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PROVINCIA DI CAGLIARI ASSESSORATO AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO SETTORE AMBIENTE E SERVIZIO ANTINSETTI Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia Settembre 2006 P.O.R. SARDEGNA MISURA 1.5 Rete Ecologica Regionale

P.O.R. SARDEGNA MISURA 1.5 Rete Ecologica … · 3.2.1 Il formulario NATURA 2000 57 ... 110. Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu” ... caso specifico la Regione

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PROVINCIA DI CAGLIARI

ASSESSORATO AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO

SETTORE AMBIENTE E SERVIZIO ANTINSETTI

Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

Settembre 2006

P.O.R. SARDEGNA

MISURA 1.5

Rete Ecologica Regionale

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

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PROVINCIA DI CAGLIARI

ASSESSORATO AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO

SETTORE AMBIENTE E SERVIZIO ANTINSETTI

Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

P.O.R. SARDEGNA

MISURA 1.5 – RETE ECOLOGICA REGIONALE

PIANO DI GESTIONE AREA pSIC

“FORESTA DI MONTE ARCOSU”

GRUPPO DI LAVORO:

Provincia di Cagliari:

Ing. Alessandro Sanna Dirigente Settore Ambiente e Servizio Antinsetti

Dott.ssa Anna Cois Biologa Responsabile Ufficio Protezione Fauna Selvatica e

Caccia

Dott.ssa Manuela Cera Naturalista collaboratrice Ufficio Protezione Fauna Selvatica e

Caccia

Dott. Enrico Madeddu Agronomo collaboratore Ufficio Protezione Fauna Selvatica e

Caccia

P.A. Daniela Zucca Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

P.Ind. Maurizio Locci Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

P.Ind. Efisio Scano Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

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Ente Foreste:

Dott. Vittorio Molè Direttore Servizio Territoriale di Cagliari

Dott. Tiziano Mei Dottore forestale

Geom. Cesare Olla Ufficio Tecnico

WWF

Sig. Antonello Loddo Coordinatore oasi WWF Monte Arcosu

Collaboratori esterni

Dott. For. Gianluca Serra Caratterizzazione abiotica e biotica vegetazionale e

interventi a tutela degli habitat.

Prof. Angelo Cau Studio e interventi a salvaguardia della Trota macrostigma.

Dott. Stefano Renoldi Caratterizzazione socio-economica e strategie di sviluppo

locale.

Un particolare ringraziamento per la proficua collaborazione al Dott. Marco Dessì che ha

curato lo studio e la progettazione della sentieristica.

Si ringraziano inoltre i Servizi ripartimentali del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale di

Cagliari e Iglesias

2006

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INDICE

PREMESSA 11

IL PIANO DI GESTIONE 11

Metodologia e struttura del piano di gestione 12

1. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL PSIC 17

1.1 Inquadramento geografico dell’area 17

1.1.1 Confini dell’area pSIC 18

1.2 Rapporti del pSIC “Foresta di Monte Arcosu” con altri siti NATURA 2000 19

1.3 Scheda pSIC “Foresta di Monte Arcosu” 21

1.4 Scheda ZPS “Foresta di Monte Arcosu” 23

2. CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA DEL SITO 27

2.1 Clima 27 2.1.1 Temperatura dell'aria 27 2.1.2 Precipitazioni 28

2.2 Inquadramento fitoclimatico 33 2.2.1 Classificazione fitoclimatica di Pavari 33 2.2.2 Classificazione bioclimatica di Rivas-Martìnez 33

2.3 Geomorfologia 35 2.3.1 Paesaggio metamorfico 36 2.3.2 Paesaggio granitico 36 2.3.3 Paesaggio dei depositi alluvionali plio-pleistocenici 37 2.3.4 Paesaggio dei depositi alluvionali olocenici e idrografia 37

2.4 Geopedologia e pedologia forestale 39 2.4.1 Fattori e processi pedogenetici 39 2.4.2 Inquadramento pedologico del Sito 39

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3. CARATTERIZZAZIONE BIOTICA DEL PSIC 45

3.1 Flora e vegetazione 47 3.1.1 Inquadramento floristico 48 Spettro biologico 48 Spettro corologico 48 Componente endemica 49 Inquadramento fitosociologico 49 Principali Associazioni Vegetali Presenti nel pSIC 50 Vegetazione forestale climatofila ed edafoxerofila 50 Vegetazione forestale edafoigrofila 53 Vegetazione arbustiva sempreverde 54 Garighe 55 Praterie perenni 55 Praterie annuali 55 Vegetazione azonale - rupicola 56

3.2 Caratterizzazione e descrizione degli habitat 57

3.2.1 Il formulario NATURA 2000 57

3.2.2 Le tipologie di riferimento del Sito 60

3.2.3 Caratterizzazione ecologica e fisica delle tipologie 63

3.2.4 Descrizione degli habitats 65

���� Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 65

���� Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 68

���� Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici 69

���� Matorral arborescenti di Juniperus spp. 70

���� Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 71

���� Foreste di Quercus suber 73

���� Foreste di Olea e Ceratonia 75

���� Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae) 77

���� Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 79

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���� Boschi mediterranei di Taxus baccata 80

���� Foreste di Ilex aquifolium 83

���� Matorral arborescenti di Laurus nobilis 84

���� Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion 86

3.2.5 Aggiornamento del "Formulario NATURA 2000" 87

Aggiornamento degli habitat di interesse comunitario 87

Inserimento di altri habitat meritevoli di tutela 89

Inserimento di specie vegetali di interesse comunitario e di altre specie meritevoli di tutela 90

3.3 FAUNA 93

3.3.1 Specie faunistiche inserite nel formulario “NATURA 2000” 93

3.3.2 Schede descrittive delle specie faunistiche presenti nel formulario NATURA 2000 98

Accipiter gentilis arrigonii (Kleinschmidt, 1903) 99

Alectoris barbara (Bonnaterre, 1790) 101

Caprimulgus europaeus meridionalis (Hartert, 1896) 103

Falco peregrinus (Tunstall, 1771) 104

Lanius collurio (Linnaeus 1758) 105

Sylvia sarda (Temminck 1820) 106

Sylvia undata (Boddaert 1783) 107

Pernis apivorus (Linnaeus 1758) 108

Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)* 109

Columba oenas (Linnaeus, 1758) 110

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Columba palumbus (Linnaeus, 1758) 111

Scolopax rusticola (Linnaeus, 1758) 112

Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758) 113

Turdus iliacus (Linnaeus, 1758) 114

Turdus merula (Linnaeus 1758) 115

Cervus elaphus corsicanus 116

Speleomantes genei (Temminck & Schlegel 1838) 118

Discoglossus sardus (Tschudi 1837) 119

Emys orbicularis (Linnaeus 1758) 120

Testudo marginata (Schoepff, 1792) 121

Testudo hermanni (Gmelin 1789) 123

Testudo graeca (Linnaeus, 1758) 124

Bufo viridis (Laurenti 1768) 125

Euproctus platycephalus (Gravenhorst, 1829) 126

Hyla sarda (De Betta 1857) 127

3.3.3 Altre specie di interesse conservazionistico non presenti nel formulario 128

Salmo (trutta) macrostigma (Dumeril 1858) 129

3.3.4 Specie interagenti con le specie oggetto di tutela 131

Dama dama (Linneo, 1758) 131

Sus scrofa meridionalis (Forsyth Major 1882) 133

3.3.5 Altre specie di interesse faunistico 134

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3.3.6 Gestione faunistica 135

3.3.6.1 Gestione faunistica nell’area dell’ente foreste 136

3.3.6.2 Gestione faunistica nella riserva WWF di Monte Arcosu. 138

4. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL PSIC 139

5. CARATTERIZZAZIONE URBANISTICA E PROGRAMMATICA DEL PSIC 147

5.1 Inquadramento territoriale e urbanistico 149

5.2 Destinazione urbanistica aree pSIC Monte Arcosu: 151

5.3 Pianificazione faunistica venatoria 155

5.3.1 Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura 155

5.3.2 Zone temporanee di ripopolamento e cattura 156

5.3.3 Aziende agrituristico venatorie 157

5.3.4 Zone in concessione per la caccia autogestita 160

6. CARATTERIZZAZIONE ARCHEOLOGICA, ARCHITETTONICA E CULTURALE 163

6.1 Schede beni architettonici, archeologici, musei e centri culturali, biblioteche e archivi e delle principali manifestazioni dei comuni dell’area pSIC. 167

Assemini 167

Capoterra 168

Decimomannu 169

Domus De Maria 170

Nuxis 171

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Pula 172

Santadi 173

Sarroch 174

Siliqua 175

Teulada 176

Uta 178

Villa San Pietro 179

7. GESTIONE ATTUALE DELL’AREA 183

7.1 Ente foreste 183

7.1.1 Gestione e valorizzazione del patrimonio boschivo 185

Interventi Integrati Di Gestione Forestale Ed Utiliz zo Faunistico 186

Interventi di gestione ordinaria degli ungulati e pi ccola selvaggina 186

7.1.2 Tutela e salvaguardia del patrimonio forestale prevenzione e lotta A.I.B. 186

7.2 Oasi WWF Monte Arcosu 187

7.2.1 Cenni storici 187

7.2.2 Gestione della riserva WWF 187

7.2.3 Gestione Forestale 188

7.2.4 Gestione Attività di fruizione. 191

7.3 Ditta SANAI srl 197

7.3.1 Descrizione e Ubicazione 197

7.3.2 Attività e modalità gestionali dell’area. 198

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7.3.2.1 Carbonizzazione 198

8. VALUTAZIONE GENERALE E IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE 203

8.1 Analisi DPSIR 203

8.1.1 Analisi indicatori 209

8.2 Identificazione DELLE MINACCE. 217

9. OBIETTIVI STRATEGIE E INTERVENTI DEL PIANO DI GESTIONE 223

9.1 Obiettivi del Piano di Gestione 223

9.1.1 Obiettivo generale 223

9.1.2 Obiettivi specifici 223

9.2 Strategie di gestione 226

9.3 Gestione dell’area pSIC 227

9.3.1 Interventi previsti dal piano di gestione 229

9.3.2 Tipologie di interventi e loro priorità 230

● Interventi Attivi (IA) : 231

●Regolamentazioni (RE) 232

● Programmi di ricerca, studio e monitoraggio (MR) 232

● Programmi di sensibilizzazione,informazione, didatt ici inerenti la fruibilità del pSIC (PD) 232

9.3.3 Rapporti tra interventi e obiettivi specifici 234

9.3.4 Interventi di cui è richiesto il contestuale finanziamento con la misura P.O.R. 1.5 B 235

9.4 Iter procedurale per la realizzazione degli Interventi 237

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9.5 Revisione del Piano di Gestione 237

9.6 Procedimenti preventivi alla realizzazione degli interventi nelle aree pSIC. 238

9.7 Monitoraggio e valutazione dell'attuazione del piano di gestione 239

9.8 Schema logico di correlazione obiettivi- interventi. 241

10. MISURE DI CONSERVAZIONE 243

10.1 Misure di conservazione regolamentari 244

10.2 Misure amministrative 251

10.3 Misure contrattuali 251

BIBLIOGRAFIA 253

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PIANO DI GESTIONE AREA pSIC “FORESTA DI MONTE ARCOSU”

COD ITB 041105

PREMESSA

In seguito all’invito a presentare proposte pubblicato dall’Assessorato all’Ambiente

della Regione Autonoma della Sardegna nel BURAS n.32 parte III del 21.10.2005,

i 13 Comuni (Decimomannu, Villaspeciosa, Nuxis,Santadi, Teulada, Domus de

Maria, Pula, Villa San Pietro, Sarroch, Uta, Siliqua, Assemini,Capoterra) inseriti

nell’area pSIC “ Foresta di Monte Arcosu” cod. ITB041105 hanno conferito alla

Provincia di Cagliari il coordinamento per la realizzazione del Piano di Gestione

del pSIC.

IL PIANO DI GESTIONE

Il Piano di Gestione (PdG) è lo strumento attuativo delle misure specifiche,

richieste dalla direttiva “Habitat” 92/43/CEE, per la conservazione degli habitat

naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario,

tenendo conto delle particolarità del sito su cui si interviene e di tutte le attività ivi

presenti o previste.

Tale strumento è previsto dalla direttiva Habitat all’art. 6, comma 1: “Per le zone

speciali di conservazione (ZSC), gli Stati membri stabiliscono le misure di

conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di

gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure

regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze

ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie di interesse comunitario”, nel

caso specifico la Regione Sardegna da una prima valutazione delle misure di

conservazione e dagli strumenti di pianificazione esistenti ha ritenuto che gli

stessi non siano sufficienti a garantire uno stato di conservazione soddisfacente

degli habitat e delle specie e che pertanto è necessaria la predisposizione di una

piano di gestione per ciascun sito della rete Natura 2000 dell’isola.

Il Piano di Gestione risulta uno strumento operativo, attraverso il quale vengono

definite le soluzioni migliori per la gestione del sito, sia in termini di misure di

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conservazione che di definizione di attività e iniziative di sviluppo. Si tratta di un

processo che richiede il coinvolgimento, e la condivisione, dei soggetti pubblici e

privati interessati attivamente, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi

di tutela che si sono individuati per quel territorio specifico in un quadro di

rapporti coerenti con i più generali obiettivi di sviluppo locale.

METODOLOGIA E STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE

Il presente Piano pone i suoi presupposti metodologici nel rispetto delle indicazioni normative

e metodologiche presenti a livello comunitario nazionale e regionale.

Per la stesura del presente piano si è tenuto conto delle indicazioni contenute nel “Manuale

pre la Gestione dei Siti Natura 2000” pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del

Territorio. Inoltre hanno costituito utili indicazioni le “Linee Guida per la redazione dei Piani di

Gestione dei pSIC e ZPS elaborate dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della RAS.

Relativamente alla struttura del piano questa risulta articolata in tre parti:

1. la prima comprende la caratterizzazione del sito dal punto di vista territoriale, biotico

e abiotico, socio-economico, urbanistico e programmatico, archeologico-

architettonico e culturale e paesaggistica.

2. la seconda parte pone l’attenzione sulla gestione attuale e sulla identificazione e

valutazione delle minacce, e la conseguente individuazione degli obiettivi, delle

strategie e degli interventi del piano di gestione.

3. la terza parte comprende gli Allegati A, B, C, D, E dove vengono illustrati

dettagliatamente gli interventi di gestione.

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Parte integrante del presente piano sono gli elaborati cartografici tematici costituiti da:

Tavola 1 : Carta dell’Inquadramento territoriale dell’area pSIC

Tavola 2 : Carta degli Habitat e della Vegetazione dell’area pSIC

Tavola 3 :Carta della Gestione forestale dell’area pSIC

Tavola 4 : Carta dell’Inquadramento Faunistico Venatorio dell’area pSIC

Tavola 5 : Carta delle Aree Pascolo dell’area pSIC

Tavola 6 : Carta degli Interventi previsti dal Piano di Gestione dell’area pSIC

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Capitolo 1

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1. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL PSIC

1.1 Inquadramento geografico dell’area

L’area pSIC foresta di Monte Arcosu si colloca nella regione sud occidentale della

Sardegna si estende per una superficie di 30.353 ha, e ricade nel territorio

amministrativo delle province di Cagliari e di Carbonia-Iglesias e di 13 comuni:

Assemini, Capoterra, Decimomannu, Domus De Maria, Pula Sarroch, Siliqua,

Teulada, Uta, Villa San Pietro Villaspeciosa per la Provincia di Cagliari e Santadi e

Nuxis per la provincia di Carbonia-Iglesias. Gli agglomerati urbani ricadono tutti in

un raggio di circa 10 Km dal confine del pSIC, il più vicino è l’abitato di Nuxis che

dista meno di 1 Km dalla linea perimetrale mentre a distanza di 10 Km si trova

l’abitato di Assemini. Le principali vie d’accesso al pSIC dal capoluogo sono le

seguenti:

- da Cagliari seguire la SS195 per Pula, al 14°Km sv oltare per la SP91,

superare il centro abitato di Capoterra, e proseguire fino alla chiesa

campestre di S.Lucia.

- da Cagliari percorrere la SS 130 direzione Iglesias, fino al bivio per

Siliqua, prendere la SS 293 in direzione Giba, attraversare il centro

abitato di Siliqua, e percorerla fino all’incrocio con la SP2 per il

Castello di Acquafredda.

- da Cagliari percorrere la SS 130 direzione Iglesias, fino al bivio per

Siliqua, prendere la SS 293 in direzione Giba, fino all’incrocio SP1

direzione Capoterra, e percorerla per 11 Km fino alla Località

Pantaleo.

Altre vie di accesso e di collegamento con le altre regioni italiane, prossime

all’area sono rappresentate dall’Aeroporto Cagliari Elmas e dal Porto Marittimo

di Cagliari

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1.1.1 Confini dell’area pSIC

Partendo dal ponte sul rio Cixerri (quota 56), si percorre il corso d’acqua fino al confine

comunale da qui fino al rio De Sa Terredda.

da quest’ultimo si percorre fino alla sorgente a quota 76 in località Sega Peredda, ci si

immette nella camionabile e la si percorre in direzione nord fino all’incrocio con la

SS195 che si segue per circa un chilometro fino all’incrocio posto a quota 42, dal quale

si svolta a e si arriva al ponticello sul Riu Salamida per poi dirigersi tramite lo stradello

alla strada in località Serra Cannixedda, la quale si percorre sino a quota 72

intersecando il confine comunale.

Si segue l’alveo del Riu Salamida fino a quota 114, da qui si percorre lo stradello fino al

rio Gora Is Begas per poi incontrare un fabbricato a quota 65 e il ponticello sul rio Gora

Barracas indi si percorre lo stradello che costeggia il limite comunale fino a quota 113

per poi svoltare verso sinistra passando per le quote 107 fino a quota 86, da qui si

percorre la strada campestre località Bacu Matzei fino all’incrocio in località Isca Sa

Pingiada.

Seguendo la strada campestre direzione Chiesa di Santa Lucia, la si percorre fino alla

Dispensa Gambarussa a quota 163, superato il ponticello e si devia in direzione del Rio

Bionda Moros e losi percorre passando per le quote 206, 231,276 e quota 366 da qui si

segue il rio T. Capeddu passando per quota 515 fino ad immettersi nella strada a quota

452.

La strada campestre si percorre in direzione Punta De Su Luru passando per le quote

450, 354, 302 fino al confine comunale, da qui seguendo il crinale ci si immette nella

strada montana che costeggia il Canale De Villa Moras, passando per Medau Su

Spagnolu, Sa Galanza E Ponte Serpi per dirigersi a Punta Maliorchini, da qui seguendo

l’affluente del Rio Segaialisi passando per S’arcu Su Lillu si raggiunge il Rio Lilloni e la

strada montana, quest’ultima si percorre attraversando il Canale Medau Aingiu, Case Is

Canargius fino ad immettersi nel Canale Is Canargius e proseguendo per Rio Modditzi

Manna, Rio Su Paganu sino a quota 254 in località Dispensa Landri, da qui seguendo il

Rio Is Pexeddus fino alla strada passando per le quote 304 e 313.

Da Quota 313 si sale lungo la strada fino al crinale Serra Culassoleddu, passando per

quota 640, 648 e 592 seguendo il crinale Serra Cortura Manna si giunge a S’arcu Su

Corriaxiu da qui si prosegue lungo la strada per Casina Forestale De Is Cannoneris fino

a Sedda Is Tovus per poi deviare per Rio Su Ponti ‘E Carriaxiu fino ad immettersi nella

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

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strada carrabile che porta a Punta Su Forru passando per le quote 628, 617 e 644.

Sempre seguendo la strada carrareccia ci si dirige a S’arcu De Is Turcus, passando per

le quote 494, 499, 478, si arriva a S’arcu De Su Sessini, da qui si raggiunge quota 387

seguendo la strada di penetrazione agraria, si costeggiano le Case Longoni, e si arriva

fino all’incrocio con la carrareccia per Rocca Niu Crobu, la quale si percorre passando

per Arcu Su Linnargiu, Arcu Linnamini, Case Candelazzu, Corte Chinca fino a quota

494, da cui si ci immette in una strada di penetrazione agraria che conduce a Punta

Cappiglia a quota 515.

Da qui si segue la strada per Cantinedda fino all’innesto con la strada che conduce a

Schina Baccu S’arresu, Punta Su Pineddu, a quota 383 e 377, alle miniere di fluorite,

per poi seguire la strada per Case Canis fino al ponte a quota 176 passando per le

quote 166 e 247 da qui si segue il Riu Di Baccu Mannu fino a quota 365.

Da qui si segue la strada fino a quota 304, si aggira Punta Murdegus per dirigersi

verso Rocce Pranedda fino a quota 209, indi si segue la strada per Arcu Is Siliquas, e,

costeggiando il canale ci si dirige a S’acqua E Su Stampu seguendo Riu Tattinu dal

quale ci si dirigere verso Monte Tamara, Punta Portelittus, quota 207, Antenna Rai,

Stazzo Is Mais. Da quest’ultimo percorrendo la carrareccia si giunge alla SS293, che si

percorre, costeggiando la diga di Cuccuru Bau Pressiu, Cantoniera Di Campanasissa,

Medau Pittiu, Serra Bacculongu, Castello D’acquafredda, incrocio SS195 fino al punto di

partenza.

1.2 Rapporti del pSIC “Foresta di monte Arcosu” con altri siti Natura 2000

La rete Natura 2000 in questo territorio è rappresentata oltreché che dal pSIC in esame

anche dalla presenza di una ZPS istituita ai sensi dell’art. 3 della Direttiva 409/79

denominata anch’essa “Foresta di Monte Arcosu” (ITB044009) che si estende per una

superficie di 3’123 ha tutta ricompresa all’interno del perimetro del pSIC.

Le due aree pSIC e ZPS si relazionano spazialmente, secondo lo schema proposto dal

Ministero dell’Ambiente come H-I ovvero dove I identifica un pSIC che contiene una o

più ZPS designate e H che identifica la ZPS designata interamente all’interno del pSIC,

come riportato nella figura seguente.

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Figura 1 Rapporto spaziale tra pSIC e ZPS "Foresta di Monte Arcosu"

Alla luce di questo la pianificazione e le misure di conservazione previste dal presente

Piano di Gestione coinvolgono sia l’area pSIC che la ZPS in esso compresa.

Di seguito si riportano le schede riepilogative dei formulari del pSIC “Foresta di Monte

Arcosu” e della ZPS “Foresta di Monte Arcosu”

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1.3 Scheda pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

Denominazione Sito Sito di importanza comunitaria “Foresta Di Monte Arcosu”

Codice Identificativo Natura 2000 ITB041105

Estensione dell’area Ha 30353,00

Altitudine

Max 948 m s.l.m.

Min. 59 m s.l.m.

Med. 503 m s.l.m.

Coordinate geografiche Lat. 39 7 43

Long. E 8 50 47

Regione biogeografica Mediterranea

Caratteristiche generali del sito Paesaggio caratterizzato da vallate ampie e pianeggianti e da

vallate profonde e strette poggianti su graniti tardo ercinici, con

processi filoniani. Idrografia di superficie caratterizzata da fiumi

a prevalente regime torrentizio. Clima Mesomediterraneo

inferiore secco e secco-subumido.

Le formazioni ad ontano sono ben strutturate e ben conservate

e costituiscono nella gran parte dei casi vere e proprie foreste-

galleria. Le foreste sarde di Taxus sono, anche se circoscritte e

a struttura aperta molto importanti perché tra le più meridionali

(insieme a quelle di M. Santo di Pula) del territorio

Tipi di habitat presenti nel sito 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia.

*6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei

Thero-Brachypodietea

5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici

5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp.

*91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus

excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

9330 Foreste di Quercus suber

9320 Foreste di Olea e Ceratonia

92D0 Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e

Securinegion tinctoriae)

92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

*9580 Boschi mediterranei di Taxus baccata.

9308 Foreste di Ilex aquifolium

5430 Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion

*5230 Matorral arborescenti di Laurus nobilis

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Specie animali di interesse

comunitario

Uccelli elencati nell’allegato I della

Direttiva 79/409/CEE

Accipiter gentilis arrigonii

Alectoris barbara

Aquila chrysaetos

Caprimulgus europaeus

Falco peregrinus

Lanius collurio

Sylvia sarda

Sylvia undata

Pernis apivorus

Circus aeruginosus

Uccelli migratori abituali non

elencati dell'Allegato 1 della

Direttiva 79/409/CEE

Columba oenas

Columba palumbus

Scolopax rusticola

Streptopelia turtur

Turdus iliacus

Turdus merula

MAMMIFERI elencati nell'Allegato

II della Direttiva 92/43/CEE

Cervus elaphus corsicanus

ANFIBI E RETTILI elencati

nell'Allegato II della Direttiva

92/43/CEE

Speleomantes genei

Discoglossus sardus

Emys orbicularis

Testudo marginata

Testudo hermanni

Testudo graeca

Altre specie importanti di flora e

fauna

Bufo viridis

Euproctus Platycephalus

Hyla sarda

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- 23 -

1.4 Scheda ZPS “Foresta di Monte Arcosu”

Denominazione Sito Zona di Protezione Speciale “Foresta di Monte Arcosu”

Codice Identificativo Natura 2000 ITB044009

Estensione dell’area Ha 3123,00

Altitudine

Max 948 m s.l.m.

Min. 62 m s.l.m.

Med. 505 m s.l.m.

Coordinate geografiche Lat. 39 10 37

Long. E 8 53 3

Regione biogeografica Mediterranea

Caratteristiche generali del sito Paesaggio caratterizzato da vallate ampie e pianeggianti e da

vallate profonde e strette poggianti su graniti tardo ercinici, con

processi filoniani. Idrografia di superficie caratterizzata da fiumi

a prevalente regime torrentizio. Clima Mesomediterraneo

inferiore secco e secco-subumido.

Le formazioni ad ontano sono ben strutturate e ben conservate

e costituiscono nella maggior parte dei casi vere e proprie

foreste-galleria. Le foreste sarde di Taxus_ sono, anche se

circoscritte e a struttura aperta, molto importanti perché tra le

più meridionali (insieme a quelle di Monte Santo di Pula) del

territorio sardo. I ginepreti a Juniperus turbinata ssp. turbinata

che vivono tendenzialmente esposti a mare, qui i si trovano

invece all'interno costituendo fitte cenosi. Nell'ambito della

Sardegna meridionale i percorsi substeppici sono importanti

perché rari nell'ambito del sito perché per la maggior parte

costituito da formazioni di macchia o boschi.

Specie animali di interesse

comunitario

Uccelli elencati nell’allegato I della

Direttiva 79/409/CEE

Circus aeruginosus

Pernis apivorus

Anthus campestris

Caprimulgus europaeus

Falco eleonorae Hieraaetus

fasciatus

Pandion haliaetus

Ciconia ciconia

Ciconia nigra

Falco peregrinus

Sylvia sarda

Lanius collurio

Aquila chrysaetos

Sylvia undata

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Uccelli migratori abituali non

elencati dell'Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE

Accipiter gentilis arrigonii

Alectoris barbara Columba

oenas

Columba palumbus

Scolopax rusticola

Streptopelia turtur

Turdus iliacus

Turdus merula

MAMMIFERI elencati nell'Allegato

II della Direttiva 92/43/CEE

Cervus elaphus corsicanus

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Capitolo 2

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2. CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA DEL SITO

2.1 Clima

Il ruolo del clima nella distribuzione della copertura vegetale e della pedogenesi è di

fondamentale importanza e si manifesta principalmente attraverso la distribuzione annuale

della temperatura e delle precipitazioni, intervenendo nello sviluppo della vegetazione e del

suolo in tutti gli stadi evolutivi.

Il Sito di Monte Arcosu e il Sulcis in generale, essendo situati nella parte sud-occidentale

dell’Isola, presentano caratteri climatici peculiari sia per la posizione geografica, che per

l’orografia e tutta l'area risente dei fenomeni meteorologici legati ai tipi di tempo di libeccio,

ponente e maestrale. La vicinanza dei rilievi al mare, influisce in maniera rilevante sulle

precipitazioni e sulle nebbie, specie quelle di pendio. Un ruolo fondamentale viene svolto

anche dalla piana del Campidano che separa nettamente il Sulcis e l’Iglesiente dal resto

della Sardegna, contribuendo alla peculiarità bioclimatologica della regione.

Per gli scopi del presente lavoro sono stati presi in considerazione i dati delle stazioni termo-

pluviometriche di Is Cannoneris (716 m. slm) e di Uta (19 m. slm), con riferimento

rispettivamente al settore montano e a quello pedemontano del Sito. Sono analizzati anche i

dati pluviometrici delle stazioni di Pantaleo (240 m. slm) e Capoterra (54 m. slm), riferiti

rispettivamente alle zone basso-montane occidentale ed orientali del SIC.

2.1.1 Temperatura dell'aria

Le temperature presentano un andamento stagionale caratteristico delle zone mediterranee,

con inverni piuttosto miti ed estati calde (fig. 1a). Relativamente alle medie mensili si

evidenzia la tipica variabilità stagionale del clima mediterraneo e una certa differenza dei

valori da stazione a stazione. Questo è spiegabile con le diverse condizioni di orografia,

vicinanza al mare ed esposizione ai venti dominanti che caratterizzano le varie stazioni

censite. Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati i parametri termici medi ed estremi espressi in scala

mensile ed annua.

La temperatura media annua più elevata si riscontra nella stazione di Uta, con 16,6 °C Il

mese più freddo, gennaio, presenta una temperatura media di 9,34 oC, mentre il mese più

caldo, agosto, presenta una temperatura media mensile di 25,06 oC. Nella stazione montana

di Is Cannoneris la temperatura media annua è di 13,9 oC, con temperature medie di 6,6 oC e

di 23,7 oC rispettivamente per il mese di gennaio e di agosto.

Si osserva che le temperature medie massime, mensili ed annue, sono maggiori per la

stazione di Uta, mentre le temperature medie minime, mensili ed annue, sono lievemente

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maggiori per la stazione di Is Cannoneris. Pur tenendo presente la differente lunghezza del

periodo di osservazione, si può dedurre che l'escursione termica media annua nel settore

montano sia sensibilmente maggiore rispetto alla zona pianura (tab. 2). Tale diversità è da

attribuire sia all'altitudine ed alla maggiore distanza dal mare che alla morfologia ed

all'esposizione dei versanti.

Is Cannoneris, quota 716 m. s.l.m. – periodo 1973/1992 (20 anni)

G F M A M G L A S O N D

Media massima 9,21 10,15 11,98 13,71 18,30 22,51 26,38 27,91 23,43 18,16 13,79 10,85

Media minima 3,12 5,21 5,76 7,84 11,50 15,54 19,69 19,42 16,21 12,73 9,05 5,62

Media mensile 6,65 7,31 8,78 10,42 14,37 19,02 22,98 23,70 19,57 15,43 11,21 7,88

Uta, quota 19 m. s.l.m. – periodo 1924/1987 (64 anni)

G F M A M G L A S O N D

Media massima 15,97 16,22 18,92 21,21 24,82 30,35 33,75 33,93 30,35 24,94 19,59 16,70

Media minima 3,63 4,36 5,27 6,46 9,74 13,44 16,22 16,71 15,27 11,81 7,82 5,34

Media mensile 9,34 9,74 11,59 16,63 17,62 22,02 24,91 25,06 22,57 18,12 13,82 10,56

Tab. 1 - Temperature medie massime, minime e mensili.

Is Cannoneris Uta

Temperatura media annua 13,94 16,60

Temperatura media mese più caldo 23,70 25,06

Temperatura media mese più freddo 6,65 9,34

Escursione termica annua 17,05 15,22

Tab. 2 - Temperature medie annue ed escursioni termiche.

2.1.2 Precipitazioni

Per descrivere il regime delle precipitazioni sono stati utilizzati sia i dati delle stazioni di Is

Cannoneris e Uta, che quelli delle stazioni di Pantaleo e Capoterra (tab. 3). Si può osservare

(tab. 4) che le stazioni di Uta e Capoterra presentano valori medi annui di precipitazione

inferiori rispetto al valore regionale (752,8 mm), potendosi collocare tra quelli più bassi

dell'Isola (Botti et Vacca, 1995). Viceversa le stazioni di Is Cannoneris e Pantaleo

presentano valori superiori alla media regionale.

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Stazione m.

s.l.m.

G F M A M G L A S O N D

Uta 19 m 57,3 67,0 59,2 40,1 31,2 12,1 3,2 7,2 33,7 71,5 84,9 66,6

Capoterra 54 m 66,3 64,9 55,9 43,2 34,7 11,5 2,0 9,2 36,1 67,3 73,6 72,0

Pantaleo 240 m 115,0 113,5 87,1 65,4 49,5 17,9 5,2 11,1 45,7 102,8 177,3 140,7

Is Cannoneris 716 m 156,0 155,3 128,4 94,7 63,9 17,1 4,2 14,9 49,2 127,5 141,0 178,3

Tab. 3 – Precipitazioni medie mensili (periodo 1922-1992; Uta 1951-1991)

Stazione Uta Capoterra Pantaleo Is Cannoneris

m. s.l.m. 19 m 54 m 240 m 716 m

Precipitazioni medie annue 534,0 536,7 931,2 1.130,5

Precipitazione massima 907,9 952,5 1.385,5 1.850,2

anno 1961 1945 1963 1965

Precipitazione minima 312,1 266,3 520,9 688,2

anno 1970 1936 1945 1988

Escursione delle precipitazioni in mm. 595,8 686,2 864,6 1.162,0

Tab. 4 – Precipitazioni medie annue

Le precipitazioni presentano il tipico andamento dei climi mediterranei (fig. 1b), con forti

variazioni sia stagionali che annuali e con scostamenti sensibili dalla media della serie

storica. Per le stazioni considerate si hanno regimi pluviometrici tipici della Sardegna con la

sequenza di precipitazioni decrescenti I (inverno), A (autunno), P (primavera), E (estate)

(tab. 5).

Stazione Inverno Primavera Estate Autunno Regime

Uta 190,9 130,5 22,6 190,0 IAPE

Capoterra 203,2 133,8 22,7 177,0 IAPE

Pantaleo 369,2 202,0 34,2 325,8 IAPE

Is Cannoneris 489,6 287,0 36,2 317,7 IAPE

Tab. 5 – Regimi pluviometrici

Si rileva la presenza di un semestre "umido" (ottobre-marzo) in cui cade circa il 75%

dell'intera precipitazione annua ed un semestre "secco" (aprile-settembre) caratterizzato da

precipitazioni modeste, praticamente assenti nel trimestre giugno-agosto.

Nel lungo periodo si evidenzia la persistenza di periodi siccitosi, anche per 4-5 anni

consecutivi, con precipitazioni al di sotto della media come evidenziato in figura 2, dove si ha

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l'andamento delle precipitazioni annuali riportate nella serie storica delle stazioni

pluviometriche esaminate.

La piovosità si concentra in genere tra l'autunno e l'inverno ed in primavera, con un periodo

di minori precipitazioni invernali che correntemente prende il nome di "secche di gennaio",

che rispecchia il regime pluviometrico sdoppiato già da tempo riconosciuto dai meteorologi

(Arrigoni, 1968). Tale fenomeno può avere una durata molto variabile o essere assente, in

funzione dell'anticiclone freddo continentale, perciò anche nei mesi invernali possono aversi

precipitazioni medie analoghe a quelle dei mesi autunnali e primaverili.

Nello studio dei bacini montani è molto importante la conoscenza delle precipitazioni critiche

e di parametri quali l'intensità critica e il tempo di corrivazione, utili nella previsione dei

fenomeni piovosi più dannosi.

Nel settore in esame, così come in gran parte dell'area mediterranea, non sono rare le

piogge di breve durata e di forte intensità che, unitamente alla particolare esposizione dei

versanti nei confronti delle correnti umide provenienti da sud-est, collocano il settore in

esame tra le zone della Sardegna con regime di piogge intense più critico.

Pur non essendo quantificabile per la mancanza di serie storiche di precipitazione di

adeguata lunghezza, tale caratteristica appare confermata dai dati della stazione

pluviografica di S. Lucia installata dal Servizio Idrografico Regionale nel mese di marzo del

1993, in corrispondenza della sezione di traversa per la misura delle portate dell'Ente

Autonomo Flumendosa (E.A.F.). A titolo di esempio, nel corso dell'evento meteorico del 31

ottobre 1993, in questa stazione sono stati misurati 104,2 mm. di pioggia in 60 minuti,

superando il precedente massimo regionale di 91,6 mm. a Bonorva nel 1930 (Botti et Vacca,

op. cit.). Analogamente nel settore di Pixinamanna, il 25/10/1965 si verificò un evento

piovoso di notevole intensità, con la caduta di 115 mm. di pioggia in 90 minuti (Arrigoni, op.

cit.).

Un ulteriore elemento a favore dell'inserimento del Sulcis nelle zone a regime pluviometrico

più critico, è rappresentato dalle violente piene a cui sono soggetti i torrenti (es. Rio S. Lucia

di Capoterra), con gravi danni sia alle infrastrutture stradali che alle colture adiacenti.

Si osserva infine che le piogge di forte intensità si verificano in genere all'inizio dell'autunno,

quando la copertura erbacea è molto scarsa, esplicando così un elevato potere erosivo nei

confronti del suolo. L'erosione idrica è ulteriormente amplificata, nel settore in esame,

dall'elevata acclività dei versanti e dalla relativa impermeabilità del substrato (scisti e

granito).

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Fig. 1 - visualizzazione grafica delle caratteristiche termometriche (a) e pluviometriche (b)

T e m p e ra tu ra m e d ia m e n s i le

0

5

1 0

1 5

2 0

2 5

3 0

G F M A M G L A S O N D

T oC

Is Ca n n o n e r is Uta

Precipitaz ioni medie mensi l i

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

G F M A M G L A S O N D

P mm

Uta Capoterra Pantaleo Is Cannoneris

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Fig. 2 - Serie storiche (in blu) delle pluviometrie per la stazione di Capoterra (1), Is Cannoneris (2) e

Pantaleo (3), in relazione con le precipitazioni medie (in rosso) delle singole stazioni.

150

250

350

450

550

650

750

850

950

1922

1925

1928

1931

1934

1937

1940

1943

1946

1949

1952

1955

1958

1961

1964

1967

1970

1973

1976

1979

1982

1985

1988

1991

mm.

1

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

1922

1925

1928

1931

1934

1937

1940

1943

1946

1949

1952

1955

1958

1961

1964

1967

1970

1973

1976

1979

1982

1985

1988

1991

mm.

2

500

600

700

800

900

1000

1100

1200

1300

1400

1922

1925

1928

1931

1934

1937

1940

1943

1946

1949

1952

1955

1958

1961

1964

1967

1970

1973

1976

1979

1982

1985

1988

1991

mm.

3

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2.2 Inquadramento fitoclimatico

2.2.1 Classificazione fitoclimatica di Pavari

Il Pavari (1916), mantenendo i criteri seguiti da Mayr, ha proposto una classificazione

fitoclimatica grazie alla scelta di opportuni parametri.

Trascurando la zona tropicale (Palmetum), l'autore conserva il nome delle rimanenti cinque

zone del Mayr, così suddivise: Lauretum, Castanetum, Fagetum, Picetum, Alpinetum.

La Sardegna ricade quasi completamente, fino a circa 1.000 m., nella zona fitoclimatica del

Lauretum; solo poche aree montane ricadono nel Castanetum, sottozona calda, appartenenti

entrambe al tipo con siccità estiva.

Dall'inquadramento fitoclimatico secondo il Pavari, l'area oggetto di studio ricade

prevalentemente nelle sottozone calda e media del Lauretum ed in minima parte nella

sottozona fredda.

Il Lauretum II tipo (con siccità estiva) è caratterizzato dalla tipica vegetazione mediterranea,

termofila, sempreverde e xeromorfa, ma i limiti tra le sottozone non sempre corrispondono a

variazioni appariscenti del paesaggio forestale. Tra la sottozona calda e la sottozona media

generalmente il confine viene indicato dalla palma nana (Chamaerops humilis) o, nel caso

dell'area in esame, dal carrubo (Ceratonia siliqua) e dall'olivastro (Olea europaea var.

sylvestris). Tra la sottozona media e la sottozona fredda è invece più difficile individuare i

segni di cambiamento. Tuttavia la sughera (Quercus suber) è una specie che raramente

penetra nella sottozona fredda, o comunque non vi vegeta in massa, per cui può essere

considerata come termine di passaggio.

Stazione Uta Is Cannoneris

Quota m. s.l.m. 19 716

T. media annua oC 16,60 13,94

T. media mese più caldo oC 25,06 23,70

T. media mese più freddo oC 9,34 6,65

T. media dei massimi oC 23,89 17,20

T. media dei minimi oC 9,67 10,97

Escursione termica annua oC 15,72 17,05

T. media minima assoluta oC -1,50 -2,20

Precipitazione media annua mm. 534,0 1130,5

Precipitazione estiva (GLA) mm. 22,5 36,3

Classificazione fitoclimatica Lauretum Sottozona calda Lauretum Sottozona media

2.2.2 Classificazione bioclimatica di Rivas-Martìnez

La bioclimatologia è una scienza di carattere ecologico che studia le relazioni tra il clima e la

distribuzione delle specie sulla terra. La sua finalità principale è quella di stabilire una

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relazione tra i dati di temperatura e precipitazione con la distribuzione geografica delle

specie e delle biocenosi. Alle informazioni ottenute con questi valori si aggiungono altri dati

relativi alle cenosi, quelli derivati dalla fitosociologia di carattere dinamico e catenale e gli

studi del paesaggio fondati sulle serie e le geoserie (Rivas-Martínez et al., 1996, 1999, 2001,

2002). L'importanza di questo metodo consiste proprio nell'aver adottato adeguate soluzioni

e correlazioni tra gli aspetti bioclimatici e quelli floristico-vegetazionali.

Relativamente al settore biogeografico Sulcitano-Iglesiente, sottosettore Sulcitano, è stato

realizzato un approfondito studio bioclimatico da Bacchetta (2000) applicando il metodo di

Rivas-Martínez ai dati termometrici e pluviometrici di tutte le stazioni presenti nel Sulcis, tra

cui quelle interne al SIC.

Le risultanze delle analisi ed elaborazioni dei parametri climatici ha permesso di determinare

il macrobioclima, i bioclimi, i piani bioclimatici e gli orizzonti degli stessi, presenti in tutto il

settore Sulcitano-Iglesiente.

Le analisi condotte (Bacchetta, op. cit.) hanno stabilito che tutto il Sulcis-Iglesiente rientra nel

macrobioclima Mediterraneo, caratterizzato da almeno due mesi di aridità estiva durante i

quali le precipitazioni (mm) risultano minori del doppio delle temperature (ºC).

All’interno del macrobioclima Mediterraneo si sono potuti distinguere due bioclimi o spazi

fisici delimitati da differenti tipi di vegetazione e da peculiari valori climatici. In particolare

sono stati distinti un bioclima Mediterraneo pluvistagionale oceanico (MPO) ed uno xerico

oceanico (MXO). Il bioclima pluvistagionale oceanico domina in gran parte dei territori

sulcitano-iglesienti, mentre quello xerico oceanico appare limitato alle aree costiere orientali

(esterne al SIC) comprese tra la linea di costa e le isole dell’Arcipelago sulcitano.

Relativamente ai termotipi dell'area vasta (Sulcis-Iglesiente) sono state individuate 2

tipologie, ciascuna con entrambi gli orizzonti: termomediterraneo inferiore e superiore,

mesomediterraneo inferiore e superiore. Per gli ombrotipi sono state differenziate 3 diverse

categorie: secco inferiore e superiore, subumido inferiore e superiore, umido.

A tal proposito viene sottolineato che gran parte delle stazioni sono poste nel piano

termomediterraneo, poche in quello mesomediterraneo e nessuna nel supramediterraneo. La

stazione termopluviometrica più alta è infatti quella di Is Cannoneris situata a 716 m. s.l.m..

Tuttavia, nelle zone cacuminali del Monte Linas, è presente in maniera continua un piano

supramediterraneo inferiore, rilevato solo a livello topografico e puntiforme. Anche

l’ombrotipo umido inferiore è sicuramente più diffuso, ma mancano stazioni in grado di

poterlo rilevare.

Di seguito (tab. 6) si riportano i risultati ottenuti per alcune stazioni prossime o interne al

territorio del SIC.

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Stazione Quota (m s.l.m.) Lat. Long. Bioclima Termotipo Ombrotipo Ti Itc Pi Io

Capoterra 54 39° 10' N 8° 58' E MPO TM sup. SECCO sup. 17,1 381 540 2,63

Is cannoneris 716 39° 02' N 8° 51 E MPO MM sup. UMIDO inf. 13,3 263 1152 7,19

Palmas 12 39° 04' N 8° 33' E MPO TM inf. SECCO inf. 18,5 425 540 2,43

Pantaleo 240 39 ° 05' N 8° 47' E MPO MM inf. SUBUMIDO inf. 16,2 343 904 4,66

Piscinamanna 255 38° 59' N 8° 55' E MPO TM sup. SUBUMIDO inf. 16,3 353 929 4,74

Rosas (m.ra) 326 39° 12' N 8° 42' e MPO MM inf. SUBUMIDO inf. 15,7 325 871 4,64

Santadi 135 39° 05' N 8° 43' E MPO TM sup. SECCO sup. 16,7 361 665 3,32

Siliqua 53 39° 18' N 8°48' E MPO TM sup. SECCO sup. 16,5 360 641 3,23

Teulada 50 38° 58' N 8° 46' E MPO TM sup. SECCO sup. 17,3 382 608 2,94

Tab. 6 – Dati generali delle stazioni del Sulcis-Iglesiente (da: Bacchetta, 2000)

2.3 Geomorfologia

Nonostante le modeste altezze dei rilievi, il paesaggio viene considerato montuoso proprio

dal punto di vista morfologico. La complessità della costituzione litologia e dell’assetto

strutturale, da considerare come il risultato della dinamica terrestre, e la conseguente

morfologia del rilievo, sono fattori che condizionano il territorio del Sito e, in modo diretto e

indiretto, influenzano l'evoluzione del suolo e della vegetazione, essendo fattori di

fondamentale importanza nella pedogenesi locale. Il condizionamento diretto sul suolo si

esplica soprattutto con le acclività dei versanti, quello indiretto si esplica essenzialmente con

una riduzione o un aumento dell'azione di altri fattori pedogenetici quali il clima e la

vegetazione. La forma del territorio agisce direttamente all'esterno del suolo con le variazioni

di pendenza, che influiscono sullo scorrimento idrico e sui movimenti di massa, e con

variazioni dell'esposizione, che determina le diverse condizioni di irraggiamento, ventilazione

ed evapotraspirazione. Il rilievo inoltre, agisce internamente al suolo condizionando le

infiltrazioni e la circolazione dell'acqua lungo il profilo e quindi l'azione chimica dell'acqua

stessa. Nel settore in esame l'orografia è stata condizionata dall'azione delle forze endogene

del ciclo ercinico, durante il quale le masse metamorfiche paleozoiche sono state interessate

da intensi movimenti dislocativi. Tali fenomeni sono responsabili delle orientazioni e delle

direzioni preferenziali del rilievo e di quello tra le principali dorsali. Il territorio può essere

suddiviso, in tre paesaggi morfologici principali: metamorfico, granitico e detritico-alluvionale.

Vi è poi il sistema idrografico con i depositi alluvionali olocenici.

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2.3.1 Paesaggio metamorfico

Le rocce metamorfiche hanno subito prolungate fasi di erosione, favorite anche dai

movimenti tettonici e dalle variazioni paleoclimatiche. Questi processi hanno provocato

l'asportazione della copertura arenceo-scistosa e carbonatica e l'affioramento del plutone

granitico sottostante. Si possono osservare lembi di queste coperture, che sono state

risparmiate dall'azione di demolizione ad opera degli agenti metamorfici, in particolare a

Monte Arcosu (948 m), Monte Seddas (851 m), Monte Santo (848 m), Monte Is Caravius

(1116 m), Arcu Barisoni (885 m), Punta Maxia (1017 m) e Punta Sebera.

Le metamorfiti di contatto creano cornici nette che raccordano la parte alta dei rilievi con le

litologie sottostanti, prevalentemente granitiche.

Le dorsali presentano forme ben delineate, rettilinee ed allungate, con un'aspra morfologia

dei versanti ed acclività spesso superiori al 50%. Solo nei settori pedemontani, dove le quote

sono inferiori, si possono osservare linee di cresta più arrotondate e un'orografia

complessivamente addolcita, con acclività ridotte. In corrispondenza del fronte di

sovrapposizione tettonica e lungo le più importanti linee di faglia si verificano brusche

variazioni dell'acclività nei versanti, in particolare nelle zone di contatto tra le unità tettoniche

ed in corrispondenza di crepacciature profonde.

