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Magazine della Società Italiana di Pediatria www.sip.it volume 3 | numero 11 | novembre 2013 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25 pagina 14 pagina20 pagina24 pagina26 La fuga silenziosa L’attività motoria e quella fisica devono essere percepite nella nostra so- cietà come un investimento per la salute delle generazioni future: è que- sto il messaggio lanciato dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria. Un messaggio rivolto a genitori, insegnanti, istituzioni, media e soprattutto agli adolescenti, protagonisti di una fuga si- lenziosa dallo sport che sembra inarrestabile. Il drop-out (abbandono precoce) comincia già a 11 anni, mentre a 15 meno di 1 su 2 pratica attività sportiva continuativa. Sempre più gli adolescenti italiani vanno a ingrossare le fila di quel 40% di cittadini che non accedono a occasioni di mo- vimento e non praticano stili di vita at- tivi e sani. Le ragioni? Non solo in- ternet e telefonini, ma anche noia, mancanza di motivazioni e insof- ferenza verso l’agonismo esaspe- rato. Per cambiare gli stili di vita bisogna quindi puntare in primo luogo sulla scuola. servizi alle pagine 10-16 Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà Tanti gli eventi locali per gli Stati Generali della Pediatria 2013. La nuova polizza assicurativa per i soci SIP Tra le novità più rilevanti, non disdettabilità del socio e copertura per uso di farmaci off label. “Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPVZuccotti: “Occorre aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e di possibilità preventive vaccinali”. Salute orale , riviste le Linee guida Intanto è allarme carie pediatrica: +15% nell’ultimo quinquennio, in media 120.000 casi a 4 anni e quasi 250.000 a 12, le due fasce di età più a rischio.

Pediatria magazine vol 3 | num 11 | 2013

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Pediatria magazine volume 3 | numero 11 | novembre 2013

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Magazine della Società Italiana di Pediatriawww.sip.it

volume 3 | numero 11 | novembre 2013

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pagina14 pagina20

pagina24 pagina26

La fuga silenziosaL’attività motoria e quella fisica devono essere percepite nella nostra so-cietà come un investimento per la salute delle generazioni future: è que-sto il messaggio lanciato dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria. Un messaggio rivolto a genitori, insegnanti, istituzioni, media e soprattutto agli adolescenti, protagonisti di una fuga si-lenziosa dallo sport che sembra inarrestabile. Il drop-out (abbandono precoce) comincia già a 11 anni, mentre a 15 meno di 1 su 2 pratica attività sportiva continuativa. Sempre più gli adolescenti italiani vanno a ingrossare le fila di quel 40% di cittadini che non accedono a occasioni di mo-vimento e non praticano stili di vita at-tivi e sani. Le ragioni? Non solo in-ternet e telefonini, ma anche noia, mancanza di motivazioni e insof-ferenza verso l’agonismo esaspe-rato. Per cambiare gli stili di vita bisogna quindi puntare in primo luogo sulla scuola.

servizi alle pagine 10-16

Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà Tanti gli eventi locali per gli Stati Generali della Pediatria 2013.

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP Tra le novità più rilevanti, non disdettabilità del socio e copertura per uso di farmaci off label.

“Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPV” Zuccotti: “Occorre aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e di possibilità preventive vaccinali”.

Salute orale, riviste le Linee guidaIntanto è allarme carie pediatrica: +15% nell’ultimo quinquennio, in media 120.000 casi a 4 anni e quasi 250.000 a 12, le due fasce di età più a rischio.

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Pediatria anno 3 | numero 11 novembre 2013

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it

DIrettore ScIentIfIco GIovannI corSello

DIrettore

Cinthia Caruso

BoarD eDItorIale

Rino AgostinianiLiviana Da DaltDomenico MinasiAndrea PessionAlberto TozziDavide Vecchio

reDazIone David Frati Sabrina BuonomoMarina Macchiaiolo

PuBBlIcItà e PromozIone

Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

aBBonamentI 2013

Individuale E 40,00Istituti, enti, biblioteche E 80,00Estero E 120,00

PreSIDente GIovannI corSello

conSIGlIo DIrettIvo alBerto G. uGazIo (PaSt PreSIDent),alBerto vIllanI (vIcePreSIDente),luIGI Greco (vIcePreSIDente), rIno aGoStInIanI (teSorIere), faBIo carDInale, antonIo correra, lIvIana Da Dalt, DomenIco mInaSI, anDrea PeSSIon, maSSImo BarBaGallo, elvIra verDucI (conSIGlIerI), valerIo flacco (DeleGato SezIonI reGIonalI SIP), coStantIno romaGnolI (DeleGato SocIetà affIlIate SIP), GIan Paolo SalvIolI (DeleGato conferenza GruPPI DI StuDIo)

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

DIrettore reSPonSaBIle Giovanni Luca De Fiore

ProGetto GrafIco e ImPaGInazIone Typo srl, Roma

ImmaGInI © 2013 Photos.com

StamPa

Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma novembre 2013

ISSN 2240-3183

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In questo numeroAttualità

Epilessia pediatrica: dai banchi di scuola allo studio del pediatraGIuSePPe GobbI 17

“Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”: un progetto di sensibilizzazioneorIano MecarellI 17

Pianeta SIP Un Manifesto per i bambini migranti 18

Nuovo direttivo per SIMGePeD 19

Giuseppe Masnata alla guida della SIP Sardegna 19

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP rIno aGoStInIanI 20

Giuseppe Caronia: la clinica e l’impegno civileMarIa GIuSePPIna GreGorIo, luIGI cataldI 22

La clinicaIncludere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPVInterVISta a GIan VIncenzo zuccottI 24

Salute orale, riviste le Linee guidaInterVISta a GIan antonella PolIMenI e MarIna PIcca 26

La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante: attualità e prospettiveraffaele PIuMellI 28

FitoterapiaI benefici di una radice dal sapore pungentea cura dI VItalIa MurGIa 30

Pediatri inFormazioneL’urgenza formativa... continuaa cura dI daVIde VeccHIo 31

Editoriali 3

NewsFresche di stampaa cura dI alberto e. tozzI 4

Tablet e smartphone come strumento educazionale? 6

Herpes zoster e varicella, dati interessanti 6

Tassi obesità pediatrica per la prima volta da 30 anni in calo negli Usa 7

Vaccino qHPV nel mirino dell’opinione pubblica, ma nuovi dati rassicuranti 8

Cresce l’allarme antibiotico-resistenza nella UE 9

AIDS e adolescentia cura dI daVId fratI 9

Primo piano / Stati GeneraliAdolescenti e sport: divorzio all’italiana 10

Studenti e atleti a confronto con i testimonial di “Generazione Gulp” 11

Sport di strada: una proposta innovativa per contrastare il drop-outdanIela roSSI 12

Dal “Leggi e corri” alle “Ricreazioni attive” 13

Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà 14

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Cinthia CarusoDirettore di “Pediatria”

Giovanni CorselloPresidente

Società Italiana di Pediatria

Dalla generazione seduta... alla generazione sdraiata

In principio era la “generazione seduta”: così la Società Italiana di Pediatria aveva definito quella porzione statisticamente significativa di adolescenti che trascorre dalle 10 alle 11

ore al giorno tra la sedia e la poltrona, delle quali almeno 3 o 4 dedicate a internet e tv (vedi l’Inda-gine “Abitudini e Stili di vita degli adolescenti” 2012 http://sip.it/news/osservatorio-sip-sullado-lescenza). Ora la generazione seduta ha fatto uno scatto all’indietro ed è diventata una generazione sdraiata, almeno secondo la definizione coniata da Michele Serra nel suo ultimo libro (dal titolo ap-punto “Gli sdraiati”) dedicato agli adolescenti e balzato in pochissimo tempo in vetta alla classifica delle vendite. Sdraiati è l’espressione con cui Michele Serra de-scrive una generazione sedentaria e iperconnessa, che si è “allungata orizzontalmente nel mondo”. Lo sdraiato dorme quando gli altri sono svegli e veglia quando il mondo sta dormendo, è capace nello stesso istante di studiare, rispondere ad un sms, ascoltare la musica con l’iPod e guardare in tv una serie americana: accomodato sul divano, però, ov-viamente in posizione orizzontale. Rispetto alla generazione dei loro padri, rispetto all’uomo verti-cale, gli sdraiati non sembrano mostrare emozioni, stupore, meraviglia o più banalmente, interesse per la natura o per gli ideali. Una generazione intorpi-dita, totalmente immersa nel consumismo “autisti-co”. E così un padre, nel tentavo di stabilire un con-tatto con il mondo ignoto del proprio figlio, gli ri-volge la pressante richiesta di condividere una pas-seggiata in montagna, che poi è tutt’altro che una passeggiata perché si tratta di ore e ore di cammino per sentieri lunghi e impervi. Lo scopo non è solo

Il primo Bollettino della Società Italiana di Pediatria

Correva l’anno 1933 e la SIP pubblicava, per i tipi della Tipografia “Vincenzo Bona” di Torino – Reparto Edizioni Mediche, il suo primo vero Bollettino

della Società, a cura di Giovanni Battista Allaria, Direttore e Presidente della Società e del Profes-sor Alfredo Lucca, Redattore capo. Dopo l’esperi-mento in bozza dell’anno precedente, veniva dato alle stampe un voluminoso tomo di oltre 650 pa-gine fitte di informazioni scientifiche, presenta-zione di casi clinici, articoli di interesse pediatrico comparsi sulla stampa, dati di vita societaria. I soci SIP in quell’anno risultano poco oltre i 500 e vengono definiti nell’introduzione “consoci della nostra famiglia pediatrica”. Si dà grande spazio alle attività delle Sezioni regionali (già ben 15, di cui alcune nel frattempo scomparse). Molto det-tagliato il contributo della SIP ai lavori del III Congresso Internazionale di Pediatria, che si svol-

se a Londra dal 20 al 22 luglio 1933 e in cui si stabilì che il successivo si sarebbe svolto a Roma nel 1936. La delegazione italiana era composta dai professori Allaria, Jemma e Spolverini. Tra le curiosità del volume l’organizzazione di un evento societario in onore del trentesimo anno di insegnamento universitario di Rocco Jemma, una serie di studi demografici sulla eccedenza delle na-scite. Di grande interesse una relazione sulla SIP scritta dal Presidente per il Ministero dell’Educa-zione Nazionale in vista del censimento delle So-cietà scientifiche e della necessaria armonizzazione degli statuti richiesta dal regime fascista. Una nota dettagliata viene dedicata alla programmazione del Congresso nazionale del 1934, il XV, la cui organiz-zazione viene affidata al Professor Gaetano Salvio-li, in armonia con quanto stabilito dal Direttorio (sic!) della Società di organizzare i Congressi na-zionali in sedi che non lo erano mai state.

poter godere insieme dello spettacolo della natura, ma anche condividere la fatica del salire, del tacere e del sudare. Perché in questa prova di fiato, di for-za, di muscoli e mente, in questa sfida che simbo-leggia quella tra vecchi e giovani della nostra socie-tà, è riposta tutta la speranza di trovare un punto su cui incontrarsi, che deve pur esserci. Ed è bello che a toccare per primo la sommità del colle sia il figlio. Con le sue scarpe inadatte, i suoi pantaloni calati sotto al bacino, sorpassa e semina il padre senza che questi se ne accorga e avanza sicuro del suo percor-so. È bello che a vincere siano i figli, anche se una recente ricerca della University of South Australia ci dice che in una ipotetica gara di corsa perdereb-bero contro i loro padri, perché – complici la vita sedentaria, appunto, e l’obesità – non corrono più veloci come i loro genitori alla loro età (per la pre-cisione, perdono circa il 5% di velocità ogni 10 an-ni) e la loro salute cardiovascolare peggiora. Ma speriamo almeno che, come si augura Michele Ser-ra, da quella posizione orizzontale riescano a vede-re cose che gli “eretti” non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.

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Edito

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Fresche di stampa

La sfortuna favorisce l’obesitàLumeng JC, Wendorf K, Pesch MH, Appugliese DP, Kaciroti N, Corwyn RF, Bradley RH. Overweight adolescents and life events in childhood. Pediatrics 2013;132(6):e1506-12 DOI: 10.1542/peds.2013-1111

Si tratta di uno studio che documenta una associazione (debole ma signi-ficativa) di eventi negativi di vita durante l’età pediatrica e il rischio di so-vrappeso durante l’adolescenza. Lo studio documenta un effetto dose-ri-sposta (peggiore l’evento maggiore il rischio di sovrappeso) e una associa-zione più forte per gli eventi negativi familiari, per i figli di madre obesa e per i bambini costretti ad attendere il cibo a lungo.

L’otite è un problema per i vacciniPichichero ME, Casey JR, Almudevar A. Nonprotective responses to pediatric vaccines occur in children who are otitis prone. Pediatr Infect Dis J 2013;32(11):1163-8 DOI:10.1097/INF.0b013e31829e887e

Non perché rappresenti una controindicazione, ma perché i bimbi che hanno otiti ricorrenti refrattarie al trattamento sviluppano risposte anticorpali ridotte verso pneumococco, Hib, difterite, tetano, pertosse e polio. La risposta rimane ridotta in questi bambini nonostante la somministrazione di dosi di richiamo. L’osservazione dovrebbe essere appro-fondita dal punto di vista immunitario.

