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PERCORSI DI LAVORO verso una scuola amica

Percorsi di lavoro - UNICEF · Percorsi di lavoro verso una scuola amica. Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus ... rispettosa dei diritti di tutti coloro che la vivono. PreseNTaZioNe

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Percorsi di lavoroverso una scuola amica

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Comitato Italiano per l’UNICEF OnlusVia Palestro, �� – 001�� RomaTel. 0� �7�0�1 fax 0� �7�0�[email protected] www.unicef.itC.F. 01��1�20���

Testi a cura del Comitato Italiano per l’UNICEFCon la cortese collaborazione del Prof. Francesco Farina

Progetto grafi co e impaginazioneIt’s Gut srl / Liquid Diamond, Padovawww.itsgut.it – www.liquiddiamond.it

Stampa…Novembre 200�

Questa pubblicazione è stata stampata sucarta riciclata ecologica Symbol Freelife Satin

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PreseNTaZioNe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

il diriTTo ad aPPreNdere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5Passaporto per la libertà: educare alla pratica dei diritti e delle responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . . 5l’apprendimento delle responsabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6il diritto ad apprendere nella convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza . . . . . . . . . . . . . 7

Nove Passi verso UNa scUola aMica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10il mondo dell’infanzia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11sull’orizzonte dell’adolescenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12Gli indicatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13come usare gli indicatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13indicatori per sette passi e le azioni proposte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

Per il BeNessere dei BaMBiNi e dei raGaZZi: docUMeNTi di riFeriMeNTo . . 22il nuovo obbligo scolastico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22indicazioni normative nel nuovo obbligo scolastico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23il piano nazionale per il benessere dello studente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

GUida alla ProGeTTaZioNe ParTeciPaTa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26sei esempi di “buone pratiche” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26Modello di progettazione partecipata per realizzare iniziative che migliorino l’attuazione dei diritti . . . 35

BiBlioGraFia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

iNdice

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Questa pubblicazione è la seconda proposta dal Comitato Italiano per l’UNICEF sul Programma “Verso una Scuola Amica” ed è rivolta in particolare agli educatori, ma anche a tutti coloro che a diverso titolo lavorano con e per i bambini e sono consapevoli delle loro enormi capacità.

Il Programma “Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi” si pone l’obiettivo di costruire insieme – adulti, bambini e ragazzi – una scuola che accolga le differenze, favorisca la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi e prenda in considerazione le loro opinioni. Una scuola in cui la dirigenza, il personale docente e non docente, le famiglie e la comunità intera interagiscano per creare un contesto formativo ed educativo in cui gli alunni vivano pienamente la loro infanzia e adolescenza.

Promuovere i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia è un impegno che deriva direttamente dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Trattato che impegna gli Stati che l’hanno ratificata ad adoperarsi non solo per proteggere i bambini e i ragazzi e rispondere ai loro bisogni fondamentali, ma anche per promuovere i loro diritti in quanto soggetti di diritto al pari degli adulti.

Tale impegno deve tradursi in precise politiche e piani d’azione, affinché i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza siano non solo formalmente riconosciuti ma anche effettivamente esercitati.

La pubblicazione non è concepita come un manuale di risposte; l’esercizio dei diritti, in particolare quello dell’ascolto e della partecipazione al centro del Programma delle scuole amiche, è un processo costruttivo e dinamico, il cui risultato viene raggiunto progressivamente. Non proponiamo dunque un modello ma suggerimenti e strumenti per lavorare con le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi, per costruire insieme una scuola sempre più “amica” e rispettosa dei diritti di tutti coloro che la vivono.

PreseNTaZioNe

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Nel programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi la realizzazione dei diritti indicati dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è polarizzata sul diritto all’apprendimento. Il fine specifico a cui tende questo programma è la piena realizzazione del diritto ad apprendere. Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi contribuisce a realizzare esperienze educative, a creare ambienti di apprendimento che favoriscano il raggiungimento degli obiettivi che bambine e bambini, ragazze e ragazzi devono conseguire nel corso dei loro studi: la conoscenza dei fondamenti delle discipline e la capacità di costruire nuovi saperi, l’imparare ad apprendere lungo tutto il corso della vita, la padronanza delle lingue e l’uso dei molteplici linguaggi artistici e tecnologici.

Con il presente programma vengono proposte alle scuole attività condotte con metodologie e con criteri organizzativi che aiutano gli allievi a maturare la consapevolezza di sé e l’autostima, la motivazione, la capacità di giudizio e il senso critico. Inoltre vengono sostenute esperienze in cui l’esercizio del diritto ad apprendere richiede anche la capacità di assumere personali responsabilità, di stabilire relazioni interpersonali positive, di raggiungere le competenze di cittadinanza.

Orientare il programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi all’attuazione del diritto all’istruzione e all’educazione è necessario per dare al programma maggior efficacia. Questa specificazione non porta però a limitarne l’azione alla sola area cognitiva. Le iniziative proposte richiedono di imparare ad esercitare una pluralità di competenze e danno a ciascun allievo la possibilità di attuare la propria progettualità. Si mantiene così fisso l’obiettivo della piena realizzazione della persona umana in tutte le sue dimensioni.

Su questa finalità complessiva si basa il raccordo di Scuola amica con gli altri programmi dell’UNICEF ITALIA: “città amica”, “ospedale amico”, “sport amico”, ai cui obiettivi, peraltro Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi in più punti rimanda.

Passaporto per la libertà: educare alla pratica dei diritti e delle responsabilitàL’istruzione è di per sé, secondo la bella espressione di Graça Machel, un passaporto per la libertà, ovvero educazione alla pratica dei diritti. Tuttavia sono le condizioni in cui l’apprendimento avviene che

il diriTTo ad aPPreNdere“Cari bambini e bambine, cari ragazzi e ragazze, so cosa significhi avere l’opportunità di eccellere nella vita, di disporre strumenti per affrontarne le sfide sani nel corpo e nella mente, di avere il passaporto per la libertà e cioè l’istruzione”

Graça Machel

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rendono l’istruzione più o meno efficace nell’aprire le strade della vita, le strade della realizzazione personale.

Le azioni del programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi sono ispirate al principio secondo cui ci si educa alla pratica dei diritti vivendoli.

Per questo le azioni del programma mirano a favorire il formarsi di un ambiente di apprendimento in cui la libertà sia praticata come forma di educazione e in cui sia richiesto ad allievi e ad allieve l’assunzione delle responsabilità che all’esercizio dei diritti sono connesse.

L’azione educativa è efficace se ha cura del contributo delle capacità critiche e creative di ognuno, se crea le condizioni appropriate affinché tutti possano sviluppare le diverse intelligenze che ciascuno di noi in misura diversa possiede e dà la possibilità a tutti di scoprire quali delle intelligenze possedute siano le più forti per sviluppare o compensare quelle più deboli.

L’azione educativa è efficace se tende a creare un clima culturale che favorisca la possibilità per ciascuno di scegliere tra “diversi modi” di pensare sia per chi voglia mantenere i legami con la cultura, della comunità, della tradizione a cui appartiene, sia per chi consideri la propria cultura e le proprie origini il punto di partenza per il formarsi di nuove identità.

“Tutti noi abbiamo molteplici identità, identità di genere, di religione, di etnia, di lingua, di cittadinanza, di professione, ciascuna di esse può dar luogo a esigenze, bisogni, aspirazioni, a istanze morali che si possono completare tra di loro, ma ogni identità può anche dare luogo a vincoli morali e a istanze in contraddizione con altri vincoli e altre istanze emergenti da identità diverse” (Amartya Sen, Globalizzazione e libertà).

Educazione come pratica dei diritti significa imparare a comporre pacificamente sia dentro noi stessi, che

nei confronti degli altri, i motivi di conflitto a cui le differenze di identità possono dar luogo.

Per dare quindi una positiva risoluzione ai conflitti che possono sorgere dall’incontro di differenti identità occorre considerare le molteplici dimensioni che formano la personalità di ciascuno e che sono il frutto della nostra storia, della storia della comunità, della nazione, del popolo a cui apparteniamo, non come qualcosa di statico, come qualcosa dato per sempre, ma considerare le identità nel loro possibile evolvere verso forme e valori nuovi.

Il contesto culturale e sociale in cui operiamo non è un immutabile scenario delineato da standard culturali fissi cui conformare gli obiettivi formativi, ma un orizzonte verso cui andare attraverso un processo di trasformazione che può volgere verso forme più avanzate di emancipazione culturale.

Si vuol porre come fine dell’educazione l’ampliamento delle possibilità per ciascuno di scegliersi una vita cui dare valore perché “dare libertà e riconoscimento alle diversità rappresenta una delle forme più importanti di sviluppo della società: il riconoscimento delle diversità all’interno delle nazioni può, anche se pare strano, contribuire all’unità del mondo e alla sua concordia” (Amartya Sen, Globalizzazione e libertà).

l’apprendimento delle responsabilità Nel programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi la realizzazione dei diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, in cui si sostanzia la loro libertà viene considerata strettamente connessa con l’adempimento di atti di responsabilità che l’esercizio dei diritti comporta.

La conquista e la difesa dei diritti della persona umana

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proclamati inalienabili nella Carta delle Nazioni Unite, e riconosciuti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1���, ratifi cata dall’Italia con legge del 27 maggio 1��1 comporta innanzitutto per gli Stati, per le Istituzioni e per ogni cittadino il dovere di fare rispettare tali diritti.

L’educazione di ragazze e ragazzi all’esercizio dei diritti si completa con l’educazione alle responsabilità che l’esercizio dei diritti comporta.

L’esercizio di un diritto richiede la responsabilità di acquisire le conoscenze, le abilità e le competenze necessarie per esercitarlo, richiede l’impegno personale per dare attuazione alle iniziative, alle azioni che la titolarità di un diritto permette.

La libertà non è condizionata solo da ciò che altri ci impediscono di fare, dalle possibilità che una società dà o nega ad un individuo, è anche limitata da ciò che le persone sono o non sono in grado di fare.

La libertà deve costantemente essere volta alla presa di coscienza del fatto che l’esercizio di un diritto si esplica in un contesto di relazioni in cui deve armonizzarsi con l’esercizio dei diritti degli altri.

il diritto ad apprendere nella convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Il programma Verso una scuola amica ha il riferimento centrale negli art. 2� e 2� della Convenzione che sanciscono rispettivamente il diritto dei bambini e dei ragazzi all’educazione e le fi nalità generali dell’educazione.