2.3.2 Paesaggio granitico

I rilievi granitici rappresentano più della metà dell’area montuosa. La presenza di profonde

valli conferisce un aspetto montuoso all’area dove troviamo questi rilievi, nonostante le

altitudini siano modeste (poco oltre i 1000 m). I versanti granitici si distinguono per l’assenza

di una copertura vegetale continua. In generale il paesaggio delle aree granitiche di Domus

de Maria, Pula e Capoterra si presenta molto differenziato: le forme più aspre si hanno in

corrispondenza di litotipi con sensibili riduzioni di grana o in presenza di ammassi porfirici o

aplitici; la pendenza elevata causa un’elevata capacità erosiva dei corsi d’acqua per cui le

valli sono più strette e profonde nelle aree montuose e più aperte in prossimità dello sbocco

a mare, inoltre, sono evidenti le conoidi alluvionali e i terrazzamenti laddove i corsi d’acqua

raggiungono le aree pianeggianti, testimonianza delle variazioni climatiche quaternarie. Sono

presenti i glacis, che sono l’accumulo di materiali clastici e fungono da raccordo tra i rilevi e il

fondovalle; sono presenti aree di roccia molto fratturata e spesso anche arenizzata in

corrispondenza delle zone di convergenza di importanti lineamenti strutturali (M.te

Panizzadas , Arcu Su Schisorgiu, Arcu Joane Arena, ecc.); sono visibili gli effetti della

gelifrazione che è stata attiva durante le fasi glaciali del Quaternario e ha provocato la

frantumazione della roccia in corrispondenza delle aree di faglia e frattura.

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Laddove invece i rilievi granitici hanno conservato superfici più pianeggianti, i processi

geomorfologici più importanti sono causati dall’azione chimica, con la formazione da una

parte di coltri eluviali arenose, dall’altra di rilievi tipo inselberg, tor, blocchi sferoidali isolati, o

cataste di blocchi. I processi di disfacimento subaereo provocano l’approfondimento di

fratture preesistenti o la formazione di tafoni, sculture alveolari, vaschette di dissoluzione e

solchi. L’erosione differenziale mette in evidenza i filoni di quarzo.

2.3.3 Paesaggio dei depositi alluvionali plio-pleistocenici

Tra i rilievi paleozoici, gli altopiani ignimbritici e le pianure recenti che li circondano, sono

presenti delle zone di raccordo morfologico che corrispondono a linee di faglia riconducibili ai

movimenti tettonici dell'Oligo-Miocene, spesso riattivate dalla neotettonica del Plio-

Pleistocene. Nelle fasce pedemontane si rinvengono le conoidi alluvionali allo sbocco delle

principali valli, costituite da ciottoli generalmente ben arrotondati eterometrici ed eterogenei

come fra Monte Arcosu e Capoterra. Tra Sarroch e Pula sono presenti più generazioni di

glacis di accumulo. I glacis più antichi si trovano a una quota maggiore e presentano clasti

molto più alterati rispetto ai glacis più recenti. Si trovano pediments a Santa Margherita di

Pula, Capo Spartivento, Teulada e Santadi. Tutte queste superfici risultano più o meno

reincise e terrazzate dall'idrografia recente.

2.3.4 Paesaggio dei depositi alluvionali olocenici e idrografia

La rete idrografica del territorio in esame, è costituita dalle aste fluviali principali del Rio

Gutturu Mannu e del Rio Guttureddu, dalla cui confluenza si origina il Rio S. Lucia che sfocia

nello stagno di Cagliari, del Rio di Pula, del Rio S. Gerolamo, del Rio S. Margherita, del Rio

di Chia, del Rio de Monti, del Rio Palmas, derivante dalla confluenza del Rio Gutturu Ponti,

Rio Mannu di Narcao e del Rio Piscinas.

I depositi alluvionali dei corsi d'acqua principali formano dei terrazzi nelle parti più basse, fino

ai materassi alluvionali incoerenti degli alvei attuali, formati da ciottoli arrotondati ed

eterometrici, a volte di notevoli dimensioni (fino ad 1 m), che denotano l'elevata capacità di

trasporto raggiunta occasionalmente da questi torrenti. Tale capacità era sicuramente più

elevata in passato, quando le portate d'acqua erano di gran lunga superiori. Questo fatto è

confermato ad esempio dall'estensione delle alluvioni nella zona della Piana di Capoterra, in

netto contrasto con l'attuale regime del Rio S. Lucia, quasi asciutto per gran parte dell'anno.

Complessivamente il reticolo idrografico del sito è di tipo dendritico e mostra un andamento

radiale centrifugo a partire dagli alti strutturali e può essere considerato di tipo dendritico,

rappresentato da numerosi corsi d'acqua, aventi delle portate molto limitate, per lo più a

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carattere torrentizio temporaneo, con attività solo durante alcuni periodi della stagione

invernale e primaverile. Spesso risulta difficile distinguere un netto passaggio tra solco di

ruscellamento concentrato e vallecola con fondo a V che in genere è un proseguimento

naturale del primo per le acque provenienti dai versanti. Per tale motivo la maggior parte

delle canalizzazioni può essere considerata come appartenente alle forme dei processi di

versante. Possono invece essere considerati come forme dei processi di modellamento

fluvio-torrentizio i corsi d'acqua che mostrano di possedere una azione continua, anche se

esplicata per lo più in sub-alveo, soprattutto durante il periodo estivo.

Gli alvei dell’area montana sono prevalentemente impostati in roccia, entro strette valli

spesso caratterizzate da un andamento meandriforme, anche se non mancano tratti dove le

valli si allargano ed assumono un profilo a fondo piatto. In questi casi la velocità dell'acqua, e

di conseguenza l'energia di trasporto, si riduce, ed il corso del torrente può assumere un

andamento a canali anastomizzati sul letto alluvionale.

Procedendo verso la parte bassa dei bacini, le valli dei corsi d'acqua si allargano, diminuisce

la pendenza ed aumenta la loro capacità di deposito, Aumentano inoltre le testimonianze di

sedimentazione e di successive re-incisioni come i piccoli bordi di terrazzo di depositi del

Pleistocene superiore-Olocene ed olocenici sub-attuali che orlano in maniera discontinua i

letti dei torrenti principali.

Si può affermare che, nella fascia di raccordo pedemontana e nei settori pianeggianti, il

fattore di modellamento predominante sia stato lo scorrimento delle acque superficiali con

relativi fenomeni di erosione e di deposizione accentuati o mitigati dalle variazioni climatiche

quaternarie.

La discontinuità delle portate dei corsi d'acqua principali è legata soprattutto all'alternanza di

climi umidi e climi aridi che ha dato origine ai differenti tipi di deposito riconosciuti sulla base

di alcuni caratteri peculiari, come ad esempio la maturità del profilo pedologico, il grado di

costipamento e di alterazione degli elementi costituenti ed il colore della matrice. Più

precisamente, nei periodi interglaciali, caratterizzati da una ridotta copertura vegetale, hanno

predominato i processi di denudamento dei versanti e vi è stato il massimo sviluppo degli

apporti di materiale solifluidale nei fondivalle; viceversa nei periodi glaciali, con climi di tipo

caldo-umido, sono stati favoriti i processi pedogenetici a discapito della produzione di nuovi

detriti.

L'evoluzione dei principali corsi d’acqua è stata quindi condizionata da tali oscillazioni

eustatiche e climatiche alle quali si devono le numerose variazioni del livello di base degli

alvei i quali hanno subito generalmente una serie di innalzamenti ed approfondimenti

successivi.

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Nel Sulcis troviamo anche valli ereditate da antichi sistemi idrografici come ad esempio la

paleovalle sospesa di S. Pantaleo, o la valle di Campanasissa, nelle quali si ritrovano alcuni

sedimenti fluviali dell'Eocene. Sono la testimonianza di un antico collegamento tra la valle del

Cixerri e quella di Narcao. Attualmente lo slargo di Campanasissa fa parte dello spartiacque

tra il Golfo di Palmas e il Golfo di Cagliari.

2.4 Geopedologia e pedologia forestale

2.4.1 Fattori e processi pedogenetici

Il suolo viene definito come un corpo naturale della superficie terrestre costituito da una

frazione minerale ed una frazione organica, capace di ospitare un consorzio vegetale e la

vita animale ad esso collegata.

Sulla base di questa definizione il suolo deve essere inteso come un'entità dinamica e come

un complesso organico-minerale vivente che prende origine da un determinato substrato e si

sviluppa fino ad un grado di maturità o di equilibrio relativamente stabile con l'ambiente

esterno.

La durata complessiva di questa evoluzione è in rapporto con le caratteristiche del clima

stazionale, con la natura delle rocce, con la morfologia dei rilievi e con la vegetazione che,

negli ambienti forestali, è legata strettamente al tipo di humus ed ai processi di umogenesi.

Quest'ultimo elemento è quello che permette la principale separazione tra terreni agrari e

terreni forestali: nei primi una grande quantità di nutrienti viene asportata con le colture e

deve essere reintegrata con le concimazioni; nei suoli forestali i resti vegetali ed animali

vengono decomposti più o meno rapidamente dagli organismi del suolo fino a liberare gli

elementi assimilabili precedentemente asportati dalle piante durante l'attività vegetativa.

E’ perciò di notevole importanza la conoscenza delle caratteristiche del suolo, inteso come

fattore ecologico merobiotico, e dei fattori pedogenetici che, interagendo tra loro, producono

un gran numero di risultanti differenti espresse concretamente dalla varietà di ambienti

riscontrabili nella vasta area forestale del Sulcis.

2.4.2 Inquadramento pedologico del Sito

La classificazione dei suoli è illustrata secondo la tassonomia americana (USDA-Soil Survey

Staff, 2000). Essa, basandosi essenzialmente sui caratteri morfologici del profilo, permette di

effettuare raggruppamenti in funzione delle proprietà intrinseche del suolo, stabilite in termini

qualitativi e quantitativi sufficientemente rigorosi.

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I tipi tassonomici riscontrati nell’ambito del Sito, appartengono prevalentemente agli ordini

degli Entisuoli, Inceptisuoli ed Alfisuoli.

Suoli sulle metamorfiti del Paleozoico

Il paesaggio sulle metamorfiti è caratterizzato da forme differenti, in funzione della pendenza

e della copertura vegetale. I suoli pertanto risentono dell'influenza di questi due fattori. Sulla

cima delle colline, sui pendii scoscesi e nei fondivalle, erose dall'acqua di ruscellamento ed

associate col movimento delle rocce, ci sono porzioni di territorio dove la roccia affiorante è

ricoperta con uno strato sottile di suoli a debole spessore, ricchi in scheletro, i quali

appartengono ai sottogruppi Lithic Xerorthents e Lithic Haploxerepts. Dove la copertura

vegetale è più densa, si ritrovano i sottogruppi Dystric Xerorthents e Typic Haploxerepts,

generalmente con una scarsa potenza, sabbiosi, acidi e subacidi, sino ai Typic Haploxeralfs

delle aree basali dei versanti, caratterizzate da un accumulo di materiali sui quali si sono

impostati i suoli.

Suoli sulle rocce intrusive del Paleozoico

Malgrado le loro differenti caratteristiche fisico-chimiche (granulometria, saturazione in basi,

sostanza organica) i suoli che si rinvengono sulle rocce granitiche mostrano uno schema

evolutivo simile a quelli impostati sulle metamorfiti. Perciò si troveranno Lithic Xerorthents sui

versanti più ripidi, Typic Xerorthents, Dystric Xerorthents e Lithic Haploxerepts in quelle aree

con morfologia più regolare e medie pendenze. Typic Haploxerepts e Typic Dystroxerepts

sono presenti nella fascia di detriti esistente sui substrati meno accidentati e dove la macchia

è più sviluppata e si alterna con la lecceta.

Suoli sulle rocce effusive acide

I suoli originatisi su tali substrati, nelle aree a morfologia subpianeggiante o pendente

modeste presentano una potenza fino a 1 m, con scheletro a tratti abbondante, tessitura da

argilloso-sabbiosa ad argillosa che, per la presenza di argille a reticolo espandibile,

caratterizza i suoli per le proprietà vertiche, pertanto si hanno Chromic Haploxerepts e Vertic

Haploxerepts. Nelle aree caratterizzate da forme aspre e accidentate e pendenze elevate, si

ritrovano i Lithic Xerorthents.

Suoli sulle rocce effusive basiche

Sulle forme aspre con dorsali nette, versanti incisi, presenza di scarpate, canaloni e strette

vallecole con profilo a V, abbonda la roccia affiorante e i suoli non mostrano mai un grado

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evolutivo molto elevato. Sono infatti caratterizzati da profilo A-R, A-C e solo

subordinatamente A-Bw-C. Sono poco profondi, la loro tessitura varia da franco-argillosa ad

argillosa, non sono dotati di buone caratteristiche drenanti, hanno reazione neutra e si

mostrano saturi. Vi sono pertanto Lithic Xerorthents e, subordinatamente, Lithic

Haploxerepts.

Sulle forme meno aspre e tormentate le dorsali si fanno più smussate, si formano dei

versanti di raccordo detritici e vallecole a fondo concavo. Questo permette una evoluzione

più spinta rispetto ai suoli della unità precedente, talvolta con suoli caratterizzati da un

accumulo di carbonati secondari negli strati più profondi (orizzonte «Bk»). Sono da

mediamente profondi a profondi, con tessitura variabile da argilloso-sabbiosa ad argillosa,

dotati di scarse caratteristiche idrauliche, reazione da neutra a subalcalina e saturi. Vengono

classificati come Vertic Haploxerepts, Typic Haploxerepts, Typic Xerorthents e Calcic

Haploxerepts.

Suoli sviluppati sulle rocce carbonatiche del Paleozoico

Dal punto di vista tassonomico, dove non vi è l’affioramento della roccia madre (Rock

Outcrop) i suoli presenti sono classificabili come Lithic Xerorthents e Lithic Rhodoxeralfs, di

profondità variabile a seconda delle possibilità che offrono le asperità e le anfrattuosità della

roccia madre di approfondirsi. Le forme tipiche dei paesaggi carbonatici, presentano infatti

dorsali a profilo netto, profonde scarpate che interessano i versanti, a loro volta

profondamente incisi, stretti canaloni e vallecole con profilo a V. La tessitura di questi

pedotipi è principalmente franco-sabbioso-argillosa.

Dove le dorsali si fanno smussate e le quote meno elevate, le valli assumono profilo a fondo

concavo e le cime sono spesso raccordate tra loro da ampie selle. Compaiono aree di

accumulo detritico alla base dei versanti sulle quali i suoli hanno la possibilità di evolvere

verso i termini più tipici. Si hanno suoli mediamente profondi, con tessitura variabile da

franco-sabbioso-argillosa ad argillosa e permeabilità differente in funzione del loro tenore in

argilla. La loro reazione è neutra e si presentano saturi. Sono stati classificati come Typic

Xerorthents, Typic Haploxerepts e Typic Rhodoxeralfs.

Suoli sulle alluvioni e sui glacis del Pleistocene

I suoli che più comunemente si rinvengono su questi substrati possono essere abbastanza

sviluppati (Typic e Ultic Palexeralfs con inclusioni di Aquic Palexeralfs) come sui glacis e

sulle alluvioni antiche terrazzate, oppure mediamente sviluppati (Typic Haploxeralfs e Typic

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Haploxerepts) sui terrazzi di più recente costituzione. Localmente si hanno Calcic Palexeralfs

e, subordinatamente, Petrocalcic Palexeralfs.

Suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche

I suoli che ricoprono questi substrati, confinati in aree limitate vicino ai corsi d'acqua, sono

solo debolmente sviluppati (Typic Xerofluvents, Fluventic Haploxerepts e Typic

Dystroxerepts), di medio spessore, altamente scheletrici e facilmente drenati.

Suoli sulle sabbie eoliche e sedimenti litoranei

Si tratta dei paesaggi sulle dune antiche variamente stabilizzate in cui le forme variano da

subpianeggianti a ondulate. I suoli assumono profilo di tipo A-Bt-C e subordinatamente A-

Bw-C e sono localmente sormontati da altri suoli con profilo di tipo A-C, di formazione più

recente in quanto derivati da apporti eolici successivi. La profondità di questi suoli è variabile

ma sempre notevole (anche > 150-200 cm), date le caratteristiche del substrato; la tessitura

varia da franco-sabbiosa a franco-sabbioso-argillosa in profondità. La loro reazione è molto

variabile, da subacida ad alcalina in alcuni tratti profondi. Il drenaggio è normale, ma subisce

dei rallentamenti dove compare l’orizzonte argillico profondo. Sono generalmente desaturati.

Sono presenti gli Arenic Palexeralfs e, localmente, Typic Haploxerepts e Typic

Xeropsamments su Palexeralfs.

Suoli forestali

Il carattere distintivo più saliente dei suoli tipicamente forestali è rappresentato dalla lettiera

in rapida decomposizione in cui la sostanza organica è ben incorporata con la frazione

minerale del terreno, mediante la formazione di complessi umo-argillosi stabili. In questi

suoli, la vita biologica è sempre particolarmente attiva.

In ambiente come quello dell’area in esame, ammettendo di avere una vegetazione climax

edificata dalla foresta di leccio, ad esempio su un substrato derivante da graniti, il

corrispondente suolo forestale evoluto è dato dai DYSTROXEREPTS, caratterizzati da un

complesso insaturo in quanto proveniente da rocce ricche di silicati ma povere di basi, con

orizzonti ben delineati. Su altri substrati si possono invece osservare gli HAPLOXEREPTS,

suoli che un tempo venivano definiti "suoli bruni mediterranei" (Mancini, 1955; Duchaufour,

1970).

La potenza complessiva di questi suoli, varia generalmente da 50 a 100 centimetri.

Nell’area in esame la variabilità morfologica e strutturale degli humus è piuttosto contenuta

(Serra, 1996); quasi dappertutto l’humus è nella forma di Moder zoogenico, con evoluzioni

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circoscritte fino al Mull da artropodi (sensu Hartmann, 1970), secondo il grado di attacco

della lettiera, di maturazione dell’humus e di rimescolamento o disturbo del profilo ad opera

di fattori diversi (caso purtroppo assai frequente).

Si osserva che a causa della natura della vegetazione mediterranea (prevalenza di

sclerofille, spesso ricche di sostanze aromatiche), la produzione di humus risulta scarsa e

molto specializzata. Inoltre gli humus dei suoli mediterranei influenzano la pedofauna

determinandone la distribuzione, l’aggregazione, l’abbondanza relativa dei gruppi e la loro

densità assoluta. Essi determinano le caratteristiche fisiche del loro habitat pedologico da cui

dipendono le attività degli stessi organismi del suolo.

Si è già accennato alle conseguenze dell’azione antropica sul territorio e sugli ambienti

forestali in particolare, ma è soprattutto nelle regioni mediterranee che gli humus, come

fattore primario nella regolazione e nel funzionamento del sottosistema lettiera-suolo e come

centro di complessità biologica e biochimica, risultano molto alterati e spesso distrutti anche

in quei luoghi apparentemente in equilibrio. Tale aspetto dovrebbe perciò godere, a livello di

gestione dei territori forestali, di una attenzione prioritaria soprattutto verso i mutamenti

nell’umogenesi e le conseguenze sugli organismi del suolo determinabili dall’intervento

dell’uomo.

In generale, i suoli forestali attuali del Sito manifestano ovunque delle alterazioni di natura ed

intensità differenti, che sono più evidenti soprattutto nelle zone in cui la foresta originaria

risulta degradata a tipologie vegetazionali intermedie o iniziali rispetto alla fase climax o

scomparsa per azione diretta e indiretta dell’uomo. Si osservano, pertanto, suoli molto

instabili che, piuttosto che procedere verso tipi pedologici più evoluti, tendono a tornare a

stadi giovanili per opera del taglio dei boschi o dello sfruttamento agricolo.

Con la degradazione o l’eliminazione del bosco, col pascolo eccessivo e col ripetersi degli

incendi, si innescano infatti meccanismi di alterazione come la mineralizzazione accelerata

della sostanza organica messa allo scoperto, i processi chimici e biochimici distruttivi a

danno dei complessi umo-argillosi e, in primo luogo, l’erosione del suolo.

Nel Sito, la degradazione del bosco di leccio originario è da intendere soprattutto come

trasformazione dell’altofusto in ceduo. E’ lecito pensare che le aperture provocate con i tagli

pregressi, in particolare nel secolo scorso, abbiano permesso la manifestazione dei suddetti

processi negativi, amplificati ulteriormente dalla pendenza dei suoli. Anche in quei luoghi che

attualmente si presentano con una fitta copertura sono infatti osservabili i segni di

un’erosione diffusa della quale ancora oggi si osservano gli effetti, principalmente

riconducibili ad uno scarso spessore degli orizzonti organici (per lo più di neoformazione), e

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ad una sopraelevazione del colletto delle piante, tanto più evidente quanto maggiore è il

pendio.

Di gran lunga più grave è l’eliminazione completa del soprassuolo originario operata

soprattutto nelle aree pedemontane sia con i tagli pregressi che con l’incendio, con

cambiamenti più o meno rilevanti della composizione floristica e della fisionomia della

vegetazione e con evidenti influenze sulla pedogenesi.

Nel settore montano il passaggio del fuoco è limitato a modesti episodi mentre costituisce un

grave problema nelle zone pedemontane più vicine ai centri abitati. Il fuoco determina infatti

drastici cambiamenti nella vegetazione con uno slittamento verso tipologie via via più

xeromorfe: si diffondono soprattutto le specie erbacee, arbustive ed arboree capaci di

riprodursi per stoloni, per rizomi o per polloni radicali o capaci di difendersi dal fuoco, come

ad esempio la sughera. Tale regressione, allo stesso tempo pedologica e vegetazionale,

tende a divenire più accentuata col ripetersi dei fenomeni di degrado suddetti: si riducono la

velocità di infiltrazione dell’acqua nel suolo, la permeabilità e la capacità di ritenzione idrica

(ridotta ad una minima frazione di quella iniziale), mentre aumenta l’erosione dei versanti a

monte ed il trasporto solido verso valle; il suolo e la vegetazione risultano sempre più

bloccati nel loro dinamismo evolutivo fino all’instaurarsi di processi di desertificazione che,

per le condizioni ecologiche dell’ambiente mediterraneo, rendono estremamente

problematico ogni tentativo di recupero funzionale.

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Capitolo 3

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3. CARATTERIZZAZIONE BIOTICA DEL pSIC

3.1 Flora e vegetazione

Le ricerche floristiche e vegetazionali del settore sud-occidentale della Sardegna hanno visto

negli ultimi anni un interesse crescente che ha portato ad una serie di notevoli contributi

scientifici relativi sia alle zone costiere, che alle zone più interne e montane. Con l’inizio degli

anni ottanta si hanno una serie di contributi da parte di Bocchieri e collaboratori per tutta

l’area costiera compresa tra Pula e capo Teulada (Bocchieri, 1981; Bocchieri et Poledrini,

1981; Bocchieri, et al., 1981; Bocchieri et al., 1982; Ballero et Bocchieri, 1984; Bocchieri,

1984 e 1985; Ballero et Bocchieri, 1987), grazie ai quali si raggiunse un alto grado di

conoscenza di tali ambienti costieri sulcitani. Tutti i lavori sono di carattere floristico, in

particolare si tratta di flore e nuove segnalazioni per la Sardegna di specie quali: Pennisetum

rupellii Steudel, Apium crassipes (Koch ex Reichenb.) Reichenb. fil., Galinsoga parviflora

Cav., Euphorbia prostrata Aiton, Echinochloa colonum (L.) Link e Convolvulus siculus L.

subsp. agrestis (Schweinf.) Verdcourt.

Negli stessi anni Chiappini presentò un contributo sulla distribuzione di Taxus baccata L.

nella Sardegna meridionale (Chiappini et al., 1983), descrivendo le stazioni della specie nelle

località di Longuvresu di Pula e sul Monte Lattias di Uta.

Mossa e Fogu, nel tracciare i risultati dell’escursione internazionale della Società Italiana di

Fitosociologia, realizzata nella Sardegna sud-occidentale ed in particolare nel Sulcis,

allegarono alla pubblicazione un catalogo floristico relativo alle specie rinvenute.

Sul finire degli anni ottanta fu pubblicato da Angiolino et Chiappini (1988) un lavoro sul

ritrovamento di Helichrysum montelinasanum E. Schmid sempre sul Monte Lattias, che

ampliò notevolmente l’areale della specie, sino ad allora considerata endemica esclusiva del

Monte Linas nell’iglesiente.

Sono del 1990 gli studi floristici di Ballero relativi ai corsi d’acqua di Monti Nieddu e Gutturu

Mannu, rio lungo il quale nel 1993 Brullo descrive una nuova specie di salice endemico della

Sardegna meridionale: Salix arrigonii. Nello stesso anno Camarda e collaboratori

pubblicarono la flora dell’area di Pantaleo, Gutturu Mannu e Punta Maxia e successivamente

la vegetazione (Camarda et al., 1993 e 1995). L’anno successivo Ballero e collaboratori

completarono la flora del Monte Tamara (Ballero et al., 1994) e fu pubblicato l’inventario

forestale della Sardegna (IFRAS, 1994) nel quale si descrivono le foreste demaniali presenti

nei Monti del Sulcis ed in particolare quelle di Pula, Monte Nieddu, Tamara-Tiriccu, Pantaleo

e Gutturu Mannu.

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Gli studi tassonomici realizzati da Brullo et De Marco (1995), Selvi et al. (1997) e Bacchetta

et Brullo (2000), portarono alla descrizione di due nuove specie endemiche della Sardegna

meridionale: Genista valsecchiae Brullo et De Marco e Dianthus mossanus Bacchetta et

Brullo e una nuova entità sino ad oggi ritrovata solo sul Monte Lattias: Anchusa formosa

Selvi, Bigazzi et Bacchetta.

Anche gli studi floristici e vegetazionali subiscono un notevole impulso e furono effettuate

varie ricerche sia nel settore orientale del sistema montuoso sulcitano e delle cenosi ripariali,

grazie ai contributi di diversi autori (Bacchetta, 1996; Mossa et al., 1996; Bacchetta et al.

1997; Mossa et Bacchetta, 1998, 1999 e 2002; Bacchetta, 2000; Bacchetta et al., 2000a e

2000b; Mossa et al., 2000, Bacchetta et al. 2003 e 2005).

3.1.1 Inquadramento floristico

Spettro biologico

Recenti studi condotti da Bacchetta (2000) nella parte montana, collinare e pedemontana dei

Monti del Sulcis, hanno permesso di censire oltre 1000 taxa. Dallo studio si evince la

spiccata mediterraneità dell'area per l'elevata percentuale di terofite ed un grado di copertura

forestale elevato per la presenza di vaste leccete, sugherete e macchie evolute. Viene anche

evidenziata una percentuale elevata di geofite, apparentemente legata all’uso antropico del

territorio, in particolar modo alla pratica degli incendi (soprattutto nei settori pedemontani) e

alle attività di tipo silvo-pastorale. Significativa è anche la percentuale di idrofite, localizzate

essenzialmente lungo i torrenti e presso le sorgenti.

Spettro corologico

Per gli aspetti corologici, sempre in Bacchetta (op.cit.) vengono riportati lo spettro con le

categorie corologiche raggruppate sia per le macroforme affini, allo scopo di ottenere un

confronto più immediato, che per elementi mediterranei principali. Dagli spettri così realizzati

risultano la dominanza delle specie mediterranee e in particolare quella degli elementi

stenomediterranei, seguiti dalle specie eurimediterranee, ovest mediterranee ed endemiche.

La componente mediterraneo sud-occidentale, quella sud-mediterranea e quella

mediterraneo-atlantica, sono invece importanti al fine dell'identificazione del baricentro

dell’area studiata.

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Componente endemica

Un recente studio di Bacchetta et al. (2005-in stampa), evidenzia come il settore sulcitano

sia uno dei più interessanti della Sardegna dal punto di vista della componente endemica. Gli

autori segnalano la presenza di 122 taxa endemici, suddivisi in 81 specie, 32 sottospecie, 5

varietà e 4 ibridi.

Lo spettro biologico della componente endemica mostra una netta dominanza delle

emicriptofite seguite, in ordine decrescente, da geofite, camefite, terofite, nanofanerofite,

fanerofite e idrofite. L'elevata presenza di emicriptofite e camefite endemiche è posto in

relazione sia con le condizioni climatiche di tipo mediterraneo, che con la presenza diffusa di

ambienti ad elevata naturalità, spesso a carattere rupestre, testimoniato anche dalla

presenza delle terofite endemiche.

Quasi tutte le entità endemiche sono angiosperme, con 97 dicotiledoni e 24 monocotiledoni.

Solo una rappresenta le Pteridofite mentre non sono state rilevate gimnosperme endemiche.

Le famiglie maggiormente rappresentate dalla componente endemica sono: Asteraceae (14),

Orchidaceae e Fabaceae (11), Scrophulariaceae (10), Apiaceae, Caryophyllaceae and

Plumbaginaceae (7). I generi più rappresentati sono: Ophrys (9), Genista (7) e Limonium (6).

Sei taxa sono indicate come entità nuove per il Sulcis, mentre due sono nuovi per la flora

italiana. Otto taxa risultano esclusivi del Sulcis ed altrettante entità endemiche sono molto

importanti dal punto di vista biogeografico, in quanto confermano l'autonomia del settore

Sulcitano-Iglesiente e del sotto-settore Sulcitano, isolato dagli altri massicci montuosi

dell'Isola dalla pianura del Campidano.

Lo spettro corologico della componente endemica mostra una una netta prevalenza (58%) di

endemismi sardo-corsi e endemismi sardi. I primi sono in relazione soprattutto con i substrati

silicei, mentre i secondi prediligono gli ambienti carbonatici.

Inquadramento fitosociologico

Le comunità vegetali del Sulcis sono state descritte in diversi lavori, sia a carattere locale

che provinciale e regionale, questi ultimi soprattutto in relazione a determinate tipologie

vegetazionali.

Il sito è caratterizzato da una netta prevalenza della vegetazione forestale climatofila (leccete

e sugherete) ed edafoxerofila (oleeti e ginepreti), mentre la vegetazione forestale

edafoigrofila (per lo più ontaneti, saliceti, oleandreti) è limitata alle principali aste fluviali. E'

ampiamente rappresentata anche la vegetazione arbustiva sempreverde, spesso con cenosi

di degradazione della vegetazione climatofila, oltre alle garighe e alle praterie (perenni ed

annuali). Ancora relativamente poco nota, è la vegetazione azonale, costituita da cenosi

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rupicole e da vegetazione riparia. Sono presenti, in aree localizzate, alcune serie speciali, tra

cui assumono rilevanza particolare le tassete.

Principali Associazioni Vegetali Presenti nel pSIC

Di seguito si riporta una sintesi con l'elencazione e la descrizione delle principali associazioni

vegetali individuate in bibliografia.

Vegetazione forestale climatofila ed edafoxerofila

Leccete - La vegetazione forestale più rappresentata nel sito è rappresentata dai boschi

sempreverdi a prevalenza di leccio, con limitazioni nelle aree più scoscese e rupestri ed in

quelle più aride e calde del settore pedemontano.

Il leccio è una specie con un’ampia valenza ecologica e si adatta ad una vasta gamma di

terreni, molto xerotollerante, moderatamente termofilo ed igrofilo. Nell'area in esame questa

adattabilità è confermata dalla costante presenza di questa specie nella maggior parte delle

associazioni vegetali dell'area.

I boschi di leccio, dominanti il paesaggio vegetale della Sardegna, sono stati per lungo

tempo riferiti all'associazione Viburno-Quercetum ilicis. Recenti studi (Bacchetta et al. 2004)

inquadrano le leccete della Sardegna in cinque associazioni: Pyro amygdaliformis-

Quercetum ilicis, Prasio majoris-Quercetum ilicis, Galio scabri-Quercetum ilicis, Saniculo

europaeae-Quercetum ilicis e Aceri monspessulani-Quercetum ilicis. Tali associazioni

vengono attribuite alla suballeanza sardo-corsa Clematido cirrhosae-Quercenion ilicis

dell’alleanza Fraxino orni-Quercion ilicis.

Nell'ambito del SIC è ampiamente diffusa l'associazione Prasio majoris-Quercetum ilicis,

testa della serie termo-mesomediterranea del leccio, che si sviluppa in condizioni

bioclimatiche di tipo termomediterraneo superiore e mesomediterraneo inferiore, ad altitudini

comprese tra 160 e 740 m s.l.m., con ombrotipi variabili dal secco superiore al subumido

inferiore. Si tratta di boschi climatofili a Quercus ilex, con Juniperus oxycedrus subsp.

oxycedrus, J. phoenicea subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo

è caratterizzato da Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia, Erica arborea e

Arbutus unedo e da varie specie lianose come Clematis cirrhosa, Prasium majus, Smilax

aspera, Rubia peregrina, Lonicera implexa e Tamus communis.

Nelle zone più tipicamente montane del SIC, prevalentemente su graniti e metamorfiti

(pendici di Monte Arcosu, Monte Lattias, Is Caravius e Punta Maxia), a quote superiori a 600

m s.l.m., nel piano fitoclimatico mesomediterraneo superiore, è presente l'associazione Galio

scabri-Quercetum ilicis, testa della serie calcifuga, meso-supramediterranea del leccio. Lo

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strato arbustivo è caratterizzato da Erica arborea, Arbutus unedo, Viburnum tinus e Phillyrea

latifolia. Ben rappresentate le lianose con Smilax aspera, Rubia peregrina, Rosa

sempervirens, Hedera helix e Clematis vitalba. Lo strato erbaceo del sottobosco,

caratterizzato da poche specie, è dominato da Cyclamen repandum, Luzula forsteri,

Asplenium onopteris, Carex distachya e Galium scabrum.

Sui substrati acidi di Punta Maxia e Rio Sarpas, nel piano fitoclimatico mesotemperato umido

in variante submediterranea al di sopra degli 800 m s.l.m., si ha l'associazione Saniculo

europaeae-Quercetum ilicis, testa della serie sarda, calcifuga, meso-supratemperata in

variante submediterranea del leccio, peraltro poco diffusa nel SIC e non cartografabile in

quanto il piano mesotemperato è presente solo a livello topografico (Bacchetta, in verbis). La

fisionomia dello stadio maturo è data da boschi con Quercus ilex e Ilex aquifolium nello

strato arboreo, con Crataegus monogyna, Rubia peregrina ed Hedera helix. Lo strato

arbustivo è caratterizzato da Erica arborea, Rubus ulmifolius e Cytisus villosus, mentre lo

strato erbaceo vede la presenza di Cyclamen repandum, Galium scabrum, Sanicula

europaea, Luzula forsteri, Polystichum setiferum, Brachypodium sylvaticum, Viola alba

subsp. dehnhardtii, Asplenium onopteris e Pteridium aquilinum subsp. aquilinum.

Nel SIC in oggetto, a questa serie del leccio sono localmente collegate le formazioni relittuali

a Taxus baccata. Esse costituiscono una serie speciale edafo-mesofila con carattere

monoseriale che si rinviene in impluvi, generalmente inaccessibili, su substrati di natura

granitica (Canale Longufresu sul Monte Lattias), aventi la struttura di boschi sempreverdi di

altezza variabile tra i 5 e i 10 metri, con strato arbustivo poco sviluppato a Phillyrea latifolia,

Hedera helix subsp. helix e Clematis cirrhosa e strato erbaceo costituito prevalentemente da

geofite ed emicripotofite cespitose a bassissimo ricoprimento quali Cyclamen repandum e

Asplenium onopteris.

Sui principali rilievi con substrati di tipo metacalcareo (Punta Sebera, Punta sa Cresia e

Monte Padenteddu), specialmente nelle aree cacuminali, è presente la serie calcicola meso-

supramediterranea del leccio, con l'associazione Aceri monspessulani-Quercetum ilicis quale

testa della serie. Essa è per lo più mosaicata con altre serie di vegetazione e su superfici di

estensione ridotta. L'aspetto fisionomico è quello di micro-mesoboschi climatofili dominati dal

leccio e da sclerofille quali Phillyrea latifolia, in cui secondariamente si rinvengono elementi

laurifillici (Ilex aquifolium), caducifogli (Acer monspessulanum) e geofite quali Paeonia

corsica, Cephalanthera damasonium, Epipactis microphylla ed E. helleborine. Presenta il suo

optimum bioclimatico nel piano supramediterraneo inferiore con ombrotipo umido inferiore.

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Sugherete - La quercia da sughero viene spesso considerata più xerofila e termofila rispetto

al leccio (Giacomini & Fenaroli, 1958) e le sugherete sono state considerate come stadi di

degradazione, transitori e spesso non dinamici, delle leccete (Arrigoni et al., 1996; Mossa,

1985; Pignatti, 1998).

Le sugherete della Sardegna sono riferibli (Bacchetta et al., 2004) alle due associazioni

Galio scabri-Quercetum suberis e Violo dehnhardtii-Quercetum suberis, inquadrabili nella

suballeanza Clematido cirrhosae-Quercenion ilicis dell’alleanza Fraxino orni-Quercion ilicis.

Nel Sito è presente la serie calcifuga, termo-mesomediterranea della sughera con

l'associazione Galio scabri-Quercetum suberis, con esempi di notevole interesse nelle

foreste demaniali di Gutturu Mannu e Pantaleo, ad altitudini comprese tra 200 e 550 m s.l.m..

Sui substrati granitici è riconosciuta la subassociazione tipica quercetosum suberis, mentre

sulle metamorfiti si ha la subassociazione rhamnetosum alaterni. Entrambe le cenosi

edificano mesoboschi in ambito bioclimatico mediterraneo pluvistagionale oceanico, con

condizioni termo- ed ombrotipiche variabili dal termomediterraneo superiore subumido

inferiore al mesomediterraneo inferiore subumido superiore. Sono ampiamente presenti

specie arboree ed arbustive quali Quercus ilex, Viburnum tinus, Arbutus unedo, Erica

arborea, Phillyrea latifolia, Myrtus communis subsp. communis, Juniperus oxycedrus subsp.

oxycedrus. Lo strato erbaceo è prevalentemente caratterizzato da Galium scabrum,

Cyclamen repandum e Ruscus aculeatus.

Oleeti - I boschi ad olivastro della Sardegna sono stati riferiti a 4 associazioni (Bacchetta et

al., 2003): Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris che si rinviene dal livello del mare sino a

circa 400 m di quota su substrati litologici di natura generalmente acida (vulcanici, intrusivi e

metamorfici) della Sardegna meridionale; Myrto communis-Oleetum sylvestris presente dal

livello del mare fino ai 200 m di quota su substrati granitici del complesso plutonico del

Carbonifero superiore-Permiano della Sardegna nord-orientale; Asparago acutifolii-Oleetum

sylvestris presente tra i 50 e i 200 m di quota su substrati calcarei Oligo-Miocenici della

Sardegna settentrionale; Asparago albi-Oleetum sylvestris su substrati vari in tutta la

Sardegna, fino a 200 m di altitudine.

Negli ambienti più tipicamente termo-xerofili del SIC, sui substrati acidi (graniti e metamorfiti)

anche in aree localizzate e ad altitudini da 10 a 350-400 m s.l.m., è presente solamente

l'associazione Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris. Essa rappresenta la testa della serie

calcifuga, termo-mesomediterranea dell’olivastro, ben caratterizzata soprattutto nell'area di

Monte Nieddu e Is Canargius. Si osserva soprattutto nelle zone con abbondanti affioramenti

rocciosi, elevata inclinazione ed esposizione meridionale, dove le comunità appartenenti alle

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serie climatofile (leccete e sugherete) non riescono ad instaurarsi. Le specie caratteristiche

di tale cenosi sono Olea europaea var. sylvestris, Cyclamen repandum, Aristolochia tyrrhena

e Arum pictum, con elevata frequenza di Pistacia lentiscus, Clematis cirrhosa, Phillyrea

latifolia, Arisarum vulgare e Rubia peregrina subsp. peregrina. La struttura dello stadio

maturo è data da boscaglie termo-xerofile, con strato arbustivo limitato e strato erbaceo

costituito prevalentemente da geofite ed emicriptofite.

Ginepreti - Le formazioni a Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus, edafoxerofile della

Sardegna meridionale, sono state inquadrate nell’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum

oxycedri (Camarda et al., 1995). I ginepreti a Juniperus turbinata che costituiscono

solitamente boscaglie termomediterranee edafo-xerofile, sono invece riferiti da alcuni autori

(De Marco et al., 1985; Biondi et al., 2001a; Biondi & Bagella, 2005) a quattro associazioni

(Oleo-Juniperetum turbinatae, Erico-Juniperetum turbinatae, Chamaeropo-Juniperetum

turbinatae ed Euphorbio characiae-Juniperetum turbinatae), mentre Rivas-Martínez et al.

(2003) li riferiscono tutti all’associazione Oleo sylvestris-Juniperetum turbinatae e istituiscono

la nuova associazione Asparago albi-Juniperetum turbinatae della Sardegna meridionale.

Nell'ambito del Sito, i ginepreti sono presenti nelle aree con abbondanti affioramenti rocciosi

ed elevata inclinazione (es parte iniziale della vallata del Rio Guttureddu), con la serie

termomediterranea del ginepro turbinato, in cui l'associazione Oleo-Juniperetum turbinatae

rappresenta la testa della serie. Si rinviene nel piano fitoclimatico termomediterraneo secco,

con penetrazioni, localmente sui substrati di natura carbonatica delle zone più interne (ad es.

metacalcari di Punta Sebera), sino al mesomediterraneo inferiore secco superiore-subumido

inferiore. Si tratta di boscaglie e formazioni di macchia a dominanza di Juniperus phoenicea

subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo è caratterizzato da

specie spiccatamente termofile e/o xerofile, come Asparagus albus, Euphorbia dendroides,

Pistacia lentiscus e Phillyrea angustifolia. La specie più frequente nello strato erbaceo

appare Brachypodium retusum.

Vegetazione forestale edafoigrofila

Nel sito è possibile distinguere due geosigmeti ripariali, rispettivamente su depositi alluvionali

costituiti da materiali silicatici acidi (graniti, metamorfiti) e su depositi alluvionali misti, con

presenza anche di litologie carbonatiche.

Il primo è rappresentato dal geosigmeto edafoigrofilo, calcifugo e oligotrofico (Rubo ulmifolii-

Nerion oleandri, Nerio oleandri-Salicion purpureae, Hyperico hircini-Alnenion glutinosae),

osservabile soprattutto lungo il rio Gutturu Mannu, il rio Guttureddu, il rio di Monte Nieddu e il

rio Pantaleo.

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Nella dinamica vegetazionale, l'oleandreto (Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri) rappresenta

una tappa della serie edafoigrofila termo-mesomediterranea calcifuga del Salici arrigonii-Alno

glutinosae Σ. Esso si riscontra più a monte, dove i depositi alluvionali sono più grossolani, o

più esternamente rispetto alla boscaglia di salici in quanto l'oleandreto, essendo

parzialmente slegato dal fattore acqua, tollera i periodi di aridità superiori a 6-8 mesi che si

verificano ai margini dei corsi d'acqua a carattere torrentizio con regime e portate incostanti.

Il saliceto (Nerio oleandri-Salicetum purpureae), rappresenta un'ulteriore tappa del Salici

arrigonii-Alno glutinosae Σ. Esso si riscontra più a monte o più esternamente rispetto al

bosco di ontani in condizioni caratterizzate dallo scorrimento del corso d'acqua per pochi

mesi e dove la falda freatica si mantiene prossima alla superficie per 8-10 mesi l'anno.

L'ontaneto (Salici arrigonii-Alnetum glutinosae) rappresenta la testa di serie del sigmetum ed

è fortemente legato al fattore acqua, pertanto si sviluppa in ambiti ripariali caratterizzati da

valli allargate, pianeggianti, con scorrimento del corso d'acqua per periodi prolungati e falda

freatica prossima alla superficie per il tempo rimanente, in condizioni edafiche

moderatamente più evolute con suoli sviluppatisi su depositi alluvionali più fini.

Sempre su substrati acidi, ma a quote più elevate (400-800 m slm) e in condizioni

morfologiche molto prossime agli ambienti ripariali in senso stretto, si ha la presenza di Salix

arrigonii, con formazioni poste al di fuori del geosigmeto appena descritto, in quanto il

substrato pedogenetico lo ospita risente maggiormente dei processi di versante ed è

costituito da depositi sia alluvionali che colluviali, frammisti tra loro. Infine, la presenza del

Salici arrigonii-Alno glutinosae Σ e dell'aggregazione a Salix arrigonii è legata al deflusso di

acque oligotrofiche, neutre o subacide per l'assenza di carbonati.

Il secondo geosigmeto ripariale è quello mediterraneo occidentale edafoigrofilo e/o

planiziale, eutrofico (Populenion albae, Fraxino angustifoliae-Ulmenion minoris, Salicion

albae), presente solamente in aree esterne al sito, spesso prossime alla costa.

Il populeto (Rubio longifoliae-Populetum albae) rappresenta la testa della serie edafoigrofila

termomediterranea calcicola.

Più esternamente rispetto al populeto, in condizioni bioclimatiche termomediterranee più

xeriche, si osserva il Tamaricetum africanae, talora alternato agli oleandreti del Rubo

ulmifolii-Nerietum oleandri per la relativa indipendenza dal fattore acqua e la notevole

tolleranza all'aridità.

Vegetazione arbustiva sempreverde

Le formazioni di macchia mediterranea presenti nell'area, sono generalmente derivate dalla

degradazione di cenosi forestali sempreverdi. L'inquadramento fitosociologico di queste

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cenosi è relativamente ampio a causa della loro diffusione e diversificazione nel territorio

regionale e sui differenti tipi di substrato. Generalmente sono riferite all’ordine Pistacio-

Rhamnetalia alaterni della classe Quercetea ilicis e a due alleanze principali: Oleo-

Ceratonion siliquae e Ericion arboreae.

Alla prima alleanza appartengono, su substrati acidi, le comunità arbustive dell’associazione

termomediterranea Pistacio lentisci-Calicotometum villosae (Biondi et al., 2001a; Biondi &

Bagella, 2005), mentre su substrati alcalini quelle dell’associazione Clematido cirrhosae-

Pistacietum lentisci (Arrigoni et Di Tommaso, 1991). La degradazione di oleeti e ginepreti

porta a formazioni riconducibili all'Asparago albi-Euphorbietum dendroidis (Biondi et Mossa,

1992; Biondi & Bagella, 2005) e all'Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae (Biondi et

Mossa, 1992), sempre dell'alleanza Oleo-Ceratonion siliquae.

Le cenosi arbustive pre-forestali, o derivanti dalla degradazione delle leccete e delle

sugherete, sono rappresentate soprattutto dall’associazione Erico arboreae-Arbutetum

unedonis, prevalentemente mesomediterranea (Biondi et al., 2001; Rivas-Martínez et al.,

2003), riferibile all'alleanza Ericion arboreae.

Garighe

Le comunità camefitiche e nanofanerofitiche della Sardegna sono riferite a due classi di

vegetazione: Cisto-Lavanduletea, prevalentemente calcifuga e silicicola, e Rosmarinetea

officinalis, prevalentemente calcicola. Nel Sito in esame si riscontrano, per il ripetuto

passaggio del fuoco, soprattutto garighe a Cistus monspeliensis riferibili alla prima classe

con l'associazione Lavandulo stoechadis-Cistetum monspeliensis, dell'alleanza Teucrion

mari.

Praterie perenni

La vegetazione prativa e pascoliva dominata da specie perenni (emicriptofite e geofite) è

stata oggetto di poche indagini fitosociologiche. Le formazioni dense a Brachypodium

retusum, inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse in tutta l’isola nel

piano fitoclimatico termo e mesomediterraneo, sono state inquadrate nell’associazione

Asphodelo africani-Brachypodietum retusi descritta per i colli di Cagliari (Biondi & Mossa,

1992)

Praterie annuali

Le praterie annuali sono generalmente riferibili, nella regione mediterranea, e quindi anche

nel Sito, alla classe Tuberarietea guttatae.

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Vegetazione azonale - rupicola

Dal punto di vista fitosociologico la vegetazione rupicola della Sardegna rientra in massima

parte nella classe Asplenietea trichomanis, mentre gli aspetti comofitici dell’ordine

Anomodonto-Polypodietalia sono stati inclusi nella classe Anomodonto-Polypodietea. Le

comunità vegetali che colonizzano gli ambienti rupestri e talora anche i muri, presenti nel

territorio sardo, sono state riferite a numerose associazioni, ma non sono disponibili dati

sufficientemente organici per il settore studiato.

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3.2 Caratterizzazione e descrizione degli habitat

Ogni Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) per la Rete Natura 2000 ha la sua ragione

d’essere in base alla presenza di habitat e/o specie d’interesse comunitario.

