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Certo, l’acqua viva della Parola e il Pane eucaristico non si esauriscono e non ven- gono meno. Come anche i nostri traghettatori, cioè i pastori, non si mimetizzano e non ci scaraventano in acqua e la nostra barca, pur affrontando l’ignoto e l’incerto, attraccherà al porto sicuro. Accadrà anche a noi, una volta approdati, di venire vilipesi nella nostra dignità, chiusi come bestie in recinti che sembrano canili e braccati come belve o addirittura rifiutati, rigettati e respinti? Sappiamo che non sarà così: «Nostra Pasqua è il Signore». Pertanto, il nostro esodo e la nostra tra- versata saranno una vera Pasqua, approdo sicuro in quella patria comune dove tutti siamo concittadini, dove non v’è più estraneità o indifferenza, ma piena comunione, dove unico titolo d’ingresso richiesto è la prassi dell’amore: «Ho avuto fame… ero straniero e mi avete accolto» Don Mimmo Pasqua, letteralmente, significa esodo, passaggio, traversata. Pertanto, ciò che sta accadendo oggi può essere un para- digma o una parabola che ci aiuta a capire o ad esprimere cosa è per il cristiano la Pasqua. Si parla di esodo dalle proporzioni bibliche: una schiera innumerevole composta da uomini, donne e bambini si imbarca stipata su chiatte malfer- me e insicure. Affronta l’ignoto e il pericolo mossa da una situazione di povertà, oppres- sione, guerra, nu- trita solo dalla spe- ranza di un paese ospitale che sappia saziare la sua fame di dignità, libertà, nuove opportunità. Anche l’esistenza del credente è una traversata: essa è iniziata col battesimo quando siamo saliti sulla barca della chiesa e abbiamo scelto non la casuali- tà della contiguità, ma la compagnia di una fraternità sposata. Paghiamo quotidianamente il prezzo della coerenza della fede, navighiamo controvento e affrontiamo la fatica per sfuggire ai vortici del conformismo e dell’omologazione. Anno 8 n°3 Aprile 2011 La Redazione di Iride augura a tutti i suoi lettori una Santa Pasqua di Resurrezione Parrocchia SS. Resurrezione Parrocchia SS. Resurrezione Parrocchia SS. Resurrezione Parrocchia SS. Resurrezione Via Montenero Brindisi Tel 0831/586093

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Certo, l’acqua viva della Parola e il Pane eucaristico non si esauriscono e non ven-gono meno. Come anche i nostri traghettatori, cioè i pastori, non si mimetizzano e non ci scaraventano in acqua e la nostra barca, pur affrontando l’ignoto e l’incerto, attraccherà al porto sicuro. Accadrà anche a noi, una volta approdati,

di venire vilipesi nella nostra dignità, chiusi come bestie in recinti che sembrano canili e braccati come belve o addirittura rifiutati, rigettati e respinti? Sappiamo che non sarà così: «Nostra Pasqua è il Signore».

Pertanto, il nostro esodo e la nostra tra-versata saranno una vera Pasqua, approdo sicuro in quella patria comune dove tutti siamo concittadini, dove non v’è più estraneità o indifferenza, ma piena comunione, dove unico titolo d’ingresso richiesto è la prassi dell’amore: «Ho avuto fame… ero straniero e mi avete accolto»

Don Mimmo

Pasqua, letteralmente, significa esodo, passaggio, traversata. Pertanto, ciò che sta accadendo oggi può essere un para-digma o una parabola che ci aiuta a capire o ad esprimere cosa è per il cristiano la Pasqua. Si parla di esodo dalle proporzioni bibliche: una schiera innumerevole composta da uomini, donne e bambini si imbarca stipata su chiatte malfer-me e insicure. Affronta l’ignoto e il pericolo mossa da una situazione di povertà, oppres-sione, guerra, nu-trita solo dalla spe-ranza di un paese ospitale che sappia saziare la sua fame di dignità, libertà, nuove opportunità. Anche l’esistenza del credente è una traversata: essa è iniziata col battesimo quando siamo saliti sulla barca della chiesa e abbiamo scelto non la casuali-tà della contiguità, ma la compagnia di una fraternità sposata. Paghiamo quotidianamente il prezzo della coerenza della fede, navighiamo controvento e affrontiamo la fatica per sfuggire ai vortici del conformismo e dell’omologazione.

