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Eccolo, finalmente è arrivato! È il mitico numero 1000 del PM, la rivista “giovane” che quest’anno compie 85 anni.
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il piccolo missionario NUMERO SPECIALE
il piccolo missionario NUMERO SPECIALEsettembre - n. 9/10
AN
NO
86
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il piccolo missionarioset/ott 2012 - n. 9/10C
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I.P
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4
... tantoper cominciare a cura di p. Elio Boscaini
E ccoci dunque: numero 1000 e tanta vo-
glia di continuare. Sì, l’avventura conti-
nua. Tra le mani ti ritrovi il tuo giornalino
più bello del solito: attraente, vario e adatto al
momento che stai vivendo. E che ti fa senti-
re parte di una grande famiglia di lettori. Alcu-
ni missionari l’avevano voluto tanti anni fa, 85 per l’esattezza. Altri tempi, dirai. E dove, certo, il
mondo del web era ancora tutto da inventare…
Da quando hai imparato a leggere, hai sco-
perto anche che la lettura è la chiave del tuo
successo a scuola, come lo sarà per quello
professionale. Il piacere di leggere e il piacere
di scoprire. E così anche il PM è diventato tuo
compagno di strada. L’attesa del postino con
la tua rivista, ne sono certo, si colora a vol-
te d’impazienza. Che dice la tua apertura sul
mondo e la vera complicità che con il giorna-
lino hai creato.
Ogni mese vi ritrovi dei punti di riferimento:
le rubriche regolari, la posta dei lettori, del-
le storie da divorare, delle brevi informazio-
ni da becchettare, ritagli di vita in fumetti o
giochi per lavorare di testa. L’obiettivo è lo
stesso: divertirti, aiutandoti a perfezionare i
tuoi gusti e, quindi, la tua personalità, perché
tu sia un lettore felice e solidale. Mettendo
in azione le tue competenze tramite le noti-
zie, i giochi e i quiz il PM viene a rafforzare
quanto stai imparando a scuola, offrendoti la
magnifica occasione di accogliere visioni del
mondo molteplici: un punto di vista diverso
ma anche un modo diverso di dirlo, quasi una
musica di parole.
Questo numero speciale del PM vale doppio, anche per il mese di OTTOBRE. Arrivederci a novembre!
Il nostro giornalino intende soprattutto esaltare
quattro valori che sono come i quattro pilastri
su cui costruire, solidamente, la casa della tua
persona: il rispetto, la collaborazione, la gioia di vivere e la generosità.
Il rispetto che dice bisogno di giocare, di avan-
zare, di scoprire, aprendoti alle differenze che
rendono bella la tua famiglia e tutta la società,
cosciente delle tue forze e capacità, ma anche
dei tuoi limiti. E tutto questo nell’attenzione alla
qualità dell’ambiente che ti circonda.
La collaborazione che significa non sentir-
ci soli, ma capaci, invece, di condividere le
conoscenze, di comunicare le esperienze, di
ascoltare l’altro con interesse e attenzione
così da stabilire una rete efficace di comuni-cazione.
Gioia di vivere che si traduce in quella spon-
taneità ed energia naturale che è la tua di
ragazzo/a, il piacere e lo humour. E ancora: di-
namismo, spirito ludico, atteggiamenti positivi,
curiosità, creatività e gusto della scoperta.
La generosità che mette in azione la tua capa-
cità di aiuto reciproco, il gusto nell’impegno a
donare te stesso/a, il tuo tempo, le tue idee.
Difficile? Certo che no. Soprattutto se sei
circondato/a da tante persone amiche disposte
a tenderti una mano. E se stai compiendo questo
viaggio, il più bello, quello della vita, in compagnia
di tanti piccoli e grandi amici. Che, come te, cre-
dono che dare la propria vita per gli altri è quanto
di meglio ciascuno di noi è chiamato a fare.
