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ACCADEMIA DI ARCHEOLOGIA LETTERE E BELLE ARTI LA LINGUA DEI DOCUMENTI NOTARILI ALTO-MEDIEVALI DELL’ITALIA MERIDIONALE BILANCIO DEGLI STUDI E PROSPETTIVE DI RICERCA a cura di ROSANNA SORNICOLA E PAOLO GRECO con la collaborazione di GIOVANNA PIANESE TAVOLARIO EDIZIONI MMXII

Policentrismo Campano alla luce della documentazione medievale

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Polylinguistics Witness from South Italy - Bizantium

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  • AccAdemiA di ArcheologiA lettere e Belle Arti

    La Lingua dei documenti notariLi aLto-medievaLi deLLitaLia meridionaLe

    bilancio degli studi e prospettive di ricerca

    a cura di rosanna sornicola e paolo greco

    con la collaborazione di giovanna pianese

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    il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

    Mariafrancesca Giuliani

    This paper introduces a linguistic research on the polycentrism and particularism widespread in medieval campania. The entire area was involved in the permanence of the cultural linguistic juridical heritage of the Byzantine and Lombard components which became incisive references to build up an ethnical identity. They were retained either pure or contaminated in many cultural linguistic witnesses coming from the coast and the inner part of the region. as the historical and paleographical research has already stressed i point out that the continuities and discontinuities, as well as both the innovative and conservative phenomena appearing in the medieval Latin and greek documents we received from the different centres of the area, can be identified only studying the texts with a comparative examination and acknowledging the cultural properties of each scriptorium. Particularly i focus on the Latin documentation from naples and the greek documentation from the monastery of S.maria of Pertosa (river tanagro valley) by illustrating some idiosyncrasies of these scriptae.

    1. introduzione

    nel descrivere il carattere peculiare e il ruolo preponderante delle entit municipali nella campania altomedievale gli storici hanno fatto spesso ricorso alle nozioni di particolarismo e policentrismo1. in questo contributo ne misurer la validit nellindagine linguistica analiz-zando alcuni comparti della documentazione pre-volgare campana, in gran parte disponibile in edizioni ottocentesche (cfr. rnam i-vi, mndHp, cdc i-viii, codcajet), affiancate in tempi pi o meno recenti da edizioni senza dubbio qualitativamente pi accurate sotto il profilo filologico (cfr. cdamalf, cdav, mbenevento, pergcapua, gregarmm, gregarmp, gregarmv i e ii, cdcgalante, cdc iX-X e chla li-lii)2.

    1 cfr. p. es. cuozzo/martin 1995 a proposito di napoli altomedievale.2 larea di riferimento rappresentata naturalmente dalla campania storico- e geo-linguistica altomedievale, ben

    descritta da barbato 2002 nei suoi confini esterni, nelle sue divisioni interne e nelle dinamiche che hanno modificato gli

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    sin dai tempi dei glossari realizzati dal de bartholomaeis a partire dagli atti notarili conte-nuti nel codex diplomaticus cavensis e nel codex diplomaticus cajetanus (cfr. de bartholo-maeis 1901; de bartholomaeis 1902-05), linguisti e filologi hanno manifestato attenzione e interesse per le risorse documentarie mediolatine dellarea, optando per lo pi per unottica di studio fondata sulla selezione e lanalisi del lessico peculiare di singole raccolte3. Ha, inve-ce, avuto seguito solo in maniera episodica e saltuaria, come ha sottolineato in pi occasioni alberto varvaro (cfr. varvaro 1983, pp. 581-3; varvaro 1991, pp. 120-1; varvaro 2003, p. 26), il pionieristico punto di vista stratigrafico inaugurato dallo studioso svizzero paul aebi-scher, attento agli aspetti storico-sociali che fanno da sfondo alle continuit, alle frammenta-zioni ed alle peculiarit linguistiche, riscontrate utilizzando unampia prospettiva intertestuale e interliguistica.

    rinvia idealmente allapproccio aebischeriano la mia monografia (giuliani 2007) che analizza e discute le modalit di indagine che sono prevalse nello studio linguistico della docu-mentazione notarile pre-volgare dellitalia meridionale, prediligendo e sperimentando unotti-ca macroscopica, trasversale e contrastiva, fortemente ispirata ai modelli descrittivi sviluppati, a partire dallo studio della stessa fetta di documentazione, soprattutto dagli storici e dai paleo-grafi4. di seguito illustrer in maniera pi estesa la mia prospettiva di indagine con lintento di contribuire proficuamente al dibattito sullo studio della lingua delle fonti documentarie me-dievali di area meridionale che nellultimo decennio stato rinnovato, con approcci diversi, da alcuni linguisti interessati allo studio delle scripte mediolatine, del lessico e della morfosintassi e dellonomastica caratteristiche dellarea, nel quadro della ricerca sulla transizione tra latino e romanzo e sui rapporti con lelemento germanico e lelemento greco-bizantino (cfr. mor-licchio 2003; morlicchio 2007; sornicola 2007; sornicola 2008a; sornicola 2008b; pfister 2002). tale filone di indagini ha trovato unottima occasione di verifica complessiva e consolidamento negli interventi presentati nel corso della giornata di studio ricordata in questi atti: si auspica che le prospettive di ricerca aperte possano proseguire in maniera solida e feconda nel segno dellapertura multidisciplinare e del connubio tra tradizione e innovazio-ne nellimpostazione dei modelli di analisi che hanno positivamente caratterizzato il dialogo scientifico nel corso del convegno.

    assetti geolinguistici e i fattori di coesione dallantichit al basso medioevo.3 si vedano tra gli ultimi i glossari in varvaro 1997 e aprile 2002, incentrati rispettivamente sullo studio del lessico

    del codice diplomatico normanno di aversa e delle carte del monastero di San modesto in Benevento; si veda inoltre la rac-colta di alcuni dei neologismi contenuti nelle carte del codex diplomaticus cavensis in de prisco 2005.

    4 rappresentativi sono i molteplici lavori di cavallo, delogu, guillou, martin, palmieri e von Falkenhau-sen (si veda anche il contributo pubblicato in questi atti), alcuni dei quali sono menzionati in bibliografia. si rinvia pi ampiamente agli approcci, alle problematiche storico-sociali e alle questioni teoriche illustrate da giuliani 2007 nellintroduzione (cap. i), ai riferimenti bibliografici ivi citati e inoltre ai lavori degli storici e dei diplomatisti che figu-rano in questi atti. si segnala in questa sede anche il recente contributo di amato/sinisi 2007 che valorizza lincidenza dellelemento bizantino nella puglia longobarda analizzandone le influenze nei particolarismi grafici che differenziano la scrittura Bari-type dalla beneventana.

