intervento dei com-ponenti presenti; le decisioni sono adot-

tate a maggioranza assoluta dei votiespressi; in caso di parità prevale il votodel presidente.

10. Il presidente, in caso di impedimento,è sostituito dal vice presidente.

11. Il C.T.F.V.R. è convocato medianteavviso inviato a ciascuno dei membrialmeno dieci giorni prima della data fissa-ta per l’adunanza. In caso di comprovataurgenza detto termine può essere ridottoa sette giorni. L’avviso di convocazionedeve contenere gli argomenti iscrittiall’ordine del giorno.

12. Il C.T.F.V.R. dura in carica cinque anni.

Art. 9 (Funzioni amministrative)

1. La Regione esercita le funzioni ammini-strative di programmazione regionale e dicoordinamento dei piani faunistico-vena-tori delle province e svolge compiti diorientamento, di controllo e sostitutivi neicasi previsti dalla presente legge e dalproprio statuto.

2. Le province esercitano le funzioniamministrative in materia di caccia e diprotezione della fauna selvatica ai sensidell’articolo 14 della L. 8 giugno 1990, n.142, della L. 11 febbraio 1992, n. 157 edella presente legge.

3. La Regione e le province possonoavvalersi, nell’espletamento delle rispetti-ve funzioni in materia, oltre che dell’INFSdella collaborazione di enti ed istituti pub-blici e privati specializzati nella ricerca,nonché delle organizzazioni agricole e diprotezione ambientale presenti nelCTFVN e delle associazioni venatorienazionalmente riconosciute.

_LEGISLAZIONE 147

2. La Regione, in collaborazione con gliistituti scientifici e con le autorità scolasti-che, promuove iniziative finalizzate a dif-fondere la conoscenza del patrimoniofaunistico e dei metodi per la sua tutela egestione.

3. L’attività di censimento delle popola-zioni di fauna selvatica stanziale e di valu-tazione delle fluttuazioni numeriche dellepopolazioni di avifauna migratoria ai finidel prelievo venatorio è coordinata,secondo metodi e direttive dell’INFS,dalla Regione e dalle province, in collabo-razione con i comitati di gestione degliambiti territoriali di caccia e con i titolaridelle aziende faunistico-venatorie.

4. La Regione promuove, in collaborazio-ne con i competenti servizi delle provin-ce, la raccolta e l’elaborazione dei datirelativi alla fauna selvatica anche ai finidella programmazione dei prelievi. Espri-me, altresì, pareri e suggerimenti per lagestione faunistica ed il miglioramento oil ripristino degli habitat naturali e semina-turali e degli agroecosistemi.

Art. 7 (Regolamentazione tassidermia -

Modifiche ed integrazioni della L.R. 2dicembre 1988, n. 81)

1. L’attività di tassidermia od imbalsama-zione e la detenzione o il possesso di pre-parazione tassidermiche e trofei di cuiall’articolo 6 della L. n. 157 del 1992 èregolamentata dalla L.R. 2 dicembre1988, n. 81 come integrata dal presentearticolo.

2. (Omissis) (2)

3. È fatta salva l’attività di tassidermia odimbalsamazione di cui all’articolo 1 dellaL.R. n. 81 del 1988 svolta da musei edistituti scientifici universitari per i quali

resta comunque l’obbligo delle annota-zioni di cui al «comma» 5 della citatalegge regionale e delle segnalazioni previ-ste dal comma 2.

Art. 8 (Comitato tecnico faunistico-venatorio

regionale)1. Presso l’Assessorato Regionaleall’agricoltura, foreste, caccia e pesca èistituito il C.T.F.V.R..

2. Al C.T.F.V.R. sono conferiti i compiti diorgano tecnico consultivo per tutto quel-lo che concerne l’applicazione della pre-sente legge ed in particolare per quantoattiene la gestione faunistico-venatoria eambientale.

3. Il C.T.F.V.R. è composto da:

a) l’Assessore Regionale all’agricoltura,foreste, caccia e pesca con funzioni dipresidente;

b) l’Assessore Regionale all’ambiente odun suo delegato;

c) gli Assessori provinciali al ramo o lorodelegati;

d) tre esperti rappresentanti delle orga-nizzazioni professionali agricole maggior-mente rappresentative presenti nelCTFVN;

e) un rappresentante di ciascuna delleassociazioni venatorie riconosciute alivello nazionale;

f) quattro rappresentanti delle associazio-ni di protezione ambientale maggiormen-te rappresentative a livello regionale epresenti nel consiglio nazionale per l’am-biente;

146 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ove sia comunque vietata l’attività vena-toria anche per effetto di altre leggi odisposizioni. Detta percentuale deveessere calcolata su base provinciale, inmisura che i limiti minimi (20 per cento) emassimi (30 per cento) siano rispettati inciascuna provincia.

2. Nei territori di protezione, compresiquelli di cui all’articolo 12, comma 1, let-tere a) e b) e quelli di cui all’articolo 16sono vietati l’abbattimento e la cattura afini venatori e sono previsti interventi attiad agevolare la sosta della fauna selvati-ca, la riproduzione, la cura delle prole.

3. Il territorio agro-silvo-pastorale regio-nale è destinato a caccia riservata, agestione privata, nella percentuale massi-ma del 15 per cento preferibilmente cosìripartito: l’8 per cento ad aziende faunisti-co-venatorie, il 6 per cento ad aziendeagro-turistico-venatorie, l’1 per cento acentri privati di riproduzione della faunaselvatica allo stato naturale. Dette per-centuali devono essere calcolate su baseprovinciale.

4. Sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale la Regione promuove forme digestione programmata della caccia,secondo le modalità stabilite dagli artico-li 25, 28 e 29.

Art. 12 (Piani faunistico-venatori provinciali)

1. I piani faunistico-venatori provincialicoordinati dal piano faunistico regionalecomprendono:

a) le oasi di protezione;

b) le zone di ripopolamento e cattura;

c) i centri pubblici di riproduzione dellafauna selvatica allo stato naturale;

d) i centri privati di riproduzione di faunaselvatica allo stato naturale;

e) le aziende faunistico-venatorie e leaziende agroturistico-venatorie;

f) gli ambiti territoriali di caccia;

g) le zone ed i periodi per l’addestramen-to, l’allevamento e le gare di cani;

h) i criteri per la determinazione del risarci-mento, in favore dei proprietari o condut-tori dei fondi rustici, per i danni arrecatidalla fauna selvatica alle produzioni agri-cole alle opere approntate su terreni vinco-lati per gli scopi di cui alle lettere a), b), c);

i) i criteri per la corresponsione degliincentivi in favore dei proprietari o con-duttori dei fondi rustici singoli o associa-ti, che si impegnino alla tutela ed al ripri-stino degli habitat naturali ed all’incre-mento della fauna selvatica nelle zone dicui alle lettere a) e b);

l) l’identificazione delle zone in cui sonocollocabili gli appostamenti fissi.

2. Entro sessanta giorni dalla pubblica-zione degli indirizzi regionali di cui all’arti-colo 10 le province trasmettono allaGiunta Regionale i piani di cui al presentearticolo. Qualora entro i suddetti terminile province, non abbiano provveduto agliadempimenti di competenza, la GiuntaRegionale assegna un termine di trentagiorni, decorso inutilmente il quale, prov-vede in via sostitutiva, nell’ambito delpiano disciplinato dal presente articolo.

3. Le zone di cui al comma 1, devonoessere perimetrate con tabelle esenti datasse regionali apposte a cura dell’ente,associazione o privato che sia preposto oincaricato della gestione della singolazona.

_LEGISLAZIONE 149

TITOLO IIPianificazione del territorio

Istituti per l’incremento della faunaselvatica e per il miglioramento

ambientale

Art. 10 (Piano faunistico-venatorio regionale) 1. Le finalità di cui all’articolo 10 della L.n. 157 del 1992 sono realizzate attraver-so la pianificazione faunistico-venatoria.

2. Ai fini della pianificazione faunistico-venatoria delle province, la Giunta Regio-nale, sentite le competenti commissioniconsiliari permanenti, approva, entronovanta giorni dalla data di entrata invigore della presente legge, gli indirizziper la elaborazione dei piani provincialiindividuati sulla base dei criteri di omoge-neità e congruenza forniti dall’INFS, edagli studi elaborati dall’università «LaSapienza» di Roma per incarico dellaRegione Lazio. Decorso il termine ultimofissato in assenza degli indirizzi regionalile province procedono comunque allapredisposizione dei piani.

3. Il piano faunistico-venatorio, che rea-lizza il coordinamento dei piani provincia-li, è predisposto dalla Giunta Regionalesulla base dei criteri di omogeneità e con-gruenza forniti dall’INFS.

4. La Regione e le province attuano lapianificazione faunistico-venatoria delterritorio agro-silvo-pastorale mediantel’individuazione degli Ambiti territoriali dicaccia (ATC). In ciascun ambito è nomi-nato, ai sensi e con le modalità di cuiall’articolo 14 della L. n. 157 del 1992, uncomitato di gestione. L’organismo digestione degli ATC assolve ai compitiindicati all’articolo 29. Le province, sullabase delle indicazioni del comitato digestione degli ATC, adottano gli opportu-

ni provvedimenti amministrativi di propriacompetenza.

5. Il piano faunistico-venatorio regionaleè approvato dal Consiglio Regionaleentro dodici mesi dalla data di entrata invigore della presente legge e può esseremodificato e/o integrato per comprovatenecessità faunistico-ambientali od aseguito di sopravvenuti cambiamentistrutturali, su proposta delle provincesentito l’INFS ed i rispettivi CTFV.

6. Il piano faunistico-venatorio regionalecoordina in particolare:

a) il regime di tutela della fauna selvaticasecondo le tipologie territoriali;

b) le attività intese alla conoscenza dellerisorse naturali e della consistenza faunisti-ca anche con la previsione di modalitàomogenee e di rilevazione e di censimento.

7. Il piano faunistico-venatorio regionaledisciplina:

a) gli indirizzi e le modalità di coordina-mento dei provvedimenti amministrativiattuativi della presente legge con la nor-mativa regionale in materia di salvaguar-dia e di tutela delle aree naturali protettenel rispetto dell’articolo 10, comma 3della L. n. 157 del 1992;

b) gli impegni finanziari per la realizzazio-ne degli indirizzi e degli obiettivi della pre-sente legge.

Art. 11 (Pianificazione territorio, destinazioni)1. Il territorio agro-silvo-pastorale dellaRegione è destinato per una quota noninferiore al 20 per cento e non superioreal 30 per cento a protezione della faunaselvatica, comprendendo tutte le aree

148 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

in relazione alla possibilità di offrire luogodi rifugio, sosta o riproduzione per le real-tà faunistiche particolarmente meritevolidi conservazione.

3. La gestione delle oasi di protezione èaffidata dalla provincia ai comitati digestione degli ATC competenti per com-prensorio che possono avvalersi dellacollaborazione delle associazioni venato-rie, delle organizzazioni professionaliagricole, delle associazioni di protezioneambientale, nazionalmente riconosciute,stipulando con esse apposite convenzio-ni.

4. La Giunta Regionale, su proposta del-l’Assessore all’agricoltura, foreste, cacciae pesca d’intesa con l’Assessore all’am-biente può emanare direttive alle provin-ce, sentito l’INFS per la gestione delleoasi e delle zone di protezione, finalizza-te al raggiungimento degli obiettivi ditutela e d’intervento faunistico delle areestesse.

5. I soggetti gestori con cadenza trienna-le dovranno condurre censimenti qualita-tivi-quantitativi della fauna e documenta-re la situazione ambientale e faunisticanella sua evoluzione e congruenza con gliobiettivi istitutivi.

6. Ciascuna oasi e zona di protezionedeve essere adeguatamente tabellata acura dell’ente gestore con la scritta «Oasie zone di protezione - divieto di caccia -art. 14 L.R. n. 17 del 1995».

7. La provincia, su richiesta dell’INFS,può autorizzare nelle oasi e nelle zone diprotezione, catture a scopo di studio o diricerca scientifica e può, altresì autorizza-re, sentito il predetto istituto, le guardieprovinciali dipendenti, che si avvarrannodella collaborazione delle guardie volon-tarie delle associazioni venatorie nazio-

nalmente riconosciute, la cattura dideterminate specie di fauna selvaticapresenti in accertato soprannumero, ascopo di ripopolamento o di reintroduzio-ne, secondo i criteri dettati dalla pianifi-cazione faunistica.

8. I controlli selettivi possono effettuarsicon le modalità di cui all’articolo 35,comma 2.

Art. 15 (Zone di ripopolamento e cattura)

1. Le zone di ripopolamento e cattura dicui all’articolo 12, comma 1, lettera b)sono destinate alla riproduzione dellafauna selvatica allo stato naturale, al suoirradiamento nelle zone circostanti edalla cattura della medesima per l’immis-sione sul territorio, in tempi e condizioniutili all’ambientamento, fino alla ricostitu-zione ed alla stabilizzazione della densitàfaunistica ottimale del territorio. Essedevono essere costituite in terreni idoneialle specie per le quali sono destinate enon soggetti a coltivazioni specializzateo suscettibili di particolare danneggia-mento per la rilevante presenza di faunaselvatica; in esse è vietata ogni forma diesercizio venatorio. Ogni tre anni deveessere documentata con apposita rela-zione a cura della provincia la situazioneambientale e faunistica delle zone diripopolamento e cattura con particolareriferimento ai valori di produttività regi-strati.

2. Il piano faunistico venatorio deve pre-vedere incentivi per la salvaguardia dellafauna selvatica ed il miglioramento del-l’ambiente nonché l’entità minima difauna selvatica catturabile annualmente.

3. La gestione delle zone di ripopolamen-to e cattura è affidata ai comitati digestione ATC competenti per territorio.

_LEGISLAZIONE 151

4. La deliberazione che determina il peri-metro delle zone da vincolare come indi-cato al comma 1, lettere a), b) e c), deveessere notificata ai proprietari o condut-tori dei fondi interessati e pubblicatamediante affissione all’albo pretorio deicomuni territorialmente interessati.

5. Qualora entro sessanta giorni dallanotifica sia presentata opposizione moti-vata, in carta semplice ed esente da onerifiscali, da parte dei proprietari o condut-tori dei fondi costituenti almeno il 40 percento della superficie complessiva che siintende vincolare, la zona non può esse-re istituita.

6. Il consenso si intende validamenteaccordato nel caso in cui non sia statapresentata formale opposizione nel termi-ne di cui al comma 5.

7. Nelle zone non vincolate ai sensi delcomma 1, lettere a), b) e c) per la opposi-zione manifestata dai proprietari o con-duttori di fondi interessati, resta in ognicaso, precluso l’esercizio dell’attivitàvenatoria. Le province possono destinarele suddette aree ad altro uso nell’ambitodella pianificazione faunistico-venatoria.

8. La Regione, sentita la provincia inte-ressata, in via eccezionale ed in vista diparticolari necessità ambientali, puòdisporre la costituzione coattiva di oasi diprotezione e di zone di ripopolamento ecattura, nonché l’attuazione dei piani dimiglioramento ambientale di cui all’arti-colo 13.

9. Il territorio dei parchi nazionali, dei par-chi naturali regionali e delle riserve natu-rali, già istituiti ed operanti alla data dientrata in vigore della presente legge,nonché di quelle aree naturali protetteistituite od adeguate in attuazione della L.6 dicembre 1991, n. 394, viene computa-

to, ai fini della determinazione del territo-rio destinato a protezione della fauna sel-vatica, nel rispetto della quota previstadal comma 1 dell’articolo 11.

Art. 13 (Piani di miglioramento ambientale)

1. Le province predispongono programmidi miglioramento ambientale tesi a favorirela riproduzione naturale di fauna selvaticanonché piani di immissione di fauna selva-tica anche tramite la cattura di selvaticipresenti in soprannumero nei parchi nazio-nali e regionali ed altri ambiti faunistici, inaccordo con gli enti gestori, salvo accerta-mento delle compatibilità genetiche daparte dell’INFS, sentito il Comitato tecnicofaunistico-venatorio provinciale (C.T.F.V.P.),istituito in ogni provincia con gli stessi cri-teri di istituzione del C.T.F.V.R.

2. Le catture al di fuori delle aree protette,disposte dall’organismo di gestione ATCd’intesa con la competente provincia,sono effettuate dagli agenti dipendentidalle province in collaborazione con guar-die volontarie, delle associazioni venato-rie, delle organizzazioni professionali agri-cole e delle associazioni di protezioneambientale, presenti nel CTFVN di cuiall’articolo 8 della legge n. 157 del 1992.

Art. 14 (Oasi di protezione)

1. Le oasi di protezione, sono destinatealla conservazione della fauna selvatica,a favorire l’insediamento e l’irradiamentonaturale delle specie stanziali e la sostadelle specie migratorie attraverso ilmiglioramento delle capacità faunistichedegli ambienti, ed alla promozione dellaricerca faunistica.

2. Il territorio delle oasi deve presentareparticolare valenza ecologica dell’habitat

150 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 17 (Zone per l’allenamento e l’addestra-mento dei cani e per le gare cinofile)

1. La Giunta provinciale, allo scopo dipromuovere l’addestramento e l’allena-mento dei cani, l’educazione cinofila evenatoria dei cacciatori, il recupero deiterritori marginali e la riduzione dei prelie-vi della selvaggina riprodotta allo statobrado, sentito il C.T.F.V.P., autorizza lacostituzione di zone di addestramentocani affidate alle associazioni venatoriericonosciute a livello nazionale, alle asso-ciazioni agricole riconosciute ovvero adimprenditori agricoli singoli, ai gruppicinofili dell’E.N.C.I., limitatamente alleseguenti specie riprodotte in allevamentoartificiale od in cattività appositamenteliberate: fagiano, starna, pernice, colino,quaglia, lepre, cinghiale, germano realeceppo domestico (2a 1).

2. La superficie complessiva delle zoneaddestramento cani non può superare l’1per cento del territorio agro-silvo-foresta-le provinciale; quello di una zona non puòessere superiore a duecento ed inferiorea venti ettari. Nelle zone con superficieinferiore a cento ettari è consentito l’ad-destramento dei cani da ferma, in regolacon l’iscrizione all’anagrafe canina, conl’azione di recupero cinofilo per la solaspecie quaglia, purché di allevamento edappositamente liberata nell’imminenzadella prova addestrativa. Tale attività èconsentita nel solo periodo 1° giugno - 15settembre ed unicamente a coloro chesono in possesso di apposito tesserinocinofilo, debitamente compilato, predi-sposto dall’Amministrazione provincialeterritorialmente competente e rilasciatoper il solo tramite dei gestori delle zone diaddestramento dei cani. Il tesserino devecontenere i dati anagrafici dell’addestra-tore e gli estremi dell’iscrizione del caneall’anagrafe canina. In ogni provincia ilterritorio destinato alle zone di addestra-

mento cani dovrà essere ripartito equa-mente tra gli aventi titolo.

3. Per il conseguimento dei fini previsti alcomma 1, nelle zone addestramento caniaventi superficie superiore a cento ettariè consentita per tutto l’anno l’attivitàcinegetica con facoltà di sparo alle spe-cie indicate nel comma 1, provenienti daallevamento artificiale o in cattività edappositamente liberate. L’attività stessa èconsentita a coloro che siano in posses-so di apposito tesserino cinofilo, debita-mente compilato, predisposto dall’ammi-nistrazione provinciale competente perterritorio e rilasciato per il solo tramite deigestori delle zone addestramento cani. Iltesserino deve contenere i dati anagraficidell’addestratore e gli estremi dell’iscri-zione del cane all’anagrafe canina. (2a)

4. La vigilanza per il rispetto delle normee dei regolamenti venatori all’interno dellezone addestramento cani è affidata alleguardie giurate venatorie volontarieappositamente incaricate dall’associazio-ne alla quale è stata affidata la gestionedella zona addestramento cani, nonché aquelli previsti all’articolo 43 della presen-te legge. La durata dell’autorizzazione èaccordata per un periodo di 6 anni ed èrinnovabile. Le zone addestramento canidovranno essere tabellate su tutto il peri-metro e sulle strade interne, con la scritta«Zona addestramento cani - accessoconsentito ai soli autorizzati».

5. La domanda di autorizzazione per lazona addestramento cani deve essereinoltrata all’assessorato caccia della pro-vincia dal legale rappresentante provin-ciale dell’associazione od ente richieden-te corredata dai seguenti documenti:

a) mappa catastale 1/4000 e corografiedel territorio;

_LEGISLAZIONE 153

4. Ciascuna zona di ripopolamento e cat-tura deve avere una superficie commisu-rata alle esigenze biologiche delle specieselvatiche interessate. La zona deveessere adeguatamente tabellata a curadell’ente gestore con la scritta: «Zona diripopolamento e cattura - divieto di cac-cia - art. 15 L.R. 2 maggio 1995, n. 17».

5. Le catture devono essere effettuate inmodo da garantire la continuità dellariproduzione della fauna selvatica.

Art. 16 (Centri pubblici e privati

di riproduzione di fauna selvatica)1. I centri pubblici di riproduzione difauna selvatica, di cui l’articolo 12,comma 1, lettera c), sono istituiti dallaprovincia e fanno parte integrante delpiano faunistico venatorio provinciale.Hanno per scopo la riproduzione di faunaselvatica allo stato naturale ai fini di rico-stituzione della fauna autoctona, da utiliz-zare esclusivamente per le azioni di ripo-polamento e reintroduzione.

2. I centri pubblici di produzione di faunaselvatica, costituiti di preferenza su terre-ni demaniali, hanno carattere sperimenta-le per lo studio e la ricerca sulle tecnichedi immissione in natura di fauna selvaticaautoctona finalizzata alla reintroduzione eal ripopolamento. Detti centri possonoessere gestiti, dalle province, dalle comu-nità montane, dai comuni, singoli odassociati, dai consorzi di gestione deiparchi, dalle università agrarie, nonchédai comitati di gestione degli ATC, quan-do ricadenti nei rispettivi territori. Il con-trollo e la vigilanza dei centri è affidatoalle province.

3. Le aree dei centri pubblici di riprodu-zione della fauna selvatica autoctonadevono essere recintate in modo atto ad

impedire la fuoriuscita degli animali alle-vati e tabellate con la scritta «Centro pub-blico di riproduzione della fauna selvatica- divieto di caccia art. 16 L.R. 2 maggio1995, n. 17».

4. I centri privati di riproduzione di faunaselvatica allo stato naturale di cui all’arti-colo 12, comma 1, lettera d), organizzatiin forma di azienda agricola singola, con-sortile o cooperativa, sono autorizzatidalla provincia con esclusione di qualsia-si utilizzazione a scopo venatorio. In talicentri è consentito di norma il prelievomediante cattura degli animali allevatiappartenenti alle specie cacciabili, daparte del titolare dell’impresa agricola,dai dipendenti della stessa e dalle perso-ne nominativamente indicate. A richiesta,per ragioni di carattere strettamente sani-tario, su conforme parere del C.T.F.V.P.competente per territorio, può essereconsentito l’abbattimento dei soggettimalati o menomati da parte del titolare odi altra persona nominativamente indica-ta, sotto il controllo del competente orga-no della provincia.

5. L’autorizzazione alla costituzione deicentri privati di cui al comma 4 è subordi-nata all’osservanza di apposito discipli-nare contenente le norme relative ai con-trolli nonché le prescrizioni per l’eserciziodelle attività di riproduzione della faunaselvatica allo stato naturale ed è sogget-ta a tassa annuale di concessione aisensi della L.R. 30 maggio 1980, n. 30, esuccessive modifiche ed integrazioni.

6. Le province organizzano e svolgonoattività di vigilanza e di controllo sui cen-tri privati di cui al comma 4. L’istituzionedi tali centri dovrà essere autorizzata, dinorma, su territori aventi caratteristicheambientali idonee per le specie in indiriz-zo produttivo.

152 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

alle modificazioni del territorio, la GiuntaRegionale, avvalendosi della consulenza edassistenza dell’INFS e della collaborazionedi altri enti ed istituti pubblici e privati spe-cializzati nella ricerca, istituisce l’osservato-rio faunistico venatorio regionale.

2. L’osservatorio faunistico venatorioregionale ha lo scopo di:

a) sviluppare le attività scientifiche e diricerca;

b) predisporre lo studio della biologiadegli uccelli;

c) effettuare ricerche qualitative e quanti-tative delle popolazioni nidificanti, migra-trici e svernanti.

3. La Giunta Regionale, sentito l’INFS, ilC.T.F.V.R., su conforme parere della com-missione consiliare permanente agricoltu-ra, stabilisce le modalità di funzionamentodell’attività di studio e di ricerca dell’os-servatorio. In dette modalità la GiuntaRegionale può prevedere l’articolazionedell’osservatorio a livello provinciale.

Art. 19 (Allevamenti a scopo ornamentale per ripopolamento e alimentare)

1. Gli allevamenti di fauna selvatica sonodistinti in tre categorie:

a) allevamenti di selvatici per fini alimen-tari non utilizzabili per le immissioni innatura;

b) allevamenti di selvatici per fini di rein-troduzione o ripopolamento destinati adessere liberati in natura;

c) allevamenti di selvatici per fini amato-riali ed ornamentali non utilizzabili per leimmissioni in natura.

2. Nel caso in cui gli allevamenti previstinel comma 1, lettera a) e c), siano gestitidal titolare di un’impresa agricola, questiè tenuto a dare semplice comunicazionealla provincia dello svolgimento dell’atti-vità con la segnalazione delle specie difauna selvatica allevate, nel rispetto dellanormativa vigente ed in particolare diquella igienico-sanitaria.

3. Gli allevamenti per fini alimentari di cuialla lettera a) del comma 1 che abbianocarattere di imprenditorialità a scopocommerciale, al di fuori di quelli di cui alcomma 2, devono essere autorizzati dallaprovincia dietro versamento della tassa diconcessione regionale di cui alla L.R. 2maggio 1980, n. 30, e successive modifi-che ed integrazioni.

4. Gli allevamenti di selvatici a fini di rein-troduzione e/o ripopolamento di cui alcomma 1, lettera b), riguardano esclusi-vamente specie autoctone mantenute inpurezza. Sono autorizzati dalla provinciacompetente per territorio.

5. Gli allevamenti di selvatici a scopoornamentale ed amatoriale di cui alcomma 1, lettera c), sono autorizzati, adesclusione di quelli di cui al comma 2,dalla provincia competente per territorio,per le specie ed il numero di capi sottoin-dicati:

a) una coppia di starne;

b) una coppia di coturnici;

c) una coppia di pernici rosse;

d) un gruppo di fagiani costituito da unmaschio e tre femmine.

I capi in soprannumero nella fase ripro-duttiva possono essere utilizzati ai soliscopi alimentari. Sono comunque fatti

_LEGISLAZIONE 155

b) consenso dei proprietari o dei condut-tori dei fondi con relativo estratto cata-stale dei territori da assoggettare al vin-colo;

c) regolamento per l’accesso ed il funzio-namento della zona addestramento cani;

d) certificazione attestante il riconosci-mento dell’associazione nazionale odente richiedente.

6. Le zone addestramento cani in atto almomento della entrata in vigore della pre-sente legge si intendono automaticamenteprorogate fino alla scadenza del sesto annocompatibilmente al consenso dei proprieta-ri o conduttori dei terreni inclusi nella zonaaddestramento cani, se non è intervenutadisdetta. I danni provocati alle colture agri-cole ed alla fauna selvatica sono a caricodel titolare dell’autorizzazione.

7. Nelle zone di ripopolamento e cattura,le province possono autorizzare gare percani da caccia iscritti e non iscritti nei librigenealogici riconosciuti dall’E.N.C.I. alleseguenti condizioni:

a) assenso preventivo dei proprietari oconduttori dei fondi territorialmente inte-ressati;

b) preventiva definizione delle misurevolte alla salvaguardia della fauna selvati-ca e delle colture agricole;

c) divieto di sparo;

d) parere favorevole del C.T.F.V.P. compe-tente; alle medesime condizioni negli ATCe nelle aziende agroturistico-venatorie,possono essere svolte, previa comunica-zione alla provincia, che ha facoltà di divie-to, gare di cani da caccia, anche noniscritti nei libri genealogici E.N.C.I., rego-larmente denunciati a norma di legge.

7-bis. Le province possono autorizzare,sentiti i competenti organi consultivi pro-vinciali, dal 1° febbraio al 31 agosto, l’ad-destramento e l’allenamento dei cani, inregola con l’iscrizione all’anagrafe cani-na, nelle aziende agroturistico-venatorie,con facoltà di sparo alle specie indicatenel comma 1 (2b).

8. La Giunta Regionale, autorizza, sentitol’E.N.C.I. ed il C.T.F.V.R., l’istituzione dicampi di gara fissi che possono averedimensioni superiori a quelli previsti dallapresente legge. Detti campi nei quali ècomunque vietato lo sparo sono conside-rati impianti sportivi ad ogni effetto. Laprovincia, pubblica in allegato al program-ma annuale degli interventi faunistico-venatori, l’elenco delle gare cinofile dirilievo regionale, nazionale o internaziona-le, organizzate nelle zone e nei campi digara istituiti nel territorio di competenza.

9. I comitati di gestione degli ambiti terri-toriali di caccia autorizzano, su richiestadelle locali associazioni venatorie nazio-nalmente riconosciute, l’istituzione dizone destinate al solo allenamento (3) deicani, previo assenso dei proprietari o con-duttori dei fondi. Tali zone non potrannoavere superficie superiore ai tre ettari.

10. Per quanto non previsto dalla presen-te legge, le amministrazioni provincialipotranno autonomamente disciplinarel’attività cinofila con particolare riferimen-to all’addestramento e all’allenamento (3)dei cani.

Art. 18 (Osservatorio faunistico

venatorio regionale)1. Allo scopo di favorire lo studio della bio-logia della fauna selvatica presente sul ter-ritorio regionale e controllarne i rapporti conl’ambiente ed i comportamenti in relazione

154 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

apposito tesserino regionale, rilasciatodalla provincia di residenza, ai sensi dellaL.R. 10 luglio 1978, n. 31. Nel tesserinosono indicate le specifiche norme ineren-ti il calendario regionale, nonché la formadi caccia prescelta in via esclusiva e gliambiti di caccia ove è consentita l’attivitàvenatoria. Per l’esercizio della caccia inregioni diverse da quella di residenza ènecessario che, a cura di quest’ultima,siano apposte sul predetto le indicazionisopra menzionate. La provincia, per ilrilascio dei tesserini, si avvale della colla-borazione operativa delle associazionivenatorie nazionalmente riconosciute.

5. Il cacciatore ha l’obbligo di comunicarealla provincia di residenza l’eventualeautorizzazione all’accesso in ambiti terri-toriali di caccia di altre provincie o regioni.

6. Il tesserino regionale deve essere resti-tuito al comune, tramite il quale è statorilasciato, entro e non oltre il 31 marzo diogni anno allo scopo di consentire la rac-colta dei dati relativi all’annata venatoriadi riferimento.

7. Le annotazioni sul tesserino devonoeffettuarsi in modo indelebile.

8. I comuni devono inviare i tesserinirestituiti alla provincia competente entroe non oltre il 30 aprile di ogni anno.

9. L’esercizio dell’attività venatoria è con-sentito anche ai cittadini italiani residentiall’estero ed ai cittadini stranieri, che nefacciano richiesta in carta legale alle pro-vince in conformità alla vigente normativastatale e regionale purché i richiedentisiano provvisti:

a) di attestazione dell’autorità consolareitaliana dalla quale risulti che i cittadinisuddetti sono muniti di regolare portod’armi per uso caccia rilasciato dal paese

d’origine e che gli stessi sono autorizzatiall’importazione temporanea delle armiad uso venatorio;

b) di polizze assicurative, valide sul terri-torio italiano, secondo le norme stabilitedall’articolo 12, comma 8, della L. n. 157del 1992;

c) di attestazione di versamento delletasse governative e regionali in materia dicaccia.

Art. 21 (Mezzi di caccia consentiti)

1. L’attività venatoria è consentita conl’uso del fucile con canna ad anima lisciafino a due colpi a ripetizione e semiauto-matico, con colpo in canna e caricatorecontenente non più di due cartucce, dicalibro non superiore al 12, nonché confucile con canna ad anima rigata a carica-mento singolo manuale o a ripetizionesemiautomatica di calibro non inferiore amillimetri 5,6 con bossolo a vuoto dialtezza non inferiore a millimetri 40. È,altresì, consentito l’uso del fucile a due otre canne (combinato), di cui una o duead anima liscia di calibro non superiore al12 ed una o due ad anima rigata di cali-bro non inferiore a millimetri 5,6.

2. Nell’attività venatoria è consentito anchel’uso dell’arco e dei falchi, esclusivamenteappartenenti alle seguenti specie:

a) Pellegrino (Falco peregrinus);

b) Smeriglio (Falco columoarius);

c) Astore (Accipiter gentilis);

d) Sparviere (Accipiter nisus).

3. I bossoli delle cartucce devono essererecuperati dal cacciatore:

_LEGISLAZIONE 157

salvi i richiami previsti nell’articolo 5.