L’avventura continua
Questo numero speciale del PM vale doppio, anche per il mese di OTTOBRE. Arrivederci a novembre!Sett/Ott 2012
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Fine prima parte, continua a pagina 72Sett/Ott 2012
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1000 e sempre assieme a voi (2a parte)
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Speciale 1000 direttori a cura di p. Gianni Gaiga e p. Tonino Falaguasta
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CACCIAAL NUMERO
H o sempre avuto una certa passione per i numeri, quasi un pallino. E in particolare mi
piacciono quelli tondi. Trovo che ab-biamo in sé stessi un che di affasci-nante, di pienezza, di soddisfazione.Così, qualche anno fa, all’inizio del mio lavoro nella mitica redazione PM, mi ven-ne spontanea una curiosità e mi chiesi: “Chissà quanti numeri sono usciti fino adesso?”. Dentro di me c’era come un sentore, che non dovesse essere ormai lontano il numero mille. Ma come fare per verificarlo? Fino a quel momento sulla copertina del PM apparivano alcuni dati, ma tra loro non figurava ancora il numero progressivo delle singole edizioni del PM. Si trattava, quindi, di contarli uno ad uno, e verificarne l’esistenza storica nell’archivio della rivista.
BIBLIOTECA
DI TESORI
Il nostro archivio conserva anche alcune copie (per lo meno 10) di ciascuna edizio-ne della rivista, racchiuse in speciali contenitori, per te-
nerle i l più possi-bile al riparo dalla polvere, dalla luce e da altri agenti am-bientali, che pos-sono deteriorarle.
Sett 2012
Ebbene, nel caso del PM i preziosi esemplari storici si trovano in uno scantinato della casa di Verona, cu-stoditi rigorosamente e gelosamente sotto chiave. Entrare là dentro è stato per me come inoltrarmi in una foresta fitta di vegetazione, o come immerger-mi nei fondali del mare, per scoprire là sotto i resti e i tesori di una città scom-parsa. Che emozione vedere il numero uno del 1927! Il primo di una lunga serie, che dura fino ad oggi. Un’idea vincente, perciò, quella del PM, che ha riscosso la simpatia e l’interesse di tante generazio-ni di lettori.Superata la prima emozione, ho comin-ciato a riassumere uno per uno tutti i nu-meri, anno dopo anno. Non tutti gli anni hanno avuto lo stesso numero di edizio-ni: all’inizio erano 12, durante la Secon-da guerra mondiale si sono ridotte an-
che a 5, negli anni ’70 sono arrivate anche a 18. Per farla breve, il risultato fi-nale fu che eravamo arrivati al nu-mero 863. Da quel momento de-cidemmo di mettere ogni mese in copertina il numero progressivo. E qui finiva la caccia ai numeri. Con-tinuava invece la voglia di ospita-re tra le pagine della rivista infor-mazioni, storie, riflessioni, fumetti
ecc., in grado di aprire gli occhi dei let-tori su realtà vicine e lontane, che non devono lasciarci indifferenti e posso-no aiutarci a fare delle scelte di valori, scelte con una ricaduta positiva sulle altre persone.
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GRAZIE, PM!
Credo, infatti, che la sfida di una rivista missio-naria per ragazzi si possa riassumere con tre parole: ospitare, sognare e impegnarsi.Ospitare è accogliere, cioè l’esatto contrario di un atteggiamento di esclusione o chiusura. E così i lettori imparano ad essere accoglienti nel loro cuore, ad aprire gli interessi verso orizzonti nuovi, inesplorati. Aumentano il loro bagaglio di conoscenze, apprezzando le “ricchezze” di tan-te culture del nostro piccolo mondo.Nel cosiddetto “villaggio globale” non tutto fun-
ziona come dovrebbe. Ci sono dei problemi, delle cose da cambiare. Nulla vieta, allora, di sognare. La rivista PM da sempre presenta tante te-stimonianze di persone che hanno realizzato i loro so-gni. Il loro esempio diventa un’iniezione di fiducia. Se ce l’hanno fatta loro, anch’io ho il diritto di provarci.
