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Programma di sala del Concerto "Eroico" - Milano 24 giugno 2012

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Versione digitale del programma di sala preparato per il Concerto "Eroico", tutto beethoveniano, organizzato e prodotto da ClassicaViva il 24 giugno 2012 presso il Conservatorio di Milano, che verrà ripreso e gratuitamente trasmesso in diretta streaming Internet HQ in tutto il mondo dal sito http://www.classicaviva.com/portale/concertoeroico

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Concerto “Eroico” Orchestra sinfonica “ClassicaViva”

Direttore e Pianista: Stefano Ligoratti

Ludwig van Beethoven

Egmont, Ouverture in fa minore, op. 84 (per la tragedia di Johann Wolfgang

von Goethe)

Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore, op. 37

Allegro con brio

Largo

Rondo. Allegro

Intervallo

Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55, "Eroica" Allegro con brio

Marcia funebre. Adagio assai

Scherzo. Allegro vivace

Allegro molto

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Il concetto di eroismo, oggi Bertold Brecht ebbe a dire: “Beati quei tempi che non hanno bisogno di eroi!”. Purtroppo non tutte le situazioni sono uguali: vi sono anche tempi che avrebbero bisogno di eroi ma non li hanno. Oppure li hanno, ma non sanno di averli.

Oggi il nostro paese avrebbe un gran bisogno di eroi. E li ha. Tanti. Non sapendo di averli.

Mi spiego. Cominciamo con il definire meglio il concetto di “eroe”. Impresa non semplice. Si passa dal concetto di eroe “epico” - tipico dei tempi antichi (pensiamo ad Achille e ai tanti eroi mitologici di cui la tradizione ci ha tramandato la fama), una figura di eroe “tragico“, il cui carattere distintivo consiste nella sua strenua ed attiva opposizione ad una situazione di cui non è responsabile – alla figura dell’eroe romantico, presentato come colui che subisce un dolore, pur essendo incolpevole.

Nel famoso dipinto di Jacques Louis David, Napoleone viene mostrato a cavallo mentre con la mano alzata indica l’Italia. Il quadro si riferisce al momento in cui egli stava per pas-sare le Alpi – e precisamente il Gran San Bernardo – al fine di intraprendere una gloriosa campagna nella penisola, e rappresenta la massima e – forse – ultima espressione della cele-brazione dell’eroe.

La nuova figura di eroe rappresentata da Napoleone ispirò moltissimi contempo-ranei, tra i quali Beethoven. Il Primo Movimento della Terza Sinfonia, detta “Eroica” – Allegro con brio – ha inizio con tre note fondamentali – l’accordo di Mi bemolle maggiore – che rendono bene l’idea della concezione dell’eroismo così com’era intesa da Beethoven.

La Sinfonia, scritta tra il 1802 e il 1804, era dedicata a “Napoleone Bonaparte, Primo Console e nuovo eroe moderno”. Quando nel 1804 Napoleone si fece inco-ronare imperatore, Beethoven ne restò profondamente deluso e strappò la dedica alla sua Terza Sinfonia; nelle edizioni suc-cessive della stessa comparve semplice-mente la dicitura: “Sinfonia Eroica, com-posta per festeggiare il sovvenire d’un grand’uomo”. Il termine “sovvenire” in-

dica ovviamente una condizione passata: Napoleone era un grand’uomo, ma con la sua in-coronazione aveva tradito gli ideali repubblicani cui Beethoven aveva aderito in gioventù.

In questa Sinfonia, in particolare nel Secondo Movimento, la celeberrima Marcia Funebre, Beethoven non si abbandona al dolore, ma lo domina. Per questo il famoso musicologo Massimo Mila definì questa Sinfonia “maschia”.

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Nel Risorgimento, gli eroi si sacrificavano per una causa, morivano per essa (una concezio-ne che si è tramandata fino alla nostra Resistenza, piena di meravigliosi esempi di chi si im-molava per una idea, per salvare dei compagni, per difendere un territorio dall’invasione na-zista).

E dopo? Nel XX Secolo, con la fine delle grandi guerre mondiali e il periodo di relati-va pace attraversato dal nostro pianeta, l’immagine dell’eroe è parecchio cambiata, fino a proporre inconsistenti e transitori personaggi di cartapesta, inautentici, super-ficiali, frutto di sapienti costruzioni mediati-che (come calciatori, cantanti, attori della TV…). Si è poi passati – e meno male - alla valorizzazione dell’immagine e della storia delle persone che con il loro impegno e sta-tura morale hanno cambiato il corso della storia (Martin Luther King, Che Guevara, Madre Teresa, i giudici Falcone e Borselli-no…), persone, guarda caso, tutte ormai passate al mondo dei più.

La crisi economica che ha aperto il XXI Se-colo sta drammaticamente modificando questa percezione. Ora gli eroi sono quelli che vivono la vita di tutti i giorni. Quelli di oggi non sono più eroi “invulnerabili”,

ma “umani”, che fanno lavorare più l’intelligenza che i muscoli. Eroi non si nasce, si diven-ta.

Gli eroi, oggi, sono coloro che mettono coraggio e intelligenza al servizio di una causa, sa-crificandosi per gli altri e per un ideale. Sono quelli che sono capaci di farci sognare che un altro mondo è possibile. Sono le persone che affrontano con coraggio la vita quotidiana, che non si arrendono, che combattono le piccole ingiustizie ogni qual volta vi si imbattono, che non si piegano a compromessi rispetto alle proprie idee e ai propri ideali, che non sono indifferenti alle ingiustizie e le combattono, e che non scelgono la via più facile, ma quella che per loro è la più giusta.