6. I titolari degli allevamenti di fauna sel-vatica devono tenere apposito registro diallevamento, in cui devono essere anno-tati il numero dei riproduttori e la loro ori-gine, natalità, mortalità, cessioni, eventipatologici significativi, controlli sanitari edamministrativi eseguiti. Essi devono inol-tre adottare tutti gli accorgimenti neces-sari affinché gli animali non possanodisperdersi in natura.

7. Negli allevamenti di selvatici di cui alcomma 1, lettera b), deve essere mante-nuta una densità limitata secondo i rap-porti minimi di seguito indicati:

a) fagiano, dai 30 ai 60 giorni: 0,5 mq percapo; oltre i 60 giorni: 1 mq per capo;

b) pernici, dai 30 ai 60 giorni: 0,25 mq percapo; oltre i 60 giorni: 1 mq per capo;

c) lepri allevate in recinto: 10 mq per capo;

d) ungulati: 1.000 mq di superficie recin-tata per capo.

8. Il registro di allevamento deve esserevidimato preventivamente dalla provinciacompetente per territorio.

9. I capi allevati debbono avere un con-trassegno inamovibile riportante la dicitu-ra «ripopolamento», «alimentare» o «orna-mentale» e l’eventuale numero di codiceassegnato dalla provincia all’allevamento.

10. I controlli sugli allevamenti sono effet-tuati dalle province competenti per terri-torio.

11. Il controllo sanitario dovrà essere ese-guito almeno due volte all’anno a cura delservizio veterinario della Unità sanitarialocale (U.S.L.) competente per territorio.

12. Le autorizzazioni agli allevamenti hannodurata di anni sei e sono rinnovabili.

13. Le eventuali autorizzazioni rilasciateprima dell’entrata in vigore della presentelegge a scopo amatoriale e ornamentalenonché gli allevamenti di fauna selvaticaa scopo di ripopolamento, sono confer-mate, compatibilmente con i piani fauni-stico-venatori, con le modalità del pre-sente articolo, entro sei mesi dalla data dientrata in vigore della presente legge.

TITOLO IIIDisciplina attività venatoria, mezzi di caccia, gestione programmata

ed aziende venatorie(giurisprudenza)

Art. 20 (Esercizio dell’attività venatoria)

1. L’attività venatoria è disciplinata dal-l’articolo 12 della L. n. 157 del 1992 e aisensi della presente legge.

2. La fauna selvatica abbattuta durantel’esercizio venatorio, nel rispetto delledisposizioni della presente legge, appar-tiene a colui che l’ha cacciata. Il caccia-tore che insegue la fauna selvatica sco-vata, o sia intento al recupero di quella dalui ferita, non deve subire intromissionifinché non ne abbia abbandonato l’inse-guimento o il recupero.

3. L’attività venatoria può essere esercita-ta da chi abbia compiuto il diciottesimoanno di età e sia munito della licenza diporto di fucile per uso di caccia e dellepolizze assicurative per la responsabilitàcivile verso terzi ed infortuni, con relativimassimali previsti dalla legge dello Stato.

4. Ai fini dell’esercizio dell’attività venato-ria è, inoltre, necessario il possesso di un

156 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

(Appostamenti di caccia fissi e temporanei)

1. Sono considerati fissi gli appostamen-ti di caccia costruiti in muratura o altromateriale solido con preparazione di sitodestinati all’esercizio venatorio almenoper un’intera stagione di caccia.

2. Sono anche considerati appostamentifissi di caccia le tine, le zattere e le imbar-cazioni, comunque ancorate nelle paludio negli stagni o sui margini di specchi diacqua naturali o artificiali e quelli ubicatial largo dei laghi e dei fiumi, purché sta-bilmente ancorati al fondale, destinatiall’esercizio venatorio agli acquatici,verso i quali è consentito l’accostamentocon mezzo galleggiante a trazionemanuale, utilizzabile anche per il recupe-ro in esercizio di caccia della selvagginaferita.

3. Gli appostamenti fissi di caccia posso-no avere anche più di un impianto stabilepurché si trovino tutti entro il raggio dimetri 150 da quello principale preventiva-mente indicato.

4. L’autorizzazione per la caccia da appo-stamento fisso è rilasciata dalla provincia,ha validità per cinque anni e la domandadeve essere corredata da planimetria ascala 1:10.000 indicante l’ubicazione del-l’appostamento. È subordinata al pos-sesso da parte del richiedente del con-senso scritto, con firma autenticata, delproprietario o del conduttore del terreno,lago o stagno privato, nonché dall’atte-stazione dell’avvenuto pagamento dellatassa di concessione regionale.

5. La provincia sentito il C.T.F.V.P. autoriz-za la costituzione e il mantenimento degliappostamenti fissi senza richiami vivi chenon richiedono l’opzione per la forma dicaccia in via esclusiva, la cui ubicazionenon deve comunque ostacolare l’attua-

zione del piano faunistico-venatorio.

6. Non sono considerati fissi, agli effettidella opzione della forma di caccia in viaesclusiva, gli appostamenti per l’eserciziovenatorio agli ungulati e ai colombacci.

7. Ogni appostamento fisso è soggetto alversamento della tassa di concessioneregionale annuale. Alla provincia è dovu-ta annualmente una somma entro il limitedel 50 per cento della tassa regionale atitolo di rimborso spese, oltre gli oneri dibollo.

8. Non è consentito costruire nuovi appo-stamenti fissi di caccia a distanza inferio-re a metri 1.000 dai valichi montani, daiconfini delle oasi di protezione e dellezone di ripopolamento e cattura o da altrezone a divieto di caccia e dalle aziendefaunistico-venatorie ed agroturistico-venatorie nonché a distanza inferiore ametri 500 da altro appostamento fissopreesistente e dai confini delle zone diaddestramento cani.

9. Ferma restando l’esclusività dellaforma di caccia ai sensi e per gli effetti deldisposto di cui all’articolo 30, è consenti-to, al titolare ed alle persone autorizzate,il vagare o il soffermarsi in attitudine dicaccia entro il raggio di 100 metri dall’ap-postamento fisso per il recupero dellafauna selvatica ferita anche con l’uso delcane da riporto.

10. È vietata la caccia ai non autorizzatinel raggio di metri 200 dal capanno prin-cipale dell’appostamento fisso regolar-mente tabellato.

11. L’accesso all’appostamento fisso conarmi proprie e con l’uso di richiami vivi èconsentito unicamente a coloro cheabbiano esercitato l’opzione per la speci-fica forma di caccia. Nell’appostamento

_LEGISLAZIONE 159

a) di volta in volta in caso di cacciavagante;

b) al momento dell’abbandono dell’appo-stamento in caso di caccia per apposta-mento fisso e temporaneo. I bossoli recu-perati non possono essere comunquelasciati sul luogo di caccia e devonoessere smaltiti nelle forme consentite.

4. Sono vietate tutte le armi e i mezzi perl’esercizio venatorio non esplicitamenteammessi dal presente articolo.

5. Il titolare della licenza di porto di fucileper uso di caccia è autorizzato, perl’esercizio venatorio, a portare, oltre allearmi consentite, gli utensili da punta e dataglio atti alle esigenze venatorie.

Art. 22 (Disciplina per l’uso dei falchi)

1. L’uso dei falchi, come mezzo di caccia,è consentito esclusivamente con esem-plari appartenenti ad una delle specieelencate all’articolo 21, comma 2, e pro-venienti da allevamenti nazionali od este-ri di provata serietà, oppure legalmenteimportati da quei paesi ove la cattura el’esportazione sono permesse, ma stret-tamente controllate, nell’osservanza dellaConvenzione di Washington ai sensi dellaL. 19 dicembre 1975, n. 874.

2. I possessori di falchi per uso di cacciadebbono farne notifica alla Regione, tra-mite la provincia competente per territo-rio, entro e non oltre tre mesi dalla data dientrata in vigore della presente legge.

3. La Regione, tramite le province com-petenti per territorio, provvede al marcag-gio degli esemplari detenuti con contras-segni inamovibili e numerati forniti dal-l’INFS, ed alla redazione di una scheda inquadruplice copia, fornita anch’essa dal-

l’INFS, nella quale sono riportate tutte lenotizie relative all’identificazione deidiversi esemplari. Una copia di dettascheda viene archiviata presso la Regio-ne, una presso la competente provincia,una copia è inviata all’INFS ed una copiaviene rilasciata al possessore del rapace.

4. Le eventuali variazioni di consistenzadevono essere denunciate, entro diecigiorni, alla Regione ed alla provinciacompetente per territorio, con la specifi-cazione del soggetto e dei motivi dellavariazione verificatasi e degli esemplaricui tale variazione si riferisce.

5. All’atto della denuncia il possessoredeve esibire la documentazione chedimostra la provenienza degli eventualinuovi esemplari detenuti e la destinazio-ne di quelli non più presenti, fatta salva ladenuncia di perdita dell’animale. Taledocumentazione deve essere conservatadal possessore del falco.

6. Vengono considerati detenuti illegal-mente e sequestrati, fatte salve le altresanzioni previste a termine di legge, i fal-chi privi di contrassegno e/o per i qualimanchi la documentazione di provenien-za.

7. I rapaci sequestrati dovranno, nel piùbreve tempo possibile, essere consegna-ti all’INFS, che provvede, seguendo pro-grammi anche coordinati con altri enti oassociazioni, al loro reinserimento innatura o al loro utilizzo per finalità scien-tifiche.

8. L’esercizio al volo dei falchi è consen-tito nelle zone addestramento cani eall’interno delle aziende faunistico-vena-torie ed aziende agro-turistico-venatorie,previa autorizzazione del titolare gestore.

Art. 23

158 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

s.l.m. indicati al precedente comma 8.

24. Il percorso di andata e ritorno dagliappostamenti temporanei nelle giornateo nelle località in cui il cacciatore non èautorizzato alla caccia vagante deveavvenire con il fucile smontato o chiuso inapposita custodia.

25. La raccolta della selvaggina abbattu-ta, se effettuata dal cacciatore, deveavvenire con il fucile scarico. È ammessol’abbattimento dei selvatici feriti entro150 metri dall’appostamento anchequando non è consentita la cacciavagante.

26. Agli appostamenti fissi già costituitialla data di entrata in vigore della presen-te legge non si applica la norma di cuiall’art. 12, comma 1, lettera l).

Art. 24 (Detenzione ed uso dei richiami)

1. Il Consiglio Regionale, su proposta dellaGiunta Regionale, che acquisisce il pareredell’INFS e del C.T.F.V.R. regolamenta, l’al-levamento, la vendita e la detenzione diuccelli allevati appartenenti alle speciecacciabili, nonché il loro uso in funzione dirichiami per la caccia da appostamento.

2. La Giunta Regionale disciplina la costi-tuzione e la gestione del patrimonio dirichiami vivi di cattura appartenenti allespecie elencate nel comma 5 dell’articolo5. Ad ogni cacciatore che eserciti l’attivi-tà venatoria da appostamento fisso in viaesclusiva è consentita la detenzione dirichiami di cattura in un numero massimodi dieci unità per ogni specie, fino ad unmassimo complessivo di quaranta unità.Per i cacciatori che esercitano l’attivitàvenatoria da appostamento temporaneocon i richiami vivi, il patrimonio di cuisopra non può superare il numero massi-

mo complessivo di dieci unità.

3. È vietata la vendita di uccelli di catturautilizzabili come richiami vivi per l’attivitàvenatoria da appostamento. Nel divietonon rientra la cessione dei richiami viviconsentiti e catturati negli impianti di cuisiano titolari le province, ai sensi delcomma 4 dell’articolo 5. Il prezzo dellasuddetta cessione deve essere commisu-rato al rimborso delle spese di gestione.

4. La sostituzione di un richiamo vivo dicattura può avvenire soltanto dietro con-segna alla provincia dell’anello di ricono-scimento del richiamo morto da sostitui-re, ovvero dietro presentazione delladenuncia di smarrimento del richiamostesso.

5. Entro e non oltre tre mesi dalla data dientrata in vigore della presente legge idetentori di richiami vivi consentiti devo-no denunciarne il possesso alla provinciacompetente per territorio che provvederàall’inanellamento.

6. Alle province spettano compiti di vigi-lanza e di controllo sull’osservanza delledisposizioni del presente articolo.

Art. 25 (Gestione programmata della caccia)

1. La Regione, su indicazione delle pro-vince e sentite le organizzazioni profes-sionali agricole maggiormente rappre-sentative a livello nazionale, ripartisceattraverso il piano faunistico venatorio ilterritorio agro-silvo-pastorale regionaledestinato alla caccia programmata inAmbiti territoriali di caccia (ATC) sub-pro-vinciali, ai sensi degli articoli 11, comma4, e 12, comma 1, lettera b) ed a terminidell’articolo 14, comma 1 della L. n. 157del 1992 e secondo i criteri di omogenei-tà e congruenza previsti dall’articolo 10,

_LEGISLAZIONE 161

fisso possono cacciare oltre al titolarenon più di tre cacciatori autorizzati daltitolare medesimo.

12. Ogni cacciatore non può essere tito-lare di più di un’autorizzazione per appo-stamento fisso nel territorio regionale.

13. Le province non possono rilasciare unnumero di autorizzazioni, per la caccia daappostamento fisso, superiore a quellorilasciato nella stagione venatoria1989/90. Ove si verifichi una possibilecapienza, le autorizzazioni disponibilisono rilasciate in via prioritaria:

a) agli ultrasessantenni;

b) agli inabili e ai portatori di handicapfisici;

c) a coloro che, per caso fortuito o perforza maggiore, siano costretti a trovarealtro sito in sostituzione dell’apposta-mento fisso di cui erano titolari o a colo-ro che, per sopravvenuto impedimentofisico, non siano più in condizioni di eser-citare la caccia in forma vagante.

14. Sono temporanei gli appostamentiche non comportino modificazione delsito e siano destinati all’esercizio venato-rio per non più di una giornata di caccia.Al termine della giornata il cacciatoredeve rimuovere la costruzione dell’appo-stamento. È consentito il recupero inesercizio di caccia, utilizzando il natantea trazione manuale, della selvagginaeventualmente ferita dagli appostamentitemporanei, nei fiumi e nei laghi anchecon l’ausilio del cane.

15. La caccia da appostamento tempora-neo va intesa come caccia vagante.

16. La preparazione dell’appostamentofisso di caccia o temporaneo non può

essere effettuata mediante taglio di pian-te da frutto o, comunque, di interesseeconomico, a meno che non si tratti diresidui della potatura, né con l’impiego diparti di piante appartenenti alla floraspontanea protetta di cui alla L.R. 19 set-tembre 1974, n. 61.

17. La collocazione dell’appostamentodeve avvenire in modo tale da non com-portare, per effetto dello sparo, il danneg-giamento dei frutteti, vigneti o altre colture.

18. I danni provocati alle coltivazioni e/oagli impianti agricoli devono essere risar-citi dal cacciatore che li ha cagionati alproprietario e/o conduttore agricolo.

19. L’appostamento temporaneo di cac-cia viene usato dal cacciatore che perprimo abbia approntato il capanno odoccupato il terreno sul quale questo vienecostruito; di norma si usano capanni por-tatili prefabbricati.

20. In ogni appostamento temporaneo dicaccia non possono cacciare contempo-raneamente più di tre cacciatori.

21. L’esercizio venatorio vagante non èammesso a meno di 200 metri da ognicapanno temporaneo di caccia, quando ilmedesimo sia in effettivo esercizio.

22. È vietato l’esercizio venatorio daappostamento temporaneo a meno di150 metri dai confini delle zone di prote-zione, dagli immobili, fabbricati, stabiliadibiti ad abitazione o da qualsiasi strut-tura adibita a posto di lavoro, e da vie dicomunicazione ferroviaria, nonché dastrade carrozzabili, fatta eccezione per lestrade poderali o interpoderali.

23. L’esercizio venatorio è altresì vietatonel raggio di 1000 metri di distanza daivalichi montani, posti sopra gli 800 metri

160 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

c) determinare il numero di cacciatoriammissibili in ogni ambito territoriale, inmodo che risulti un rapporto cacciatore-territorio utile alla caccia non inferiore allamedia regionale, sulla base dei tesserinirilasciati nell’anno precedente;

d) fissare le quote di partecipazione eco-nomica da parte dei cacciatori ai fini dellagestione dei territori compresi negli ambi-ti territoriali di caccia in una misura nonsuperiore all’importo della tassa di con-cessione regionale per fucile a due colpi,ridotta del 50 per cento per la caccia daappostamento fisso.

2. Le quote di partecipazione economicadi cui al comma 1, lettera d), sono desti-nate dagli organi direttivi degli ambiti ter-ritoriali di caccia esclusivamente a finalitàfaunistico-venatorie, nonché allo svilup-po delle attività agricole compatibili conl’ambiente agro-silvo-pastorale sottol’aspetto faunistico-venatorio.

3. La provincia entro 30 giorni dalla datadi esecutività della deliberazione dellaGiunta Regionale di ripartizione del terri-torio ai sensi dell’articolo 25, provvede adelimitare gli ambiti territoriali di cacciacon tabelle esenti da tasse, collocate neipunti di discontinuità delle opere o deiconfini naturali che li delimitano e nellearee di accesso.

4. I successivi interventi di tabellazionidegli ambiti territoriali di caccia sonoeffettuati a cura degli organi direttivi deglistessi.

Art. 28 (Organi degli ambiti territoriali

di caccia - ATC)1. L’ATC si configura come associazioneprivata di secondo grado formata daglienti locali territorialmente interessati e

dalle Associazioni agricole, venatorienazionalmente riconosciute ed ambienta-liste.

A) sono organi dell’ATC:

1) il presidente;

2) il consiglio direttivo;

3) l’assemblea;

4) il collegio dei revisori dei conti.

B) Lo statuto disciplina:

1) la composizione del comitato direttivo,nel numero di 20 rappresentanti, nelrispetto delle proporzioni previste dall’ar-ticolo 14, comma 10, della L. n. 157 del1992;

2) le modalità per la designazione dai rap-presentanti dell’assemblea;

3) la durata in carica, non superiore adanni 5, del comitato direttivo, del presi-dente e del collegio dei revisori dei conti;

4) le modalità per la elezione del presi-dente e del collegio dei revisori dei conti;

5) le modalità di funzionamento degliorgani dell’ATC, le rispettive competenze,nonché le procedure per la sostituzione ola revoca dei componenti.

C) L’assemblea: sarà formata dai delega-ti delle associazioni e degli enti locali checompongono l’ATC

Il numero dei delegati dell’assemblea nondeve necessariamente rispecchiare leproporzioni tra le varie componenti previ-ste per l’organo direttivo, ma deve inveceessere rapportato, per quanto riguarda glienti locali al numero di abitanti, e per

_LEGISLAZIONE 163

comma 11, della legge stessa, in quantocompatibili con la situazione faunistico-venatoria e territoriale laziale. Nella defini-zione del perimetro degli ATC, si deve fareparticolare riferimento a:

a) confini naturali o rilevanti opere omanufatti;

b) comprensori quanto più omogenei digestione faunistica;

c) caratteristiche orografiche e faunistico-vegetazionali;

d) esigenze specifiche di conservazionedelle specie di fauna selvatica vocaziona-le nonché di salvaguardia dell’integritàdelle zone umide.

In seguito la perimetrazione degli ATC èsoggetta a revisione quinquennale, con lestesse modalità previste per la primaperimetrazione. Nell’osservanza dei sud-detti riferimenti, il territorio regionaleviene ripartito, in via sperimentale, tenutoconto delle condizioni ambientali e fauni-stiche della regione nonché della distribu-zione dei cacciatori sul territorio, in dieciATC di numero non inferiore a due perogni provincia e, comunque, di estensio-ne non inferiore a 60 mila ettari ovvero diestensione non inferiore ad un terzo dellasuperficie dell’altro. Gli ATC sono con-traddistinti con la sigla della provinciaseguita dal numero d’ordine.

2. La Regione, d’intesa con le regioniconfinanti, per esigenze motivate, puòaltresì individuare ambiti territoriali di cac-cia interessanti anche due o più provincecontigue.

3. La Giunta Regionale sulla base delleindicazioni del Ministero delle risorseagricole alimentari e forestali, applica l’in-dice di densità venatoria minima per ogni

ambito di caccia in rapporto all’estensio-ne territoriale.

4. La Regione approva sentito il C.T.F.V.R.il regolamento di attuazione del pianofaunistico-venatorio regionale che deveprevedere, tra l’altro, le modalità istitutiveed il relativo statuto degli organi di gestio-ne degli ambiti territoriali di caccia, la lorodurata in carica nonché le norme relativealla loro prima elezione e ai successivirinnovi. I criteri di priorità per l’ammissibi-lità da parte degli organi degli ambiti ter-ritoriali di caccia, in presenza di modifica-zioni positive della popolazione faunisti-ca, accertate mediante censimenti, di unnumero di cacciatori superiore a quellodefinito dall’indice di densità venatoriaminima nei singoli territori di competenza,vengono definiti con apposita leggeregionale

Art. 26 (Aree contigue alle aree

naturali protette)(Omissis) (4)

Art. 27 (Province, attività operative e funzioni)1. Le province controllano che gli ATCattraverso i loro organismi di gestione,provvedano a:

a) regolamentare il prelievo venatorio nelrispetto delle forme e dei tempi di cacciaprevisti dalla presente legge, in rapportoalla consistenza delle popolazioni difauna selvatica accertata tramite censi-menti effettuati di intesa con gli organidirettivi degli ambiti territoriali di caccia;

b) indicare il numero dei capi di fauna sel-vatica stanziale prelevabili durante la sta-gione venatoria;

162 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

data all’assemblea dei delegati. Ciascunacomponente venatoria, agricola, ambien-talista ed enti locali, elegge soltanto i rap-presentanti ad essa spettanti secondo icriteri che ciascuna componente autono-mamente definirà.

Il collegio dei revisori dei conti.

E) È un organo costituito dalla Regione.

Art. 29 (Compiti dei Comitati di gestione degli

ambiti territoriali di caccia)1. Il comitato di gestione, entro sei mesidal suo insediamento, approva, nei limitidi cui all’articolo 27, comma 1, lettere a) eb), un proprio regolamento nel qualedevono essere comunque previsti:

a) i piani triennali di utilizzazione del terri-torio interessato per ciascuna stagionevenatoria con i programmi delle immis-sioni, introduzioni, reintroduzioni e ripo-polamento e degli abbattimenti di faunaselvatica;

b) l’istituzione e le modalità-organizzativedi centri di allevamento organizzati informa di azienda agricola della fauna sel-vatica stanziale, muniti di adeguate strut-ture per l’ambientamento in libertà;

c) le condizioni perché venga garantitauna consistenza di base della fauna sel-vatica durante tutto l’anno solare;

d) censimenti annuali e piani di prelievocome elementi conoscitivi di programma-zione del prelievo venatorio delle speciedi interesse, tenuto conto, da una parte,degli incrementi utili annui teorici e dal-l’altra dell’effettiva produttività dellepopolazioni locali;

e) utilizzo delle risorse finanziarie con par-

ticolare riferimento ai contributi previstidall’art. 15, comma 1, dall’articolo 14,comma 11, lettere a), b) e c), e dall’artico-lo 14, comma 14, della L. n. 157 del 1992.

2. Il comitato di gestione promuove eorganizza le attività di ricognizione dellerisorse ambientali e della consistenzafaunistica, programma gli interventi conle organizzazioni agricole nazionalmentericonosciute, per il miglioramento deglihabitat, provvede all’attribuzione degliincentivi economici ai proprietari e ai con-duttori dei fondi rustici per:

a) la ricostituzione di una presenza e diuna produttività faunistica ottimale nelterritorio;

b) le coltivazioni per l’alimentazione natu-rale dei mammiferi e degli uccelli soprat-tutto nei terreni dismessi da interventiagricoli ai sensi del regolamento CEE n.1094/88 del consiglio del 25 aprile 1988,e successive modificazioni;

c) il ripristino di zone umide e di fossati;

d) la differenziazione delle colture;

e) la coltivazione di siepi, cespugli e albe-ri adatti alla riproduzione della fauna sel-vatica ed alla nidificazione;

f) la tutela dei nidi e dei nuovi nati di faunaselvatica nonché dei riproduttori;

g) la collaborazione operativa ai fini deltabellamento, della difesa preventivadelle coltivazioni passibili di danneggia-mento, della pasturazione invernale deglianimali in difficoltà, della manutenzionedegli apprestamenti di ambientamentodella fauna selvatica.

3. Il comitato di gestione degli ATC prov-vede, altresì, all’accertamento e all’ero-

_LEGISLAZIONE 165

quanto riguarda le associazioni alla lororappresentatività, fermo restando, per leassociazioni venatorie e agricole, che lalegge statale ammette negli organi diretti-vi di ciascun ATC, quelle nazionali ricono-sciute ove presenti in forma organizzatasul territorio regionale. L’assemblea, saràcomposta dalle sole associazioni cheabbiano i requisiti per essere rappresen-tate nel consiglio direttivo. La verifica deirequisiti delle associazioni che intendonopartecipare alla struttura dell’ATC èdemandata alla provincia di competenza.Ciascuna associazione avente dirittoeleggerà i propri delegati secondo leregole previste dai rispettivi statuti. Per leassociazioni venatorie sarà l’UNAVIregionale ad eleggere i propri rappresen-tanti nell’assemblea. Non essendo rispet-tate nell’assemblea le proporzioni previ-ste dalla presente legge, si stabilisce chele votazioni avvengano per «stati». Cia-scuna componente dell’assemblea(associazioni agricole, associazioni vena-torie, associazioni ambientalistiche,nazionalmente riconosciute ed enti locali)separatamente concorrono alla formazio-ne della volontà assembleare con unpeso proporzionale alla loro rappresen-tanza nel consiglio direttivo.

All’assemblea competono i principalicompiti:

1) l’elezione dei membri del Consigliodirettivo;

2) le eventuali future modifiche dello sta-tuto dell’Associazione;

3) l’approvazione del bilancio consuntivoe preventivo dell’ATC;

4) le modalità della partecipazione, ancheeconomica, dei cacciatori alla gestionedell’ATC;

5) lo stabilire le linee programmatiche pergli interventi nella gestione dei territoridell’ATC e per il coordinamento delle ini-ziative delle associazioni aderenti.

D) Il consiglio direttivo.

Il consiglio direttivo è eletto dall’assem-blea. Esso è costituito:

1) da un funzionario della provincia,esperto in materia di caccia e addetto alsettore;

2) da tre rappresentanti dei comuni dellaprovincia, compresi nell’ambito territoria-le a gestione programmata della cacciadesignati dai comuni con maggiorenumero di abitanti;

3) da 6 rappresentanti delle organizzazio-ni professionali agricole maggiormenterappresentative a livello nazionale resi-denti nel territorio dell’ATC;

4) da 6 rappresentanti delle associazionivenatorie riconosciute, riunite nell’UNAVI;

5) da 4 rappresentanti scelti tra le asso-ciazioni di protezione ambientale presen-ti nel consiglio nazionale per l’ambienteresidenti nel territorio dell’ATC

I comitati di gestione, d’intesa tra loro,entro trenta giorni, dalla loro costituzione,stabiliranno i criteri di iscrizione dei cac-ciatori agli ATC Oltre ai compiti già fissatidalla legge, al consiglio direttivo spettanotutte le usuali funzioni e poteri del diretti-vo di un’associazione.

Il consiglio direttivo, al fine di una mag-giore efficienza operativa, può prevederela costituzione di una giunta esecutivaristretta, nominata dal consiglio, cui siadelegata quanto meno la gestione cor-rente. L’elezione del consiglio è deman-

164 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 31 (Utilizzazione dei terreni agricoli

a fini venatori e fondi chiusi)1. Per l’utilizzazione dei fondi inclusi nelpiano faunistico-venatorio regionale ai finidella gestione programmata della caccia,è dovuto ai proprietari o conduttori uncontributo finalizzato alla tutela e valoriz-zazione dell’ambiente, determinato, perciascun anno finanziario a partire dallastagione venatoria 1995/1996, con lalegge di approvazione del bilancio dellaRegione, in relazione alla estensione, allecondizioni agronomiche e alle misuredirette alla tutela ed alla valorizzazionedell’ambiente. Tale contributo è gestitodagli organi direttivi degli ATC competen-ti per territorio.

2. Il proprietario o conduttore di un fondoche intenda vietare sullo stesso l’eserci-zio dell’attività venatoria deve inoltrare,entro trenta giorni dalla pubblicazione delpiano faunistico-venatorio regionale, alPresidente della Giunta Regionale unarichiesta motivata che, ai sensi dell’arti-colo 2 della L. 7 agosto 1990, n. 241,dallo stesso è esaminata entro sessantagiorni.

3. La richiesta è accolta se non ostacolal’attuazione della pianificazione faunisti-co-venatoria di cui agli articoli 11 e 12. Èaltresì accolta, in casi da individuarsi spe-cificatamente nel regolamento di attua-zione di cui all’articolo 25, comma 4,quando l’attività venatoria sia in contra-sto con l’esigenza di salvaguardia di col-ture agricole specializzate, nonché, diproduzioni agricole condotte con sistemisperimentali o a fine di ricerca scientifica,ovvero quando sia motivo di danno o didisturbo ad attività di rilevante interesseeconomico, sociale o ambientale.

4. Il divieto è reso noto mediante l’appo-sizione di tabelle, esenti da tasse, a cura

del proprietario o conduttore del fondo lequali delimitino in maniera chiara e visibi-le il perimetro dell’area interessata.

5. Nei fondi sottratti alla gestione pro-grammata della caccia è vietato a chiun-que, compreso il proprietario o il condut-tore, esercitare l’attività venatoria fino alvenir meno delle ragioni del divieto.

6. L’esercizio venatorio è comunque vie-tato in forma vagante sui terreni in attua-lità di coltivazione. Si considerano inattualità di coltivazione: i terreni con col-tivazioni erbacee da seme; i frutteti spe-cializzati; i vigneti e gli uliveti specializza-ti fino alla data del raccolto; i terreni colti-vati a soia, nonché, a mais per la produ-zione di seme fino alla data del raccolto.L’esercizio venatorio in forma vagante è,inoltre, vietato sui terreni in attualità dicoltivazione individuati dalla GiuntaRegionale, sentito il settore decentratodell’agricoltura competente per territorio,su richiesta delle organizzazioni profes-sionali agricole maggiormente rappre-sentative a livello nazionale, tramite leloro strutture regionali, in relazione all’esi-genza di protezione di altre colture spe-cializzate o intensive.

7. I proprietari o conduttori dei terreni inattualità di coltivazione nel periodo dellacoltura, e comunque fino alla data delraccolto, possono apporre tabelle peri-metrali delle dimensioni minime di cm. 30x 20, con la scritta «Terreno in attualità dicoltivazione - Divieto di caccia vagante -articolo 30, legge regionale, n. 17 sca-denza divieto il .....», collocate in modoche da una tabella siano visibili le duecontigue.

8. L’esercizio venatorio è vietato a chiun-que nei fondi rustici chiusi da muro o darete metallica o da altra effettiva chiusuradi altezza non inferiore a metri 1,20, o da

_LEGISLAZIONE 167

gazione di contributi per il risarcimentodei danni arrecati alle produzioni agricoledalla fauna selvatica e dall’esercizio del-l’attività venatoria nonché di contributiper interventi, previamente concordati, aifini della prevenzione delle azioni didanno.

4. I comitati di gestione per il coordina-mento tecnico in materia di gestione fau-nistico-ambientale possono avvalersi dipersonale tecnico dotato di preparazionespecifica cui affidare il coordinamentodelle attività.

5. I comitati di gestione per gli scopi dicui al comma 4 possono consorziarsi tradi loro.

6. I comitati di gestione per giustificateesigenze faunistiche e particolari situa-zioni ambientali possono proporre alleprovince competenti ulteriori limitazioni alcalendario venatorio.

7. Le attività di gestione faunistica del-l’ATC vengono programmate per il perio-do 1° gennaio-31 dicembre. Il program-ma annuale degli interventi è trasmessoalla provincia, corredato da una motivatarelazione.

8. Il comitato organizza la gestione tecni-ca della fauna e le modalità dell’eserciziovenatorio per aree faunistiche, di esten-sione proporzionata al ciclo biologicodelle specie di interesse locale ed alnumero dei cacciatori iscritti. Le modalitàorganizzative possono prevedere la ripar-tizione degli iscritti in appositi gruppi ounità di gestione. Il Comitato provvede,inoltre, ad organizzare l’attività di vigilan-za, svolta dalle guardie volontarie, di cuiall’art. 27, lettera a), della L. n. 157 del1992, operanti nel territorio dell’ATC

9. Le province, sulla base delle indicazio-

ni dei comitati di gestione degli ATC,adottano gli opportuni provvedimentiamministrativi di propria competenza.

Art. 30 (Forme esclusive di caccia)

1. Fatto salvo l’esercizio venatorio conl’arco e con il falco l’attività venatoria puòessere praticata nel territorio regionale invia esclusiva in una delle seguenti forme:

a) da appostamento fisso;

b) nell’insieme delle altre forme consenti-te dalla presente legge negli ambiti terri-toriali di caccia programmata.

2. I cacciatori su indicazione delle provin-ce comunicano alla provincia di residen-za la forma di caccia prescelta in viaesclusiva, da valere per almeno un trien-nio a decorrere dalla stagione venatoria1995/96.

