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Michelangelo Carta Editore direttore responsabile Nico Ivaldi [email protected] e 1,50 Anno III - n° 5 - Giugno 2007 Stampato su carta riciclata È in edicola all’inizio del mese Questo mese: Eccellenza in tour Grande artigianato da ammirare e da comprare nei castelli e nei borghi storici Bugs TV L’esilarante ascesa di quattro ragazzi torinesi Tesori afghani Al Museo di Antichità di Torino le preziose collezioni di Kabul piemontese Genio Com’è cambiato il mondo grazie agli inventori della nostra regione

piemonteseGenio - win.piemontemese.itwin.piemontemese.it/pdf/22. PM3-Giugno07.pdf · Michelangelo Carta Editore direttore responsabile Nico Ivaldi [email protected] e 1,50

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Michelangelo Carta Editoredirettore responsabile Nico Ivaldi [email protected]

ee 1,50

Anno

III -

n°5

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200

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È in edicola all’inizio del mese

Questo mese:

n Eccellenza in tourGrande artigianato da ammirare e da comprare nei castelli e nei borghi storici

n Bugs TVL’esilarante ascesa di quattro ragazzi torinesi

n Tesori afghaniAl Museo di Antichità di Torino le preziose collezioni di Kabul

piemonteseGenioCom’è cambiato il mondo grazie agli inventori della

nostra regione

Piemonte mese In questo numero 3

Chi l'avrebbe detto che a svelare ilmistero delle stelle cadenti è statoun piemontese? E che proprio a To-rino è stata inventata la nitroglice-rina? E che l'acqua di Colonia è sta-ta prodotta sì in Germania, ma da

due emigrati pie-montesi?

Sono molte,moltissime, leinvenzioni e le

scoperte chehanno fatto en-

trare molti perso-naggi piemontesi

nelle enciclopedie ditutto il mondo. ((PPiiee--mmoonnttee ee iinnvveennzziioonnii,, ddii

FFeeddeerriiccaa CCrraavveerroo,, pp.. 44))

I giovani di tutto il mondo hannotrovato la ricetta giusta per viaggia-re da un capo all'altro della Terraspendendo davvero poco. Questanuova generazione di viaggiatorifino a qualche anno fa era cono-sciuta nel mondo come quella deibackpackers,fa c i l m e n tericonoscibiliperchè sem-pre con unozainone sul-le spalle pie-no di tutto ilnecessar io:dai vestiti alcibo, dal sacco a pelo alla tenda.Oggi molti di loro sono conosciutianche come couchsurfer, “surfistidel divano”. ((MMaarriiaannggeellaa DDii SStteeffaannooccii ppaarrllaa ddeell ccoouucchhssuurrffiinngg iinn PPiiee--mmoonnttee,, pp.. 66))

Piante. Tante piante dappertutto,fuori dalla porta d'ingresso, all'in-terno, sull'ampio terrazzo: da quellegrasse e piccole, a quelle più alte,con rigogliose foglie verde smeral-do. Una sorta di giardino in minia-tura, dove la natura convive con fal-doni, pile di riviste, due computer eun portatile accesi, una tv. Uno spa-zio pieno di cose, immagini, creati-vo. È lo spazio di Manuela Cerri...((MMiicchheellaa DDaammaassccoo iinntteerrvviissttaa uunnaaffoottooggrraaffaa mmoollttoo ssppeecciiaallee,, pp.. 77))

da zone umide.All'ingresso sitrovano la volie-ra per gli animalimalati e numero-si nidi di cicogne,disposti su piat-taforme. Nelle al-tre zone sguazza-no gli anatidi, al-cuni abituati al-

l'uomo, altri selvatici come i Cava-lieri d'Italia. ((AAggnneessee GGaazzzzeerraa rraacc--ccoonnttaa ccoommee llee cciiccooggnneessoonnoo ttoorrnnaattee aa RRaaccccoonniiggii,,pp.. 1133))

Quest’estate alcuni dei piùillustri castelli piemontesidiventeranno la vetrina e iluoghi deputati alla pre-sentazione dell'artigiana-to tipico, tradizionale, arti-stico e innovativo d’Eccel-lenza. con la presenza de-gli stessi artigiani che, ladomenica, metteranno invendita i loro prodotti. Letappe della rassegna, iniziata amaggio nel Borgo Medievale di To-rino, sono Ivrea, Vogogna, Lagna-sco, Candelo, Montiglio, Galliate,Tagliolo Monferrato e Quinto Ver-cellese... ((LL’’EEcccceelllleennzzaa iinn ttoouurr,, ddii LLuu--cciillllaa CCrreemmoonnii,, pp.. 1144))

Fermagli in avorio, gioielli e lingottid'oro, vetri in stile greco-romano,oggetti indiani, capitelli corinzi,monili colorati di ogni forma e di-mensione: l'Afghanistan è approda-

to in Italia con tutti i suoi te-sori, e Kabul e Torino si

sono scoperte im-provvisamentevicine. Fino al23 settembre, alMuseo di Anti-chità si posso-no ammirare lecollezioni delMuseo Nazio-nale di Kabul

((FFrraanncceessccaa NNaaccii--nnii,, pp.. 1188))

Antonio Agù a Osasco del Brasile,Domenico Pogolotti detto “Dino” aCuba, Laura Maioglio a New York, ifratelli Clerico a Parigi, Pierre Gros-so in Provenza... A questi uomini edonne piemontesi, protagonisti di

Siete su scherzia parte, questavolta telefonici.Le zingaratesono quelle deiragazzi terribilidi Bugs Tv, eloro, i “bugs”,sono quattrotorinesi sullatrentina. Tuttoinizia quando i loro video online suMySpace diventano il profilo piùcliccato del sito e attirano l'atten-zione di alcune multinazionali del-l'informazione. La più veloce è Sky...((NNiiccoo IIvvaallddii ee ll''eessiillaarraannttee aasscceessaa ddeeiiBBuuggss..TTvv,, pp.. 88))

La Resistenza è stata un passaggiofondamentale della nostra storiarecente. Ci fu chi la visse da fian-

cheg g i atore ,chi da combat-tente, chi datesta pensan-te. E ci fu an-che chi, purnon disde-gnando di im-bracciare Sten,pistole e para-

bellum, preferì utilizzare la macchi-na fotografica. È il caso di LucianoGiachetti, il partigiano Lucien, chedopo la guerra fondò lo Studio Bai-ta a Vercelli ((AAlleessssiiaa ZZaacccchheeii ccii gguuii--ddaa aallllaa ssccooppeerrttaa ddeellll’’aarrcchhiivviioo nnaattooddaall llaavvoorroo ddii GGiiaacchheettttii,, pp.. 1111))

Mancava solo un tassello per com-pletare il programma che vede tu-telati dalla Regione tutti i Sa-cri Monti piemontesi; ecosì, il 16 febbraio2005, è stata istituitala Riserva NaturaleSpeciale del SacroMonte di Oropa, inprovincia di Biella,immersa nella me-ravigliosa “Conca”,l'alta valle, pratica-mente mai toccata dal-l’urbanizzazione. ((FFeeddee ee nnaa--ttuurraa ssii iinnccoonnttrraannoo aa OOrrooppaa,, ddii IIllaarriiaaTTeessttaa,, pp.. 1122))

Il Centro Cicogne e Anatidi, pocolontano dal Castello di Racconigi, èun grande parco ricco di vegetazio-ne spontanea e boschetti attorniati

Parliamodi...storie di emigrazione e ai vissuti in-dividuali e comuni di molti che la-sciarono il Piemonte per le terre“della fortuna” è dedicato il Museodell'Emigrazione “Piemontesi nelMondo” di Frossasco ((AAlleessssaannddrraaMMaarriittaannoo,, pp.. 2200))

Da qualche giorno sono particolar-mente sensibile alla bellezza. Il chepuò essere imputato in parte allatempesta ormonale che si scatenaal cambio di stagione e spiega per-

ché vado afare la spesalo stessogiorno allastessa oraogni quat-tro settima-ne, che c'è diturno il cas-siere belli-no; o perchèallungo dimezzo mi-glio la stra-da verso

casa solo per vedere quelli che gio-cano a basket... ((FFaabbrriizziiaa GGaallvvaaggnnoo,,ttoorriinneessee aa NNeeww YYoorrkk,, ssuullllee bbrruuttttuurreeee bbrruutttteezzzzee ddii uunnaa cciittttàà cchhee rreessttaa ccoo--mmuunnqquuee ““bbeelllliiffffiimmaa””,, pp.. 2211))

“La guerra èla guerra, e ungentiluomo lacombatte cononore: ma gliinteressi sonogli interessi, eun gentiluo-mo piemon-tese non li di-mentica mai”.Questa di si-curo fu la filo-sofia di vita di Carlo Giacinto Roerodi Guarene, al quale si deve la co-struzione del grandioso palazzo diPiazza Carlina e del castello di Gua-rene, di cui si occupa il nuovo librodi Roberto Antonetto ((pp.. 2233))

Volti, suoni, immagini del SognoOlimpico che ha proiettato l'imma-gine di Torino nel mondo: nel dvdDoes Passion Live Here?, appenaprodotto da BC Today, società dicomunicazione torinese e casa diproduzione, c'è tutto questo e altroancora ((pp.. 2233)) n

Inchiesta4 Anno III - numero 5Giugno 2007

Federica Cravero

E chi l'avrebbedetto che a sve-lare il misterodelle stelle ca-denti, che an-cora oggi lanotte di San Lorenzo tengono in-collati al cielo milioni di occhi intutto il mondo, è stato unpiemontese? E che pro-prio a Torino è statainventata la nitro-glicerina, uno deipiù diffusi esplo-sivi? E ancorache l'acqua diColonia è sta-ta prodotta sìin Germania,ma da dueemigrati pie-montesi? La creativitàdella nostraregione superadi gran lungal'immaginario col-lettivo che vorrebbeTorino e il Piemontesolo patria del gian-duiotto, dell'aperitivo edei grissini. Sono molte,moltissime, infatti, le inven-zioni e le scoperte che hannofatto entrare molti personaggipiemontesi nelle enciclopedie ditutto il mondo.A partire da quell'Amedeo Avoga-dro di scolastica memoria, fisico ematematico, che visse a Torino trail 1776 e il 1856. La legge e il nume-ro che portano il suo nome oggivengono studiati in tutte le scuolesuperiori e le università del mondo.E che dire del colpo di genio cheebbe Galileo Ferraris quando scoprìil campo magnetico rotante, che

consente iltrasportodel l 'ener-gia elettri-ca a di-s t a n z a ?Nato a Li-vorno Ver-cellese nel1847, lasua scoper-ta lo reset a l m e n t ecelebre cheil suo pae-

se natale decise di cambiare nomee in suo onore ancora oggi si chia-ma Livorno Ferraris.

S e m p r erimanendo inambito scientifico, non in moltisanno che, se è vero e noto che lalampadina è stata inventata daThomas Edison, a renderla cosìcome la conosciamo oggi è statoAlessandro Cruto, nato a Piossasconel 1847 e morto a Torino a 61anni. Fu lui, infatti, a preparare unfilamento di grafite purissima cheaveva un coefficiente di resistenzapositivo, che aumentava cioè conl'aumento della temperatura.

Quei fila-menti furo-no prodottiin una ditta

di Alpignano che fu poi assorbitadalla Philips.

È stato invece Alessan-dro Artom, astigiano

nato nel 1867 e al-lievo di Galileo

Ferraris, a in-ventare l'an-

tenna radio-direzionaletriangola-re (che èalla basedei siste-mi di tele-c o m u n i -cazione) e

il radiogo-niometro. A

p r o p o s i t o :A l e s s a n d r o

Artom non è lostesso Artom al

quale è intitolatauna celebre - o noto-

ria - via di Torino (quel-lo è Emanuele Artom,

partigiano ucciso nel 1944).Tuttavia l'inventiva dei

piemontesi non pare esser-si fermata a questa antica

età dell'oro. Solo nel 2005 l'Ufficio Europeo

dei Brevetti ha pubblicato ben457 registrazioni presentate daaziende piemontesi e torinesi, unnumero che continua a crescere(nel 1999 si erano registrati 341brevetti europei). La maggior parte,come rivela l'Osservatorio Brevettidi Unioncamere, provengono dallaprovincia di Torino (348 brevetti),seguita dai 38 di Alessandria, 26 diNovara, 24 di Cuneo.Il genio subalpino pochi anni fa hamesso a segno un colpo che ha cam-biato le abitudini di tutto il mondo,quando Leonardo Chiariglione - in-gegnere di Almese, Bassa Valle diSusa, e direttore delle ricerche suiServizi Multimediali al Telecom Ita-liaLab di Torino - ha inventato ilpiù rivoluzionario e diffuso sistemaper ascoltare musica, l'Mp3, e perguardare i video, l'Mpeg. La sua sco-perta è stata apprezzata a tal puntoche il prestigioso settimanale ame-ricano “Time” lo ha inserito, unicoitaliano in classifica, tra i 25 perso-

naggi in assoluto più im-portanti nel mondo diInternet.Ma per altre scoperte al-

trettanto rivoluzionarie occorrefare ancora un salto nel passato. Giovanni Virgilio Schiaparelli, natoa Savigliano nel 1835, è infatti con-siderato uno dei massimi astrono-mi dell'Ottocento per aver pubbli-cato Note e Riflessioni intorno allaTeoria Astronomica delle Stelle Ca-denti, in cui teorizzava il nesso trameteore e comete. Anche se la tra-dizione popolare aveva da sempretenuto in gran considerazione le“lacrime di San Lorenzo”, cosa inrealtà fosse e perché ci fosse una ri-correnza annuale in quel fenomenolo scoprì Schiaparelli, legandolo alpassaggio delle comete.Non dimentichiamo che il Piemon-te è anche terra di grandi medici.Non solo per il premio Nobel per laMedicina Rita Levi Montalcini, to-rinese alla quale va il merito di averscoperto il fattore di crescita nervo-so; e nemmeno solo per un altro to-rinese “di passaggio”, Renato Dul-becco, che qui studiò e partecipòalla Liberazione, prima di scoprire isegreti del genoma e vincere anch'e-gli il Nobel per la Medicina. Oltre a questi notissimi nomi, in-fatti, ce n'è uno assai meno cono-sciuto, che però ha inventato un og-getto di cui tutti, più o meno fre-quentemente, facciamo uso. Si trat-ta di Scipione Riva-Rocci, medico diAlmese in provincia di Torino, che il15 dicembre 1896 presentò allastampa scientifica lo sfigmomano-metro a mercurio, cioè lo strumen-to con cui si misura la pressione ar-teriosa. E se il suo nome ai più nondice nulla è anche perché Riva-Roc-ci non volle mai trarre guadagnodalla sua invenzione rinunciando abrevettarla e a sfruttarla dal puntodi vista commerciale. Altro nome poco conosciuto, mapresente nelle enciclopedie di mez-zo mondo, è quello di Ascanio So-brero, nato nel 1812 a Casale Mon-ferrato. Quando fece la scopertache lo rese famoso si trovava in unpalazzo di Via Giolitti a Torino, e sene accorse tutta la città: mescolan-do infatti il glicerolo con una misce-la concentrata di acido nitrico e aci-do solforico scoprì la nitroglicerina,uno dei più potenti esplosivi esi-stenti al mondo. Lo scoppio perpoco non fece crollare la casa e nonlo ammazzò, ma la scoperta permi-se ad Alfred Nobel di inventare ladinamite. In ambito meno dirom-

Dall'acqua di Coloniaalla nitroglicerina,

dalla macchinaper scrivere all'mp3:

la storia delleinvenzioni è piena

delle genialiintuizioni di medici,

scienziatie imprenditori

nati o vissuti nellanostra regione.

PitagoriciPiemontesi

Piemonte mese Inchiesta 5

pente e più pacifico, il composto an-cora oggi viene usato per trattarel'angina pectoris.Era nato invece a San Giorgio Ca-navese nel 1815 Antonio Michela,che inventò un meccanismo in gra-do di scrivere le parole di un orato-re alla velocità con cui questo parla,grazie a una serie di raggruppa-menti fonici. Si trattava di una pic-cola e portatile macchina a tastieraper stenografare, detta appuntomacchina Michela, che riscossesubito un enorme successo e an-cora oggi viene usata, anche se inversione computerizzata, per latrascrizione di dibattiti e confe-renze. Il primo ente ad utilizzarlafu proprio il Comune di Torino, cheil 20 gennaio 1879 fece un resocon-to stenografico di una riunione delConsiglio. Due anni dopo la sua in-venzione - già brevettata anche ne-gli Stati Uniti - la macchina fu adot-tata per la stesura dei dibattiti par-lamentari.Non fu invece apprezzata sul nasce-re, ma si rivelò poi di primaria im-portanza l'idea del novarese Giu-seppe Ravizza, che nel 1855 in-ventò la macchina per scrivere. I ta-sti, però, non avevano la forma at-tuale, perché si ispiravano a quellidel pianoforte, tanto che Ravizzadiede al meccanismo il nome di“cembalo scrivano”. E se la macchina per scrivere diven-ne celebre grazie a quella costruitaindustrialmente da Remington, ilPiemonte si riappropriò del prima-to grazie a Olivetti, che nel 1965realizzò la P101, soprannominata“La Perottina” in quanto concepitae realizzata da Pier Giorgio Perotto.Era il primo computer elettronicoprogrammabile del mondo, ed ora èesposto al Moma di New York. Nefurono venduti 44.000 esemplari,ma si trattò solo di una parentesi,prima che il predominio in tema dielettronica tornasse agli Stati Uniti.

Fin qui le scoperte legate alla scien-za e alla tecnica. Ma ad aver reso il-lustre il nome dei piemontesi sonostati anche ben altri tipi di inven-zioni e idee. È legata ad esempio alnome di Primo Nebiolo la più im-portante manifestazione sportivastudentesca al mondo, l'Universia-de, che lo scorso inverno è tornatanella sua città natale, Torino. E se non avevate mai pensato che ipiemontesi fossero dei gran roman-ticoni, forse non sapevate che è pro-prio merito di due abitanti della ValVigezzo emigrati in Germania l'a-ver creato una delle più famosearmi di seduzione di sempre: l'ac-qua di Colonia. Giovanni Paolo Fe-minis era partito da Crana e avevaraggiunto Colonia, dove aveva mes-so a frutto la sua passione per l'er-boristeria aprendo una distilleria incui vendeva, tra gli altri profumi,una Aqua Mirabilis di straordinaria

fragranza, che risultava ancheun antidoto a diversi mali. Mala sua scoperta sarebbe forsefinita nel dimenticatoio con lasua morte, avvenuta nel 1736a 70 anni, se un altro vigezzi-no e suo lontano parente,

Giovanni Maria Farina, partito daSanta Maria Maggiore, non avesseavuto l'intuizione di commercializ-zare il prodotto con il marchio diAqua Admirabilis - Eau admirablede Cologne. Farina si trasferì poi a

Parigi, contribuendo ancora più alladiffusione dell'acqua di Colonia,che ebbe poi immensa fortuna ab-binata al marchio Roger & Gallet.E chissà quanti altre scoperte e in-venzioni staranno prendendo pol-vere in qualche cassetto, dimenti-cate forse anche dai loro invento-ri, i quali non immaginavano dicerto che quel lampo di genioavrebbe potuto trasformarsi inuna rivoluzione.“Piemontesi pitagorici” insom-ma: se solo, oltre all’intelligen-za dell’inventore, avessero an-che la vanità di darsi un po’ diblaga., o almeno la grinta suffi-

ciente a non farsi soffiare il meri-to da qualche furbastro più bravonell’autopromozione. n

Qui sopra, l’Olivetti P101: il primocomputer programmabile al mon-do (1965).Sotto, il sistema di compressioneaudio-video MPEG-MP3.

Scoperte classiche e goloseIn questa carrellata non si possono trascurare scoperte e invenzioni le-gate al cibo, alcune delle quali celeberrime e che, lungi dall'essere dellesemplici ricette, si sono trasformate in prodotti di culto imitati in tuttoil mondo. A cominciare, ovviamente, dall’universo del cioccolato. A Torino fu inventato il cioccolato in forma solida, dando vita a una ric-ca produzione di praline e cioccolatini. E poi vennero i gianduiotti, natidal colpo di genio venuto a Prochet di unire al cioccolato un altro pro-dotto delle terre piemontesi, la nocciola. Qualche secolo dopo, fu la voltadella Nutella. Ma forse non sono in molti a sapere che proprio a Torinosono apparse per la prima volta le uova di Pasqua. A essere onesti, già allacorte francese di Luigi XV si ricoprivano le uova con il cioccolato, ma fua Torino che apparvero le prime uova interamente di cioccolato, con alloro interno la sorpresa.E fra i dolci un altro prodotto porta la firma di Torino: lo zabajone, ilSambajùn, da San (Pasquale) Baylon, santo e cuoco di vaglia, forse in-ventore di questa prodigiosa e rinvigorente golosità.Altra invenzione che dai salotti settecenteschi è stata poi esportata intutto il mondo è quella dell'aperitivo. Era il 1786 quando Antonio Bene-detto Carpano, in una bottega di Piazza Castello, creò il vermouth, unparticolare vino aromatizzato con erbe e spezie, che finirà addirittura sulgrande schermo nel celebre bicchiere triangolare di Martini in mano aJames Bond. Per non parlare dei grissini, già apprezzati da Napoleone, che li chiama-va “i piccoli bastoncini di Torino” e che erano stati creati nel 1679 dal for-naio torinese Antonio Brunero per Vittorio Amedeo II, che per una seriedi problemi gastrici non poteva mangiare il pane mal cotto e poco igie-nico dell’epoca. E il “mitico” Pinguino, il primo e più celebre gelato da pas-seggio. E il tramezzino, che vide i natali fra i marmi del Caffè Mulassano.Sono stati dei piemontesi, i Gancia, a produrre la prima bottiglia di spu-mante italiano, nelle loro cantine di Canelli. Per non parlare di Francesco Cirio, un venditore ambulante di frutta everdura di Porta Palazzo, con il sogno di racchiudere la freschezza dellaprimavera in un barattolo di vetro, che alle prese con caldaie e alambic-chi, partendo da Borgo Dora riuscì a diventare il primo e più importanteimprenditore dell'industria conserviera in Italia. Un'idea, quella dellepassate in bottiglia, dei pomodori e delle verdure in scatola, che ha cam-biato la vita e l’alimentazione di generazioni di italiani.

