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PISTOIA - Campionato di Giornalismo

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Social network: originee sviluppoRipercorriamo le tappedella rivoluzionedella comunicazione

IL SOCIAL NETWORK è un si-stema che permette di comunica-re on-line con più persone. Si en-tra a far parte di un socialnetwork creandounproprio profi-lo che si può arricchire con foto,commenti e pensieri personali.La storia dei social network è re-centissima. Nel 1997, venne lan-ciato il sito web Six Degrees; do-po soli tre anni fu chiuso, ma la-sciò un’impronta sullo sviluppodi internet. All’inizio le personenon credevano ai social network,dato che internet non era consoli-data a sufficenza per poter esserepersonale e interattiva.

FURONO NECESSARI altri treanni prima che fossero lanciati si-ti comeLinkedIn eMySpace, chevidero entrambi la luce nel 2003.Facebook iniziò la sua storia do-poun anno, e all’inizio fu utilizza-to soltanto da alcuni studenti diHarvard.Diventò ilmodomiglio-re per comunicare con gli altri, an-che a grandi distanze e per incon-trare nuove e vecchie amicizie.

Questo rese il mondo molto più

piccolo nel corso di una sola not-

te. Nel 2006 è nato You Tube che

ha portato alla conoscenza Twit-

ter. Almomento di questa scoper-

ta Facebook si è diffuso a livello

mondiale.

Il fatto di poterci mandare mes-

saggi virtualmente, in passato

non era lontanamente immagina-

to, ed invece oggi è la vera e pro-

pria realtà.

SPIEGARE la ragione, per la qua-

le molte persone usano i socialnetwork, è quasi impossibile sen-za una ricerca molto acccurata,ma comunque si possono ricavarealcune ipotesi, per esempio: i ra-gazzi, giovani, pensano che l’usodelle reti sociali sia un momentodi svago, divertimento e cono-scenze di nuove amicizie, questisono alcuni dei tanti vantaggi macome tutte le tecnologie, questo si-stema se se ne fa un uso scorretto,può diventare oltre che sgradevo-le anche pericoloso.

ALCUNI RAGAZZI usano an-che i social network per sentirsisuperiori; ma anche per essereuguali a tutti, ed integrarsi nelgruppo degli amici. Gli adulti in-vece usano questi sistemi per mo-tivi piu ragionevoli come: motivie discussioni su il lavoro, ritrova-re vecchi amici, aggregarsi a grup-pi, associazioni sportive , di bene-ficienza , per organizzare giornateo feste.Quindi i motivi per i quali le per-sone usano questo nuovomododicomunicare cambiano secondol’età.

I VANTAGGI dei social network come Face-book,Twitter, Skype,Messanger, utilizzati damol-tissimi ragazzi in tutto il mondo, sono numerosi;innanzitutto possiamo divertirci con le numeroseapplicazioni che si possono trovare praticamentedappertutto come: giochi di ruolo, di animali, diguerra e di logica. Inoltre possiamo venire a cono-scenzadi notizie di attualità, di gossip e di spettaco-lo.Un altro aspetto positivo è quello di poter comu-nicare con amici che non vediamo da tanto tempoattraverso chat, videochiamate ecc. Infine possia-mo conoscere nuovi amici.Altrettanti sono i rischi che si corrono utilizzandoquesti nuovi strumenti di comunicazione: il piùfrequente è quello di imbattersi in contenuti por-nografici o violenti che sonomolto numerosi su al-cuni social network e infatti compaiono anche

quando non li cerchiamo. Possiamo anche subiredelle truffe con concorsi o promozioni falsi che ciattraggono con oggetti che desideriamo; inoltrepuò accadere di subire dellemolestie o di venire incontatto con persone pericolose visto che internetè accessibile a tutti. Talvolta si possono scaricareinvolontariamente virus che danneggiano il com-puter.

UN GROSSO RISCHIO è quello di diventare di-pendenti e perdere la capacità di interagire con lepersone a causa dell’eccessiva permanenza su Inter-net. Man mano che utilizziamo questi socialnetwork ci isoliamo e perdiamo contatto con le al-tre persone e infatti non siamo più in grado di ap-prezzare le qualità dell’amicizia concreta, fatta digesti e di divertimento insieme agli amici.

L’ANALISI DALLE TRUFFE AI CONTENUTI PORNOGRAFICI: ECCO I I PERICOLI CHE SI NASCONDONO IN RETE

Piazzevirtuali: tanti vantaggi, altrettanti rischi

IL GRAFICO I giudizi degli utenti dei social network

LAREDAZIONE

CONFRONTANDO i ri-

sultati di un sondaggio ef-

fettuato tra gli alunni del-

le tre classi terze dell’Isti-

tuto con quelli dell’analo-

go sondaggio proposto ai

genitori sono emerse alcu-

ni dati inaspettati. Face-

book è il social network

più conosciuto sia dagli

alunni che dai loro genito-

ri: dichiarano di sapere

cos’è il 100% degli intervi-

stati.

Un dato abbastanza sor-

prendente è che i ragazzi

sono d’accordo con i geni-

tori riguardo al fatto che

l’uso dei social network

da parte di giovanissimi

sia abbastanza scriteriato:

lo pensano il 60% dei geni-

tori e ben il 75% dei ragaz-

zi.

Il 57% dei genitori ritiene

che la possibilità di comu-

nicare tra amici in modo

veloce sia il vantaggio

maggiore che i social

network offrono; sono del-

la stessa opinione i loro fi-

gli, al secondo posto la

condivisione di idee e im-

magini.

ANCHE sui rischi grandi

e piccoli vanno d’accordo:

il rischio maggiore è per

tutti la possibilità di fare

incontri pericolosi; non è

sottovalutata da nessuno

la possibilità di un eccessi-

vo isolamento.

