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#Programmaindipendente per il CNSU

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Il programma degli Studenti Indipendenti per le elezioni del CNSU del 21-22 maggio 2013

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IL CNSUChe cos'è? Per CNSU si intende il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari: un organo di rappresentanza nazionale degli studenti, che si riunisce a Roma su convocazione del Ministro dell'istruzione.

Chi ne fa parte? Il CNSU è composto da 28 studenti eletti in tutta Italia in 4 grandi circoscrizioni tra gli universitari iscritti a tutti i corsi di laurea, oltre ad un rappresentante dei dottorandi e uno degli specializzandi Le elezioni per rinnovare i rappresentanti presenti al CNSU si svolgono ogni 3 anni.

Chi può votare al CNSU? Tutti gli studenti universitari iscritti, quindi in regola con il pagamento delle tasse, entro la data di pubblicazione delle liste degli elettori (30 aprile).

Chi si può candidare al CNSU? Tutti gli studenti universitari al di sotto dei 27 anni di età.

Quali sono le circoscrizioni? a) I distretto: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche; b) II distretto: Piemonte, Lombardia, Liguria; c) III distretto: Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo; d) IV distretto: Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Ogni collegio elegge 7 studenti. Il sistema elettorale utilizzato è un sistema proporzionale.

A cosa serve il CNSU? Il CNSU è un organo di rappresentanza degli studenti che:

• può formulare pareri in merito a decreti o leggi sull'università presentati dal Ministro;• può rivolgere quesiti al ministro in merito a proposte o leggi da lui presentate;• scrive ogni anno un documento sullo stato del sistema universitario da presentare al

Ministero;• elegge uno o più persone in altri organismi del ministero come il CUN o il comitato

consultivo dell'ANVUR e nelle commissioni ministeriali che studiano e producono decreti e leggi come ad esempio l'ultimo decreto sul diritto allo studio.

Candidatura a progetto e Valutazione dei risultati

La nostra è una candidatura a progetto. Il progetto consiste nel perseguire precisi obiettivi nella

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direzione del miglioramento delle condizioni di vita e di studio degli studenti e in una radicale trasformazione dell’organo del CNSU, per noi assolutamente inadatto e insufficiente nel rappresentare gli studenti universitari d’Italia. Se non riusciremo a portare a termine questo progetto entro due anni, ci impegniamo a realizzare, insieme a tutti coloro che avranno contribuito alla costruzione di questa lista, una seria valutazione riguardo alla nostra presenza all’interno di quell’organo. Costruendo una riflessione pubblica che potrà portare alla scelta di non ricandidarsi.Per noi la rappresentanza è sempre e solo uno strumento, un mezzo, mai un fine. Inoltre tutte le nostre valutazioni sull’organo saranno pubbliche e tutte i nostri momenti di confronto dovranno essere aperti a tutti coloro che insieme a noi avranno partecipato a quest’avventura.

Preambolo del Programma

Un qualsiasi programma per il CNSU deve partire da un’analisi generale dell’università. Dobbiamo necessariamente notare come gli ultimi 20 anni abbiano prodotto una progressiva privatizzazione dei saperi: governi di centro-destra e di centro-sinistra hanno imposto riforme e contro-riforme che hanno minato il sistema dalle fondamenta. La legge 133/2008 e la legge Gelmini del 2010 non sono che gli ultimi due atti di questa sceneggiatura che ha l’obiettivo di ridurre il numero delle università diversificandole in atenei di serie A, iper-finanziati e specializzati, e atenei di serie B, grandi parcheggi sociali per studenti ritenuti inutili sia dal sistema della formazione che da quello produttivo. Oggi, infatti, non solo l’università è difficilmente in grado di fornire delle competenze reali da applicare nel mondo lavoro, ma lo stesso sistema produttivo italiano rifiuta i laureati, come mostrano i recenti dati di AlmaLaurea che indicano un livello disoccupazione più alta per i laureati in specialistica rispetto ai laureati in triennale. L’intero sistema di istruzione universitaria di massa, con tutti i suoi limiti evidenti, è stato demolito negli ultimi 20 anni per fare posto ad un’università d’elite che si basa sullo sfruttamento del sapere e sul suo asservimento alle logiche del mercato. Invece che liberare le energie del sapere per migliorare la società si preferisce ingabbiarle e guadagnare sulla competizione sfrenata tra gli individui e tra gli studenti attraverso strumenti come quello del prestito d’onore. Affrontare oggi la scrittura di un programma per il CNSU non può che partire dall’analisi di questa situazione e dalle risposte che sono state proposte dalle mobilitazioni studentesche a queste manovre dei governi. Questo programma, infatti, vuole da un lato essere frutto delle tante elaborazioni del movimento studentesco di questi anni e dall’altro partire dalla condizione attuale dell’università, e da pochi obiettivi realizzabili all’interno del CNSU per invertire la rotta e ripubblicizzare i saperi.