Tendenze6 Anno III - numero 5Giugno 2007

Mariangela Di Stefano

I giovani di tutto il mondo hannotrovato la ricetta giusta per viaggia-re da un capo all'altro della Terraspendendo davvero poco. Così, ol-tre a zaino in spalla e scarpe como-de ai piedi servono solo una guida,o qualche pagina stampata da In-ternet e la voglia di conoscere paesinuovi, per vivere una vacanza indi-menticabile, ma che sia rigorosa-mente low cost. Questa nuova generazione di viag-giatori negli ultimi anni era cono-sciuta nel mondo come quella dei

b a c k -p a c k e r s ,facilmen-te ricono-scibili per-chè sem-pre conuno zai-none sullespalle pie-no di tut-to il neces-sario: daivestiti alcibo, dalsacco a

pelo alla tenda. Oggi molti di lorosono conosciuti anche come couch-surfers, “surfisti del divano”. L'idea era venuta qualche anno faad uno studente proveniente dal-l'Alaska, Casey Fenton, che una vol-ta raccolti i soldi per comprare unbiglietto last minute per l'Islanda siera ritrovato a destinazione con letasche vuote e la necessità di trova-re un tetto sotto cui dormire. Fen-ton spedì 1500 mail agli studenti diReykjavik chiedendo ospitalità. Larisposta fu sorprendente tanto che,una volta tornato a casa il giovanemise su un sito (www.couchsur-fing.com) per mettere in comunica-zione quelli che cercavano un postodove pernottare e quelli che mette-vano a disposizione, gratis, il pro-prio divano, un comodo letto oanche solo uno spazio sul qualepoggiare un tappetino per sten-dere il sacco a pelo. Da allora migliaia di personehanno formato una comunitàvirtuale di viaggiatori che voglio-no visitare il mondo. Basta regi-strarsi al sito inserendo i dati, lapropria foto e l'eventuale dispo-nibilità di un divano. Il viaggio èassicurato!Naturalmente il couchsurfingnon poteva non contagiare Tori-no e alcuni suoi residenti. Per

scoprire chi sono basta iscriversi alsito. Cercando cercando si scopreun vero e proprio gruppo di torine-si doc che mettono a disposizione leloro stanze per chi viaggia. Si trattadi giovani uomini e donne che daquando hanno adottato questa fi-losofia hanno cominciato a viaggia-re, anche loro, in lungo e in largoper tutto il mondo. Abbiamo incontrato quello che si-curamente può essere consideratouno dei veterani del couchsurfing aTorino. Andrea Miola, 37 anni, im-piegato in un ente pubblico, ha vi-sto passare dalla sua casa ben 104couchsurfer in appena un anno. Èanche uno dei moderatori del grup-po locale del sito ufficiale del couch-surfing. “È capitato per caso di sen-tire alla radio un'intervista ad unragazzo del Lazio che aveva fattoquesta esperienza, ci racconta. Misono incuriosito e ho cercato su in-ternet per capire meglio di cosa sitrattasse”.Come lui, nel capoluogo piemonte-se, sono in tanti ad essersi incurio-siti prima e ad essersi appassionatipoi, tanto che lo scorso febbraio ènato un vero e proprio gruppo ditorinesi che conta oltre cinquantaadesioni, e decisamente si tratta diun numero destinato a crescere, so-prattutto nel periodo estivo. Dopo un mese dalla messa onlinedel suo profilo, Andrea aveva già ri-cevuto il suo primo ospite, un ra-gazzo dell'Honduras che ancoraoggi consiglia ai suoi amici che deci-dono di passare da Torino, di per-nottare in quella casa di corso Trie-ste. “Ho capito che questo era ilmondo giusto per portare il mondo

dentro la mia casa anche quandonon ero in vacanza. In questo pe-riodo mi sono fatto nuovi amicicon i quali tengo i contatti grazie amessenger o skype. Inoltre ho sicu-ramente migliorato il mio ingleseparlato” ci spiega Andrea che, nelsuo appartamento, ha quattro po-sti letto disponibili per i suoi ospiti.Da allora è cambiato non solo il suomodo di vivere la sua casa, ma an-che il suo modo di viaggiare. An-drea ha anche cominciato a fare dasolo una vera e propria promozioneturistica di Torino e delle sue mon-tagne, e quando arrivano i suoiospiti non perde l'occasione di fareloro da Cicerone, orari di lavoropermettendo. D'altronde lui ha avuto modo di vi-sitare, in un anno, Ucraina, Letto-nia, Lituania, Estonia, Polonia,Francia, Svizzera e diverse città ita-liane, e adesso si sta preparando aun viaggio in Svezia. Naturalmentenon prenoterà nessun ostello o al-bergo, ma navigherà sul sito pertrovare qualcuno che metta a di-sposizione un posto letto o un diva-no. “È un modo completamente di-verso di viaggiare, spiega. Bastacontrollare quale sia un viaggio eco-nomico, più o meno lontano, perpoi non doversi preoccupare dinient'altro”.Naturalmente, bisogna avere unamentalità molto aperta ed è facil-mente immaginabile che questotipo di turismo si addica soprattut-to ad una fascia d'età giovanile. Lapaura spesso è quella di avere deidubbi sulla persona che si ospiteràe viceversa su quella che darà ospi-talità, ma anche in questo il portale

viene in aiuto, perchè i couchsurferche vanno e quelli che vengono pos-sono lasciare dei commenti sulleschede di ognuno, e la cosa fonda-mentale è che quelli negativi nonpossono essere cancellati da nessunutente. In più, i profili vengono inaiuto nella scelta della casa nellaquale si pensa di andare ad allog-giare per sapere qualcosa del pro-prio ospite e non capitare con unapersona incompatibilmente diversada noi. “In ogni caso, rassicura An-drea, si tratta sempre di personeeducatissime che entrano in puntadi piedi nella tua casa e poi, almenoper quanto mi riguarda, esco sem-pre con chi ospito e non mi sonomai trovato male, anzi”. E quando diceva che il mondo en-trava a casa sua, Andrea non scher-zava, perchè di sicuro chi vieneospitato conosce le regole dellabuona educazione e non arriva maia mani vuote. Infatti i viaggiatoriportano in valigia dei piccoli “pen-sieri” e la casa di Andrea testimoniail passaggio di ognuno di loro. Nelfrattempo anche lui si è attrezzato,facendo una piccola scorta di pro-dotti tipici piemontesi “dal Bicerinai nocciolini di Chivasso, dalle tazzecon la Mole Antonelliana ai gadgetolimpici che ho “spacciato” duranteil periodo dei Giochi”. Insomma sitratta di un modo di pubblicizzareil territorio decisamente alternati-vo, che dà la possibilità di vivere To-rino con chi torinese lo è, e che puòfar conoscere la città meglio diqualsiasi guida. Di recente proprio il gruppo di An-drea ha organizzato una camminatain Val di Susa per far visitare le valliagli stranieri, e anche agli italiani chenon conoscono le bellezze delle no-stre montagne. “Eravamo in 67 e cisiamo conosciuti tutti su Internet. Èstato un successo”. In estate il couchsurfing entra nel vivoe forse, tra qualche settimana, guar-

dando il profilo di Andrea sulportale internazionale, alle sim-patiche foto dei suoi 104 si ag-giungerà qualche nuovo arrivato. È un modo di viaggiare che vaprovato, se si ha la passione pergli spostamenti. O forse baste-rebbe solo iscriversi e mettere adisposizione il proprio divanoper provare ad essere un po’ Ci-ceroni della propria città, comeAndrea, e trovare amici in giroper il mondo. Non si sa mai,forse nel futuro di molti di noic'è uno zaino in spalla e la paro-la “couchsurfing”. n

del divano

Impazza una nuovamoda fra i giovani

viaggiatori delpianeta: il

“couchsurfing”,ovvero l'offerta di

spazi anche minimi(divani, tappeti,

angoli della casa)dove ospitare turisticon le tasche vuote.

Così, anche a Torino…

I surfisti

Piemonte mese Persone 7

Michela Damasco

Piante. Tante piante dap-pertutto, fuori dalla por-ta d'ingresso, all'interno,sull'ampio terrazzo: daquelle grasse e piccole, aquelle più alte, con rigogliose foglieverde smeraldo. Una sorta di giardi-no in miniatura, dove la natura con-vive con faldoni, pile di riviste, duecomputer e un portatile accesi, unatv. Soffitto molto alto, luce soffusa.

Uno spazio pieno di cose, immagi-ni, creativo. È lo spazio di ManuelaCerri, fotografa professionista: ilsuo studio, LUNICA, in centro a To-rino. “Il nome ricorda la luna, ma ri-manda anche a l'unica, riferito ame” dice sorridendo dall'altro latodel tavolo. Capelli corti, aria sbarazzina, sguar-do curioso e interessato, chiacchie-ra con piacere del suo mestiere, in-trapreso dopo l'istituto d'arte, dueanni di pittura, tre di architettura edue di lettere: “Ho insegnato educa-zione artistica per undici anni, poiho deciso di fare fotografie”.Comincia collaborando con giorna-liste e aggregazioni femminili. Ilprimo lavoro risale al 1975-76, unlibro della casa editrice Paravia. Illavoro in studio arriva nell'80, dopol'incontro col fotografo RodolfoSuppo, l'entrata nell'albo dei profes-sionisti nell'82. Dieci anni fa, la scel-ta di uscirne, ed ora collabora connumerose riviste, è conosciuta nel-l'ambiente e si è specializzata nellefoto d'arredamento, ma soprattut-to di piscine e giardini.È da poco uscito il primo libro tuttosuo, Dove nasce un giardino? edito-re Logos. I suoi scatti interpretano17 giardini in tutta Italia, da Pine-rolo all'umbra Volteriano, progetta-ti dalla paesaggista tedesca AnjaWerner, che vive nei pressi di Pia-cenza. “La sfida, spiega Manuela, èstata riuscire a produrre un'operarispettosa del progetto architetto-nico e dei proprietari dei giardini,che in più potesse avere uno spaziocreativo”. Un'impresa non facile.“Sarà che ho studiato architettura,

ma mi piace vedere la pla-nimetria di quello chedevo fotografare: devo conoscere ilprogetto che sta dietro, per riuscirea conciliarlo con tutto il resto, e inquesto mi sono trovata in sintoniacon Anja, che ama creare giardini inarmonia con le caratteristiche ar-chitettoniche e le esigenze dei pro-prietari”. Basta dare un rapido sguardo allefoto per rendersene conto. Manue-la le mostra con la passione di chivuole “documentare la bellezza del-le cose che esistono”. E quale occa-sione migliore se non giardini fattidi ruscelli, fontane, laghi, piscine,sentieri, pergolati silenziosi, ma an-che geometrie esaltate da colorisgargianti e numerosissime speciefloreali. “Ho privilegiato piante dispecie tutte diverse l'una dall'altra,in modo da avere una panoramica ditutte le tipologie floreali”. Il discorsobotanico la interessa molto: non acaso ha anche iniziato a scrivere sualcune riviste dell'argomento. Il libro ha richiesto più di trecentoscatti, due anni di lavoro e una fati-ca non indifferente, dato che la sta-gione e le condizioni di luce sonofondamentali. “Ci vuole pazienza,per aspettare che arrivi la luce giu-sta: il sole, ad esempio, distrugge ilgiardino, perché non si vedono idettagli. Una volta sono andatafino a Piacenza apposta per foto-grafare dei bulbi che fioriscono pri-ma di altri”. È perfezionista, Manuela: “Volevoche fosse un capolavoro, e quandoad un certo punto sono passata dal-la pellicola alla macchina digitaleavevo paura di perdere le foto”.L'attenzione per il particolare e per

la visione d'insieme alcontempo l'ha portataa cercare di ritrarre

ogni giardino in relazio-ne alla casa in cui è inserito. “Il fattodi arrivare a un libro risponde all'e-sigenza del racconto: dopo tantoche uno fotografa, sente il bisognodi approfondire”.Dal modo in cui spiega le sue scelte,si intuisce l'amore non solo per lafotografia, ma anche e soprattuttoper gli oggetti ritratti. “Adoro stareall'aperto, l'acqua, piante e fiori, ilcaldo”. Il suo ideale di giardino è in-fatti un po' diverso dalla filosofiache ispira buona parte di quelli chesi trovano nel nord Italia. Manuelaè reduce da un viaggio a Bali e Te-nerife, sempre per lavoro, e spiega ledifferenze che ha riscontrato: “Igiardini tropicali sono concettual-mente diversi, fatti più per esserevissuti che per essere visti”. Laggiùgiardino e casa sono la stessa cosa,“il giardino è chiuso in un recinto dimuro e si trasforma in una stanza acielo aperto”. Questa concezione sisposa meglio con la sua filosofia: “Ilgiardino è la natura nel mio spazioprivato, non sono io che voglio an-dare nella natura”. Una visione “in-timista” che la porta a far crescere ilpiù possibile anche le piante sul suoterrazzo, che mostra con l'orgogliodi chi ha il pollice verde, per delimi-tare il suo terreno, che in quantotale deve essere suo e di nessun al-tro. Il suo sogno è andare a vivere inun'isola calda “dove non c'è mai l'in-verno, ma bisogna vedere se ci rie-sco”.Nel frattempo, viaggia. Un'altrapassione, questa, che ha scopertotardi, ma a cui dà sfogo appena può.Appena rientrata da Bali e Tenerifeè di nuovo in partenza per Napoli el'isola di Pantelleria, dove è già statadiverse volte e a cui è legato un

aneddoto simpatico. Fanno partedel suo studio, infatti, anche duegatti, che spesso fanno capolino da-gli alti scaffali: Blue (“Da Blue eyes,perché ha gli occhi blu, che ho tro-vato in Liguria, dove andavo in va-canza”) e Panti, diminutivo non ca-suale di Pantelleria. “L'ho trovataneonata anni fa proprio nell'isola:era nel motore della Panda che ave-vo affittato. Si è rintanata in unbuco e non si lasciava avvicinare,ma quando è stata ora di tornare, leho fatto undiscorsettoe l'ho con-vinta a ve-nire con mea Torino”.Anche men-tre raccontaquesto par-ticolare, isuoi occhivivaci si il-luminano. Nonostanteuna lunga carriera di successo, Ma-nuela Cerri, la fotografa amantedella natura non ha intenzione difermarsi, anzi: ha in testa progettiben chiari. “Vorrei realizzare un li-bro sui giardini di Pantelleria, piùvicini al mio ideale, come nel restodel Sud Italia, e vado là apposta perparlare con dei progettisti”. In pro-gramma ha anche di contattare ri-viste all'estero e di creare una sortadi archivio botanico e paesaggisti-co che possa rimanere e avere sen-so di esistere anche quando non la-vorerà più. La cosa bella di Manuela è che ac-compagna sempre le parole con im-magini: il suo tono è tranquillo madeterminato, le decisioni e i proget-ti per il futuro sono quelli di unospirito libero, di chi riesce a fare ciòche gli piace. “Dalle foto pubblicita-rie in studio, sono passata primaalle case, poi ai giardini e alle pisci-ne: ho unito nel mio lavoro tutti imiei amori, il caldo, l'acqua, la natu-ra e, dopo tutti questi anni, vogliofare le foto che mi piacciono”. Sorri-de di nuovo, soddisfatta. E, guardando i suoi scatti, con sa-lotti che hanno la loro naturale pro-secuzione in una piscina, o fiori co-loratissimi, o ancora piscine biolo-giche con dentro piante depuranti,o cucine e bagni a cielo aperto, tiviene voglia di andare immediata-mente lì. O almeno, di andare conlei in quei posti e vederla all'opera,magari con un bel tuffo nell'acqua enel verde al termine del lavoro. n

Manuela Cerrifotografa la naturaper documentare labellezza delle cose

che esistono.Le immagini delsuo ultimo libro,

dedicato ai più beigiardini italiani, nesono la conferma.

la siepeIl clic oltre

Persone8 Anno III - numero 5Giugno 2007

Intervista di Nico Ivaldi

L'operatrice di un call centerriceve una te-l e f o n a t ad'aiuto: “Sia-mo a bordodi un elicotte-ro, abbiamo finito il carburante,dobbiamo fare un atterraggio d'e-mergenza”, urla una voce concitata,coperta dal turbinio delle pale del-l'elica, “stiamo sorvolando Milano,ci può indicare una pista dove atter-rare nel centro città? Che non siaun parcheggio sotterraneo, ovvia-mente!”. Siete su scherzi a parte, questa vol-ta telefonici. Ma la sventurata im-piegata del call center non potevasaperlo e così si è trovata involonta-ria protagonista di “Phone Bugs” suCanal Jimmy di Sky, vittima di una

delle tantezingarate deiragazzi terri-bili di Bug-sTv, realizza-ta nell'abita-colo di un'au-tomobile (ilnome dellamarca è an-cora top se-cret, ma siparla di unaAston Mar-

tin…) e con tanto di effetti speciali.Loro, i “bugs”, le cimici, sono quat-tro torinesi sulla trentina, anno piùanno meno, anche se qualche fuoriquota c'è. Tiziano Lamberti ha l'ariadel più intellettuale. Nik Bello sem-bra il più creativo. Francesco Gra-nieri non ha partecipato all'intervi-sta e quindi non possiamo descri-vervelo. Jacopo Morini, quello bion-do e sempre sorridente (che in unaclip fa emergere da sotto le lenzuo-la una baguette ad una ragazza stre-pitosa e incredula che gli porta a let-to la colazione) è figlio di Francesco,granitico stopper juventino deglianni Settanta. La favola ha inizio quando i loro vi-deo (brevissime clip, parodie di filmo semplici scherzi alla gente), messionline su MySpace, in pochi giornidiventano il profilo più cliccato delsito e attirano l'attenzione di alcunemultinazionali dell'informazione.La più veloce è Sky, che per il suoCanal Jimmy acquista dai ragazziun format di 60 puntate di scherzitelefonici ai call center per un com-penso stratosferico…100.000 petroldollari (Jacopo)

CCaarrii BBuuggss,, mmaa aallllaa tteelleeffoonniissttaa ddeelllloosscchheerrzzoo ddeellll''eelliiccootttteerroo nnoonn èè vveennuuttooiill dduubbbbiioo cchhee……Sì, ma noi glielo abbiamo fatto pas-sare; siamo serissimi e professiona-li. (Tiziano)E aggiungo che siamo cintura nera discherzi telefonici da anni. (Jacopo)In tutti i casi l'operatore è obbligatoa cercare le informazioni richieste equindi non può pensare ad unoscherzo. (Tiziano)Anche se alla quarantovesima ri-chiesta strana, qualche dubbio, saicom'è… (Nik)

CCoommee qquueellllaa vvoollttaa ddeelllloo sscciimm--ppaannzzèè……Abbiamo detto all'operatrice diaver trovato un cucciolo di scim-panzè in collina che stava defecan-do nella nostra auto e non sapeva-mo cosa fare. Loro hanno mobilita-to l'ente protezione animali e unsacco di altra gente per aiutarci…(Jacopo)

CChhii ffaacceevvaa iill vveerrssoo ddeellll''aanniimmaallee??(Volevo vedere fino a che punto, inun bar della precollina, all'ora dell'a-peritivo, in mezzo a tanta gente, chidei tre si sarebbe compromesso…)Presente! (Jacopo). E giù col verso:Ihhhii uuuhhhu iiihhhuuuu, vi assi-curo che è identico! E questo comelo scrivi? (Jacopo)

PPeerr ii vvoossttrrii sscchheerrzzii aavvrreettee cchhiiaammaattoo

ttuuttttii ii ccaallll cceenn--tteerr ppoossssiibbiillii,,iimmmmaaggiinnoo??Tutti, e spesso

ci è pure capitato d'imbatterci nellastessa telefonista, ma siamo statitalmente abili che non ci ha ricono-sciuto… (Tiziano)Abbiamo camuffato bene la voce eusato baffi finti per non farci rico-noscere! (Nik)(Risata di gruppo, intervistatorecompreso, e mentre ci venivano ser-viti gli stuzzichini con l'aperitivo,Nik Bello in pochi secondi ha spaz-zolato tutto, noccioli delle olivecompresi...).Ma se le telefoniste non ci vedeva-no! (Tiziano) Ah, non ci vedevano? Non lo sape-vo… (Nik)

PPeerròò,, lloo sscchheerrzzoo ddeellll''eelliiccootttteerroo,, rraa--ggaazzzzii,, qquueelllloo èè ssttaattoo uunn aauutteennttiiccooccaappoollaavvoorroo..Abbiamo perfino allestito la mac-china con la cloche, io ero vestito dapilota, Jacopo da co-pilota e Tizia-no era un businessman con tantodi ventiquattrore che doveva recar-si ad un appuntamento d'affari. Ilproblema era creare il panico e peg-giorare la nostra situazione. Men-tre la poveretta dell'89 24 24 sisbatteva per trovarci lo spiazzo perl'atterraggio, abbiamo fatto partireuna mitragliata nella carlinga dell'e-licottero, con un effetto sonoroadatto, ed abbiamo cominciato adurlare, come se stessimo precipi-tando. Alla fine c'è stata un'esplo-sione. Sentivamo in sottofondo la

voce della telefonista checonfabulava con i colleghi,tutta affannata e spaventa-tissima. Allora le abbiamo

detto: Guarda che è uno scherzo, seisu Canal Jimmy! (Nik)E la ragazza, una napoletana, haesclamato, sollevata: Mannaia, misono cagata sotto! (Tiziano)

Gli scherzi dei Bugs potete vederliogni sera nel programma “PhoneBugs”; sono singoli sketch di cinqueminuti trasmessi alle 19:50 su Ca-nal Jimmy, mentre alla domenicac'è di che abbuffarsi con la puntatada venti minuti alle 20:15. Se possi-bile, tra i tanti, non perdetevi quellodal titolo “Carro funebre”.