In base alle informazioni raccolte ed elaborate emerge che l'individuazione del SIC

ITB041105 "Foresta di Monte Arcosu" deriva dalla presenza di habitat forestali caratterizzati

prevalentemente dalle foreste di leccio dalle foreste mediterranee di leccio (cod. 9340), dalle

foreste di quercia da sughero (cod. 9330), di olivastro e carrubo (cod. 9320), dai matorral

arborescenti di ginepri (cod. 5210), dagli arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici (cod.

5330), dalle foreste di agrifoglio (cod. 9380), dalle Phrygane endemiche dell'Euphorbio-

Verbascion (cod. 5430) e dalle gallerie e forteti ripari meridionali del Nerio-Tamaricetea e

Securinegion tinctoriae (cod. 92D0), dalle foreste a galleria di salici e pioppi. Oltre a quelli

citati, sono presenti altri habitat di interesse prioritario quali i percorsi substeppici di

graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea (cod. *6220), i boschi mediterranei di

tasso (cod. *9580) e i matorral arborescenti di alloro (cod. *5230).

Non risulta presente, ai sensi del manuale di interpretazione degli habitats (EC-DG

ENVIRONMENT, 2003), quello prioritario delle foreste alluvionali di Alnus glutinosa e

Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) cod. *91E0 a causa di un

differente inquadramento fitosociologico degli ontaneti dell'area, come specificato nei capitoli

successivi.

All’interno del sito, questi habitat ad elevato valore conservazionistico (tre dei quali di

interesse prioritario ai sensi della Direttiva “Habitat”), si presentano, secondo il Formulario

Natura 2000, con una elevata percentuale di copertura, occupando complessivamente una

superficie pari al 96% dell’area del sito (100% se si aggiunge l'habitat *91E0 non

pertinente), senza riduzioni di rilievo al momento attuale e in termini assoluti.

3.2.1 Il formulario Natura 2000

Il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) "Foresta di Monte Arcosu" è univocamente

determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito ITB041105, così come indicato

dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea

(92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE).

Il SIC si estende su 33.353,00 ettari interessando il territorio i comuni di Assemini, Capoterra,

Decimomannu, Domus de Maria, Nuxis, Pula, Santadi, Sarroch, Siliqua, Teulada, Uta, Villa

San Pietro, Villaspeciosa, in provincia di Cagliari (Sardegna); si trova ad una altezza

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compresa tra 59 e 948 m s.l.m., tra le coordinate geografiche 08°50'47'' Est e 39°07'43''

Nord, all’interno della Regione Bio-Geografica Mediterranea.

La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla presenza degli habitat

e delle specie di interesse comunitario elencati nella tabella seguente, ripresa dal formulario

Natura 2000.

Codice

Habitat Nome Habitat

Copertura

% nel sito

Rappre-

sentatività

Superficie

relativa

Grado di

conservazione

Valutazione

globale

9340 Foreste di Quercus ilex e

Quercus rotundifolia. 30 A C A A

*6220

Percorsi substeppici di

graminacee e piante annue dei

Thero-Brachypodietea

20 A A A A

5330 Arbusteti termo-mediterranei e

pre-steppici 18 B C B B

5210 Matorral arborescenti di

Juniperus spp. 15 A B A A

*91E0

Foreste alluvionali di Alnus

glutinosa e Fraxinus excelsior

(Alno-Padion, Alnion incanae,

Salicion albae)

4 B B A A

9330 Foreste di Quercus suber 3 B C B B

9320 Foreste di Olea e Ceratonia 2 B C B B

92D0

Gallerie e forteti ripari

meridionali (Nerio-Tamaricetea

e Securinegion tinctoriae)

2 B C B B

92A0 Foreste a galleria di Salix alba

e Populus alba 2 B C B B

*9580 Boschi mediterranei di Taxus

baccata. 1 A C A B

9308 Foreste di Ilex aquifolium 1 A B A A

5430 Phrygane endemiche

dell'Euphorbio-Verbascion 1 A A A A

*5230 Matorral arborescenti di

Laurus nobilis 1 B B B B

RAPPRESENTATIVITÀ = grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito. Per la

codifica della rappresentatività è stato adottato il criterio proposto nel Formulario Natura 2000:

A: rappresentatività eccellente

B: buona rappresentatività

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C: rappresentatività significativa

SUPERFICIE RELATIVA = superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla

superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale. Per la codifica

della rappresentatività è stato adottato il criterio proposto nel Formulario Natura 2000:

A: 100 > = p > 15%

B: 15 > = p > 2%

C: 2 > = p > 0%

STATO DI CONSERVAZIONE = Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di

habitat naturale in questione e possibilità di ripristino.

A: conservazione eccellente

B: buona conservazione

C: conservazione media o ridotta

VALUTAZIONE GLOBALE = Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di

habitat naturale in questione.

A: valore eccellente

B: valore buono

C: valore significativo

Per quanto riguarda le specie vegetali di interesse comunitario, il formulario Natura 2000 non

indica alcuna specie. Tuttavia è segnalata la presenza nel sito di specie inserite nell’allegato

II della Direttiva Habitat, pertanto la Scheda necessita di aggiornamento per quanto attiene

alle specie vegetali, come meglio specificato in seguito.

Tra le caratteristiche generali del sito il Formulario Natura 2000 riporta la seguente tabella

relativa alla copertura percentuale degli habitat presenti:

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Habitat % coperta all’interno del SIC

Corpi idrici delle aree interne 5

Terre arabili 5

Aree rocciose interne 5

Steppe e praterie aride 15

Arbusteti, macchie, garighe 20

Boschi sempreverdi 50

Totale 100

Tra le altre peculiarità del sito, il Formulario Natura 2000 sottolinea che si tratta di paesaggi

caratterizzati da vallate profonde e strette poggianti sui graniti tardo-ercinici, con processi

filoniani. L'idrografia di superficie è caratterizzata da fiumi a prevalente regime torrentizio. Il

clima è di tipo Mesomediterraneo inferiore secco e secco-subumido.

La qualità ed importanza del sito sono riferite soprattutto alle formazioni ad ontano nero ben

strutturate e ben conservate che, nella gran parte dei casi, costituiscono vere e proprie

foreste a galleria. Le foreste di Taxus sono importanti perché, pur essendo circoscritte e a

struttura aperta, sono tra le più meridionali del territorio sardo (insieme a quelle del M. Santo

di Pula).

I ginepreti a Juniperus turbinata ssp. turbinata, generalmente in aree costiere, si trovano

all'interno del sito con fitte cenosi.

I percorsi substeppici hanno importanza nel sito in quanto rari, a causa della grande

estensione delle formazioni a macchia e bosco.

Il sito, inoltre, ospita un contingente di specie endemiche e di importanza biogeografica di

indubbio valore.

La vulnerabilità dell'area è dovuta, in maggiore misura, agli incendi, al turismo e al

bracconaggio che mette in pericolo, tra gli altri, la salvaguardia del cervo.

3.2.2 Le tipologie di riferimento del Sito

Ai sensi del Manuale per la redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, curato dal

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il Sito "Foresta di Monte Arcosu",

appartiene prevalentemente (30% secondo la Scheda) alla tipologia dei "Siti a dominanza di

Querceti mediterranei" per la prevalenza degli habitat di interesse comunitario denominati

"Querceti di Quercus ilex" (cod. 9340) e dei "Querceti di Quercus suber" (cod. 9330),

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entrambe riferibili all’ordine Quercetalia ilicis. Rispetto al primo, il secondo habitat è molto

meno esteso (3%).

Sono inoltre ben rappresentati (20%) i "Siti a dominanza di Praterie terofitiche", con l'habitat

prioritario delle praterie aride dei "Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei

Thero-Brachypodietea" (cod. *6220), generalmente in contatto seriale con le formazioni

forestali a macchia e a leccio.

Nel territorio in esame sono comuni (18%) gli habitat denominati "Cespuglieti

termomediterranei e predesertici" (cod. 5330), della tipologia dei "Siti a dominanza di

Macchia mediterranea". Secondo il Manuale di interpretazione degli habitats dell'Unione

Europea (2003), questo habitat include formazioni ad Euphorbia dendroides (sottotipo

32.22), presenti nel sito, oltre alle formazioni ad Ampelodesmos mauritanica (sottotipo 32.23)

e a Chamaerops humilis (sottotipo 32.24) non presenti nel sito ma rilevabili sporadicamente

in zone limitrofe o non lontane a ovest del sito stesso.

Sempre alla medesima tipologia con "dominanza di Macchia mediterranea", appartengono

gli habitat dei "Matorral arborescenti di Juniperus spp." (cod. 5210), costituito da formazioni

arborescenti a ginepri (15%) e quello delle foreste di Olea e Ceratonia (cod. 9320)

I "Siti a dominanza di vegetazione arborea igrofila" sono ben rappresentati lungo i corsi

d'acqua del Sito, con gli habitat delle "Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea

e Securinegion tinctoriae)" (cod. 92D0) e delle "Foreste a galleria di Salix alba e Populus

alba" (cod. 92A0).

Nel Sito sono ben rappresentati anche gli ontaneti ad Alnus glutinosa. Si evidenzia

che, ad un'analisi rigorosa dei termini fitosociologici, il Formulario Natura 2000

riporta, come habitat ripariale di interesse comunitario, le "foreste alluvionali di Alnus

glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae), con una

copertura nel sito pari al 4%, includente la definizione di "foreste alluvionali residue

di Alnion glutinoso-incanae" (habitat prioritario cod. 91E0*). E' pertanto necessario far

risaltare l'assenza dell'habitat prioritario cod. 91E0* descritto nel Manuale di

interpretazione degli habitats dell'Unione Europea (op. cit.), in quanto tipico

dell'Europa Boreale e temperata (Alnion-Padion) delle alpi e degli Appennini

settentrionali (Alnion incanae) e dei settori ripari planiziali, collinari e pedemontani

medio-europei (Salicion albae).

Di conseguenza, gli ontaneti presenti nel sito andrebbero inclusi in una nuova

tipologia di habitat ripariale di tipo mediterraneo, sempre di interesse

conservazionistico prioritario, con particolare riferimento al geosigmeto edafoigrofilo,

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calcifugo e oligotrofico dell'Hyperico hircini-Alnenion glutinosae, inquadrabile

nell'Osmundo-Alnion.

Sono inoltre presenti, come habitat anche di interesse prioritario, le formazioni relittuali a

tasso, agrifoglio e alloro tutti con copertura pari a 1%. I “Boschi mediterranei di Taxus

baccata” (Habitat prioritario cod. 9580*) e le "Foreste di Ilex aquifolium (cod. 9308) rientrano

nella categoria dei "Siti a dominanza di Faggete con Abies, Taxus e Ilex", caratterizzati

proprio dalla presenza di specie sempreverdi relittuali del Terziario. Si tratta di habitat nei

quali vi è la presenza di specie che possono essere interpretate come relitti terziari, peraltro

poco frequenti in Sardegna e molto rari nel sottosettore biogeografico sulcitano. Lo stato di

salute, la diffusione e la copertura delle popolazioni di Taxus e Ilex in Sardegna va inteso

come principale indicatore di qualità. In particolare, oltre alla rinnovazione di queste specie,

va considerata positivamente la compresenza nelle diverse comunità di varie classi di età

delle specie citate. Analoghe considerazioni possono essere fatte per i "Matorral

arborescenti di Laurus nobilis" (cod. 5230*), inquadrati tra i "Siti a dominanza di Macchia

mediterranea".

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3.2.3 Caratterizzazione ecologica e fisica delle tipologie

Per quanto attiene i boschi di leccio e di sughera, essi dominano il paesaggio vegetale della

Sardegna in quanto Quercus ilex presenta un’ampia valenza ecologica, grazie alla quale si

rinviene dal livello del mare fino a 1400 m, colonizzando paesaggi geomorfologici e tipologie

di suoli assai differenti, mentre Quercus suber, essendo più esigente in termini edafici, è

presente o potenziale solo sui substrati acidi, comunque ampiamente diffusi.

In termini fisionomici è ben rappresentata la macchia mediterranea, tipo di vegetazione

densa e intricata, costituita prevalentemente da arbusti, ma anche da riscoppi vegetativi di

alberi e alberelli. La macchia in genere non presenta un grande sviluppo in altezza, ma

l’elevata variabilità fisionomica e floristica permette di distinguere differenti stadi delle serie

evolutive.

La vegetazione di macchia è generalmente riferibile all’ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterni,

ma sono frequenti anche querceti mediterranei riferibili al Quercetalia ilicis e pratelli terofitici

del Thero-Brachypodietea.

La macchia mediterranea del sito in esame è generalmente un tipo di vegetazione

“secondaria”, derivante dalla degradazione più o meno reversibile delle leccete originarie,

per cause direttamente o indirettamente collegate all’attività antropica, quindi esterne al

dinamismo naturale. E' rappresentata da differenti associazioni vegetali collegate tra loro da

un dinamismo della vegetazione che tende verso le formazioni forestali climaciche, tranne

che in quelle stazioni dove i fattori ambientali limitanti non consentono un'evoluzione ed uno

sviluppo delle cenosi climatofile (leccete e sugherete).

Per ulteriore degradazione si hanno le garighe a Cistus monspeliensis (Lavandulo

stoechadis-Cistetum monspeliensis), tipiche delle aree ripetutamente percorse da incendio,

fino ai prati stabili emicriptofitici della classe Poetea bulbosae e le comunità terofitiche della

classe Tuberarietea guttatae. La vegetazione prativa e pascoliva dominata da specie perenni

(emicriptofite e geofite) è caratterizzata da formazioni dense a Brachypodium retusum,

inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse nel piano fitoclimatico

termo e mesomediterraneo. Sono da considerare anche le formazioni pascolive riferite

all’associazione Poo bulbosae-Trifolietum subterranei, della classe Poetea bulbosae.

Gli ambienti ripariali sono caratterizzati dalla presenza di fitocenosi edafoigrofile arboree che

si sviluppano prevalentemente in funzione delle caratteristiche di superficialità della falda

freatica e del chimismo prevalente delle acque correnti e dei suoli oltre che della morfologia

degli ambienti ripariali. Pertanto le variazioni dei suddetti parametri chimico-fisici e idrologici

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possono determinare modificazioni di rilievo nella distribuzione seriale delle fitocenosi o

l'elevata presenza di specie nitrofile. Tali aspetti sono pertanto validi indicatori gestionali.

I boschi a Taxus baccata, Ilex aquifolium e Laurus nobilis si possono osservare in stazioni

interne e centrali al sito, generalmente in canaloni laterali esposti a nord, su substrati detritici.

Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in termini di temperatura

ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione di tali formazioni relitte del Terziario.

Dal punto di vista fitosociologico non sono ancora state inquadrate in modo definitivo e

pertanto si ravvede la necessità di ulteriori indagini scientifiche. Complessivamente hanno

una notevole importanza dal punto di vista biogeografico, da cui deriva lo status di habitat

prioritario (tassete e laureti).

Nel territorio del Sito "Foresta di Monte Arcosu" (cod. ITB041105) si può osservare, quindi,

l'ampia articolazione degli habitat delle aree interne montuose e silicee della Sardegna

meridionale, con il passaggio dalla vegetazione rupicola fino ai boschi climax. Da non

trascurare è la presenza di specie alloctone, sia vegetali che animali, indicatrici del grado di

"contaminazione" del sito.

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3.2.4 Descrizione degli habitats

� Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 9340

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Habitat rappresentato prevalentemente dai boschi sempreverdi a prevalenza di leccio delle

zone alto-collinari e basso-montane del Sulcis, con limitazioni nelle aree più scoscese e

rupestri ed in quelle più aride e calde del settore pedemontano.

Dal punto di vista fitosociologico è ampiamente diffusa l'associazione Prasio majoris-

Quercetum ilicis, formata da boschi climatofili a Quercus ilex con Juniperus oxycedrus

subsp. oxycedrus, J. phoenicea subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato

arbustivo è caratterizzato da Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia, Erica

arborea e Arbutus unedo e da varie specie lianose come Clematis cirrhosa, Prasium majus,

Smilax aspera, Rubia peregrina, Lonicera implexa e Tamus communis.

Sulle pendici di Monte Arcosu, Monte Lattias, Is Caravius e Punta Maxia, a quote superiori a

600 m s.l.m., nel piano fitoclimatico mesomediterraneo superiore, è presente l'associazione

Galio scabri-Quercetum ilicis, caratterizzata da un sottobosco a Erica arborea, Arbutus

unedo, Viburnum tinus e Phillyrea latifolia. Ben rappresentate le lianose con Smilax aspera,

Rubia peregrina, Rosa sempervirens, Hedera helix e Clematis vitalba. Lo strato erbaceo del

sottobosco, caratterizzato da poche specie, è dominato da Cyclamen repandum, Luzula

forsteri, Asplenium onopteris, Carex distachya e Galium scabrum.

Sui substrati acidi di Punta Maxia e Rio Sarpas, al di sopra degli 800 m s.l.m., si ha

l'associazione Saniculo europaeae-Quercetum ilicis, poco diffusa nel SIC il cui stadio maturo

è dato da boschi di Quercus ilex e Ilex aquifolium nello strato arboreo con Crataegus

monogyna, Rubia peregrina ed Hedera helix. Lo strato arbustivo è caratterizzato da Erica

arborea, Rubus ulmifolius e Cytisus villosus, mentre lo strato erbaceo vede la presenza di

Cyclamen repandum, Galium scabrum, Sanicula europaea, Luzula forsteri, Polystichum

setiferum, Brachypodium sylvaticum, Viola alba subsp. dehnhardtii, Asplenium onopteris e

Pteridium aquilinum subsp. aquilinum.

Sui principali rilievi di tipo metacalcareo (Punta Sebera, Punta sa Cresia e Monte

Padenteddu), specialmente nelle aree cacuminali, è presente l'associazione Aceri

monspessulani-Quercetum ilicis, su superfici di estensione ridotta e per lo più mosaicata con

altre tipologie di vegetazione. L'aspetto fisionomico è quello di micro-mesoboschi climatofili

dominati dal leccio e da sclerofille quali Phillyrea latifolia, in cui secondariamente si

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rinvengono elementi laurifillici (Ilex aquifolium), caducifogli (Acer monspessulanum) e geofite

quali Paeonia corsica, Cephalanthera damasonium, Epipactis microphylla ed E. helleborine.

L'aspetto selvicolturale è dato da una netta prevalenza dei boschi cedui nei quali, tuttavia, si

riscontra una notevole eterogeneità colturale e di struttura con presenza di cedui semplici,

matricinati e composti derivanti dal rilascio di un numero minore o maggiore di riserve, e con

densità e grado di copertura del leccio ampiamente variabili. Tali differenze non determinano

sensibili variazioni nella composizione floristica quanto piuttosto un'elevata variabilità delle

condizioni di illuminazione e di microclima sotto la copertura che, a loro volta, influenzano la

qualità degli orizzonti organici.

Lo sviluppo in altezza raramente supera i 12 metri; esso generalmente è di 7-10 m. per le

matricine e di 6-7 m. per la componente agamica che partecipa allo strato arboreo.

Stato attuale

Per effetto dell'azione antropica i boschi di leccio del Sito si presentano attualmente come un

mosaico di strutture forestali derivanti dalla degradazione dell'originaria lecceta disetanea.

Questa situazione deriva soprattutto dalle utilizzazioni forestali che, dalla seconda metà del

secolo scorso, sono proseguite fino agli ultimi decenni di questo secolo spesso in

concomitanza col pascolo brado sia caprino che suino. Nelle zone più accessibili i tagli, il

pascolo e in certi casi l'incendio, hanno determinato gravi danni alla rinnovazione, erosione

diffusa del suolo, talora con denudamenti della roccia madre. Nelle zone più impervie e

tuttora meno accessibili, in particolare sulle pendici di Monte Lattias, sono abbastanza

frequenti grosse piante secolari che testimoniano la diversa tipologia strutturale del passato.

Sono molto rari i lembi di lecceta primaria caratterizzata da una struttura disetanea più o

meno vicina alle condizioni di normalità selvicolturale.

L'habitat assume una notevole rilevanza nelle condizioni attuali sia per la dinamicità e le

conseguenti possibilità di ripresa, sia per la relativa stabilità generale del soprassuolo.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario

4 sovrapascolamento da fauna selvatica

5 erosione idrica del suolo

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6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 assenza di percorsi a favore della tutela

9 modificazioni dell'uso del suolo

10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa della lecceta

2 stabilità dei suoli forestali

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante

5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

6 carico della fauna selvatica

7 presenza di attacchi parassitari

8 inquinamento delle acque meteoriche

9 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita

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� Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: *6220

Livello di interesse: PRIORITARIO

L'habitat è caratterizzato da cenosi erbacee xerofile ricche di terofite. Comprende sia le

comunità perenni della classe Thero-Brachypodietea, che quelle annuali della classe

Tuberarietea guttatae.

Nel primo caso, per quanto riguarda il SIC, è costituito prevalentemente da formazioni dense

a Brachypodium retusum, inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse

nel piano fitoclimatico termo e mesomediterraneo, e inquadrate nell’associazione Asphodelo

africani-Brachypodietum retusi (Biondi & Mossa, 1992). Le formazioni pascolive, per lo più

dipendenti dal pascolo ovino, sono riferibili all’associazione Poo bulbosae-Trifolietum

subterranei della classe Poetea bulbosae (Ladero et al., 1992).

Stato attuale

Questi ambienti sono da considerare, nelle maggior parte dei casi, come cenosi di

degradazione dei boschi climatofili originari e sono pertanto presenti in modo diffuso nel SIC,

soprattutto nei settori pedemontani. Tale aspetto rende queste cenosi non cartografabili.

L'habitat assume una notevole rilevanza nelle condizioni attuali sia per la dinamicità che per

le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 scarsa conoscenza degli habitat

4 sovrapascolamento da animali domestici

5 erosione idrica del suolo

6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 modificazioni dell'uso del suolo

9 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

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Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle praterie

2 stabilità dei suoli

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi erbacee

5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

6 carico animale

7 inquinamento delle acque meteoriche

8 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita

� Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 5330

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

L'habitat è caratterizzato da formazioni arbustive termoxerofile a prevalenza di Euphorbia

dendroides, con Asparagus albus e Olea europaea var. sylvestris. Si rinviene soprattutto

nelle zone rocciose ad elevata inclinazione e pedogenesi ridotta, dove le comunità

appartenenti alle serie climatofila ed edafoxerofila non riescono ad instaurarsi. In altri casi

derivano dalla degradazione di oleeti e ginepreti. Le formazioni sono generalmente

riconducibili all'Asparago albi-Euphorbietum dendroidis (Biondi et Mossa, 1992; Biondi &

Bagella, 2005) e all'Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae (Biondi et Mossa, 1992)

dell'alleanza Oleo-Ceratonion siliquae.

L'habitat è abbastanza diffuso nel SIC sino ai 150-200 m. di quota.

Poco comuni nel SIC sono invece le formazioni savanoidi termoxerofile pioniere ad

Ampelodesmos mauritanicus (sempre riferibili a questo tipo di habitat) che si insediano, alle

quote inferiori, sui pendii aridi ed assolati soprattutto di natura carbonatica.

Stato attuale

Considerata l'ubicazione spesso poco accessibile di queste formazioni e la relativa scarsa

valenza economica, lo stato di conservazione è buono e l'habitat assume una notevole

rilevanza per le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.

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Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat

3 erosione idrica del suolo

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle cenosi

2 stabilità dei suoli

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi

5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

� Matorral arborescenti di Juniperus spp.

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 5210

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

L'habitat è caratterizzato da formazioni termoxerofile dell'Oleo-Juniperetum turbinatae, con

dominanza di Juniperus turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo è

generalmente caratterizzato da specie spiccatamente termofile, come Asparagus albus,

Euphorbia dendroides, Pistacia lentiscus e Phillyrea angustifolia. La specie più frequente

nello strato erbaceo è Brachypodium retusum.

Nel SIC si può osservare soprattutto nel settore nord-orientale, in particolare nelle

esposizioni a sud delle vallate di Is Canargius, Gutturu Mannu, Guttureddu e Canale Sa

Canna.

Stato attuale

Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e

l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche climaciche delle zone in cui si

trova.

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Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat

3 erosione idrica del suolo

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle cenosi

2 stabilità dei suoli

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi

5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

� Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion

incanae, Salicion albae)

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: *91E0

Livello di interesse: PRIORITARIO

Si deve innanzitutto sottolineare che l’habitat delle "Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e

Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)" (cod. 91E0*) non è

presente in Sardegna. Si tratta, infatti, secondo il Manuale di Interpretazione degli Habitat

dell'UE, di cenosi descritte per l'area mitteleuropea che possono arrivare fino all'Arco Alpino

e sugli Appennini settentrionali. Pertanto sono formazioni planiziali con caratteri non

osservabili nelle pianure sarde.

Andrebbero invece descritte e destinate alla conservazione le foreste a galleria presenti nel

Sito (e in vari altri SIC dell'Isola) edificate da Alnus glutinosa, eventualmente con un apposito

codice di riferimento. Le formazioni nostrane appartengono, infatti, all'associazione Hyperico

hircini-Alnetum glutinosae inquadrata nell'alleanza dell'Osmundo alnion. Essa rappresenta la

testa della serie edafoigrofila termo-mesomediterranea calcifuga dell'Hyperico hircini-Alno

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glutinosae Σ. Spazialmente questa comunità viene sostituita, più esternamente ai corsi

d’acqua o dove la falda è meno superficiale, dal Nerio oleandri-Salicetum purpureae Karp.

1962 e dal Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri O. Bolòs 1956.

Questo tipo di habitat è ben rappresentato lungo il Rio Gutturu Mannu, il Rio Guttureddu, ed

il Rio Pantaleo. Si osserva su substrati di varia natura, ma sempre caratterizzati da assenza

di carbonati e in acque oligotrofe, con bassi contenuti in materia organica e materiali in

sospensione.

Stato attuale

Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e

l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche ambientali delle zone in cui si

trova.

Tuttavia gli ambiti fluvio-torrentizi sono spesso oggetto di interventi di sistemazione idraulica

(es. Rio Guttureddu). Tali modificazioni possono compromettere le possibilità di

conservazione degli habitat, unitamente agli aspetti climatici dell'area, caratterizzati da ampie

variazioni del regime di precipitazioni che determinano periodi prolungati di siccità e di

scarso afflusso delle acque correnti. Pertanto, ai fini della gestione è opportuna una serie di

azioni volte al sostegno degli ecosistemi fluviali e di salvaguardia della falda freatica.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio;

2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;

3 pericolo di estinzione di specie botaniche e conseguente riduzione della biodiversità;

4 pericolo di attacchi parassitari;

5 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario;

6 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;

7 rischio idrogeologico;

8 alterazioni strutturali e degli equilibri idrici del bacino;

9 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;

10 assenza di informazione e sensibilizzazione;

11 assenza di percorsi per la fruizione;

12 modificazioni dell'uso del suolo;

13 elevata pressione antropica.

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Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali

2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);

3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;

4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;

5 presenza di attacchi parassitari;

6 inquinamento delle acque;

7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;

8 grado di pressione antropica.

� Foreste di Quercus suber

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 9330

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Nel Sito è presente la serie calcifuga, termo-mesomediterranea della sughera con

l'associazione Galio scabri-Quercetum suberis, con esempi di notevole interesse nelle

foreste demaniali di Gutturu Mannu e Pantaleo, ad altitudini comprese tra 200 e 550 m s.l.m..

Sui substrati granitici è riconosciuta la subassociazione tipica quercetosum suberis, mentre

sulle metamorfiti si ha la subassociazione rhamnetosum alaterni. Nelle sugherete dell'area

sono ampiamente presenti specie arboree ed arbustive quali Quercus ilex, Viburnum tinus,

Arbutus unedo, Erica arborea, Phillyrea latifolia, Myrtus communis subsp. communis,

Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus. Lo strato erbaceo è prevalentemente caratterizzato

da Galium scabrum, Cyclamen repandum e Ruscus aculeatus.

La quercia da sughero è, con il leccio, una delle specie più caratteristiche del paesaggio

mediterraneo, ma a differenza di Quercus ilex, si presenta assai più interessante dal punto di

vista economico per i numerosi usi artigianali ed industriali ai quali si presta la corteccia,

periodicamente asportata dal tronco secondo le modalità prescritte dalle norme vigenti.

La diffusione di questa specie nel Mediterraneo, negli ambienti simili a quelli dell'Isola, è

stata favorita fin dall'antichità sia dall'azione diretta dell'uomo, con tagli selettivi a svantaggio

del leccio, sia indirettamente con l'incendio, a causa della maggiore resistenza della sughera

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al passaggio del fuoco dovuta all'elevato spessore della corteccia, che svolge un'ottima

protezione e termoregolazione dei tessuti interni della pianta.

Stato attuale

Come per le leccete, i boschi a prevalenza di Quercus suber sono stati da tempo modificati

nel loro assetto naturale con frequente involuzione di questi ecosistemi particolarmente

vulnerabili.

Tali fenomeni degradativi sono riconducibili ad alcune tipologie principali:

1 Danni da incendi boschivi

2 Danni da sovrapascolamento

3 Danni da defogliatori (Limantridi e Taumatopeidi)

4 Danni da pratiche agronomiche irrazionali

5 Danni da rimboschimenti con specie esotiche in aree con attitudine per la quercia da

sughero

Questi aspetti generali, sono in parte individuabili anche all'interno SIC, dove la quercia da

sughero è presente con popolamenti misti a leccio (Foreste di Pantaleo e di Gutturu Mannu)

e con lembi di sugherete pure e con nuclei sparsi in vari settori del bacino. Incendio e

sovrapascolamento riguardano soprattutto le zone pedemontane dove sono presenti nuclei

sparsi a densità piuttosto scarsa. Il pascolo, in particolare caprino, interessa

prevalentemente il settore montano con influenza negativa sulla rinnovazione.

Periodicamente si hanno attacchi di defogliatori (Limantria dispar).

Fortunatamente la morfologia dei luoghi studiati non ha permesso lo sviluppo di attività

agricole ma sono presenti, nel settore settentrionale del SIC, estesi rimboschimenti ad

Eucaliptus spp. realizzati in aree potenziali per la sughereta.

Le formazioni miste presentano una struttura assai variabile in termini di densità relativa

delle diverse specie e tendenzialmente sono più chiuse. In generale, nelle situazioni migliori,

si ha un piano arboreo a due strati in cui la sughera si eleva fino a 10 m. e sovrasta il ceduo

di leccio. In altre situazioni la sughereta diviene più rada e lo strato arborescente assume la

forma di una macchia evoluta.

Le sugherete pure, più aperte e luminose, sono presenti su alcune decine di ettari nella zona

di Is Antiogus, antico punto di riunione dei prodotti prelevati dal bosco. Tali formazioni hanno

una sicura origine antropica, data l'agevole accessibilità dei luoghi, ma sono caratterizzate

da un elevato valore paesaggistico e naturalistico.

Criticità

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I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario

4 sovrapascolamento da fauna selvatica

5 erosione idrica del suolo

6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 assenza di percorsi a favore della tutela

9 modificazioni dell'uso del suolo

10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa della sughereta

2 stabilità dei suoli forestali

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante

5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

6 carico della fauna selvatica

7 presenza di attacchi parassitari

8 inquinamento delle acque meteoriche

9 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita

� Foreste di Olea e Ceratonia

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 9320

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Questo habitat si rinviene in zone rocciose dove le leccete e, soprattutto le sugherete, non

riescono a trovare un ambiente ottimale per il loro sviluppo. Si tratta di formazioni

tipicamente edafo-xerofile e termomediterranee costituite da boscaglie a dominanza di Olea

europaea var. sylvestris e Pistacia lentiscus.

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Negli ambienti più tipicamente termo-xerofili del SIC, sui substrati acidi (graniti e metamorfiti)

anche in aree localizzate fino a 350-400 m s.l.m., può essere osservata l'associazione

Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris. Essa rappresenta la testa della serie calcifuga, termo-

mesomediterranea dell’olivastro, ben caratterizzata soprattutto nell'area di Is Canargius. Le

specie caratteristiche di tale cenosi sono Olea europaea var. sylvestris, Cyclamen

repandum, Aristolochia tyrrhena e Arum pictum, con elevata frequenza di Pistacia lentiscus,

Clematis cirrhosa, Phillyrea latifolia, Arisarum vulgare e Rubia peregrina subsp. peregrina.

La struttura dello stadio maturo è data da microboschi termo-xerofili, con strato arbustivo

limitato e strato erbaceo a medio ricoprimento costituito prevalentemente da geofite ed

emicriptofite. La tappe di sostituzione sono costituite da macchie seriali dell’Oleo-Ceratonion

siliquae, da garighe della classe Cisto-Lavanduletea, da formazioni emicriptofitiche dominate

da Poaceae cespitose savanoidi riferibili all’alleanza dell’Hyparrhenion hirtae e da pratelli

terofitici del Tuberarion guttatae.

Stato attuale

Considerata l'ubicazione spesso poco accessibile di queste formazioni e la relativa scarsa

valenza economica, lo stato di conservazione è buono e l'habitat assume una notevole

rilevanza per le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario

3 sovrapascolamento da fauna selvatica

4 erosione idrica del suolo

5 assenza di informazione e sensibilizzazione

6 assenza di percorsi a favore della tutela

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa della lecceta

2 stabilità dei suoli forestali

3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)

4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante

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5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat

6 carico della fauna selvatica

7 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita

� Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 92D0

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Questo habitat corrisponde soprattutto agli oleandreti ripariali dell'associazione Rubo

ulmifolii-Nerietum oleandri (della classe Nerio-Tamaricetea), spesso in stretto contatto

dinamico con le formazioni di Salix purpurea subsp. purpurea, con strato arbustivo basso a

limitato ricoprimento e strato erbaceo costituito prevalentemente da emicriptofite. Tra le

specie tipiche dell'habitat vi sono Rubus gr. ulmifolius Schott e Carex divisa Hudson.

Questo tipo di habitat è ben rappresentato lungo il Rio Gutturu Mannu, il Rio Guttureddu, ed

il Rio Pantaleo. Si osserva su substrati di varia natura, ma sempre caratterizzati da assenza

di carbonati e in acque oligotrofe, con bassi contenuti in materia organica e materiali in

sospensione.

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Stato attuale

Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e

l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche ambientali delle zone in cui si

trova.

Come accennato in precedenza, gli ambiti fluvio-torrentizi sono spesso oggetto di interventi

di sistemazione idraulica (es. Rio Guttureddu) che possono compromettere le possibilità di

evoluzione degli habitat.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio;

2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;

3 pericolo di estinzione di specie botaniche e conseguente riduzione della biodiversità;

4 pericolo di attacchi parassitari;

5 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario;

6 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;

7 rischio idrogeologico;

8 alterazioni strutturali e degli equilibri idrici del bacino;

9 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;

10 assenza di informazione e sensibilizzazione;

11 assenza di percorsi per la fruizione;

12 modificazioni dell'uso del suolo;

13 elevata pressione antropica.

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali

2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);

3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;

4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;

5 presenza di attacchi parassitari;

6 inquinamento delle acque;

7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;

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8 grado di pressione antropica.

� Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 92A0

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Questo habitat è rappresentato, nel SIC, dal geosigmeto mediterraneo occidentale

edafoigrofilo e/o planiziale, eutrofico (Populenion albae, Fraxino angustifoliae-Ulmenion

minoris, Salicion albae).

Nella dinamica della vegetazione il populeto (Rubio longifoliae-Populetum albae)

rappresenta la testa della serie edafoigrofila termomediterranea calcicola e viene sostituito,

esternamente ai corsi d'acqua o dove la falda è superficiale per periodi molto più brevi,

dall'associazione Allio triquetri-Ulmetum minoris spesso in diretto contatto, in ambiti planiziali,

con l'aggruppamento a Fraxinus oxycarpa.

Ancor più esternamente rispetto al populeto si osserva il Tamaricetum africanae, talora

alternato agli oleandreti del Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri per la relativa indipendenza dal

fattore acqua e la notevole tolleranza all'aridità.

A quote più elevate (fino a 500 m slm) al posto delle cenosi a pioppo bianco è possibile

riscontrare, in condizioni edafiche analoghe, formazioni residuali a pioppo nero della serie

Roso sempervirentis-Populo nigrae Σ.

I rapporti dinamici delle cenosi della classe Salici purpureae-Populetea nigrae sono

fortemente legati al fattore acqua e che tali formazioni si sviluppano in ambiti ripariali

pianeggianti, inondabili per periodi anche prolungati e in condizioni edafiche moderatamente

evolute, edificando formazioni arboree ed arborescenti riparie e planiziali.

L'habitat risulta presente solamente a livello sporadico, con piccoli nuclei relativamente

degradati, in territorio di Assemini e Uta e non è cartografabile.

Stato attuale

Sono da considerare come aree a naturalità media o bassa in quanto il loro lo stato di

conservazione è relativamente carente per gli usi agricoli circostanti e per le modificazioni

antropiche legate all'urbanizzazione ed alle infrastrutture. Inoltre, gli ambiti fluvio-torrentizi

sono spesso oggetto di interventi di sistemazione idraulica (es. canalizzazioni) che possono

compromettere le possibilità di evoluzione degli habitat.

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Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio;

2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;

3 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;

4 rischio idrogeologico;

5 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;

6 assenza di informazione e sensibilizzazione;

7 modificazioni dell'uso del suolo;

8 elevata pressione antropica.

Indicatori per il monitoraggio

Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:

1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali

2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);

3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;

4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;

5 presenza di attacchi parassitari;

6 inquinamento delle acque;

7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;

8 grado di pressione antropica.

� Boschi mediterranei di Taxus baccata

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: *9580

Livello di interesse: PRIORITARIO

Questo habitat corrisponde ai boschi relitti del Terziario a Taxus baccata. Essi costituiscono

una cenosi edafo-mesofila, nel piano fitoclimatico mesotemperato umido in variante

submediterranea, aventi la struttura di boschi sempreverdi di altezza variabile tra i 5 e i 10

metri, con strato arbustivo poco sviluppato a Phillyrea latifolia, Hedera helix subsp. helix e

Clematis cirrhosa e strato erbaceo costituito prevalentemente da geofite ed emicriptofite

cespitose a bassissimo ricoprimento quali Cyclamen repandum, Asplenium onopteris.

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I boschi a Taxus baccata si sviluppano nelle porzioni più interne e centrali dell'impluvio

denominato Canale Su Longufresu, sulle pendici del Monte Lattias, oltre che su canaloni

laterali esposti a nord (Canale Is Fundus), sempre su substrati detritici a grossi blocchi

granitici. Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in termini di

temperatura ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione della tasseta.

Stato attuale

La tasseta, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per l'ubicazione

difficilmente raggiungibile, appare integra, compatibilmente con i caratteri pedo-climatici

dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di queste fitocenosi.

L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la

relativa stabilità generale.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

3 sovrapascolamento da fauna selvatica

4 rischio idrogeologico (frane)

5 cambiamenti climatici

6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 assenza di percorsi a favore della tutela

9 modificazioni dell'uso del suolo

10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

Indicatori per il monitoraggio

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità

4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

5 sovrapascolamento da fauna selvatica

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6 rischio idrogeologico (frane)

7 cambiamenti climatici

8 assenza di informazione e sensibilizzazione

9 abbandono diffuso di rifiuti minori

10 assenza di percorsi a favore della tutela

11 modificazioni dell'uso del suolo

12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

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� Foreste di Ilex aquifolium

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 9380

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Questo habitat corrisponde ai boschi relitti del Terziario a Ilex aquifolium. Analogamente alla

tasseta, costituiscono una cenosi edafo-mesofila avente la struttura di boschi sempreverdi di

altezza variabile tra i 5 e 8 metri, ancora non completamente inquadrata dal punto di vista

fitosociologico.

I boschi a Ilex aquifolium si sviluppano nelle porzioni più interne e centrali della vallata a

nord di P.ta Sa Ginestra. Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in

termini di temperatura ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione della tasseta.

Stato attuale

La foresta di agrifoglio, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per

l'ubicazione difficilmente raggiungibile, appare in buono stato di conservazione,

compatibilmente con i caratteri pedo-climatici dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di

queste fitocenosi.

L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la

relativa stabilità generale.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

3 sovrapascolamento da fauna selvatica

4 rischio idrogeologico (frane)

5 cambiamenti climatici

6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 assenza di percorsi a favore della tutela

9 modificazioni dell'uso del suolo

10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

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Indicatori per il monitoraggio

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità

4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

5 sovrapascolamento da fauna selvatica

6 rischio idrogeologico (frane)

7 cambiamenti climatici

8 assenza di informazione e sensibilizzazione

9 abbandono diffuso di rifiuti minori

10 assenza di percorsi a favore della tutela

11 modificazioni dell'uso del suolo

12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

� Matorral arborescenti di Laurus nobilis

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: *5320

Livello di interesse: PRIORITARIO

Nel SIC sono costituiti da boschi sclerofillici sempreverdi a Laurus nobilis e Quercus ilex, di

altezza variabile tra i 10 e i 12 metri, con buona presenza di fanerofite lianose, strato

arbustivo poco sviluppato e strato erbaceo costituito prevalentemente da geofite ed

emicripotofite cespitose. Ampiamente presenti sono Asplenium onopteris, Clematis cirrhosa,

Phyllirea latifolia, Rubia peregrina, Asparagus acutifolius, Arisarum vulgare.

Le cenosi meglio conservate si osservano nell’ambito delle forre e canyon dell’area di Sa

Canna, su substrati di natura metamorfica. Dal punto di vista fitosociologico non sono ancora

state definite in modo univoco e per molti studiosi sono formazioni relittuali e indicatrici di un

paleobioclima più umido e di carattere tropicale, che vedeva una dominanza delle laurifille

rispetto alle sclerofille.

Stato attuale

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La boscaglia di alloro, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per

l'ubicazione difficilmente raggiungibile, appare in buono stato di conservazione,

compatibilmente con i caratteri pedo-climatici dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di

queste fitocenosi.

L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la

relativa stabilità generale.

Criticità

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

3 sovrapascolamento da fauna selvatica

4 rischio idrogeologico (frane)

5 cambiamenti climatici

6 assenza di informazione e sensibilizzazione

7 abbandono diffuso di rifiuti minori

8 assenza di percorsi a favore della tutela

9 modificazioni dell'uso del suolo

10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

Indicatori per il monitoraggio

I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di

conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:

1 pericolo di incendio

2 inquinamento floristico con specie alloctone

3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità

4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario

5 sovrapascolamento da fauna selvatica

6 rischio idrogeologico (frane)

7 cambiamenti climatici

8 assenza di informazione e sensibilizzazione

9 abbandono diffuso di rifiuti minori

10 assenza di percorsi a favore della tutela

11 modificazioni dell'uso del suolo

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12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica

� Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion

Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC

Cod. Natura 2000: 5430

Livello di interesse: NON PRIORITARIO

Si tratta, in senso stretto, secondo il Manuale di Interpretazione degli Habitat dell'UE, di

cenosi descritte per l'area mediterranea di Creta con Euphorbia acanthothamnos e

Verbascum spinosum, non presenti in Sardegna. Solo per gli ambiti costieri dell'Isola sono

considerate alcune formazioni a Sarcopoterium spinosum di Capo S. Elia (Cagliari), a

Genista acanthoclada (Sardegna nord occidentale) e a Genista corsica o G. morisii nei

settori costieri meridionali.

Nel SIC tali formazioni, pur in presenza delle specie all'interno dell'area, non costituiscono

fisionomie assimilabili delle definizione e descrizione del Manuale. Pertanto si può affermare

che questo habitat non è presente.

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3.2.5 Aggiornamento del "Formulario Natura 2000"

Aggiornamento degli habitat di interesse comunitario

Il presente studio per il Piano di Gestione, apporta nuovi dati alla caratterizzazione ecologica

del SIC "Foresta di Monte Arcosu" (ITB041105), includendo informazioni sulla copertura

relativa di ciascun habitat di interesse comunitario e sulla presenza eventuale di altri habitat

e specie che vanno ad aggiornare il corrispondente Formulario Natura 2000. Tali dati sono

stati ricavati attraverso campionamenti ed osservazioni dirette effettuate in loco e attraverso

informazioni bibliografiche.

L’aggiornamento del Formulario Natura 2000 costituisce un valore aggiunto al Piano. I dati

aggiornati dovranno essere trasmessi al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,

il quale provvederà a fornirli all’organo competente della Comunità Europea responsabile

della approvazione delle liste di SIC/ZPS.

La cartografia allegata alla presente relazione (vedi “Carta degli Habitat”) indica gli habitat di

cui è stata accertata la presenza e le tipologie di copertura del suolo corrispondenti cui

l’habitat è incluso o totalmente coincidente.

Pertanto si propone di modificare il formulario Natura 2000 e la tabella relativa agli habitat di

interesse comunitario presenti nel SIC aggiornandola con i seguenti dati:

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Codice

Habitat Nome Habitat

Copertura

% nel sito

Rappre-

sentatività

Superficie

relativa

Grado di

conservazione

Valutazione

globale

9340 Foreste di Quercus ilex e

Quercus rotundifolia. 40 A A A A

*6220

Percorsi substeppici di

graminacee e piante annue

dei Thero-Brachypodietea

18 A A A A

5330 Arbusteti termo-mediterranei

e pre-steppici 13 B B B B

5210 Matorral arborescenti di

Juniperus spp. 15 A B A A

*91E0

Foreste alluvionali di Alnus

glutinosa e Fraxinus excelsior

(Alno-Padion, Alnion incanae,

Salicion albae)

2 (Habitat non pertinente con quelli presenti)

9330 Foreste di Quercus suber 3 B B A B

9320 Foreste di Olea e Ceratonia 2 B C B B

92D0

Gallerie e forteti ripari

meridionali (Nerio-

Tamaricetea e Securinegion

tinctoriae)

2 B C B B

92A0 Foreste a galleria di Salix

alba e Populus alba 2 B C B B

*9580 Boschi mediterranei di Taxus

baccata. 1 A C A B

9308 Foreste di Ilex aquifolium 1 A B A A

5430 Phrygane endemiche

dell'Euphorbio-Verbascion

non

presente - - - -

*5230 Matorral arborescenti di

Laurus nobilis 1 B B B B

La tipologia degli habitat presenti e i dati di valutazione sul loro stato di conservazione

derivano da un esame delle loro caratteristiche attuali. La valutazione della copertura

percentuale di ciascun habitat all’interno del sito è stata effettuata tramite analisi GIS.

Nei paragrafi precedenti, è stata fornita una descrizione dettagliata di ciascun habitat e sono

stati chiariti i motivi delle modifiche effettuate sulla lista degli habitat di interesse comunitario

presenti nel sito.

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Inserimento di altri habitat meritevoli di tutela

Relativamente agli habitats si segnala la presenza di numerose formazioni vegetali di pregio,

anche endemiche, alcune delle quali particolarmente rare e di notevole interesse

fitogeografico.

Oltre a quanto affermato per le formazioni ripariali endemiche ad Alnus glutinosa, anche le

cenosi sotto elencate andrebbero inserite o considerate come quelle elencate nell’allegato II

della Direttiva Habitat. Relativamente al Sulcis, e al SIC in oggetto, mancano o non sono

considerati prioritari i seguenti:

I boschi climacici a:

• Acer monspessulanum L.

• Olea europaea L. var. sylvestris Brot.

I boschi edafoigrofili a:

• Fraxinus oxycarpa Willd.

• Salix arrigonii Brullo

I boschi edafoxerofili a:

• Juniperus oxycedrus L. subsp. oxycedrus

• Quercus calliprinos Webb

Le macchie seriali a:

• Buxus balearica Lam.

• Rhamnus oleoides L.

• Genista valsecchiae Brullo et De Marco

• Bupleurum fruticosum L.

• Genista corsica (Loisel.) DC.

Le formazioni camefitiche ed emicriptofitiche a:

• Crucianella maritima L.

• Asteriscus maritimus (L.) Less.

• Teucrium marum L.

• Rumex scutatus L. subsp. glaucescens Guss.

• Euphorbia cupanii Guss. ex Bertol.

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• Santolina insularis (Gennari ex Fiori) Arrigoni

• Limonium sp.pl.

• Seseli bocconii Guss. subsp. praecox Gamisan

• Soleirolia soleirolii (Requien) Dandy

• Armeria sulcitana Arrigoni

• Helichrysum montelinasanum E. Schmid

• Dianthus mossanus Bacchetta et Brullo

• Linaria arcusangeli Atzei et Camarda

Inserimento di specie vegetali di interesse comunitario e di altre specie meritevoli di

tutela

Per quanto riguarda le specie vegetali di interesse comunitario, il formulario Natura 2000 non

indica alcuna specie.

Nel corso dei sopralluoghi e dei rilievi effettuati è emersa la presenza nel sito di specie

inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, in particolare di Brassica insularis Moris, specie

non prioritaria. La scheda necessita pertanto di un aggiornamento per quanto attiene alle

specie vegetali della Direttiva.