AltraRiforma dell'universitàManifesto per la ripubblicizzazione dei saperi

Questi punti di programma che abbiamo elaborato a partire dalla nostra esperienza e dalle lotte degli ultimi

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anni non sono per noi dei punti definitivi. Vogliamo che tutto il processo decisionale anche di discussione e scrittura del programma sia pubblico, commentabile e modificabile. Tutti i punti di programma sono in bozza e sono modificabili fino alla presentazione delle liste al CNSU e resteranno commentabili anche successivamente in modo che sia consentito a tutti di esprimere pareri e di portare nuove idee oltre a quelle presenti. Noi ci candideremo per mettere in pratica questo programma e per riuscire a realizzare tutti i suoi punti.

Punti di programma

1) Trasparenza, democrazia e cambiamento radicale del CNSU

• Programma partecipato La nostra è una candidatura a progetto e proprio per questo pensiamo sia necessario costruire un programma partecipato insieme a tutti coloro che s’impegneranno in questo progetto e insieme a tutti gli studenti che vorranno contribuire alla scrittura del programma nelle assemblee pubbliche nei vari territori e commentando il programma online. Questo proprio perché ci candiamo per la prima volta e la nostra candidatura è diversa da quella di tante associazioni che si candidano da anni.

• Rapporto reale con gli studenti, attenzione alle differenze territoriali Tenuto conto del fatto che i rappresentanti al CNSU sono eletti in macro-circoscrizioni regionali che non facilitano il rapporto con gli studenti, riteniamo necessario mantenere un ampio e costante confronto tra gli eletti e gli studenti di tutte le università del collegio attraverso momenti assembleari precedenti e successivi ad ogni riunione del CNSU a seconda dei temi trattati.Vogliamo inoltre che gli eletti nel CNSU mantengano un costante rapporto con i rappresentanti degli studenti degli organi centrali degli atenei della circoscrizione in cui sono stati eletti, mantenendo in questo modo un costante collegamento con i problemi quotidiani e concreti degli studenti.

• Nessun soldo!Richiediamo un’immediata cancellazione dell’indennità di carica prevista dal Regolamento del CNSU per il Presidente ed il Vice-Presidente e la trasformazione di tutti i gettoni di presenza previsti in semplici rimborsi spesa per i viaggi di coloro che parteciperanno alle sedute del consiglio. Inoltre renderemo pubbliche tutte le spese degli eventuali eletti della lista che andremo a costruire.

• Cambiamento CNSU e creazione Conferenza Studenti - MiurLavoreremo per un immediato cambiamento del CNSU in favore della creazione della Conferenza Studenti - Miur in modo da rendere quel luogo nazionale più vicino agli studenti, ampliandone la rappresentatività. Inoltre vogliamo che abbia un reale potere e per questo proponiamo che il parere sulle scelte che riguardano gli studenti su un piano nazionale sia obbligatorio e il più

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vincolante possibile.

Proponiamo quindi come già scritto nell’altrariforma: - Abolizione del CNSU in favore della creazione di una Conferenza Studenti - Miur In tale conferenza saranno presenti 1, 2 o 3 rappresentanti degli studenti per ogni ateneo, a seconda del numero di iscritti, eletti direttamente dagli studenti nelle normali elezioni d'ateneo con un apposito incarico oppure selezionati tra i più votati nei Senati Accademici. - Possibilità da parte della conferenza studenti-MIUR di convocare referendum studenteschi nazionali.- Audizione obbligatoria di membri della conferenza nelle commissioni parlamentari e ministeriali quando si parla di università.- Obbligo da parte del ministro di richiedere pareri alla Conferenza Studenti -Miur su qualsiasi legge o decreto del ministro riguardante gli studenti.

