16
A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 60 gennaio 2013 Mensile d’informazione d’arte n archeologia: Roma Caput Mundi n architettura: L’Italia di Le Corbusier n in mostra: Mille e una Cenerentola alla Biblioteca Nazionale Guttuso “La Vucciria”, 1974 n dedicato a: Sulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente

occhio all'arte (gennaio 2013)

Embed Size (px)

DESCRIPTION

rivista culturale

Citation preview

Page 1: occhio all'arte (gennaio 2013)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 60 gennaio 2013

Mensile d’informazione d’arte

narcheologia: Roma Caput Mundi

narchitettura: L’Italia di Le Corbusier

nin mostra: Mille e una Cenerentola alla Biblioteca Nazionale

Guttuso “La Vucciria”, 1974

ndedicato a:Sulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente

Page 2: occhio all'arte (gennaio 2013)

22

Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Pina Farina, Marcella Cossu

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Parole d’artistaVenice Movie Star alla Casa del Cinema

Melting Men, gli uomini che si sciolgono al soleAnton Čechov in scena

Mille e una Cenerentola alla Biblioteca Nazionale“A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III’’

MAD: Roberta PugnoSua Maestà il Gatto

L’Italia di Le CorbusierSulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente

Roma Caput MundiL’Editto di CostantinoLa storia dei tre Adolf

L’occhio indiscreto“Non ti pago!” di Eduardo De Filippo

MAD: Claudio Cottiga

n

Parole d’artista

•••

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

• Se i quadri si potessero spiegare e tradurli in parole, non ci sarebbe bisogno di dipingerli. ~ Gustave Courbet

• Ho voluto volere. ~ Paul Gauguin• I capolavori non sono fatti per sbalordire. Sono fatti per persuadere, per

convincere, per entrare in noi attraverso i pori. ~ Jean-Dominique Ingres• Ho voluto la perfezione e ho rovinato quello che andava bene. ~ Claude

Monet• Ho deciso di costringere me stesso a spezzare questo nodo dorato

dell’ambizione, per poter recuperare la mia libertà. ~ Paul Rubens• Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto. ~ Vincent

Van Gogh• Bisogna sempre sciupare un po’ un quadro per finirlo. ~ Eugène Delacroix• La pittura è più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei. ~ Pablo

Picasso

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

Page 3: occhio all'arte (gennaio 2013)

3

in mostran

installazioninMelting Men, gli uomini che si sciolgono al soleSono piccoli e di ghiaccio, eppure sono proprio come noi

M igliaia di uomini di ghiaccio alti circa 40 centimetri invadono le piazze delle città più importanti del mondo, il loro obiettivo:

sciogliersi. Sono dieci anni che lo fanno, seduti a centinaia sulle grandi scalinate delle piazze di Tokio, San Paolo, Berlino o Firenze, gli omini attendono imperterriti la loro fine. Inquadrati dagli obiettivi che si fanno ogni anno più numerosi, durante la loro mezz’ora di notorietà adempiono al compito per il quale sono stati creati da Néle Azevedo, artista brasiliana laureata in arti visive. Al termine di un’opera così effimera ed evanescente ciò che resta è solo una pozza d’acqua che riflette i raggi del Sole, ricordo impalpabile di coloro che ammiravano la piazza seduti sugli scalini. Cosa significa tutto questo? Semplice, gli omini di ghiaccio non possono sopravvivere in un mondo troppo caldo per loro, e gli uomini, quelli in carne ed ossa, corrono lo stesso rischio. L’obiettivo di Néle Azevedo infatti è quello di mantenere l’attenzione alta sul problema del riscaldamento globale, questione, ad oggi, tutt’altro che risolta, e quale sistema migliore se non quello di far svolgere all’acqua il suo ciclo naturale? Non costa, non sporca e non inquina, ma si impone al centro dell’attenzione della nostra vita quotidiana, risvegliando magari un po’ di sensibilità nei confronti del pianeta e ricordandoci quale sia il potere della natura che, se provocata, come l’uomo fa da secoli, è in grado di liberarsi di noi come fossimo stupidi omini di ghiaccio che non si rendono conto che l’aria della nostra Terra comincia a diventare un po’ troppo calda.

di Luca Deias

Venice Movie Star alla Casa del CinemaLe migliori immagini della Mostra del cinema di Venezia

A rriva la nona edizione dell’esposizione legata al concorso Venice Movie Stars Photography Award. Dal 15 dicembre 2012 alla Casa del Cinema ospiterà

la mostra fotografica “Venice Movie Stars” che raccoglie le immagini più belle del concorso dedicato ai migliori scatti della Mostra Internazionale d´Arte Cinematografica di Venezia. Lo stretto legame tra cinema e fotografia è uno degli input che hanno dato il via a questa iniziativa; il percorso espositivo scandisce le immagini dei fasti, dei successi e dei gossip di quello che accade durante gli incredibili dieci giorni in cui i riflettori illuminano il Palazzo del Cinema. Sarà possibile visitare la mostra, a ingresso libero, dal lunedì al venerdì, dalle 15:00 alle 19:00 e il sabato e la domenica dalle 11 alle 19.

di Eleonora Spataro

Page 4: occhio all'arte (gennaio 2013)

4

di Eleonora Spataro

in mostranAnton Čechov in scenaFotografie, documenti, bozzetti La Casa dei Teatri

La Casa dei Teatri, a Villa Pamphilij, Villino Corsini, fino al 27 gennaio 2013 propone una mostra, a ingresso li-bero, tutta dedicata al grande drammaturgo russo An-

ton Cechov. Fotografie documenti, bozzetti di scenografie e di costumi, ritratti di attori raccontano i momenti più salienti delle opere dalle prime rappresentazioni a teatro fino ad oggi. Gli allestimenti nei teatri russi sono i protagonisti dell’esposizione “Anton Cechov in scena” soffermandosi in particolare su cinque opere: Ivanov (1888), Il gabbiano (1896), Zio Van-ja (1899), Tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904). “Il visitatore entra in una “casa” abitata solamente dalle ombre e dai ricordi della gioia passata, dove “le cose” un tempo care a qualcuno sono ormai perdute o dimenticate. Il tempo ha cancel-lato il passato, ricoprendo tutto con le foglie secche. Restano solo i ricordi catturati in teatro e sulle pareti i disegni, le foto-grafie e le ombre di persone che non esistono più.”