MMaa vvooii cchhii ssiieettee,, iinn rreeaallttàà??Quattro creativi ... (Tiziano)O forse quattro creatini… (Nik)Non diciamo cos'eravamo nelle viteprecedenti. Partiamo da quattro ra-gazzi torinesi, e ci teniamo a dirlo,T-O-R-I-N-E-S-I, che hanno realiz-zato questo progetto prima su In-ternet e poi alla tivù. Ma in prece-denza ognuno di noi ha lavorato inambiti diversi (Jacopo)Però poi ci è successo come quandoincontri la donna della tua vita, chetutte quelle che hai avuto primaimprovvisamente spariscono. Cosìè stato per noi. Noi per l'altro siamogli uomini della loro vita. (Tiziano)

MMaa qquueessttaa sseerraa nnoonn vvii mmaannccaa FFrraann--cceessccoo??Normale, lui non c'è mai nelle gran-di occasioni (Jacopo)Francesco è andato in Messico acercare fortuna, ma non l'ha trova-ta e quindi è tornato a fare i videoda stupidi con noi; per nostra for-tuna perché Francesco è il fuori-classe assoluto del gruppo, ma èbene che non lo sappia (Tiziano)In realtà è lui il nostro improvvisa-tore ufficiale (Nik)Beh tutti lo siamo, ma lui stupisceanche noi perché alle volte fa qual-cosa che non ci aspettiamo, insom-ma… non è controllabile (Tiziano)

IImmpprreevveeddiibbiillee??No, pericoloso. (Jacopo)In realtà in questo gruppo ci com-pensiamo a vicenda, ognuno ha lasua caratteristica e può fare qual-siasi cosa, perché ognuno ha porta-to in dote qualcosa (Nik)

EE llaa ttuuaa ddoottee qquuaall èè??Nik ha la dote che non ha doti (Ja-copo)

call centerCimici nel

L'esilaranteascesa dei

Bugs.Tv, quattroragazzi torinesi

che hannoinaugurato unanuova forma

di comicità primasul web e ora sulpiccolo schermo.

Piemonte mese Persone 9

Siamo seri, la sua dote è quella chelui più di noi ha l'immagine del pro-dotto finito dal punto di vista visi-vo (Tiziano)Da noi l'idea raggiunge la perfezio-ne quando è passata attraverso tut-te e quattro le teste (Nik)

I Bugs provengono dalla musica(Jacopo aveva anche dato vita colfratello Andrea ad una band, glimp2) mentre Nik ha esperienze divideo e Tiziano arriva dal campopubblicitario e cinematografico. DiFrancesco non sappiamo. I tre sonomolto reticenti al proposito.

FFaattee ddaavvvveerroo ttuuttttoo vvooii?? AAnncchhee lleemmuussiicchhee??Molto spesso le musiche diBugs.Tv sono nostre, ma in futuroci piacerebbe utilizzarle sempre dipiù (Jacopo)

MMaa ll''aavvrreessttee ddeettttoo ssoolloo uunn ppaaiioodd''aannnnii cchhee ssaarreessttee aarrrriivvaattii aa qquueessttiilliivveellllii??Veramente noi pensavamo meglio,ma è andata così… (Tiziano)Noi crediamo che la rete sarà la

tivù del futuro, ne siamo convintis-simi. E quindi tutte le nostre ener-gie le stiamo concentrando sul web(Jacopo)

SSuull vvoossttrroo ssiittoo wwwwww..bbuuggssttvv..nneett cc''èèaanncchhee uunnaa ccoossaa ccaarriinnaa:: ll''iissccrriizziioonneeaallllaa vvoossttrraa mmaaiilliinngg--lliisstt ddàà ddiirriittttoo aa……..… ricevere ogni lunedì mattina unnostro video. E quando cade nellavostra giornata più nera, fatevi duerisate con noi. Siamo pieni di amiciche ci ringraziano dall'ufficio per laspinta che gli diamo ad iniziare unasettimana di lavoro (Nik, Tiziano eJacopo quasi in coro. Stonato, masempre coro)

CCoommee nnaassccoonnoo llee vvoossttrree iiddeeee??Di getto, e quindi Internet è il cana-le migliore per esprimerle. Noi fac-ciamo una mossa e il pubblico ride enoi lo vediamo, perché ce lo scrivo-

no subi-to. È que-sta par-t e c i p a -zione checi dà lac a r i c a(Tiziano)Con larete ser e a l i z z iun videoin unan o t t el'indoma-ni tutti

possono già vederlo (Nik)

UUnn eesseemmppiioo??Il video “Patience”, parodia di quellodei Take That, l'abbiamo realizzatotutto in una notte. Alle tre del mat-tino eravamo in una cava di ghiaia

a girare e alle undici avevamo fini-to. Il pomeriggio Nik aveva monta-to il video. E poco dopo la gente giàci scriveva (Jacopo)E tutto questo senza essere pagati,anzi se volete fare un versamentoquesto è il numero di conto 37482(Tiziano)… ma quello è il tuo conto! (Nik).Vabbè, poi giro i soldi anche a voi…(Tiziano)

MMaa nneellllaa vviittaa vvoolleevvaattee ffaarree qquueessttoo??No, volevamo fare i ginecologi!(Jacopo)

EE ccoommee aavveettee iimmppaarraattoo qquueessttoo mmee--ssttiieerree??Con l'istinto e la curiosità. Io hosempre avuto con le cose un ap-proccio che non dev'essere didatti-co. A scuola facevo abbastanzaschifo e devo ancora finire l'Univer-sità. Sono autodidatta. Anchequando compro qualcosa non leggomai le istruzioni, prendo e monto…(Nik)… Devi vedere com'è montata casasua con i mobili dell'Ikea! (Tiziano)Nik ha un approccio istintivo con

tutto, pure con le donne (Jacopo)Io lo stesso, e questa è una caratte-ristica che ci accomuna. Ho impa-rato a suonare da solo da tre anni(Tiziano)

PPeerr cchhiiuuddeerree vvii ffaacccciioo uunnaa ddoommaannddaammaarrzzuulllliiaannaa:: ffrraa ddiieeccii aannnnii ddoovveevvoorrrreessttee vveeddeerrvvii??Io non so neanche cosa farò doma-ni mattina e poi preferirei non par-lare della mia vita privata, perchénon vorrei… (Nik)... annoiarvi? (Tiziano)Io invece vorrei vedermi sposato,con figli e so già che a cena avròsempre o Tiziano o Nik (Jacopo)Sarà un evento, aspettiamo il tuomatrimonio perché c'inviti a cena acasa tua; finora non è mai succes-so… (Tiziano) Chiudiamo con una chicca: a Roma,per l'anteprima di Spider Man 3,sarà proiettato, come spot di MySpace, il loro video “Il Signore del-l'Anello” (intanto, andatevelo a gu-stare sul sito). Internet, piccolo schermo, grandeschermo: l'evoluzione dei Bugs, leimpertinenti cimici, continua. n

www.piemonte-magazine.itCucina, Tradizioni, Luoghi

Piemonte mese Testimoni 11

Alessia Zacchei

La Resistenza è stataun passaggio fonda-mentale della nostrastoria. Ci fu chi la vis-se da fiancheggiatore,chi da combattente,chi da testa pensante.E ci fu anche chi, purnon disdegnando diimbracciare Sten, pi-stole e parabellum,preferì utilizzare lamacchina fotografica. Come Lucia-no Giachetti, biellese, partigianodella XII Divisione “Nedo” delle Bri-gate Garibaldi, nome di battagliaLucien, che visse il periodo resi-stenziale portando al collo la suaLeica e documentando la vita deipartigiani e le azioni di guerra.

Nato a Biella nel 1921, frequentò laprestigiosa scuola di fotografia to-rinese “Teofilo Rossi di Montelera”,iniziando la sua carriera alla finedegli anni Trenta con La Stampa eimpiegandosi poi nello studio di fo-tografia “Cervus” di Biella. Durantela guerra fu arruolato nell'VIII Reg-gimento del Genio come operatorefotografico e cinematografico suvari fronti europei. Nella sua lungacarriera, interrottasi solo alla suascomparsa, avvenuta a Vercelli nel1993, si dedicò alla fotografia socia-le, fotocronaca, di costume e tecni-ca su committenza. La più grande documentazione ico-nografica del periodo resistenzialein Italia la si deve proprio al lavorodel partigiano Lucien, che sfidò lecomprensibili remore di capi e com-pagni scattando istantanee di vitaquotidiana divenute poi una docu-mentazione interessantissima perstorici e studiosi. “Ho avuto dei pro-blemi non indifferenti”, spiegò lostesso Giachetti in una intervistarilasciata nel 1977 a Enrico Villa.“L'unico [ad autorizzarmi] era stato

Gemisto [ilcomandantepar t i g i ano

Francesco Moranino] ... posso diregrazie a lui se sono riuscito a farequesto lavoro. Ma era un'incoscien-za massima, devo ammetterlo”. Lascarsità di mezzi, la cattiva qualitàdelle pellicole e le condizioni estre-me in cui si trovò a operare non gliimpedirono di raccogliere una gran

quantità di materiale, giunto quasiinteramente fino a noi. Molte fotografie vennero realizzateusando spezzoni di pellicola cine-matografica e furono sviluppategrazie ad amici farmacisti che for-nivano i prodotti chimici per lo svi-luppo e la stampa. I negativi eranopoi nascosti nelle stalle, nei fienili,sotto fascine o cataste di legna, epare che tutti siano stati puntual-mente ritrovati, facendo arrivarefino a noi un'imponente documen-tazione di vita quotidiana. E anchequalche foto entrata nella storia,come lo scatto intitolato poi Inver-no partigiano (o Inverno nelle cam-pagne di Masserano), “rubato” daGiachetti nel corso di quella chevenne chiamata proprio “battagliadi Masserano”. La foto ritrae ungruppo di partigiani che si stagliasul candore della neve in un'alba ge-lida del dicembre 1944 (o dei primimesi del 1945, le testimonianze di-scordano): il gruppo di garibaldiniera accerchiato da tedeschi e repub-blichini, e riuscì a salvarsi attraver-sando una roggia poco distante.

Dopo la Liberazione l'immagine di-venne il simbolo di tutta la Resi-

stenza italiana, varcando i confininazio-n a l ip e r

essereesposta e pubblicata in Europa occi-dentale, Unione Sovietica, Jugosla-via e Stati Uniti. Ci fu anche chi sene approfittò attribuendosi falsa-mente il merito dello scatto e vin-cendo addirittura concorsi fotogra-fici. Nel pubblicarla, alcune testategiornalistiche la spacciarono (nonsi sa se con intenzione o per super-ficialità) per una foto della resisten-za monferrina, russa o montene-grina. Ma Lucien non si preoccupòmai molto di tutto questo: la copiadel negativo era depositata a suonome all'Archivio del Museo Stori-co di Roma e questo gli bastava. Nel 1948 Giachetti fondò a Vercellicon il cugino Adriano Ferrari, (an-ch'egli ex partigiano con il nome diMusik) l'agenzia “Fotocronisti Bai-ta”, dal nome dell'opuscolo clande-stino della XII Divisione Garibaldi.“Tutto nell'obiettivo dei Baitini” erail motto dell'agenzia, della qualeGiachetti, dopo il quasi immediatoabbandono di Ferrari, si ritrovò benpresto unico titolare. L'interesse del fotografo rimaseconcentrato sulla cronaca e sulladocumentazione sociale, seguendoil filone tracciato in Italia dalla cor-rente neorealista, e in America dallavoro dei reporter di Life. Tra i suoilavori figurano reportage mai bana-li sulla vita delle mondariso, scattidi vita contadina legati al “San Mar-tino”, la scadenza del contrattodei salariati (gli schiavandari)che si spostavano da una casci-na all'altra con la famiglie e ilcarro stracarico di masserizie. Tutti i maggiori avvenimentidella città di Vercelli sono passa-ti nell'obiettivo dei “baitini”, e ilpatrimonio fotografico accumu-lato non è andato disperso. Na-sce infatti nel 1997 a Vercelli,per volontà testamentarie dellostesso Giachetti, scomparsoquattro anni prima, l'ArchivioLuciano Giachetti - FotocronistiBaita, diretto dalla storica e cri-tica della fotografia Laura Ma-nione, che raccoglie ben 500.000pezzi tra positivi e negativi frut-to di quasi cinquant'anni di la-voro del fotografo e dei suoi colla-boratori. Gli enti fondatori sono ilComune di Vercelli, gli eredi di Gia-chetti e l'Istituto Storico della Resi-

stenza di Varallo Sesia. “I primi annici siamo dedicati a archiviare eschedare l'immensa mole di mate-riale raccolto negli anni dall'agen-zia” spiega la direttrice Laura Ma-nione. “Terminato questo lungo mafondamentale lavoro, dal 2004 ab-biamo potuto finalmente promuo-vere la diffusione e la conoscenza diquesto preziosissimo materiale or-ganizzando mostre e convegni. In-tanto il nostro lavoro prosegue conil progetto annuale Anni50anni,una mostra annuale itinerante de-dicata agli avvenimenti e alle imma-gini di cin-q u a n t ' a n n iprima, men-tre entro il2007, annodedicato allepari oppor-tunità, orga-n i z z e r e m ouna mostradedicata alledonne, cheintitoleremo“Sguardi alla pari”. Inoltre pensia-mo di dedicare uno spazio espositi-vo al 1947, anno della Costituente equindi fondamentale per la nascitadella Repubblica, di cui ricorre ilsessantennale”.

LLee iimmmmaaggiinnii ddii qquueessttaa ppaaggiinnaa ssoonnooddii pprroopprriieettàà ddeellll’’AArrcchhiivviioo FFoottooggrraaffii--ccoo LLuucciiaannoo GGiiaacchheettttii -- FFoottooccrroonniissttiiBBaaiittaaVia Sereno, 17 - VercelliTel. 0163 52005 www.storia900bivc.it/archiviobai-ta.html n

Nella foto sopra: “Bambino raccogliecicche”, Vercelli 1945.A sinistra: “Reparto partigiano alla pe-riferia di Vercelli”, 26 aprile 1945

il partigianoLucien,

Il principale archiviofotografico sullaResistenza è a

Vercelli e si devea Luciano Giachetti.

Il suo “Invernopartigiano”

è diventato unafoto-simbolo,

esposta e pubblicatain tutto il mondo.

Leicacon la

Ambiente12 Anno III - numero 5Giugno 2007

Ilaria Testa

Mancava solo un tas-sello per completare ilprogramma che vedetutelati dalla Regionetutti i Sacri Monti pie-montesi; e così, il 16febbraio 2005, è stata istituita la Ri-serva Naturale Speciale del SacroMonte di Oropa, in provincia diBiella, immersa nella meravigliosa“Conca”, l'alta valle, praticamentemai toccata dall’urbanizzazione.A proteggere il complesso del san-

tuario e tuttoil suo intorno,tre monti: Mu-crone, Caminoe Rosso, coper-ti nelle partipiù alte daestese prateriea ontano ver-de e rododen-dro che a vallelasciano spa-zio a betulle,

prati e pascoli ormai abbandonati. Lo sguardo oltrepassa i confini re-gionali: i 15 chilometri quadratidell'Area Protetta si congiungonoinfatti, nella parte più alta, con laconfinante Riserva Naturale valdo-stana del Monte Mars, istituita nel1993, delineando un comprensorioterritoriale alpino in cui possononascere politiche di conservazionee valorizzazione delle risorse natu-rali e di tutte le componenti am-bientali e culturali locali; inoltre,proprio nel territorio delle due areeprotette si sviluppa la secolare pro-cessione che si svolge ogni cinqueanni da Fontainemore ad Oropa.A distinguere il Sacro Monte diOropa è la sua forte specificitàmontana, l’alta quota, l’aria pura ela bellezza dei luoghi. Infatti lo staffdel parco lavora per tutelare non

solo il Sacro Monte e il Santuario,ma anche il paesaggio in cui sonoinserite le architetture. Manteneree ricostruire gli habitat forestali, laflora e la fauna selvatiche e valoriz-zare le attività agricole che utilizza-no tecniche colturali a basso impat-to ambientale sono infatti alcunedelle finalità della Riserva. Secondo la tradizione l'origine delSantuario di Oropa risale al IV se-colo e all'opera di Sant'Eusebio, pri-mo vescovo di Vercelli, che proprioin questo luogo costruì il primo sa-cello per la statua della MadonnaNera rinvenuta a Gerusalemme chela leggenda vuole scolpita diretta-mente da San Luca. Attorno a quelsacello sarebbe sorta, all’inizio delXVII secolo, l'attuale basilica, e poitutto l'imponente complesso edili-zio, fino alla Chiesa Nuova consa-crata nel 1960. Ai progetti e alla realizzazione delSacro Monte di Oropa hanno con-tribuito prestigiosi architetti, fracui Guarini e Juvarra (sua la PortaRegia). Fra gli altri gioielli del patri-monio d'arte e cultura di Oropa ri-cordiamo il padiglione reale dei Sa-voia, la biblioteca ricca di antichivolumi, la collezione di arredi, ledue gallerie di ex-voto e il museo nelquale sono esposti gli ori e i gioielli,i paramenti liturgici e le memoriestoriche del Santuario.Secondo lo spirito della Contro-riforma, i Sacri Monti hanno una

funzione di catechesi e di edu-cazione religiosa, dunque an-

che quello di Oropa vapensato come una prepa-razione e completamento

didattico e devozionale del santua-rio. Il percorso cultuale si snoda at-

traverso 17 cappellerealizzate in circa 150anni: dodici sono dedi-cate alla vita della Ver-gine e le altre cinque a

vari soggetti religiosi, episodi e fi-gure di santi (San Fermo, San Luca,Cappella del Trasporto, Santa Ma-ria Maddalena, Cappella del Roc).Le cappelle mariane, edificate nelXVII secolo, sono unite da un per-corso in salita, dal chiaro significatodevozionale e simbolico, seguendoun sentiero a zigzag. I lineamenti semplici ed elegantidei personaggi, in scala leggermen-te ridotta rispetto all'altezza natu-rale, i colori, la vivida e precisa am-bientazione degli episodi rendonochi passa partecipe di un'atmosferafamiliare in continuo sviluppo dauna cappella all'altra e mirabilmen-te inserita nel paesaggio circostan-te, costituendo un efficacissimo ca-techismo visuale. Fino a raggiunge-re, sulla cima più alta del SacroMonte, il Paradiso, vale a dire laCappella XV dedicata all'Incorona-zione di Maria, capolavoro baroccodei fratelli d'Enrico, animata da ben156 statue, e i cui angeli musicantisono dotati di strumenti originalidell'epoca o fedeli riproduzioni inlegno o gesso. Poco distante dal complesso c'è ilGiardino Botanico, che fa parte delSistema delle Aree Protette delWWF Italia e in cui oltre ad unafaggeta naturale si trovano la floraspontanea e d'alta quota delle Alpibiellesi, alcune roccere dove - ri-spettando un'antica tradizione de-gli Orti e Giardini botanici - sono

coltivate piante esoti-che provenienti dalle ca-tene montuose di tuttoil mondo, e sentieri te-matici. Annesso al Giardino èstato creato un CentroStudi, vera e propria cel-lula museale e centroculturale per residenti evisitatori. Si occupa diformazione e di educa-zione alle Scienze Natu-rali, ospita convegni, or-ganizza mostre e corsitemporanei di botanica,giardinaggio e temi col-

legati alla natura, sviluppa una con-sistente attività editoriale e disponedi una ricca biblioteca scientifica(soprattutto nel settore della bota-nica).Nell'attiguo cimitero monumentalesi può rendere omaggio alla tombadi Quintino Sella, l'insigne uomopolitico, ingegnere e studioso di mi-neralogia, alpinista e archeologo,che proprio di questa zona era origi-nario, essendo nato a Sella di Mossonel 1827 e morto a Biella nel 1884. Chi non è interessato all'aspetto de-vozionale, o volesse anche conosce-re meglio questo straordinario terri-torio, potrà prendere la funivia e sa-lire ai 1.900 metri del Rifugio Savoiada dove la cabinovia raggiunge ilMonte Camino (2.400 metri), o conuna passeggiata di dieci minuti siarriva al Lago del Mucrone. Per i più sportivi non mancano pas-seggiate, trekking, alpinismo, moun-tain bike, sci alpino, sci di fondo, pe-sca sportiva al Lago del Mucrone.Per gli alpinisti ci sono percorsi at-trezzati e una via ferrata, di mediadifficoltà, al Monte Mucrone. n

Oropa,fede enatura

La “Borsadi Oropa”DDaall 2211 aall 2244 ggiiuuggnnoo llaa BBoorrssaaddeeii PPeerrccoorrssii DDeevvoozziioonnaalliiee CCuullttuurraalliiA due anni dalla positiva esperienzadel 2005, la manifestazione finan-ziata dalla Regione Piemonte sarànuovamente occasione privilegiataper favorire l'incontro tra gli opera-tori piemontesi e italiani con quelliche giungeranno dall'Europa e dalresto del mondo, in un settore chemuove ogni anno milioni di perso-ne. E uno degli obiettivi della “Borsa”è proprio far (ri)scoprire le realtà de-vozionali piemontesi e nazionali,luoghi straordinari ma spesso lonta-ni dai circuiti abituali, attraverso lostrumento antico ed efficace delviaggio e del pellegrinaggio. Se la scorsa l'edizione ha privilegiatol'abbinamento tra i siti devozionali eil paesaggio, l'appuntamento di que-st'anno fa tesoro del successo “olim-pico” di Torino e punta sull'aspettostorico, culturale e artistico. Non acaso ai buyers internazionali verràproposto, per venerdì 22 giugno, unapprofondimento che consentirà dicogliere il legame tra siti devozionalie siti storici, attraverso un tour allascoperta del capoluogo piemontese. IInnffoowww.borsaoropa.it

Quindicichilometri

quadrati di areaprotetta

proteggonoil Santuario

della MadonnaNera e il suoSacro Monte.