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    1.1. il particolarismo campano medievale: coordinate storico-culturali, dati linguistici e prospettive di ricerca

    nello spazio cronologico compreso tra i secoli iX e Xi la campania uno dei tasselli di un meridione caratterizzato dalla piena pariteticit delle singole entit municipali sullo sfondo della contrapposizione tra i principali poteri politici e religiosi (bizantini, longobardi, sara-ceni, normanni, papato e impero franco-germanico). tale circostanza si riflette pienamente nella variet e nella polimorfia che caratterizza la documentazione mediolatina e mediogreca pervenute per larea per questa fase storico-linguistica, una fase in cui si delinea una campania linguistica ben diversa da quella che si definir a partire dal 1265, dominata dal ruolo centrale e unificante di napoli, che alterer gli equilibri precedenti. sebbene, dunque, oltrepassando la soglia cronologica del 1000 sia possibile evidenziare cambiamenti nella costruzione linguistica e indubbiamente nel formulario e nella struttura paleografica dei testi, si ritiene che, nellana-lisi linguistica della documentazione notarile pervenuta, abbia un senso puntare ad un esame complessivo dei testi rogati tra i secc. iX e Xi, portando opportuni riscontri anche per i secc. Xii e Xiii, dati i caratteri di significativa continuit e di tendenziale conservatorismo che si rilevano in molte delle produzioni culturali maturate nel contesto della Longobardia minor e dei ducati tirrenici.

    gli studiosi dovrebbero puntare al riconoscimento delle specificit intrinseche dei testi piuttosto che alla selezione dei possibili antecedenti di forme linguistiche successive. crucia-le, in tal senso, lindividuazione delle metodologie e dei percorsi danalisi che possono meglio mettere in luce tali specificit.

    lottica di studio che ho indicato nei miei Saggi di stratigrafia linguistica dellitalia meri-dionale, prediligendo una prospettiva trasversale rispetto al complesso della documentazione edita disponibile, volta a cogliere in primo luogo le variazioni che si manifestano in rapporto al patrimonio lessicale e al sistema onomasiologico condiviso, tenuto conto della sostanziale uniformit tipologica dei testi in esame. Ho formulato delle proposte interpretative per gli indizi di variazione che coinvolgono alcune continuit lessicali connettendole al parametro storico delletnicit e ai processi di identificazione e distinzione correlati dinamicamente alla dialettica tra conflitto e integrazione / contaminazione che ha interessato in tutto il mezzo-giorno pre-normanno e proto-normanno le vicende politiche locali o sovralocali, le dinamiche economiche e demografiche e, di riflesso, i processi culturali e comunicativi.

    una simile prospettiva pu essere utilizzata al meglio in rapporto alla documentazione campana, notoriamente interessata sia dal particolarismo, marcatamente politico e giuridico, delle identit latino-longobarda e romano-bizantina radicate rispettivamente nei principati di salerno, benevento e capua e nei ducati tirrenici, sia da fenomeni di simbiosi, interazione e scambio tra i due riferimenti etnici, ben messa in luce da alcuni celebri studi lessicali aebische-riani. ricordo tra tutti lo studio incentrato sulle designazioni dello zio paterno (aebischer 1978a), che accosta al tipo barbane / barbanus forma latina con unimpronta semantica ger-manica (cfr. lei iv 1241-46), diffusa difatti nella campania longobarda e al tipo bizantino thius - preponderante nelle carte dei ducati tirrenici - il tipo thianus, attestato soprattutto nella documentazione di centri a base etnica romano-bizantina che gravitavano, in maniera pi o

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    meno diretta, nella sfera dinfluenza longobarda (gaeta, pozzuoli, avellino e bari). si tratta, come ormai noto, di una voce che se non rimodellata direttamente sul tipo barbanus di cer-to lo richiama nella simmetria della struttura morfologica, preservando, tuttavia, nel radicale, uno stretto legame con la matrice lessicale di thius. la terna lessicale esemplifica ottimamente lalto livello di integrazione e rimescolamento che coinvolse latini, greci e longobardi nei processi di acculturazione avviati nei territori in cui tali gruppi etnici vennero a contatto5. le etnie conviventi nelle aree bizantine e longobarde della campania e del sud ditalia condivi-devano un identico retroterra linguistico e concettuale; tuttavia il confronto sfociava spesso nel contrasto delle identit culturali, esibito in termini lessicali attraverso luso distintivo di forme rappresentative del repertorio latino-longobardo e greco-bizantino.

    non sar superfluo ricordare, a tal proposito, che se lampia documentazione edita dispo-nibile per centri come salerno, nocera e in misura pi contenuta benevento e capua fornisce un ottimo campione di riferimento per lo studio dellintegrazione dellelemento longobardo nel contesto meridionale e ne prova il repertorio onomastico, cos come unampia fetta della terminologia giuridica meno studiate sono le modalit di adattamento dellelemento longobardo nello spazio linguistico e culturale dei ducati tirrenici6.

    nel secondo capitolo della mia monografia (cfr. giuliani 2007, pp. 75-153) ho inter-pretato libridismo di base longobarda signata (< lb. snaida tacca sulla corteccia degli alberi come segno di confine di propriet incrociato con il lat. signare)7, reiterato nei documenti napoletani a partire dallanno 9378, in funzione della specificit della consuetudine scrittoria tramandata allinterno della corporazione dei curiales, cui era affidata la pratica della scrittura documentaria nellambiente romano-bizantino del ducato napoletano9. la scripta curiale stata incisivamente descritta da sabatini 1996b, pp. 383-5, che ne ha sottolineato la duplice tendenza arcaizzante e volgareggiante nel segno di un ritardato processo di risoluzione del

    5 limportanza del triplice rapporto ed il ruolo del greco nella diffusione di elementi lessicali di base germanica ben evidenziato da elda morlicchio nel contributo pubblicato in questi atti.

    6 palmieri 1981, p. 43, riconosce nella documentazione napoletana la massiccia presenza di unantroponimia germa-nica, con una forte variet di nomi, senza alcuna particolare cristallizzazione onomastica. si evidenziano scambi continui tra le due popolazioni soprattutto nelle terre liberiane dove non fu mai stabilito un preciso confine tra territori longobardi e napoletani. i toponimi del tipo gualdo / fualdo sono variamente attestati in tutto il territorio del ducato (palmieri 1981, p. 45).

    7 nelle carte della campania longobarda si registrano sporadiche attestazioni per la forma signaita: sicut ipsa semeta decerni et signaite posuimus (chla li, n. 16, 74,15, 882, nocera); a partibus occidenti montraberunt limite et signaite que per ipsi arbori fecerunt (cdc, i, 233, 952, salerno); fine ipsius guisoni, quomodo termiti et signaite discernunt (cdc, ii, 223, 985, salerno). Qui e di seguito per le citazioni desunte dalle fonti primarie si indica prevalentemente la pagina delledizione di riferimento.

    8 il tipo signata indica probabilmente unincisione a forma di croce praticata su pareti divisorie (cfr. rnam, i 2,194 badit rectum in singnata qui est facta in parietem a parte horientis [970, napoli], rnam, ii 100: sicuti inter se per trabersum duas signatas grucis exfinat [990, napoli] e rnam, vi 14: sicuti inter ipsum orticellum et integra memorata dommu et inter memoratum anditu exfinat signata cruce que fecimus in pariete [1116]), e, metonimicamente, un segna-colo o una struttura confinaria generica, spesso designati da formule come termines et signatas e clusas et signatas (cfr. p. es. rnam, i 1,96; i 2,90; i 2,41; ii 132 e v 34).

    9 per unintroduzione allo studio delle caratteristiche storico-culturali delle curie civili presenti a napoli ed amalfi nel medioevo rimando al contributo di rosanna sornicola pubblicato in questi atti.