Articolo 281 . Gli Stati parti

• riconoscono il diritto del bambino e del ragazzo all’educazione

• rendono l’insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti

• incoraggiano l’organizzazione di varie forme di insegnamento secondario sia generale che professionale, che saranno aperte e accessibili a ogni fanciullo e adottano misure adeguate come la gratuità dell’insegnamento

• garantiscono a tutti l’accesso all’insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato, in funzione delle capacità di ognuno

• adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola

• garantiscono che la disciplina scolastica sia applicata in maniera compatibile con la dignità del bambino e del ragazzo in quanto essere umano

• facilitano l’accesso alle conoscenze scientifi che e tecniche e ai metodi di insegnamento moderni

con l’esercizio

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Articolo 291 . Gli Stati parti convengono che l’educazione del

bambino e del ragazzo deve avere come finalità:a) favorire lo sviluppo della personalità nonché

lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità

b) sviluppare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali

c) sviluppare il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua

d) preparare ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona

e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell’ambiente naturale

Gli articoli 12-1� e 17 della Convenzione, in cui si afferma la libertà di esprimere le proprie opinioni, di ricercare, ricevere e divulgare informazioni e idee, la libertà di pensiero e di religione, la libertà di associazione e la libertà di riunirsi pacificamente. L’esercizio di tali diritti tende a formare un buon ambiente educativo anche oltre l’ambito strettamente scolastico.

A questo fine la scuola amica deve contribuire a rendere effettivo per gli allievi:

• Il diritto di esprimere liberamente l’opinione su ogni questione che interessa loro, ...e deve fare in

modo che le loro opinioni siano debitamente prese in considerazione tenendo conto della loro età e del loro grado di maturità. (Art. 12)

• Il diritto alla libertà di espressione, diritto che comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata, artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del bambino e del ragazzo; il diritto regolamentato unicamente dalle limitazioni stabilite dalla legge al rispetto dei diritti o della reputazione altrui, alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche. (Art. 1�)

• Il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione alla libertà di manifestare la propria religione o convinzioni con le limitazioni prescritte dalla legge, ai fini del mantenimento della sicurezza pubblica, dell’ordine pubblico, della sanità e della moralità pubbliche, oppure delle libertà e diritti fondamentali dell’uomo. (Art. 1�)

• I diritti alla libertà di associazione e alla libertà di riunirsi pacificamente con le limitazioni stabilite dalla legge, necessarie in una società democratica nell’interesse della sicurezza nazionale, della sicurezza o dell’ordine pubblico, oppure per tutelare la sanità o la moralità pubbliche, o i diritti e le libertà altrui. (Art. 1�)

• L’Articolo 17 completa le indicazioni date dai precedenti articoli relativamente all’esercizio di tali diritti aggiungendo indicazioni per le iniziative che gli Stati parti devono assumere al fine di ampliare ed estendere l’uso dei mass-media che tanta importanza hanno nella formazione.

Da questo ultimo articolo viene per il programma Verso scuola amica l’indicazione ad aprirsi alle

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iniziative che lo Stato deve prendere, per incoraggiare i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno un’utilità sociale e culturale per il bambino e il ragazzo, per favorire la cooperazione internazionale in vista di produrre, di scambiare e di divulgare informazioni e materiali di questo tipo provenienti da varie fonti culturali, nazionali e internazionali; per incoraggiare la produzione e la diffusione di libri per l’infanzia; per incoraggiare i mass media a tenere conto in particolar modo delle esigenze linguistiche dei fanciulli autoctoni o appartenenti a un gruppo minoritario.

Va messo in evidenza l’obbligo per la scuola amica di seguire con scrupolo i principi direttivi e le norme emanate dagli Stati per proteggere il minore dalle informazioni e dai materiali che nuocciono al suo benessere.

Gli articoli 2�, �0-�2 che vogliono assicurare l’effettiva applicazione per tutti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in riferimento a tutte le dimensioni dell’essere umano.

La scuola amica, con riferimento a quanto sancito in questi articoli, dovrà favorire nell’organizzare tempi, spazi e attività, ogni azione e l’applicazione di ogni normativa che siano volte ad assicurare l’effettiva applicazione per tutti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, dovrà per ciò rimuovere gli ostacoli dovuti a condizioni di salute, favorire l’accoglienza della diversità, rendere possibile la valorizzazione delle differenti abilità di ciascun alunno, favorire lo sviluppo armonico di tutte le dimensioni della persona.

Per l’articolo 2� i bambini e i ragazzi diversamente abili hanno diritto a cure speciali e a un’educazione e formazione adeguate, che promuovano l’autonomia, uno sviluppo personale completo anche in ambito

culturale e spirituale e che facilitino la partecipazione attiva alla vita della comunità.

All’articolo �0 si afferma che bambini e bambine, ragazzi e ragazze appartenenti a minoranze etniche, religiose o linguistiche oppure di origine autoctona, non possono essere privati del diritto di avere una propria vita culturale, di professare e di praticare la propria religione.

Per l’articolo �1 deve essere garantito a bambini e bambine, ragazzi e ragazze il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della loro età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Rispettando e incoraggiando il diritto del fanciullo a partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiando l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

Una scuola amica non può infine rimanere indifferente di fronte a casi in cui viene violato l’articolo �2 e deve favorire l’applicazione delle misure legislative, amministrative, sociali ed educative che gli Stati sono tenuti ad adottare per garantire l’applicazione del presente articolo in cui si riconosce ad ogni bambino, ad ogni ragazzo diritto ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale.

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Per realizzare il percorso Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi sono stati immaginati Nove passi intesi come tappe fondamentali verso l’attuazione dei diritti della Convenzione all’interno del mondo scolastico.

Ciascun passo traduce i diritti dell’infanzia nella realtà scolastica prendendo in considerazione molteplici ambiti di intervento: i processi di apprendimento, la qualità delle relazioni tra individuo e collettività, le modalità di partecipazione degli alunni ai processi decisionali e alle attività scolastiche.

I Nove passi sono presentati con una logica lineare, in un percorso che considera come primo passo l’accoglienza delle differenze e la solidarietà (passo 1), e procede con passi ulteriori che completano la promozione e la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e portano a riconoscere gli alunni quali reali soggetti di diritto: la partecipazione attiva (passo 2), i tempi dell’apprendimento (passo �), lo spazio a misura di bambino e di adolescente (passo �), il patto formativo con le famiglie (passo �), il rapporto con la città (passo �), la capacità di progetto della scuola (passo 7). Sono infine aggiunti due passi che riguardano la verifica dello stato di attuazione del protocollo della scuola amica (passo �) e il rapporto

annuale sulla condizione dell’infanzia nella “scuola amica” (passo �).

L’ordine con cui sono presentati può non corrispondere all’ordine temporale con cui sono attuati nella pratica delle singole scuole: ognuno dei passi (che vanno dal primo al settimo) può costituire per la classe e per la scuola l’indicazione del campo di intervento scelto, prescindendo dalla sua collocazione formale nel percorso. La scelta avverrà in base alla situazione della scuola, per far fronte a problemi particolari dell’ambiente scolastico.

Per risolvere i problemi affrontati può essere necessario intraprendere contemporaneamente più passi aggregandoli in combinazioni diverse a seconda delle necessità.

Così ad esempio: un problema relativo allo spazio a misura di bambino o di adolescente (passo �) può richiedere che venga messo in discussione il rapporto con la città (passo �) e chiami in causa la capacità di progetto della scuola (passo 7); un problema relativo all’accoglienza delle differenze e alla solidarietà (passo 1) può interessare il patto formativo con le famiglie (passo �), richiedere un intervento sui tempi dell’apprendimento (passo �) per rendere possibile che gli alunni di diverse abilità e di diverse culture

Nove Passi verso UNa scUola aMica

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siano protagonisti del loro apprendimento.

La formulazione dei Nove passi è la stessa per tutti gli ordini di scuola ma le risposte attese sono diversamente conformate a seconda del grado scolastico perché i bisogni formativi degli alunni e delle alunne mutano con l’evolversi dell’età e richiedono configurazioni dell’ambiente di apprendimento per molti aspetti profondamente diverse.

il mondo dell’infanziaLe proposte educative nella scuola dell’infanzia hanno come destinatari bambine e bambini che vivono il periodo in cui sviluppano la capacità di dominare il proprio corpo, le capacità di movimento e di orientamento nello spazio, in cui appare la funzione simbolica che si rivela attraverso il gioco, l’imitazione differita, il linguaggio via via sempre più ricco e articolato.

I nove passi verso una scuola amica devono contribuire allo sviluppo di queste capacità proponendo iniziative o collaborando ad iniziative già in atto, volte a creare un ambiente di apprendimento in cui lo spazio sia accogliente, caldo, curato, che parli dei bambini, dei loro bisogni di gioco, di espressione, di intimità e di socialità, in cui le attività si svolgono in un tempo disteso, nel quale è possibile per il bambino, giocare, esplorare, dialogare, osservare, ascoltare, capire, crescere con sicurezza nella tranquillità, sentirsi padrone di sé.

Verso la fine di questo periodo bambini e bambine cominciano a diventare consapevoli del proprio modo di pensare e talvolta rivelano in famiglia e a scuola i loro primi conflitti, le loro prime ansie, con atteggiamenti aggressivi ed ostili. Per questo si deve

contribuire a creare un ambiente di apprendimento caratterizzato da uno stile educativo fondato sull’osservazione, sull’ascolto, sulla progettualità collegiale che incoraggi il dialogo e la cooperazione nella costruzione della conoscenza.

Il primo ciclo, che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, ricopre un arco di tempo nel quale si pongono le basi e si sviluppano le competenze necessarie per continuare ad apprendere nella scuola e lungo l’intero arco della vita.

I bambini e le bambine che frequentano il primo ciclo dell’istruzione, se nella prima e seconda infanzia hanno avuto esperienze familiari e sociali che hanno favorito i processi di inculturazione e di socializzazione, sono disponibili a incanalare le loro energie psichiche verso la conoscenza del mondo fisico e sociale, per lo studio e per le applicazioni operative. A questa età gli interessi si ampliano dal mondo domestico al mondo della scuola, nascono le prime amicizie.

I Nove passi verso una scuola amica devono contribuire a creare un clima che favorisca queste propensioni allo studio, all’operatività, queste naturali aperture alla conoscenza e all’amicizia, non dimenticando l’aiuto che deve essere dato a bambini e bambine che per negative esperienze familiari e sociali, non hanno queste propensioni, questa disponibilità.

Il programma Verso una scuola amica favorisce e promuove interventi attenti alle diversità che caratterizzano le classi delle nostre scuole in modo che le diversità non diventino disuguaglianze: diversità legate alle differenze nei modi di apprendere, a specifiche inclinazioni, a personali interessi, ma anche a condizioni particolari che possono essere causa di difficoltà di apprendimento. È uno dei più importanti impegni dell’UNICEF Italia contribuire al

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superamento delle difficoltà di integrazione sociale e di apprendimento che incontrano gli alunni di lingua e di cultura diverse.

La metodologia della progettazione partecipata adottata dal programma contribuisce a creare un contesto idoneo a garantire apprendimenti significativi, valorizza nelle attività laboratoriali esperienze e conoscenze affinché gli allievi riescano a dare senso e significato ai nuovi contenuti.