• Report pubblici di ogni seduta e richiesta sedute pubblicheOgni seduta deve essere pubblica e quindi trasmessa via streaming su un canale aperto in modo da poter permettere a tutti gli studenti di assistere alle discussioni. Inoltre tutti i report delle sedute, le proposte e i pareri del CNSU devono essere pubblici e consultabili online.

Obiettivi tematici

Oltre gli obiettivi per la trasparenza, la modifica dell’organo e per la realizzazione di una reale democrazia interna, riteniamo necessario porci degli obiettivi tematici nazionali. Tra i quali:

2) Riforma del Diritto allo StudioLa situazione oggi:Il fondo nazionale per il diritto allo studio ha subito una drastica riduzione passando da 246 milioni di euro nel 2009 a 103 milioni per quest’anno; nel bilancio preventivo del Miur per l’anno prossimo sono presenti solamente 15 milioni. Inoltre sono aumentate le tasse per il diritto allo studio passando da una media nazionale di 93,5 euro ad una di 140 euro (la Campania è passata ad esempio da 62 a 140 euro in un anno). Ad oggi gli studenti sono i primi finanziatori del diritto allo studio, in quanto tramite le loro tasse versano più fondi dello stato e della regione, legittimando così una situazione paradossale. Nell’ultimo mese il ministro Profumo ha tentato di approvare un decreto che aumentava i criteri di merito e diversificava l’accesso alla borsa di studio tra nord, centro e sud imponendo 3 differenti limiti ISEE (potevi accedere alla borsa a condizioni economiche differenti sul territorio nazionale) http://www.coordinamentouniversitario.it/documenti/schedalep.pdf

L’obiettivo del ministro era la copertura totale delle borse di studio: obiettivo raggiungibile in quanto avrebbe ridotto la platea degli idonei, invece che garantire 180.000 borse di studio (1 borsa ogni 10 studenti, in Francia o Germania lo stato eroga una borsa ogni 4 studenti) ne avrebbe garantite, aumentando i criteri di merito, un numero decisamente inferiore.

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Grazie alle nostre mobilitazioni siamo riusciti a bloccare questo decreto e speriamo di utilizzare il CNSU per evitare che non si verifichino più altri attacchi al diritto allo studio e per aprire un tavolo di confronto nazionale con il ministro sulla situazione drammatica che il diritto allo studio sta vivendo negli ultimi anni.

Cosa vogliamo fare: Vogliamo che sia realmente garantito a tutti l’accesso all’università, come recita l’articolo 34 della Costituzione: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. In questi anni ci siamo sempre battuti contro l’aumento delle tasse per il diritto allo studio, la diminuzione dei posti alloggio, la chiusura delle mense e l’innalzamento dei criteri di merito. Abbiamo elaborato numerose proposte locali sul diritto allo studio e sul welfare studentesco. Vogliamo: - un bando unico per le borse di studio, in modo che i criteri per l’accesso alla borsa di studio non siano uguali in tutte le regioni; - una definizione puntuale dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) che dovranno servire a quantificare l’importo delle borse di studio in relazione al costo della vita nelle varie città; - la copertura totale di tutte le borse di studio richiedendo al ministro di aumentare lo stanziamento nazionale per il fondo sul diritto allo studio; - delle misure specifiche di welfare studentesco per abbassare i costi dei libri, dei trasporti e dei pasti per gli studenti. Inoltre siamo convinti che sia necessario aprire con forza un dibattito pubblico intorno al tema del welfare studentesco guardando alle esperienze che negli altri paesi europei garantiscono l’autonomia e la mobilità sociale per i soggetti in formazione e che slegano lo studente dalla condizione economica familiare di partenza. Vorremmo quindi aprire un confronto con il ministero su temi quali i trasporti, il diritto all’abitare e il reddito minimo garantito per i soggetti in formazione, come strumento per garantire l’autonomia sociale dello studente dalla famiglia.

