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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 49 dicembre 2011 Mensile d’informazione d’arte n curiosART: Chi ha ideato l’aspetto di Babbo Natale? n in mostra: Pittura rivoluzionaria o dei rivoluzionari? n Musica: L’Effetto Mozart può cambiare la nostra vita? n Dedicato a… Gli orientalisti al Chiostro del Bramante Yoko d’Holbachie, “Alien bee girl”

Occhio all'Arte (dicembre 2011)

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rivista culturale

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 49 dicembre 2011

Mensile d’informazione d’arte

ncuriosART: Chi ha ideato l’aspetto di Babbo Natale?

nin mostra:Pittura rivoluzionaria o dei rivoluzionari?

nMusica:L’Effetto Mozart può cambiare la nostra vita?

nDedicato a…Gli orientalisti al Chiostro del Bramante

Yoko d’Holbachie, “Alien bee girl”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso,

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Simone

Giordeanella, Marilena Parrino

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioAuguri a:PsicoSofia

Bookcrossing, libri che viaggiano per il mondoTanti auguri Giacomo Manzù

Ardea, la città dei RutuliIntervista mediterranea con Maya Zankoul

“American beauty”Gli orientalisti al Chiostro del Bramante

Le angolazioni speculative di Aleksandr RodcenkoYoko d’Holbachie a Roma

Takashi Murakam: the anime revolutionChi ha ideato l’aspetto di Babbo Natale?

JoJo no kimyo na boken“La cattedrale del mare” di Ildefonso Falcones

Dieci piccoli indianiI rischi idrogeologici in Italia

Sul filo di chinaTunisia, prima del gelsomino

n

Auguri a:

•••

E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• George Seurat (2 dicembre 1859)• Otto Dix (2 dicembre 1891)• Vasilij Vasil’evič Kandinskij (4 dicembre

1866)• Bruce Nauman (6 dicembre 1941)• Gian Lorenzo Bernini (7 dicembre 1598)• Antonio Leόn Ortega (7 dicembre 1907)• Luigi Nono (8 dicembre 1950)• Aristide Maillol (8 dicembre 1861)• Lucian Freud (8 dicembre 1922)• Eugène Antoine Durenne (11 dicembre

1860)• Edvard Munch (12 dicembre 1863)• Helen Frankenthaler (12 dicembre 1928)

• Diego Rivera (13 dicembre 1886)• Antoni Tàpies (13 dicembre 1923)• Edward Ruscha (16 dicembre 1937)• Alighiero Boetti (16 dicembre 1940)• Paul Klee (18 dicembre 1879)• Antonio Ligabue (18 dicembre 1899)• Mimmo Paladino (18 dicembre 1948)• Masaccio (21 dicembre 1401)• Max Bill (22 dicembre 1908)• Giacomo Manzù (22 dicembre 1908)• Jean-Michel Basquiat (22 dicembre 1960)• Louise Bourgeois (25 dicembre 1911)• Renato Guttuso (26 dicembre 1911)

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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3La ghiandaia Il Colosseo

in mostran

di Pina Farina

PsicoSofiaPercorsi di conoscenza psicologica e filosofica con “Arte Mediterranea”

Semplice, divertente, utile, culturale, insomma il bookcrossing ha solo lati positivi. Cos’è? È uno scambio di libri, ma la particolarità è nel metodo: i libri infatti non

sono scambiati di persona ma vengono liberati nell’ambiente, urbano o selvaggio che sia, sul sedile di un treno come in un rifugio tra le montagne. L’idea non è proprio nuovissima, visto che a quanto pare il filosofo greco Teofrasto nel III secolo a.C. chiudeva dei testi in bottiglie che poi lasciava nel mare, ma con l’aiuto di internet oggi abbiamo la prova concreta di quanto sia efficace questo sistema per far arrivare la cultura a tutti, anche a chi normalmente non potrebbe permettersela. Dal 2001 infatti bookcrossing è anche un sito internet dove i libri che vengono liberati, se dotati dell’adesivo del logo BC (da Book Crossing appunto) contenente il codice di riconoscimento, possono essere rintracciati in ogni momento sul sito internet. Perché il sistema funzioni ovviamente chi trova, o lascia, il libro deve segnalare sul sito il codice di riconoscimento e il luogo in questione. Così col passare degli anni si è potuto assistere a libri lasciati a Parigi che si sono ritrovati a New York dopo qualche mese, alla portata di tutti. Gli iscritti al sito sono in continuo aumento, solo in Italia decine di migliaia, nel mondo quasi un milione, per oltre cinque milioni di libri che viaggiano per il pianeta alla ricerca di qualcuno che li voglia leggere. Quindi se avete qualche libro di troppo regalatelo al mondo, se lo prenderà solo chi avrà veramente voglia di leggerlo.

Bookcrossing, libri che viaggiano per il mondoLo trovi, lo leggi e lo lasci dove vuoi tudi Luca Deias

Ritorna Psicosofia, il percorso di conoscenza psicologica e filosofica promosso dall’Associazione “Arte Mediterra-nea” di Aprilia. Anche quest’anno di sabato, per favorire

la frequenza di coloro che, sempre più numerosi, chiedono spazi di riflessione e approfondimento sulle problematiche che investono la psiche e lo spirito. Venti ore di ascolto, indagine riflessiva e confronto sul senso della vita, l’amore, l’intelligenza, l’etica, il sogno, il ruolo consapevole del genitore e le infinite paure che rendono fragile la nostra esistenza. Piccoli assag-gi di sapienza che scaturiscono dagli autori più rappresenta-tivi della filosofia e della psicologia di tutti i tempi: Platone, Hegel, Freud, Jung, S.Agostino, Plotino fino a quelli più vicini al nostro tempo come Goleman, Heidegger, Bauman, Morin. Oggi, tempo definito decadente, questa rapida discesa assume i connotati linguistici dell’ ansia, dell’angoscia, dello stress. In-sicurezze (di carattere professionale, sociale, politico, affettivo) che generano paura e incertezza. Riaffiorano pertanto (e per fortuna) le ataviche domande: chi sono? Dove vado? Cosa mi sta accadendo? Perché? Si fa necessaria l’urgenza di riempire un vuoto, un non-senso, o quanto meno dargli un nome. Psicosofia nasce, dunque, dal bisogno urgente di fare luce su ciò che accade intorno ma soprattutto dentro, in quel mondo