Piemonte mese Ambiente 13

Agnese Gazzera

Campanili, palidella luce e comi-gnoli sono i luoghi preferiti dalle ci-cogne per costruire il nido, ma aRacconigi uno di questi fa eccezio-ne. Si trova a terra all'ingresso delCentro Cicogne e ogni anno vi cre-scono i piccoli di una coppia specia-le: i genitori non possono volare, luiperché in passato ferito da un brac-coniere in Calabria, lei perché ha ur-tato i cavi dell'alta tensione. Le duecicogne, guarite al Centro, nidifica-no grazie alla protezione del luogo ealle cure di chi raccoglie per loro irametti per il nido e di chi, ognisera, porta loro il cibo che da solinon possono procurarsi.Il Centro Cicogne e Anatidi si trovapoco lontano dal Castello di Racco-nigi, appena al di là delle Serre Rea-li. È un grande parco verde, ricco divegetazione spontanea e boschettiattorniati da zone umide. All'in-gresso si trovano la voliera per glianimali malati e numerosi nidi dicicogne, disposti su piattaforme.Nelle altre zone sguazzano gli ana-tidi, alcuni abituati all'uomo, altriselvatici come i Cavalieri d'Italia. Il Centro è stato fondato nel 1985,quando Bruno Vaschetti, proprieta-rio di un'azienda agricola, ha volutofornire un luogo di sosta alle cico-gne che da anni vedeva migrare. “Sen'era innamorato, racconta la figliaGabriella, veterinaria del Centro, egli sembrava un affronto che nonsostassero sul tetto di casa sua”.Allora si è informato e documenta-to, finché ha ottenuto il supportodella Lipu (Lega Italiana ProtezioneUccelli) e un centro cicogne svizze-ro gli ha regalato dieci cicogne concui avviare il suo sogno. La scom-messa era che tra loro si formasserocoppie e che almeno una scegliesse idintorni per fare il nido. La fortunaha fatto sì che già la prima coppiaabbia costruito il nido sulla cascinadi famiglia. Dopo pochi mesi hannoiniziato ad aggregarsi altre cicogneselvatiche ed è nata la colonia. Oggile coppie sono circa trenta, numeroche dagli inizi era stato indicatocome massimo sostenibile dall'am-biente e che, infatti, è stabile da al-cuni anni.Nel tempo, a fianco del Centro Ci-cogne sono nati il Centro Educativoe il progetto di reintroduzione pergli anatidi. I sei ettari della superfi-cie attuale sono ora in via di am-pliamento con l'aggiunta di altriquindici, allagati a palude per gli uc-

celli selvatici. Gli ostacoli sono nu-merosi, tra vincoli burocratici edenti pubblici poco collaborativi, mal'entusiasmo e l'amore per gli ani-mali del fondatore hanno contagia-to le figlie: tutte lavorano per il Cen-tro, Gabriella come veterinario, ledue minori una come architetto el'altra esperta in diritto ambientale. La loro passione ha innescato uncircolo virtuoso che ha fatto seguirealla nascita del Centro di Racconigi,primo in Italia, altri sei centri sulterritorio nazionale. La situazione,per i migratori, è migliorata. Anchel'Unione Europea ha progetti speci-fici, tra cui il ripristino degli habitatnaturali cancellati per secoli dallecoltivazioni.La storia delle cicogne, però, non èsempre stata una favola felice, no-nostante simboleggino la fortuna.In Italia la specie si è estinta comenidificante nel 1700, ma la diminu-zione della popolazione risale addi-rittura al quindicesimo secolo.Lo testimonia un documen-to di Alba, la “Città delleTorri” da sempre rifu-gio degli uccelli dallelunghe zampe, chenel 1400 vietava diprelevare dai nidile uova di cicogna,destinate alla pa-della, per tutelar-ne il numero. Gli ostacoli princi-pali, oggi, sono ilbracconaggio e le lineeelettriche. Il primo pro-blema è particolarmente gra-ve in Calabria, dove i bracconierisparano ai migratori che attraversa-

no lo Stretto di Messina senza ri-spetto neppure per specie protettecome la cicogna. Nel Cuneese, inve-ce, il problema è stato risolto pro-prio da un cacciatore. “Tempo fa,racconta Gabriella, un bracconiereche uccise una cicogna scontò, in-credibilmente, tre giorni di carceree da allora nessuno osa più farlo.Nella sua ignoranza, ha fatto un fa-vore alla specie”. Le linee elettriche sono l'altrodramma: dal 1985 ad oggi ben qua-ranta cicogne sono morte fulmina-te sui fili dell'alta tensione durantel'atterraggio al nido. L'ultimo episo-dio è di pochi giorni fa. Quando leali toccano i fili, con un'aperturache va da 170 a 220 centimetri, ilcorpo fa da conduttore e la morte èquasi certa. “C'è qualche progetto disoluzione allo studio, ma per ora èstato fatto molto poco”, spiega Ga-briella.

Ma nonostante le difficoltà,oggi il bilancio è positivo: inItalia nidificano 120 coppie,di cui 43 in Piemonte (30 in

provincia di Cuneo, 2 nel Torine-se e 10 in provincia di Novara). Èpossibile seguirne gli spostamen-ti grazie agli anelli identificativicon cui i “cicognini” ricevono uncodice distintivo già quandohanno 45 giorni. Da quandospiccano il volo per la prima vol-ta, a circa tre mesi, sono seguitiper tutta la vita, che dura in me-dia otto anni per le cicogne mi-granti e anche più di venti perquelle stanziali. Grazie agli avvistamenti, è statopossibile ricostruire la storia diun giovane maschio, nato a Rac-conigi nel 2002, che oggi ha ilnido nel Vercellese. È tornato inPiemonte due anni fa, dopo aver

trascorso un anno in Germania,uno in Francia e dopo un periodo incui ha fattoperdere le pro-prie tracce.Un’altra cico-gna, invece, èpartita il 4s e t t e m b r escorso dalCentro e il 3ottobre si èposata persvernare inMarocco, attraversando in solo unmese le Alpi, la Camargue e la Spa-gna, con dodici giorni di pausa perle piogge (il piumaggio, infatti, si in-zuppa e impedisce il volo). La famiglia Vaschetti si trova spes-so a tentare di conciliare le esigenzedelle cicogne e degli uomini. C'è chivorrebbe attirarle sui tetti di casa echi, invece, le vuole tenere lontane.L'ultima parola sui luoghi in cui po-

sarsi però, ride Gabriella, spettaalle cicogne: “Spesso snob-

bano le piattaforme ecercano di nidificare

da chi non le ama,ad esempio sui tet-ti e comignoli delCastello Reale,cosa che fa stor-cere il naso allaSovrintendenza.

A volte scelgonoposti curiosi, come

quando hanno co-struito il nido sulla

casa di un pediatra di Sa-vigliano: sembrava volesse-

ro riaffermare il proprio ruolodi simbolo di fecondità”. n

A Racconigi, in ungrande parco, vive

una colonia ditrenta coppie dicicogne accuditedalla famiglia

Vaschetti. Si trattadel primo Centroallestito in Italia.

Nidi protetti

Artigianato14 Anno III - numero 5Giugno 2007

Lucilla Cremoni

Quest'estate il grande Artigianato ela Storia del Piemonte si incontra-no, o re-incontrano.Fino a metà luglio, infatti, si svolgela rassegna “Piemonte: Terra di Ar-tigiani”, che porta in tour l'Eccellen-za Artigiana facendo tappa in alcu-ni dei più suggestivi castelli e al Ri-cetto di Candelo.Il progetto è stato realizzato dallaDirezione Artigianato e Commercio

della RegionePiemonte incollaborazio-ne con le As-sociazioni diCategoria arti-giane (Confar-tigianato, Cna,CasArtigiani),la Commissio-ne Regionaleper l'Artigia-nato e con ilcoinvolgimen-to di Unionca-

mere Piemonte e della Camera diCommercio di Torino. Questa spe-ciale tournée è fatta di ben novemomenti che hanno luogo (e inparte già l’hanno avuto) nei finesettimana, articolandosi nel corsodi due giornate e in altrettanti ap-puntamenti. Il primo, che si svolge al sabato, èesclusivamente espositivo: all'inter-no del castello, o dell’area interessa-

ta, una mostra illustral'artigianato artistico, ti-pico, di qualità e innovati-vo con l’ausilio di testi, fo-tografie, pannelli e l’espo-sizione di manufatti, de-scrivendo la ricchezza e lavarietà delle produzionidell'Artigianato d'Eccel-lenza, le fasi delle lavora-zioni, le attestazioni e ti-picità territoriali. La domenica, all'esterno eattorno alla struttura, siaggiunge un secondo momento,quello dedicato al contatto direttofra gli artigiani e il pubblico, chepuò vedere e acquistare diretta-mente i prodotti dell'Eccellenza nel-l'area appositamente predispostacon gazebo e stand. E naturalmente non si può non an-dare con la mente alla singolare re-lazione temporale che tutto questocrea. Perché, a pensarci un momen-to, quegli stand di artigiani che ven-dono i loro prodotti per le vie o sul-la piazza attorno al castello sono laversione moderna delle bancarellesulle quali centinaia di anni fa altriartigiani esponevano i manufatti

usciti dalle lorobotteghe. E sen-za grandi sforzidi fantasia cirendiamo contoche alcuni diquei manufatti,in fondo, sonofatti allo stessomodo, usando lemedesime tecni-che e attrezzimolto simili aquelli di centi-naia di anni fa:pensiamo agliartigiani del le-gno, intagliato-ri, ebanisti, de-coratori; o ai ce-ramisti che fan-no vasellame datavola: brocche,piatti, orci, leclassiche tofejecanavesane ecosì via. Le proposte

coinvolgono l'artigianato manifat-turiero e alimentare, e a ciascunsito è stato associato un settore del-l’artigianato, che per le più svariateragioni e associazioni gli si accosta. La rassegna è cominciata il 19 e 20maggio con l'inaugurazione al Bor-go Medievale di Torino. Un luogoparticolarmente rappresentativo,perché è uno dei luoghi più caratte-ristici e celebri di Torino, ed è ancheun “castello” decisamente sui gene-ris. Come tutti sanno, di medievale,o anche solo di veramente antico, ilBorgo e la Rocca del Valentino nonhanno proprio niente, essendo sta-ti costruiti nel tardo Ottocento, perla precisione in occasione dell'Espo-sizione Generale del 1884. Ne fu ar-tefice Alfredo D'Andrade, che vollericreare le strade e le atmosfere diun villaggio e una rocca risalenti aun Medio Evo più immaginato chereale. Ma, come insegnano tutti iromanzi storici che funzionano perdavvero, la trama di fantasia è tan-to più efficace quanto più reale è losfondo sul quale si dipana. Infatti,se entrare nel Borgo Medievale diTorino ci fa entrare in una fantasiadi dame e cavalieri, draghi e Fonta-ne della Giovinezza, tutto questosuccede proprio perché il contesto,o meglio le fonti, sono assoluta-mente reali, noti e familiari. D’An-drade, infatti, prese a modello, acco-stò e fuse assieme edifici, scorci edelementi architettonici che medie-vali lo sono sul serio, e che si posso-no trovare in tanti paesi e cittadinedel Piemonte e della Valle d'Aosta: ilCastello di Fenis, l’Abbazia diSant'Antonio di Ranverso, la Casadella Porta Ferrata di Avigliana, lecase di Bussoleno, gli affreschi della

Sala Baronale del Castello dellaManta di Saluzzo...La scelta di far partire la rassegnadal Castello e Borgo Medievale diTorino è stata dunque particolar-mente significativa. Non solo per-ché è logico e doveroso cominciare

dal capoluogo,ma perché sipuò ben direche quel borgo equel castello difatto contengo-no e riassumo-no tutti gli altri,e quindi è natu-rale che il BorgoMedievale siastato scelto perrappresentarel’Eccellenza Ar-tigiana nel suo

complesso. Non dimentichiamo poiche fu lo stesso D’Andrade a voleredelle botteghe operanti nel Borgo: ilvasaio, il fabbro, lo speziale, lo stam-patore, il tessitore e altri, che in co-stume quattrocentesco lavoravanocon le tecniche medievali affinché ilpubblico potesse vivere l’atmosferadell’epoca. Un’attenzione all’artigia-nato che non è andata perduta,dato che al Borgo sono ancora atti-vi i laboratori del fabbro, del legno ela stamperia.Il 26 e 27 maggio è stata la volta delpossente castello di Ivrea con la ce-lebre torre mozza (era la polverierae nel 1676 fu colpita da un fulmine;l’esplosione causò danni ingenti alcastello e alla città). La costruzione,voluta da Amedeo VI di Savoiacome baluardo degli alleati SanMartino contro i Valperga, risalealla metà del Trecento. Un paio disecoli dopo diventò una raffinatadimora nobiliare per le duchessesabaude che ne fecero un luogod'arte e cultura. Ma le guerre trafrancesi e spagnoli riportarono lastruttura alla sua antica vocazionemilitare, facendone prima un presi-dio poi una prigione. E tale restòfino al 1970, quando fu dismessa eabbandonata. Nel 1979 iniziaronoi restauri e nel 1994 lo Stato hadato il castello in concessione alComune di Ivrea, che lo usa per ini-ziative pubbliche, come in questaoccasione.Ad Ivrea, capitale del Canavese, èstata associata la ceramica, produ-zione d’elezione del territorio.A giugno si prosegue coinvolgendole altre province piemontesi. Que-ste le tappe della rassegna, e i luoghistorici che l'ospiteranno.

Fino a metàluglio larassegna

“Piemonte terradi Artigiani” ciporta a visitare

alcuni deicastelli e deiborghi più

suggestivi dellanostra regione.

EccellentiCastelli

Piemonte mese Artigianato 15

22--33 ggiiuuggnnooVVooggooggnnaa ((VVCCOO))Fra il X e il XV secolo Vogogna erauno dei centri più importanti e piùsolidamente fortificati della Vald'Ossola, vista la sua posizione nel-la bassa valle, non lontano dal fiu-me Toce, lungo la strada verso i va-lichi del Sempione e del Passo diSan Giacomo, e punto di conver-genza della Valle Anzasca e vallateminori collegate con la Svizzera. Al-l'XI secolo risale il nucleo più antico,la robusta torre rettangolare a ri-dosso dell'abitato e alle falde dellamontagna. Il castello era collegatoall'antico sistema difensivo delMonte Orsetto, ed assunse il suoaspetto definitivo nei secoli succes-sivi. Le due figure storiche di riferi-mento sono Giovanni Maria Vi-sconti, vescovo di Novara dal 1344,che fece iniziare i lavori di amplia-mento e rafforzamento del castelloin appoggio alla politica espansio-nistica dei Visconti e come arginealle incursioni dai territori svizzeri.L’altra figura è, a metà del Quattro-cento, Vitaliano Borromeo, alla cuicasata il territorio era nel frattem-po passato. Sin dal Cinquecento an-che questo castello, pur non per-dendo le sue prerogative difensive,divenne una sontuosa dimora no-biliare, e tale restò fino all'epoca na-poleonica, quando la sua proprietàfu trasferita al Comune e fu adibitoa carcere e magazzino. Nel 1990sono iniziati i restauri che hannoconsentito il recupero funzionaledella struttura, anche come museosulla storia locale e l'ecologia alpina.Il settore associato a Vogogna èquello dei Metalli Comuni (ferrobattuto, rame, ottone, fusione arti-stica del bronzo e dell’ottone, dellaghisa e di altri metalli, restauro).

99--1100 ggiiuuggnnoo:: LLaaggnnaassccoo ((CCNN))Il territorio è la piana a sinistra deltorrente Varaita, che il lavoro deimonaci della grangia che l'abbaziadi Staffarda aveva in zona tra-sformò da acquitrino in ricca areaagricola, e che fu poi strategica-

mente importante per il Marchesa-to di Saluzzo e per i Savoia. Il castello di Lagnasco quale oggi lovediamo è il risultato di diversi in-terventi costruttivi, ricostruttivi edecorativi proseguiti sino al Sette-cento, che lo trasformarono in di-mora di campagna tra le più son-tuose, perfetta testimonianza del“vivere in villa” dell'aristocrazia ter-riera, in questo caso la casata Tap-parelli, che nei due rami di Lagna-sco e di Azeglio fu tra le più in-fluenti fra Sette e Ottocento. Il pri-mo nucleo dell'attuale complesso fuprobabilmente il cosiddetto “castel-lo di Levante”, con due robuste tor-ri una delle quali ancor oggi conser-va l'aspetto di mastio trecentesco,mentre cinquecentesco è il loggiatoche ingentilisce la parte superioredel corpo di fabbrica tra le due tor-ri; conserva splendidi affreschi ri-nascimentali e tardo-manieristi, unraro esempio di arte cinquecente-sca in Piemonte. Altrettanto note-vole il “castello di Ponente”, caratte-rizzato dagli alti comignoli sul tet-to, dall'elegante facciata, e da pre-ziosi affreschi e fregi all'interno. Imassicci lavori che nella secondametà del Cinquecento modificaro-no profondamente il complessorendono comunque molto difficilestabilire con certezza quale dei due

castelli sia stato costruito perprimo.A Lagnasco è associato il vastosettore artigiano del Legno con isuoi molti comparti, in omaggioalla tradizione cuneese in questoambito.

1166--1177 ggiiuuggnnooCCaannddeelloo ((BBII))Candelo, nel cuore della riser-

va naturale della Baraggia bielle-se, è uno dei due soli rappresen-tanti del Piemonte nella presti-giosa lista dei Borghi più Belli d'I-talia (l'altro è Orta San Giulio). La costruzione del Ricetto, unasorta di “castello del popolo”, ini-ziò fra Tre e Quattrocento, e lasua storia ha visto guerre, pesti-

lenze, assedi, è statodanneggiato e rico-struito. Nel 1819 sullato meridionale dellemura fu costruito ilMunicipio, nello stileneoclassico allora invoga. Ma il Ricetto diCandelo non è un“borgo medievale”,perché non è natocome centro abitato

bensì come rifugio e magazzino, ela sua conservazione si deve pro-prio all'aver mantenuto la sua fun-zione fino a tempi recenti. Il Ricetto si estende su circa tredici-mila metri quadri ed è cinto da unacortina di mura. L'unico ingresso,protetto da un torrione, si apre suuna piazza lastricata in pietra loca-le e dominata dal Palazzo del Prin-cipe, eretto alla fine del Quattro-cento su una struttura precedente.Dalla piazza si dipartono le rue(cinque in direzione est-ovest inter-secate da altre due in senso ortogo-nale), sulle quali si affacciano le cel-le, separate le une dalle altre da unristretto spazio chiamato riana (orittana o chintana), che favorival'aerazione e isolava le celle in casodi incendio. Sono costruzioni curiose, prive difondamenta e costruite a vani so-vrapposti non comunicanti fra loro.Al piano terra la caneva, una canti-na con pavimento in terra battuta:un ambiente ottimale per il vino,con una temperatura costante di12-15°C. Al piano superiore il sola-rium, un vano asciutto e ben aeratoin cui si custodivano granaglie ederrate. Vi si accedeva direttamentedalla rua tramite una scaletta cheportava a una lobbia sulla quale siapriva la porta.La maggior parte delle celle di Can-delo è proprietà privata, dunque leristrutturazioni non sono statesempre filologicamente corrette,ma l'impianto urbanistico generaleè intatto e il restauro delle parti co-muni ha rispettato la struttura ori-ginaria. Oggi il ricetto è museo di sestesso ed ospita una varietà di ini-ziative culturali ed enogastronomi-

che di alto profilo, come SSaappoorr ddiiMMeeddiiooeevvoo:: ddaa FFrraa’’ DDoollcciinnoo aa SSeebbaa--ssttiiaannoo FFeerrrreerroo,, che si svolge dal 1°al 3 giugno (info: Pro Loco Candelo,tel. 015 2536728, www.proloco-candelo.it).A Candelo è associato il settore delTessile e Abbigliamento, storicaproduzione del Biellese.

2233--2244 ggiiuuggnnooMMoonnttiigglliioo MMoonnffeerrrraattoo ((AATT))Case-forte a schiera su una collina-condominio. Così, con un po' di fan-tasia, si potrebbe riassumere l'origi-ne del castello di Montiglio. Ma an-diamo per ordine. La collina è una delle più alte sullariva destra del torrente Versa, dovepassava l'antica strada che collega-va due centri importanti già in epo-ca romana: Industria, oggi Monteuda Po, e Hasta, cioè Asti. Una stradaimportante anche nei secoli succes-sivi e sul-la qualeconverge-va il traf-fico dimerci epellegrinida e ver-so i vali-chi valdo-s t a n i .D u n q u eè plausi-bile che già verso il X secolo si siarealizzata qualche struttura difen-siva, ma di certo un paio di secolidopo alcune potenti famiglie delMonferrato astigiano si riunironoin “consortile” per la gestione delluogo: ciascuna vi costruì una pro-pria casa-forte o castello, indipen-dente ma coordinato e aggregatoagli altri per garantire la massimaefficienza difensiva. Il risultato fuuna struttura a ‘U’, che tra il XVI e ilXVIII secolo fu profondamente mo-dificata fino ad assumere l'attualepianta ad ‘L’ allungata nella qualesono ancora riconoscibili le antichecase-torre delle varie famiglie e al-cune tracce delle costruzioni piùantiche. Particolarmente suggestivii molti pozzi e cunicoli sotterranei,

attorno ai quali sono natestorie e leggende, ma che inrealtà servivano per assicu-rare scorte idriche in caso diassedio prolungato. Ma ilgioiello del complesso è lacappella di Sant'Andrea,oggi separata dal corpo delcastello ma anticamentecollegata all'edificio fortifi-

Artigianato16 Anno III - numero 5Giugno 2007

cato, che presenta tracce consisten-ti di uno dei più spettacolari cicli diaffreschi del Trecento piemontese,opera di un grande quanto ignotoartista noto solo come “Maestro diMontiglio”.Montiglio è stata scelta per rappre-sentare il settore del Restauro Li-gneo.