Sono le madri e i padri che lavorano duramente e onestamente per mantenere la loro fami-glia con la massima dignità possibile, sono i giovani che studiano moltissimo pur sapendo quanto le loro lauree potranno esser considerate carta straccia, sono i giovani precari che tentano di trovare un lavoro e una propria dignità, pur tra difficoltà enormi ed umiliazioni spaventose. Ma non mollano. Resistono. Rimangono nel nostro paese e tentano di trasfor-marlo in un paese migliore.

Questo nostro concerto è dedicato, con amore, a questi giovani eroi.

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Perché questo concerto In considerazione del prestigioso ruolo di custode della tradizione della grande musica ita-liana svolto dal Conservatorio di Milano, ClassicaViva ha organizzato nella storica Sala Verdi, totalmente a propria cura e spese, in partnership con l’Azienda New Problem Sol-ving S.r.l. e con la Società specializzata in produzioni video Film Makers Communica-tion S.r.l., un concerto sinfonico con un’Orchestra indipendente di strepitosi giovani musi-cisti “under 30”, la maggior parte dei quali sono diplomati presso il Conservatorio di Mila-no.

Il concerto è ad accesso gratuito per il pubblico in sala, e per tutti gli utenti della grande pla-tea mondiale che potranno godersi lo spettacolo “live” via internet.

Il programma è tutto beethoveniano, dedicato al periodo “eroico” del grande composito-re, a sottolineare l’eroismo dei giovani musicisti che continuano a svolgere il proprio lavoro nel nostro paese, pur a prezzo di terribili difficoltà.

L’intero concerto viene ripreso e diffuso in rete gratuitamente in diretta streaming video in alta qualità in tutto il mondo, visibile dal sito http://www.classicaviva.com/portale/concertoeroico e da qualunque altro sito voglia par-tecipare a questo evento straordinario. Il concerto sarà visibile in diretta streaming a questo link: http://www.classicaviva.com/portale/concertoeroico

I nostri obiettivi sono: Valorizzare la grande musica prodotta in Italia ed i giovani musicisti italiani, per mezzo

della diffusione dei loro concerti in tutto il mondo con le nuove tecnologie di strea-ming internet.

Valorizzare il ruolo e il lavoro di chi forma i musicisti a livello di eccellenza, come i Conservatori italiani.

Attirare l’attenzione sulla drammatica situazione della musica in Italia e soprattutto di quella dei giovani musicisti, che sono costretti a trasferirsi all’estero o a dedicarsi ad al-tri lavori, vista l’impossibilità di vivere della loro professione in Italia, oppure soprav-vivono per mezzo di attività totalmente precarie a bassissimo reddito.

Dare una dimostrazione pratica, istantanea e molto evidente di come le nuove tecno-logie informatiche siano in grado di fornire un potente aiuto alla grande musica per il superamento delle proprie difficoltà finanziarie.

Le riprese degli eventi musicali in diretta streaming audio e video su Internet permet-tono di allargare le sale da concerto al pubblico di tutto il mondo, e di vendere biglietti in tutto il pianeta, aprendosi a nuovi e finora impensabili milioni di spettatori.

Le novità del concerto sono:

Il concerto è diretto dal giovane Stefano Ligoratti, Direttore artistico di ClassicaVi-va, che nell’occasione interpreta anche, in qualità di pianista, il Terzo Concerto di Be-

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ethoven, in un impegnativo doppio ruolo, ormai per lui abituale, con un percorso ini-ziato già a 21 anni con il Concerto di Schumann, e proseguito poi con i Concerti di Chopin.

L’Orchestra ClassicaViva “under 30”, composta dai migliori musicisti solisti attual-mente in attività in Lombardia, si esibisce gratuitamente, per il puro piacere di suonare grande musica, di dimostrare la propria bravura e di coinvolgere nuovo pubblico, so-prattutto giovane, regalando grandi emozioni e dimostrando quanto il repertorio clas-sico (200 anni… ma non li dimostra!) possa essere ancora infinitamente attuale, emo-zionante e coinvolgente.

Tra gli altri, hanno aderito con entusiasmo al progetto e suoneranno i seguenti noti gruppi cameristici: Quartetto indaco, Quartetto Maurice, Le cameriste ambro-siane, Arcantico Ensemble, oltre ad alcuni tra i migliori solisti, cameristi, prime parti di affermate Orchestre.

E’ la prima volta che viene realizzato un evento in streaming diretta internet a Milano con questi livelli qualitativi e del tutto gratuitamente, sia in sala, sia su Internet.

Ludwig Van Beethoven

Beethoven nacque a Bonn il 16 dicembre 1770. Il padre, tenore nella cappella dell’Elettore di Colonia Maximilian Franz, ebbe, a quanto pare, più vocazione all’alcol che alla pedagogia, anche se è a lui e a suoi colleghi che Ludwig dovette le prime nozioni di violino, pianoforte e organo. Iniziò ad esibirsi a sette anni, e nel 1784 divenne organista nella cappella di corte. La sua vera guida fu il compositore Christian G. Neefe, che lo introdusse all’opera di Bach e Mozart. Grazie a lui Beethoven incontrò il conte Ferdinando von Waldstein e il consigliere di corte Stefan von Breuning che lo accolse come un fratello presso la sua famiglia.

Nel 1787, mentre era a Vienna col conte Waldstein, la morte della madre lo riportò a Bonn. A diciassette anni Beethoven doveva provvedere da solo ad un padre alcolizzato, due fratelli più piccoli e la sorellina di un anno. Furono anni durissimi, in cui solo grazie al sostegno di amici come i Breuning, il dottor Franz Wegeler - che fu tra i suoi primi biografi - e il conte Waldstein, Beethoven continuò a studiare: nel 1789 era iscritto al corso di filosofia dell’università di Bonn.