Si segnala inoltre la presenza di numerose specie endemiche, di seguito elencate, alcune

delle quali particolarmente rare e vulnerabili, come ad esempio Soleirolia soleirolii (Req.)

Dandy, Armeria sulcitana Arrigoni, Helichrysum montelinasanum Em. Schmid.

Pertanto, si propone di aggiornare il Formulario Natura 2000 e di modificare la tabella

relativa alle specie vegetali di interesse comunitario presenti nel SIC come di seguito

elencato.

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

- 91 -

Specie inserite nell'All. II della direttiva 43/92/CEE

Brassica insularis Moris

Linaria flava (Poiret) Desf. ssp. sardoa (Sommier) A. Terracc.

Rouya polygama (Desf.) Coincy

Altre specie endemiche di importanza conservazionistica

Anchusa formosa Selvi, Bigazzi et Bacch.

Aristolochia navicularis Nardi

Armeria sulcitana Arrigoni

Astragalus terraccianoi Vals.

Bellium crassifolium Moris

Borago pygmaea (DC.) Chater et Greuter

Delphinium longipes Moris

Dianthus mossanus Bacch. et Brullo

Dianthus sardous Bacch., Brullo, Casti et Giusso

Echium anchusoides Bacch., Brullo et Selvi

Ferula arrigonii Bocchieri

Genista bocchierii Bacch., Brullo et Feoli

Genista ferox Poir.

Genista insularis Bacch., Brullo et Feoli ssp. insularis

Genista valsecchiae Brullo et De Marco

Helichrysum montelinasanum Em. Schmid

Hyoseris taurina (Pamp.) Martinoli

Hypochaeris sardoa Bacch., Brullo et Terrasi

Isoëtes velata A. Braun ssp. tegulensis (Gennari) Batt. et Trab.

Lavatera triloba L. ssp. pallescens (Moris) Nyman var. minoricensis (Camb.) O. Bòlos et Vigo

Orchis mascula (L.) L. ssp. ichnusae Corrias

Orchis x penzigiana Camus ssp. sardoa Scrugli et Grasso

Ophrys x domus-maria Grasso

Ophrys normanii J.J. Wood

Paeonia corsica Sieber ex Tausch

Salix arrigonii Brullo

Silene martinolii Bocchieri et Mulas

Soleirolia soleirolii (Req.) Dandy

Spiranthes aestivalis (Poir.) Rich.

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- 92 -

Stachys corsica Pers. var. micrantha Bertol.

Teucrium subspinosum Pourr. ex Willd. ssp. subspinosum

Verbascum plantagineum Moris

Viola corsica Nym. ssp. limbarae Merxm. et Lippert

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- 93 -

3.3 Fauna

I diversi biotopi presenti nel territorio del pSIC, caratterizzato da garighe montane, praterie

montane alberate, pascoli di pianura, coltivazioni agricole, seminativi, ambienti boschivi e

zone umide quali laghetti, e corsi d’acqua anche a regime stagionale, offrono occasione di

rifugio, sosta e alimentazione per la fauna e l’avifauna.

Le informazioni riguardanti le specie faunistiche presenti in letteratura sono piuttosto esigue

e frammentarie e non consentono una trattazione completa ed esaustiva dell’argomento. Da

qui la necessità di eseguire monitoraggi delle diverse componenti faunistiche.

Dai pochi dati analizzati si è rilevata la presenza, di diverse specie faunistiche appartenenti

ai phylum di Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi.

3.3.1 Specie faunistiche inserite nel Formulario “Natura 2000”

Di seguito si riportano gli elenchi delle specie sottoposte a misure speciali di conservazione

così come specificato all’Articolo 4 della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e delle specie di

interesse comunitario come specificato all’articolo 1 della Direttiva “Habitat”92/43/CEE

Tabella 1 Uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO

MIGRATORIA

COD. NOME RE

SID

EN

TE

Nid

ifica

zion

e/rip

rodu

zi

one

Sve

rnam

en

to

Tap

pa

Pop

olaz

ione

Con

serv

azio

ne

Isol

amen

to

Glo

bale

A400 Accipiter gentilis

arrigonii 2-4 B B B A

A111 Alectoris barbara P C B B B

A091 Aquila chrysaetos 1-2 D

A224 Caprimulgus

europaeus P D

A103 Falco peregrinus 1-3 D

A338 Lanius collurio P D

A301 Sylvia sarda P D

A302 Sylvia undata P D

A072 Pernis apivorus P C B C B

A081 Circus aeruginosus P C C C C

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- 94 -

Tabella 2 Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

POPOLAZIONE VALUTAZIONE

SITO

MIGRATORIA

COD. NOME RE

SID

EN

TE

Nid

ifica

zion

e/

ripro

duzi

one

Sve

rnam

ento

Tap

pa

Pop

olaz

ione

Con

serv

azio

ne

Isol

amen

to

Glo

bale

A207 Columba oenas P D

A208 Columba palumbus P D

A155 Scolopax rusticola P D

A210 Streptopelia turtur P D

A286 Turdus iliacus P D

A283 Turdus merula P D

Tabella 3 Mammiferi elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

POPOLAZIONE VALUTAZIONE

SITO

MIGRATORIA

COD. NOME RE

SID

EN

TE

Nid

ifica

zion

e/

ripro

duzi

one

Sve

rnam

ento

Tap

pa

Pop

olaz

ione

Con

serv

azio

ne

Isol

amen

to

Glo

bale

1367 Cervus elaphus

corsicanus P A B A B

Tabella 4 Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

POPOLAZIONE VALUTAZIONE

SITO

MIGRATORIA

COD. NOME RE

SID

EN

TE

Nid

ifica

zion

e

/rip

rodu

zion

e

Sve

rnam

ento

Tap

pa

Pop

olaz

ione

Con

serv

azio

ne

Isol

amen

to

Glo

bale

1180 Speleomantes genei P A C A C

1190 Discoglossus sardus P C B B C

1220 Emys orbicularis P C B B B

1218 Testudo marginata P B C B C

1217 Testudo hermanni P C B B B

1219 Testudo graeca P C B A B

LEGENDA:

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- 95 -

POPOLAZIONE

Residenza La specie si trova nel sito tutto l'anno

Nidificazione/riproduzione La specie utilizza il sito per nidificare ed allevare i piccoli

Tappa La specie utilizza il sito in fase di migrazione o di muta, al di fuori dei luoghi di

nidificazione

Svernamento La specie utilizza il sito durante l'inverno.

P presenza della specie senza indicazioni sulla sua consistenza

1-3, 1-2, 2-4 consistenza della popolazione

VALUTAZIONE SITO

POPOLAZIONE CONSERVAZIONE ISOLAMENTO VALUTAZIONE

GLOBALE

A 100%> = p>15% eccellente Popolazione in gran parte isolata Valore eccellente

B 15%> = p>2% buona Popolazione non isolata, ma ai margini

dell’area di distribuzione Valore buono

C 2%> = p>0% media o limitata Popolazione non isolata all’interno di una

vasta fascia di distribuzione Valore significativo

D Popolazione non

significativa

Tabella 5 Altre specie importanti di Flora e Fauna

GRU

PPO NOME POPOLAZIONE MOTIVAZIONE

A Bufo Viridis P C

A Euproctus

platycephalus P C

A Hyla Sarda P C

LEGENDA

GRUPPO V= Vegetali I= Invertebrati P= Pesci R= Rettili A= Anfibi U=Uccelli M= Mammiferi

MOTIVAZIONE A.= Elenco del libro rosso nazionale B.= Specie endemiche C.= Convenzioni internazionali (incluse quella di Berna, quella di Bonn e quella sulla biodiversità) D.= Altri motivi.

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- 96 -

Tabella 6 Struttura delle Categorie IUCN

EX Estinto Un taxon è estinto quando non vi è alcun dubbio che l'ultimo

individuo sia morto.

EW Estinto in natura

Un taxon è estinto allo stato selvatico quando si sa che

sopravvive soltanto in cattività o come popolazione (o

popolazioni) naturalizzata/e ben al di fuori della sua

distribuzione storica. Un taxon si presume estinto allo stato

selvatico quando accurate indagini effettuate nell'habitat

conosciuto e/o presunto, in tempi appropriati (giornaliero,

stagionale, annuale), attraverso il suo areale storico non

hanno fatto registrare neanche un solo individuo. Le indagini

dovrebbero essere adatte al ciclo di vita di un taxon e alle sue

diverse forme.

CR In Pericolo Critico

Un taxon è in pericolo critico quando si trova ad un rischio di

estinzione allo stato selvatico estremamente elevato

nell'immediato futuro.

EN In Pericolo

Un taxon è in pericolo quando non è in pericolo critico ma si

trova ad un rischio di estinzione allo stato selvatico molto alto

in un prossimo futuro.

VU Vulnerabile

Un taxon è vulnerabile quando non è in pericolo critico o in

pericolo ma si trova a rischio estinzione allo stato selvatico nel

futuro a medio termine.

DD Carenza di informazioni

Un taxon è classificato come carente di informazioni quando

non esistono informazioni per fare una diretta o indiretta

valutazione del suo rischio di estinzione basandosi sulla sua

e/o sullo status delle popolazioni. Un taxon in questa categoria

può essere studiato biologia può essere ben conosciuta, ma

mancano dati adeguati sull'abbondanza distribuzione. Questa

categoria non è perciò una categoria di minaccia o a più basso

rischio.

NE Non Valutato lo è un taxon che non è ancora stato assegnato a nessuna

categoria.

LR A più basso rischio Un taxon è a più basso rischio quando è stato valutato, non

soddisfa nessuna delle categorie pericolo critico, in pericolo o

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- 97 -

vulnerabile. I taxa inclusi nella categoria a più basso rischio

sono classificati in 3 sotto categorie:

1. (cd) Dipendente da azioni di Conservazione.

I taxa centro di un continuo programma di

conservazione specifico sul taxon o questione, la

cui cessazione risulterebbe per il taxon la qualifica

in una delle minaccia di cui sopra per un periodo di

cinque anni.

2. (nt) Prossimo alla minaccia.

I taxa che non si qualificano come azioni di

conservazione, ma che sono vicini alla qualifica di

vulnerabile.

3. (lc) Minima preoccupazione

I taxa che non si qualificano come azioni di

conservazione o come prossimi alla minaccia.

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- 98 -

3.3.2 Schede descrittive delle specie faunistiche presenti nel formulario

Natura 2000

Di seguito sono illustrate le specie faunistiche presenti nel formulario con l’ausilio di schede che

riportano per ciascuna di esse:

Classificazione sistematica Indica l’appartenenza della specie alla famiglia, l’ordine

e sottordine.

Habitat e abitudini Indica il luogo e l’ambiente in cui la specie vive e le

informazioni relative al suo ciclo vitale.

Fattori di minaccia Indica le pressioni a cui la specie è sottoposta nel

territorio del pSIC

Normativa di riferimento per la

tutela e conservazione .

Indica le leggi che ne prevedono la tutela a livello

Comunitario, Nazionale e Regionale

Status di conservazione Indica lo stato in cui si trova la specie indicato dalla

IUCN e da osservazioni a valenza regionale e locale

Misure di conservazione

idonee o auspicabili

Indicano la necessità di conservare e salguardare

attraverso delle misure specifiche per le specie animali,

vegetali e i loro habitat.

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- 99 -

Uccelli migratori abituali elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE:

ACCIPITER GENTILIS ARRIGONII (Kleinschmidt, 1903)

Astore sardo Famiglia: Accipitridae Ordine: Falconiformes Sottordine: Accipitres Habitate e abitudini : L’Astore nidifica essenzialmente nei tratti più maturi di boschi di latifoglie, conifere o

misti, senza predilezione particolare per il tipo di essenza. Tali porzioni di bosco d’alto fusto possono essere

di dimensioni estremamente limitate (circa 1 ha), ed all’interno di ampie distese di ceduo giovane. In zone

forestali particolarmente frammentate, la specie può nidificare all’interno di boschi di ridotta estensione.

Il nido si trova spesso su alberi posti di un corridoio naturale od artificiale (ad es. un sentiero) che ne facilita

l’accesso dall’interno del bosco, su di una porzione di pendio meno acclive di quella generale del versante

Fattori di minaccia: La specie non viene considerata come minacciata a livello europeo. Attualmente, il

maggior problema riguardante questa specie è rappresentato dai tagli forestali. Sebbene l’Astore sia

estremamente fedele al sito di nidificazione, che in genere viene abbandonato solo quando i tagli ne

alterano la struttura originale di più del 30%, le pratiche forestali durante la deposizione e la cova sono la

causa della maggior parte delle riproduzioni fallite. Inoltre, i tagli di ampie distese di foresta d’alto fusto

possono avere il duplice effetto negativo di ridurre la disponibilità di siti idonei alla riproduzione e la densità

di prede disponibili. Pertanto, la conservazione della specie in Italia è essenzialmente legata alla politica di

gestione forestale.

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;

L.R.23/98.

Stato di conservazione:

Specie rara a livello regionale, nazionale ed europeo. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio

- minima preoccupazione (LC).

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- 100 -

Misure di conservazione idonee o auspicabili :

A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di

escursionismo

C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i

mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di

controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni

sportive già autorizzate

E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di

rapaci e grandi uccelli

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- 101 -

ALECTORIS BARBARA (Bonnaterre, 1790)

Pernice sarda

Famiglia: Phasianidae

Sottofamiglia: Perdicinae

Ordine: Galliformes

Sottordine: Phasiani

Habitat e abitudini: La Pernice sarda occupa gli ambienti più diversi dalla pianura alla montagna, ad

eccezione delle zone paludose e degli estesi boschi. Manifesta comunque una preferenza per le zone

collinari caratterizzate dalla presenza di macchia mediterranea e gariga, intercalate da campi coltivati e

affioramento di rocce e pietre; in corrispondenza dei principali massicci montuosi frequenta anche ambienti

prevalentemente rocciosi.

Fattori di minaccia: Per quanto ancora ben diffusa, la popolazione sarda appare infatti in declino

pressoché in tutta l’Isola a causa sia di un’attività venatoria non ispirata a corretti criteri di programmazione

del prelievo sia al bracconaggio. Seppure in minor misura, incidono negativamente pure gli incendi e

l’impiego di sostanze tossiche in agricoltura. Come nel caso degli altri Galliformi di interesse venatorio, per

far fronte al declino delle popolazioni si è ricorso al ripopolamento con individui allevati in cattività, ma

spesso con scarsi risultati. Un’efficace azione di conservazione non può prescindere da un lato dalla

limitazione della pressione venatoria con prelievi commisurati all’incremento annuo, dall’altro da interventi di

reintroduzione tecnicamente corretti al fine di raggiungere densità ottimali in tutto l’areale.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC) mentre nello studio

“Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con distribuzione più

ampia dell’Europa”

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree

agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

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AQUILA CHRYSAETOS (Linnaeus, 1758)

Aquila reale Famiglia: Accipitridae Ordine: Falconiformes Sottordine: Accipitres Habitat e abitudini : In Italia frequenta gli ambienti montuosi dell’orizzonte alpino e subalpino, le zone

montane, collinari, o localmente di pianura, nei settori alpini, appenninici e insulari. Rapace legato agli

ambienti a vegetazione aperta o semi-aperta, purché ad elevata disponibilità di prede vive durante il periodo

riproduttivo (in ordine d’importanza: mammiferi, uccelli e rettili), e di carcasse di pecore e ungulati nella fase

invernale pre-riproduttiva. Costruisce il nido su pareti rocciose, purché indisturbate e con nicchie

sufficientemente grandi da riparare il nido da eventi meteorologici avversi (precipitazioni o eccessiva

insolazione). A volte nidifica su albero. Nidifica dai 180 m. s.l.m.

Fattori di minaccia: Fattori limitanti il successo riproduttivo sono il disturbo diretto ai nidi e le alterazioni

ambientali legate all’antropizzazione del territorio. L’abbandono della montagna e il conseguente

rimboschimento naturale di ambienti a struttura aperta (prati, pascoli e incolti) potrebbero limitarne l’attuale

ripresa numerica. I casi di bracconaggio sono progressivamente diminuiti, anche se permangono come

causa di morte più o meno occasionale in tutte le regioni dell’areale

Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione

(LC). È’ indicata come “vulnerabile” nel Libro Rosso dei Vertebrati per l’Italia

Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con

distribuzione più ampia dell’Europa

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;

L 157/92 All. I

L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna ornitica,

onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.

C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di escursionismo

C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i mezzi

agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di controllo, di

sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni sportive già

autorizzate

E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili appartenenti

alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di

rapaci e grandi uccelli

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CAPRIMULGUS EUROPAEUS MERIDIONALIS (Hartert, 1896)

Succiacapre

Famiglia: Caprimulgidae

Sottofamiglia: Caprimulginae

Ordine: Caprimulgiformes

Habitat e abitudini : Presente soprattutto sui versanti collinari soleggiati e asciutti tra i 200 e i 1.000 m

s.l.m., la specie frequenta gli ambienti boschivi (sia di latifoglie che di conifere) aperti, luminosi, ricchi di

sottobosco e tendenzialmente cespugliosi, intervallati da radure e confinanti con coltivi, prati, incolti e strade

rurali non asfaltate. La presenza di alberi isolati di media altezza, utilizzati per il riposo diurno e per i voli di

caccia e corteggiamento, sembra favorirne l’insediamento.

Fattori di minaccia: Le popolazioni centro e sud-europee sono in lento ma generalizzato declino a partire

dagli anni ’50 del XX secolo, a causa soprattutto dell’uso massiccio di pesticidi, del traffico stradale, disturbo

dei siti riproduttivi e perdita/diminuzione degli habitat idonei.

Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione

(LC).

Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con

distribuzione più ampia dell’Europa

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione: Normativa di riferimento per la tutela e la

conservazione: Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. I;

Direttiva CEE (79/409/CEE) all.I;

L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree

agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

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FALCO PEREGRINUS (Tunstall, 1771)

Falco pellegrino

Famiglia: Falconidae Ordine: Falconiformes Sottordine: Falcones Habitat e abitudini: Habitat ed ecologia: Frequenta scogliere, montagne, colline, ambienti aperti con

emergenze rocciose. Ornitofago, più del 90% della sua alimentazione è rappresentata da uccelli le cui

dimensioni vanno da quelle di un passero a quelle di un’anatra. Raramente si ciba di piccoli mammiferi e

insetti. La caccia è eseguita sia in volo esplorativo che in agguato. Si lancia sulla preda in volo, con velocità

che possono toccare i 200 km/h. Domina dall’alto il paesaggio, pronto ad individuare con la sua vista acuta

la vittima. Nidifica prevalentemente sulle rocce scoscese e spesso sui nidi abbandonati da altri rapaci. Il

nido è costruito generalmente in posizioni strategiche che gli permettono un’ottima visione del territorio

circostante. Depone, tra la fine di febbraio e l’inizio di aprile, dalle 2 alle 4 uova (1-5). La cova è portata

avanti sia dal maschio che dalla femmina e la coppia rimane unita per la vita.

Fattori di minaccia: Il bracconaggio o la sottrazione di uova e giovani dai nidi, anche se in misura minore

rispetto al passato.

Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione

(LC). Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con

distribuzione più ampia dell’Europa

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;

L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili:

A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.

C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di

escursionismo

C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i

mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di

controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni

sportive già autorizzate

E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di

rapaci e grandi uccelli

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

- 105 -

LANIUS COLLURIO (Linnaeus 1758)

Averla piccola

Famiglia: Laniidae

Ordine: Passeriformes

Habitat e abitudini: L’Averla piccola è ampiamente diffusa come nidificante in tutta la regione paleartica,

abita tutta l’Europa. In Italia è localizzata solamente nell’estremo sud. Indispensabile e appare la presenza

di posatoi naturali o artificiali utilizzati per gli appostamenti di caccia. Vive nei cespugli, dove nidifica, nelle

siepi e nelle macchie boscose E’ anche presente, a basse densità, in rimboschimenti giovani di pini o

betulle ed in torbiere con abbondanza di cespugli. Quando caccia, si posiziona in luoghi che gli permettono

un'ampia visuale, come le staccionate. Catturano le prede secondo diverse modalità: calano rapidamente

sugli scarafaggi e altri invertebrati che si trovano sul terreno, ma inseguono anche gli insetti in volo.

Predano anche piccoli uccelli, mammiferi, lucertole e rane, che vengono uccise con dei colpi di becco alla

nuca. Spesso infilza le sue prede sulle spine.

Fattori di minaccia:

Taglio di siepi e diminuzione dei terreni incolti, utilizzo di pesticidi che riducono la disponibilità di prede.

Stato di conservazione :

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All. I.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree

agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

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- 106 -

SYLVIA SARDA (Temminck 1820)

Magnanina sarda

Ordine: Passeriformes

Famiglia: Sylviidae

Habitat e abitudini: Si riproduce sui pendii collinari aridi con brughiere e boscaglie basse, di solito vicino al

mare. E’ particolarmente legata a zone di macchia mediterranea, a volte degradata, con vegetazione che

non supera i 60-100 cm di altezza. Abita anche in garighe con Erica, Chamaerops (palma nana) e

graminacee. Solitamente staziona sui cespugli ad altezze inferiori a specie quali Occhiocotto (Sylvia

melanocephala), Magnanina (Sylvia undata) e Saltimpalo (Saxicola Torquata), che sono potenziali

competitrici. Questo Silvide si riproduce solo in Europa, dove è confinato nelle isole Baleari (Spagna),

Corsica (Francia) e Sardegna (Italia). La sua distribuzione in Italia è limitata alla Sardegna e alle sue isole

più estese, all’isola d’Elba, a Capraia e Pantelleria.

Fattori di minaccia : Taglio di siepi e diminuzione della macchia mediterranea, Utilizzo di insetticidi ad

ampio in agricoltura

Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione

(LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All.I.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

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- 107 -

SYLVIA UNDATA (Boddaert 1783)

Magnanina

Famiglia: Sylviidae

Ordine: Passeriformes

Habitat e abitudini: La specie ha quale habitat preferenziale la macchia mediterranea, ginestreti, boschi

all'aperto e basse leccete, comunque sempre rivolte a mezzogiorno. Insettivoro, cambia regime alimentare

in autunno, cibandosi prevalentemente di bacche e frutta. La stagione riproduttiva inizia da fine aprile a fine

giugno con covata doppia,

Fattori di minaccia:

Taglio di siepi e diminuzione della macchia mediterranea, Utilizzo di insetticidi ad ampio in agricoltura

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva CEE (79/409/CEE) all.I.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare

disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna

ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

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- 108 -

PERNIS APIVORUS (Linnaeus 1758)

Falco pecchiaiolo

Famiglia: Accipitride

Ordine: Falconiformes

Sottordine: Accipitres

Habitat e abitudini: Rapace tipico di zone boscate, occupa varie tipologie forestali, in genere fustaie di

latifoglie, di conifere o miste di conifere e latifoglie, ma anche cedui matricinati, invecchiati o in fase di

conversione a fustaia. Probabile preferenza per fustaie di latifoglie della fascia del castagno e del faggio.

Caccia le prede preferite (nidi di Imenotteri sociali, ma anche Rettili, Uccelli, Anfibi e micromammiferi) sia in

foreste a struttura preferibilmente aperta, sia lungo il margine ecotonale tra il bosco e le zone aperte

circostanti, sia in radure, tagliate, incolti, praterie alpine e altri ambienti aperti nei pressi delle formazioni

forestali in cui nidifica. I nidi sono sempre posti su alberi, in genere maturi, dal piano basale fino ad altitudini

di 1.800 m. Capace di nidificare in pianura in zone a bassa copertura boschiva e alta frammentazione

forestale. È Specie migratrice regolare e nidificante. Gli individui in transito attraverso l’Italia provengono

soprattutto dalla penisola scandinava e dall’Europa centro-orientale. Le popolazioni italiane sono migratrici,

con areale di svernamento sconosciuto.

Fattori di minaccia:

Il bracconaggio e la persecuzione durante le migrazioni, il taglio dei boschi d'alto fusto.

Stato di conservazione: In Italia è regolarmente distribuito sulle Alpi, con maggiori densità in ambito

prealpino. Molto localizzato in Pianura Padana, regolarmente diffuso nell’Appennino tosco-emiliano, diviene

più localizzato in Italia centro-meridionale.

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All.I;

L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce ecotonali

F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di

rapaci e grandi uccelli

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- 109 -

CIRCUS AERUGINOSUS (Linnaeus, 1758)*

Falco di palude*

Famiglia: Accipitride

Ordine: Falconiformes

Sottordine: Accipitres

Habitat e abitudini: Specie migratrice nidificante e stanziale, migratrice e svernante regolare. La specie è

tipica frequentatrice di zone umide estese ed aperte, con densa copertura di vegetazione emersa, come

canneti, tifeti o altri strati erbacei alti. Preferisce acque lentiche, dolci o salmastre. Si trova anche nei laghi,

lungo fiumi dal corso lento, e in altri corpi idrici con acque aperte, purché circondate da canneti. Evita invece le

aree forestate. Al di fuori del periodo riproduttivo, si trova anche in saline e campi di cereali situati vicino agli

habitat più tipici, dove i falchi di palude si riuniscono al tramonto in dormitorio. In migrazione è stato osservato

su montagne e foreste.

Fattori di minaccia : Dopo un lungo periodo di persecuzione e il bando dei pesticidi clororganici, la specie ha

ora un favorevole status di conservazione in Europa (non-SPEC). Le popolazioni settentrionali, che da sole

costituiscono oltre il 90% della popolazione europea, hanno mostrato un generale incremento dagli anni ’80 del

XX secolo, mentre gli andamenti delle popolazioni meridionali non sono chiari. Le maggiori minacce

provengono probabilmente dalle operazioni di bonifica e dagli abbattimenti illegali.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;

Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;

L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

Dati non disponibili.

* Nonostante la presenza della specie sia indicata nel formulario Natura 2000 essa appare piuttosto

improbabile viste le esigenze ecologiche il suo areale di distribuzione e il suo habitat naturale

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- 110 -

10.2.3 Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva

79/409/CEE

COLUMBA OENAS (Linnaeus, 1758)

Colombella

Famiglia: Columbidae

Ordine: Columbiformes

Habitat e abitudini: Specie legata alle estensioni boschive mature, anche per la necessità di alberi cavi dove

nidificare. L’ambiente ideale sembra quello di ecotone tra boschi (o filari di alberi) e zone cerealicole, dove è

possibile accedere facilmente al cibo. Dove questo è abbondante l’habitat di nidificazione può essere

costituito anche da anfratti rocciosi, manufatti e rovine, mentre le colombelle sembrano evitare formazioni

boschive pur adatte alla nidificazione quando queste non sono in facile o diretto contatto con aree agrarie di

alimentazione. in Italia è di passo regolare, nelle isole e lungo litorali boscosi.

Fattori di minaccia: I principali fattori che limitano le dimensioni delle popolazioni sono rappresentati dalla

disponibilità di tronchi cavi e di adatte fonti di cibo. Un’agricoltura intensiva, con uso di diserbanti, può

limitare la disponibilità trofica, così come le moderne tecniche forestali possono creare condizioni non

adatte alla nidificazione.

Stato di conservazione:

nessun dato disponibile

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna, All. III;

DIR. CEE 409/79, All. II/2.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

Dati non disponibili.

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- 111 -

COLUMBA PALUMBUS (Linnaeus, 1758)

Colombaccio

Famiglia: Columbidae

Ordine: Columbiformes

Habitat e d abitudini: Vive gregario dall'autunno alla primavera e talvolta pure d'estate e non di rado si

associa ai piccioni domesti-ci e alle Colombelle. Possiede un volo diritto e veloce con rapidi battiti d'ala.

Arboricolo, si posa sul terreno alla ricerca del cibo e cammina tenendo il corpo orizzontale e dondolando la

testa. L’alimentazione è a base di graminacee, bacche, ghiande, leguminose e talvolta piccoli invertebrati.

Frequenta boschi dl quercia, leccio, faggio, foreste con radure e zone coltivate, pinete e macchia litoranea;

è presente anche nei parchi delle città.

Fattori di minaccia: La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa. Il Colombaccio è

tuttavia soggetto ad importante prelievo venatorio specialmente a carico della popolazione nidificante, con

l’apertura precoce della caccia in estate. Decrementi importanti nei nidificanti sono stati registrati in

concomitanza con fattori climatici o in caso di forti cambiamenti nell’estensione delle colture cerealicole.

Stato di conservazione:

Il contingente nidificante si presenta localmente abbondante e spesso con trend popolazionistici positivi.

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

DIR. CEE 409/79 All. II/1 e All. III/1.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

Dati non disponibili.

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- 112 -

SCOLOPAX RUSTICOLA (Linnaeus, 1758)

Beccaccia

Famiglia: Scolopacidae

Sottofamiglia: Scolopacinae

Ordine: Charadriiformes

Habitat e abitudini: Migratore, svernante, localmente nidificante. I soggetti migratori raggiungono l’Italia

settentrionale soprattutto a partire dalla seconda metà di ottobre, mentre più a Sud gli arrivi risultano

posticipati di 10-15 giorni; arrivi più tardivi nel corso dell’inverno sembrano essere correlati al

peggioramento delle condizioni climatiche nelle aree di svernamento poste alle latitudini maggiori. Si

riproduce in foreste miste di latifoglie, anche in consociazione con conifere, purché caratterizzate dalla

presenza di sottobosco, di piccole radure e di suoli ricchi di lettiera, in grado di ospitare abbondanti quantità

di lombrichi ed altri invertebrati. In inverno frequenta essenzialmente aree dove vi sia un’alternanza di

boschi, importanti quali luoghi di riparo durante il giorno, e di aree aperte, soprattutto pascoli e colture

estensive, utilizzate durante la notte quali luoghi di alimentazione. Le zone di svernamento preferenziali

sono ubicate in fasce climatiche temperate dove il terreno permane libero dal ghiaccio.

Fattori di minaccia: Il cattivo status di conservazione (SPEC 3: vulnerabile) sembra legata ad un prelievo

venatorio troppo intenso.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna All. III; DIR. CEE 409/79 All. II/1 e All. III/2.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi di

svernamento per le specie sensibili.

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- 113 -

STREPTOPELIA TURTUR (Linnaeus, 1758)

Tortora

Famiglia: Columbidae

Ordine: Columbiformes

Habitat e abitudini : Frequenta zone alberate e cespugliate, boschi intramezzati da aree coltivate, pareti e

grandi giardini. boschetti, ecc., sia in pianura che in montagna fino a 500-1.000 m di quota, ben nota è la

preferenza per aree calde, soleggiate con possibilità di abbeverata. Le aree preferite sono q uelle collinari a

vocazione cerealicola con ampie fasce di vegetazione naturale.

Fattori di minaccia: La specie ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa (SPEC 3: in declino).

Le cause del declino generale delle sue popolazioni sono tuttavia da ricercare in fattori plurimi che

coinvolgono la distruzione di habitat favorevoli alla nidificazione, l’uso di erbicidi, la pressione venatoria.

Stato di conservazione:

Specie non sufficientemente conosciuta a livello regionale, vulnerabile a livello nazionale ed europeo. È

inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio

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- 114 -

TURDUS ILIACUS (Linnaeus, 1758)

Tordo sassello

Famiglia: Turdidae

Ordine: Passeriformi

Habitat e abitudini: Frequenta boschi montani e collinari, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli,

zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. In inverno la specie predilige ambienti caratterizzati da

alberature non troppo fitte. Nei periodi particolarmente freddi può frequentare ambienti antropizzati come

giardini o parchi urbani con piante ricche di bacche. Manifesta una notevole capacità di adattamento a

diverse condizioni ecologiche. In Sardegna può essere rinvenuto in diversi tipi d ambienti, dalla macchia ai

boschi aperti, a qualunque quota ma più spesso, almeno durante lo svernamento, nelle zone interne.

Fattori di minaccia::

Lo status di conservazione sembra legata ad un prelievo venatorio troppo intenso.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi di svernamento

per le specie sensibili.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

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- 115 -

TURDUS MERULA (Linnaeus 1758)

Merlo

Famiglia : Turdidae

Ordine: Passeriformes

Habitat e abitudini: Categoria corologica eurasiatico-mediterranea. In italia il merlo è migratore parziale e

compie movimenti altitudinali. Nidifica in tutto il territorio e nelle Isole, ma risulta più scarso nelle aree

centro-orientali della penisola. E’ presente in un’ampia varietà di climi delle regioni subartiche al

Mediterraneo, in numerose tipologie di habitat alberati e boscati. Frequenta ambienti con vegetazione

densa o rada, boschi di conifere e latifoglie, dal livello del mare fino al limite superiore della vegetazione.

Ben adattato anche agli ambienti antropizzati quali parchi, giardini ed aree agricole, ovunque sia presente

un minimo di vegetazione arbustiva adatta alla nidificazione.

Fattori di minaccia:

Riduzione e alterazione degli habitat.

Stato di conservazione:

La specie appare comune ed abbondante. Frequenta svariati tipi di ambienti. Specie il cui status non è

sufficientemente conosciuto. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione

(LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna allegato III; Dir. CEE 79/409 All. II/2

Misure di conservazione idonee o auspicabili

Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio

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- 116 -

10.2.4 Mammiferi elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43CEE

CERVUS ELAPHUS CORSICANUS

Cervo sardo

Ordine: Artiodattili

Famiglia: Cervidi

Habitat e abitudini: Esclusivamente erbivoro, è una specie considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i

“pascolatori”, rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori. Abita le formazioni forestali con

macchia mediterranea con chiarie e radure ma ama frequentare anche spazi aperti principalmente per scopi

alimentari. Come il daino soffre, a differenza invece del muflone, le pendenze eccessive e l’elevata

rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della

macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”). La struttura sociale del cervo è di tipo

matriarcale, il nucleo familiare è costituito da una femmina adulta, il piccolo dell’anno e quello dell’anno

precedente. Spesso sono riunite in branco con i rispettivi piccoli e guidate dalla femmina madre più anziana.

Anche i maschi di età superiore ai due anni formano un branco dominato dal più forte e la cui posizione

gerarchica viene conquistata in seguito al combattimento o alla semplice valutazione a distanza degli

avversari.

Fattori di minaccia: Il Cervo ha subito in Sardegna un fortissimo declino nel trentennio 1955 - 1985 a causa

della caccia, del bracconaggio e della perdita di habitat. Nonostante il successivo incremento numerico,

attualmente gli individui appartengono a popolazioni distanti tra loro, le quali non possono incontrarsi a

causa dell’assenza di corridoi di collegamento tra le foreste isolane.

Stato di conservazione:

Specie vulnerabile a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale. È inserita nella Lista Rossa come in

pericolo non critico (EN) ma si trova ad un rischio di estinzione allo stato selvatico molto alto in un prossimo

futuro.

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna, All. II e All. III;

DIR. CEE 43/92, All. II, all. IV, (*specie prioritaria);

L. 157/92; L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili:

A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree

agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

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A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce cotonali

Norma 2.1 Gestione delle stoppie e dei residui colturali

Norma 4.1 Protezione del pascolo permanente

Norma 4.2 Gestione delle superfici ritirate dalla produzione

C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i

mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di

controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni

sportive già autorizzate

E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di particolari specie

animali.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

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10.2.5 Anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43CEE

SPELEOMANTES GENEI (Temminck & Schlegel 1838)

Geotritone sardo sp

Ordine: Urodeli

Famiglia: Plethodontidi

Habitat ed ecologia: E’ specie che predilige ambienti con elevati tassi di umidità (fino ai 600 m) e che si

ritrova in ambienti cavernicoli, negli anfratti della roccia sulle pareti esposte a Nord o comunque nelle zone

ombrose ed è comune anche nelle miniere abbandonate, sono animali prevalentemente notturni, di giorno

escono dai nascondigli solo con le piogge e i temporali.. E’ possibile trovarli fino ai 1700 m. di altitudine. Si

nutrono principalmente di invertebrati di piccole e medie dimensioni, prevalentemente artropodi. Vivono

solitari ad eccezione del periodo riproduttivo.

E' specie endemica della Sardegna sud occientale (regione del Sulcis-Iglesiente, provincia di Cagliari) con

areale di distribuzione molto limitato che non supera i 600-800 Km2.

Fattori di minaccia:

Mancando dati precisi sulla consistenza delle popolazioni, è difficile valutare gli eventuali pericoli cui la

specie va incontro. Pur abbondante nelle zone dove è presente può soffrire dell’inquinamento atmosferico

(come nell’area di Carbonia) e della raccolta degli esemplari a fini collezionistici.

Stato di conservazione:

Specie rara a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale. Localmente comune è inserita nella Lista

Rossa come vulnerabile (VU).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna, All. II ; Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV, Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

C1. Misure di limitazione del disturbo antropico causato da fruitori in particolari siti e in particolari periodi

dell’anno.

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,

tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e

la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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DISCOGLOSSUS SARDUS (Tschudi 1837)

Discoglosso sardo

Ordine: Anura

Famiglia: Discoglossidae

Habitat ed ecologia: Il discoglosso sardo è diffuso in Sardegna comprese le isole di S.Pietro, Caprera

nell’arcipelago toscano (Isola di Montecristo e Giglio), in Corsica, (compresa l’ isola La vezzi), nelle isole di

Hyères (Port Cros, Ile du Levant - Francia ). L’unica stazione segnalata nella penisola è quella del monte

Argentario, in Toscana. Frequentatore di una grande varietà di ambienti, lo si trova sia in pianura, in

prossimità del mare, sia nelle zone più interne collinari e montuose:in Sardegna la sua presenza è stata

rilevata ad analoghe quote nel massiccio del gennargentu. Ha abitudini spiccatamente acquatiche, i siti di

svernamento sono sempre in prossimità degli ambienti acquatici. La specie è presente in tutte le aree

umide con alcuni individui ma in numero maggiore dove la vegetazione è più ricca.

E’ specie che frequenta una grande varietà di ambienti e che si trova sia in pianura, in prossimità del mare,

sia nelle zone più interne collinari e montuose (fino ai 1700 m). Ha abitudini spiccatamente acquatiche ed i

siti di svernamento sono sempre in prossimità di ambienti acquatici.

Fattori di minaccia: In Sardegna la specie ha subito un significativo declino a causa della riduzione degli

Habitat,

oggi è divenuta rara e con popolazioni sempre più ridotte ad alto rischio di estinzione. In generale il suo

declino è dovuto all’interramento ed alla scomparsa delle pozze, all’introduzione della Trota fario che si

nutre di uova e le larve, nonché alle eccessive captazioni idriche che prosciugano interi tratti di torrente.

Stato di conservazione:

Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto, il cui rischio di estinzione potrebbe comunque essere

reale. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna (legge 503/1981), All. II ; Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV, Legge Regionale 29 luglio 1998,

n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;

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EMYS ORBICULARIS (Linnaeus 1758)

Testuggine d’acqua

Famiglia : Emydidae

Ordine : Testudines

Habitate e abitudini: Predilige acque ferme o a lento corso, preferibilmente quelle ricche di vegetazione,

dalle quali di rado si allontana per attività di termoregolazione e per deporre le uova. In certe annate e in

località particolarmente calde, l’emide può restare sempre attiva e accoppiarsi in ogni mese dell’anno, ma di

regola, quando la temperatura è inferiore a 6-10°C, entra in quiescenza affondandosi nel fango o

interrandosi presso le rive. E’ una specie gregaria, solo gli esemplari anziani tendono ad allontanarsi di

qualche km dal luogo di origine.

Fattori di minaccia:

Deterioramento dell’habitat

Incendi

Agricoltura intensiva

Catture da parte dell’uomo

Competizione con specie esotiche importate

Stato di conservazione:

Inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio ma prossimo alla minaccia e vicina alla qualifica di

vulnerabile (LR/nt).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna, All.

Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;

Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,

tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e

la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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TESTUDO MARGINATA (Schoepff, 1792)

Testudo marginata

Ordine: Testudines

Famiglia: Testudinidae

Habitat e abitudini: Gli habitat della testuggine marginata sono tipicamente mediterranei, compresi nella

zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da un inverni miti con precipitazioni moderate ed estati aride

con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa

della gariga, gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In

Sardegna gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono le

dune sabbiose costiere ricche di vegetazione, le pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di

arbusti mediterranei, le leccete e le sugherete. Si incontrano esemplari in aree destinate all'uso agricolo

quali gli: oliveti, agrumeti e vigneti.

La marginata è un animale a sangue freddo, regola quindi la sua temperatura esponendosi ai raggi del sole

o riparandosene quando le temperature sono troppo alte. All'arrivo dei mesi freddi si cerca un rifugio fra la

vegetazione, magari interrandosi parzialmente, dove rimarrà immobile fino alla Primavera.

In Sardegna è spesso possibile che alcune giornate di Dicembre siano inaspettatamente calde e che le

tartarughe interrompano momentaneamente il loro letargo per esporsi qualche ora ai raggi del sole. Lo

stesso può avvenire nel mese di Febbraio e negli altri periodi dell'anno caratterizzati dall'instabilità delle

temperature e dalla variabilità del tempo

Fattori di minaccia:

Deterioramento dell’habitat

Incendi

Agricoltura intensiva

Catture da parte dell’uomo

Competizione con specie esotiche importate

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna, All;

Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;

Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,

tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e

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la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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TESTUDO HERMANNI (Gmelin 1789)

Testuggine comune

Ordine: Testudines

Famiglia: Testudinidae

Habitat e abitudini: l’Habitat della T. hermanni è il medesimo della T. marginata. È un animale eterotermo e

nelle prime ore della giornata si espone al sole per innalzare la temperatura corporea ed attivare le funzioni

metaboliche. Raggiunta la temperatura corporea necessaria per l'attivazione degli enzimi atti alla digestione

si dedica alla ricerca del cibo. Con temperature atmosferiche superiori ai 27°C diventa apatica e cerc a

refrigerio scavando piccole buche al riparo della vegetazione bassa o riparandosi in piccoli anfratti. Con la

discesa delle temperature si ha la ripresa dell'attività. Le Testudo hermanni sono animali solitari: non vivono

in gruppi, non formano coppie fisse e non forniscono cure parentali

Fattori di minaccia:

Deterioramento dell’habitat

Incendi

Agricoltura intensiva

Catture da parte dell’uomo

Competizione con specie esotiche importate

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio ma prossimo alla minaccia e vicina alla qualifica di

vulnerabile (LR/nt).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna, All

Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;

Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,

tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e

la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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TESTUDO GRAECA (Linnaeus, 1758)

Testuggine greca

Ordine : Testudines

Famiglia : Testudinidae

Habitat e abitudini: Gli habitat della tartaruga greca variano molto a seconda della sottospecie ma in

generale sono tipicamente mediterranei, compresi nella zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da

inverni miti con precipitazioni moderate ed estati secche con temperature elevate. Questa specie trova

rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, fra gli arbusti della macchia

mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. E’ più rara e localizzata rispetto a T.

hermannii. Come le altre testuggini ha abitudini diurne, onnivora ma prevalentemente erbivora. Durante

l’inverno trascorre un periodo di latenza in una buca nel terreno, in prossimità di cespugli e/o arbusti; in

coincidenza di giornate particolarmente calde, può interrompere più volte il letargo.

Fattori di minaccia:

Deterioramento dell’habitat

Incendi

Agricoltura intensiva

Catture da parte dell’uomo

Competizione con specie esotiche importate

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come vulnerabile (VU A1cd).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna, All II;

Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;

Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,

tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e

la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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BUFO VIRIDIS (Laurenti 1768)

Famiglia :Bufonidae

Ordine : Anura

Habitat ed ecologia: E' una specie relativamente termofila ,nonostante lo si possa trovare fino ai 1200 m. di

altitudine, predilige le zone costiere, favoriti anche dal fatto che è eurialino e può riprodursi anche in acque

salmastre; frequenta sia gli ambienti umidi che quelli agricoli e la macchia mediterranea, ove vi siano pozze

e acquitrini o corsi d’acqua; si possono incontrare comunque anche a notevoli distanze dall’acqua. E’ una

specie non spiccatamente notturna, gli individui escono anche durante il giorno, in particolare durante le

piogge. Se maneggiato, il rospo smeraldino emette una secrezione con odore di aglio e/ una secrezione

lattescente e irritante.

Fattori di minaccia: La specie è minacciata dalla perdita dell'habitat dovuta all’utilizzo delle risorse idriche,

dall’uso di diserbanti e pesticidi in agricoltura.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenz. di Berna All. II ; Dir.CEE 43/92 All. IV.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.

F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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EUPROCTUS PLATYCEPHALUS (Gravenhorst, 1829)

Euprotto Sardo

Ordine: Urodela

Famiglia: Salamandridae

Habitat e abitudini: E’ una specie solitaria che vive nei corsi d’acqua permanenti, limpidi con fondo roccioso,

sabbioso o misto, per lo più privi di vegetazione e con deboli correnti. Durante l’inverno va in letargo e nella

stagione più calda va incontro ad una sorta di latenza estiva. In primavera ed in autunno si può trovare sotto

i sassi e i detriti dei torrenti o lungo le sponde. Sia le larve che gli adulti sono predatori e si cibano in

prevalenza della fauna macrobentonica, ma anche di grossi insetti. La specie viene a sua volta predata da

bisce d’acqua e trote fario.

Fattori di minaccia:

Introduzione di specie ittiche alloctone

Prelievi idrici eccessivi dai laghetti collinari e montani

Perdita di habitat

Inquinamento delle acque ed introduzione di competitori.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come specie in pericolo

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna allegato II;

Dir. CEE 43/92 All. IV;

Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta l’area pSIC,

deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere concesse dall’ente gestore.

E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;

F5. Divieto di esercitare ogni altra attività, anche di carattere temporaneo, che comporti alterazioni alla

qualità dell’ambiente naturale, incompatibili con le finalità della conservazione di habitat e specie.

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HYLA SARDA (De Betta 1857)

Raganella Sarda

Famiglia: Hylidae

Ordine: Anura

Habitat e abitudini: E’ specie tipicamente arrampicatrice che predilige spostarsi tra le fronde di alberi e

arbusti e che è in grado di resistere a condizioni di prolungata aridità, anche se è spiccatamente legata

all’ambiente acquatico. Inoltre, essa è in grado di sopportare più elevati tassi di salinità rispetto alle altre

specie di raganelle. E’ specie più comune in pianura ed in collina, anche se talora si rinviene sopra i 1000

m. Durante il periodo riproduttivo la specie colonizza pozze o piccoli invasi d’acqua, preferendo bacini con

abbondante vegetazione. La specie vive in gruppo, in territori definiti e con una struttura gerarchica. E’ una

specie generalmente notturna, gli individui escono di giorno durante e trascorrono le ore più calde della

giornata in luoghi ombreggiati e riparati. La dieta è insettivora negli individui adulti e prevalentemente

detritivora nelle larve.

Fattori di minaccia:

Degrado ambientale

Incendi estivi.

Stato di conservazione:

È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna allegato II;

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Misure di conservazione idonee o auspicabili

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili

appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.

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3.3.3 ALTRE SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO NON PRESENTI

NEL FORMULARIO

Tra le specie di interesse conservazionistico presenti nell’area pSIC si trova la Salmo (trutta)

macrostigma. Essa, pur essendo presente negli elenchi della direttiva 92/43/CEE all’Allegato II

come “Specie animale di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di

conservazione”, non viene citata dal formulario.

La sua presenza è documentata da studi effettuati su tutto il territorio regionale dal Dipartimento di

Biologia Animale ed Ecologia dell’Università degli Studi di Cagliari,che nel periodo 1996/2000,

nell’ambito della definizione della Acque a Salmonidi ed Acque a Ciprinidi, hanno consentito di

individuare i corsi d’acqua in cui si è accertata la presenza di popolazioni di Salmo (trutta)

macrostigma riconducibili al ceppo autoctono sardo. Tra questi è presente il Rio Camboni che

attraversa il pSIC nella zona Nord Ovest.

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SALMO (TRUTTA) MACROSTIGMA (Dumeril 1858)

Trota sarda

Famiglia: Salmonidae

Ordine: Salmoniformes

Habitat e abitudini: Vive nei tratti alti dei corsi d’acqua dolce di sistemi montuosi e collinari in ambienti

caratterizzati da acque fresche, limpide e moderatamente correnti, a temperature normalmente comprese

fra 9 e 21°C. Mostra una discreta valenza ecologica ed una spiccata rusticità che le permettono di

sopravvivere, anche in condizioni non sempre ottimali, nei piccoli corsi d’acqua, a carattere

prevalentemente torrentizio, soggetti a periodi di forte magra o di piena improvvisa, caratterizzati dalla

presenza di buche e piane intervallate da rapide e correntine. Un tempo, prima dell’introduzioni di ciprinidi

limnofili di origine alloctona, era segnalata la sua presenza anche in aree prestagnali. Si nutre soprattutto di

larve e adulti di insetti, sia acquatici che terrestri; non disdegna piccoli crostacei e molluschi. Il periodo

riproduttivo sembra estendersi tra novembre-dicembre e febbraio-marzo. Ampie variazioni si registrano

comunque in funzione sia delle caratteristiche dei bacini di origine che dell’andamento climatico. Durante la

stagione riproduttiva, le trote mature mostrano la tendenza a risalire i torrenti minori al fine di individuare

substrati ghiaiosi o ciottolosi conformi alla deposizione delle uova.