Da ultimo la rivista dopo aver suggerito delle piste di azione, passa il testimone ai suoi lettori. È come se dicesse: “Ora tocca a te!”, “rimboccati le maniche!”. È tempo di im-
pegnarsi. Il mondo non è nelle mani solo degli adulti, dei grandi, è un po’ anche nelle tue mani. E, sinceramente, devo dire che ricordo molte iniziative realizzate insieme con i lettori, non ul-timo una serie di progetti, finanziati ogni anno con la vendita del Diario PM. Ma chissà quante altre cose sono successe, senza che noi della redazione ce ne siamo accorti.Per ciò che sei PM e per ciò che sarai, tanti augu-ri a te, ai tuoi redattori e tutti i tuoi lettori e lettrici!
p. GianniVarsavia (Polonia)
Ciascuno di noi è un tassello che colora il mondo
G li amici del Piemme (Piccolo Missiona-rio) avevano l’abitudine di riunirsi rego-larmente in alcune città dove i Missio-
nari Comboniani erano e sono ancora presenti. Come Verona, Trento, Thiene (VI), Brescia, Reb-bio (CO), Pesaro, Troia (FG), ecc. Ogni volta che li incontravo, li salutavo con il grido: “Jambo!” (“ciao”, in lingua swahili). Ero appena arrivato a Verona, dopo la mia esperienza missionaria in Burundi, nel gennaio del 1976. Dovevo dare una mano a p. Lorenzo Gaiga che dirigeva il Piem-me da più di dieci anni. Incontrare i ragazzi amici del nostro giornalino era un’impresa simpati-ca. Anche perché erano tanti. In ogni parrocchia ce n’erano. Mi capitava di andare in varie regio-ni d’Italia e chiedere ai ragazzi che incontravo: “Conoscete il Piemme?”. “Sì!” era la risposta. Allora li salutavo con il nostro grido: “Jambo!” e tutti rispondeva-no in coro: “Jam-bo!”. Effettiva-mente il nostro
giornalino era stampato in più di 130mila copie e durante le vacanze estive si arrivava tranquil-lamente a 150mila. Come mai? Alla fine dell’an-no scolastico, tanti ragazzi andavano al mare o in montagna, in colonia. Incontrarli era un nostro preciso dovere. Ai ragazzi in vacanza si parlava della rivista, si distribuivano copie omaggio e si invitava tutti a fare l’abbonamento.
LA MOTO DI GIGITEX
Il nostro giornalino era apprezzato. Si leggevano con passione le avventure di personaggi real-mente esistiti, le testimonianze di missionari, la vita di ragazzi e di popoli di paesi lontani. Erano apprezzate anche le storie a fumetti di Gigitex, personaggio inventato da Gigi Simoni. In ogni numero del Piem-me, Gigitex non poteva manca-re, sennò i lettori avrebbero prote-stato chiedendo a gran voce la pubblicazione del celebre fumetto. Ogni mese Gigi Simoni arrivava
JAMBO!JAMBO!
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a Verona, nella redazione del “Piccolo Missiona-rio” portando le cartelle con i disegni di Gigitex. Arrivava con la sua enorme moto Laverda 1000, un mostro di potenza per quei tempi. Un giorno ho voluto provare la sua moto. Che impressio-ne: i miei capelli (e ne avevo tanti!) sembravano che fossero strappati dal vento.
LARGO AI FUMETTI!
Nel 1977 abbiamo celebrato i 50 anni del “Pic-colo Missionario”. Per l’occasione avevamo in-ventato il motto: Il Piemme ha 50 anni, ma non li dimostra! L’anno successivo sono diventato direttore a tutti gli effetti. Come primo impegno
del mio nuovo incarico mi sono proposto di sviluppare i fumetti. Invece di scrivere un testo, che forse è di difficile lettura per i bambini e i ragaz-zi, ho preferito puntare sulle immagini. Per questo avevo bisogno di grandi disegna-tori. E li ho trovati: Alberto Tosi, Franco Oneta, Claudio
Bighignoli, Luigi Aldegheri, Renato Frascoli (det-to Taner), Alfredo Brasioli, Gianni Burato e tanti altri. Ho voluto anche cambiare la copertina: non più foto, ma disegni che richiamassero i fumetti contenuti nella pagine interne.