oscuro e sempre più sommerso che grida per farsi spazio: la psiche e l’anima. Il corso è patrocinato dall’Assessorato alla Cultura e alla Pubbli-ca Istruzione di Aprilia e gli incontri, anche quest’anno, saranno curati dalle Prof.sse Rossana Gabrieli, docente-psicologa e Pina Farina docente, entrambe scrittrici e giornaliste. Psicosofia sarà inoltre presente in Biblioteca Comunale (Sala Ragazzi) sabato 17 gennaio alle ore 16,30 con la proiezione del film “Socrate” di Roberto Rossellini.L’iniziativa nasce in collaborazione con l’Associazione Arte Med-iterranea di Aprilia dove avranno luogo gli incontri e che grazie al suo lungo ed instancabile impegno artistico ad Aprilia, costi-tuisce già una prima risposta creativa al disagio che affligge la realtà contemporanea.

Per iscrizioni e ulteriori informazioni rivolgersi a: Associazione Arte Mediterranea, via dei Peri 45. Tel. 3471748542 o direttamente:Pina Farina, 3284615887, [email protected] – facebook Rossana Gabrieli, 3409823318, [email protected], [email protected]

Castrum Inui – Ardea (Rm)

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Tanti auguri Giacomo Manzù“La luce, quando si lavora, viene dalle mani” di Stefania Servillo

buon compleanno a:n

G Giacomo Manzù, pseudonimo di Giacomo Manzoni, compie questo mese 103 anni. Artista spesso non sufficientemente ricordato, è stato uno dei maggiori

esponenti della scultura italiana del ‘900; il suo stile, né scioccante né rivoluzionario nella trattazione delle tecniche e nell’approccio alla materia, possiede proprio in questi tratti il suo punto di forza che gli ha valso numerosi premi (Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte -1981, ad esempio) e partecipazioni ad esposizioni di rilievo (Triennale di Milano – 1933 e la Quadriennale di Roma – 1943 per citarne due). È da sottolineare come questo modo d’avvicinarsi alla materia non sia priva di grandi fascinazioni dovute soprattutto alla sapiente trattazioni di pieni e vuoti, di giochi di linee e panneggi articolati in movimenti ritmici che sembrano scandire lo spazio circostante come fossero il nucleo centrale d’una musica leggera, soave e comunque sinuosa e sensuale che si espande.Di particolare importanza, sono i bassorilievi in bronzo dedicati alla vita di Gesù che, metaforicamente si riallacciano alle brutture della guerra e criticano aspramente il regime fascista; l’importanza di questi lavori, che iniziano a prender vita nel 1939, diverrà evidente per le reazioni provocate dalla loro esposizione, tenutasi nel 1942, dove proteste indignate si leveranno non soltanto dalle varie fazioni politiche ma soprattutto delle potenze ecclesiastiche. Medesime reazioni si ebbero nel caso del ciclo dei Cardinali realizzate nello stesso periodo delle opere citate precedentemente, questa

volta si tratta di ieratiche immagini piramidali.La forte laicità di Manzù trova finalmente modo di divincolarsi dalle pesanti maglie della società dell’epoca incanalandosi nella Porta della Morte per San Pietro a Roma cui lavorò tra il ’52 e il ’64.Sebbene la sua principale attività sia stata quella di sculture le sue opere spaziano in vari ambiti che vanno da disegno e pittura sino alla scenografia. La professione di scenografo lo impegnerà a partire dagli anni ’60, creando per nomi del calibro di Giuseppe Verdi, Richard Wagner, Claude Debussy e Igor Stravinskij. Di particolare rilievo è il Museo Manzù, situato ad Ardea dove sono presenti molti lavori dell’artista che a partire dal 1964 va a vivere in una villa nella località di Campo del Fico nel comune di Aprilia.Tra i luoghi italiani in cui è possibile ammirare le opere di Giacomo Manzù: Ardea, Museo Manzù; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Musei Vaticani. Mentre tra quelli stranieri possiamo citare: Tokyo, National Museum; Londra, Tate Gallery; Mosca, Museo Nazionale di Belle Arti; New York, Museum of Modern Art e sempre a New York, Guggenheim Museum.

Giacomo Manzù, “Tebe distesa nel grande ovale” 1985

Giacomo Manzù, “Tebe in costume”, Montecarlo

Giacomo Manzù, “Grande cardinale seduto”, bronzo

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archeologian

di Luigia Piacentini

Ardea, la città dei RutuliUna città nata molto prima di Roma e che nasconde una storia tutta da scoprire

“Turno muore. Ardea cade con lui, città fiorente finché visse il suo re. Morto Turno, il fuoco dei Troiani la invade e le sue torri brucia e le dorate travi. Ma, poi che

tutto crollò disfatto ed arso, dal mezzo delle macerie un uccello, visto allora per la prima volta, si alza in volo improvvisamente e battendo le ali, si scuote di dosso la cenere. Il suo grido, le sue ali di color cenere, la sua magrezza, tutto ricorda la città distrutta dai nemici. Ed infatti, d’Ardea il nome ancor gli resta. Con le penne del suo uccello Ardea piange la sua sorte”. Così Ovidio nelle Metamorfosi (libro XV) ricorda la distruzione di Ardea da parte di Enea, il glorioso eroe troiano sbarcato sulle coste del Lazio che vinse sul re rutulo Turno (tutto ciò da collocare tra il 1300-1200 a.C. quindi ben prima della fondazione di Roma che si data al 753 a.C.). I rutuli erano una popolazione che abitava l’Italia preromana ed era stanziata sulle coste del Lazio (Antium, Satricum e Lavinium) ed aveva il suo punto focale nella città di Ardea; la loro origine è incerta e in molti li ritengono affini agli Etruschi. Questa zona fu abitata sin dal Paleolitico e durante l’età del ferro (1200-1000 a.C.) l’insediamento era composto da tre villaggi di capanne. Nel VII a.C. lo sviluppo della città arriva all’apice sia dal punto di vista commerciale che urbano; alla foce del fiume Incastro (emissario del lago di Nemi) viene costruito un porto-canale (Castrum Inui) che la leggenda