3. In deroga a quanto previsto nel comma2, sulla base di accertate situazioni diimpedimento non imputabili alla volontàdel cacciatore, le province possonodisporre su richiesta dell’interessato, lavariazione della forma di caccia ancheprima della scadenza.

4. Ogni cacciatore, che ne abbia fattarichiesta, nei modi e nei tempi stabiliti, hadiritto di iscrizione nell’ambito territorialedi residenza, fatta salva l’aspettativa diaccedere ad altri ambiti nella RegioneLazio ovvero ad ambiti o comprensorialpini anche in una diversa Regione, pre-vio consenso dei relativi organi di gestio-ne. I titolari di appostamenti fissi e le per-sone da essi autorizzate sono di dirittoiscritti nell’ambito territoriale in cui rica-dano i rispettivi appostamenti fissi, anchese al di fuori del proprio ambito di resi-denza.

166 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

nelle zone umide e vallive, debbono (arti-colo 16, L. n. 157 del 1992) comprenderebacini artificiali ed utilizzare esclusiva-mente, per l’attività venatoria, faunaacquatica di allevamento, nel rispettodelle convenzioni internazionali.

4. La vigilanza, all’interno delle aziendefaunistico-venatorie e delle aziende agro-turistico-venatorie, è affidata alle guardiegiurate delle aziende stesse e/o a quelledell’associazione venatoria dei conces-sionari, riconosciuta dall’articolo 34,comma 5, della legge n. 157 del 1992 edalle guardie ed agli agenti previsti dall’ar-ticolo 27 della L. n. 157 del 1992.

5. Entro un anno dalla data di entrata invigore della presente legge, le concessio-ni di aziende faunistico-venatorie e diaziende agro-turistico-venatorie, sonoprioritariamente rilasciate ai proprietari oconduttori di fondi singoli o associati.

6. La Giunta Regionale, sentito ilC.T.F.V.R., disciplina il funzionamentodelle aziende faunistico-venatorie e delleaziende agro-turistico-venatorie. Taledisciplina, che dovrà essere emanataentro e non oltre 180 giorni dalla data dientrata in vigore della presente legge,conterrà anche la regolamentazione san-zionatoria in rapporto alle fattispecie delleviolazioni applicabili ai casi concreti.

Art. 33 (Prelievo venatorio nelle aziende

faunistico-venatorie ed agro-turistico-venatorie)

1. L’esercizio dell’attività venatoria nelleaziende, di cui ai commi 1 e 2 dell’artico-lo 31, è consentito nel rispetto dellenorme della presente legge, con la esclu-sione dell’opzione per la forma di cacciain via esclusiva di cui all’articolo 30,comma 1.

2. I danni causati all’interno delle aziendefaunistico-venatorie e delle aziende agro-turistico-venatorie dalla fauna selvaticacacciabile ai sensi della L. n. 157 del1992, sono risarciti dal concessionario.

3. Ai proprietari e/o conduttori dei fondi,sono dovuti, dai concessionari delleaziende faunistico-venatorie e delleaziende agro-turistico-venatorie, incentiviper il miglioramento ambientale. Le formee la misura dell’incentivo vengono con-cordati, a livello regionale, dall’associa-zione riconosciuta dei concessionari delleaziende faunistiche venatorie e delleaziende agro-turistico-venatorie, di cuiall’articolo 34 della L. n. 157 del 1992,con le organizzazioni agricole regionalimaggiormente rappresentative.

4. La presente legge si applica anche alleconcessioni di aziende faunistico-venato-rie rilasciate ai sensi della L.R. 14 settem-bre 1982, n. 40, in attesa che venga ema-nata la disciplina prevista dal comma 6dell’articolo 32, le suddette aziende con-tinuano ad essere regolamentate daidecreti di concessione regionali, in quan-to compatibili con la presente legge. Essepossono essere trasformate in aziendeagro-turistico-venatorie, come previstodall’articolo 36 della L. n. 157 del 1992.

TITOLO IVEsercizio dell’attività venatoria.

Tasse di concessione

Art. 34 (Specie cacciabili e periodi

di attività venatoria)1. Ai fini dell’esercizio venatorio è con-sentito abbattere esemplari di fauna sel-vatica appartenenti alle seguenti specie eper i periodi sotto indicati:

_LEGISLAZIONE 169

corsi o specchi d’acqua perenni il cuiletto abbia la profondità di almeno metri1,50 e la larghezza di almeno 3 metri.Sono equiparati ad effettiva chiusura lerecinzioni realizzate con almeno cinqueordini di filo spinato intersecato da fili dia-gonali a croce di S. Andrea. I fondi chiusiesistenti, qualora non in regola alla datadi entrata in vigore della presente legge, equelli che si intenderà successivamenteistituire devono essere notificati a curadel proprietario o del conduttore alla pro-vincia competente per territorio, preci-sando l’ubicazione e l’estensione delfondo, allegando planimetria catastale inscala 1:2000 con l’indicazione dei relativiconfini. I proprietari o i conduttori deifondi di cui al presente comma provvedo-no all’apposizione di adeguate tabellazio-ni esenti da tasse regionali.

9. La superficie dei fondi di cui al comma2 entra a far parte del territorio agro-silvo-pastorale della Regione, destinato a pro-tezione della fauna selvatica di cui all’ar-ticolo 11, comma 1.

Art. 32 (Aziende faunistico-venatorie

e agro-turistico-venatorie)1. La giunta provinciale su richiesta degliinteressati, sentito l’INFS, entro i limiti delterritorio provinciale agro-silvo-pastorale,previsti dal piano faunistico-venatorioprovinciale, di cui all’articolo 12 della pre-sente legge, autorizza:

a) la concessione di aziende faunistico-venatorie per prevalenti finalità di rilevanteinteresse naturalistico e faunistico, senzafini di lucro, soggette a tassa di concessio-ne regionale, con particolare riferimentoalla tipica fauna alpina e appenninica, allafauna europea e a quella acquatica,secondo le vocazioni ambientali. Le richie-ste devono essere corredate da program-

mi di conservazione e di ripristino ambien-tale ed indicare le specie da produrre, alfine di garantire l’obiettivo naturalistico efaunistico. In tali aziende si applica la nor-mativa vigente di tutela ambientale. Lacaccia è consentita, al concessionario ealle persone da esso autorizzate per lespecie determinanti l’indirizzo faunistico,nelle giornate indicate nel calendariovenatorio, secondo i piani di assestamen-to e di prelievo presentati ed approvati dal-l’amministrazione provinciale; per le spe-cie non determinanti l’indirizzo faunistico,secondo le limitazioni previste dal calen-dario venatorio. L’immissione della faunaselvatica, (articolo 16, comma 1, lettera a)della L. n. 157 del 1992) è consentita dalladata di chiusura della caccia fino al 31agosto. Le aziende faunistico-venatorie, dinuova istituzione, hanno dimensioni noninferiori a 400 ettari;

b) la concessione di aziende agro-turisti-co-venatorie, ai fini di impresa agricola,soggette a tassa di concessione regiona-le, nelle quali sono consentiti l’immissio-ne e l’abbattimento, per tutta la stagionevenatoria, di fauna selvatica di alleva-mento. Tali aziende hanno dimensioninon inferiori a 200 ettari.

2. Le aziende agro-turistico-venatorie, nelrispetto del piano faunistico venatorio, dicui all’articolo 12, comma 1, devonoessere:

a) preferibilmente situate nei territori discarso rilievo faunistico;

b) coincidenti con il territorio di una o piùaziende agricole preferibilmente ricadentiin aree ad agricoltura svantaggiata, ovve-ro dismesse da interventi agricoli ai sensidel regolamento n. 1094/88/CEE, e suc-cessive modificazioni.

3. Le aziende agro-turistico-venatorie,

168 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

tore, ad esclusione dei giorni di martedì evenerdì, nei quali l’esercizio dell’attivitàvenatoria non è consentito.

6. La caccia è consentita da un’ora primadel sorgere del sole fino al tramonto. Lacaccia di selezione agli ungulati è con-sentita fino ad un’ora dopo il tramonto.

7. Nel calendario venatorio, viene definital’ora legale d’inizio della giornata venato-ria, per periodi quindicinali, sulla base del-l’orario ufficiale dell’osservatorio astrono-mico di Monte Mario; con la stessa caden-za periodica può essere stabilita l’ora lega-le di termine della giornata venatoria.

8. Il Presidente della Giunta Regionale,sentito l’INFS e il C.T.F.V.R., tenuto contodelle consuetudini locali, può regolamen-tare diversamente l’esercizio venatorio daappostamento alla fauna selvatica migra-toria nei periodi intercorrenti tra il 1° otto-bre ed il 30 novembre anche derogando alnumero delle giornate di caccia settimana-li consentite, ferma restando l’esclusionedei giorni di martedì e venerdì.

9. Per ogni giornata di caccia il carniere diciascun titolare di licenza non può supe-rare i venti capi complessivi.

10. L’addestramento e l’allenamento deicani da caccia è consentito, senza possi-bilità di sparo, nelle tre settimane prece-denti l’apertura della caccia alla selvaggi-na stanziale con esclusione dei due giorniprecedenti l’apertura stessa, nei soli giornidella settimana nei quali è consentita lacaccia, nei terreni liberi da colture in atto oincolti, per i quali non sussista il divieto dicaccia. L’addestramento non è comunqueconsentito a distanza inferiore a mt 500 dazone di tutela faunistica. La stessa attivitàpuò essere sospesa con provvedimentodella provincia per particolari ragioni ditutela e di incremento della fauna.

11. Le province nell’ambito della pro-grammazione territoriale faunistica pos-sono disporre altri divieti alla attività diaddestramento dei cani da caccia.

12. Le province entro e non oltre il 15 feb-braio di ciascun anno, inviano alla Regio-ne le loro proposte per la formulazionedel calendario venatorio.

13. Le province sentiti gli ATC di compe-tenza, regolamentano la caccia al cin-ghiale, stabilendone, per il territorio dicompetenza il periodo, i giorni, le zone ele modalità di battuta. Il provvedimento diregolamentazione deve essere adottato ereso pubblico entro la terza domenica disettembre di ogni anno.

14. Dal 1° al 31 gennaio il presidente dellaprovincia ha facoltà di autorizzare, stabi-lendone le modalità, l’uso dei cani da cercae da seguito per la caccia alla volpe esclu-sivamente nei territori liberi alla caccia, e,non interessati alle azioni di immissione difauna selvatica a scopo di ripopolamento.

15. Le province provvedono al controllodelle specie, in particolare degli animalipredatori, di cui al comma 1, nel casoche, moltiplicandosi eccessivamente,arrechino danni gravi alle colture agricole,al patrimonio faunistico ed alla piscicoltu-ra, alterando l’equilibrio naturale.

16. Tale controllo deve essere, comun-que, attuato dalle guardie dipendentidalle province con l’uso di mezzi selettivi,e con la collaborazione delle guardie giu-rate venatorie volontarie nominate diret-tamente dalle associazioni venatorienazionalmente riconosciute.

Art. 35 (Controllo della fauna selvatica)

1. Il Presidente della Giunta Regionale

_LEGISLAZIONE 171

a) specie cacciabili dalla terza domenicadi settembre al 31 dicembre: quaglia(Coturnix coturnix); tortora (Strepto peliaturtur); merlo (Turdus merula); [passero(Passer italiae)]; [passera mattugia (Pas-ser montanus)]; [passera oltremontana(Passer domesticus)]; allodola (Alaudaarvensis); [colino della virginia (ColinusVirginianus)]; starna (Perdix perdix); per-nice rossa (Alectoris rufa); lepre comune(Lepus europaeus); coniglio selvatico(Orjctolagus cuniculus);

b) specie cacciabili dalla terza domenicadi settembre al 31 gennaio: [storno (Stur-nus vulgaris)]; cesena (Turdus pilaris);tordo bottaccio (Turdus philomelcs);tordo sassello (Turdus iliacus); fagiano(Phasianus colchicus); germano reale(Anas platyrhynchos); folaga (Fulica atra);gallinella d’acqua (Gallinula chloropus);alzavola (Anas crecca); canipiglia (Anasstrepera); porciglione (Rallus acquaticus);fischione (Anas penelope); codone (Anasacuta); marzaioia (Anas querquedula);mestolone (Anas clypeata); moriglione(Aythya ferina); moretta (Aythya fuligula);beccaccino (Gallinago gallinago); colom-baccio (Columba palumbus); frullino(Lymnocryptes minimus); combattente(Philomachus pugnax); beccaccia (Scolo-pax rusticola); [corvo (Corvus frugile-gus)]; cornacchia nera (Corvus corone);pavoncella (Vanellus vanellus); [pittimareale (Limosa limosa)]; cornacchia grigia(Corvus corone cornix); ghiandaia (Garru-lus glandarius); gazza (Pica pica); volpe(Vulpes vulpes);

c) specie cacciabili dal 1° ottobre al 30novembre: coturnice (Alectoris graeca);capriolo (Capreolus capreolus), cervo(Cervus elaphus); daino (Dama dama);muflone (Ovis musimon);

d) specie cacciabili dal 1° novembre al 31gennaio: cinghiale (Sus scrofa).

2. Il Presidente della Giunta Regionalepreso atto della preventiva predisposizio-ne di adeguati piani faunistico-venatorimodifica previo parere dell’INFS e delC.T.F.V.R., e subordinatamente all’appro-vazione dei piani faunistico venatori di cuiagli articoli 10 e 12, i termini di cui alcomma 1 per determinate specie, in rela-zione alle situazioni ambientali dellediverse realtà provinciali. I termini devonoessere comunque contenuti tra il 1° set-tembre ed il 31 gennaio dell’anno suc-cessivo nel rispetto dell’arco temporalemassimo indicato al comma 1. La stessadisciplina si applica anche per la cacciadi selezione degli ungulati, sulla base dipiani di abbattimento selettivi approvatidalla Giunta Regionale; la caccia di sele-zione agli ungulati può essere autorizzataa far tempo dal 1° agosto, nel rispettodell’arco temporale di cui al comma 1.

3. Con decreto del Presidente dellaGiunta Regionale, sentite le province el’INFS e il C.T.F.V.R., vengono pubblica-ti, entro e non oltre il 15 giugno di ognianno il calendario ed il regolamento rela-tivi all’intera stagione venatoria, nelrispetto di quanto stabilito nei preceden-ti commi.

4. Nel calendario venatorio regionaledevono essere indicate in particolare:

a) le specie cacciabili e periodi di caccia;

b) le giornate di caccia;

c) il carniere giornaliero ed eventuale car-niere stagionale;

d) l’ora legale di inizio e di termine dellagiornata di caccia.

5. Il numero delle giornate di caccia setti-manali non può essere superiore a tre,con possibilità di libera scelta del caccia-

170 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 35-bis (Modalità di attuazione delle deroghepreviste dall’articolo 9 della direttiva

79/409/CEE)1. In attuazione dell’articolo 9 della diret-tiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 apri-le 1979, relativa alla conservazione degliuccelli selvatici, e successive modifiche,la Giunta Regionale, con propria delibera-zione, sentito l’Istituto Nazionale per laFauna Selvatica (INFS) e l’osservatoriofaunistico regionale di cui all’articolo 2,comma 1, lettera o), della legge regionale10 gennaio 2003, n. 15 (Istituzione del-l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’in-novazione dell’agricoltura del Lazio -ARSIAL), e sempre che non vi siano altresoluzioni soddisfacenti, definisce i criteri,in relazione ad ogni singola stagionevenatoria, per il prelievo in deroga qualo-ra siano perseguite una o più delleseguenti finalità:

a) tutela della salute e della sicurezzapubblica;

b) tutela della sicurezza aerea;

c) prevenzione di gravi danni alle colture,al bestiame, ai boschi, alla pesca ed alleacque;

d) protezione della flora e della fauna;

e) ricerca ed insegnamento, ripopola-mento e reintroduzione nonché alleva-mento connesso a tali operazioni.

2. Con la deliberazione di cui al comma 1sono specificate:

a) le specie oggetto di deroga;

b) i soggetti autorizzati al prelievo;

c) i mezzi, gli impianti ed i metodi di cat-tura o di abbattimento autorizzati;

d) le condizioni di rischio, le circostanzedi tempo e di luogo per il prelievo, restan-do esclusi i siti d’importanza comunitaria(SIC) e le zone di protezione speciale(ZPS);

e) il numero massimo di capi prelevabiligiornalmente, che comunque non puòsuperare i venti capi complessivi a perso-na, nonché il numero totale di capi prele-vabili nel periodo consentito;

f) i controlli e le forme di vigilanza, fermorestando quanto previsto dall’articolo 43.

3. Le Province accertano e dichiarano lasussistenza delle circostanze di tempo edi luogo di cui al comma 2, ne definisco-no i periodi di attuazione ed i relativi orarigiornalieri, sentito l’INFS e l’osservatoriofaunistico regionale, dandone contestua-le comunicazione alla Regione.

4. Le Province provvedono a rilasciare aisoggetti autorizzati al prelievo in derogaun apposito modulo, su cui gli stessiannotano i dati giornalieri relativi ai luo-ghi, ai tempi ed agli orari in cui si è effet-tuato il prelievo nonché le specie e quan-tità prelevate.

5. Entro trenta giorni dallo scadere delperiodo stabilito per il prelievo in deroga,i soggetti autorizzati riconsegnano allaprovincia competente il modulo di cui alcomma 4, debitamente compilato. Incaso di mancata o incompleta compila-zione, i soggetti inadempienti sonosospesi per tre anni dalla possibilità dipartecipare al medesimo prelievo in dero-ga, salvo le ulteriori sanzioni previstedalla vigente normativa.

6. Entro il 31 maggio di ogni anno, laGiunta Regionale, sulla base dell’elabora-to fornito dall’osservatorio faunisticoregionale, che tiene conto in particolare

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sentito il C.T.F.V.R. può ridurre o vietareper periodi prestabiliti talune forme dicaccia, anche solo relativamente a deter-minate località, alle specie di fauna selva-tica di cui all’articolo 34, per importanti emotivate ragioni connesse alla consisten-za ed alla produttività faunistica, o persopravvenute particolari condizioniambientali, stagionali o climatiche o permalattie o altre calamità.

2. La provincia per la migliore gestionedel patrimonio zootecnico, per la tuteladel suolo, per motivi sanitari, per la sele-zione biologica, per la tutela del patrimo-nio storico-artistico, per la tutela delleproduzioni zoo-agro-forestali ed ittiche,provvede al controllo delle specie difauna selvatica anche nelle zone vietatealla caccia. Tale controllo, esercitatoselettivamente, viene praticato di normamediante l’utilizzo di metodi ecologici suparere dell’INFS Qualora da parte del-l’INFS venga comprovata l’inefficacia deipredetti metodi, la provincia può autoriz-zare piani di abbattimento. Tali pianidevono essere attuati dalle guardiedipendenti delle province stesse. Questeultime possono avvalersi dei proprietari oconduttori dei fondi sui quali si attuano ipiani medesimi, purché muniti di licenzaper l’esercizio venatorio, delle guardieforestali e delle guardie comunali munitedi licenza per l’esercizio venatorio, e delleguardie giurate volontarie nominativa-mente designate dalle associazioni vena-torie nazionalmente riconosciute. Perinterventi di tutela della produzione agri-cola e zootecnica la provincia può affian-care al proprio personale anche soggetti,muniti di licenza per l’esercizio venatorio,che abbiano frequentato appositi corsi dipreparazione organizzati dalla provinciastessa sulla base di programmi concor-dati con l’INFS. Tali corsi devono fornireuna idonea preparazione circa l’ecologiae la gestione delle popolazioni animali

selvatiche, la biologia delle specie selva-tiche oggetto di controllo nonché le tecni-che e le modalità con cui effettuare il con-trollo stesso (5a).

3. Gli eventuali controlli della fauna selva-tica nei parchi naturali regionali e nelleriserve naturali regionali per ricomporresquilibri ecologici, sono attuati secondole disposizioni di cui al comma 6 dell’arti-colo 22 della L. 6 dicembre 1991, n. 394.

4. Nel caso in cui il controllo della faunaselvatica sia effettuato per motivi sanitari,esso può essere autorizzato su conformeparere dall’unità sanitaria locale.

5. La provincia, per comprovate ragioni diprotezione dei fondi coltivati e degli alle-vamenti, può autorizzare, su propostadelle organizzazioni professionali agricolemaggiormente rappresentative a livellonazionale, tramite le loro strutture regio-nali, piani di abbattimento, attuati dalleguardie dipendenti dalla stessa provinciacon la collaborazione dei proprietari oconduttori dei fondi sui quali si attuano ipiani medesimi, delle sole forme domesti-che di fauna selvatica e delle sole formeinselvatichite di specie di fauna domesti-ca. La provincia può affiancare al propriopersonale anche soggetti, muniti di licen-za per l’esercizio venatorio, che abbianofrequentato appositi corsi di preparazioneorganizzati dalla provincia stessa sullabase di programmi concordati con l’INFS.Tali corsi devono fornire una idonea pre-parazione circa l’ecologia e la gestionedelle popolazioni animali selvatiche, labiologia delle specie selvatiche oggettodi controllo nonché le tecniche e lemodalità con cui effettuare il controllostesso (5b).

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scafandri o tute impermeabili da som-mozzatore negli specchi o corsi d’acqua;

i) cacciare sparando da veicoli a motore oda aeromobili o da natanti;

l) cacciare a distanza inferiore a centometri da macchine operatrici agricole infunzione;

m) cacciare qualsiasi specie di fauna sel-vatica quando i terreni siano in tutto onella maggior parte coperti di neve;

n) cacciare negli stagni, nelle paludi enegli specchi d’acqua naturali od artifi-ciali in tutto o nella maggior parte copertida ghiaccio e su terreni allagati da pienedi fiumi;

o) prendere o detenere uova, nidi e picco-li di mammiferi ed uccelli appartenenti allafauna selvatica, salvo che nei casi previstiall’articolo 5, comma 1, o nelle zone diripopolamento e cattura; nei centri diriproduzione di fauna selvatica e nelle oasidi protezione per sottrarli a sicura distru-zione o morte, purché, in tale ultimo caso,se ne dia pronto avviso alla provincia nelleventiquattro ore successive;

p) usare richiami vivi al di fuori dei casiprevisti dalla presente legge;

q) usare richiami vivi non provenienti daallevamenti nella caccia agli acquatici;

r) usare a fini di richiamo uccelli vivi acce-cati o mutilati ovvero legati per le ali erichiami acustici a funzionamento mecca-nico, elettromagnetico o elettromeccani-co, con o senza amplificazione del suono;

s) cacciare negli specchi d’acqua ove siesercita l’industria della pesca o dell’ac-quacoltura, nonché nei canali delle vallida pesca, quando il possessore le circon-

di con tabelle, esenti da tasse, indicanti ildivieto di caccia;

t) commerciare fauna selvatica morta,non proveniente da allevamenti, persagre e manifestazioni a carattere gastro-nomico;

u) usare munizioni spezzate nella cacciaagli ungulati, usare esche o bocconiavvelenati, vischio o altre sostanze adesi-ve, trappole, reti, tagliole, lacci, archetti ocongegni similari; fare impiego di civettevive; usare armi da sparo munite di silen-ziatore o impostate con scatto provocatodalla preda; fare impiego di balestre;

v) vendere a privati e detenere da parte diquesti reti da uccellagione;

z) produrre, vendere, detenere trappoleper la fauna selvatica salvo quelle destina-te alla esecuzione di ricerche scientificheautorizzate di intesa con gli enti di gestio-ne faunistica competenti per territorio;

aa) l’esercizio in qualunque forma del tiroal volo su uccelli a partire dal 1° gennaio1994 fatto salvo quanto previsto dall’art.17, comma 3 (6);

bb) vendere, detenere per vendere,acquistare uccelli vivi o morti, nonchéloro parti o prodotti derivati facilmentericonoscibili, appartenenti alla fauna sel-vatica, che non appartengono alleseguenti specie: germano reale (Anasplatyrhynchos); pernice rossa (Alectorisrufa); pernice di Sardegna (Alectoris bar-bara) starna (Perdix perdix); fagiano (Pha-sianus colchicus); colombaccio (Colum-ba palumbus);

cc) il commercio di esemplari vivi di spe-cie di avifauna selvatica nazionale nonproveniente da alleva menti;

_LEGISLAZIONE 175

dei dati acquisiti per mezzo dei moduli dicui ai commi 4 e 5, trasmette al Presiden-te del Consiglio dei Ministri, ovvero alMinistro per gli affari regionali ove nomi-nato, ai Ministri competenti in materiaagricola, ambientale e per le politichecomunitarie, nonché all’INFS, una rela-zione sull’attuazione del prelievo in dero-ga di cui al presente articolo.

Art. 36 (Importazione di fauna selvatica

dall’estero)1. L’introduzione dall’estero di fauna sel-vatica viva, purché appartenente allespecie autoctone, è disciplinata dall’arti-colo 20 della L. n. 157 del 1992.

Art. 37 (Divieti)

1. A norma dell’articolo 21 della L. n. 157del 1992, è vietato a chiunque:

a) l’esercizio venatorio nei giardini, neiparchi pubblici e privati, nei parchi storicie archeologici e nei terreni adibiti ad atti-vità sportive;

b) l’esercizio venatorio nei parchi nazio-nali, nei parchi naturali regionali, nelleriserve naturali, nei parchi suburbani enelle zone di importanza naturalistica dellitorale romano, individuate con delibera-zione del Consiglio Regionale;

c) l’esercizio venatorio nelle oasi di prote-zione e nelle zone di ripopolamento e cat-tura, nei centri di riproduzione di faunaselvatica, nelle foreste demaniali adeccezione di quelle che, secondo ledisposizioni regionali, sentito il pareredell’INFS, non presentino condizionifavorevoli alla riproduzione ed alla sostadella fauna selvatica;

d) l’esercizio venatorio ove vi siano operedi difesa dello Stato e ove il divieto siarichiesto a giudizio insindacabile dell’au-torità militare, o dove esistano benimonumentali, purché dette zone sianodelimitate da tabelle, esenti da tasse,indicanti il divieto;

e) l’esercizio venatorio nelle aie e nellecorti o altre pertinenze di fabbricati rurali;nelle zone comprese nel raggio di 100metri da immobili, fabbricati e stabili adi-biti ad abitazione o a posto di lavoro ed adistanza inferiore a 50 metri da vie dicomunicazione ferroviaria e da stradecarrozzabili, eccettuate le strade podera-li ed interpoderali;

f) sparare da distanza inferiore a 150metri con uso di fucile da caccia concanna ad anima liscia, o da distanza cor-rispondente a meno di una volta e mezzala gittata massima in caso di uso di armicon canna rigata o fucile da caccia adanima liscia caricato a palla, in direzionedi immobili, fabbricati e stabili adibiti adabitazione o a posto di lavoro di vie dicomunicazione ferroviaria e di strade car-rozzabili, eccettuate quelle poderali edinterpoderali, di funivie, filovie ed altriimpianti di trasporto a sospensione; distabbi, stazzi, recinti ed altre aree delimi-tate destinate al ricovero ed all’alimenta-zione del bestiame nel periodo di utilizza-zione agro-silvo-pastorale;

g) il trasporto, all’interno dei centri abitatie delle altre zone ove è vietata l’attivitàvenatoria, ovvero a bordo di veicoli diqualunque genere e comunque nei giorninon consentiti per l’esercizio venatoriodalla presente legge e dalle disposizioniregionali, di armi da sparo per uso venato-rio che non siano scariche e in custodia;

h) cacciare a rastrello in più di tre perso-ne ovvero utilizzare, a scopo venatorio,

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lungo le autostrade e le ferrovie, salvo gliabbruciamenti per intervento di preven-zione antincendio autorizzato.

2. Il divieto di cui al comma 1 non sussisteper le erbe infestanti, rovi, materiali risul-tanti dalla potatura e simili, riuniti in cumu-li e direttamente controllati fino a quando ilfuoco sia completamente spento.

3. Per le violazioni alle disposizioni delpresente articolo, si applicano le normevigenti in materia.

Art. 39 (Custodia dei cani)

1. I cani di ogni razza, compresi quelli aguardia delle abitazioni, delle cose e delbestiame, non devono essere lasciatiincustoditi nelle campagne a più di 200metri dall’abitazione o dal bestiame.

2. Chiunque, tenuto alla custodia anchetemporanea di un cane, consenta cheesso vaghi per la campagna, è soggettoalla sanzione amministrativa di cui all’arti-colo 19 della L.R. 9 settembre 1988, n.63, e successive modificazioni ed inte-grazioni ed è responsabile a termini dilegge di danni eventualmente cagionatidall’animale.

3. I cani trovati a vagare nelle campagnedevono essere catturati in conformitàall’articolo 11 della L.R. n. 63 del 1988, esuccessive modificazioni ed integrazioni.

4. I cani trovati a vagare incustoditi nelterritorio utile alla caccia, nelle oasi diprotezione, nelle zone di ripopolamento ecattura, nei centri di produzione della sel-vaggina ed in altri territori comunque vin-colati ai fini faunistici e venatori, debbonoessere catturati.

5. Per tutto quanto non previsto nel pre-

sente articolo si applicano le norme di cuialla L.R. n. 63 del 1988 e successivemodificazioni ed integrazioni.

Art. 40 (Commissione esami e materie per

abilitazione venatoria)1. La Giunta Regionale nomina in ciascuncapoluogo di provincia, una commissioneper il conseguimento dell’abilitazioneall’esercizio venatorio con sede presso laprovincia nel cui territorio opera. Ognicommissione rimane in carica per ladurata dell’organo che ha provveduto allanomina (7a).

2. Gli esami, in particolare, riguardanonozioni sulle seguenti materie:

a) legislazione venatoria: - legislazione venatoria nazionale e

regionale; - regolamenti locali di caccia: calendario

venatorio ed altre disposizioni; b) zoologia applicata alla caccia: - cenni sulla classificazione di uccelli e

mammiferi; - cenni di ecologia ed etologia, concetto

di mimetismo e di migrazione; definizio-ne di selvaggina stanziale e migratoria;

- riconoscimento degli uccelli e dei mam-miferi italiani, con particolare riferimentoalle specie cacciabili e particolarmenteprotette, elementi dell’habitat (8) e dellabiologia delle specie più significative,soprattutto quelle cacciabili;

- gestione della fauna: concetto di con-servazione faunistica, organizzazionedel territorio ai fini della gestione fauni-stica; zone protette, di produzione e dicaccia, capacità recettiva del territorio,rapporti tra agricoltura e fauna selvati-ca, introduzioni, reintroduzioni, ripopo-lamenti, tecniche di censimento, pianidi prelievo, controllo dei carnieri;

c) tutela della natura e principi di salva-

_LEGISLAZIONE 177

dd) rimuovere, danneggiare o comunquerendere inidonee al loro fine le tabellelegittimamente apposte ai sensi dellalegislazione nazionale e regionale a spe-cifici ambiti territoriali, ferma restandol’applicazione dell’articolo 635 del codicepenale;

ee) detenere, acquistare e vendere esem-plari di fauna selvatica, ad eccezione deicapi utilizzati come richiami vivi secondoil disposto di cui agli articoli 5 e 24, dellapresente legge e della fauna selvaticalecitamente abbattuta, la cui detenzioneè regolamentata anche con le norme sullatassidermia;

ff) la caccia all’avifauna selvatica migrato-ria sui valichi montani interessati dallerotte di migrazione per una distanza di1000 metri dagli stessi nonché la caccianelle zone interessate dalle rotte di migra-zione dell’avifauna segnalate ai sensi del-l’articolo 1, comma 5, e dell’articolo 21,comma 2, della legge n. 157 del 1992, edindicati dalle province ad integrazione delcalendario venatorio regionale, sentitol’INFS;

gg) addestrare i cani nei fondi chiusi e neiterreni in attualità di coltivazione liberiall’esercizio venatorio;

hh) l’uso di qualsiasi tipo di pastura adogni specie di selvaggina;

ii) l’esercizio venatorio nei terreni e neiboschi distrutti o danneggiati dal fuoco;nei terreni rimboschiti da meno di quindi-ci anni nonché nelle tartufaie coltivate e/ocontrollate, appositamente tabellati. Neiboschi danneggiati dal fuoco il divieto siapplica per tutta la stagione venatoriasuccessiva all’incendio, oltre eventual-mente per quella in corso;

ll) l’esercizio venatorio, in acque marine

antistanti il litorale laziale ad eccezione dellafascia di ml 100 dal battente dell’onda;

mm) l’esercizio venatorio, con qualsiasimezzo, nel territorio posto all’interno delGrande raccordo anulare (G.R.A.) diRoma (7);

nn) vendere, detenere per la vendita edacquistare selvaggina morta, fatta ecce-zione per quella proveniente dagli alleva-menti a scopo alimentare previsti all’arti-colo 19 della presente legge;

oo) l’immissione di selvaggina al di fuoridi quella immessa in strutture faunistico-venatorie appositamente disciplinate,senza autorizzazione della provinciacompetente;

pp) la posta serale e mattutina alla bec-caccia, nonché la posta serale alla lepre ela caccia da appostamento sotto qualsia-si forma al beccaccino.

2. Per la detenzione, il trasporto e la ven-dita della selvaggina morta o viva prove-niente da allevamenti è necessaria unadocumentazione indicante la provenien-za, il numero e la specie dei capi, compi-lata a cura del titolare dell’allevamentoaccompagnata da certificazione sanitaria.