RACCONTARE LA MISSIONE
Nel 1981, ricorreva un anniversario eccezio-nale: cento anni dalla morte di san Danie-le Comboni. Per l’occasione con Ruggero y Quintavalle e il disegnatore Taner abbiamo pre-parato un “fumettone” di 150 pagine sulla vita del Comboni. Ne è uscito un capolavoro, tra-dotto in inglese, in spagnolo, in portoghese, ecc. Nel 1983, ho chiesto di essere sostituito e sono partito per il Centrafrica. Chi ha preso il mio posto si chiamava p. Giuseppe Roncari, un grande animatore missionario e un grande giornalista. La mia avventura non è finita. Ho
lavorato con i pigmei nella foresta equatoriale e ho poi diretto il Seminario Maggiore di Bangui e la Radio Cattolica Notre Dame. Sono stato anche in prigione. Ma non mi sono mai sco-raggiato. La missione non mi ha mai deluso. Attualmente sono a Kinshasa, Congo, in servi-zio presso il CAE (centro Afriquespoir). Sempre a scrivere, sempre a raccontare come essere discepoli di Gesù, al servizio dell’umanità, sia un’avventura meravigliosa. Come ho fatto per il PM per tanti anni.
p. Tonino Nyabenda, Kinshasa (Congo)
Sett/Ott 2012
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C aro PM,la pubblicazione del tuo numero 1000 mi offre l’occasione di ricordare la gioia che
provai quando venisti al mondo. Era il 1° gen-naio 1927. Il lieto evento avvenne proprio qui, a Verona, la mia città, che 50 anni prima mi aveva visto ripartire per l’Africa come vescovo.Ricordo la tua nascita come fosse ieri. Ricordo l’accoglienza estusiata che ti diede la tua sorella maggiore, Nigrizia, e il modo in cui ti stringeva tra le braccia. Ricordo quel tuo sorriso, i tuoi oc-chi brillanti, la magia del tuo nascere a Natale.Alla tua nascita ha contribuito molto l’entusia-smo missionario di quel giovane comboniano che era da poco rientrato dall’Africa: il trentino
padre Angelo Negri. Un missionario tutto d’un pezzo, che da subito prese sul serio il suo la-voro. Scriveva in un linguaggio facile, vivace e accattivante, quello che piace ai ragazzi, senza tralasciare mai quel pizzico di fantasia e di av-ventura che catturano subito il palato, spesso delicato, dei piccoli lettori.Ho seguito passo passo il tuo crescere. Sei par-tito con poche paginette, che però presto sono aumentate di numero, sempre riempite di rac-conti, di avventure, di profili di personaggi, di giochi, di informazioni. Come mi riuscivano sim-patici quei primi disegnatori che tanto impegno mettevano nell’illustrare i “fatti”! Più tardi, ho visto arrivare i fumetti di tanti personaggi, che
Zoom a cura di p. Elio Boscaini
con il tempo sarebbero diventati famosi. Segui-vo anch’io con passione la rubrica È arrivato il postino: ogni lettera e ogni risposta mi convin-cevano quanto era stato bello per me scegliere, fin da ragazzo, di consacrare tutta la mia vita agli africani.Anche quando sei diventato adulto, con piacere ho capito che saresti rimasto sempre giovane, al di là degli anni che crescevano. Ora sono 85. Eppure, rimango convinto che darti la vita è sta-ta la scommessa più bella.Forse non ho tutti i mezzi che desidererei avere. La crisi si fa sentire anche nel campo dell’editoria. Ma quei pochi che ho li impiego tutti per permetterti di rimanere sempre giova-
ne. Perché tu sei il mio piccolo sole che illumina l’impegno di tanti ragazzi e ragazze che in te trovano ispirazione per crescere con la testa e con il cuore, nell’ideale di una vita vissuta per gli altri.Ti rinnovo una forte e cordiale stretta di mano, perché tu possa continuare il tuo cammino, curando più particolarmente il sito web che ti garantisce il futuro. Convinto, come sono, che, finché in Italia ci saranno ragazze e ragazzi ge-nerosi e capaci di andare incontro agli altri, ci sarai anche tu.