riconduce al nipote di Enea, Latino Silvio. Gli scavi archeologici hanno messo in luce un insediamento ben organizzato, dotato di cisterne per la raccolta delle acque piovane e per l’utilizzo delle terme, anch’esse ritrovate. Attraverso vari elementi datanti si può circoscrivere il periodo di vita della cittadina tra il IV-III a.C. ed il III d.C.. In un momento difficile da precisare, il territorio viene abbandonato ed è probabile che sia avvenuto per una calamità naturale come un maremoto. L’inesistenza di corpi ed oggetti della vita quotidiana fa pensare ad una tragedia, per quanto possibile, attesa o comunque che sia avvenuta in un lasso di tempo che abbia permesso agli abitanti di abbandonare l’insediamento. Altri resti affiorano nella città di oggi come i resti di un tempio arcaico (VI-V a.C.), una villa romana, un tempio di grandi dimensioni (forse dedicato a Giunone Regina), i resti di un altro tempio in località Civitavecchia e un santuario pagano sotterraneo (II a.C.). Si hanno poi nuove testimonianze durante il Medioevo con l’Arco della Porta, la Chiesa di San Pietro Apostolo e la Chiesa di Santa Marina (XII secolo) poi con il palazzo Sforza Cesarini (costruito dalla famiglia Colonna) si arriva al XV secolo e nello stesso periodo il mare di Ardea venne fortificato con torri d’avvistamento e difesa per la comparsa nei mari dei turchi. Insomma una città che può vantare una storia davvero millenaria e strappare lo scettro a Roma di città più antica del Lazio.

Castrum Inui – Ardea (Rm)

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l’intervistan

di Luca Deias

Intervista mediterranea con Maya ZankoulFumetti per comunicare, con se stessi e con il resto del mondo

Questo mese Arte Mediterranea ha intervistato, via mail, una fumettista che lavora guardando il nostro stesso mare, il Mediterraneo, ma lo osserva da un altro punto

di vista: da Beirut, in Libano. L’artista in questione, ormai seguita via internet da migliaia di persone in Libano e nel mondo, è Maya Zankoul (mayazankoul.com è il suo blog, in fondo alla pagina si possono trovare i fumetti). Cosa ha di speciale? Che attraverso questi semplici fumetti parla dei problemi, più o meno gravi, del suo paese e, traducendoli in inglese, si rivolge al mondo intero cercando di farci capire che il medio oriente non è tutto uguale, parlandoci di un Libano dove una giovane donna come lei ha la totale libertà di parola e dove, attraverso l’arte, si può sperare di migliorare un paese. Ma lasciamo che sia lei, la giovane artista mediterranea, a parlare di se:Luca: Ciao Maya, innanzitutto parlaci del tuo paese. Cosa ami e cosa odi del Libano?Maya: Vi ringrazio per le vostre belle domande, è stato veramente un piacere rispondervi. Del Libano amo la varietà dei paesaggi, dal mare alle montagne, la cucina e la ricchezza storica e culturale. Siamo un paese così piccolo ma enorme nella sua diversità, si possono trovare 18 religioni differenti (principalmente cristiani - sia cattolici che ortodossi - e islamici - sia sunniti che sciiti) che, ad eccezione di alcuni incidenti avvenuti in passato, sono in grado di

coesistere tutte insieme. Ciò che odio sono i politici che non sanno apprezzare il valore del paese e lo rovinano con lotte interne e corruzione.Luca: Che ruolo gioca l’arte per cambiare un paese e il suo popolo? Tu ti consideri un’artista?Maya: Non mi sono mai considerata un’artista, ma solo una graphic designer che ama disegnare! Alcuni mi ritengono un’artista, per me è un gran complimento. Io credo fermamente che l’arte possa cambiare la mentalità delle persone, gli fa vedere certe situazioni da punti di vista differenti, e gli apre la mente. Questo è il primo passo da fare per cambiare e migliorare.Luca: Perché scrivi fumetti? Per quale motivo hai cominciato a farlo e cosa è cambiato da quando hai iniziato a farlo?Maya: La realtà è dura, la vita è difficile, non condivido molte delle leggi che esistono qui, mancano molte infrastrutture e siamo arretrati per quanto riguarda i mezzi di comunicazione come internet, così ho cominciato a disegnare per tirar fuori la frustrazione. In realtà da quando ho cominciato a farlo non è cambiato molto, ma so di aver portato il sorriso a qualcuno, e alcune persone hanno cominciato a vedere le cose da prospettive differenti.Luca: Cosa ne pensa la gente dei tuoi fumetti? E le autorità che ne pensano? C’è censura in Libano?Maya: No, in Libano siamo liberi di dire ciò che pensiamo. Dai miei compaesani ho ricevuto molti commenti positivi, gli europei invece nei miei fumetti hanno scoperto un Libano che non immaginavano nemmeno, diverso da quello che i media gli mostrano. Hanno scoperto un Libano certamente caotico ma dove si può vivere in piena libertà, donne comprese, diversamente dal resto del mondo arabo.Per concludere affermiamo che l’arte, se libera di esprimersi, può aprire efficacemente la mente delle persone, compresa la nostra, che adesso sa qualcosa di più sull’arte mediterranea.

