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G Y N E C O ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE OSTETRICI GINECOLOGI OSPEDALIERI ITALIANI 3 2007 MENSILE ANNO XVIII N. 3 - 2007 - POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1, DCB ANCONA CONTIENE I.P. Le raccomandazioni proposte dalla “Carta di Firenze” Età gestazionali estreme Cedap L’analisi dei certificati di assistenza al parto: il terzo Rapporto sull’evento nascita in Italia Prevenzione oncologica Screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon retto. Le Raccomandazioni del ministero della Salute Donna e ambiente I pericoli dell’inquinamento per la salute femminile. I temi del prossimo Congresso nazionale Sigo-Aogoi-Agui

ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE OSTETRICI ...GYNECO ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE OSTETRICI GINECOLOGI OSPEDALIERI ITALIANI 3 2007 MENSILE ANNO XVIII N. 3 - 2007 - POSTE

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  • G Y N E C OORGANO

    UFFICIALE

    DELL’ASSOCIAZIONE

    OSTETRICI

    GINECOLOGI

    OSPEDALIERI

    ITALIANI

    32007

    MENSILE ANNO XVIII N. 3 - 2007 - POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1, DCB ANCONA CONTIENE I.P.

    Le raccomandazioni proposte dalla “Carta di Firenze”

    Età gestazionali estreme■ Cedap

    L’analisi dei certificati di assistenzaal parto: il terzo Rapportosull’evento nascita in Italia

    ■ Prevenzione oncologicaScreening del carcinoma della mammella,della cervice uterina e del colon retto. LeRaccomandazioni del ministero della Salute

    ■ Donna e ambienteI pericoli dell’inquinamento per la salutefemminile. I temi del prossimo Congressonazionale Sigo-Aogoi-Agui

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    NUMERO 3 - 2007 ANNO XVIII

    ORGANO UFFICIALEDELL’ASSOCIAZIONE OSTETRICI GINECOLOGI OSPEDALIERI ITALIANI

    PresidenteGiovanni MonniDirettore ScientificoFelice Repetti

    Comitato ScientificoGiovanni BrigatoAntonio ChianteraValeria DubiniCarlo SbiroliDirettore ResponsabileEva AntoniottiCoordinamento editorialeArianna Albertiemail: [email protected]àPubliem srlCentro Direzionale ColleoniPalazzo Perseo 1020041 Agrate (Milano)Tel. 039 6899791Fax 039 6899792

    EditoreHealth Communicationvia Vittore Carpaccio, 1800147 Roma Tel. 06 594461 - Fax 06 59446228Progetto graficoGIancarlo D’OrsiUfficio graficoDaniele Lucia, Barbara RizzutiStampaTecnostampa srlVia Le Brecce, 60025 Loreto (Ancona)AbbonamentiAnnuo: € 26 Prezzo singola copia: € 4Reg. Trib. di Milano del 22.01.1991 n. 33Poste Italiane spa Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.

    46) Art. 1, comma 1, DCB AnconaFinito di stampare: maggio 2007Tiratura 9.000 copie

    La riproduzione e la ristampa, anche parziali, diarticoli e immagini del giornale sono formalmentevietate senza una preventiva ed esplicitaautorizzazione da parte dell’editore. I contenuti dellerubriche sono espressione del punto di vista degliAutori. Questa rivista le è stata inviata tramiteabbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verràutilizzato, oltre che per l’invio della rivista, anche perl’invio di altre riviste o per l’invio di proposte diabbonamento. Ai sensi della legge 675/96 è nel suodiritto richiedere la cessazione dell’invio e/ol’aggiornamento dei dati in nostro possesso. L’Editoreè a disposizione di tutti gli eventuali proprietari deidiritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosseriusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.

    Organo ufficiale

    Testata associata

    Editore

    G Y N E C O

    Prevenzione, la cura migliore

    Editoriale Indice numero 3 - 2007

    Terza pagina Y

    Attualità

    4 Cedap: uno strumento preziosoper ricalibrare le politiche della maternità

    6 Screening oncologici: un complesso investimento per la salutea cura di Nives Cadoni

    9 Vaccinazione anti-Hpv: Ginecologi all’ombra della campagna di Carlo Maria Stigliano

    10 La difesa dell’ambiente non è solo un problema della naturadi Lucia Conti

    11 News Ue: pubblicità per gli “etici”? ● Contraccezione diemergenza ● X Rapporto Pit Salute ● Cic - Collegio Italiano dei Chirurghi: il nuovo Direttivo ● Agite: la nuova affiliata Aogoiper la promozione della ginecologia territoriale ● Sanit 2007: la sanità in mostra

    Professione

    14 Nomine primariali tra poteri forti e forti poteri dei Dgdi Claudio Crescini

    Addio anche al Tar! di Carlo Simoncini

    15 E se andassimo tutti a casa?Il Corsivo di Carlo Sbiroli

    Focus On

    18 L’assistenza perinatale nelle età gestazionali estremamente basse (22-25 settimane)

    20 Le raccomandazioni proposte dalla “Carta di Firenze”

    22 “Non tutto quello che può essere fatto deve essere fatto” di Valeria Dubini

    23 L’assistenza ai nati in età gestazionale bassadi Nicola Natale

    I “miracoli della medicina”, i “bambini del miracolo”Intervista a Serenella Pignotti

    Professione

    24 Management delle infezioni vaginalidi I. Chiacchio, A. Chiantera, G. Cammardella

    25 Le Delibere dell’Aogoi

    26 Il disegno di legge “Turco” visto dalla Fesmeddi Carmine Gigli

    Rubriche

    28 Lettere ● L’ultimo saluto a Giorgio Pardi ● 30 Congressi

    Pagina 16

    Aperta la nuovacampagna Aogoi per le iscrizioni 2007

    Iscriviti!Nella homepage del sito www.aogoi.it le modalità e lascheda di iscrizione

    Giovanni MonniPresidente AOGOI� Segue a pagina xx

    READER SATISFACTION SURVEYRispondi a 13 domande per aiutarci a migliorare GynecoAogoiIl questionario di gradimento è disponibile sul sito ww.aogoi.it

    Tanti i temi importanti in questo numero della nostra rivista. Sen-za avere la pretesa di elencarli tutti, mi sembra di poter rintrac-ciare un filo conduttore che unisce molti dei contributi che pub-blichiamo nelle pagine di attualità: la prevenzione, il lavoro chepossiamo svolgere per aiutare le donne a mantenere e migliora-re la loro salute. Gli articoli dedicati agli screening oncologici, al-la campagna di vaccinazione contro il papilloma virus, all’impat-to dell’ambiente sulla salute sono tutte occasioni per approfon-dire le nostre conoscenze e impegnarci ancora di più negli inter-venti di prevenzione, che rappresentano la migliore risposta allecrescenti aspettative della popolazione in termini di qualità e du-rata della vita. E, in fondo, anche il Rapporto sull’evento nascita,l’analisi dei Cedap, può essere letto in questa chiave: una foto-grafia dell’esistente che ci aiuti a migliorare il futuro, perché lanascita sia sempre più un momento sereno per le donne e i lorobambini. Vorrei ricordare inoltre che la prevenzione riveste un ruolo cen-trale anche nelle finalità della nuova Associazione Ginecologi Ter-ritoriali (Agite), affiliata Aogoi.Di particolare significato è poi il focus dedicato alle cure perina-tali nelle età gestazionali estreme, un tema certamente difficile,delicato, ma che ci è sembrato importante e doveroso affronta-re per fornire alle colleghe e ai colleghi un’occasione di riflessio-ne e informazione aggiornata. A partire dalla cosiddetta “Cartadi Firenze”, un documento-proposta alla cui stesura ha parteci-pato anche la Sigo-Aogoi-Agui, condiviso da alcune importantisocietà scientifiche, da altre tuttora in discussione, e che attual-mente è al vaglio del ministero della Salute e del Comitato na-zionale di bioetica. I “suggerimenti” assistenziali in esso contenuti rappresentano adoggi un importante riferimento, una base su cui approntare lineeguida nazionali, il più possibile condivise. L’obiettivo è costruireun percorso di garanzia per la madre e il neonato, che eviti i ri-schi di accanimento terapeutico e sperimentazione, suggerendoai medici modelli di comportamento in situazioni così drammati-che come la nascita in età gestazionali precocissime. Il dibattito su questi argomenti, i cui risvolti etici, umani, deon-tologici, medico-legali ed organizzativi sono così delicati e com-plessi, è tuttora aperto. La nostra associazione intende affrontar-lo con umiltà e rispetto, invitando ad un confronto multidiscipli-nare, trasversale, scevro da pregiudizi e ideologie.Crediamo che la forza di un’associazione come la nostra si mi-suri anche nella capacità di affrontare e non eludere i temi scot-tanti.

  • Un ricco flusso di in-formazioni sul per-corso nascita e sulneonato, che nel gi-ro di qualche anno

    potrebbe costituire una base im-prescindibile per la program-mazione sanitaria al femminile.Il terzo “Rapporto sull’eventonascita in Italia” riferito all’an-no 2004, elaborato dall’Ufficiodi Direzione statistica della Di-rezione generale del sistema in-formativo del ministero della Sa-lute, ribadisce quanto siano im-portanti strumenti come il Cer-tificato di assistenza al parto (Ce-dap) o la Scheda di dimissioneospedaliera (Sdo) per avere ilpolso non solo dei dati clinico-sanitari, ma anche socio-cultu-rali relativi alle famiglie che en-trano in contatto con il Ssn inconcomitanza con il periododella gravidanza. Appropriatez-za delle cure ricevute, modalitàdel parto, dotazione strutturaledei centri nascita, backgrounddei genitori: in questo modo siavvia una raccolta sistematica didati imprescindibile per ricali-brare le politiche della mater-nità, tenendo in equilibrio sicu-rezza e consapevolezza, perso-nalizzando al massimo gradopossibile l’intervento clinico.L’integrazione tra i database Sdoe Cedap sta risultando quantomai utile, poiché il primo con-sente di analizzare gli aspetti sa-nitari di gravidanza, parto e na-to; il secondo li completa con in-formazioni socio-demografiche

    della coppia, connote sulla storiariproduttiva materna e ulterioriinformazioni sul bambino.

    I dati più significativiMolte evidenze erano già noteda tempo, come il record di ta-gli cesarei in Campania: il 59%sul totale dei parti. Altri risulta-ti, invece, fotografano tendenzeaccentuatesi negli ultimi anni,come la crescita a dismisura delnumero di ecografie per gravi-danza. A livello nazionale ne so-no state effettuate 4,5 per parto,con valori regionali variabili tra

    3,9 della provincia autonomadi Trento e 6,4 della Liguria.

    Segno di un boom di medica-lizzazione e di un sovrautilizzodi prestazioni diagnostiche du-rante i fatidici nove mesi.Utilis-simi per gli studi di settore an-che i dati relativi alla durata del-la gestazione: a livello naziona-le, escludendo i valori non indi-cati o errati, la percentuale deiparti pre-termine è risultata pa-ri al 6,6%, la componente deiparti fortemente pre-termine èpari all’1,2% mentre il 93,4%delle nascite avviene tra la 37esi-ma e la 42esima settimana. Lo

    studio del Ministeroprende inoltre in analisile prime 25 malformazioni dineonati per frequenza di casi: lepiù diffuse restano le anomaliedel bulbo e del setto cardiaco(12,8%) e anomalie congenitedegli organi genitali (12.3%). Intotale, sono stati segnalati 2.969casi di malformazioni. Dalla fon-te Cedap si ha un tasso di nati-mortalità di 3,15 nati morti ognimille nati. Solo per il 25,5% dei1.415 bambini nati morti è stataindicata la causa che ha deter-minato il decesso, nel 63% deicasi il motivo della morte non

    viene indicato e nel12% dei casi vieneindicata una causaerrata o incompati-bile per sesso e/oetà. Dati incompletisoprattutto a causadel ritardo con cui èdisponibile il refertodell’esame autopticorispetto al termine di10 giorni previstoper la compilazionedel certificato di as-sistenza al parto.