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La città era da tempo aperta alla cultura illuministica proveniente dalla Francia, e nei salotti della colta e brillante piccola nobiltà che egli frequentava come insegnante di musica si leg-geva e si discuteva di Shakespeare e di Klopstock, il poeta del risveglio letterario tedesco, di Schiller e di Goethe che Beethoven avrà modo di incontrare più di vent’anni dopo, con re-ciproca istintiva diffidenza. Nel novembre 1792, morto il padre, Beethoven si lanciò alla conquista della Vienna del declinante Settecento, sulla quale ancora aleggiava lo spirito di Mozart e dove il classicismo aveva toccato il grado di più alta perfezione, e quindi di satura-zione.

Fino al 1794 fu caparbio e scontroso allievo del grande Haydn, che già a Bonn aveva lodato i progressi del gio-vane compositore, poi studiò anche con Johann Schenk, Albrechtsberger e con il vecchio e sempre valido Anto-nio Salieri. Intanto lavorava conser-vando anche il posto a corte finché, sempre nel 1794, le truppe francesi rovesciarono l’elettorato di Colonia. La carriera di Beethoven come con-certista e compositore alla moda, già affermato come musicista libero e in-dipendente, non ne fu scossa. Iniziò ad esibirsi in pubblico come pianista nel 1795, mentre l’editore Artaria pubblicava i suoi Trii op. 1. Nel 1796 Beethoven affrontò una piccola tour-née come pianista fra Norimberga, Praga, Dresda e Berlino, cui seguirono brevi spostamenti in Ungheria e in Boemia.

Seguì un periodo di successi, finché nel 1795 avvertì i primi sintomi di sordità. Questa malattia fu la sua grande sciagura, la causa del suo de-stino di solitudine e isolamento, non-ché del fallimento dei suoi amori. Lo costrinse inoltre ad abbandonare la carriera di pianista, facendolo piomba-

re nella disperazione più cupa. Si isolò allora dal mondo, dedicandosi esclusivamente alla composizione: fu il primo musicista tedesco indipendente, aiutato ma non condizionato dai suoi nobili protettori.

Ne resta traccia in alcune lettere e nel "testamento" di Heiligenstadt. Era il 6 ottobre 1802 quando Beethoven, dal villaggio di campagna dove il medico lo aveva inviato per un periodo di riposo, indirizzò ai fratelli Karl e Johann il suo testamento carico d’umor nero.

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Fu una svolta: dopo quello scritto Beethoven fece della sua malattia una sfida esistenziale. La sofferenza era forte: nei giorni dell’occupazione francese di Vienna, Beethoven restò chiuso nella cantina del fratello con la testa fra i cuscini per proteggersi dal fragore dei can-noni.

Dal 1809, dopo che gli era stato offerto un posto di Kapellmeister a Kassel presso Girola-mo Bonaparte (peraltro rifiutato), iniziò per Beethoven un periodo di stabilità economica. Tre fra i suoi amici patrizi gli garantirono, infatti, un vitalizio annuo di 4.000 fiorini, a con-dizione che egli restasse a Vienna a comporre ciò che gli pareva: uno status che non aveva precedenti nella storia musicale.

Dopo i difficili momenti attraversati dall’Austria, impegnata nelle guerre delle coalizioni an-tinapoleoniche, nel 1815 l’Europa riprese fiato e medicò le sue ferite. Nell’euforia del con-gresso di Vienna la musica di Beethoven venne applaudita e richiesta. Venne considerato il massimo compositore vivente, cui i giovani compositori, come Schubert, sottoponevano e dedicavano le loro composizioni.

La sordità divenne completa nel 1818. Da allora in poi Beethoven avrebbe comunicato col mondo esterno, fuori dal grande silenzio che lo avvolgeva, scrivendo sui “quaderni di con-versazione” (ne restano 137). Nel maggio del 1824 Beethoven, del tutto sordo, al termine della prima esecuzione della Nona sinfonia, non si accorse delle grandi ovazioni del pubbli-co: fu il contralto Caroline Unger ad invitarlo a voltarsi per ricevere gli scroscianti applausi, che purtroppo non poteva più udire.

Che il più geniale musicista di tutti i tempi sia divenuto sordo, è uno dei più amari paradossi di cui la storia abbia intessuto la propria trama. Che l’autore di alcuni dei brani più amati, stampati nella memoria di ciascuno di noi al primo ascolto, non abbia potuto godere della bellezza delle proprie note, evoca l’invidia che gli antichi attribuivano agli dei verso la felici-tà dei mortali. Che Beethoven sia stato capace di plasmare i propri capolavori nel chiuso

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della mente, udendoli solo con la forza dell’intelletto e della volontà, spaziando da par suo attraverso ogni genere musicale, è il segno non solo del suo incomparabile genio, ma anche della sua eroica determinazione, che gli ha consentito d’affrontare con ineguagliabile forza d’animo la disgrazia che lo colpì, senza privare l’umanità dei suoi doni immortali.

Alla sua morte, il 26 marzo 1827, per una polmonite doppia contratta durante un temporale, aggravata da una grave epatite, il suo corteo funebre fu seguito da trentamila persone, fra le quali anche Schubert, che poi volle essere sepolto accanto a lui nel cimitero di Währing, da dove le spoglie dei due musicisti furono esumate nel 1888 e traslate nella sezione monu-mentale del Zentralfriedhof.