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cineman

di Greta Marchese

“American beauty”“Mai sottovalutare il potere della negazione”

“M i chiamo Lester Burnham. Questo è il mio quartiere, questa è la mia strada, questa è la mia vita. Ho quarantadue anni, fra meno

di un anno... sarò morto. Naturalmente io questo ancora non lo so. E in un certo senso sono già morto.”Esordisce la voce fuori campo di Kevin Spacey (per l’occasione Lester Burnham) nella prima sequenza del film, sorvolando strade, case e alberi di un quartiere qualunque, in una città qualunque, anticipando a tinte fosche l’esodo tragico di una famiglia americana qualunque.E’ infatti una spietata rappresentazione, a tratti tragicomica, della staticità sociale e culturale di una comune famiglia americana la vera protagonista del racconto, incentrato sull’infelice vicenda di un padre di famiglia. Lester è un impiegato frustrato, stanco e in piena crisi di mezza età, succube della moglie in carriera.Carolyn (Annette Bening) è infatti la tipica moglie americana ossessionata dal lavoro e dalla sfrenata ambizione di sfondare nel settore immobiliare perennemente sull’orlo di un esaurimento nervoso; poi c’è Jane, la figlia (Thora Birch), definita dal padre “un’adolescente abbastanza tipica: arrabbiata, insicura, confusa” che a malapena gli rivolge la parola; “Jany” che lo ama e lo odia, che lo definisce “immaturo”, convinta della sua incapacità di gestire la situazione familiare quanto quella di farle

da padre. Lo stesso padre che vorrebbe dirle che “Tutto passerà”, ma non ci riesce, perché non trova le parole, o semplicemente perchè non sa farlo. Sa che Jane una volta adulta dovrà fare i conti con i suoi stessi problemi: aspettative, progetti e delusioni, in tre parole: con la vita; e l’incomunicabilità regna sovrana.Ma cosa fa concretamente Lester Burnham per cambiare questa situazione?Niente.Gli anni d’oro dei Burnham sono dunque già passati, per madre e figlia Lester non è altro che “un colossale perdente”, ma due eventi fondamentali intervengono a sconvolgere la vita del protagonista quanto la diegesi del film.La cotta di Lester per l’attraente biondina compagna di scuola della figlia, Angela (Mena Suvari), che trasforma il nostro protagonista in un più moderno Hambert Hambert di lolitiana memoria, e il suo rapporto d’amicizia con Ricky (Wes Bentley), giovane quanto geniale pusher vicino di casa (del quale, tra l’altro, si innamora Jane). Ricky, aspirante filmmaker, a sua volta protagonista di un’altra tacita ribellione familiare nonché vittima di un padre marine e filonazista, sembra essere l’unico in grado di percepire il valore della realtà ed apprezzarne la bellezza intrinseca.Ecco svelato l’intreccio del film, in cui la disperata fuga dalla realtà del protagonista altro non è che l’ultimo singulto prima della fine del suo piccolo mondo.Le solitarie fantasie erotiche sulla bella Angela ed i Pink Floyd a fare da sfondo alle trasgressive serate a base di marijuana in compagnia del giovane vicino non bastano per ringiovanire, per evadere dall’oppressione quotidiana.Il cambiamento radicale e improvviso di Lester e l’illusione di essersi ribellato a qualcosa di estremamente opprimente dureranno ben poco, conducendo il protagonista ad un tragico finale, figlio di un fatale equivoco e di una vita di insoddisfazioni.Nonostante Il film tocchi e colpisca temi su cui si fonda la società americana, dissacrata nei suoi valori più tradizionali, il monologo finale ai confini della realtà di American Beauty non da risposte e non fa domande, ma non si sottrae alla verità.Tema centrale e intento del film è cogliere la bellezza che trascende l’apparenza, a cui molti, tranne pochi, sembrano cedere.Da notare il ricorrere frequente delle rose rosse, simbolo della passione, che accompagnano i protagonisti; e delle quali il titolo stesso del film richiama una particolare varietà.Per questo e molto altro American Beauty, film del 1999 diretto da Sam Mendes, scritto da Alan Ball è risultato vincitore di ben 5 premi Oscar.

Eleonora
Highlight
spazio
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di Maria Chiara Lorenti

Gli orientalisti al Chiostro del BramanteMistero, avventura ed erotismo nei pittori dell’800 italiano

Secondo un recente studio dell’University College di Londra, davanti ad un’opera d’arte il cervello, più specificatamente la corteccia orbito-frontale, aumenterebbe la produzione di

dopamina, accrescendo la percezione del piacere, processo che si attiva durante l’innamoramento, quindi la visita ad un museo, ad una mostra, combatte la depressione ed abbatte la malinconia, lasciandoci una sensazione di benessere che fa bene alla mente ed al cuore. La mostra sugli “Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’Ottocento italiano” in esposizione al Chiostro del Bramante, intende illustrare l’esodo verso il nord Africa, che infiammò gli animi degli artisti nella metà del secolo, favoriti dall’apertura del canale di Suez, che tanto clamore suscitò in occidente. L’esposizione, divisa in cinque sezioni, i deserti, le città, gli incontri, le odalische e la messa in scena all’orientale, ci induce ad un viaggio virtuale attraverso i deserti, a cavallo o a dorso di cammello, introducendoci a quella vita nomade dove le carovane erano il solo mezzo di trasporto e dove le tende ed i bivacchi sostituivano gli alberghi, facendoci rivivere quelle

esperienze che ispirarono i protagonisti della mostra. “Ci trovammo avanti a uno spettacolo stupendo. Trecento cavalieri vestiti di mille colori, sparpagliati in un grandioso disordine, ci venivan incontro a briglia sciolta coi fucili nel pugno, come se si slanciassero all’assalto di un reggimento.” Questa scena riportata da De Amicis nei suoi appunti di viaggio, al seguito di un delegazione diplomatica dove era cronista, è sapientemente dipinta da Stefano Ussi nelle tele “Fantasia araba” e nel “Il figlio Governatore Ben Anda con la scorta d’onore” che, insieme a Cesare Biseo, realizza le illustrazioni per il libro Marocco. Dalle infuocate distese di sabbia si arriva alle città, dove assolati paesaggi urbani lasciano il posto a fresche fontane e misteriosi harem.“Kuchuk ci balla la danza dell’ape. Kuchuk si è spogliata ballando. Quando si è nudi, si tiene solo un fisciù con cui si fa il gesto di nascondersi e si fa il gesto di gettar via il fisciù; ecco in che consiste l’ape”, così Flaubert descriveva l’arte seduttiva di uno dei balli orientali, visivamente rappresentato nella grande tela di Vincenzo Marinelli che ne“Il ballo dell’ape nell’harem”, propone