    Monitoraggio e valutazioneL’utilità di questostrumento è sottoli-neata anche dal fat-to che il Piano diazioni presentato dalministro Turco con-sidera una prioritàun suo sensibile mi-glioramento, soprat-tutto in riferimento

    al sistema di rilevazione attual-mente in uso. La rilevazione2004, con un totale di 527 pun-ti nascita, presenta una miglio-re copertura rispetto agli anniprecedenti, con un 29,1% dischede in più rispetto al 2002,nonostante le forti criticità in re-gioni come il Molise o la Cala-bria (dalle quali non è stato in-viato nemmeno un modulocompilato); o come nella pro-vincia autonoma di Bolzano, do-ve la rilevazione Cedap è stataavviata solo dal gennaio 2005. I

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    Cedap: il terzo Rapporto sull’evento nascita in Italia – Anno 2004

    NELLE PAGINE DI ATTUALITÀ CEDAP Informazioni epidemiologiche e socio-demografiche su gravidanza, parto, puerperio | SCREE-NING Prevenire il carcinoma di mammella, utero e colon retto: le Raccomandazioni del ministero | VACCINAZIONE ANTI-HPV: ilruolo del ginecologo | SALUTE E AMBIENTE L’impatto dell’ambiente sulla salute delle donne. I temi del prossimo congresso nazio-nale Sigo 2007 | NEWS Contraccezione d’emergenza, Ue: pubblicità per gli etici, Farmindustria: regole più severe per i congressi, Rap-porto Pit Salute, Nasce AGITE - affiliata Aogoi, Collegio Italiano Chirurghi: Monni vicepresidente, Sanit 2007

    Uno strumento prezioso per ricalibrarele politiche della maternità

    L’analisi dei Certificati di assistenza al parto incrocia tutti i dati raccolti presso lepartorienti: non solo informazioni cliniche, ma anche indicazioni sul background socio-culturale delle madri italiane, al fine di calibrare meglio le politiche sanitarie al femminile

  • dati, comunque, prendono for-ma e iniziano a costituire un pre-zioso bagaglio di informazioniper rendere più accurata l’ana-lisi del sistema di domanda e of-ferta di salute. L’uso di questerisultanze per la valutazione del-l’evoluzione del bisogno, espres-so in relazione alle modificazio-ni delle caratteristiche delle ma-dri e delle famiglie (età, cultu-ra, nazionalità, religione etc.)imporrà conseguenti scelte or-ganizzative da calibrare in mo-do da renderle sempre più ade-renti alle richieste della nuovasocietà multietnica che si va af-fermando. E difatti, uno degliaspetti che maggiormente balzaall’occhio scorrendo il Rappor-to riguarda l’alta percentuale digravidanze di donne non italia-ne nel nostro Paese, con tutte leimplicazioni culturali e assisten-ziali che ne derivano.

    Le caratteristiche delle madriDei 474.893 parti rilevati nel2004, circa il 12,4% è relativo amadri di cittadinanza straniera.

    Il fenome-no è più diffuso al centro-

    nord, dove quasi il 18% dei par-ti avviene da donne non italia-ne. Le aree geografiche di pro-venienza più rappresentative so-no quelle dell’Europa dell’Est(40%) e dell’Africa (26%). Perquanto riguarda l’età, i dati 2004confermano per le donne ita-liane una percentuale di oltre il50% dei parti nell’intervallo 30-39 anni, mentre per le altre areegeografiche di provenienza lemadri hanno prevalentementeun’età compresa tra 20 e 29 an-ni. L’età media al primo figlio èper le italiane superiore ai 30 an-ni, con sensibili variazioni tra

    nord e sud, mentre ledonne straniere partoriscono

    il primo figlio in media a 26 an-ni. L’età media della madre è di31,8 anni per le italiane mentrescende a 28,5 anni per le stra-niere. Quanto al livello di scola-rizzazione, sembra aumentareall’aumentare dell’età del par-to. In particolare, l’83% dellemadri con meno di 20 anni han-no al massimo conseguito un di-ploma di licenza media inferio-re. Dall’analisi della condizioneprofessionale emerge che il58,1% delle madri ha un’occu-pazione lavorativa, il 33,6% so-no casalinghe e l’8,3 sono di-soccupate o in cerca di prima oc-cupazione. Per quanto riguarda

    le stra-niere che

    hanno par-torito nel

    2004, il 57,4% ècasalinga a fronte

    del 60% delle italia-ne che hanno un’occupazionelavorativa. La frequenza di ma-dri coniugate, poi, risulta pari al83,4%, mentre il 14% sono nu-bili e solo il 2,4% separate o di-vorziate. Nello specifico, nellaclasse di età di 40 e più anni sinota una diminuzione della per-centuale di madri coniugate edun incremento della percen-tuale di madri nubili, separate odivorziate rispetto alle classi dietà dai 20 ai 39 anni. Le madricon meno di 20 anni sono inve-ce nubili nel 60% dei casi. L’ana-lisi dei Cedap restituisce anche

    la specificità di un dato finorapoco analizzato: la presenza insala parto di una persona di fi-ducia della madre. Nel 91% deicasi la donna ha accanto a sé (so-no esclusi i cesarei) il padre delbambino, nel 7,6% un familiaree nell’1,4% un’altra persona difiducia. Per i professionisti sani-tari, oltre all’ostetrica (96,28%),al momento del parto sono pre-senti: nel 91,94% dei casi l’oste-trico-ginecologo, nel 45,56%l’anestesista e nel 68,10% il pe-diatra/neonatologo.

    Le sfide dellaprocreazione assistitaIn controluce, inoltre, è possibi-le fare un punto anche sull’en-tità del ricorso a pratiche di pro-creazione medicalmente assisti-ta (Pma): delle 474.893 schedepervenute, 5.738 sono relative agravidanze in cui è stata effet-tuata una tecnica di Pma. La me-dia parla di un rapporto di 1,2

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    COS’È IL CEDAP■ L’attuale rilevazione dati delCertificato di assistenza al parto(Cedap), iniziata nel 2002 dopol’entrata in vigore del decreto mi-nisteriale n. 349 del 16 luglio2001, rappresenta uno strumen-to omogeneo per la raccolta e lasuccessiva elaborazione delle in-formazioni di base relative aglieventi di nascita, al fenomenodella nati-mortalità, ai nati conmalformazioni, nonché alle ca-ratteristiche socio-demografichedei genitori. Questo strumento fornisce infor-mazioni sia di carattere sanita-rio ed epidemiologico che socio-demografico molto importanti aifini della sanità pubblica e della

    statistica sanitaria e necessarieper la programmazione nazio-nale e regionale. Infatti, l’insie-me dei Cedap delle nascite dadonne residenti in definite areeterritoriali permette di valutarela qualità dell’assistenza in gra-vidanza e quanto tale assistenzaabbia influito sugli aspetti es-senziali della nascita stessa. Tut-tavia, il modello standard (soloalcune realtà regionali hanno perora prodotto modelli più com-pleti) pur raccogliendo molte in-formazioni utili per valutazionidemografiche, considera solo al-cune informazioni per valutarela qualità del servizio socio-sa-nitario impegnato nel percorsonascita. Affinché i Cedap possa-no essere efficacemente utiliz-zati come strumenti per la valu-tazione, occorre promuovere, di

    concerto con le Regioni, un ap-profondimento critico, per sug-gerire proposte migliorative. Ilmiglioramento del sistema Ce-dap, contemplato nel Piano diazioni presentato l’8 marzo scor-so a Napoli dal ministro LiviaTurco, si propone che i Certifi-cati di assistenza al parto, oltreche a descrivere la nascita, sia-no utilizzati anche per valutarequanto gli obiettivi di salute sia-no perseguiti, in relazione allepratiche raccomandate e a quel-le effettivamente svolte e quan-to queste siano associate agliobiettivi di salute (ad esempio lapartecipazione a corsi di ac-compagnamento alla nascita, ilrooming in e la modalità di al-lattamento). Altro punto fermo è che le in-formazioni del sistema Cedap

    siano d’ora in avanti trasmesseall’Istituto Superiore di Sanità,affinché si promuova un sistemadi sorveglianza attivo sulla nasci-ta a partire dai Cedap rivisitati,basato sul ruolo attivo dei centrinascita, delle Asl e delle Regioni.

    Il modelloCedapLo schema di base del Cedap ècomposto da 5 sezioni in cui si ri-chiedono, oltre alle informazionigenerali riguardanti l’aziendaospedaliera e le generalità dellamadre, le seguenti: ■ informazioni socio-demografi-

    che sui genitori (area geogra-fica, età, titolo di studio, pro-fessione ecc)

    ■ informazioni specifiche sullagravidanza (indagini diagno-stiche, durata gestazione, pro-creazione medicalmente assi-stita ecc.)

    ■ informazioni sul parto e sulneonato (luogo del parto, mo-dalità parto, presentazione delfeto, persone che assistono al-la gravidanza, sanitari e non,sesso e peso del neonato, pun-teggio Apgar a 5 minuti dallanascita ecc.)

    ■ informazioni sulle cause di na-ti-mortalità

    ■ informazioni sulla presenza dimalformazioni

    L’intero documento è disponibilee scaricabile sul sito ufficiale delministero della Salute, all’indiriz-zo http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_621_al-legato.pdf

    Il partoLuogo del parto: oltre l’88%avviene negli ospedali pubblici;l’11,5% nelle Case di cura; lo0,17 a domicilioPresenza in sala parto diprofessionisti sanitari ostetricoginecologo nel 91,94% dei casi;anestesista nel 45,56%;pediatra/neonatologo nel 68,10;di persone di fiducia (esclusi i

    cesarei): padre nel 91% dei casi,altro familiare nel 7,6%, personadi fiducia nel 1,4%Modalità del parto spontaneonel 61% dei casi; cesareo nel36,4% (anche nel 33,5% deicasi con presentazione divertice). Oltre il 57% dei particesarei avviene nelle case di curaaccreditate contro il 34% degliospedali pubbliciI parti vaginali dopo precedente

    cesareo sono il 18,6%, di cui: il21,5% negli ospedali pubblici; il4,6 e 3,6% rispettivamente nellecase di cura accreditate e nonaccreditateParti e Pma 5.738 i parti contecniche di Pma (l’1,2% dellegravidanze). Le tecniche: Fivet(29,8%); ICSI (16,5%); tratt.farmacologico (24,6%); GIFT(7,3%); IUI (12%); altro (9,7%)Fonte: Cedap, dati 2004

    La madreEtà: oltre il 50% delle italianepartorisce tra i 30 e i 39 anni,mentre le madri non italianehanno un’età compresa tra i 20 e i29 anni. L’età media della madre èdi 31,8 anni per le italiane, 28,5per le straniere. Le mamme straniere sono circa il12,4%, al nord la percentuale piùalta (quasi il 18%)Istruzione il 44,6% ha unascolarità medio-alta, il 39,4%medio-bassa, il 16% è laureata.Tra le straniere prevale la scolaritàmedio-bassa, oltre il 54%.Occupazione il 57,4% dellestraniere è casalinga, a fronte del60% delle italiane conoccupazione lavorativa.Stato civile le madri coniugatesono l’83,4% (quelle sotto i 20anni sono solo il 39,5%), le nubiliil 14% e il 2,6% le separate odivorziate. Aborti spontanei precedentil’80% non ne ha avuto nessuno,il 12,4% ne ha avuti 1 o 2 e lo0,6% più di 2.Fonte: Cedap, dati 2004