Il periodo “eroico” di Beethoven

“O voi uomini che mi credete o-stile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come sie-te ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza; […] Considerate, però, che da sei anni mi ha colpi-to un grave malanno, peggiorato per colpa di medici incompetenti. Di anno in anno le mie speranze di guarire sono state gradualmen-te frustrate, e alla fine sono stato costretto ad accettare la prospet-tiva di una malattia cronica (la cui guarigione richiederà forse degli anni o sarà del tutto impossibile). Pur essendo dotato di un tempe-ramento ardente, vivace, e anzi sensibile alle attrattive della socie-tà, sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia vita in solitudine. […] Se leggere-te queste mie parole un giorno, allora ricordate che mi avete fatto torto, e l’infelice tragga conforto dal pensiero di aver trovato un

altro infelice che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto quanto era in suo potere per elevarsi al rango degli artisti nobili e degli uomini degni.” (Beethoven, “Te-stamento di Heiligenstadt”, 6 ottobre 1802)

Secondo il suo celebre biografo, il Premio Nobel Romain Rolland, Beethoven incarna in pieno la figura tradizionale dell’eroe, ossia un uomo forte, coraggioso, pieno di vitalità, che

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affronta con coraggio le prove cui lo sottopone la vita. Beethoven infatti superò i terribili ostacoli che il destino gli aveva messo di fronte (primo tra tutti la sordità) grazie alla propria appassionata volontà di creare.

Ma Beethoven incarna, secondo Rolland, anche l’eroe romantico, superiore agli altri morta-li: il suo orgoglio, in quest’ottica, non è un difetto, se l’eroe è fiero del proprio genio che mette al servizio degli altri. Lungi dall’essere abbattuto dal dolore, egli “trae dalla propria misera condizione inaudite risorse per forgiare la propria opera luminosa e trionfante”. La sua volontà, sincerità, bontà, la sua forza morale, il suo coraggio indomito, che si trasformò addirittura nel gusto della lotta contro la sofferenza restano un esempio per tutti: l’ammirazione che egli ispira fa uscire gli uomini dall’apatia. Questo eroe è “un essere solare, il cui fuoco interiore riscalda l’umanità”. Lo stesso Beethoven si augurava, nel pieno delle proprie sofferenze, che il proprio esempio potesse essere di sostegno per altre creature sfor-tunate “e che gli infelici potessero consolarsi trovando un infelice come lui, che, malgrado tutti gli ostacoli della natura, aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per divenire un uo-mo degno di tal nome”. Questo novello Prometeo così rispose a un amico che invocava Dio: “Uomo, aiutati da solo!”

Proprio a partire dalle considerazioni di Romain Rolland, è ormai consolidata tra-dizione tra gli storici e i musicologi denominare “eroico” il periodo della vita di Beethoven che va, per l’appunto, dal citato “testamento di Heiligenstadt” del 1802, fino al 1812.

Inaugurato con la Sinfonia n. 3, detta “Eroica”, lo stile

“eroico” è caratterizzato da opere di una durata superiore alle precedenti, e da una scrittura che ricerca effetti di grandiosità, pur partendo da elementi tematici semplici ed enfatici. La Rivoluzione francese modificò profondamente tutta l’anima, oltre alla storia, dell’Europa. Convinto repubblicano, Beethoven fu profondamente ispirato dalla rivoluzione, dallo scop-pio di energia rinnovatrice di cui essa fu portatrice, e dai nuovi, profondi sentimenti di li-bertà, uguaglianza, fraternità. Ma il tono rivoluzionario si tradusse anche in una nuova, complicata dialettica formale.

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Il principio fondamentale che guiderà il nuovo modo di comporre di Beethoven già si era già affermato nel repertorio delle Sonate per pianoforte e nei quartetti, e viene definito dei “principi opposti”, in quanto caratterizzato da un continuo alternarsi di contrasti drammati-ci: ai vari temi ed alle varie frasi, ne rispondono altri contrari; ad un passaggio avente un de-terminato ritmo, ne risponde un altro con un ritmo diverso. Beethoven si ispira a Kant ed ai suoi principi esposti nei “Fondamenti metafisici della scienza e della natura” dove il filosofo parla della forza di attrazione e repulsione come originario impulso della materia. Ecco cosa troviamo scritto in uno dei famosi “Quaderni di conversazione” di Beethoven: “Nell’anima come nel mondo fisico agiscono due forze entrambe ugualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione.”

Beethoven, in maniera geniale, riesce a tradurre musicalmente proprio questo principio dalla filosofia kantiana.

Il principio bitematico della forma Sonata viene tradotto in espressioni del conflitto che agi-ta l’animo umano: conflitto tra spirito e materia, tra sentimenti e ragione, tra destino e vo-lontà dell’uomo. Beethoven nei Quaderni definisce la dialettica bitematica della forma-sonata: il primo tema è inteso come “principio di opposizione” e il secondo come “princi-pio implorante”. Goethianamente, il primo è l’elemento “maschile” che si afferma come energia ritmo-melodica e tonale (cioè come scelta e imposizione di una determinata tonali-tà); il secondo, l’elemento “femminile”, è caratterizzato da un flusso melodico-armonico in-determinato e modulante (tendente cioè ad altre tonalità). Da questa dialettica opposizione fra i due temi-idee, in continuo divenire, scaturisce il principio vivente: esso si riconduce a quel concetto dell’unità vivente che, proprio in quegli anni Hegel andava sviluppando in modo dialettico, basandosi sul principio delle antinomie di Kant.

Beethoven incarna, con impressionante forza, questa nuova concezione del mondo elabora-te dalla cultura e dalla filosofia tedesche agli inizi del secolo. Lo schema della forma-sonata bitematica tripartita viene piegato a una nuova funzione strutturale e riempito di contenuti ideologici che ogni volta tendono ad allargarsi, nell’ansia di un discorso che, nella purezza della forma, diviene diretta emanazione della vita interiore dell’artista.