Fattori di minaccia. Attualmente la specie è a rischio di estinzione per numerose cause di origine antropica

tra le quali: eccessive captazioni idriche e inquinamento delle acque (fenomeni particolarmente negativi nei

piccoli corsi d’acqua tipici dell’area mediterranea); artificializzazione degli alvei fluviali, come

cementificazioni e rettificazioni, e prelievi di ghiaia che distruggono inevitabilmente le aree di frega;

fenomeni di bracconaggio (che possono risultare deleteri negli ambienti lotici di piccole dimensioni);

competizione alimentare, “inquinamento genetico” Causato dalle continue introduzioni di numerosi individui

di Salmo trutta, effettuate a partire dai primi anni ’60 con materiale da ripopolamento di origine atlantica,che

hanno comportato fenomeni di ibridazione ed una marcata alterazione dell’originario patrimonio genetico

della trota sarda.

L’introduzione a scopo alimentare del Procambarus clarkii crostaceo decapode d’acqua dolce ha

rappresentato un ulteriore fattore di minaccia per le specie ittiche autoctone in quanto oltre a rappresentare

un competitore trofico, è un predatore diretto di uova ed stadi giovanili.

Stato di conservazione: nella red list dell’IUCN è indicata come specie in pericolo critico (CR) anche in

Sardegna dagli studi effettuati si evidenzia tendenza alla contrazione delle popolazioni residue.

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Direttiva habitat 92/43 CEE allegato II

Decreto dell’Assessore della difesa dell’Ambiente della RAS 10 maggio 1995 n° 412 “Disciplina dell’a ttività

di pesca, dimensioni dei pesci, molluschi e crostacei: disciplina della pesca del novellame, pesca del

bianchetto e del rossetto” (pubblicato nel BURAS n° 189 del 26/05/1995)

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Misure di conservazione idonee o auspicabili

E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.

E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta l’area pSIC,

deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere concesse dall’ente gestore.

E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.

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3.3.4 Specie Interagenti con le Specie oggetto di Tutela

Oggetto del presente piano di gestione sono in particolare le popolazioni di Cervo sardo (Cervus

elaphus corsicanus), l’habitat che occupa è condiviso da altre specie di ungulati come il daino e il

cinghiale che competono con esso per le risorse trofiche, pertanto è utile dare un inquadramento

a tali specie di cui si riportano le schede.

DAMA DAMA (Linneo, 1758)

Daino

Famiglia: Cervidae

Ordine: Artiodactyla

Habitat e abitudini: Specie di grande plasticità ecologica si adatta a diversi ambienti: aree costiere con

pinete artificiali, zone agricole e pascoli arborati o parzialmente boscati, aree collinari con macchia

mediterranea e formazioni forestali. Resiste bene la siccità ma soffre, a differenza del muflone, le pendenze

eccessive e l’elevata rocciosità. Pascolatore intermedio, si nutre anche degli arbusti della macchia

mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti. Il daino è una specie poliginica; il periodo degli amori ha inizio

in autunno e si protrae per tutto ottobre, i maschi in grado di riprodursi marcano il proprio territorio, detto

“arena”, che rimane stabile negli anni, con segnali sonori (il bramito) e schianti sulla vegetazione, per

attirare le femmine e per dissuadere eventuali concorrenti. Sia le femmine che i maschi hanno la tendenza

ad aggregarsi in gruppi numerosi, non sono comunque infrequenti i gruppi misti. I maschi anziani vivono per

lo più isolati a causa della loro scarsa competitività.

Fattori di minaccia. Il daino è minacciato principalmente dal bracconaggio e dal randagismo.

Stato di conservazione: Specie rara a livello regionale, non minacciata a livello italiano ed europeo

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); L.R.23/98.

Misure di conservazione idonee o auspicabili

A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la

presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree

agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di

miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla

creazione di radure e fasce cotonali

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Norma 2.1 Gestione delle stoppie e dei residui colturali

Norma 4.1 Protezione del pascolo permanente

Norma 4.2 Gestione delle superfici ritirate dalla produzione

C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i

mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di

controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni

sportive già autorizzate

E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di particolari specie

animali.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.

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SUS SCROFA MERIDIONALIS ( Forsyth Major 1882)

Cinghiale

Ordine: Artiodactyla

Famiglia: Suidae

Specie: Sus scrofa

Sottospecie: S. scrofa meridionalis

Habitat e abitudini: Il Cinghiale Sus scrofa è presente in Sardegna e Corsica con la sottospecie meridionalis

che si differenzia per le minori dimensioni e la forma del cranio più largo ed allungato. La specie è comune

ed abbondante, di abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne, dotata di notevole capacità

d'adattamento.

Vive associato prevalentemente ad ambienti di macchia e boschivi e preferibilmente in prossimità di fonti

d'acqua. Rispetto ai tipi continentali mostra una maggiore preferenza per la vegetazione più fitta, pertanto è

più difficile trovarlo in spazi aperti. Si nutre di ghiande, leguminose, frutti della macchia, radici e tuberi,

tuttavia può variare notevolmente la sua dieta nel corso dell'anno. Essendo onnivoro si comporta anche

come predatore minore, a spese soprattutto dei nidi di alcuni uccelli o di piccoli animali

Fattori di minaccia. Attualmente il Cinghiale è abbondante e mostra un'evidente tendenza all'incremento

numerico e all'espansione dell'areale.

una della minacce è il mantenimento della specie in purezza, infatti l'ibridazione delle popolazioni selvatiche

con i conspecifici domestici e l'incrocio con forme evolutesi in aree geografiche differenti ed introdotte

dall'uomo in zone estranee al loro areale originario.

Stato di conservazione:

Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:

Misure di conservazione idonee o auspicabili

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

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3.3.5 Altre specie di interesse faunistico

In letteratura è riportata la presenza anche di altre specie di interesse faunistico. Particolarmente

rappresentata è la componente avifaunistica, le osservazioni (Paulis,2000) riportano la presenza

delle seguenti specie:

Piccione selvatico (Columba livia Gmelin, 1789);

Upupa (Upupa epops Linnaeus, 1758),

Civetta ,(Athene noctua Scopoli, 1769),

Merlo dal collare ,(Turdus torquatus Linnaeus, 1758);

Corvo imperiale (Corvus corax Linnaeus, 1758);

Poiana (Buteo buteo Linnaeus; 1758);

Quaglia (Coturnix coturnix Linnaeus, 1758);

Ghiandaia (Garrulus glandarius ichnusae Kleinschmidt, 1903);

Capinera (Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758);

Gheppio ,(Falco tinnunculus Linnaeus, 1758);

Cincia mora ,(Parus ater Linnaeus, 1758);

Frosone ,(Coccothraustes coccothraustes Linnaeus, 1758);

Zigolo nero ,(Emberiza cirlus Linnaeus, 1758)

Anche i mammiferi sono ben rappresentati con:

Lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus Wagn.),

Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus Linnaeus,1758),

Quercino (Eliomys quercinus Linnaeus, 1766),

Volpe (Vulpes vulpes ichnusae Miller, 1907),

Martora (Martes martes latinorum),

Donnola (Mustela nivalis boccamela),

La volpe in particolare si trova nelle parti interne del pSIC, dove l’impatto antropico è minore, Lo

studio condotto nell’area di M.Arcosu sul Gatto selvatico (Felis silvestris libica sarda Lataste,1885)

ne evidenzia la presenza, presumibilmente legata alle disponibilità trofiche della zona, infatti la

specie dimostra una grande adattabilità alimentare. Le sue dimensioni sono leggermente inferiori a

quello europeo (Murgia C.,1991).

Fra i rettili sono presenti:

Biacco maggiore (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789)

Natrice viperina (Natrix maura Linnaeus,1758)

Biscia d’acqua con la varietà sarda cettii (Natrix natrix cettii Genè).

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3.3.6 Gestione faunistica

All’interno dell’area pSIC non esiste un programma di monitoraggio definito che consenta di avere

informazioni sulle popolazioni animali presenti temporaneamente o stabilmente,

Gli unici dati sulla fauna a disposizione, sono relativi alla porzione del pSIC gestita dall’Ente

Foreste e dal WWF.

Pertanto il livello di conoscenza rimane inadeguato, in quanto mancano le informazioni necessarie

per attuare una corretta gestione faunistica sull’intero territorio, al fine di programmare gli interventi

di conservazione, gestione e prelievo.

I dati attualmente a disposizione derivano dalla Carta delle Vocazioni Faunistiche, e dai risultati dei

censimenti sul cervo sardo effettuati sia dall’Ente Foreste in collaborazione con il Dipartimento di

Biologia animale ed Ecologia dell’Università degli Studi di Cagliari che dal WWF in collaborazione

con professionisti e volontari, ciascuno per le aree di propria competenza.

I censimenti effettuati sulle popolazioni di cervo negli anni 2002 e 2003 per la Carta delle Vocazioni

faunistiche relativi alla zona del Sulcis, e più precisamente nei pressi del cantiere di “Monte Nieddu”,

hanno evidenziato i dati riportati nelle tabelle sottostanti.

Prima di effettuare il censimento sono stati condotti diversi sopralluoghi con i quali sono stati

individuati, georeferenziati e quindi mappati tutti i punti di ascolto. Dopo aver constatato le

caratteristiche vegetazionali, morfologiche e relative alla viabilità, tipiche delle aree, le stesse sono

state suddivise in settori adiacenti ed omogenei: per il Sulcis ne son stati individuati tre, denominati

Settore 1, Settore 2 e Settore 3, La loro estensione è risultata rispettivamente di 517 ha, 1179 ha

e 2094 ha.

Le tabelle sottostanti riportano i dati relativi ai censimenti degli anni 2002 e 2003.

Tabella 7 Risultati dei censimenti al bramito del cervo sardo nel 2002 nella zona del Sulcis.

Superficie N° pun ti di N° cervi in N° medio cervi in Data Settore

(ettari) asco lto bramito per pun to di ascolto

11-set-02 1 517 8 41 5.1

12-set-02 2 1179 15 68 4.5 13-set-02 3 2084 23 70 3.0

Totale 3 settori 3780 46 179 3.9

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Tabella 8 Risultati dei censimenti al bramito del cervo sardo nel 2003 nella zona del Sulcis.

Superficie N° pun ti di N° cervi N° medio cervi in Data Settore

(ettari) asco lto bramito per pun to di ascolto

11-set-02 2 1179 15 17 1.1

12-set-02

3 2084 17 83 4.9

13-set-02

1 517 8 34 4.3

Totale 3 settori 3780 46 179 3.4

* = Serata con vento forte.

3.3.6.1 Gestione Faunistica nell’area dell’Ente Foreste

In passato l’ex AFDRS ha attuato una gestione faunistica dell’area, avviando un programma di

reintroduzione del Daino, la specie infatti estintasi intorno al 1968-70, venne reintrodotta nella metà

degli anni ’70 in diverse foreste demaniali, utilizzando dei nuclei provenienti da Follonica

(Grossetto). Inizialmente gli animali vennero sistemati all’interno di ampi recinti, e successivamente

condotti in uno stato di semilibertà (Beccu E., 1993). Sul daino non sono mai stati effettuati dei

censimenti sulla popolazione esistente, le informazioni disponibili sono relativi ai recinti presenti.

Il programma di reintroduzione del cervo sardo invece ha avuto inizio alla fine degli anni ’70

quando l’UICN aveva inserito la specie tra quelle minacciate di estinzione. Inizialmente sono stati

otto centri di riproduzione dislocati in tutta la Sardegna, ed attualmente la specie si trova allo stato

libero e non corre alcun pericolo, nel grafico si osserva il trend della popolazione nelle aree del

Sulcis gestite dall’Ente Foreste relativo al triennio 2005, 2006,2007.

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Grafico 1 - Trend della popolazione del cervo sardo nel Sulcis.

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3.3.6.2 Gestione faunistica nella Riserva WWF di Monte Arcosu.

La Riserva di Monte Arcosu è stata acquistata dal WWF Italia con lo scopo di salvaguardare il

cervo sardo e dal 1985 a oggi sono stati avviati diversi studi al fine di ottenere dati utili alle azioni di

tutela della specie.

Per poter effettuare lo studio dell’ungulato con il metodo del radio trekking, eseguire indagini

genetiche e controlli sanitari è necessaria la cattura di alcuni esemplari. A questo scopo sono stati

allestiti due recinti di cattura: uno annesso al recinto faunistico di Perdu Melis, l’altro all’ingresso

della vallata di Bacu Perdosu.

Al fine di conoscere la consistenza numerica della popolazione del cervo sardo ogni anno nei

territori della riserva viene fatto il censimento al bramito. Nella tabella seguente si riportano i

risultati del censimento del 2006

Dati del censimento del cervo sardo nella riserva WWF di Monte Arcosu

e del territorio contiguo, nell’anno 2006:

Periodo del rilevamento dei cervi bramenti dal 4 settembre al 16 settembre.

Giornate di censimento 10 giorni.

Operatori coinvolti 80 persone tra dipendenti e volontari.

Postazioni di rilevamento 70

Superficie di territorio censita 6800 ettari

TOTALE : 213 cervi bramenti

POPOLAZIONE STIMATA : 1065 CERVI

DENSITÀ: 15,66 cervi /km2

All’interno dell’oasi sono presenti due recinti faunistici utilizzati principalmente a scopo didattico.

Il primo situato in località Sa Canna, con superficie di circa 9 ettari, ospita una popolazione di daini

(Dama dama) di 16 esemplari di cui 6 maschi e 10 femmine. Questi animali erano già presenti in

Riserva nel 1985, al momento dell’acquisto dell’area da parte del WWF. Questi animali sono

mantenuti sostanzialmente a scopo didattico.

Il secondo recinto situato in località Perdu Melis di una superficie di 4 ettari, ospita 4 cervi

(Cervus elaphus corsicanus),di cui due maschi, 2 femmine. Questi esemplari sono allevati a

scopo di studio e ripopolamento.

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 4 4 4 4

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4. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL pSIC

Il pSIC “Monte Arcosu” insiste su un’area ricompresa nei territori dei comuni di Assemini,

Capoterra, Decimomannu, Domus de Maria, Nuxis, Pula, Santadi, Sarroch, Siliqua, Teulada, Uta,

Villa San Pietro e Villaspeciosa. Nel complesso, tali centri coprono un territorio pari a circa il 6%

dell’estensione provinciale e contano una popolazione complessiva di poco inferiore alle 90 mila

unità, concentrate per circa la metà nei soli comuni di Assemini e Capoterra.

Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un intenso processo di crescita demografica, con

valori nettamente al di sopra della media provinciale e regionale. Il dato aggregato si articola,

tuttavia, nella crescente concentrazione della popolazione nei comuni dell’area vasta metropolitana

e nelle tensioni demografiche dei comuni dell’entroterra, a conferma dei fenomeni di polarizzazione

in atto lungo l’intero contesto regionale ed in fase di consolidamento in corrispondenza dell’ultimo

rilevamento censuario. La stessa struttura della popolazione rivela i confortanti valori assunti dagli

indici di dipendenza e di vecchiaia a livello d’area ed evidenzia, al contempo, come i centri

interessati da consolidati o recenti e marginali fenomeni di spopolamento si caratterizzino anche

per il progressivo processo di invecchiamento dei propri residenti (Tab. 1)

Il tessuto produttivo dell’area si caratterizza per la presenza di un importante polo manifatturiero

che genera una parte consistente della ricchezza e dell’export locali, cui si affianca un diffuso

patrimonio di medio-piccole imprese contraddistinte da una diffusa dimensione artigianale delle

attività, frequentemente sottocapitalizzate, prevalentemente orientate alle opportunità del mercato

locale e scarsamente protese allo sviluppo di forme relazionali.

L’analisi (Tab. 2, 3 e 4) evidenzia il netto primato economico dei comuni appartenenti all’area vasta

metropolitana: i soli centri di Assemini, Capoterra e Sarroch assorbono ben oltre la metà delle

unità locali e degli addetti complessivi dell’area in oggetto. Il relativo sbilanciamento sulle attività di

tipo industriale è testimoniato dall’elevato contributo apportato in termini di unità locali dall’industria

in senso stretto ed in particolare dal comparto manifatturiero.

Tab. 1. Struttura e dinamiche demografiche, 1971-2001

1971 1981 1991 2001 2001-1991 2001-1971 0-14 15-64 65 e più Assemini 118 11.627 16.830 20.491 23.973 17,0 106,2 204,0 3.850 17.929 2.194 33,7 57,0 Capoterra 68 8.028 12.208 16.428 21.391 30,2 166,5 313,4 3.571 15.871 1.949 34,8 54,6 Decimomannu 28 4.823 5.587 6.332 6.836 8,0 41,7 243,7 1.039 5.029 768 35,9 73,9 Domus de Maria 97 1.329 1.392 1.444 1.545 7,0 16,3 16,0 178 1.120 247 37,9 138,8 Nuxis 61 1.808 1.848 1.834 1.703 -7,1 -5,8 27,7 228 1.128 347 51,0 152,2 Pula 139 4.770 5.371 5.857 6.535 11,6 37,0 47,1 895 4.843 797 34,9 89,1 Santadi 116 3.964 3.944 4.061 3.767 -7,2 -5,0 32,6 503 2.561 703 47,1 139,8 Sarroch 68 3.944 4.968 5.379 5.243 -2,5 32,9 77,2 651 3.905 687 34,3 105,5 Siliqua 190 4.040 4.265 4.430 4.150 -6,3 2,7 21,8 601 2.907 642 42,8 106,8 Teulada 246 5.236 5.090 4.702 3.988 -15,2 -23,8 16,2 422 2.678 888 48,9 210,4 Uta 134 5.027 5.696 6.317 6.692 5,9 33,1 49,8 1.140 4.786 766 39,8 67,2 Villa San Pietro 40 748 1.174 1.574 1.778 13,0 137,7 44,9 260 1.350 168 31,7 64,6 Villaspeciosa 27 1.367 1.653 1.753 1.947 11,1 42,4 71,2 325 1.405 217 38,6 66,8 AREA SIC 1.332 56.711 70.026 80.602 89.548 11,1 57,9 67,3 13.663 65.512 10.373 36,7 75,9 PROVINCIA DI CAGLIARI 6.895 661.274 730.473 763.382 760.311 -0,4 15,0 110,3 103.743 542.342 114.226 40,2 110,1

Fonte: nostre elaborazioni su dati censuari

Classi di età Indice di Dipendenza

Indice di Vecchiaia

Superficie (Kmq)

Residenti Tassi di variazione % Densità demografica (ab/Kmq)

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Tab. 2 Numero di unità locali per settore di attività e comune, 2001. Valori assoluti e cmposizioni percentuali (per riga)

AGRICOLTURA

INDUSTRIAIndustria in senso stretto

Estrazione di minerali

Manifattura

Produz. e distrib. di energia elett. gas acqua

Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili

Servizi non vendibili

TOTALE

Assemini 2 373 203 2 195 6 170 930 710 220 1305

Capoterra 7 216 86 0 85 1 130 664 514 150 887

Decimomannu 3 65 31 0 30 1 34 309 219 90 377

Domus de Maria 2 19 4 0 4 0 15 75 56 19 96

Nuxis 0 16 7 0 6 1 9 63 44 19 79

Pula 3 75 33 0 32 1 42 397 308 89 475

Santadi 2 39 20 0 19 1 19 148 95 53 189

Sarroch 3 86 55 0 51 4 31 216 147 69 305

Siliqua 2 46 28 0 27 1 18 167 121 46 215

Teulada 4 42 20 0 18 2 22 158 114 44 204

Uta 3 97 61 4 57 0 36 260 190 70 360

Villa San Pietro 1 18 5 0 5 0 13 46 32 14 65

Villaspeciosa 0 27 16 1 15 0 11 70 51 19 97

SIC 32 1.119 569 7 544 18 550 3.503 2.601 902 4.654

Provincia di Cagliari 287 10.203 4.799 86 4.608 105 5.404 42.757 32.195 10.562 53.247

SARDEGNA 724 24.881 11.754 398 11.095 261 13.127 92.916 69.823 23.093 118.521

AGRICOLTURA

INDUSTRIAIndustria in senso stretto

Estrazione di minerali

Manifattura

Produz. e distrib. di energia elett. gas acqua

Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili

Servizi non vendibili

TOTALE

Assemini 0,2 28,6 15,6 0,2 14,9 0,5 13,0 71,3 54,4 16,9 100

Capoterra 0,8 24,4 9,7 0,0 9,6 0,1 14,7 74,9 57,9 16,9 100

Decimomannu 0,8 17,2 8,2 0,0 8,0 0,3 9,0 82,0 58,1 23,9 100

Domus de Maria 2,1 19,8 4,2 0,0 4,2 0,0 15,6 78,1 58,3 19,8 100

Nuxis 0,0 20,3 8,9 0,0 7,6 1,3 11,4 79,7 55,7 24,1 100

Pula 0,6 15,8 6,9 0,0 6,7 0,2 8,8 83,6 64,8 18,7 100

Santadi 1,1 20,6 10,6 0,0 10,1 0,5 10,1 78,3 50,3 28,0 100

Sarroch 1,0 28,2 18,0 0,0 16,7 1,3 10,2 70,8 48,2 22,6 100

Siliqua 0,9 21,4 13,0 0,0 12,6 0,5 8,4 77,7 56,3 21,4 100

Teulada 2,0 20,6 9,8 0,0 8,8 1,0 10,8 77,5 55,9 21,6 100

Uta 0,8 26,9 16,9 1,1 15,8 0,0 10,0 72,2 52,8 19,4 100

Villa San Pietro 1,5 27,7 7,7 0,0 7,7 0,0 20,0 70,8 49,2 21,5 100

Villaspeciosa 0,0 27,8 16,5 1,0 15,5 0,0 11,3 72,2 52,6 19,6 100

SIC 0,7 24,0 12,2 0,2 11,7 0,4 11,8 75,3 55,9 19,4 100

Provincia di Cagliari 0,5 19,2 9,0 0,2 8,7 0,2 10,1 80,3 60,5 19,8 100

SARDEGNA 0,6 21,0 9,9 0,3 9,4 0,2 11,1 78,4 58,9 19,5 100

Fonte: Censimento Industria e Servizi

In termini di addetti, alla marcata concentrazione nel polo petrolchimico di Sarroch, Assemini e Uta

e nelle attività di tipo manifatturiero a carattere prevalentemente artigianale di Assemini, si

aggiunge la specializzazione relativa nelle attività legate all’industria alimentare nei comuni di Pula,

Siliqua e Villa San Pietro e dell’industria estrattiva nei centri di Uta e Villaspeciosa. Di minore

rilievo, seppure al di sopra delle medie provinciali, i comparti del tessile (Teulada) e delle attività

estrattive (Villaspeciosa). L’edilizia conferma il ruolo di prim’ordine già svolto in ambito regionale e

determina un significativo grado di specializzazione relativa nel comune di Domus de Maria.

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Tab. 3 Numero di addetti per settore di attività, 2001

AGRICOLTURA

INDUSTRIAIndustria in senso stretto

Estrazione di minerali

Manifattura

Produz. e distrib. di energia elett. Gas acqua

Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili

Servizi non vendibili

TOTALE

Assemini 5 3.631 3.052 136 2.836 80 579 2.761 1.710 1.051 6.397

Capoterra 24 781 383 0 382 1 398 1.955 1.092 863 2.760

Decimomannu 9 216 126 0 117 9 90 1.318 517 801 1.543

Domus de Maria 16 65 11 0 11 0 54 266 208 58 347

Nuxis 0 49 13 0 8 5 36 128 65 63 177

Pula 22 294 105 0 104 1 189 1.480 952 528 1.796

Santadi 13 136 73 0 66 7 63 477 197 280 626

Sarroch 13 2.942 2.511 0 2.489 22 431 775 535 240 3.730

Siliqua 2 166 102 0 101 1 64 391 214 177 559

Teulada 43 118 61 0 54 7 57 445 207 238 606

Uta 4 561 440 34 406 0 121 834 610 224 1.399

Villa San Pietro 2 34 12 0 12 0 22 125 69 56 161

Villaspeciosa 0 100 73 22 51 0 27 166 89 77 266

AREA SIC 153 9.093 6.962 192 6.637 133 2.131 11.121 6.465 4.656 20.367PROVINCIA DI CAGLIARI

1.856 51.193 31.866 1.817 27.446 2.603 19.327 157.644 90.336 67.308 210.693

Fonte: Censimento Industria e Servizi 2001

Il peso determinante del settore industriale si associa da un lato alla modesta incidenza del settore

primario, dall’altro al sottodimensionamento delle attività terziarie testimoniato dalla relativa

compressione della componente vendibile dei servizi, con particolare riferimento ai segmenti di

attività commerciale e immobiliare. A parziale compensazione, si osserva una progressiva

concentrazione di unità e di addetti in ambito ricettivo e ristorativo, particolarmente significativa nei

comuni costieri di Domus de Maria e Pula; il consolidamento del comparto turistico costiero si

manifesta secondo tassi di crescita della capacità ricettiva e dei flussi ospitati tra i più elevati in

ambito provinciale.

Tab. 4 Tasso di variazione del numero di unità locali e di addetti per settore di attività, 2001-1991

AGRICOLTURA

INDUSTRIAIndustria in senso stretto

Estrazione di minerali

Manifattura

Produz. e distrib. di energia elett. Gas acqua

Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili

Servizi non vendibili

TOTALE

AREA SIC 28,0 10,6 20,0 -30,0 20,6 38,5 2,2 32,0 23,6 64,6 26,1

PROVINCIA DI CAGLIARI 27,0 10,3 0,9 -5,5 1,3 -9,5 20,2 23,0 16,0 50,8 20,3

SARDEGNA -36,5 9,7 0,2 2,1 0,0 5,2 20,0 16,5 9,8 43,0 14,5

AREA SIC 96,2 -7,7 -7,2 -26,7 -6,9 14,7 -9,3 26,1 17,2 40,7 8,6

PROVINCIA DI CAGLIARI

112,8 -9,1 -15,9 -48,6 -10,4 -30,3 5,0 14,1 13,5 14,9 7,9

SARDEGNA 28,3 -7,6 -12,8 -32,1 -10,5 -19,1 1,5 9,7 7,4 12,9 5,0

Fonte: elaborazioni su Censimento Industria e Servizi 2001

UNITA LOCALI

ADDETTI

In particolare, l’offerta ricettiva dell’area incide per circa un terzo dei posti letto complessivi della

provincia. Questa risulta prevalentemente composta da strutture di tipo alberghiero posizionate

sugli elevati standard qualitativi rilevati in ambito provinciale; il segmento complementare risulta

estremamente dinamico, caratterizzandosi per il prevalente contributo delle strutture all’aria aperta

in concomitanza dei principali comuni costieri (Pula, Teulada e Domus de Maria) e per l’ampia e

crescente diffusione di strutture alternative quali B&B e agriturismo.

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Grazie ad un tasso di crescita nettamente superiore alla media provinciale queste ultime risultano

diffuse in maniera capillare e offrono nella gran parte dei casi un servizio di ricettività per l’intero

arco dell’anno. L’attività agrituristica, in particolare, si articola in un più ampio ventaglio di servizi

che vanno dalla ulteriore presenza di un numero di aziende che svolgono esclusivamente l’attività

ristorativa, alla vendita in loco di prodotti agricoli e di tipo artigianale; un fenomeno particolarmente

evidente anche nei comuni turisticamente meno rilevanti e che arricchisce l’ampio panorama di

servizi al turista come elemento qualificante dell’offerta.

In tale direzione la diffusa presenza di attività legate alla ristorazione rappresenta al contempo un

indispensabile completamento ed un tratto qualificante della rete di ospitalità locale, visto il

consistente numero di attività inscritte in circuiti nazionali di qualità in virtù soprattutto degli elevati

standard qualitativi e di tipicità espressi. Tab. 5 Strutture ricettive e di servizio, 2005

Esercizi Posti letto Esercizi Posti letto Esercizi Posti letto Esercizi Posti lettoAssemini 3 310 9 42 5 15 3 19 0 0Capoterra 3 56 7 46 5 29 2 17 1 2Decimomannu 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0Domus de Maria 5 1.260 1 420 0 0 0 0 1 0Nuxis 0 0 2 10 2 10 0 0 0 1Pula 26 3.879 16 1.775 9 52 4 69 4 4Santadi 0 0 9 58 7 32 2 26 0 0Sarroch 2 47 6 30 5 28 1 2 0 0Siliqua 0 0 5 31 2 12 3 19 0 0Teulada 2 221 10 864 3 12 6 132 1 1Uta 1 20 2 14 1 6 1 8 1 0Villa San Pietro 1 20 2 10 2 10 0 0 0 0Villaspeciosa 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

AREA SIC 43 5.813 69 3.300 41 206 22 292 9 8

Fonte: elaborazioni su dati EPT, Assessorato Regionale dell'Agricoltura e Camera di Commercio di Cagliari

Agriturismo senza ricettività

Attività ristorative certificate

Alberghiero Extralberghiero di cui B&B di cui Agriturismo

Il sistema dell’accoglienza può contare sulla presenza di un diffuso patrimonio culturale e

identitario legato tanto alle numerose emergenze di tipo archeologico quanto alle attività

dell’artigianato tipico locale suscettibili di valorizzazione su mercati più ampi di quello locale e

capaci di sfruttare le opportunità offerte dal mercato turistico. Se a livello regionale sono le aree

archeologiche ad esercitare il maggiore “potere attrattivo” in ambito culturale, il principale centro

attrattore della Provincia viene individuato nell’area archeologica di Nora la quale conta oltre 65

mila presenze annue situandosi tra i siti più visitati a livello regionale. Ciò vale anche per quelle

attività impegnate nella lavorazione tradizionale del legno, della ceramica e nel tessile per le quali il

frequente e problematico sottodimensionamento delle attività si traduce in una limitatezza dei

volumi di produzione e quindi dei mercati di sbocco. Una debolezza strutturale che, a fronte di

elevati costi di produzione, diviene basso potere contrattuale e dunque scarsa capacità di

penetrazione dei mercati.

I flussi di domanda ufficiale (Tab. 6) registrati nel comparto confermano il grado di notorietà delle

località turisticamente rilevanti così come il più ampio fenomeno di concentrazione spaziale e

temporale riscontrato a livello provinciale e regionale. I centri di Assemini, Capoterra, Domus de

Maria, Pula, Sarroch e Teulada concentrano circa il 25% dei pernottamenti effettuati in ambito

provinciale, per due terzi realizzati da turisti di provenienza nazionale e per circa il 85% registrati

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nei soli comuni di Pula e Domus de Maria. La ripartizione per mercati di riferimento conferma il

primato delle regioni italiane settentrionali e dei principali mercati dell’Europa nord-occidentale così

come si rileva per l’intero contesto regionale, seppure con un certo grado di variabilità nel rispettivo

posizionamento competitivo. Si tratta prevalentemente di un turismo di tipo marino-balneare,

concentrato nei mesi estivi (trimestre giugno-agosto) più di quanto non avvenga in ambito

provinciale e regionale. L’evoluzione dei flussi a partire dalla seconda metà degli anni Novanta

appare estremamente positiva e nella gran parte delle località superiore al dato medio provinciale

e regionale, alimentata dalle performance dei principali comuni costieri e confortata dai tassi di

variazione ancor più positivi dei centri minori; il solo comune di Teulada sperimenta un significativo

arretramento di presenze.

Tab. 6. Evoluzione della domanda turistica per mercato di provenienza, 1996-2004

Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi PresenzeAssemini 8.539 23.849 637 2.518 9.176 26.367 11.009 28.714 1.342 5.440 12.351 34.154Capoterra-Sarroch 802 5.343 60 166 862 5.509 1.929 8.866 378 1.426 2.307 10.292Domus de Maria 15.087 87.875 2.370 12.660 17.457 100.535 17.223 104.168 5.746 31.676 22.969 135.844Pula 30.947 152.688 25.208 165.031 56.155 317.719 40.340 214.929 34.108 183.498 74.448 398.427Teulada 8.078 61.868 2.467 11.194 10.545 73.062 6.025 39.139 2.839 10.144 8.864 49.283AREA SIC 63.453 331.623 30.742 191.569 94.195 523.192 76.526 395.816 44.413 232.184 120.939 628.000PROVINCIA DI CAGLIARI 346.634 1.620.143 74.988 397.437 421.622 2.017.580 458.447 2.049.938 127.194 582.277 585.641 2.632.215

Fonte: elaborazioni su dati EPT

1996 2004ITALIANI STRANIERI TOTALE ITALIANI STRANIERI TOTALE

Gli indicatori occupazionali (Tab. 7) rispecchiano l’articolata conformazione assunta dal tessuto

produttivo locale. I comuni dell’area risultano inscritti in tre differenti Sistemi Locali del Lavoro:

“Cagliari” (Assemini, Capoterra, Decimomannu, Sarroch, Uta e Villaspeciosa), “Pula” (Pula,

Teulada, Domus de Maria e Villa San Pietro), “Iglesias” (Nuxis, Santadi e Siliqua). In particolare

per i centri della area vasta metropolitana e fatta eccezione per i comuni interessati in misura

maggiore da flussi migratori, gli elevati tassi di attività si accompagnano ad un tasso di

occupazione pari o superiore al dato medio provinciale e regionale. Contemporaneamente il tasso

di disoccupazione risulta diffusamente al di sopra della media regionale, eccetto che nei comuni di

Assemini, Capoterra, Pula e Siliqua ai quali si associano alcuni tra i più bassi tassi di

disoccupazione giovanile. La distribuzione degli occupati per attività economica da un lato

sottolinea il diffuso primato del settore industriale in qualità di principale bacino d’impiego, dall’altro

il ridimensionamento del terziario soprattutto in ambito rurale dove l’agricoltura continua ad

assorbire una importante quota della forza lavoro.

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Tab. 7 Indicatori occupazionali, 2001

Agricoltura Industria Altre attivitàAssemini 54,6 42,4 22,4 55,6 466 2.261 5.795Capoterra 54,5 43,4 20,3 52,0 320 2.062 5.358Decimomannu 51,3 38,6 24,8 57,8 163 573 1.502Domus De Maria 50,2 36,8 26,7 58,3 63 118 322Nuxis 37,8 27,0 28,7 72,6 42 146 210Pula 51,2 39,9 22,1 52,0 374 540 1.334Santadi 42,3 31,5 25,7 57,4 168 315 544Sarroch 47,7 36,9 22,7 60,0 105 833 754Siliqua 43,2 34,2 20,9 47,1 175 326 711Teulada 42,9 32,5 24,4 50,9 133 270 755Uta 47,9 34,3 28,4 59,1 319 508 1.076Villa San Pietro 53,2 39,2 26,4 57,0 108 206 281Villaspeciosa 50,5 37,2 26,4 63,6 83 195 325PROVINCIA DI CAGLIARI 48,2 37,3 22,6 57,0 14.459 59.881 170.768

Fonte: elaborazioni su dati Censimento della Popolazione 2001

% di occupati per attività economicaTasso di attività

Tasso di occupazione

Tasso di disoccupazione

Tasso di dis. giovanile

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 5 5 5 5

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5. CARATTERIZZAZIONE URBANISTICA E PROGRAMMATICA DEL pSIC

5.1 Inquadramento territoriale e urbanistico

Il pSIC di Monte Arcosu ricade nelle seguenti sezioni della Carta Tecnica Regionale Numerica

1:10000 (CTRN 10K) della Regione Sardegna

Tavoletta 556 Sezione 100, 110, 140 e 160

Tavoletta 565 Sezione da 020 a 080, da 100 a 120, 140 e 150

I comuni territorialmente interessati sono:

1. SILIQUA;

2. VILLASPECIOSA;

3. DECIMOMANNU;

4. UTA;

5. ASSEMINI;

6. CAPOTERRA;

7. SARROCH;

8. VILLA SAN PIETRO;

9. PULA;

10. DOMUS DE MARIA;

11. TEULADA;

12. SANTADI;

13. NUXIS;

Nei comuni interessati la pianificazione urbanistica è definita dagli strumenti riportati nella tabella

che segue nella quale è indicata la zonizzazione delle aree dei territori comunali ricadenti

all’interno del perimetro pSIC:

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COMUNE STRUMENTO

URBANISTICO

ESTREMI DI

APPROVAZIONE

Zonizzazione

pSIC

SILIQUA Piano urbanistico

comunale

Del. Comm. ad acta N. 3

del 17/04/2003, Pubblicato

nel B.U.R.A.S. N. 25 del

14/08/2003.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

VILLASPECIOSA Piano urbanistico

comunale

Del. C.C. N. 3/93,

Pubblicato nel B.U.R.A.S.

del 23/12/1993

E- (agricola)

H- (Rispetto)

DECIMOMANNU Piano urbanistico

comunale

Del. C.C. N. 46 del

5/10/2001, Pubblicato nel

B.U.R.A.S. N. 4 del

05/02/2002

E- (agricola)

H- (Rispetto)

UTA Piano urbanistico

comunale

Piano urbanistico

comunale, Del. C.C. N. 4

del 21/02/1997, Pubblicato

nel B.U.R.A.S. del

06/05/1997

E- (agricola)

H- (Rispetto)

ASSEMINI Piano di

fabbricazione

Decreto Presidente Giunta

Regionale N. 9362/2707

del 26/08/1970

E- agricola.

H- Rispetto

CAPOTERRA Piano di

fabbricazione

Del. C.C. N. 18 del

7/03/1969;

Pubblicato nel B.U.R.A.S.

N.16 del 23/04/1969

E- (agricola)

H- (Rispetto)

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia

- 151 -

SARROCH Piano urbanistico

comunale

Del. C.C. N. 48 del

1/12/2001, Pubblicato nel

B.U.R.A.S. N. 16 del

04/05/2002.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

VILLA SAN

PIETRO

Piano urbanistico

comunale,

Del. Comm. ad acta N. 5

del 12/04/2000; Pubblicato

nel B.U.R.A.S. del

05/06/2000.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

PULA Piano di

fabbricazione

Del. C.C. N. 19 del

6/05/1989;

E- (agricola)

H- (Rispetto)

DOMUS DE

MARIA

Piano urbanistico

comunale

Del. Comm. ad acta N. 4

del 30/11/2000, Pubblicato

nel B.U.R.A.S. N.11 del

7/04/2001.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

TEULADA Piano urbanistico

comunale

Del. C.C. N.47 del

28/10/1999; Pubblicato nel

B.U.R.A.S. N. 44 del

07/12/1999.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

SANTADI Piano urbanistico

comunale

Del. C.C. N. 1 del

30/01/2004, Pubblicato nel

B.U.R.A.S. N. 39 del

09/12/2004.

E- (agricola)

H- (Rispetto)

NUXIS Piano di

fabbricazione

Del. C.C. N.51 del

18/12/1992;

E- (agricola)

H- (Rispetto)

I dati della tabella sono stati ricavati da:”www.sardegnaterritorio.it Regione Sardegna”.

5.2 Destinazione urbanistica aree pSIC Monte Arcosu:

Le aree in cui insiste il pSIC di “Monte ARCOSU” sono state classificate dalle Amministrazioni

Comunali territorialmente competenti come Zone Omogenee H (di rispetto) e E (Agricole).

Per le Zone omogenee H e E e sottozone sono previste le seguenti attività urbanistiche:

ZONA H ( zona di interesse paesistico e naturalistico)

Sono così classificate le parti di territorio non altrimenti identificate (come zone A, B, C, D,G, E),

che rivestono un particolare interesse archeologico, naturalistico o ambientale, geomorfologico o

Paesaggistico, per cui devono essere garantite condizioni prioritarie di tutela e stabilità ambientale.

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- 152 -

Sono altresì classificate come zone H la fascia di rispetto cimiteriale, la fascia lungo le strade

statali e comunali.

Entro questa zona H deve essere garantita la conservazione integrale dei singoli caratteri

naturalistici, storici, morfologici e dei rispettivi insiemi, non sono ammesse alterazioni allo stato

attuale dei luoghi e sono consentiti, previa autorizzazione di cui al T.U. (Decreto Legislativo 22

Gennaio 2004 n°42), i soli interventi volti alla co nservazione, difesa, ripristino, restauro e fruizione

della risorsa, e in particolare:

- attività scientifiche, comprendenti l’insieme delle attività finalizzate allo studio, controllo e

conservazione delle risorse ambientali;

- fruizione naturalistica, comprendente l’insieme di attività di fruizione dell’ambiente a fini

didattici e ricreativi, con eventuale realizzazione di infrastrutture leggere (sentieri natura,

segnaletica) o strutture leggere di supporto (capanni di osservazione e per la sola

somministrazione di bevande e alimenti, ecc.), aree belvedere e postazioni naturalistiche;

- fruizione culturale, comprendente l’insieme delle attività legate all’uso dei monumenti,

zone archeologiche e beni culturali i genere, con eventuale realizzazione di infrastrutture

e strutture leggere finalizzate alla conservazione del bene;

- opere di difesa e ripristino ambientale in presenza di alterazioni o manomissioni di origine

antropica;

- il recupero di strutture esistenti con le tipologie originarie;

- l’apertura e la sistemazione delle piste forestali strettamente necessarie alla gestione del

bene;

- l’installazione di tralicci, antenne e strutture simili se necessari per la salvaguardia delle

risorse naturali;

- gli interventi volti alla difesa del suolo sotto l’aspetto idrogeologico;

- interventi connessi alla realizzazione di opere pubbliche o di preminente interesse

pubblico In questa zona H è prescritto l'indice territoriale massimo di 0,001 mc/mq con

possibilità di deroga ai sensi dell'art.16 della legge 06/08/1967 n.765, limitatamente ad

edifici attrezzature ed impianti pubblici.

ZONA "E" (zona agricola)

Le parti del territorio comunale classificate zone "E" sono destinate all'agricoltura, alla pastorizia,

alla zootecnia, all'itticoltura, alle attività di conservazione e di trasformazione dei prodotti aziendali,

all'agriturismo, alla silvicoltura e alla coltivazione industriale del legno.

E’ altresì possibile localizzare nella zona “E” tutte quelle attività particolari che, per le loro

caratteristiche specifiche, non sono compatibili con nessuna delle altre zone omogenee del P.U.C..

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- 153 -

Ai sensi del Decreto Presidente Giunta Regionale della R.A.S. n°228 del 3 agosto 1994

(Direttive per le zone Agricole), in base alle indagini tecnico-agronomiche, le zone "E" del territorio

comunale sono suddivise nelle seguenti sottozone:

E1. aree caratterizzate da produzione agricola tipica e specializzata;

E2. aree di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva in relazione

all’estensione, composizione e localizzazione dei terreni;

E3. aree caratterizzate da elevato frazionamento fondiario, localizzate in prossimità

dell’abitato;

E5. aree marginali per l’attività agricola nelle quali è necessario mantenere la stabilità

ambientale.

Fermo restando che qualsiasi intervento proposto deve essere supportato da una relazione

sottoscritta da un tecnico abilitato che ne dimostri la compatibilità con le caratteristiche della

sottozona interessata, in generale in tutte le sottozone sono ammessi i seguenti tipi di costruzione:

a)- fabbricati e impianti connessi alla conduzione agricola e zootecnica dei fondi, all'itticoltura,

alla valorizzazione e trasformazione dei prodotti aziendali con l'esclusione degli impianti che

per la loro dimensione e importanza sono classificabili come industriali;

b)- fabbricati per agriturismo;

c)- fabbricati funzionali alla conduzione e gestione dei fondi e degli impianti arborei industriali

(forestazione produttiva);

d)- fabbricati per il recupero terapeutico dei disabili, dei tossicodipendenti e per il recupero del

disagio sociale;

e)- fabbricati ed impianti di carattere particolare che per la loro natura non possono essere

localizzati in altre zone omogenee, con deliberazione del Consiglio Comunale;

f)- fabbricati ed impianti di interesse pubblico quali cabine ENEL, centrali telefoniche, stazioni di

ponti radio, ripetitori e simili, con deliberazione del Consiglio Comunale;

g)- fabbricati ed impianti destinati alla preparazione ed alla vendita di terra per giardinaggio ed

uso agricolo;

h)- fabbricati ed impianti destinati allo stoccaggio, al taglio ed alla vendita di legna da ardere,

anche quando la materia prima non proviene da produzione propria dell’azienda.

Le recinzioni dovranno comunque essere realizzate nel rispetto dei distacchi fissati nel

nuovo Codice della Strada.

Per tutti i movimenti terra (scavi e riporti), anche se finalizzati alla bonifica dei terreni, deve

essere richiesta un'apposita autorizzazione presentando un piano di sistemazione che tenga conto

di tutta la situazione al contorno.

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- 154 -

Per quanto non espressamente previsto nelle presenti norme valgono le Direttive per le

Zone Agricole approvate dal Consiglio Regionale in data 13/04/94, che si intendono integralmente

recepite.

Per il solo comune di Teulada è prevista nella Zona Omogenea E (Agricola) la sottozona

E/A - E/B CONTENENTI I BORGHI ED AGGREGATI RURALI cosi definite:

Costituiscono aree attitudinalmente corrispondenti alle “E/A” ed “E/B”, ma caratterizzate da

preesistenze insediative consolidate, dunque utilizzabili per l’organizzazione di centri rurali.

Sono definiti BORGHI RURALI i seguenti insediamenti consolidati dotati di servizi ed

urbanizzazioni avanzate connessi alla funzione residenziale:

1. IS CARILLUS

2. SU FONNESU

3. SU DE IS SEIS

4. GUTTURU SAIDU

Sono definiti AGGREGATI RURALI i seguenti insediamenti consolidati aventi il carattere di

nuclei aziendali articolati:

a) GENNIOMUS

b) MASONI E MONTI

c) PERDAIOLA

d) GUTTURU SAIDU

e) CASE PIROSU

f) SU DE IS ARRUS

Ricadono all’interno dell’area pSIC “IS CARILLUS”, “PERDAIOLA” e “GUTTURU SAIDU”.

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- 155 -

5.3 Pianificazione faunistica venatoria

La pianificazione faunistico venatoria all’interno e nell’area adiacente ai confini del pSIC evidenzia

la concomitante presenza di Istituti di Protezione Faunistica e Istituti di Prelievo Venatorio oltrechè

di una significativa superficie aperta alla libera caccia.

Gli istituti di protezione sono rappresentati da:

- Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura - Zona temporanea di ripopolamento e cattura

5.3.1 Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura,

istituite ai sensi dell’articolo 4 della L. R. n. 23 del 29 luglio 1998”, sono gli istituti che hanno come

finalità la protezione della fauna selvatica e degli habitat ad essa relativi nonché la cattura della

stessa. Le oasi sono individuate su superfici idonee o apprezzabili al rifugio, alla riproduzione e

alla sosta delle specie migratorie, nonché all'insediamento, incremento e irradiamento naturale

delle specie stanziali.

Nelle oasi è vietata l’attività venatoria e tutte quelle attività che possono entrare in conflitto con gli

obiettivi di tale istituto procurando nocumento alla fauna selvatica.

Esse vengono istituite dall’assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente, avvalendosi

dell’Istituto regionale per fauna selvatica anche su proposta delle Province e comunque sentito il

parere delle stesse e del Comitato Regionale Faunistico.

Sono dislocate preferibilmente su terreni di proprietà demaniale, all'interno del sistema regionale

delle aree naturali protette (tenuto conto delle linee di migrazione) e di quelle individuate ai sensi

delle direttive comunitarie di cui all’art. 2 della L.R. 23/1998.

Le oasi possono avere dimensione comunale, intercomunale e interprovinciale e di norma devono

avere un’estensione non superiore ai 5.000 ettari.

Le oasi sono gestite dalla Regione o direttamente o per delega della stessa, dalle Province, dai

Comuni, dalle Associazioni naturalistiche e venatorie riconosciute, anche in forma congiunta tra gli

stessi organismi. Essi operano sulla base di un piano di gestione opportunamente redatto.

All’interno del territorio del pSIC sono presenti tre oasi:

- Gutturu Mannu - Monte Arcosu situata nel settore orientale;

- Piscina manna - Is Cannoneris si trova nella parte sud orientale e confina con la precedente,

in parte ricompresa all’interno del perimetro;

- Pantaleo contigua alla precedente anche essa ricompresa in parte nel territorio del pSIC.

Le tre oasi rappresentano un continuum di territorio di cui si riportano alcuni dati nella tabella

seguente.