3. Le province provvedono al controllodella documentazione e predispongonoogni accertamento occorrente.

Art. 38 (Divieto bruciatura stoppie)

1. Nel territorio della Regione, dal 1°marzo al 30 novembre, è vietato bruciarenei campi, anche in quelli incolti, le stop-pie delle colture graminacee e legumino-se, dei prati e delle erbe palustri ed infe-stanti, nonché gli arbusti e le erbe lungole strade comunali, provinciali e statali e

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11. Ciascuna commissione di cui alcomma 1 è composta:

a) da un funzionario regionale anche inquiescenza esperto in materie di gestionee tutela della fauna che la presiede, desi-gnato dal Presidente della Giunta Regio-nale; (10)

b) da cinque membri effettivi e da cinquesupplenti, esperti nelle materie indicatenel comma 2, comprendenti, il responsa-bile del settore caccia dell’amministrazio-ne provinciale e almeno un laureato inscienze biologiche o in scienze naturali,esperto in vertebrati omeotermi, ed unlaureato in scienze agrarie e/o forestali,designati dall’Assessore Regionale com-petente in materia;

c) da un dipendente della Provincia,esperto in materia di caccia, con funzionidi segretario. (11)

12. Non possono essere nominati com-ponenti della commissione di esame idirigenti delle associazioni venatorie ed idirigenti delle associazioni ambientaliste.

13. Ai componenti della commissionespetta il trattamento indicato dall’articolo16, comma 4, della legge regionale 25luglio 1996, n. 27 e successive modifiche.Per la validità della seduta di esame, ènecessaria la presenza del presidente edi cinque commissari. Il presidente incaso di impedimento può delegare uncomponente della commissione a sosti-tuirlo. Tale componente, a sua volta,viene sostituito dal supplente. (12)

14. Per assicurare il funzionamento dellacommissione il presidente convoca perciascuna seduta, a rotazione, due mem-bri supplenti.

15. La spesa relativa all’onere di funzio-

namento della commissione è a comple-to carico del bilancio regionale.

16. L’aspirante cacciatore per essereammesso all’esame deve presentaredomanda al Presidente della Commissio-ne di esame provinciale competente perterritorio allegando i seguenti documenti:

a) certificato di residenza;

b) certificato medico di idoneità fisicaall’esercizio venatorio rilasciato in confor-mità alle vigenti disposizioni di legge;

c) ricevuta di versamento della somma diL. 20.000, in favore della provincia com-petente a copertura delle spese di orga-nizzazione dell’esame. La domanda ed ildocumento di cui alla lettera b) devonoessere redatti su carta legale. Prima del-l’effettuazione dell’esame, il candidatodeve farsi riconoscere mediante esibizio-ne di un documento di riconoscimentonon scaduto.

17. Fino alla data di entrata in vigore dellapresente legge e, comunque, fino all’isti-tuzione ed al funzionamento delle nuovecommissioni, restano valide ed operantile attuali Commissioni d’esame.

Art. 41 (Tasse annuali di rilascio

delle concessioni regionali)1. La Regione per conseguire i mezzifinanziari necessari per realizzare i finiprevisti dalla presente legge ed in confor-mità alla L. n. 157 del 1992 istituisce unatassa di concessione regionale non infe-riore al 50% e non superiore al 100%della tassa erariale, ai sensi dell’art. 3della L. 16 maggio 1970, n. 281, e suc-cessive modificazioni ed integrazioni perl’abilitazione all’esercizio venatorio.

_LEGISLAZIONE 179

guardia delle produzioni agricole: - concetto di conservazione dell’ambien-

te, capacità faunistica del territorio,miglioramenti ambientali, prevenzionedei danni alle attività produttive: agrico-le, zootecniche, ittiocolturali, controllodelle popolazioni animali di speciepotenzialmente dannose;

- rispetto dell’ambiente e delle coltureagricole, condizione di coltura in atto,coltivazioni interdette all’accesso daparte del cacciatore, territori non fruibi-li per l’attività venatoria;

d) armi e munizioni da caccia: - norme che regolamentano la detenzio-

ne e l’uso delle armi comuni da caccia; - conoscenza delle armi comuni da cac-

cia e loro munizioni: carabine, fucili earco;

- manutenzione delle armi da caccia; - concetti elementari di balistica; - prove simulate di maneggio con armi

comuni da caccia sia a canna liscia chea canna rigata;

e) Regole comportamentali del cacciatore: - regole di prudenza e sicurezza durante

l’esercizio venatorio; - rapporti con il mondo agricolo; - partecipazione alle attività di gestione

della fauna selvatica e dell’ambiente; f) Norme di pronto soccorso: - tecniche di emergenza per tamponare

un’emorragia da arma da fuoco o dataglio;

- norme di comportamento in caso difratture;

- uso del siero antivipera; g) cinofilia: - nozioni elementari di cinofilia: ricono-

scimento delle razze canine da cacciae loro impiego, elementi fondamentalidel mantenimento e dell’addestramen-to dei cani da caccia;

- nozioni di profilassi delle principalimalattie del cane.

3. L’aspirante cacciatore per accederealla prova orale deve avere superato una

prova scritta preliminare consistente nellacompilazione di un questionario compo-sto da 15 domande nel quale non sonoammessi più di due errori.

4. L’abilitazione è concessa se il giudizioè favorevole in tutte le materie elencate alcomma 2. In caso di idoneità il presiden-te della commissione rilascia il relativoattestato.

5. La commissione esprime la propriavalutazione collegiale con il giudizio di«IDONEO» oppure «NON IDONEO». Ilgiudizio della commissione è definitivo.

6. Coloro i quali siano stati giudicati«NON IDONEI» possono sostenere unanuova prova di esame trascorsi almenotre mesi dalla data dell’esame sostenuto,con la procedura di cui al comma 16.

7. L’abilitazione venatoria è necessariaper il rilascio della prima licenza di portod’armi per uso di caccia e per il rinnovodella stessa in caso di revoca.

8. Le province organizzano corsi per l’ag-giornamento sui contenuti innovativi delleleggi nazionali e regionali in materia ditutela faunistica.

9. Nei dodici mesi successivi al rilasciodella prima licenza, il cacciatore può pra-ticare l’esercizio venatorio solo seaccompagnato da cacciatore in posses-so di licenza rilasciata da almeno tre anni,che non abbia commesso violazioni allenorme vigenti in materia comportanti lasospensione o la revoca della licenza aisensi dell’art. 48 (9).

10. Le norme di cui al presente articolo siapplicano anche per l’esecuzione dellacaccia mediante l’uso dell’arco e delfalco.

178 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

si avvarrà dei comuni con le modalità pre-viste dalla L.R. 28 settembre 1992, n. 48.

3. Alla gestione delle somme assegnateprovvede la Regione, sentito un comitatotecnico, costituito da ciascuna provinciaa norma dell’articolo 26, comma 2, dellaL. n. 157 del 1992.

4. Gli oneri per il risarcimento dei danniarrecati alle attività agricole dalle speciedi fauna selvatica sono a carico:

a) dei titolari delle aziende faunistiche-venatorie, delle aziende agro-turistico-venatorie, dei centri privati di produzionedella fauna selvatica, degli allevamenti difauna selvatica qualora si siano prodottinei fondi inclusi nelle rispettive strutture;

b) dei proprietari o conduttori dei fondirustici di cui all’articolo 15, commi 3 e 8,della L. n. 157 del 1992, qualora si sianoverificati nei rispettivi fondi;

c) dei titolari delle zone per l’addestramen-to e per le prove cinofile qualora si sianoverificate nei fondi ricompresi in tali zone;

d) degli enti gestori dei parchi e riservenaturali qualora si siano verificati neifondi ivi compresi.

5. Le disposizioni di cui al comma 4 siapplicano anche per le spese relative agliinterventi di prevenzione dei danni alleattività agricole.

Art. 42-bis (13)(Fondo regionale per la prevenzione eil risarcimento dei danni a persone ocose causati dalla fauna selvatica)

1. È istituito il “Fondo Regionale per laprevenzione ed il risarcimento dei danni apersone o a cose, causati dalla fauna sel-vatica” non ricompresi nell’articolo 42 e

cagionati dalle specie indicate dagli arti-coli 2 e 18 della L. 157/1992 e successi-ve modifiche, con l’esclusione dei danniche si verificano nelle aree naturali protet-te e negli istituti faunistici, il cui risarci-mento è a carico dei rispettivi organismidi gestione.

2. La Giunta Regionale con propria deli-berazione, adottata ai sensi dell’articolo17, comma 3, della legge regionale 6agosto 1999, n. 14 (Organizzazione dellefunzioni a livello regionale e locale per larealizzazione del decentramento ammini-strativo), definisce i criteri e le modalitàper l’accertamento dei danni e la conces-sione dei relativi risarcimenti da partedelle province.

3. Agli oneri di cui al presente articolo siprovvede con l’istituzione di un appositocapitolo di spesa denominato: “FondoRegionale per la prevenzione e il risarci-mento dei danni a persone o cose causa-ti dalla fauna selvatica”, nell’ambito del-l’UPBB11, con lo stanziamento, perl’esercizio 2009, di 50 mila euro a valeresul capitolo T27501, elenco n. 4, lettera c)del bilancio di previsione 2009. Agli onerirelativi agli anni successivi si provvedecon legge di bilancio.

Art. 43 (Vigilanza venatoria)

1. La vigilanza sull’applicazione della pre-sente legge è affidata alle province. Gliagenti di vigilanza delle province, fermorestando le competenze tecniche per laconservazione e gestione della fauna sel-vatica, rivestono la qualifica di agente dipolizia giudiziaria e di pubblica sicurezzaai sensi delle disposizioni legislativevigenti.

2. Gli agenti di vigilanza della provinciapossono redigere i verbali di contestazio-

_LEGISLAZIONE 181

2. Sono, inoltre, soggetti a tassa di rila-scio e alla tassa annuale gli appostamen-ti fissi, i centri privati di produzione dellafauna selvatica allo stato naturale, leaziende faunistico-venatorie ed agro-turi-stico-venatorie, nella misura e con lemodalità di cui alla legge regionale 2maggio 1980, n. 30, e successive modifi-cazioni ed integrazioni.

3. Le tasse di concessione per le aziendefaunistico-venatorie e per le aziendeagro-turistico-venatorie, situate nellezone montane, sono ridotte ad 1/8. Qua-lora le suddette aziende siano situate inzone svantaggiate, riconosciute tali aisensi dell’articolo 3, paragrafi 4 e 5, delladirettiva 75/268/CEE, e successive modi-ficazioni, ovvero nelle zone depresse dicui alla legge 22 luglio 1966, n. 614, esuccessive modificazioni, le relative tassesono ridotte a 1/4.

4. La tassa di cui al comma 1 non è dovu-ta qualora durante l’anno il cacciatoreeserciti l’attività venatoria esclusivamenteall’estero.

5. Nel caso di diniego della licenza diporto di fucile per uso di caccia la tassaregionale deve essere rimborsata. Latassa di concessione regionale viene rim-borsata, anche, al cacciatore che rinun-cia, sin dall’inizio della stagione venato-ria, all’assegnazione dell’ambito territo-riale di caccia. La tassa di rinnovo non èdovuta qualora non si eserciti la cacciadurante l’anno.

6. I proventi della tassa di cui al comma 1,sono utilizzati, ai sensi della L. n. 157 del1992, almeno nella percentuale del 10%,per il finanziamento o il concorso nelfinanziamento di progetti di valorizzazionedel territorio, presentati da singoli proprie-tari o conduttori di fondi che, nell’ambitodella programmazione regionale, contem-

plino tra l’altro, la realizzazione di struttu-re per l’allevamento di fauna selvaticanonché dei riproduttori nel periodo autun-nale, la manutenzione degli apprestamen-ti di ambientamento della fauna selvatica;l’adozione delle forme di lotta biologica edi lotta integrata; il ricorso a tecniche col-turali e a tecnologie innovative non pre-giudizievoli per l’ambiente; la valorizzazio-ne agroturistica di percorsi per la visitadegli ambienti naturali e la conoscenzascientifica e culturale della fauna selvaticaospite; la manutenzione e pulizia di boschianche al fine di prevenire incendi.

7. Non sono soggetti a tassa i centri pri-vati di riproduzione allo stato naturale,istituiti dagli organismi direttivi degli ATCo istituiti nelle aziende faunistico-venato-rie, per le sole specie di indirizzo faunisti-co purché non finalizzate alla vendita.

8. Per le aziende faunistico-venatorie edagri-turistico-venatorie per ogni 100 liredi tassa è dovuta una sopratassa di lire100 che dovrà essere versata contestual-mente alla tassa.

Art. 42 (Risarcimento dei danni alle produzioni agricole)

1. È istituito, ai sensi dell’art. 26, comma1, della L. n. 157 del 1992 il fondo regio-nale per la prevenzione e il risarcimentodei danni alle attività agricole. L’entità delfondo è stabilita annualmente con lalegge di approvazione del bilancio di pre-visione annuale regionale.

2. Il fondo è destinato a far fronte ai danninon altrimenti risarcibili prodotti da spe-cie protette o da sconosciuti nel corsodell’attività venatoria. La Regione per ilrisarcimento dei danni causati da specieparticolarmente protette ai sensi dell’arti-colo 2, comma 1 della L. n. 157 del 1992,

180 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

al servizio di vigilanza venatoria, secondocriteri di economicità e funzionalità, nelrapporto di un valore medio di un agenteogni 3.000 ettari di territorio agro-silvo-pastorale.

Art. 44 (Commissione per il rilascio

dell’attestato di idoneità per la qualificadi guardie volontarie venatorie).

1. La Giunta provinciale nomina in cia-scun capoluogo di provincia una com-missione per il rilascio dell’attestato diidoneità di guardia volontaria venatoria.

2. La commissione dura in carica cinqueanni ed è così composta:

a) da un funzionario regionale esperto inmateria faunistico-venatoria o di polizialocale che la presiede designato dal Pre-sidente della Giunta Regionale;

b) da 5 membri effettivi e da 5 supplentiesperti nelle materie previste dall’articolo40 di cui un rappresentante delle associa-zioni venatorie maggiormente rappresen-tative a livello nazionale, designato dagliorganismi regionali ed esperto qualificatoin materia giuridico-venatoria; un rappre-sentante delle associazioni agricole mag-giormente rappresentative a livello nazio-nale; un rappresentante delle associazioniambientalistiche presente nel comitatotecnico scientifico nazionale; un espertoin materie giuridiche, il responsabile delsettore caccia dell’amministrazione pro-vinciale e il responsabile del servizio divigilanza dell’amministrazione provinciale;

c) da un funzionario della provincia, confunzione di segretario, avente qualificanon inferiore alla VII.

3. Il programma di esami è quello stabilitoall’articolo 40, comma 2, integrato dalla

conoscenza di nozioni del codice di pro-cedura penale relative all’attività di pubbli-co ufficiale. Le modalità di svolgimentosono quelle previste dall’articolo 40 dellapresente legge. I componenti di cui alcomma 2 fruiranno del trattamento econo-mico indicato dall’articolo 40, comma 13.

Art. 45 (Poteri e compiti degli addetti alla

vigilanza venatoria)1. I soggetti preposti alla vigilanza venato-ria ai sensi dell’articolo 43 possono chie-dere a qualsiasi persona trovata in pos-sesso di armi o arnesi atti alla caccia, inesercizio o attitudine di caccia, la esibizio-ne della licenza di porto di fucile per usodi caccia, del tesserino di cui all’articolo20, comma 4, del contrassegno dellapolizza di assicurazione nonché dellafauna selvatica abbattuta o catturata.

2. Nel caso di violazioni di cui all’articolo30 della L. n. 157 del 1992, gli ufficiali egli agenti che esercitano funzioni di poli-zia giudiziaria procedono al sequestrodelle armi, della fauna selvatica e deimezzi di caccia, con esclusione del canee dei richiami vivi autorizzati. In caso dicondanna per ipotesi di cui al medesimoarticolo 30, comma 1, lettere a), b), c), d)ed e), le armi ed i suddetti mezzi sono inogni caso confiscati.

3. Quando è sequestrata fauna selvatica,viva o morta, gli ufficiali o agenti la conse-gnano alla provincia competente la quale,nel caso di fauna viva, provvede a liberar-la in località adatta, ovvero, qualora nonrisulti liberabile, a consegnarla ad unorganismo in grado di provvedere alla suariabilitazione e cura ed alla successivareintroduzione nel suo ambiente naturale;in caso di fauna viva sequestrata in cam-pagna, e che risulti liberabile, la liberazio-ne è effettuata sul posto dagli agenti

_LEGISLAZIONE 183

ne delle violazioni e degli illeciti ammini-strativi previsti dalla presente legge ecompiere gli altri atti indicati dall’articolo45 anche fuori dall’orario di servizio.

3. La vigilanza è altresì affidata alle guar-die volontarie delle associazioni nazionalivenatorie riconosciute dalla L. n. 157 del1992, dalle organizzazioni professionaliagricole e dalle associazioni di protezioneambientale presenti nel CTFVN, nonchéquelle delle associazioni di protezioneambientale, riconosciute dal Ministerodell’ambiente purché alle stesse guardiesia stata riconosciuta la qualifica di guar-dia giurata ai sensi del testo unico delleleggi di pubblica sicurezza, approvatocon R.D. 18 giugno 1931, n. 773.

4. La vigilanza di cui al comma 1 è, altre-sì, affidata agli ufficiali, sottufficiali e guar-die del corpo forestale dello Stato, alleguardie addette ai parchi naturali naziona-li e regionali, agli ufficiali ed agenti di poli-zia giudiziaria, alle guardie giurate comu-nali, forestali e campestri, alle guardie pri-vate riconosciute ai sensi del testo unicodelle leggi di pubblica sicurezza; è affida-ta, altresì, alle guardie ecologiche e zoofi-le, previste da leggi regionali, previo supe-ramento degli esami di cui all’articolo 44.

5. Le province su proposta delle associa-zioni di cui all’articolo 27, lettera b), dellaL. n. 157 del 1992, coordinano le richie-ste, a termine di legge, sia per il ricono-scimento che per la conferma alla sca-denza, della qualifica di guardie venatorievolontarie per i cittadini che, avendone irequisiti, diano sicuro affidamento di pre-parazione tecnica e siano disposti a pre-stare volontariamente e gratuitamente laloro opera.

6. Il riconoscimento della qualifica diguardia venatoria volontaria, è subordina-to alla frequenza di corsi di qualificazione

organizzati dalle province ed al consegui-mento di un attestato di idoneità previoesame da parte della commissione di cuiall’articolo 44.

7. Gli agenti dipendenti dalle province e leguardie volontarie operano, di norma,nell’ambito della circoscrizione territorialedi competenza.

8. Agli agenti di vigilanza di cui ai commi1 e 4 è vietato l’esercizio venatorio duran-te l’espletamento delle loro funzioni diservizio.

9. I corsi di preparazione e di aggiorna-mento delle guardie per lo svolgimentodelle funzioni di vigilanza sull’eserciziovenatorio, sulla tutela dell’ambiente e dellafauna selvatica e sulla salvaguardia delleproduzioni agricole, possono essere orga-nizzati anche dalle associazioni di cui alcomma 3, sotto il controllo della Regione.

10. Ai cittadini in possesso, a norma deltesto unico delle leggi di pubblica sicu-rezza, della qualifica di guardia venatoriavolontaria alla data di entrata in vigoredella presente legge non è richiesto l’at-testato di idoneità di cui al comma 6.

11. Le province coordinano l’attività divigilanza delle guardie volontarie delleassociazioni agricole, venatorie e di pro-tezione ambientale.

12. Le province devono, entro novantagiorni dalla data di entrata in vigore dellapresente legge, nel rispetto della L.R. 24febbraio 1990, n. 20, adeguare lo statogiuridico degli agenti in servizio di vigilan-za con apposito regolamento, in funzionedei compiti derivanti dall’applicazionedella presente legge.

13. Detto regolamento stabilisce tra l’al-tro il contingente numerico degli addetti

182 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

strativa da L. 50.000 a L. 300.000; se laviolazione è nuovamente commessa lasanzione è da L. 100.000 a L. 600.000;

f) violazione dell’obbligo di comunicazio-ne alla provincia dell’accesso ad ATC dialtre province e regioni: sanzione ammini-strativa da L. 50.000 a L. 300.000;

g) mancato rispetto delle limitazioni allacaccia previste dal programma venatorioannuale dell’ATC: sanzione amministrati-va da L. 200.000 a L. 1.200.000; se la vio-lazione è nuovamente commessa la san-zione è da L. 400.000 a L. 2.400.000;

h) ai titolari di licenza di caccia trovatisprovvisti di tesserino si applica oltre allasanzione prevista dalla lettera m) dell’arti-colo 31 della L. n. 157 del 1992, lasospensione di giorni trenta dall’attivitàvenatoria;

i) caccia in ATC diverso da quello asse-gnato: sospensione dell’esercizio venato-rio per giorni trenta e sanzione ammini-strativa da L. 300.000 a L. 1.800.000; sela violazione è nuovamente commessa, lasanzione è da L. 500.000 a L. 3.000.000;in caso di ulteriore violazione la sanzioneè da L. 700.000 a L. 4.200.000. Se il fattoè commesso mediante sconfinamento inun ATC attiguo a quello assegnato, lesanzioni pecuniarie previste dalla presen-te lettera sono ridotte di un terzo;

l) accesso motorizzato per le soste nellearee cortilizie, nelle pertinenze di fabbri-cati rurali senza autorizzazione del pro-prietario o del conduttore: sanzioneamministrativa da L. 50.000 a L. 300.000;se la violazione è nuovamente commes-sa, la sanzione è da L. 100.000 a L.600.000;

m) detenzione di tesserino contraffatto ocomunque manomesso: sanzione ammi-

nistrativa da L. 200.000 a L. 1.200.000;

n) allevamento di specie di fauna selvati-ca senza le autorizzazioni: sanzioneamministrativa da L. 150.000 per ciascuncapo allevato nonché sequestro e confi-sca dei capi stessi;

o) altre violazioni alle norme regionali sul-l’allevamento di fauna selvatica: sanzioneamministrativa da L. 150.000 a L.900.000 e revoca dell’autorizzazioneall’allevamento;

p) abbattimento o cattura in centri privati,di specie selvatiche diverse da quelleallevate, o abbattimento senza autorizza-zione delle specie oggetto dell’alleva-mento: sanzione amministrativa da L.300.000 a L. 1.800.000; se la violazione ènuovamente commessa la sanzione è daL. 500.000 a L. 3.000.000 con revoca del-l’autorizzazione;

q) addestramento di cani in ambiti protet-ti: sanzione amministrativa da L. 500.000a L. 3.000.000;

r) addestramento di cani in periodo nonconsentito: sanzione amministrativa da L.50.000 a L. 300.000 per singolo cane e sela violazione è nuovamente commessa, lasanzione è da L. 100.000 a L. 600.000 persingolo cane;

s) caccia per un numero di giornate supe-riore al consentito: sanzione amministra-tiva da L. 200.000 a L. 1.200.000; se laviolazione è nuovamente commessa lasanzione è da L. 400.000 a L. 2.400.000,in entrambi i casi è sospesa l’attivitàvenatoria per trenta giorni;

t) mancato rispetto del carniere giornalie-ro e stagionale: sanzione amministrativada L. 200.000 a L. 1.200.000; se la viola-zione è nuovamente commessa la san-

_LEGISLAZIONE 185

accertatori. Nel caso di fauna morta, laprovincia provvede alla sua venditatenendo la somma ricavata a disposizio-ne della persona cui è contestata l’infra-zione ove si accerti successivamente chel’illecito non sussiste; nell’ipotesi di illeci-to riconosciuto, l’importo relativo deveessere versato su un conto corrente inte-stato alla Regione.

4. Della consegna o della liberazione dicui al comma 3, ufficiali o agenti dannoatto in apposito verbale nel quale sonodescritte le specie e le condizioni degliesemplari sequestrati, e quant’altropossa avere rilievo ai fini penali.

5. Gli organi di vigilanza che non eserciti-no funzioni di polizia giudiziaria, i qualiaccertino, anche a seguito di denuncia,violazioni delle disposizioni sull’attivitàvenatoria, redigono verbali, conformi allalegislazione vigente, nei quali devonoessere specificate tutte le circostanze delfatto e le eventuali osservazioni del con-travventore, e li trasmettono all’ente dacui dipendono ed alla provincia compe-tente, ai sensi delle disposizioni vigenti, laquale provvede alla contestazione ed allanotifica.

6. Gli agenti venatori dipendenti degli entilocali che abbiano prestato servizio sosti-tutivo ai sensi della L. 15 dicembre 1972,n. 772, e successive modifiche ed inte-grazioni, non sono ammessi all’eserciziodi funzioni di pubblica sicurezza, fattosalvo, il divieto di cui all’articolo 9 dellamedesima legge.

TITOLO V

Procedimenti sanzionatori

Art. 46 (Sanzioni penali)

1. Per le violazioni delle disposizioni dellapresente legge e della L. n. 157 del 1992si applicano le sanzioni penali previstidall’articolo 30 della stessa L. n. 157 del1992.

Art. 47 (Sanzioni amministrative)

1. Ferme restando le sanzioni previstedall’articolo 31 della L. n. 157 del 1992, leseguenti violazioni sono così sanzionate:

a) caccia nelle zone di rifugio: sanzioneamministrativa da L. 500.000 a L.3.000.000; se la violazione è nuovamentecommessa, la sanzione è da L. 1.000.000a L. 6.000.000;

b) mancata autorizzazione all’immissionee/o mancato controllo sanitario o manca-to certificato di origine della selvagginaliberata da parte di chi effettua il ripopo-lamento: sanzione amministrativa da L.500.000 a L. 3.000.000;

c) immissioni di fauna selvatica compiuteal di fuori dei casi consentiti: sanzioneamministrativa da L. 500.000 a L.3.000.000;

d) prelievo, detenzione e vendita di uovae nuovi nati per finalità non consentite:sanzione amministrativa da L. 100.000 aL. 600.000; se la violazione è nuovamen-te commessa la sanzione è da L. 200.000a L. 1.200.000;

e) omessa comunicazione alla provinciadella raccolta di uova o nuovi nati difauna selvatica in situazione di pericolo ein stato di necessità: sanzione ammini-

184 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

se la violazione è nuovamente commessala sanzione è da L. 100.000 a L. 600.000;

ll) abbandono sul luogo di caccia dei bos-soli delle cartucce: sanzione amministra-tiva da L. 50.000 a L. 300.000; se la vio-lazione è nuovamente commessa, la san-zione è da L. 100.000 a L. 600.000;

mm) mancata notifica del fondo chiuso omancata apposizione e mantenimentodelle tabelle: sanzione amministrativa daL. 100.000 a L. 600.000;

nn) posta serale alla lepre, posta alla bec-caccia o caccia da appostamento, sottoqualsiasi forma, al beccaccino: sanzioneamministrativa da L. 400.000 a L.2.400.000;

oo) sparo da distanza inferiore a 150metri con uso di fucile da caccia concanna ad anima liscia, o da distanza cor-rispondente a meno di una volta e mezzola gittata massima in caso di uso di altrearmi, in direzione di immobili, fabbricati estabili adibiti ad abitazione o posto dilavoro, di vie di comunicazione ferroviariee di strade carrozzabili, di funivie, filovieed altri impianti di trasporto a sospensio-ne; di stabbi, stazzi, recinti ed altre areedelimitate destinate al ricovero e all’ali-mentazione del bestiame: sanzioneamministrativa da L. 200.000 a L.1.200.000; se la violazione è nuovamentecommessa, la sanzione è da L. 400.000 aL. 2.400.000;

pp) trasporto all’interno dei centri abitatie nelle zone ove è vietata l’attività vena-toria, ovvero a bordo di veicoli di qualun-que genere e comunque nei giorni nonconsentiti per l’esercizio venatorio, diarmi da sparo per uso venatorio che nonsiano scariche e in custodia: sanzioneamministrativa da L. 400.000 a L.2.400.000, se la violazione è nuovamente

commessa, la sanzione è da L. 800.000 aL. 4.800.000;

qq) caccia a rastrello in più di tre personeo utilizzazione a scopo venatorio, di sca-fandri e tute impermeabili da sommozza-tore negli specchi o corsi d’acqua: san-zione amministrativa da L. 400.000 a L.2.400.000;

rr) vendita a privati non autorizzati edetenzione, da parte di questi, di reti dauccellagione: sanzione amministrativa daL. 500.000 a L. 3.000.000 con sequestroe confisca delle reti;

ss) vendita a privati non autorizzati edetenzione da parte di questi di trappoleper la fauna selvatica ad esclusione dellefinalità di studio e ricerca scientifica: san-zione amministrativa da L. 500.000 a L.3.000.000 con sequestro e confisca delletrappole;

tt) esercizio in qualunque forma del tiro alvolo, su uccelli a partire dal 1° gennaio1994: sanzione amministrativa da L.200.000 a L. 1.200.000; se la violazione ènuovamente commessa, la sanzione è daL. 500.000 a L. 3.000.000;

uu) caccia nei dodici mesi successivi alrilascio della prima licenza senza l’ac-compagnamento di un cacciatore in pos-sesso di licenza rilasciata da almeno treanni: sanzione amministrativa da L.50.000 a L. 300.000; se la violazione ènuovamente commessa, la sanzione è daL. 100.000 a L. 600.000;

vv) tabellazione abusiva od uso impropriodella tabellazione dei terreni, rimozione odanneggiamento tabelle: sanzione ammi-nistrativa da L. 300.000 a L. 1.800.000.

2. Per le violazioni alla presente legge,non espressamente sanzionate si applica

_LEGISLAZIONE 187

zione è da L. 400.000 a L. 2.400.000; inogni caso si applica altresì il sequestro ela confisca dei capi abbattuti;

u) caccia all’interno del G.R.A. di Roma:sanzione amministrativa da L. 1.000.000a L. 6.000.000;

v) caccia da appostamento fisso senzaautorizzazione: sanzione amministrativada L. 400.000 a L. 2.400.000; se la viola-zione è nuovamente commessa la san-zione è da L. 800.000 a L. 4.800.000 oltrealla sanzione per evasione delle tasseregionali in materia;

z) caccia da appostamento fisso senza ilrispetto delle distanze: sanzione ammini-strativa da L. 200.000 a L. 1.200.000; sela violazione è nuovamente commessa, lasanzione è da L. 500.000 a L. 3.000.000con sospensione dell’autorizzazione;

aa) mancata rimozione dell’appostamen-to temporaneo e dei residui al terminedella giornata: sanzione amministrativada L. 50.000 a L. 300.000; se la violazio-ne è nuovamente commessa, la sanzioneè da L. 100.000 a L. 600.000;

bb) caccia da appostamento temporaneoa meno di 100 metri da zone di protezio-ne, immobili, fabbricati, stabili adibiti adabitazione o qualsiasi struttura adibita aposto di lavoro, nonché da ferrovie e stra-de carrozzabili, fatta eccezione per lestrade poderali o interpoderali: sanzioneamministrativa da L. 200.000 a L.1.200.000; se la violazione è nuovamentecommessa, la sanzione è da L. 500.000 aL. 3.000.000;

cc) caccia da appostamento temporaneoa meno di 1.000 metri da valichi postisopra gli 800 metri s.l.m. e indicati dalleprovince: sanzione amministrativa da L.200.000 a L. 1.200.000; se la violazione è

nuovamente commessa, la sanzione è daL. 500.000 a L. 3.000.000;

dd) cattura di specie selvatiche ad uso dirichiamo senza specifica autorizzazione:sanzione amministrativa da L. 500.000 aL. 3.000.000;

ee) cattura e detenzione di specie selva-tiche ad uso di richiamo diverse da quel-le previste dall’articolo 5, comma 2 dellalegge n. 157 del 1992, nell’ipotesi che sitratti di specie cacciabili: sanzione ammi-nistrativa da L. 500.000 a L. 3.000.000; sela violazione è nuovamente commessa, lasanzione è da L. 1.000.000 a L.6.000.000;

ff) detenzione e utilizzo di richiami vivi nonappartenenti a specie cacciabili: sanzio-ne amministrativa da L. 1.000.000 a L.3.000.000;

gg) detenzione e uso di richiami vivi nonprovenienti da cattura o da allevamenti,oppure in quantità superiori a quelle con-sentite, oppure non identificabili median-te marcatura inamovibile: sanzioneamministrativa da L. 300.000 a L.1.800.000; se la violazione è nuovamentecommessa, la sanzione è da L. 500.000 aL. 3.000.000;

hh) mancata comunicazione scritta allaprovincia del possesso di specie non piùutilizzabili come richiami; mancatasegnalazione di nuovi nati dall’accoppia-mento di richiami marcati; mancatacomunicazione all’INFS o al comune ter-ritorialmente competente, del rinveni-mento di uccelli inanellati: sanzione da L.300.000 a L. 1.800.000;

ii) cani vaganti in aree, periodi ed orarinon consentiti o senza il dovuto controlloe sorveglianza del possessore: sanzioneamministrativa da L. 50.000 a L. 300.000;

186 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

all’esercizio venatorio e per il rilasciodegli attestati di idoneità di guardievolontarie»;

capitolo n. 13214 con denominazionecosì modificata: «Assegnazioni alle pro-vince per gli interventi in materia di piani-ficazione del territorio e miglioramentoambientale previsti nella L.R. 2 maggio1995, n. 17 dagli articoli 12 e 13»;

capitolo n. 13216 (n.i.) denominato:«Fondo Regionale per il risarcimento per idanni provocati dalla fauna selvatica edelle attività faunistico-venatorie previstonella L.R. 2 maggio 1995, n. 17 dall’arti-colo 42»;

capitolo n. 13218 (n.i.) denominato:«Spese per interventi ed iniziative concer-nenti la protezione dell’ambiente ai finifaunistici, la tutela della fauna e la disci-plina della caccia e per il finanziamento distudi, ricerche, indagini ed attività promo-zionali in materia faunistico-venatoriapreviste nella L.R. 2 maggio 1995, n. 17dagli articoli 6, 11 e 18»;

capitolo n. 13219 (n.i.) denominato:«Concorso nelle spese sostenute dalleprovince per l’attuazione dei compiti pre-visti nella L.R. 2 maggio 1995, n. 17 del-l’articolo 5»;

capitolo n. 13220 (n.i.) denominato:«Contributi regionali per l’utilizzo deifondi inclusi nel piano faunistico-venato-rio di cui all’articolo 31, comma 1, dellaL.R. 2 maggio 1995, n. 17»;

capitolo n. 13221 (n.i.) denominato:«Contributi alle associazioni venatorieoperanti nel Lazio riconosciute a livellonazionale dalla L. n. 157 del 1992, artico-lo 34, comma 5».