La progettazione partecipata che si lega per gli alunni di questa età alla realtà delle cose concrete, favorisce l’esplorazione e la scoperta, la ricerca di nuove conoscenze, sollecita gli alunni a individuare problemi, a sollevare domande, a trovare piste di indagine adeguate ai problemi, a ricercare soluzioni anche originali; inoltre incoraggia l’apprendimento cooperativo sia all’interno della classe che attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse; mette ogni alunno nelle condizioni di capire il compito assegnato, di valutare le difficoltà e di stimare le proprie abilità; prevede momenti di confronto in cui ciascun alunno può esplicitare il proprio punto di vista e comunicare i risultati raggiunti al fine di imparare a riflettere sul proprio comportamento e a valutare gli esiti delle proprie azioni.

Per le alunne e gli alunni che frequentano la scuola secondaria di primo grado, progetti, contenuti e metodi del programma Verso una scuola amica dovranno essere adeguati ai loro nuovi bisogni formativi conseguenti ai mutamenti propri della fase prepuberale, fase che presenta ancora alcuni caratteri infantili, ma già preannunzia aspetti dell’adolescenza.

sull’orizzonte dell’adolescenzaI Nove passi verso una scuola amica rivolti alle studentesse e agli studenti del secondo ciclo, ovvero il biennio obbligatorio della scuola secondaria di II grado, mantengono inalterate le finalità dell’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella scuola, ma tengono conto delle caratteristiche psicologiche e delle peculiarità cognitive, affettive e relazionali proprie dell’adolescenza.

L’adolescente è estremamente sensibile alla qualità delle relazioni, alle condizioni socio-culturali e ambientali in cui vive; perciò riteniamo che se ragazze e ragazzi si sentono accolti nella scuola non solo come alunni ma come persone che attraversano un periodo delicato e difficile della propria vita, se avvertono un’attenzione discreta e non possessiva per le loro ansie, preoccupazioni, incertezze, le probabilità di successo dell’azione educativa nei loro confronti si accrescano significativamente.

Per avviare il programma Verso una scuola amica nel mondo spesso inquieto degli adolescenti, si dovrà prendere come punto di partenza delle azioni e delle attività per realizzare il “diritto mancante” nella loro scuola, nel loro ambiente, ciò che per la loro sensibilità è un diritto mancante*.

La loro sensibilità potrà essere espressa se la scuola è un luogo dove si può parlare e dire i propri pensieri sicuri di essere ascoltati con interesse e curiosità.

Il lungo processo educativo che di qui parte potrà essere proficuamente compiuto se gli allievi avranno modo di essere considerati come co-protagonisti, responsabili delle azioni, delle attività programmate, se si accorda loro fiducia, se avvertono che il loro

* Vedi proposte educative UNICEF anno scolastico 200�-2007.

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impegno ha uno scopo apprezzato, che c’è qualcuno che ha interesse per il risultato del loro lavoro.

Una relazione educativa così realizzata porta gli allievi a considerare la scuola come istituzione in cui si identificano, come luogo a cui appartengono.

Questo è il contesto in cui le iniziative volte a realizzare i “diritti mancanti” da essi denunziati o, con il loro aiuto evidenziati, possono essere ricondotte al fondamentale diritto di ogni studente: il diritto ad apprendere, e possono far maturare la propensione ad apprezzarlo e ad assumersene le responsabilità corrispondenti.

La progettazione partecipata propone modelli organizzativi e metodi di apprendimento cooperativo che sono coerenti con le finalità e gli obiettivi finora descritti e favorisce la crescita dell’adolescente perché da un lato consente ad ogni studente di rivelarsi, di far conoscere il proprio modo di ragionare, le proprie risorse, di poter utilizzare gli stili che predilige nel conoscere, nell’apprendere. Dall’altro induce gli studenti, con la partecipazione al lavoro comune, a trovare un equilibrio tra autonomia e collaborazione, a superare le prese di posizione polemiche assunte in modo oppositivo e provocatorio, discontinuo e contraddittorio e ad imparare ad accettare le opinioni “a ragion veduta”, a differire la soddisfazione dei bisogni fino al termine del lavoro, a sentirsi valorizzati e riconosciuti in quanto il progetto posto in essere ha un destinatario che è interessato ai risultati del loro lavoro.

Gli indicatoriLa scuola amica dei bambini e dei ragazzi è una proprietà particolarmente complessa che non si presta ad essere definita operativamente in maniera diretta.

Da che cosa possiamo capire se una scuola è

realmente “amica” dei bambini e dei ragazzi? come poter rilevare quali diritti siano ancora mancanti? quale sia il livello della loro attuazione? come renderci conto che un’iniziativa, un progetto volto a dare attuazione ai diritti abbia raggiunto il suo scopo?

Per rispondere a queste domande è necessario articolare la proprietà globale “scuola amica” in proprietà più semplici, più specifiche, ovviamente legate semanticamente alla proprietà “scuola amica”.

Queste proprietà più semplici sono legate alla proprietà generale da una relazione di indicazione e perciò le consideriamo indicatori.

Gli indicatori permettono più facilmente di quanto non possa fare la proprietà “una scuola amica”, di formulare delle definizioni operative sotto forma di domande a cui è possibile rispondere in modo non ambiguo.

Tra le infinite proprietà possibili, ne abbiamo selezionate alcune che riteniamo particolarmente significative. Queste proprietà o indicatori sono riferite a sette dei nove passi presi in considerazione. Per ognuno di questi indicatori abbiamo formulato una o più domande a risposta chiusa, per un totale di �0 domande.

Il complesso delle risposte a queste domande può farci capire quali siano i diritti dei bambini ancora mancanti e quale sia il livello della loro attuazione, in quale misura un’iniziativa, un progetto volto a dare attuazione ai diritti abbia raggiunto il suo scopo. I singoli indicatori presi separatamente possono aiutarci a decidere infine quali azioni sia opportuno mettere in atto per realizzare “diritti mancanti”.

come usare gli indicatoriIl quadro degli indicatori distribuito ai docenti, dato

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ad un consiglio di classe, alla commissione che redige il POF, è uno strumento che può essere usato per analizzare il contesto della scuola, per capire se l’organizzazione e la gestione della scuola sono orientate verso le finalità che il programma Verso una scuola amica si propone.

Le domande a risposta chiusa indirizzano a decisioni che riguardano aspetti specifici della scuola, che riguardano scelte organizzative, scelte di metodo.

Le risposte non possono essere usate per esprimere giudizi in quanto descrivono le situazioni, ma non indagano le cause che le hanno determinate.

Nel caso in cui siano programmate iniziative di progettazione partecipata volte a introdurre “aspetti”, “elementi”, “prassi” propri della scuola amica il quadro degli indicatori somministrato all’inizio dell’iniziativa e al termine può essere utilizzato allo scopo di descrivere la situazione iniziale, rilevare i cambiamenti realizzati o proposti in base all’esperienza fatta e descrivere la situazione finale; tutto questo senza pretendere di fare rigorose inferenze tra l’iniziativa posta in atto e la variazione eventualmente registrata nel valore di qualche indicatore.

Il quadro degli indicatori può essere usato anche solo parzialmente prendendo in considerazione solo gli indicatori relativi a uno o più passi per cui si è scelto di organizzare qualche iniziativa.

La proposta di applicare gli indicatori deve essere considerata soprattutto per il suo valore di sensibilizzazione alle tematiche proposte dal programma Verso una scuola amica.

Il quadro generale degli indicatori esposto nel paragrafo che segue deve essere considerato non come definitivo, ma come base di partenza per successive integrazioni e modifiche fatte sulla base delle esperienze di tutti.

indicatori per sette passi e le azioni proposteIn questo paragrafo vengono presentate:

• Le definizioni dei primi sette passi (non vengono considerati l’ottavo e il nono poiché riguardano una fase successiva del processo).

• Gli indicatori per rilevare il diritto mancante e gli esiti delle azioni intraprese.

• Le azioni proposte per realizzare i diritti mancanti.

Passo UNola scuola amica è una scuola delle differenze e della solidarietà: accoglienza e qualità delle relazioni sono al centro della vita scolastica

Una scuola che valorizza le differenze e pratica la solidarietà, una scuola che si impegna a garantire il rispetto dei diritti di ogni bambino/a e ragazzo/a senza distinzioni di sesso, etnia, nazionalità, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali, sociali ed economiche.

iNdicaTori• l’accoglienza degli alunni1 . esiste una procedura di accoglienza dei nuovi

alunni?

®No

®Sì, all’inizio, per la conoscenza degli alunni e la comprensione del funzionamento della scuola

®Sì, all’inizio, con il coinvolgimento degli alunni nell’accoglienza

®Sì, all’inizio e durante l’anno per ogni nuovo alunno è prevista l’accoglienza con il coinvolgimento degli alunni della scuola

Le domande così contrassegnate sono adatte per essere utilizzate anche in riferimento alla scuola dell’infanzia.

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• l’uso di linguaggi non verbali2 . vengono organizzate iniziative che, con l’utilizzo di

strumenti di comunicazione non verbale (foto, film, rappresentazioni teatrali, mostre, ecc .) favoriscono la comunicazione tra persone di lingua e di culture diverse?

®No

®Sì, qualche volta (una, due l’anno)

®Sì, spesso (più volte a quadrimestre)

®Sì, fanno parte di alcuni curricoli disciplinari

®Sì, fanno parte del curricolo previsto nel POF

• iniziative su episodi di intolleranza nei confronti della diversità

3 . Quando si verificano episodi di intolleranza vengono organizzate iniziative per prendere coscienza del problema?

®No

®Sì, ma solo se il caso ha fatto notizia

®Sì, ogni volta che uno o più docenti lo ritengono opportuno

®Sì, sono previste dal regolamento

• curricoli e diversità culturali4 . Nella prospettiva di un’educazione interculturale

sono stati modificati i curricoli disciplinari?

®No

®Sì, per alcune discipline in alcune classi

®Sì, per alcune discipline in tutte le classi

®Sì, è previsto dal POF

5 . sono previste ore di insegnamento dell’italiano come lingua 2?

®No

®Sì, 1-� ore settimanali

®Sì, �-� ore settimanali

®Sì, 7-� ore settimanali

• attività che richiedono abilità varie e non consuete

6 . Gli alunni diversamente abili riescono a partecipare ai progetti utilizzando le loro abilità?

®No

®Sì, in meno della metà dei progetti

®Sì, in oltre la metà dei progetti

®Sì, è previsto in ogni progetto

7 . vi sono almeno alcune occasioni per fare esperienza dei tempi della Terra (fenomeni celesti e meteorologici, accudimento di animali, piante, ecc .)?