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- 156 -

OASI PERMANENTI DI PROTEZIONE FAUNISTICA E CATTURA

Art. 4 L.R. 23/98

Art. 3 L.R. 32/78

Direttiva Regionale Sulla Gestione delle oasi permanenti di protezione faunistica e

di cattura e delle zone di ripopolamento e di cattura. Procedure per le attività di

immissione e di cattura della fauna selvatica. - DGR n. 21/61 del 16.07.2003

DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE

GESTIONE

DEL

TERRITORIO

CENSIMENTI

2006 REINTRODUZIONI

Gutturu Mannu -

Monte Arcosu

D.A.D.A. N.

1240 del

15.11.1988

7'404 ha; WWF

Cervo

n° capi stimati

1’065

su superficie di

6’800 ha

daino

Piscina manna - Is

Cannoneris

D.A.D.A. n.

1818 del 30

Dicembre

1991

7'199 ha Ente Foreste

cervo (fine anni 70)

daino(metà anni

70)

Pantaleo

Decreto

istitutivo

D.A.D.A. n.

2099 del 8

settembre

1992

1’600 ha Ente Foreste

Cervo

n° capi stimati

1290

su superficie di

12’042 ha

(territorio delle

foreste demaniali

del Sulcis che

comprende anche

la superficie delle

oasi)

cervo (fine anni 70)

daino(metà anni 70

5.3.2 Zone Temporanee di Ripopolamento e Cattura

Sono porzioni di territorio destinate alla riproduzione allo stato naturale di soggetti appartenenti a

popolazioni di uccelli e mammiferi di specie stanziali al fine del loro irradiamento sul territorio e/o

alla cattura degli stessi per il ripopolamento del territorio cacciabile.

I capi potranno essere prelevati, sulla base di opportune valutazioni delle consistenze pre e post-

riproduttive e dell’incremento utile annuo, per l'immissione sul territorio in tempi e condizioni utili al

loro ambientamento ai fini del ripopolamento e per il raggiungimento degli obiettivi inerenti le

attività di ripopolamento

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- 157 -

Esse sono istituite anche per la salvaguardia, la sosta durante la migrazione, lo sviluppo e la

riproduzione delle specie migratrici, anche attraverso il miglioramento delle caratteristiche

ambientali del territorio.

Esse sono istituite preferibilmente in territori non destinati a coltivazioni specializzate o suscettibili

di particolare danneggiamento per la rilevante concentrazione della fauna selvatica stessa ed

hanno durata massima di sei anni rinnovabili alla scadenza sulla base di oggettive valutazioni sulla

produttività delle medesime relativamente alle specie cui sono indirizzate.

All’interno dell’area pSIC si trova una Zona temporanea di ripopolamento e cattura denominata

“Camboni”, di cui si riporta la scheda.

ZONE TEMPORANEE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA

Art. 24 L.R. 23/98

Art. 3 L.R. 32/78

Direttiva Regionale Sulla Gestione delle oasi permanenti di protezione faunistica e

di cattura e delle zone di ripopolamento e di cattura. Procedure per le attività di

immissione e di cattura della fauna selvatica. - DGR n. 21/61 del 16.07.2003

DENOMINAZI

ONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE

VOCAZIONE

FAUNISTICA

REINTRODU

ZIONI

RIPOPOLAM

ENTI

Camboni

Det. Direttore di

servizio

n.1894/V del

29/07/2003

BURAS n. 26

del 30.08.2003

838 ha Provincia di

Cagliari

Cinghiale

Cervo sardo

Lepre sarda

Coniglio

Pernice sarda

Tordo bottaccio

Beccaccia

Nessuno

Gli Istituti di Prelievo Venatorio sono rappresentati da:

- Aziende Agrituristico venatorie

- Zone in Concessione per la Caccia Autogestita

5.3.3 Aziende Agrituristico venatorie

sono istituite ai sensi dell’art. 31, comma 6 della L. R. n. 23 del 29 luglio 1998, hanno come

scopo la utilizzazione produttiva della fauna selvatica di allevamento. Esse devono essere

situate nei territori di scarso rilievo faunistico e coincidere preferibilmente con il territorio di una

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- 158 -

o più aziende agricole ricadenti in area di agricoltura svantaggiata, ovvero dismesse da attività

agricola ai sensi dei regolamenti comunitari in materia. Le aziende agri-turistico-venatorie nelle

zone umide e vallive possono essere autorizzate solo se comprendono bacini artificiali e fauna

acquatica di allevamento.

Esse vengono istituite dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Riforma Agropastorale d’intesa

con l’Assessorato Regionale della Difesa dell’ambiente

Hanno durata decennale e la superficie varia tra i 200 ha e i 1200 ha.

Nell’azienda Agri-Turistico-Venatoria è consentito solo il prelievo di fauna selvatica di allevamento

per tutta la stagione venatoria, senza limiti di carniere e di giorni settimanali previsti dal calendario

venatorio.

Per l’esercizio dell’attività venatoria sulla fauna selvatica immessa o liberata, non è necessario il

possesso della autorizzazione regionale all’esercizio dell’attività venatoria, di cui all’art. 45 della

legge regionale 29 luglio 1998, n. 23.

L’attività venatoria nei confronti della selvaggina naturale di passo e della volpe può essere

esercitata, dai cacciatori muniti di autorizzazione regionale e ammessi in base al regolamento

aziendale, nei giorni e con le limitazioni previste dalla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 e dal

calendario venatorio.

Il territorio oggetto della autorizzazione per la costituzione di aziende agri-turistico-venatorie deve

avere continuità di superficie, non presentare, una monocoltura agraria annua di qualsiasi tipo e

genere e le colture annue devono alternarsi nel tempo e nello spazio; l'ambiente fisico e biotico

deve essere in buono stato di conservazione.

Nell'ambito delle aziende agri-turistico-venatorie devono essere realizzate colture a perdere

(sorgo, mais,girasole, orzo, triticale, etc.) per la selvaggina, distribuiti a macchia di leopardo

all'interno dell'azienda.

All’interno dell’area pSIC si trovano le seguenti ATV

AZIENDE AGRI TURISTICO VENATORIE

Art. 31 L.R. 23/98

Delibera 27/10 del 20/07/1998

Direttiva Regionale sulla Gestione delle Aziende Agri-turistico venatorie

Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro Pastorale

ATV presenti all’interno del pSIC

DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE SPECIE PER CUI SONO AUTORIZZATE

IMMISSIONE E PRELIEVO

Pranu Mannu Det. Direttore di 380,41 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,

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(Decimomannu) servizio

n.546/2002

quaglia, germano reale,

Monte Arcosu

(Uta)

Det. Direttore di

servizio

n.924/2002

954,24 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,

quaglia, germano reale,

Francau

(Teulada)

Det. Direttore di

servizio

n.333/2001

204,07 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,

germano reale, quaglia.

ATV adiacenti al pSIC

DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE

SPECIE PER CUI SONO

AUTORIZZATE IMMISSIONE

E PRELIEVO

L’Agropastorale

(Teulada)

Det. Direttore di

servizio

n.335/2001

646,71 ha Privato

Pernice sarda, cinghiale, lepre

sarda, coniglio, germano reale,

quaglia.

Is Canargius

(Pula)

Det. Direttore di

servizio n.299/2003 513,37 ha Privato

Pernice sarda, cinghiale, lepre

sarda, quaglia, germano reale

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5.3.4 Zone in Concessione per la Caccia Autogestita

Sono istituite dall’assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente ai sensi dell’art. 51 della LR 32

del 1978 e permangono fino all'attivazione degli istituti previsti nel piano regionale faunistico-

venatorio e nei termini in esso indicati.

Esse sono normate da apposito regolamento (Decreto PGR n. 119 del 24 ottobre 1986) e possono

avere durata annuale o quinquennale rinnovabile.

Possono essere Comunali o intercomunali e devono avere una superficie minima di 500 ha. Sono

gestite da cacciatori riuniti in forma associata. È necessaria una vigilanza interna. Al loro interno è

ammesso il prelievo venatorio da parte dei soci nei limiti previsti dal calendario venatorio regionale.

Esistere anche un calendario venatorio interno che può presentare limiti ancor più restrittivi di

quello regionale

ZONA PER LA CACCIA AUTOGESTITE ANNUALI

Art. 51 L.R. 32/78

Art. 97 L.R. 23/98

Regolamento N. 119/1986 del Assessorato Difesa Ambiente

Regione Autonoma della Sardegna

DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE N.SOCI TERRITORIO/

CACCIATORE

S.Uberto

(Siliqua,

Vallermosa)

DADA n. 234

del 12/09/1979 ha 1377 74 18,60 ha

Zinnigas

(Siliqua)

DADA n. 56 del

2/9/1980 ha 2734 146 18,72 ha

Gutturu Sporta

(Teulada)

DADA n. 232

del 12/9/1979 ha 5281 27 19,55 ha

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ZONA PER LA CACCIA AUTOGESTITE QUINQUENNALI

Art. 51 L.R. 32/78

Art. 97 L.R. 23/98

Regolamento N. 119/1986 del Assessorato Difesa Ambiente

Regione Autonoma della Sardegna

DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE N.SOCI TERRITORIO/

CACCIATORE

Parruccu

(Uta)

DADA n. 7 del

21/02/1983 ha 1799 193 9,32 ha

Is Cuccureddus

(Villaspeciosa)

DADA n. 404

del 28/04/1989 ha 575 49 11,73 ha

Su Casteddu

(Decimoputzu)

DADA n. 271

del 18/09/1980 ha 840 69 12,17 ha

Is Gilladas

Capoterra

DADA n. 333

del 19/12/1979 ha 950 47 20,21 ha

Sa Tegula

(Teulada)

DADA n. 545

del 01/12/1981 ha 1762 104 16,94 ha

Internamente al pSIC si trova una porzione della zona in concessione per la caccia autogestita

“Parruccu”. Le zone in concessione per la caccia autogestita “Zinnigas”, “Gutturu Sporta”, “Is

Gilladas” si trovano, invece, a ridosso del confine.

Le zone in concessione per la caccia autogestita “Su Casteddu”, “Is Cuccureddus”, “Tegula”,

“Sant’Uberto” si trovano ad una maggiore distanza dal pSIC: esse, pur non essendo a diretto

contatto con l’area possono determinare un incremento della pressione venatoria della zona.

Tale pianificazione evidenzia che le zone a vincolo faunistico e istituti venatori non sono state

individuati con criteri adeguati, pertanto si potrebbe presentare un problema di eccessivo prelievo

che può aggravare situazioni già a rischio per le specie.

La caccia di per sé non compromette la diversità di un ecosistema ma potrebbe divenire una

minaccia per le specie quando il tasso di prelievo è maggiore del tasso di rinnovamento della

specie.

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 6 6 6 6

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6. CARATTERIZZAZIONE ARCHEOLOGICA, ARCHITETTONICA E CULTURALE

Sotto il profilo degli attrattori, oltre alla dotazione di una risorsa naturale pressoché incontaminata

sia in ambiente marino che montano, il sistema locale dell’accoglienza può contare sulla

eccezionale ricchezza del patrimonio culturale e identitario (Tab. 5); tanto le emergenze di tipo

archeologico-culturale che le attività e le espressioni legate all’identità delle comunità connotano in

maniera univoca l’intero contesto territoriale, conservando un carattere di omogeneità lungo le

tappe che segnano l’evoluzione dell’azione antropica nell’area ma che al contempo si declinano in

funzione dei connotati peculiari assunti da ciascun centro abitato. Se in ambito regionale le aree

archeologiche costituiscono il principale fattore di richiamo per flussi di tipo turistico-culturale,

l’area archeologica di Nora conta oltre 65 mila presenze annue posizionandosi tra i siti più visitati

in tutta la regione. Oltre alla diffusa presenza di testimonianze nuragiche e punico-romane, il

territorio ospita autentici simboli del periodo medioevale e dell’attività mineraria moderna che

riportano alla valorizzazione del Parco Geominerario della Sardegna. A ciò si affiancano da un lato

le strutture museali e le consolidate esperienze di gestione congiunta avviate nei comuni di Pula

(COPTUR) e Santadi (Cooperativa Fillirea) nonché la rispettiva adesione ai circuiti locali di promo-

commercializzazione turistica (Consorzio Turistico “Costiera Sulcitana”), dall’altro alcune

espressioni significative di raccolte etnografiche orientate alla valorizzazione dei simboli della vita

contadina (Santadi e Nuxis).

L’eredità del mondo rurale costituisce in questo senso il principale elemento dinamico del

patrimonio culturale dell’area, contraddistinto da un articolato numero di eventi legati alla tradizione

agricola, sacra ed enogastronomica delle comunità; tra le altre si segnalano: la festa campestre di

Sant’Elia a Nuxis (Maggio), la sagra di Sant’Efisio a Pula e Sarroch (Maggio) la festa di

Sant’Isidoro e il rito del Matrimonio Maritano a Santadi (Agosto), la festa di San Platano a

Villaspeciosa (Agosto), la festa di Santa Greca a Decimomannu (Settembre). Le stesse attività ed

espressioni dell’artigianato tipico locale e delle arti popolari formano frequentemente oggetto di

manifestazioni e rassegne di valenza nazionale ed internazionale; di particolare richiamo il

Concorso Nazionale di Ceramica di Assemini e il Simposio Internazionale di Scultura su Pietra a

Teulada. La tipicità del contesto rurale si ritrova inoltre sia nei tratti architettonici delle

caratteristiche abitazioni del Basso Campidano (“case campidanesi”) e testimoniata dall’adesione

del comune di Assemini all’Associazione Nazionale “Città della Terra Cruda”, impegnata da anni

nella valorizzazione e nel recupero del patrimonio abitativo costruito in terra cruda; che negli edifici

diffusi nell’agro del Sulcis (“medaus” e “furriadroxius”), i quali formano oggetto di un progressivo

processo di valorizzazione in chiave turistica. Il sistema locale dell’accoglienza può infine contare

sulla presenza di un articolato settore artigianale, suscettibile di una possibile valorizzazione su

mercati più ampi rispetto a quello locale e tale da poter sfruttare le opportunità offerte dal mercato

turistico. Ciò vale anche per quelle attività impegnate nella lavorazione tradizionale del legno, della

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ceramica (con in evidenza Assemini, riconosciuta “città della ceramica” nell’ambito del progetto

“Res Tipica” dell’ANCI) e del tessile per le quali il frequente e problematico sottodimensionamento

delle attività si traduce in una limitatezza dei volumi di produzione e quindi dei mercati di sbocco.

Una debolezza strutturale che, a fronte di elevati costi di produzione, si tramuta in basso potere

Di seguito è riportato per ogni comune dell’area pSIC l’inventario dei beni architettonici,

archeologici, musei e centri culturali, biblioteche e archivi e delle principali manifestazioni.

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6.1 SCHEDE BENI ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI, MUSEI E CENTRI CULTURALI,

BIBLIOTECHE E ARCHIVI E DELLE PRINCIPALI MANIFESTAZIONI DEI COMUNI DELL’AREA

PSIC.

Assemini Tipologia Nome Descrizione

Chiesa di San Giovanni Raro esempio di edificio bizantino, eretta tra il X e l' XI secolo, con

pianta a croce latina e campanile a vela

Chiesa di San Pietro Apostolo

Della prima metà del XI secolo, ricostruita poi nel XVI secolo in stile

gotico-aragonese, e rimaneggiata ancora nel XVIII secolo, con la

facciata rettangolare merlata e il campanile quadrato, con aggiunta

della parte superiore esagonale nel Settecento

Oratorio di San Giovanni Edificato tra il IX e il X secolo presenta una pianta greca e copertura a

botte sormontata da una cupola tardo-bizantina

Villa Asquer-Casa Fortificata

Resti insediamento antico

Insediamenti abitativi antichi di età

nuragica ed alto medioevale

Edificio monumentale tardo-romano

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Miniera di San Leone

Uno dei siti più significativi del Parco Geominerario della Sardegna

sotto l'aspetto storico e geologico-giacimentologico;l'area è inoltre

ricchissima di impianti e strutture minerarie sia in superficie che in

sotterraneo

Museo archeologico In allestimento

Museo di Storia Naturale

"Aquilegia"

Attualmente sono allestite sei sale che seguono le principali discipline

delle scienze naturalistiche

Esposizione ceramica d'arte e

mostra mercato permanente

dell'artigianato locale

Vengono esposte le migliori espressioni artistiche del Concorso

Nazionale di Ceramica e le produzioni contemporanee della ceramica

asseminese.

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE

Centro Pilota per la Ceramica Offre la possibilità di ammirare e acquistare la più completa rassegna di

opere dei ceramisti locali

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Tournee regionale del Teatro

Stabile della Sardegna Luglio, spettacoli di prosa e teatro

Concorso Nazionale di Ceramica

Con cadenza biennale, è suddiviso in tre categorie: sezione ceramica

tradizionale, settore innovazione, e scuole d’arte. Obiettivo principale è

quello di favorire l’incontro e il confronto tra la realtà isolana e quella dei

più rinomati centri di produzione ceramica della penisola

Festa di Santa Lucia Mese di maggio-giugno. Manifestazione religiosa

Sagra della mietitura

Manifestazione di tradizioni popolari dedicata alla mietitura, trebbiatura,

macinazione del grano e lavorazione dei derivati con attrezzi originali.

Degustazione di prodotti lavorati (Murzu)

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Sagra della pecora Mese di giugno

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Festa di San Giovanni Battista Mese di giugno

Festival Folk "Is Pariglias"

Mese di luglio. Incontro culturale con rappresentazioni di danze,

musiche e culture etniche internazionali, con seminari tenuti da relatori

internazionali

Festa della Beata Vergine del

Carmine Mese di luglio. Manifestazione religiosa con spettacoli musicali

Matrimonio Asseminese Mese di agosto

Sagra de "Sa Panada" Mese di agosto. Sagra gastronomica del prodotto tipico locale "Sa

Panada". Dimostrazione di antichi mestieri

Sagra dei "Malloredddus" Mese di settembre.

Capoterra

Chiesa campestre di Santa Barbara Piccola chiesa romanica situata in una località di grande bellezza

panoramica

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI Su Miriagu Sito minerario

Biblioteca Comunale BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca dell'Osservatorio

Astronomico

"Is Ainus de Aiaiu" Mese di marzo-aprile. Esposizione di oggetti e attrezzi del mondo

contadino

Festa di Sant'Efisio Mese di maggio. Processione per le vie del paese ed esibizione di

gruppi folk

Festa campestre di Santa Barbara Mese di giugno. Festeggiamenti nell'antica chiesetta campestre.

Estemporanea di pittura, scultura e poesia

"Aiaus in Festa" Mese di luglio. Mostra mercato di prodotti dolciari, lavori artigianali e

ricami

Sagra del pesce Mese di agosto. Degustazioni di pesce

"Scraccalius" Mese di agosto-settembre. Rassegna di teatro dialettale con le

compagnie teatrali del Campidano

Festa di San Girolamo Mese di settembre. Processione per le vie del paese con la

partecipazione di gruppi folk

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa di San Francesco Mese di ottobre. Processione con cavalli bardati ed esibizione di gruppi

folk

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Decimomannu

Chiesa di Santa Greca

Edificata nel XIV secolo in stile romanico sul luogo di sepoltura della

santa: di questa prima fase rimane solo la cappella dietro l'altare

maggiore. Dopo alterne vicende la chiesa fu ricostruita quasi per intero

nel XVI secolo ed in seguito rimaneggiata più volte

Chiesa di Sant'Antonio Abate Parrocchiale

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Ponte romano

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Sant'Antonio Abate Mese di gennaio

"Is Pariglias de Su Dominigu de

Agoa" Festa tradizionale della pentolaccia e pariglie a cavallo

Sant'Isidoro Mese di maggio

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Sagra di Santa Greca Mese di settembre

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Domus de Maria Torre di Chia Costruita dagli aragonesi nel XVII secolo

Bithia

I resti dell'antica città sono molto difficili da individuare, sia perché è

rimasto molto poco, sia per la particolare struttura della città, priva di un

centro urbano vero e proprio. Si può vedere ciò che resta di mura e di

abitazioni e del cosiddetto tempio di Bes, situato nella zona dello

stagno. Interessante è anche l'isolotto di Su Cardolinu, dove si trovava

il tophet fenicio, di cui non è più visibile pressocchè nulla, e il tempio

punico edificato dopo la conquista cartaginese della Sardegna, di cui

rimangono resti di mura

Chiesetta del Crocificco

Ruderi di una fortezza di età

nuragica

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Resti monumentali di cave antiche

utilizzate in periodo punico e

romano

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE

Museo archeologico comunale

La mostra archeologica sull'antica città fenicio-punico-romana di Bithia,

allestita presso la sala Mostre Temporanee ospita i corredi funerari di

alcune tombe fenicie, puniche e romane, unitamente a parte della stipe

votiva del tempio di Bes

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Sagra dei fichi Mesi di luglio-agosto

Sagra della focaccia Mesi di luglio-agosto

Sagra del cinghiale Mesi di luglio-agosto

Festa del Pescatore Mesi di luglio-agosto

Sagra dei pesci Mesi di luglio-agosto

Biennale di pittura e scultura Mesi di luglio-agosto

Carnevale estivo Mesi di luglio-agosto

Concorso Regionale di Poesia

dialettale Mesi di luglio-agosto

Estate Mariese

Mesi di luglio-settembre. Mostre di arte, artigianato locale e oggetti del

passato, assaggi di prodotti tipici, dimostrazioni dal vivo sulla

produzione di pane, formaggio e dolci

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E

FESTIVAL

Sagra di "S'Arroseri" - Festa

patronale della Madonna del

Rosario

Mese di ottobre

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Nuxis

Chiesa di Sant'Elia di Tattinu

Il primo impianto risale al periodo bizantino, al secolo VIII o IX e

presenta pianta a croce greca con cupola ogivale, mentre l facciata è

sormontata da un campanile a vela

"Tattinu"

Tempio a pozzo che si inserisce nell'ambito di un villaggio di capane.

Gli scavi indicano la frequentazione dall'età del Bronzo recente all'età

del Ferro

Grotta di Acquacadda Reperti della civiltà di Monte Claro

Sant'Elia Pieve bizantina del VII secolo

Is Pilus Sito minerario

Serra Sirbonis Sito minerario

Su Sinibidraxiu Sito minerario

Bachera-Tatinu Sito minerario

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Complesso minerario Sa Marchesa Sito minerario

AREE

MONUMENTALI E

PARCHI

Villa Letizia Borgo ristrutturato per ricettività

Centro espositivo Allestimento sulla vita e lavoro in miniera nel complesso minerario "Sa

Marchesa"

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE Museo etnografico Espone strumenti di lavoro e suppellettile legate al mondo contadino

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Mosra delle piante officinali e

aromatiche del sud-ovest sardo inizio aprile

Festa di San Pietro 28-30 giugno

Festa in onore di S. Elia 8-14 settembre. Il culto per questo santo è il più antico portato dai

Bizantini in Sardegna

Mostra micologica del sud-ovest

sardo inizio novembre

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa patronale di San Pietro Mese di giugno

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Pula

Sant'Efisio di Tattino

Chiesa costruita nell'XI secolo sul luogo dove fu martirizzato il Santo. Il

primo impianto risale al 1102, ma subì pesanti rifacimenti nel XVIII e nel

XIX secolo

Torre di Coltellazzo Costruita dagli spagnoli nel XI secolo e protetta da una cortina muraria

rinforzata da torri, si eleva 12 metri sulle rovine di Nora

Torre di San Macario Costruita nel XI secolo e utilizzata fino al XVIII secolo sorge sull'isoletta

omonima al largo di Nora

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Villa Santa Maria e pertinenze

rustiche

AREE

MONUMENTALI E

PARCHI

Area archeologica di Nora La città mostra edifici di varie epoche, ma i resti più significativi sono

quelli del periodo romano

Centro di educazione ambientale

"Laguna di Nora" E' dedicato all'ecosistema marino e lagunare

Museo archeologico comunale

"Patroni"

Vi sono esposte ceramiche puniche, romane, anfore fenicie; due

importanti vasi in pasta vitrea; vasellame da mensa, corredi funerari e

votivi

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE

Museo Norace Comprende una ricca collezione numismatica e una mineralogica di

campioni rinvenuti nelle cave e nelle miniere della Sardegna

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Festival "La Notte dei poeti" (Teatro

di Sardegna e CEDAC)

Luglio, si svolge dal 1983 nel suggestivo teatro dell'antica cittadina di

Nora

Sagra di Sant'Efisio

Maggio. La manifestazione si lega al voto pronunciato dalla città di

Cagliari per ringraziare il Santo che aveva liberato la Sardegna dalla

pestilenza

Festa di San Giovanni Battista Mese di giugno

Rassegna dell'artigianato sardo Mese di luglio

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa de L'Assunta Mese di agosto. Processione a mare

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Santadi

Pani Loriga Domus de janas, fortezza nuragica, insediamento punico-fenicio

"Su Benatzu", "Forresu",

"Pantaleo", "San Paolo", "Monte

Miana"

Tempio ipogeico. Cavità abitate in epoca neolitica

Nuraghi Diana e Sanna Presenza di menhirs aniconici e protoantropomorfi, con cavità

emisferiche

"Su Fossu Tundu" Miniera Nuragica

"Nuraxi Senzu" Monumento nuragico a torre

Barrancu Mannu Tomba dei giganti di epoca nuragica

Is Canis Sito minerario

Monta Cerbus Sito minerario

Su Benatzu Sito minerario

San Pantaleo Sito minerario

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Barrua de Susu, Su Benatzu, Is

Cattas, Barrancu, Terresoli Diffusa localizzazione di "medaus"

Parco "Su Cuccumeo" (San

Pantaleo) AREE

MONUMENTALI E

PARCHI Grotte di "Is Zuddas" Famosissimme per le grandi formazioni stalagmitiche e stalattitiche,

hanno una notevole estensione e sono formate da numerose sale

Civico Museo Archeologico

All'interno sono esposte inedite e preziose testimonianze dei primi

insediamenti umani e degli specifici sviluppi della civiltà protosarda dal

VI al I millennio avanti Cristo

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE Museo etnografico e archeologico

"Sa Domu Antiga"

Casa museo allestita in una caratteristica abitazione del primo

Novecento tpica della tradizione contadina

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Matrimonio Mauritano e Settimana

Culturale Santadese

Nel mese di agosto si celebra la cerimonia di nozze secono la

tradizionale cultura agropastorale. Il rito è seguito dall'offerta

propiziatoria volta ad assicurare prosperità alla nuova coppia

"Incontro con la natura" Mese di maggio. Passeggiata ecologica di grande impatto naturalistico-

ambientale

Festa di San Giovanni Bosco Mese di agosto

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa di San Nicola di Bari Mese di settembre

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Sarroch Complesso costituito dalla Villa

d'Orri con pertinenze, parco e

dipendenze

In passato eletta a dimora estiva della casa Savoia

Nuraghe "Antigori"

Il complesso si compone di numerose capanne circolari e torri

nuragiche circondate da poderose mura, di cui restano poderose mura,

di cui restano alcuni tratti, costruite con blocchi di pietra di grosse

dimensioni che si appoggiano direttamente sulle asperità rocciose

naturali. Datarli ai secoli dal XXI XIII a.C. Oltre alla ceramica nuragica è

stata rinvenuta anche ceramica micenea, proveniente dall'Argolide, da

Creta, e da Cipro, che ha messo in rilievo gli scambi esistenti fra

Sardegna e Vicino Oriente

Nuraghe "Sa Domu 'e S'Orku"

Di tipo arcaico ed è composto da due torri collegate fra loro da un

cortile interno al quale si accede dall'ingresso principale. Anche qui

furono rinvenuti frammenti di ceramica micenea, il che testimonia come

nel Tardo Bronzo la zona fosse interessata da scambi con l'Egeo e il

Mediterraneo orientale

Tomba dei Giganti del II millenno

a.C.

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Resti archeologici di tomba

megalitica "Su Nuraxeddu"

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale "Mondo Libro"

Sagra di Sant'Efisio

Maggio. La manifestazione si lega al voto pronunciato dalla città di

Cagliari per ringraziare il Santo che aveva liberato la Sardegna dalla

pestilenza

Mostra dell'artigianato sardo Mese di luglio

Sagra del pesce Mese di agosto. Degustazioni di pesce

Sagra dei dolci di sapa Mese di agosto Dimostrazione della preparazione e degustazione del

"Pane di sapa" e di altri dolci di sapa

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa di Santa Vittoria Mese di settembre

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Siliqua

Monte Oru, Monti de S'Arcu, Monte

Miali, Domu de Is Perdas Resti nuragici

San Pietro di Siliqua, Medau

Casteddu, S. Luxia, S. Sida, S.

Jaccu e S. Margherita

Insediamenti di epoca punico-fenicia e romana

Castello di Acquafredda Costruito dai pisani nel XII secolo in stile romanico. Appartenne alla

famiglia pisana dei Donoratico della Gherardesca

Arcedda, Sebatzus, Frongia, Saruis

e Stiarro Insediamenti di epoca medioevale

Rocca sa Pibera Sito minerario

Sa Rocca Sito minerario

M. de Sinibiris Sito minerario

Chiesa di San Giorgio Chiesa parrocchiale il cui impianto primitivo risale al XIII

secolo

Chiesa di San Pietro Costruita su resti romani

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Chiesa di Sant'Antonio Edificio tardogotico

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

Festa di San Giorgio Mese di aprile

Festa di San Giacomo Mese di maggio

Estemporanea nazionale di pittura Mese di maggio

"Biomediterranea" Mese di maggio. Rassegna di prodotti agro-alimentari biologici

San Giuseppe Calasanzio Mese di agosto

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Festa di Santa Margherita Mese di settembre

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Teulada "Mondia" Tomba dei Giganti

"Tuarredda Malfatano" Nuraghe

Isola di Campionna Nuraghe

"Ladu Arrubiu" Nuraghe

"Crabili" Nuraghe

"Punta su Putzu" Nuraghe

"De Frois" Nuraghe

"Punta Acuzza" Nuraghe

"Giara" Nuraghe

"Monte S'Ira" Nuraghe

"Monte Cogottis" Nuraghe

"Su Pizzu Arrubiu" Nuraghe

"Sa Patera" Nuraghe

"Serra Andria Santus" Nuraghe

"Campu e Pira" Nuraghe

"Perdu Sarigu" Nuraghe

"Pia" Nuraghe

"Albai I" e "Albai II" Nuraghe

"Sant'Isidoro" Nuraghe

"Monte Idu" Nuraghe

"Giovanni Matta" Nuraghe

"De Sa Canna" Nuraghe

"De S'Ardori" Nuraghe

"Domenico" Nuraghe

"Millanu" Nuraghe

"M. Lapera" Nuraghe

"Monte Perdaia" Nuraghe

"Orbais" Nuraghe

"Su Zippiri" Nuraghe

"Sisinni Acca" Nuraghe

"De Mesu" Nuraghe

"Mondia" Nuraghe

"Malfatano" Nuraghe

"Monte Is Crabus" Nuraghe

"Punta Sa Ruxi" Nuraghe

"Monte Idu II" Nuraghe

"Giu Giuanneddu" Nuraghe

Sant'Isidoro Insediamento punico-romano, chiesetta e torre

"Monte Modditzi" Insediamento nuragico e romano

"Sa Cresiedda" Insediamento punico-romano

Isola di Tuerredda Ruderi di età punico-romana

Porto Tramatzu Necropoli di epoca romana

Peschiera di Malfatano Ruderi di Villa Romana

"Schiena del Siciliano" Ruderi di Villa Romana

San Lorenzo Villa romana

Monte Jacu Villa romana

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Isola Rossa Muraglia nuragica e ruderi di villa romana

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P.to Scudo Torre

P.to Budello Torre

Malfatano Torre

Monte Lapanu Sito minerario

Loc. Is Carillus, Genniomius,

Mesoni e Susu, Ledda, Mesoni ‘e

Monti, Su Fonnesu, Perdariola, Su

de Is Seis, Gutturu Saidu, Giacu, Is

Pinnas, Paderi, Frau

Diffusa localizzazione di "furriadroxius"

"Sant'Isidoro" Area archeologica

Museo Storico Artistico

Documentario della Parrocchia

Vergine del Carmine

Il museo custodisce ed espone al pubblico documenti dell'archivio

storico, oggetti di culto, ex voto donati alla Parrocchia, paramenti,

simulacri ed opere pittoriche

MUSEI, CENTRI

CULTURALI,

MOSTRE E

GALLERIE Museo Civico

Accoglie 200 manufatti in ossidiana e pietre varie. Sono conservate al

suo interno le opere prodotte nel corso delle ultime edizioni

dell'Incontro Internazionale di Scultura su Pietra

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI

Biblioteca Comunale "Grazia

Deledda"

Simposio Internazionale di Scultura

su Pietra

Ogni anno nella prima quindicina di settembre il comune ospita

numerosi scultori di diverse nazionalità le cui opere rimangono in

mostra permanente per le vie del paese

Festa Primaverile di Sant'Isidoro Mese di aprile-maggio. Festa campestre con processione solenne e

manifestazioni folcloristiche

Sagra del Pescatore-Madonna del

Carmine

fine luglio - inizi di agosto; l'evento principale è il trasferimento della

statua della Madonna del paese a Porto Budello fino a Porto Teulada

seguita da un corteo di barche e degustazione di pesce

Festa di Sant'Isidoro - Fiera e

mostra dell'artigianata teuladino -

Festa de "Su Sonatori"

Mese di agosto. Festa estiva del Santo agricoltore. Mostra mercato

dell'artigianato teuladino con dimostrazione pratica di arti e mestieri.

Rassegna di strumenti musicali e canti tipici della tradizione sarda

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

Sagra dell'allevatore Mese di agosto. Degustazione di carni locali

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- 178 -

Uta "Su Nui de su Pilloni" Complesso nuragico

"Mitza Pedentina, Monte Arrexi" Complesso nuragico

"Su Mulinu" Nuraghe

"Cussorgia, Serra Taccori" Nuraghe

"Bruncu Perdosu" Nuraghe

"Medau de Coccu" Nuraghe

"Mitza de S'Acqua Bella" Nuraghe

"S'Inzidu" Nuraghe

Chiesa di Santa Maria Magramisci Chiesa romanica costruita nella seconda metà del secolo XII su un

precedente edificio di culto

San Nicola Area sacra

"Su Pranu de Porceddu" Terme

"Is Arridelis" Insediamento

"S'Appassiu" Insediamento

"Scala sa Perda" Insediamento

"Perdu Melis" Necropoli

San Sebastiano Chiesa

Santa Maria Chiesa romanica

Santa Giusta Chiesa gotico-catalana

Sant'Ambrogio Chiesa

San Leone Chiesa

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Santa Lucia Chiesa

Sant'Isidoro Mese di maggio

Festa di Santa Giusta Mese di maggio. Festa patronale

Santa Lucia Mese di agosto

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL Santa Maria Mese di agosto

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- 179 -

Villa San Pietro "Mereu" Nuraghe

Loc. Perda e ’Accuzzaui,

Cucumenu e San Filippo Tombe Megalitiche

Loc. Lilloni Tombe dei Giganti

Loc. Porcili Mannu Necropoli di epoca romana

Loc. Sa Sucraxia Necropoli di epoca romana

BENI

ARCHITTETONICI E

ARCHEOLOGICI

Chiesa di San Pietro Apostolo

Eretta nel XIII secolo, la chiesa sorge all'interno del centro abitato cui

diede nome e di cui fu parrocchiale. Mononavata e con copertura lignea

è un pregevole esempio d'arte romanica giudicale

BIBLIOTECHE E

ARCHIVI Biblioteca Comunale

SAGRE,

TRADIZIONE

SACRA E FESTIVAL

San Pietro Mese di giugno

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 7 7 7 7

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7. GESTIONE ATTUALE DELL’AREA

Per quanto riguarda la gestione della area pSIC si possono individuare quattro macroaree:

- Area gestita dall’Ente Foreste comprendente la fascia sud orientale;

- Area gestita dal WWF nella zona nord est;

- Area, di proprietà della ditta Sanai s.r.l.;

- Area di proprietà privata di cui non è nota alcun tipo di gestione.

7.1 Ente Foreste

Il corpo storico denominato foresta di “Pula” che interseca il presente SIC è gestito

dall’amministrazione regionale, sin dalla prima metà del 1900. Gli altri corpi; Gutturu Mannu;

Pantaleo; Monte Nieddu; Tamara Tiriccu; sono stati acquisiti al demanio a partire dal 1980.

Quest’area è stata popolata sin da epoca preistorica ed è ricca di siti archeologici che ne

testimoniano tale presenza, è stata altresì oggetto di sfruttamento nel corso dei secoli da parte

delle popolazioni locali per ricavarne principalmente legna da ardere per usi domestici e condurre il

bestiame al pascolo brado. A partire dalla seconda metà del sec. XIX l’area è stata sottoposta ad

un intenso sfruttamento della risorsa boschiva principalmente carbone e legna da ardere. Merita in

tal senso di essere menzionata la fabbrica di distillazione del legno realizzata dalla società

francese de Hautes Foreneaux di Leone Gouin nella Foresta di Pantaleo nei primi anni del XX sec.

La società possedeva oltre la Foresta di Pantaleo, il complesso boscato di Gutturu Mannu, in agro

di Capoterra e di Assemini, per un totale di circa 10.000 ettari. I soprassuoli forestali furono

utilizzati dalla società Francese a partire dal 1874-75 solo per produrre carbone. Con la

realizzazione tra il 1912 e il 1915, degli impianti per la distillazione del legno in località Pantaleo

oltre al carbone vennero prodotti catrame, acetone, acido acetico ed alcol metilico particolarmente

richiesti dall’industria francese per le necessità belliche legate al primo conflitto mondiale.

Analoga vicissitudine subì il territorio in agro di Pula, Villa S. Pietro e Domus de Maria, ricadente

nelle Foreste di Is Cannoneris-Pixinamanna nella parte Sud del SIC, questi territori infatti subirono

un’intensa attività antropica a partire dalla seconda metà dell’ottocento, in particolare con

l’abolizione degli ademprivi in Sardegna, i quali determinarono prima l’assegnazione del

compendio alla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde nel 1864 e poi la vendita nel 1881

all’imprenditore boschivo Giuseppe Tonietti. Questi utilizzò tutto il soprassuolo della foresta di Pula

a taglio raso senza riserve, per ricavarne legna, carbone e scorza da tannino, realizzando

un’apposita strada ferrata a scartamento ridotto, che dal centro aziendale in località Dispensa

Tonietti, trasportava i prodotti boschivi sino al mare e da qui in gran parte verso la Francia. Il

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Tonietti esaurito il taglio nel 1887 vendette la proprietà ad un privato di Pula che la utilizzò come

pascolo.

Quest’ultimo nel 1903 si rifiutò di eseguire in proprio le opere studiate per la sistemazione del

bacino del Rio di Pula e il fondo tornò per devoluzione allo stato nel 1905, che intraprese le prime

opere sistematorie.

“All’atto dei primi lavori, la tenuta era popolata di lentisco, fillirea sp. e corbezzolo con poche

ceppaie di leccio, danneggiate dagli incendi e dal pascolo” .

Il territorio in esame presenta oggi una serie di realtà eterogenee, con comuni costieri dove il

settore turistico occupa una porzione rilevante della loro economia (Pula, Capoterra, Villa S.Pietro,

Domus de Maria) e territori dove le principali attività sono di tipo agricolo pastorale (Santadi, Nuxis,

Narcao). La vicinanza con il capoluogo regionale determina un consistente flusso turistico di tipo

stagionale verso le foreste dell’area.

L’Ente Foreste cura i cantieri forestali che ricoprono una superficie totale in area SIC di ha

14.757 localizzati nella parte est dell’area, essi sono così suddivisi:

Cantiere

Is Cannoneris

Pantaleo

Tamara Tiriccu

Bau Pressiu ex

SAF

GutturuMannu

Monte Nieddu

Comuni

Comuni di Pula, Villa S. Pietro, Domus de Maria

Comuni di Santadi, Nuxis

Comune di Nuxis

Comune di Siliqua

Comuni di Assemini, Capoterra

Comuni di Capoterra, Villa S.Pietro, Sarroch

Superficie dem.le

ha 3. 827

ha 4.231

ha 1.460

ha 216

ha 4.748

ha 2.452

Sup.cie in area SIC

ha 3.333

ha 4.194

ha 1.348

ha 216

ha 4.350

ha 1.316

Totali ha 16.934 14.757

I lavori forestali e di ripristino della vegetazione spontanea vengono attuati attraverso

interventi atti a migliorare l’efficienza multifunzionale del bosco (funzioni protettive,

paesaggistiche, ambientali e turistico ricreative) nonché con attività di prevenzione e lotta contro

gli incendi boschivi. Considerato che la formazione forestale più diffusa nell’area è costituita da

cedui a prevalenza di leccio originatisi a seguito delle attività di taglio proseguite fino alla prima

metà del secolo scorso, l’attività selvicolturale odierna è in gran parte finalizzata alla loro

conversione in fustaia mediante una serie di tagli denominati “tagli di avviamento all’alto fusto” con

l’obiettivo di migliorare l’efficienza multifunzionale del bosco nonché i processi di ricostituzione

boschiva in termini di biomassa e di complessità strutturale. Altri lavori svolti riguardano il ripristino

della viabilità, delle infrastrutture di servizio e della sentieristica e aree sosta. Le principali attività

volte alla valorizzazione e fruizione del patrimonio ambientale nei territori in gestione che sono stati

svolti nell’ultimo decennio in area sic dall’Ente Foreste e che si prevede vengano realizzati nel

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prossimo futuro, sono di seguito descritti, questi sono coerenti alle linee di indirizzo previste dal

P.F.A.R.

7.1.1 Gestione e valorizzazione del patrimonio boschivo

Nei sistemi forestali degradati ove l’attesa non abbia portato ad una naturale ricostituzione

della copertura del suolo e dove l’azione di degrado sia tale da richiedere un intervento immediato,

al fine di contrastare il rischio idraulico, si è intervenuti mediante rimboschimenti con lavorazione a

strisce, lungo le curve di livello, con rilascio tra le strisce della vegetazione spontanea, seguita da

piantagione di postime ecologicamente idoneo alla stazione, nei primi anni successivi all’impianto

sono state risarcite le fallanze ed eseguite le cure colturali ;

Nei soprassuoli cedui a dominanza di leccio e corbezzolo, più o meno matricinati si è

intervenuti con diradamenti selettivi delle ceppaie ed il rilascio delle migliori matricine al fine di

avviare detti soprassuoli in fustaia;

nelle formazioni artificiali con prevalenza di conifere, si è intervenuti con diradamenti al fine

di ridurre l’eccessiva densità e favorire l’evoluzione naturale del sottobosco a macchia, insediatosi

grazie all’azione di protezione della conifera o, della latifoglia consociata;

nelle formazioni miste con dominanza di sughera gli interventi colturali realizzati sono stati

quelli di ridurre la concorrenza da parte delle specie sciafile, sostituire o rinvigorire le sughere

deperienti mediante tramarratura delle stesse, eseguire gli opportuni tagli fitosanitari al fine di

ridurre il potenziale di inoculo da parte degli agenti del deperimento delle querce.

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Interventi integrati di gestione forestale ed utilizzo faunistico

In aree aperte, prive di vegetazione forestale, sono stati eseguiti degli erbai autunno-

vernini, finalizzati all’alimentazione integrativa degli ungulati allevati in recinti faunistici, la cui

funzione di questi ultimi è attualmente prevalentemente didattica. Alcune fasce parafuoco sono

state inerbite con la stessa tecnica, al fine di produrre alimento per la fauna in natura e ridurre

l’erosione superficiale.

Interventi di gestione ordinaria degli ungulati e piccola selvaggina

La gestione della fauna in natura è attuata mediante sorveglianza e i periodici censimenti in

particolare quelli del cervo sardo, “al bramito” da postazioni fisse. Vengono effettuati inoltre

periodici controlli sanitari agli ungulati e recupero della fauna selvatica in difficoltà. Si svolge altresì

l’allevamento della lepre sarda e l’attività di apicoltura.

7.1.2 Tutela e salvaguardia del patrimonio forestale - prevenzione e lotta A.I.B.

L’attività di prevenzione viene svolta mediane la ripulitura delle fasce parafuoco, sia

manualmente mediante sfalcio ed abbruciamento della vegetazione, che meccanicamente con

mezzi meccanici. Durante il periodo di rischio incendi vengono inoltre dislocate nel territorio delle

postazioni di vedetta, dotate di cartografia e radio ricetrasmittente al fine di segnalare eventuali

incendi.

L’attività di lotta attiva avviene mediante la dislocazione sul territorio, di squadre di lotta e

mezzi AIB, di concerto con il C.F.V.A. regionale.

L’attività cantieristica si svolge inoltre mediante manutenzioni alle infrastrutture, alla viabilità

forestale, alle sorgenti, ed alle opere AIB, la realizzazione e manutenzione della sentieristica,

cartellonistica, piste per mountain bike, aree sosta visitatori, percorsi didattici, aree pic-nic, ecc.

L’Ente Foreste svolge inoltre attività di supporto alle visite in foresta, prevalentemente

scolastiche o di associazioni di volontariato, mediante “guida” nelle escursioni e nei recinti

faunistici.

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7.2 Oasi Wwf Monte Arcosu

7.2.1 Cenni storici

Il comprensorio di Monte Arcosu-Monte Lattias attualmente gestito dal WWF si estende per

una superficie di Ha 3600.

Esso è stato per lungo tempo una riserva di caccia di proprietà privata, nella quale era

presente la popolazione di cervi più consistente dell’area del Sulcis. A seguito dell'abolizione della

Riserva di caccia il numero dei cervi diminuì drasticamente a causa del forte aumento del prelievo

illegale, che proseguì nonostante l’istituzione su una parte del territorio dell’oasi permante di

protezione faunistica e cattura “Gutturu Mannu”.

L’istituzione di quest’ultima non migliorò la situazione in quanto non venne supportata da

una efficiente attività di vigilanza in grado di limitare il fenomeno della caccia di frodo.

Nel 1984 il W.W.F. deliberò l'acquisto dei 3000 Ha dell’area. L'acquisizione di quest’area

avvenne grazie alla partecipazione dei Soci W.W.F., di semplici cittadini, e della C.E.E. e

all’adesione di migliaia di bambini ai Panda Club che contribuirono finanziariamente all’operazione.

Ai 3000 Ha originari si è aggiunta una parte situata sulle pendici del Monte Lattias di estensione

pari a 600 Ha acquisita nel 1995 grazie al contributo della Campagna Foreste del W.W.F.

Le attività iniziali della gestione prevedevano la custodia, l’approvvigionamento idrico ed

energetico, il ripristino di caseggiati, il rifacimento di recinzioni, ed interventi a tutela del cervo. Il

controllo quotidiano dell'area ha limitato drasticamente i fenomeni di bracconaggio (sono stati

rimossi migliaia di cavi d'acciaio per la cattura di cervi e cinghiali).

7.2.2 Gestione della riserva WWF

La gestione attuale dell’area è resa possibile anche grazie ad una convenzione di durata

decennale stipulata il 23 maggio del 1997 (n° 2040) tra il Settore Ambiente della Provincia di

Cagliari e l’Associazione italiana del WWF.

Il WWF svolge una serie di attività connesse alla protezione e alla gestione dell’oasi “Monte

Arcosu”, le attività di vigilanza si svolgono con ricognizioni del territorio con particolare attenzione

nelle località della valle di Gutturu Mannu, Sa Canna, Paddera, Is Castangias dove l’attività del

bracconaggio è più radicata e in generale presso tutto il perimetro della riserva, contestualmente si

effettua la rimozione delle trappole illegale per la cattura della selvaggina.

Gli operatori del WWF in collaborazione con il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale

curano anche il recupero della fauna selvatica ferita che viene ricoverata al Centro di recupero

della Fauna selvatica di Monastir gestito dall’ Ente Foreste della Sardegna.

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Il WWF cura la manutenzione ordinaria delle strutture ricettive e degli impianti presenti

all’interno dell’oasi, cura, inoltre, la manutenzione della viabilità interna con interventi di rifacimento

del fondo stradale e apposizione di segnaletica.

Gli operatori si occupano anche del ripristino e della manutenzione dei sentieri naturalistici

esistenti.

L’associazione si occupa anche della gestione agroforestale del territorio con la

realizzazione di radure e coltivazione di erbai per l’alimentazione della fauna oltre alla cura del

bosco con diradamenti e pulizia del sottobosco e l’individuazione di sorgenti ed creazione di

abbeveratoi.

Vengono svolte anche attività di tipo scientifico come i censimenti delle popolazioni di cervo

sardo presenti all’interno dell’oasi. All’interno dell’oasi è presente una foresteria che offre servizio

di pernottamento e ristorazione, vi è anche la possibilità di usufruire del servizio di guida

naturalistica per le visite ed escursioni sul posto, questi servizi sono offerti previa prenotazione

7.2.3 Gestione forestale

L’intera area della Riserva WWF di Monte Arcosu presenta una omogeneità di

caratteristiche ambientali. L’attuale situazione forestale è il risultato di pregresse azioni non

regolamentate, come tagli per il legnatico, pascolamento e incendi.