RIGUARDO al tempo

che viene dedicato a que-

sto tipo di intrattenimen-

to i dati divergono lieve-

mente: i ragazzi usano i so-

cial network più a lungo.

Comprensivo

«Fucini»SanMarcello

LA VIGNETTA Internetè diventato un idolo per tanti

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Filippo Castelli, Chiara Ciampi, Viola Ci-notti, Filippo Coppi, Lisa Del Vecchio, Mat-teo Di Cagno, Dario Ducci, Matteo Ducci,TommasoDucci, SaraGavazzi, Gianluca Io-

ri, Francesco Nesti, Ovidio Nicu, MattiaNieddu, Giulia Pagliai, Francesca Strufal-di (classe II C, scuola secondaria di I grado«Renato Fucini», Istituto ComprensivoSan Marcello Pistoiese).

Il dirigente scolastico è l’ingegner MariaLucia Querques e l’ insegnante tutor (chehaseguito i ragazzi nella raccolta delle no-tizie e nella realizzazione del lavoro) è laprofessoressa Letizia Evangelisti.

ILSONDAGGIO

Alunniegenitoria confronto

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7CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

1, 2, 3…e laquarta viendaséInsolite fontane rinnovano l’arredourbanodella città diQuarrata

VORRESTE vedere il gruppostellare delle Pleiadi accompagna-to da giochi di luci bianche e tur-chesi, leggere nei pensieri dellagente di Quarrata, magari standoin una casa trasparente, sedere inuno spazio che inviti alla medita-zione e allo stesso tempo vi dial’impressionedi essere inunmon-dodel passato?Magari vivere que-ste sensazioni accompagnate dalpiacevole rumore dell’acqua chescorre?AQuarrata questo è possi-bile grazie al nuovo volto chel’Amministrazione Comunale hadeciso di dare alla città.Gli abitanti di Quarrata, in lineacon l’idea del Comune di crearespazi artistici fruibili dai cittadinie non solo ammirati dall’esterno,sono stati coinvolti nei vari pro-getti di realizzazione di alcunefontane che contribuiscono alnuovo arredo urbano.Così la fontana di Corsini in piaz-za Fabbri ha l’insolita forma diuna casa trasparente, con dentrouna panchina per sedersi. Tutto èsimbolico: dalla forma della casa,che rappresenta il bisogno primor-diale dell’uomo, alla trasparenza,che vuole significare l’apertura

verso gli altri. Sul vetro delle pare-ti riporta fedelmente i messaggispediti dai cittadini su invitodell’artista dentro una cassetta ap-posita. Alla fontana di piazza Ri-sorgimento hanno contribuito iragazzi delle elementari, con dise-gni poi riprodotti nelle formellein bronzo che incorniciano gliugelli.

NOVE ZAMPILLI schizzanol’acqua direttamente dal pavimen-to della piazza, leggermente con-cavo in quel punto. Ad ogni zam-pillo corrispondono un farettobianco e uno turchese, e la posizio-ne ripropone quella delle Pleiadi,mentre la pavimentazione di pie-tra di Luserna la notte presentaquel tipico brillare dellamica, per

dare l’illusione del cielo stellato.

E INFINE l’ultima nata, che perla sua collocazioneha suscitato po-lemiche, in quanto desta scalporeun’opera contemporanea in un si-to rinascimentale. «Muri fontanea 3 colori per un esagono» di Da-niel Buren nasce dalla collabora-zione fra il Comune e il mecenatedi arte contemporanea GiulianoGori, che già si è distinto per averdotato il parco della villa di Celledi numerose opere d’arte. Il mar-mo bianco di Carrara per la baseesagonale e per le sei pareti, posi-zionate in modo da ricordare va-gamente i celebri monoliti di Sto-nehenge, e la collinetta sulla cuisommità si trova la fontana contri-buiscono alla magica suggestionedel luogo. Ci si può sedere sulmarmo abbagliante e ammirare,negli spazi tra un muro e l’altro,scorci di paesaggio sul Montalba-no o sulla Magia.E se qualcuno pensasse che non sivive di sola arte... c’è anche unafontanella di acqua da bere, inpiazza Berlinguer.

ACCESA discussione sulle fontane di Quarrata.Daniel Buren, con «Muri Fontane a 3 colori perun esagono» nel parco della villa LaMagia, e aper-ta da qualche mese ai visitatori, ha riacceso la di-scussione: è giusto collocare opere d’arte contem-poranea in luoghi storici? Ecco le opinioni di alcu-ni quarratini.«E’ vero che la Magia è rinascimentale – sostieneChiara, studentessa del classico —, però vi si pro-muovono anche disciplinemoderne come le scien-ze, e la fontana di Buren rappresenta il connubiotra antico e moderno. Anche se mi sembra che icolori non si integrino bene con il paesaggio, la for-ma esagonale richiama la perfezione del sei, ricor-da il megaron greco dove gli antichi si riunivanoper ascoltare gli aedi; la trovo bella perché è già di-

ventata un punto di ritrovo, è dunque uno spazioda vivere».«Non discuto la bellezza della fontana — dice Er-nesto, abitante di Quarrata —, ma per me non èadatta al parco mediceo: la scelta della collocazio-ne più che permotivi artistici è dovuta al fatto cheBuren voleva farsi notare».«CONOSCO le polemiche sulla fontana di Buren— risponde Rosita Testai, professoressa ed ex pri-mo cittadino di Quarrata —, ma io non concordocon i detrattori: per me la fontana è molto bella,l’artista è quotato e crea opere di pregio. E il luogoè adatto per la land art, per cui l’opera e il paesag-gio si fondono insieme.È una rivisitazione dell’an-tica riserva del Barco Mediceo, che mentre primaera dei nobili e basta, ora deve essere della genteche ci va a passeggio, o addirittura a meditare».