®No

®Sì, ma in modo estemporaneo

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, è previsto dal POF

aZioNi ProPosTe:• organizzare percorsi formativi per docenti, personale

ATA e famiglie sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare riferimento alle metodologie che permettono di favorire l’ascolto attivo e l’accettazione di sé e degli altri e di promuovere la libera espressione e la partecipazione;

• predisporre procedure di accoglienza per i nuovi alunni e per i loro genitori;

• organizzare la giornata scolastica in modo da tenere conto dei tempi e dei ritmi dei bambini e dei ragazzi;

• organizzare iniziative volte al superamento delle

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difficoltà dovute alle diversità di lingua e di cultura al fine di poter valorizzare le differenze;

• organizzare le attività scolastiche in modo da favorire la partecipazione di bambini e ragazzi che hanno “diverse abilità” e in modo da creare un ambiente sensibile e protettivo per coloro che rivelano particolari fragilità;

• progettare la propria offerta formativa in modo da coinvolgere le famiglie e le istituzioni del territorio, al fine di creare un più ampio contesto educativo;

• adottare regole e attuare prassi che tutelino ogni bambino/a e ragazzo/a da ogni forma di discriminazione;

• elaborare curricoli che tengano conto delle dimensioni globalizzate ed interculturali del mondo contemporaneo;

• promuovere e partecipare ad azioni di solidarietà, campagne di sensibilizzazione, iniziative e progetti di aiuto in paesi in via di sviluppo.

Passo dUePartecipazione attiva dei bambini/e e degli adolescenti: ascoltare le loro opinioni e prenderle in considerazione nei processi decisionali

Una scuola che dà voce a chi non ha voce è una scuola che crea un contesto di dialogo, di ascolto; educa a comprendere il punto di vista dell’altro; considera le opinioni, le esperienze degli allievi possibili punti di partenza per lavori di riflessione, di ricerca, di studio.

iNdicaTori• Momenti di discussione, momenti di

consultazione

8 . sono previsti momenti (anche autogestiti) di discussione tra ragazzi su problemi di vita scolastica?

®No

®Sì, due, tre volte l’anno

®Sì, con incontri stabiliti in calendario

®Sì, ogni volta che serve, anche su richiesta degli studenti

• spazi e servizi da gestire9 . Gli studenti hanno mansioni di manutenzione e

cura degli strumenti nella scuola?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, le attività fanno parte del curricolo dell’istituto e sono valutate

• la gestione dei tempi10 . sono previsti tempi per attività autogestite?

®No

®Sì, con compiti assegnati

®Sì, senza compiti assegnati

®Sì e vengono valutati i risultati raggiunti e i prodotti

• valutazione ed autovalutazione11 . Gli alunni condividono le valutazioni del lavoro

della classe con gli insegnanti?

®No

®Sì, per alcune attività di progetto

®Sì, per tutte le attività di progetto

®Sì, per tutte le attività

12 . sono previste sanzioni per mancanze disciplinari?

®No

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®Sì, accompagnate da iniziative che portano alla consapevolezza degli alunni

®Sì, accompagnate da iniziative che portano alla consapevolezza degli alunni e alla riparazione delle azioni

aZioNi ProPosTe• organizzare percorsi formativi per docenti, personale

ATA e famiglie sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare riferimento alle metodologie che permettono di favorire l’ascolto attivo e l’accettazione di sé e degli altri e di promuovere la libera espressione e la partecipazione;

• programmare lezioni e attività di ricerca su problematiche e quesiti posti dagli alunni;

• introdurre la pratica dell’autovalutazione nelle relazioni tra ragazzi e tra allievi e insegnanti;

• programmare “momenti di ascolto”, in “luoghi di incontro” con una “figura di riferimento” che gode della fiducia degli allievi;

• mettere gli studenti e le studentesse in condizione di saper organizzare e gestire le loro assemblee secondo quanto previsto dalla normativa;

• organizzare iniziative formative per docenti, personale ATA e famiglie sui temi della partecipazione e dell’esclusione, in particolare sulle esperienze di bambini/e o dei ragazzi/e appartenenti a altre culture.

Passo Tre Protagonismo di bambini/e nel processo di apprendimento

Una scuola in cui l’allievo è “coprotagonista” del

proprio apprendimento, in cui l’organizzazione dell’apprendimento è impresa collaborativa: gli studenti si aiutano reciprocamente e l’insegnante opera come guida che si affianca allo studente; vengono valorizzate le abilità già maturate e le conoscenze già acquisite, vengono assecondati i ritmi di apprendimento, gli stili cognitivi (operativo, visivo, uditivo, intuitivo, analitico) per ciascun alunno.

iNdicaTori • le decisioni sulle attività e sullo studio13 . come viene deciso il carico dei compiti e delle

verifiche?

®Da ciascun docente per la propria disciplina

®È concordato dal Consiglio dei docenti

®È concordato dal Consiglio di classe tenendo conto del parere degli studenti

®È concordato dal Consiglio di classe tenendo conto del parere degli studenti che intervengono anche nella definizione dei curricoli locali

• il lavoro di gruppo e l’apprendimento cooperativo

14 . Nei lavori di gruppo vengono assegnati a ciascuno specifici compiti?

®No

®Sì, in meno della metà

®Sì, in oltre la metà

®Sì, è prassi consolidata di tutti i lavori di gruppo

15 . l’andamento e i risultati dei lavori vengono discussi dal gruppo?

®No

®Sì, in meno della metà

®Sì, in oltre la metà

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®Sì, è prassi consolidata di tutti i lavori di gruppo

16 . i gruppi di lavoro hanno una composizione disomogenea tale da valorizzare competenze e abilità diverse?

®No

®Sì, in meno della metà

®Sì, in oltre la metà

®Sì, è prassi consolidata di tutti i lavori di gruppo

• la libertà e la competenza di informazione 17 . oltre ai libri di testo, vengono utilizzati altri libri o

documenti e informazioni acquisite dagli allievi?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, è prassi consolidata in tutte le classi

18 . vengono affrontati temi come differenza di genere ed educazione sessuale?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, è prassi consolidata in tutte le classi

aZioNi ProPosTe• organizzare percorsi formativi per docenti, personale

ATA e famiglie sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare riferimento alle metodologie che permettono di favorire l’ascolto attivo e l’accettazione di sé e degli altri e di promuovere la libera espressione e la partecipazione;

• organizzare luoghi e tempi definiti per parlare e prendere decisioni in merito a conflitti e

comportamenti scorretti;

• tener conto dei ritmi diversi e dei diversi stili di apprendimento degli allievi;

• raccogliere le proposte degli alunni, per la definizione dei curricoli locali, attraverso questionari e interviste organizzate dagli allievi;

• distribuire ad ognuno dei compiti specifici tenendo conto delle opinioni della classe;

• organizzare una lezione tenuta dai ragazzi per gli alunni di altre classi o della propria classe;

• organizzare attività in cui è richiesto ai ragazzi la ricerca delle fonti.

Passo QUaTTrolo spazio scolastico

L’organizzazione dello spazio e del tempo condizionano le procedure di apprendimento, le modalità delle relazioni e la possibilità di esprimere la creatività di ciascuno. Per questo una scuola amica deve tener conto della effettiva disponibilità dei propri spazi e di quanto e come questi spazi possono essere vissuti e valorizzati per essere fruiti da tutti.

iNdicaTori• la flessibilità e la mobilità nella gestione

degli spazi 19 . Nelle aule i banchi si possono disporre per lavori

di gruppo e discussioni comuni?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, è prassi consolidata in tutte le classi

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20 . vi sono spazi in cui si possono incontrare gruppi formati da alunni anche di classi diverse?

®No

®Sì, per incontri informali

®Sì, per incontri informali e per lavori di gruppo in orario scolastico

®Sì, per incontri informali, per lavori di gruppo in orario scolastico e attività fuori orario scolastico

• l’effettiva disponibilità degli spazi21 . È possibile per tutti (anche diversamente abili)

l’uso di laboratori, palestre, giardino, cortile?

®No, non esistono gli spazi indicati

®Sì, ma solo alcuni spazi sono praticabili per tutti

®Sì, tutti gli spazi indicati esistono e sono praticabili per tutti

• cura e sicurezza nella gestione degli spazi22 . Gli spazi sono puliti?

®No

®Sì, solo alcuni

®Sì, quasi tutti

®Sì, tutti

23 . Gli spazi sono accoglienti (colorati, attrezzati a misura di bambino e di ragazzo)?

®No

®Sì, solo alcuni

®Sì, quasi tutti

®Sì, tutti

aZioNi ProPosTe• organizzare lo spazio dell’aula in modo variabile;

• disposizione dei banchi per lezione frontale e per lavoro individuale;

• disposizione dei banchi “in circolo” per discussioni e dibattiti;

• disposizione dei banchi per lavoro di gruppo;

• organizzare Il laboratorio, la palestra come “luogo mentale” oltre che come “luogo fisico attrezzato”: luogo in cui si intrecciano attività finalizzate alla acquisizione di abilità e di competenze, alla pratica di procedure di ricerca per acquisire idee nuove, per cercare risposte a questioni teoriche, alla produzione di oggetti;

• organizzare spazi aperti, spazi comuni quali la sala mensa, il teatro, l’aula di musica, il giardino, luoghi di gioco secondo idee proposte, messe in comune, concordate;

• stabilire modalità per il riconoscimento formale delle attività degli alunni e delle alunne fatte per l’organizzazione e la gestione dei tempi e degli spazi scolastici.

Passo ciNQUePatto formativo costruito con la collaborazione condivisa dei genitori, e di tutte le componenti scolastiche

Le attività e i contenuti devono essere condivisi con tutte le persone che fanno parte della scuola; se programmi e contenuti sono condivisi l’offerta formativa diventa più ricca e articolata, e tutti si sentono responsabili della piena riuscita del progetto educativo comune. Con questo passo si pone l’attenzione sul fatto che: tanto più ricca di idee e partecipata sarà l’offerta formativa tanto più ampio sarà l’orizzonte di cambiamento di tutte le componenti scolastiche.

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• la partecipazione dei genitori24 . la scuola fa conoscere alle famiglie il Piano

dell’offerta Formativa?

®No

®Sì, solo in modo formale

®Sì, ne presenta e spiega i contenuti

®Sì, ne presenta e spiega i contenuti nella stesura del POF e tiene conto delle istanze delle famiglie

• il ruolo del personale aTa (ausiliario Tecnico amministrativo)

25 . i docenti e il personale ausiliario collaborano a iniziative volte a creare un clima favorevole al benessere degli alunni?

®No

®Sì, meno della metà

®Sì, oltre la metà

®Tutti con assiduità e attenzione

aZioNi ProPosTe• organizzare incontri tra insegnanti, genitori e

personale ATA;

• stabilire le modalità per conoscere l’opinione sul POF delle famiglie e per ascoltare le loro istanze.

Passo seiUna strategia cittadina per l’infanzia, in coordinamento con la città amica, attraverso un piano d’azione locale e la costruzione di una rete territoriale di cui la scuola diventa nodo centrale .