    Il neonatoI nati nel 2004 562.599(registrazioni anagrafe) - 480.820(schede Cedap)Peso alla nascita1% < ai 1.500 g; 5,7% tra i 1.500 e 2.500; 87,2% tra i 2500 e 3999; 6% > 4000 g. Anche per il 2004, i nati a terminecon peso < ai 2500 g sono il 2%.Il basso peso alla nascita nonrisulta significativamenteassociato alla cittadinanza dellamadre.Apgar il 99,3% riporta unpunteggio da 7 a 10 a 5’ dallanascitaNatimortalità1.415 i nati morti (3,15 per mille) Malformazioni: 2.969 i nati conmalformazioni. La causa dimalformazione è presente solonel 25,5% dei casi dinatimortalità e nel 60% di naticon malformazioniFonte: Cedap, dati 2004

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    /100: il 24,6% dei parti con trat-tamento farmacologico e il 12%con il trasferimento dei gametimaschili in cavità uterina. La fe-condazione in vitro con trasferi-mento di embrioni in utero ri-guarda il 30% dei casi di Pma,mentre la fecondazione in vitro

    tramite iniezione di spermato-zoo in citoplasma riguarda il16,5% dei casi. L’utilizzo dellevarie metodiche è molto varia-bile dal punto di vista territoria-le. Nelle gravidanze con Pma ilricorso al Tc è nel 2004 superio-re rispetto agli altri casi. La per-

    centuale di parti plurimi in gra-vidanze medicalmente assistiteè sensibilmente superiore a quel-la registrata nel totale delle gra-vidanze. Tra le straniere i particon Pma scendono allo 0,96%,con frequenza elevata tra le la-tino-americane e le africane. Y

    ■ I nati rilevati dai Cedap, nel-l’arco del 2004, sono risultati480.820, contro i 562.599 regi-strati dalle anagrafi comunali, cioèl’85% del totale dei nati.Sono stati 527, invece, i punti na-scita monitorati, 427 dei quali ubi-cati in strutture pubbliche: solo nel14,7% dei casi, però, si fa riferi-mento a ospedali con oltre 600posti letto. Resta comunque la forte propen-sione delle donne italiane (l’88%sul totale) a partorire in struttu-re ospedaliere pubbliche, che nel46,4% dei casi sono anche dota-te di terapia intensiva neonatale.Una percentuale molto più bassadi parti (11,5%) avviene in Casedi cura private, accreditate e non.Solo lo 0,2% presso il domiciliodella puerpera.Per quanto riguarda la dotazionedi incubatrici, si hanno in media2,32 incubatrici ogni dieci postiletto in reparti di ostetricia, 2,44nei reparti pubblici, 1,39 in quel-

    li privati accreditati e 1,82 in quel-li privati non accreditati.Sul fronte della gestione della gra-vidanza, poi, viene rilevato chenell’85% dei casi sono state ef-fettuate oltre 4 visite di control-lo. Le donne con scolarità bassaeffettuano la prima visita più tar-divamente. Per quanto concernele ecografie, (il cui numero nonsembra avere alcuna correlazionecon il decorso della gravidanza)ne vengono effettuate in media4,5. In generale, per il 72,4% del-

    le gravidanze si registra un nu-mero di ecografie superiore a 3. Nell’ambito delle tecniche dia-gnostiche prenatali invasive, l’am-niocentesi è quella più usata, se-guita dall’esame dei villi coriali(nel 3,21% delle gravidanze) edalla funicolacentesi (nell’1,24%). In media, ogni 100 par-ti sono state effettuate più di 17amniocentesi. L’utilizzo di tale in-dagine prenatale è diversificato alivello regionale: nelle regioni me-ridionali si registra una percen-tuale al di sotto del 11% (ad ec-cezione della Sardegna) mentre ivalori più alti si hanno in Valled’Aosta (43,6%) e Toscana(30,6%). Il ricorso all’amniocen-tesi da parte delle donne con sco-larità bassa è sensibilmente infe-riore rispetto a quello delle donnecon scolarità medio-alta apparte-nenti alla medesima classe di età.Quanto alle modalità del parto,confermando la tendenza degli an-ni precedenti, nel 2004 il 36,9%di essi è avvenuto con taglio ce-sareo, con notevoli differenze re-gionali che comunque evidenzia-no che in Italia vi è un ricorso ec-cessivo all’espletamento del par-to per via chirurgica.Un’elevata propensione all’uso delcesareo viene rilevato soprattuttonelle Case di cura private, con per-centuali del 57,8% nelle accredi-tate e 74,2% nelle non accredi-tate, contro il 34% degli ospeda-li pubblici. Al centro-sud le per-centuali di parti chirurgici supe-rano in tutte le regioni il 40%,mentre al nord si arriva allo stri-minzito 19,6% della Val d’Aosta,quasi in linea con la raccomanda-zione dell’Oms che pone come so-glia limite il 15%. Il cesareo è piùfrequente nelle donne con cittadi-nanza italiana rispetto alle donnestraniere: 38,2% nel caso delleprime; 27% nel caso delle secon-de. Prendendo in esame i parti do-po un precedente taglio cesareo,si è registrata a livello nazionaleuna percentuale di parti vaginalipari al 18,6%. Nei punti nascitapubblici, circa il 21,5% dei particon precedente cesareo avviene inmodo spontaneo; nelle Case di cu-ra private questa percentuale scen-de addirittura all’8,2%.Per quanto concerne la presenta-zione del feto, la frequenza di pre-sentazione di vertice è del95,03%, quella podalica del4,3%, e solo nello 0,75% dei ca-si si osserva un’altra presentazio-ne (in particolare bregma e spal-la). L’associazione della modalitàdel parto con la presentazione delfeto evidenzia che nel 87,60% diparti cesarei il nato si presenta divertice.Fonte: Ministero Salute

    Troppi cesarei e tante ecografie: parto sempre più“medicalizzato”

    Visite di controllo effettuate per decorso della gravidanza

    Visite di controllo in gravidanza Decorso Totale partiFisiologico Patologico

    nessuna 0,8% 0,8% 0,8%

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    do) campagne di screening perla prevenzione secondaria diquesti tre tumori che, secondoqueste raccomandazioni del mi-nistero della Salute, prevedono:mammografia ogni due anni perle donne tra 50 e 69 anni per loscreening del tumore della mam-mella; Pap test ogni tre anni perle donne tra 25 e 64 anni per loscreening del tumore del collodell’utero; ricerca del sangue oc-culto nelle feci ogni due anni perle donne e gli uomini tra i 50 e i70 o 74 anni, oppure una retto-sigmoidoscopia per le donne egli uomini tra 58 e 60 anni (da

    ripetere eventualmente ogni 10anni) per lo screening del tu-more del colon retto.Per favorire l’adesione ai pro-grammi di screening, i cittadinidevono essere adeguatamenteinformati sulla possibilità e sul-l’importanza di sottoporsi a que-sti controlli. Parallelamente, è so-lo attraverso un diffuso miglio-ramento delle conoscenze e de-gli atteggiamenti della popola-zione che i programmi di pre-venzione possono riuscire a ot-tenere il massimo risultato. In questo scenario le raccoman-dazioni conferiscono un ruolo

    strategico al medico di medici-na genereale, grazie al rapportoprivilegiato e diretto con i pro-pri assistiti, che si fidano e si af-fidano a lui per ricevere consiglie supporto per ogni decisione ri-guardante la propria salute, è co-lui che deve provvedere alla se-lezione della popolazione da in-vitare, all’informazione attiva (so-prattutto di chi non aderisce al-l’invito) e al counselling per lepersone risultate positive al test.E non è un caso che si sia cerca-ta la massima operatività di que-sti soggetti nell’attuazione deiprogrammi di screening, sin dal-le fasi iniziali della programma-zione degli interventi, sia a livel-lo internazionale attraverso ilprogramma “Europa contro ilcancro”, che nazionale con laLegge 138 del 2004. Per rag-giungere e mantenere standarddi elevata qualità, e garantirequindi un’ampia partecipazioneagli screening oncologici, i me-dici devono quindi ricevere unaformazione adeguata in propo-sito. Risulta essere ancora oggi il tu-more più frequente tra le don-ne e soprattutto negli anni No-vanta l’incidenza è aumentata,tuttavia è diminuita la mortalità

    di circa il 20%. Un dato più cheimportante se si considera che acausa dell’invecchiamento ge-nerale della popolazione le don-ne che si ammalano sono sem-pre di più. La diminuzione del-la mortalità dipende sia dallemaggiori possibilità di cura, siadal fatto che la malattia è dia-gnosticata più precocemente.Grazie all’anticipazione diagno-stica, non solo si possono ridur-re sia le probabilità di morire perquesto tipo di tumore del 35%sia i tassi di malattia diagnosti-cata in stadio avanzato, ma si puòdecisamente migliorare la qua-lità di vita delle pazienti, favo-rendo la diffusione di tratta-

    menti di tipo conservativo. Sitratta di un percorso, non unaprestazione, si rivolge cioè a don-ne sane e prive di sintomi, a cuisi deve garantire il percorso dia-gnostico necessario e il tratta-mento dei casi di tumore iden-tificati mediante screening, maanche i reinviti periodici a ca-denza biennale alla restante po-polazione sana. Nel 2004-2005 il 71% delle don-ne che rientrano nella fasciad’età raccomandata per lo scree-ning mammografico, cioè 50-69anni (in totale 5 milioni e 143mila), ha dichiarato di aver fat-to la mammografia almeno unavolta nella vita. È anche signifi-cativo considerare che negli ul-timi anni in Italia il ricorso allamammografia è aumentato del33% in tutte le fasce di età in par-ticolar modo tra i 65 e i 69 anni.Si sta valutando la possibilità diestendere i programmi di scree-ning mammografico alla fasciadi età compresa tra 70 e 74 an-ni, viste le maggiori aspettativedi vita delle donne anziane e del-la crescente disponibilità di trat-tamenti efficaci. A questa età, in-fatti, la mammografia ha una mi-gliore sensibilità e la durata del-la fase preclinica è maggiore, ilche aumenta le possibilità di dia-gnosi anticipata. Tenuto contoche una donna di 70 anni haun’aspettativa di vita di circa 15anni e che i primi benefici delloscreening si evidenziano dopo 4-5 anni, è opportuno che non in-terrompa i controlli mammo-grafici. Resta invece come pro-blema ancora aperto la valuta-zione del rapporto costo-benefi-ci dello screening mammografi-co in età premenopausale. Si ècosì deciso che in via prioritariadebba essere garantita un’ade-guata copertura della popola-zione femminile dai 50 ai 69 an-ni, mediante programmi discreening organizzato con mam-mografia biennale e, in base al-le risorse disponibili e a valuta-zioni di costi-benefici all’internodi ogni regione, si deciderà seestendere le fasce di età per loscreening mammografico oltre i70 anni e al di sotto dei 50, (nel-la fascia di età tra i 45 e i 49 an-ni, la Legge finanziaria del 2001garantisce l’esenzione dal paga-mento e ciò dovrebbe favorirel’accesso spontaneo). La frequenza per lo sceeningmammografico è biennale otriennale nelle donne al di sopradei 50 anni, mentre per proget-ti pilota rivolti a donne nella fa-scia di età tra 45 e 49 anni, si do-vrebbero adottare intervalli piùbrevi, 12-18 mesi.È anche importante sottoli-neare il forte divario territo-riale tra il Nord e il Sud nel ri-corso allo screening tra le don-ne 50-69enni.Ogni anno in Italia si registranocirca 3.500 nuovi casi di carci-noma della cervice e 1.100 de-cessi. Negli ultimi venti anni lamortalità per tumore dell’utero(corpo e collo) è diminuita di ol-tre il 50%, soprattutto per quan-to riguarda il tumore della cer-vice uterina.Grazie al Pap test è possibile