LE INTERVISTEUNADOMANDA AI CITTADINI: «L’AREA DELL’ESAGONO ÈGIUSTA O SBAGLIATA?»

Opinioni della gente: i quarratini dicono la loro

LA VIGNETTA I ragazzi ironizzano sulle abitudini antiche

LAREDAZIONE ...

STRISCE verticali larghe8,7 cm: non c’è dubbio, èun autentico Buren! Ed èsua la firma del progetto perla fontana monumentalenel parco della villa medi-ceaLaMagia. «Muri Fonta-ne a 3 colori per un esago-no» è stato realizzato con ilcontributo della Fondazio-neCassa diRisparmio di Pi-stoia e Pescia.La struttura dell’opera è co-stituita da una base esagona-le. Da ogni lato dell’esago-no si erge una parete rivesti-ta di marmo di Carrara, chepresenta il motivo tipicodelle opere di Buren: le stri-sce verticali bianche, alter-nate a strisce gialle, rosse oblu. Tra una parete e l’altra,il paesaggio, che si fondecon l’opera, secondo il crite-rio della Land art.L’opera è concepita infattiin modo da «dialogare» conl’ambiente in cui si trova:non ha lo stesso valore secollocata altrove. In questaottica l’autore ha già realiz-zato varie opere in Toscana,tra le quali anche una a San-tomato nella villa di Celle.La fontana è stata oggettodi numerose polemiche: èritenuta una spesa inutile,priva di gusto artistico, danon porsi accanto a una vil-la medicea, benché la villaospiti ormai molte opere diarte contemporanea che ar-ricchiscono lo «spirito» delluogo e che non sono desti-nate a dei musei, ma fannoparte del paesaggio. Al paridi un albero, e non c’è il car-tellino con scritto non tocca-re, perché ci si può sederecome suuna roccia o all’om-bra di un albero.

ScuolaMedia

MontemagnoQuarrata

L’OPERA

La fontana di Daniel Buren

3˚ D: E. Barbato elisa; L. Bardi; F. Belluo-mini; A. Besser; L. Bugiani; F. Chiti; M. Co-smo; E. D’Isep; B. Florenzi; J. FrontedduB. Gamberi; T. Giacomelli; C. Giusti, F. La-schi; A. Lecceti, L.Mazzanti; D. Nannini; M.

Niccolai; I. A. Pavel; F. Pecorini; I. Petrac-chi; E. Ponziani, M. Rossomandi, S. Sciatti;A. Scipioni, G. Silano; F. Sommariva. clas-se 3 L: Y. Amato, F. Astorino, V. Cancedda;I. D. Dragomir; C. Gjeloshi; M. Gonfiantini;

S. Gorgeri;M. Grillini; R.Marsella; S.Nofe-ri; X. Ramovic; F. Rizzo; M. Sardi; V. Sor-bello; G. Tesi; I. Vanello, D. Zhang.Docenti: Daniela Gori; Luigi Barontini eGionata Pucci.

RIFLESSIONI

Opera d’autoreVi diciamocom’è fatta

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•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

L’archivio«ghiacciato»Ambienteesicurezza:Gaia conserva lanostra storia

GAIA È IL NOME della terra:essa ha conservato nella sua «pan-cia» gli eventi accaduti prima dinoi. Nell’Antartica terra riposa,strato su strato, la storia geologicadel nostro pianeta: solo studian-do Gaia e scoprendo il suo valoreimpariamo aproteggere e rispetta-re noi stessi.Il corso Bdell’Istituto Comprensi-vo Leonardo Da Vinci ha parteci-pato al progetto denominato «Am-biente, salute e sicurezza» che si èsvolto nell’istituto stesso nel pre-cedente anno scolastico.Ci sono stati tre incontri con i vo-lontari della SPI-CGIL alla pre-senza di tre esperti. Ognuno di lo-ro ha apportato nuove conoscen-ze nell’ambito dello stretto rap-porto che esiste tra la salute e lasicurezza dell’ambiente, intesosia come luogo di quotidianità,sia come habitat del genere uma-no. Gli incontri più interessantisono stati quelli con Daniele Fro-sini, giovane ricercatore scientifi-co nelle basi antartiche. Danieleha mostrato le strabilianti foto diquesto straordinario continente eha illustrato ai ragazzi come l’uo-mo possa influire sulle variazioni

delle condizioni climatichedell’ambiente.

ATTRAVERSO le «carote pola-ri» (carotaggio), lui e i suoi colle-ghi possono studiare i cambia-menti del clima avvenuti nel cor-so di molti anni. Le «carote pola-ri» sono dei lunghi tubi di ghiac-cio, estratti dal ventre della terra

con appositi macchinari, la cuicomposizione in strati dà notiziescientifiche sulla storia climaticadella terra. Una volta estratte , le«carote» vengono ridotte in lun-ghezza con opportuni tagli, in mo-do da poterle studiare meglio.Esaminare le «carote polari» è unpo’ come veder scorrere in vertica-le le immagini di ambienti e pae-

saggi apparsi nel corso del tempo.Ed è proprio lì nel ghiaccio antar-tico, il «libro» più importante daleggere che la terra fa riemergeredalle proprie profondità. Daniele,con i suoi studi, con la sua passio-ne e con il sacrificio che essi ri-chiedono, ha aperto ai ragazziuna finestra sul mondo, che li haportati in un continente tanto lon-tano, per comprendere megliol’ambiente a loro vicino.