Tuo papà, che ti vuole tanto bene,Daniele Comboni
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Fine 1a parte
Speciale 1000 dossier a cura di Gianni Albanese
Le foto e i disegni di queste pagine
appartengono a 20 anni di dossier PM, pubblicati dal 1992 al 2012
C aro PM, ti scrivo per mille ra-
gioni. Non le elencherò tutte
perché non voglio annoiarti. Mi
concentrerò sulle più importanti.
Innanzitutto ti scrivo per dirti che mi
sei simpatico. Somigli molto al tuo
editore originario: San Daniele Com-boni. In fondo tu e Lui vi somigliate
tantissimo. Nonostante l’età, avete
conservato quella genuina efferve-
scenza che vi rende sempre attuali.
Siete invecchiati bene. Sapete an-
cora comunicare con i giovanissimi,
senza darvi tante arie e, soprattutto,
senza annoiare. Complimenti.
Caro PM, ho un bel ricordo degli anni
che ho trascorso in tua compagnia.
Ti sono debitore di tante cose. Grazie
a te ho imparato a conoscere di più e
meglio il mondo. Soprattutto ho im-
parato a credere nei giovani, scopren-
do quanto siano importanti l’amicizia,
la reciprocità, la partecipazione. Sia-
mo stati assieme circa otto anni e, se
Sett/Ott 2012
devo essere sincero, spes-
so ritorno con il pensiero a
quel periodo. In modo par-
ticolare conservo nel cuore
due cose: l’incontro quoti-
diano con i tuoi giovanissimi
lettori e la necessità di aprire
le tue pagine alla didattica interculturale.
Ricordo che avevamo conia-
to un motto: “Una rivista che parla ai ragazzi deve incontra-re i ragazzi”. Per questo le no-
stre attività erano organizza-
te in maniera tale da avere un
rapporto costante e approfon-
dito con i giovanissimi lettori.
Per anni abbiamo incontrato,
tutti i giorni, decine – qualche
volta pure centinaia – di ragaz-
zi e ragazze. Quanto abbiamo
giocato! Quanto ci siamo diver-
titi! Insieme!
La scelta di orientare le tue pagi-
ne al dialogo interculturale fu determi-
nata proprio da questa nostra conti-
nua presenza nelle scuole, a contatto
con studenti e insegnanti. In quegli
anni le classi scolastiche si arricchi-
vano sempre più dell’arrivo di bam-
bini e bambine stranieri. Le ricchezze
e le diversità presenti nella famiglia
umana non erano più un’astratta no-
zione scolastica. Le differenze, quel-
le vere, si manifestavano nelle aule,
quasi all’improvviso, grazie alla pre-
senza di ragazzi albanesi, marocchini,
cinesi, ghaneani, filippini ecc. Tante
diversità culturali, oltre ad arricchire
la scuola, ponevano però dei proble-
mi. Alcune insegnanti facevano fatica
ad affrontare classi così eterogenee.
Non erano preparate a questo. Man-
cavano gli strumenti, mancavano gli
indirizzi didattici che favorissero l’in-
tercultura, intesa come conoscenza
reciproca, dunque arricchente per
tutti.
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Caspita, che programma!
Da una pagina di pubblicità del libretto Lezioni d’amore, quando il PM si chiamava Piemme
Piemme,la rivista per ragazzi che…
• informa correttamente sui popoli del Sud del mondo
• educa ai valori della solidarietà e della mondialità attraverso il rispetto di modi di vita diversi
• stimola la mente e il cuore all’apertura nei confronti degli altri, senza intontire le persone con la pubblicità
• diverte ed entusiasma attraverso fumetti, notizie, avventure e rubriche che riguardano il mondo dei ragazzi
• dà una mano a piccoli e grandi nel loro impegno di costruire un mondo migliore
Sett/Ott 2012
Le tue pagine, caro PM, cercaro-
no di assolvere questo compito.