Mini compresse o sciroppo?Klingmann V, Spomer N, Lerch C, Stoltenberg I, Frömke C, Bosse HM, Breitkreutz J, Meissner T. Favorable Acceptance of Mini-Tablets Compared with Syrup: A Randomized Controlled Trial in Infants and Preschool Children. The Journal of Pediatrics 2013;163(6):1728-1732

Invece di somministrare un liquido, maga-ri con certi volumi, mini compresse di 2 mm potrebbero essere più accettabili dal bambino? Cerca di valutarlo questo studio effettuato su oltre 300 bambini utilizzando 3 ml di sciroppo in confronto alle mini compresse. Nessun bambino in questo trial ha inalato le compresse e solo 2 pazienti hanno avuto qualche colpo di tosse di nes-suna rilevanza.

Telarca sempre più precoceBiro FM, Greenspan LC, Galvez MP, Pinney SM, Teitelbaum S, Windham GC, Deardorff J, Herrick RL, Succop PA, Hiatt RA, Kushi LH, Wolff MS. Onset of Breast Development in a Longitudinal Cohort. Pediatrics 2013;132(6):1019-1027 DOI: 10.1542/peds.2012-3773

In questo studio longitudinale il telarca veniva osservato tra 8,8 e 9,7 anni secondo l’etnia, ed era più precoce nelle ragazze con BMI più elevato. Lo studio documenta un’insorgenza più precoce rispetto ad una popolazione di controllo storica. Lo studio discute della relazione tra la variazione sto-rica della popolazione del BMI verso l’aumento e i risultati osservati.

Quando rubi da un autore è plagio. Quando rubi da tanti è ricerca.Wilson Mizner, sceneggiatore cinematografico

Sigaretta elettronica vicino ai bambini?Archivist. E-cigarettes: good for children? Arch Dis Child 2013;98:12 974 DOI:10.1136/archdischild-2013-305409

È la riflessione di un pediatra che fa rife-rimento ad uno studio pubblica-to su “The Lancet” a proposito dell’efficacia della sigaretta elettronica nell’interrompere l’abitudine al fumo nell’adulto. Anche se per il momento non sembra che la sigaretta elettronica faccia smettere di fumare molte persone, non c’è dubbio che usare questo dispositivo sia molto meno dan-noso che fumare si-garette vere.

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Combattere la malaria col cellulareJohnson B. The latest technological advance in the fight against malaria? The cell phone. Marketplace Tech 11/12/2013.

L’epidemiologa di Harvard Caroline Buckee ha analizzato i tabulati telefonici di 15 milioni di utilizzatori di cellulare in Kenya e li ha incrociati con i dati epidemiologici dispo-nibili sulla diffusione della malaria nello Stato africano. Ne è venuto fuori un modello matematico in grado di preve-dere dove, come e quando l’infezione si sposta sul territo-rio. L’unico ostacolo all’applicazione estensiva di questo metodo di controllo è la copertura del segnale, non garan-tita in immense regioni rurali nelle quali invece la malaria è molto diffusa.

Ecografia e appendiciteLe J, Kurian J, Cohen HW, Weinberg G, Scheinfeld MH. Do Clinical Outcomes Suffer During Transition to an Ultrasound-First Paradigm for the Evaluation of Acute Appendicitis in Children? American Journal of Roentgenology 2013;201: 1348-1352 DOI:10.2214/AJR.13.10678

Più di 800 bambini studiati in 7 anni per capire se il pas-saggio alla diagnostica ecografica per il sospetto di appen-dicite acuta in prima istanza sia associato ad un aumento delle forme complicate o a un allungamento della degen-za. Nessuna variazione osservata, anche se il ricorso alla TC è leggermente diminuito e l’uso dell’ecografia è legger-mente aumentato nel corso dello studio.

Lo svezzamento precoce non è una buona ideaGrimshaw KEC, Maskell J, Oliver EM, Morris RCG, Foote KD, Mills ENC, Roberts G, Margetts BM. Introduction of Complementary Foods and the Relationship to Food Allergy. Pediatrics 2013;132(6):e1529-e1538 DOI:10.1542/peds.2012-3692

Lo studio indaga l’associazione tra introduzione di ali-menti solidi e di latte vaccino prima di 16 settimane di vita e insorgenza di allergie alimentari. Le conclusioni so-no in linea con quanto già raccomandato dalla AAP e dall’ESPGHAN, che prevedono di introdurre solidi o latte vaccino non prima di 4-6 mesi. I risultati sono anche in linea con la raccomandazione che l’allattamento al seno dovrebbe continuare per tutto il primo anno di vita.

Bronchiolite foreverParikh K, Hall M, Teach SJ. Bronchiolitis Management Before and After the AAP Guidelines. Pediatrics 2013; DOI:10.1542/peds.2013-2005

Il tormentone di questa malattia è sempre quali esami dia-gnostici e quale terapia usare. Dopo la pubblicazione delle linee guida AAP che hanno chiaramente raccomandato di ricorrere meno ai test diagnostici e alla terapia, i dati di oltre 130.000 pazienti americani suggeriscono un miglioramento sul ricorso a RX torace, steroidi e broncodila-tatori, mentre l’uso degli antibiotici è rimasto stabile.

63%Malati cronici che non riescono a conciliare l’orario di lavoro con le esigenze di cura e assistenza, al punto che hanno ricevuto segnalazioni di licenziamenti o mancato rinnovo del rapporto lavorativo (Fonte: XII Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità a cura del Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva).

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PfPI4KPubblicati su Nature i risultati di uno studio che ha identificato un nuovo target farmacologico per il trattamento della malaria, che ogni anno uccide più di 660.000 persone, la maggior parte bambini. Si tratta della fosfatidilinositol-4chinasi (PfPI4K) come target per le imidazopirazine, una nuova classe di molecole antimalariche sperimentali che inibiscono lo sviluppo di diverse specie di Plasmodium.

Gli smartphone e i tablet sono strumenti pedagogici migliori rispetto ai program-mi tv “educational” per i bambini sotto i 2 anni e mezzo? I contenuti multimediali creati per la fruizione su smartphone e tablet potranno nell’immediato futuro ricoprire il ruolo che la tv ha nella cresci-ta intellettuale dei bambini? Heather Kir-korian del Dipartimento Human Deve-lopment and Family Studies della UW-Madison School of Human Ecology ri-sponde “sì” a tutte e due le domande. “Alcune delle ricerche che stiamo portan-do avanti iniziano a mostrare che persino un bambino di 2 anni è in grado di impa-rare mediante uno schermo interattivo. E allora è lecito pensare che così come show televisivi con i pupazzi come “Sesamo apriti” o il “Muppet show” decenni fa hanno contribuito a colmare i gap educa-tivi per i bambini delle classi sociali svan-taggiate nell’età prescolare, così potrem-mo aiutare oggi bambini anche molto piccoli a intraprendere un percorso edu-cativo ricco e stimolante sin da subito grazie a questi device”.

Tablet e smartphone come strumento educazionale?

L’incidenza di infezioni da Herpes zo-ster nei bambini vaccinati contro la varicella è inferiore del 79% rispetto a quella riscontrata nella popolazio-ne dei bambini non vaccinati, ed è dovuta nella metà dei casi a ceppi “selvaggi” di Varicella zoster (VZV). Lo ha stabilito uno studio pubblicato dal “Journal of Infectious Diseases”. Un team di infettivologi coordinato da Sheila Weinmann del Center for Health Research, Kaiser Permanente Northwest di Portland ha analizzato le cartelle cliniche di 322 bambini con diagnosi di Herpes zoster ricevu-ta tra 2005 e 2009: per ognuno sono stati analizzati campioni di epider-mide (sottoposti al test della reazione a catena della polimerasi per identi-ficare i ceppi di VZV coinvolti) e sti-lato un questionario. Il VZV è stato isolato nell’82% dei campioni (84% ceppo selvaggio, 15% ceppo vaccina-le, 1% possibile ceppo vaccinale-sel-vaggio ricombinante). Tra i 118 sog-getti vaccinati il VZV è stato isolato nel 70% dei casi (52% ceppo selvag-gio). Il valore positivo predittivo per la diagnosi di Herpes zoster “definito” è risultato di 93% nei bambini non vaccinati e di 79% in quelli vaccinati. L’incidenza di HZ confermato in la-boratorio è di 48 per 100.000 anni persona nei bambini vaccinati e di 230 per 100.000 anni persona nei bambini non vaccinati.

^̂^ Weinmann S, Chun C, Scott Sch-mid D, Roberts M, Vandermeer M, Riedlinger K, Bialek SR, Marin M. Incidence and Clinical Characteri-stics of Herpes Zoster Among Chil-dren in the Varicella Vaccine Era, 2005–2009. J Infect Dis 2013;208(11): 1859-1868 DOI:10.1093/infdis/jit405

Herpes zoster e varicella, dati interessanti

Al Cognitive Development & Media Lear-ning Lab diretto dalla Kirkorian si condu-cono da anni esperimenti sui movimenti di cornea e retina dei bambini durante la visione di programmi televisivi o la frui-zione di altri contenuti multimediali. Uno dei nodi più interessanti è quantificare l’efficacia educazionale dei contenuti vi-deo interattivi su schermi “touch” rispetto a quelli classici. La questione essenziale è: mentre un bambino di 2 anni sta osser-vando un contenuto video, quale punto dello schermo sta guardando in particola-re? E questo può aiutarci a prevedere cosa apprenderà da quel video? Spiega la Kir-korian: “I bambini più piccoli non guar-dano la tv come fanno gli adulti, gli adulti sono molto sistematici, osservano più o meno tutti nello stesso modo. Questo è molto meno vero per un bambino di 4 an-ni, e per nulla vero se il bambino è ancora più piccolo. Esiste un fenomeno definito dagli addetti ai lavori “video deficit” per il quale i bambini fino ai 2-3 anni imparano decisamente meno da un video che da una dimostrazione dal vero”.

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230Ospedali premiati con i “Bollini Rosa”, che l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) attribuisce alle strutture attente alla salute femminile: 65 hanno avuto il massimo punteggio (tre bollini), 105 due bollini e 60 un solo bollino.

2 su 3Anziani italiani che ammettono di non mangiare a sufficienza per mancanza di risorse economiche.

Negli ultimi trent’anni i tassi di obesità pe-diatrica negli Stati Uniti non hanno fatto altro che aumentare incessantemente, giungendo a triplicarsi: ormai da tempo infatti ci si riferisce al fenomeno definen-dolo una “epidemia”. Pareva un trend inar-restabile, almeno fino a oggi. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno infatti reso noto che per la prima volta da decenni i tassi di obesità tra i bam-bini in età prescolare (2-4 anni) residenti in 19 Stati Usa diversi e appartenenti a fa-sce sociali a basso reddito (un gruppo de-mografico finora dimostratosi particolar-mente vulnerabile a sovrappeso e obesità)

Tassi obesità pediatrica per la prima volta da 30 anni in calo negli Usa

sono in calo. Qual è il merito di questa in-versione di rotta? Nessuna dieta magica: questo promettente successo sembra essere merito dell’azione congiunta di tre inizia-tive di promozione della salute pubblica implementate dalle autorità sanitarie. Spiega Tom Frieden, direttore dei CDC: “Una parte del merito va ai significativi cambiamenti apportati al programma “WIC” (Women, Infants, and Children nu-trition), che fornisce buoni pasto a donne incinte, ragazze madri e bambini spendibi-li per acquistare esclusivamente cibo salu-tare (frutta, verdura, latte scremato) e tool di educazione alimentare. Il secondo fatto-

re di cambiamento è rappresentato dalle vigorose politiche di incoraggiamento dell’allattamento al seno. Il terzo è il suc-cesso di programmi di supporto all’attività fisica come “Let’s Move!”, che hanno coin-volto migliaia di operatori scolastici e care-giver su tutto il territorio Usa impegnan-doli a coinvolgere i bambini in continue iniziative sportive e ricreazionali”.

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Italiani e staminali del cordone: hic sunt leonesGli italiani non sono informati sulla possibilità di conservare il sangue cordonale: il 48% afferma di non sapere di cosa si tratti e un altro 29% di averne sentito parlare ma di non essere al corrente della distinzione tra donazione e conservazione. Inoltre, l’82% degli italiani confonde le cellule cordonali con quelle embrionali. (Studio ISPO ricerche per Assobiotec)