Una scuola disponibile ad accogliere proposte di attività e progetti provenienti da Istituzioni, Enti e associazioni culturali. Una scuola amica partecipa alle iniziative del territorio perché ciò significa

creare i presupposti per l’apprendimento dei diritti di cittadinanza attiva, imparare ad affrontare i problemi sempre nuovi che una società in continuo cambiamento impone. Significa anche dare alla scuola un ruolo centrale nella costruzione di reti con gli altri Enti e le Istituzioni presenti sul territorio.

iNdicaTori • la rete territoriale26 . le classi partecipano ad attività e progetti

organizzati da istituzioni ed enti territoriali?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Si, è previsto nella stesura del POF

• aperture al sapere, alle voci e alle testimonianze del territorio

27 . il sapere non formale di genitori e parenti viene utilizzato per far acquisire nuove competenze agli alunni?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, è utilizzato nella stesura del POF

28 . vengono invitati degli “ospiti” scelti dalla classe per parlare di argomenti specifici?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, in tutte le classi

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aZioNi ProPosTe• partecipare a progetti e attività proposte dagli Enti

locali;

• proporre alle Istituzioni ed Enti locali progetti e idee da realizzare;

• ricercare concorsi, incontri, eventi nel territorio a cui partecipare tenendo conto dei desideri e della curiosità degli studenti;

• organizzare incontri con ospiti esterni alla scuola per parlare di temi che i ragazzi hanno scelto.

Passo seTTeUna scuola amica dei bambini delle bambine e degli adolescenti è capace di progettare

Una scuola consapevole della sua missione formativa, capace di organizzare attività volte a realizzare qualcosa di concreto che modifichi il territorio e la scuola stessa. Attraverso la progettazione partecipata i ragazzi sono protagonisti e responsabili del loro apprendimento, capiscono le difficoltà e le regole del lavorare in gruppo. La progettazione partecipata valorizza le idee,le abilità di ciascuno integrandole con quelle degli altri, permette di recepire i bisogni dei singoli e di tenerne conto nella progettazione delle attività

iNdicaTori • la partecipazione al programma annuale29 . il programma annuale contiene iniziative e

progetti presentati su istanza dei ragazzi?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì,

®Sì, in tutte le classi

• la progettazione partecipata30 . vi sono progetti di cui gli allievi possano essere

coprotagonisti?

®No

®Sì, in meno della metà delle classi

®Sì, in oltre la metà delle classi

®Sì, in tutte classi

aZioNi ProPosTe• organizzare percorsi formativi per docenti sulla

progettazione partecipata;

• dare modo ai ragazzi di presentare argomenti, problemi, per la cui soluzione sia necessario organizzare un progetto;

• organizzare attività attraverso lavori di gruppo che diano la possibilità di esercitare abilità diverse;

• progettare attività che aiutino ad acquisire le competenze per esercitare i diritti di cittadinanza. (Es: migliorare uno spazio dentro o fuori la scuola, realizzare un servizio di utilità sociale, raccogliere con un questionario le opinioni degli studenti, delle loro famiglie su problemi della città);

• ideare progetti semplici ed efficaci di cui gli allievi possano essere coprotagonisti: una gita scolastica, la pubblicazione di un libro, la messa in scena di uno spettacolo teatrale, la coltivazione di un orto biologico a scuola, lo svolgimento di un’inchiesta, la pubblicazione di un giornale di istituto.

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il nuovo obbligo scolasticoIn Italia il 20,�% dei ragazzi esce dal sistema di istruzione e formazione senza né diploma né qualifica professionale, �.000 alunni scompaiono dopo essersi iscritti al primo anno di scuola superiore. (Fonte: intervento di presentazione del DM 1��/2007 dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni).

Questi dati sono indicativi di un profondo disagio adolescenziale, di un malessere diffuso tra i giovani che frequentano la scuola.

Disagio e malessere sono dovuti al persistere per molte famiglie di sfavorevoli condizioni sociali e culturali, ma anche ad uno scenario scolastico non adatto a motivare i giovani, a far loro scoprire un senso positivo dell’esperienza scolastica.

Di fronte a questa situazione l’UNICEF, che ha tra le proprie finalità la realizzazione del diritto allo “sviluppo della personalità di ogni ragazza, di ogni ragazzo, nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità” (art. 2� della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza) avverte la necessità di estendere i propri interventi dalla scuola primaria e dalla scuola secondaria di I grado verso la scuola

secondaria di II grado, cioè verso quella fascia di età dei 1� -1� anni in cui il disagio di ragazzi e ragazze sembra farsi ancora più grave.

L’introduzione del nuovo obbligo al biennio delle scuole secondarie di secondo grado può rappresentare un’innovazione significativa per affrontare i problemi descritti. L’UNICEF Italia, attraverso il programma Verso una scuola amica, intende dare un contributo per l’attuazione dell’innovazione che il nuovo obbligo può rappresentare.

Le scelte culturali, le metodologie già sperimentate negli altri ordini di scuola che si fondano sulla partecipazione attiva, sulla disponibilità a tener conto delle opinioni degli studenti e delle studentesse, a prenderle in considerazione nei processi decisionali, sulla disponibilità a favorire il protagonismo degli studenti nel processo di apprendimento, sulla fiducia nelle loro capacità di assumersi responsabilità potranno favorire la realizzazione di esperienze significative anche per studenti delle scuole superiori, se i docenti ed esperti saranno attenti alla cultura generazionale che ha suoi specifici linguaggi, sue modalità espressive e propri bisogni, potenzialità e desideri.

Per il BeNessere dei BaMBiNi e dei raGaZZi: docUMeNTi di riFeriMeNTo

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Si riportano le indicazioni normative che riguardano le scuole secondarie di II grado. Mentre la normativa per gli altri gradi di scuola è rimasta sostanzialmente invariata.

legge FinanziariaÈ stabilito che “...L’istruzione impartita per almeno 10 anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di scuola superiore o di una qualifica professionale di durata triennale...”.

(Fonte: Legge Finanziaria L 2�� 27/12/200� art. 1 comma ��2)

Ci sembra interessante, per lavorare sul Programma delle Scuole Amiche mettere in evidenza alcuni passaggi della Lettera del Ministro della Pubblica istruzione ai Dirigenti scolastici riguardanti:

le definizioni di “competenze” e di “saperi”“…il quadro normativo... va nella direzione della necessaria integrazione di saperi e di competenze... Le competenze ... costituiscono quel saper fare che conferisce un senso autentico e motivante alle “cose apprese ed utilizzate” ... che vengono apprese con modalità che le rendano utilizzabili in campi più ampi e in nuovi contesti.

I saperi ... devono potersi concentrare ... su conoscenze chiave irrinunciabili, apprese in modo che siano generative di nuovo apprendimento.”.

i tempi di sviluppo dell’innovazione“…il percorso di innovazione si svilupperà a partire dall’ a.s. 2007/2008 sino alla ricomposizione in un “contesto unitario” di tutti gli ordinamenti dell’istruzione a partire dall’a.s. 2009/2010”.

le proposte Di avviare “…un processo partecipativo, con al centro le scuole e i docenti, ...un lavoro comune con l’obiettivo di rendere i giovani consapevoli del significato che (saperi e competenze) assumono ai fini dell’effettivo possesso delle competenze chiave di cittadinanza…”

Di avviare “occasioni di confronto su:

- Utilizzazione del sapere disciplinare

- Costruzione della quota curricolare delle scuole

- Il clima in cui avviene il processo di insegnamento apprendimento

- Il livello della sinergia tra i soggetti del sistema formativo allargato“

(Fonte: Lettera del Ministro della Pubblica Istruzione ai Dirigenti scolastici – �/�/2007)

Al fine di organizzare proposte di attività relative alla attuazione dei diritti dei ragazzi e delle ragazze, è importante tener presente ciò che il regolamento stabilisce relativamente agli strumenti che le istituzioni scolastiche possono utilizzare nell’attuare la riforma dell’obbligo scolastico.

“per il recepimento dei saperi e delle competenze, delle conoscenze e delle abilità nei curricoli dei primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore di ordine classico, scientifico, magistrale, tecnico, professionale e artistico previsti dai vigenti ordinamenti, le istituzioni scolastiche possono avvalersi:

- degli strumenti di cui al decreto del presidente della repubblica 8 marzo 1999, n. 275, con particolare riferimento all’articolo 4, comma 2: articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività, l’articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa classe o da diverse classi o da anni diversi di corso,

- dell’utilizzazione della quota di flessibilità oraria del 20%che comprende le discipline e le attività da esse liberamente scelte (tenendo conto) delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli Enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio ai sensi del decreto del ministro della pubblica istruzione 13 giugno 2006, n. 47”.

(Fonte: Regolamento Relativo all’Obbligo scolastico DM 1�� 22/�/2007 – Documento Tecnico allegato al DM 22/�/2007)

indicazioni normative nel nuovo obbligo scolastico

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il Piano nazionale per il benessere dello studenteNella convinzione che il diritto all’istruzione debba essere inteso nella sua più ampia accezione di formazione il Programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi può dare un importante contributo alla realizzazione del “Piano nazionale per il benessere dello studente” promosso Dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Il Ministero della Pubblica Istruzione promuove, in collaborazione con gli altri dicasteri competenti e in sinergia con i diversi soggetti presenti sul territorio, un piano nazionale per la prevenzione del disagio fisico, psichico e sociale a scuola. L’impegno comune è quello di realizzare percorsi sperimentali, ricerche e programmi operativi per diffondere la cultura della salute, del benessere e migliorare la qualità della vita all’interno del sistema scolastico.

Le istituzioni scolastiche (sono invitate a realizzare) …percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita culturale di tutti gli studenti.

All’interno di questo quadro di funzioni e di compiti che riempiono di significati l’autonomia trovano piena cittadinanza i percorsi formativi che mirano a promuovere nella scuola situazioni di benessere, di agio e di motivazione che si traducono in comportamenti consapevoli e responsabili

le scuole (promuovono) …nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa, la realizzazione di percorsi multidisciplinari di educazione alla salute, favorendo l’utilizzo di una quota del curricolo opzionale per porre in essere, d’intesa con le Asl e

gli altri soggetti competenti presenti sul territorio, strategie di prevenzione e lotta al disagio.

(Fonte: Piano nazionale per il benessere dello studente: linee di

indirizzo per l’a.s. 2007/200�)

statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondariaLo statuto delle studentesse e degli studenti è lo strumento normativo con cui viene regolata la vita della comunità scolastica.

È importante per il programma Verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi sottolineare l’esplicito richiamo, fatto nel secondo comma dell’Art. 1 D.P.R. 2� giugno 1���, n. 2�� con cui viene adottato il regolamento dello statuto delle studentesse e degli studenti, ai principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Le attività progettate per dare attuazione alla Convenzione trovano nelle norme dello statuto uno strumento di attuazione dei diritti e un quadro normativo che esplicita l’obbligo da parte degli studenti di assumere le responsabilità correlate ai diritti.

Nell’organizzare delle attività del programma “nove passi verso una scuola amica” è necessario tener presenti le modifiche e le integrazioni allo statuto del 1��� recentemente introdotte (D.P.R. 2��, del 21 novembre 2007) e riflettere sulle ragioni che ne hanno giustificato l’introduzione.