    Le RaccomandazioniLe “Raccomandazioni per lapianificazione e l’esecuzione degliscreening di popolazione per laprevenzione del cancro dellamammella, del cancro della cerviceuterina e del cancro del colonretto”, pubblicate dal ministerodella Salute nel novembre scorso,sono state prodotte da tre gruppidi lavoro istituiti da decretiministeriali nell’ambito dell’azionedel ministero della Salute decisadal Parlamento con la legge n. 138del 2004, che impegna il Paese acolmare gli squilibri dell’offertadegli screening tra le diverseRegioni, oltre che da Governo eRegioni che d’intesa hanno datovita al Piano nazionale dellaprevenzione 2005-07, cui sonovincolati fondi per 440 milioni dieuro e che prevede, tra gli obiettivigenerali, il potenziamento degliscreening oncologici. Negli ultimidieci anni, l’attivazione diprogrammi di screening è stataampiamente sollecitata a livellointernazionale e nazionale. Conuna raccomandazione del 2003 ilConsiglio dell’Unione europeainvitava gli Stati membri ad attuareprogrammi di screening per questetre neoplasie. L’offerta di screening di provataefficacia (Pap test, mammografia,ricerca di sangue occulto nelle feci)alle persone sane è contemplatadal Psn 2003-05 e con la leggefinanziaria 2001 sono statiesentati dal ticket lamammografia, ogni 2 anni per ledonne tra i 45-69 anni, il Pap test,ogni 3 anni per le donne tra i 25-65 anni, e la colonscopia, ogni 5anni per gli over 45 e per lapopolazione a rischio.Il documento di consenso, fruttodel lavoro di tre commissionicomposte da clinici e operatori disanità pubblica, tra i maggioriesperti nel campo in Italia,“fornisce indicazioni concrete aipianificatori regionali, ai managerche devono organizzare gliscreening, ai professionisti dellasalute che portano avanti iprogrammi di screening. Infinedice ai cittadini che cosa è utile perla loro salute, in base allo statoattuale delle conoscenze”.

    Il testo integrale è disponibile sul sito:www.osservatorionazionalescreening.it/ons/documentazione/raccomandazioni.htm

    Tumore allamammella È il più frequente fra le donneDagli anni ’90 è aumentatal’incidenza ma è diminuita del20% la mortalità. Lo screeningmammografico riduce del 35% laprobabilità di morire. Nel 2004-05 il 71% delle donne hadichiarato di aver fatto lamammografia almeno una voltanella vita. Il ricorso allamammografia in Italia èaumentato del 33%.Lo screening fra le 50-69ennivede un forte divario Nord-Sud

    Tumore dellacervice uterinaNegli ultimi venti anni lamortalità si è dimezzata Sono 11,6 milioni le donne chehanno fatto un Pap test inassenza di disturbi o sintomiTra le 60-64enniil ricorso al Pap test èaumentato del 14,5% dal ‘94 al 2000. Dai 25 ai 29 anni ricorre al Pap test solo il 44,5% Nel Nord-est il ricorso al Pap test è dell’85%, contro il 52% del Sud e Isole

    investimento

  • identificare non solo le lesionitumorali molto precoci, ma an-che quelle preneoplastiche. Sitratta quindi di uno strumentoin grado di ridurre sia la morta-lità per carcinoma, favorendonela diagnosi in una fase in cui iltrattamento può essere efficace,sia l’incidenza della neoplasia in-vasiva, attraverso il trattamentodelle forme preneoplastiche.Ogni programma di screeningcervicale dovrebbe prevederel’esecuzione di un Pap test ogni3 anni nelle donne di età com-presa tra 25 e 64 anni.L’obiettivo di un programma discreening cervicale è di rag-giungere almeno l’85% della po-polazione bersaglio. Si è osser-vato che in Italia l’attività orga-nizzata di screening citologiconon è distribuita uniformemen-te sul territorio, ma è concen-trata soprattutto al Centro e alNord; secondo i dati relativi al2004-2005, l’85% della popola-zione del Nord-est ha fatto ri-corso al Pap test, mentre nel Sude nelle isole solo il 52%. È im-portante notare poi che al di fuo-ri dei programmi organizzati discreening cervicale è presenteuna rilevante attività spontanea:si stima che ogni anno in Italiasi eseguano circa 6 milioni di Paptest sia nelle strutture pubbliche(consultori, ambulatori, ospe-dali) sia nelle private conven-zionate e non. Dal 1994 al 1999-2000 il ricorsoal Pap test è cresciuto del 14%,soprattutto tra le donne di 60-64anni e anche se tra le più giova-ni (25-29 anni) il ricorso alloscreening si aggira intorno al44,5%, dagli studi relativi al 2004-2005, 11,6 milioni di donne, cioèil 71% della popolazione di 25-64 anni, hanno dichiarato di averfatto un Pap test almeno una vol-ta nella vita in assenza di distur-bi e sintomi. In realtà, la quotadi donne che esegue il test re-golarmente è ben più limitata.Inoltre, questo gruppo ne faspesso un uso eccessivo, a volteviene eseguito annualmente oanche con maggiore frequenza.Esiste poi una fetta consistentedella popolazione femminile chenon lo ha mai eseguito o che loesegue in modo irregolare ed èproprio su questa fascia di po-polazione che si deve concen-trare un programma di scree-ning attivo. Per attivare su tuttoil territorio nazionale program-mi di screening del carcinomadella cervice di alta qualità, com-pletando il processo attualmen-te in atto, occorre innanzituttoverificare l’esistenza di persona-le e strutture e promuovere lecondizioni di fattibilità, efficien-za e qualità, secondo le cono-scenze disponibili.Ogni programma di screeningva sottoposto a un rigoroso con-trollo di qualità che assicuri, tra

    l’altro, che il carico annuo di la-voro di un citologo dedicato al-lo screening non superi i 7.500Pap test, che ogni laboratorio neesamini almeno 15 mila e che ilreferto venga consegnato non ol-tre le 6 settimane dall’esecuzio-ne del test. Le donne risultatepositive devono essere indirizza-te ad accertamenti diagnostici disecondo livello, i cui risultati van-no inviati per iscritto entro tremesi dall’esecuzione del test edevono poi essere loro garantiticounselling e supporto psicolo-gico.Sono numerosi gli studi che han-no dimostrato il ruolo crucialedel Papillomavirus umano nellacancerogenesi cervicale, soprat-tutto di alcuni tipi definiti perquesto “ad alto rischio”(Hr-Hpv).Di fatto quasi tutti i tumori cer-vicali contengono Dna di Hpv. Iltumore al collo dell’utero, cau-sato dal Papillomavirus (Hpv),uccide ogni anno in Italia oltre1.700 donne cinque ogni gior-no, e i nuovi casi sono oltre3.500, ovvero dieci ogni giornoed è la seconda causa di mortein Europa, per cancro, tra le gio-vani di 15-44 anni, dopo il tu-more del seno. La regione chefa registrare più casi è la Lom-bardia, seguita da Campania, La-zio e Sicilia. Ancora scarsa, se-condo dati recenti, risulta la pre-venzione: le italiane conosconoil Papillomavirus e ne hannopaura. Eppure le ragazze tra 25e 29 anni, non si sottopongono

    al Pap test con regolarità, so-prattutto al Sud, dove lo eseguesolo una donna su due. Più at-tente le donne tra 45 e 54 anni,in particolare nel Nord-est. E an-cora: secondo un recente son-daggio, una giovane tra 26 e 28anni su quattro non è mai anda-ta dal ginecologo.Recentemente sono stati svilup-pati due vaccini efficaci e sicuricontro i due ceppi di Hpv a mag-gior rischio oncogeno (16 e 18):finora si sono dimostrati efficacie privi di effetti collaterali. Dal28 marzo scorso è nelle farma-

    cie italiane il vaccino che, effi-cace contro l’Hpv, mette al sicu-ro da tale forma di cancro, unsuccesso della ricerca italiana, es-sendo stato sperimentato in cin-que centri del nostro paese (aBrescia, in due centri di Roma,a Napoli e Palermo). Risultatoefficace nel 110% dei casi neglistudi clinici, è disponibile in 26paesi in Europa e in 55 in tuttoil mondo. L’indicazione alla vac-cinazione è per le donne dai 9 ai26 anni e va somministrato in tredosi entro sei mesi. L’Italia è pri-mo paese nella Ue a concederela vaccinazione gratuita alla fa-scia delle ragazze dodicenni, untarget primario stabilito in quan-to il vaccino risulta più efficaceper le bambine che non hannoancora avuto rapporti sessuali equindi non sono entrate in con-tatto con il Papillomavirus.Anche se non si conosce la du-rata della protezione, è prevedi-bile che nel prossimo futuro que-sti vaccini contribuiranno note-volmente alla prevenzione delcancro della cervice uterina. Per-tanto, dovrà persistere un pro-gramma di prevenzione secon-daria efficace e capillare, e l’of-ferta della vaccinazione alla po-polazione non potrà presumi-bilmente sostituire l’esigenza diun’adeguata offerta del test discreening.In Italia i tumori del colon rettosono al terzo posto per inciden-za tra gli uomini, al secondo trale donne. In entrambi i sessi, l’in-

    cidenza è aumentata tra la metàdegli anni Ottanta e gli anni No-vanta, seguita da una lieve ridu-zione della mortalità. In terminidi sopravvivenza, l’Italia è in li-nea con la media europea: 49%per gli uomini e 51% per le don-ne. Lo screening dei carcinomicolorettali (Ccr) mira a identifi-care precocemente le forme tu-morali invasive, ma anche a in-dividuare e rimuovere possibiliprecursori. Oggi, i metodi scelticome test di screening di primolivello del Ccr sono la ricerca delsangue occulto nelle feci (Sof),da eseguire ogni due anni, e larettosigmoidoscopia (Rss), da ri-petere eventualmente ogni 10anni.Per quanto riguarda la fascia dietà che dovrebbe essere oggettodello screening, dato che l’inci-denza del Ccr aumenta in ma-niera significativa a partire dai

    50 anni, la maggior parte delleraccomandazioni esistenti indi-cano questa come età di iniziodello screening. Non esistono in-vece evidenze dirette per quan-to riguarda l’età in cui cessare loscreening, bisognerebbe consi-derare numerosi fattori, tra cuil’aspettativa di vita, la minore tol-lerabilità di soggetti più anziania eventuali procedure diagno-stiche invasive, la storia naturaledei precursori adenomatosi (cheimpiegano in media 10 anni apercorrere le tappe della tra-sformazione maligna) e, infine,le risorse stanziate per il pro-gramma di screening. Nella mag-gior parte delle esperienze ita-liane e internazionali, lo scree-ning è proposto a soggetti di etàcompresa tra i 50 e i 70 o 74 an-ni. Su 10 mila persone invitate aeffettuare la ricerca del sangueocculto delle feci (Sof) nell’am-bito di un programma di scree-ning, ci si attendono 8,5 mortida Ccr in meno nell’arco di 10anni, se i due terzi effettuano al-meno un test. Inoltre, dato chegli attuali programmi di scree-ning utilizzano test più affidabi-li, si può ragionevolmente pre-sumere che questo effetto posi-tivo sia ancora più alto. Alcunistudi hanno stimato che se tuttele persone tra i 55 e i 60 anni ef-fettuassero un’unica Rss si po-trebbero prevenire il 70% dei tu-mori distali in soggetti di 58-74anni e il 50% in persone di 75-79 anni.