Vaccino qHPV nel mirino dell’opinione pubblica, ma nuovi dati rassicuranti

La diffusione sui media di notizie allarmi-stiche sugli effetti collaterali dei vaccini o di teorie del complotto più o meno fanta-siose è un fenomeno molto diffuso in que-sti anni, ma in Francia da qualche settima-na è scoppiata una vera e propria psicosi. Sul banco degli imputati il vaccino qua-drivalente anti HPV contro i sierotipi 16, 18, 6 e 11 (nome commerciale Gardasil), accusato di causare l’insorgenza di gravi patologie autoimmuni come la sclerosi multipla. La diciottenne Marie-Oceane Bourguignon ha annunciato di aver fatto causa al distributore francese del Gardasil, Sanofi Pasteur MSD, e all’ Agence Nationa-le de sécurité du Médicament (ANSM) du-rante una affollatissima conferenza stam-pa a Bordeaux, quando in lacrime ha ac-cusato la vaccinazione anti HPV di averla ridotta sulla sedia a rotelle, con gravi dan-ni anche alla vista e all’udito.Daniel Floret, pediatra e presidente del Comité technique des vaccinations (CTV) commenta: “Attenzione: il fatto che sia stata formulata un’accusa da par-te della ragazza non vuol dire che il pro-blema esista davvero. Stiamo inoltre concentrando tutta l’attenzione dei me-dia sul tema degli effetti collaterali di-menticando gli effetti positivi del vacci-no. Quasi 530.000 donne ogni anno ven-gono colpite da tumore della cervice dell’utero e 275.000 muoiono per questa patologia, lo dicono i dati dell’Organiz-zazione Mondiale della Sanità. Nessun

organismo di controllo internazionale ha evidenziato un link tra la vaccinazio-ne qHPV e qualsiasi patologia autoim-mune, e milioni di dosi sono state som-ministrate”. La Bourguignon è stata vac-cinata con qHPV alla fine del 2010, quan-do aveva 15 anni. Nel giro di due mesi ha manifestato sintomi quali vertigini, vo-mito, perdita temporanea della vista e dell’uso delle gambe, paralisi facciale. Secondo il suo avvocato, Jean-Christo-phe Coubris, si tratta di encefalomielite o di sclerosi multipla. L’ipotesi dell’accu-sa è che la ragazza abbia una qualche ca-ratteristica genetica che ha scatenato una reazione anomala del suo sistema immu-nitario una volta venuto in contatto con il vaccino. Si tratta della quarta causa del genere in Francia: due donne in prece-denza hanno denunciato l’insorgenza di malattia di Verneuil o idrosadenite sup-purativa, e una di polimiosite a seguito della vaccinazione anti HPV.La recente pubblicazione di un vastissi-mo studio di coorte sul prestigioso Bri-tish Medical Journal però sembra poter rassicurare l’opinione pubblica. I ricerca-tori del Karolinska Institutet di Stoccol-ma e dello Statens Serum Institutet di Copenhagen, coordinati dall’epidemio-loga Lisen Arnheim-Dahlström hanno preso in esame tutte le ragazze tra i 10 e i 17 anni di Svezia e Danimarca tra ottobre 2006 e dicembre 2010: su 997.585 ragaz-ze, 296.826 avevano ricevuto il vaccino quadrivalente anti HPV (per un totale di 696.420 dosi). Sono state controllate in tutto 53 condizioni autoimmuni, neuro-logiche o tromboemboliche eventual-mente insorgenti nei 180 giorni successi-vi alla vaccinazione. L’esposizione al vac-cino qHPV è risultata associata significa-tivamente solo a rari casi di: sindrome di Behçet (rate ratio 3,37 95% CI da 1,05 a 10,80), fenomeno di Raynaud (rate ratio 1,67 CI da 1,14 a 2,44), diabete di tipo 1 (rate ratio 1,29 CI da 1,03 a 1,62) e trom-boembolismo venoso (rate ratio 0,86 CI da 0,55 a 1,36). Per queste condizioni è stato effettuato un ulteriore follow-up che ha fatto escludere l’associazione reale tra vaccinazione e insorgenza di queste

patologie. Questi risultati si affiancano a quelli di un recente studio di coorte su 189.629 donne in California che dopo la somministrazione di vaccino qHPV non ha riscontrato un aumento del rischio di 16 condizioni autoimmuni e ha invece registrato un’associazione inversa tra esposizione a qHPV e diabete tipo 1 che conferma la valutazione del team di Lisen Arnheim-Dahlström, che ha considerato questo dato come falso positivo.Commenta Julia M.L. Brotherton, diret-tore medico del National HPV Vaccina-tion Program Register australiano: “Lo studio fornisce una chiara evidenza sul fatto che la somministrazione del vacci-no qHPV non causa condizioni autoim-muni, patologie neurologiche e malattie tromboemboliche. Gravi patologie come queste, di improvvisa insorgenza, oltre-tutto largamente di causa non determi-nabile, sono spesso attribuite ai vaccini quando vengono implementati pro-grammi di vaccinazione di massa. È di vitale importanza che i sistemi di sorve-glianza riescano a fare giustizia delle fal-se associazioni e a identificare i veri ef-fetti avversi nella fase post-marketing dei vaccini. Una chiara ed onesta comunica-zione sul tema della sicurezza dei vaccini e una risposta rapida e di alto livello da parte della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie quando tale sicurez-za viene messa in discussione rappresen-tano i modi migliori per prevenire l’ero-sione della fiducia da parte del pubblico nella vaccinazione”.

^̂^ Brotherton JML. Safety of the quadriva-lent human papilloma virus vaccine. BMJ 2013;347:f5631 DOI:10.1136/bmj.f5631^̂^ Arnheim-Dahlström L, Pasternak B,

Svanström H, Sparén P, Hviid A. Autoim-mune, neurological, and venous throm-boembolic adverse events after immuni-sation of adolescent girls with quadriva-lent human papillomavirus vaccine in Denmark and Sweden: cohort study. BMJ 2013;347:f5906 DOI: 10.1136/bmj.f5906^̂^ Mackinnon A. Expert calls for calm as

France hit by cancer vaccine scare. Chan-nelnewsAsia 25/11/2013.

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AIDS e adolescentiSono gli adolescenti attorno ai 12 anni i più esposti oggi al rischio di contagio dell’AIDS. È questo il da-to più preoccupante emerso da un recente conve-gno tenuto alla Camera dei Deputati e organizzato dall’Osservatorio Sanità e Salute. Spiega Fabrizio Oleari, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità

Cresce l’allarme antibiotico-resistenza nella UEL’antibiotico-resistenza in Italia è moni-torata dal progetto AR-ISS, una sorve-glianza sentinella coordinata dall’Istitu-to Superiore di Sanità, che riversa i dati nella sorveglianza Europea EARS-Net. I dati europei forniti da EARS-Net mo-strano un panorama poco confortante: nel giro di 4 anni è aumentata notevol-mente la resistenza in due specie di bat-teri sotto sorveglianza, Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Queste due spe-cie, responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali, mo-strano un aumento nelle percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza ge-nerazione, fluorochinoloni ed aminogli-cosidi, resistenze che sono spesso com-binate tra di loro generando batteri multiresistenti, causa di infezioni diffi-cilmente trattabili. Negli ultimi anni tra le resistenze si è aggiunta quella ai car-bapenemi, antibiotici di ultima risorsa, che può rendere l’infezione praticamen-te intrattabile. L’antibiotico-resistenza non è uniforme nei paesi dell’Unione Europea: l’Italia è

nel gruppo di Paesi con livelli di resi-stenza più alti nella maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza. In particolare: ^^ alta resistenza ai carbapenemi in Kleb-

siella pneumoniae, che si è attestata al 29% degli isolati da batteriemie. Per que-sta resistenza l’Italia è seconda solamente alla Grecia e rappresenta una vera anoma-lia rispetto alla grande maggioranza dei Paesi europei;^^ alta resistenza alle cefalosporine di

3a generazione (>25%) e ai fluoro-chinoloni (>40%) in Escherichia coli, anche combinata;^^ alti livelli di resistenza ai carba-

penemi in Acinetobacter;^^ persistenza di un’alta percen-

tuale (35%) di stafilococchi resi-stenti alla meticillina (MRSA) a fron-te di una diminuzione in molti Paesi dell’Unione Europea.A fronte di una sorveglianza dell’anti-biotico-resistenza che descrive pun-tualmente ogni anno una problematica situazione italiana, gli interventi che so-

no stati messi in atto sono scarsi e par-cellari. Una circolare del Ministero della Salute del febbraio scorso ha invitato le Regioni a segnalare i casi di sepsi/batte-riemie da enterobatteri resistenti ai car-bapenemi ed ha proposto linee-guida per il controllo. Interventi multisetto-riali che riguardano l’uso di antibiotici e strategie di controllo delle infezioni in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria (ospedali per acuti, lungodegenti, strut-ture territoriali e cure ambulatoriali) sono necessari per prevenire un ulterio-re aumento dell’antibiotico-resistenza e mantenere almeno in parte l’efficacia di questi farmaci preziosi per la salute.

(ISS): “Il rischio è legato al notevole abbassamento dell’età media del primo rapporto sessuale, nonché ad un inconsapevole avvicinamento alla sessualità. Da ciò l’esigenza di non abbassare la guardia anche se il dato generale è quanto mai confortante. Fino a venti anni fa, il 90% dei contagiati non sopravviveva all’infezione. Oggi la percentuale è positivamente crollata al 2%. Questi incoraggianti risultati sono sta-ti conseguiti grazie alla crescente prevenzione e con-sapevolezza del rischio del contagio, alla sommini-strazione di medicinali sempre più efficaci nonché ad un’attenzione sempre crescente da parte di istituzio-ni e comunità scientifiche internazionali a questa piaga sociale che ha prodotto, dalla sua scoperta ad oggi, circa 80 milioni di infettati e 40 milioni di de-cessi accertati”. Dal canto suo Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Farmaco dell’ISS, ha sottoline-ato: “Occorre rendere obbligatorio anche nel nostro Paese il test dell’HIV in gravidanza e proseguire nell’attuazione del modello di salute globale adottato nella lotta all’AIDS attraverso il coinvolgimento di comunità scientifiche, case farmaceutiche, istituzio-ni, Vaticano ed organizzazioni internazionali”.

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Adolescenti e sport: divorzio all’italianaChe tra adolescenti italiani e attività spor-

tiva non vi fosse un grande amore era ri-saputo. Ma i numeri, a leggerli, fanno una certa impressione. Intanto perché l’ab-

bandono della pratica sportiva continuativa, il co-siddetto drop-out, comincia sempre prima, già a 11 anni. Poi perché – ed è il dato più preoccupante – più si cresce più la distanza si allarga: a 15 anni me-no di 1 adolescente su 2 pratica attività sportiva continuativa e a 18 la pratica poco più di 1 su 3. L’unica nota positiva viene dai bambini dai 6 ai 10 anni, tra i quali negli ultimi dieci anni (2001-2011) la pratica sportiva continuativa è aumentata di oltre 5 punti percentuali. Oggi i più piccoli rappresentano la categoria più “sportiva” del Belpaese, con percen-tuali (57% pratica attività sportiva continuativa-mente) che non si registrano in nessun’altra età della vita. Una vittoria di Pirro, però, perché come testimoniano le statistiche prima citate dopo la scuola primaria gli adolescenti italiani cominciano a ingrossare le fila dei sedentari. Su questi dati riflette la Società Italiana di Pediatria, che al tema “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport”, ha dedicato gli Stati Generali della Pediatria 2013, con un evento nazionale che si è tenuto a Ro-

Presentata dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria, illustra le regole da seguire per uno stile di vita salutare. Alla base della piramide sono indicate le attività da svolgere quotidianamente, mentre man mano che si sale verso i gradini più alti della piramide si incontrano le attività da svolgere con minore frequenza. La piramide sarà diffusa nelle scuole.

La piramide dell’attività fisica e motoria

ma in Campidoglio e una serie di eventi locali orga-nizzati dalle Sezioni regionali della SIP. Il fenomeno, da nord a sud, preoccupa i pediatri italiani, anche perché i nostri adolescenti registrano un tasso di se-dentarietà più che triplo rispetto ai loro coetanei europei (24,6% contro 7% nella fascia di età 15-24 anni). “Cambiare gli stili di vita sin dalle prime età della vita è indispensabile”, ha spiegato il Presidente SIP Giovanni Corsello. “Una regolare attività fisica e motoria in età evolutiva, insieme alle corrette abitu-dini alimentari, è uno strumento decisivo di preven-zione della salute per le future generazioni. Ciò non significa necessariamente aumentare le ore dedicate alla pratica sportiva: il movimento non è solo sport, è gioco, attività all’aria aperta, passeggiate, tutte at-tività che devono far parte delle abitudini quotidia-ne di bambini e adolescenti di tutte le età”. Agli Sta-ti Generali della Pediatria la SIP ha presentato la Piramide dell’attività fisica e motoria, che illustra le regole da seguire per uno stile di vita salutare (vedi figura accanto). Per incidere sugli stili di vita però occorre anche in-terrogarsi sulle ragioni del drop-out adolescenziale. Da un lato ci sono le nuove tecnologie. Come ha messo in luce l’indagine SIP “Abitudini e stili di vita degli adolescenti 2012” i teenager trascorrono da 3 a 4 ore al giorno davanti a uno schermo: tv, compu-ter o smartphone che sia. Ma questo non basta a spiegare l’elevata sedentarietà degli adolescenti ita-liani rispetto a quelli europei, che non sono da meno dei ragazzi italiani nell’uso di tecnologie digitali né per abilità né per tempo trascorso. Allora le cause vanno ricercate anche altrove. Studi svolti in alcune

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24,6%Tasso di sedentarietà tra gli adolescenti italiani

7%Tasso di sedentarietà tra gli adolescenti europei

15%Percentuale ore di Educazione fisica nell’orario scolastico in Francia

7%Percentuale ore di Educazione fisica nell’orario scolastico in Italia

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Tra i giovanissimi tassi di sedentarietà

tripli rispetto agli altri Paesi europei

Grande successo per l’evento nazionale degli Stati Generali della Pediatria che si è tenuto in Campidoglio, nella splendida sala della Protomoteca, il 20 novembre, in concomitanza con la Giornata mondiale del Bambino e dell’Adolescente. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Rai Gulp (canale della Direzione Rai Ragazzi). Dopo gli interventi di Alberto G. Ugazio e Giovanni Corsello ha preso il via la tavola rotonda moderata da Antonio Correra, alla quale hanno preso parte Giovanni Biondi, Presidente dell’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e ricerca Innovativa), Daniela Rossi, Responsabile Nazionale UISP Politiche per Stili di vita e salute, Paolo Masini, Assessore del Comune di Roma, Massimo Liofredi, Direttore Rai Ragazzi e Luigi Contu, Direttore dell’ANSA. La Sala capitolina era gremita da moltissimi ragazzi delle scuole medie e superiori che hanno lungamente applaudito la visione del format web nativo “Generazione Gulp”, incentrato sui valori dello sport e non solo. All’evento erano presenti i giovani atleti protagonisti del format che, coordinati dall’attore e conduttore di “Gulp Cinema” Simone Lijoi, hanno intrattenuto gli studenti, rispondendo alle tante domande provenienti dalla sala. Hanno partecipato Niccolò Pagani (canottaggio - oro negli ultimi due Mondiali), Giorgia Campana (bronzo agli Europei 2012 e oro alle parallele asimettriche ai Giochi del Mediterraneo 2013) e Chiara Gandolfi (oro alle parallele asimettriche ai Giochi del Mediterraneo 2013), la Squadra ASD PENGUIN della PISTA AXEL capitanata da Sara Lavagnini (campionessa italiana categoria Principianti B) e Roberta Bonatti (pugilato femminile, atleta della Nazionale Azzurra). “Gli stili di vita più sani e l’attività sportiva sono per i giovani il passaporto per una migliore vita adulta”, ha detto il Direttore di RAI GULP Massimo Liofredi, ricordando come “mai come in questo caso diviene fondamentale il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo che riesca sempre più, (anche attraverso dei format “web nativi”), a rappresentare esempi e comportamenti positivi per le nuove generazioni”.