Con semplicità e con impegno si
sforzarono di offrire strumenti di-
dattici che facilitassero l’incon-tro, lo scambio, il rispetto delle
altrui diversità. Per questo co-
niammo un secondo motto, im-
portante quanto il primo: “Impa-riamo a metterci nei panni degli altri”. Che, nell’interpretazione
quotidiana a contatto con le
scolaresche, significava im-parare e vedere le cose con gli occhi degli altri, dunque
decentrarsi, prendere le di-
stanze dal proprio egoismo,
apprezzare le altrui diversità
riconoscendo che “io”, per
primo, sono “diverso” agli
occhi degli altri.
Caro PM, termino qui la
mia lettera. Avevo pro-
messo di non elencare
le mille ragioni che mi
spingono a scriverti e
manterrò la promes-
sa. Permettimi, però, di
farti un ultimo augurio.
Tu sei una rivista mis-sionaria per ragazzi. Quindi, sull’esempio di
Gesù, sei attenta alle
persone che incontri e ai
loro mutevoli bisogni. Ti
sforzi di proporre l’amo-
re come antidoto a ogni
forma di pregiudizio; la
pace come antidoto alle
prepotenze; l’ascolto
dell’Altro come antidoto
all’arroganza. Ti auguro
di seminare nel cuore dei
tuoi giovanissimi lettori e
lettrici il rispetto di ogni
forma di diversità!
Tuo, Gianni
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Sett 2012
20 anni di intercultura e
di incontro con il mondo
nei dossier del PM
C ina, 900 d.C. circa, o forse mille anni pri-ma, non è molto chiaro, perché si tratta di una leggenda. Dunque, secondo una
leggenda poco nota, la vita scorreva tranquilla nel villaggio Ha nella contea di Wu. Dal villag-gio si vedevano le montagne blu specchiarsi nell’acqua delle risaie, e dalle montagne blu il villaggio sembrava una ninfea. Gli studenti della scuola prendevano appunti su foglie d’albero. La maestra Li voleva molto bene agli studenti, che per questo si impegnavano volentieri. Un brutto giorno però l’amata mae-stra venne spostata in un’altra scuola per de-creto imperiale.
Gli studenti non si davano pace, e alcuni voleva-no smettere di studiare.Allora il bidello Shaoweng, portata una tenda e una lampada nella classe, fece comparire l’om-bra della maestra Li, tanto amata dagli studenti.Shaoweng era molto bravo. Faceva figure con le mani, con i burattini, con le sagome. Gli studenti tornarono a impegnarsi volentieri, e studiavano anche da soli. I loro appunti cambiavano colo-re al passare delle stagioni. Un giorno arrivò un decreto imperiale che spostò anche Shaoweng. Ma ormai gli studenti avevano imparato. E fece-ro comparire l’ombra di Shaoweng.Col tempo, dal villaggio Ha nella contea di Wu
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a cura di Beniamino Danese
Ombre cinesi in T V
Spazzascienza
quest’arte si estese in tutta la Cina. Quando nel 1700 arrivarono dei missionari dalla Fran-cia, portarono quest’arte in Europa. Si facevano spettacoli nei teatri e nei cabaret, ma anche nel-le case i genitori proiettavano ombre per i bam-bini. Era un modo per fare un “piccolo teatro”.
LE OMBRE DELLA FANTASIA
Quando fu inventata la TV, le ombre cinesi erano un modo con cui i ragazzi potevano fabbricarsi una TV-giocattolo e raccontare storie, imitando il cinema e i cartoni animati. E molto spesso le storie inventate erano più belle di quelle dei ca-nali nazionali!
Anche noi possiamo costruirci una TV con le ombre cinesi. Oppure, potendo, si può usare un proiettore (e combinare le ombre cinesi con dia-positive o sfondi e disegni fatti col computer). Anche i giocattoli possono servire in questa TV di cartone con le ombre cinesi. Aeroplani, auto-pompe dei pompieri, galeoni dei pirati.Settembre poi è il periodo in cui si prendono i li-bri di scuola. Per conservarli meglio, si possono proteggere con carta plasticata. Se avanzano dei ritagli da questa operazione, si possono riu-tilizzare per la spazzascienza! E così si possono fare ombre colorate, un TV-color. E naturalmen-te, possiamo metterci anche un po’ di musica.