Egmont, Ouverture in fa minore, op. 84 Scritta per la tragedia di Johann Wolfgang von Goethe

Goethe fece del Conte di Egmont (1522-1568), celebre uomo di guerra olandese, punto di riferimento della resistenza fiamminga contro il governo spagnolo, il protagonista di una sua tragedia in cinque atti del 1787, caratterizzandolo come un personaggio solido e sereno («l'essere di buon umore, il pigliar le cose alla leggera e il vivere alla svelta, sono la felicità mia; e non la cambio con la sicurezza di una volta sepolcrale»), che non rinnega il suo passa-to di militare e che accetta il proprio ruolo di mediatore destinato all’insuccesso, perché da un lato è fedele servitore della monarchia e dall'altro condivide le sofferenze del suo popo-lo.

Egmont è un eroe che rifiuta di fuggire davanti alla minaccia del supplizio, che non rinun-cia al suo ideale di libertà, e affronta con grande coraggio il patibolo. Un eroe che interpreta

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la sua morte come una vittoria sull'oppressione, lanciando un ultimo appello alla lotta per l'indipendenza: «Proteggete i vostri beni! E per salvare quello che vi è più caro, cadete con gioia, come ve ne do io l'esempio!».

Joseph Marti von Luchsenstein, direttore dell'Hofburgtheater di Vienna, nel 1809 chiese a Beethoven, grande ammiratore di Goethe, di scrivere le musiche di scena per una ripresa del dramma, ed egli accettò con entusiasmo. La stesura della partitura, che comprende un'Ouverture e nove pezzi (quattro intermezzi, due Lieder per soprano e orchestra, due "melodrammi", cioè scene recitate con accompagnamento strumentale, e una Sinfonia di vittoria, che richiama i temi dell'Ouverture) iniziò nell'ottobre del 1809 e fu portata a termi-ne nel giugno del 1810.

A Goethe la musica piacque, e scrisse a Bee-thoven sottolineando la perfetta coincidenza della musica con le sue idee poetiche. Il com-positore in effetti si riconosceva in quegli idea-li morali di derivazione kantiana presenti nell’opera Goethiana, che gli erano molto cari, libertà, eroismo, sacrificio, volti a un fine supe-riore e al bene comune, oltre al tema della mor-te di un eroe che lo aveva sempre ispirato.

«La vicenda individuale del personaggio storico viene superata in un'omerica celebrazione di ogni oppresso che lotta per la libertà. Per que-sta ragione si tratta di una delle composizioni in cui si manifesta più compiutamente il nobile idealismo eroico dell'animo di Beethoven, ali-mentato dalla lettura dei classici e dalla parteci-pazione appassionata agli eventi storici della sua età» (Mila).

Nell'Ouverture, in fa minore, costruita sullo stes-so modello Lento-Allegro dell'Ouverture del Co-

riolano, Beethoven rispetta i principi della forma-sonata, e riesce a trasformare la musica in un condensato dell'azione sia sul piano drammatico che su quello psicologico, sintetizzando con mirabile concisione i temi salienti della tragedia e quello dell’amore tra i due protagoni-sti.

Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore, op. 37

Allegro con brio

Largo

Rondo. Allegro

Il Concerto in do minore fu eseguito in pubblico con grande successo per la prima volta il 5 aprile 1803, con lo stesso autore al pianoforte. Negli anni precedenti i primi due Concerti,

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in cui Beethoven era impegnato nel doppio ruolo di pianista e compositore, avevano con-quistato il pubblico viennese, sedotto dalle sue idee brillanti e virtuosistiche, che mettevano in grande risalto la parte del solista.

Per il terzo Concerto le aspettative erano dunque grandi, e il processo creativo fu lungo e complesso. I primi appunti risalgono al 1800 (il manoscritto reca l’indicazione “Concerto 1800”). Beethoven continuò a perfezionare la parte pianistica, anche dopo la prima esecu-zione. Secondo l’uso, infatti, essa non era stata scritta e la pubblicazione avvenne solo nel 1804. Secondo la testimonianza di Ferdinand Ries, che eseguì il Concerto all'Augarten nel luglio 1804, «La parte del pianoforte non è mai stata posta compiutamente in partitura; Bee-thoven l'aveva soltanto scritta per me in alcuni fogli».

Per tutto l’Ottocento questo fu il Concerto beethoveniano più eseguito.

Il rapporto tra solista e Orchestra è ancora improntato al modello del concerto classico (an-che se è inusuale la scelta di una tonalità “minore”, utilizzata da Mozart soltanto in occasio-ne del K 466 e del 491). Le potenzialità del concerto classico bachiano e mozartiano, basate sull’eleganza, l’equilibrio, il virtuosismo, qui vengono spinte ai limiti estremi. Ma viene rivo-luzionata, per la prima volta, la concezione stessa del Concerto, che diviene compiutamente sinfonica.

In quegli anni avevano grande successo le prime opere di Daniel Steibelt e di John Field, che crearono il Concerto “Biedermeier”, nel quale veniva sempre più esaltato il ruolo virtu-osistico del pianista a scapito dell’Orchestra, confinata in un ruolo secondario. Nel suo Ter-zo, invece, Beethoven recupera la concezione mozartiana, e scrive un Concerto per Piano-forte e Orchestra, e non un pezzo per Pianoforte con Orchestra.

Il legame con il periodo “eroi-co” è dunque fortissimo, visto che la Sinfonia “Eroica” ven-ne terminata anch’essa nel 1803. Il solista del Concerto n. 3, come scrive Piero Rattalino, “non è più illuminista, non è più massone, come Mozart: è napoleonico”.