GLI UOMINI vestono l’ambien-te in base alle loro necessità e lotrasformano in un territorio a mi-sura, per viverlo nel presente e im-maginarlo nel futuro. L’augurio èperò che il rapporto tra l’uomo ela natura rimanga sempre armoni-co.Un rapporto così come lo vede-va un vecchio capo indiano Swa-mish di Seattle: «Voi dovete inse-gnare ai vostri figli che il terrenosotto i loro piedi è la cenere degliantenati … insegnate ai vostri fi-gli quello che abbiamo insegnatoai nostri, che la terra è nostra ma-dre, qualunque cosa capita alla ter-ra, capita anche ai figli della terra… Questo noi lo sappiamo: la ter-ra non appartiene all’uomo, è l’uo-mo che appartiene alla terra».

IO SONO Raffaele Lombardi e la mia professioneè il geologo, che consiste nel capire come verrà tra-sformato il territorio. Lavoro a Pistoia. Svolgo que-sta professione da 30 anni.

Il nostro territorio è a rischio?«Il nostro territorio è a rischio idrogeologico e si-smico, perché Pistoia è attraversata da tre fiumi im-portanti, dai loro affluenti e da molti fossi idrici.Quando esondano, in realtà, non si tratta di grandialluvioni, quanto di fastidiosi disagi nelle campa-gne o nella viabilità. Il rischio sismico esiste, inquanto Pistoia ha intorno le montagne e le scossesono dovute al riassesto della crosta terrestedell’Appennino».

C’è una parola d’ordine per la tutela del no-stro territorio?

«Bella domanda! Una parola non c’è. Io però houna mia idea fin da quando mi sono laureato: ho

sempre pensato alla figura del geologo «condotto»che tutte le mattine prende la sua jeep, insieme allaforestale, va in montagna e per tutto il territorio,controlla il «paziente», relazionando su situazionidi potenziale rischio e intervenendo prima che lacosa si aggravi. E’ un modo per prevenire i disa-stri».

Ci piacerebbe adottare un po’ di natura ...«Approvo iniziative del genere e bisognerebbe cre-arne anche una nuova per tutelare, per esempio,pezzi di argine: fotografare, relazionare per evitareche diventino discariche a cielo aperto».Insomma, un po’ come degli 007 a servizio di suamaestà la Natura, in aiuto al geologo «condotto»,concludiamo noi contenti!Raffaele ci saluta con la frase «studiate con passio-ne», intanto noi pensiamo alla nuova missione …chissà se tra noi c’è un futuro geologo «condotto».

LE INTERVISTEUNAPROPOSTA «TERAPEUTICA» PERGUARIRE I MALI DELLA TERRA

Il geologo«condotto»egli 007del territorio

LA VIGNETTA La terra non è una proprietà dell’uomo

LAREDAZIONE...

CI PIACE immaginare Ga-ia comeun’amicadi «penna»con la quale dialogare percomprendere e raccontarela nostra storia di ragazzi.Cara Gaia, ora ti illustriamouna bella immagine. Lungoil delizioso Rio che passa at-traverso le Fornaci, il quar-tiere della nostra scuola,una volta scendevano ledonne a lavare i panni, vici-no ad una melodiosa casca-tella con i mattoncini rossi.Oggi, in primavera non è ra-ro trovare due o tre adole-scenti, armati di stivaloni«a coscia» , canna da pesca evermicelli, intenti a pescarenella concentrazione assolu-ta. Ultimamente, un bell’ai-ronebianco si abbevera sere-namente in quelle acque,sempre lì, vicino a quella ca-scatella circondata dagli ar-gini in pietra.Abbiamo tante aspettativeverso il nostro avvenire, ab-biamo fiducia nel progressodella scienza, ma abbiamoanchepaura di perdere i pre-ziosi tesori del nostro piane-ta blu. Lewis definiva il no-stro pianeta come il «piane-ta silenzioso», perché avevasmesso di comunicare congli altri mondi e se ne stavamuto ed isolato nel proprioegoismo. Una inutile ed in-significante palla cosmica.Noi non vogliamo che ciòaccada, non vogliamo vive-re come alieni sulla nostraterra. Cara Gaia, come pos-siamomantenereun rappor-to armonico con la natura?E vivere in sintonia con es-sa? Ci piace ricordare il pen-siero di San FrancescoD’Assisi: «Laudato si’, mi’Signore, per sora nostra ma-dre terra, la quale ne susten-ta et governa, et produce di-versi fructi con coloriti floriet erba». Questa è la stradada seguire.

IstitutoComprensivoIstitutoComprensivo

«L. DaVinci»«L. DaVinci»PistoiaPistoia

IN CLASSE Gli studenti fannolezione sui temi dell’ambiente

HANNO REALIZZATO LA PAGINA gli stu-denti della classe II B.Ecco i loro nomi: Bacci Ylenia,CafarellaFrancesco, Caligaris Enrico, De Meo Luca,Hamri Salaheddine, Lombardi Sara,Mara-

viglia Claudio, Mazzoncini Nicolas, Nicco-lia Giulia, Oumahia Anas, Pancani Kevin,PaolacciMelania, Puccianti Giorgia, Riccia-relli Matilde, Scartabelli Emanuele, SouidRachid, Souid Zahra, Zambuto Giuseppe.

La dirigente scolastica è la professoressaAnna Maria Corretti, l’ insegnante-tutor èla professoressa Paola Mei, insieme alladisponibilità di tutti i professori del corsoB.

RIFLESSIONI

Salviamo i donidella terraper il futuro

Page 5: PISTOIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Unadonnasu treèvittimadi violenze«1522»èunnumeronazionaledachiamareper chiedereaiuto

NON SONO tanti a saperlo o a ri-cordarselo. Ma il 25 novembre èla Giornata Mondiale contro laviolenza sulle donne. E’ stata l’As-semblea dell’Onu a istituirla nel1999, invitando i governi, le orga-nizzazioni internazionali e le onga organizzare ogni anno incontried eventi per sensibilizzare l’opi-nione pubblica nei confronti diquesto dramma. E’ assurdo che,ancora oggi, le donne siano il ca-pro espiatorio dell’aggressivitàmaschile; molte volte non ci fac-ciamo caso, come se si trattasse diun problema minore, che riguar-da solo certi paesi, solo certe clas-si sociali. Ma non è così. Nono-stante i progressi nel campodell’uguaglianza dei diritti, il rap-porto che gli uomini intrattengo-no con ilmondo femminile èmol-to complesso.