3300 ggiiuuggnnoo -- 11°° lluugglliiooGGaalllliiaattee ((NNOO))Pianta rettangolare di 108 per 30metri, circondato da un fossato lar-go 20 metri, due soli ingressi con

ponte levatoio protetto da torri ag-gettanti, possenti torri angolari chesuperano di soli 5 metri e mezzo ilprofilo delle mura per non offrirefacile bersaglio, mura a sacco spessetre metri e mezzo e una vasta retedi sotterranei e gallerie di contro-mina. Questi i numeri, davvero im-pressionanti, delcastello di Galliate,il più maestosoesempio di archi-tettura militaresforzesca in Pie-monte. Fu costrui-to per volere di Ga-leazzo Maria Sfor-za nel 1476, inmeno di un anno,in sostituzionedella “rocchetta”fatta erigere da Fi-lippo Maria Vi-sconti nel 1413, che a sua volta erastata eretta sulle rovine di unastruttura più antica, e così via, finoa scivolare nella leggenda che vuoleorigini addirittura celto-liguri. Una fortezza di pianura che segna ilpunto di passaggio dal castello me-dievale ad accentuato sviluppo ver-ticale al forte di concezione moder-na, che si abbassa sviluppandosi inlarghezza e aumentando lo spesso-re delle mura per adeguarsi allenuove tecniche ossidionali semprepiù basate sull'uso di artiglierie edesplosivi. Non solo, ma il castello-fortezza di Galliate nasce da unprogetto unitario, commissionato

da Galeazzo adAmbrogio Fer-rari, uno deimaggiori archi-tetti militari deltempo.Galeazzo vieneassassinato allafine del 1476 e ilavori subisco-no un forte ral-lentamento, epochi anni dopo il castello e il feudovengono venduti e poi subisconoinvasioni, frantumazioni di pro-

prietà e trasformazioni che tut-tavia, se modificano profonda-mente l'interno, lasciano sostan-zialmente immutato l'aspettoesterno di questo autentico gi-gante della pianura.A Galliate sono stati associatiben due settori dell’Eccellenza:quello della Stampa e quello rela-tivo agli Strumenti Musicali.

77--88 lluugglliiooTTaagglliioolloo MMoonnffeerrrraattoo ((AALL))Un castello che è quasi un piccoloborgo formato dall'articolata for-tezza, le antiche case, la chiesa,l'”Agenzia” (dove si gestiva il vastopatrimonio agrario e fondiario) e la“Bigatteria”, cioè il luogo deputatoall'allevamento dei bachi da seta.

È probabileche attorno alX secolo inquesto luogosorgesse unadelle torri chetra Liguria eBasso Pie-monte furonocostruite sullasommità dellecolline per av-vistare e se-gnalare le in-cursioni dei

saraceni. Di certo, il primo nucleodel castello risale all’inizio del Due-cento; nel Quattrocento un'altrafase costruttiva completò gli edificisul lato meridionale e l'attuale torred'ingresso; infine, tra Cinque e Sei-cento, il grande castello fu trasfor-mato in raffinata residenza e azien-da agri-vinicola. Alla fine dell'Otto-cento, Alfredo D'Andrade eseguìestesi lavori di restauro.L’alessandrina Tagliolo è associataal settore dei Gioielli.

1144--1155 lluugglliioo QQuuiinnttoo VVeerrcceelllleesseeL'ultima tappa della rassegna itine-

rante dell'Artigianato d'Eccellenzasi svolge in questo castello, che for-se sarebbe più appropriato definireuna grande fattoria fortificata dipianura, posta alla destra del tor-rente Cervo in un luogo il cui topo-nimo indica un più che probabileinsediamento romano “ad quintumlapidem”, cioè a cinque miglia (circasette chilometri) da Vercelli. Il castello attuale è il risultato delsostanziale rifacimento, di epocaquattrocentesca, di una più anticastruttura compromessa da infinitebattaglie e occupazioni, che aveva-no anche costretto temporanea-mente all'esilio gli Avogadro, pro-prietari del complesso dal 1170 al1926, quando si estinse il ramo ma-schile della casata e il castello (giàtrasformato in grande tenuta agri-cola) con tutti i terreni divennero la“Fondazione Conte Casimiro Avo-gadro di Quinto”, istituita a scopobenefico e assistenziale da CorinnaAvogadro. Nel 1985 la Fondazione è statasciolta e i beni sono passati al Co-mune di Vercelli, che in anni succes-sivi ha avviato imponenti lavori direstauro.Nel contesto della rassegna, QuintoVercellese rappresenta il settore delVetro. n

AppuntamentiDDoommeenniiccaa 1177 ggiiuuggnnooRRaasssseeggnnaa ddeellll’’AArrttiiggiiaannaattoodd’’EEcccceelllleennzzaaNel cuore di Torino, in PiazzaPalazzo di Città proprio davantial municipio, grande appunta-mento con la Rassegna dell’Arti-gianato d’Eccellenza. Per tutta lagiornata, dalle 10 alle 19, si po-tranno ammirare, degustare eacquistare le specialità dell’eccel-lenza artigiana manifatturiera ealimentare.La manifestazione è promossadalla Direzione Artigianato eCommercio della Regione Pie-monte, dal Comune di Torino edè organizzata da Agire (Agenziad’Interesse regionale per lo svi-luppo commerciale delle impre-se artigiane dell’Eccellenza).

FFiinnoo aall 1177 ggiiuuggnnooPPiiaanneezzzzaa,, VViillllaa CCaassaalleeggnnooMMeettaammoorrffoossiiCurata da Raquel Diez Barriuso eVittorio Amedeo Sacco, questamostra propone, come è consue-tudine dei due organizzatori, la-vori che si muovono in un terri-torio di confine, e per questo par-ticolarmente creativo e stimo-lante, fra l’arte e l’alto artigianato. In programma le personali diSergio Albano e Marina Monze-glio e una mostra collettiva dioltre trenta artisti.SSeeddee eessppoossiittiivvaaVilla CasalegnoVia al Borgo, 2, PianezzaOOrraarriiooVenerdì e sabato ore 16-19Domenica ore 10:30-12, 16-19IInnggrreessssoo lliibbeerroo

Arte18 Anno III - numero 5Giugno 2007

Francesca Nacini

Fermagli in avorio, gioielli elingotti d'oro, vetri in stilegreco-romano, oggetti indiani, capi-telli corinzi, monili colorati di ogniforma e dimensione: l'Afghanistanè approdato in Italia con tutti isuoi tesori, e Kabul e Torino sisono scoperte improvvisamen-te vicine. Fino al 23 settembre,presso il Museo di Antichitàdel capoluogo piemontese, in-fatti, si possono ammirare lecollezioni del Museo Naziona-le di Kabul, miracolosamentesopravvissute, nella cassafortedella Banca Centrale Afghana,a decenni di guerre e devasta-zioni. E la scelta di Torino, perun'esposizione così prestigiosa,non è certo da considerarsi casuale.Spiega l'architetto Andrea Bruno,che ha curato l'allestimento e che sidefinisce un “torinese incallito” an-che se da più di quarant'anni si oc-

cupa, conéquipe spe-c i a l izzate ,del patri-monio arti-stico afga-no: “Questamostra inti-tolata “Af-ghanistan, itesori ritro-vati” è per lamia cittàuna splen-dida occa-

sione culturale e per me motivo digrande orgoglio in quanto chiudeun cerchio di ottimismo con cui noiitaliani, da decenni, tentiamo dipreservare un territorio che non èsolo di guerra. La gente forse nonimmagina neanche quanto sia riccadi storia questa terra, e quanto sisia fatto e si stia ancora facendo perla conservazione dei suoi capolavo-ri”. E nel dirlo si appassiona: “Giànel 1961 molti di questi oggetti era-

no stati esposti qui, alla Gam. Mada allora sono cambiate molte cose:ci sono state guerre, distruzioni maanche nuovi ritrovamenti; ed è que-sto patrimonio rinnovato che vo-gliamo rendere noto ai torinesi enon solo”. Gli fa eco PierreCambon, curatore dellatappa parigina dell'even-to, al Museo delle ArtiAsiatiche Guimet, cheha registrato nei mesiscorsi il tutto esaurito:“Non si poteva che sce-gliere l'Italia e in parti-colare Torino: il vostropaese ha accolto in pas-sato il re in esilio e lavostra città i tesori diKabul. La storia ci haguidati”.Quello proposto ai visita-tori, grazie all'impegno dellaFondazione per l'Arte dellaCompagnia di San Paolo, è unviaggio straordinario in una terrache, dall'età del bronzo al IV secolodopo Cristo, è stata crocevia di po-poli e commerci, e che ha condensa-to nelle proprie espressioni artisti-che suggestioni non solo della Gre-cia e dell'attuale Iran ma anche del-l'India e della Cina. Cinque i siti archeologici da cui pro-vengono i reperti: Tepe Fullol, inse-

diamento a metà tra la cultura indoe quella mesopotamica; Ai Kha-

num, antica colonia greca; Balkh,mitica capitale della Battriana;la necropoli nomade di TilliaTepe; e Begram, l'Alessandriadel Caucaso. Oggetti variega-ti, sottratti spesso alla furiadevastatrice dei saccheggi ein grado di suscitare nume-rosi interrogativi: che cosa sicela, ad esempio, dietro lamoneta d'oro detta “dell'uo-mo con la ruota”, che è la piùantica testimonianza di rap-

presentazione iconografica diBuddha? E ancora, cosa ci fanno nel“Tesoro di Begram” gli stessi avoriindiani ritrovati a Pompei? Sonomisteri di una terra di confine cheha dato vita a forme d'arte del tut-to singolari, come quella sciito-elle-nizzante di Tillia Tepe o quella gre-co-buddista testimoniata da alcunireperti.Secondo l'ambasciatore afghanoMusa Maroofi, ma anche per gliesperti del Cesmeo-Istituto Inter-nazionale di Studi Asiatici Avanza-ti, che ha sede a Torino e qualche

mese fa ha dedicato a questo temauna conferenza, sta proprio qui

il fascino senza tempo di que-st'arte, e la mostra torinese

è un'ottima occasioneper far sì che l'Afgha-

nistan non resti

nel-la mentedella gente comeuna terra di sole distruzioni. La vo-lontà è superare il trauma deiBuddha di Bamiyan, sbriciolati daitalebani nel 2001, e per quest'obiet-tivo sono proprio gli italiani ad es-sere in prima linea.

Racconta l'architetto Bruno: “Ilnostro paese è impegnato in nu-merosi interventi per la preser-vazione e la restaurazione delpatrimonio afgano. Io in prima

persona, come illustrato da foto-grafie all'interno dell'esposizione,

mi sono occupato del consolida-

Torino ospitale collezioni delMuseo Nazionale

di Kabul,un patrimonioinestimabilee un viaggiostraordinario

in una terra dasempre crocevia dipopoli e commerci.

mento del Minareto di Jam, dichia-rato dall'Unesco Patrimonio dell'U-manità, che, risparmiato dalla furiadi Gengis Khan, rischiava di crollareper erosione idrica. Un'altra equipeitaliana, invece, ha provveduto alconsolidamento delle nicchie deiBuddha: i talebani, insomma, han-no distrutto il ‘pieno’ ma non sonoriusciti ad eliminare il ‘vuoto”’ L'equipe di cui parla l'esperto tori-nese è quella del Gruppo Trevi, spe-cializzato in ingegneria del sotto-suolo, che grazie ad una buona in-tuizione ha vinto il bando di garainternazionale dell'Unesco per l'in-tervento conservativo a Bamiyan:anziché proporre i soliti ponteggi,infatti, gli italiani hanno posto alcentro del loro progetto l'utilizzo didisgaggiatori, ossia alpinisti espertinella messa in sicurezza di pareti. Illavoro della Trevi ha dato ottimi ri-sultati anche se non può dirsi anco-ra terminato, soprattutto perquanto riguarda la nicchia delGrande Buddha. Racconta Giovanni Inver-nizzi, 40 anni, di Lecco,che come alpinista hapartecipato a variemissioni ma che nonvuole più tornarein Afghanistan:“Le nicchieerano in

c o n d i -zioni pes-

sime. Gli inter-venti, le iniezioni di

cemento erano difficili da pra-ticare dato che la siltite mista a sas-si che compone le montagne deiBuddha è molto instabile e bastavaun goccio d'acqua o la stessa cordadi noi alpinisti per sgretolarla. Perquesto la situazione era continua-mente monitorata da computer”. Econclude: “C'è ancora da fare. Ma ionon sono pronto a partire nuova-mente: il lavoro e il contesto in cuisi è immersi sono molto pesanti”.Chissà se visitando la mostra qual-cuno si innamorerà di questa terra edeciderà di partire al posto suo? n

Gli ori di Kabul

Piemonte mese 19Arte

tesori ritrovati”Maria Vaccari

I pezzi esposti non sono solo capo-lavori dell'arte, ma hanno ancheuna storia travagliata e avventuro-sa. Infatti, molti di questi oggetti,che solo pochi decenni fa eranoesposti al Museo Nazionale di Ka-bul, erano stati dati per perduti persempre, dispersi nelle magioni pri-vate di collezionisti in giro per ilmondo oppure distrutti dall'imbe-cillità dei fanatici, come i Buddhadi Bamyian. Invece, nel 1989, alcu-ni amministratori e funzionari af-ghani li trasferirono in gran segre-to nei caveau della Banca Centraledi Kabul per metterli al riparo dal-la guerra civile che avrebbe deva-stato il paese.

Un segreto mantenuto, letteral-mente a rischio della vita, fino al2004, quando, caduto il regime ta-lebano, la situazione politica per-mise di riaprire le casseforti e ri-trovare un patrimonio che grazie aun intervento congiunto franco-afghano e a contributi internazio-nali ha potuto essere restaurato eriportato all'antico splendore.Un valore aggiunto che, se ce nefosse bisogno, aumenta ulterior-mente il fascino di questa mostra,inaugurata a Parigi e che a Torinofa la sua unica tappa italiana primadi proseguire per altre città euro-pee e americane. Del resto, è solologico, visto che Torino vanta un il-lustre precedente con l'Afghani-stan, avendo ospitato nel 1961,alla Galleria d'Arte Moderna, lagrande mostra “L'Afghanistan dal-la preistoria all'Islam”.La mostra, interamente finanziatadalla Fondazione per l’Arte dellaCompagnia di San Paolo, proponereperti da cinque siti. Ci saranno ipezzi più preziosi del tesoro diTepe Fullol, area scoperta per caso

nel 1966 e appartenente alla cultu-ra Battriana (regione a nord del-l'Afghanistan ai confini con Uz-bekistan e Tagikistan). I pezzi ri-salgono all'Età del Bronzo (circa2200-1800 a.C.), fra la civiltà del-l'Indo e quella mesopotamica: letracce della prima e della sua tradi-zione ceramica si riflettono neimotivi geometrici, quelle della se-conda nei motivi animalistici e nei

tori barbuti sullecoppe d'oro.Una stele funera-ria rappresentan-te un efebo e lin-gotti d'oro otte-nuti dalla fusionedi oggetti razziatida antichi con-quistatori sonoalcuni degli og-getti che rappre-sentano la gran-dezza e la fine diA i - K h a n u m ,avamposto del-l'ellenismo nelcuore dell'Asia

centrale, una “Alessandria alle por-te della steppa”. Le missioni di sca-vo francesi compiute fra il 1964 e il1978 hanno portato alla luce restidi strutture grandiose arricchiteda raffinate decorazioni corinzie, ilginnasio, una necropoli e il palazzodella tesoreria razziato dalle popo-lazioni nomadi che nel 145 a.C.conquistarono e distrussero lacittà, luogo di sintesi e simbiosi frala cultura e l'arte ellenistica e quel-le orientali.Da Balkh (o Battra) proviene uncapitello corinzio che già in tempiantichi fu “riciclato” come pietra dacostruzione in una diga. La cittàera la capitale della Battriana, eproprio qui si sarebbero celebrate,nel 327 a.C., le nozze tra Alessan-dro Magno e Rossane. Fu celebratanegli antichi testi arabi e orientaliper la sua leggendaria bellezza evenne distrutta da Gengis Khannel 1220.Al I secolo a.C. risale invece TilliaTepe, l'ultima importante scopertaarcheologica effettuata in Afghani-stan e detta “la collina d'oro”. Una

necropoli nomade in cui furonotrovate ben sei tombe intatte, quel-le di cinque principesse e di unprincipe, di cui si ignora l'identitama che furono sepolti con sontuo-sissimi abiti cuciti d'oro e trapuntidi gemme, e poi gioielli, arredi esuppellettili di varia provenienza eche testimoniano la commistionedi culture che caratterizzava que-ste aree. Il principe poggia il capodu una coppa d'oro con scritte ingreco, una delle principesse indos-sa una corona di probabile fatturaestremo-orientale, alcune fibbiesembrano di tipico gusto cinesementre altri medaglioni sembranoraffigurare Dioniso sulla pantera.E da quete tombe proviene anchela moneta d'oro indiana che è pro-babilmente una delle prime testi-monianze di iconografia buddista.Il quinto sito è quello di Begram,antico centro del regno nomadedei Kushana e anch'esa crocevia dimondi: greco-romano, cinese, in-diano. Ma soprattutto il luogo incui, negli anni Trenta del Novecen-to, fu scoperto il “Tesoro di Be-gram”: due camere murate in cuierano stati ammassati (non si sa seper proteggerli da razzie o comecollezione/campionario) oggettieterogenei fra i quali i più antichiavori indiani decorati e incisi fino-ra rinvenuti, lacche cinesi di epocaHan (40-50 d.C.) ora scomparse, evetri alessandrini del I secolo distraordinaria forza espressiva.A completare l'esposizione,una mostra nella mostra, “La-vori di restauro del Minaretodi Jam”, che grazie a fotografiestoriche e recenti documentaben 47 anni di lavoro nel sitodi Jam, che nel 2002 è statodichiarato dall'Unesco Patri-monio dell'Umanità.Per Torino e i torinesi, la mo-stra è anche un'occasione perconquistare un altro pezzettodi spazio urbano dalla storiamillenaria, quello dell'anticoteatro romano di Torino, difronte alla Porta Palatina. Nel corso dell'apertura dellamostra è previsto lo svolgi-mento di una rassegna di film

e documentari sull'Afghanistan,molti dei quali inediti per l'Italia edi particolare valore artistico. Tem-po permetten-do, tali proie-zioni, tutte a in-gresso liberofino a esauri-mento dei postidisponibili, ver-ranno effettua-te all'aperto, nelteatro romano, offrendo così aglispettatori anche la suggestioneunica di fruire di tale area archeo-logica di Torino.Oltre alle proiezioni è anche previ-sto un ciclo di conferenze su temidi carattere sociale e culturale.

AAffgghhaanniissttaann -- II tteessoorrii rriittrroovvaattiiFFiinnoo aall 2233 sseetttteemmbbrree 22000077MMuusseeoo ddii AAnnttiicchhiittàà ddii TToorriinnooPiazza San Giovanniangolo Via XX SettembreOOrraarriiooMartedì-domenicaore 10:30-19:30Giovedì e sabato ore 10:30-23.BBiigglliieettttii:: Intero 8 euro, ridotto (18-26, over 65,) 5 euro.Gratuito under 18.Visita gratuita al martedì fino alle14 e al sabato tutto il giorno.IInnffoo ee pprreennoottaazziioonniiNumero verde 800 329329 (tutti igiorni dalle 8 alle 22)wwwwww..ffoonnddaazziioonneeaarrttee..iitt n

“Afghanistan,Un’occasione perammirare dei

capolavori, e perriapproriarsi di

un pezzo dispazio urbanotorinese dalla

storia millenaria.