Le formazioni forestali ed arbustive si presentano essenzialmente con stadi transitori del climax

vegetale e soltanto in poche aree si trovano stadi maturi della successione.

La macchia mediterranea, caratterizzata da specie sempreverdi sclerofille e malacofille costituisce

l’aspetto più diffuso della vegetazione a basse altitudini.

La gestione forestale nella Riserva è essenzialmente di tipo naturalistico.

Di seguito vengono sinteticamente elencati gli ambienti vegetali del territorio e la tipologia di

gestione prevista per ognuno.

Gli interventi proposti sono rivolti al miglioramento della struttura dei soprassuoli (con particolare

riferimento ai cedui composti) e, allo stesso tempo, alla realizzazione di radure finalizzate ad un

aumento delle disponibilità pabulari per il cervo sardo.

Gli interventi vengno eseguiti solo in aree con pendenza non superiore al 25% per evitare l’innesco

di processi di erosione del suolo.

Le tipologie vegetazionali presenti sono illustrate di seguito con le relative modalità di gestione:

Bosco naturale monospecifico di Leccio

È costituito prevalentemente da fustaie transitorie derivanti da cedui invecchiati di leccio.

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In tali aree si interviene con tagli selettivi, secondo criteri di diradamento dal basso, per eliminare

gli esemplari di leccio sofferenti e soprannumerari. Particolare attenzione è data alla presenza di

piante di acero e agrifoglio che devono essere salvaguardate ed avvantaggiate dall’intervento.

Localmente in aree idonee si prevede la realizzazione di piccole radure finalizzate all’evoluzione di

praterie naturali per l’alimentazione del cervo.

Foresta mista di sclerofille sempreverdi

Si tratta di formazioni vegetali molto variabili sotto l’aspetto fisionomico e vegetazionale

Comprende sia macchia di origine secondaria (di degradazione della lecceta) sia macchia di tipo

primario fortemente condizionata dai fattori pedoclimatici (es. ginepreti) in queste aree si

prevedono interventi localizzati rivolti perlopiù alle cenosi preforestali in particolare laddove la

presenza del leccio è particolarmente evidente. gli interventi sono realizzati mediante tagli saltuari

che favoriscano l’evoluzione della foresta mista di sclerofille verso la foresta a prevalenza di leccio

in particolare si intende orientare l’evoluzione verso il ceduo composto con un elevato numero di

matricine in modo tale che possa ospitare i silvidi ed altre specie della fauna migratoria.

Macchia bassa e garighe

Nella maggior parte dei casi si osservano cenosi di degradazione dei boschi e delle

macchie più evolute. La composizione floristica è molto variabile in funzioni delle condizioni

stazionali e della foresta originaria da cui derivano. Si tratta di formazioni con prevalenza di xerofite

aventi per lo più foglie di piccole dimensioni e revolute come il cisto, lo sparzio villoso, il ginepro

rosso (sporadico), l’euforbia arborea e l’erica arborea. Nei settori con forti limitazioni per

rocciosità, pendenza, e scarsa profondità del suolo, sono individuabili macchie e garighe

caratterizzate dalla presenza di essenze endemiche ed aromatiche (lavanda , ginestra corsica

etc.).

In queste aree non si prevede alcun intervento nel breve periodo, salvo poi adottare criteri

gestionali analoghi a quanto detto sopra nel momento in cui si riscontreranno le idonee condizioni

di evoluzione del soprassuolo.

Vegetazione ripariale

Trattandosi di ambienti vegetali di notevole interesse naturalistico e di scarsa valenza

selvicolturale in tali aree non si prevede alcun tipo di intervento.

Si sottolinea che tutti i corsi d’acqua sono a carattere torrentizio con portate notevoli durante il

periodo autunno-invernale e parzialmente asciutti d’estate; tra questi è di particolare interesse il

Rio Camboni che, come detto ospita l’endemica Trota sarda (Salmo (trutta) macrostigma).

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Interventi di gestione eseguiti

Gli interventi riguardano la macchia foresta mista di sclerofille sempreverdi e sono stati

effettuati con i seguenti accorgimenti:

• l’allungamento del turno di ceduazione fino a 30-35 anni;

• il rilascio di un contingente di matricine più elevato (numero di matricine intorno a 200-

250 per ettaro);

• il mantenimento di un numero di 30-40 individui vetusti per ettaro;

• l’avviamento ad alto fusto dei lembi meritevoli che tendono alla chiusura della copertura

vegetale allo scopo di ripristinare la lecceta e il taglio selettivo con criteri di diradamento

dal basso per eliminare gli esemplari sofferenti di leccio e di quelli soprannumerari.

• tagli a buca in modo che i cervi ritrovino in questo ambiente il loro habitat naturale e che

nelle piccole radure così create, abbiano una maggiore disponibilità di cibo.

Altri interventi hanno interessato l’ampia radura de Su Bacinu a Perdu Melis. La radura è

stata ripulita dalla macchia bassa che la soffocava e coltivata con essenze foraggere

adeguate all’alimentazione degli ungulati. Una parte del campo coltivato è stato recintato e

irrigato per poter fornire erba fresca anche nel periodo estivo agli animali.

Localizzazione interventi

località su Bacinu, Perdu Melis apertura radura, anno 1987, sup. 2 ettari, macchia bassa. Punto (1)

in cartografia

• P. Melis,1989 – 1997, sup. 5 ettari, macchia foresta (2)

• località is Fundus e Gennastrinta, anni 1996-98 , superficie 5 ettari , macchia foresta con

lembo di lecceto (3)

• località su Pirastu- Suergiu, anno 2002 – 2004, sup.15 ettari, macchia foresta (4)

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Figura 2 Gestione Forestale Riserva WWF Monte Arcosu.

7.2.4 Gestione Attività di fruizione.

Nel territorio della Riserva sono presenti diverse strutture esse sono state ristrutturate e sono

disponibili per l’utilizzo esse sono:

- Case Perdu Melis (B1a)

- Case sa Canna (B1b)

- Case Baracca Sassa (B1c).

Case Perdu Melis (B1a)

È il primo centro, realizzato dal WWF, si trova nel cuore dell’Oasi, in località Perdu Melis nell’alta

valle del Guttureddu. È costituito da 5 piccoli bivani atti a ospitare villeggianti, escursionisti e

ricercatori. Annesso a questo vi è una grande sala che verrà adibita a punto ristoro.

A duecento metri si trova un’altro edificio, composto da 5 locali utilizzabili come alloggio per i

visitatori.

Le strutture sono servite da impianto per acqua potabile, depuratore per i reflui e impianto elettrico

alimentato da piccole centrali fotovoltaiche.

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La vocazione di questo centro è il turismo naturalistico di qualità e la ricerca scientifica ambientale

sul campo.

Fino a qualche anno fa le strutture erano utilizzate per piccoli soggiorni da parte di escursionisti e

ricercatori oltre che dal personale della Riserva. Attualmente dopo la ristrutturazione avvenuta

nel 2001 attendono di essere riattivate a cura della società TEMI-IZI, appaltatrice della gestione

dell’oasi WWF.

Case sa Canna (B1b)

Queste strutture si trovano, in località “Sa Canna” nella valle del Riu Guttureddu alla confluenza

con il riu sa Canna, principale punto di accesso all’Oasi.

Qui si trovano, il centro visite, gli uffici, la foresteria dotata di 24 posti letto, un punto ristoro e gli

alloggi del personale dell’Oasi e una piccola officina.

Il centro è alimentato con energia elettrica ricavata da una piccola centrale fotovoltaica oramai non

più sufficiente alle esigenze di quelle strutture a tal proposito è stato avviato un progetto per il suo

ampliamento. Nei casi di necessità si fa ricorso ad un gruppo elettrogeno silenziato.

In questo centro si svolgono le attivate più impattanti della Riserva l’accoglienza e l’orientamento

dei visitatori, l’intrattenimento delle scolaresche, le manifestazioni pubbliche. come la

manutenzione degli automezzi e delle attrezzature.

Case Baracca Sassa (B1a)

Struttura recuperata totalmente nel 1998 da un antico rudere situato in agro di Siliqua sulla riva del

Riu Camboni e circondato da grandi foreste, rappresenta l’ingresso per la parte ovest della riserva.

La struttura, che può ospitare un limitato numero di persone. Non dispone di energia elettrica.

Esso si trova lontano dai flussi turistici per la difficoltà di accesso, la carrozzabile è percorribile solo

con mezzi fuoristrada e la sua esistenza non è evidenziata.

Struttura idonea ad ospitare escursionisti che intendono fare della tappe durante i lunghi trekking di

più giorni. Attualmente è utilizzata come punto di appoggio dal gruppo PAN, volontari della

protezione civile di Siliqua che svolgono saltuariamente attività di sorveglianza nell’area. È anche

un punto di meta per escursionisti.

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Figura 3 Zonizzazione Riserva WWF Monte Arcosu.

Per meglio supportare le attività turistiche, ricettive e didattiche il WWF ha incaricato nel 2006 la

società TEMI-IZI che si avvale di una cooperativa locale per le attività sul campo: il Caprifoglio.

I servizi offerti sono:

Giornate Natura ed Escursioni Si tratta di escursioni di una sola giornata programmate

all’interno della Riserva e nelle aree circostanti.

Escursioni Fotografiche Accompagnati dalle guide dell'Oasi si avrà accesso ai recinti in

cui è più semplice fotografare gli animali e nei luoghi di maggior

interesse paesaggistico della Riserva.

Trekking Monte Arcosu, con i suoi 80 Km circa di sentieri, offre

numerose possibilità di effettuare trekking di più giorni.

Stages a tema Si tratta di corsi da svolgersi durante i fine settimana. I temi

trattati sono principalmente fotografia naturalistica e Micologia.

Stages di formazione Sono rivolti ad Enti di formazione professionale che intendono

svolgere lo stage formativo in un'area protetta. I partecipanti

saranno coinvolti in attività educative e gestionali.

Settimane verdi Le settimane verdi sono tra le proposte più importanti del WWF

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nell'ambito dell'attività di educazione ambientale. Sono rivolte

alle scuole di ogni ordine e grado e la loro durata va dai tre ai

cinque giorni.

Campi Avventura Sono campi dedicati alle vacanze in natura, rivolti ai bambini

dai 6 ai 10 anni e dagli 11 ai 14. Dieci giorni immersi nel verde

di Monte Arcosu e nel mare della Sardegna del sud.

Ristoro Attualmente la struttura adibita a questa attività è quella posta

all'ingresso della Riserva in località Sa Canna. Presto sarà

disponibile anche la struttura situata nel cuore dell'Oasi in

località Perdu Melis che potrà fornire piccoli pasti.

Soggiorni in foresteria Per chi intende godere a pieno della pace e della tranquillità

dell'Oasi soggiornare in foresteria è la soluzione ideale.

Studio e realizzazione di

progetti di Educazione

ambientale

Il WWF offre un supporto tecnico per tutte le Scuole, Enti

pubblici, Associazioni, ecc. che intendano presentare e

realizzare progetti educativi.

All’interno della riserva vige un Regolamento che disciplina le modalità di fruizione

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La fruizione della riserva è principalmente di due tipi:

• Didattica Rivolta alle scuole, concentrata nei mesi di aprile, maggio e giugno,

principalmente in località Sa Canna, coinvolge circa 1500 alunni l’anno;

• Turistica . Coinvolge circa 3500 persone l’anno che in gran parte si ferma nei pressi della

struttura di Perdu Melis per picnic e brevi passeggiate nell’agevole sentiero natura mentre

gli escursionisti esperti frequentano i sentieri più impegnativi alle pendici del Monte Lattias

e del Monte Arcosu.

Periodicamente si organizzano eventi particolari come Giornata delle Oasi, “Corri e

Concorrinatura” che in una sola giornata attraggono fino a un migliaio di visitatori.

La riserva è frequentata anche dagli appassionati di mountain bike che percorrono il

circuito: Chiesa S. Lucia - Sa Canna- Perdu Melis – Fanebas - Gutturu Mannu – S. Lucia.

Il maggior numero di presenze degli ultimi anni si è registrato nel biennio 1999-2000 con

10'000 visitatori, negli anni successivi vi è stato un decremento ed una successiva

stabilizzazione.

1. Le Oasi gestite dal WWF Italia hanno lo scopo di proteggere il patrimonio naturale (ambiente, fauna e flora), di favorire la fruizione e l’educazione ambientale e di valorizzarne le risorse.

2. Nelle Oasi non è consentito: ogni tipo di attività che possa arrecare danno alla flora e alla fauna presenti; l'accesso non autorizzato del pubblico; la manomissione delle strutture e dell'attrezzatura dell'area; produrre suoni o rumori; introdurre cani o altri animali; accendere fuochi negli spazi non attrezzati ; alterare l’ambiente.

3. L'accesso al pubblico è autorizzato : dal 1° marzo al 30 ottobre: il sabato dalle ore 9.00 alle 18.00 e la domenica, dalle ore 9.00 alle 20.00 dal 1 novembre al 28 febbraio: il sabato dalle ore 9.00 alle 16.00 e la domenica, dalle ore 9.00 alle 17.00

4. Le scolaresche e i gruppi gli altri giorni su prenotazione presso: la cooperativa Il Caprifoglio

5. I soggiorni nelle foresterie sono regolamentati. 6. Al momento dell’ingresso sarà richiesta una donazione che andrà a favore delle opere di gestione

dell'area e delle attività di protezione della natura condotte dal WWF. 7. La visita si svolgerà per gruppi accompagnati da personale autorizzato e seguirà un itinerario

prestabilito che dovrà essere rispettato dal pubblico. 8. Le auto dei visitatori potranno sostare solo negli appositi parcheggi. 9. È consentita la ripresa di fotografie o film a scopo amatoriale nel corso della visita guidata. 10. Le attività di ricerca scientifica o cine-fotografica professionali da svolgersi nelle Oasi sono

sottoposte all'osservanza di particolari regolamenti che possono essere richiesti alla Segreteria Generale del WWF.

11. Il personale è autorizzato ad allontanare quelle persone tra il pubblico che disturbassero gli animali o danneggiassero la flora, l'ambiente e le attrezzature dell'area.

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Presenze nell'oasi WWF di Monte Arcosu

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

Genna

io

Febbr

aio

Mar

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Mag

gio

Giugno

Lugli

o

Agosto

Sette

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Ottobr

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Novem

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Dicem

bre

Num

ero

Vis

itato

ri2005 2006

Grafico 2 Flussi domenicali e festivi dei visitatori nella riserva (anni 2005-2006).

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Figura 4 Carta sentieri presenti nella Riserva WWF Monte Arcosu.

7.3 DITTA SANAI srl

7.3.1 Descrizione e ubicazione

L’azienda di proprietà della SANAI s.r.l. si estende su una superficie complessiva di Ha

1’076.96.25 serviti da una viabilità di servizio che si sviluppa per circa 30 km e grazie alla quale è

possibile giungere ai vari punti del fondo sia con le macchine agricole che con gli automezzi.

Essa dista circa 35 Km da Cagliari e circa 25 Km dal centro abitato di Uta.

Può essere raggiunta percorrendo la strada “Pedemontana” fino al bivio per Giba-Villamassargia-

Uta, quindi la strada per Giba fino alla località “Medau Zirimilis” e dopo circa 0,7 Km, imboccando

una strada vicinale si accede ai fondi interessati dopo non più di circa 4 Km.

L’azienda risulta distinta in 2 corpi distanti tra loro circa 3 Km comunque facilmente collegabili tra

loro da viabilità di vario tipo.

I terreni costituendi la proprietà fanno parte del complesso di Monte Arcosu e si estendono ad

ovest della cima, a 948 mt.

Il perimetro della proprietà è distintamente contrassegnato da una serie di formazioni montuose e

in particolare: a nord-est “Punta Conta Arrubia” (540 mt), a est “Punta Monte Arcosu” (948) e

“Punta Ignazio Ortu” (830 mt), a sud “Monte Genna Strinta” (856 mt), nell’estremità ovest “Punta

Sa Rocca” (520 mt), nel settore nord il “Gutturu Sanai”, “Punta Nanni Uras” (432 mt) e “Punta Su

Narboni” (552 mt).

Il fondo presenta una giacitura collinare-montagnosa, su rilievi che si alternano a vallate, con

pendenze che oscillano tra un minimo del 10% ed un massimo del 60%. L’altitudine massima

s.l.m. è di 956 mt, in corrispondenza del confine est, che degrada fino a 320 mt in prossimità del

Rio de “Is Abius”. Il 40% della superficie aziendale è disposta su versanti orientati a ovest e la

restante parte è orientata a est.

I suoli sono di origine autoctona, caratterizzati da paesaggi su metamorfosi (scisti) del Paleozoico

e relativi depositi di versante, con aree di forma aspra a prevalente copertura arborea e arbustiva.

La copertura vegetale è di tipo evoluto, composta prevalentemente da essenze arboree

mediterranee; queste originano un bosco a tratti fitto e maturo, con numerosi esemplari di leccio su

un fitto sottobosco alternato ad aree di macchia a portamento arboreo, dove predominano la

fillirea, il corbezzolo e il ginepro. Il bosco occupa il 100% della superficie e giace su pendii di

pendenza compresa tra il 20 e il 60%.

L’azienda viene attraversata da importanti corsi d’acqua: il Rio Camboni la percorre nel versante

ovest, procedendo da sud a nord e su questo si riversa il Rio de Is Abius; il Rio Marroccu che

scorre nel settore centro est, accoglie una nutrita serie di affluenti minori a decorso stagionale. La

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morfologia del luogo dà origine ad un bacino idrografico di vaste dimensioni e di ampia portata.

Sono inoltre presenti alcune sorgenti all’interno dell’azienda.

La descrizione del fondo permette di comprendere la preziosità dell’area di riferimento, per la sua

varietà colturale, per la vastità dei boschi, per la presenza di tratti pianeggianti e tratti montuosi,

per la presenza di sorgenti e fiumi.

7.3.2 Attività e modalità gestionali dell’area.

La principale attività cui è dedita la SANAI s.r.l. sul contesto aziendale in questione è sicuramente

quella legata alla salvaguardia e tutela del bosco, alla sua pulizia e cura esplicate anche attraverso

una scrupolosa calendarizzazione dei tagli colturali che consente di regimentarne la rinnovazione.

Nell’osservanza delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, le operazioni di taglio sono

esplicate a partire dal 1 novembre fino al 31 marzo di ogni anno;

La principale attività della ditta SANAI , è mirata alla rinnovazione del bosco, le attività colturali

sono eseguite praticando esclusivamente il “taglio a scelta”, che viene eseguito sulle piante giunte

a maturità e su quelle che si presentano malate ovvero deperienti per traumi fisici o per attacchi

parassitari. In ogni caso non si praticano soluzioni di continuità superiori ai 10 metri tra le chiome

delle piante alte e dominanti (valore della proiezione misurata a terra): in casi eccezionali si può

arrivare fino ai 20 metri in tal caso al suolo viene ad essere garantita la presenza di abbondante

copertura di macchia mediterranea o arbusti densi tali da proteggere da fenomeni erosivi.Le

essenze vegetali dalle quali viene ricavata buona parte della produzione lorda vendibile

dell’azienda appartengono al Leccio, Corbezzolo e in percentuale minore alla Phillirea.

Gli interventi atti a ricavare legna e carbone riguardano annualmente una parcella di superficie pari

ad Ha 40 circa, con ritorno sulla medesima dopo 20 anni.

I residui della lavorazione sia delle fustaie sia dei cedui, contemporaneamente allo stato di

avanzamento dell’utilizzazione, vengono distribuiti, per quanto possibile uniformemente nel

terreno, al fine di reintegrare la dotazione di sostanza organica; la parte eccedente è invece

destinata all’abbruciamento.

7.3.2.1 Carbonizzazione

L’altro settore in cui opera la SANAI s.r.l. nel contesto rurale di Monte Arcosu è quello della

carbonizzazione, eseguita con il metodo tradizionale delle “carbonaie” (Inserire Foto) . Queste

vengono opportunamente installate nelle aie esistenti senza recare danno alle piante ed alle

ceppaie; talvolta occorre formare altresì delle nuove aie per le stesse carbonaie e ciò viene fatto

negli spazi pianeggianti o a lieve pendenza, liberi da piante e ceppaie, ove non vi sia pericolo di

danni alla consistenza e stabilità del terreno. Le aie preesistenti e quelle di nuova formazione, ove

richiesto dalla pendenza e dalla natura del terreno, vengono sostenute, a valle, possibilmente con

idonei e adeguati muri a secco, con zolle erbose o con palizzate o ripari in legname.

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Durante la carbonizzazione, svolta scrupolosamente nelle giornate umide ed in assenza di vento, il

terreno circostante è tenuto sgombro da materiale combustibile e le carbonaie costantemente

vigilate di giorno e di notte dal personale esperto.

L’attività della carbonizzazione, ormai in via di scomparsa, come essa rivesta un’importanza,

anche sotto l’aspetto culturale, turistico-rurale e didattico, in quanto spesso le carbonaie sono meta

di visita da parte di scolaresche.

Il metodo tradizionale de “Is Fogaias” con cui essa viene praticata, rende la SANAI s.r.l.,al giorno

d’oggi, forse l’unica azienda del contesto boscato di Monte Arcosu capace di conservare uno fra i

più antichi mestieri della montagna.

Manutenzione della viabilità poderale:

Un’attività collaterale condotta dalla SANAI s.r.l. consiste nell’esecuzione di lavori di ripristino, di

manutenzione e consolidamento indispensabili per l’utilizzo e conservazione della viabilità

principale, delle piste, dei sentieri, degli stradelli e per la installazione delle canalette per l’esbosco,

nonché per la realizzazione ex novo di sentieri idonei per il transito delle persone addette e dei

visitatori in generale.

L’onere e tutti i costi connessi a questo tipo di interventi sono stati sempre sopportati per intero

dalla medesima società, che, con propri mezzi e con proprio personale, si prefigge, nel limite del

possibile, l’obbiettivo della fruibilità ambientale anche al fine della promozione del territorio in

chiave turistica e culturale.

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 8 8 8 8

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8. VALUTAZIONE GENERALE E IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE

L’analisi delle caratteristiche del pSIC ha permesso di procedere ad una valutazione

generale dello stato del territorio e alla identificazione delle minaccie che gravano sugli habitat e

sulle specie di interesse comunitario presenti.

8.1 Analisi DPSIR

L’analisi è stata condotta utilizzando la metodologia DPSIR (Determinanti - Pressione - Stato -

Impatto - Risposta), che viene adottata a livello internazionale sia dall’Agenzia Ambientale

Europea che dalle Nazioni Unite.

Essa fornisce un quadro logico per approfondire ed analizzare i problemi socio-economico-

ambientali e, successivamente “esprimerne”, attraverso gli indicatori ambientali il livello di qualità

e le alternative progettuali di miglioramento.

In questo modo si ottengono informazioni precise riguardo le attività economiche e sociali,

ovvero i Determinanti che esercitano Pressioni sull'ambiente e, di conseguenza, comportano

cambiamenti sullo Stato dell'ecosistema, e sono causa di Impatti sulla salute umana, sulla

biodiversità e sulle risorse naturali. Le conseguenti azioni di Risposta possono essere indirizzate

su ciascuno degli elementi del sistema descritto e, quindi, risultare direttamente o indirettamente

nella riduzione delle pressioni e/o degli impatti o nell’adattamento ai cambiamenti dello stato

dell’ambiente. Per quanto riguarda la specificità dell’area esaminata ha consentito di individuare il

sistema logico entro il quale vanno collocate le relazioni causali tra attività umane e ambiente.

Dall’analisi eseguita i fattori di fondo individuati si possono identificare nelle seguenti Determinanti

(D):

- Popolazione residente e Turismo.

- Attività venatoria.

- Agricoltura e zootecnia.

- Gestione forestale.

- Ricerca scientifica.

essi esercitano sull’ambiente del pSIC le Pressioni (P) di seguito elencate:

- Produzione di rifiuti.

- Utilizzo poco attento delle risorse.

- Incendi.

- Prelievo venatorio illegale.

- Disturbo alle specie protette a causa dell’attività venatoria.

- Utilizzo di concimi chimici.

- Pascolo brado e semibrado.

- Abbandono dei terreni agricoli.

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- Introduzione specie vegetali alloctone.

- Disturbo alla fauna a causa delle attività forestali.

- Assenza di studi e monitoraggi.

La conseguenza di tali pressioni determina lo Stato (S) dell’ambiente che rappresenta la fotografia

della situazione, Essa è di seguito sintetizzata:

- Qualità di habitat e specie nel pSIC.

- Variazione areali di distribuzione fauna.

- Presenza di specie vegetali alloctone

- Coesistenza di aree di prelievo venatorio ed aree a vincolo venatorio.

- Gestione forestale legata alle esigenze della fauna.

- Livello di consapevolezza delle potenzialità dell’area.

- Livello di conoscenza scientifica dell’area.

Lo stato attuale ha degli impatti (I) sugli ecosistemi e sull’uomo che sono:

- Alterazione componenti biotica e abiotica.

- Minaccia di specie animali.

- Perdita di elementi del paesaggio.

- Competizione tra domestici e selvatici per il pascolo.

- Pascolo di habitat naturali e seminaturali

- Scarse risorse trofiche per i selvatici.

- Inquinamento genetico.

- Fruizione non controllata dell’area.

- Gestione non suffragata da validi riferimenti scientifici.

le Risposte (R) necessarie ad un miglioramento della situazione attuale sono state individuate

nelle seguenti:

- Regolamentazione attività di fruizione.

- Regolamentazione del pascolo.

- Regolamentazione gestione forestale in un ottica di salvaguardia di habitat e specie animali e

vegetali.

- Attivazione di misure di conservazione.

- Riduzione dell’inquinamento in particolare quello genetico.

- Applicazione dei piano antincendio boschivo.

L’analisi fin qui trattata è schematizzata nella figura seguente.

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La logica DPSIR organizza gli indicatori in maniera sistematica stabilendo delle relazioni

causali tra gli stessi.

L’indicatore è una misura riassuntiva che combina dati elementari relativi ad una tematica

ritenuta rilevante dal punto di vista ambientale,esso ha un significato di sintesi ed è elaborato con il

preciso obiettivo di dare un “peso” quantitativo a parametri caratteristici della comunità presa in

esame, è un indice che mostra quantitativamente le condizioni del sistema.

Gli indicatori individuati si identificano con:

� Indicatori di determinanti: possono essere identificati con le attività e

comportamenti antropici derivanti da bisogni individuali, sociali ed economici,

processi economici, produttivi e di consumo che originano pressioni sull'ambiente.

� Indicatori di pressione : misurano la pressione esercitata dalle attività classificate

come “Determinanti” sull’ambiente

� Indicatori di stato : fanno riferimento alla qualità dell’ambiente in tutte le sue

componenti e evidenziano situazioni di fatto in un preciso momento temporale;

� Indicatori di impatto: gli indicatori di impatto descrivono gli effetti delle pressioni

che agiscono sull'ambiente.

� Indicatori di risposta: sono necessari per prevenire o mitigare gli impatti negativi

delle “Determinanti” e riassumono la capacità e l’efficienza delle azioni intraprese

per il risanamento ambientale, per la conservazione delle risorse e per il

conseguimento degli obiettivi assunti.

Per esporre la valutazione degli indicatori è sembrato utile adottare una semplificazione grafica. Un

set di “faccine” e di frecce consente di avere un inquadramento generale dell’indicatore, del suo

stato attuale e dell’andamento subito nel periodo di tempo considerato per la sua descrizione.

In particolare, si è deciso di sintetizzare attraverso i simboli delle faccine sia la disponibilità di dati,

sia lo stato dell’indicatore.

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Disponibilità di dati

☺ Adeguata disponibilità di dati per la valutazione;

� Dati insufficienti ma è previsto un miglioramento a breve termine;

� Scarsa disponibilità di dati.

Stato dell’indicatore

☺ Condizioni positive;

� Condizioni intermedie o incerte (es. quando i risultati non consentono di

esprimere un giudizio per la mancanza di un riferimento);

� Condizioni negative.

Valutazione del trend

La valutazione dell’indicatore è inoltre completata dalla descrizione del suo trend valutato in

un periodo di tempo variabile dai 2 ai 10 anni

� Progressivo miglioramento nel tempo

� Progressivo peggioramento nel tempo

�� Andamento costante nel tempo

Andamento variabile, oscillante nell’arco di tempo considerato;

? Non è nota una valutazione temporale dell’indicatore (per mancanza di

dati, difficoltà di reperimento dei dati, poca significatività dei dati

pregressi).

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Per indicare la classificazione dell’indicatore nel modello DPSIR si è usata la seguente codifica:

Tipologia indicatori

D Indicatore di Determinante

P Indicatore di Pressione

ambientale

S Indicatore di Stato

I Indicatore di Impatto

R Indicatore di Risposta

Fonte dei dati

Il numero progressivo indica la fonte dei dati analizzata che viene meglio specificata

nell’elenco che segue lo Schema DPSIR

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8.1.1 Analisi indicatori

Tematiche Indicatore Fonte

dei dati

Tipologi

a

DPSIR

Disponi

bilità di

Dati

Stato

Attuale Trend

Numero aziende agricole 1 D ☺ � � Numero aziende

zootecniche

1 D ☺ � �

Sup. totale aziende

agricole

1 D ☺ � �

Sup. totale Aziende

zootecniche

1 D ☺ � �

S.A.U. Aziende Agricole 1 D ☺ � � S.A.U. Aziende

Zootecniche

1 D ☺ � �

Aziende

zootecniche/aziende totali

1 D ☺ ☺ �

Tasso di abbandono dei

terreni coltivati

2 P ☺ � �

Numero patentini verdi per

comune

3 P ☺ � ?

Consistenza allevamenti

bovini

1 P ☺ � �

Consistenza allevamenti

suini

1 P ☺ � �

Consistenza allevamenti

ovini

1 P ☺ � �

Consistenza allevamenti

caprini

1 P ☺ � �

Sup.agricola

utilizzata/Sup.totale

1 I ☺ � �

Pascolo regolamentato 9 R � � �

AGRICOLTURA

E

ZOOTECNIA

Applicazione Condizionalità

Reg. CEE 1782/2003

x R � � ?

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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”

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- 210 -

Superficie agricola

soggetta a regolamento

CEE 2092/91

x S/R � � ?

n° Aziende soggette a

regolamento CEE 2092/91

x S/R � � ?

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- 211 -

Tematiche Indicatore Fonte

dei dati

Tipologi

a DPSIR

Dispon

ibilità

di Dati

Stato

Attuale Trend

Sup forestale totale 1 D ☺ ☺ �� Sup forestale gestita 4 D ☺ ☺ �� Sup delle tagliate 4 D ☺ ☺ �� Vulnerabilità agli incendi 5 P ☺ � �� Incendi 6 P ☺ ☺ �� Pubblicazioni/ dati

riguardanti ricerche in campo

ambientali dell’area Sic

x D � � ��

Superfici rimboschite negli

ultimi 10 anni

4 P ☺ ☺ ��

Superfici rimboschite con

specie autoctone

4 P ☺ ☺ �

Stagionalità degli interventi

forestali

4 P � � ?

Ricchezza di specie vegetali

e animali

7 S � � ?

Presenza di specie animali e

vegetali prioritarie

7 S � � �

Stato di Conservazione di

habitat

7 S/I ☺ � �

Stato di Conservazione di

specie animali

7 S/I � � ?

Grado di naturalità del

territorio su base

vegetazionale

11 S � ☺ ��

Dimensioni degli habitat 7 S � � ?

AMBIENTE

NATURALE

BIODIVERSITÀ

E

PAESAGGIO

Studi eseguiti e in corso di

realizzazione

x S � �

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- 212 -

Presenza di specie

faunistiche indicate nell’All. II

della Direttiva habitat (92/43)

7 S/I � � ?

Presenza di specie indicate

nell’All. I della Direttiva

Uccelli (79/409)

7 S/I � � ?

Dimensioni areali fauna

(All. II Dir. 92/43)

7

S � � ?

Superficie Istituti di

Protezione Faunistica

8 S ☺ ☺ �

Sup.Areale ungulati/ Sup

pascolabile

10 I � � ?

Presenza di specie vegetali

alloctone

x I � ☺ ?

% di radura in foresta 12 I ☺ � �� Ricchezza specifica di

biocenosi

x I � � ?

Politiche di tutela e

valorizzazione aree naturali

13 R ☺ � ?

Azioni di pianificazione

territoriale in armonia con le

esigenze del paesaggio e

degli ecosistemi

R � �

Incremento biodiversità

animali

R ☺ ☺

AMBIENTE

NATURALE

BIODIVERSITÀE

PAESAGGIO

Biocenosi vegetali alloctone R � � �

Tematiche Indicatore Tipologi

a DPSIR

Dispon

ibilità

di Dati

Stato

Attuale Trend

Densità di popolazione ; 14 D ☺ � IMPATTO

ANTROPICO Presenze e/o Flussi Turistici 15 D � ☺ �

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- 213 -

Numero cacciatori per

comuni

16 D ☺ � ?

Numero di agglomerati

industriali in area Sic

17 D ☺ ☺ ��

Numero di agglomerati

industriali in area vasta

17 D � � ��

Produzione pro capite rifiuti

solidi urbani

18 P � � ?

Impianti di conferimento

rifiuti solidi urbani

19 P ☺ � ��

Numero Denuncie per

bracconaggio

20 P ? ? ?

Numero rinvenimento

trappole

21 P ? ?

Superficie ATV 22 S ☺ � � Superficie Autogestite 23 S ☺ � �� Superficie ZAC 23 S ☺ � Superficie ZRC 23 S ☺ ☺ � Superficie Oasi 23 S ☺ ☺ �� Superficie destinata alla

libera caccia

23 S ☺ �

Iniziative di fruizione

ecocompatibili nell’area pSic

24 R � � ?

Tematiche Indicatore Tipologi

a DPSIR

Dispon

ibilità

di Dati

Stato

Attuale Trend

Qualità aria 25 I ☺ ☺ ��

Qualità acqua ad uso

potabile

26 I � � ? COMPONENTE

ABIOTICA

Qualità acque superficiali 27 I � ☺ ?

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- 214 -

Gli indicatori individuati all’interno delle diverse aree tematiche sono emersi da un analisi della situazione

attuale dell’area. I dati utilizzati provengono da diverse fonti e sono elaborati con le metodiche di seguito

illustrate per ciascun indicatore.

1. L’indicatore è ottenuto utilizzando i dati del IV e V Censimento Generale dell’agricoltura (Fonte

ISTAT, 1990 e 2000)

2. L’abbandono dei terreni coltivati espresso come rapporto tra la Superficie Agricola Utilizzata

(SAU) e la Superficie Agricola Totale (ST) (dati Istat). In zone montane e collinari una

diminuzione di tale rapporto va interpretata negativamente in termini di impatto sull’ambiente, in

quanto è correlabile ad un progressivo abbandono delle aree marginali, causa principale di

fenomeni di erosione del suolo e dissesto idrogeologico

(Fonte Atlante ambientale della Sardegna – Dicembre 2003 )

3. L’indicatore rappresenta i soggetti autorizzati all’acquisto di Fitofarmaci classificabili come tossico

molto tossico e nocivo da pertanto un’indicazione sui trattamenti chimici eseguiti dalle aziende

agricole. (Fonte: Ispettorato Ripartimentale dell’Agricoltura di Cagliari)

4. È rappresentato dall’Attività Forestale di competenza dei principali gestori dell’area: Ente Foreste

della Sardegna , WWF e dall’Azienda Sanai (Fonte Ente Foreste della Sardegna, WWF, Ditta

Sanai)

5. Rappresenta le aree vulnerabili agli incendi secondo l’elaborazione dei dati effettuate dal Corpo

Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA) per il Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta

attiva contro gli incendi boschivi del 2003. l’indicatore è stato ottenuto attraverso l’applicazione di un

modello matematico di calcolo che associa a ciascun area parametri climatici, vegetazionali e

geomorfologi opportunamente pesati e calibrati.

(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale -Dicembre

2003 ).

6. Rappresenta la Sommatoria del Numero di Insorgenze di Incendio rapportata alla superficie dell’area

SIC (anni 1995-2003) (Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Corpo Forestale e di Vigilanza

Ambientale).

7. L’indicatore è stato ottenuto utilizzando i dati presenti nel formulario standard Natura 2000 del SIC

(Fonte Banca Dati Natura 2000 - Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio)

8. Rappresenta il rapporto tra superficie di area a protezione faunistica: Oasi Permanenti di Protezione

Faunistica e Cattura e Zone Temporanee di Ripopolamento e Cattura e superficie del SIC. (Fonte

Regione Autonoma della Sardegna – Servizio Conservazione Natura).

9. Per quanto riguarda la regolamentazione del pascolo gli unici dati che si hanno sono quelli forniti

dall’Ente Foreste della Sardegna, riguardanti le fide pascolo all’interno delle foreste demaniali

presenti nel pSIC delle quali si conoscono estensioni e carico di bestiame.

(Fonte Ente Foreste della Sardegna).

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- 215 -

10. L’indicatore è ottenuto mettendo in relazione statistica le superfici degli areali del cervo sardo

ottenute dai censimenti attuati dall’Ente Foreste, e le superfici a pascolo e prato pascolo individuate

con l’utilizzo di misurazioni su foto aeree.

(Fonte Ente Foreste della Sardegna)

11. L’indicatore è ottenuto analizzando la carta della vegetazione dell’area pSIC tratta dalla carta della

Provincia di Cagliari.

(Fonte L.Mossa, G.Abbate , A. Scoppola - Carta della vegetazione della Provincia di Cagliari -

Amministrazione Provinciale di Cagliari)

12. L’indicatore è ottenuto con l’analisi delle ortofoto dell’area pSIC.

13. L’indicatore è ottenuto analizzando la normativa europea nazionale e regionale che tutela e valorizza

siti natura 2000 e oasi di protezione faunistica e zone di ripopolamento e cattura.

14. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati della densità di popolazione.

(Fonte ISTAT Censimento Popolazione e Abitazioni 2001)

15. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati di arrivi e presenze turistiche nei comuni dell’area pSIC.

(Fonte Ente Provinciale del Turismo Cagliari 1996-2004)

16. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati riguardanti il rilascio di abilitazioni venatorie a soggetti

residenti nei comuni dell’area pSIC.

(Fonte Provincia di Cagliari – Ufficio Abilitazioni Venatorie)

17. L’indicatore è ottenuto analizzando la localizzazione degli agglomerati industriali nell’area sic e

l’area vasta.

(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna – Assessorato Regionale all’Industria)

18. L’indicatore è ottenuto rapportando la produzione totale di RSU dei comuni interessati con la

popolazione residente.

(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Assessorato della Difesa dell’Ambiente – Servizio

Gestione Rifiuti e Bonifica siti contaminati – Osservatorio Rifiuti (produzione annua di RU); ISTAT

(popolazione residente 2002)

19. L’indicatore è ottenuto analizzando la localizzazione degli impianti di trattamento-smaltimento di RU

distinti per tipologia.

(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Assessorato della Difesa dell’Ambiente – Servizio

Gestione Rifiuti e Bonifica siti contaminati – Osservatorio Rifiuti 2002)

20. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati delle denunce per reati legati al bracconaggio commessi

nel territorio dell’area pSIC.

(Fonte Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale)

21. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati dei rinvenimenti di trappole per la cattura illegali nel

territorio dell’area pSIC.

(Fonte Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, WWF)

22. L’indicatore rappresenta la presenza ed estensione delle Aziende Agrituristico Venatoria all’interno

del perimetro del pSIC e nelle adiacenze di esso.

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- 216 -

(Fonte Assessorato Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale Settore Agro-Industria e Infrastrutture

Rurali)

23. Indica la presenza ed estensione delle Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura, Zone

Temporanee di Ripopolamento e Cattura, Zone in Concessione per la Caccia Autogestita e Zone di

Addestramento Cani all’interno del perimetro del pSIC e nelle adiacenze di esso.

(Fonte Provincia di Cagliari, Assessorato all’Ambiente e Tutela del Territorio, Ufficio Protezione

Fauna Selvatica e Caccia)

24. (Fonte WWF e Ente Foreste della Sardegna)

25. L’indicatore è ottenuto a partire dai dati rilevati dalle centraline di rilevamento della qualità dell’aria

presenti sul territorio regionale, elaborati dal Centro Operativo Regionale (COR) del Servizio

Antinquinamento Atmosferico ed Acustico dell’Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente.

sono rappresentati i livelli di criticità delle concentrazioni di cinque inquinanti indicativi della qualità

dell’aria.

(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Servizio Antinquinamento Atmosferico ed Acustico

dell’Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente)

26. L’indicatore prende in esame la classificazione delle acque ad uso potabile effettuata dal Servizio

Tutela delle Acque dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente ai sensi dell’art. 7 del DLgs 152/99

(ex DPR 515/82).

La classificazione viene effettuata dal Servizio a partire dal 1992 sulla base di parametri misurati

dagli ex PMP (Presidi Multizonali di Prevenzione) per un intervallo di tempo variabile da 20 a 26

mesi nelle diverse stazioni della rete di monitoraggio poste in corrispondenza di invasi, di corsi

d’acqua o di canali adduttori di acqua ad uso potabile.

27. L’indicatore è stato ottenuto analizzando i dati forniti dall’analisi dell’IBE (IBE Indice Biotico Esteso)

che consente di determinare la qualità biologica di un corso d’acqua, dei bacini dell’area

considerata. (Fonte Carta Ittica di I livello dei principali Bacini Idrografici della Provincia di Cagliari.).

x. Il simbolo esprime la mancanza o l’insufficienza dei dati a disposizione.

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- 217 -

8.2 Identificazione delle minacce.

Alla luce dell’analisi condotta fino a questo punto, comprendente la caratterizzazione del territorio

nelle sue componenti biotica, abiotica, socio-economica urbanistica e programmatica,

archeologica e culturale, oltrechè paesaggistica, è stato possibile, con l’utilizzo del metodo DPSIR,

compiere una valutazione generale con l’utilizzo degli indicatori che hanno permesso di identificare

le minacce presenti e stimare il loro impatto sulle diverse componenti ambientali.

Schematicamente le minacce si possono illustrare nel seguente modo:

I) Prelievo di specie faunistiche.

a. prelievo regolamentato

b. prelievo illecito (bracconaggio)

II) Impatto dei selvatici sugli habitat naturali e seminaturali.

III) Inquinamento genetico

IV) Presenza di rifiuti.

V) Scarsa conoscenza delle peculiarità dell’area

VI) Basso livello di conoscenza scientifica dell’area

I) Prelievo di specie faunistiche.

La pianificazione faunistico venatoria all’interno e nelle immediate adiacenze dei confini dell’area

pSIC evidenzia la concomitante presenza di istituti di protezione faunistica e istituti di prelievo

venatorio, oltrechè di una significativa superficie aperta alla libera caccia.

Gli istituti di prelievo venatorio presenti comprendono Aziende Agrituristico venatorie e zone in

concessione per la caccia autogestita come meglio dettagliato nel capitolo dedicato

all’inquadramento faunistico, esse spesso sono situate nelle vicinanze di aree a vincolo faunistico

le quali possono fungere da serbatoio di selvaggina per il prelievo.

Tale pianificazione evidenzia che le zone di prelievo venatorio sono state individuate senza tener

conto dei criteri essenziali ad una corretta programmazione faunistico venatoria ovvero in assenza

di strumenti quali la carta delle vocazioni faunistiche e i piani faunistico venatori provinciali.

Tale situazione potrebbe portare ad un prelievo venatorio non commisurato alla reale capacità

portante del territorio e alla possibilità di rinnovo dei popolamenti delle specie faunistiche.

Un aspetto ancor più problematico è quello relativo al prelievo illegale di fauna selvatica che

insiste sull’area, sono infatti numerose le segnalazioni che giungono agli enti competenti e che in

alcuni casi si concludono dopo lunghe ed impegnative indagini con l’individuazione dei responsabili

da parte del CFVA.

Il fenomeno è facilitato dalla vastità e dall’orografia del territorio che non permette un

controllo capillare da parte degli enti preposti alla vigilanza.

II) Impatto dei selvatici sugli habitat naturali e seminaturali.

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- 218 -

Dal punto di vista faunistico la capacità recettiva di un territorio è il risultato di una serie di

caratteristiche ambientali capaci di sostenere la presenza di un determinato numero di animali

selvatici. Nell’area del pSIC foresta di Monte Arcosu gli ungulati selvatici, in modo particolare il

cervo, necessitano di risorse trofiche che il territorio, vista la fitta copertura forestale e la

conseguente scarsità di radure, non offre in misura sufficiente.

Gli individui, pertanto, si spostano alla ricerca di luoghi con disponibilità trofiche e di

abbeverata, spesso questi luoghi coincidono con aree di bosco nelle quali sono stati eseguiti dei

tagli di sfruttamento del bosco e, di fatto impediscono la rinnovazione con brucatura dei germogli.

Questo fenomeno è segnalato soprattutto lungo il corso del rio Camboni in agro di Siliqua.

Il cervo in questo modo, oltrechè impedire la normale rinnovazione degli habitat boschivi

seminaturali, genera un impatto di tipo economico alle imprese silvicole che operano nell’area per

la produzione di legna da ardere e carbone di legna.

III) Inquinamento Genetico

Negli ultimi 30 anni, nell'intento di fronteggiare la crescente penuria di materiale legnoso e di

avviare nell'isola un'industria cartaria mai decollata, sono stati realizzati in Sardegna decine di

migliaia di ettari di rimboschimenti con specie note per il loro rapido accrescimento.

La loro realizzazione è avvenuta prevalentemente nelle zone a macchia bassa e praterie (pascoli e

incolti produttivi) di valore economico spesso ridotto e con compromessa funzionalità ecologica

perché profondamente degradati dalla secolare azione antropica.

Tuttavia, pur non mancando impianti caratterizzati da notevole vitalità in varie zone dell'Isola, si

sono avuti molto spesso dei risultati inferiori alle aspettative, aggravati in alcuni casi dalle

infestazioni parassitarie e, talvolta, da fattori abiotici avversi (siccità estiva, incendi).

Gli eucalitti sono stati introdotti in Sardegna dalla seconda metà del secolo scorso ma una loro

ampia diffusione si è avuta solo negli ultimi decenni anche grazie a finanziamenti pubblici erogati

per dare applicazione alla L.R. n. 13 del 18/6/1959 ed al Progetto Speciale n. 24 della Cassa per il

Mezzogiorno fino alle più recenti norme sul set-aside e Reg. CEE 2080/89 previste dalla Politica

Agricola Comunitaria.

In diversi settori pedemontani settentrionali dell'area in esame, sono estesamente presenti questi

rimboschimenti ad eucalitto, realizzati alla fine degli anni '70 in zone precedentemente adibite,

almeno in parte, a seminativo e a pascolo o in zone coperte da formazioni arbustive

potenzialmente idonee alla quercia da sughero. Impianti particolarmente estesi si trovano proprio

nei territori di Uta, Siliqua e Capoterra internamente al perimetro del pSIC.

Dalle osservazioni effettuate si è visto che, nella maggior parte dei casi, le condizioni ecologiche

sono tali da non permettere un buon accrescimento delle piante, con effetti negativi quali gravi

forme di degradazione ambientale a causa della riduzione nella biodiversità, della perdita di

sostanza organica e della scarsa protezione del suolo che si traduce in fenomeni erosivi addirittura

più intensi che nelle zone percorse da incendio.

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L’inquinamento genetico all’interno dell’area pSIC interessa non soltanto la biodiversità vegetale

ma anche quella animale in modo particolare è a rischio la specie Salmo (trutta) macrostigma che

vede minacciata la soppravvivenza delle sue popolazioni dall’introduzione di specie alloctone

quale la Salmo (trutta) trutta che crea problemi di ibridazione minando la purezza genatica della

specie e il gambero Procambarus clarkii che rappresenta un predatore di uova e stadi giovanili e

un competitore alimentare per lo stadio adulto della trota mcrostigma.

IV) Presenza di rifiuti.

L’alta valenza naturalistica ed ambientale dell’area viene minacciata dalla presenza di rifiuti di vario

genere che possono compromettere l’integrità e la salute degli Habitat e delle specie presenti.

In particolare lungo alcune piste poco trafficate e non in vista, sul greto e l’alveo dei fiumi, ai

margini di radure prossime alle piste e nascoste dalla vegetazione, si ritrovano materiali ferrosi di

ogni genere e specie e altri rifiuti di tipo speciali, parti di veicoli a motore fuori uso, rilasciati da

sprovveduti cittadini delle popolazioni locali.

Sono presenti,inoltre, materiali di diversa natura, costituiti principalmente da inerti provenienti

dall’attività edile, in misura minore da quelli ferrosi e da quelli di materiale plastico, (autoveicoli

dismessi ed altri rifiuti speciali), e rifiuti solidi urbani abbandonati, costituiti prevalentemente da

materiali plastici e di natura organica.