Mille e una Cenerentola alla Biblioteca NazionaleIllustrazioni, adattamenti, oggetti consueti e desueti

F ino al 31 gennaio 2013 la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma propone una mostra, anche questa ad ingresso libero, dedicata a Cenerentola.

In occasione del bicentenario della raccolta di fiabe dei Fratelli Grimm, l’esposizione propone pezzi importanti del patrimonio culturale internazionale legato a Cenerentola: volumi pregiati e rari, manoscritti, costumi, bozzetti, marionette, pop up e altri oggetti. Tutti questi elementi testimoniano la grande diffusione e l’evoluzione che questo personaggio ha subito nel tempo e nello spazio. Dalle Cenerentola della tradizione occidentale, quelle di Basile, Perrault, Grimm, Jacopo Ferretti, alle Cenerentola d’autore di Massimo Bontempelli, Carlo Chiaves, Antonio Rubino, etc. si passa attraverso le interpretazioni iconografiche di grandi illustratori come Dorè, Dulac, Rackham, Luzzati, Roberto Innocenti, Bohdan Butenko, Květa Pacovskà senza dimenticare le versioni moderne del testo scritte da Gianni Rodari, Angela Carter, Roald Dahl, Roberto Piumini, Emma Dante. All’interno degli spazi della biblioteca ci saranno anche i costumi del Teatro dell’Opera per la Cenerentola di Rossini e di Prokofiev e le marionette costruite per la rappresentazione Cenerentola, provenienti dal Teatro Lalka di Varsavia e da altre parti del mondo. Sarà possibile visitare la mostra dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 17.00 ed il sabato dalle 10.00 alle 13.00.

Page 5: occhio all'arte (gennaio 2013)

5

cineman“A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III’’Roman Coppola, talento di famiglia o cognome troppo ingombrante? di Greta Marchese

Quarantasette anni, una brillante carriera come produttore e tante illustri collaborazioni... Ma che succede se il rampollo di casa Coppola tenta la scalata

verso le vette della regia? Preceduto dalla fama di un padre più che importante, fratello della prima donna statunitense ad avere ottenuto una nomination come miglior regista all’Oscar; non deve essere poi troppo facile la vita artistica del figlio del regista di ‘Apocalypse Now’, ma Roman ci prova lo stesso.‘’A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III’’, o ‘’Lo sguardo nella mente di Charles Swan III’’, presentato in concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è la narrazione onirica di una vita che va in frantumi, quella di Charles Swan (Charlie Sheen).Los Angeles, anni Settanta, un affascinante designer di successo viene abbandonato dalla fidanzata Ivana (Katheryn Winnick) a causa della sua più grande passione: le altre donne. Un istante e l’eccentrico Charlie viene catapultato in un lungo viaggio introspettivo all’interno della sua mente confusionaria; a spasso tra pensieri che spesso e volentieri prendono le sembianze di personaggi stilizzati più o meno fantasiosi.‘’Questo è un momento difficile per il cinema - spiega il regista - ma la storia di Charles Swan mi appassionava così tanto

che volevo per forza portarla sullo schermo, così, stramba e ironica.. E sono felice di presentarla in una patria della settima arte come Roma, dove aleggia lo spirito di Fellini che mi ha ispirato, esercitando un’influenza fortissima su di me. Ho scelto un tono giocoso, ‘da ragazzini’, per affrontare temi adulti, come il dolore per la separazione che io conosco bene: uno stile quasi da cartoni animati, da fumetti”. Pellicola, quella di Roman, giudicata meramente estetica e ispirata a modelli inarrivabili nella quale sono tuttavia riconoscibili una certa leggerezza narrativa, la componente squisitamente psicologica e il confronto con le atmosfere minimali; tutti elementi che esprimono un debito nei confronti del cinema della sorella minore, più che del padre.Ma c’è di più: dipingendo Charles S. come un ricco giovinastro annoiato dalla vita il regista mette involontariamente in luce alcune affinità concettuali che qualche critico audace sostiene rimandino a tratti alla precedente operazione artistica intentata da Sofia in ‘Somewhere’.Alla luce dei giudizi più disparati da parte della critica, attendiamo di vedere l’ultima fatica del regista sul grande schermo non prima del febbraio 2013, con la speranza che Coppola junior, come tanti prima di lui, non tradisca le aspettative di un cognome davvero troppo ingombrante.