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    bilinguismo latino-romanzo e di liberazione del volgare. la documentazione di amalfi e na-poli si distingue da quella di centri di cultura latino-longobarda come salerno per la tendenza a perseguire una strategia di latinizzazione formale, realizzata reiterando antichi formulari e incorporando volgarismi e innovazioni morfologiche e lessicali nelle trame di unintessitura semivolgare10. in un articolo pubblicato negli atti del convegno silFi 2002 ho interpreta-to alla luce dello stessa intenzionalit lestensione del morfema as ai plurali e collettivi in -a gi inclusi probabilmente in paradigmi eterocliti del tipo frugium: frugias, gradum: gradas, introitum: introitas, medium: modias, scapulum: scapolas. in tali paradigmi si osserva la stessa classificazione ambigenere che nel dialetto napoletano contraddistingue numerosi nomi di frutti, misure e parti del corpo umano: cfr. i tipi o milo: le mmela, o nirvo: le nnerva, o fuso: le ffosa. il plurale curiale in -as, anomalo rispetto al plurale vocalico dominante nei testi salerni-tani e pugliesi coevi, potrebbe rappresentare un espediente ipercorrettivo, una marca desunta dallinventario morfologico del latino per conferire una patina formulare a lemmi e sequenze estranee o meno allordito documentario; attraverso il filtro della latinizzazione formale, ri-leviamo, tuttavia, lutilizzo di una categorizzazione innovativa per la classe semantica degli inanimati, collocati in schemi morfosintattici di tipo eterogeno tuttora proposti da numerose variet italoromanze centromeridionali11.

    Fenomeni di ipercorrezione comparabili potrebbero emergere da unanalisi compiuta dellonomastica, oltre che del lessico delle carte napoletane. la tradizione documentaria in curialesca napoletana rappresenta, un ottimo esempio del particolarismo scriptologico della campania medievale, ne menzioner, pertanto, altri aspetti, evidenziandone sia il tendenziale contenimento in un quadro formulare e latineggiante, sia lapertura nei confronti delle inno-vazioni, siano queste rappresentate da prestiti o volgarismi.

    nellultima parte del contributo (par. 3) passer in rassegna, invece, alcuni degli indizi linguistici che documentano lincidenza dellinterferenza romanza nelle scritture notarili di una comunit greca integratasi in un contesto longobardo: esaminer a tal proposito parte del patrimonio lessicale e onomastico offerto dalle carte greche pervenute in relazione al monaste-ro di santa maria di pertosa, nellentroterra salernitano. il particolarismo linguistico e scrip-tologico della campania medievale sar pertanto illustrato attraverso due delle voci del poli-centrismo locale, certamente alimentato da stratificazioni etniche e culturali dalla complessa articolazione interna, rimodulate in equilibri singolari e differenziati pur nella condivisione di un orizzonte socio-culturale e socio-linguistico fondamentalmente unitario.

    10 alcuni aspetti morfosintattici e lessicali della scripta mediolatina di amalfi sono stati recentemente analizzati da sorni-cola 2008a, che ne ha individuato i rapporti con il formulario e le strutture testuali tipiche della tradizione giuridica latina, rilevando, al contempo, la vitalit di parte del repertorio fraseologico e lessicale, sopravvissuto anche nei dialetti dellarea.

    11 ogni latinizzazione racchiude una strategia di analisi, valutazione e confronto tra norma e variazione. pu essere, certo, pi o meno consapevole, ancorata a segnali pi o meno superficiali, ma costituisce un problema (giuliani 2007, p. 23).

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    2. una voce latino-romanza: la scripta mediolatina napoletana tra conservatorismo e innovazione

    2.1. appunti sul lessico e sulle grafie.

    molti fenomeni innovativi individuabili nella documentazione mediolatina napoletana sono ospitati, in primo luogo, dallonomastica: numerosi sono, ad esempio, i composti volga-reggianti come il toponimo Secutabulpe (gregarmm 40, 96712)12 e gli antroponimi testalepo-re (ibid. 56, 1020), Panemundo (gregarmp8, 1141) e Buccatorzium (ibid. 11, 1146).

    degna di nota , inoltre, la presenza di anticipazioni del lessico dialettale locale: segnalo in particolare il verbo excuniare trebbiare (cfr. rnam v 201, 1094: et ipsum seminatum per tempore tiappare et recaltiare et sulcare et metere et excuniare debeam at meum expendium) - con raffronto nel verbo scognare id. registrato da dambra 1873 e nel cognome Scognami-glio, notoriamente tipico dellarea (cfr. de Felice 1978 s.v.) e inoltre il participio scalognata (riferito ad una terra) libera (da unimposta) (cfr. rnam vi 129 [1130]: fidantias et data seu collectas exiebat pro parte de ipsi normanni et pars tua dicebat ut veritas non exxet hset defise et scalognate fuisset e ancora greg armp 18, [1153]: terra mea posita v(er)o in loco qui n(ominatur) calbiczianu(m) et dicitur ad sorba et est defisa et scalonniata da intus et da foris da omnis angaria et fidanzia su datione) antecedente del nap. scalognare pagare, saldare il debito per quote successive e scadenze assegnate, scontare (dambra 1873), derivato con pre-fisso ex- del nap. calognare richiedere al debitore il pagamento delle rate o quote alle scadenze (ibid.) con riscontro nel fr.a. calenger disputare la possessione di qualcosa < lat. calumniare accusare (cfr. lei iX 1520-1521 s.v.)13.

    tuttavia nella ripetitivit del lessico e delle formule tipiche dei documenti curiali napole-tani si rimane colpiti soprattutto dalla ricorrenza di voci prive di connessioni con la tradizione lessicale napoletana e pi ampiamente campana: basti il rinvio al sostantivo saccapanna / sac-capagna designante una qualit di vino (attestato dal 968, in mndHp 109,10: vinum mun-dum seu saccapanna14), voce di difficile ricostruzione etimologica (dal gr.a. sacco [nel glossario di esichio] attraverso lat. saccopathna sacco lungo e stretto [nel tariffario di diocleziano] per cui cfr. alessio 1976); vd. inoltre regia porta (soprattutto di chiesa), voce gi segnalata da varvaro 1991, p. 51, documentata a salerno dallanno 868 (cdc i 81) e a napoli dallanno 921 (rnam i 1,34), con numerosi riscontri anche in documenti successivi

    12 Qui e di seguito tralascer lindicazione locale napoli per i riferimenti desunti dalle Pergamene di San gregorio armeno e dai regii neapolitani archivi monumenta edita ac illustrata, indicher, invece, eventuali luoghi redazionali diversi.

    13 tenendo conto della cronologia delle attestazioni documentarie si potr attribuire ai verbi nap. calognare e scalogna-re unorigine galloromanza piuttosto che iberoromanza, come si ipotizza nellarticolo del lei sopra menzionato. nume-rose altre occorrenze del participio scalognata figurano nei documenti dei secc. Xii e Xiii pubblicati in gregarmv i e ii.

    14 cfr. anche cdc, ii, 163: saccapanna vero super nos tollere debeamus, et quantum fuerit medietate de vinum, qui super ipsa aqua surserit, tantum ego et heredes meis tibi tuisque posteris superiungere debeamus de propria portione nostra de vinum mundum (982, napoli); e ancora gregarmm 52: da tunc in supra mundum et saccapanna dibidamus illud inter nobis pro meditate nos et posteras nostras (996).

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    (cfr. anche limal s.v.), ma priva di continuit nel lessico campano e meridionale det suc-cessiva (cfr. varvaro 1991, p. 51)15.

    possono ben completare il quadro degli orientamenti bifronti compresenti nella scripta napoletana alcuni rilievi di ordine grafico-fonetico. russo 2007 ha individuato nei documenti salernitani e napoletani numerosi esempi di variazioni vocaliche interpretabili nel quadro della metafonesi o dellarmonizzazione: esemplificative sono coppie onomastiche come disigius : desegia, Frisus : Fresa, Pintus : Penta in cui il contrasto di genere anticipato dai contrasti vocalici, rappresentati con significativa costanza e coerenza soprattutto nei documenti della campania longobarda e di amalfi16. nella mia monografia ho segnalato la coppia Sillictus : Sellecta registrata con uniformit grafica quasi ineccepibile nella documentazione salernitana, ma riadattata anche nelle varianti Sillictus : Sillicta / Sellicta nella documentazione napoletana (cfr. dati e trattazione in giuliani 2007, pp. 227-29). ritengo che la forma grafica napoletana Sillicta (dal 952, rnam i 2,28) possa considerarsi rimodellata sul tipo grafico del maschile, non escludo tuttavia che il grafema per la tonica rimandi alla persistenza di abitudini grafiche di impronta merovingia, non prive di raffronti nei testi del 1000-1100 redatti in area mediana17.