Studenti e atleti a confronto con i testimonial di “Generazione Gulp”

città italiane hanno evidenziato due principali mo-tivi di abbandono, uno legato all’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%) e l’altro riconducibi-le alle modalità di svolgimento dell’attività fisica, perché “fare sport è venuto a noia” (65,4%), “costa troppa fatica” (24,4%), e gli “istruttori sono troppo esigenti” (19,4%). “Per riavvicinare gli adolescenti all’attività fisica e sportiva bisogna offrire loro nuovi stimoli”, spiega Antonio Correra, Consigliere nazionale SIP. “L’ago-nismo esasperato, le aspettative e le pressioni ecces-sive rischiano di allontanare i giovani dallo sport. Occorre valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e la pratica sportiva non agonistica e questa è una sfida che coinvolge le Società sportive. Ma il ruolo centrale spetta alla scuola. Soprattutto in quella media e superiore lo sport dovrebbe essere favorito ed incentivato, mentre oggi è considerato una perdita di tempo che toglie spazio ad altre atti-vità più importanti. L’Educazione fisica è parte in-tegrante dello sviluppo psicofisico degli adolescenti: lo sanno bene Paesi come la Francia che dedicano a questa attività il 15% dell’orario complessivo scola-stico, percentuale che scende al 7% per gli scolari italiani. Circa un terzo dei Paesi europei sta lavoran-do oggi a riforme che riguardano l’Educazione fisi-ca con interventi di vario tipo volti ad aumentare l’orario minimo, diversificare l’offerta, promuovere la formazione di coloro che la insegnano”.

NELLE foTo: L’evento nazionale al Campidoglio. Gli atleti di Generazione Gulp con l’autore conduttore Simone Lijoi e, a destra, con Giovanni Corsello e Antonio Correra.

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Daniela RossiResponsabile nazionale UISP

Politiche per Stili di vita e Salute

Per capire i motivi del drop-out bisogna risalire alle molle iniziali che spingono i ragazzi a intraprendere un’attività sporti-va e varie rilevazioni concordano su alcu-

ni aspetti: il divertimento, la voglia di giocare, di fare parte di un gruppo, di conoscere nuovi amici, di stare bene e migliorare le proprie abilità. Se i giovani non trovano più soddisfatti questi loro bi-sogni primari, vivono lo sport come un obbligo e una fonte di insicurezza, non di gratificazione, e quindi lasciano, per riacquistare libertà. Il modello proposto dagli adulti e costruito sui loro paradigmi spesso non prevede gioco, gioia, allegria: al loro po-

sto pressioni eccessive, agonismo esa-sperato fin da giovanissimi, il risul-

tato e la vittoria a tutti i costi. Sia ben chiaro, la componente ago-nistica è innata, a nessuno pia-ce perdere, ma va assoluta-mente rifiutata come unico

obiettivo. È necessario un ap-proccio trasversale, che preveda

buone pratiche qualitativamente in grado di contrastare il fenomeno

della sedentarietà, e da qui siamo partiti come UISP, guardan-

do alle nuove tenden-ze dei giovani rispet-to all’attività sporti-va e all’espressione corporea.

Parliamo di attività destrutturate, post-moderne, come il parkour (che traccia percorsi nuovi nella città superando gli ostacoli), la street dance, l’hip hop, gli

sport della glisse (scivolamento) pra-

ticati con gli skate, i monopattini, gli snow-

Sport di strada: una proposta innovativa per contrastare il drop-out

1500 ragazzi in 10 città protagonisti di un progetto “indisciplinato”

board, le giocolerie (che esaltano la maestria e le abilità manuali). Il campo di azione è la strada, do-ve i ragazzi “orientati all’avventura” si auto-orga-nizzano lontano dai luoghi tradizionali dello sport, in autonomia e con grande libertà espressiva; sono esperienze basate non sull’etica del sacrificio e sul risultato, sulla vittoria, ma sul coraggio, sull’esteti-ca del talento, sulla creatività, sulla centralità delle sensazioni, delle evoluzioni acrobatiche, del valore di esperienza di gruppo. In molti Paesi questi sport postmoderni che nascono dalla strada sono rico-nosciuti, al punto da concedere loro spazi e tempi opportuni; non è così in generale in Italia. Il pro-getto “Percorsi Indysciplinati” (http://indyscipli-nati.uisp.it/), finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso la Legge 383, nel-le nostre intenzioni vuole essere un’occasione per facilitare queste forme espressive degli adolescenti, attraverso la costruzione di dieci laboratori speri-mentali, dove la strada è vista come uno spazio e un tempo di azione pedagogica. Millecinquecento ragazze e ragazzi in 10 città (Barletta, Bergamo, Ge-nova, Lanusei, Messina, Padova, Pisa, Reggio Emi-lia, Torino, Trieste) sono gli attori protagonisti di questa sperimentazione che si sta sviluppando in una prima fase nelle scuole con laboratori di sport destrutturati e successivamente prevederà l’orga-nizzazione di eventi, esibizioni, contest fino ad una performance finale.

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Negli ultimi anni l’attenzione a livello eu-ropeo verso la promozione dell’attività fisica è cresciuta sempre di più. Il Rap-porto “Educazione fisica e sport a scuo-

la in Europa” realizzato dalla Commissione Euro-pea attraverso la rete Eurydice (http://www.indire.it/eurydice) fotografa lo stato dell’arte dell’Educa-zione fisica in 30 Paesi europei e rappresenta il pri-mo tentativo di individuare i punti di forza e di debolezza della disciplina a scuola. Giovanni Bion-di, Presidente dell’Indire, punto di riferimento in Italia della rete europea Euridyce, ha illustrato i ri-sultati dello studio agli Stati Generali della Pedia-tria a Roma.

Materia obbligatoriaIn tutti i programmi nazionali, sia a livello di pri-marie che di secondarie inferiori. In alcuni Paesi l’approccio è interdisciplinare: ciò significa che per esempio durante l’ora di Educazione fisica entrano in campo le scienze sociali naturali. Nei Paesi nor-dici gli alunni imparano a usare mappe e altri stru-menti per orientarsi nell’ambiente naturale. Nella Repubblica Ceca, in Germania e Norvegia le rego-le stradali per i pedoni e i ciclisti fanno parte del curriculum di Educazione fisica.

Orario di insegnamentoVaria molto da un Paese all’altro e da un livello di istruzione all’altro. Nel livello primario va dalle 37 ore in Irlanda alle 108 in Francia. In Italia nella scuola primaria non vi è un monte ore definito, mentre nella secondaria rappresenta il 7% dell’ora-rio complessivo, tutto sommato in linea con quel-lo medio europeo, ma ben lontano da Paesi come la Francia che si distingue con il 14%.

Docenti: generalisti o specialisti? L’insegnamento dell’Educazione fi-

sica è affidato a docenti generalisti o specialisti a seconda del livello di istruzione. In linea generale a

livello primario la materia viene in-segnata sia da docenti generalisti sia

specialisti, mentre a livello secondario in-feriore gli insegnanti di Educazione fisica

tendono a essere specialisti della materia.

Esempi di buone pratiche^^ In Danimarca molte scuole praticano ses-

sioni di corsa mattutina prima dell’inizio delle lezioni. Qui, inoltre, è stato sviluppato il concet-to “leggi e corri”. Gli insegnanti, cioè, corrono con i propri alunni per circa venti minuti per poi sedersi e leggere insieme a loro per la stessa quantità di tempo. L’esercizio mira a rafforzare la capacità di concentrazione dei bambini.^^ In Finlandia il programma battezzato ”Scuo-

le in movimento” coordina nuovi e vecchi mo-delli di azione per rendere la giornata scolastica più dinamica. Il progetto mira a incrementare la pratica dell’attività fisica nel corso di tutta la giornata scolastica.^^ A Cipro è stato lanciato il programma Pilota

“Ricreazioni attive” che incoraggia i giovani a praticare attività fisica non competitiva nei mo-menti di pausa per contrastare il bullismo.^^ In Islanda con il progetto “Scuole promotrici

di salute” bambini e insegnanti contribuiscono a sviluppare una politica di promozione della sa-lute che comprende dieta e igiene dentale, mobi-lità e sicurezza, promozione della salute mentale e uno stile di vita sano in generale.^^ In Austria, il programma “Die 4 besten 5”

prevede la pratica di cinque esercizi a settimana per quattro settimane. Questi possono essere ese-guiti prima, durante o dopo le lezioni e mirano a migliorare la concentrazione degli alunni.^^ Circa un terzo dei Paesi sta lavorando a rifor-

me che riguardano l’Educazione fisica, aumenta-no l’orario di insegnamento (Portogallo e Fin-landia), diversificando l’offerta (Grecia e Unghe-ria), o promuovendo la formazione degli inse-gnanti.

Dal “Leggi e corri” alle “Ricreazioni attive”

Così funziona in Europa l’Educazione fisica a scuola

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Da nord a sud Regioni

in prima linea per contrastare la

sedentarietàUn susseguirsi di eventi locali

per gli Stati Generali

della Pediatria 2013

Grande successo per gli eventi regio-nali degli Stati Generali della Pedia-tria, che si sono tenuti in tutta Italia dal 16 al 30 novembre. Gli eventi, organizzati dalle Sezioni regionali

della SIP, hanno visto in tutti i contesti territoriali un’ampia partecipazione di rappresentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dei media, dello sport e un attivo coinvolgimento del CONI. Da tutta Italia i pediatri hanno lanciato, all’uniso-no, un messaggio di allarme nei confronti dell’epi-demia di sedentarietà che coinvolge sempre di più gli adolescenti italiani, e la richiesta di un’alleanza strategica con i genitori, la scuola, le istituzioni e i media per cambiare gli stili di vita sin dalle prime età della vita.

Da nord a sud otto Regioni hanno aperto i giochi il 16 novembre. La Lombardia, guidata da Gian Vincenzo Zuccotti, ha celebrato gli Stati Generali nella cornice milanese del Castello Sforzesco con il patrocinio del Comune e della Provincia di Mila-no, della Regione, delle Università per EXPO 2015 e del CONI. A conclusione dei lavori partecipanti e relatori hanno dato il buon esempio con una pas-seggiata collettiva nel parco Sempione. La Sezione SIP Veneto diretta da Giorgio Piacentini, in colla-borazione con quella del Friuli-Venezia Giulia gui-data da Luigi Cattarossi, ha celebrato gli Stati Ge-nerali della Pediatria a Palazzo della Gran Guardia a Verona, alla presenza di numerosi esperti e rap-presentati di istituzioni coinvolte: Comune, ULSS 20, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Unicef, ANAVI e SISMES. Evento congiunto in Liguria e Piemonte-Val D’Aosta, che si è svolto sotto la presidenza di Eugenio Bonioli e Franco Cerutti all’Acquario di Genova: in platea, tra gli altri, oltre un centinaio di studenti di Scienze mo-torie, futuri insegnanti di Educazione fisica. Mar-che e Abruzzo, sotto la rispettiva presidenza di Fernando Maria de Benedictis e Valerio Flacco, hanno “festeggiato” a Giulianova presso il Palazzo dei Congresso Kursaal, dove si sono dati appunta-mento non solo i pediatri delle due Regioni ma anche rappresentanti delle istituzioni, del mondo dello sport, insegnanti di Educazione fisica e stu-denti. Per la sezione Puglia guidata da Ermanno Praitano, l’evento si è svolto al Palazzetto dello Sport “Karol Woityla” di Martina Franca, dove 250 bambini hanno partecipato a percorsi ludico-mo-tori organizzati dal CONI Puglia, mentre al terzo piano si svolgevano i lavori scientifici. A Castroli-bero si è tenuto l’evento della SIP Calabria, sotto la direzione di Giampaolo De Luca, realizzato in col-laborazione con il CONI Cosenza e con la parteci-pazione, tra gli altri, dei giovani campioni della provincia: Giovanni Tocci (tuffi) e Corrado Sum-maria (tennis).

Foto degli eventi, da sinistra in senso orario, in Lombardia, Puglia, Calabria e Molise.