Page 6: occhio all'arte (gennaio 2013)

6

di Martina Tedeschi

Musetti intelligenti, sguardi furbi, lunghi baffi ordinati e passo elegante: fin dall’antichità della religione

egizia i gatti venivano venerati e personificati in divinità da adorare. Sono passati ormai millenni dal culto di Bastet (divinità egizia di sembianze feline), ma il tempo non ha impedito a poeti, pittori ed altri artisti di tener fede a questo culto e lasciarsi ispirare dalla figura risoluta di questi felini, dando origine ad un’iconografia riconosciuta in tutto il mondo. Oggi, la mostra ospitata nel Museo Civico di Zoologia, a Roma, vuol rendere onore a “ Sua Maestà il Gatto”, riportandoci nella Parigi dell’Ottocento e del Novecento per dimostrarci di quanta storia, essi, siano stati i protagonisti e di quanto abbiano arricchito il bagaglio artistico di tutti questi anni. Manifesti, foto, dischi, libri illustrati, découpages e cartoline postali, formano una notevole e affascinante raccolta di un’epoca felina che spazia dagli storici manifesti dello Chat Noir sino alle immagini più recenti del Gatto con gli Stivali. I tasti toccati sono quelli della caricatura e della personificazione, della favola, del cinema, della canzone dei cabaret parigini, e personaggi noti come Maupassant, Théophile Gautier, Baudelaire,

si sono aggiunti a tanti altri artisti di Montmartre, quartier generale di questo genere di cultura, nel rendere omaggio ai gatti attraverso pagine letterarie o musicali. “Sua Maestà il Gatto” ha continuato così a sedere, indisturbato, sul suo trono fino ad apparire umanizzato e travestito con cappelli sfarzosi, piume e stivali nei libri ottocenteschi di lettura per ragazzi, nei racconti di Perrault o nelle favole di La Fontaine. L’Ottocento gli ha portato fortuna soprattutto con i suoi cartellonisti che lo hanno accostato all’immagine pubblicitaria. Ecco così un buon latte o un cioccolato fumante che per aver maggior credito prendono come testimonial proprio lui, “Sa Majesté le Chat”. La mostra adibita dal 7 Dicembre 2012 al 13 Gennaio 2013, è divisa in sezioni, che rappresentano il Gatto nell’arte, nella pubblicità, nel teatro, nel cinema e nella letteratura. Saranno inoltre proiettati alcuni film che vedono come “attori” i gatti di Parigi. Oggi si ha decisamente un’immagine diversa dei nostri amici con “baffi allineati e code attorcigliate” e sappiamo che, in realtà, preferiscono di gran lunga una dormita su un morbido cuscino che esser muse ispiratrici per una poesia. Che siano stanchi del loro successo!?

di Stefania Servillo

C os’è MAD? E’ un acronimo fantastico, che rappresenta un turbinio d’emozioni, che solo l’arte, in tutte le sue forme, è in grado di trasmetterci.

Ogni luogo di Latina: dai winebar ai palazzi storici, dai ristoranti alle gallerie canoniche; ogni sito d’aggregazione del capoluogo pontino, viene completamente invaso dai performer artistici e teatrali aderenti all’iniziativa. Arte, musica, danza, teatro prendono possesso dei luoghi frequentati dal cittadino, per colmarli d’una magia che sembrava essere dimenticata.È proprio all’interno di questo appuntamento, che dovrebbe essere conosciuto e caro a molti, che ci viene presentato nuovamente il lavoro di Roberta Pugno. Le sue opere ci propongono una materialità che penetra lo spirito con delicatezza, eppure inesorabilmente, portando nell’anima dello spettatore messaggi pregni di significato, e riflessioni che si sedimentano per prendere forma, tanto nelle singole coscienze, quanto in quella collettiva. L’esposizione è visitabile al teatro Gabriele D’Annunzio di Latina fino al 31 gennaio 2013 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00, sabato e domenica orario degli spettacoli); inoltre l’ingresso è libero, nel rispetto dello spirito che ha animato sin da subito la rassegna MAD.

MAD: Roberta Pugno“Dal lavoro all’arte, dallo spazio al tempo” fino al 31 gennaio

in mostran

Sua Maestà il GattoTracce feline di un grande successo

Page 7: occhio all'arte (gennaio 2013)

7

L’Italia di Le Corbusier

Architetto, scultore, pittore, geniale pensatore del suo tempo, padre della moderna urbanistica: è Le Corbusier, dal 1920 pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret.

La mostra “L’Italia di Le Corbusier” al MAXXI di Roma fino al 17 febbraio 2013, documenta il rapporto tra l’architetto svizzero-francese e l’Italia. Lo fa mettendo assieme una selezione di documenti originali oltre 600 foto, disegni, schizzi, acquerelli, dipinti, fotografie, lettere, progetti redatti per l’Italia, con una esposizione che seguendo un filo cronologico e tematico, documenta le molteplici influenze che l’Italia ha avuto sulla formazione e sul lavoro del maestro.L’Italia di Le Corbusier racconta soprattutto di un architetto disegnatore, che annota e commenta con occhio critico il passato delle città italiane, osservandole come materia viva. A ispirare il progetto espositivo non è il linguaggio purista degli anni Venti e Trenta, bensì quello meno convenzionalmente noto, con l’impiego di materiali e tecniche tradizionali, filtrato da una spiccata sensibilità avanguardista.Dal 1907 alla sua morte 1965, Le Corbusier compirà in Italia 16 viaggi, i primi di formazione sulle città italiane (1907-1922) sono documentati con fotografie di studio scattate dall’architetto alle rovine di Pompei e Roma, gli edifici del Campo dei Miracoli di Pisa, gli studi sul cortile del Belvedere in Vaticano, le vedute a acquerello di Venezia. In esposizione fotografie come quelle scattate dall’architetto a Roma o quelle sul tetto del Lingotto di