Anno 8 n°3 Aprile 2011

La Redazione di Iride augura a tutti i suoi lettori una Santa Pasqua di

Resurrezione

Parrocchia SS. ResurrezioneParrocchia SS. ResurrezioneParrocchia SS. ResurrezioneParrocchia SS. Resurrezione

Via Montenero

Brindisi

Tel 0831/586093

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«Ero straniero e mi avete accolto» ci dice Gesù nel Vangelo. Sono parole che suonano quanto mai attuali in questi giorni in cui stia-mo vivendo il drammatico esodo dei popoli africani verso le nostre coste insieme

all’ansia e alla paura dell’accoglienza. È proprio per miti-gare questi timori e preoccupazioni che la vicaria di Brin-disi ha voluto dedicare la tradizionale stazione quaresi-male al tema dell’immigrazione. Giovedì 7 aprile, noi comunità ecclesiali brindisine, gli immigrati e i volontari ci siamo ritrova-ti presso porta Lecce, uno degli ingressi storici di Brindisi, per fare una pausa di riflessione e di preghiera lungo il nostro percorso quaresimale. Raccogliendoci in preghiera insieme con i nostri fratelli im-migrati, abbiamo voluto varcare con loro la soglia della nostra città in segno di aper-tura e di ospitalità. Proseguendo poi il cammino che si è concluso davanti alla sede della Caritas, abbiamo ascoltato di-versi passi delle Scritture e del magistero volti a sensibilizzare le nostre coscienze di uomini e cittadini verso i problemi dei migranti. Ma la voce di Dio che ci interpellava non l’abbiamo ascoltata solo attraverso la sua Parola e le pa-role della Chiesa, ma anche attraverso la voce stessa dei nostri fratelli “stranieri”, coloro che a volte temiamo, che consideriamo spesso come un problema in più di cui la nostra società, già in crisi, deve occuparsi, coloro cui guardiamo come usurpatori del nostro lavoro o mine per la nostra identità culturale e cristiana a cui teniamo, chis-sà perché, solo se la vediamo minacciata, solo se qualcu-no ci intima di togliere il crocifisso dalle nostre pareti. Ebbene, quella voce, quella sera, non faceva alcuna pau-ra, non rappresentava alcuna minaccia. Quella voce ci ha raccontato il dolore di una scelta sofferta, quella di lascia-re gli affetti, la terra che è stata la propria culla e che, per

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Noi cresimati abbiamo deciso di riunirci ogni venerdì per organizzare giochi di vario genere, dalla “caccia al tesoro” a “palla quadrata” per far divertire i bambini della nostra comunità. Organizziamo degli eventi che si tengono presso il cortile della nostra parrocchia dopo la S. MESSA. Noi ragazzi e i bambini ci incontriamo per passare una domenica più piacevole e divertente, accompagnata da buona musica e una buona dose di umorismo! Abbiamo scelto di organizzare questi giochi perché ci teniamo molto alla nostra parroc-chia e vogliamo dare un immagine positiva del nostro quartiere. I nostri cate-chisti e i nostri sacerdoti sono molto soddisfatti di noi e sperano che quest’attività non finisca mai perché sono contenti di vedere i ragazzi divertir-si, anche in ambito parrocchiale. Noi abbiamo delle aspettative per la nostra attività: speriamo che vengano sempre più bambini perché ci fa molto piacere!