La notevole gamma di inerti e materiali che si contrappongono alla naturalità dei luoghi influiscono

sulla percezione della qualità ambientale con dinamiche facilmente comprensibili, ricollegabili ad

un ambiente esteticamente sgradevole, talvolta frequentati dal bestiame al pascolo, in vicinanza

agli insediamenti umani (ovili) e alle attività collegate all’uomo in generale. Questo è da evitare

ancor più in un sito dove il visitatore si aspetta la massima qualità e naturalità dell'ambiente.

V) Scarsa conoscenza delle peculiarità dell’area

La tutela e la conservazione della biodiversità parte dalla consapevolezza del valore inestimabile

dell’ambiente naturale.

Un basso livello di conoscenza da parte delle popolazioni locali può portare ad uno stile di

vita non improntato al rispetto del proprio territorio.

Tale comportamento rischia di essere altamente impattante nei riguardi di habitat e specie

creando situazioni che possono portare al degrado anche perché una scarsa consapevolezza non

consente di identificare e di eventualmente porre rimedio alle problematiche presenti.

Una appropriata cognizione delle potenzialità dell’area consente una valorizzazione opportuna del

sito con la possibilità di creare occasione di sviluppo economico e sociale compatibili con la tutela

e conservazione di habitat e specie animali e vegetali presenti nel pSIC.

VI) Basso livello di conoscenza scientifica dell’area

La ricerca scientifica è la base per la conoscenza degli ecosistemi presenti nell’area senza la quale

qualsiasi intervento di gestione si figura come improvvisato e potenzialmente dannoso.

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I dati scientifici a disposizione non consentono al momento una esaustiva analisi delle

problematiche riguardanti habitat e specie, essi sono infatti molto frammentari e si riferiscono a

porzioni di territorio limitate pertanto non possono essere validi per un dettagliato quadro

conoscitivo dell’area. Da qui la necessità di approfondire maggiormente le conoscenze di base

riguardanti l’ecologia in particolar modo delle componenti vegetazionali e faunistiche tramite

progetti di ricerca mirati alle diverse esigenze gestionali.

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 9 9 9 9

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- 223 -

9. OBIETTIVI STRATEGIE E INTERVENTI DEL PIANO DI GESTIONE

9.1 Obiettivi del Piano di Gestione

9.1.1 Obiettivo generale

Il fine dell’istituzione delle aree appartenenti alla Rete Natura 2000 è, come indicato dalla direttiva

92/43 CEE, quello di assicurare la conservazione degli habitat e delle specie animali e

vegetali di interesse comunitario, garantendo, con opportuni interventi di gestione, il

mantenimento e/o il ripristino di equilibri ecologici che li caratterizzano e che sottendono

alla loro conservazione.

Il presente piano di gestione fa suo questo obiettivo contestualizzandolo nella realtà locale.

Tale obiettivo si raggiunge attraverso il conseguimento di diversi obiettivi specifici che consentono

di mitigare le minacce che insistono su habitat e specie e nel contempo favorire la conoscenza

dell’area nelle sue componenti biotiche e abiotiche.

9.1.2 Obiettivi specifici

Gli obiettivi specifici individuati sono:

- Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di cervo sardo e limitazione dell’impatto della

specie sugli habitat naturali e seminaturali del sito.

- Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono della trota sarda Salmo (trutta) macrostigma

- Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione degli impatti da parte di componenti

biotiche e abiotiche sugli habitat del sito.

- Salvaguardia delle componenti faunistiche e vegetazionali e miglioramento degli equilibri

naturali.

- Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di utilizzo consapevole delle risorse.

1- Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di cervo sardo e limitazione

dell’impatto della specie sugli habitat naturali e seminaturali del sito.

Tale obiettivo si prefigge il mantenimento e il miglioramento dell’habitat del cervo sardo.

Il raggiungimento di tale obiettivo si ottiene attraverso la creazione di un alternativa per il

pascolamento realizzando colture a perdere in spazi opportunamente individuati con specie

pabulari appetibili dagli ungulati e nel contempo favorendo l’allontanamento dagli habitat naturali e

seminaturali.

Esso è valutato analizzando le dinamiche evolutive di habitat e specie.

In tal modo vengono ridotte le cause di declino sia di habitat che di specie minacciate quale il

cervo sardo.

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- 224 -

I tempi previsti per il raggiungimento di tale obiettivo si inquadrano nel medio-lungo periodo ma i

primi risultati si possono apprezzare già nel breve periodo successivo alla realizzazione degli

interventi.

• Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono dela trota sarda Salmo (trutta)

macrostigma.

Il raggiungimento dell’obiettivo della salvaguardia della trota autoctona sarda Salmo (trutta)

macrostigma è auspicabile per scongiurarne l’estinzione. Negli ultimi decenni, il suo areale di

distribuzione, infatti, è progressivamente andato incontro ad una drastica riduzione, ed oggi si

presenta “a macchie” con pochissime popolazioni sopravvissute nell’isola e perciò definibili relitte.

Al fine di conseguire l’obiettivo sono pertanto necessari i miglioramenti nel campo della qualità e

gestione delle acque dolci del SIC “Foresta di Monte Arcosu” e dell’ecosistema fluviale tipico di tale

area, previsti da tale progetto.

I tempi previsti per il raggiungimento di tale obiettivo si inquadrano nel medio-lungo periodo.

• Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione degli impatti da parte di

componenti biotiche e abiotiche sugli habitat del sito.

La caratterizzazione del territorio ci ha portato ad individuare delle pressioni che agiscono sul

mantenimento della diversità biologica sia da parte di componenti biotiche (inquinamento genetico)

che di componenti abiotiche (rifiuti) che possono portare a degli squilibri come ad esempio la

frammentazione degli habitat con conseguente perdita di biodiversità. Il raggiungimento di tale

obiettivo è possibile attraverso azioni mirate alla conservazione delle risorse genetiche di specie

vegetali prioritarie, alla riduzione dell’inquinamento genetico, alla eliminazione di elementi estranei

all’ambiente con conseguente eliminazione del disturbo che attualmente provocano alla

biodiversità.

I tempi necessari per ottenere tali risultati possono essere stimati nel breve-medio periodo, ma i

vantaggi apportati da alcune delle azioni previste per il raggiungimento di tale obiettivo si possono

avere anche nel lunghissimo periodo.

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• Salvaguardia delle componenti faunistiche e vegetazionali e miglioramento degli

equilibri naturali.

L’obbiettivo si prefigge di arrivare ad una politica di salvaguardia delle specie faunistiche e

vegetazionali maggiormente rappresentative del sito attraverso l’acquisizione di conoscenze

relative alle dinamiche naturali, che nella loro continua evoluzione necessitano dell’adeguamento

costante delle linee di gestione.

• Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di utilizzo consapevole delle

risorse.

Tale obiettivo può essere raggiunto mediante l’utilizzo di tecniche di comunicazione che portino ad

una sensibilizzazione dei diversi attori operanti sul luogo e dei visitatori che frequentano l’area, in

maniera tale da indurre una sempre maggiore presa di coscienza sul valore ambientale del

territorio.

L’obiettivo si prefigge anche di offrire al visitatore opportunità di soggiorno soprattutto con le

formule dell’agriturismo la possibilità di visite guidate, e , soprattutto indirizzarlo verso un utilizzo

sostenibile della risorsa ambientale.

Per il suo raggiungimento sono previsti tempi che vanno dal breve al medio periodo anche se

nonostante tutti gli sforzi ciò è sempre legato al buon senso di ciascuno.

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- 226 -

9.2 Strategie di Gestione

Per il perseguimento degli obiettivi fin qui illustrati si vogliono adottare le seguenti strategie

gestionali:

Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°1

- Miglioramento della disponibilità di risorse trofiche per il cervo sardo

- Protezione degli habitat naturali e seminaturali oggetto di pascolamento

Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°2

- Miglioramento dell’habitat fluviale della trota macrostigma.

- Controllo di specie alloctone competitrici e/o predatrici della trota

Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°3

- Conservazione delle risorse genetiche delle specie ritenute maggiormente significative per

l’area

- Riduzione dell’inquinamento genetico e bonifica di aree degradate.

Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°4

- Monitoraggio delle componenti faunistico vegetazionali.

- Introduzione e mantenimento di metodi di produzione agricola e forestale compatibili con la

protezione delle risorse naturali, del paesaggio e della biodiversità.

Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°5

- Attivazione di circuiti integrati per la fruizione sostenibile con servizi informativi

Lo sviluppo di tali strategie si ottiene attraverso la realizzazione di diversi interventi che

consentono, con azioni dirette e mirate, una limitazione delle minacce con il conseguente

raggiungimento degli obiettivi specifici e infine di quello generale di assicurare la conservazione

degli habitat e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario, garantendo, con opportuni

interventi di gestione, il mantenimento e/o il ripristino di equilibri ecologici che li caratterizzano e

che sottendono alla loro conservazione.

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- 227 -

9.3 Gestione dell’area pSIC

Per garantire la gestione dell’area, i Comuni interessati hanno designato l’Ufficio Protezione

Fauna Selvatica e Caccia del Settore Ambiente della Provincia di Cagliari quale Ente

affidatario per la gestione del sito.

Il personale dell’ufficio interessato alla Gestione e al Coordinamento delle attività dell’area è

costituito da :

• Dirigente del settore – responsabile del procedimento,

• Responsabile dell’ufficio delegato, con funzioni di coordinamento,

• 1 Responsabile amministrativo laureato,

• 1 Collaboratore amministrativo,

• 2 Tecnici laureati,

• 2 Istruttori tecnici.,

nel caso di accertata carenza di personale e professionalità si avvarrà di personale esterno

ai sensi della normativa vigente.

L’ufficio sulla base degli interventi strategici autorizzati nel presente Piano di gestione ed

ammessi a finanziamento, procederà a informare I Comuni interessati ogni volta che

dovranno essere attuati gli interventi anche attraverso forum con le popolazioni

locali,finalizzati al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle attività di gestione.

L’obiettivo principale è quello di garantire la piena integrazione dell’area pSIC in un azione

di governo coerente che riguardi anche le infrastrutture di supporto ed i servizi offerti, per

generare sinergie di valorizzazione e fruizione ecosostenibili.

Per le politiche generali di gestione l’ufficio designato al coordinamento delle attività, al fine

di consentire un meccanismo di valutazione comparativa delle attività da svolgere, tra quelle

in itinere e quelle da attivare, ritiene utile predisporre delle relazioni a valenza triennale sia

su supporto cartaceo che informatico.

Entro il 31 Ottobre di ogni anno (riferito ai primi tre anni) l’ufficio presenterà all’Assessorato

Regionale ed ai Comuni interessati:

- una relazione consuntiva delle attività svolte,

- una relazione programmatica (con riferimento ai programmi di gestione che si

intendono realizzare nell’anno successivo);

- una relazione contenente un piano finanziario per le spese sostenute, attinente

l’impiego delle risorse trasferite dall’Assessorato Regionale della Difesa

dell’Ambiente e riguardanti le seguenti voci:

1) ricerche studi e consulenze,

2) convenzioni con soggetti terzi per servizi di gestione,

3) materiale illustrativo e divulgativo,

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- 228 -

4) interventi di infrastrutturazione per attività di ricerca e fruizione (segnaletica,

sentieristica, allestimento laboratorio di monitoraggio),

5) interventi per finalità di conservazione e tutela,

6) educazione ambientale,

Dopo i primi tre anni l’Assessorato all’Ambiente Provinciale valuterà in accordo con la

Regione ed i Comuni interessati la possibilità di affidare la gestione a terzi, che dimostrino

attraverso un bando pubblico di avere le competenze tecniche necessarie per governare il

territorio.

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- 229 -

9.3.1 Interventi previsti dal piano di gestione

Il Piano di gestione rappresenta lo strumento organizzativo che andrà a disciplinare gli usi del

territorio al fine di renderli compatibili con la presenza degli habitat e delle specie di interesse

comunitario, che hanno determinato l'istituzione del SIC/ZPS.

Le strategie del presente piano di gestione si realizzano attraverso una serie di interventi di

differente natura:

- Interventi attivi, (IA)

- Misure regolamentari ed amministrative, (RE)

- Programmi di ricerca, studio e monitoraggio,(MR)

- Programmi di informazione, sensibilizzazione, didattici, e inerenti la fruibilità

dell’area(PD)

- Incentivazioni,(IN)

Gli interventi attivi (IA) sono finalizzati a rimuovere gli elementi di disturbo. Gli interventi attivi

richiesti a finanziamento sono necessari soprattutto nella fase iniziale di gestione, al fine di

ottenere un recupero delle dinamiche naturali.

Alcuni di essi, non richiesti a finanziamento in questa fase, sono stati proposti quali interventi

necessari per l’applicazione di alcune delle misure di conservazione riportate nel capitolo

successivo.

Le regolamentazioni (RE) indicano quelle azioni di gestione i cui effetti sullo stato favorevole di

conservazione degli habitat e delle specie sono frutto di scelte programmatiche che

suggeriscono comportamenti da adottare in determinate circostanze e luoghi.

Il valore di cogenza viene assunto nel momento in cui l’ente gestore del sito attribuisce alle

raccomandazioni significato di norma o di regola.

I programmi di monitoraggio e/o ricerca (MR) hanno la finalità di misurare lo stato di

conservazione degli habitat e specie, allo scopo di ottenere le conoscenze necessarie a definire

più precisamene gli indirizzi di gestione.

I programmi didattici di sensibilizzazione, informazione, e inerenti la fruibilità dell'area

(PD) hanno il compito di divulgare i contenuti del PdG: gli obiettivi di conservazione, le finalità

degli interventi di gestione, alla popolazione e in particolare alle scuole e a quelle attività

economico ricettive che gravitano sull’area.

Tra essi rientrano anche gli interventi inerenti la fruibilità dell’area, emersi dall’esame della

caratterizzazione socio economica, archeologica, architettonica e culturale che ha evidenziato un

patrimonio culturale diffuso che bene si integra al tema catalizzatore dell’area Sic di Monte

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- 230 -

Arcosu: la risorsa ambientale . Pertanto, nel corso della gestione saranno programmati percorsi

organizzati sul territorio, in modo da offrire al turista attrattive di matrice ambientale e culturale.

Le incentivazioni (IN) hanno lo scopo di sollecitare l’introduzione presso le popolazioni di

pratiche gestionali di varia natura (agricole, forestali, produttive), che favorisco il raggiungimento

degli obiettivi del piano di gestione.

9.3.2 Tipologie di interventi e loro priorità

Gli interventi sono stati programmati tenendo conto della loro importanza, della loro urgenza,

della durata e della loro fattibilità in senso tecnico ed economico.

Ad ogni intervento è stato attribuito un livello di priorità (A = Alta, M = media, B = bassa) tenendo

conto delle indicazioni presenti sulle linee guida elaborate dalla Regione Autonoma della

Sardegna che riportano:

Priorità ALTA (A): interventi finalizzati ad eliminare o mitigare fenomeni o processi di

degrado e/o disturbo in atto, che vanno ad interferire con gli habitat di

interesse prioritario e interventi finalizzati a ridurre il disturbo

antropico;

Priorità MEDIA (M) : interventi finalizzati ad eliminare o mitigare fenomeni o processi di

degrado e/o disturbo in atto, che vanno ad interferire con gli habitat e

le specie di interesse comunitario e interventi finalizzati a monitorare

lo stato di conservazione del sito;

Priorità BASSA (B) : interventi finalizzati a valorizzare le risorse del sito e alla promozione

/fruizione del sito.

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● Interventi attivi (IA) :

Gli interventi attivi di seguito descritti sono quelli richiesti a finanziamento e ritenuti indispensabili

per l’avvio della gestione dell’area.

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ

IA1 Valutazione della consistenza numerica ungulati M

IA2 Studio capacità portante del territorio M

IA3 Sperimentazione di prodotti repellenti per la difesa dai cervi di alcuni habitat naturali e seminaturali M

IA4 Raccolta germoplasma e semina per miglioramento pascoli M IA5 Semina di essenze foraggere su prato pascolo M IA6 Pulizia del bosco a fini faunistici M IA7 Captazione sorgenti e realizzazione di fontanili M

IA8 Installazione di pompa alimentata ad energia solare su pozzi preesistenti A

IA9 Caratterizzazione quali-quantitativa dei corpi idrici, stato dei corsi d’acqua M

IA10 Determinazione dello stato e della consistenza del patrimonio ittico M

IA11 Specie acquatiche invasive alloctone, in particolare Procambarus clarkii: censimento, studio e valutazioni sulla distribuzione ed abbondanza, interventi di eradicazione

M

IA12 Caratterizzazione morfologia e genetica della popolazione di Salmo (trutta) macrostigma M

IA13 Eradicazione di specie vegetali alloctone M

IA14 Interventi di recupero ambientale di aree degradate dall'abbandono di rifiuti A

IA15 Prelievo e conservazione specie ex situ M

IA16/IA17 Allestimento Centro di biomonitoraggio a supporto dei progetti pilota. B

Di seguito sono elencati gli interventi attivi, considerati necessari per l’applicazione di alcune

delle misure di conservazione riportate nel capitolo successivo, per i quali, al momento, non è

stato richiesto finanziamento.

Essi sono comunque di fondamentale importanza per il proseguo della gestione.

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ IA18 Realizzazione di un programma delle attività di pascolamento per

la regolamentazione della qualità e dell’intensità dello stesso. M

IA19 Eliminazione dei detriti che interrompono la continuità dei corsi d’acqua e pulizia aree dei rifiuti,

A

IA20 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare il rischio di collisione ed elettocuzione alle specie di rapaci e grandi uccelli.

A

IA21 Realizzazione di iniziative tese alla valorizzazione del sito per un modello di gestione integrata

B

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●Regolamentazioni (RE)

Nel capitolo successivo sono riportate una serie di misure di conservazione intese come linee

programmatiche e comportamentali, alcune suggeriscono indicazioni gestionali, pertanto, sono

state specificate nelle schede utilizzate per gli interventi.

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ

RE1 Integrazione agli strumenti di pianificazione urbanistica e

territoriale e di settore

A

RE2 Regolamento della fruibilità A

RE3 Misure preventive di salvaguardia legate all’attività venatoria

nell’area.

A

RE4 Regolamentazione della ricerca scientifica. A

● Programmi di ricerca, studio e monitoraggio (MR)

Per il mantenimento delle componenti faunistiche e vegetazionali sono da prevedere i

monitoraggi elencati di seguito, le cui specifiche sono riportate nelle schede.

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ

MR1 Monitoraggio habitat M

MR2 Monitoraggio dell’avifauna M

MR3 Monitoraggio dell’entomofauna M

MR4 Monitoraggio rettili e anfibi M

● Programmi di sensibilizzazione, informazione, didat tici e inerenti la fruibilità

dell’area (PD)

Nell’avvio della gestione sono previsti alcuni interventi il cui scopo è quello di promuovere l’Area

pSIC

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ

PD1 Tracciamento di nuovi sentieri naturalistici B

PD2 Realizzazione di seminari tematici B

PD3 Realizzazione e distribuzione pieghevole divulgativo B

PD4 Realizzazione guida naturalistica dell’area pSIC B

PD5 Realizzazione sito WEB dell’area pSIC B

PD6 Realizzazione e apposizione di cartelli informativi nei principali

accessi al sito

B

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con l’accesso a successivi finanziamenti si intendono portare avanti altre attività legate alla

promozione dell’area quali:

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ PD7 Programmi didattici per le scuole B

PD8 Attività di informazione e sensibilizzazione operatori. B

● Le incentivazioni (IN):

Sono relative all’adozione di particolari forme di conduzione agricola e /o forestale sostenute da

finanziamenti atti a coprire i maggiori oneri per l’attuazione di tali pratiche.

Lo strumento attraverso il quale gli interventi (dettagliati nelle relative schede) sono finanziati con

fondi FESR è il programma di sviluppo rurale della Regione Autonoma della Sardegna.

CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ IN1 Adeguamento delle attività agricole agli obiettivi di tutela di habitat

e specie M

IN2 Adeguamento delle attività forestali agli obiettivi di tutela di habitat e specie

M

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9.3.3 Rapporti tra interventi e obiettivi specifici

OBIETTIVO INTERVENTI

1. Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di

cervo sardo e limitazione dell’impatto delle della specie

sugli habitat naturali e seminaturali del sito.

IA1, IA2, IA3, IA5, IA6, IA7,

IA8, MR1, RE2, RE4, IN1,

IN2, IA18

2. Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono della

trota sarda Salmo (trutta) macrostigma.

IA9, IA10, IA11, IA12, RE2,

RE4, IA19

3. Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione

degli impatti da parte di componenti biotiche e

abiotiche sugli habitat del sito.

IA13, IA14, IA15 , IN1, IN2,

RE2, RE3, RE4

4. Mantenimento e conservazione delle componenti

faunistiche e vegetazionali e mantenimento degli

equilibri naturali.

IA18, IA19, IA20, IA21,

MR1, MR2, MR3, MR4, IN1,

IN2, RE1, RE2, RE3, RE4

5. Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di

utilizzo consapevole delle risorse.

IA21, PD1, PD2, PD3, PD4,

PD5, PD6, PD7, PD8, RE1

RE2, RE4

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9.3.4 Interventi di cui è richiesto il contestuale finanziamento con la misura P.O.R.

1.5 b

Gli interventi richiesti a finanziamento sono inseriti all’interno di tre progetti pilota, così come

riportati nella tabella sottostante. Essi sono rivolti prioritariamente a due specie animali autoctone

(Cervus elaphus corsicanus, Salmo (trutta) macrostigma) e agli habitat presenti, in un ottica

ecologica di salvaguardia e conservazione.

I progetti pilota rappresentano strumenti indispensabili da attivare per conoscere lo status delle

due specie delle quali mancano attualmente i riferimenti utili che possano dare indicazioni per la

loro gestione e tutela, e nel contempo avviare una serie di interventi attivi allo scopo di rimuovere

elementi di disturbo e migliorare le condizioni degli habitat di specie.

Altrettanto importante, per il suo ruolo di supporto ai progetti pilota e per la gestione futura del

sito, è la realizzazione del Centro di Biomonitoraggio che permetterà di avere in un unico luogo

tutte le strutture necessarie a coordinare le attività previste (monitoraggio, attività didattica,

laboratori, vigilanza e manutenzione) e nel contempo consentire un presidio costante dell’area.

A Progetto pilota finalizzato alla

conservazione e salvaguardia del

cervo sardo.

.

IA1 Valutazione della consistenza numerica ungulati IA2 Studio capacità portante del territorio IA3 Sperimentazione di prodotti repellenti per la difesa

dai cervi di alcune colture agroforestali IA4 Raccolta germoplasma e semina per

miglioramento pascoli IA5 Semina di essenze foraggere su prato pascolo IA6 Pulizia del bosco a fini faunistici IA7 Captazione sorgenti e realizzazione di fontanili IA8 Installazione di pompa alimentata ad energia

solare su pozzi preesistenti

B. Progetto pilota per il recupero

del ceppo autoctono della trota

macrostigma.

IA9 Caratterizzazione quali-quantitativa dei corpi idrici, stato dei corsi d’acqua IA10 Determinazione dello stato e della consistenza del patrimonio ittico IA11 Specie acquatiche invasive alloctone, in particolare Procambarus clarkii: censimento, studio e valutazioni sulla distribuzione ed abbondanza, interventi di eradicazione IA12 Caratterizzazione morfologia e genetica della popolazione di Salmo (trutta) macrostigma

C. Progetto pilota mirato alla

salvaguardia e conservazione degli

habitat presenti nel pSIC

IA13 Eradicazione di specie vegetali alloctone IA14 Interventi di recupero ambientale di aree

degradate dall'abbandono di rifiuti IA15 Prelievo e conservazione specie ex situ

E. Allestimento centro di

biomonitoraggio a supporto dei

progetti pilota.

IA16 Adeguamento Strutturale IA17 Allestimento e Arredi

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Gli interventi relativi allo sviluppo della fruizione sostenibile accompagnata dai servizi informativi,

di seguito vengono individuati singolarmente:

PD1 Tracciamento di nuovi sentieri naturalistici PD2 Realizzazione di seminari tematici PD3 Realizzazione e distribuzione pieghevole divulgativo PD4 Realizzazione guida naturalistica dell’area pSIC PD5 Realizzazione sito WEB dell’area pSIC PD6 Realizzazione e apposizione di cartelli informativi nei

principali accessi al sito

Gli interventi sono limitati al settore ricadente nel patrimonio agro-forestale dell’Ente Foreste

della Regione Autonoma della Sardegna e dell’oasi di protezione faunistica gestita dal WWF.

Altre Attività:

- Verifica dei risultati degli interventi,

- Interventi di emergenza,

- Manutenzione di infrastrutture e sostituzione delle componenti usurate,

- Sorveglianza.

Sorveglianza

La sorveglianza e o il monitoraggio del territorio si rende necessaria e prioritaria per : a)

contrastare i fenomeni degli incendi, del bracconaggio e del randagismo; b) monitorare gli

interventi da realizzare;c) prevenire o reprimere violazioni in materia di inquinamento idrico,

smaltimento di rifiuti, attività venatoria, spandimento di liquami, escavazioni.

Essendo un’ attività prioritaria è importante parlarne in questa parte del Piano di gestione, anche

se sarà ripresa nelle schede descrittive delle azioni, in quanto è indispensabile per i progetti

pilota oltre che molto importante per tutte le attività previste nelle azioni. Il corpo di vigilanza

dovrebbe essere coordinato dal corpo forestale o dal corpo di polizia provinciale nel momento in

cui quest’ultima verrà istituita. L’attività di vigilanza è importante per l’applicazione della legge in

materia di tutela della fauna, del patrimonio naturalistico e paesaggistico. Tale attività dovrà

essere regolata da specifici rapporti di convenzione con l’Ente gestore.

- La decrizione degli interventi previsti nei progetti pilota e le azioni per la realizzazione

del centro di biomonitoraggio sono riportate nell’allegato volume “Relazione tecnica

interventi Area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”.

- Le schede di tutti gli interventi sono riportate nell’allegato volume “Schede degli interventi

previsti nell’area pSIC Foresta di Monte Arcosu”.

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9.4 Iter procedurale per la realizzazione degli interventi

Al momento dell’approvazione e del finanziamento relativo agli interventi la Provincia di Cagliari

darà avvio alle procedure per la realizzazione degli stessi secondo il seguente iter procedurale:

� Presentazione pubblica del progetto;

� Affidamento alla direzione tecnica in base alla legge 109/94 e ss.mm.ii;

� Affidamento dei lavori e degli interventi ai soggetti esecutori (imprese e ditte

specializzate mediante le procedure di appalto previste dalle normative vigenti);

� Verifica dello stato di avanzamento dei lavori e supervisione e controllo dei risultati

scientifici ottenuti;

� Affidamento delle spese di gestione sulla base della legge 157/95.

9.5 Revisione del Piano di Gestione

La Revisione del PdG dovrebbe aver luogo almeno ogni sei anni ,vengono valutati gli effetti delle

misure di conservazione attivate attraverso la misura e la valutazione delle dinamiche evolutive

degli habitat considerati e del loro stato di conservazione che rimanere e/o diventare

soddisfacente.

Il termine dei 6 anni è un arco temporale ipotizzato con riferimento ai contenuti della direttiva

habitat (art.17). Tuttavia si prevede l’autorevisione del Pdg, intesa come capacità tempestiva di

modifica delle misure di conservazione proposte attraverso il recepimento di dati aggiornati, anche

sulle nuove aree da controllare (superficie dei privati). L’autorevisione è fortemente legata agli esiti

dei progetti pilota da attivare, sui principali elementi da indagare che sono la struttura, le funzioni

dell’habitat e lo stato di conservazione delle specie tipiche (cervo sardo e trota sarda ) come

suggerito dall’art.1 lettera e della direttiva habitat.

L’ente responsabile delle procedure legate al processo dell’ autorevisione è l’ente gestore dell’

area pSIC , pertanto, in questa sede si propone che la stesa debba essere concordata con gli enti

istituzionali preposti Regione e Provincia.

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- 238 -

9.6 Procedimenti preventivi alla realizzazione degli interventi nelle aree pSIC.

Per procedimenti preventivi si intendono tutte le istruttorie indispensabili per il rilascio di nulla

osta e autorizzazioni da Enti competenti qualora gli interventi proposti nell’area pSIC e ZPS lo

richiedano.(es. tagli boschivi, eradicazione piante alloctone, interventi edilizi etc).

Un altro procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o

progetto che possa avere incidenze significative è la Valutazione di incidenza. Tale procedura è

stata introdotta dall’art. 6 comma 3 della Direttiva Habitat con lo scopo di salvaguardare l’integrità

dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connesse alla

conservazione degli habitat e delle specie. In ambito nazionale la valutazione di incidenza viene

disciplinata dall’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 che ha sostituito l’art. 5 del D.P.R. 8

settembre 1977, n. 357 che trasferisce nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva

Habitat . Le modalità procedurali per l’applicazione della valutazione di incidenza in ambito

regionale sono disciplinate:

� dalla Legge Regionale n. 17 (art. 17) del 5 settembre 2000 –“ modifiche e integrazioni alla

legge finanziaria al bilancio per gli anni 2000/2002 e disposizioni varie – Valutazione di

Impatto Ambientale”;

� dalla Legge Regionale n. 31 del 7 giugno 1989 “Norme per l’istituzione e la gestione dei

parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza

naturalistica”.

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9.7 Monitoraggio e valutazione dell'attuazione del piano di gestione

Il programma di monitoraggio del piano di Gestione ha la finalità di misurare lo stato di

conservazione di habitat e specie, oltreché di verificare il successo delle azioni proposte

nel piano.

Gli indicatori di monitoraggio e le azioni di monitoraggio per la valutazione degli

interventi previsti nei progetti pilota sono state inserite nelle schede relative,al fine di

definire più precisamente gli indirizzi di gestione e a tarare la strategia individuata.

Di seguito vengono riportati gli indicatori utilizzati per il monitoraggio delle azioni previste

allo scopo di consentire una valutazione dell’efficacia del Piano di gestione.

- Analisi della consistenza delle popolazioni di Cervus elaphus corsicanus,

- Analisi della distribuzione delle popolazioni di Cervus elaphus corsicanus,

- Analisi dei danni causati alle colture e alle formazioni boschive,

- Analisi della produzione foraggera utilizzata dalla specie,

- Analisi dei dati relativi alla distribuzione spaziale di Salmo (trutta) macrostigma,

- Analisi della composizione, abbondanza e struttura di età della fauna ittica

autoctona,

- Analisi della distribuzione e diffusione della fauna ittica alloctona,

- Analisi della distribuzione, diffusione ed abbondanza della specie invasiva

alloctona Procambarus clarkii ,

- Analisi della presenza e distribuzione di specie vegetali alloctone,

- Analisi dello stato di rinaturalizzazione delle aree interessate da bonifica dai

rifiuti,

- Analisi della colonizzazione da parte di specie autoctone delle aree sottoposte

agli interventi,

- Analisi dello stato di conservazione del germoplasma delle unità tassonomiche

più rilevanti,

- Stima dell’incremento del flusso turistico all’interno dell’area pSIC e nelle aree

circostanti,

- Crescita del grado di consapevolezza delle peculiarità dell’area e della

sensibilizzazione ambientale,

- Diffusione di informazione e partecipazione delle comunità al processo di

sviluppo locale,

- Rafforzamento e coinvolgimento attivo degli attori locali alfine di accrescere il

grado di conoscenza sui temi e sulle opportunità associati alla sostenibilità

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ambientale,

Le metodologie utilizzate per la misurazione della variabilità temporale di tali indicatori

sono riportate nella descrizione dei singoli interventi.

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9.8 Schema logico di correlazione Obiettivi- Interventi.

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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 10 10 10 10

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- 243 -

10. MISURE DI CONSERVAZIONE

In base alla direttiva 92/43/CEE, per ciascun Sito di Importanza Comunitaria (SIC) devono essere

adottate, le necessarie misure di conservazione, che sono definite come “opportune misure

regolamentari, amministrative o contrattuali”.

Misure regolamentari

Sono misure regolamentari gli interventi di tipo normativo o regolativo riguardanti lo stato di

conservazione degli habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti. Essi consistono in

disposizioni generali e astratte riferite alle attività ammesse o vietate all’interno dei siti di

importanza comunitaria.

Misure amministrative

Sono misure amministrative gli interventi provenienti da autorità amministrative e gli interventi a

contenuto provvedimentale (cioè concreto e puntuale) riguardanti lo stato di conservazione degli

habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti.

Misure contrattuali

Sono misure contrattuali gli interventi previsti in accordi tra più soggetti, riguardanti lo stato di

conservazione degli habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti.

Tali accordi possono essere stipulati tra soggetti privati o tra autorità pubbliche e soggetti privati, al

fine di conservare gli habitat o le specie in questione. Ad esempio, convenzioni e contratti tra enti

pubblici e soggetti privati – spesso organizzazioni private no profit – per la gestione delle aree o

per il loro uso.

E’ opportuno ricordare inoltre che l’art. 6 comma 3 della Direttiva della Direttiva Habitat enuncia

che: “Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma

che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani

e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo

conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.…”.

La valutazione di incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 che ha

sostituito l’art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1977, n.357 che trasferisce nella normativa italiana i

paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat .

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10.1 MISURE DI CONSERVAZIONE REGOLAMENTARI

Nella gestione del pSIC è necessario individuare delle misure di conservazione che permettano di

articolare la tutela e il rispetto dei diversi habitat e specie presenti particolarmente minacciati sui

quali vanno concentrate particolari azioni di conservazione necessarie per il mantenimento degli

habitat e delle specie in uno stato di conservazione soddisfacente all’interno del sito.

Esse sono inquadrate in diverse tipologie di seguito elencate

A. Pratiche colturali controllate e programmate;

B. Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e

ambientali (DM n°12541 del 21 dicembre 2006 e Delib erazione G.R. N. 8/6 DEL 28.2.2007)

C. Controllo sulla Fruibilità dei siti;

D. Informazione e sensibilizzazione operatori;

E. Misure ecologiche

F. Attività antropiche

G. ricerca scientifica

- Le tipologie A e B sono relative alla conduzione e gestione delle attività agricole, zootecniche

e forestali presenti nel pSIC. In particolare la tipologia B riprende le norme per il

mantenimento delle buone condizioni agronomiche ed ambientali previste dal

Regolamento (CE) 1782/2003 e recepite con DM del ministero per le politiche agricole e

forestali n°12541 del 21 dicembre 2006 e con Delibe razione della giunta Regionale N. 8/6

DEL 28.2.2007.

- La tipologia C prevede una serie di misure destinate ai visitatori dell’area al fine di

preservare gli habitat e le specie vegetali e animali inserite negli allegati della Direttiva

Habitat e della Direttiva Uccelli.

- La tipologia D prevede l’assistenza agli operatori dell’area per ciò che riguarda l’ammissibilità

delle diverse tipologie gestionali in essere e/o in progetto.

- La tipologia E comprende una serie di misure e divieti finalizzati ad azioni di mantenimento

delle specie vegetali ed animali e di ripristino di habitat.

- La tipologia F comprende una serie di divieti legati ad attività antropiche che possono in

qualche modo compromettere il mantenimento di Habitat e specie vegetali ed animali.

- La tipologia G comprende una serie di regole indirizzate a chi compie attività di ricerca

scientifica all’interno dell’area.

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A) Pratiche colturali controllate e programmate;

A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;

A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e

la presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli

ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;

A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata

dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia

disetanea);

A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di

evitare disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;

A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;

A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della

fauna ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.

A8. Mantenimento di piante annose e marcescenti utilizzate per la nidificazione e/o

l’alimentazione dell’avifauna;

A9. Evitare impiantare colture arboree a rapido accrescimento e con specie diverse da quelle

autoctone.

A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli

interventi di miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in

fustaie o in cedui composti), alla creazione di radure e fasce ecotonali

B) Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni

agronomiche e ambientali (art. 5 e all.IV Reg.(ce) n. 1782/03)

Norma 2.1: Gestione delle stoppie e dei residui colturali

Al fine di favorire la preservazione del livello di sostanza organica presente nel suolo nonché la

tutela della fauna selvatica e la protezione dell’habitat, è opportuno provvedere ad una corretta

gestione dei residui colturali.

È pertanto vietata la bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al

termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati.

È ammessa deroga nei seguenti casi:

in applicazione e osservanza delle disposizioni contenute nel “Piano regionale annuale di

previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”

nel caso di interventi di bruciatura connessi ad emergenze di carattere fitosanitario prescritti

dall’Autorità competente.

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In questi casi alla bruciatura delle stoppie devono seguire interventi alternativi di ripristino della

sostanza organica del suolo. I conduttori delle aziende agricole dovranno effettuare, nella

campagna agraria seguente alla bruciatura delle stoppie, prima o contestualmente alla messa in

coltura, interventi finalizzati al ripristino della sostanza organica del suolo attraverso:

o sovescio

o coltivazione di leguminose in purezza con interramento dei residui colturali; utilizzo di

letame, compost, effluenti zootecnici, stallatico

Norma 4.1: Protezione del pascolo permanente

Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento

dell’habitat, tutte le superfici a pascolo permanente sono soggette ai seguenti impegni:

a) )divieto di riduzione della superficie a pascolo permanente a norma dell’articolo 4 del

regolamento (CE) n. 796/04 e successive modifiche e integrazioni;

b) divieto di conversione della superficie a pascolo permanente ad altri usi salvo diversa

prescrizione della competente autorità di gestione;

c) esclusione di lavorazioni del terreno fatte salve quelle connesse al rinnovo e/o infittimento

del cotico erboso e alla gestione dello sgrondo delle acque.

Norma 4.2: Gestione delle superfici ritirate dalla produzione

Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento

degli habitat, le superfici ritirate dalla produzione sono soggette alle seguenti prescrizioni:

a) presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno;

b) attuazione di pratiche agronomiche consistenti in operazioni di sfalcio, o altre operazioni

equivalenti, al fine di conservare l’ordinario stato di fertilità del terreno, tutelare la fauna

selvatica e prevenire la formazione di un potenziale inoculo di incendi, in particolare nelle

condizioni di siccità, ed evitare la diffusione di infestanti.

c) al fine di prevenire la formazione di potenziali inoculo di incendio, è fatto obbligo di

effettuare:

- almeno una volta all’anno, lo sfalcio della copertura vegetale (vietato nel periodo fra il 30

aprile e il 30 settembre di ogni anno.); in alternativa, è ammessa la trinciatura oppure,

per le superfici ove non sussistono specifici divieti previsti per il set-aside di utilizzo della

copertura vegetale per l’alimentazione umana, il pascolamento della superficie

interessata.

- E’ fatto comunque obbligo di sfalci e/o lavorazioni del terreno per la realizzazione di fasce

antiincendio conformemente a quanto previsto dalle normative in vigore.

Deroghe

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I. Deroghe applicabili su tutte le superfici a seminativo ritirate dalla produzione.

In deroga all’impegno a), sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla

produzione

nei seguenti casi:

1. pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide;

2. terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi;

3. colture a perdere per la fauna,

4. nel caso in cui le lavorazioni siano funzionali all’esecuzione di interventi di miglioramento

fondiario.

II. Deroghe applicabili sui terreni a seminativo ritirati dalla produzione per un solo anno o,

limitatamente all’annata agraria precedente all’entrata in produzione, nel caso di terreni a

seminativo ritirati per due o più anni.

In deroga all’impegno a), sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla

produzione nei seguenti casi:

1. lavorazioni del terreno allo scopo di ottenere una produzione agricola nella successiva

annata agraria, comunque da effettuarsi non prima del 15 luglio dell’annata agraria

precedente all’entrata in produzione;

2. è ammesso, in deroga alle epoche prestabilite per la tutela della fauna selvatica,

unicamente per i terreni ritirati dalla produzione sui quali non vengono fatti valere titoli di

ritiro, l’intervento di controllo della vegetazione tramite pascolamento, purché sia garantito

un equilibrato sfruttamento del cotico erboso.

Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio

Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento

degli habitat tramite il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio sull’intero territorio,

gli agricoltori devono rispettare i seguenti impegni:

a) Divieto di effettuazione di livellamenti non autorizzati;

b) Pulizia dei fondi agricoli e delle pertinenze, attraverso l’eliminazione di oggetti, carcasse,

rifiuti abbandonati di ogni genere e dimensione sia nelle aree di proprietà che nelle aree di

pertinenza stradale o di sosta;

c) Al conseguimento del massimo decoro delle condizioni dell’agro attraverso la messa in

opera, anche in sostituzione di preesistenti sistemi di recinzione, di muretti a secco

tradizionali o sistemi a siepe di essenze autoctone volte a mitigare gli impatti paesaggistici.

d) Sarà a tal fine data priorità agli interventi che prevederanno l’attivazione di forestazione e

piantumazione di essenze tipiche nelle aree di proprietà non direttamente interessate dagli

annessi agricoli o dalle attività;

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e) Al conseguimento degli obiettivi di armonizzazione edilizia ed architettonica degli

interventi. Il posizionamento di questi ultimi dovrà essere localizzato nelle aree del fondo

non interessate da colline o alture e dovrà essere evitata qualsiasi forma di sbancamento

o terrazzamento.

Dovranno essere seguiti gli indirizzi edilizi ed architettonici più consoni all’inserimento organico

delle opere nel paesaggio circostante, nel rispetto delle trame particellari, dei reticoli idrogeologici

e stradali e nell’uso della pietra e del legname locale.

I materiali dovranno essere conformi alle preesistenze tradizionali della regione storica in cui

l’intervento ricade con particolare riferimento alla tipologia, alle forme dei volumi, alle pendenze,

alle falde dei tetti e all’uso di materiali di facciata e di copertura.

E’ prioritario provvedere al recupero funzionale delle preesistenze agricole prima di qualsiasi

autorizzazione a nuove entità edilizie.

C) Controllo sulla Fruibilità dei siti;

C1. Misure di limitazione del disturbo antropico causato da fruitori in particolari siti e in

particolari periodi dell’anno.

C2. Misure atte a deviare percorsi sentieristici lontano dai siti di nidificazione dell’avifauna.

C3. Divieto di accensione di fuochi all’aperto, non preventivamente autorizzati;

C4. Divieto di attività di campeggio al di fuori delle aree destinate a tale scopo ed

appositamente attrezzate o comunque autorizzate dall’ente gestore dell’area

C5. Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di

escursionismo

C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta

eccezione per i mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda

degli aventi diritto, di soccorso, di controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle

infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni sportive già autorizzate

D) Informazione e sensibilizzazione operatori;

D1. Informazioni agli operatori sulla incompatibilità tra obiettivi di conservazione e

determinate gestioni esistenti e/o in progetto.

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E) Misure ecologiche

E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso

d’acqua.

E2. Pulizia aree da rifiuti.

E3. Mantenimento di condizioni territoriali favorevoli per la nidificazione di specie

E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di

particolari specie animali.

E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;

E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o

distruggere i loro nidi, tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC,

gli interventi di carattere igienico-sanitario e la ricerca scientifica, eseguiti dal ente

gestore ovvero dallo stesso autorizzati;

E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta

l’area pSIC, deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere

concesse dall’ente gestore.

E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.

E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e

rettili appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della

L.R. 23/98.

E10. Divieto di effettuare fotografie o riprese cinematografiche non autorizzate agli uccelli

selvatici durante la cova e l'allevamento dei piccoli nati.

E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie

sensibili.

E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi

di svernamento per le specie sensibili.

F) Attività antropiche

F1. Divieto di coltivare nuove cave o estrarre inerti, ed esercitare qualsiasi attività che

determini modifiche della morfologia del suolo;

F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;

F3. Divieto di realizzare discariche di rifiuti di qualsiasi tipo ovvero depositi permanenti o

temporanei di materiali dismessi anche se in forma controllata;

F4. Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione

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alle specie di rapaci e grandi uccelli

F5. Divieto di esercitare ogni altra attività, anche di carattere temporaneo, che comporti

alterazioni alla qualità dell’ambiente naturale, incompatibili con le finalità della

conservazione di habitat e specie.

G) Attività di ricerca scientifica

G1. È definita ricerca scientifica l’attività di osservazione e studio di campo delle

caratteristiche dell’ambiente naturale e delle sue variabili, ovvero l’attività di raccolta,

osservazione, preparazione, conservazione e studio di oggetti e di reperti; pertanto

viene considerato ricercatore scientifico chiunque, sia per motivi di studio o

professionali, svolga mansioni che possano essere definite di ricerca presso un Ente

istituzionalmente dedito alla ricerca scientifica ovvero chi, anche a titolo amatoriale o

dilettantistico, in possesso di adeguati titoli di studio o attestazioni curriculari, svolga

analoga attività all’interno di Associazioni scientifiche legalmente riconosciute; non è

considerata ricerca scientifica qualsiasi attività condotta a fini di lucro;

G2. Chiunque intenda svolgere attività di ricerca scientifica è tenuto a richiederne

preventivamente specifica autorizzazione all’Ente gestore, precisando: generalità del

richiedente e sintetico estratto curricolare; titolarità, oggetto e scopo della ricerca;

elenco e qualifica del personale coinvolto; descrizione delle attività da svolgersi, anche

in riferimento ai tempi di esecuzione ed ai luoghi interessati; indicazione dei reperti che

si intendono prelevare; precauzioni previste per ridurre al minimo il disturbo esercitato

sull’ambiente;

G3. l’autorizzazione a svolgere attività di ricerca è rilasciata dall’Ente gestore, che ha

facoltà di sospendere l’autorizzazione o di revocarla qualora il ricercatore non attui le

precauzioni prescritte o violi le norme in vigore nel pSIC per le quali non sia prevista

deroga nell'autorizzazione;

G4. L’ente gestore valuta le proposte di ricerca scientifica pervenute, stabilendo, qualora si

verifichino sovrapposizioni di temi o di calendario, le misure più opportune;

G5. I campioni prelevati su autorizzazione, ove per necessità di ricerca non siano destinati

a distruzione, devono essere depositati presso l’Ente gestore ovvero presso una

struttura museale, informando di ciò l’Ente gestore;

G6. A ricerca compiuta, i risultati delle indagini devono essere trasmessi all’Ente gestore;

dopo la pubblicazione dei lavori, l’Ente gestore potrà usare in parte o anche

completamente il materiale edito per fini didattici o gestionali, con il solo obbligo della

citazione della fonte;

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- 251 -

G7. L’ente gestore, per perseguire le finalità istitutive della Riserva, predispone programmi

di ricerca che, mediante apposita convenzione o conferimento di specifico incarico,

possono essere svolti da privati, Enti ed Associazioni.

G8. Per le attività di cui al comma precedente i ricercatori incaricati potranno usufruire

delle strutture e delle attrezzature del centro di monitoraggio presente nel pSIC

Tali misure sono soggette a revisione ed aggiornamento costanti a seguito dell’emanazione di

nuove norme relative alla conservazione di habitat e specie.

10.2 MISURE AMMINISTRATIVE

Per quanto riguarda le misure amministrative riferite a singole porzioni del territorio del pSIC è utile

ricordare quanto già riportato nel capitolo sulla pianificazione faunistica.

Esiste il vincolo venatorio normato dalla L.R. 23/98 sulle aree ricomprese nelle Oasi permanenti di

protezione faunistica e cattura “Gutturu Mannu - Monte Arcosu”, “Piscina manna - Is Cannoneris”,

“Pantaleo” per una superficie complessiva di ha 16’203

e nell’area ricompresa nella Zona temporanea di ripopolamento e cattura “Camboni” della

superficie di 838 ha istituita nel 2003 in cui tale vincolo è temporaneo (sei anni).

10.3 MISURE CONTRATTUALI

le misure contrattuali sono riferite in modo particolare agli imprenditori agricoli presenti nella zona

esse fanno riferimento al REGOLAMENTO (CE) n. 1698/2005 DEL CONSIGLIO,del 20 settembre

2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale

(FEASR) nell’asse 2 Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale quali le misure intese a

promuovere l'utilizzo sostenibile dei terreni agricoli. (Misure Agroambientali e Silvoambientali)

Queste misure sono inserite nel Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 e si

definiscono come segue:

Misura 2.1.4: Pagamenti agroambientali

2.1.4.1: Agricoltura biologica

2.1.4.2: Difesa del suolo

2.1.4.3: Tutela degli habitat naturali e seminaturali Biodiversità

2.1.4.4: Tutela dell’Agrobiodiversità

2.1.4.5: Conservazione delle risorse genetiche animali e vegetali di interesse agrario

2.2.5: Pagamenti silvo ambientali

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Per ciascuna di esse verranno pubblicati gli appositi bandi regionali a cui ogni singolo imprenditore

agricolo può aderire volontariamente.

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SITOGRAFIA

Le informazioni sulla biologie delle specie sono state prese dai siti internet “Uccelli d’Italia” INFS,

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