SECONDO il Consiglio d’Euro-pa, sono proprio le violenze fisi-che e psicologiche che subisconole donne unadelle cause principa-li di mortalità femminile negliStati membri. In Italia, secondogli ultimi dati dell’Istat, una don-na su tre, tra i 16 e i 70 anni, è sta-

ta vittima della violenza di un uo-mo, almeno una volta nella pro-pria vita. Nel 63% dei casi hannoassistito anche i figli. Chi sono al-lora questi uomini violenti? Gra-zie a numerosi studi, oggi sappia-mo che “l’uomo violento” non èsolo un pazzo, un malato, un uo-mo che proviene necessariamentedaun contesto sociale povero o in-

colto. L’uomoviolento può esseredi buona famiglia e avere una buo-na istruzione: non conta il lavoroo la posizione sociale che occupa,ma l’incapacità ad accettare l’auto-nomia femminile. Si tratta di uo-mini che diventano violenti per-chéhannopaura di perdere il con-trollo e il potere sulla donna e chepercepiscono il proprio atteggia-

mento come “normale”. Uominiche, invece di cercare di capire co-sa esattamente non funzioni nellaloro vita, accusano le donne e leconsiderano responsabili dei lorofallimenti.

TALVOLTA fino a trasformarela vita delle donne che li circonda-no — madri, mogli, sorelle o fi-glie— inun vero incubo, distrug-gendone l’essere stesso. E’ pro-prio questo il messaggio di questagiornata: far capire che è moltodifficile per una donna che subi-sce violenze e umiliazioni, parlaredi ciò che ha vissuto o che vivequotidianamente, soprattutto sel’autore è un padre o un marito.Ci vuole tempo prima di integra-re “questi pezzi di vita” in un rac-conto coerente. Per poterlo farec’è bisogno di persone qualificatein grado di ascoltare veramente,senza pregiudizi e senza diffiden-za. Nessuno di noi è immunedall’odio, dall’invidia o dalla vo-lontà di dominio,ma la vera auto-rità nonha bisognodi usare la pre-varicazione.

PURTROPPO anche il nostro paese non è immu-nedalla violenza nei confronti delle donne, unma-le che si consuma nella maggior parte dei casiall’interno della cerchia delle persone vicine allavittima, se non addirittura dentro le rispettabilimura domestiche. Ecco perché aMontecatini Ter-me nel 2003, grazie ad un gruppo di donne consa-pevoli che questa è una violenza di genere e rappre-senta ormai un fenomeno culturale e sociale, è na-to il Centro Antiviolenza Liberetutte.

UN CENTRO in cui donne di tutte le età, italianee straniere, vittime di ogni forma di violenza, pos-sono trovare operatrici qualificate in grado di“ascoltare” la richiesta di aiuto, riconoscerla, con-dividere l’esperienza e rompere l’isolamento che èsicuramente il momento più faticoso, ma costitui-

sce già il passaggio dalla posizione passiva di vitti-ma a un’altra attiva, in cui si riprende a progettarela propria vita.

GRAZIE all’apporto di figure specializzate nel di-ritto penale e civile, queste donne possono intra-prendere un percorso legale nei confronti degli au-tori delle violenze o, in situazioni di grave perico-lo, quando ne è compromessa l’incolumità, trovareospitalità con i loro figli in case rifugio a indirizzosegreto. Fin dalla sua nascita il centro ha iniziatoun lavoro con tutti i soggetti territoriali e dopo unlungo e faticoso percorso, oggi ha realizzato una re-te locale attiva su tutta la Valdinievole: sono ben301 le donne, dai diversi profili socio-economici,che sono state accolte dal centro uscendo così dalvicolo cieco della violenza.

ASSOCIAZIONI L’IMPORTANZADI UN PUNTODI RIFERIMENTO SUL TERRITORIO PERDIRENO

L’attività del centroantiviolenza«Liberetutte»

I NUMERI Donne con residenza in Valdinievole che si sono rivolteal centro negli anni 2008, 2009, 2010 e primo semestre 2011

LAREDAZIONE

SIPUO’ considerare violen-za ogni abuso di “potere”che si manifesti principal-mente attraverso il soprusofisico, come pugni, calci,spinte, ma anche psicologi-co, con una mancanza di ri-spetto che offende emortifi-ca la dignità altrui, oppurecome forma di controllosull’autonomia economica.Anche lo stalking può esse-re considerato un fenome-no di grande attualità: uncomportamento ripetuto disorveglianza, un contattopressante e minacce che in-vadono con insistenza la vi-ta di una persona e le tolgo-no la quiete e l’autonomia.

QUESTIdiversi tipi di vio-lenza si possono presentareisolatamente, ma spesso so-no combinati insieme, inmodo cheuna formadi con-trollo apre le porte all’altra;ciò accade soprattutto quan-do conosciamo chi usa vio-lenza e siamo legati a lui daun rapporto affettivo.Mole-stie quotidiane, silenziose,difficili da individuare, de-nunciare e arrestare. Rara-mente sono riferite alle for-ze dell’ordine per terroredelle rappresaglie, del diso-nore, ma anche per una cer-ta diffidenza nei confrontidella polizia, del sistema le-gale o, molto più semplice-mente, per una pesante di-sinformazione in merito aquelli che sono i diritti lega-li in questi casi. E’ nostrodovere invece prenderne co-scienza, perché solo operan-do sulla nostra generazione,sarà possibile abbattere pe-santi stereotipi che vedonola donna relegata a un’idead’inferiorità e promuoverela diffusione della culturadella “non violenza”.