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Il 19 novembre si sono celebrati affollatissimi a Pa-lermo, con il patrocinio di Comune e Università, gli Stati Generali della Sezione Sicilia retta da Al-berto Fisher, che hanno visto tra gli altri la presen-za, in qualità di testimonial, delle campionesse mondiali di canottaggio Giorgia e Serena Lo Bue. Il 22 novembre è toccato alla Sezione Molise, pre-sieduta da Enzo di Blasio, al Palazzetto dello sport di Campobasso, alla presenza di rappresentanti di varie istituzioni e organizzazioni coinvolte: univer-sità, CONI Molise, FMSI, Ordine dei medici e di nu-merosi atleti, tra cui le squadre di volley e scherma del CUS (Centro Universitario Sportivo) Molise. A seguire, il 23 novembre, l’Emilia-Romagna presso l’Auditorium Enzo Biagi a Bologna, con il patroci-nio di Comune e Regione. Sergio Amarri, presi-

dente della Sezione SIP Emilia-Romagna, Regione che registra i più alti livelli di pratica sportiva in Italia, ha ricordato le azioni messe in campo dalle istituzioni locali per contrastare la sedentarietà: da quelle volte a favorire la mobilità casa-scuola qua-li pedibus o bicibus, agli interventi all’interno dell’attività curriculare e extracurricolare e ai pro-grammi di collaborazione con le Istituzioni (CONI, CIP, Enti di promozione sportiva) e le società spor-tive per promuovere lo “sport per la salute e l’atti-vità fisica nella comunità locale”. Da Potenza è giunto forte l’appello di Sergio Manieri, presidente della Sezione SIP Basilicata per una più forte siner-gia tra scuola, genitori, istituzioni e medici per contrastare la sedentarietà che nella Regione rag-giunge livelli allarmanti: ben il 34% dei bambini non pratica nessuno sport e nessuna attività fisica. Sempre il 23 novembre è stata la volta della Tosca-na guidata da Massimo Resti, che ha celebrato gli Stati Generali a Lucca in concomitanza con il Con-gresso Regionale, e di Lazio e Umbria che li hanno celebrati congiuntamente a Viterbo sotto la dire-zione di Massimo Palumbo e Giuseppe Castellucci. A chiudere gli Stati Generali della Pediatria 2013 la sezione regionale Sardegna, guidata da Giuseppe Masnata. L’evento si è svolto il 30 novembre presso l’Aula Magna dell’Università di Sassari, con il pa-trocinio della Regione.

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Cosa fare di più e meglio per l’inserimento scolastico del bambino/adolescente con epilessia?

Giuseppe GobbiCoordinatore della

Commissione Epilessia SINP

Epilessia pediatrica: dai banchi di scuola allo studio del pediatra

Le problematiche scolastiche del bambino/adolescente con epilessia sono un capitolo complesso del management dell’epilessia in età evolutiva. Per capirle ed affrontarle

è necessario partire dal presupposto che il bambino è un essere umano in forte evoluzione e che la sua crescita e l’integrazione relazionale all’ambiente van-no di pari passo con lo sviluppo biologico del sistema nervoso centrale. Il processo evolutivo biologico, che porta a maturazione i sistemi neurotrasmettitoriali e i circuiti neuronali (che coinvolgono in tempi diver-si le differenti strutture e aree cerebrali), è gestito da

timer biologici predefiniti ma è anche molto condi-zionato dal contesto ambientale e socio culturale. La famiglia (intesa in modo allargato con: genitori, fra-telli, nonni, zii, cugini e così via) è l’ambiente sociale, affettivo e culturale in cui il bambino nasce e nel qua-le crescerà. Tuttavia, ben presto, l’ambiente includerà nei propri orizzonti gli amici, i centri ricreativi e, so-prattutto, la scuola. Quali sono le problematiche che il bambino/ado-lescente incontrerà nell’inserimento scolastico?Possono essere schematizzate in tre tipologie e cia-scuna va gestita tenendo conto anche delle specifici-tà dell’età nella frequenza al nido, alla materna, alle elementari, alle medie e, infine, alle scuole superiori. ^^ Problematiche cliniche legate alle conseguenze

dell’epilessia sullo sviluppo cognitivo/relazionale (molto diverse da soggetto a soggetto e il funzione del grado di gravità della malattia). In questo caso è importante l’interazione tra il perso-nale medico-ospedaliero e dei servizi territoriali che ha in carico il minore e gli operatori scolastici per:• comprendere il ruolo giocato delle crisi epilettiche e dai farmaci antiepilettici sullo sviluppo cognitivo relazionale del minore;• definire l’opportunità o meno di programmi pro-pedeutici ad hoc, la presenza o meno dell’insegnan-te di sostegno.^^ Problematiche organizzative legate alla gestione

del bambino/adolescente a scuola. Occorrono: • normative d’indirizzo per guidare gli operatori scolastici nella distribuzione quotidiana del farmaco in terapia cronica;• indicazioni di primo soccorso per gestire, even-tualmente, l’emergenza dell’evento crisi e/o le pro-blematiche comportamentali;• in generale, può essere utile organizzare anche di corsi di formazione per il personale scolastico. ^^ Problematiche socio-culturali legate allo stigma

e alla qualità di vita in relazione anche all’ambiente socio-culturale di provenienza che riguardano le for-ti relazioni tra i genitori e gli insegnanti e tra i geni-tori del bambino e quelli dei compagni. Se i genitori tendono ad avere un atteggiamento iperprotettivo, gli insegnanti (per scrupolo e per paura) possono involontariamente drammatizzare, col rischio di ac-crescere il pregiudizio e di emarginare il bambino. Ma riguardano anche il rapporto tra il minore con epilessia e i suoi compagni, con problematiche ben diverse in età infantile o adolescenziale.

“Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”: un progetto di sensibilizzazione“E se all’improvviso... un bambino viene colto da una crisi epilettica in classe?”: è una domanda che spesso gli insegnanti rivolgono ai neurologi. Per rispondere la Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) e la Fondazione Epilessia LICE hanno proposto il progetto di sensibilizzazione “Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”, nelle scuole elementari italiane (prime e seconde classi) di 15 Regioni, raggiungendo oltre 582 insegnanti. L’obiettivo primario è stato sensibilizzare gli insegnanti sull’epilessia, affinché affrontassero con i bambini la malattia – e più generale il tema della diversità – per “capirla” senza alzare barriere. All’obiettivo di sensibilizzazione è stata affiancata un’iniziativa di ricerca denominata “Cosa conosci dell’epilessia?”: un’indagine su come la scuola percepisce l’epilessia e sul livello di consapevolezza degli insegnanti nel gestire le crisi in classe, che ha valutato l’impatto delle attività proposte sulla conoscenza della malattia.Perché parlare di epilessia nelle scuole?Perché insegnanti e compagni hanno un ruolo decisivo nell’accogliere il ragazzo con epilessia e nel favorirne l’inserimento scolastico e il rendimento didattico. Perché la scuola è il luogo privilegiato in cui i bambini possono avvicinarsi all’epilessia e capire anche la ricchezza dell’incontro con le differenze. Le scuole coinvolte hanno ricevuto un kit con: materiale informativo sull’epilessia, la fiaba “Sara e le sbiruline di Emily”, una brochure con le attività da realizzare in classe, un poster sui comportamenti corretti in caso di crisi epilettica (allegato anche a questo numero della rivista “Pediatria”) e il questionario “Cosa conosci dell’epilessia?”, compilato dagli insegnanti al momento della ricezione del kit e dopo avere realizzato in classe le attività proposte.Cosa fare per promuovere il progetto in altre scuole?Per realizzare il progetto nelle classi prime e seconde di una scuola primaria è possibile scaricare tutto il materiale alla pagina http://www.fondazionelice.it/index.php?sezione=3

Oriano MecarelliCoordinatore della Commissione per la Promozione della LICE

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Le associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica fanno appello alle istituzioni nazionali, europee ed internazionali perché assumano iniziati-ve straordinarie per tutelare la vita e la salute di bam-bini migranti che, su imbarcazioni di fortuna, con o senza le madri, fuggono da miseria, povertà e guerre mettendo a rischio la loro esistenza. Sono ormai oltre 30.000 i migranti in Italia dall’inizio del 2013 e oltre 3.000 di loro sono bambini che hanno perso i geni-tori e vivono in condizioni di grave emergenza. La Carta dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza all’art. 2 recita che gli Stati parti devono garantire tutti i diritti ai minori sotto la propria giurisdizione, senza alcuna discriminazione.Un evento epocale di tali proporzioni non può esse-re affrontato con leggi ordinarie o attraverso proce-dure amministrative, ma richiede una mobilitazione generale che travalica i confini di una singola regione o di un singolo Paese. La Pediatria italiana tutta in-terviene oggi nell’interesse esclusivo dei bambini e degli adolescenti migranti che rischiano la loro vita e il loro futuro in cerca di una nuova vita e di digni-tà umana. Le Società scientifiche dell’area pediatrica chiedono con forza che si affronti questa emergenza drammatica con interventi tempestivi ed efficaci e mettono a disposizione delle istituzioni le proprie competenze e risorse umane e professionali.Riteniamo in particolare necessario:^^ Garantire ai bambini migranti i diritti elementa-

ri alla vita, alla accoglienza, alla salute, alla salute

Un Manifesto per i bambini migranti

Ecco il testo integrale dell’appello promosso dalla SIP

mentale e all’educazione. Rendere gli strumenti legislativi esistenti più in linea con la situazione attuale, con modifiche che tengano conto dei dirit-ti dei bambini e delle famiglie migranti.^^ Adottare e mantenere in atto nel tempo misure

tese ad individuare tempestivamente, ben prima dello sbarco, le imbarcazioni che partono dalle co-ste del Nordafrica o del Medio Oriente, anche at-traverso un coinvolgimento a vasto raggio delle varie forze navali operanti nel Mediterraneo.^^ Identificare strategie per una gestione a misura

di bambino dell’accoglienza ai minori migranti. Non è possibile accettare che i bambini vengano ospitati insieme agli adulti in edifici fatiscenti e pro-miscui, denominati centri di “accoglienza”. Bisogna creare con fondi ad hoc un sistema nazionale per la protezione e l’accoglienza dei bambini e degli ado-lescenti stranieri non accompagnati e dei minori con la madre e altri componenti della famiglia.^^ Pretendere che i bambini migranti siano presi

in carico da pediatri in grado di valutare bisogni globali di salute con particolare attenzione a quel-li che richiedono interventi urgenti.^^ Creare una task force multidisciplinare e mul-

tiprofessionale nazionale, integrata con le missioni già formate o da attivare, con la partecipazione di pediatri, di specializzandi e di specialisti dell’area pediatrica, in grado di far fronte alle esigenze e ai bisogni dei bambini già in Italia o che giungeranno a seguito di successive ondate, nonché alla forma-zione specialistica del personale.Questo manifesto, approvato dalle associazioni e società scientifiche e professionali dell’area pedia-trica, viene inviato a tutte le istituzioni ed associa-zioni scientifiche e umanitarie nazionali ed euro-pee, per rendere ancora più estesa, utile ed efficace la mobilitazione in difesa dei bambini migranti.

Come abbiamo anticipato nel precedente numero di “Pediatria”, la Società Italiana di Pediatria nel mese di ottobre si è fatta promo-trice di un appello rivolto a tutte le Società scientifiche, ai sindaca-ti e alle organizzazioni di area pediatrica, volto a tutelare il bambi-no migrante e la sua famiglia. Tutta la Pediatria ha risposto unita.

È nato così il “Manifesto della Società Italiana di Pediatria e delle associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica per una mobilitazione generale in difesa dei bambini migranti nel Mar Mediterraneo”, di cui riportiamo il testo integrale. Il Manifesto è stato inviato nelle scorse settimane alle autorità istitu-zionali competenti. Restiamo in attesa delle loro risposte.

Manifesto della Società Italiana di Pediatria e delle associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica per una mobilitazione generale in difesa dei bambini migranti nel Mar Mediterraneo

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SIP Società Italiana di Pediatria Professor Giovanni Corsello

Sezioni Regionali SIP:Abruzzo – Dottor Valerio Flacco

Basilicata – Dottor Sergio Manieri

Calabria – Dottor Giampaolo De Luca

Campania – Dottor Fulvio Turrà

Emilia-Romagna – Dottor Sergio Amarri

Friuli-Venezia Giulia – Dottor Luigi Cattarossi

Lazio – Dottor Massimo Palumbo

Liguria – Professor Eugenio Bonioli

Lombardia – Professor Gian Vincenzo Zuccotti

Marche – Professor Fernando Maria De Benedictis

Molise – Dottor Enzo Di Blasio

Piemonte e Valle d’Aosta – Dottor Franco Cerruti

Puglia – Dottor Ermanno Praitano

Sardegna – Dottor Giuseppe Masnata

Sicilia – Dottor Alberto Fischer

Toscana – Dottor Massimo Resti

Trentino Alto Adige – Dottoressa Lydia Pescollderungg

Umbria – Dottor Giuseppe Castellucci

Veneto – Professor Giorgio Piacentini

Gruppi di Studio SIP:Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Immigrato della SIPDottoressa Rosalia Da Riol

Gruppo di Studio dell’IpertensioneDottor Marco Giussani

Gruppo di Studio di Ecografia PediatricaDottor Giuseppe Atti

Gruppo di Studio di ReumatologiaDottoressa Loredana Lepore

Gruppo di Studio Medicina Complementare Professor Gian Paolo Salvioli

Gruppo di Studio per l’Accreditamento ed il Miglioramento della Qualità Dottoressa Luciana Parola

Società affiliate SIP:AIEOP Società Italiana di Ematologie e Oncologia PediatricaProfessor Andrea Biondi

SIAIP Società Italiana di Allergologia e Immunologia PediatricaDottor Roberto Bernardini

SICuPP Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche Dottoressa Marina Picca

SIEDP Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia PediatricaDottor Marco Cappa

SIGENP Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione PediatricaDottor Carlo Catassi

SIMA Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza Dottor Piernicola Garofalo

SIMEUP Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza PediatricaDottor Antonio Francesco Urbino

SIMGePeD Società Italiana di Malattie Genetiche Pediatriche e DisabilitàDottor Angelo Selicorni

SIMP Società Italiana di Medicina PerinataleProfessor Gianpaolo Donzelli

I firmatari del Manifesto

SIMRI Società Italiana per le Malattie Respiratorie InfantiliProfessor Eugenio Baraldi

SIN Società Italiana di NeonatologiaProfessor Costantino Romagnoli

SINEPE Società Italiana di Nefrologia PediatricaDottor Tommaso De Palo

SINP Società Italiana di Neurologia PediatricaProfessor Carlo Minetti

SINUPE Società Italiana di Nutrizione PediatricaProfessor Marcello Giovannini

SIPO Società Italiana di Pediatria OspedalieraDottor Francesco Paravati

SIPPS Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale Dottor Giuseppe Di Mauro

SISIP Società Italiana di Scienze Infermieristiche PediatricheDottor Filippo Festini

SITIP Società Italiana di Infettivologia PediatricaProfessoressa Susanna Esposito

Organizzazioni di area pediatrica:ACP Associazione Culturale PediatriDottor Paolo SianiCIPE Confederazione Italiana PediatriDottor Paolo ZandaraFIMP Federazione Italiana Medici PediatriDottor Alessandro BallestrazziFISPEOS Federazione Italiana per la Salute PubblicaProfessor Walter RicciardiONSP Osservatorio Nazionale Specializzandi in PediatriaDottor Salvatore AversaSIMPeF Sindacato Medici Pediatri di FamigliaDottor Rinaldo MissagliaSINPIA Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’AdolescenzaProfessor Bernardo Dalla Bernardina

L’assemblea elettiva della SIMGePeD ha no-minato il nuovo Direttivo. Presidente Luigi Memo, Vicepresidente Daniela Melis, Te-soriere Mario Giuffrè, Consiglieri Maria Teresa Carbone (Segretario), Marina Mac-chiaiolo, Luigi Tarani, GiovanBattista Fer-rero. Past president Angelo Selicorni.