Torino, si mostra inoltre la figura di Le Corbusier pittore e della sua esperienza con la rivista l’Esprit Nouveau, che egli dirige, dei suoi rapporti con i giornali italiani e dei contatti con artisti come Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Gino Severini. Insieme a questo anche tanti rari documenti come la corrispondenza e gli scambi culturali negli anni Trenta con con i giovani architetti razionalisti italiani Alberto Sartoris, Gino Pollini, Giuseppe Terragni e Pier Luigi Nervi. La mostra illustra la ricerca urbanistica di Le Corbusier negli anni Trenta e il suo desiderio di attuare le proprie idee nella città contemporanea, anche tentando di ottenere un incarico da autorità attive nella fondazione di nuove città. Nel 1934 infatti tenterà d’incontrare Mussolini per proporsi come architetto di Pontinia, altra città di nuova fondazione dell’agro pontino. Alla ricerca spasmodica di un committente sono ascrivibili anche i contatti con la FIAT e con Adriano Olivetti, di cui è esposta parte di una corrispondenza, sono quindi esposti alcuni progetti mai realizzati, anche a causa della morte dell’architetto.Sponsor della mostra a Roma è la Cassina, l’azienda lombarda che da 50 anni è l’unica autorizzata a produrre in esclusiva mondiale gli arredi disegnati da Le Corbusier. Il visitatore potrà immedesimarsi nell’atmosfera corbusiana e sfogliare i libri dedicati al Maestro: sdraiato sulla chaise longue LC4 , sul divano LC5.F o sulle poltrone LC2, simboli degli interni progettati da Le Corbusier.

Le Corbusier, studio della facciata e dei dettagli architettonici del Battistero di San Giovanni a Siena, 1907

Le Corbusier, Chiesa del Redentore alla Giudecca, Venezia. Dall’Album La Roche, 1924

architetturan

di Marilena Parrino

Page 8: occhio all'arte (gennaio 2013)

8

Fermare il tempo quel che basta, lasciarsi alle spalle la fuliggine del viver quotidiano, la monotonia dell’agire, le “sicurezze” ansiogene della vita moderna e, con

la complicità di una musica bianca, di profumi intensi ed inebrianti e di colori puri, vivere un’altra vita, vera questa volta, perché all’insegna dell’avventura e della conoscenza: questo sembra essere l’invito dei curatori della mostra “Sulla via della Seta” al P.d.E. fino al 10-03-2013. Anche a nostro avviso ci si deve aggirare tra le sale che ospitano la mostra con uno spirito particolare risvegliando il “Kim” che è dentro di noi, cavalcando fulgidi destrieri, affrontando coraggiosamente infuocati deserti, minacciose montagne, spazi immensi e desolati, lasciandoci poi abbracciare e rifocillare dalla magia rigogliosa di un oasi, per conoscere l’altro, il diverso, il nuovo, il sorprendente, l’affascinante. Il percorso espositivo molto curato in tutte le sue componenti (dall’illuminazione ai molteplici cartelli esplicativi, alle carte geografiche o tematiche) si snoda in sette sale e inizia con un’immersione geo-politica nell’immenso impero mongolo (XIII e XIV secolo) i cui sovrani crudeli e spietati nel momento della conquista, soggiogati molti popoli, erano divenuti saggi, tolleranti e lungimiranti tanto da favorire la realizzazione della fitta rete di scambi cui poeticamente fu dato il nome di Via della Seta, tramite di incontri, ed a volte, scontri tra mondi lontanissimi, non solo per le migliaia di chilometri che li separano. L’Oriente incontrò l’Occidente lungo una rotta

commerciale e culturale ad opera di uomini intrepidi che, spinti da intenti non sempre nobili, permisero comunque la circolazione non solo di merci, ma anche di conoscenze e di religioni. Nella mostra sono state ricostruite città simbolo della Via della Seta la cui vita “brulicante” coinvolge la vista e non solo: Chang’An (odierna Xi’An), Turfan, Samarcanda, Bagdad; nella prima e nell’ultima sala manoscritti, oggetti, tessuti di seta e tele di artisti del 1300 e 1400 che hanno “ricoperto” di sontuosi manti serici i personaggi effigiati, evidenziano il ruolo dell’Italia, soprattutto di città come Venezia e Genova, all’interno di questo mondo globalizzato ante litteram. Scopriamo, quindi, che il celebre Marco Polo fu solo uno dei tanti mercanti che, indomiti di fronte alle avversità non solo climatiche (bande armate, lestofanti, malattie) raggiunsero località splendide, scrigni di ricchezza e saggezza, civiltà molto più moderne e tolleranti della loro. Solo alcuni raggiunsero la popolosa città di Chang’An (Pace Perpetua) nel cuore della pianura cinese, con il loro carico di candelieri in cristallo, selle per cavallo anch’esse in cristallo ed argento, pezze di pannilana di Milano, pezze di tela bianca di Venezia, pelli di castoro …. . Dopo più di 2000 anni la ricostruzione della metropoli cinese, realizzata al P.d.E., permetterà anche a noi di respirare l’aria cosmopolita

Sulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e OccidenteUn viaggio da non perdere al Palazzo delle Esposizioni di Roma

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Page 9: occhio all'arte (gennaio 2013)

9

n dedicato a

dell’epoca attraverso la fedele ricostruzione di una tipica casa cinese dai cromatismi accesi e ritmici affacciata su una piazza popolata da musici,attori, mercanti, monaci dai tratti marcatamente stranieri (statuine) e da un’orchestra di provenienza sia araba che indiana formata da cimbali, liuto lunare, tamburo, pipa, erhu, sheng (effettivamente ascoltabili a richiesta); un autentico telaio della dinastia Tang, preceduto da un dipinto cinese su rotolo, del XIII secolo, che riproduce la creazione del tessuto serico a partire dal baco. Lasciata Chang’An, si prosegue verso occidente e solo dopo aver superato le dune di sabbia di un deserto spietato e percorso sentieri impervi, fangosi e infestati da briganti, si arriva nella lussureggiante ed ospitale oasi di Turfan, famosa per le sue innumerevoli locande, caravanserragli e mercati, dove è possibile aggirarsi tra le merci più varie, provenienti dai luoghi più impensabili e lontani: pietre preziose, pelli di volpi ed ermellini provenienti dalle steppe, di daini dalla Persia; stoffe di seta, di broccato, di chiffon … , polveri per colorare le stoffe come l’azzurrite e la malachite; essenze profumate; piante dai molteplici utilizzi come il ginseng (erba divina) considerato un elisir di eterna giovinezza. Le meraviglie non finiscono qui … sulla groppa di un dromedario, presente in mostra a dimensione naturale, superate montagne minacciose e un altro implacabile