Nell’Allegro iniziale, al termi-ne di una lunga introduzione orchestrale, quasi una comple-ta ouverture, di carattere mar-ziale, volitivo e solenne, il pia-nista entra, dopo una corona, in modo inatteso, pretenden-do - quasi con arroganza - immediata attenzione, ripren-

dendo il tema iniziale (le tre note dell’accordo perfetto di do minore) con una scala di do fortissima, ogni volta più acuta. Dopo la cadenza, e il drammatico intervento dei timpani, il

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solista non smette di suonare, come da tradizione, ma si inserisce invece con grande enfasi nel gioco orchestrale, affermando ancora il proprio ruolo di protagonista e dominatore.

Nel dolce e malinconico Largo del secondo tempo, in mi maggiore, tonalità estranea al do minore del primo tempo, quasi a voler isolare il sentimento che ispira questo movimento, il pianoforte introduce una melodia lirica e riflessiva come un “notturno”, e sviluppa uno splendido dialogo con l’Orchestra, con episodi “belcantistici” in doppie terze, seguiti da una cadenza solistica prima della chiusa.

Il grande Rondo del finale ha un motivo inatteso, prepotente, indimenticabile, che inizia con un agile e inatteso scatto del pianoforte, che espone il tema principale, che verrà ripreso nelle variazioni, con ribattuti staccati e giocosi. In coda, dopo una breve cadenza solistica, il tema viene ripreso in modo maggiore e con tempo accelerato, con un congedo grandioso, esplosivo e gioioso, un 6/8 in do maggiore.

Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore, op. 55 "Eroica" Allegro con brio

Marcia funebre. Adagio assai

Scherzo. Allegro vivace

Allegro molto

La Terza Sinfonia di Beethoven viene ideata tra il 1802 e il 1804 - quindi in parte durante il soggiorno a Heiligenstadt - ed eseguita in pubblico per la prima volta a Vienna il 7 aprile del 1805, sotto la direzione dell'autore. Per la cronaca, i critici dell’epoca la definirono “troppo lunga” e noiosa…

Abbiamo già accennato, a pag. 3, alla nota vicenda che si accompagna all'iniziale dedica della Terza Sinfonia al Console Napoleone Bonaparte e alla revoca della stessa nel momento in cui il condottiero, simbolo per Beethoven di un nuovo modo di concepire la guida di uno Stato secondo i principi di libertà e democrazia sanciti dalla Rivoluzione francese, si fece incoronare Imperatore. L'opera celebrativa, divenuta in seguito “Sinfonia eroica, composta per festeggiare

il sovvenire di un grand'uomo”, si ammantò così di un significato funebre (la morte della libertà e l'affermazione della tirannia), incarnando gli ideali di umanesimo libertario del grande mu-sicista. La dedica finale del lavoro è al Principe Lobkowitz.

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La Sinfonia “Bonaparte” (titolo che compare nel primo manoscritto) doveva dunque parla-re di un eroe portatore di nuovi valori, rivolgendosi a un nuovo, vastissimo uditorio. A tali obiettivi straordinari e inediti doveva corrispondere anche un rinnovamento della forma sinfonica e del suo stesso linguaggio. Ecco dunque le nuove dimensioni dei quattro movi-menti, che dilatano la Sinfonia verso una lunghezza monumentale, del tutto ignota a Mozart e Haydn; il linguaggio dell'orchestra diviene “sinfonico” in senso moderno, superando i principi di nitida dialettica tematica propri della Sinfonia “d’intrattenimento”.

La Sinfonia “Eroica” è la prima e la più potente espressione dell'impulso di Beethoven a far vivere nella musi-ca il suo tempo, gli eventi (la Rivolu-zione francese, Napoleone), gli ideali (l'umanesimo libertario), i conflitti morali, l’espressione completamente nuova di un’arte che intende giudica-re, agire, partecipare, dividere con gli altri sofferenza e felicità, sconfitte e vittorie.

L’Allegro con Brio iniziale è esteso quanto un’intera sinfonia di Mozart o

di Haydn, e non allinea i temi in contrapposizione, secondo i principi della forma-Sonata, ma li sviluppa l’uno dall’altro traendoli da una matrice comune, con una immensa prolifera-zione, che li dilata fino al limite di rottura.

Come nella Sonata per pianoforte op. 26, Beethoven sceglie, per l’Adagio assai della Sinfonia, la forma della marcia funebre, e la tonalità di do minore, che rimanda in senso lugubre alle tante marce rivoluzionarie della musica francese, ma si erge anche a simbolo di una civiltà che esce prostrata dalla guerra, alla ricerca delle proprie radici.

Lo Scherzo del terzo tempo, un Allegro Vivace in 3/4, in Mib maggiore, rompe il clima penso-so e doloroso con un eccitante richiamo all’azione e alla lotta.

Si giunge così al travolgente finale, (Allegro molto in Mib, tempo 2/4) movimento che si stac-ca nettamente rispetto ai modelli di Mozart e Haydn innanzitutto perché adotta la forma di una libera variazione, sostanzialmente assente dal sinfonismo classico (Beethoven la reim-piegherà poi nella Nona Sinfonia). Le 12 variazioni sono costruite sul tema dell’episodio conclusivo de “Le Creature di Prometeo”, op. 43, già utilizzato anche nelle Variazioni e Fuga op. 35 per pianoforte.

Beethoven crea qui un tipo completamente nuovo di “movimento a variazione”, in cui le geniali mutazioni del tema di danza iniziale scorrono, una dopo l’altra, concatenandosi in un flusso che aumenta man mano di intensità, fino a sfociare nell’ ultima entusiasmante varia-zione.