Nuovo direttivo per SIMGePeD

Giuseppe Masnata è il nuovo Presidente della sezione regionale SIP Sardegna. Ad affiancarlo il nuovo Consiglio Direttivo composto da Anna Maria Marinaro, Ceci-lia Marcheselli, Marta Bernassola, Umber-to Pelosi, Paola Pani, Osama Al Jamal.

Giuseppe Masnata alla guida della SIP Sardegna

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Rino AgostinianiTesoriere SIP

Grazie al lavoro del Direttivo e della Commissione Rischio Clinico della SIP (composta oltre che da chi scrive da Fabio Cardinale, Anto-nio Correra, Paolo D’Agostino, Ernesto D’Aloja e Paolo Tagliabue) è stato perfezionato l’accordo con l’impresa di assicurazioni Am-

Trust Europe Limited per il rinnovo della polizza per responsabilità civile pro-fessionale dei medici pediatri soci SIP.

La trattativa è stata condizionata da alcune rilevanti criticità:^^ l’incremento vertiginoso del numero complessi-

vo delle richieste di risarcimento per responsabilità professionale;^^ la definizione, da parte del magistrato, di risarci-

menti economicamente sempre più rilevanti, in par-ticolare nei casi che vedono coinvolti neonati;^^ il diffuso orientamento delle compagnie assicu-

ratrici teso a separare il rischio professionale della Neonatologia da quello della Pediatria.

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP

Tra le novità più rilevanti, non disdettabilità del socio e copertura per uso di farmaci off label

In un contesto veramente difficile da governare, i ri-sultati raggiunti – a fronte di un incremento del pre-mio relativamente contenuto – sono da considerare più che soddisfacenti. In primo luogo il manteni-mento di una polizza unitaria per tutti i soci, con modeste differenze in funzione della tipologia di at-tività professionale, ha voluto rappresentare un se-gnale di forte coesione della categoria; inoltre, la durata triennale del contratto con lo stesso partner assicurativo rappresenta una garanzia importante per la continuità della copertura del rischio. Viene confermata l’assenza di franchigie o scoperti, così come la possibilità di optare per un massimale di 3 o 5 milioni di euro.Anche per quanto riguarda l’orizzonte temporale della copertura assicurativa (aspetto assai delicato, in particolare in età pediatrica) l’aver ottenuto una pre-gressa di 10 anni ed una postuma di 5 anni appare un buon risultato. Tra le novità più rilevanti della nuova polizza figurano la non disdettabilità del singolo so-cio da parte della compagnia assicuratrice e la coper-tura per eventuali sinistri legati all’utilizzo di farma-ci off label. È stato infine deciso di inserire diretta-mente nella polizza la tutela legale anche per il con-tenzioso penale in assenza di richiesta di risarcimen-to; la scelta è stata determinata dalla consapevolezza di come questa garanzia si sia rivelata preziosa per i colleghi coinvolti in questo tipo di situazioni, pur-troppo più frequenti del previsto. Scoglio non supe-rabile si è rivelato l’estensione della copertura della polizza all’attività di assistenza al neonato (con esclu-sione dell’attività di tipo esclusivamente ambulato-riale) in strutture sanitarie di tipo privato o in regime di extramoenia; per tali situazioni è comunque pre-vista la possibilità di stipula del contratto, con un premio aggiuntivo da contrattare direttamente con la compagnia assicuratrice.

Per informazioni:

Attività dell’Assicurato Massimale per sinistro e per Periodo di Assicurazione

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BE 5.000.000,00

Attività svolta in corso di specializzazione / Medico Specializzando E 230,00 –

Attività di Pediatria di famiglia c/o libera scelta (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella).

E 550,00 E 660,00

Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto pubblico compresa attività intramoenia anche allargata. Sono equiparati ai dipendenti di strutture sanitarie di diritto pubblico i Medici dipendenti di strutture accreditate dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale) che per contratto di lavoro od altri accordi tra le parti, sono resi indenni dal datore di lavoro dalle conseguenze della Responsabilità Civile che a titolo personale possa loro derivare nei confronti di terzi per eventi riconducibili alla loro attività sanitaria.Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto pubblico ma con attività extramoenia (è esclusa l’attività extramoenia in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella). Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto privato (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella).Attività di Pediatria svolta in ambito libero professionale (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella).

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Neonatologia: la cura e l’assistenza del neonato, intendendosi per tale il nato nelle prime 4 settimane, svolta all’interno di strutture sanitarie pubbliche e/o private con esclusione delle strutture esclusivamente ambulatoriali.

Premi annui comprensivi di imposte governative

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Giuseppe Caronia: la clinica

e l’impegno civileUna nuova puntata

della rubrica che ricorda le grandi figure

della storia della Pediatria

Giuseppe Caronia aveva un carattere deciso, non era avvezzo a subire in silenzio alcuna prevaricazione. Forse da questo nasce la sua passione civile, l’energia con cui ha affrontato la sua mis-sione di pediatra e la sua vita di cittadino in un momento sto-rico difficile per l’Italia.

Nato a San Cipirello il 15 maggio 1884, si laureò in Medicina e Chirurgia a Palermo nel 1911, fu dap-prima medico condotto delle borgate della città siciliana e assistente volontario (1911-1913) e in-terno ospedaliero nella clinica pediatrica dell’Uni-versità di Palermo, diretta da Rocco Jemma. Come batteriologo, prese parte alla campagna anticoleri-ca siciliana del 1911, venendo perciò decorato con la medaglia di benemerito della salute pubblica. Quando Rocco Jemma passò a dirigere la Clinica Pediatrica dell’Università di Napoli, nel 1913, por-tò con sé Caronìa come aiuto. Libero docente in Clinica pediatrica dal 1915, divenne primario pres-so l’Ospedale dei bambini Pausillipon di Napoli organizzando il preventorio pediatrico a Villa San-tolvio. Durante la Grande Guerra fu colonnello della CRI, e tornato a Napoli fu di nuovo primario all’Ospedale Pausillipon finché nel 1922 non vinse il concorso per la cattedra di Clinica pediatrica dell’Università di Roma.Amico personale di Don Sturzo e membro attivo del Partito popolare, Caronia – per motivi politici – dovette subire un’inchiesta da parte di una com-missione ad hoc e fu sottoposto a un procedimen-to amministrativo, disciplinare e morale. Nono-stante l’infondatezza degli addebiti, dimostrata anche in sede giudiziaria, il consiglio censurò il Ca-ronia per “abituali mancanze ai doveri di ufficio e atti ledenti la dignità del professore”, per cui nell’ottobre 1927 fu trasferito dall’Università di Roma a quella di Napoli, alla direzione della catte-dra di Malattie infettive dell’infanzia. Due anni dopo si trasferì per un breve periodo a San Franci-sco, e qui sposò Maria Sindoni, già sua collabora-trice a Roma. Tornato nel 1930 alla cattedra di Ma-

lattie infettive dell’infanzia e a Napoli, vi rimase fino al 1935, quando fu trasferito a Roma come professore incaricato e direttore del reparto di Ma-lattie infettive degli Ospedali riuniti di Roma. Nel 1944, dopo la liberazione di Roma, il Caronia di-venne rettore di quella Università; nel 1945, in se-guito alla legge che imponeva il reinserimento di chi era stato allontanato dal proprio posto di lavo-ro per motivi politici, venne reintegrato come pro-fessore ordinario alla cattedra di Clinica pediatrica lasciata nel 1927.La filantropia di Giuseppe Caronia si estrinsecò però non solo nell’ambito della professione pedia-trica o con l’istituzione di una colonia di eliotera-pia per bambini convalescenti da forme tubercola-ri. Ha ricevuto dallo Yad Vashem di Gerusalemme la medaglia di “Giusto fra le Nazioni” (massima onorificenza civile conferita dallo Stato di Israele a coloro che hanno salvato ebrei durante la Shoah mettendo a repentaglio la loro stessa vita) e in sua memoria è stato piantato a Gerusalemme un albe-ro nel Giardino dei Giusti perché nel 1944 ospitò nella sua clinica numerosi perseguitati sia politici sia razziali diagnosticando loro per finta gravi ma-lattie o spacciandoli per medici e infermieri. Du-rante i rastrellamenti, per trarre in inganno i nazi-sti, Caronia era solito somministrare ai falsi pa-zienti il vaccino contro il tifo da lui stesso scoperto, che come effetto collaterale causava febbre molto alta. Nel 1946 Giuseppe Caronia intraprese la car-riera politica: fu prima eletto membro dell’Assem-blea costituente, poi nel 1948 e nel 1953 fu eletto deputato e consigliere comunale di Roma dal 1948 al 1956, sempre per la Democrazia cristiana. Morì a Roma il 15 maggio 1977.

Maria Giuseppina Gregorio

Commissione Storia della Pediatria

Luigi CataldiCommissione

Storia della Pediatria

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Intervista a Gian Vincenzo Zuccotti

Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPV

Fino a poco tempo fa in molti Paesi le campagne vac-cinali contro il papilloma virus (HPV) si sono con-centrate nella popolazione femminile, ponendosi come obiettivo primario la prevenzione delle neopla-sie della cervice uterina. Tuttavia, negli ultimi anni,

grazie ad una miglior conoscenza dell’infezione da HPV, delle sue manifestazioni cliniche nel maschio e alla successiva approvazio-ne del vaccino quadrivalente anche per il sesso maschile, alcune Società scientifiche hanno suggerito un approccio più lungimi-rante e a più ampio spettro raccomandando l’estensione della vaccinazione anche alla popolazione maschile. Per analizzare e discutere le motivazioni alla base di tale indicazione alla luce del-le più recenti evidenze scientifiche abbiamo interpellato Gian Vincenzo Zuccotti, direttore dell’UO di Pediatria dell’AO Luigi Sacco di Milano. “Dare una stima precisa e puntuale dell’inciden-za e della prevalenza dell’infezione da HPV nel maschio è tutt’ora abbastanza difficile. Alla base di questa affermazione ci sono due principali motivazioni: la relativa scarsità di studi epidemiologi-ci condotti sugli uomini se comparati alla numerosità di quelli condotti nel sesso femminile e l’ampio range di variabilità della prevalenza riportata (1,3%-72,9%, media superiore al 20%). At-tualmente si stima che fino al 65-70% dei soggetti di sesso ma-schile contrae un’infezione da uno o più ceppi di HPV (oncogeni e non) durante l’arco della vita con un andamento particolare e non sovrapponibile a quello riportato per il sesso femminile”.

Quali sono le conseguenze dell’infezione da HPV nel maschio?Nel maschio i condilomi anogenitali sono la più frequente manifestazione dell’infezione mentre la patologia neoplastica, più frequente nella donna, è sicuramente di più raro

riscontro. Recentemente è stato mostrato come le lesioni orali siano maggiormente prevalenti nell’uomo (10,1% vs. 3,4% nel sesso femminile). I condilomi, seppur non rientrino tra le patologie gravate da mortalità, sono associati ad elevata morbilità: sono associati a sintomatologia clinica evidente (dolore, sanguinamento) e a conseguenze psicosociali (spesso i soggetti che ne sono affetti manifestano ansia, perdita di sicurezza e di fiducia nel rapporto con il partner). I tipi virali principalmente coinvolti sono HPV 6 e 11 (oltre il 90% delle manifestazioni condilomatose) e tra questi HPV 6 è risultato essere il tipo prevalente. Le stime di prevalenza della condilomatosi derivano principalmente dagli studi clinici in quanto non è attualmente presente un sistema di notifica per questa patologia. Negli USA, dai dati provenienti dai CDC, emerge come i maschi presentino incidenze lievemente più alte e con picco di incidenza spostato in avanti di circa un quinquennio rispetto alle

donne. In Europa nel sesso maschile si registrano 329.000 casi per 1000 abitanti vs. 292.000 per 1000 abitanti nel sesso femminile. In Italia i Sistemi Sentinella dell’Istituto Superiore di Sanità hanno mostrato una maggior prevalenza della condilomatosi nel sesso maschile, soprattutto tra i giovani di età inferiore ai 25 anni, con un preoccupante trend in aumento negli ultimi anni (il numero di casi è duplicato tra il 2004 e il 2008). Le neoplasie HPV-correlate nell’uomo riguardano principalmente l’apparato genitale e il distretto orofaringeo. L’80-95% delle neoplasie anali, almeno il 50% delle neoplasie del pene e il 45-90% delle neoplasie della testa e del collo sono correlate ad HPV. Nel mondo nel sesso maschile sono stati riportati 33.800 casi/anno di neoplasie HPV-correlate, negli USA 12.000 casi/anno e in Europa 17.403 casi/anno di cui 15.497 da HPV 16-18. In particolare la patologia neoplastica nell’uomo è a carico del pene e dell’ano per quanto riguarda l’apparato sessuale, mentre nel distretto testa-collo i siti

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Occorre aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e di possibilità preventive vaccinali

anatomici maggiormente coinvolti sono la cavità orale, l’orofaringe, la lingua e la laringe. Le neoplasie a cellule squamose dell’orofaringe, sono 4 volte più frequenti nel maschio rispetto alla femmina e sono principalmente causate, in almeno il 60% dei casi, da HPV 16.