deserto si raggiunge la mitica Samarcanda (in Uzbekistan) emblema delle contaminazioni culturali e della divulgazione di idee e conoscenze attraverso testi scritti (famosissime le sue cartiere). Gli oggetti in ceramica, in argento o in altri metalli, da ammirare in loco, sintetizzano stili e tecniche le più varie, dall’arte romana a quella persiana, nonché cinese, nordafricana, spagnola. L’affascinante viaggio termina sulle rive del Tigri, tra splendidi palazzi e giardini profumati nell’elegante “città della pace”, Bagdad, nel cuore dell’Islam, luogo di cultura per eccellenza dove si confrontavano studiosi di tutto il mondo, filosofi e scienziati, soprattutto matematici ed astronomi: il grande astrolabio con tanto di volta celeste (ed istruzioni per l’uso) ricostruito per noi, è una tangibile testimonianza dell’alto livello di conoscenze presenti già in quel tempo, nel mondo arabo. La città sede del più importante califfato fu, inoltre, ineguagliabile nella produzione di oggetti in vetro preziosi come gioielli e veri compendi del linguaggio artistico multiculturale della Via della Seta. In occasione della mostra fin qui descritta, con cadenza settimanale, il P.d.E. ha organizzato fino al 20 febbraio 2013 una serie di conferenze tenute da studiosi, scrittori, giornalisti ed una rassegna cinematografica; pomeridiane le prime, serali la seconda, tutte ad ingresso gratuito e veramente funzionali per la conoscenza della grande Storia di ieri e di oggi, dei luoghi uniti da seducenti e mitici fili di seta.

Sulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e OccidenteUn viaggio da non perdere al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Page 10: occhio all'arte (gennaio 2013)

10

archeologian

di Luigia Piacentini

Roma Caput MundiUna città tra dominio e integrazione

S i è aperta il 10 ottobre 2012 la grande mostra “Roma Caput Mundi. Una città tra dominio e integrazione” in tre ben diversi luoghi archeologici di Roma:

Colosseo, Curia Iulia e Tempio del Divo Romolo, quest’ultimi due presso il Foro Romano. Fino al 10 marzo 2013 quindi Roma ospiterà una delle più grandi mostre mai organizzate nella capitale e soprattutto mai così completa della storia del grande impero romano. Sì, perché l’esposizione, curata da Andrea Giardina, storico e professore presso la Scuola Normale di Pisa, e Fabrizio Pesando, archeologo e professore presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, ripercorre la storia del potere di Roma dalle prime conquiste fino alle integrazioni con i popoli del nord Europa. Parlo di integrazioni perché c’è bisogno di sfatare un enorme mito sulla caduta dell’impero romano: i famosi barbari del nord in realtà non sono stati la causa della rovina dell’impero anzi, la loro intenzione era quella di integrarsi e unirsi ad una grande potenza come Roma ma diversi agenti esterni hanno portato successivamente al ribaltamento della situazione e quindi al disastro. Sono più di cento le opere, tra sculture, rilievi, mosaici, affreschi, bronzi e monete che dovranno narrare al visitatore questa complessa e lunghissima storia e una sezione interessante è quella della cinematografia moderna. I grandi colossal e i celeberrimi film sull’antica Roma hanno infatti sempre raccontato di romani rozzi, burberi, sanguinari, violenti, lussuriosi e soprattutto razzisti e quest’ultimo aggettivo purtroppo ha sempre ispirato la drammatica ideologia nazista degli anni’30 del novecento. Ovviamente ciò non significa che i romani non fossero brutali, ricordo la schiavitù e le sofferenze inferte ad altre comunità ma anche questo fa parte del lavoro svolto da loro per le conquiste che arrivarono fino a territori molto distanti, come l’attuale Romania e Ungheria. Essi però erano orgogliosi del fatto che fin dalle origini la loro era stata una “città aperta” alle altri genti. Infatti i romani non facevano

distinzione di razza, concedevano facilmente la cittadinanza, era semplice anche liberarsi dalla condizione di schiavi e i loro figli erano considerati cittadini romani a tutti gli effetti (abbiamo tantissimi esempi di figli di liberti – ex schiavi – che arrivarono ad avere ricchezze inestimabili e ricoprirono anche cariche altissime all’interno della politica romana). Un percorso piacevole quello di questa grande esposizione che si articola in punti focali della storia di Roma e che potrà essere l’occasione per gustare con gli occhi una visione spettacolare: quella del Colosseo e dei Fori Imperiali. Lungo l’iter espositivo, i visitatori si imbatteranno negli interventi dello scrittore romano Edoardo Albinati; brevi testi che raccontano e commentano i temi fondamentali della mostra e alcune delle opere esposte.