    Non ci sono dati definitivi sulladurata dell’effetto protettivo diuna singola Rss: per il momentosi raccomanda di eseguirne unatra 58 e 60 anni, in entrambi isessi.La colonscopia totale (Ct), l’in-dagine più accurata per indivi-duare adenomi e Ccr, non è untest di screening primario, ma èconsiderato: un esame diagno-stico di secondo livello nei sog-getti risultati positivi al test di pri-mo livello, un esame per la dia-gnosi precoce del Ccr nell’am-bito del rapporto individuale pa-ziente-medico, una proceduradiagnostica nella sorveglianzadei soggetti ad alto rischio. L’usodella Ct come test di primo li-vello, invece, va riservato solo adambiti valutativi e studi pilota.Sono in corso diversi studi permettere a punto nuove strategiediagnostiche, come la ricerca dimarcatori molecolari (in parti-colare Dna) nelle feci e la co-lonscopia virtuale.Lo scorso 16 aprile ha avuto ini-zio la Campagna per la preven-zione del cancro del colon-retto,che consentirà di effettuare gra-tuitamente il test per la preven-zione di questo tipo di tumore.In caso di positività al test, verràassicurato un approfondimentodiagnostico e terapeutico da par-te delle strutture sanitarie pub-bliche che saranno tempestiva-mente indicate agli interessati.Nonostante i buoni risultati rag-giunti, oggi la popolazione ita-liana, per quanto consapevoledell’importanza di fare preven-zione, non partecipa nella mi-sura sperata ai programmi discreening per il cancro del seno,della cervice uterina e del colonretto. Disinformazione, assenzadi interesse per ragioni scara-mantiche o per paura, pocotempo da dedicare a se stessi so-no alcuni dei tanti motivi percui la prevenzione è ancora og-gi scarsa. Per promuovere unacultura della prevenzione il mi-nistero della Salute, in collabo-razione con la Lega italiana lot-ta ai tumori (Lilt), l’Osservato-rio nazionale screening ha av-viato una campagna Tv e stam-pa di sensibilizzazione allo scree-ning di questi tre tipi di cancro,che ha come slogan “Si scrivescreening, si legge prevenzionedei tumori”, prediligendo un to-no sereno e positivo, un lin-guaggio semplice e familiare, unmessaggio chiaro e facilmentecomprensibile. Obiettivo strate-gico è la formazione di una cul-tura della prevenzione, attual-mente l’unica vera arma in gra-do di ridurre drasticamente le vit-time del cancro. Per info sugli screening: ● www.osservatorionazionalescree-ning.it/ ● [email protected],Numero verde 800.424242 per gliscreening (rispondono medici edesperti del Ministero della salute) ● www.lilt.it

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    Tumore al colon rettoÈ al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra ledonne . Dagli anni ’80-90 èaumentata l’incidenza ma èleggermente diminuita lamortalità. L’Italia, in linea con l’Europa,registra una sopravvivenza del49% per gli uomini e del 51% per le donne. Su 10 mila persone invitate aeffettuare un Sof, ci si attendono8,5 morti in meno nell’arco di 10anni, se i i 2/3 effettuano almenoun test.Se tutti i soggetti tra i 55-60 annieffettuassero un’unica Rss sipotrebbero prevenire il 70% deitumori distali, nei 58-74enni, e il 50% nei 75-79enni

    Vedi Ultimora a pag. 259 azioni per migliorare la vitadelle donne: il documento-pro-posta della Commissione Igienedel Senato per contrastare tumo-re al seno ed endometriosi

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    Sul ruolo dell’Hpv nel de-terminismo di lesioni a ri-schio per il cervico-carci-noma non sussistono ormai ra-gionevoli dubbi; e neppure sul-la responsabilità dei sierotipi 16e 18 nel causare la stragrandemaggioranza dei casi di tumoredel collo dell’utero. Qualcheperplessità è invece insorta sul-l’opportunità che il nostro mi-nistero della Salute, unico esem-pio al mondo, destinasse un’im-portante fetta di risorse finan-ziarie per una campagna di vac-cinazione pubblica gratuita de-stinata alle ragazze nel corso delloro dodicesimo anno di età.In effetti le perplessità da talu-ni sollevate riguardano il fattoche in un momento di gravi dif-ficoltà economiche per la sani-tà pubblica italiana un così co-spicuo impegno cozza contro lanecessità di istituire ticket sem-pre più onerosi sugli accerta-menti specialistici, ciò che fini-sce per penalizzare proprio lefasce di popolazione normal-mente meno coinvolte nellaprevenzione in generale sia perragioni economiche che di cul-tura.Il nostro punto di vista è che, aldi là di talune possibili specula-zioni politiche (che non ci ri-guardano), la possibilità di in-cidere positivamente sulla dra-stica riduzione della malattia tu-morale è comunque un “buonaffare” per la sanità italiana: icosti sociali, familiari, indivi-duali, sanitari, del cancro sonosempre una partita in rosso.Certo, l’impiego di maggiori ri-sorse finanziarie per un ulte-riore potenziamento dello scree-ning per il cervico-carcinomaavrebbe potuto fornire innega-bili miglioramenti nella indivi-duazione delle lesioni pre-can-cerose, portando sempre più inalto la percentuale di donne chesi sottopongono al Pap test, so-

    prattutto in quellozoccolo duro di po-polazione menosensibile agli invi-ti allo screening,particolarmenteal Sud. Ma que-sto non può inva-lidare una decisione che, sep-pur tacciata da taluno di dema-gogia, sicuramente darà i suoifrutti tra qualche decennio: ledodicenni che oggi vacciniamoper il cancro della cervice sa-ranno meno esposte da adultealla malattia.Sgombrato il campo da valu-tazioni per così dire prelimina-ri, mi preme porre in evidenzaalcuni spunti sui quali invitare icolleghi a riflettere ed even-tualmente a discutere serena-mente.

    Alcuni spunti su cuiriflettereInnanzitutto va chiarito che ilvaccino previene le lesioni cau-sate da HPV 6 e 11, responsabi-li del 90% circa dei condilomigenitali, e dei tipi 16 e 18, cuivengono attribuiti circa il 70%dei carcinomi della cervice manon ha effetto terapeutico; inol-tre la persistenza di anticorpi èstata dimostrata per i 5 anni suc-cessivi alla vaccinazione, non es-sendo disponibili dati oltre taleperiodo.Anche per tali ragioni la vacci-nazione non inficia la validitàed il ruolo della prevenzione at-tuata mediante lo screening: siaperché, come già detto, il vac-cino riguarda le donne di do-mani (mentre quelle di ‘oggi’devono seguitare ad affidarsi al-la prevenzione e alla diagnosiprecoce dei precursori del can-cro), sia perchè lo screening re-sterà comunque uno strumen-to sicuro e affidabile ancora permolto tempo. Altre malattie, untempo temutissime – si pensi ad

    esempio al vaiolo – hanno ne-cessitato di decenni di vaccina-zioni in tutto il mondo prima dipoterle considerare debellate oalmeno sotto controllo.Sorgono dunque alcuni quesitilegati all’imminente campagnadi vaccinazione per l’Hpv. Qua-le accoglienza riceverà il vacci-no? Come reagiranno i genito-ri delle ragazze “vaccinate manon maggiorenni” di fronte al-la necessità di confrontarsi conle problematiche legate alla ses-sualità delle loro acerbe figlio-le? E ancora: come ci si dovràcomportare con le altre ragaz-ze fuori target per l’età (le tre-dicenni sono ormai escluse dal-la campagna vaccinale) ma an-cora (ancora?) immuni da ...contagio sessuale per l’Hpv? Ecome si accerterà tale condizio-ne: mediante visita fiscale, or-dinata dai genitori o addirittu-ra dal giudice dei minori... nel-l’interesse della minore, ap-punto?E quale impatto si registrerà nel-le abitudini sessuali degli ado-lescenti e come si porranno imaschi, esclusi dalla prevenzio-ne ma non immuni dal conta-gio, soprattutto per le manife-stazioni condilomatose? Ci sarà

    un rallentamento dei controllimediante Pap test?A ben vedere c’è molto da spie-gare e da capire. Esiste in effet-ti il rischio di ingenerare so-prattutto nelle ragazze un in-fondato senso di invulnerabili-tà e per conseguenza un abbas-samento della guardia anche inrapporto alle altre malattie a tra-smissione sessuale. Per questoriteniamo indispensabile che ac-canto all’organizzazione di unaefficiente struttura vaccinale sipredisponga un’adeguata ope-ra di informazione corretta escientificamente orientata neiconfronti delle giovani genera-zioni; ma anche un efficacecounselling verso i genitori diquesti giovani che potrebberoessere disorientati da messaggicontraddittori se non addirittu-ra errati.

    Il ruolo del ginecologoNaturalmente toccherà innan-zitutto ai medici (ma non soload essi) il compito di fornire ri-sposte chiare e precise agli in-terrogativi che la popolazioneandrà ponendo dinanzi al pri-mo caso di vaccinazione versouna neoplasia che è anche unamalattia sessualmente trasmes-

    sa: occorrerà fugare dubbi, for-nire indicazioni sugli stili di vi-ta e sulle abitudini sessuali, aiu-tare a superare ingiustificateprevenzioni e timori che spessosi accompagnano alle vaccina-zioni; bisognerà sorvegliare lasalute dell’apparato genitale del-le adolescenti nell’epoca nuovadel vaccino contro il cervico-car-cinoma. Il ginecologo dovrà quindi pre-pararsi a questo compito che ètecnico e al tempo stesso dicounselling; dovrà farlo perchèse è pur vero che le ragazze davaccinare sono ancora seguitedal pediatra, se è giusto che lefamiglie si consultino con i me-dici di medicina generale, se èlogico che il personale sanitariodei servizi vaccinali delle Asl do-vrà attuare le vaccinazioni, alla

    fin fine saranno però gli spe-cialisti ginecologi che do-

    vranno prendersi curadella salute dell’appa-

    rato genitale delledonne di domani.

    Ai ginecologi spet-terà l’onere diseguire nel tem-po la vita ses-suale e le sueconseguenzenella coppia,anche inconsidera-

    zione del fat-to che, viste le

    strette correlazio-ni esistenti tra la sa-

    lute sessuale e quellariproduttiva, interventi

    realizzati in un ambito avrannoinevitabilmente ripercussioni si-gnificative anche nell’altro. Tut-tavia verso questa elementare os-

    servazione è sembrato di co-gliere una certa inspiegabi-le prevenzione (per così di-

    re ‘ideologica’) da parte dellestrutture del ministero della Sa-lute, quasi che i ginecologi po-tessero disturbare un quieto uni-verso burocratizzato legato allamacchina organizzativa dei ser-vizi vaccinali. È parso - spero erroneamente -che il ruolo innegabile e fon-damentale del ginecologo inquesta partita fosse visto comeun’intrusione in un ambito incui burocrati, statistici, epide-miologi vivessero quasi con fa-stidio la presenza dei medici del-le donne, forse nel timore di do-ver condividere un compito checonsiderano ahimè astratto dal-la realtà clinica con la quale ef-fettivamente sarà proprio il gi-necologo a doversi confrontarenel presente e ancor più nel fu-turo.Credo che l’Aogoi, anche inquesto caso, dovrà farsi garantedella preparazione e dell’ag-giornamento dei ginecologi ita-liani per non doversi trovare do-mani impreparati rispetto ainuovi compiti ma dovrà ancherappresentare adeguatamenteil nostro ruolo per evitare cheinaccettabili pregiudizi settariportino come conseguenza ascelte di politica e organizza-zione sanitaria inadeguate ri-spetto ai bisogni delle donne edei cittadini in generale. Y

    Ginecologi all’ombradella campagna

    Campagna di vaccinazione anti-papillomavirus di Carlo Maria Stigliano

    ■ È stato da poco immesso in commercio un nuovovaccino contro alcuni tipi di Papillomavirus (Hpvnell’acronimo in inglese): già da qualche tempo iginecologi ricevono richieste di chiarimenti sia sull’utilitàche sugli eventuali rischi di tale vaccinazione. In questasede non vogliamo entrare nel merito delle valutazionidi natura tecnico-scientifica sul vaccino, masemplicemente evidenziare alcune questionicollegate a questa importante iniziativa diprevenzione primaria