    2.2. Larticolo determinativo

    emblema della tendenza al contenimento della scripta curiale napoletana in un quadro di riferimento latino lutilizzo costante della forma etimologica bisillabica illu, illi, illa, ille per larticolo determinativo, categoria che compare con piena autonomia ed evidenza nelle indi-cazioni onomastiche. tale uso contrasta vistosamente con quanto si riscontra in contesti simili nella scripta notarile di salerno e nocera, chiaramente orientata in senso romanzo con le forme lu, li, la, le: cfr. indicazioni toponomastiche come a la fusara (cdc ii 257, 988, nocera), sancta maria de li pluppi (cdc iii 16, 994), una pecia, que dicitur da lu boletablu (cdc v 193, 1030, in salernitano agro). una significativa selezione di riferimenti dai volumi iX e X del codex diplomaticus cavensis figura in varvaro (1991, p. 47), cfr. ad es. da la compara (cdc iX 172, 1068, salerno), da lu corbu (cdc iX 315, 1071, salerno), a lu milu (cdc X 189, 1077, nocera), a lu ulmum (ibid.).

    per quanto riguarda la documentazione di provenienza napoletana le prime attestazioni per illi con funzione di articolo nelle indicazioni onomastiche sono segnalate da sabatini

    15 cfr. tuttavia in dei reggila mattone smaltato a colori, voce napoletana.16 menzioner di seguito alcune occorrenze esemplificative per le tre coppie onomastiche selezionando alcuni dei

    riferimenti pi antichi: disiio filio evelardi (cdc, i, 202, 935, planelli), disigius (cdc, ii, 90, 975, salerno) vs. gem-mola filia tuaque desege, que ego genuit in te iamdicta deseia (cdc, v, 75, 1023, in nucerino agro); cum suprascripto Friso cogna(to) suo (cdc, iX, 278, 1070, salerno) vs. ego Fresa fi(lia) quondam iohanni (cdc, iX, 192, 1068, capaccio), alia terra cum arvustum et insitetum et vacuum, qui dicitur da pintulu (cdc, ii, 69, 972, salerno) vs. de Penta comitissa (cdc, v, 112, 1025, amalfi), de loco la penta (cdc, vii, 77, 1048, salerno). per altri esempi appartenenti al repertorio onomastico e lessicale si rimanda a russo 2007, pp. 29-66.

    17 si rimanda in proposito a sabatini 1987, pp. 17-19.

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    (1996, pp. 90-99): cfr. terra de illi Saulosi [] terra heredum leonis torti e de illi maiorini [] terra de illi Plastarella in un atto del 917 (pubblicato in rnam v 6-8, con erronea datazione al 1052, riedito riassuntivamente in mndHp ii 20). molti riferimenti compaiono nelle pi antiche pergamene di san gregorio armeno edite dalla mazzoleni: terra de illu Langubardu e terra de illu toccatocca nel 941 (gregarmm 32), monasterii qui vocatur ad sanctum petrum ad cancellata ad ille fosse nel 996 (gregarmm 52), terra de illi iaconaste-rica e monasterii qui dicitur de ille mole nel 1020 (gregarmm 56); numerosi altri dati di raffronto figurano nelle carte dei secoli Xii e Xiii appartenenti allo stesso fondo (cfr. ad es. de illu molinu qui dicitur de illi cacapice [] foris illa porta de capuana prope illu Formel-lu in un documento del 1261 [gregarmv i 343]). il conservatorismo si estende tuttavia al solo piano formale: nelle occorrenze proposte, infatti, le forme illu, illi ed ille sembrerebbero funzionare da articoli determinativi piuttosto che da deittici. la stessa impressione si ricava dallanalisi di occorrenze che compaiono nel dispositivo di alcuni documenti, specialmente allinterno di costrutti di tipo preposizionale, menzioner, a tal proposito, alcuni riferimenti desunti dalla collezione dei regii neapolitani archivi monumenta: sicuti inter se quattuor termines et una robor signata qui est in illu egripum nel 966 (rnam i 2,155, 966); exinde dare debeatis modias tres pro illum triticum nel 1012 (rnam iv 58, 1012); et quomodo salit et revolbit da illum iectum et da ipsum iectum quomodo badit in primo termine nel 1015 (rnam iv 76); iusta illu campu qui vocatur ad illu aspru nel 1112 (rnam v 353, 1112). anche in tal caso, peraltro, i pi tardi documenti del fondo di san gregorio armeno testimoniano la continuit e la persistenza delluso determinativo / individuante di illu / illa nella scripta curiale: si veda lo stralcio di testo riportato di seguito, tratto da un documento del 1193: vos nobis dare debeatis medi(etatem) de illa litamen q(uod) ibidet necessu fuerit intus suprascriptam civ(itatem) [] vos nobis dare debeatis medi(etatem) de illa semente de ipsu linu super illa semente que nos modo fecerimus in ipsu campu; et ipsu linu as nostru expendiu mondare et bersare et affaschiare et assementare debeamus, et ad illu fosariu(m) illut portare debeamus [] (gregarmp 127)18.

    il dato esaminato indizio di un atteggiamento tendenzialmente conservativo nei con-fronti di alcune forme e strutture grammaticali latine e tardolatine, indirizzo seguito ad ampio raggio nelluso dei dimostrativi, come ha rilevato rosanna sornicola soffermandosi in particolare sulla distribuzione e le funzioni di ipse nella documentazione campana (vd. sornicola 2007, sornicola 2008b e ulteriori richiami nel contributo pubblicato in questi atti). la scelta etimologizzante di napoli per la rappresentazione di funzioni che sembre-rebbero associabili alla categoria romanza dellarticolo determinativo richiama alla memoria

    18 si dovr evidenziare che unanalisi precisa delle funzioni di illu / illa nel dispositivo dei documenti in esame potr essere realizzata solo col supporto di una rigorosa disamina del totale dei meccanismi utilizzati ai fini della coesione testuale, secondo un approccio ben esemplificato da sornicola 2007 nellanalisi della distribuzione di ipse nella docu-mentazione mediolatina di amalfi. in alcune delle occorrenze qui segnalate la funzione determinativa attribuita ad illu / illa potrebbe non essere disgiunta dal richiamo deittico di referenti menzionati in parti precedenti del testo o anche solo presenti nellextra-testo cui rinvia il negozio giuridico.

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    lille secrita del noto graffito della catacomba di comodilla di area romana19. mi chiedo se il dato non possa essere spia di un aspetto probabilmente da approfondire, ovvero la possibile connessione della scripta mediolatina napoletana con un retroterra romano-bizantino alto-tirrenico20.