In una nota del Ministro della Pubblica Istruzione (�1 luglio 200�) si mette in evidenza che le nuove norme introdotte “…tendono a sottolineare la funzione educativa della sanzione disciplinare, rafforzando

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la possibilità di recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio della comunità scolastica… però, tendono anche a sanzionare con maggiore rigore i comportamenti più gravi, tenendo conto, non solo della situazione personale dello studente, ma anche della gravità dei comportamenti e delle conseguenze da essi derivanti”.

Nella stessa nota si osserva che l’opportunità di queste modifi che e integrazioni dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti, è giustifi cata dai “…fatti di cronaca che hanno interessato la scuola, negli ultimi anni, dalla trasgressione delle comuni regole di convivenza sociale agli episodi più gravi di violenza e bullismo”.

La difesa dei diritti di studentesse e di studenti perseguita dal programma Verso scuola amica non può prescindere dalla grave situazione denunziata e deve essere orientata “ad arginare il rischio del dilagare di un fenomeno di caduta progressiva sia della cultura dell’osservanza delle regole sia della consapevolezza che la libertà personale si realizza nel rispetto degli altrui diritti e nell’adempimento dei propri doveri.”

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GUida alla ProGeTTaZioNe ParTeciPaTa

sei esempi di “buone pratiche”Presentiamo sei esempi di buone pratiche; si tratta di attività realizzate in istituti di vario grado scolastico e in differenti regioni italiane. Non sempre e non tutto viene riportato del percorso fatto, ma ciò che viene raccontato ha un valore esemplare per i risultati ottenuti, per l’efficacia dell’azione, per l’importanza che l’iniziativa ha avuto per docenti ed alunni.

aTTiviTÀ N . 1

organizzare l’aula e lo spazio esterno alla scuola in modo idoneo anche per gli alunni diversamente abili

Leila è una bimba che non parla, non sente, non cammina, per cinque anni ha frequentato con noi le cinque classi della scuola primaria; normalmente stava sdraiata nella sua carrozzina, poteva camminare solo se sorretta da due persone. Già da quando frequentavamo la prima elementare volevamo fare qualcosa per lei: volevamo rendere l’aula un luogo che le sembrasse bello, colorato come un giardino; volevamo che nel giardino potesse in qualche modo partecipare ai nostri giochi...

i bambini e le bambine di una scuola Primaria – attività realizzata dall’a .s . 1999/2000 all’a .s . 2003/04

chi ha avvertito la necessità di fare qualcosa per lei?

Tutti quanti si rendevano conto che si poteva fare ben poco per ridurre la malattia, ma i bambini che non la conoscevano e ai quali faceva un po’ paura, cominciarono a chiedere quale fosse il problema di Leila.

Le insegnanti spiegarono a lungo i motivi del comportamento della bambina, ma di fronte alle facce deluse dei bambini, per i quali forse era intollerabile una non soluzione del problema della loro amica, si cominciarono a fare ipotesi di “aiuto”.

chi ha preso l’iniziativa?

Le insegnanti decisero di modificare l’ambiente della scuola affinché Leila vi stesse meglio. Allontanarla non poteva essere una soluzione, i bambini la volevano con loro.

interventi nell’arco di cinque anni

In prima hanno colorato la classe con disegni e cartelloni, in seconda hanno creato dei libri con la stoffa per le sensazioni tattili, dei giochi colorati che facevano rumore, in terza lo spazio classe è stato adeguato alle esigenze della bambina, l’aula di

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sostegno trasformata dietro progetto dei bambini.

Negli ultimi due anni è stato adeguato lo spazio della mensa alle sue capacità di muoversi; con l’aiuto di un architetto del comune abbiamo studiato, fotografato, ridisegnato i giardini pubblici vicini alla scuola

Poi abbiamo fatto un plastico dei giochi che avremmo voluto fossero messi in quei giardini, dei giochi che potessero accogliere anche Leila. Non so se è grazie al nostro lavoro, ma adesso c’è una bella altalena per disabili!

come si è organizzata la classe?

La classe è stata divisa in tre gruppi, nelle ore di compresenza delle insegnanti, e per la progettazione sono stati utilizzati l’aula e altri 2 spazi;

I bambini sono stati divisi a seconda del lavoro da fare; sentite le loro preferenze si è cercato di fare gruppi che potessero “funzionare”. Il ruolo meno richiesto era quello di chi doveva rimettere a posto e aver cura del materiale. Naturalmente si è optato per una turnazione.

In tutte le iniziative si è discusso assieme per decidere cosa chiedere, cosa fare.

Si è valutato ciò che era stato fatto, se era sufficiente, se mancava qualcosa, se andava bene. Infine si è approntato del materiale cartaceo per la riflessione individuale e di gruppo, è risultato veramente utilissimo.

la documentazione

L’esperienza è stata documentata con cartelloni disegni, foto ed è stata presentata ad alcuni colleghi francesi nell’ambito di un progetto europeo sull’autovalutazione delle relazioni, degli spazi e dei tempi nella scuola.

Ciò che è stato documentato può servire per riprogettare? Forse sì, con i dovuti aggiustamenti.

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attrezzare uno spazio esterno alla scuola per farne un campo giochi

Nel nostro quartiere mancava un vero e proprio luogo attrezzato per i giochi. L’unico luogo in cui ci si poteva incontrare per una partita di pallone era uno spiazzo accanto al cortile della scuola, un campo di terra battuta ricoperto da un’erba stenta e grigia... Fu la notizia che il campo sarebbe stato completamente occupato da un parcheggio a mobilitare genitori e Consiglio di istituto... Ci furono incontri, discussioni. Si interessarono del problema il dirigente della scuola e i genitori. Parteciparono alle riunioni rappresentanti del quartiere e rappresentanti dell’assessorato ai lavori pubblici e alla viabilità. Infine la soluzione: solo parte del campo sarebbe diventata un parcheggio la rimanente poteva essere destinata a campo attrezzato per giochi.

alunni delle classi iii di una scuola secondaria di i grado - a .s . 2004/05 - 2005/06

l’obiettivo possibile

La notizia fu riportata in tre classi della scuola secondaria di 1° grado.

In ciascuna classe si discusse su quale fosse l’obiettivo che si poteva realisticamente raggiungere.

le ricerca delle prime risposte

Delegazioni di alunni e di alunne si sono incontrati assieme ai docenti con il dirigente della scuola e con i funzionari degli assessorati del Comune per esporre l’obiettivo e cercare una soluzione.

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la presentazione del problema

La presentazione degli interventi che la classe aveva deciso di realizzare fu fatta dagli allievi stessi a coloro che si pensava potessero essere d’aiuto: docenti, dirigente scolastico, personale della scuola, responsabili degli enti locali, genitori, esperti, ecc.

la fase della realizzazione

Con un lavoro cooperativo cui parteciparono tutti gli alunni, con l’aiuto di docenti e di tecnici del Comune, furono progettati gli interventi e realizzati i plastici per organizzare lo spazio: i giochi, le costruzioni, le recinzioni, i sentieri, ecc.

Per tenere sotto controllo tutte le cose venne scritta su un cartellone “la lista delle cose da fare”, in modo chiaro e visibile. La lista fu divisa in tre colonne: cose da fare, chi, quando.

riflettere sui comportamenti

Sia a livello di singolo gruppo che a livello di classe furono organizzati momenti di discussione e di riflessione sui punti di forza e di debolezza della classe, sugli ostacoli, sulle difficoltà incontrate, le risorse trovate dentro e fuori dal gruppo, le competenze che è stato necessario acquisire. Dal confronto su quanto emerso nei vari gruppi si procedeva per trovare in comune accordo, le soluzioni dei problemi emersi e per concordare le decisioni necessarie per proseguire.

realizzazione dell’obiettivo: i risultati

I lavori finirono durante l’anno scolastico successivo; ovviamente per la realizzazione dei giochi, delle costruzioni, delle recinzioni e dei sentieri fu necessario l’intervento di tecnici e operai del Comune.

cose da fare chi Quando

Fare una lettera all’istituzione competente per proporre il progetto ed invitare un tecnico

Carlo, Lucia 1� settembre nelle ore di italiano

Incontro con il tecnico per informarlo del progetto e discuterne

Tutti Settimana del 1 ottobre

Misurare il giardino della scuola Antonio, Maria, Stefano, Giovanni Elena

Settimana dell’� ottobre nelle ore di educazione tecnica

Disegnare una piantina del giardino in scala Luca, Martina, Gianni Settimana del 1� ottobre

Stabilire il percorso, annotando tutte le idee che emergono anche quelle che sembrano improbabili

Tutti Settimana del � novembre

Inizio dei lavori Tutti Indicazioni dell’istituzione

Progettare e realizzare i giochi, le costruzioni, le recinzioni, i sentieri

Tutti gli alunni con i tecnici esterni e i docenti

Durante lo svolgimento

Documentazione fotografica dei lavori Aldo, Anna, Sara Durante lo svolgimento

Diario di bordo – racconto dell’esperienza Barbara, Ernesto, Alessandro Durante lo svolgimento

Le classi in azione Tutti Previsione: sette mesi a partire da novembre

Inaugurazione dell’opera (ricordiamo che questa parte deve essere organizzata ripartendo dal primo punto per stabilire le cose da fare chi le fa e quando)

Tutti Alla fine

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Al termine dell’attività sono state fatte verifiche e valutazioni.

La classe, in momenti di discussione collettiva, formulò una valutazione che partiva dalla domanda: il lavoro fatto ha portato alla realizzazione di ciò che avevamo progettato? Che cosa manca rispetto a ciò che volevamo?

I docenti attraverso prove individuali verificarono se chi aveva partecipato al progetto aveva potuto apprendere cose nuove, nuovi comportamenti, abilità e competenze. Assieme agli alunni si cercò di rispondere alla domanda: quali conoscenze e abilità apprese a scuola o altrove sono servite per realizzare il progetto?

aTTiviTÀ N . 3

educarsi ai diritti umani

Il progetto di un lavoro di approfondimento sul tema dei diritti umani e dei principi fondamentali della Costituzione Italiana è nato dalla volontà del Dirigente Scolastico e di un gruppo di professori, in occasione del 60° anniversario della promulgazione della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei diritti umani.

classi i e ii di un istituto professionale - a .s . 2007/08

durata dell’intervento

Circa quattro settimane con cadenza bisettimanale per ciascuna classe, coinvolgendo i docenti di tutte le discipline.

il punto di partenza

La rilevazione della percezione di alcuni diritti e/o valori nell’immaginario e nell’esperienza di ciascuno;

un’introduzione ai valori relativi alla persona presenti ne “I principi fondamentali” della Costituzione Italiana e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo.

organizzazione delle attività

Le attività di questo progetto prevedevano lezioni teoriche, durante le quali tutti i ragazzi erano coinvolti a livello di discussione, e attività del laboratorio linguistico organizzate per ciascuna classe.