3. I singoli stanziamenti annuali dei capi-

toli suindicati vengono stabiliti, nel rispet-to delle norme di cui alla presente legge,con legge di approvazione del bilancioregionale.

Art. 51 (Utilizzazione dei proventi regionali)

1. A decorrere dall’anno finanziario suc-cessivo a quello di entrata in vigore dellapresente legge, le entrate derivanti dalgettito delle tasse sulle concessioniregionali per l’esercizio venatorio, perappostamenti fissi, per aziende faunisti-co-venatorie, per aziende agro-turistico-venatorie per allevamenti di fauna selvati-ca, per centri privati di produzione difauna selvatica allo stato naturale e lesomme riscosse quale provento dellesanzioni amministrative, sono utilizzatedalla Regione per realizzare i fini dellapresente legge e delle altre leggi regiona-li in materia faunistico-venatoria.

2. La Regione trattiene un massimo del15 per cento di dette entrate per attuareinterventi di protezione dell’ambiente, peril finanziamento delle attività di studioricerca e promozione, nonché, per glioneri di carattere generale derivanti dal-l’applicazione della presente legge e dellealtre leggi concernenti la materia faunisti-co-venatoria.

3. La Regione riserva una quota non infe-riore ad 1/5 del fondo di cui al comma 2in favore di iniziative promozionali daparte delle associazioni naturalistiche eprotezionistiche riconosciute e prevalen-temente operanti nel Lazio sulla base diprogrammi presentati dalle stesse, finaliz-zati al miglioramento ambientale edapprovati dalla Giunta Regionale.

4. La restante quota 85 per cento delleentrate di cui al comma 1 del presentearticolo, viene così ripartita:

_LEGISLAZIONE 189

la sanzione amministrativa da L. 50.000 aL. 300.000.

3. Per le violazioni, alle disposizioni con-tenute nei regolamenti regionali o neglialtri atti di attuazione della presente leggee nei provvedimenti e ordinanze emessedalle province in materia faunistico-vena-toria, si applica la sanzione amministrati-va da L. 100.000 a L. 600.000.

Art. 48 (Sospensione, revoca e divieto di rilascio della licenza di porto

di fucile per uso di caccia, chiusura o sospensione dell’esercizio)

1. Ferme restando le sanzioni penali pre-viste dall’articolo 30 della L. n. 157 del1992, per quanto attiene la sospensione,la revoca il divieto di rilascio della licenzadi porto di fucile per uso di caccia, lachiusura o sospensione dell’esercizio siapplicano le norme contenute nell’artico-lo 32 della stessa L. n. 157 del 1992.

Art. 49 (Rapporti sull’attività di vigilanza)

1. Nell’esercizio delle funzioni ammini-strative di cui all’articolo 9, la GiuntaRegionale, entro il mese di maggio di cia-scun anno, trasmette al Ministro dellerisorse agricole alimentari e forestali unrapporto informativo nel quale, sulla basedi dettagliate relazioni fornite dalle pro-vince, è riportato lo stato dei servizi pre-posti alla vigilanza, il numero degli accer-tamenti effettuati in relazione alle singolefattispecie di illecito e un prospetto riepi-logativo delle sanzioni amministrative edelle misure accessorie applicate. A talfine il questore di ciascuna provincia, aisensi dell’articolo 33 della L. n. 157 del1992, comunica alla Regione, entro ilmese di aprile di ciascun anno, i datinumerici inerenti alle misure accessorie

applicate nell’anno precedente.

TITOLO VIDisposizioni finanziarie,

finali e transitorie

Art. 50 (Disposizioni finanziarie)

1. Nello stato di previsione dell’entratadel bilancio regionale vengono istituitidue appositi capitoli con le seguentidenominazioni:

capitolo n. 00106 (n.i.) «Proventi delletasse di concessione regionale per il rila-scio dell’abilitazione all’esercizio venato-rio, appostamenti fissi di caccia, aziendefaunistico-venatorie, centri privati di pro-duzione di fauna selvatica, aziende agro-turistico-venatorie, allevamenti di faunaselvatica»;

capitolo n. 02110 (n.i.) «Proventi dellesanzioni amministrative per violazioni inmateria di caccia e di tutela faunistica».

2. Per ciascun anno finanziario successi-vo a quello di entrata in vigore della pre-sente legge, con la legge di approvazionenel bilancio, vengono iscritti stanziamen-ti, in misura complessivamente non infe-riore ai proventi di cui al comma 1 introi-tati nell’anno precedente, nei seguenticapitoli di previsione della spesa nel set-tore XXII (caccia e pesca nelle acqueinterne):

capitolo n. 13210 denominato: «Rimbor-so delle spese sostenute dalle provinceper il rilascio dei tesserini per l’eserciziovenatorio»;

capitolo n. 13212 denominato: «Rimbor-so delle spese sostenute dalle provinceper il rilascio dei certificati di abilitazione

188 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

b) da tre rappresentanti dei comuni dellaprovincia, compresi nell’ambito territoria-le a gestione programmata della cacciadesignati dai comuni con maggior nume-ro di abitanti;

c) da sei rappresentanti delle organizza-zioni professionali agricole maggiormenterappresentative a livello nazionale resi-denti nel territorio dell’ATC;

d) da sei rappresentanti delle associazio-ni venatorie riconosciute, riunite nel-l’UNAVI;

e) da quattro rappresentanti scelti tra leassociazioni di protezione ambientalepresenti nel consiglio nazionale per l’am-biente residenti nel territorio dell’ATC

Art. 54 (Servizi tecnici)

1. In sintonia con le direttive dell’INFS, alfine di supportare tecnicamente gli entioperanti nel territorio regionale destinatialla gestione faunistico-venatoria ed allatutela della fauna, presso la Regione epresso ciascuna amministrazione provin-ciale sono istituiti i servizi tecnici faunisti-ci-venatori.

2. I servizi tecnici sono uffici delle compe-tenti strutture regionali e provinciali inmateria.

3. Nei servizi tecnici regionali e provincialidevono essere presenti le seguenti figureprofessionali con specifica preparazione: - laureati in scienze naturali o biologiche; - laureati in scienze agrarie o forestali; - laureati in medicina veterinaria; - geometri; - periti agrari.

4. ...

5. La Giunta Regionale, entro sessantagiorni dalla pubblicazione della presentelegge, presenta al Consiglio Regionale laproposta per l’approvazione della piantaorganica dell’ufficio di cui al comma 4.

6. In fase di prima attuazione e in attesadei provvedimenti legislativi di cui alcomma 5, il servizio tecnico faunisticovenatorio regionale si avvarrà dell’attualepersonale dell’ufficio caccia, oltre che dipersonale appositamente comandatodalla Regione o da altri enti pubblici.

Art. 55 (Abrogazioni di norme)

Sono abrogate le seguenti leggi regionali:

L.R. 9 aprile 1979, n. 22; L.R. 6 dicembre 1979, n. 89; L.R. 14 maggio 1980, n. 31; L.R. 20 maggio 1980, n. 34; L.R. 14 settembre 1982, n. 40; L.R. 19 settembre 1983, n. 67; L.R. 10 maggio 1990, n. 47.

Ed ogni altra norma in contrasto con lapresente legge

Art. 56 (Dichiarazione d’urgenza)

1. La presente legge è dichiarata urgenteai sensi dell’articolo 127 della Costituzio-ne e dell’articolo 31 dello Statuto Regio-nale ed entra in vigore il giorno stessodella sua pubblicazione sul BollettinoUfficiale della Regione Lazio.

Note:(1) Pubblicata sul bollettino ufficiale

della Regione del 30 maggio 1995,n. 15, s.o. n. 4

(1a) Comma aggiunto dall’articolo 1della legge regionale 30 gennaio2002, n. 4

_LEGISLAZIONE 191

a) nella misura del 60 per cento a favoredei comitati di gestione degli ATC, in rap-porto alla superficie del territorio ed alnumero degli iscritti di ogni singolo ambi-to, di cui la metà finalizzata alla tutela evalorizzazione ambientale prevista dal-l’articolo 30, comma 1;

b) nella misura del 7 per cento a favoredelle province per il finanziamento deifondi di cui all’articolo 41, comma 5 eall’articolo 42;

c) nella misura del 4 per cento a favoredelle province quale concorso nellespese sostenute per l’attuazione deicompiti previsti nell’articolo 5;

d) nella misura del 4 per cento a favoredelle province per le attività tecniche spe-cifiche della caccia previste dalla presen-te legge;

e) nella misura del 4 per cento a favoredelle province per l’esercizio delle funzio-ni delegate;

f) nella misura del 6 per cento alle asso-ciazioni venatorie riconosciute operantinel Lazio, quale concorso per le speseconnesse ai servizi di vigilanza, di cui il 3per cento da ripartire in egual misura trale associazioni stesse ed il rimanente 3per cento in proporzione alla loro docu-mentata consistenza associativa in sederegionale.

5. La Regione determina annualmente,con legge di approvazione del bilancio, lerisorse complessivamente destinate agliinterventi di cui ai commi precedenti inmisura non inferiore ai proventi delletasse di concessione regionale e dellesanzioni amministrative previste dallapresente legge.

6. Le province presentano annualmente

entro il 30 giugno, insieme alle proposteprogrammatiche, la relazione sulla attivitàsvolta sul risultato conseguito e sulla uti-lizzazione fatta delle assegnazioni ricevu-te nell’anno precedente con l’indicazionedei relativi provvedimenti di bilancio non-ché, ai sensi della L.R. 12 aprile 1977, n.15, il rendiconto delle spese effettuatenell’anno precedente nell’esercizio dellefunzioni ad esse delegate in materia fau-nistico-venatoria.

7. Altresì le province entro e non oltre il 30giugno di ogni anno provvedono a richie-dere il rimborso delle spese sostenute erendicontate per il funzionamento dellecommissioni di cui agli articoli 40 e 44.

Art. 52 (Relazione sullo stato di attuazione

della L. 11 febbraio 1992, n. 157)1. Al termine dell’annata venatoria1994/1995 la Giunta Regionale trasmetteal Ministero per le risorse agricole alimen-tari e forestali e al Ministero dell’ambien-te una relazione sull’attuazione della L. 11febbraio 1992, n. 157.

Art. 53 (Norma transitoria)

1. In via provvisoria ed in prima applica-zione della presente legge i comitati digestione, nelle more del regolamentoattuativo dell’articolo 28, sono nominatidal presidente della provincia su designa-zione degli enti locali, delle organizzazio-ni professionali agricole, maggiormenterappresentative a livello nazionale, delleassociazioni venatorie nazionali ricono-sciute e delle associazioni di protezioneambientale presenti nel consiglio nazio-nale per l’ambiente. Essi sono costituiti:

a) da un funzionario della provincia,esperto in materia faunistico-venatoria;

190 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

DELIBERA DEL CONSIGLIO REGIONALE N. 450

DEL 29 LUGLIO 1998

Pubblicata sul S.O. n. 4 al BollettinoUfficiale n. 23 del 20 agosto 1998

Testo aggiornato con le Deliberazionidel Consiglio Regionale n. 564 del

29/7/1999 e n. 13 del 1/8/2000

PARTE VRegolamentazioni di attuazioneISTITUZIONE DEGLI ORGANI DI

GESTIONE DEGLI AMBITI TERRITO-RIALI DI CACCIA E NORME DIACCESSO PER I CACCIATORI

Art. 1(Definizione degli Ambiti Territoriali

di Caccia)1. Nell’ambito della pianificazione fauni-stico-venatoria, il territorio di ogni Provin-cia della Regione Lazio è suddiviso in duecomprensori intercomunali nei quali rica-dono gli Ambiti Territoriali di Caccia, diseguito denominati ATC.

2. Il perimetro del comprensorio non puòfrazionare il territorio dei singoli comuniad eccezione del territorio del Comune diRoma.

3. L’ambito territoriale di caccia è costitui-to dalla parte di territorio agro-silvo-pastorale del comprensorio destinato aforme di gestione programmata della cac-cia, ai sensi degli articoli 10, 11 e 25 dellalegge regionale 2 maggio 1995 n. 17.

Art. 2(Indice di densità venatoria)

1. Nella Regione Lazio, per esigenze diriequilibrio della pressione venatoria e

fatto salvo quanto stabilito all’articolo 7 ,comma 1, l’indice minimo di densitàvenatoria dell’ATC è fissato nel rapportodi 1 cacciatore per ogni 12 ettari di super-ficie agro-silvo-pastorale dell’ATC mede-simo.

2. Il Consiglio Regionale provvedeall’adeguamento dell’indice, di cui alcomma 1, in rapporto alle indicazioniperiodiche del Ministero per le PoliticheAgricole di cui all’articolo 14, comma 3,della Legge 157/92.

Art. 3(Attribuzione degli ATC)

1. Ogni cacciatore deve essere iscritto, adomanda, ad un ATC denominato “ATCdi residenza venatoria”.

2. Le domande di iscrizione ad un ATCvengono accolte fino al raggiungimentodel limite di posti disponibili derivanti dal-l’applicazione dell’indice di cui all’articolo2, comma 1.

3. Il cacciatore residente anagraficamen-te in un Comune del comprensorio in cuiricade l’ATC prescelto per residenzavenatoria è iscritto di diritto, anche inderoga al limite di cui all’articolo 2,comma 1.

4. Qualora un cacciatore scelga per resi-denza venatoria un ATC che non ricadenel medesimo comprensorio ove è situa-to il Comune di residenza anagrafica,deve dichiarare nella domanda di iscrizio-ne di rinunciare, in caso di accoglimentodell’istanza, alla iscrizione di dirittoall’ATC di cui al comma 3 e deve inviarecopia della domanda, per conoscenza,anche all’organo di gestione dell’ATC alquale avrebbe avuto diritto di iscrizioneper residenza anagrafica. L’organo digestione che accoglie il cacciatore non

_LEGISLAZIONE 193

(1b) Comma modificato dall’articolo 2della legge regionale 30 gennaio2002, n. 4

(2) Aggiunge un comma all’art. 5-bisdella legge regionale 2 dicembre1988, n. 81.

(2a1) Comma modificato dall’articolo 69,comma 1, lettera a) della leggeregionale 13 settembre 2004, n. 11

(2a) Comma sostituito dall’articolo 87della legge regionale 6 febbraio2003, n. 2

(2b) Comma inserito dall’articolo 69,comma 1, lettera b) della leggeregionale 13 settembre 2004, n. 11

(3) Parola così sostituita dall’art. 4della legge regionale 28 ottobre1995, n. 53.

(4) Articolo abrogato dall’art. 47 dellalegge regionale 6 ottobre 1997, n.29.

(5) Lettera così modificata dall’art. 1della legge regionale 28 ottobre1995, n. 53.

(5a) Comma modificato dall’articolo 3,comma 1 della legge regionale 30gennaio 2002, n. 3

(5b) Comma modificato dall’articolo 3,comma 2 della legge regionale 30gennaio 2002, n. 3

(5c) Articolo inserito dall’articolo 4 dellalegge regionale 30 gennaio 2002,n. 3 e poi sostituito dall’articolo 81della legge regionale 28 dicembre2007, n. 26

(6) Lettera così modificata dal comma1 dell’art. 2 della legge regionale28 ottobre 1995, n. 53.

(7) Lettera così modificata dal comma2 dell’art. 2 delle legge regionale28 ottobre 1995, n. 53.

(7a) Comma modificato dall’articolo 73,comma 1, lettera a) della leggeregionale 16 aprile 2002, n. 8

(8) Parola così sostituita dall’art. 3della legge regionale 28 ottobre1995, n. 53.

(9) Comma modificato dall’articolo 73,comma 1, lettera b) della leggeregionale 16 aprile 2002, n. 8

(10) Lettera modificata dall’articolo 73,comma 1, lettera c) della leggeregionale 16 aprile 2002, n. 8

(11) Lettera sostituita dall’articolo 73,comma 1, lettera d) della leggeregionale 16 aprile 2002, n. 8

(12) Comma sostituito dall’articolo 73,comma 1, lettera e) della leggeregionale 16 aprile 2002, n. 8

(13) Articolo inserito dall’articolo 2 dellalegge regionale 13 febbraio 2009,n. 1

192 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

5. Il cacciatore ammesso in un ATC lazia-le che non versa la quota di partecipazio-ne stabilita dall’organo di gestione, entroi termini e con le modalità da questo fis-sati, decade dall’iscrizione.

6bis. Dopo la formazione delle graduato-rie, al termine delle operazioni di iscrizio-ne dei cacciatori agli ATC, eventuali ulte-riori posti disponibili possono essereassegnati, in ordine cronologico e fino alnumero massimo complessivo di caccia-tori ammissibili per ogni ATC, ai cacciato-ri che hanno fatto domanda fuori dai ter-mini prescritti al comma 1. L’organo digestione dell’ATC comunica all’interessa-to l’accettazione della domanda, fissandoanche il termine temporale entro il quale ilcacciatore deve, pena la decadenza del-l’iscrizione, versare la quota di partecipa-zione prevista.

Art. 5(Accesso agli ATC da parte dei cacciatori con residenza

anagrafica nella Regione Lazio)1. I posti disponibili in ciascun ATC ven-gono assegnati, in prima istanza, ai cac-ciatori che richiedono la residenza vena-toria; gli eventuali posti residuali ai cac-ciatori che richiedono il secondo ATC.

2. Dopo le iscrizioni di diritto, effettuatenel rispetto delle norme di cui all’articolo3, per l’assegnazione degli eventuali postidisponibili ai cacciatori laziali che richie-dono la residenza venatoria, si applicanole seguenti priorità:

a) cacciatori che hanno la residenza ana-grafica nei Comuni della provincia diRoma;

b)cacciatori residenti nel comprensoriocomprendente l’altro ATC della Provin-cia e, tra questi, coloro che risiedono inComuni confinanti con il territorio del-

l’ATC;c) cacciatori proprietari, affittuari, titolari

di altri diritti di godimento di fondi rusti-ci o di abitazioni situati in un Comunericadente nel comprensorio omonimodell’ATC;

d)cacciatori che esercitano un’attività dilavoro stabile e continuativa in uncomune ricadente nel comprensorioomonimo dell’ATC prescelto;

e) cacciatori appartenenti agli organi divigilanza venatoria che non possonosvolgere l’attività venatoria nell’ambitodella circoscrizione territoriale di appar-tenenza;

f) altri cacciatori non ricompresi nelle pre-cedenti tipologie che richiedono la resi-denza venatoria.

3. Per l’assegnazione dei posti disponibi-li a cacciatori che richiedono il secondoATC, si applicano le seguenti priorità:

a) cacciatori che hanno la residenza ana-grafica nei Comuni della Provincia diRoma, fatta eccezione per quelli chehanno ottenuto la residenza venatoriain altro ATC regionale al di fuori dellastessa Provincia di Roma;

b)cacciatori residenti anagraficamentenella Provincia che comprende l’ATCrichiesto e, tra questi, coloro che risie-dono in Comuni confinanti con il territo-rio dell’ATC;

c) cacciatori residenti in Comuni, di altraProvincia, limitrofi all’ATC prescelto;

d)cacciatori proprietari, affittuari, titolaridi altri diritti di godimento di fondi rusti-ci o di abitazioni situati in un Comunericadente nel comprensorio omonimodell’ATC;

e) cacciatori che esercitano un’attività dilavoro stabile e continuativa in unComune ricadente nel comprensorioomonimo dell’ATC prescelto;

f) cacciatori appartenenti agli organi divigilanza venatoria che non possono

_LEGISLAZIONE 195

residente anagraficamente deve comuni-care l’esito dell’istanza all’organo digestione dell’ATC nel quale lo stesso cac-ciatore avrebbe dovuto essere iscritto didiritto.

5. I cacciatori residenti nei Comuni dellaprovincia di Roma hanno diritto, a scelta,all’iscrizione, come residenza venatoria,ad uno dei due ATC della Provincia,anche in deroga al limite di cui all’articolo2, comma 1.

6. I cacciatori residenti nel Comune diRoma hanno diritto, a scelta, all’iscrizio-ne, come residenza venatoria, ad unodegli ATC della Regione nella misuramassima del 10% della disponibilità diposti che, in ciascun ATC, residua dopol’iscrizione dei cacciatori con residenzaanagrafica.

7. L’assegnazione dei posti di cui alcomma 6 avviene, in caso di domande diammissione in esubero rispetto alladisponibilità determinata, medianteestrazione a sorte a cura dell’organo digestione dell’ATC.

8. Oltre che all’ATC di residenza venatoria,ogni cacciatore laziale può essere iscrittoad un secondo ATC del Lazio, sempre chela domanda sia accolta dall’organo digestione dell’ATC prescelto, nel rispetto diquanto disposto al comma 2.

9. Qualora sia previsto nel calendariovenatorio e nel regolamento di cui all’arti-colo 34, comma 3, della legge regionale 2maggio 1995, n. 17, a partire dall’1° otto-bre ad ogni cacciatore, che ha la residen-za anagrafica nel Lazio, è consentitol’esercizio venatorio alla selvagginamigratoria, negli altri ATC ricompresi nelterritorio regionale, per il numero determi-nato di giornate, senza il pagamento dellaquota di iscrizione.

10. Coloro che hanno optato, in via esclu-siva, per la caccia da appostamento fissocon richiami vivi, possono esercitare taleattività anche in appostamenti fissi ricom-presi in ATC diversi da quello di residen-za venatoria, se autorizzati dal titolaredella concessione dell’appostamento, aisensi dell’articolo 23 della legge regiona-le n. 17 del 1995.

Art. 4(Modalità di iscrizione agli ATC)

1. Le domande di ammissione agli ATC,redatte in carta semplice secondo i fac-simili annessi come allegati B/1 e B/2,devono essere presentate annualmenteentro il termine e con le modalità resi notidall’organo di gestione dell’ATC.

2. L’organo di gestione dell’ATC comuni-ca all’interessato, per iscritto, l’accogli-mento o la reiezione della domandad’ammissione.

3. Per i cacciatori di cui all’articolo 3,commi 3 e 5, in quanto iscritti di diritto nel-l’ATC, la comunicazione di accoglimentodi cui al comma 2, non è necessaria.

4. Fino a nuove disposizioni degli organidi gestione degli ATC, il cacciatore che,nella stagione venatoria precedente, hascelto, come residenza venatoria, l’ATCche ricade nel medesimo comprensorioove è situato il Comune di residenza ana-grafica e che non intende cambiare, èesentato dalla presentazione delladomanda di ammissione.Limitatamentealla stagione venatoria 1998/99 si inten-dono automaticamente confermateanche le iscrizioni all’ulteriore ATC asse-gnate nella stagione venatoria appenatrascorsa senza obbligo di domanda cheinvece dovrà essere presentata in caso dicambiamento.

194 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

l’organo di gestione dell’ATC e, limitata-mente alla quota di cui al comma 2, lette-ra c), può ospitare, a partire dal 1° otto-bre, cacciatori provenienti da altre Regio-ni, per un numero massimo di tre giorna-te. Il cacciatore ospitante, che ha l’obbli-go di accompagnare il cacciatore ospite,deve esibire, a richiesta degli organi divigilanza, copia di detta autorizzazione.

6. I cacciatori residenti nella Repubblicadi S. Marino, sulla base dei rapporti direciprocità derivanti dalla Convenzioneitalo-sanmarinese in materia di caccia,nonché i cacciatori residenti negli Statiappartenenti all’Unione Europea ed i cac-ciatori italiani residenti all’estero sonoequiparati ai cacciatori provenienti daaltre Regioni italiane, a prescindere dalregime di reciprocità di cui al comma 1.

7. A parità di requisiti la priorità nell’asse-gnazione dei posti disponibili, salvo quel-li di cui al comma 2, lettera b), è determi-nata mediante estrazione a sorte.

8. L’iscrizione come residenza venatoriaad un ATC del Lazio, attribuisce ai cac-ciatori, non residenti anagraficamente inRegione, diritti pari a quelli attribuiti aicacciatori residenti anagraficamente.Comunque la mobilità per la selvagginamigratoria negli altri ATC della RegioneLazio è subordinata al contenuto degliaccordi interprovinciali di cui al comma 5.

9. Gli appartenenti a squadre di caccia alcinghiale che operano nella RegioneLazio, sono autorizzati ad effettuare taletipo di caccia nell’ATC in cui opera la pro-pria squadra, anche se non sono iscrittinell’ATC stesso, perdendo di conseguen-za il diritto di iscrizione ad un ATC laziale,che non sia quello di residenza venatoriae con la perdita del diritto di caccia inmobilità alla selvaggina migratoria.

10. Entro 20 giorni dal ricevimento del-l’avvenuta accettazione della domanda diiscrizione all’ATC il cacciatore provvedeal pagamento delle quote fissate pena ladecadenza del provvedimento. I postiresisi disponibili vengono assegnati nel-l’ordine ai successivi aventi diritto.

Art. 7(Superamento dell’indice

di densità venatoria)1. In presenza di modificazioni positivedelle popolazioni faunistiche, accertatemediante censimenti, ai sensi dell’artico-lo 25, comma 4, della legge regionale n.17 del 1995, è facoltà dell’organo digestione dell’ATC di ammettere un nume-ro di cacciatori superiore a quello deri-vante dall’applicazione dell’indice di den-sità di cui all’articolo 2, nel rispetto deicriteri di priorità di ammissibilità definitinegli articoli 5 e 6 dell’allegato B, appro-vato con l’articolo 2 della legge regionale4 agosto 1997, n. 26.

Art. 8(Tesserino venatorio)

1. Sul tesserino regionale, oltre alla formadi caccia prescelta in via esclusiva, devo-no essere indicati:

a) gli ATC, sia regionali che extraregio-nali, per i quali è stata accordata l’am-missione;

b) l’eventuale appartenenza a squadre dicaccia al cinghiale.

Art. 9(Istituzione degli organi di gestione degli ATC)

1. Entro trenta giorni dalla pubblicazionedel Piano Faunistico Venatorio Regionale,le Province provvedono, in via provviso-ria, alla nomina del Comitati di gestione

_LEGISLAZIONE 197

svolgere l’attività venatoria nell’ambitodella circoscrizione territoriale di appar-tenenza;

g)cacciatori nativi nella Provincia overicade l’ATC prescelto;

h)altri cacciatori, non ricompresi nelleprecedenti tipologie, che richiedono ilsecondo ATC.

4. A parità di requisiti, la priorità nell’asse-gnazione dei posti disponibili è determi-nata mediante estrazione a sorte.

5. Gli appartenenti a squadre di caccia alcinghiale sono autorizzati ad effettuaretale tipo di caccia nell’ATC in cui opera lapropria squadra, anche se non sonoiscritti nell’ATC stesso, perdendo il dirittodi iscrizione ad altro ATC laziale, che nonsia quello di residenza venatoria.

Art. 6(Accesso agli ATC da parte dei

cacciatori non residenti anagrafica-mente nella Regione Lazio)

Le disposizioni di cui al presente articolosi applicano esclusivamente in regime direciprocità con le altre Regioni.

1. In deroga al numero massimo com-plessivo di cacciatori ammissibili per ogniATC, di cui all’articolo 2, comma 1, ven-gono riservate le seguenti percentuali diposti:

a) 2% in favore dei cacciatori, con resi-denza anagrafica in altre Regioni, cherichiedono l’ammissione ad un ATClaziale;

b) 4% in favore dei cacciatori, con resi-denza anagrafica in altre Regioni, cherichiedono l’accesso giornaliero per lacaccia alla selvaggina migratoria;

c) 0,2% in favore dei cacciatori ospitiprovenienti da altre Regioni, di cui alcomma 6.

2. Le domande d’iscrizione, per i caccia-tori non residenti anagraficamente nelLazio, possono essere inoltrate ad unsolo ATC con le modalità di cui all’artico-lo 4.

3. I posti disponibili vengono assegnati,in prima istanza, ai cacciatori che richie-dono la residenza venatoria; gli eventualiposti residuali ai cacciatori che richiedo-no l’iscrizione ad un secondo ATC. L’am-missione dei cacciatori viene accordata,fino a saturazione dei posti riservati, dicui al comma 2, lettera a), sulla base deiseguenti criteri di priorità:

a) cacciatori proprietari, affittuari, titolaridi altri diritti di godimento di fondirustici o di abitazioni situati in unComune ricadente nel comprensorioomonimo dell’ATC;

b) cacciatori che esercitano un’attività dilavoro stabile e continuativa in unComune ricadente nel comprensorioomonimo dell’ATC prescelto;

c) cacciatori nativi nella Provincia overicade l’ATC prescelto.

d) cacciatori residenti anagraficamentenei Comuni limitrofi all’ATC prescelto;

e) altri cacciatori, non ricompresi nelleprecedenti tipologie.

4. L’accesso giornaliero per la caccia allaselvaggina migratoria è consentito sullabase di specifici accordi sottoscritti daciascuna Provincia laziale con le Provincedi altre Regioni con cui esistono recipro-ci, tradizionali e consolidati flussi di cac-ciatori interessati a questa specificaforma di caccia. Non possono usufruire ditale facoltà i cacciatori che hanno ottenu-to l’iscrizione ad un ATC del Lazio, salvoche non sia quello di residenza venatoria.

5. Ogni cacciatore che ha la residenzaanagrafica e venatoria in un ATC delLazio, previa autorizzazione scritta del-

196 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ALLEGATO 1 ALLA D.G.R. n. 5294DEL 13/10/1998.

DISCIPLINA E GESTIONE DEL PATRI-MONIO DI RICHIAMI VIVI DI CATTURA

Articolo 1(Specie consentite e titolarità

degli impianti)1. La cattura per la cessione a fini dirichiamo è consentita, ai sensi dell’artico-lo 5, comma 5, della legge regionale n. 17del 1995, unicamente per esemplariappartenenti alle seguenti specie: allodo-la (Alauda arvensis), cesena (Turdus pila-ris), tordo sassello (Turdus iliacus), tordobottaccio (Turdus philomelos), merlo (Tur-dus merula), pavoncella (Vanellus vanel-lus) e colombaccio (Columba palumbus).

2. L’attività di cattura di uccelli finalizzataalla costituzione del patrimonio di richia-mi vivi è effettuata esclusivamente daimpianti della cui autorizzazione sonotitolari le Province.

3. Il Presidente della Giunta Regionale, aisensi dell’articolo 5, comma 4, dellalegge regionale n. 17 del 1995, su pareredell’Istituto Nazionale per la Fauna Selva-tica (INFS), autorizza le Province allagestione degli impianti di cattura diuccelli finalizzati alla costituzione delpatrimonio di richiami vivi.

4. L’autorizzazione alla gestione degliimpianti di cui al precedente comma 3, havalidità annuale.

Articolo 2(Caratteristiche degli impianti)

1. Gli impianti si suddividono in fissi emobili, a reti verticali e a reti orizzontali.

2. Gli impianti a reti verticali possono uti-

lizzare solo reti a tramaglio o di tipo mist-net; gli impianti a reti orizzontali devonoessere muniti per il loro funzionamentoesclusivamente di dispositivi a scattoattivati meccanicamente. In ogni caso lereti devono essere costituite con doppiofilo ritorto.

3. Gli impianti devono essere collocati inluoghi dove i controlli previsti dalla vigen-te normativa siano possibili e dislocati insituazioni geografiche ed ambientali ido-nee alla cattura delle specie consentite.