    2.3. Lelemento greco-bizantino.

    paradossalmente pi controversa potrebbe rivelarsi, ad un esame approfondito, lipotesi dellappartenenza della stessa scripta ad una solidit basso-tirrenica di segno greco-bizantino. gi nota la reiterata attestazione nella scripta di napoli di grecismi segnalati da linguisti del calibro di aebischer e storici come il tamassia (cfr. tamassia 1957). alcuni tecnicismi di am-bito religioso e di attestazione rara sono menzionati nel contributo di vera von Falkenhausen pubblicato in questi atti, nel quadro di una pi ampia lettura storica di alcune manifestazioni legate al richiamo ad un sistema di riferimento greco. per parte mia esaminer di seguito solo alcune voci paradigmatiche appartenenti al repertorio geonomastico, ad alcuni linguaggi spe-cialistici, al lessico delle relazioni parentali e allantoponimia.

    presumibilmente un grecismo di tradizione antica il tipo egripus canale, fossato utilizza-to anche come segnale di confine (dal 942, rnam i 1,129) - dal gr. canale, serba-toio attraverso il lat. eurpus attestato gi nella naturalis Historia di plinio il vecchio - voce priva di continuatori nel lessico e nella toponomastica (cfr. aebischer 1936a; rohlfs 1964 s.v. ; gentile 1967, pp. 48-49). risale probabilmente allo stesso repertorio anche il femminile plaia / plagia dal gr. terreno in pendio, attestato soprattutto nella formula sintagmatica pla(g)ia (maris) pendio che degrada verso il mare; spiaggia21. la forma, oltre a proporsi come antecedente del tipo lessicale plaia costa, riva, spiaggia, irradiato in tutto il mediterraneo forse proprio a partire dai golfi tirrenici centro-meridionali (vd. aebischer 1936b, p. 233; varvaro 1991, pp. 52-53 e n. 8722), contrasta con lallotropo di genere ma-

    19 non dicere ille secrita a bboce, cfr. ledizione in castellani 1976, pp. 31-37. sul valore rilevante della forma non aferetica ille in funzione di articolo si sofferma sabatini 1987, pp. 20-21: tale forma in italiano antico largamente usata, anche non dopo preposizione, fino al secolo Xv.

    20 lesistenza di rapporti storico-culturali tra i ducati formalmente greci di roma e napoli indubbia per la fase che precede lavvicinamento di roma nellorbita franca. in tempi recenti barbato 2008 (si veda soprattutto p. 280, n. 14) ha evidenziato tale condizione storica riesaminando lantica estensione della metafonia di tipo napoletano in area romana, dato parallelo, peraltro, alla conservazione di o finale < o, -u (distinta dagli esiti delle vocali anteriori finali), documentabile non solo per la parlata di roma gi prima del mutamento innescato dallinflusso toscano, ma anche per il napoletano antico.

    21 suprascripta cuncta palude de rubullum qui est iuris suprascripti mei monasterii insimul cum plagias et anditas suas (gregarmm 42, 968, napoli); ammeridie plagia maris (codcajet, i, 178, 996, gaeta); ipsa plaia de citaria (cdc, iv, 217,1014, amalfi). le prime attestazioni documentarie sono precedute dal riferimento al quartiere napoleta-no di chiaia offerto dallepistola 61 di gregorio magno del 600 d.c.: monachos monasterii graterensis, quod situm in Plaia est (cfr. aebischer 1936b, p. 226).

    22 lipotesi dellesistenza di ununica area di irradiazione per una voce cos diffusa lungo le coste del mediterraneo stata ed tuttora oggetto di unaccesa discussione. sulla base dei dati storico-linguistici e geo-linguistici disponibili per larea iberica e provenzale oltre che per larea italiana sembra che si possa presupporre una diffusione gi tardo-antica

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    schile pla(g)io / pla(g)iu fianco rilevato, spec. di un monte o di un bacino calcareo, proprio della documentazione di aree di tradizione longobarda come bari e salerno23. a gaeta, napoli ed amalfi il grecismo appare adattato nel quadro morfologico dei femminili in -a, seguendo la regola di conversione morfologica consolidata negli usi linguistici dei bilingui che opponeva ad una forma greca in -ion una forma latino-romanza in -a24.

    rinviando alla selezione lessicale stilata da rohlfs (1933) per documentare la persistenza di elementi di tradizione greca antica nel lessico dellalto meridione appare di un certo interesse il microtoponimo centimola (rnam iv 233, 1031, napoli), con riscontro nel tipo lessicale centimulum (codcajet a. 906), cintimulum (cdtr ii 58, 1035, [vieste]), dal gr. * specie di rudimentale mulino a mano (composto da gr. spingere e gr. mulino), voce che ha continuatori in unampia area meridionale compresa tra labruzzo e la sicilia (cfr. rohlfs 1964 s.v. e gentile 1965, p. 29, con riscontri dalla c. 252 dellais).

    nellambito del lessico delle relazioni parentali si segnala luso preminente a napoli, cos come a gaeta ed amalfi, di voci di palese tradizione greco-bizantina contrapposte ai sinonimi latini di centri come salerno e nocera, di largo uso nelle aree di tradizione etnica e giuridica longobarda dellitalia medievale: cfr. il tipo thius / t(h)io / cio zio < gr. zio, ampia-mente attestato a gaeta, napoli ed amalfi nei docc. dei secc. X e Xi a partire dallanno 839, contrapposto al sinonimo barbane della pi antica documentazione di salerno e nocera (cfr. aebischer 1978a: 38-43) e vd. ancora exadelfus (germanus o frater) cugino (dal 921 a napoli) < gr. nipote e successivamente cugino, tuttora attestato in tal senso nel greco moderno, cos come nei dialetti greci ditalia (cfr. aebischer 1978b, p. 89; rohlfs 1964 s.v.), contrapposto al tipo consobrinus frater della campania longobarda (aebischer 1978b, p. 82).

    numerosi sono i tecnicismi di probabile derivazione bizantina, di attestazione ricorrente o sporadica. ne menzioner due appartenenti al lessico del diritto e dellarchitettura tra quelli censiti dal tamassia nel suo studio sullellenismo napoletano. ormai ben noto non solo sulla base della segnalazione del tamassia (cfr. tamassia 1957, p. 329), ma anche grazie ai richia-mi di storici e linguisti operanti in tempi pi recenti, luso reiterato del tecnicismo giuridico merissi divisione < gr.med. id. (cfr. trapp 2005 s.v.), spesso attestato negli atti di divisione di beni allinterno della sequenza sinonimica strutturata in forma di glossa merissi

    della forma plaia, che risale certamente al gr. risentendo presumibilmente dellinfluenza semantica e formale del lat. plaga regione. per una descrizione pi estesa del dibattito etimologico, della bibliografia e della documentazione coinvolta si rimanda a giuliani 2007, pp. 187-190.

    23 si noti che a partire dal 1053 il tipo plaia montis sostituisce lallotropo maschile plaio montis anche nella docu-mentazione salernitana. il passaggio di designazione documentabile anche nei riferimenti ad un antico quartiere della citt, collocato lungo una dorsale del monte bonadies. lallotropo femminile si diffuso e successivamente imposto nella campania longobarda presumibilmente a partire dal vicino territorio cilentano (interessato in maniera rilevante dal popolamento greco), nella cui documentazione pla(g)ia attestato per fianco, pendio montano: dati e riferimenti bibliografici in giuliani 2007, pp. 191-194.

    24 rinvio alle argomentazioni sviluppate da giuliani 2007, pp. 155 ss., per i dettagli sulla plausibilit di una regola di conversione attiva sul fronte del genere grammaticale, consolidata nella competenza dei bilingui a partire da corrispondenze riconoscibili in molti prestiti riadattati dal greco nel latino e dal latino nel greco gi in et antica e tardo-antica. sul valore storico-linguistico e stratigrafico della distribuzione delle varianti pla(g)ia, pla(g)io / pla(g)iu e plaga nelle fonti documentarie meridionali cfr. giuliani 2007, pp. 190-196.