All’opera!P rocuriamoci uno scatolone, carta da forno o
carta bianca, ritagli di carta colorata per copri-
re libri, cartoncino, stecchini, filo, giocattoli, e qual-
siasi altra cosa ci suggerisca la nostra fantasia.
Con dei tagli laterali alla TV possiamo far entra-
re fondali, tenere sospese le figure. Oppure fac-
ciamo una TV abbastanza grande che possiamo
quasi starci dentro.
Luci ed ombreFare uno spettacolo insegna molte cose sull’ot-
tica: le ombre sono molto definite quando
sono vicine allo schermo, o quando la sorgente
di luce è di dimensioni ridotte. Le ombre sono
più confuse quando gli oggetti sono lontani dal-
lo schermo.Se allontano un oggetto dallo schermo poi, que-
sto si ingrandisce.
Vari oggetti, come lenti degli occhiali, CD, bic-
chieri d’acqua e bolle di sapone, fanno effetti
di luce particolari.
Sett/Ott 2012
(Spagna)
(Messico)
L'audace volodegli aquilottiLe riviste “sorelle” del PM
a cura di Pablo SartoriWow! T utti sanno che il PM-Il Piccolo Missionario è stata la prima ri-
vista per ragazzi edita dai Com-
boniani, nata dalla passione per la
missione di alcuni giovani missionari
nel lontano 1927. Una passione che,
a distanza di poche decine di anni,
dall’Italia ha raggiunto altre nazioni,
contagiando le comunità e i popoli
presso i quali i Comboniani presta-
vano il loro servizio missionario.
La più “anziana” (o meglio, la
“meno giovane”… un po’ di ri-
spetto, caramba…) delle rivi-
ste sorelle del PM è la spagnola
Aguiluchos, che vanta 55 cande-
line sulla torta di compleanno. Nella
scelta del titolo di testata, a quei tempi
i comboniani spagnoli sono stati for-
se in parte influenzati dalla presenza dell’aquila nei simboli più importanti
della patria: la bandiera, gli stemmi,
la moneta – la peseta – ecc. Ma so-
prattutto devono aver considerato i
valori rappresentati da questo splen-
dido uccello “regale”: la forza, l’intel-
l igenza, i l co-
70
(Perù-Cile)
(Colombia-Ecuador)
(Portogallo)
raggio e la capacità di volare sempre
più in alto. Ecco allora che i bambini,
le bambine e i ragazzi spagnoli che si
entusiasmavano con l’ideale missio-
nario dovevano per forza essere degli
“aquilotti” (aguiluchos, appunto) ca-
paci di volare in tutti i cieli del mondo.
Dalla Spagna gli aquilotti missionari
hanno poi preso il volo verso le terre
d’oltreoceano, raggiungendo i nidi
e le vette della missione in Messico
(1965), Perù e Cile (1979) Ecuador e Colombia (2000). Sempre mante-
nendo la testata “Aguilu-
chos” ma soprattutto
l’obiettivo di comuni-
care ai bambini e agli
adolescenti di quei Paesi
latinoamericani (in totale,
oggi sono centinaia di migliaia gli
abbonati…) i valori della solidarietà,
la fratellanza, l’incontro tra i popoli e
le culture, la pace, il rispetto dell’am-biente e la gioia dell’essere figli di Dio e amici di Gesù.
In questo elenco di riviste missiona-
rie comboniane ispano-parlanti non
poteva certo mancare il mondo di lin-
gua portoghese, al
quale si rivolge
la rivista Auda-cia, fondata nel
1966 in Portogallo.
A dimostrazione che
gli ideali che contano
nella vita li raggiunge
solamente chi ha il co-
raggio di superare i propri
egoismi e paure, per aprir-
si alle bellezze del mondo.
Per questo sono molto utili le
“istruzioni di volo” contenute in
certe piccole ma coraggiose rivi-
ste missionarie per ragazzi.
Sett/Ott 2012