Uno dei filoni di più recente interesse da parte di coloro che si occupano di HPV nel maschio è rappresentato dal legame tra infezione e fertilità. Cosa può dirci in merito?HPV è stato rilevato nel liquido seminale (fino al 10% in uomini asintomatici sessualmente attivi) ed è in grado di legarsi agli spermatozoi e rimanere adeso alla loro superficie determinando una significativa riduzione della motilità. Gli spermatozoi infettati con HPV sono in grado di fertilizzare gli ovociti trasportando il DNA virale all’interno dell’ovocita stesso capace di riprodurne proteine virali. Gli studi più recenti hanno mostrato come HPV sia potenzialmente in grado di

ridurre la fertilità riducendo la motilità degli spermatozoi e di interferire con lo sviluppo dell’embrione riducendone le possibilità di sopravvivenza tramite l’infezione dell’ovocita (tale dato deriva dagli studi sulla fecondazione assistita). È stato inoltre osservato come l’infezione maschile da HPV sia un fattore di rischio per l’insuccesso della fecondazione assistita. Ulteriori studi sono comunque necessari per una migliore e più certa identificazione dei meccanismi anatomo-fisiologici.Alla luce anche di questi dati è quindi essenziale fornire raccomandazioni solide in tema di prevenzione vaccinale anche nel sesso maschile. Inoltre promuovere un aggiornamento continuo per gli operatori sanitari, favorire gli interventi educativi sui genitori e sugli adolescenti sono tutte possibili strategie che devono essere perseguite per aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e delle possibilità preventive vaccinali.

Qual è l’offerta vaccinale anti HPV disponibile per i maschi?

L’unico vaccino attualmente approvato per l’utilizzo nel sesso maschile è il vaccino quadrivalente contenente i sierotipi 6, 11, 16, 18. Tale vaccino ha mostrato nel sesso maschile una buona immunogenicità, simile e non inferiore a quella riportata nel sesso femminile, ed un buon profilo di sicurezza. Negli studi di Giuliano e Palefsky il vaccino quadrivalente ha mostrato un’efficacia profilattica nei confronti delle lesioni genitali esterne (definite come condilomi genitali, neoplasie intraepiteliali e cancro perianale, perineale e del pene) da HPV 6, 11, 16, 18 pari al 90,4% e si è inoltre mostrato efficace nella prevenzione delle neoplasie anali intraepiteliali di grado 1-2-3 nei Men Sex Men. Tali studi sono stati condotti in uomini di età compresa fra 16 e 26 anni ma si suppone che il vaccino sia protettivo anche nei soggetti di età 9-15 anni considerando che l’immunogenicità di questa fascia di età non è inferiore all’immunogenicità nei maschi tra 16-26 anni. Analogamente a quanto riportato nelle donne, anche per l’uomo non è noto quale sia il correlato di protezione. Per quanto riguarda la durata della protezione conferita, considerando che le medie geometriche dei titoli anticorpali sono simili tra uomo e donna, è ragionevole pensare che anche la durata della protezione possa essere simile in entrambi i sessi.

Quali sono gli ostacoli all’implementazione di campagne vaccinali anti HPV nella popolazione maschile italiana?In Italia un grosso passo in avanti in termini di prevenzione delle patologie HPV-correlate è stato fatto con il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014 che prevede la somministrazione gratuita in tutto il Paese del vaccino

anti-HPV alle dodicenni, tuttavia la vaccinazione nel sesso maschile non rientra negli obiettivi di questo Piano. Nel 2012 la Conferenza di Consenso sulle Patologie da HPV nel maschio, costituita dai maggiori esperti clinici e di Sanità pubblica, oltre a raccomandare la vaccinazione del maschio 12enne suggeriva alle Regioni di attivare un programma di vaccinazione HPV in regime di co-payment, come già avviene per il sesso femminile. Sebbene da parte delle Società scientifiche emergano segnali positivi, le raccomandazioni per la vaccinazione contro l’HPV nel maschio nei programmi di immunizzazione nazionali sono ancora scarse. Tra le motivazioni di un ancora così basso tasso di inclusione nelle schedule vaccinali vi è il dubbio sul reale beneficio della vaccinazione in relazione al costo, argomento certamente tra i più dibattuti dalla comunità scientifica in relazione ai risvolti in termini di salute pubblica. Mentre è già stato ben documentato come nelle donne la vaccinazione contro HPV sia costo-efficace, le dinamiche alla base di una politica vaccinale che includa anche i maschi sono state più volte messe in discussione. Questo deriva probabilmente dal fatto che rispetto al sesso femminile si ha una minor conoscenza della storia naturale dell’infezione, dalla conflittualità dei dati epidemiologici e di concordanza di coppia (a loro volta modulata dai differenti comportamenti sessuali e dalla metodologia di diagnosi adottata) e dalla mancanza di un sistema di monitoraggio attendibile e validato sia a breve che a lungo termine. Tuttavia non si può ignorare come l’istituzione di una campagna di vaccinazione rivolta ad entrambi i sessi risponda a considerazioni sociali di equità di genere e alle pari opportunità nella fruizione dei servizi sanitari.

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Intervista a Gian Antonella Polimeni e Marina Picca

Salute orale, riviste le Linee guida

Intanto è allarme carie pediatrica: +15% nell’ultimo quinquennio, in media 120.000 casi a 4 anni e quasi 250.000 a 12, le due fasce di età più a rischio

Comportamenti inadeguati e scarsa educazione for-nita da genitori e caregiver, alimentazione errata, cure odontoiatriche trascurate: la salute orale dei bambini e degli adolescenti italiani è oggi più che mai a rischio. Assume allora particolare importan-

za il recentissimo aggiornamento delle “Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle pato-logie orali in età evolutiva” (http://goo.gl/euS8Ra) approvato dal Ministero della Salute.

“L’attenzione alla salute del cavo orale della mamma, già in gravidanza, è una raccomandazione cardine delle Linee guida”, spiega Antonella Polimeni, Presidente del Collegio nazionale dei Professori Universitari di Odontostomatologia e Professore Ordinario di Odontoiatria Pediatrica presso “Sapienza” – Università di Roma. Sono infatti alte le possibilità che la mamma possa trasmettere al neonato, attraverso la saliva, l’infezione da Streptococco mutans. Si tratta del principale agente patogeno della carie, e se ne trova traccia persino sulle arcate adentule del bambino. Numerosi studi hanno verificato che il genotipo del mutans rinvenuto nei bambini con carie è nel 70% dei casi identico a quello della madre: è la prova che una scarsa salute orale nella mamma potrà influenzare in maniera significativa lo sviluppo di carie nel bambino già nella dentatura decidua. Se la trasmissione dello S. mutans sarà precoce e massiva, il rischio di sviluppare lesioni cariose nei denti decidui sarà elevato. In ogni caso è sempre importante curare i denti da latte per evitare la presenza di focolai infettivi che possono non solo danneggiare i denti permanenti, ma anche far perdere spazio per la loro eruzione. È però un tema molto attuale collegato alla crisi economica quello della diminuzione delle visite specialistiche odontoiatriche (anche per l’infanzia) e delle conseguenti eventuali terapie”.

Il fluoro è utile nella prevenzione della carie?Premesso che la prescrizione del fluoro andrebbe fatta “ad personam”, considerando i fattori di rischio generale, le Linee guida ci dicono che dai 6 mesi ai 6 anni di età la fluoroprofilassi può essere effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno, in dose pea-size (raccomandazione ad alta forza e grado di evidenza). Nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica

metodica di fluoroprofilassi e nei soggetti ad alto rischio di carie, come metodica aggiuntiva all’uso del dentifricio da 6 mesi ai 3 anni possiamo somministrare 0,25 mg/die di fluoro con gocce; da 3 a 6 anni 0,50 mg/die di fluoro con gocce o pastiglie. Dopo i 6 anni la fluoroprofilassi va effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno (raccomandazione ad alta forza e grado di evidenza).

Le sigillature dei solchi e delle fossette prevengono la carie?Si tratta di un atto preventivo importante, che va anche personalizzato in base all’anatomia del dente. Come ci fanno notare le Linee guida, l’effetto preventivo di tale pratica per i primi molari permanenti si attesta all’87,1% valutata a tre anni dalla sua applicazione (Nilchian et al, 2011), al 76.3% a quattro anni e al 65% a nove anni (Beauchamp

et al, 2008). Come ampiamente riportato in letteratura, si tratta di una procedura clinica semplice, sicura ed efficace dal punto di vista costi/benefici ed è, quindi, fortemente raccomandata. L’integrità delle sigillature deve essere controllata durante le visite periodiche di controllo (semestrali o annuali, sulla base del rischio) e, nel caso ne venga riscontrata la perdita parziale o totale, è necessaria la reintegrazione.

AntonellA Polimeni

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Che impatto può e deve avere per la pratica clinica quotidiana del pediatra, soprattutto “di libera scelta”, la revisione di queste Linee guida?La salute orale e in particolare il controllo della patologia cariosa è uno dei grandi obiettivi di salute da raggiungere. Per fare questo bisogna agire sui tanti fattori

coinvolti nella patogenesi della carie: penso all’alimentazione, alla fluoroprofilassi, all’igiene orale e così via. Proprio su questi aspetti di prevenzione il pediatra diventa un punto di riferimento insostituibile. Il documento recentemente pubblicato contiene indicazioni importanti, alcune molto nuove, che devono essere innanzitutto recepite da tutti gli operatori, fatte conoscere e rese attuabili. Quindi come pediatri di famiglia avremo il ruolo, direi ambizioso, di far sì che i contenuti del documento siano tradotti in abitudini e atteggiamenti che favoriscano la salute orale sin dalla primissima infanzia e, come sempre, l’educazione alla salute rivolta ai bambini coinvolge anche tutta la famiglia.

Alcuni dei punti da sottolineare nelle nuove Linee guida sono:^^ scoraggiare l’assunzione di

bevande e cibi contenenti car-boidrati semplici fuori dai pasti principali: in particolare, l’uso del succhiotto edulcorato e l’uso non nutrizionale del bibe-ron contenente bevande zuc-cherine;^^ privilegiare per la fluoro-

profilassi la somministrazione topica del fluoro, riservando la somministrazione di integrato-ri fluorati ai casi di oggettiva difficoltà alla somministrazio-ne topica di fluoro e nei sogget-ti ad alto rischio; ^^ educare ad una costante

igiene orale;^^ individuare i soggetti a

maggior rischio.Possiamo in sintesi dire che l’educazione a sane abitudini alimentari e di vita, ad una buona igiene orale e la fluoroprofilassi rappresentano i fattori principali che hanno favorito il miglioramento della salute orale osservato negli ultimi decenni e che dobbiamo continuare a promuovere per raggiungere risultati sempre migliori.

Che ruolo ha la situazione familiare nell’epidemiologia della carie nel bambino?Molti dati della letteratura mettono in evidenza che la salute orale dei familiari o dei caregiver riveste un ruolo importante nel rischio di carie. E altro dato interessante: la presenza di alte concentrazioni di batteri cariogeni associate o meno ad un elevato numero di carie nella madre influenzerà la precoce colonizzazione di tali batteri nel cavo orale del bambino, con un rischio maggiore di carie. Questo vuol dire, per i genitori e per le persone che accudiscono piccoli: evitare scambi di saliva, prestare attenzione alla cura della bocca anche come atto di prevenzione nei confronti dei propri figli e dei bambini. Ricordiamo inoltre che un basso stato socio-economico è associato a un elevato rischio di carie. Questo

sembra essere legato soprattutto alle abitudini alimentari, ad una dieta ricca di alimenti ad alto contenuto di carboidrati semplici, che favoriscono lo sviluppo di carie.