  • il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

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    divisionis (cfr. ad es. rnam ii 15, 982, napoli)25. specifica del lessico di napoli curiale e priva di riscontri in altre tradizioni documentarie anche vicine la voce dossicia / doxicia finestra (cfr. fenestra aut doxicia vel qualibet foramen in rnam i 2,233, 974, napoli; fenestre et dossicie in rnam vi 31,1117) per la quale il tamassia ipotizza uninattendibile derivazione da un gr. (cfr. tamassia 312), probabile refuso per accogliere, ricevere. li-potesi dellappartenenza della voce ad un repertorio lessicale greco pu essere forse rivalutata rinviando ad una base () uscita; spazio per luscita, modificata mediante il suffisso -icia attestato frequentemente in formazioni aggettivali (cfr. i tipi casa lignitia / lignizza o il toponi-mo cerbaricia delle carte del codex diplomaticus cavensis).

    per quanto riguarda lantroponimia meriterebbero un approfondimento alcuni riferimenti che rinviano probabilmente alla persistenza di mode grecizzanti: mi riferisco soprattutto agli antroponimi femminili con finale in -u, da ricondurre al suffisso ngr. - (da gr.a. -) usato per marcare il femminile (cfr. ciarlona e altri riscontri in rohlfs 1964 s.v.): ricordiamo i nomi militu (rnam i 1,20, 916), Blattu26 (rnam i 1,60, 932; gregarmm 28, 937), dro-su27 (rnam i,1 41, 927; gregarmm 32, 941), maru (rnam i,1 24, 920; gregarmm 34, 941), Pitru (rnam i 1,14 , 912), muscu (rnam ii 39, 983) attestati nella documentazione di napoli con riscontri nella documentazione di amalfi e bari: cfr. Blactu / Blattu (cdamalf 21, 987; cdc ii 247, 987, amalfi), drosu (cdamalf 10, 947, amalfi), iannu (cdamalf 29, 1004, amalfi), muscu (cdamalf 30, 1005, amalfi), maru (cdamalf 120, 1079, amalfi), Pufan (cdb iv 27, 1039, bari) epiphanu (cdb v 112, 1119, bari), Kira epiphanu (cdb v 165, 1144, bari)28. il suffisso antroponimico era in uso tra le popolazioni greche ditalia, si riscontra difatti anche nella documentazione italogreca medievale: rimandiamo in proposito agli esempi raccolti da caracausi 1990 s.v. - (tutti da documenti rogati in area calabrese e siciliana) menzionando in maniera estesa i riferimenti offerti dal Brebion di reggio del 1050 ca.: (gr 473) e () () (ibid. 517).

    gli indizi lessicali e onomastici qui raccolti rappresentano indubbiamente solo un modesto campione di un repertorio che meriterebbe di essere esaminato in maniera mirata e capillare,

    25 la voce si attesta in maniera isolata a partire dallanno 921 (rnam, i,1, 31) e nella sequenza merissi divisionis a partire dallanno 930 (rnam, i,1 47). il tecnicismo documentato anche nelle carte di amalfi a partire dallanno 939 (cdamalf, 6) nelle forme merise, merisem, meris(s)i rispettivamente per il nominativo, laccusativo e il genitivo. sorni-cola 2008a, p. 520 registra per i dialetti di ischia e procida le espressioni merecoppe parte superiore e merevesce parte inferiore (della citt) in cui si individua il radicale greco mer- , base anche della voce in esame. ricordo che i corradicali , , , / e sono attestati con particolare frequenza nei documenti medievali italo-greci, soprattutto nelle sequenze testuali in cui si descrivono propriet e relativi confini; se ne registrano, daltronde, alcuni continuatori nel greco otrantino e calabrese (cfr. giuliani 2007, pp. 204-206).

    26 cfr. il nome maschile in cusa 56 (1143-45?), (cusa 451, 1225) e inoltre (sgm 179, 1143 [taranto]), da gr. tardo porpora, lat. BLatta id., con riscontro nel lessico italogreco e in cognomi ateniesi (caracausi 1990 s.vv.). nei documenti di napoli, amalfi e salerno attestato anche il femminile Blatta (cfr. ad es. cdc, ii, 228, 986).

    27 dal gr.a f. rugiada, gr.med. id. fresco, frescura, cfr. anche il nome maschile (1128) in gsJ 90 (caracausi 1990 s.v.).

    28 nei documenti napoletani del X sec. i nomi femminili in u sono riferiti a donne di alta estrazione sociale, cfr. sul tema varvaro / sornicola 2008, p. 62.

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    distinguendo tra i diversi linguaggi settoriali e operando opportuni confronti con il lessico e lonomastica della campania longobarda e della puglia29. lindagine, peraltro, potrebbe essere estesa anche alle strategie grafiche e morfologiche adottate nelladattamento dei prestiti, so-prattutto se si notano delle variazioni in diatopia e in diacronia30.

    allo stato attuale linterpretazione del valore storico-linguistico e storico-culturale della quota di grecit testimoniata dalle carte napoletane si basa fondamentalmente sulle tesi de-gli storici e degli archivisti che hanno sempre considerato con estrema cautela la possibilit che nella napoli altomedievale lantica lingua greca, rivitalizzata da apporti bizantini, potesse essere ancora vitale e preponderante perlomeno nelle alti classi sociali o nel clero locale (cfr. tamassia 1957, pp. 314 ss., von Falkenhausen 1992, p. 26 e cavallo 1992, p. 279). la maggior parte dei grecismi ad oggi individuati sono voci da tempo penetrate nella tradizio-ne latina e mediolatina locale che rinviano alla continuit di un legame endogeno con il mondo culturale, politico e religioso greco-bizantino. in maniera meno netta e perspicua il lessico e lonomastica documentaria dimostrano lesistenza di una precisa connessione tra la grecit napoletana e la grecit coeva dellorizzonte calabro-lucano, una grecit, questultima, spesso raffigurata come itinerante, spinta alla mobilit dalla minaccia saracena e dalla logica intrinseca dello stile di vita basiliano, ma fondamentalmente attratta nellorbita del principato longobardo di salerno dalle possibilit economiche offerte da precisi programmi di risana-mento dellhabitat rurale favoriti dai sovrani locali31. non escluso, peraltro, che le migra-zioni monastiche che interessarono lintero basso tirreno abbiano trovato in napoli ducale, e in particolare nella componente monastica greco-bizantina gi presente in loco, un polo di attrazione e di confluenza (cfr. cavallo 1992, pp. 278-79, vd. inoltre il contributo di von Falkenhausen in questi atti).

    mi sembra importante sottolineare il carattere non certo monolitico ma piuttosto variegato e sfaccettato del riferimento etnico greco-bizantino nella storia medievale del meridione. proba-bilmente opportuno parlare di una identit greco-bizantina plurima (gi di per s internamente stratificata) che ha intersecato in vari settori e lungo direttrici adriatiche e tirreniche lo spazio di certo pi statico e chiuso della Longobardia minor, specificandosi e modificandosi nel rapporto simbiotico con le componenti con cui entrata in contatto.

    lidentit romano-bizantina di napoli e degli altri ducati tirrenici dovr probabilmente essere intesa soprattutto in funzione contrastiva rispetto allalterit simbolica espressa dai vicini principati

    29 ricordo che varvaro 1991, pp. 45-47 ha raccolto ed esaminato un significato manipolo di grecismi documentati nelle carte degli ultimi due volumi del codex diplomaticus cavensis rimarcandone il contributo nella coloritura e nella caratterizzazione del repertorio lessicale di centri di scrittura come salerno.