Piemontesi nel mondo20 Anno III - numero 5Giugno 2007

Alessandra Maritano

Antonio Agù ad Osa-sco del Brasile, Dome-nico Pogolotti detto“Dino” a Cuba, LauraMaioglio a New York,i fratelli Clerico a Pa-rigi, Pierre Grosso in Provenza…A questi uomini e donne piemonte-si, protagonisti di storie di emigra-zione e affermazione in paesi diver-si, ai vissuti individuali e comuni dimolti che lasciarono il Piemonte

per le terre“della fortuna”è dedicato ilMuseo dell'E-m i g r a z i o n eP i e m o n t e s inel Mondo diFrossasco. I n a u g u r a t osolo lo scorsosettembre, mafrutto di unpercorso in-

tenso di oltre trent'anni di attivicontatti e riscontri dell'Associazio-ne Piemontesi nel Mondo, creata eguidata da Michele Colombino, ilmuseo è stato concepito per rico-noscere il significato e il valore diun fenomeno storico, sociale e cul-turale che ha interessato milioni dipersone, epoche diverse, regioni ecampanili di tutta Italia. Nello spe-cifico, a Frossasco, in un edificiomesso a disposizione dall'ammini-strazione comunale, gli ideatori eallestitori coordinati dall'AziendaTuristica Montagnedoc assieme acomponenti della Facoltà di Econo-mia (Dipartimento di Statistica eMatematica Applicata) dell'Univer-sità di Torino hanno voluto darevalore culturale alla conoscenza delperché, del come e del dove dell'e-migrazione dei piemontesi nelmondo. La creazione museale propone alcu-ne direzioni di lettura e conoscenzadel fenomeno migratorio piemon-

tese prendendo in considerazionein particolare il periodo dal 1876 al1927, che registrò la partenza diquasi due milioni di persone. L'allestimento racconta delle meteprincipali interessate dai processimigratori: la vicina Francia e la lon-tana Argentina soprattutto, ma an-che il Brasile, l'Australia e il SudAfrica con l'esperienza delle cartuc-ciere di Avigliana. Illustra la parten-za, il viaggio (in nave per chi scelsemete oltreoceano), l'arrivo nellegrandi città come New York o Bue-nos Aires, la nuova casa e i lavoro, imestieri svolti. Uno spazio è dedicato al ruolo dellacorrispondenza. Lettere, ma anchefotografie: scatti che immortalanole famiglie con il vestito migliore, gliuomini in posa in scenografie arti-ficiali, i luoghi del lavoro e le occa-sioni di festa del sentimento pie-montese. Un'ampia sezione rivela i volti e levicende del “genio” made in Piemon-te, ponendo in evidenza la forza del-le braccia e del cervello di uomini edonne che sono diventati protago-nisti nel mondo della cultura, del-l'imprenditoria, della medicina, del-l’impegno sociale e civile. Il percorsodi visita alterna a pannelli e giganto-grafie una ricca esposizione di og-getti e documenti originali, presen-ta anche video ed effetti scenici.Presso il museo hanno trovato nuo-va sede l'Associazione Piemontesinel Mondo e il suo Centro Docu-mentazione sull'Emigrazione Pie-montese, con una ricca raccolta dilibri, pubblicazioni e lavori sultema. I testi che accompagnano lavisita mostrano, partendo dal pas-sato, l'opportunità di dare voce e at-

tenzione alle comu-nità di piemontesi eloro discendenti

sparse neicinque conti-

nenti. Comunitàvive e animatespesso dalla voglia

di ristabilire contatti e scambi conl'Italia e il Piemonte, di mantenereforte e sentito il legame con le pro-prie radici, con il borgo e la terra dadove i loro nonni partirono per “LaMerica”. La creazione del Museo dell'Emi-grazione è stata possibile grazie alcontributo di Regione Piemonte,Provincia di Torino, FondazioneCRT, Comunità Montana Pinerole-se Pedemontamo e di altri Enti pa-trocinatori. Il lavoro realizzato co-stituisce un primo e fondamentalepasso verso la conoscenza e il rico-noscimento dell'opera e della storiadei piemontesi nel mondo. Il museo sta anche lavorando perdefinire un programma di attività einiziative: convegni, incontri, pub-blicazioni da condurre anche conl'adesione di centri qualificati e ap-porti di studiosi e ricercatori. Il Museo Piemontesi nel Mondonon è quindi un punto di arrivo, madi partenza, per la cui crescita, svi-luppo e arricchimento si attendonocontributi diversi. “Con l'aperturadel Museo dell'Emigrazione prose-guiamo un percorso che già c'era enel quale abbiamo sempre creduto,sottolinea Silvano Francia, sindacodi Frossasco. La piccola sezione de-dicata all'Emigrazione all'internodel Museo del Gusto è diventataoggi una realtà differenziata, unMuseo a se stante di vitale impor-tanza, un Museo che fa sistema conuna offerta turistica e culturale va-riegata e di grande interesse. I visi-tatori arrivano fin da noi semprepiù numerosi per incrociare e cono-scere la storia di queste valli e dellasua gente, con i sapori, gli usi e i co-stumi dei nostri nonni, che rappre-

sentano il grande patrimonio cheoggi siamo in grado di trasmetterealle nuove generazioni”. Per il futuro, valgono le indicazioniofferte dal Vice Ministro agli AffariEsteri Franco Danieli che, in visitaal museo lo scorso mese di marzo,ha ribadito che “è indispensabileaddivenire ad una rete delle strut-ture museali e dei centri già esisten-ti e di quelli che verranno istituiti sesi intende riconoscere così come èstato il rilievo sociale, economico,storico e culturale di queste testi-monianze, occorre operare in un si-stema e considerare sulla scortadelle vicende e le memorie del pas-sato, l'attualità dei bisogni e lerealtà di chi oggi raggiunge il nostropaese alla ricerca di un lavoro e diun futuro migliore.” Del resto, come aveva ricordato ilPresidente Emerito della Repubbli-ca Carlo Azeglio Ciampi, “ormaipienamente integrate nei paesi d'a-dozione, le comunità italiane sonoconcreta testimonianza del contri-buto determinante di idee, di ener-gia, di volontà speso in tutti i cam-pi. Rappresentano, nel contempo,uno straordinario veicolo di pene-trazione e diffusione della nostracultura nel mondo e uno strumen-to di trasformazione e progressoanche per la Patria italiana”. Fra i servizi attivi presso la sede c’èuna banca dati con 20.000 nomina-tivi di piemontesi emigrati in Ar-gentina nel periodo 1923-1929.

MMuusseeoo ddeellll''EEmmiiggrraazziioonnee PPiieemmoonntteessii nneell MMoonnddoo Piazza Donatori di SangueFrossascoOOrraarriiooSabato ore 15-18Domenica ore 9-12, 15-18. Dal martedì al venerdì visite guida-te su prenotazione. IInnffooTel. 0121 352398 www.piemontesinelmondo.orgAAcccceessssiibbiillee aaii ddiissaabbiillii.. n

Il Museodell’Emigrazione

di Frossascomostra la vita e la

storia deipiemontesi cheandarono per ilmondo a cercarefortuna - e a volte

la trovarono.

in Merica”“Andare

Piemonte mese Piemontesi nel mondo 21

dalla nostra corrispondenteFabrizia Galvagno

Da qualche giornosono particolarmen-te sensibile alla bel-lezza. Il che può esse-re imputato in partealla tempesta ormonale che si scate-na al cambio di stagione e spiegaperché vado a fare la spesa lo stessogiorno alla stessa ora ogni quattrosettimane, che c'è di turno il cassie-re bellino; o perchè allungo di mezzomiglio la strada verso casa solo pervedere quelli che giocano a basket. Altrettanta ragione se la prende ilfatto che alla soglia dei 34 anni for-se la mia testa cerca di negare il ga-loppo dei lustri, e credo che agendoda tredicenne con cieca determina-zione convincerò il Tempo a lasciar-mi in pace. Sono quasi certa che ab-biano smesso di pubblicare “Cioè”, ilgiornaletto con copertina adesivache avidamente leggevo da ragazzi-na. Tagliavo il catechismo e, sedutasulla giostrina dei giardinetti dellastazione, sognavo una fuga d'amorecon Luis Miguel (si, l'ho fatto. Chi èsenza peccato scagli la prima pie-tra). Se per caso lo vedete ancora inedicola mandatemene una copia, semi vede leggere quello il Tempopenserà che quella con me è unapartita persa e sarò libera dallaschiavitù delle creme antirughe.Come dice la mia amica Julia, oraho vissuto a NY abbastanza a lungoper accorgermi finalmente che c'èun sacco di bruttura in giro. Innegabile, cara Julia. Il mio spiritopolemico mi incita a precisare chedi certe cosacce mi ero accorta giàda mo'. Quello che non avevo capi-to ancora è quanto la bruttezza puòangosciare uno spettatore involon-tario. Cammini per la strada e sen-za rendertene conto vieni accoltel-lato dalla sgraziataggine. Nella miatotale ignoranza della linguistica edell'etimologia, e nell'osservanza diuna predisposizione familiare a pie-gare il significato delle parole a pro-prio piacimento, definisco qui unadifferenza fra bruttezza e brutturatotalmente arbitraria. Il mio perso-nale vocabolario definisce bruttez-za una qualità esteriore, che con op-portuni trucchetti, e a volte naviga-ti professionisti, può venir correttafino, se non a scomparire, almeno anon disturbare l'occhio umano. Labruttura, al contrario, è qualcosa diintrinseco, un concetto filosoficoche informa il soggetto/oggetto inogni suo atomo, rendendolo sgra-

devole, non importa quanto ti han-no insegnato a non giudicare. Labruttura è incorreggibile, e ha undevastante effetto sull'ambientecircostante. Innumerevoli esperi-menti sono stati fatti per misurarel'effetto che quel che si vede ha sul-l'umore e tutti, infallibilmente, han-no dimostrato che vedere la foto diun bimbo che piange fa intristirementre una cucciolata di dalmati faallegria. Su questo non si discute. Nella mia giornata-tipo per fortunanon sono esposta alla visione dibimbi piangenti a ripetizione, quin-di quello che rovina il mio umore emi fa girare in giù gli angoli dellabocca dev'essere qualcos'altro. For-se l'immondizia per strada? Forse iltipo afflosciato sui sedili del treno?Forse il riccazzo che ha visto troppiepisodi dei Sopranos e lascia lamancia sul tovagliolo unto, in piz-zeria? Forse la tromba delle scale acasa mia, dove i condomini lascianol'immondizia fuori dalla porta pergiorni? Le mie sonosolo ipotesi,ovvio, ma lev o g l i oesporre. Sono cre-sciuta in unpaese stra-bordante dib e l l e z z a ,dove Leo-nardo e Mi-chelangelonon sonotartarughecon la ban-dana, le per-sone tendo-no ad indos-sare calze che non solo fanno paiol'una con l'altra, ma addirittura siintonano a qualche pezzo del sopra;dove il senso estetico consiglia difermarsi al bordo del piatto nel farele porzioni, dove le case sono altequalche decina di metri e consento-no alle strade intorno di godere del-la luce, dove gli uomini indossano ilBorsalino e non il cappelletto da ba-seball. Venire privata di bellezza esenso della misura mi abbassa lozucchero nel sangue e mi oscura l'u-

more. E allora mi commuovo appe-na vedo un po' di bellezza, mi ci ab-barbico e non voglio sbattere le pal-pebre perchè temo che sparisca. Ecco perchè vado a guardare gliebrei chassidici il sabato pomerig-gio. Perchè a Williamsburg,Brooklyn, il mondo non esiste. Esi-ste solo il quartiere delimitato daun filo che corre alto lungo i palidella luce, entro il quale non valgo-no le regole mondane, ma solo quel-le religiose. Il sabato i Chassidimvanno in sinagoga vestiti a festa,che significa più o meno come inItalia negli anni Quaranta. Le don-ne affogate in informi tailleur diuna taglia più grande e con la par-rucca; le bimbe in tulli e merlettirosa e i bimbi con gilet e kippahd'ordinanza. Ma i più belli di tuttisono gli uomini. I più liberal-sov-versivi hanno solo pantaloni e giac-ca neri, il cappello, un cappotto diraso assai simile ad una vestagliaelegante, e fra la camicia e la giaccail tallit, lo scialle da preghiera con le

frange. Ma i mieipreferiti sono gliomoni barbuti, coiloro boccoletti, gliocchiali rotondi, sulcapo lo yarmulke dipelliccia grossocome un copertoned’auto; hanno an-che loro la vesta-glietta di raso nerocon disegni opachi,e sotto, anzichè lebraghe, hanno solodei collant bianchi ebabbucce nere; mifan pensare a quan-do sogni di essereuscito in pigiama e

te ne accorgi solo quando sei sul-l'autobus, oppure a degli attori incamerino. Eppure sono regali anchein calzamaglia. Hanno un porta-mento dritto e un'aria di disappro-vazione negli occhi, quelle rare volteche incontrano i miei di donna nonebrea, che mi fa sentire piccola e in-degna, quasi. Anche quelli cicciot-telli e sorridenti, che durante la set-timana trotterellano nel DiamondDistrict o abbattono interi quartie-ri di cassette sul East River per co-

struirci condomini di lusso, anchequelli che non hanno il physique durole, dal calar del sole del venerdìfino alla domenica mattina assu-mono un portamento alessandro-magnesco. E sono una gioia per imiei occhi avidi di fuga dalla ca-cofonia audio-video della mia vita.Questa compostezza di adulti pagail prezzo della totale abolizione del-la spensieratezza adolescenziale,dato che i signori in questione stu-diano, mangiano e dormono e nul-la più, fin da quando hanno 5 anni.Immagino che le ragazzine congonna alle caviglie e maniche lun-ghe anche ad agosto non saltino ca-t e c h i s m oper leggere“Cioè”, machi sono ioper dire chesi perdonoqualcosa?Come di-mostrano imiei bocco-luti amici,la bruttezza dei vestiti demodé(ammesso che mai siano stati“modé”, cosa di cui ho motivo di du-bitare); delle parrucche o dei fou-lard anteguerra; di un quartiere so-brio al punto di caracollare nel de-primente, dove le finestre sonosempre chiuse e la gente non parla,ma sussurra (passi accanto al par-chetto delle altalene e sembra chequalcuno abbia giocato col teleco-mando lasciando l'audio a zero);non è espressione di bruttura, madi rassicurante (almeno per me) de-coro ed eleganza. Per contro, ridurre la bruttezza nonsolo non riduce la bruttura, anzi avolte la aumenta, o la rende più ri-voltante. Prendi l'ossigenatissima esiliconatissima Anna Nicole (giàaspirante Marilyn di serie B sposa-ta col miliardario novantenne) cheè stata trovata morta nel suo vomi-to e ha lasciato ai fans una mammae un nuovo fidanzato a litigare neigiornaletti e in tv sul dove le ceneridovessero venir conservate, e unbimbetto di pochi mesi sulla cui pa-ternità due omazzi raccapricciantisi sono confrontati. Sarete contentidi sapere che la vittoria è andata aquello dei due che più somiglia adun calciatore, con tanto di capellomechato. Questo non per dire che New Yorknon è bella, anzi. New York è belliffffima, e lo è anco-ra di più perchè lo è “nonostante” lesue bruttezze. E brutture. n

Soundbites

Bruttezzae bruttura.

In una città cheresta bellissima,fremiti ormonali,

diamanti,parrucche

e Chassidim.

New York

Piemonte mese Cibo per la mente 23

Does Passion Live Here?Un DVD fa rivivere le emozioni olimpiche

La bimba con la cuffietta che canta l'inno nazionale nel silenzio irrealedello Stadio Olimpico. L'entusiasmo dei volontari. I fuochi d'artificio inuna Piazza Castello (ribattezzata Medal Plaza) innevata. Il braciere olim-pico che brucia e riscalda i cuori dei torinesi. E poi le imprese degli atleti.Le dichiarazioni degli organizzatori. Le lacrime di Evelina Christillin. Esullo sfondo di questa storia, c'è una città che muta volto, si trasforma, sirivoluziona, cambia pelle. Volti, suoni, immagini del Sogno Olimpico che ha proiettato l'immaginedi Torino nel mondo: nel dvd DDooeess ppaassssiioonn lliivvee hheerree??, appena prodottoda BC Today, società di comunicazione torinese e casa di produzione, c'ètutto questo e altro ancora.Dice Alberto Micheli, quarantenne, socio BC Today e regista-autore delsoggetto del video (o “docu-film”, il primo realizzato per l'occasione) cheha già ottenuto numerosi riconoscimenti e molti passaggi sui canali Skye la7 Sport: “Temevamo che, una volta spento il braciere, il ricordo deiGiochi Olimpici di Torino potesse svanire; con il video abbiamo volutofar rivivere le emozioni di quei giorni indimenticabili. Abbiamo giratotrenta ore di filmato con la tecnologia HDTV, il formato digitale in altadefinizione che BC Today sta impiegando tra i primi in Italia” .TTrreennttaa oorree ssoonnoo ttaannttiissssiimmee.. EE iill rreessttoo ddeell ggiirraattoo??La seconda puntata, già in fase di post-produzione, avrà come tema i vo-lontari il cui contributo alla riuscita della manifestazione, è stato decisi-vo. Il video è dedicato a loro.CCoomm''èè nnaattaa ll''iiddeeaa ddii pprroodduurrrree iill vviiddeeoo??Il video è nato come completamento emotivo di tanti anni di lavoro sultema olimpico e come ampliamento di alcuni documentari realizzati peril Toroc sulle strutture olimpiche, sulle attività del Comitato olimpico to-rinese, sul “dietro le quinte” dell'evento. Tutto questo lavoro è confluitonella realizzazione di “Does passion live here?”, un documentario che cista regalando non poche soddisfazioni, apprezzato da chi per le Olim-piadi ha lavorato e da chi ne è stato solo spettatore”.UUnn ccrreeaattiivvoo ddeellllaa ccoommuunniiccaazziioonnee aapppprrooddaattoo aallllaa ddooccuummeennttaarriissttiiccaa,, qquuiinn--ddii.. HHaaii aallttrrii pprrooggeettttii iinn ccaannttiieerree??Attualmente stiamo curando due progetti importanti: un documentariointitolato “L'Isola delle contraddizioni” ambientato sull'isola di Pianosa euno sul Delta del Danubio, che ha già riscosso notevole interesse a livel-lo internazionale visto il recente ingresso della Romania nella ComunitàEuropea, intitolato 'Acque di confine”

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Guarene. Un castellonella storiaddii RRoobbeerrttoo AAnnttoonneettttooDDaanniieellaa PPiiaazzzzaa EEddiittoorree 22000066310 pagine, 50 euro

“La guerra è la guerra, e un genti-luomo la combatte con onore: magli interessi sono gli interessi, e ungentiluomo piemontese non li di-mentica mai”. Questo avrebbe potuto essere ilmotto, ma di sicuro fu la filosofia divita di Carlo Giacinto Roero di Gua-rene e della famiglia di cui fu eredee illustre esponente, come oggi te-stimoniano i due grandiosi palazziche fece erigere: quello di Torinoche si affaccia su Piazza Carlina, e ilcastello di Guarene che dà il titoloal libro di Roberto Antonetto (il se-condo che l'autore dedica all'argo-mento), pubblicato alla fine del2006 da Daniela Piazza. Ma il libro - un bel tomo ricco di im-magini - è molto più di un saggio diarchitettura, perché tutta la primaparte è una biografia di Carlo Gia-cinto Roero, che Antonetto riesce araccontare in modo avvincente evo-cando l'atmosfera, le convenzioni ela vita del tempo. E non si può evi-tare di rimanere colpiti dall'altissi-mo tasso di mortalità infantile efemminile che toccava anche i piùfortunati: potevano disporre dellemigliori cure mediche disponibili,ma queste erano in genere ineffica-ci o addirittura nocive, e cognizioniigieniche inesistenti rendevano ilparto un rischio mortale (a 68 anni,

Giacinto Roero aveva seppellito tremogli e altrettanti figli).I Roero di Guarene erano una dellepiù antiche, ricche e potenti fami-glie dell'Astigiano. La leggenda del

casato aveva creato originiguerresche, facendo risali-re la stirpe a un crociato,tale Ghiglione di Fiandra,ma in realtà i Roero eranouna solida schiatta di mer-canti e banchieri che giànel XIV secolo possedeva-no ben 40 castelli in Pie-monte, e vantavano onori-ficenze, vescovi, cavalieri eimparentamenti illustri. La dedizione totale agli in-teressi familiari è perfetta-mente esemplificata daTraiano Andrea, padre diCarlo Giacinto, che visseconfinato a Guarene (e difatto separato dalla moglieche preferiva abitare a To-rino), in un operoso ritiroche non si fece distrarre nédalla nascita del figlio (la

cui unica traccia è l'annotazione neiregistri delle spese relative al batte-simo e alla costruzione di una culla)né dalla morte della moglie né, piùavanti, dall'avvicinarsi della guerra.Un compito poi condiviso dal figlio,che dopo la doverosa parentesi diuna carriera militare per la qualenon ha grande vocazione, si dedicaagli affari. Tutto questo sullo sfon-do dei grandi eventi che si dipana-no prima e dopo l'assedio di Torinoe la nascita del regno sabaudo e si-gnificano, per Carlo Giacinto, un in-carico a corte al servizio dei princi-pi di Carignano. Incombenza accet-tata a malincuore (ma di buonaresa economica soprattutto quan-do anche la moglie di Carlo Giacin-to è nominata Dama d'Onore) chefinisce quando i Carignano, bracca-ti dai creditori, scappano dal regno. Il libro racconta con buon ritmo levicende della famiglia (incluso ilbreve confino nel Forte di Bard do-vuto alla parentela diretta col ve-scovo di Alba, in aspro conflitto conVittorio Amedeo II). Un ritmo chenon cala nella sezione dedicata aipalazzi: quello di Torino, la cui tra-sformazione, conclusa nel 1713 èminuziosamente descritta in docu-menti e lettere, incluse quelle tra ilconte e Juvarra. Un palazzo che di-venta anche fonte di reddito, alcune

parti essendo date in affitto, anchese in almeno un caso ad inquilinitanto altolocati quanto morosi. Una registrazione meticolosa cheriguarda anche il castello di Guare-ne, apertamente ispirato a quello diTorino. La prima pietra fu posta nel1726, e i lavori proseguirono peranni parallelamente alla demolizio-ne del vecchio maniero. E se già ne-gli anni Trenta del Settecento lastruttura era in uso, la conclusioneufficiale è del 1772. Il castello è lo specchio di un'epoca:ospita re e principi di casa Savoia,ma anche una raffinata attività cul-turale e musicale, ha un sontuosogiardino all'italiana e una cappella.E all'interno non manca nulla: ri-

tratti aulici,dipinti e so-vraporte ope-ra degli artisti

più in voga, come Cignaroli, Olive-ro, la “Clementina”, Martin Mey-tens, Crivelli. I mobili ripercorronola storia del castello, dalle massiccecassapanche seicentesche alle lineesinuose dell'ebanisteria settecente-sca e del barocchetto piemontese.Senza dimenticare le cineserie(d'importazione e d'imitazione), leporcellane della Manifattura Ros-setti, i bisquit di Vinovo e tantisplendidi Bandera. Completano il libro una dettagliatagenealogia dei Roero di Guarene,un'appendice con tavole di conver-sione utili a meglio comprendere imolti riferimenti a pesi, misure eprezzi, e una ricca bibliografia. n