ROMA CAPUT MUNDIColosseo - Foro RomanoFino al 10 marzo 2013Ingresso dalle 8,30 alle 16,30 – non si effettua chiusura settimanaleBiglietto intero: Euro 12,00 / ridotto: Euro 7,50Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Foro Romano e al Palatino.I biglietti sono acquistabili online sul sito www.coopculture.itInformazioni 06 39967700

Mosaico con lotta tra Dioniso e Indiani, prima metà IV d.C., Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo, Roma

Manifesto de “La difesa della razza”, anno III, n. 16, 20 giugno 1940

Page 11: occhio all'arte (gennaio 2013)

11

“Quando noi, Costantino e Licinio imperatori, ci siamo incontrati a Milano e abbiamo discusso riguardo al bene e alla sicurezza pubblica, ci è sembrato che, tra

le cose che potevano portare vantaggio all’umanità, la devozione offerta alla divinità meritasse la nostra attenzione principale, e che fosse giusto dare ai cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che a ciascuno apparisse preferibile; così che quel dio, che abita in cielo, possa essere benigno e propizio a noi e a tutti quelli sotto il nostro governo. Abbiamo quindi ritenuto una saggia decisione, e consona a un corretto giudizio, che a nessun uomo sia negata la facoltà di aderire alla fede dei cristiani, o di qualsiasi altra religione che ciascuno reputasse più adatta a se stesso, cosicché la divinità suprema, alla cui devozione ci dedichiamo liberamente, possa continuare ad accordarci benevolenza e favore. Di

conseguenza vi facciamo sapere che, senza riguardo per qualsiasi ordine precedente riferito ai cristiani, a tutti coloro che scelgono di seguire tale religione deve essere permesso di praticarla in assoluta libertà senza che siano molestati in alcun modo.”Con l’editto di Milano Costantino cambiò il corso della Storia, insieme a Licinio deliberarono la libertà di culto, argomento quanto mai attuale, stabilendo ufficialmente la legittimità di professare la propria religione per chiunque, ponendo fine alle persecuzioni, permettendo così ai cristiani di prosperare, divenendo il primo credo nel mondo sino ai giorni nostri.In questo periodo la città di Milano intende celebrare il diciassettesimo centenario dalla proclamazione di tale editto, con

“Costantino 313 d.C. l’editto di Milano e il tempo della tolleranza”, in mostra a Palazzo Reale, fino al 17 marzo.Suddivisa in sei sezioni: la Mediolanum romana, il trionfo di Costantino, il Chrismon, il tempo della temperanza, Chiesa-Corte-Esercito, Elena e il culto della croce, l’esposizione tratta, in maniera semplice ed esauriente, di come la legittimazione del cristianesimo abbia sovvertito la politica dello stato romano, gettando le basi per quella dell’Europa di oggi, analizzando e testimoniando storicamente, attraverso monete, ritratti scultorei e ricostruzioni, una rivoluzione religiosa e culturale che stravolse lo status dell’impero.L’ultimo capitolo è dedicato completamente alla figura chiave della conversione di Costantino, sua madre Elena. Poco si sa sulle origini di questa santa, mai sposata ufficialmente da Costanzo Cloro, che l’abbandonò per sposare Teodora, figlia di Augusto Massimiano, fu

nominata “Nobilissima Foemina” e Augusta da suo figlio, quando assurse al potere. Questa carica le diede ampio spazio decisionale all’interno della corte permettendole di agire liberamente per diffondere il Cristianesimo. Flavia Julia Helena, modello integerrimo della fede, viene ritratta come una donna che ispirava securitas, sicurezza, così come inciso nelle monete coniate in suo onore dall’imperatore, una sicurezza che ad ottant’anni conquistò in nome del figlio visitando le province orientali. Forte e fiera, ci viene tramandata, dagli artisti contemporanei, come una donna rilassata e sicura di sé, una figura che ispira fiducia, fondamentale per Costantino e per il suo impero, divenuta santa perché, si dice, a Gerusalemme ritrovò la croce su cui Cristo fu immolato.

in mostra

L’Editto di CostantinoTestimonianze e ricostruzioni di Mediolanum

n

di Maria Chiara Lorenti

Page 12: occhio all'arte (gennaio 2013)

12

architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucatonio

manga

La storia dei tre AdolfLa storia nella Storia

n

U na rubrica riguardante principalmente il fumetto giapponese non può considerarsi tale fino a quando non tratta di Osamu Tezuka, conosciuto

in patria come “Dio dei manga” e primo autore a dettare i canoni dello story-manga, che sperimentò ogni genere classico e venne preso ad esempio da numerosi artisti nelle generazioni successive.Tra le sue opere più famose e conosciute anche fuori dall’ambiente fumettistico sono AstroBoy e Kimba il leone bianco, ma se si volesse trovare il titolo più attuale forse sarebbe proprio La storia dei tre Adolf(1983, Shogakukan), che narra tramite il giornalista Sohei Toge le vicende di tre uomini di nome Adolf: l’ebreo Adolf Kamil residente in Giappone, il suo amico d’infanzia Adolf Kauffman e Hitler.Ovviamente l’ambientazione e il periodo sono quelli della Seconda Guerra Mondiale e tutta la narrazione girerà intorno a una domanda, che poi diventerà una certezza, “Hitler è ebreo?”.Dalle Olimpiadi di Berlino del ‘36 i documenti contenenti

queste informazioni passeranno di mano in mano, di fazione in fazione, e conosceremo di volta in volta i possessori, personaggi raffiguranti ogni categoria umana dell’epoca.Sono proprio i personaggi e i loro incontri, le loro storie a fare da colonna portante al manga, e non mancheranno sicuramente i colpi di scena oltre ai momenti comici e a quelli tragici.I disegni sono quelli di un Tezuka all’apice della sua carriera e riescono a trasmettere degnamente il messaggio che più sta a cuore all’autore: “Non vogliamo più un’altra guerra””, tramite la riproduzione precisa e pulita sulle tavole della sofferenza, dei soprusi e della morte portata dal conflitto mondiale.Un messaggio che non può non colpire il cuore del lettore, avendo a che fare con uno dei primi manga di sempre a trattare argomenti simili con una serietà euna malinconia commoventi.