    30 si potr segnalare, ad esempio, un caso di significativa allografia nella scrizione delle geminata interna al prestito pappa < gr. padre; padre spirituale, prete attestato nel repertorio antroponimico napoletano: cfr., a fronte di un pi tardo pappadeum (rnam, iv 225, 1031; v 51, 1071), le forme pampasalbatum (rnam, i 2, 209, 971) e pampa-deum (rnam, i 2, 260, 978) con trascrizione dissimilata della geminata originaria in nasale + consonante scempia, come in molti esempi coevi delle fonti italogreche e in alcuni raffronti lessicali offerti dal grecanico e dai dialetti estremi (cfr. caracausi 1986, pp. 86 ss.).

    31 i greci residenti nel principato salernitano sono per lo pi contadini che stipulano contratti di pastinato, in citt abitano invece mercanti e artigiani, cfr. palmieri 1981, pp. 78-83 e palmieri 1981, 1990, pp. 56-59.

  • il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

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    longobardi. tuttavia, come sostiene efficacemente barbato 2002, p. 51, il confine politico non fu mai un argine agli scambi ed alla mobilit e se dovettero esistere differenze linguistiche tra campania bizantina e campania longobarda probabilmente andarono via via attenuandosi con il passaggio dai primi due secoli di fiera conflittualit al riavvicinamento seguito allintervento franco in italia.

    3. una voce greca: i documenti del monastero di S.ta maria di Pertosa nella valle del tanagro

    mi avvier alla conclusione di questo contributo accennando, per contrasto, alle signi-ficative interferenze romanze individuabili nellunico fondo documentario greco pervenuto con riferimento allarea campana: mi riferisco ai 34 documenti privati, rogati tra il 1092 e il 1180-1181, che riguardano il monastero greco di s.ta maria di pertosa, sito presso auletta, nella valle del tanagro, nellentroterra salernitano.

    la valle del tanagro non fece mai parte del territorio bizantino, n aveva una tradizio-ne greca antica. ci nonostante, ancora allinizio del Xiv secolo in castro Polle (polla, pochi km a sud di pertosa) due chiese su tre erano dei greci. si deve pensare verosimil-mente a insediamenti di contadini greci, calabresi o siciliani, fuggiti durante il X e Xi secolo a causa delle incursioni arabe e della insicurezza economica da loro provocata (von Falkenhausen 1982, p. 18).

    il fondo di pertosa, conservato oggi nellarchivio della badia di cava, cui quel monastero fu dato alla fine dellXi secolo, offre una significativa testimonianza per unulteriore voce del policentrismo campano medievale.

    dellesistenza di tale fondo documentario, edito dal trinchera nel contesto della sua affa-scinante collezione di documenti italogreci, ha dato notizia in pi di unoccasione vera von Falkenhausen, accennando alla arretratezza del formulario, spia dello scarso livello di accul-turazione degli scriventi32. i documenti sembrano riferibili ad una comunit prevalentemente bilingue: eloquenti sono gli eponimi di base latino-romanza che seguono, peraltro, le regole compositive tipiche dei documenti salernitani e napoletani coevi: / - (sgm 71, 1092 e 100, 1114) < lat.volg. manu Frig(i)da, (sgm 83, 1098) < oc(u)li (ad) Faba, (sgm 212, 1160) < bona die (con iperca-ratterizzazione in a del genere femminile; cfr. il femminile dia giorno anche nel trecente-sco regimen Sanitatis di area napoletana33), (sgm 101, 1114) < pede molle e (sgm 229, 1169) < pede Ferratu, (ibid. 272,

    32 cfr. von Falkenhausen 1981, pp. 617-18, von Falkenhausen 1982, pp. 18-19, von Falkenhausen 1991, pp. 184-90.

    33 si individuano tre occorrenze alle pp. 573 (r. 28), 580 (r. 22) e 581 (r. 21) delledizione di riferimento.

  • mariaFrancesca giuliani

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    1181) < barba ad genuc(u)lu, (sgm 273, 1181; cfr. anche sgm 164, 1140, nellambito di un documento rogato in area calabro-lucana), con riscontro nelleponimo tomas mangiabovem di cdverg iii 126 del 1136 (cfr. caracausi 1990 s.v. ) e nel tipo Papaboe / Pappaboe di napoli e salerno (cfr. rnam ii 140, 995 e cdc iv 167, s.d.). indicativa anche la presenza di eponimi che traslitterano forme romanze ricavate da una base di derivazione accusativale piuttosto che nominativale: cfr. (sgm 100, 1114), (sgm 134, 1127), (sgm 135, 1129), forse dalla base pede con un ampliamento analogico in -ite (cfr. rohlfs 1949-1954, 359), (ibid. 136, 1129) < cicere, in un testamento rogato molto probabilmente nellarea di auletta (sgm 171, 1141), si noti, infine, linteressante sequenza (sgm 134, 1127) che pospone al titolo greco un eponimo romanzo etimologica-mente e semanticamente coincidente e affida la selezione e la distribuzione delle due forme lin-guistiche in definitiva sinonimiche e dunque ridondanti alla maggiore e minore ufficialit che ne marca la funzione e la posizione nella designazione onomastica34. chiare innovazioni morfologiche dimpronta romanza compaiono naturalmente anche nel repertorio delle desi-gnazioni locali: basti citare lagiotoponimo (sgm 100, 1114; cfr. anche 118, 1121 e 119, 1122) e il toponimo (sgm 135, 1129) che traslittera un plausibile arcore bello bellarco.

    particolarmente interessante in quanto priva di riscontri nella documentazione italogreca di altre aree la registrazione dallarticolo romanzo lu / li allinterno di indicazioni onoma-stiche contenute in documenti del 1129 e 1181 (sgm 135, 272, 273): , (nella superscriptio, in variazione con nel dispositi-vo), (toponimo), (tra le subscriptiones).

    segnalo infine il genitivo femminile , antecedente del cal. mammana levatrice, in un documento del 1148 (sgm 193, 1148 [auletta]) con evidente riscontro nei tipi bar-banus e thianus appartenenti, come si visto, al lessico delle relazioni di parentela utilizzato in area campana gi da tempi antichi (si noti che i sostantivi mamani e tatani compaiono in iscrizioni darea campana del iii / iv secolo [cil X 2965, pozzuoli e cil X 3646, miseno]: cfr. in proposito lazzeroni 1999, p. 207)35.

    4. conclusioni metodologiche

    il rapido percorso attraverso la romanit di segno campano preponderante nellunico fon-do documentario greco pervenuto per larea intende ribadire, naturalmente, il valore delle indagini trasversali ed incrociate allinterno del complesso della documentazione medievale di

    34 sulla dimensione diafasica di certa variazione testimoniata dallonomastica dei documenti mediogreci ditalia cfr. Fanciullo 2004, pp. 139-143.

    35 per approfondimenti sui fenomeni variazionali che caratterizzano il greco del fondo documentario di santa maria di pertosa si rimanda a giuliani 2012, pp. 69-72.