Francesco Netti, “Odalisca”, 1884-1885, particolare

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dedicato an

un’interpretazione magistrale delle due odalische che, con movenze sinuose e sensuali, si oppongono, a dorso nudo, una bianca l’altra nera, suonando i cimbali, mentre una cinquantina di donne, languidamente assise sulla gradinata del gineceo, circondano il sultano, unica figura maschile, loro signore e padrone. La forte sensualità espressa dagli abiti, dagli ornamenti, ma soprattutto dagli atteggiamenti di quelle donne così segregate e celate in pubblico e così libere e spregiudicate in privato, si contrapponeva alle europee, chiuse in un atteggiamento che mortificava il fisico, con abbigliamenti castigati, creati appositamente per nascondere le forme, tra corsetti, busti e crinoline, mentre le orientali impersonavano il sogno proibito, un paradiso di membra mollemente adagiate su preziosi cuscini di seta cangiante, di pallidi seni intravisti tra le vesti discinte di bellissime cortigiane e di sguardi languidi ed ammalianti, profondi e malinconicamente intimi. Il paragone è schiacciante, la bilancia pende prepotentemente in favore di questi fiori esotici che, forieri di frutti maturi, promettono

mille voluttà. Tutto ciò scatena un interesse preponderante negli ambienti letterari ed artistici dell’Europa ottocentesca, dove chi può parte all’avventura verso questo mondo alieno, ma affascinante e suggestivo, tornando con numerose testimonianze documentate da foto, disegni ed appunti di viaggio a cui attingeranno bramosi coloro che l’hanno solo sognato.Il Chiostro del Bramante ospiterà la mostra sino al 22 gennaio 2012, peccato però che qualche carenza in questo allestimento espositivo vi è stata. Il visitatore che si appresta alla biglietteria non trova più quel dépliant illustrativo che solitamente aiuta il neofita ad orientarsi prima di intraprendere l’iter della mostra, poi a metà percorso abitualmente vi era un ulteriore apporto audiovisivo che documentava il periodo storico e la vita in rapporto alla loro arte dei protagonisti che ora manca, in ultimo alcuni spazi sono stati chiusi, per non parlare del catalogo in forma ridotta, insomma l’offerta in base al corrispettivo richiesto non è la stessa delle mostre precedenti, né di quelle di altri poli museali della capitale.

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RRodcenko (1891-1956) visse in un periodo storico connotato da eventi dolorosi da una parte e, dall’altra, da vivaci dibattiti culturali, da un vitalismo

progressista teso a creare quello che, nei paesi sovietici, sarà definito “radioso avvenire”. Protagonista del rinnovamento culturale che caratterizzò la Russia nei primi decenni del 1900, aprì nuovi percorsi creativi ogni volta che comunicò la sua poetica attraverso un linguaggio artistico diverso, poiché ogni sua produzione era frutto di sperimentazione e ricerca. Come pittore, dopo alcune esperienze futuriste e cubiste, approdò alla purezza della pittura astratta che ben presto abbandonerà, in sintonia con i dettami dell’ideologia socialista che la considerava arte borghese, aderendo al costruttivismo, movimento avanguardistico di matrice socialista. Esso propugnava un’arte utile alla causa politica, semplice nella comprensione e che doveva comunicare la bellezza di tutto ciò che era moderno, usando linguaggi altrettanto moderni. Pur rimanendo forte fautore del socialismo, l’adesione di Rodcenko a tale movimento fu, però, sempre molto soggettiva, giacché non rinunciò mai ad essere autonomo e libero pensatore, originale interprete del mondo che lo circondava, attento osservatore di ogni singolo individuo; per tali motivi venne sempre osteggiato dai suoi governanti. Nella mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino all’otto gennaio, sono presenti 300 lavori dell’artista tra fotomontaggi, ritratti, scatti che hanno catturato il dinamismo del circo, della città e dei suoi abitanti. Le immagini, essenzialmente in bianco e nero sono collocate su pareti grigie e rosse, che ne esaltano il fascino e l’unicità’ dello stile e del lessico fotografico. Di grande impatto emozionale sono i ritratti esposti nella mostra, perché esaltano la sensibilità introspettiva del grande maestro, che lascia liberi i suoi personaggi di muoversi e di assumere le pose più spontanee, per coglierne la vera essenza. Magnetico è il ritratto del poeta Majakovskij: dallo sguardo accigliato, pensieroso, avulso dalla realtà circostante, sembra emergere quel “male di vivere” che condizionerà la sua esistenza e lo condurrà al suicidio. Dolcissima è l’immagine dell’anziana genitrice

compenetrata nella lettura, atto importante che può e deve compiere anche se contadina, in “Ritratto di madre”. Una simbiosi mistica tra il musicista i il suo strumento, un’atmosfera irreale penetrata dal suono di una tromba’ rende indimenticabile Il “Pioniere trombettista”. Più che i ritratti, però, sono “Gli angoli alla R” che ne hanno esaltato la singolarità e l’unicità nel fotografare gli spazi esterni, la città nel suo modernismo dinamico ed in tutte le sue sfaccettature, utilizzando inquadrature dall’alto, dal basso, lunghe abbinate a primi piani molto dettagliati, di sbieco. “Gradinata” sembra rappresentare un “pentagramma” e “Balconi” la “tastiera” di un pianoforte; le parate militari non vengono rappresentate come una successione ordinata di blocchi di uomini inquadrati, ma come forme geometriche che occupano disordinatamente lo spazio visivo, simile ad una composizione futurista; l’atleta della “Tuffatrice” sembra una farfalla perché ripresa dall’alto e non come fanno i fotografi normalmente, dagli spalti.