IstitutocomprensivoIstitutocomprensivo

don “Milani”don “Milani”PonteBuggianesePonteBuggianese

VIOLENZA Per togliere forzaalla paura e alla solitudine

LA PAGINA è stata realizzata da: Baldec-chi Kety, Bernardo Lorenzo, Cippo Maila,Coniglio Alessio, Grazzini Lucrezia,Krawczyk Karol, Lupori Diego, MarmeggiFederico, Menicucci Benedetta, Moroni

Eva, Nigro Viviana, Parenti Sara, PeriniMattia, Rossi Martina, Sensi Elena, SevaAnna, Simoncini Matteo, Sirigu Riccardo,Sorini Riccardo, Zei Samuele dell’istitutocomprensivo don «Lorenzo milani» di

Ponte Buggianese, classe III A. La dirigen-te scolastica è la Dott.ssa Catia Gonnella.Un ringraziamento particolare alla Dott.ssaBaronti, coordinatrice del CentroAnti-violenza Liberetutte di Montecatini.

RIFLESSIONI

Abusi:unapossibiledefinizione

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•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Con i giochi a spassonel tempoI passatempi dei nostri nonni.Niente tecnologia emolta fantasia

I NOSTRI nonni, da piccoli, face-vano dei giochi ben diversi daquelli di oggi.Dalle nostre indagini è venutofuori che anche i giochi di un tem-po erano molto divertenti, ce neerano di vari tipi, uno si chiamava«A dai». Si svolgeva così: si dise-gnava un cerchio per terra distan-te più o meno 2 metri dal muro dacui si lanciavano delle monetine.Dentro al cerchio ce ne erano al-tre. Centrando il cerchio vincevitutte le monetine che erano al suointerno. Un altro era «La trotto-la», per fare questo gioco occorre-va una trottola, un bastoncinocon legato all’estremità un filoche serviva per fare girare la trot-tola. Il primo che la faceva ferma-re perdeva. Un altro signore ci haraccontato che lui si divertiva colgioco del «Ferro di cavallo»: sipiantava al suolo un chiodo e poisi lanciava un ferro di cavallo e ilprimo che faceva centro vinceva.Poi a raccontarci un gioco moltointeressante è stata una signoraperché questo gioco lo praticava-no soprattutto le ragazze: «La po-vera cieca».

UNA FEMMINA si dirigeva alcentro di un cerchio formato da al-tre ragazze. Una di queste porge-va la mano alla povera cieca dopoche ella aveva recitato la seguentefilastrocca: «la povera cieca cadu-ta nel fosso, morire non posso, ti-ratemi su!». Dopodiché la ciecadoveva cercare di indovinare dichi era la mano che la stava sorreg-

gendo. Un signore di età avanzataalle nostre domande ha rispostodicendo: «Al mio tempo faceva-mo un gioco tanto divertente chein chiunque lo provava suscitavauna grande felicità! Il nome delgioco era «Il telefono». Le coseche occorrevano dunque erano: 2barattoli di latta vuoti e bucati sulfondo ed un pezzo di spago piutto-

sto lungo. Sistemato il filo in mo-do che collegasse i due barattoli igiocatori si ponevano ad una cer-ta di distanza fra loro e alternativa-mente uno pronunciava delle pa-role nel barattolo e l’altro percepi-va il messaggio del compagno didivertimenti.

INFINE un’anziana signora ci haillustrato il gioco con cui si diver-tiva da piccola, si chiamava«L’anello». Per praticare questogioco era necessario possedere unfilo e un anello, quest’ultimo an-dava fatto passare attraverso il filoche ogni partecipante doveva te-nere ben stretto tra le mani. Ungiocatore si metteva al centro delcerchio formato dagli altri che sipassavano l’anello fra le mani sen-za farsi vedere. Se il giocatore alcentro indovinava chi aveva inmano l’anello si scambiava il ruo-lo con quest’ultimo.Per noi ragazzi sicuramente sonopiù divertenti «play station» e «xbox», comunque i giochi di unavolta non erano così brutti e face-vano sì che ci si ritrovasse tutti in-sieme.

CASALGUIDI è un grazioso paesino che offre aisuoi abitanti molti dei servizi necessari, molti.. manon tutti. Infatti, in paese mancano i luoghi per po-tersi divertire. Fa eccezione, naturalmente, il mesedi Settembre quando finalmente arriva la fiera tan-to aspettata da grandi e piccini. Questa grande fe-sta dura sei giorni ed è conosciuta dalle persone ditutta la provincia. Le giostre vengono montate nelvecchio campo sportivo, giungono quelle più belleda tutta la Toscana: ci sono la giostra a catene, iltagadà, le macchinine a scontro, il bruco mela, glielastici e molto altro per divertirsi in libertà. Inol-tre, nella Piazza Vittorio Veneto, vengono allestitialcuni stand per l’acquisto di prodotti artigianalidi ogni genere.Nel grande piazzale delle scuola media invece ri-scopriamo le nostre radici contadine: vengonoesposti trattori, macchine, animali e nella palestra

espongono i loro oggetti preziosi numerosi artigia-ni della zona. L’ultimo giorno della fiera, a mezza-notte, arrivano i fuochi d’artificio per la chiusuradella festa. La fiera per noi del paese è particolar-mente bella, forse anche perché è l’unica festa cheviviamo durante l’anno.

OGGI ci rendiamo conto che il divertimento per ipiù giovani scarseggia, mancano locali adatti ai ra-gazzi e ancor più un centro commerciale che rac-chiuda negozi, pizzerie al taglio, ristoranti, pub, di-scoteche e bowling, pattinaggio sul ghiaccio o a ro-telle, sale giochi, piscine al chiuso per l’inverno euna grande multisala. Anche se il nostro non è unpaese grande i giovani sono davvero tanti e comun-que il divertimento non ha età, ecco perché un pro-getto che possa accontentare tutta la popolazionesarebbe davvero necessario.