Page 13: occhio all'arte (gennaio 2013)

13

cinema

Il primo a dipingere su tela una Venere dormiente fu il pittore veneto Giorgione (1477 ca.- 1510). Nell’antichità greca e romana la dea dell’amore e della bellezza fu sempre

descritta ben sveglia in compagnia di Marte, il suo amante o di Vulcano, suo marito oppure con il figlioletto Cupido. Il soggetto della fanciulla ignuda e addormentata nella natura in totale solitudine, fu in genere affidato dai mitografi greci alle ninfe, cioè a divinità minori e difatti molti studiosi pensano oggi che Giorgione (di cui si sa poco) intendesse raffigurare una di queste figure, ma dalla fine del Cinquecento il titolo di quest’opera venne trascritto in cataloghi con il nome della dea più conosciuta (Venere appunto), giacché s’ignorava di preciso chi fosse la protagonista del quadro. La Venere dormiente di Giorgione, oggi a Dresda (Staatliche Gemaldegalerie), è un capolavoro dell’arte veneta cinquecentesca che ispirò tantissimi pittori, tra cui l’allievo di Giorgione, il bravo Tiziano che dipinse la famosa Venere d’Urbino donando, per la prima volta dai tempi dell’Impero romano, sensualità ad un nudo di donna (un’idea che subito fece scuola). Nel lavoro giorgionesco non solo vi è un tema insolito per quei tempi (si preferiva l’arte religiosa), ma per la prima volta nella storia dell’arte si vede dare molto risalto alla natura, una novità pittorica che piacque molto a ricchi patrizi veneziani e che

rivoluzionò da subito la pittura veneta. Il tema della Venere dormiente fu ripreso tra gli altri anche da Girolamo da Treviso (1508-1544) e dal Padovanino (Alessandro Varotari 1588-1649) con l’aggiunta di puttini giocosi, anche se la donna in primo piano viene da loro mostrata con meno senso poetico e spunti simbolici di quanto non fece Giorgione. La pittrice secentesca Artemisia Gentileschi (1593- 1653) realizzò la sua “Venere dormiente” in una posa osè per una versione molto passionale che fece scandalo ai suoi tempi; la dea viene da lei posta in una stanza dove la natura compare da un’ampia finestra con un solo puttino che la rifresca usando delle piume di pavone. Questo tema fu elaborato in diversi modi fino a giungere a mostrare Venere come una semplice donna addormentata. L’erotismo in alcuni dipinti venne aumentato con la presenza di un uomo (o di un satiro), il quale affascinato dalla fanciulla, resta a guardarla rapito con chiare intenzioni lussuriose (come nelle opere Rubens e Poussin). Ancora alla fine dell’Ottocento la Venere dormiente sarà un soggetto amatissimo in pittura; parecchie sono infatti le opere in cui appaiono ragazze distese in semplici letti (anche se senza più tessuti preziosi a lambire la loro pelle), come si può notare nei quadri di Johann Baptist Reiter (1813 -1890), Vito d’Ancona (1825-1884) e Lovis Corinth (1858-1925).Fonti:www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com

L’occhio indiscretoLa dormiente

curiosARTn

di Cristina Simoncini

Giorgione, “Venere dormiente”, 1507

Artemisia Gentileschi, “Venere dormiente”, 1630

Tiziano ,“Venere di Urbino”, 1538

Johann Baptist Reiter ,“Donna dormiente”, 1849

Page 14: occhio all'arte (gennaio 2013)

14

teatrondi Rossana Gabrieli

“Non ti pago!” di Eduardo De Filippo

Non ha bisogno di presentazioni, il grande Eduardo. Il suo nome è da sempre sinonimo di teatro e di “napoletanità”, nel senso più vero di “scoperta dell’animo più profondo

di questa città”, sinonimo, suo malgrado, di concetti violenti e degradati, ma nobilitata dai suoi più grandi figli. E questo è quanto succede ogni volta che sul palcoscenico si muovono i personaggi di De Filippo.In “Non ti pago”, andato in scena nei giorni scorsi al Teatro 7 di Roma, ha ripreso vita la storia, come definita dalla critica, “…esilarante, comica e farsesca, nella quale Eduardo affronta la tradizione del gioco del lotto…una commedia del surreale o del sogno poiché basata sulla credulità, sull’ignoranza, le superstizioni e le credenze popolari, la commedia propone uno degli aspetti magici della Napoli di Eduardo, per il quale i sogni sono prove, la fiducia nei morti che portano bene o male incrollabile, in un’autentica apoteosi del surreale. Scritta e rappresentata per la prima volta nel 1940 durante il periodo di frequentazione e amicizia con Luigi Pirandello, l’opera risente chiaramente dell’influsso dello scrittore siciliano: “il gioco delle parti”, “realtà e fantasia”, “diritti e desideri”, “religione e superstizione” affiorano in una trama surreale per poi sovrapporsi e confondersi tra loro”.Si deve aggiungere che il regista ed interprete principale, Mario Antinolfi, e la compagnia “Attori & Company”, Franca Abategiovanni, Viviana Altieri, Valerio Di Tella, Stefano Lopez, Beppe Farina, Rossella Visconti, Egidio Manna, sono gli attori ideali per realizzare la vivacità della commedia eduardiana: tutti calati a pennello nelle parti che recitano, sanno regalare ai fortunati spettatori un’ora e mezza di spensieratezza e puro divertimento.