Della costruzione delle imponenti infrastrutture, orgoglio del regime, coglie non solo la grandiosità dell’opera, ma anche la fatica dell’uomo.

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Le angolazioni speculative di Aleksandr RodcenkoPrima russo, poi sovietico: sempre libero pensatore, fonte del linguaggio fotografico moderno

Filippino Lippi, “Adorazione del bambino”, 1477 circa

fotografian

“Collage”

“Madre”

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in mostran

Filippino Lippi, “Adorazione del bambino” Botticelli, “La Derelitta”, 1490

Rimane in tema di Popsurrealismo la galleria Mondo Bizzarro che dal 3 dicembre 2011 al 10 gennaio 2012 ospiterà la mostra dell’artista giapponese

Yoko d’Holbachie. La grafica, l’illustrazione e il design, prima di approdare al mondo dell’arte, sono state le linee guida seguite dell’artista che la galleria colloca all’interno del Popsurrealismo californiano - giapponese stile kawaii. “Il lavoro di Yoko d’Holbachie è caratterizzato da una sorta di introspezione psichedelica, una vena da vibrante maestro del colore in grado di incendiare tele dove, ciò che sembrano essere luci di videogame, illuminano paesaggi immaginifici e commoventi, dando vita a personaggi fantastici eppure impossibili da dimenticare”, così recita la recensione dei lavori dell’artista pubblicata dalla galleria. La mostra che caratterizzerà la proposta di Mondo Bizzarro, in via Reggio Emilia, per tutto il mese di dicembre, è la prima personale dell’artista giapponese in Italia. L’ingresso è gratuito; per chi volesse un’anteprima delle opere, all’interno del sito web di Mondo Bizzarro, è possibile trovare una gallery di foto dei lavori.

Yoko d’HolbachieMondo Bizzarro Gallery, Roma, via Reggio Emilia dal 3 dicembre 2011 al 10 gennaio 2012.

Yoko d’Holbachie a RomaPopsurrealismo californiano e giapponese stile kawaii alla Galleria Mondo Bizzarro di Eleonora Spataro

Takashi Murakam: the anime revolutionRoma apre le porte re indiscusso dello stile otaku

A ltra proposta di Mondo Bizzarro Gallery nel mese di dicembre dal 03/12/2011 al 10/01/2012, propone un altro artista giapponese; “è riuscito

nell’intento di coniugare la storia dell’arte del Sol Levante con il mondo del manga e degli anime, sintetizzando questo connubio solo apparentemente incredibile in una visione organica coerente: un universo dove l’inconscio collettivo esplicita le sue contaminazioni televisive e musicali nell’ambito di una nuova estetica superflat.” Si tratta quindi di un artista, come sottolineato dalla galleria, che riesce a coniugare due mondi solo apparentemente distante ed ad esporre le sue opere nella solenne cornice della Reggia di Versailles nel 2010.

Takashi MurakamMondo Bizzarro Gallery Roma, via Reggio Emilia dal 3 dicembre 2011 al 10 gennaio 2012

di Eleonora Spataro

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donne nell’ArtecuriosART

di Cristina Simoncini

nChi ha ideato l’aspetto di Babbo Natale?Molti autori se ne contendono la paternità

Rubens (1577-1640)

Robert Walter Weir “St.Nocholas “1837

Haddom Sandblom “SantaClaus”, 1942

Gli artisti nel corso dei secoli hanno celebrato l’avvento di Gesù sulla terra con innumerevoli dipinti dal grande fascino e queste scene di Natività nell’ambietazione tipica

della capanna, con la presenza di pastori e dei Re Magi, sono note a tutti perchè permisero la nascita nel Novecento delle illustrazioni delle cartoline di auguri natalizi che noi tutti amiamo. In pochi forse però sanno che anche un’altro personaggio tipico della tradizione del Natale, l’attuale Babbo Natale visto nella figura di San Nicola, ebbe le sue origini nella pittura dell’Ottocento. Babbo Natale è generalmente raffigurato come un omone paffuto, allegro, con barba e baffi bianchi che indossa un cappotto rosso con colletto e polsini bianchi, pantaloni rossi dal risvolto bianco, cintura in pelle e stivali. Si dice che questa rappresentazione di Babbo Natale sia una creazione del secolo appena passato, un’invenzione dell’illustratore americano Haddom Sandblom, il quale nel 1931 creò la figura da tutti noi conosciuta per una campagna pubblicitaria della Coca-Cola. In realtà una figura di Santa Claus molto simile a quella di Sandblom era già comparsa nel 1902 sulla copertina della rivista satirica Puck. Purtuttavia, secondo una ricerca dell’artista Giulio Romano, il vero creatore del primo Babbo Natale moderno, fu Robert Walter Weir (1803-1889) che lo dipinse nel 1837. Nel suo St.Nocholas, Weir ritrae la figura china vicino al camino, con un mantello, un cappuccio rosso, un piccolo bordo di pelliccia bianco, gli stivali, il sacco con i doni in spalla e dalle calze appese nella casa, spuntano dei doni, ma appare evidente a parte qualche

piccola modifica, quanto il simpatico protagonista dei nostri Natali, sia in tutto e per tutto simile al St. Nicholas di Weir.