Articolo 3(Documentazione per l’autorizzazione)1. Le richieste di autorizzazione da partedelle Province dovranno contenere leseguenti indicazioni:a) localizzazione e denominazione del-

l’impianto (sul relativo foglio IGMscala 1:25.000);

b) tipologia dell’impianto;c) struttura dell’impianto (fissa o mobi-

le);d) tipologia della rete (tramaglio, mist-

net, reti orizzontali);e) dimensioni delle maglie delle reti

impiegate (in millimetri);f) tipo di filo utilizzato per la rete (doppio

ritorto);g) lunghezza e larghezza totale delle reti

utilizzate (in metri), nel caso di impian-ti con reti orizzontali le dimensionivanno calcolate a reti chiuse; nel casodi impianti misti vanno indicate sepa-ratamente le misure delle reti orizzon-tali e di quelle verticali;

h) uccelli catturabili nell’impianto suddi-viso per specie e per numero;

i) indicazione del numero di richiamivivi, suddiviso per specie, utilizzatonell’impianto;

j) indicazione del periodo di attività del-l’impianto;

k) individuazione del personale addetto

_LEGISLAZIONE 199

degli Ambiti territoriali di caccia indivi-duati dal Piano medesimo in conformitàcon le disposizioni dell’articolo 53 dellalegge regionale 2 maggio 1995, n. 17.

2. I Comitati di gestione degli ATC, nomi-nati dal Presidente della Provincia, prov-vedono per la formale costituzione del-l’Associazione prevista dall’articolo 28,comma 1, della legge regionale 2 maggio1995, n. 17, adottando uno statuto coe-rente con il modello tipo definito nell’am-bito del Piano Faunistico VenatorioRegionale.

3. Entro trenta giorni dall’avvenuta costi-tuzione, il legale rappresentante provve-de alla richiesta di riconoscimento del-l’Associazione da parte della Regione aisensi della legge regionale 2 dicembre1983, n. 73.

4. Entro novanta giorni dall’avvenutacostituzione i Comitati di gestione convo-cano le assemblee dei delegati le qualiprovvedono alla nomina dei Consiglidirettivi di ciascuna Associazione di ATC.

5. Con l’elezione del Consiglio direttivodell’ATC, decade il relativo Comitato digestione nominato in via provvisoria dalPresidente della Provincia.

6. Nelle more della nomina, in via provvi-soria, di uno o più Comitati di gestione leProvince svolgono le funzioni dei Comita-ti stessi compresi gli adempimenti relativialla ammissione dei cacciatori negli ATCinteressati.

7. Per l’espletamento dei compiti di cui aicommi precedenti, i Comitati di gestione,nominati in via provvisoria, si avvalgonoordinariamente del supporto logistico,tecnico-amministrativo e finanziario forni-to dalle Province interessate.

Art. 10(Norme transitorie)

1. Nelle more della costituzione degliorgani di gestione degli ATC la domandadi ammissione è presentata alla Provinciacompetente per territorio entro il terminee con le modalità determinate e rese notedalla Provincia medesima. La Provincia,sentito il Comitato tecnico faunisticovenatorio provinciale, stabilisce e rendenoti altresì la misura, le modalità e il ter-mine di versamento della quota di parte-cipazione all’ATC.

198 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

6. Non è consentito gestire con un solooperatore un impianto dotato di più dicento metri lineari di reti verticali o più diuna coppia di reti orizzontali.

7. Durante l’esercizio dell’attività l’impian-to non può essere abbandonato daglioperatori se non dopo avere disattivato lereti o comunque averlo reso inidoneo allacattura.

8. Per la gestione dell’impianto è consen-tito l’utilizzo di un numero di richiami pariad 80 unità (con un massimo di 20 unitàper specie) per le strutture a reti verticalicon più di 100 metri lineari di rete e perquelle a reti orizzontali con più di unacoppia di reti. Per gli impianti di minoridimensioni, che dunque possono esseregestiti anche da un solo operatore, è con-sentito l’uso di un numero massimo di 40richiami e con un massimo di venti sog-getti per specie. Le batterie di richiamipossono essere rifornite (nell’ambito deilimiti numerici sopra indicati) anche consoggetti provenienti da allevamento, pur-ché opportunamente contrassegnati conanelli in alluminio privi di frattura (chiusi) emuniti di valida documentazione che necomprovi la legittima provenienza. Irichiami utilizzati possono appartenereesclusivamente alle specie catturabili inogni impianto. Detti richiami devonoessere marcati con gli stessi contrassegniinamovibili utilizzati per gli uccelli di cui èprevista la cessione. I dati relativi a cia-scun soggetto devono essere riportati inun apposito registro o scheda differenteda quello di carico e scarico utilizzato peri soggetti catturati.

9. I richiami utilizzati dall’impianto devonoessere gestiti in osservanza al dettatodella legge n. 157 del 1992, articolo 21,comma 1, lettera r) e delle norme stabili-te dalla legge n. 473 del 1993.

10. All’atto di eventuali controlli possonoessere presenti all’interno dell’impianto:uccelli nelle reti appena catturati, uccelliin appositi contenitori già marcati ma nonancora registrati, uccelli marcati e regi-strati posti nelle gabbie pronti ad essereceduti come richiami, uccelli marcati eregistrati utilizzati dall’impianto stessocome richiami. Negli impianti non devonorisultare in alcun momento presenti sog-getti appartenenti alle specie detenibilisprovvisti di contrassegno, né uccelliappartenenti a specie diverse da quellepreviste come catturabili nello specificoprotocollo di attività dell’impianto.

11. Gli uccelli catturati e appartenenti allespecie utilizzabili a fini di richiamo devo-no essere estratti dalla rete con la massi-ma cura, contrassegnati immediatamentealla rete, posti negli appositi contenitoriper il trasporto ai locali designati alle ope-razioni di trascrizione dei dati sugli appo-siti registri, ingabbiati e posti nel localeadibito alla loro stabulazione.

12. Le operazioni di registrazione degliuccelli contrassegnati devono svolgersiimmediatamente al termine di ogni con-trollo alle reti.

13. I locali dove gli uccelli sono stabulatiin apposite gabbie, devono essere idoneidal punto di vista strutturale e gestionalee assicurare le necessarie condizioniigienico-sanitarie (ventilazione, tempera-tura, umidità, pulizia e disinfezione perio-dica, ecc.). In particolare nelle prime oredopo la cattura gli esemplari devonoessere mantenuti in penombra per ridur-ne lo stress.

14. Durante il periodo di attività dell’im-pianto si deve effettuare almeno un con-trollo alle reti ogni ora. L’intensificazionedei controlli sino a giungere ad una osser-vazione continua, si rende necessaria in

_LEGISLAZIONE 201

all’impianto;l) individuazione (su apposita planime-

tria scala 1:100) delle strutture acces-sorie utilizzate per l’alloggiamento delpersonale, per la stabulazione degliuccelli catturati e destinati alla cessio-ne, nonché degli eventuali richiamivivi utilizzati per la cattura.

Articolo 4(Valutazione di idoneità del personale

operante negli impianti)1. La valutazione di idoneità del persona-le che opera negli impianti di cattura,come previsto dalla normativa vigente,viene effettuata dall’INFS presso la pro-pria sede o presso una sede predispostadalla Provincia e concordata con l’Istitutostesso.

2. I soggetti che intendono sostenerel’esame di idoneità per l’abilitazione allacattura di uccelli di cui al precedentecomma dovranno produrre, entro ses-santa giorni dall’entrata in vigore del pre-sente provvedimento, domanda scrittaalla Provincia in cui intendono operare.Negli anni successivi la domanda dovràessere prodotta entro il 30 aprile.

3. Gli operatori abilitati possono svolgerele propria attività esclusivamente nell’am-bito del territorio della Provincia che neha richiesto l’abilitazione all’INFS. Cia-scun operatore non può prestare serviziocontemporaneamente presso più impian-ti di cattura.

Articolo 5(Gestione degli impianti)

1. L’attività di ciascun impianto di catturaautorizzato è disciplinata da uno specifi-co protocollo stabilito in accordo tral’INFS e la Provincia titolare dell’autoriz-zazione e dovrà contenere indicazioni di

dettaglio in merito ai seguenti punti:a) Denominazione e localizzazione del-

l’impianto;b) Tipologia e caratteristiche dell’im-

pianto;c) Attività dell’impianto;d) Personale impiegato.

2. La Provincia, titolare dell’autorizzazio-ne, può affidare la gestione degli impiantia operatori qualificati e valutati idonei dal-l’INFS, ai sensi del precedente articolo 4.

3. Il periodo di attività degli impianti ècompreso tra il 20 settembre e il 30novembre ad eccezione della speciecesena (Turdus pilaris), per la quale èconsentita la cattura sino al 30 dicembre.Ogni attività svolta al di fuori del periodosopra indicato è da considerarsi illecita.

4. Gli impianti non possono essere attiva-ti prima dell’alba e non possono prose-guire l’attività oltre il tramonto; nelle orenotturne le reti devono essere rese inido-nee alla cattura.

5. Il numero di addetti al funzionamento diciascun impianto deve essere correlatoalla potenzialità di cattura dello stesso;negli impianti fissi e mobili a reti verticalicon più di 100 metri lineari di rete e negliimpianti a reti orizzontali con più di unacoppia di reti devono comunque esserepresenti contemporaneamente almenodue operatori in possesso di idoneità e diautorizzazione rilasciata dall’Amministra-zione competente. Analoghe indicazionivalgono anche per impianti misti che usinocontemporaneamente reti orizzontali everticali, indipendentemente dalla dimen-sione delle stesse. Per impianti di minoridimensioni, o per quelli in cui la dimensio-ne lineare delle reti in attività venga tempo-raneamente ridotta a meno di 100 metri èconsentita la presenza anche di un soloaddetto e l’uso di non più di 40 richiami.

200 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

centri di altre Province o Regioni.

3. La detenzione di detti richiami ed il rela-tivo utilizzo sono subordinati alla comuni-cazione scritta da parte del cacciatore allaProvincia di residenza per il controllo deiquantitativi detenibili e utilizzabili.

4. Le Province titolari dell’autorizzazionepredispongono, per ciascun impianto unarelazione consuntiva sull’attività svoltasulla base dei registri forniti dagli opera-tori, che dovrà essere inviata all’INFS edalla Regione entro il 31 gennaio di ognianno.

Articolo 8(Cessione degli uccelli catturati

a fini di richiamo)1. Il titolare dell’impianto deve provvede-re a munire alla rete tutti i soggetti cattu-rati di contrassegno inamovibile dotatodelle caratteristiche tecniche suggeritedall’INFS e fornito dalla Provincia, non-ché ad annotare su apposito registroanch’esso fornito dalla Provincia sullabase dei modelli suggeriti dall’INFS, gliesemplari catturati.

2. È vietata la vendita a qualsiasi titolodegli uccelli di cattura a fini di richiamo, aisensi dell’articolo 24, comma 3 dellalegge regionale n. 17 del 1995. È consen-tita la cessione secondo quanto stabilitonel presente articolo.

3. La Provincia annualmente fissa l’im-porto delle quote per la cessione dei sog-getti catturati tenuto conto di quanto sta-bilito all’articolo 24, comma 3, della leggeregionale n. 17 del 1995.

4. La cessione avviene previo versamen-to, su apposito conto corrente intestatoalla Provincia, dell’importo fissato perciascuna specie.

5. La Provincia predispone, entro il 30giugno di ogni anno liste di prenotazioneper la cessione dei richiami vivi accor-dando priorità nella cessione ai cacciato-ri che hanno optato per l’esercizio vena-torio da appostamento fisso ai sensi del-l’articolo 30, lettera a), della legge regio-nale n. 17 del 1995.

6. La cessione dei soggetti catturativiene, di norma, effettuata presso gliimpianti di cattura secondo tempi ed orarifissati da ciascuna Provincia.

Articolo 9(Sostituzione dei richiami)

1. L’inserimento nelle liste di prenotazio-ne per la sostituzione di un richiamo puòavvenire esclusivamente dietro presenta-zione del soggetto non ritenuto idoneo,entro tre mesi dalla cessione, o del richia-mo deceduto o del suo anello di identifi-cazione o in caso di impossibilità di unadenuncia di smarrimento. I soggetti resti-tuiti sono liberati dell’anello e rilasciati dalpersonale addetto all’impianto.

Articolo 10(Divieti)

1. È vietato l’esercizio venatorio a distan-za inferiore di mt. 300 dall’impianto dicattura, che viene opportunamentesegnalato dal titolare.

2. La distanza minima che deve essererispettata fra gli impianti non deve essereinferiore a mt. 500.

3. È vietato tenere armi di qualsiasi tiponell’impianto di cattura.

4. È vietato svolgere attività di cattura aldi fuori degli orari e dei periodi stabiliti dalpresente disciplinare.

_LEGISLAZIONE 203

caso di condizioni climatiche sfavorevolie di catture consistenti. L’impianto deveessere temporaneamente disattivatoqualora si effettuino catture simultaneetali da non consentire agli operatori dirimuovere dalle reti tutti i soggetti cattura-ti con la necessaria rapidità; l’attività puòriprendere una volta terminate tutte leoperazioni di registrazione, ingabbiamen-to e di sistemazione dei richiami. Analo-gamente le reti vanno chiuse qualora lecondizioni climatiche peggiorino, metten-do a repentaglio l’incolumità dei soggetticatturati.

15. Le specie catturate accidentalmentee non detenibili vanno liberate immedia-tamente alla rete. Analogamente è neces-sario liberare subito alla rete individuiappartenenti a specie utilizzabili a fini dirichiamo che siano marcati con anelli uti-lizzati per lo studio delle migrazioni.

16. I soggetti provvisti di anelli utilizzati insede internazionale per lo studio dellemigrazioni che venissero eventualmentecatturati negli impianti, una volta estrattidalle reti, devono essere immediatamen-te liberati dopo aver letto e trascritto conla massima cura tutta la dicitura riportatasull’anello. Successivamente i dati devo-no essere trasmessi con apposita cartoli-na o modulo della Provincia all’INFS.

17. L’accesso all’impianto deve esserepermesso in qualsiasi momento a tutti isoggetti indicati dall’articolo 27 dellalegge n. 157 del 1992, nonché al persona-le espressamente incaricato dall’INFS.Qualora l’impianto sia situato all’internodi una proprietà privata, il proprietariodeve consentire il libero accesso al per-sonale preposto alla vigilanza, pena l’im-mediata decadenza dell’autorizzazione asvolgere attività di cattura da parte dellaProvincia.

Articolo 6(Fabbisogno annuale di richiami

e loro inanellamento)1. La Provincia, sentito il Comitato tecnicofaunistico venatorio provinciale, e su pare-re dell’INFS, stabilisce annualmente ilnumero dei soggetti catturabili per ciascu-na specie sulla base delle richieste perve-nute, del numero di appostamenti fissi conrichiami vivi autorizzati e del numero degliimpianti di cattura autorizzati.

2. Per ogni impianto di cattura, la Provin-cia, titolare dell’autorizzazione stabilisceun contingente massimo annuale suddi-viso per specie di uccelli da catturare. Alraggiungimento di tale limite l’attività dicattura per ciascuna specie deve cessaree gli esemplari eventualmente catturati insoprannumero devono essere immedia-tamente liberati alla rete.

Articolo 7(Registri comprovanti l’attività svolta)

1. Le Province, per la cessione dei richiamiai cacciatori, hanno l’obbligo di segnare suappositi registri di carico e scarico, sullabase dei modelli suggeriti dall’INFS, tuttele operazioni che avvengono all’internodell’impianto ed in particolare:- numero dei soggetti confluiti giornal-

mente;- numero dei soggetti ceduti;- generalità dei cacciatori ai quali i richia-

mi vengono assegnati;- giacenze di giornata.

2. Le Province, ai fini di garantire lacopertura del fabbisogno, possono utiliz-zare richiami provenienti dai centri eimpianti di altre province e Regioni, usu-fruendo della marcatura di provenienza,quando già apposta al richiamo. Sonovalide le marcature e le certificazioni deirichiami vivi che il cacciatore abbia even-tualmente acquisiti direttamente presso i

202 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

D.G.R. n. 6091 del 29 dicembre 1999

DISCIPLINA DEL FUNZIONAMENTODELLE AZIENDE

FAUNISTICO-VENATORIEE DELLE AZIENDE AGRI-TURISTICO-

VENATORIE

(legge regionale 2 maggio 1995, n.17art.32, comma 6)

ALLEGATO A

SEZIONE IFinalità e disposizioni generali

Art. 1(Finalità)

1. Le presenti disposizioni, previste dal-l’art.32 comma 6 della legge regionale 2maggio 1995, n.17, disciplinano il funzio-namento delle aziende faunistico-venato-rie e delle aziende agri-turistico-venatorie.

Art. 2(Ripartizione territoriale, dimensioni e tabellazione delle aziende faunisti-

co-venatorie e delle aziende agri-turi-stico-venatorie)

1. Il territorio agro-silvo-pastorale provin-ciale destinato alla gestione privata dellacaccia, ai sensi dell’art.11, comma 3 dellalegge regionale 2 maggio 1995, n.17, èriservato, preferibilmente, nella misuradell’otto per cento alle aziende faunistico-venatorie e nella misura del sei per centoalle aziende agri-turistico-venatorie.

2. Le aziende faunistico-venatorie hannodimensioni non inferiori ad una superficieterritoriale di 400 ettari. Le aziende agri-turistico-venatorie hanno dimensioni noninferiori ad una superficie territoriale di200 ettari.

3. Il perimetro delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie deve essere delimitato, a curadel titolare della concessione, con tabellerecanti, oltre al nome dell’azienda, rispet-tivamente la scritta “Azienda faunistico-venatoria, caccia consentita ai soli auto-rizzati. (Articoli 32 e 33, L.R. 17/95)” o“Azienda agri-turistico-venatoria, cacciaconsentita ai soli autorizzati. (Articoli 32 e33, L.R.17/95)”. Le suddette tabelle deb-bono essere collocate lungo tutto il peri-metro dell’azienda e negli accessi dellestrade interne ad un’altezza di almenometri 3 ed a distanza tale che da ognitabella sia visibile la precedente e la suc-cessiva. Le tabelle devono essere mante-nute in buono stato di conservazione e dileggibilità e non devono essere appostesu sostegni vivi.

Art. 3(Esercizio venatorio)

1. La caccia nelle aziende faunistico-venatorie e nelle aziende agri-turistico-venatorie è consentita al titolare dellaconcessione ed alle persone da lui auto-rizzate nel rispetto delle disposizioni dellalegge 11 febbraio 1992, n.157, dellalegge regionale 2 maggio 1995, n.17,delle disposizioni previste dal Piano Fau-nistico Venatorio Regionale, dai regola-menti provinciali e dal presente discipli-nare. L’abbattimento della fauna selvati-ca, comunque, non è consentito nellegiornate di silenzio venatorio.

2. Nelle aziende faunistico-venatorie,l’esercizio venatorio alle specie di indiriz-zo faunistico, è consentito secondo leprevisioni del piano di prelievo venatorioe di assestamento faunistico annuale dicui all’art.15, mentre, per le specie noncomprese in detto piano, l’eserciziovenatorio è soggetto alle limitazioni stabi-lite dal calendario venatorio.

_LEGISLAZIONE 205

Articolo 11(Vigilanza)

1. La vigilanza sulle attività degli impiantiè affidata ai soggetti previsti dall’articolo43 della legge regionale n. 17 del 1995.

Articolo 12(Disposizioni finali)

1. La presente disciplina non si applicaagli uccelli domestici utilizzati per tradi-zione locale come richiami e alla faunaselvatica proveniente da allevamento dicui all’articolo 24, comma 1 della leggeregionale n. 17 del 1995, oggetto di spe-cifica regolamentazione.

204 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

agricole regionali maggiormente rappre-sentative, concordano, a livello regionalei criteri e le procedure per una correttadeterminazione del risarcimento. Trascor-so tale termine senza che si sia addivenu-to ad un accordo, l’Assessore Regionalecompetente in materia, convoca, in qua-lità di arbitro, le parti interessate al fine didefinire un protocollo d’intesa.

3. L’accordo di cui al comma 2, dovràprevedere tra l’altro, i criteri e le procedu-re per una:

- tempestiva segnalazione del danno;- rappresentazione precisa del danno

(luogo, circostanze ecc.);- tempestiva constatazione tecnica della

natura del bene danneggiato;- equa valutazione dell’entità del risarci-

mento;- risoluzione dell’eventuale contenzioso

attraverso una fase arbitrale.

Nei fondi inclusi nelle aziende, ma sot-tratti all’attività venatoria per volontà delproprietario e/o conduttore del fondo,non si applicano le disposizioni di cui alcomma 1.

Art. 7(Utilizzo dei fondi rustici)

1. Per l’utilizzo dei fondi inclusi nelleaziende faunistico-venatorie e nelle azien-de agri-turistico-venatorie, sono dovuti aiproprietari e/o possessori dei terreniincentivi per il miglioramento ambientalenelle forme e nella misura determinate aisensi dell’art.33, comma 3, della leggeregionale 2 maggio 1995 n.17.

2. Non oltre 120 giorni dalla data di pub-blicazione della presente disciplina, l’as-sociazione dei concessionari delle azien-de faunistico-venatorie, delle aziendeagri-turistico-venatorie e dei produttori di

selvaggina, di cui all’art.34 della legge 11febbraio 1992, n.157, e le organizzazioniagricole regionali maggiormente rappre-sentative, concordano, a livello regionale,le forme e la misura degli incentivi da cor-rispondere ai proprietari e/o conduttoridei fondi per il miglioramento ambientaledelle aziende. Trascorso tale terminesenza che si sia addivenuto ad un accor-do, l’Assessorato Regionale competentein materia, convoca, in qualità di arbitro,le parti interessate al fine di definire unprotocollo d’intesa.

Art. 8(Vigilanza venatoria all’interno

delle aziende)1. Ferme restando le competenze inmateria stabilite dall’art.43 della leggeregionale 2 maggio 1995, n.17, la vigilanzavenatoria all’interno delle aziende faunisti-co-venatorie o delle aziende agri-turistico-venatorie deve essere assicurata in manie-ra continua ed efficace dalle guardie giura-te venatorie alle dirette dipendenze deltitolare della concessione o da quelle del-l’associazione regionale riconosciuta deiconcessionari delle aziende stesse, di cuiall’art. 34, comma 5, della legge 11 febbra-io 1992, n.157, appositamente incaricate. Inominativi di detto personale sarannocomunicati, a cura del concessionario,all’Amministrazione provinciale competen-te per territorio. Il personale di vigilanzaesercita il controllo su tutto il territorio del-l’azienda, sulla fauna tutelata, sull’eserci-zio venatorio, sul prelievo della fauna sel-vatica e sulla regolarità della tabellazionedell’azienda medesima.

Art. 9(Verifica ambienti)

1. In caso di contenzioso, sorto tra il con-cessionario e la Provincia, su valutazionidi carattere tecnico scientifico inerenti la

_LEGISLAZIONE 207

3. Nelle aziende agri-turistico-venatoriel’esercizio venatorio è consentito sufauna selvatica di allevamento, durantetutta la stagione venatoria. L’eserciziovenatorio alla specie cinghiale è consen-tito esclusivamente in aree recintate.

4. Nelle aziende faunistico-venatorie enelle aziende agri-turistico-venatorie lapresenza dei cacciatori deve essere com-patibile con la capacità faunistico-vena-toria del territorio interessato e, comun-que, non superare l’indice di densitàvenatoria stabilito nel Piano faunisticovenatorio regionale, riferito alle singoleProvincie. Nel computo del predettonumero non vengono considerati i cac-ciatori che partecipano alle battute allafauna selvatica ungulata.

Art. 4(Registro e blocco permessi)

1. Nelle aziende faunistico-venatorie enelle aziende agri-turistico-venatoriedeve essere tenuto, a cura del titolaredella concessione, un apposito registro,vidimato preventivamente dalla Provinciacompetente per territorio, su cui devonoessere annotate le operazioni di immis-sione, di cattura, di abbattimento seletti-vo e di caccia.

2. I permessi giornalieri di caccia, stam-pati secondo il modello tipo concordatotra l’Assessorato Regionale competente,le Amministrazioni Provinciali e l’Associa-zione Regionale riconosciuta dei conces-sionari di azienda, devono essere com-posti di almeno tre parti uguali, di cui unaparte rimane al concessionario e dueparti vengono consegnate al cacciatore.Alla fine della giornata di caccia il cac-ciatore ha l’obbligo di restituire una delledue parti al concessionario, debitamentecompilata, dalla quale risulti il numero e lespecie dei capi prelevati, al fine di con-

sentire al titolare della concessione leprescritte registrazioni. La terza parte delpermesso, debitamente compilata reste-rà al cacciatore al fine di giustificare, al difuori dell’azienda, la fauna regolarmenteabbattuta.

3. Per consentire i dovuti controlli ammi-nistrativi, il titolare della concessionedeve comunicare alla Provincia il luogopreciso in cui sono conservati il predettoregistro ed il blocco dei permessi.

Art. 5(Tasse di concessione regionale)

1. Le concessioni di azienda faunistico-venatoria o di azienda agri-turistico-venatoria sono soggette a tasse di con-cessione regionale. Il titolare della con-cessione deve trasmettere l’attestazionedi versamento in originale all’AssessoratoRegionale Economia e Finanza, SettoreFinanza e Tributi, nonché copia dellastessa alla Provincia competente per ter-ritorio.

Art. 6(Danni alle produzioni agricole)

1. Sono a carico del titolare della conces-sione di azienda faunistico-venatoria o diazienda agri-turistico-venatoria gli oneriper il risarcimento dei danni arrecati alleproduzioni agricole dalle specie di faunaselvatica, nei fondi inclusi all’interno delleaziende, ai sensi dell’art.42, comma 4,lettera a), della legge 2 maggio 1995,n.17;

2. Non oltre 120 giorni dalla data di pub-blicazione della presente disciplina, l’as-sociazione dei concessionari delle azien-de faunistico-venatorie, delle aziendeagri-turistico-venatorie e dei produttori diselvaggina, di cui all’art. 34 della legge 11febbraio 1992, n.157, e le organizzazioni

206 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

della concessione presenta alla Provinciala relazione annuale, in coerenza con ilprogramma di cui all’art.10, contenente:

a) descrizione degli interventi di recupe-ro e valorizzazione ambientale realiz-zati nell’anno precedente;

b) eventuali proposte di nuovi interventiutili all’incremento delle specie pre-senti.

2. Nelle aziende faunistico-venatorie il cuiterritorio comprende almeno 100 ettaricon caratteristiche palustri, il piano diassestamento e miglioramento ambienta-le deve prevedere anche interventi diconservazione e/o di eventuale ripristinodell’habitat, quali:a) creazione di canali sussidiari di con-

voglio e di scolo delle acque;b) controllo degli inquinamenti e dello

sviluppo della vegetazione;c) ripulitura dei fondali per il manteni-

mento di un livello medio delle acquefavorevole agli uccelli acquatici e limi-coli;

d) creazione di invasi per i periodi di sic-cità;

e) realizzazione di apprestamenti perfavorire la nidificazione;

f) risemina della vegetazione sommersae ripariale.

3. La relazione di cui al comma 1, vieneapprovata dalla Provincia entro 60 giornidalla data di presentazione. Copia delprovvedimento di approvazione o di reie-zione deve essere trasmessa al titolaredella concessione.

Art. 12(Immissioni di fauna autoctona)

1. Le immissioni previste nel Programmadi conservazione e ripristino ambientale edi assestamento faunistico, di cui all’art.10, devono essere riportati dal conces-

sionario nel piano di prelievo venatorio edi assestamento faunistico annuale, dicui all’articolo 15.

2. Qualora, per eventi eccezionali, fossenecessario il ricorso ad interventi non pre-visti nel Programma di conservazione eripristino ambientale e di assestamentofaunistico, di cui all’art. 10, o nel piano diprelievo venatorio e di assestamento fauni-stico annuale, di cui all’art. 15, gli stessi sipotranno effettuare purché abbiano avutoun nulla osta da parte della Provincia,fermo restando il termine ultimo fissato, perle immissioni, dalle vigenti norme di legge.

3. Per le immissioni di cui ai commi pre-cedenti deve essere richiesta la presenzadel personale dell’Amministrazione pro-vinciale, competente in materia, che redi-gerà formale verbale. Dette immissionipossono essere effettuate, nel periodocompreso fra la data di chiusura dellacaccia nelle singole aziende ed il terminestabilito dalle vigenti norme di legge, pre-via comunicazione a mezzo telegrammada trasmettere alla Provincia, di norma,almeno 10 giorni prima della data stabili-ta per le immissioni stesse. La fauna sel-vatica da immettere nelle aziende, nelrispetto delle norme sanitarie vigenti,deve provenire esclusivamente, oltre chedalle strutture produttive interne all’azien-da previste dal presente disciplinare, daallevamenti nazionali autorizzati, ai sensidell’art. 17 della legge 11 febbraio 1992,n.157 e dalle relative leggi regionali direcepimento ovvero, in caso di fauna sel-vatica introdotta dall’estero, dalle ditte dicui all’art. 20 della stessa legge.

Art. 13(Strutture produttive e di ambientamento)

1. Il titolare della concessione, avutoriguardo alle caratteristiche morfologico-

_LEGISLAZIONE 209

validità degli habitat aziendali, dei pro-grammi di conservazione e ripristinoambientale e di produzione faunistica, deipiani di assestamento ambientale e fauni-stico-venatorio e dei programmi econo-mici e di gestione, l’Istituto Nazionale perla Fauna Selvatica esprime il proprioparere in merito, parere che è, a tutti glieffetti, vincolante.

SEZIONE IIAziende Faunistico-Venatorie

Art. 10(Programma di conservazione

e ripristino ambientale e di assestamento faunistico)

1. Le aziende faunistico-venatorie, nelrispetto delle norme vigenti e delle dispo-sizioni del Piano Faunistico Venatorio,perseguono l’obiettivo naturalistico, diconservazione ambientale e faunistica. Inparticolare esse sono finalizzate alla con-servazione, alla protezione, al migliora-mento ambientali, nonché alla tutela dellecaratteristiche naturali, orografiche, geo-morfologiche, vegetazionali e idriche,tipiche della zona e delle specie faunisti-che presenti, stabilmente e temporanea-mente nell’area.

2. Il richiedente la concessione di aziendafaunistico-venatoria, deve presentare,contestualmente alla richiesta stessa, unprogramma poliennale di conservazionee, ove necessario, di ripristino ambienta-le e di assestamento faunistico. Dettoprogramma deve contenere:a) la descrizione delle caratteristiche

ambientali del territorio comprenden-te l’estensione totale, l’altimetria, laripartizione colturale e zootecnica,l’estensione di aree boschive, di baci-ni artificiali, di zone umide naturali e diaree ad incolto, nonché di terreni che,

eventualmente, usufruiscono di con-tributi pubblici per fini ambientali;

b) la descrizione degli opportuni inter-venti di ripristino, conservazione egestione ambientale che si intendonorealizzare, con particolare riferimentoa quelli a fini faunistici;

c) la caratterizzazione faunistica degliambienti, per i quali viene esercitata latutela, riguardante le specie faunisti-che, sia quelle presenti stabilmenteche quelle di transito;

d) l’elenco delle specie determinanti l’in-dirizzo faunistico e naturalistico di cuial punto c), le immissioni di specieselvatiche con specificazione dellefinalità perseguite (reintroduzione eripopolamento) ed i quantitativi annuidi soggetti che si intendono liberare;

e) indicazioni inerenti le strutture produt-tive o di ambientamento esistenti o darealizzarsi, con precisazione della/especie e del numero potenziale diesemplari ospitati e liberati annual-mente.

3. I concessionari delle aziende possonoessere autorizzati dalla Giunta Provincia-le, sentito il parere dell’Istituto Nazionaleper la Fauna Selvatica, a programmareinterventi specifici di miglioramento e diripristino ambientale, necessari per laconservazione delle specie a rischio diestinzione e per ricreare le condizioni alreinserimento di specie autoctone stori-camente presenti.

4. Il programma, di cui ai commi prece-denti, deve essere predisposto da tecnicicompetenti in materia di ricerca, gestioneambientale e faunistico-venatoria.

Art. 11(Piano di assestamento

e miglioramento ambientale)1. Ogni anno, entro il 30 aprile, il titolare

208 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

che sarà concordato tra Province eRegione, sentita l’associazione regionalericonosciuta dei concessionari, di cuiall’art. 34, comma 5 della legge 157/92,deve contenere:

a) la stima della consistenza delle speciestanziali presenti in azienda;

b) le eventuali variazioni in ordine alleimmissioni previste nel programma dicui all’art. 10, comma 2, lettera d);

c) elenco e quantità delle specie difauna selvatica di indirizzo faunistico,per le quali si chiede l’autorizzazioneal prelievo venatorio.

3. Gli indici medi di presenza ottimale,per specie, sono quelli stabiliti dall’Istitu-to Nazionale per la Fauna Selvatica, pro-porzionati all’estensione dell’habitataziendale.

4. Il programma di cui al comma 1, deveessere predisposto da tecnici competen-ti in materia di ricerca, gestione ambien-tale e faunistico-venatoria.

Art. 16(Controllo delle popolazioni

faunistiche)1. Nelle aziende faunistico-venatorie, surichiesta del Concessionario, per i casiprevisti dall’art. 34 e dall’art. 35, comma2, della legge regionale 2 maggio 1995, n.17, l’Amministrazione provinciale compe-tente per territorio provvede al controllodelle specie di fauna selvatica, autoriz-zando piani di abbattimento selettivoanche agli ungulati.2. Il controllo delle popolazioni di volpe,cornacchia grigia e gazza viene esercita-to nei casi in cui gli indici di presenza,nelle aziende faunistico-venatorie, supe-rino quelli medi ottimali indicati dall’Istitu-to Nazionale per la Fauna Selvatica.