  • il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

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    unarea storicamente coesa, indagini che possono affiancare i glossari con lintento di ricono-scere e organizzare opportune griglie di raffronti sincronici e di ricostruire trame di relazioni linguistiche e storico-culturali necessarie per passare dal puro censimento delle particolarit lessicali alla storia linguistica e percorrere strade che altre discipline medievistiche hanno per-corso gi da tempo nel segno della valorizzazione del contatto e dellinterazione delle molte-plici identit compresenti nel medioevo meridionale.

    BiBLiograFia

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  • mariaFrancesca giuliani

    206

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    discussione

    marcello rotili: vorrei chiedere se c qualche intervento su questa relazione che mi apparsa piuttosto complessa e con richiami al concetto di stratificazione/stratigrafia.

    rosanna sornicola: io sono molto daccordo con la relazione e soprattutto con un pro-blema su cui ti sei soffermata e cio quello della stratificazione multipla. in particolare mi ha

  • il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

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    molto colpito il legame endogeno di cui hai parlato e su cui vorrei saperne di pi, anche se penso di avere intuito a cosa tu ti riferisca. mariaFrancesca giuliani: parlando del legame endogeno di napoli medievale con il mondo greco-bizantino ho fatto riferimento a dati noti grazie ai contributi degli storici. senza dubbio la specificit della componente greca delle carte napoletane meriterebbe di essere appro-fondita su basi linguistiche. osservo per il momento la peculiarit di voci come aegripus, che non trovano riferimenti altrove. mi sembra che gli elementi greci delle carte napoletane vengano assorbiti in una specificit pi ampia, che non solo greca, greca semmai in senso contrastivo rispetto ad un diverso orientamento manifestato dal lessico documentario di salerno. avrei bi-sogno di ulteriori elementi di analisi per approfondire questo dato. tuttavia, se si fa riferimento ad elementi lessicali presenti nella documentazione italo-greca medievale si nota che non c una connessione esclusiva e diretta tra napoli e lasse siculo-calabro-lucano. tale asse ha anche legami con salerno. nel caso della voce greca plaia/plaiu mi sembra sia significativo che plaia indichi un pendio che conduce gradualmente verso il mare nella documentazione di napoli e amalfi, mentre nella documentazione italo-greca indica il pendio di un monte, secondo il senso etimo-logico, come, daltro canto, nella documentazione di salerno. Ho limpressione che ci sia una variazione interna: probabilmente lelemento greco va inteso in maniera molto pi sfaccettata. il suddetto elemento non era un riferimento monolitico, ma aveva un carattere polivalente, e talvolta, probabilmente, supportava il richiamo identitario ad una tradizione secolare. in fondo napoli, diversamente da amalfi e gaeta, sapeva di essere una colonia di fondazione greca e quin-di nellaristocrazia locale rimasta salda questa convinzione che, a sua volta, pu aver motivato la continuit di certi elementi anche a livello onomastico. Queste sono solo impressioni, ma questo aspetto meriterebbe senza dubbio un approfondimento.

    nicola de blasi: molto interessante questa idea di una visione sfaccettata sia dellelemen-to greco che di quello longobardo e anche della stratificazione. a tal proposito mi viene in mente che alcuni dei dati segnalati possono essere osservati dal basso. voglio dire che per alcune forme abbiamo anche attestazioni pi tarde che si presentano come strani relitti. penso al tipo finaita che si ritrova in un volgarizzamento napoletano di met trecento. Quindi questa presenza di longobardismi un po un segno di continuit e di permanenza, anche in posti dove non ce li aspetteremmo come napoli.

    mariaFrancesca giuliani: nella mia tesi di dottorato ho trattato proprio i problemi connessi con la diffusione della voce longobarda snaida e la sua variazione in forme incrociate nella documentazione medievale. Ho riconosciuto delle differenze nella distribuzione di questi incroci formali anche nelle aree di tradizione giuridica longobarda. per esempio in puglia, dove la tradizione longobarda stata molto resistente in sede giuridica, si ripete il tipo signaita, mentre il tipo finaita ricorre soprattutto nella documentazione di quelle aree dove stato prevalente le-lemento romano-bizantino. mi pare di averne trovato un esempio anche nella documentazione di napoli, che rimane per isolato. il tipo pi ricorrente a napoli senza dubbio signata, signi-ficativo, nella sua diversit, perch rimarca la preferenza, tipica della scrittura curiale, per forme lessicali che abbiano un aspetto latineggiante.

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    marcello rotili: spostandoci sul piano dei longobardismi, dal punto di vista archeologico va detto che a roma stata scoperta unofficina che produceva materiali di tipo longobardo. in un territorio e in una citt mai longobardizzati sono documentabili produzioni che, per caratteri-stiche formali, larcheologia ha sempre ricondotto ad ambito culturale germanico. probabilmente esistevano officine che lavoravano su committenza germanica o per un mercato di quel tipo. la situazione evidenzia il peso avuto dalla germanizzazione del mondo romano i cui prodromi possono essere individuati negli effetti conseguiti dalla politica di controllo dei flussi migratori e di graduale immissione nel territorio dellimpero di contingenti di popolazione doltre confine che chiedevano di entrare. lesempio proposto induce alla cautela nel valutare la complessit delle dinamiche sociali e culturali del primo alto medioevo.

    vera von FalKenHausen: vorrei porre un problema di onomastica, perch nelle mie ri-cerche ho individuato un nome che si ritrova solo a napoli: Lunissi. lei dove lo collocherebbe?

    mariaFrancesca giuliani: non credo di averlo mai individuato. secondo lei una tipologia greca?

    vera von FalKenHausen: non mi pare sia greco. c' anche fra le firme in greco, ma un nome che ho trovato soltanto a napoli.

    elda morliccHio: potrebbe essere la forma contratta di un nome longobardo; il tipo -issi esiste, ma resta da spiegare la prima parte. potrebbe infatti trattarsi di un tema onomastico germanico, di una forma contratta, ma si potrebbe anche ipotizzare che sia un nome ibrido, composto da un primo elemento latino o greco e di un secondo elemento di origine germanica, probabilmente longobarda.

    mariaFrancesca giuliani: anchio pensavo ad un nome longobardo sul tipo di quelliincrociati che ho trovato anche nella documentazione di bari.

    vera von FalKenHausen: potrebbe essere gotico, visto che a napoli ci sono alcuni nomi gotici?

    elda morliccHio: s, ma nei nomi gotici si riscontra la forma -rico, a cui corrisponde in longobardo la variante -riss(i), cfr. teoderico / teoderissi. per il tipo Lumissi, se si accetta lipotesi che sia un composto bitematico resta da chiarire quali ne siano gli elementi.

    edoardo dangelo: ma questo nome stato trovato nei documenti o in testi letterari?

    vera von FalKenHausen: nei documenti.

    edoardo dangelo: voglio dire che c un Lunissi a cui viene dedicata una delle redazioni della vita di santatanasio; vescovo napoletano, di fine iX secolo, su cui sono state scritte due o

  • il policentrismo campano alla luce della documentazione medievale

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    tre vite. una di queste porta una dedica finale a questo Lunissi e c un articolo di arnaldi sulla questione di questo nome. in questo contributo arnaldi, alla fine di lunghi ragionamenti, arriva alla conclusione che non si riesce a capire chi sia questa persona. non si sa n se fosse un longo-bardo, n un napoletano.

    pr larson: si parlato dellarticolo pieno a napoli: illu/a. ma in concorrenza con lu/la o unico?

    mariaFrancesca giuliani: no, unico, si trova esclusivamente illu, illa, illi.

    pr larson: cambia se la parola successiva inizia per vocale?

    mariaFrancesca giuliani: no, assolutamente. semmai richiamato da ipsu, ipsa.