Fonti: www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com, www.thecoca-colacompany.com, en.wikipedia.org

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architettura

di Valerio Lucatonio

mondo Manga

JoJo no kimyo na bokenAttraverso il tempo e lo spazio con la famiglia Joestar

n

Le bizzarre avventure di JoJo di Hirohiko Araki detto “The genius” è il primo manga generazionale della storia ed è considerato uno dei padri dei moderni fumetti giapponesi, a

cui quasi ogni autore degli anni 2000 si è ispirato.L’opera parla delle vicende legate alla famiglia Joestar e alla loro perenne lotta contro il vampiro Dio Brando. La serie è composta da circa 750 capitoli suddivisi in 6 serie regolari, alla fine delle quali sono iniziate tre saghe alternative ancora in pubblicazione. Ogni serie è posizionata in un arco temporale e in un luogo differente, dall’Inghilterra del 1880 a una mite cittadina giapponese degli anni ‘90, fino ad avere viaggi intorno al mondo.JoJo è un manga generazionale perchè per ogni serie troviamo un diverso protagonista, discendete del precedente, a cui viene affibiato per un motivo o per l’altro il soprannome “JoJo”. La storia inizia con un signorotto inglese, Lord Joestar, che per ricambiare un favore al vecchio Dario Brando ne adotta il figlio, Dio. Da allora il piccolo Jonathan Joestar(dalle sue sillabe iniziali deriverà il suo soprannome) vive con il fratellastro Dio Brando che però, mirando ad essere l’unico erede del casato, gli renderà la vita un inferno.All’apparenza la trama può sembrare totalmente lontana da

quella di un tipico shonen (manga per ragazzi dai 12 ai 17 anni), ma l’entrata in scena di una misteriosa maschera pre-colombiana stravolgerà la vita dei due giovani.Pubblicato dal 1987 al 1999 (si parla delle prime sei serie), JoJo riesce sempre ad essere al passo con il tempo, sia sotto l’aspetto delle citazioni (soprattutto musicali, presenti sempre di più), sia parlando del disegno. Se infatti in Phantom Blood, la prima serie, possiamo trovare tratti rozzi, personaggi iper-muscolosi e disegnati con posture improbabili alla Ken il guerriero, con il susseguirsi delle serie Araki-sensei riesce sempre a trovare lo stile adatto per l’epoca della pubblicazione. Più JoJo continua e più l’anatomia e il design dei personaggi diventano invidiabili, con un tratto pulito e dettagliato senza doversi mai aiutare con la rifinitura al computer.Concludendo, per i profani della lettura nipponica JoJo si rivela di sicuro un’ottimo inizio per chi riesce a chiudere un occhio sulla parte grafica per una cinquantina di capitoli “introduttivi”, sapendo che verrà premiato per la pazienza con una trama sempre originale e dinamica e da personaggi imperdibili.

“Phamtom Blood 1”, 1987

“ “Steel Ball Run”, 2004

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occhio al libron

di Rossana Gabrieli“La cattedrale del mare” di Ildefonso Falcones

Dieci piccoli indianiUn libro da leggere tutto d’un fiato

di Nicola FascianoI rischi idrogeologici in Italia

occhio all’ambienten

di Valeria Nicoletta

Un Ken Follett spagnolo: così si potrebbe definire, dal punto di vista letterario, Ildefonso Falcones de Sierra, avvocato con la vocazione della scrittura. Il paragone

tra i due autori nasce dal confronto di stile e contenuti, poi-ché Falcones, come il suo più famoso collega, racconta saghe familiari, ambientandole in setting geografico-storici ben delin-eati e lo fa con una ricchezza narrativa che nulla ha da invidiare a quella di Follett.Ne è segno tangibile il ricco romanzo “La cattedrale del Mare”, ambientato a Barcellona, dove realmente vive Falcones, e dove realmente si trova una delle più belle cattedrali d’Europa: San-ta Maria del Mar.

Qui si svolge la storia della famiglia Estanyol, che si dipana dal 1320 al 1384, e, tra vicissitudini ed avversi colpi della sorte, lega indissolubilmente Arnau, figlio di Bernat e Francesca, alla costruzione dell’imponente edificio, simbolo di Barcellona.La vicenda personale e familiare dei protagonisti si intreccia a quella della storia del Regno di Spagna, con le guerre intestine, i conflitti tra Stato e Chiesa, le rivolte interne.Le recensioni celebrano “La cattedrale del mare”, come vero e proprio capolavoro narrativo, definendolo come: “…un esordio spettacolare che ha conquistato i lettori di tutto il mondo, con oltre quattro milioni di copie vendute”.TEA Edizioni. Prezzo di copertina 13 euro.

Dieci piccoli indiani, di Agata Christie, indiscussa signora del giallo, è uno degli esempi di grande abilità della scrittrice nel rendere i personaggi reali e nello

stesso tempo creare una suspense “da far venire i brividi”. La storia si svolge su un’isola acquistata da un certo U.N.Owen dove gli invitati non si conoscono tra loro e sono tutti coinvolti, per vari motivi, in qualche omicidio. I commensali ignari del motivo della loro convocazione, ne vengono messi al corrente con una registrazione emessa con un grammofono durante la prima sera; i protagonisti vengono accusati e, sconvolti, iniziano a discutere e a raccontare l’ipocrisia delle accuse mosse nei loro confronti senza accorgersi della prima vittima

Anthony Marston. Poi ù la volta della la cuoca Ethel Rogers, del generale John Gordon McArthur, del maggiordomo Thomas Rogers, dell’anziana signora puritana Emily Caroline Brent, del giudice in pensione Lawrence John Wargrave, del dottor Edward George Armstrong, dell’ex poliziotto William Henry Blore, l’ex capitano ed esploratore Philip Lombard e in fine di Vera Elisabeth Claythorne. La fine di ogni vittima ripercorre fedelmente il racconto di una macabra filastrocca e ogni morte è accompaganata dalla scomparsa di una statuina. Un disegno ben preciso si svela dietro alla serie di omicidi apparentemente casuali. L’isola in cui si svolge la storia è completamente deserta, l’assassino è uno degli ospiti, ma quale?