Questi i temi delle ricerche effettuate dalle classi:

I gruppo

- ricerca delle parole ricorrenti nei testi della Costituzione italiana (Principi fondamentali) e della Dichiarazione dei diritti umani, attraverso l’uso di un adeguato programma digitale;

- trasferimento dei dati in grafici;

- ricerca sul vocabolario del significato delle parole più ricorrenti;

- discussione sulla percezione di alcune di queste parole nell’immaginario individuale.

II gruppo

- presentazione della propria identità attraverso una rappresentazione grafica;

- confronto della propria rappresentazione grafica con quella dei compagni per individuare ciò che ciascuno ha in comune con gli altri e ciò che ha di diverso;

- discussione sui valori della diversità e dell’uguaglianza.

la produzione dei laboratori

Tutte le classi hanno partecipato al laboratorio per la produzione di testi poetici individuali in cui sono confluite le riflessioni emerse dalle discussioni

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degli allievi. Questi testi hanno suscitato particolare interesse nella lettura collettiva, soprattutto perché hanno offerto a molti l’opportunità di scoprire nei compagni sensibilità nuove e positive diversità (Laboratorio di poesia secondo la metodologia della personificazione).

i protagonisti dell’attività di ricerca

- tutti i ragazzi erano coinvolti in un laboratorio linguistico;

- i docenti di tutte le discipline;

- esperti esterni: degli aspetti teorici e storici dei diritti umani e di laboratori linguistici.

la presentazione dei testi poetici e il loro utilizzo

I prodotti così ottenuti sono in attesa di pubblicazione, ma già da questo inizio di anno scolastico (200�/0�), secondo la volontà dei ragazzi, potrebbero essere utilizzati per proporre una riflessione ai genitori e per presentare, nell’ambito dell’accoglienza, un esempio di “buona pratica” ai ragazzi che quest’anno sono iscritti alle classi prime.

verifiche e valutazioni

Le verifiche e le valutazioni previste tendono a rilevare quanto l’attività svolta abbia contribuito a far conseguire agli allievi:

- le conoscenze relativamente alla Carta costituzionale e alla Carta Dei Diritti Dell’Uomo;

- le competenze chiave per l’apprendimento permanente previste dalla Dichiarazione di Lisbona del 200�, proposte dal POF d’istituto e contenute nelle raccomandazioni per l’attuazione del Nuovo Obbligo Formativo (2007).

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realizzare una guida ai servizi del comune per i genitori dei ragazzi stranieri

Non sapevamo nulla delle difficoltà che incontra una persona che non sa la lingua del posto quando deve chiedere documenti o informazioni, quando deve trovare un ufficio. Ce ne parlò per la prima volta la nostra insegnante di lingua inglese per farci la proposta: “Possiamo preparare in varie lingue una guida ai servizi del Comune per i genitori dei numerosi alunni stranieri nostri compagni di scuola?”

classi iii di un liceo linguistico - a .s 1999/2000

che cosa è stato realizzato?

Una guida ai servizi del Comune per i genitori dei ragazzi stranieri, scritta in italiano, inglese, cinese, arabo.

i destinatari della guida

I genitori dei bambini stranieri.

Gli autori della pubblicazione

- tutti gli alunni che erano coinvolti nel laboratorio linguistico;

- il docente di lingua inglese;

- esperti esterni: traduttori in lingua araba e cinese.

come si è organizzata la classe

Il lavoro di ricerca sui servizi forniti dal Comune e dalle aziende collegate al Comune è stato ripartito per quattro gruppi; a ciascun gruppo è stato assegnato: il lavoro di analisi di un determinato settore di servizi; la ricerca di informazioni relative ai singoli servizi; l’organizzazione delle informazioni in capitoli.

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Il lavoro di traduzione in lingua inglese è stato assegnato a tutti gli alunni.

Un gruppo di alunni ha avuto l’incarico di tenere i contatti con la direzione della scuola, con gli esperti, con gli uffici comunali.

le attività

- interviste agli studenti stranieri della propria scuola per ascoltare i loro bisogni;

- realizzazione di un cartellone con tutte le risposte e i bisogni;

- aggregazione delle risposte nei vari settori (scuola, tempo libero, sanità, ecc.);

- mappa dei servizi e dei settori;

- organizzazione delle informazioni in capitoli della guida;

- redazione dei testi con disegni, foto, grafici, fumetti, modi di dire, proverbi, ecc;

- un’introduzione ai capitoli.

Per quali iniziative si è discusso assieme per decidere cosa chiedere, cosa fare?

Compilazione delle schede per rilevare gli aspetti più utili dei singoli servizi comunali.

Modalità di distribuzione della pubblicazione.

Al termine del lavoro è stato organizzato un incontro per una riflessione sul lavoro svolto, sul comportamento della classe, sulle relazioni con gli ambienti esterni che sono stati via via contattati.

l’esperienza è stata documentata

La documentazione era rappresentata dal prodotto stesso: la Guida ai servizi del Comune scritta in

italiano, inglese, arabo e cinese.

verifiche

Il lavoro è stato via via monitorato al fine di superare le difficoltà incontrate; al termine dell’esperienza sono stati somministrati dei questionari di verifica degli apprendimenti.

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l’interculturalità nella scuola elementare

Questa volta non si trattava di studiare un argomento per ripeterlo all’interrogazione, né di prepararsi ad un compito in classe; si trattava di preparare un incontro con bambini della scuola elementare su temi che potevano risultare per loro di difficile comprensione, quali ‘l’interculturalità’, ‘lo spirito di solidarietà’, ‘i diritti dell’infanzia’.

Dovevamo preparare qualcosa di vivace, ‘colorato’, di immediatamente comprensibile, prevedendo eventi che avrebbero dovuto coinvolgerli, renderli partecipi coprotagonisti del loro apprendimento.

classe iv di un liceo Psicopedagogico - a .s . 2003/04

il punto di partenza

Il lavoro ha preso avvio da una ricerca sul tema “interculturalità nella scuola elementare” condotta negli anni scolastici precedenti.

obiettivo

Realizzare interventi didattici in alcune classi del secondo ciclo della scuola elementare sui seguenti temi: diritti dell’infanzia e differenze di genere, lavoro minorile, i bambini e la guerra.

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durata dell’attività

Stage di � giorni consecutivi.

attività preparatorie degli interventi didattici

- analisi delle classi con le quali si doveva lavorare;

- scelta delle procedure didattiche;

- selezione dei contenuti;

- preparazione delle prove di verifica.

lo stile e il clima di lavoro

Inizialmente gli studenti, emozionati per l’insolita esperienza, hanno provato un certo imbarazzo, trovandosi improvvisamente calati nelle vesti, per loro inusuali, di insegnanti; ma, dopo aver fatto rapidamente amicizia con i bambini e aver percepito il clima di affetto e di curiosità nei loro confronti, è stato assai interessante cimentarsi nel nuovo ruolo. Gli studenti hanno sperimentato come l’insegnamento comporti la capacità di risolvere problemi che sorgono in maniera improvvisa ed imprevista in corso d’opera.

organizzazione della classe

Sono stati organizzati quattro gruppi e a ciascuno è stato assegnato il compito di seguire il gruppo di alunni delle elementari loro affidato.

i soggetti partecipanti

- gli studenti del liceo psico-pedagogico e della scuola elementare;

- il docente di pedagogia;

- i docenti della scuola elementare;

- i rappresentanti dell’UNICEF.

le attività

- presentazione dei temi a cura degli studenti del Liceo;

- elaborazione dei temi scelti in collaborazione con bambini della scuola elementare utilizzando: attività grafiche, giochi didattici, discussione sui documentari presentati, drammatizzazione di racconti, canti corali.

Gli eventi conclusivi

- esposizioni supportate da materiale grafico e/o fotografico;

- attività ludiche;

- drammatizzazione;

- proiezione di video.

verifiche

Una continua autovalutazione e un vigile automonitoraggio ha accompagnato il lavoro al fine di consentire tempestivi interventi, aggiustamenti e modifiche.

Al termine dell’esperienza sono stati somministrati questionari di verifica degli apprendimenti.

aTTiviTÀ N . 6

il progetto verso una scuola amica dei bambini e dei ragazzi presentato da un comitato Provinciale per l´UNiceF

Nel momento in cui il progetto Verso una Scuola Amica dei bambini e dei ragazzi è stato presentato dal Comitato Provinciale UNICEF alle scuole, si sono aperti grandi spazi di accoglienza, anche perché si è percepito che la proposta poteva essere utilmente impiegata per la lettura degli specifici contesti:

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- per un più attento riconoscimento delle difficoltà relative al pieno inserimento degli alunni di origine straniera, alla gestione dei conflitti, sovente conseguenti alla complessità dei percorsi individuali dei bambini e dei ragazzi e ad una crescente diffusione di forme di violenza;

- per l´individuazione dei bisogni;

- per l´avvio di processi che cercassero di dare a questi risposta in modo nuovo ed efficace, attraverso un orientamento delle azioni centrato sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

dal comitato provinciale di Grosseto a . s . 2007/08

l’origine del progetto

L´esperienza qui raccontata nasce da un incontro avvenuto quattro anni fa con un gruppo di trenta insegnanti, appartenenti a scuole di diverso ordine e grado, con i quali fu realizzato un percorso di formazione su identità, differenze e diritti.

Le tracce impresse dal lavoro comune avevano creato una disponibilità ed un´attenzione particolari verso proposte educative che ruotassero attorno all´asse della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

l’ipotesi che ha orientato il progetto

L’ipotesi sottesa all’esperienza è stata che il progetto Verso una Scuola Amica potesse costituire un’utile lente per l’osservazione e l’analisi dei diversi contesti e dei loro specifici bisogni e per elaborare strategie condivise tra i diversi soggetti della comunità scolastica che potessero rispondere efficacemente a questi bisogni. Protagonisti dei processi cui si intendeva dar forma le alunne e gli alunni, a partire

dall´assunto che sia possibile apprendere realmente, dunque non conformandosi in modo fittizio a precetti o indicazioni adulte, soltanto attraverso la personale esperienza di condivisione di regole in situazioni concrete.

i destinatari delle attività

- le alunne e gli alunni di � scuole primarie, per un totale di �� classi, in plessi differenti;

- le ragazze e i ragazzi di � scuole secondarie di primo grado, per un totale di 1� classi;

- gli studenti di una scuola secondaria di secondo grado, per un totale di � classi.

durata dell’attività

Per la scuola primaria: da un minimo di 2 ad un massimo di � incontri.

Per la scuola secondaria di primo e di secondo grado: da un minimo di 2 ad un massimo di � incontri.

attività preparatorie degli interventi didattici

Per ogni plesso e/o Circolo Didattico della scuola primaria, per le scuole medie primo grado e di secondo grado sono stati organizzati incontri preliminari con i singoli docenti responsabili del progetto e con i docenti referenti di ogni classe perché fossero esplicitati e condivisi metodologia, approccio ed obiettivi del lavoro. In alcuni casi sono stati realizzati brevi percorsi di formazione.

le attività

Sono stati realizzati percorsi sul tema dei diritti dei bambini e degli adolescenti e sul diritto alla partecipazione per i tre ordini di scuole. Sono state

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proposte attività laboratoriali in cui metodologia e contenuti si muovevano in sintonia, essendo ogni attività strutturata per creare condizioni di concreto rispetto dei diritti – libertà di espressione e di ascolto, partecipazione, non-esclusione, ecc.