INCHIESTAMANCANO LUOGHI DI INCONTRO: I GIOVANI NONSANNODOVE PASSARE I POMERIGGI

Divertimento?ACasalguidi solo a settembre

IN STRADA I ragazzi giocano a «campana»

LAREDAZIONE

DIMMI quanti anni hai ecome ti diverti.Le interviste che abbiamosvolto tra gli abitanti di Ca-salguidi hanno dimostratocome il divertimento cam-bia con l’età.I bambini dai 6 ai 10 anniamano guardare la tv, ma so-prattutto passare il tempocon gli amici all’aperto. Pen-sano che il paese abbia tuttoquello che serve loro per di-vertirsi.I ragazzi tra gli 11 ai 13 anniamano passare il tempo coni giochi elettronici ed ancheall’aperto con gli amici. Vor-rebbero più spazi verdi pub-blici, ma anche un centroper soli ragazzi dove ritro-varsi insieme e giocare, do-tato di attrezzature per piùpiccoli (come altalene, scivo-li, costruzioni) e per piùgrandi (come biliardini, gio-chi da tavolo, ping pong).I ragazzi tra 14 e 17 anniamano stare al PC e uscirecon gli amici. Per loro sareb-be importante che Casalgui-di avesse un cinema.I giovani del nostro paesepensano inoltre che i giochiche facevano i loro genitorierano molto divertenti. Gliadulti tra 20 e 40 anni ama-no mangiare, fare sport e sta-re in famiglia. Le personetra i 40 e i 60 amano correre,leggere e viaggiare.Gli adulti tra 60 e 80 amanogiocare a carte e a tombola.Molti adulti vorrebbero checi fossero discoteche per lo-ro. Gli adulti in generalepensano che i ragazzi si di-vertano spesso in manieraeccessiva e sarebbe necessa-rio, per far sì che si freninoun po’, dei luoghi di aggre-gazione e doposcuola pertutti.

Istituto ComprensivoIstituto Comprensivo

«E. Fermi»«E. Fermi»CasalguidiCasalguidi

AL PARCO Gli studentidisegnano i giochi all’aperto

2˚A:A. Alduini, M. Ballerini, J. Bardelli, G. Bia-gini, C. Biagioni, R. Callegaris, R. Cenci, S. Cro-

setta, E. Di Paola,M. Fabbri, A. Fonti, A. Giovan-

netti, A. Giovannetti, P. Kanjanakomon,H. Khei-

ry, G. Magnaricotte, F. Manella, A. Masci, S.

Mazzi, S. Pittelli, M. Quaranta, C. Rafanelli, G.

Rafanelli, K. Rrukaj, M. Scianna, F. Torselli. C.

2˚B:S. Agostini, M. Bruni, D. Bugiani, M. Bugia-ni, A. Collaro, F. Frosini, L. Frosini, E. Gocaj, G.

Guri, A.Marangoni,M.Mezzani, G.Micillo, I.Mi-

litello, A. Moschi, G. Pacini, A. Pellegrini, F.

Penta, B. Pierucci, A. Tanteri, K. Tesi, L. Tortel-

li, C. Trinci, F. Tucci, C. Vannelli, M. Vuolo, A.

Zadrima, C. Zadrima.Dirigente: Stefania Corsi-

ni. Tutor: Ilaria Gargini; Elisabetta Celotto

LE INTERVISTE

Losvagononhaetà

Aognuno il suo

Page 7: PISTOIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Guarire con dolci terapie ‘bestiali’Ora anche in Italia la pratica dellaPet Therapy: curare con l’aiuto degli animali

I RAGAZZI amano gli animali enel loro desiderio di averli vicinisi nasconde talvolta la necessitàdi avere aiuto, sicurezza, compa-gnia e l’instaurarsi di un legameprofondo del tutto simile a quellotra amici. «Comunemente il signi-ficato del termine Pet Therapy in-dica i benefici salutari che l’uomoriceve dall’interazione e relazionecon l’animale — dice la dottores-saCristinaBertani, esperta inEto-logia degli animali d’affezione —in realtà questa definizione è trop-po generica: laPet Therapy è un at-to sanitario a tutti gli effetti, nonalternativo, ma coadiuvante le te-rapie convenzionali in modo daaumentarne l’efficacia. I risultatiottenuti derivano dall’instaurarsidi una relazione tra l’uomo e l’ani-male dove l’animale è il diversoin grado di suscitare in noi simpa-tia ed empatia».

I BAMBINI e gli anziani sono isoggetti chemeglio rispondono al-la Pet Therapy, perché la loro co-municazione è spontanea e basatasu uno scambio gratuito di tipoemotivo-affettivo. Questa terapiaviene praticata nelle scuole, nelle

comunità di recupero per portato-ri di handicap fisici e psichici, nel-le carceri, negli ospedali e nelle ca-se di cura; una recente disposizio-ne regionale autorizza, in alcunicasi, la possibilità di far visita agliammalati in compagnia del canedi famiglia.Buoni risultati si sono ottenuti an-che con i bambini adottati e con

gli anziani che soffrono di depres-sione e solitudine. Il rapporto af-fettivo che si stabilisce tra perso-na ed animale aiuta tutti coloroche, per motivi diversi, tendono achiudersi in se stessi e a rimanereisolati. L’autismo, i disturbi com-portamentali, le sindromi depres-sive e le disabilità, sono le patolo-gie per cui oggi ci si avvale sem-

pre più spesso dell’azione co-tera-peutica dell’animale.