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    10 Salute e ambiente di Lucia Conti

    La difesa dell’ambiente non è solo un problema della natura

    Ognuno di noi è quotidianamente a contatto con sostanze chimiche e agenti tossici chegiorno dopo giorno minacciano la salute, causando l'aumento di patologie cardiovascolari,tumorali e altre ancora. Un grave pericolo soprattutto per le donne e, durante lagravidanza, un rischio per la salute del bambino. Una tematica di grande attualità, che farà anche da filo conduttore al prossimo Congresso nazionale Sigo-Aogoi-Agui 2007

    L’inquinamento è cre-sciuto così tanto negli ul-timi anni da diventarenon solo un problema dellegrandi città, ma anche dellecampagne. E secondo l’Orga-nizzazione mondiale della Sani-tà, con conseguenze molto seriesulla salute. In Italia oltre 8 mi-la morti l’anno, oltre 2.500 casidi infarto, 750 casi di cancro alpolmone e 330 ictus sarebberocollegati all’esposizioni ad agen-ti inquinanti. Tante altre, però,le patologie e i disturbi legati aifattori inquinanti, quali eritemi,bronchiti e asma. Le donne, pe-raltro, sembrano essere vittimedi questi agenti ancora di più de-gli uomini. E in gravidanza que-sto significa anche maggiori ri-schi per il nascituro, come di-mostrato lo scorso anno da unindagine di Greenpeace.Insomma, il problema dell’in-quinamento e dei cambiamenticlimatici non è solo la “parano-ia” dei più accaniti ambientali-sti. È una minaccia reale e pre-sente. Per questo proprio l’im-patto dell’ambiente, in tutte lesue sfaccettature, sarà il filo con-duttore del Congresso naziona-le Sigo-Aogoi-Agui in program-ma a Napoli dal 14 al 17 ottobreprossimo. Ma l’ambiente non èsolo quello della flora e dellafauna, è anche quello sociale,del lavoro, della città in cui si ri-siede.Tra i temi che saranno trattatinelle giornate di lavoro, quindi,vi sarà, ad esempio, quello del-le patologie ginecologiche cor-relate all’esposizione degli in-quinanti e agli agenti socio-am-bientali, dell’interazione dei ge-ni-ambiente nella sterilità e nel-la riproduzione, ma anche quel-lo del benessere in una realtàmultietnica e delle mutilazionigenitali in alcune culture, cosìcome il delicato tema della vio-lenza sulle donne e dei disturbi

    alimentari, così largamente edrammaticamente diffusi.

    “Un grembo. Non undeposito chimico”Alcune sostanze pericolose sonostate trovate nel sangue di cin-que donne in gravidanza che nel2006, volontariamente, si sonosottoposte ad un’analisi per unacampagna di Greenpeace con-tro l’inquinamento. “Un grem-bo. Non un deposito chimico” èstato lo slogan con cui le cinquemamme hanno fasciato i loropancioni nel corso del-l’indagine medica, cheha preso in esame inparticolare tre grup-pi di contaminan-ti ambientali: fta-lati, ritardanti difiamma e mu-schi artificiali.Pericolosicomposti chi-mici che, sep-pur nocivi al-la salute, ven-gono impiega-ti quali additivinei più comunibeni di consumo. Si tratta di sostanzepersistenti, bioaccumu-labili e tossiche che sonocapaci di attraversare la pla-centa e sono state trovate an-che nel sangue del cordoneombelicale e nel liquido am-niotico, mettendo potenzial-mente a rischio lo sviluppo delfeto. In particolare, nei cam-pioni di sangue delle cinquemamme volontarie sono stateritrovate 15 sostanze chimichesu 29 ricercate. Tra i ritardantidi fiamma – usati per impedirela diffusione di fiamma nelleplastiche, prodotti tessili ed elet-tronici – nella classe dei PBDE(difenileteri polibromurati) so-no stati riscontrati nel com-plesso 6 composti su 11 ricer-

    cati, e oltre a questi anche trac-ce di HBCD (esabromociclodo-decano). Tra gli ftalati - impiegati comeammorbidenti di molti prodot-ti plastici – sono stati ritrovati 4composti sui 9 ricercati. Infine,tra i muschi

    artificiali – usati come additiviin prodotti cosmetici e per l’igie-ne – 4 composti sui 7 ricercati.

    L’inquinamento è nemicodel cuoreLe donne che vivono o hannovissuto in città inquinate hannouna probabilità più alta di svi-luppare una malattia cardiova-scolare. Nelle donne con più di50 anni, per ogni incremento di10 microgrammi per metro cu-bo di particelle sottili aumentadel 24% il rischio di sviluppareuna malattia cardiovascolare edel 75% quello di essere colpiteda un evento cardiovascolaremortale. A rilevarlo è un’indagine dellaUniversity of Washington pub-blicata sulle pagine del New En-gland Journal of Medicine. I datianalizzati quelli raccolti dallostudio a lungo termine WomenHealth Iniziative: in tutto piùdi 65 mila cartelle cliniche didonne tra i 50 e i 75 anni dietà che non avevano alcunamalattia cardiaca al momen-to dell’arruolamento ma che,indipendentemente da altrifattori di rischio cardiovasco-lare, hanno dimostrato unmaggior tasso di decessi e com-plicanze per malattie cardiova-scolari se esposte a più alti livellidi polveri sottili.

    Aumental’industrializzazione,aumentano i tumoriLa correlazione tra rilascio disostanze inquinanti e crescita diforme patologiche tumorali,non è stata ancora definitiva-mente accertata. Nonostanteciò, esistono diversi studi chedimostrano la correlazione traalcuni tipi di neoplasie e l’in-quinamento da composti utliz-zati nelle aree industriali, chehanno non solo proprietà can-cerogene ma che sono anche

    ISDE: mediciin prima lineaper difenderel’ambiente”Per l’ambiente gli uomini sonoresponsabili, i medici due volte”I medici scendono in campocontro l’inquinamento eannunciano l’intenzione di apriredei tavoli di lavoro con tutte lecategorie e le istituzioni chepossono contribuire, ciascuna perla sua area di compentenza, alladifesa dell’ambiente e dellasalute. Per sensibilizzarel’opinione pubblica su questitemi, la Fnomceo e Isde Italia(Associazione italiana di mediciper l’ambiente) hanno siglato loscorso 15 marzo un documentocongiunto con cui intendonocoinvolgere la classe medica in unprogramma di sensibilizzazione,riaffermando il ruolo attivo dellacategoria nella tutela e nelcontrollo dell’ambiente edell’inquinamento atmosferico,per il diritto individuale ecollettivo alla salute. “Noi medici – ha affermato ilpresidente della Fnomceo,Amedeo Bianco – siamo i primitestimoni delle evidenti ricaduteche il danno ambientale provocasulla salute dei nostri pazienti”.L’impegno prevede lasottoscrizione di un documento,oggetto di una capillarediffusione, rivolto in modoparticolare al mondo politico,affinché vengano prese in esamele strategie per ridurrel’inquinamento atmosfericoattraverso la riduzione delladomanda di mobilità, la riduzionedelle emissioni nell’atmosfera e larimodulazione dei modelli di vitamediante il lancio di campagneinformative e promozionali.

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    in grado di alterare il sistema im-munitario e quello endocrino. Anche in Italia, come nel restodel mondo, si inizia ad ipotizza-re che composti quali pesticidi,erbicidi e diossine possano spie-gare almeno parte dell’incre-mento di alcune forme neopla-stiche e, in particolare, malattiecome il carcinoma mammario,il sarcoma del connettivo e deitessuti molli, i linfomi non-Hodgkin.Infatti, se è vero che la mortali-tà per carcinoma mammario haregistrato un aumento consi-stente in particolare fino al 1986un po’ in tutto il modo, i tassi diincidenza e mortalità variano no-tevolmente da Paese a Paese, evi-denziando livelli più alti nelleregioni più industrializzate, co-me Nord Europa, Nord Ameri-ca, Australia e Nuova Zelanda. Ipiù bassi si ritrovano in Asia,America Latina ed Africa.

    L’inquinamentoambientale riduce lafertilità degli italianiNon solo l’età, ma anche l’am-

    biente in cui si vive rappresen-ta un fattore determinante sul-la fertilità sia femminile che ma-schile. Certo, quando si parla diambiente di vita dobbiamo con-siderare anche tutto ciò che de-riva dal cambiamento socio-eco-nomico, antropologico e cultu-rale verificatosi nella nostroPaese, ma anche come questoabbia comportato un prolun-gamento dell’esposizione del-l’uomo agli agenti tossici, al-l’inquinamento ambientale ealimentare, alle radiazioni io-nizzanti, ai campi elettroma-gnetici. Una realtà da tenere bene inconsiderazione. Nell’ultimoventennio l’età delle mamme èsalita notevolmente e, si sa, lafertilità diminuisce con il pas-sare degli anni. Se a questo siuniscono tutti i fattori ambien-tali e inquinanti che incidononegativamente sulla riprodu-zione, il desiderio di una cop-pia di diventare genitori saràdestinato a diventare semprepiù un sogno di difficile realiz-zazione. Y

    Donne in sciopero della famecontro la Centrale a carboneDal 29 marzo scorso un gruppo di manifestanti del Movimento “NoCoke” dell’alto litorale laziale è entrato in sciopero della fame per pro-testare contro la riconversione a carbone della centrale di Civitavec-chia. Tra loro anche alcune donne. Sono insegnanti e impiegate, oltreche madri di famiglia, che insieme allo sciopero continueranno a por-tare avanti i loro impegni familiari e lavorativi; ma che come madri ecome educatrici sentono il dovere di fare il possibile per tutelare la sa-lute dei giovani. Sono ormai alcuni mesi che i gruppi “No Coke” degli otto Comuni la-ziali (Allumiere, Cerveteri, Civitavecchia, Ladispoli, Montalto di Ca-stro, Santa Marinella, Tarquinia e Tolfa) stanno portando avanti azio-ni di protesta per fermare la riconversione. Ma qualche cosa sembramuoversi. Lo scorso 13 maggio i manifestanti si sono riuniti sotto ilministero della Salute e hanno ottenuto un incontro con il ministro Li-via Turco e il sottosegretario Gian Paolo Patta, che hanno annunciatol’avvio di una verifica dell’impatto della Centrale sulla salute della po-polazione di quel territorio.Nel frattempo, lo sciopero della fame va avanti: “Non possiamo de-mandare ad altri la nostra salute e quella dei nostri figli – hanno af-fermato le donne in un comunicato stamapa - e non possiamo preclu-dere loro un futuro lavorativo, a causa di una colonizzazione energe-tica che, iniziata nel 1950, sembra non aver mai fine”.

    ■ Se n’era parlato già nel 2004ma l’ipotesi di introdurre anchein Europa – sulla scorta di quan-to avviene negli Stati Uniti e inNuova Zelanda, unici Paesi neiquali è ammessa la pubbli-cità dei farmaci da prescri-zione – meccanismi di “in-formazione al pubblico” suimedicinali etici, era statadecisamente respinta in se-de comunitaria. Ora in ca-sa Ue si torna a parlarne ea farlo è la Commissioneche, a metà dello scorsomese di marzo, ha dato ilvia a una consultazione trale varie componenti del set-tore farmaceutico, chia-mandole a dire la loro suldocumento messo a puntodalla stessa Commissione.Nella precedente occasio-ne si era cercato di far ap-provare una sperimenta-zione relativa a tre specifi-che patologie: Aids, asma ediabete. Oggi invece si pun-

    ta all’approvazione di nove“principi chiave” – contenuti neldocumento Health related infor-mation to patients – al quale do-vrebbero rifarsi le aziende nel

    fornire ai pazienti informazionisulle patologie e sulle terapie di-sponibili. Le “linee guida” eu-ropee sull’informazione preve-dono così il rispetto dell’obiet-

    tività, chiamando a garan-tirla o uno Stato membro ola stessa Ue. Ma anche unaparticolare accuratezza del-le informazioni – semprebasate su evidenze scientifi-che – oltre al loro aggior-namento, garantendoneinoltre la credibilità, la fa-cilità di comprensione peril cittadino, l’accessibilità, latrasparenza, oltre alla lororilevanza e alla compatibili-tà con le norme di settore.Nello stesso documento laCommissione ha anche in-serito un “modello” di co-municazione riferito al dia-bete con alcune indicazionisulla malattia e sulle possi-bili cure a disposizione deicittadini dell’Unione euro-pea. (M.R.)