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Un libroeundvd

L’Agenda24 Anno III - numero 5Giugno 2007

Sovrane fragilitàLLee FFaabbbbrriicchhee RReeaallii ddii CCaappooddiimmoonnttee ee ddii NNaappoolliiFFiinnoo aall 2266 aaggoossttooTorino, Pinacoteca Giovanni e Ma-rella Agnelli La mostra, organizzata dalla Pina-coteca Giovanni e Marella Agnelliin collaborazione con la Soprinten-denza Speciale per il Polo MusealeNapoletano, svela il fascino e l'arca-na bellezza dei capolavori delle Ma-nifatture Reali Borboniche di Capo-dimonte e di Napoli.Le due fabbriche, promosse e finan-ziate da Carlo di Borbone (quella diCapodimonte, attiva dal 1743 al1759) e da suo figlio Ferdinando IV(quella di Napoli, attiva dal 1772 al1806), espressero ai massimi livelli

la cultura e il gusto del tempo. Squisitamente rocaille, la fabbricadi Capodimonte trae ispirazionedal rococò francese, dalle porcellanedi Meissen, dalla pittura rococò ve-neziana di Piazzetta o Pietro Lon-ghi, e dal gusto per la chinoisérieimperante in Europa, nel cui segnoCarlo di Borbone fece eseguire, perla moglie Maria Amalia di Sassonia,il celebre Salottino di porcellana diPortici. Le porcellane della fabbrica di Na-poli sono simboli pregiatissimi del-la cultura neoclassica che si stavaimponendo nel tardo Settecentograzie alle campagne di scavo di Er-colano e Pompei e che diedero agliartisti della Manifattura un riccorepertorio di modelli, forme e deco-

Ciboper lamentec i nema , t e a t ro , l i b r i , s t o r i a , a r t e

Beethoven benefico IIll 1166 ggiiuuggnnoo aall CCoonnsseerrvvaattoorriiooIn programma una serata dal titolo BBeeeetthhoovveenn vviivvoo,, vviivvaa BBeeeetthhoovveenn. L'Or-chestra Sinfonica della Vallée diretta dal M° Guido Maria Guida eseguiràl'Ouverture del “Coriolano”, il Terzo Concerto per pianoforte ed orchestra

(solista Andrea Boccaletti) ela Settima Sinfonia. Presenta il concerto MarioBrusa, che illustrerà al pub-blico l'iniziativa di solida-rietà cui si ispira la serata. Ilconcerto si svolge infatti asostegno del CTS (CentroTorinese di Solidarietà), be-nemerita Onlus che da annisi batte in aiuto dei malati diAids e per fornire cibo allemense dei poveri. Tale impe-gno si è fatto negli anni piùpressante perché, come de-nunciato anche dagli organidi informazione, le code di-nanzi ai tradizionali luoghidove vengono distribuiti ipasti ai poveri (Cottolengo,Via Nizza, ecc) si stanno in-fittendo. E non sono soltan-to extracomunitari, immi-grati clandestini, disoccupatia mettersi in fila, ma sonosempre più numerosi i nuovipoveri, frutto amaro dellacrisi economica dilagante. IInnffoo:: Centro Torinese di Soli-darietàVia Saccarelli, 10, TorinoTel. 011 8126618IIll ccoonncceerrttoo iinniizziiaa aallllee oorree 2211

ri poi celebrati in tutta Europa.In mostra più di duecento oggetti:fra questi il Parato d'altare con Cro-cifisso e candelieri, probabilmenteeseguito dal capo-modellatoreGricci per il sovra-no e al quale sonoattribuiti altriraffinati esem-pi della pro-duzione diC a p o d i -monte. Tra ipezzi di va-sellame più signi-ficativi, quelli decoratidal capo-pittore GiovanniCaselli, come la Scatola datè con nature morte.Le statuine e i gruppi conscene galanti (Il Ritratto,la Scena galante con ca-gnolino, la Donna inmarsina), insieme adaltri soggetti ispiratialla vita quotidianacome le maschere e ivenditori ambulanti mo-strano come questo gene-re derivato da Meissen sisia trasformato ed evolutonelle mani degli artefici na-poletani.Proposti, invece, come esem-pio della Manifattura di Napo-li gli importanti servizi da tavo-la realizzatisotto ladirezio-ne diD o m e -nico Ve-nuti: come

il Servizio Ercolanese del 1782,dono di Ferdinando IV al padreCarlo; il Servizio con i costumi po-polari, cui si lavora dal 1784 e chedoveva documentare i costumi po-polari del Regno delle Due Sicilie; ilServizio delle vedute napoletane odell'Oca, eseguito per la corte in-

torno al 1780 e decorato conle vedute dei più bei siti del

Regno delle Due Sicilie; einfine il famoso Servizio“de Sangro” ispirato alle

antichità ercolanesi conpreziosi decori, diffe-

renti per ciascunpiatto.

Verrà inoltreesposta lastraordina-

Piemonte mese L’Agenda 25

ria serie di bi-scuits realizzatadal capo model-latore FilippoTagliolini consoggetti libera-mente ispirati ote s t u a l m e n tetratti dall'anti-co, come le sta-tue equestri deiNoni o i centau-ri “del Furietti”,il busto di Sene-ca e quello diDioniso arcaicoe lo splendidoTrionfo di Bac-co e Sileno oquelli con sog-getti ispirati convena più satirica e “bernesca” a per-sonaggi della vita del tempo.Per la durata della mostra si terran-no cicli di conferenze e incontri de-dicati alla cultura partenopea.OOrraarriiooMartedì-domenica ore 10-19lunedì chiusoVisite guidate su richiesta tel. 011 0062713.IInnggrreessssooIntero 7 euro; ridotto gruppi 6euro; ridotto scuole 5 euro.IInnffooPinacoteca Giovanni e MarellaAgnelliVia Nizza 230, TorinoTel. 011 0062713 www.pinacoteca-agnelli.it AAcccceessssiibbiillee aaii ddiissaabbiillii..

CignaroliLLaa sseedduuzziioonnee ddeell ppaaeessaaggggiiooFFiinnoo aallll''88 lluugglliioo,, TToorrrree CCaannaavveessee“Il nostro pittore in paesaggi e bo-

scarecce”, esponente di spicco diuna dinastia di pittori gravitanti at-torno alla corte sabauda del Sette-cento, Vittorio Amedeo Cignaroli(nome d'arte assunto in onore delsovrano, il suo vero nome essendoVittorio Giuseppe Gaetano Cigna-roli), nato nel 1730, fu uno dei mas-simi paesaggisti del suo tempo. La-vorò intensamente sia nelle resi-denze sabaude sia nelle sontuoseVigne, le residenze di campagna chel'aristocrazia commissionava agliarchitetti e agli artisti più in voga.Scene di caccia, ambientazioni arca-diche, dame, scudieri, cavalli e ga-lanterie, abiti sontuosi dettagliata-mente raffigurati, una natura sere-na che sembra creata apposta perfare da sfondo agli svaghi dei nobi-li. Questo si trova in Cignaroli, neiquadri, sovraporte e tavole, fra cuinotevolissimi quelli di Stupinigi odella Reggia di Venaria.Ed è quello che si troverà nella mo-

stra che l’antiquario Marco Datrinoha deciso di dedicare a questo pitto-re al quale affida il compito di apri-re un ciclo di quattro mostre dedi-cate alla pittura del Settecento pie-montese. Un'impresa non facile intempi in cui l'arte contemporaneasembra attirare l'attenzione preva-lente dei media, ma non certo im-possibile per Datrino, non nuovoalle sfide, come quella che in passa-to portò a Torre Canavese 350.000visitatori per “I tesori del Cremlino”o la mostra sull'arte sovietica chenel 2003 portò a Chivasso addirit-tura Mikhail Gorbaciov.Alla mostra dedicata a Cignaroli se-guiranno “I Bamboccianti in Pie-

monte”, “Pier Francesco Guala” e i “Ipittori di corte: Beaumont, Crosato,Van Loo”, che esploreranno altri ge-neri e artisti attivi a corte e nelle re-sidenze sabaude nel Settecento. GGaalllleerriiaa dd''AArrttee DDaattrriinnooCastello di Torre CanaveseVia Balbo, 34 - Torre CanaveseOOrraarriiooDa martedì a venerdì ore 14:30-18:30Sabato, domenica e festivi ore 10-12:30, 14:30-18:30Per scuole o gruppi possibilità diaperture fuori orario su appunta-mentoIInnffooTel. 0124 501071

Antiqua 2007 GGllii aappppuunnttaammeennttii ddii ggiiuuggnnoo

VVeenneerrddìì 88 oorree 2211::1155 Settimo Torinese, Chiesa di S. CroceLLeeooppoollddoo II dd''AAuussttrriiaa:: OOrraattoorriioo ddii SS.. AAnnttoonniioo ddii PPaaddoovvaa ((11668844))Ensemble “Musica Reservata,” direttore Fabio Cusinato L'ensemble Musica Reservata diretto da Fabio Cusinato si ripresenta alpubblico della rassegna torinese con l'Oratorio di Sant'Antonio da Pado-va, un'opera assolutamente inedita composta nel 1684 dall'imperatoreLeopoldo I d'Austria, dalla forma semplice ma raffinata di grande imme-diatezza e intensità espressiva.

VVeenneerrddìì 1155 oorree 2211::1155S. Mauro Torinese, Chiesa di Santa Maria in PulcheradaJJoohhaannnn SSeebbaassttiiaann BBaacchh:: MMeessssaa iinn ssii mmiinnoorree BBWWVV 223322Collegio Musicale Italiano, direttore Adriano Gaglianello Un caposaldo della letteratura sacra del Barocco, un'opera dalla straordi-naria forza emotiva e significato religioso. Protagonista assoluto di que-sto concerto è il Collegio Musicale Italiano diretto da Adriano Gaglianel-lo, un complesso di strumenti originali in vertiginosa ascesa nel panora-ma filologico italiano.

VVeenneerrddìì 2222 oorree 2211::1155Pavarolo, Salone Scuole ElementariAAnnttoonniioo VViivvaallddii:: II CCoonncceerrttii DDeellllaa NNaattuurraa ee DDeellllee PPaassssiioonnii UUmmaanneeAccademia Barocca “I Filarmonici di Verona”, maestro di Concerto alViolino Alberto Martini È una tra le orchestre più apprezzate in Italia ed all'estero. Per precisascelta, nel repertorio barocco e classico si esibisce senza direttore e sustrumenti originali, adottando le accordature ed i temperamenti ade-guati, lasciando l'impostazione della concertazione al Primo Violino, chediviene Maestro di Concerto.

VVeenneerrddìì 2299 oorree 2211::1155Montiglio, Chiesa di San LorenzoII GGrraannddii CCoonncceerrttii ppeerr ffllaauuttoo ddeell 1188°° sseeccoolloo:: VViivvaallddii,, TTeelleemmaannnn,, BBaacchhTripla Concordia, direttore Sergio Ciomei Accanto al violino, il flauto fu uno dei massimi protagonisti del reperto-rio strumentale barocco. Il concerto offre uno stimolante spaccato delcorposo repertorio composto nel Settecento per questi strumenti, spa-ziando dai concerti per flautino di Antonio Vivaldi, alla produzione diGeorg Philipp Telemann, concludendo in gloria con la meravigliosa Sui-te n. 2 in si minore di Johann Sebastian Bach.

IInnggrreessssoo lliibbeerroo ffiinnoo aa eessaauurriimmeennttoo ddeeii ppoossttii ddiissppoonniibbiillii

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L’Agenda26 Anno III - numero 5Giugno 2007

Vincenzo GattiIInncciissiioonnii ee ddiisseeggnniiFFiinnoo aall 2244 ggiiuuggnnooBBiieellllaa,, GGaalllleerriiaa SSaanntt''AAnnggeellooUn artista colto e poetico, teso allaperfezione tecnica ma vibrante diemozione, che attraverso lo stru-mento e il mestiere esprime uncomplesso afflato interiore: messoa nudo, analizzato con precisionechirurgica, quindi rielaborato e pro-gettato scientificamente, per tra-sformarsi in visione.Siano dunque disegni o incisioni, iltratto centrale di questo maestrocontemporaneo che della grafica hafatto la sua espressione fondamen-tale è un racconto che indaga nel fi-nito l'evocazione dell'infinito.Vincenzo Gatti è nato nel 1948 aTorino dove vive e lavora. Pervent'anni è stato titolare della cat-tedra di Tecniche dell'Incisione, chefu già dei suoi maestri Mario Ca-landri e Francesco Franco, all'Acca-demia Albertina di Torino, dellaquale Gatti è anche stato direttorenel 1991- 92.

Dopo la sua prima mostra nel 1970alla galleria “La Darsena” di Milano,Gatti ha realizzato numerose per-sonali ed ha partecipato a rassegnein Italia e all'estero, ha curato mo-stre, cataloghi e pubblicazioni sul-l'incisione.La mostra biellese propone 10 dise-gni, 18 incisioni e alcuni ex librisrealizzati fra il 1975 e il 2007.GGaalllleerriiaa SSaanntt''AAnnggeellooCorso del Piazzo, 18, BiellaOOrraarriiooTutti i giorni dalle 15:30 alle 19:30lunedì chiuso.IInnffooTel. 015 20101www.galleriasantangelo.itIInnggrreessssoo lliibbeerroo

AstralisAA MMeettrrooppoolliittaannFFaabblleeFFiinnoo aall 3300 ggiiuuggnnooTToorriinnoo,, GGaalllleerriiaa NNoovvaalliissProtagonista è latradizione di Mura-no con le sue dina-stie di maestri vetraiche sono ormai di-ventate marchi di ri-sonanza mondiale ehanno trasformatoun mestiere popola-re in un'arte esclusi-va, sviluppando fin dall'inizio delNovecento rapporti e scambi di sa-pere, con artisti di calibro mondiale.come Picasso. Un prezioso tandemprogettuale in cui gli artisti garanti-scono la concettualità del pensieroartistico e i maestri vetrai ne attua-no le istanze formali. Astralis è il nome di un personag-gio creato da Novalis, lo scrittore dacui la galleria prende il nome, e cheproprio con questa mostra inizia la

sua attività.Il sottotitoloè un omag-gio alla “fa-vola in città”,fatta di “pollicosmopoliti”(cinque ope-re in vetrorealizzate tral'Italia e altriPaesi) comequelli dell'ar-tista belgaKoen Van-mechelen, o i“Canneti” invetro soffia-to di PinoC a s t a g n a ;

tutti lavori provenienti dalle forna-ci della Berengo Studio di Murano. La mostra rende omaggio anche almosaico di Ravenna con Specchioper le allodole di Dusciana Bravura(2007). In altre stanze dialoganoopere di Sebastian Matta e Jules LeParc, tre Sculture tridimensionalidal 1994 al 2004 di Nino Mustica,una Palma di Mario Schifano(1970), due quadri di Emilio Scana-vino, alcune rigorosissime opere diarte cinetica (dal 1964 al 1970) diGianni Colombo ed Edoardo Landi,il tavolo "Split" e la “Sedia-Scultura”dell'israeliano Ron Arad (1986), eLa Cova di Gianni Ruffi (1973), ungrande nido fatto di stracci con al-l'interno tre uova.

Il nuovo spazio di Via Carlo Albertonon vuole essere solo sede espositi-va ma anche laboratorio culturale, eospiterà artisti ed esperti per scam-bi e testimonianze con un occhio diriguardo al territorio.NNoovvaalliiss FFiinnee AArrtt GGaalllleerryyVia Carlo Alberto, 30, TorinoOOrraarriiooMartedì-sabato ore 9:30-12:30,15:30-19.30. Lunedì chiuso, mapossibilità di appuntamentoIInnffoo: Tel. 011 8123083www.novalisfinearts.com

Israele ArteContemporaneaPPaallaazzzzoo BBrriicchheerraassiioo2222 ggiiuuggnnoo -- 22 sseetttteemmbbrreePalazzo Bricherasio inizia la suastagione estiva con una mostra,realizzata in collaborazione con ilTel Aviv Museum of Art che con-temporaneamente ospiterà unamostra sui principali esponentidell'arte contemporanea italiana. La rassegna, curata da ArturoSchwarz, autore di oltre quarantalibri sull’argomento, è dedicata al-

l'arte contempo-ranea israeliana eoffre uno sguardoapprofondito suun Paese e la suaarte, alla continuaricerca di un equi-librio tra l'Occi-dente e il MedioOriente. Artisti apprezzatii n t e r n a z i o n a l -mente quali Me-nashe Kadish-man, Dani Kara-van, Micha Ull-

man e Gal Weinstein coltivano laloro unicità sul terreno comune diun patrimonio culturale ebraicocondiviso. I venti artisti presenti in mostra,come scrive Schwarz nel saggio in-troduttivo del catalogo, sono ani-mati da “una ricerca eccitante e ri-gorosa di se stessi, unita alla ricer-ca per la creazione di un mondo disogno e di riflessione, liberandocosì la vita dal giogo della routinequotidiana”. Li accomunano duegrandi qualità, che nella scelta ope-rata dal curatore rappresentano ilfil rouge della mostra: “innanzitut-to, sono veri poeti; secondo, la loroarte non è motivata dal desideriodi soddisfare le richieste di unmercato artistico locale non anco-ra sviluppato. Al contrario, sonoossessionati da una voglia irresi-stibile di dar voce ai loro conflitti,sogni ed aspirazioni interiori”. Questi pittori, scultori, fotografi econcettuali, dimostrano come ledifficoltà possano incrementare lacreatività e con semplicità si fannotestimoni delle grandi tematichedell'arte e dell'uomo.

Piemonte mese L’Agenda 27

zata anche con i suoi difetti, le suesbavature, per giungere a elabora-

tissime composizionigrafiche. Ma la scelta di EnzoBiffi Gentili, direttoredel MIAAO, non è soloquella di esporre sofi-sticate memorabiliaavanguardiste, seppurin redazioni recenti(Lattanzi presenta alMIAAO disegni ineditirealizzati per l'occasio-ne tra il 2006 e il 2007),ma anche quella di mo-strare attualissime pro-ve sul tema. Affidando-si a un giovane torinesecome Mauro Gottardoche, uscito da esperien-ze “antagoniste”, dimo-stra una strabilianteperizia nell'uso dellapenna sfera, giungendo

a creare polittici di diversi metri dilunghezza che paiono frutto di tec-niche di stampa raffinatissime, inun esibizionismo calligrafico; oppu-re componendo mosaici cartaceifittissimi di tassellature ricavatedallo strappo con il nastro adesivodi quadra-tini di im-magini ri-cavate dariviste; oancora si-m u l a n d oeffetti xi-lografici, oun'infinitascala digrigi sem-pre con ilsolo duc-

tus di due biro nere. Si tratta della scoperta, assoluta, diun'arte applicata borderline assie-me alla riscoperta di quella di ungrande maturo intellettuale euro-peo, in un esito complessivo di nuo-va legittimazione della decorazione,intesa però come pensiero forte didue originali che vogliono rifletteresugli archetipi, sulla simbologia,sino a farci rivalutare un'arte aliena,a volte persino prossima alla follia. La mostra di Luciano Lattanzi eMauro Gottardo al MIAAO è patro-cinata dall'Accademia Albertina diBelle Arti di Torino, e il suo diretto-re Guido Curto così afferma, casorarissimo in Italia, la necessità diproporre forme, come queste, di in-novazione sulla grande tradizionedella Decorazione.MMIIAAAAOO -- MMuusseeoo IInntteerrnnaazziioonnaalleeddeellllee AArrttii AApppplliiccaattee OOggggiiGalleria Sottana Via Maria Vittoria 5, TorinoOOrraarriiooMartedì-venerdì ore 16-19Sabato e domenica ore 11-19Lunedì chiusoIInnffooTel. 011 0702350IInnggrreessssoo lliibbeerroo

Castello di RivoliFFiinnoo aall 2266 aaggoossttooDDaallllaa tteerrrraa aallllaa lluunnaa:: mmeettaaffoorree ddiivviiaaggggiiooRievocando il titolo del romanzo di Ju-les Verne, che le recenti polemiche sul-l'effettiva conquista della Luna sembra-no rendere ulteriormente profetico, lamostra presenta opere che indagano,ciascuna in maniera originale, le molte-plici accezioni relative al viaggio. Vieneproposta una lettura inedita di alcuneopere della collezione permanente, mol-te delle quali acquisite recentemente epresentate per la prima volta al pubblico.Le opere esposte indagano il potere del-l'immaginazione di aprire nuovi territo-ri e la capacità dell'arte di fornire model-li di interpretazione del reale o addirit-tura di prefigurarlo.La mostra include oltre cinquanta operee grandi installazioni di Mario Airò, Gio-vanni Anselmo, Massimo Bartolini, Ga-briele Basilico, Lothar Baumgarten,John Bock, Alighiero Boetti, Jem Cohen,Enzo Cucchi, Roberto Cuoghi, Gino DeDominicis, Thomas Demand, Mario Gia-comelli, Rebecca Horn, Roni Horn, Pier-re Huyghe, William Kentridge, AnselmKiefer, Kim Sooja, Mario Merz, Claes Ol-denburg - Coosje van Bruggen, Charle-magne Palestine, Giulio Paolini, ThomasRuff, Thomas Struth, Grazia Toderi, BillViola, Yang Fudong, Gilberto Zorio.