I ragazzi del post-cresima

siano essi politici o economici, sarebbe potuta diveni-re il proprio feretro, la scelta di affrontare un viaggio disumano e pericoloso per raggiungere la sempre ago-gnata da tutti terra promessa, con la speranza di dare a se stessi e ai propri figli un futuro migliore. Dopo aver aperto i nostri cuori all’ascolto, tutti insieme abbiamo aperto le nostre labbra alla preghiera, ma «come can-tare i canti del Signore in terra straniera?» ci hanno

detto i nostri fratelli immigrati. La no-stra supplica non è stata rivolta solo a loro, ma anche e, soprattutto, a tutti noi, perché, alla scuola del Padre, imparia-mo ad aprire loro non solo le porte della nostra città, ma quella delle nostre case e, in particolare, del nostro cuore perché non si sentano del tutto in “terra stranie-ra”. Sarebbe bello rispondere positiva-mente all’appello che ci ha fatto il no-stro vescovo in quell’occasione, ossia quello di condividere con i nostri amici lontani dai loro focolari, il nostro pran-zo pasquale perché possano sentire, almeno per un giorno, il calore di una famiglia. Ho molta fiducia nei miei concittadini che, già in passato, con gli

albanesi, hanno dato prova di spontanea ospitalità, mettendo in atto quel miracolo della solidarietà che ha stupito il mondo. Ancora una volta, il Signore ci chia-ma ad essere accoglienti verso chi ha bisogno e non per ricevere encomi o riconoscimenti ufficiali. A noi basterebbe soltanto non dover fare a Gesù quella do-manda: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Perché egli non debba ri-sponderci: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me» (Cfr. Mt 25,44-45).

Monica Planeta

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La Quaresima ci prepa-ra a celebrare il Mistero Pasquale, di morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Con i bambini della 2° e 3° elementare, anche quest’anno, abbiamo deciso di intraprendere

questo cammino, vivendo e pregando in “Paraliturgia”, con la quale abbiamo sperimentato, ormai da diversi anni a anche nel periodo dell’Avvento, che i fanciulli vivono, seguono e comprendono meglio il significato e i segni che la liturgia del momento ci offre. A differenza degli anni passati, in cui la liturgia si svolgeva nel saloncino o nelle aule parrocchiali, quest’anno abbiamo celebrato la Paraliturgia nella Chiesetta. Questa scelta è stata ottima ed efficace, poi-ché l’ambiente raccolto e intimo della Chiesetta ha reso la liturgia molto più bella ed interessante e con entusiasmo abbia-mo accolto la partecipa-zione assidua dei genitori. I bambini hanno partecipato con preghiere e canti adatti alla loro giovane età. Quest’anno in particolar modo, abbiamo valorizzato i segni battesimali, realizzando una croce di legno, sulla quale abbiamo rappresentato il volto di Gesù Cristo e i segni del battesimo. Con la partecipazione, la purezza e la semplicità dei nostri bambini, abbiamo compreso, tutti insieme, grandi e piccoli, che solo in Gesù avremo la vera vita per sempre. Caterina Ferrari

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In preparazione della Prima comunione i nostri bambini nei primi due anni sono stati guidati alla scoperta dell’ amore di Dio attraverso il perdono e la bellezza di sentir-si parte di Lui. Quest’anno invece abbiamo sollecitato i bambini ad appassionarsi alla parola di Dio, nutrimento della nostra Fede. La centralità dell’incontro di catechesi è la Parola che è Vita, Preghiera e Carità. Ogni incontro di catechesi ha inizio intorno ad un piccolo altare per la lettura del passo del Vangelo a cui segue una breve spiegazione, la recita di una preghiera e la raccolta delle rinunce che i bambini durante al set-timana compiono e che si concretizzano con l’ acqui-sto di ciò che serve per un bambino della nostra comunità che loro hanno adottato idealmente. Questo momento di preghiera e di raccoglimento è sotto-lineato dalla consapevolezza dei bambini nella partecipazione. Questo è stato per noi catechiste l’obiettivo raggiunto: accompagnare i bambini ad incontrare Gesù risorto e divenire con loro missionari dell’annuncio della Parola. Isa Riganti

Sono ripartiti, per volontà del parroco, gli incontri della

sala della comunità parroc-chiale. Tale esperienza formativa, infatti, appare di significativa importanza ed attualità in quanto essa racchiude la riscoperta di una vocazione propria della comunità ecclesiale, chia-mata ad un dialogo franco e aperto nei confronti del mondo e della cultura di oggi. La sala della comunità aspira ad essere un luogo di confronto, di partecipazione e di testimonianza, espressione di una comunità viva e dinamica. Come struttura complementare alla chiesa, la sala della comunità si pone a servizio della comunione e dell'azione educativa. L’auspicio, atteso l’importante compito pastorale cui lo strumento è preordinato, è quindi che la sala della comunità diventi il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli già maturi, una sorta di catechesi che parta dalle vicende umane e si incarni nelle "gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uo-mini di oggi, soprattutto dei più poveri materialmente e spiritualmente" (cfr, Gaudium et Spes).