“La Musica è il destriero cavalcato dall'Anima per viaggiare nel Tempo”

(dal romanzo “Il dio sordo” – Mia immortale amata – di Antonio Scotto di Carlo) http://www.amazon.it

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Stefano Ligoratti

Nato a Milano nel 1986, è pianista, organista, clavicembalista, compositore, Direttore d'Or-chestra. Ha frequentato da interno il Conser-vatorio “G. Verdi” di Milano e vi ha consegui-to a pieni voti tutte le relative Lauree.

Ha studiato il Pianoforte con Maria Gloria Ferrari, Riccardo Risaliti, Leonardo Leonardi e Daniele Lombardi, l'Organo con Eva Frick Galliera e con Ivana Valotti, il Clavicembalo con Ruggero Laganà e Maria Cecilia Farina, la Composizione con Paolo Arcà, Danilo Loren-zini e Mario Garuti, la Direzione d'Orchestra con Julius Kalmar, Herbert Handt e Daniele Agiman.

Ha sempre affiancato gli studi in Conservato-rio ad una intensa attività concertistica, esi-bendosi per importanti enti sia in Italia che all’estero.

In particolare ha tenuto diversi recital per l'As-sociazione musicale “Classica Viva”.

Si è esibito come solista presso il Conservatorio di Milano e quello di Lugano, la Triennale di Milano, gli Amici del Loggione del teatro alla Scala di Milano, il Festival “Mito”e “la So-cietà dei Concerti” di Milano.

E’ vincitore di diversi premi in Concorsi nazionali e internazionali, tra cui il concorso di Ca-strocaro per l’“XI Rassegna dei migliori diplomati 2006” e il prestigioso concorso pianistico europeo “Mario Fiorentini” di La Spezia, svoltosi nel gennaio 2010.

Direttore artistico del Network musicale “ClassicaViva”, per la quale incide in esclusiva, si è esibito con grande successo alla guida dell’omonima Orchestra, da lui fondata nel 2005, spesso nella duplice veste di pianista solista e Direttore.

Incide per l’etichetta discografica “ClassicaViva” per la quale sono usciti quattro CD: “Va-riazioni … e dintorni”, pubblicato nel 2007, “Fantasie”, pubblicato nel 2009, e con la violi-nista Yulia Berinskaya, “Violin in Blue”, pubblicato nel 2011, e “Violin in White”, nel 2012.

Si dedica con passione alla riscoperta del grande repertorio, che ripropone - affiancato a quello di brani rari e poco eseguiti - in tutte le proprie poliedriche vesti di musicista, dal Ri-nascimento fino ai giorni nostri.

Il debutto nella grande stagione 2009-2010, avvenuto l’11 novembre 2009 per la Società dei Concerti, nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano con un recital solistico, ha segnato un’importante svolta nella sua carriera di concertista.

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L’Orchestra

Violini

Eleonora Matsuno

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del-concerto-eroico/jamiang-santi/ Jamiang Santi

Sarah Cross

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http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/gemma-longoni/ Gemma Longoni

Angelo Di Ianni

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del-concerto-eroico/elia-mariani/ Elia Mariani

Carola Zosi

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del-concerto-eroico/katia-calabrese/ Katia Calabrese

Dario Cazzani

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del-concerto-eroico/anica-vieru/

Anica Vieru

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Giulia Bizzi

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Georgia Privitera

Aurora Bisanti

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del-concerto-eroico/davide-santi/

Davide Santi

Gaetano De Filippis

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del-concerto-eroico/elton-tola/ Elton Tola

Viole

Claudia Brancaccio

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del-concerto-eroico/giacomo-visintin/ Giacomo Visintin

Amira Awajan

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del-concerto-eroico/soma-tamami/

Soma Tamami

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Violoncelli

Fabio Mureddu

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del-concerto-eroico/francesco-dessy/ Francesco Dessy

Marija Drincic

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http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/aline-privitera/ Aline Privitera

Matilda Collard

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classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-del-concerto-eroico/nicola-brovelli/

Nicola Brovelli

Contrabbassi

Daria Micheletti

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del-concerto-eroico/lorenzo-sandi/

Lorenzo Sandi

Luca Lombardi

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del-concerto-eroico/carlo-sgarro/ Carlo Sgarro

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Flauti

Michele Brescia

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http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/bet-franch/ Bet Franch

Oboi

Fabio Rizzi

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http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/gian-piero-fortini/ Gian Piero Fortini

Clarinetti

Michele Naglieri

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del-concerto-eroico/antonio-duca/

Antonio Duca

Fagotti

Giacomo Cella

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http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/francesca-pellifroni/ Francesca Pellifroni

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Corni

Mirko Landoni

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-del-concerto-eroico/mirko-landoni/

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/daniele-navone/ Daniele Navone

Antonino Amico

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-del-concerto-eroico/antonino-amico/

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/alessandro-mauri/ Alessandro Mauri

Trombe

Erika Ferroni

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-del-concerto-eroico/erika-ferroni/

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-

del-concerto-eroico/guido-guidarelli/ Guido Guidarelli

Timpani

Lorenzo D’Erasmo

http://lnx.classicaviva.com/portale/orchestra-classicaviva/concerto-eroico/i-musicisti-nellorchestra-del-concerto-eroico/lorenzo-derasmo/

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I gruppi che partecipano all’Orchestra

Le Cameriste Ambrosiane

Le Cameriste Ambrosiane sono un ensemble ad organico variabile, com-posto principalmente da archi.

Perché solo donne? Si sente subito odor di femminismo oppure di un'o-perazione di marketing centrata sull'immagine.