Page 15: occhio all'arte (gennaio 2013)

nApriliaPassaggio - L’arte al mercato - Carmelo RandazzoMercato coperto, dal 1 dicembre 2012 al 26 gennaio 2013Patrizia Di Clemente - Mostra personaleCaffè Latino, fino al 31 gennaio 2013Giuseppe Ciccarello - Mostra personaleSpazio 47, fino al 31 gennaio 2013Rosa Fucale - Mostra personaleSpazio 47, fino al 28 febbraio 2013Cristina Simoncini - Mostra personaleSpazio 47, fino al 31 marzo 2013

nRomaGiulio Turcato. StellareMACRO, fino al 13 gennaio 2013Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandeseScuderie del Quirinale, fino al 20 gennaio 2013Paul Klee e l’ItaliaGNAM, fino al 27 gennaio 2013Anton Cechov in scena (articolo a pag. 4)Casa dei Teatri, Villa Pamphilij, Villino Corsini, fino al 27 gennaio 2013Martedì di Cenerentola - Rassegna cinematografica (Articolo a pag. 4)Biblioteca Nazionale, 8, 5, 22, 29 gennaio 2013Paris en liberté - Robert Doisneau Palazzo delle Esposizioni, fino al 3 febbraio 2013Amabili presenze. Le ceramiche Rometti dell’Art Decò al design. 1927 - 2012 Museo della Casina delle civette e dipendenza, villa Torlonia, fino al 3 febbraio 2013Akbar, il grande imperatore dell’IndiaMuseo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra, fino al 3 febbraio 2013Guttuso 1912 - 2012Complesso del Vittoriano, fino al 10 febbraio 2013L’Italia di Le Corbusier (articolo a pag. 7)MAXXI, fino al 17 febbraio 2013Grazia Toderi - Mirabilia UrbisMAXXI, fino al 3 marzo 2013Roma Caput Mundi. Una città tra dominio e integrazioneColosseo, Foro romano, fino al 10 marzo 2013L’Italia di Le CorbusierMAXXI, fino al 17 febbraio 2013

Sulla via della seta. Antichi sentieri tra oriente e occidente (articolo a pagg. 8-9)Palzzo delle Esposizioni, fino al 24 marzo 2013Roma Caput Mundi. Una città tra dominio e integrazione (articolo a pag. 10)Colosseo, fino al 10 marzo 2013L’età dell’equilibrio. L’arte romana durante il principato di Traiano e AdrianoMusei Capitolini, fino al 5 maggio 2013

nAlba (Cuneo)Carlo Carrà 1881 - 1966Fondazione Ferrero, fino al 17 gennaio 2013

nFerraraBoldini, Previati e De PisisPalazzo dei Diamanti, fino al 27 gennaio 2013

nFirenzeAnni trenta. Arti in Italia oltre il fascismoPalazzo Strozzi, fino al 27 gennaio 2013

nLatinaMAD Impresa – Roberta Pugno “L’acqua dei sogni” (articolo a pag. 6)Teatro Gabriele D’Annunzio, fino al 31 gennaio 2013

nMilanoDa Guercino a Caravaggio. Sir Denis MahonPalazzo Reale, fino al 20 gennaio 2013Costantino 313 d.C.Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013

nPisaWassily Kandinsky dalla Russia all’EuropaPalazzo Blu, fino al 3 febbraio 2013

nVeneziaVenice Movie Stars Casa del Cinema, fino al 3 febbraio 2013

Eventin

Page 16: occhio all'arte (gennaio 2013)

16

L e due installazioni di Claudio Cottiga, la Sfera, già al Museo Civico Antiquarium del Procoio di Borgo Sabotino per la rassegna estiva 2012 di

MAD arte contemporanea (Latina) e lo straordinario gruppo equestre in terracotta policroma esposti, prima l’uno e poi l’altro, nel corso di questo autunno, l’uno

in giardino, l’altro negli spazi interni della raccolta Manzù, parlano di uno dei protagonisti più significativi e, credo, più amati, dell’attuale “Scuola Pontina”. “Manzù, l’arte e il territorio” del resto non è altro che una delle possibili interpretazioni desumibili dalla “leggequadro” indicata dallo stesso scultore bergamasco che, nel lascito testamentale con cui lasciava la raccolta all’Italia e più in particolare alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, indicava come priorità del museo ardeatino di porsi quale centro attivo di cultura e ricerca, anche territoriale. E’ quindi in quest’ottica l’intento, fortunatamente accolto da realtà espositive ufficiali e da singoli “amatori e cultori” del territorio, di fornire brevi panoramiche a “volo radente” di singoli episodi del contemporaneo “indigeno” di particolare spessore ed interesse, come appare qui oggi la presenza dello scultore Claudio Cottiga, proveniente dalla limitrofa Aprilia, dove in passato ha significativamente contribuito alla realizzazione delle porte bronzee della chiesa cattedrale, antistante in San Michele Arcangelo di Venanzo Crocetti. “Scultura del 900” e “territorio” sono dunque due temi che in Raccolta si fondono e s’interfacciano anche in questa occasione. Terzo e più importante tema, è, sempre qui oggi, costituito dal caldo colore della terracotta policroma di Cottiga, che accosta tasselli cromatici dalla raffinatezza “Art Nouveau”, intervallando delicate dorature musive, ad un’argilla rossa che sa di vivo, strigilata, pettinata in onde euritmiche che, mi si perdoni, sembrano quelle di costosissime uova di Pasqua di alta pasticceria napoletana di marca Gay Odin...Ne deriva una materia nuova, accattivante, cangiante al variare della luce, che invita a rimeditare per sommi capi le vicende appartenenti alla nobilissima arte italiana delle ceramiche e maioliche, partendo dai Della Robbia, per arrivare ad assoluti protagonisti del XX sec. da Leoncillo a Fontana Claudio Cottiga prosegue questo cammino.

MAD: Claudio Cottiga di Marcella Cossu

in mostran