Le recenti alluvioni che hanno colpito Genova e la Liguria, sono soltanto le calamità più vicine nel tempo che abbiamo potuto rilevare sul fronte del dissesto

idrogeologico. La Coldiretti, proprio in riferimento a quanto è successo, ha dichiarato che in Liguria e in Toscana il 98% dei comuni è a rischio frana o alluvioni, con 232 comuni liguri minacciati e 100.000 persone censite nelle “zone rosse”, oltre ai 280 comuni toscani identificati. Estendendo il calcolo a tutta l’Italia, Coldiretti ha osservato che sono ben 5581 comuni, il 70% del totale, a rischio idrogeologico, 1700 dei quali a rischio frane, 1285 a rischio alluvione e 2596 a rischio per entrambe le avversità. A contribuire al dissesto idrogeologico, ha sicuramente collaborato il fatto che in Italia un territorio grande il doppio della Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all’agricoltura con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. In particolare, parlando della Liguria, Giuliano Antonielli,

Consigliere Nazionale dei Geologi, fa notare come nella stessa regione nonostante ci siano ben 470 chilometri quadrati ad altissimo rischio idrogeologico, manca un vero e proprio servizio geologico che lavori per la prevenzione delle ormai prevedibilissime sciagure “naturali”. Ed è lo stesso ordine dei geologi ad affermare che anche “Roma non è esente da rischi idrogeologici e da fenomeni di dissesto idrogeologico come le frane, anche se meno eclatanti, localizzate soprattutto lungo i margini occidentali dell’alto di Monte Mario – Gianicolo, o interessanti i versanti più acclini delle valli, approfondite dal reticolo fluviale, anche queste innescate spesso dall’intervento dell’uomo”. In definitiva serve che vengano messe in campo, con una legge organica di governo del territorio, tutte quelle azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri bacini idrografici che possano effettivamente scongiurare il ripetersi delle tragiche scene che abbiamo ormai modo di vedere sempre più spesso sui nostri teleschermi.

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nApriliaxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxSala Manzù, dal ccccccccccccccPresepiamoSala Manzù, fno al 6 gennaio 2012

nRomaIl libro a portata di mano / Alessandro SannaCasina di Raffaello, fino all’8 gennaio 2012Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e RaffaelloFondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra, fino al 12 febbraio 2012Metamorphosis. Il Giappone del dopoguerraIstituto Giapponese di Cultura, fino al 14 gennaio 2012Macro 2%. Arthur Duff. Rope / Nathalie Junod Ponsard. Orizzonte galleggianteMacro, fino al 31 dicembre 2011Flavio Favelli. L’Imperatrice TeodoraMacro, fino all’8 gennaio 2012La Collezione e i nuovi arriviMacro, fino al 29 gennaio 2012Giuseppe Stampone. Saluti da L’AquilaMacro, fino al 29 gennaio 2012She DevilMacro, fino all’8 gennaio 2012Indian HighwayMaxxi, fino al 29 gennaio 2012Aleksandr RodčenkoPalazzo delle Esposizioni, fino all’8 gennaioRealismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970Palazzo delle Esposizioni, fino l’8 gennaio 2012Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400Scuderie del Quirinale fino al 15 gennaio 2012Georgia O’KeeffeFondazione roma museo, Palazzo Cipolla fino al 22 gennaio 2012Body Worlds del dr Gunther Von HagensOfficine Farneto, via dei Monti della Farnesina, fino al 12 febbraio 2012

Éric Poitevin. FotografieAccademia di Francia a Roma – Villa Medici, fino al 15 gennaio 2012Domenico Pellegrini 1759-1840. Ritratto di un pittore collezionistaAccademia Nazionale di San Luca, fino al 18 gennaio 2012L’Accademia di San Luca nel dibattito sull’istruzione artistica dell’Italia unita (1860-1882). Note di archivioAccademia Nazionale di San Luca, fino al 18 gennaio 2012La macchina dello Stato. Leggi, uomini e strutture che hanno fatto l’ItaliaArchivio Centrale dello Stato, fino al 16 marzo 2012Piranesi. Rembrandt delle rovineCasa di Goethe, fino al 15 gennaio 2012Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’Ottocento italianoChiostro del Bramante, fino al 22 gennaio 2012Piet Mondrian. L’armonia perfettaComplesso del Vittoriano, fino al 29 gennaio 2012Simon Dybbroe Møller. HelloFondazione Giuliani, fino al 28 gennaio 2012Meraviglie dal Palazzo. Dipinti, disegni e arredi della collezione Bariantinsky dal Palazzo Chigi in AricciaPalazzo Chigi in Ariccia, fino al 29 gennaio 2012La grande astrazione celeste. Arte cinese del XXI secoloMACRO Testaccio, fino al 15 gennaio 2012Roma al tempo di CaravaggioPalazzo Venezia, fino al 5 febbraio 2012The Otolith Group. ThoughtformMaXXI, fino al 5 febbraio 2012L’arte pubblica nel ‘900. il mito dell’uomo nuovoMaXXI, fino all’11 aprile 2012Il Vello d’Oro. Antichi tesori della GeorgiaMercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, fino al 5 febbraio 2012Leonardo e Michelangelo. Capolavori e fogli romaniMusei Capitolini, fino al 19 febbraio 2012Chiara Castria. Lungo i fiumi di BabiloniaMuseo Baracco, fino al 15 gennaio 2012Icone russe XV-XX secoloMuseo Nazionale di Castel Sant’Angelo, fino al 12 febbraio 2012Il Quirinale. Dall’Unità ai nostri giorniPalazzo del Quirinale, fino al 17 marzo 2012

Eventin

Sul filo di china

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Reportage dal paese nordafricano prima della “Rivoluzione dei gelsomini”, le sommosse popolari che hanno rovesciato il regime, lanciando le rivolte nel resto del nord AfricaTesto e fotografie di Giuseppe Grasso, consultabile su www.nationalgeographic.it

Tunisia, prima del gelsomino