Ma la realtà è diversa e molto più semplice: è stato un caso. Un caso che ha permesso il loro incontro e a cui è seguita una stima reciproca, perché le donne musiciste in Italia sono tante e sono brave.

Un caso emblematico della presenza femminile nel mondo dell'arte e della cultura.

http://www.lecameristeambrosiane.it

Quartetto Indaco

Il Quartetto Indaco nasce nel 2007, dall'incontro di quattro personalità volte a ricercare un alto livello di espressività e una forte comunicazione col pubblico, accostando il repertorio classico a quello contemporaneo. Il quartetto ha iniziato la sua formazione presso la Scuola di Musica di Fiesole e si è perfezionato all'Accademia di Basilea (Hagen quartett).

Parallelamente il quartetto ha all'attivo numerosi concerti in tutta Europa e ha partecipato a molti dei Festival più importanti d'Italia.

http://www.myspace.com/quartettoindaco

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Arcantico Ensemble

Arcantico, ensemble d'archi barocco con strumenti origina-li, nasce dall'esperienza artistica e didattica di Cinzia Barbage-lata. Obiettivo della formazio-ne è proporre un modo di fare musica secondo la conoscenza delle prassi esecutive storiche appropriate ad ogni repertorio, con una seria indagine sulle fonti originali e la trattatistica.

I giovani musicisti riuniti nell'ensemble hanno già all'at-tivo numerose esibizioni pub-

bliche in Italia e all'estero e nel 2007 hanno rappresentato l’Italia in una tournée in Corsica ospiti del Festival Internazionale “Rencontres Musicales de Mediterranée”.

http://www.ueca.info/arcantico.html

Quartetto Maurice

Il Quartetto Maurice nasce nel 2002 a Pinerolo e si specializza presso la Scuola di Musica di Fiesole.

La convinzione più forte del Quartet-to Maurice è che la musica classica contemporanea sia parte integrante del loro essere, quindi comprensibile anche nei suoi elementi più ardui.

Sotto questo profilo, il Quartetto vanta collaborazioni prestigiose al fianco di formazioni cameristiche tra cui l’Altenberg Trio di Vienna ed il Trio Debussy di Torino, e numerose apparizioni in alcuni dei festival più importanti d'Italia.

http://www.myspace.com/quartettomaurice

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Che cos’è “ClassicaViva”

ClassicaViva ® è la divisione Editoriale di New Problem Solving S.r.l. (Dorno, PV), una nuova Casa Editrice, nata da poco con obiettivi di alto profilo. E’ un punto di riferimento per chi ama la musica classica. Con il legittimo orgoglio del “made in Italy” valorizza la grande musica italiana ed i musicisti italiani sia in patria che all’estero. Si pone come polo culturale di elevata qualità, ma accessibile e non elitario, che rilanci la grande musica presso il pubblico, attraendo anche chi non ha mai frequentato finora sale da concerto o comprato un CD di classica. Diffonde la cultura musicale tra i giovani, con un'opera di divulgazione in collabora-zione con le scuole di ogni ordine e grado. Strutturatasi come Network, ClassicaViva si avvale delle nuove tecnologie per far vivere la grande musica, sfrutta il nuovo per diffondere e divulgare una gran-de tradizione storica. La Casa Editrice è nata nel 2004 con l’obiettivo di scoprire e valorizzare talenti musicali italiani, sia compositori che interpreti, fornendo opportunità di lancio professionale e di lavo-ro a giovani musicisti e autori. Il progetto di ClassicaViva, profondamente e completamente innovativo, riunisce in un’unica filiera produttiva l’intero processo di selezione di nuovi autori ed interpreti, pubblicazione, promozione e vendita di musica classica. In pratica, ClassicaViva, soprattutto per mezzo del proprio sito internet www.classicaviva.com, che vende direttamente musica in formato digitale in tutto il mondo con tec-nologie di e-commerce, svolge le seguenti attività: Selezione e promozione dei migliori musicisti italiani per mezzo della propria Agenzia

artistica. Incisione di nuovo repertorio classico, principalmente pianistico, ma anche cameristico, affi-

dato soprattutto a nuovi grandissimi talenti. Le incisioni vengono vendute sia nella forma tradi-zionale di CD che, in formato MP3, nel catalogo on-line del proprio sito Internet www.classicaviva.com.

Pubblicazione di nuove composizioni musicali, vendendo gli spartiti e le partiture diretta-mente sul proprio catalogo on-line.

Pubblicazione di libri, saggi e dispense di argomento musicale, in formato elettronico E-book, sempre direttamente dal proprio catalogo on-line.

Organizzazione di recital e concerti dal vivo dei propri artisti, proponendo tali eventi nel proprio catalogo on-line ed organizzandoli "chiavi in mano" per Enti, associazioni e comunità locali.

ClassicaViva ha dato vita anche a una propria Orchestra sinfonica, che viene proposta per i concerti con vari programmi già strutturati, soprattutto del tipo "concerto con solista e orche-stra".

ClassicaViva registra in un proprio studio interamente creato a questo scopo, dotato di nuovissime e sofisticate apparecchiature digitali e con un ambiente acustico progettato e model-lato “ad hoc” dall'Ing. Mario Murace, fondatore e CEO di Chario Loudspeakers, i cui monitor equipaggiano la sala regia. Lo studio è dotato in permanenza di un magnifico pianoforte a coda Yamaha C7. Lo staff tecnico che si occupa delle registrazioni è composto da giovani musicisti ed esperti informatici, all'avanguardia nell'utilizzo di tutte le più moderne tecnologie

Una coproduzione New Problem Solving S.r.l. e Film Makers S.r.l.

testi e redazione del presente programma a cura di Ines Angelino [email protected] - http://www.classicaviva.com