    La Commissione proponenella Ue pubblicità per gli etici

    ■ Basta con i congressi e i con-vegni scientifici a cinque stelle.E più spazio ai giovani mediciche spesso non hanno né la pos-sibilità, né l’occasione per par-tecipare a importanti occasionidi aggiornamento professiona-le. La Giunta della Farmindu-stria ha approvato un docu-mento nel quale sono riassun-te le regole da seguire per l’or-ganizzazione la promozione dicongressi scientifici da partedelle aziende del farmaco. Stopai programmi sociali, agli in-trattenimenti e alle cene di ga-la: inoltre almeno il 10% degliinvitati dalle aziende dovrà ave-re meno di 35 anni; lo stessomedico, inoltre, non potrà par-tecipare a più di due congressiall’anno. Queste regole varran-no per tutti gli eventi, siano es-si internazionali o nazionali epotranno essere ospitati da lo-calità turistiche soltanto fuoristagione, con limiti precisi di ca-lendario per le località marinee per quelle di montagna. Lenuove regole, come ricorda lostesso documento, “sono stateadottate in via autonoma daFarmindustria ma è ferma l’in-tenzione di affrontare questadelicata tematica in un conte-sto di futura concertazione conle federazioni e le associazionimedico-scientifiche”. Oltre che

    con l’Agenzia del farmaco allaquale sarà chiesta la certifica-zione e la validazione deglieventi Ecm per gli operatori sa-nitari. (M.R.)

    Il “Documento di riferimento perla certificazione delle procedurerelative alle attivita’ diinformazione scientifica” èdisponibile sul sitowww.farmindustria.it

    Regole severe per i congressi

    Le reazioni delmondo medicoall’iniziativa diFarmindustriaper una maggioretrasparenza

    I medici italiani hanno apprezza-to lo sforzo di Farmindustria peruna maggiore trasparenza sullesponsorizzazioni dei congressi edei convegni ma hanno anche chie-sto regole a 360 gradi sui rapportitra i professionisti e le aziende far-maceutiche. “Stiamo lavorandoper definire la cornice più com-plessiva della questione” ha dettoil presidente della Federazione de-gli ordini dei medici (Fnomceo),Amedeo Bianco, dopo un incontrocon i sindacati medici e la Fede-razione italiana delle società scien-tifiche (Fism) per la definizione diuna posizione comune. Durante ilconfronto i rappresentanti delle

    associazioni mediche hanno valu-tato il documento messo a puntoda Farmindustria. “Conferma losforzo dell’industria del farmaco– ha spiegato ancora Bianco – nel-la ricerca di criteri, modalità e pro-cedure che portino a una maggio-re trasparenza sulla questione e,sopratutto, una maggiore qualità”.I camici bianchi hanno ribaditoche quello delle sponsorizzazionidi convegni e congressi, pur nellasua delicata importanza, è sol-tanto uno dei temi sul tavolo. Ildocumento degli industriali: “cirafforza – ha aggiunto Bianco –nella determinazione di prosegui-re un percorso per la costruzionedi una proposta che affronti, nel-la sua interezza, non solo il rap-porto fra mondo medico e farma-co, ma anche quello più ampio checomprende i produttori di tecno-logie, le istituzioni, gli enti rego-latori, tenendo conto dei principi delmondo medico fondati sulla quali-tà, la trasparenza etica e deontolo-gica, l’efficacia della ricerca sui far-maci e i presidi biomedicali”.

    I link consigliatiCommissione europea, direzione generale Ambientehttp://ec.europa.eu/environment/index_en.htmThe Health and Environment Alliance (Heal)http://www.env-health.org/r/27Epicentro Cnesps-Isshttp://www.epicentro.iss.it/temi/ambiente/ambiente.aspL’Associazione italiana medici per l’Ambiente (Isde)http://www.isde.it/

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    ■ Ma per l’Amami le causeai medici sono ormai unbusiness milionario

    Diminuiscono nel 2006 icasi di sospetta malprac-tice, che rimane però re-gina di criticità della sanità ita-liana. È quanto emerso dal XRapporto Pit Salute del Tdm, ilTribunale per i diritti del mala-to, (disponibile sul sitohttp://www.cittadinanzattiva.it/content/view/889/447/), se-condo il quale le segnalazioni disospetti errori nella pratica me-dica e diagnostica sono dimi-nuiti del 5,7% rispetto al 2005,anche se un cittadino su cinquecontinua a rilevarli.Il 56,1% delle denunce di erro-re è presentata da donne e inquasi 1 caso su 3, l’errore si ve-rifica in ortopedia o oncologia,mentre “netti miglioramenti” si

    registrano nell’area della chi-rurgia generale.I casi di segnalazione di mal-practice arrivano prevalente-mente dalle strutture di ricove-ro ed anche dal pronto soccor-so (più del 20%). Guidano laclassifica delle aree specialisti-che dove maggiormente si veri-ficano errori presunti l’ortope-dia (18,7%) e l’oncologia(13,6%). Seguono la ginecolo-gia e l’ostetricia (8,8%) tallona-te da chirurgia generale (8,5%)e pronto soccorso (5,7%). Negliultimi otto anni i miglioramen-ti più marcati si sono registratinel campo della chirurgia ge-nerale (-5,3%), la situazionepeggiora invece in oncologia(+3,5%).I dati relativi alla riduzione del-le segnalazioni di errori sono sta-ti accolti positivamente da Ro-berto Tersigni, Presidente della

    Società italiana di chirurgia(Sic), che chiede l’istituzione diun Osservatorio regionale e na-zionale per monitorare il con-tenzioso medico-paziente e re-gistrare errori presunti e de-nunce. “Ci auguriamo inoltre –ha aggiunto Tersigni – che i me-dici vittime di accuse infondatepossano rivalersi del torto subi-to. E accogliamo con interessela proposta avanzata dal Tdm diistituire un’unità di risk mana-gement per una valutazione de-gli errori che fornisca gli stru-menti per evitare di ripetere er-rori già commessi”.In risposta al Rapporto del Tdm,l’Amami rilancia l’allarme delbusiness milionario delle de-nunce ai medici e il pericolo dimedicina difensiva. “Oggi farecausa ai medici specialisti è di-ventato un business – ha affer-mato il suo presidente Maurizio

    Maggiorotti in un articolo sulCorriere della Sera. “Tutti hannoda guadagnarci e, sicuramente,ci guadagneranno: 2 avvocati, 2consulenti tecnici, le compagniedi assicurazione, le associazionicosiddette ‘a tutela del cittadi-no’, i media e forse anche il pa-ziente, se vince la causa”. “L’80%dei nostri chirurghi – prosegueMaggiorotti – ha ricevuto alme-no una richiesta di risarcimen-to o un avviso di garanzia perpresunta malpractice e i sanita-ri italiani trascorrono un terzodella loro vita lavorativa sottoprocesso, spendendo 2.500 eu-ro all’anno. Anche se verrà ri-conosciuto innocente, dopo unlungo calvario giudiziario, il me-dico messo sotto accusa perdesempre, perché avrà subito dan-ni morali incalcolabili”. Secon-do l’Aiom, l’Associazione ita-liana Oncologia medica, i costi

    di questa “macchina” su baseannuale, sarebbero pari all’1%del Pil, 10 mld di euro l’anno,e le denunce sarebbero au-mentate del 184% in 10 anni(150 mila l’anno). “Senza con-tare che l’incremento dei pro-cedimenti legali nei confrontidei sanitari ha fatto aumentarei prezzi della RC professionaleper i chirurghi del 600%”. Uncontesto che, denuncia l’Ama-mi, crea le condizioni per scel-te terapeutiche dettate da cau-tela giudiziaria, con gravi rica-dute economiche e assistenzia-li per la sovraprescrizione diesami, farmaci e ricoveri. Bastiun dato: 52 mila esami radiolo-gici l’anno, uno per cittadino.“Eppure il nostro Paese vantaun Ssn riconosciuto tra i mi-gliori del mondo. E la mortali-tà perinatale, negli ultimi 40 an-ni, è diminuita del 90%”.

    ■ Medici ed esperti di dirittosi confrontano sul tema inun convegno organizzato aNapoli dalla Fimmg-continuità assistenziale

    Se la contraccezione ormo-nale o meccanica ha avutoun cammino impervio,quello della contraccezione diemergenza, meglio conosciutacome la “pillola del giorno do-po”, sembra essere ancora piùcomplesso, almeno in Italia. Nel Bel Paese, infatti, il dibattitoè particolarmente acceso a cau-sa delle implicazioni etiche le-gate al suo utilizzo. Tant’è cheper fare luce sulle problemati-che legate ai casi di obiezione dicoscienza, la Federazione na-zionale degli Ordini dei mediciè intervenuta con una circolaread hoc indicando la rotta da se-guire.Sul tema della contraccezione diemergenza si sono confrontaticamici bianchi, il presidente del-la Fnomceo ed esperti di dirittonel corso di un Convegno na-zionale organizzato a Napolil’aprile scorso dai medici dellaFimmg-Continuità assistenziale(ex guardia medica) chiamatispesso a rispondere alle richie-ste di prescrizione della “pillola

    del giorno dopo”.La pillola combinata d’emer-genza, basata sull’associazioneestro-progestinica secondo loschema Yuzpe, successivamentesostituita dalla pillola contenen-te il solo levonorgestrel, è statainserita dall’Oms nella lista deifarmaci essenziali, nel dicembre1995. In Italia per la sua prescri-zione è necessaria una ricettanon ripetibile, mentre in Belgio,