I percorsi erano quindi pensati per contribuire a ri-orientare comportamenti e pratiche di relazione, all´interno del gruppo di pari e con gli adulti.

Ad esempio, in una scuola secondaria di primo grado, si era posta come urgenza la necessità di educare le ragazze e i ragazzi al rispetto dello spazio scolastico, anche nella sua dimensione fisica e materiale, dato che si erano verificati molti episodi di danneggiamento della struttura. In questo caso specifico, quindi, i percorsi realizzati con i gruppi-classe muovevano dalla ‘scoperta’ dei diritti dei minori per indagare poi la connessione tra questi e la funzione della scuola, intesa come ambiente fisico e relazionale di incontro e crescita delle ragazze e dei ragazzi, per contribuire alla costruzione di una diversa consapevolezza sul rispetto di luoghi e persone.

organizzazione delle attività

Normalmente si è lavorato nelle aule, destrutturando lo spazio-classe, con la creazione di una zona libera al centro, in cui collocarsi in cerchio.

In alcuni momenti si è scelto di articolarsi in piccoli gruppi, al cui interno fosse più facile il confronto, la negoziazione e l´assunzione di responsabilità da parte dei singoli, con la richiesta che il gruppo, al termine del lavoro, individuasse un portavoce, che rendesse conto di quanto scelto da tutti.

Talvolta la richiesta di momenti ulteriori per continuare ed approfondire il confronto è venuta dagli alunni stessi, che si sono poi impegnati nella contrattazione con gli insegnanti.

la valutazione delle attività

L´intera attività è stata oggetto di valutazione da parte dei bambini, dei ragazzi e degli insegnanti. Infatti un tempo e degli strumenti specifici sono stati pensati, al termine di ogni percorso, perché fosse a tutti e a ciascuno garantito il diritto di esprimere la propria opinione su quanto insieme costruito e vissuto.

la documentazione

I percorsi sono stati sempre documentati da disegni, scritture e ipertesti elaborati dagli alunni, corredati spesso da foto.

la presentazione dei risultati

La documentazione e le riflessioni delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, e naturalmente degli adulti coinvolti, sono state proposte per una riflessione sulla realtà della condizione dell´infanzia e dell´adolescenza nella loro provincia.

l’attività finale: un incontro pubblico

La totalità dell´esperienza, nella sua complessa articolazione, è stata restituita ai fruitori e a tutte le scuole, nonché a rappresentanti delle istituzioni locali, nel corso di un incontro organizzato nel mese di maggio. La documentazione e le riflessioni sono state proposte per una considerazione sulla realtà della condizione dell´infanzia e dell´adolescenza nella provincia, il cui principale obiettivo fosse immaginare e dar forma ad una continuità di lavoro, ad un sempre maggiore coinvolgimento della comunità adulta, in particolare delle istituzioni, per un investimento comune sulla effettiva tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti.

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Modello di progettazione partecipata per realizzare iniziative che migliorino l’attuazione dei dirittiL’occasione per iniziare a parlare della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della necessità di migliorarne l’attuazione a scuola e nel suo territorio di riferimento può partire da i diritti di difficile attuazione:

- nella “percezione” degli alunni (il racconto di una situazione reale vissuta nella scuola, nel quartiere, ecc.),

- nella “testimonianza” di altri (incontri, visite, interviste, spettacoli, documenti, ecc.).

Lo spunto metodologico può essere vario: da un incontro fortuito, un episodio accaduto, domande sorte durante una lezione, la lettura di un giornale, lo studio di un argomento, una notizia ascoltata in TV e ripresa in una discussione in classe, la testimonianza di un genitore, una discussione in consiglio di classe o nel collegio dei docenti. Ma l’impostazione metodologica può essere strutturata - più di un semplice spunto - con l’applicazione del quadro degli indicatori per rilevare il “diritto mancante” o i diritti di difficile attuazione.

come proseguire

L’insegnante guiderà gli studenti con le seguenti domande: Che cosa è successo? Perché, quando? A chi? A chi rivolgersi per risolvere il problema, a chi parlarne? A chi interessa?

La prima stesura:

• le domande sintetizzate in un unico documento riveleranno qual è la percezione del problema dei diritti, qual è la coscienza che gli alunni ne hanno.

La seconda stesura:

• i docenti interverranno su questo documento per aiutare gli alunni a trovare altre domande, per approfondire e riflettere.

• Si possono rivolgere domande anche a genitori, amministratori pubblici, ecc.

Prendere decisioni

Spetterà al Consiglio di classe e al Collegio dei docenti la decisione di intervenire per migliorare in qualche suo aspetto l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per dare compimento a quei diritti cha appaiono carenti e di difficile attuazione.

la rappresentazione

Per far sì che tutti siano sensibilizzati al problema dei “diritti di difficile attuazione”, consapevoli dell’importanza di ciò che si sta facendo, potrebbe essere utile passare dalle testimonianze, dai racconti informali e dalle notizie alla rappresentazione ad opera degli alunni.

Il fatto può essere rappresentato con un racconto o un dialogo (scritti con il metodo della scrittura collettiva), un disegno, uno spettacolo, una danza, un gioco di mimi, una mostra fotografica, ecc.

La rappresentazione può essere destinata ad altre classi, ai docenti, alla direzione della scuola, aperta per genitori, rappresentanti degli enti locali e associazioni culturali.

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la problematizzazione

Con un lavoro cooperativo a cui partecipano tutti gli alunni affiancati dai docenti, deve essere esaminata in modo approfondito e articolato la situazione individuata.

Devono essere messi in evidenza gli aspetti su cui si pensa sia opportuno intervenire e individuate soluzioni che, nella situazione data, sono considerate realisticamente possibili.

La descrizione sarà fatta con un lavoro di scrittura collettiva dalla classe.

la presentazione del problema

La presentazione del “diritto mancato o di difficile attuazione” e degli aspetti su cui si decide di intervenire verrà fatta da parte degli allievi a chi può collaborare per risolverlo (docenti, dirigente scolastico, personale della scuola, responsabili degli enti locali, genitori, esperti, ecc.).

interventi e soluzioni

Si consigliano interventi e soluzioni delimitati nel tempo e nello spazio e che tengano conto dell’età e del grado di maturità dei ragazzi coinvolti.

I luoghi degli interventi nella scuola: aule, laboratori, palestra, giardino (es. organizzare lo spazio/classe, organizzare una lezione per alunni di altre classi, disegnare le aiuole del giardino, organizzare una mostra); ma anche nella città: strade, piazze, parchi (es. partecipazione a manifestazione di solidarietà, a giochi e iniziative culturali del tipo “la scuola adotta un monumento”).

Quale ruolo per gli alunni

Gli alunni potranno decidere insieme ai docenti e ai compagnie con l’eventuale intervento di tecnici degli enti locali, esperti di associazioni culturali e genitori:

- che cosa/chi/dove/come/quando realizzare quanto deciso nei modi, nei tempi, nei luoghi e con le modalità di collaborazione concordati,

- apprendere ciò che è necessario sapere per decidere e per fare,

- agire tenendo conto che:

1. le decisioni e le attività sono collettive e concordate,

2. ognuno ha il suo compito,

�. i ruoli sono provvisori ma definiti,

�. le responsabilità sono individuali.

verifiche e valutazioni

Durante le attività è importante monitorare il lavoro a scadenze stabilite, focalizzando l’attenzione sui seguenti campi di osservazione:

- come si lavora,

- quali progressi,

- quali difficoltà,

- quali aggiustamenti.

Al termine dell’attività si verifica e si valuta:

- se l’iniziativa ha portato un miglioramento nell’attuazione del “diritto mancato”,

- se chi ha partecipato al progetto ha potuto apprendere comportamenti e nuove abilità e competenze,

- quali conoscenze e abilità apprese a scuola o altrove sono servite per realizzare il progetto.

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chi verifica e valuta

La valutazione spetta a docenti e tecnici. Agli alunni spetta l’autovalutazione intesa come momento di consapevolezza di sé, del proprio lavoro, delle relazioni con gli altri, dello scarto tra risultati attesi e risultati ottenuti (inizio di un percorso verso la metacognizione).

strumenti di verifica

- Prove individuali su conoscenze e abilità raggiunte nelle singole discipline.

- Schede di valutazione e di attestazione delle “competenze” raggiunte e del comportamento tenuto dai singoli alunni.

la documentazione

Si documentano le procedure utilizzate per dare attuazione ai punti fin qui descritti. Si documenta raccogliendo i materiali relativi a tutte le attività svolte.

Fa parte della documentazione anche il racconto dell’esperienza vissuta.

Si documenta per riprogettare.

La documentazione da parte dei docenti riguarderà:

- il “processo” e le procedure avviati al fine di rendere l’esperienza riproducibile;

- le conoscenze, le abilità, le competenze conseguite dagli alunni;

- i miglioramenti ottenuti nell’attuazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

La documentazione da parte dei tecnici riguarderà:

- gli interventi eventualmente fatti con il loro contributo per realizzare l’obiettivo del progetto.

La documentazione da parte dei allievi riguarderà:

- il loro percorso e il risultato ottenuto attraverso il “diario di bordo”, fotografie, filmati, cd, ecc.

Per concludere …

A supporto delle proposte sin qui esposte riportiamo qui di seguito il testo riguardante le Competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria. Tratto da Documento tecnico allegato al DM 22/�/2007.

imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.

Progettare: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.

comunicare: comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali); rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti,stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico,simbolico, ecc.) e diverse conoscenze

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disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).

collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la confl ittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri.

agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità.

risolvere problemi: affrontare situazioni problematiche costruendo e verifi cando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni

utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline.

individuare collegamenti e relazioni: individuare e rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica.

acquisire ed interpretare l’informazione: acquisire ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi

strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo

fatti e opinioni.

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bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le

affrontare

adeguate, raccogliendo

proponendo soluzioni

ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi

strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo

fatti e opinioni.

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BiBlioGraFia

R. A. Hart, La partecipazione dei bambini, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 200�

P. Freire, L’educazione come pratica della libertà, Mondadori, 1�7�

P. Freire, La pedagogia degli oppressi, Mondadori, 1�71

C. Freinet, Le mie tecniche, Nuova Italia, 1���

A. Marradi, Metodologia delle scienze sociali, Il Mulino, 2007

L. Mortari, La pratica dell’aver cura, Mondadori, 200�

A. Sen, Globalizzazione e libertà, Mondadori, 2002

UNICEF, Idee e materiali per l’anno scolastico 2008/2009, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 200�

UNICEF, Verso una scuola amica delle bambine e di bambini, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 2007

UNICEF, Nessuno escluso, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 200�

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