Pantaleo Bitetti

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Redazione:Redazione:Redazione:Redazione:

Melcarne Cosimo Pipitone Claudia

Il 24 marzo, vigilia della Solennità dell’Annunciazione del Signore e memoria dei Missionari Martiri, è ormai una data segnata in rosso sul calendario della nostra vita parrocchiale: è il giorno della Dedicazione della nostra chiesa e quest’anno abbiamo celebrato il 1° Anniversario! La Dedicazione della chiesa è un rito solennissimo, con cui il Vescovo consacra al culto di Dio un edificio e cosi lo sottrae ad ogni uso profano, convertendolo in casa di Dio e luogo di preghiera. La memoria della dedicazione della chiesa si rinnova ogni anno per ringraziare Dio che ci dona la Sua presenza nei nostri templi, che esaudisce le nostre preghiere, che ci nutre della Sua Parola e che ci fa partecipi dei Suoi Sacramenti.

È una memoria che deve aumentare in noi la devozione e il rispetto con cui dobbiamo partecipare in chiesa ai divini misteri. È la nostra festa, la festa della Comunità Parrocchiale che è la Casa di Dio tra le nostre case! È un’occasione preziosa che il Signore ci dona per riscoprire la nostra apparte-nenza a Lui: “<Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale>” (1Pietro 2, 5). Non sciupiamola! Buon cammino

Don Leonardo

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Alcune coppie del gruppo famiglie della nostra parroc-chia, il 12 e 13 marzo, è stato a Loreto insieme con tantissime altre coppie della diocesi di Brindisi Ostuni , in occasione dell'annuale ritiro spirituale che si tiene la prima domenica di Quaresima. Come di consueto, le coppie sono state guidate dal Vicario generale don Giuseppe Satriano e dal Vicario per la Pastorale familiare don Massimo Alemanno. Loreto è una cura ricostituente dell' anima, che ti dà tanta forza a continuare, si tratta di un'esperienza unica, di chi lascia tutto indietro e si immerge dentro pensieri belli, che non ti fa tornare angosciato, perché sei stato a contatto con la tua fede e la tua spiritualità e ti sei ricaricato entrando a pregare nella Santa Casa. Il tema del ritiro di quest'anno è stato la sofferenza e la speranza. Se di fronte al Crocefisso non sentiamo angoscia e tristezza, noi capia-mo il senso della Croce, cioè che Gesù si è sacrificato ed è morto per portare a noi gioia e serenità. Ecco la Luce, ecco la speranza, ci siamo sentiti abbracciati e ancora di più figli di Dio, sappiamo che non ci abbandonerà, che ci aiuterà sempre.

Quando, infatti, la sera del sabato, abbiamo fatto l’Adorazione della croce appoggiando la testa su di essa, ci siamo sentiti abbracciati da Gesù e abbiamo provato il desiderio di prendere tutto quello che ab-biamo ricevuto e di portarlo a casa a chi non è potu-to venire con noi.

Oggi che molte coppie, soprat-tutto giovani, si separano, tal-volta dopo poco tempo dalla celebrazione del Matrimo-nio, è importante dare un mes-saggio di speranza e di fiducia: Noi non siamo fuori dal tempo, ma amiamo il coniuge nel senso pieno e completo del termine ed amare è facile quan-do c'è la presenza di Gesù ac-canto a noi. Certamente occorre molta per-severanza, pazienza e miseri-

cordia. Ma non sono forse questi gli insegnamenti che ci ha lasciato Gesù? E allora, salviamo e custo-diamo le nostre famiglie e accettiamo la Croce, pren-diamoci cura del coniuge e dei figli, attraverso la sofferenza diventiamo potenza di vita e strumento di consolazione per gli altri.

Nicola e Mirella Distante