    Francia e Gran Bretagna, ma an-che in Marocco e Albania vieneacquistata direttamente in far-macia “over the counter”, ossiasenza prescrizione medica. Se-condo uno studio effettuato dal-l’Oms, il levonorgestrel non in-terrompe la gravidanza e quindinon può essere considerato abor-to in quanto impedisce l’ovula-zione e non la fecondazione.Tuttavia nel nostro Paese, come

    ha rilevato nel corso del conve-gno Rosa Papa, ginecologa re-sponsabile dell’Uo materno in-fantile della Asl Napoli 1 “il di-battito sull’utilizzo di questo far-maco va avanti a fasi alterne esenza una chiara indicazione, di-sorientando gli operatori e cre-ando un grande disagio nel-l’uten za costituita in gran parteda giovani. Per questo va appro-fondito”. Sulla materia si è pro-nunciata la Commissione nazio-nale di Bioetica con una nota del28 maggio 2004 sostenendo il di-ritto del medico di appellarsi al-la “clausola di coscienza” nel ca-so di prescrizione e sommini-strazione della “pillola del gior-no dopo”. Un concetto questopiù sfumato rispetto all’obiezio-ne di coscienza, riconosciuta dal-la legge solo nei casi di aborto eservizio militare, che tuttavia sulpiano sostanziale costituisce di-ritto assimilabile a quello prove-niente dall’obiezione tout court.Tuttavia, considerando che il di-ritto del medico all’obiezione dicoscienza non può, comunque,in alcun modo ledere il dirittodel paziente ad una prestazioneche l’ordinamento giuridico ri-

    conosce come dovuta, diventanecessario trovare un punto diequilibrio. L’indicazione della Fnomceo, haspiegato il presidente AmedeoBianco è che: “Il medico obiet-tore di coscienza a cui è richie-sta la prescrizione di questo far-maco non può limitarsi ad espri-mere la propria obiezione, madeve provvedere nell’ambito del-le proprie responsabilità affin-ché il paziente possa accederecon tempi e modalità appro-priate alla prescrizione”. Esiste però il rischio, come è sta-to evidenziato nel corso del con-vegno, che l’esercizio della clau-sola di coscienza, di fatto, crei di-sagi all’accesso ad un farmacoche per essere efficace deve es-sere assunto in tempi strettissi-mi. Basti pensare alle difficoltàche può avere un paziente, so-prattutto se giovane e con scar-sa possibilità di movimento, inun territorio montano con po-chi consultori e molto distantitra loro. Per ovviare a questa pos-sibilità il Comitato di bioetica hainvitato le autorità e le istituzio-ni competenti a vigilare affinchénon ci sia una restrizione dellalibertà e dei diritti degli utenti.Eppure nonostante le indicazio-ni di legge non manchino, le dif-ficoltà per gli utenti e le con-trapposizioni tra professionistisulla contraccezione di emer-genza rimangono ancora in pie-di. Ma c’è chi si sta attrezzando:la Asl Napoli 1 ha messo in cam-po un progetto per fornire lineeguida ai medici e anche per mi-gliorare il livello di informazio-ne e consapevolezza delle don-ne indipendentemente dal livel-lo socioculturale e dall’età. Perquesto l’Azienda campana harealizzato un opuscolo divulga-tivo per fornire maggiore infor-mazione e responsabilità alla pa-ziente nell’assunzione del far-maco e per creare un raccordotra consultori, medici di medici-na generale, di continuità assi-stenziale e ospedalieri. Y

    Contraccezione di emergenza:un dibattito ancora aperto

    di Ester Maragò

    Tdm: in calo le segnalazioni di sospetta malpractice

    Abortofarmacologicofai da teLa piaga degli aborti clande-stini sembra non si sia sanata.Almeno a giudicare dal “boom”di segnalazioni che arrivano dalVeneto dove donne, quasi tuttegiovani o immigrate, si recanoin reparti di ginecologia e pron-to soccorso in preda a fortiemorragie dovute proprio adaborti “fai da te”. A segnalareil gravissimo problema è Dona-tella Poretti, deputata della Ro-sa nel pugno e segretaria dellaCommissione Affari sociali del-la Camera. “È sicuro – ha affermato in unanota – che queste interruzioni

    di gravidanza siano provocateda un farmaco utilizzato perproblemi gastrici, venduto conregolare ricetta e che gode diuna buona pubblicità anche sualcuni siti internet che ne spie-gano l’utilizzo per fini abortivi”.La vicenda, ricorda Poretti, èstata denunciata e il ministerodella Salute e l’Aifa hanno ri-sposto negando per il medici-nale in questione la ricetta ri-petibile: la farmacia è così ob-bligata a trattenere e conserva-re la prescrizione per sei mesi,consentendo all’apparenza ilcontrollo della vendite. Si trat-ta, ha rimarcato la deputata,dell’ennesima “non soluzioneper controllare un fenomenoche, sono sicura, non è diffusosolo in Veneto e mette a rischio

    la salute di molte donne”. PerPoretti, “questa situazione delVeneto è conseguenza di unaquadrupla difficoltà: la leggesull’aborto che consente l’in-terruzione di gravidanza solocon certificato medico e nellestrutture pubbliche; la scarsainformazione delle donne immi-grate e clandestine che non san-no di potere abortire senza pe-ricolo rivolgendosi alle struttu-re pubbliche e senza rischio diessere espulse dal nostro Pae-se; l’inesistente pubblicità sul-la ‘pillola del giorno dopo’ co-me anticoncezionale d’emer-genza; l’accesso difficile a que-sta pillola, che in Italia può es-sere acquistata solo in farma-cia e dietro presentazione di ri-cetta medica”.

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    Giovanni Monnieletto vicePresidente del CicIl Collegio Italiano dei Chirur-ghi (Cic), che raggruppa 50 So-cietà Scientifiche Italiane di Chi-rurgia, ha eletto il suo ConsiglioDirettivo per il biennio 2007-2009:

    Collegio italiano dei chirurghiConsiglio direttivo

    PresidenteRoberto Tersigni (S.I.C. Socie-tà Italiana di Chirurgia), RomaVice presidenti Lanfranco del Sasso (S.I.O.T.Società Italiana di Ortopedia eTraumatologia), MilanoGiovanni Monni (A.O.G.O.I. As-sociazione Ostetrici GinecologiOspedalieri Italiani), CagliariConsiglieriAurelio di Benedetto (S.I.C.P.Società Italiana di Chirurgia Pe-diatrica), CataniaVincenzo Mirone (S.I.U. Socie-tà Italiana Urologia), RomaSegretario generale Franco Rendano (S.I.C.O.P. So-cietà Italiana di Chirurgia nel-l’Ospedalità Privata), NapoliSegretario tesoriere Michele de Benedetto (S.I.O eCH CF Società Italiana di Oto-rinolaringologia e Chirurgia Cer-vico Facciale), Lecce

    Per promuovere il ruolo della ginecologiaterritoriale medica e preventiva

    Valorizzare e definire, intutti i suoi aspetti pecu-liari, la professionalità delginecologo territoriale, una fi-gura che riveste un ruo-lo centrale negli inter-venti di prevenzione, dia-gnosi, cura e riabilitazio-ne, fruibili attraverso ilServizio sanitario nazionale. Èquesto l’obiettivo della nuova as-sociazione senza scopi di lucro,affiliata Aogoi, di recentissimacostituzione (a breve verrà elet-to il primo Consiglio di Presi-denza), che tra le sue finalità haindicato il coordinamento delleattività svolte dai ginecologi ter-ritoriali e dai ginecologi ospe-dalieri, mediante l'adozione diprotocolli diagnostici e terapeu-tici unificati. Agite, come indicato nel suo sta-tuto, sosterrà “l’inserimento at-tivo e costante di tutti i gineco-

    logi territoriali nella program-mazione nazionale e regionale,in collaborazione paritetica conle altre associazioni che operano

    nel settore ostetrico-gi-necologico e con le asso-ciazioni di medicina ge-nerale, nonché con tuttele strutture del Ssn”.

    Le attività di informazione eformazione, prioritarie per ilconseguimento degli obiet-tivi che Agite si è posta (trale sue finalità vi è la for-mazione permanente delginecologo territoriale),prevedono la promozionee/o l’organizzazione dicorsi, convegni ed eventi afini didattici, divulgativi odi messa a punto di vari pro-blemi diagnostico-terapeuti-ci, tecnologici, gestionali, cul-turali e sociali, nonché la crea-zione di gruppi di lavoro dele-

    gati allo studio o all’approfon-dimento di problematiche spe-cifiche. Le attività di ricerca incampo ginecologico che l’Asso-ciazione si impegna a promuo-vere e coordinare verterannoprincipalmente su: pianificazio-ne familiare, gravidanza, inter-ruzione volontaria dellagravidanza,compor-

    tamento sessuale e comunica-zione nella coppia, problemi disterilità, menopausa, prevenzio-ne e diagnosi precoce dei tumo-ri dell’apparato genitale femmi-nile e della mammella, urogine-cologia, diagnostica strumentaleostetrico ginecologica ambula-

    toriale, gestione ambulatorialedella patologia oste-

    trica e ginecolo-gica beni-

    gna. Y

    ■ La nuova Associazione Ginecologi Territoriali (Agite)avrà il compito di promuovere l'attività della Ginecologiaterritoriale in Italia, di garantirne l'immagine erappresentarla presso le istituzioni scientifiche eamministrative

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    In quattro anni è divenuto unodegli eventi più importanti inItalia nel campo della Salute,stiamo parlando di “Sanit”, mo-stra convegno internazionale ditecnologie, mezzi e servizi per lasalute che si è svolta a Roma dal18 al 21 aprile. Punto di incon-tro, confronto e riflessione tra glioperatori del settore, le istituzio-ni e il pubblico che quest’annoha visto anche il coordinamentoscientifico degli eventi Ecm cu-rato dal ministero della Salute.Fin dalla sua prima edizione Sa-nit ha unito i convegni e gli in-contri più tecnici diretti ad unpubblico di operatori del settoree di esperti, ad eventi più divul-

    gativi e a dimostrazioni aperte alpubblico sempre più numerosoche in questo modo ha avuto lapossibilità di conoscere le “buo-ne prassi”, le iniziative per la tu-tela della salute, le innovazionitecnologiche, la ricerca scientifi-ca, le attività che ogni giorno svol-gono migliaia di persone cheoperano nel settore.L’obiettivo di Sanit è mettere inmostra la sanità che funziona, irisultati positivi, i successi rag-giunti sia dalla sanità pubblicache da quella privata, dalle asso-ciazioni e dagli enti di ricerca.Senza voler ignorare le difficoltàche naturalmente ci sono, ma vo-lendo valorizzare le buone noti-

    zie di lavoro quotidiano di cui ra-ramente i mezzi d’informazionedanno notizia.In questi quattro anni il Sanit ècresciuto, a dirlo sono i numerirelativi alla manifestazione: cre-scita del numero dei visitatori, de-gli espositori, dei convegni e de-gli eventi.Sanit 2007 si è articolato in dueparti: una dedicata alla conve-gnistica (34 il numero degli even-ti, di cui 20 con crediti Ecm), eduna dedicata alla mostra, con de-cine di stand (curati da ammini-strazioni pubbliche, aziende pri-vate, associazioni, società scienti-fiche). Gli eventi sono stati quel-li della grande fiera: gli ultimibrevetti del Cnr, incontri conscienziati e gli staff di ricerca, di-mostrazioni di utilizzo dei mezzidi intervento rapido, barelle spe-ciali per il trasporto di potenzia-li malati infettivi, test alimentarie di prevenzione. All’interno de-gli spazi d’incontro si è parlato,

    tra l’altro, di nuove normative eu-ropee in tema di sicurezza ali-mentare, di salute del bambino,di emigrazione e tematiche rela-tive alla salute, di trapianti.Tra i molti convegni, rivolti siaagli operatori della sanità che algrande pubblico degli utenti deiservizi sanitari, è da segnalarel’evento dedicato alla salute fem-minile, organizzato dal ministe-ro della Salute – Direzione ge-nerale della prevenzione sanita-ria che ha ripercorso i temi af-frontati in occasione della Gior-nata “Alla salute delle donne”, te-nutasi a Napoli il marzo scorsonell’ambito della manifestazione“Civiltà delle donne”. Al centrodei vari interventi: l’analisi del-l’evento nascita attraverso il cer-tificato di assistenza al parto; l’as-sistenza ostetrica nel percorso na-scita e l’umanizzazione del par-to; la promozione dell’allatta-mento al seno; il taglio cesareocome criticità da superare; il con-trollo del dolore nel parto fisio-logico ed epidurale; la salute ri-produttiva negli adolescenti; gliscreening oncologici; la salute

    delle donne immigrate; l’endo-metriosi come malattia sociale;la prevenzione della sterilità dicoppia; gli aspetti terapeutici del-la menopausa e dell’osteoporo-si. Il dibattito, moderato da Mau-ra Cossutta, consigliere del mi-nistro della Salute, ha visto la par-tecipazione, tra gli altri, di Mi-riam Di Cesare (coordinatore set-tore statistico-informatico mini-stero della Salute), AlessandraKustermann (Clinica Mangiagalli– Università di Milano), Gioia Ri-ta Montanari (Centro di Preven-zione Oncologica Piemonte), Lu-ciana Quattrocchi (Istat), MbiyeDiku (Commissione salute e im-migrazione ministe