Art. 17(Norme di tutela)

1. La normativa vigente di tutela ambien-tale, prevista dall’art. 32 lett. a) dellalegge regionale 2 maggio 1995, n. 17, siapplica alle aziende faunistico-venatorie.

Art. 18(Circolazione veicoli)

1. Nelle aziende faunistico-venatorie siapplicano le norme previste dall’art. 1,lettera g, della legge regionale 30 marzo1987 n. 29, concernenti la disciplina deiveicoli fuoristrada.

SEZIONE IIIAziende Agri-Turistico-Venatorie

Art. 19(Caratteristiche generali)

1. Le aziende agri-turistico-venatorie, isti-tuite ai fini di impresa agricola, devonopreferibilmente essere situate in aree discarso rilievo faunistico e coincidere conil territorio di una o più aziende agricolepreferibilmente ricadenti in aree ad agri-coltura svantaggiata, ovvero dismesse dainterventi agricoli ai sensi del regolamen-to n. 1094/88/CEE e successive modifi-cazioni.

2. Le aziende agri-turistico-venatorienelle zone umide e vallive debbono, aisensi dell’art. 32, comma 3, della legge 2maggio 1995, n. 17, comprendere baciniartificiali ed utilizzare esclusivamente, perl’attività venatoria, fauna acquatica diallevamento, nel rispetto delle convenzio-ni internazionali.

Art. 20(Programma economico e di gestione)1. Nella domanda di nuova concessionedi azienda agri-turistico-venatoria il

_LEGISLAZIONE 211

ambientali del territorio aziendale, inosservanza alle finalità previste dalla nor-mativa vigente e secondo le necessitàdella fauna presente, può costituire e/oadeguare strutture produttive naturali edartificiali, quali piccoli appezzamenti diterreno destinati a colture a perdere,mangiatoie e beverini artificiali, invasinaturali e laghetti artificiali per facilitare lasosta della fauna acquatica, voliere elocali di isolamento, recinti di ambienta-mento, di stabulazione, di prelievo e simi-li per interventi integrativi di assestamen-to faunistico.

2. La Provincia può autorizzare, per il rag-giungimento delle finalità proprie del-l’azienda, nei quantitativi necessari alcompimento dei ripopolamenti program-mati, l’impianto di strutture recintateall’interno dell’azienda stessa per la pro-duzione in cattività di fauna selvaticaautoctona da destinare esclusivamente alripopolamento dell’azienda; in tali zone lacaccia è vietata. L’allevamento in cattivitàdi specie faunistiche nell’ambito delleaziende, avviene, comunque, nel rispettodelle disposizioni tecnico-sanitarie previ-ste dalla normativa vigente.

3. Le strutture di cui ai precedenti commi,destinate alla valorizzazione ambientale,se non previste, nel programma di cuiall’art. 10 e/o nel piano di cui all’art. 11,dovranno essere comunicate dal conces-sionario all’Amministrazione provincialecompetente per territorio, che tramitepersonale tecnico incaricato, ne accertala regolarità disponendone la rimozione incaso di inadempienze alle disposizioni dilegge.

4. La fauna destinata al ripopolamento,presente nelle strutture di cui al comma2, deve essere registrata e munita didocumentazione che ne attesti la prove-nienza.

5. Allevamenti in cattività finalizzati oltreche al ripopolamento dell’azienda anchealla commercializzazione, possono esse-re autorizzati dalla Provincia all’internodel perimetro aziendale, fermi restandogli obblighi tecnico-sanitari ed ammini-strativi previsti per dette tipologie dall’art.19 della legge regionale 2 maggio 1995,n. 17. La superficie di territorio impegna-ta da tali strutture sarà scomputata, atutti gli effetti, dalla superficie aziendale.

Art. 14(Strutture recintata all’interno delle

aziende faunistico-venatorie)1. Le Provincie, oltre alle strutture recinta-te di cui all’art. 13, possono autorizzarerecinti, di ampiezza non inferiore a 20ettari, destinati alla caccia agli ungulati,all’interno dei quali, fatta eccezione per laspecie volpe, ogni altra forma di caccia èvietata nel periodo di utilizzazione. Taliperiodi devono essere indicati nel pianodi cui all’art. 15.

Art. 15(Piano di prelievo venatorio

e di assestamento faunistico annuale)1. Il piano di prelievo venatorio e di asse-stamento faunistico annuale, deve esserepresentato dal concessionario, entro il 30aprile di ogni anno, all’Amministrazioneprovinciale competente per territorio chedeve approvarlo entro 60 giorni dalla datadi presentazione. In mancanza di deter-minazioni entro tale termine, senza chesia intervenuta comunicazione alcuna altitolare della concessione, il piano siintende approvato. Copia del provvedi-mento di approvazione o di reiezionedeve essere trasmessa al titolare dellaconcessione.

2. Il piano, elaborato dal concessionarionell’osservanza del modello tipo, modello

210 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ne di azienda faunistico-venatoria o diazienda agri-turistico-venatoria sonosoggetti anche alle sanzioni ed ai provve-dimenti di cui agli articoli 25, 26, 27.

2. Le irregolarità accertate attraverso icontrolli effettuati nelle aziende, compor-tano l’adozione, a seconda dei casi, diuno o più dei seguenti provvedimenti acarico del titolare della concessione:

a) sanzione amministrativa;b) diffida;c) sospensione della concessione;d) revoca della concessione.

3. Le violazioni di cui al comma 2, sonoregistrate dalla Provincia, al fine del com-puto delle recidive.

Art. 25(Sanzioni amministrative)

1. Per le violazioni accertate alle disposi-zioni amministrative e tecniche del pre-sente disciplinare, si applica, ai sensi del-l’art. 47, comma 3 della legge regionale 2maggio 1995, n. 17, la sanzione ammini-strativa da lire 100.000 a lire 600.000.

2. La sanzione amministrativa di cui alcomma 1, in caso di recidiva, per le sot-toelencate violazioni delle disposizionidel presente disciplinare, viene accom-pagnata da diffida al titolare della con-cessione:

- immissione di fauna selvatica oltre ilperiodo consentito;

- immissione di specie di fauna selvaticadiversa da quelle previste nei program-mi di assestamento faunistico-venato-rio e nei piani di prelievo;

- mancata o irregolare tenuta dei registrie dei permessi aziendali;

- mancata o irregolare tabellazione per lamaggior parte del perimetro aziendale;

- abbattimento di specie indicate nelpiano annuale di prelievo senza averottenuto, nel caso di aziende faunisti-co-venatorie, l’approvazione del pianostesso, ovvero, nel caso di aziendeagri-turistico-venatorie, senza averepresentato alla Provincia il piano digestione annuale.

Art. 26(Sospensione della concessione)

1. La Provincia può sospendere la conces-sione dell’azienda per un periodo da 2 a 6giornate, quando dopo diffida si ripetanole violazioni di cui all’art.25, comma 2.

2. Nel caso di ulteriore recidiva delle vio-lazioni di cui al comma 1, la Provincia puòsospendere la concessione dell’aziendaper un periodo da 7 a 21 giorni.

3. La Provincia può sospendere la con-cessione dell’azienda per un periodo da 3a 6 mesi qualora il titolare della conces-sione autorizzi l’esercizio venatorio nelperiodo in cui l’azienda è sottoposta aformale provvedimento di sospensione.

Art. 27(Revoca della concessione)

1. La concessione di azienda faunistico-venatoria o di azienda agri-turistico-venatoria può essere revocata dalla Pro-vincia nei seguenti casi:

a) il titolare della concessione o personada lui autorizzata, eserciti la caccia inazienda faunistico-venatoria, alle spe-cie previste nei piani di prelievo, oltreil termine di chiusura della stagionevenatoria;

b) il titolare della concessione o personada lui autorizzata, eserciti la caccia inazienda agri-turistico-venatoria allespecie previste nel piano di gestione

_LEGISLAZIONE 213

richiedente deve presentare alla Provinciaun programma economico e di gestionepluriennale dal quale risultino:

a) la descrizione particolareggiata dellecaratteristiche fisiche, agronomiche evegetazionali dei terreni interessati;

b) gli ordinamenti colturali, forestali, zoo-tecnici e le eventuali modificazioni,nonché i miglioramenti ambientali inconseguenza della nuova attivitàintrapresa;

c) le specie di fauna selvatica apparte-nenti alla fauna autoctona che siintende immettere, abbattere edeventualmente produrre;

d) la tipologia degli eventuali impianti diallevamento e stabulazione.

Art. 21(Piano di gestione annuale)

1. Entro il 30 aprile di ogni anno, il titola-re della concessione di azienda agri-turi-stico-venatoria presenta il piano digestione annuale, nel quale sono indicatele eventuali variazioni rispetto alle previ-sioni del programma di cui all’art.20, non-ché l’attività svolta nella precedente sta-gione con l’indicazione delle specie e delnumero di capi di fauna di allevamentoimmessi e del rispettivo numero di capiprelevati. In detto piano dovranno, inoltre,essere indicati gli opportuni investimentieffettuati e/o da effettuare.

Art. 22(Strutture produttive)

1. La Provincia, può autorizzare struttureproduttive per l’allevamento di fauna sel-vatica autoctona, in cattività, da immette-re ed utilizzare all’interno dell’aziendamedesima, nel rispetto delle disposizionitecnico-sanitarie previste dalla normativavigente.

2. Per le finalità di cui al comma 1, la Pro-vincia può, inoltre, autorizzare struttureproduttive ausiliarie di ambientamento estabulazione nelle quali è vietato l’eserci-zio venatorio.

3. Le strutture del tipo di cui al comma 1,finalizzate oltre che alle necessità del-l’azienda anche alla commercializzazio-ne, possono essere costituite dal titolaredella concessione all’interno del perime-tro aziendale, fermi restando gli obblighitecnico-sanitari ed amministrativi previstiper dette tipologie dall’art. 19 della leggeregionale 2 maggio 1995 n. 17. La super-ficie di territorio impegnata da tali struttu-re sarà scomputata, a tutti gli effetti, dallasuperficie aziendale.

Art. 23(Immissione di fauna di allevamento)

1. Nelle aziende agri-turistico-venatorie èconsentito immettere fauna selvatica diallevamento in regola con la certificazio-ne sanitaria prevista dalla normativavigente.

2. La fauna immessa deve essere recupe-rata, anche ai fini di evitare possibili inqui-namenti delle specie naturali presentiall’interno dell’azienda e nei territori cir-costanti. Tale fauna deve essere, primadell’immissione, marcata e/o munita dianello con il nome specifico dell’azienda.

SEZIONE IVRegolamentazione Sanzionatoria

Art. 24(Sanzioni)

1. Per le violazioni delle disposizioni delpresente disciplinare, ferme restando lesanzioni penali ed amministrative previstedalle norme vigenti, i titolari di concessio-

212 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Art. 31(Tenuta presidenziale di Castel Porziano)

1. La presente disciplina non si applica allatenuta presidenziale di Castel Porziano.

Art. 32(Entrata in vigore)

1. La presente disciplina entra in vigore ilgiorno successivo a quello della sua pub-blicazione sul Bollettino ufficiale dellaRegione Lazio.

_LEGISLAZIONE 215

annuale oltre il termine di chiusuradella stagione venatoria;

c) il titolare della concessione sia sotto-posto per 3 volte al provvedimento disospensione della concessione di cuiall’art. 26 nello stesso anno.

2. Avverso i provvedimenti di sospensio-ne e di revoca della concessione, èammessa opposizione al presidente dellaProvincia.

SEZIONE VDisposizioni Transitorie e Finali

Art. 28(Trasformazione di azienda)

1. I concessionari delle aziende faunisti-co-venatorie, istituite con legge regionale14 settembre 1982, n.40, ed in regime diproroga ai sensi dell’art. 5 della L.R. n.26/97, compatibilmente con le previsionidel Piano Faunistico-Venatorio Regiona-le, possono chiedere la trasformazionedell’azienda faunistico-venatoria in azien-da agri-turistico-venatoria, ai sensi del-l’art.33, comma 4, della legge regionale 2maggio 1995, n.17.

2. L’Amministrazione provinciale, sullabase di parere espresso dall’IstitutoNazionale per la Fauna Selvatica, puòprocedere alla trasformazione di unaazienda faunistico-venatoria in aziendaagri-turistico-venatoria, qualora l’aziendastessa non persegua più le finalità previ-ste dalla legge.

Art. 29(Norma di salvaguardia)

1. Stante la finalità di rilevante interessenaturalistico e faunistico delle AziendeFaunistico Venatorie, al fine di salvaguar-dare le realtà aziendali esistenti senza

pregiudicarne il patrimonio faunistico,fatti salvi i diritti dei proprietari e/o con-duttori dei fondi inclusi nel perimetroaziendale, per le sole aziende faunisticovenatorie le cui concessioni sono stateprorogate ai sensi dell’art. 5 della L.R.26/97, in quanto alla data dell’1/2/98mantenevano, ai sensi della D.C.R. n.450/98, una base territoriale idonea, siapplica la procedura di cui al comma 2.

2. Le aziende di cui al comma 1, devonopresentare domanda di conferma diazienda faunistico venatoria o domandadi trasformazione in azienda agro-turisti-co-venatoria, a pena di decadenza, entro60 giorni dalla data di pubblicazione delpresente disciplinare, anche senza ladocumentazione di rito che sarà, succes-sivamente, prodotta nei tempi e nei modiprevisti dai regolamenti provinciali.

3. Le disdette presentate, nei termini dilegge, dai proprietari e/o conduttori deifondi inclusi nel perimetro aziendale,devono essere valutate dalla Provinciacome richieste di esclusione dall’attivitàvenatoria a gestione privata.

Art. 30(Aziende faunistico-venatorie

in aree contigue)1. L’esercizio venatorio nelle aziende fau-nistico-venatorie ricadenti all’internodelle aree contigue alle aree naturali pro-tette, di cui all’art. 10 della Legge regio-nale 6 ottobre 1997, n. 29, si svolge nellaforma della caccia controllata, secondouna specifica disciplina di accesso e difunzionamento approvata dal ConsiglioRegionale, su proposta della GiuntaRegionale d’intesa con l’organismo digestione dell’area naturale protetta.

214 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ri appartenenti a specie e popolazioniautoctone provenienti da allevamentinazionali, o da zone di ripopolamento ecattura, o dai centri pubblici e privati diriproduzione della fauna selvatica allostato naturale insistenti sul medesimoterritorio.

3) Attività e Interventi:a) è vietata la realizzazione di nuovediscariche o nuovi impianti di trattamentoe smaltimento di fanghi e rifiuti nonchél’ampliamento di quelli esistenti in termi-ne di superficie, fatte salve le discaricheper inerti;b) è vietata la realizzazione di nuoviimpianti eolici. Sono fatti salvi gli impiantiper autoproduzione con potenza com-plessiva non superiore a 20 kw nonché gliinterventi di sostituzione e ammoderna-mento, anche tecnologico, che non com-portino un aumento dell’impatto sul sitoin relazione agli obiettivi di conservazionedella ZPS;c) ((è vietata la realizzazione di nuoviimpianti di risalita a fune e nuove piste dasci, ad eccezione di quelli previsti neglistrumenti di pianificazione generali e disettore vigenti alla data di emanazionedel presente atto, a condizione che siaconseguita la positiva valutazione d’inci-denza dei singoli progetti ovvero deglistrumenti di pianificazione generali e disettore di riferimento dell’intervento, non-ché di quelli previsti negli strumenti adot-tati preliminarmente e comprensivi divalutazione d’incidenza; sono fatti salvigli impianti per i quali sia stato avviato ilprocedimento di autorizzazione, median-te deposito del progetto esecutivo com-prensivo di valutazione d’incidenza, non-ché interventi di sostituzione e ammoder-namento anche tecnologico e modestiampliamenti del demanio sciabile chenon comportino un aumento dell’impattosul sito in relazione agli obiettivi di con-servazione della ZPS;”))

d) è vietata l’apertura di nuove cave el’ampliamento di quelle esistenti, adeccezione di quelle previste negli stru-menti di pianificazione generali e di setto-re vigenti alla data di emanazione delD.M. 17 ottobre 2007 o che verrannoapprovati entro il periodo di transizione,prevedendo altresì che il recupero finaledelle aree interessate dall’attività estratti-va sia realizzato a fini naturalistici e acondizione che sia conseguita la positivavalutazione di incidenza dei singoli pro-getti ovvero degli strumenti di pianifica-zione generali e di settore di riferimentodell’intervento; in via transitoria, per 18mesi dalla data di emanazione del D.M.17 ottobre 2007, in carenza di strumentidi pianificazione o nelle more di valutazio-ne d’incidenza dei medesimi, è consenti-to l’ampliamento delle cave in atto, acondizione che sia conseguita la positivavalutazione d’incidenza dei singoli pro-getti, fermo restando l’obbligo di recupe-ro finale delle aree a fini naturalistici; sonofatti salvi i progetti di cava già sottopostia procedura di valutazione d’incidenza, inconformità agli strumenti di pianificazionevigenti e sempreché l’attività estrattivasia stata orientata a fini naturalistici;e) è vietato la circolazione motorizzata aldi fuori delle strade, fatta eccezione per imezzi agricoli e forestali, per i mezzi disoccorso, controllo e sorveglianza, non-ché ai fini dell’accesso al fondo eall’azienda da parte degli aventi diritto, inqualità di proprietari, lavoratori e gestori edelle attività di ricerca scientifica e moni-toraggio;f) è vietato lo svolgimento di attività spor-tive agonistiche a motore fuori dalle stra-de asfaltate, salvo specifica deroga daconcedersi da parte della struttura regio-nale competente in materia di Natura2000, solo nel caso di comprovata assen-za di siti riproduttivi di specie ornitichecomprese nell’allegato I della direttiva79/409/CEE;

_LEGISLAZIONE 217

D.G.R. n. 363 del 16 maggio 2008

OGGETTO: RETE EUROPEA NATURA2000: MISURE DI CONSERVAZIONE

OBBLIGATORIE DA APPLICARSINELLE ZONE DI PROTEZIONE

SPECIALE(testo aggiornato con la D.G.R. n. 928

del 17 dicembre 2008)

ALLEGATO BMISURE DI CONSERVAZIONE GENE-RALI ED ATTIVITÀ DA PROMUOVERE

E INCENTIVARE PER LE ZONE DIPROTEZIONE SPECIALE (ZPS)

DIVIETI

1)Attività venatoria:Nelle aree in cui l’attività venatoria è con-sentita:a) è vietato l’esercizio dell’attività venato-ria nel mese di gennaio, con l’eccezionedella caccia da appostamento fisso etemporaneo e in forma vagante per duegiornate alla settimana, prefissate dalcalendario venatorio, nonché con l’ecce-zione della caccia agli ungulati;b) è vietata l’effettuazione della preaper-tura dell’attività venatoria, con l’eccezio-ne della caccia di selezione agli ungulati,che deve essere, comunque, attivata conle modalità previste nel Piano FaunisticoVenatorio;c) ai sensi della legge regionale 17/95,art. 35 bis, come modificata e integratadall’art. 81 della legge regionale 26/2007,è vietato l’esercizio dell’attività venatoriain deroga ai sensi dell’art. 9, paragrafo 1,della direttiva 79/409/CEE del Consiglio,del 2 aprile 1979;d) è vietato l’utilizzo di munizionamento apallini di piombo all’interno delle zoneumide, quali laghi naturali e artificiali, sta-gni, paludi, acquitrini, lanche e lagune

d’acqua dolce, salata, salmastra, nonchénel raggio di 150 metri dalle rive piùesterne a partire dalla stagione venatoria2008/2009;e) è vietata l’attività venatoria relativa-mente alla Coturnice (Alectoris graeca), alCombattente (Philomachus pugnax) e allaMoretta (Aythya fuligula);f) è vietato lo svolgimento dell’attività diaddestramento di cani da caccia primadell’1 settembre e dopo la chiusura dellastagione venatoria, ad esclusione delleZone per l’allenamento e l’addestramentodei cani e per le gare cinofile esistentinelle quali lo svolgimento di attività diaddestramento cani e di gare cinofile, èvietato nel periodo 15 marzo – 31 luglio.Tale intervallo temporale può essereridotto in sede di Valutazione d’Incidenza;g) è vietata la costituzione di nuove Zoneper l’allenamento e l’addestramento deicani e per le garecinofile, nonché l’ampliamento di quelleesistenti.

2) Immissioni di specie animali:a) è vietata l’immissione nell’ambientenaturale di specie animali non autoctone.Sono fatti salvi:- gli interventi finalizzati a recuperi e ripri-

stini ambientali in campo faunisticoattraverso la reintroduzione di specie opopolazioni autoctone estinte local-mente o i ripopolamenti di specieautoctone in imminente rischio di estin-zione. In particolare, per quanto riguar-da le specie dell’Allegato D del D.P.R.357/1997 e le specie dell’Allegato Idella Direttiva 79/409, detti interventidovranno essere attuati secondo idisposti dell’art. 12 del medesimoD.P.R. 357/1997;

- le attività zootecniche;b) i ripopolamenti faunistici a scopo alieu-tico e venatorio, compresi quelli finalizza-ti all’addestramento cani, possono esse-re realizzati esclusivamente con esempla-

216 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ché il decollo e l’atterraggio di tali velivo-li; eventuali deroghe da concedersi daparte della struttura regionale competen-te in materia di Natura 2000, possonoessere consentite per motivi inerenti laricerca scientifica;s) è vietato l’utilizzo sul campo deiseguenti rodenticidi: 1) anticoagulantidella seconda generazione (Bromadiolo-ne, Difenacoum, Difethialone, Brodifa-coum, Flocoumafen); 2) fosfuro di zinco.Sono fatti salvi gli interventi di controllofinalizzati alla gestione naturalistica delsito (ad es.: eradicazioni e contenimentodelle popolazioni di roditori in ambientiinsulari o costieri), nell’ambito dei quali leesche a base di tali principi attivi dovran-no essere distribuite all’interno di apposi-ti erogatori, sufficientemente robusti eprovvisti di chiusura, onde evitarnel’apertura da parte di animali non bersa-glio od esseri umani;t) è vietata la coltivazione e la sperimen-tazione sul campo di Organismi Geneti-camente Modificati (OGM);u) è vietata l’arrampicata sportiva e l’uti-lizzo della sommità di pareti o scarpaterocciose per il decollo con deltaplani oveicoli simili, nel periodo compreso tra il1° gennaio ed il 31 luglio, salvo specificaderoga da concedersi da parte dellastruttura regionale competente in materiadi Natura 2000, solo nel caso di compro-vata assenza di siti riproduttivi di specieornitiche comprese nell’allegato I delladirettiva 79/409/CEE;v) è vietato, nel periodo compreso tra il 1°gennaio ed il 31 luglio avvicinarsi, ad unadistanza inferiore a 500 m, a pareti escarpate con presenza di siti di nidifica-zione di specie ornitiche rupicole com-prese nell’allegato I della direttiva79/409/CEE, mediante elicotteri, delta-plani, parapendii e mezzi aeromobili ingenere, salvo specifica deroga da conce-dersi da parte della struttura regionalecompetente in materia di Natura 2000.

w) è vietata l’apertura di nuovestrade/piste forestali a carattere perma-nente, salvo che non siano previste neglistrumenti di pianificazione forestale per iquali sia stata conseguita la positiva Valu-tazione d’Incidenza;x) è vietata l’asfaltatura delle strade/pisteforestali salvo che per ragioni di sicurez-za e incolumità pubblica ovvero di stabili-tà dei versanti, previa Valutazione d’Inci-denza;y) è vietato il ripristino:a) dei cedui invecchiati, ad elevata

matricinatura, composti ed a sterzo incedui matricinati,

b) dei cedui a sterzo in cedui coetanei ocoetaneiformi,

c) delle fustaie disetanee in fustaie coe-tanee salvo che non siano previstenegli strumenti di pianificazione fore-stale per i quali sia stata conseguita lapositiva Valutazione d’Incidenza.Eventuali deroghe possono essereconcesse per motivi fitosanitari, com-provati dall’apposito servizio regiona-le, previa Valutazione d’Incidenza;

z) è vietata la pratica dello sparo al nidonello svolgimento dell’attività di controllodemografico delle popolazioni di corvidi.Il controllo demografico delle popolazionidi corvidi è comunque vietato nelle areedi presenza del lanario (Falco biarmicus);aa) è vietata la distruzione o il danneggia-mento intenzionale dei nidi e dei ricoveridegli uccelli; è vietato, altresì, disturbaredeliberatamente le specie di uccelli,durante il periodo di riproduzione e didipendenza;

OBBLIGHI

Per tutte le ZPS valgono i seguenti obblighi:

1) Obblighi generalia) la costruzione nelle zone agricole direcinzioni permanenti deve essere realiz-

_LEGISLAZIONE 219

g) sono vietate le attività sportive organiz-zate di giochi di guerra simulata dal 15marzo al 31 luglio;h) è vietata l’eliminazione degli elementinaturali e seminaturali caratteristici delpaesaggio agrario e con alta valenza eco-logica quali siepi, filari, piantate, muretti asecco, stagni, maceri, fossi;i) è vietata l’eliminazione dei terrazzamen-ti esistenti, delimitati a valle da muretto asecco oppure da una scarpata inerbita,sono fatti salvi i casi regolarmente auto-rizzati di rimodellamento dei terrazza-menti eseguiti allo scopo di assicurareuna gestione economicamente sostenibi-le;j) sono vietati i livellamenti del terreno chenon abbiano ottenuto parere positivo divalutazione d’incidenza, ad esclusionedei livellamenti ordinari per la preparazio-ne del letto di semina;k) è vietato convertire le superfici apascolo permanente, come definito dal-l’art. 2 punto 2 del regolamento (CE) n.796/04, ad altri usi;l) è vietata la bruciatura delle stoppie edelle paglie, nonché della vegetazionepresente al termine dei cicli produttivi diprati naturali o seminati, sulle superficispecificate ai punti seguenti:1) superfici a seminativo ai sensi dell’art.

2 punto 1 del regolamento (CE) n.796/04, comprese quelle investite acolture consentite dai paragrafi a e bdell’art. 55 del regolamento (CE) n.1782/03 ed escluse le superfici di cuial successivo punto 2);

2) superfici a seminativo soggette all’ob-bligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e non coltivate durante tuttol’anno e altre superfici ritirate dallaproduzione ammissibili all’aiuto diret-to, mantenute in buone condizioniagronomiche e ambientali a normadell’art. 5 del regolamento (CE) n.1782/03. Sono fatti salvi, in ogni caso,gli interventi di bruciatura connessi ad

emergenze di carattere fitosanitarioprescritti dall’autorità competente o asuperfici investite a riso. Sono fattesalve altresì diverse prescrizioni previ-ste dalle misure di conservazionespecifiche per le singole ZPS e daglieventuali pareri di Valutazione di Inci-denza;

m) è vietato l’esercizio della pesca conreti da traino, draghe, ciancioli, sciabicheda natante, sciabiche da spiaggia e retianaloghe sulle praterie sottomarine, inparticolare sulle praterie di posidonie(Posidonia oceanica) o di altre faneroga-me marine, di cui all’art. 4 del regolamen-to (CE) n. 1967/06;n) è vietato l’esercizio della pesca con retida traino, draghe, sciabiche da spiaggiae reti analoghe su habitat coralligeni eletti di mare, di cui all’art. 4 del regola-mento (CE) n. 1967/06;o) è vietato il taglio ed il danneggiamentodella vegetazione naturale e seminaturaleacquatica sommersa e semisommersa,riparia ed igrofila, erbacea, arbustiva edarborea, salvo specifica deroga rilasciatain sede di Valutazione d’Incidenza aglienti preposti e competenti, per compro-vati motivi di natura idraulica ed idrogeo-logica, nonché per ragioni connesse allapubblica incolumità e alla gestione delsito. Sono fatti salvi, altresì, gli interventieffettuati nei fossi di scolo dei campi.p) è vietato il prosciugamento artificialedelle zone umide utilizzate come appo-stamento fisso di caccia nel periodo 1febbraio – 15 luglio;q) è vietata la pratica dello “spietramen-to” nei prati permanenti e nei pascoli per-manenti come definiti dall’art. 2 punto 2del regolamento (CE) n. 796/04;r) è vietato il sorvolo delle zone umide(laghi, lagune, paludi, tratti marini costie-ri) e di una fascia di 150 mt di distanza dailoro confini, da parte dei velivoli ultraleg-geri e di mezzi per il volo libero (deltapla-ni e paracadute per il parapendio), non-

218 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

zione forestale (piani di gestione edassestamento forestale, piani polienna-li di taglio o comunque altro denomina-ti) approvati prima dell’emanazionedella presente Deliberazione e non sot-toposti a procedura Valutazione di Inci-denza.

- nella progettazione e realizzazione diinterventi selvicolturali straordinari.

Nella elaborazione degli strumenti di pia-nificazione forestale (piani di gestione edassestamento forestale, piani poliennalidi taglio o comunque altro denominati) èpossibile prevedere misure diverse percomprovate motivazioni di natura socio-economica a condizione che venga assi-curato il mantenimento in un buono statodi conservazione di specie e habitat dispecie di interesse comunitario.

a) Rilascio di matricine/Isole di biodi-versitàNei boschi governati a ceduo, al momen-to dell’esecuzione dei tagli di fine turno, ilnumero di matricine, da riservare per ogniettaro di superficie sottoposta ad utilizza-zione forestale, deve essere almeno di:- n. 120 per il faggio (di cui 1/3 di età

multipla del turno)- n. 40 per il castagno- n. 80 per le altre specie (di cui 1/3 di età

multipla del turno).

Inoltre, ad esclusione dei boschi di casta-gno, è necessario provvedere ad unadelle due seguenti misure alternative:

1) rilascio ad invecchiamento indefinito dialmeno 5 delle suddette matricine perettaro, con età pari ad almeno 2 volte ilturno, come definito dal RegolamentoRegionale n.7 del 2005.Il rilascio delle predette matricine va effet-tuato un’unica volta, ferma restando lanecessità di sostituire, alla scadenza delturno successivo, gli eventuali esemplari

disseccatisi, caduti a terra o costituentiun comprovato fattore di rischio fitosani-tario con nuove matricine aventi le mede-sime caratteristiche.2) rilascio di “isole di biodiversità”, consi-stenti in porzioni di bosco da non sotto-porre al taglio e destinate all’invecchia-mento indefinito.Qualora se ne ravvisasse l’opportunità, ilsoprassuolo interno alle isole di biodiver-sità, può essere destinato all’invecchia-mento indefinito previo intervento diavviamento all’alto fusto; in questa ipote-si, contestualmente al progetto di utilizza-zione di fine turno, deve essere presenta-to un progetto di avviamento all’alto fustoper l’isola/isole di biodiversità.L’estensione dell’isola di biodiversitàdeve corrispondere al:• 3% della superficie territoriale al taglio

per i tagli di superfici comprese tra 3 e10 ettari;

• 2% per le superfici di taglio superiori ai10 ettari.