FFiinnoo aall 99 sseetttteemmbbrreeAA RRoossee HHaass NNoo TTeeeetthh:: BBrruuccee NNaauummaann iinn tthhee 11996600ssUUnnaa rroossaa nnoonn hhaa ddeennttii:: BBrruuccee NNaauu--mmaann nneeggllii aannnnii SSeessssaannttaaUnica tappa europea della prima grandeesposizione dedicata esclusivamentealle opere degli anni Sessanta dell'artistaamericano Bruce Nauman (Fort Wayne,Indiana, 1941). Tra i maggiori esponen-ti dell'arte d'avanguardia degli anni Ses-santa e Settanta, Nauman ha realizzatosculture, performances, video, film eambienti che ancora oggi influenzano igiovani artisti del mondo intero. La mostra, curata da Constance M.Lewallen del Berkeley Museum of Con-temporary Art, prima sede espositiva, èil frutto di cinque anni di ricerche svoltein stretta collaborazione con l'artista. Nella Manica Lunga del Castello di Ri-

voli saranno presentate le più im-portanti opere del primo periododella produzione artistica di Nau-man, incluse alcune opere inedite.OOrraarriiooDal martedì al giovedì ore 10-17, Dal venerdì alla domenicaore 10-21Lunedì chiusoIInnffoo:: www.castellodirivoli.org

Palazzo BricherasioVia Teofilo Rossi angolo Via Lagrange, TorinoOOrraarriiooMartedì-domenica ore 15:30-22:30Giovedì e sabato ore 10:30- 22:30IInnggrreessssooIntero 7,50 euro, ridotto 5,50 euroBambini (6 - 14 anni) 3,50 euroIInnffooTel. 011 5711811 www.palazzobricherasio.it

Sphaerula VagulaDDiisseeggnnii ““oorrnnaammeennttaallii”” iinn ppuunnttaaddii ppeennnnaa aa ssffeerraa:: LLuucciiaannoo LLaatt--ttaannzzii ee MMaauurroo GGoottttaarrddoo77 ggiiuuggnnoo -- 2299 lluugglliiooMMIIAAAAOOIl MIAAO affronta nuovamente iltema del rapporto tra pittura e de-corazione. Termine, quest'ultimo,nel secolo scorso sovente impro-nunciabile, tranne che da qualcheeccentrico isolato artista come l'og-gi ottuagenario Luciano Lattanzi,maestro di sofisticate e lateraliavanguardie storiche. Tra gli stru-menti adottati da Lattanzi per laminuziosa, ossessiva redazione didisegni che mirano a “dar senso” al-l'ornamento, spicca, sin dagli anniCinquanta, la penna a sfera, utiliz-

L’Agenda28 Anno III - numero 5Giugno 2007

Environ-mental1155--2222 ggiiuuggnnoo,, SSaallaa EEssppaaccee“Marginalia”, la rassegna giunta or-mai alla nona edizione e diventatadefinitivamente una vera e propriastagione teatrale, è l'unica in Italia adare spazio e visibilità a compagniegiovani. Propone una serie di spet-tacoli “in prima” e tutti da scoprire,ognuna con una propria origina-lità, autonoma ed indipendentetanto per la linea poetica/espressi-va quanto per metodo e sistemaproduttivo.

A giugno l'Espace di Via Mantova,che ospita tutti gli spettacoli dellarassegna, propone Environ-mental.Quali sono i misteri che regolanoun rapporto di coppia? Quali le sueevoluzioni? Quali i sensi che coin-volge e i fatti che scaturiscono nellarealtà?Lo spettacolo è un quadro ispiratodalle bestialità quotidiane che quivengono accentuate attraverso ildialogo tra un uomo e una donna.Un flusso di coscienza che crea mo-stri i quali a loro volta danno vita apiccoli drammi domestici, paesaggiche richiamano profumi esotici, ci-tazioni letterarie dalle quali emergeil bisogno di una verità assoluta, os-servazioni poetiche su un presentedevastato e sul turismo di massa. Questo dialogo costituisce l'ossatu-ra portante dello spettacolo, che re-stituisce allo spettatore le inquietu-dini e le ambiguità dei protagonisti:sfilano, guidate da un personaggiofemminile, le “cecità del mondo”.Solcano la scena fino a farla diven-tare buio e poi ancora solitudine delpersonaggio maschile che si adope-ra cercando un'azione concreta dirinnovamento, sia essa una nuovavita o una parete imbiancata: salvopoi popolare i suoi nuovi orizzonticon gli stessi personaggi di prima,in un perenne effetto di circolarità.Lo spettacolo inizia alle ore 21.

BBiigglliieettttiiIntero 10 euro, ridotto (under 18 -over 65) 7 euro, studenti 5 euro IInnffoo ee pprreennoottaazziioonnii::Teatro Espace Via Mantova 38 Tel 011.2386067 www.salaespace.it

Voci perduteTTeeaattrroo nnoottttuurrnnoo ssuull LLaaggoo dd’’OOrrttaa2233 ggiiuuggnnooUn itinerario artistico e teatralealla scoperta di incantevoli luoghi

che si affaccia-no sul Lagod'Orta. Il 23 giugno,n e l l ' a m b i t odella rassegna“Seminare tea-tro. Eventi. La-boratori. In-contri” la Re-sidenza Tea-trale “Sul Lagod’Orta” propo-ne Voci perdu-te, evento itine-rante, un viag-gio teatrale, ar-

tistico e culturale sulle ali della me-moria che durerà dal tramonto al-l'alba. Un percorso costellato dauna decina di interventi, letture,performance e rappresentazioni di-slocati lungo un percorso ideale cheparte da Miasino, sponda est dellago, fino a giungere a Pella, su quel-la occidentale. L'evento avrà inizio attorno alle 21nella piazza di Miasino, per il primointervento artistico, il Faber Teaterdi Asti con Emigranti, un canzonie-re di musiche e canti popolari di va-rie zone del mondo, attorno al fuo-co di San Giovanni. Si proseguiràpoi verso il Sacro Monte di Orta,dove un grande affabulatorecome Roberto Anglisani ci rac-conterà un San Francesco poten-te, insolito e spiazzante, pratica-mente un San Francesco a testain giù.La discesa verso Piazza Motta èaccompagnata da visioni oniri-che e fantasmagoriche: unaSpoon River cusiana tratta da unracconto di una grande scrittriceormai ortese d'adozione, LauraPariani: suo è Qui si dorme mica ,con Franco Acquaviva. Altri in-contri e ricordi in musica e inversi ci condurranno all'Isola diSan Giulio, dove le porte della se-centesca Casa Tallone sarannospalancate da musiche e poesia.

Le prime luci del giorno coglieran-no i partecipanti sul lungolago diPella, e l'alba farà da quinta straor-dinaria a una performance teatraledella compagnia romana al femmi-nile O'Thiasos con Miti d'Acqua. Tutto il percorso sarà punteggiatodi degustazioni di prodotti tipici epoco conosciuti. Un collage di voci,immagini, ricordi e sapori perdutiche permetteranno di vivere in ma-niera insolita i luoghi più turistici econosciuti del territorio cusiano,regalando attimi intensi e indimen-ticabili. IInnffoo ee pprrooggrraammmmaa eesstteessoo::www.teatrodelleselve.itwww.lagodorta.netIInnggrreessssoo ggrraattuuiittoo..

Festival delle Colline TorinesiTToorriinnoo CCrreeaazziioonnee CCoonntteemmppoorraanneeaa77 ggiiuuggnnoo -- 55 lluugglliioo 22000077La dodicesima edizione del Festival,uno degli appunta-menti culturali ita-liani più attesi e se-guiti, prosegue ildialogo con la cul-tura teatrale con-temporanea, esplo-rando il mondocreativo di quegliartisti impegnati arinnovare i linguag-gi dello spettacolodal vivo.Molte le proposte2007: i nuovi alle-stimenti di Egumteatro da una sce-neggiatura di Fassbinder, e deiMarcido Marcidorjs e Famosa Mi-mosa da un testo di Antonio Taran-tino; gli spettacoli di grandi artisti ecompagnie della creazione contem-poranea come Emma Dante, Anto-

nio Latella, Raffaella Giordano,Teatro del Carretto, Scena Verticalee Ludovic Lagarde, regista di un Ri-chard III coprodotto con il Festivaldi Avignone. E poi il Teatrino Giul-lare (premio Ubu 2006) e l'IRAATheatre con uno spettacolo realiz-zato in una stanza d'albergo; ilperformer libanese Rabih Mroué,per la prima volta in Italia; la berli-nese Eva Meyer-Keller che presentaa Pecetto un'originale performancesulle ciliegie. Atteso al debutto tea-trale anche un regista cinematogra-fico di valore come Daniele Gaglia-none. Il segmento dedicato alle perfor-mance in spazi d'arte contempora-nea prevede: al Castello di Rivoli ilavori di Marie Cool e Fabio Balduc-ci al debutto in Italia; all'AccademiaAlbertina di Belle Arti, SnejankaMihaylova; alla Fondazione Merz,Orthograph; alla Galleria GiorgioPersano, Portage; e, al Castello diMoransengo, Rudi Punzo.

Tra le giovani compagnie figuranoVincendo Schino, Suttascupa, Jean-MarieVolonté e il Teatro Baretti. Infine, un omaggio a Peter Brook,uno dei grandi maestri del Nove-cento, con la proposta del suo ulti-mo allestimento, Sizwe Banzi est

mort, accompagnato dauna selezione di film incollaborazione con ilMuseo Nazionale del Ci-nema.Un festival che ribadiscela sua vocazione inter-nazionale, confermandoil rapporto sempre piùintenso con i teatri e ifestival francesi. IInnffooFFeessttiivvaall ddeellllee CCoolllliinneeTToorriinneessii Corso Galileo Ferraris,266, TorinoTel. 011 19740291www.festivaldellecolli-ne.it

Piemonte mese L’Agenda 29

Primo LeviII ggiioorrnnii ee llee ooppeerreeFFiinnoo aall 1144 oottttoobbrreeTToorriinnoo,, MMuusseeoo ddeellllaa RReessiisstteennzzaaQuesta mostra intende descrivere,attraverso fotografie, immagini vi-deo e riproduzioni di documenti, lediverse linee che definiscono PrimoLevi intellettuale, scrittore, chimicoe testimone. Non una mostra di reperti e ricordicristallizzati ma un'esposizione diquestioni aperte, una tensione dia-lettica ed etica che è poi quantoLevi fece in tutto il suo percorso discrittore, critico e saggista. Si trattadi comprendere che senza l'attivitàdi una scrittura specificatamenteletteraria, coltivata prima della pri-gionia, ma anche durante e dopo,senza la riflessione critica che haanimato la scrittura fino a condur-la all'elaborazione de I sommersi e isalvati, la testimonianza di Levinon ci sarebbe stata e non ci sareb-be giunta con quell'autenticità cheoggi tutti gli riconosciamo. Il taglio di questa esposizione non èbiografico. Alcuni elementi biogra-fici, come gli studi, l'ingresso nellaResistenza e l'internamento a Fos-soli, servono a rilevare lo sviluppodell'opera e la progressione del rico-noscimento pubblico di Primo Levi.Non ci si sofferma sulla vita fami-liare, ma soltanto su alcuni aspetti,per altro già piuttosto complessi,della sua vita pubblica.Affiancano la mostra varie iniziati-ve di approfondimento, comeproiezioni di documentari e film acura dell'Archivio nazionale Cine-matografico della Resistenza, oltrea incontri e conferenze. MMuusseeoo DDiiffffuussoo ddeellllaa RReessiisstteennzzaa,,

ddeellllaa DDeeppoorrttaazziioonnee,, ddeellllaa GGuueerrrraa,,ddeeii DDiirriittttii ee ddeellllaa LLiibbeerrttàà Corso Valdocco, 4/A TorinoOOrraarriiooMartedì-domenica ore 10-18Giovedì ore 14-22 Lunedì chiusoIInnffootel. 011 4361433, 4363470www.museodiffusotorino.it IInnggrreessssoo ggrraattuuiittoo

LetterAlturaFFeessttiivvaall ddii lleetttteerraattuurraa ddii mmoonnttaaggnnaa,, vviiaaggggiioo ee aavvvveennttuurraa2277 ggiiuuggnnoo -- 11 lluugglliiooVVeerrbbaanniiaa ee VVaallllii ddeellll''OOssssoollaaIl festival nasce dalla consapevolez-za che la montagna è una prioritàglobale dell'umanità, e che le grandi

variazioni climatiche ci chie-dono di modificare abitudinie stili di vita, e questo si ri-flette anche in una ricca pro-duzione letteraria che oggiinteressa un pubblico semprepiù vasto. Di questo si discuterà nel cor-so degli incontri e dibattitiche daranno vita alla primaedizione di LLaaggoo MMaaggggiioorreeLLeetttteerrAAllttuurraa. Fra gli ospitiReinhold Messner, il PremioNobel Gao Xingjian, AlainElkann, Sabina Rossa, LucaMercalli, Erri De Luca, ArioSciolari, Davide Sapienza,Mauro Corona, Alain Robert,Marco Cuaz. La formula è quella delle piùconosciute manifestazioniletterarie: dalla colazione con

l'autore all'area“addetti ai lavori”,dai concorsi per lescuole allo spaziobimbi. dagli spet-tacoli all’arte distrada, concerti epremiazioni. A luglio LetterAl-tura si sposta nellevalli, con treweekend da vivereper avvicinarsi evivere la monta-gna, tra eventi del-la tradizione po-polare, gusti di untempo e colori ac-cesi i luoghi sonol'Alpe Devero, laValle Introna e laValle Vigezzo.Particolare atten-zione è stata dedi-cata ai bambini,

per i quali sono previste due parti-colari iniziative nel parco di VillaMaioni, dove i giovanissimi potran-no cimentarsi nell'arrampicata diuna parete artificiale seguendo leistruzioni del Corpo Guide AlpineValle Ossola. Inoltre, i laboratoricondotti da artisti e architetti gui-deranno i più piccoli ad osservarel'ambiente e ad interpretarlo espri-mendosi con materiali di riciclo. E,sempre per i bambini, due pomerig-gi di lettura: giovedì 28 e sabato 30,dalle 17 alle 19 alla Chiesa di SanFabiano Storie per viaggiare ad altavoce, in collaborazione con la Bi-blioteca Pietro Ceretti. Venerdì 29 iragazzi incontrano Guido Quarzo,affermato autore per bambini evincitore nel 1995 del Premio An-dersen, che con i suoi personaggimostrerà ai bambini quanto è di-vertente leggere. IInnffooAssociazione Culturale LetterAlturaVia Fratelli Cervi 14 - Verbaniawww.letteraltura.it n

Carton RapidRace 2007CCeessaannaa,, 3300 ggiiuuggnnoo --11°° lluugglliiooLa Carton Rapid Race è una bizzar-ra gara amatoriale, unica in Italia eforse la prima al mondo nel suo ge-nere che ogni anno attira migliaia dituristi. Nata nel 1991 a margine della garaper canoisti esperti sulle acque del-l'Orco a Cuorgné, dal 1995 si svolgea Cesana, in Alta Valle di Susa. Èuna prova amatoriale in cui unasquadra composta da 2-4 personeprima deve costruirsi un'imbarca-zione usando esclusivamente carto-ne e un rotolo di nastro adesivo perpersona, e e poi utilizzarla per unadiscesa sulla Dora Riparia di CesanaTorinese.Ogni anno vengono ammessi 800iscritti, ma le domande di partecipa-zione sono di gran lunga superiori.Una gara “estrema”, soprattutto peril divertimento e l'occasione di ag-gregazione. La due giorni 2007 inizia sabato 30:sin dal mattino gli appassionati delkayak con un po’ di esperienza pos-sono percorrere diversi tratti dellaDora Riparia e/o altri itinerari flu-viali della Valle di Susa e Pinerolese,mentre chi non ha alcuna esperien-za può percorrere gli stessi tratti abordo di gommoni con guide messea disposizione dall'organizzazione.Nel pomeriggio, dalle 16, cerimoniad'apertura della gara amatoriale, di-sbrigo delle formalità delle iscrizionie festa generale.Domenica si comincia alle 10: dueore di tempo per costruire l'imbarca-zione e, alle 13, inizio della gara verae propria, che consiste nel tentativodi percorrere la prova di discesa cro-nometrata di circa 400 metri di ac-qua mossa sul tratto cittadino della“Ripa”.IInnffoowww.cartonrapidrace.it

Cucina30 Anno III - numero 5Giugno 2007

Le ricette di questo mese sono dop-piamente monotematiche: primo,perché sono solo dolci; e secondo,perché sono tutte a base di riso.Sono infatti tratte dal libro RRiissooddoollccee RRiissoo, realizzato dalla Regio-ne Piemonte e curato dell'Associa-zione Femminile Agricola “Donnee Riso”, costituita da donne pro-duttrici di riso e che, come ricordala prefazione, “ha tra le sue finalitàla diffusione della cultura del risoattraverso la divulgazione dell'usocorretto in cucina delle molteplicivarietà coltivate in Piemonte ed èfortemente impegnata nella valo-rizzazione della storia e delle tra-dizioni contadine dei territori dirisaia”.Una raccolta di ricette chefanno parte della tradizio-ne locale o familiare delleassociate che le hanno for-nite, inframmezzata da ri-produzioni di sedici qua-dri di Enzo Gazzone(1894-1970), un pittoreche come pochi seppe co-gliere le atmosfere dellavita di risaia prima dellameccanizzazione dei pro-cessi produttivi. Le tavoleriproducono momenti dellavoro e personaggi, esono affiancate da brevinotazioni descrittive suimedesimi.Un bel libro, purtropporovinato da una pessimatraduzione in inglese.

FFrruuttttaa sseeccccaa ee rriissooiinn bbuuddiinnoo

Ingredienti (per 4 persone)200 g. di riso varietà Originario, 8dl. di latte, 100 g. di zucchero, unbaccello di vaniglia (o una bustinadi vanillina), 50 g. ciascuno di dat-teri, fichi secchi e noci, 60 g. di bur-ro, 3 uova, 80 g. di panna da cucina,un bicchierino di cognac.Dopo aver tritato grossolanamen-te la frutta secca nel mixer, met-terla in una ciotola e spruzzarlacol liquore.Cuocere il riso nel latte con la va-niglia, lo zucchero e 40 g. di burro,unirvi i tuorli, la panna e la fruttasecca. Mescolare bene e poi ag-giungere gli albumi montati a neveben ferma.Versare il tutto in uno stampo dallepareti alte e ben imburrato, e cuoce-

re coperto, a bagnomaria, in forno a200° per circa un'ora e mezza.Lasciar raffreddare, sformare su unpiatto e decorare a piacere.Ricetta di Fiorenza Vallaro raccoltada Maria Vittoria Serazzi.

DDoollccee ffrreeddddoo ddii sseemmoolliinnoo aallllee ffrraaggoolleeIngredienti (per 6 persone)125 g. di semolino di riso, mezzolitro di latte, 200 g. di zucchero, 50g. di farina di mandorle, 4 albumi,un pizzico di sale, 2 fogli di colla dipesce.Per la guarnizione: 350 g. di fragole,150 g. di zucchero, un cucchiaino disucco di limone.Portare a bollore il latte, versarvi apioggia il semolino, cuocere a fuocodolce per 20 minuti mescolando e,5 minuti prima della fine della cot-tura, aggiungere lo zucchero e ilsale. Togliere dal fuoco e aggiungeresubito la farina di mandorle, la col-la di pesce ammollata e ben strizza-

ta e per ultimi gli albumi montati aneve ben ferma, mescolando dall'al-to in basso per non smontare.Versare il tutto in un stampo ba-gnato e lasciar raffreddare in fri-gorifero.Lavare le fragole, lasciarne qualcu-na da parte per la decorazione efrullare le altre, poi cuocerle per 3minuti con lo zucchero e il limone.Sformare il dolce su un piatto e de-corare con la salsa e le fragole la-sciate da parte.Al posto delle fragole si possonousare le albicocche, ma in questocaso non va usato il succo di limoneRicetta di Maria Vittoria Serazzi.

GGeellaattoo ddii rriissoo,, zzeennzzeerrooee mmeennttaa ccoonn ssaallssaa ddii aarraanncciiaaIngredienti (per 4/5 persone)100 g. di riso varietà Originario, 6dl. di latte, 200 ml. di panna da cu-cina, 200 g. di zucchero, 2 cucchiaidi zenzero grattugiato, una stecca

di vaniglia, 2/3 foglioline di men-ta, mezzo vasetto di marmellatadi arance, 3 cucchiai di cognacLessare il riso nel latte con la va-niglia, lo zenzero e le foglie dimenta, in modo che ne assorba iprofumi. Unire lo zucchero e lapanna e frullare il tutto in mododa ottenere una crema. Versare ilcomposto nella gelatiera e proce-dere secondo le istruzioni per ot-tenere il gelato.Per la salsa, scaldare la marmella-ta con il cognac, in modo da otte-nere un composto fluido. Volen-do si possono aggiungere anchedelle scorzette d'arancia candite.Servire il gelato guarnito con lasalsa di arancia.Ricetta di Fiorenza Vallaro rac-colta da Maria Vittoria Serazzi. n

Cucina, Cultura, Artigianato del Piemonte

Mensile - Anno III - n° 5Giugno 2007

Registrazione del Tribunale di Torinon. 5827 del 21/12/2004

DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiilleeNico [email protected]

DDiirreezziioonnee eeddiittoorriiaalleeLucilla Cremoni - Michelangelo Carta

CCoollllaabboorraattoorriiChiara Armando, Daniela Camisassi, FrancoCaresio, Federica Cravero, Michela Damasco,Mariangela Di Stefano, Francesca Nacini, Fabrizia Galvagno, Cinzia Modena,Alda Rosati-Peys, Marina Rota, Irene Sibona, Giorgio "Zorro" Silvestri, Lucia Tancredi, Ilaria Testa, Claudio Tosatto, Maria Vaccari,Milena Vercellino, Alessia Zacchei.

GGrraaffiiccaaLL’design, Torino

SSttaammppaaEdicta, Torino

PPuubbbblliicciittàà011 4346027

DDiissttrriibbuuzziioonnee ppeerr ll’’IIttaalliiaa::Eurostampa s.r.l. - aderente all’A.D.N.Corso Vittorio Emanuele II, 11110128 TorinoTel. 011 538166, fax 011 5176647

LL’’iilllluussttrraazziioonnee iinn pprriimmaa ppaaggiinnaa èè ddii VViittttoorriioo PPaavveessiioo

MMIICCHHEELLAANNGGEELLOO CCAARRTTAA EEDDIITTOORREEVia Cialdini, 6 - 10138 TorinoTel. 011 4346027Fax 011 19792330e-mail: [email protected]@[email protected]

TTuuttttii ii ddiirriittttii rriisseerrvvaattii.. TTeessttii ee iimmmmaaggiinnii nnoonn ppoossssoonnooeesssseerree rriipprrooddoottttii,, nneeppppuurree ppaarrzziiaallmmeennttee,, sseennzzaa iill ccoonn--sseennssoo ssccrriittttoo ddeellll’’EEddiittoorree..

Piemonte mese

di giugnoLe ricette