Come deve intervenire il pediatra sulla dieta del bambino per diminuire il rischio di insorgenza di carie?Come dicevo prima l’alimentazione è tra i fattori maggiormente coinvolti nella patogenesi della carie. Gli zuccheri introdotti con la dieta – soprattutto il comune zucchero da cucina – rappresentano uno dei più importanti fattori eziologici della carie dentale. Nelle Linee guida viene riportato che una assunzione superiore alle quattro volte al giorno di zuccheri estrinseci (addizionati ad alimenti come dolciumi, bibite, biscotti, torte, succhi di frutta, miele) porta a un aumento del rischio di carie. Tali carboidrati sono spesso contenuti anche in alimenti e bevande non tipicamente dolci, come snack salati di produzione industriale. Oltre al tipo di alimento è importante la frequenza con cui viene consumato, la consistenza e la composizione, il tempo di permanenza in bocca. Per questo il consumo di zuccheri soprattutto lontano dai pasti principali e per lunghi intervalli di tempo rappresenta un terreno favorevole alla colonizzazione batterica e al rischio di carie. Quindi è importante che la frequenza e la quantità di cibi e bevande zuccherate vengano ridotte e limitate ai pasti principali, al termine dei quali la pulizia dei denti e del cavo orale possono allontanarli dalla bocca. Uno dei peggiori nemici dei denti nei bambini piccoli è l’uso del succhiotto con zucchero o miele e di biberon con bevande zuccherate, soprattutto durante il sonno quando la produzione di saliva, che ha un effetto “lavante”, è ridotta.

La revisione 2013 delle Linee guida ribadisce il ruolo decisivo dei pediatri di famiglia nella promozione della salute orale. Spiega Marina Picca, pediatra di famiglia a Milano e presidente SICuPP: “Si tratta di raccomandazioni rivolte a tutti gli operatori coinvolti nella gestione della salute orale, in particolare al pediatra di libera scelta, che ha un ruolo fondamentale nel realizzare programmi e strategie di prevenzione e di educazione alla salute”.

mArinA PiccA

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La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante: attualità e prospettive

Nella quasi totalità delle Regioni non sono effettuate campagne di riduzione del rischio, non vengono eseguiti i riscontri diagnostici né sono previsti interventi di sostegno alle famiglie

La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (Sudden Infant Death Syndrome, o SIDS), conosciuta comunemente come “morte in culla”, è per definizione la “mor-

te improvvisa ed inattesa di un lattante di età inferio-re ad un anno che si verifica apparentemente duran-te il sonno e che rimane inspiegata dopo una indagi-ne accurata, comprendente l’autopsia completa, l’esame approfondito delle circostanze del decesso e la revisione della storia clinica del caso (Willinger et al, 1991). Il modello eziopatogenetico più accredita-to è quello del “triplice rischio”, secondo cui la SIDS si verificherebbe poiché nell’età critica (2-4 mesi di vita) alcuni fattori di rischio eserciterebbero la loro azione su bambini che presentano una labilità dei cosiddetti “meccanismi di sopravvivenza” (autoria-nimazione) durante il sonno, normalmente control-lati da strutture troncoencefaliche quali i nuclei ar-cuati. Il mediatore chimico che interviene in questi meccanismi è la serotonina e ad una sua carenza sa-rebbe riconducibile la vulnerabilità dei bambini che muoiono per SIDS. Sono stati infatti identificati nu-merosi polimorfismi nella regione promoter del ge-ne della proteina trasportatrice (5-HTT) della sero-tonina (5-HT). Le modificazioni di questa regione sono in grado di interferire con la captazione e la regolazione di membrana della 5-HT. L’allele L lungo incrementa l’efficacia del promoter inducendo una ridotta concentrazione extracellulare di 5-HT. Alcuni bambini vittime di SIDS presentano con maggior fre-quenza l’allele L, il che dimostrerebbe una associa-zione tra questo genotipo e l’aumento del rischio.Se non è eludibile la finestra temporale di vulnerabi-lità né tantomeno sono attualmente identificabili i bambini a maggior rischio attraverso screening di massa, è invece possibile evitare l’esposizione ai fat-tori di rischio. Questi sono rappresentati da: sesso maschile, nascita pretermine e/o basso peso alla na-scita, posizione prona o di fianco durante il sonno, esposizione ad elevate temperature ambientali e/o eccessiva copertura del bambino ed esposizione al fumo di sigaretta sia durante la gravidanza che dopo la nascita. L’allattamento al seno, l’uso del succhiotto durante il sonno e la condivisione della stanza con i genitori (room-sharing) riducono il rischio di SIDS,

al contrario della condivisione del letto (bed-sha-ring). Alcuni dei fattori di rischio che abbiamo elen-cato sono eliminabili e ciò ha permesso di attuare campagne di sensibilizzazione che hanno consentito di ridurre l’incidenza della SIDS di oltre il 50%. No-nostante ciò, la SIDS rappresenta ancora la terza cau-sa di morte nel primo anno di vita nei Paesi indu-strializzati, con una incidenza intorno allo 0,3‰. Per quanto riguarda l’Italia, non esistono dati certi sull’entità del fenomeno poiché l’autopsia, che rap-presenta una tappa fondamentale nel percorso dia-gnostico, viene eseguita sporadicamente e quasi mai in accordo ai protocolli internazionali, per cui le dia-gnosi sono spesso presuntive. Per tale motivo la re-centissima approvazione del Protocollo Attuativo della legge che disciplina il riscontro diagnostico sul-le vittime della SIDS rappresenta un provvedimento di fondamentale importanza per il nostro Paese, poi-ché dovrebbe portare alla regolare e corretta effettua-zione del riscontro diagnostico. Nella Regione Tosca-na l’Assessorato per il Diritto alla Salute e alle Politi-che di Solidarietà ha promosso, a partire dal 2009, la creazione di una rete organizzativa interistituzionale per l’effettuazione del riscontro diagnostico nei casi di Morte Improvvisa ed Inattesa nel Primo Anno di Vita, cui contribuiscono il Centro Regionale SIDS dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer, tre Istituti di Anatomia Patologica regionali, i pediatri di famiglia, i Servizi di Emergenza, la Procura della Re-pubblica e l’Associazione Genitori “Semi per la SIDS-Onlus”. I risultati di questi primi anni di attività sono confortanti, poiché il riscontro diagnostico viene or-mai eseguito in oltre il 90% dei casi e sulla base di un protocollo condiviso. Inoltre, è emerso che la morta-lità per SIDS è attestata su valori inferiori allo 0,3‰, a tutta dimostrazione dell’efficacia della campagna di riduzione del rischio che viene attivamente con-dotta nella nostra Regione. Questi dati non ci devo-no tuttavia far abbassare la guardia, poiché nelle quasi totalità delle Regioni italiane ancora non sono effettuate campagne organiche di riduzione del ri-schio, non vengono eseguiti i riscontri diagnostici né sono previsti interventi specifici per garantire il ne-cessario sostegno alle famiglie colpite. È su queste criticità che si dovranno concentrare gli sforzi futuri per una più efficace lotta alla SIDS.

Il 31 gennaio 2014 a Firenze presso l’Ospedale Pediatrico Meyer un convegno per la divulgazione e la discussione del nuovo Protocollo Attuativo Nazionale della legge che disciplina i percorsi organizzativi finalizzati all’esecuzione del riscontro diagnostico nei casi di Morte Improvvisa ed Inattesa nel Primo Anno di Vita. L’incontro è stato accreditato ECM. Ingresso libero per un numero massimo di 80 partecipanti.

Segreteria Organizzativa – Roberta Latragna [email protected]

Raffaele PiumelliResponsabile Centro

di Riferimento Regionale per lo Studio

e la Prevenzione della SIDS - AOU Meyer,

Firenze

Convegno sul nuovo Protocollo Attuativo Nazionale

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La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante: attualità e prospettive

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Lo zenzero (Zingiber officinalis) è ingre-diente di molti cibi e bevande, parte della cucina tradizionale di molti Paesi in diver-si continenti ed è usato a scopi terapeutici sin dall’antichità, in particolare nell’ambi-to della medicina tradizionale cinese e in-diana. Gli estratti di zenzero si ottengono dai rizomi secchi e contengono molti prin-cipi attivi pungenti, tra cui i più importan-ti sono i gingeroli che possono essere con-vertiti in shogaoli e zingerone. In volontari sani l’emivita plasmatica di eliminazione dei metaboliti di gingerolo e shogaolo, con diversi dosaggi di Zenzero, è di 110-130 minuti. Il (6)-gingerolo e lo (6)-shogaolo possiedono numerose attività farmacolo-giche: tra cui quelle analgesica, antipiretica e di inibizione della sintesi dei trombossa-ni. Studi in vitro suggeriscono che lo zen-zero esplichi il suo effetto antinfiammato-rio inibendo il metabolismo dell’acido arachidonico con un intervento su li-possigenasi e ciclossigenasi. Oltre alle conferme che derivano dal suo uso millenario ci sono numero-se evidenze a sostegno dell’effetto antieme-tico dello zenzero nella cinetosi e in altre condizioni cli-niche. Il meccanismo alla base di questo ef-fetto non è stato an-cora del tutto chia-rito e dai vari stu-di non emergo-no effetti diret-ti sul sistema vestibolare o oculomotore, ma le proprietà carminative, ad-sorbenti, spasmo-litiche di questa pian-

ta ne lasciano intuire un effetto diretto sull’apparato gastrointestinale. Numerosi componenti dello zenzero sembra siano in grado di antagonizzare i recettori serotoni-nergici di tipo 3 (5HT-3), e potrebbero contrastare l’insorgenza di nausea e vomi-to acuti in corso di chemioterapia con meccanismi analoghi a quelli dei più mo-derni farmaci antiemetici. Dato conferma-to dall’effetto significativo nell’animale da laboratorio sulla nausea indotta da cispla-tino o ciclofosfamide. Le evidenze sull’uo-mo per questa azione, anche se prometten-ti, sono però ancora limitate e i risultati dei diversi studi controversi. Il meccanismo responsabile della disritmia gastrica du-rante gli episodi di cinetosi non è del tut-

to chiaro, ma sem-bra possano esse-

re coinvolte le vie colinergi-che, s’ipotizza quindi che lo zenzero pos-

I benefici di una radice dal sapore pungente

Vitalia Murgia Pediatra, docente al Master di II livello in Fitoterapia - “Sapienza” Università di Roma

Donne e omeopatia Più di 9 milioni di donne italiane hanno acquistato almeno una volta nella vita un medicinale omeopatico, per se stesse o per altri. Più di 7 milioni di donne pensano che i medicinali omeopatici siano efficaci e più di 6 milioni dichiarano di avere fiducia in essi. (Fonte: Donne e omeopatia – ELMA RESEARCH per ONDa).

sieda effetti anticolinergici. I dati di nume-rosi studi clinici ne sostengono l’efficacia nel ridurre l’intensità dell’iperemesi gravi-dica e nel migliorare i sintomi della cineto-si: per quest’ultima soprattutto negli studi che valutavano prevalentemente i sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale. Uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo ha dimostrato che il pretrattamento con zenzero di volontari con storia di cinetosi sottoposti a movi-mento rotatorio protratto ha ridotto la nausea, la tachigastria e la produzione di vasopressina indotte dalla rotazione, au-mentando il tempo di latenza prima del-l’insorgenza della nausea e accorciando il tempo necessario per il recupero. Alcune fonti ne consigliano l’uso solo do-po i sei anni di età, una raccomandazione

che appare fin troppo prudenziale alla luce di ciò che è noto sulla

sicurezza dello zenzero. Infatti, né l’uso millenario anche a dosi abbondanti come ingre-diente nei cibi e come agen-te terapeutico, né i numero-si trial clinici lasciano emer-

gere alcun problema di sicu-rezza. Come per molte piante

medicinali il suo effetto non è immediato, perciò se ne può consigliare l’uso regolare per

qualche giorno prima di in-traprendere un lungo viag-

gio o se il problema si presenta anche nei

viaggi brevi, un uso costante per tempi prolungati.

Lo zenzero è ingrediente della cucina tradizionale di molti Paesi ed è usato a scopi terapeutici sin dall’antichità

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47% dei ragazzi e 30% delle ragazze Adolescenti che dichiarano di consumare alcolici almeno una volta alla settimana. Un dato che posiziona l’Italia al quinto posto in Europa, dietro soltanto a Malta, Ucraina, Inghilterra e Scozia.

Si è svolto a Padova dal 24 al 26 ottobre 2013 il Congresso “L’urgenza formativa... continua” organizzato dalla Terapia In-tensiva Pediatrica del Dipartimento per la Salute della Donna e del Bambino e dalla Scuola di Specializzazione in Pedia-tria dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con l’Osservatorio Na-zionale Specializzandi Pediatria. L’inizia-tiva, nata dalla volontà di proseguire l’esperienza del IX Congresso Nazionale ONSP svoltosi nella stessa sede nel 2012, ha offerto a oltre 400 partecipanti un’oc-casione di formazione sui temi dell’ur-genza-emergenza pediatrica utilizzando le più avanzate tecniche dell’interattività e della simulazione. Cuore pulsante del-l’incontro sono stati gli otto corsi pre-congressuali tematici, tutti caratterizzati da sessioni pratiche ed interattive, ed i due giorni di sessioni plenarie contrad-distinti dalla discussione di casi clinici “controversi” presentati da specialisti in formazione e discussi con approfondi-

L’urgenza formativa... continua

Interattività e simulazione per apprendere

la corretta gestione delle urgenze in Pediatria

menti guidati da esperti. Una formula che ha riscosso ancora una volta un am-pio successo grazie alla partecipazione di tutte le figure professionali coinvolte nella gestione delle urgenze-emergenze in età pediatrica. Ma è soprattutto grazie alla convergenza di molte sinergie e competenze che l’evento si è delineato come un’occasione unica di formazione, testimoniata dal patrocinio della Società Italiana di Pediatria e delle Società affi-liate SIMEUP e SIPO, nonché delle mag-giori associazioni scientifiche del settore, AMIETIP e SIMEU. L’urgenza-emergenza in età pediatrica si conferma quindi un tema che suscita un notevole interesse ed una altrettanto costante richiesta di approfondimento e confronto nei pediatri in formazione e non. Siamo dunque certi che con queste premesse “L’urgenza formativa...” conti-nuerà!

Il Direttivo ONSP

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