La superficie complessivamente destina-ta a isola di biodiversità può essere indi-viduata in un’unica area ovvero ripartita innuclei di estensione compresa tra i 500 ei 3.000 metri quadrati.Le isole di biodiversità devono:a) essere rappresentative della forma-

zione forestale presente nell’area einteressare le zone del lotto più rile-vanti dal punto di vista ambientale;

b) contenere un numero di matricine dietà pari ad almeno 2 volte il turno,proporzionale a quello prescritto dal-l’art.36 del R.R. n. 7/2005 per ogniettaro di superficie;

c) avere preferibilmente una forma cir-colare, o comunque, regolare;

d) essere distribuite il più possibile nel-l’ambito dell’area al taglio e preferibil-mente non essere localizzate nellefasce periferiche. Qualora vi sianoaree non utilizzabili per instabilitàidrogeologica, pendenze particolar-

_LEGISLAZIONE 221

zata utilizzando tipologie e materiali tra-dizionali, elementi arborei e arbustivi eelementi di importanza ecologica: siepi,frangivento, boschetti, muretti a secco;b) gli elettrodotti e linee aeree ad alta emedia tensione di nuova realizzazione oin manutenzione straordinaria o inristrutturazione, devono essere messi insicurezza rispetto al rischio di elettrocu-zione e impatto degli uccelli; sono daconsiderare preferenziali le scelte pro-gettuali che siano orientate all’interra-mento o all’isolamento delle linee elet-triche e che prevedano la scelta di trac-ciati idonei a limitare al minimo gliimpatti;c) sulle superfici a seminativo soggetteall’obbligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e per le superfici non coltivate(superfici disattivate) durante tutto l’annoe sulle superfici ritirate dalla produzioneammissibili all’aiuto diretto, mantenute inbuone condizioni agronomiche e ambien-tali a norma dell’art. 5 del regolamento(CE) n. 1782/03, si deve garantire la pre-senza di una copertura vegetale, naturaleo artificiale, durante tutto l’anno e attuarepratiche agronomiche consistenti esclu-sivamente in operazioni di sfalcio, trincia-tura della vegetazione erbacea, o pasco-lamento sui terreni ritirati dalla produzio-ne sui quali non vengono fatti valere titolidi ritiro, ai sensi del regolamento (CE)1782/03. Dette operazioni devono essereeffettuate almeno una volta all’anno, fattosalvo il periodo di divieto annuale di inter-vento compreso fra l’1 marzo e il 31 lugliodi ogni anno. È fatto comunque obbligodi effettuare sfalci e/o lavorazioni del ter-reno per la realizzazione di fasce antin-cendio, conformemente a quanto previ-sto dalle normative in vigore. In derogaall’obbligo della presenza di una copertu-ra vegetale, naturale o artificiale, durantetutto l’anno sono ammesse lavorazionimeccaniche sui terreni ritirati dalla produ-zione nei seguenti casi:

1. pratica del sovescio, in presenza dispecie da sovescio o piante biocide;

2. terreni interessati da interventi di ripri-stino di habitat e biotopi;

3. colture a perdere per la fauna, ai sensidell’art. 1 lettera c) del decreto delMinistero delle politiche agricole eforestali del 7 marzo 2002;

4. nel caso in cui le lavorazioni sianofunzionali all’esecuzione di interventidi miglioramento fondiario;

5. sui terreni a seminativo ritirati dallaproduzione per un solo anno o, limita-tamente all’annata agraria precedenteall’entrata in produzione, nel caso diterreni a seminativo ritirati per due opiù anni, lavorazioni del terreno alloscopo di ottenere una produzioneagricola nella successiva annataagraria, comunque da effettuarsi nonprima del 15 luglio dell’annata agrariaprecedente all’entrata in produzione;

Sono fatte salve altresì diverse prescrizio-ni previste dalle misure di conservazionespecifiche per le singole ZPS e dagli even-tuali pareri di Valutazione di Incidenza;d) il ripristino degli habitat delle speciedell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEEe degli habitat di interesse comunitario edelle specie degli Allegati A, B e E delDPR 357/97 va attuato prioritariamenteattraverso interventi mirati alla ricostitu-zione spontanea;e) deve essere realizzato il monitoraggiodelle popolazioni delle specie orniticheprotette dalla Direttiva 79/409/CEE e inparticolare quelle dell’Allegato I dellamedesima direttiva o comunque a priori-tà di conservazione.

2) Obblighi relativi alla conservazionedegli ambienti forestali((Le misure di seguito riportate devonoessere rispettate:- nella realizzazione di interventi selvicol-

turali ordinari relativi alle singole annua-lità previsti dagli strumenti di pianifica-

220 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ponente, o in attuazione delle indicazionicontenute nelle misure di conservazionesito- specifiche approvate.

e) Tagli intercalari e conservazionedella necromassa legnosa:Nell’esecuzione dei tagli intercalari neiboschi governati ad alto fusto, dovrannoessere rilasciati gli alberi morti in piedi o aterra, se presenti, nel numero di almeno 5per ettaro, scelti tra quelli di maggior dia-metro e il più possibile uniformementedistribuiti e rappresentativi della compo-sizione specifica del soprassuolo. Talipiante possono essere asportate solo inpresenza di esigenze fitosanitarie, com-provate dall’apposito servizio regionale,che pongono a rischio anche il sopras-suolo circostante.))

ATTIVITÀ DA PROMUOVERE E INCENTIVARE

Nelle ZPS vanno promosse e incentivatele attività finalizzate alla conservazionedelle specie e degli habitat tra le quali:a) la repressione del bracconaggio;b) la messa in sicurezza degli elettrodot-

ti di media ed alta tensione, già realiz-zati, dai rischi di elettrocuzione e dicollisione per l’avifauna;

c) la rimozione dei cavi sospesi diimpianti di risalita, impianti a fune edelettrodotti dismessi;

d) l’informazione e la sensibilizzazionedella popolazione locale e dei mag-giori fruitori del territorio sulla reteNatura 2000;

e) l’agricoltura biologica e integrata conriferimento ai Programmi di SviluppoRurale;

f) le forme di allevamento e agricolturaestensive tradizionali;

g) il ripristino, il recupero e la riqualifica-zione ambientale di habitat naturali,quali ad esempio zone umide, tempo-ranee e permanenti, e prati tramite la

messa a riposo dei seminativi;h) il mantenimento delle stoppie e delle

paglie, nonché della vegetazione pre-sente al termine dei cicli produttivi deiterreni seminati, nel periodo invernalealmeno fino alla fine di febbraio;

i) la predisposizione di piani d’interven-to pluriennali che prevedano unagestione naturalistica degli interventidi manutenzione idraulica ordinaria estraordinaria dei corsi d’acqua e deicanali artificiali (traslocazione di por-zioni significative di vegetazione trasegmenti del canale oggetto di inter-vento, al fine di facilitarne la diffusionee la ricostituzione; ripulitura dei cana-li, in maniera alternata nel tempo,rispetto alle sponde, ecc.).

ALLEGATO C

MISURE DI CONSERVAZIONE SPECI-FICHE E ATTIVITÀ DA FAVORIRE PER

LE SINGOLE TIPOLOGIE DI ZPS

1) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti aperti delle montagne medi-terraneeVanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) il mantenimento delle attività agro-

silvo-pastorali estensive e in partico-lare il recupero e la gestione delle areea prato permanente e a pascolo;

b) il mantenimento e il recupero delmosaico di aree a vegetazione erba-cea e arbustiva.

2) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti forestali delle montagnemediterraneeVanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:

_LEGISLAZIONE 223

mente elevate, oppure per altri motivi,queste possono concorrere nella defi-nizione della superficie delle isole dibiodiversità.

Le piante interne alle isole di biodiversitàpossono concorrere alla determinazionedel numero di matricine da rilasciarsi adote del bosco, fermo restando che ilnumero delle matricine esterne alle isoledi biodiversità non potrà comunque esse-re inferiore a quello previsto dal Regola-mento Regionale n.7 del 2005.

In fase di progettazione le isole di biodi-versità devono essere rappresentate incartografia e i dati relativi debbono esse-re informatizzati e georiferiti nel SistemaUTM 33 INT1909 ED50 e forniti in forma-to SHAPEFILE.All’interno delle isole di biodiversità pos-sono effettuarsi interventi di tipo fitosani-tario, previo parere positivo del serviziofitosanitario regionale, oppure quelli fina-lizzati alla tutela della salvaguardia idro-geologica del territorio e/o della rinnova-zione naturale. Tali interventi devonoessere sottoposti a preventiva proceduradi Valutazione di incidenza.

b) Provvigioni minime:Nei boschi governati ad alto fusto contrattamento a tagli successivi, a seguitodel taglio di sementazione, la massalegnosa rilasciata deve essere almenopari al 60% di quella presente antece-dentemente all’intervento, e comunquenon inferiore ai seguenti quantitativi perettaro:- per le fustaie coetanee di faggio, 250

metri cubi;- per le fustaie coetanee di quercia, 180

metri cubi;- per le fustaie di conifere autoctone, 190

metri cubi.Nei boschi governati ad alto fusto contrattamento a taglio saltuario o a scelta aseguito del taglio di curazione deve rila-

sciarsi una provvigione ad ettaro noninferiore a:- per le fustaie di faggio, 320 metri cubi;- per le fustaie di quercia, 220 metri cubi.In tutti i boschi governati ad alto fusto,nell’ipotesi in cui la provvigione legnosain piedi antecedentemente all’interventosia inferiore a quella che è prescritto dirilasciare dalla presente misura, la massalegnosa da rilasciare deve essere almenopari al 75% della massa presente.

c) Estensione delle tagliate:Due o più aree boscate attigue da sotto-porre al taglio, nel caso siano apparte-nenti alla medesima proprietà e ad unicaformazione forestale omogenea per età,struttura e fisionomia, anche se separateda una fascia non inferiore a 20 metri,costituiscono un unico intervento da sot-toporre a valutazione di incidenza qualo-ra la superficie complessiva ecceda i limi-ti di cui all’art. 19 del Regolamento del 18aprile 2005, n. 7.

d) Epoca delle tagliateAl fine di evitare di interferire con la sta-gione riproduttiva di specie animali sensi-bili è sospesa l’esecuzione degli interven-ti di fine turno ed intercalari:• nel periodo compreso dal 31 marzo al

31 luglio per i boschi situati ad unaquota altimetrica inferiore a 1000 m.s.l.m.;

• nel periodo compreso dal 15 aprile al15 luglio per i boschi situati ad unaquota altimetrica superiore ai 1000 m.s.l.m..

Nei periodi indicati è altresì vietato svol-gere le operazioni di sezionatura delmateriale abbattuto mediante strumenti amotore.Eventuali deroghe all’epoca delle tagliatepossono essere concesse dalla strutturaregionale competente in materia di Natu-ra 2000, previa richiesta motivata del pro-

222 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

degli elementi naturali e seminaturalidell’agroecosistema tra cui alberi iso-lati, pozze di abbeverata, piccoli sta-gni;

b) la manutenzione, senza rifacimentototale, dei muretti a secco esistenti ela realizzazione di nuovi attraversotecniche costruttive tradizionali emanufatti in pietra;

c) il mantenimento ovvero il ripristino dipiccole raccolte d’acqua e pozze sta-gionali;

d) il controllo della vegetazione arbustivainfestante nei prati e pascoli aridi;

e) il ripristino di pascoli e prati aridimediante la messa a riposo di semi-nativi;

f) le pratiche pastorali tradizionali evi-tando il sovrapascolo;

g) le pratiche pastorali tradizionali esten-sive.

5) ZPS caratterizzate dalla presenza dicolonie di uccelli mariniObblighi e divieti :a) è fatto obbligo alle autorità compe-

tenti di segnalare le colonie riprodutti-ve delle seguenti specie di uccellimarini, con particolare riferimento airelativi periodi di riproduzione: uccellodelle tempeste (Hydrobates pelagi-cus) 15 marzo-30 settembre; maran-gone dal ciuffo (Phalacrocorax aristo-telis) 1 gennaio -1 maggio; falco dellaregina (Falco eleonorae) 15 giugno-31ottobre; gabbiano corso (Larus audo-uinii) 15 aprile-15 luglio; berta mag-giore (Calonectris diomedea) e bertaminore (Puffinus yelkouan) 1 maggio –31 ottobre;

b) è fatto divieto di accesso per animalida compagnia entro un raggio di 100metri dalle colonie riproduttive delleseguenti specie di uccelli marini,durante i seguenti periodi di riprodu-zione: uccello delle tempeste (Hydro-bates pelagicus) 15 marzo-30 settem-

bre; marangone dal ciuffo (Phalacro-corax aristotelis) 1 gennaio -1 maggio;falco della regina (Falco eleonorae) 15giugno-31 ottobre; gabbiano corso(Larus audouinii) 15 aprile-15 luglio;berta maggiore (Calonectris diome-dea) e berta minore (Puffinus yelko-uan) 1 maggio – 31 ottobre;

c) è fatto divieto di avvicinamentomediante elicotteri, deltaplani, para-pendii e mezzi aeromobili in genere, diarrampicata libera o attrezzata, di atti-vità speleologiche, entro un raggio di500 mt dalle colonie riproduttive delleseguenti specie di uccelli marini,durante i seguenti periodi di riprodu-zione e se non per scopo di studio edi ricerca scientifica espressamenteautorizzati dalla struttura regionalecompetente in materia di Natura2000: uccello delle tempeste (Hydro-bates pelagicus) 15 marzo-30 settem-bre; marangone dal ciuffo (Phalacro-corax aristotelis) 1 gennaio -1 maggio;della regina (Falco eleonorae) 15 giu-gno-31 ottobre; gabbiano corso(Larus audouinii) 15 aprile-15 luglio;berta maggiore (Calonectris diome-dea) e berta minore (Puffinus yelko-uan) 1 maggio – 31 ottobre. Eventua-le deroga può essere rilasciata daparte della struttura regionale compe-tente in materia di Natura 2000;

d) è fatto obbligo di punti luce scherma-ti verso l’alto e verso il mare e di utiliz-zo di lampade ai vapori di sodio abassa pressione, per gli impianti diilluminazione esterna di nuova realiz-zazione o in manutenzione straordina-ria posti entro il raggio di 1 chilometrodalle colonie di nidificazione, e visibilida queste e dai tratti di mare antistan-ti, di uccello delle tempeste (Hydroba-tes pelagicus), berta maggiore (Calo-nectris diomedea) e berta minore(Puffinus yelkouan), salvo le necessitàdi illuminazione di approdi.

_LEGISLAZIONE 225

a) le attività agro-silvo-pastorali in gradodi mantenere una struttura disetaneadei soprassuoli e la presenza di radu-re e chiarie all’interno delle compaginiforestali;

b) la conservazione di prati e di areeaperte all’interno del bosco anche dimedia e piccola estensione e dipascoli ed aree agricole, anche astruttura complessa, nei pressi dellearee forestali;

c) il mantenimento degli elementi fore-stali di bosco non ceduato, anche diparcelle di ridotta estensione, neipressi di bacini idrici naturali e artifi-ciali e negli impluvi naturali;

d) il mantenimento ovvero la promozionedi una struttura, delle compagini fore-stali, caratterizzata dall’alternanza didiversi tipi di governo del bosco(ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaiadisetanea);

e) la conservazione del sottobosco;f) il mantenimento di una presenza ade-

guata di piante morte, annose odeperienti, utili alla nidificazione ovve-ro all’alimentazione dell’avifauna;

g) la gestione forestale che favoriscal’evoluzione all’alto fusto, la disetanei-tà e l’aumento della biomassa vegeta-le morta;

h) il mantenimento degli elementi foresta-li di bosco non ceduato, anche di par-celle di ridotta estensione, nei pressi dibacini idrici naturali e artificiali.

3) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti misti mediterraneiVanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la conservazione, la manutenzione e il

ripristino, senza rifacimento totale, deimuretti a secco esistenti e la realizza-zione di nuovi attraverso tecnichecostruttive tradizionali e manufatti inpietra;

b) la creazione di filari arborei-arbustivicon specie autoctone lungo i confinidegli appezzamenti coltivati;

c) la conservazione e il ripristino deglielementi naturali e seminaturali del-l’agroecosistema come siepi, filari,laghetti, boschetti, stagni;

d) la conservazione di una struttura dise-tanea dei soprassuoli e di aree aperteall’interno del bosco anche di media epiccola estensione e di pascoli edaree agricole, anche a struttura com-plessa, nei pressi delle aree forestali;

e) il mantenimento di una presenza ade-guata di piante morte, annose odeperienti, utili alla nidificazione ovve-ro all’alimentazione dell’avifauna;

f) il mantenimento degli elementi fore-stali di bosco non ceduato, anche diparcelle di ridotta estensione, neipressi di bacini idrici naturali e artifi-ciali e negli impluvi naturali;

g) il mantenimento ovvero la promozionedi una struttura delle compagini fore-stali caratterizzata dall’alternanza didiversi tipi di governo del bosco(ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaiadisetanea);

h) il controllo della vegetazione arbustivanei prati e pascoli aridi;

i) il ripristino di prati pascoli e prati aridia partire da seminativi in rotazione;

l) il ripristino di prati e pascoli mediantela messa a riposo dei seminativi;

m) la conservazione del sottobosco.

4) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti steppiciObblighi e divieti:a) è fatto divieto di irrigazione delle

superfici steppiche che non abbianogià avuto una destinazione agricola.

Vanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la conservazione ovvero il ripristino

224 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

ghezza superiore ai 5 metri, effettuatisolo su una delle due sponde in modoalternato nel tempo e nello spazio, alfine di garantire la permanenza dihabitat idonei a specie vegetali e ani-mali;

m) la creazione di isole e zone affiorantiidonee alla nidificazione in aree dovequesti elementi scarseggiano a causadi processi di erosione, subsidenza,mantenimento di alti livelli dell’acquain primavera;

n) il mantenimento di spiagge naturali edi aree non soggette a pulitura mec-canizzata tra gli stabilimenti balneari;

o) la conservazione ovvero il ripristino dielementi naturali tra gli stabilimentibalneari esistenti;

p) la trasformazione ad agricoltura biolo-gica nelle aree agricole esistenti con-tigue alle zone umide;

q) la realizzazione di sistemi per la fito-depurazione;

r) la gestione periodica degli ambiti dicanneto, da realizzarsi esclusivamen-te al di fuori del periodo di riproduzio-ne dell’avifauna, con sfalci finalizzatialla diversificazione strutturale, al rin-giovanimento, al mantenimento dispecchi d’acqua liberi, favorendo itagli a rotazione per parcelle ed evi-tando il taglio raso;

s) il ripristino di prati stabili, zone umidetemporanee o permanenti, l’amplia-mento di biotopi relitti gestiti perscopi esclusivamente ambientali, inparticolare nelle aree contigue a lagu-ne costiere, valli, torbiere, laghi trami-te la messa a riposo dei seminativi;

t) la conversione dei terreni adibiti apioppeto in boschi di latifoglie autoc-tone;

u) le colture a basso consumo idrico el’individuazione di fonti di approvvi-gionamento idrico, tra cui reflui depu-rati per tamponare le situazioni distress idrico estivo;

v) l’adozione, attraverso il meccanismodella certificazione ambientale, di pra-tiche ecocompatibili nella pioppicol-tura, tra cui il mantenimento dellavegetazione erbacea durante gli stadiavanzati di crescita del pioppeto, ilmantenimento di strisce non fresateanche durante le lavorazioni nei primianni di impianto, il mantenimento dipiccoli nuclei di alberi morti, annosi odeperienti.

7) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti fluvialiVanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la messa a riposo a lungo termine dei

seminativi, nonché la conversione deiterreni da pioppeto in boschi di latifo-glie autoctone o in praterie sfalciabili,per ampliare biotopi relitti e per crea-re zone umide gestite per scopiambientali all’interno delle golene;

b) la creazione e il mantenimento difasce tampone a vegetazione erbacea(spontanea o seminata) o arboreo-arbustiva di una certa ampiezza tra lezone coltivate e le zone umide;

c) la riduzione dei nitrati immessii nelleacque superficiali nell’ambito di attivi-tà agricole;

d) la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua;e) gli interventi di taglio della vegetazio-

ne, nei corsi d’acqua con alveo di lar-ghezza superiore ai 5 metri, effettuatisolo su una delle due sponde in modoalternato nel tempo e nello spazio, alfine di garantire la permanenza dihabitat idonei a specie vegetali e ani-mali;

f) la realizzazione di sistemi per la fito-depurazione;

g) la riduzione del carico e dei periodi dipascolo nelle aree golenali;

h) la gestione periodica degli ambiti dicanneto, da realizzarsi solamente al di

_LEGISLAZIONE 227

Vanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la sorveglianza alle colonie di uccelli

durante il periodo di riproduzione;b) l’adeguamento degli impianti esisten-

ti di illuminazione esterna posti entro ilraggio di 1 chilometro dalle colonie dinidificazione, e visibili da queste e daitratti di mare antistanti, di uccellodelle tempeste (Hydrobates pelagi-cus), berta maggiore (Calonectris dio-medea) e berta minore (Puffinus yel-kouan) secondo le indicazioni tecni-che sopra riportate;

c) l’incentivazione dell’utilizzazione didispositivi per accensione/spegni-mento automatico al passaggio dipersone/automezzi;

d) il controllo o l’eradicazione o dellepopolazioni di predatori alloctoni.

6) ZPS caratterizzate dalla presenza dizone umideObblighi e divieti:a) è fatto divieto di bonifica idraulica

delle zone umide naturali;b) l’apertura dell’attività venatoria relati-

vamente alle specie codone (Anasacuta), marzaiola (Anas querquedula),mestolone (Anas clypeata), alzavola(Anas crecca), canapiglia (Anas stre-pera), fischione (Anas penelope),moriglione (Aythya ferina), folaga (Fuli-ca atra), gallinella d’acqua (Gallinulachloropus), porciglione (Rallus aquati-cus), beccaccino (Gallinago gallina-go), beccaccia (Scolopax rusticola),frullino (Lymnocryptes minimus),pavoncella (Vanellus vanellus), germa-no reale (Anas platyrhynchos), è vieta-ta in data antecedente al 1 ottobre,fatte salve le specifiche restrizioniimposte dal calendario venatorio;

c) dovrà essere effettuato il monitorag-gio del livello idrico delle zone umide,in particolar modo durante la stagione

riproduttiva delle specie ornitiche pre-senti, al fine di evitare eccessivi sbal-zi del medesimo.

Vanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la riduzione dei nitrati immessi nelle

acque superficiali nell’ambito di attivi-tà agricole;

b) la messa a riposo a lungo termine deiseminativi, nonché la conversione deiterreni da pioppeto in boschi di latifo-glie autoctone o in praterie sfalciabilio per creare zone umide o per amplia-re biotopi relitti e gestiti per scopiambientali nelle aree contigue a lagu-ne costiere, valli, torbiere e laghi;

c) il mantenimento e la coltivazione eco-compatibile delle risaie nelle areeadiacenti alle zone umide;

d) l’incentivazione dei metodi di agricol-tura biologica;

e) la creazione e il mantenimento difasce tampone a vegetazione erbacea(spontanea o seminata) o arboreo-arbustiva di una certa ampiezza tra lezone coltivate e le zone umide;

f) la creazione di zone a diversa profon-dità d’acqua con argini e rive a ridottapendenza;

g) il mantenimento ovvero il ripristino delprofilo irregolare (con insenature eanfratti) dei contorni della zonaumida;

h) il mantenimento ovvero il ripristinodella vegetazione sommersa natanteed emersa e dei terreni circostantil’area umida;

i) il mantenimento dei cicli di circolazio-ne delle acque salate nelle salineabbandonate al fine di conservare glihabitat con acque e fanghi ipersalatiidonei per Limicoli, Sternidi e Fenicot-tero;

l) gli interventi di taglio delle vegetazio-ne, nei corsi d’acqua con alveo di lar-

226 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

tri di larghezza;m) l’agricoltura biologica e integrata;n) l’adozione, attraverso il meccanismo

della certificazione ambientale, di pra-tiche ecocompatibili nella pioppicol-tura, tra cui il mantenimento dellavegetazione erbacea durante gli stadiavanzati di crescita del pioppeto, ilmantenimento di strisce non fresateanche durante le lavorazioni nei primianni di impianto, il mantenimento dipiccoli nuclei di alberi morti, annosi odeperienti.

9) ZPS caratterizzate da presenza dicorridoi di migrazioneObblighi e divieti:a) divieto di apertura dell’attività venato-

ria in data antecedente al 1 ottobre,con l’eccezione della caccia agliungulati.

Vanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la conservazione delle aree aperte in

cui si creano le correnti termiche uti-lizzate dagli uccelli veleggiatori;

b) la sorveglianza durante il periodo dimigrazione.

10) ZPS caratterizzate dalla presenzadi valichi montani, isole e penisole rile-vanti per la migrazione dei passerifor-mi e di altre specie orniticheObblighi e divieti:a) divieto di apertura dell’attività venato-

ria in data antecedente all’1 ottobre,con l’eccezione della caccia agliungulati.

Vanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la riduzione dell’inquinamento luminoso.

_LEGISLAZIONE 229

fuori del periodo riproduttivo dell’avi-fauna, con sfalci finalizzati alla diversi-ficazione strutturale, al ringiovani-mento, al mantenimento di specchid’acqua liberi, favorendo i tagli a rota-zione per parcelle ed evitando il taglioraso;

i) il ripristino di prati stabili, zone umidetemporanee o permanenti, l’amplia-mento di biotopi relitti gestiti perscopi esclusivamente ambientali, inparticolare nelle aree contigue a lagu-ne costiere, valli, torbiere, laghi trami-te la messa a riposo dei seminativi;

l) la conversione dei terreni adibiti apioppeto in boschi di latifoglie autoc-tone;

m) l’adozione, attraverso il meccanismodella certificazione ambientale, di pra-tiche ecocompatibili nella pioppicol-tura, tra cui il mantenimento dellavegetazione erbacea durante gli stadiavanzati di crescita del pioppeto, ilmantenimento di strisce non fresateanche durante le lavorazioni nei primianni di impianto, il mantenimento dipiccoli nuclei di alberi morti, annosi odeperienti.

8) ZPS caratterizzate dalla presenza diambienti agricoliVanno favorite le attività finalizzate allaconservazione delle specie e degli habitattra le quali:a) la messa a riposo a lungo termine dei

seminativi per creare zone umide(temporanee e permanenti) e pratiarbustati gestiti esclusivamente per laflora e la fauna selvatica, in particola-re nelle aree contigue alle zone umidee il mantenimento (tramite correspon-sione di premi ovvero indennità) deiterreni precedentemente ritirati dallaproduzione dopo la scadenza delperiodo di impegno;

b) il mantenimento ovvero il ripristino dielementi di interesse ecologico e pae-

saggistico tra cui siepi, frangivento,arbusti, boschetti, residui di sistema-zioni agricole, vecchi frutteti e vigneti,maceri, laghetti;

c) il mantenimento ovvero la creazionedi margini o bordi dei campi, quantopiù ampi possibile, lasciati incolti,mantenuti a prato, o con essenzearboree e arbustive non trattati conprincipi chimici e sfalciati fuori dalperiodo compreso tra l’1 marzo e il 31agosto;

d) l’adozione dei sistemi di coltivazionedell’agricoltura biologica;

e) l’adozione di altri sistemi di riduzioneo controllo nell’uso dei prodotti chimi-ci in relazione: alle tipologie di prodot-ti a minore impatto e tossicità, alleepoche meno dannose per le specieselvatiche (autunno e inverno), allaprotezione delle aree di maggioreinteresse per i selvatici (ecotoni, bordidei campi, zone di vegetazione semi-naturale, eccetera);

f) il mantenimento quanto più a lungopossibile delle stoppie o dei residuicolturali prima delle lavorazioni delterreno;

g) l’adozione delle misure più efficaci perridurre gli impatti sulla fauna selvaticadelle operazioni di sfalcio dei foraggi(come sfalci, andanature, ranghinatu-re), di raccolta dei cereali e delle altrecolture di pieno campo (mietitrebbia-ture);

h) gli interventi di taglio delle vegetazio-ne, nei corsi d’acqua con alveo di lar-ghezza superiore ai 5 metri, effettuatisolo su una delle due sponde in modoalternato nel tempo e nello spazio, alfine di garantire la permanenza dihabitat idonei a specie vegetali e ani-mali;

i) la riduzione e controllo delle sostanzeinquinanti di origine agricola;

l) il mantenimento di bordi di campigestiti a prato per almeno 50 centime-

228 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

Si tenga presente che tutte gli importi espressi in lirenel presente testo normativo sono da considerarsitradotti anche in Euro ai sensi dell’art. 51 del D.Lgs n.213/1998 il quale, al punto 2 afferma che:<<A decor-rere dal 1^ gennaio 2002 ogni sanzione penale oamministrativa espressa in lire nelle vigenti disposizio-ni normative è tradotta in Euro secondo il tasso diconversione irrevocabilmente fissato ai sensi del Trat-tato>> (1 Euro = 1936,27 lire). Lo stesso articolo, alpunto 3, afferma che: <<Se l’operazione di conversio-ne prevista dal comma 2 produce un risultato espres-so anche con decimali, la cifra è arrotondata eliminan-do i decimali.>>

7. CONTATTI

ASSOCIAZIONI VENATORIEFEDERCACCIA Lazio - via Troilo il Grande, 11 - 00131 – RomaTel. 06-41230415; email: [email protected]

ARCICACCIA Lazio - largo Nino Franchellucci, 65 - 00155 RomaTel. 06-4063258; email: [email protected]

ENALCACCIA Lazio – via dei pioppi snc – 03020 Castro dei Volsci (FR)Tel. 338-7306245; email: [email protected]

ANUU MIGRATORISTI Lazio - via Dante Alighieri 44/b - 03039 Sora (FR)Tel. 0776-822044; email: [email protected]

A.N.L.C. Lazio - via Cavour, 183/b - 00184 RomaTel. 06-4885715; email: [email protected]

ITALCACCIA Lazio – via Marco Marulo, 143 – 00143 RomaTel. 338-9931392; email: [email protected]

E.P.S. Lazio – Salita San Nicola da Tolentino 1b – 00187 RomaTel. 06-92938622; email: [email protected]

REGIONI LIMITROFEREGIONE TOSCANA (Uff. Caccia) - via di Novoli 26 - 50127 FirenzeDr. Paolo Banti (Dirigente) - Tel. 055-4385481; email: [email protected]

REGIONE UMBRIA (Uff. Caccia) - via M. Angeloni, 61 - 06124 PerugiaDr. Roberto Berretta (Dirigente) - Tel. 075-5045030; email: [email protected]

REGIONE MARCHE (Uff. Caccia) – via Gentile da Fabriano, 6 – 60125 AnconaDr. Uriano Meconi (Dirigente) - Tel. 071-806.3738; email: [email protected]

REGIONE ABRUZZO (Uff. Caccia) – via Catullo n. 17 (3° piano), 65127 PescaraDr. Franco Recchia (Dirigente) - Tel. 085-7672821; email: [email protected]

REGIONE CAMPANIA (Uff. Caccia) – Centro Dir.le Isola A6 - Via G.Porzio - 80143 NapoliDr.ssa Daniela Lombardo (Dirigente) - Tel. 081-7967748; email: [email protected]

REGIONE MOLISE (Uff. Caccia) - C.da Colle delle Api, Z.na Industriale - 86100 CampobassoDr. Francioni Antonio - Tel. 0874-314700; email: [email protected]

_CONTATTI 233

REGIONE LAZIODirezione Regionale AgricolturaArea Caccia, Pesca, Multifunzionalità e Attività connesse all’agricoltura.via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 - 00145 Roma

- Mario Cennerilli (Dirigente): Tel. 06-51683520; Fax: 06-51683130; email: [email protected]

- Bruno Petrucci: Tel. 06-51683446; email: [email protected] - Fabio Ferretti: Tel. 06-51685384; email: [email protected]

Direzione Regionale AmbienteArea Conservazione Natura e Foresteviale del Tintoretto, 432 - 00142 Roma

- Dr. Duccio Centili - Tel. 06-51689181; email: [email protected] - Dr. Marco Caporioni - Tel. 06-51689174; email: [email protected]

PROVINCEA.P. Viterbo (Uff. Caccia) – via Saffi, 49 – 01100 Viterbo Dr.ssa Mara Ciambella (Dirigente) - Tel. 0761-313253; email: [email protected]

A.P. Rieti (Uff. Caccia) – via Salaria, 3 – 02100 RietiDr.ssa Lorella Beccarini (Dirigente) - Tel. 0746-285726; email: [email protected]

A.P. Roma (Uff. Caccia) - via Tiburtina, 695 - 00159 RomaDott. Ennio Tanga (Dirigente) - Tel. 06-67663435; email: [email protected]

A.P. Latina (Uff. Caccia) – via Don Giovanni Minzoni, 9 – 04100 LatinaDott. Giancarlo Siddera (Dirigente) - Tel. 0773-401428; email: [email protected]

A.P. Frosinone (Uff. Caccia) - via Brighindi snc – 03100 FrosinoneDr. Giovanni Ruffini (Dirigente) - Tel. 0775-219489/35; email: [email protected]

232 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA DEL LAZIO(A.T.C.)A.T.C. VT 1 – via Cavour, 12 – 01100 ViterboTel. 0761-313704; email: [email protected]

A.T.C. VT 2 – via Cavour, 14 – 01100 ViterboTel. 0761-303140; email: [email protected]

A.T.C. RI 1 – viale dei Flavi, 16 - 02100 RietiTel. 0746-251625; email: [email protected]

A.T.C. RI 2 – viale dell’elettronica, snc – 02100 RietiTel. 0746-251208; email: [email protected]

A.T.C. RM 1 e A.T.C. RM 2 – c/o Servizio Caccia e Pesca dell’Amm.ne Prov.le diRoma – via Tiburtina, 695 – 00159 RomaTel. 06-67663409/07; email: [email protected];[email protected]

A.T.C. LT 1 - via Villafranca, 2 – (3° piano, scala f) c/o LEGACOOP - 04100 LatinaTel. 0773-661662; email: [email protected]

A.T.C. LT 2 – corso Vittorio Emanuele, 10 – 04020 Monte San Biagio (LT)Tel. 0771-567001; email: [email protected]

A.T.C. FR 1 – via America Latina, 8 – 03100 FrosinoneTel. 0775-859406; email: [email protected]

A.T.C. FR 2 – via America Latina, 8 – 03100 FrosinoneTel. 0775-855295; email: [email protected]

A.T.C. FR 2 (Sede decentrata di Cassino) – via Cimarosa – 03043 Cassino (FR)Tel. 0776-270608; email: [email protected]

NUMERI UTILICorpo Forestale dello Stato (Numero Unico di emergenza Ambientale): 1515Polizia di Stato: 113Carabinieri: 112Vigili del Fuoco: 115Emergenza Sanitaria: 118Polizia provinciale di Viterbo - Tel. 0761-341074 Polizia provinciale di Rieti - Tel. 0746-220901Polizia provinciale di Roma - Tel. 06-67665311

234 _GUIDA ALL’ATTIVITÀ VENATORIA NEL LAZIO

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ASSESSORATO ALLE POLITICHE AGRICOLE EVALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI

Guidaall’attività venatoria nel Lazio

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