LA PET THERAPY, nata attor-no agli anni ‘60 negliUSA, solo re-centemente si é diffusa anche inItalia: la sua efficacia sembra deri-vare dal fatto che, comeunamedi-cina alternativa, mira a curare lapersonamalata e non tanto lama-lattia.Ovviamente l’animale va conside-rato, in quanto co-terapeuta, unsoggetto importante: va seleziona-to accuratamente, accudito ade-guatamente e il suo inserimentonel contesto terapeutico va con-trollato nel tempo da una équipeesperta.Esistono due forme di Pet The-rapy: - la A.A.T. (Terapia assistitacon gli animali) rivolta a personecon problemi fisici e psichici, daaffiancare ad altre cure, che preve-de la scelta dell’animale adatto inbase allo scopo da raggiungere e ilsostegno di un team specializza-to; -la A.A.A. (Attività assistitecon gli animali)mirate amigliora-re la qualità di vita di persone condisagio sociale.

LA PET THERAPY, che è il frutto di una equipedi professionisti che collaborano ad un progetto diriabilitazione, può aiutare in vario modo le perso-ne con problemi: la passeggiata col cane diventauno strumento permigliorare la coordinazione de-gli arti inferiori, lanciare la pallina diventa un eser-cizio di coordinazione occhio-mano, dargli un bi-scotto diventa un esercizio dimanualità fine di co-ordinamento, in questi casi il cane, debitamenteaddestrato, viene utilizzato come co-terapeuta. Neparliamo con la psicologa Noemi Sembranti.

Maquali sono i veri destinatari della Pet The-rapy?

«La Pet Theraphy può essere usata con persone diogni età e, sempre più spesso, viene utilizzata inpatologie come l’Alzheimer, l’autismo, ladisabilità o problemi di tipo comportamentale. E’importante sottolineare che damalattie gravi quali

l’autismo e l’alzheimer non si guarisce, ma, attra-verso la P.T. si può migliorare la qualità della vitadella persona malata».

Nelle nostre scuole sarebbe utile sviluppareun progetto di Pet Therapy?

«Sicuramente sì. Ci sono giàmolte esperienze fatteall’internodelle scuole pubbliche dove viene utiliz-zata la P. T. a scopo educativo per fronteggiare idisagi degli allievi con deficit motori, visivi ed in-tellettivi, per garantire loro un equilibrato ed armo-nico sviluppo psico-affettivo, favorire un maggiorcontatto di socializzazione tra alunni normodotatie bambini condisabilità varie emigliorare la quali-tà della vita all’interno della scuola . Ma credo chequesta terapia sarebbe utile anche ai ragazzi nor-modotati per favorire unamigliore espressione del-le emozioni positive, della competenza relaziona-le, per aumentare l’autostima e incrementare le abi-lità cognitive».

INTERVISTA ALLA PSICOLOGA EQUIPE DI PROFESSIONISTI COLLABORANO A UN PIANO DI RIABILITAZIONE

Comegli animali aiutano persone con problemi

PET THERAPY

Un cane disegnatodai ragazzi dellascuola

LAREDAZIONE

QUALI animali sono piùadatti alla Pet Therapy,dottor Federico Bernar-dini?

«Gli animali comunementeutilizzati per la Pet The-rapy sono i cani e i gatti mapossono essere anche caval-li, asini, capre, conigli, crice-ti, cavie peruviane, pappa-galli cioè animali facilmen-te addomesticabili».

Ha esperienza di PetTherapy?

«Hopraticatoun corsodi ip-poterapia svolgendo il servi-zio militare come ufficialedel corpo veterinariodell’esercito. I bambini era-no affetti da patologie gene-tiche o acquisite, alcuni era-no paraplegici, altri con sin-drome di Down, altri anco-ra autistici. Venivano ac-compagnati dai genitori tut-ti i martedì pomeriggi, ini-ziando con la pulizia del ca-vallo. Ogni bambino avevaun assistente, ogni cavalloun palafreniere, poi c’erauna psicologa ed infine io.Dopoquattro settimane tut-ti i bambini sono riusciti asalire in groppa ai cavalliche si muovevano con mol-ta delicatezza».

Si potrebbe diffonderenelle scuole?

«Sarebbeun segnale di gran-de civiltà introdurre la PetTherapy nella scuoladell’obbligo, ma semprecon l’aiuto delle diverse fi-gure professionali di riferi-mento ( psicologo , veterina-rio, insegnante di sostegno,addestratore...) Tutto ciòmi induce a concludere cheil progetto non sia di facileattuazione, ma ci sono giàesperienze di questo gene-re. Mai dire mai».

IstitutoComprensivoIstitutoComprensivo

«Ferrucci»«Ferrucci»LarcianoLarciano

CHE AFFETTO Un cane e il suoamico che deve guarire

Ha realizzato la pagina il Consiglio comunale deiRagazzi dell’Istituto formato da:Michelotti Anna,Princi Lorenzo,Innocenti Simone, Lavecchia Giu-seppe, Dika Bernard, Moscato Loris, Baioli Lisa,DelRossoNiccolò, Rinaldi Alessia, Lucchesi Fran-cesca, Simoni Alessandro, Maccioni Christian,

CardinaleClaudio, Falasca Francesca,Mercuglia-noDaniele, Fagni Naomi, Petta Fabrizio, Tesi Giu-lia, Castani Giada, Michelotti Alberto, SgambatoRaul.Il dirigente scolastico è il dottor Andrea Faini, gliinsegnanti tutor sono il prof. Niccolai Alvaro e la

prof.Venturini Letizia con la collaborazione dellaprof. Mori.Un ringraziamento particolare alla psicologadott.Sembranti Noemi, al veterinario dott. Fede-rico e alla dott. Cristina Bertani.

INTERVISTA

Laparolaal veterinarioBernardini