10 proposte per il diritto allo studio

3) Proposta nazionale sulla contribuzione studentesca La situazione oggi:Negli ultimi anni la contribuzione studentesca ha subito un notevole incremento passando da 1.232 milioni di euro nel 2006 a 1.515 milioni di euro nel 2011 su tutto il territorio nazionale: in questi 5 anni gli atenei italiani hanno aumentato la contribuzione studentesca di oltre 283 milioni. A questo dato bisogna sommare l’aumento di ulteriori imposte quali la tassa regionale per il diritto allo studio, tramite il decreto 68/12 è stata infatti uniformata in tutto il paese a 140 euro. Il continuo taglio al finanziamento pubblico all’università, a partire dalla legge 133 del 2008, ha portato gli atenei a scaricare sulle spalle degli studenti il sostentamento delle università pubbliche.

Cosa vogliamo fare:

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Crediamo sia necessario modificare i sistemi di contribuzione degli atenei per uniformarne i criteri a livello nazionale e renderli maggiormente equi.La nostra proposta si basa innanzitutto sulla creazione di fasce di tassazione fondate sulla progressività che incidano in maniera sostanzialmente differenziata sui redditi bassi e redditi alti. Non possiamo più accettare che chi ha un reddito alto paghi poco in proporzione al suo reddito e chi ha reddito basso in proporzione paghi di più.Inoltre chiediamo:- L’eliminazione della tassazione differenziata per i fuoricorso;- La creazione della figura dello studente part-time, strumento attraverso il quale si permette, a chi ne ha necessità, di poter dilazionare il proprio percorso formativo in più anni accademici beneficiando di uno sgravio sulla contribuzione annuale;- L’eliminazione negli atenei di contributi aggiuntivi (es. tassa d’iscrizione, tasse di dottorato, la tassa di laurea, etc.) rappresentano entrate non essenziali per il funzionamento degli atenei, ma utili solamente ad aumentarne gli introiti.- L’eliminazione della distinzione di contribuzione in base al corso di studio al quale ci si iscrive.

4) Statuto degli studenti in stage e nuova legge sui tirocini La situazione oggi:Gli stages (tirocini formativi e d’orientamento) all’interno degli atenei sono esperienze molto frammentate e molto differenziate tra ateneo e ateneo, dipartimento e dipartimento, consiglio di corso di studio e consiglio di corso di studio. Tuttavia è possibile individuare alcuni problemi diffusi un po’ ovunque su tutto il territorio nazionale: lo scarso valore formativo dell’esperienza, l’assenza di rimborsi a fronte delle spese sostenute dallo stagista, lo sfruttamento dello stage come strumento per sostituire la manodopera e non come progetto formativo. Le norme nazionali attualmente in vigore, a causa della loro vaghezza, sono facilmente eludibili e spesso non si applicano agli stage effettuati durante i percorsi di formazione.

Cosa vogliamo fare:Chiediamo norme chiare in materia di stage, che possano determinare con maggiore trasparenza cosa sia uno stage e cosa no, e soprattutto l’adozione da parte del ministero di uno statuto dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse in stage che regolamenti: - controllo sulla qualità da parte di tutti gli stakeholder (studente - università - azienda) - durata massima dello stage- ruolo del tutor fornito dall'ateneo - procedure di valutazione (ex ante, ex post, in itinere) - rimborsi che tengano conto anche dei costi sostenuti per trasporti e pasti - ruolo del tutor aziendale - copertura assicurativa- sanzioni per chi non rispetta le norme

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5) Statuto degli Studenti - PraticantiLa situazione oggi:A seguito dell’approvazione della L. 247/13, c.d. “Riforma Forense”, è stata introdotta la possibilità di svolgere il periodo di pratica (in precedenza effettuato esclusivamente negli studi professionali) in concomitanza con il corso di studio, dagli studenti regolarmente iscritti all’ultimo anno.Questa modifica potrebbe comportare una serie di problemi per il percorso di studi, trattandosi di un periodo complesso per la carriera universitaria dello studente già impegnato nel terminare gli ultimi esami e nella stesura della tesi di laurea.

Cosa vogliamo fare:Chiediamo che il Ministro dell’Università riporti le proposte dei rappresentanti del CNSU all’interno dei luoghi deputati, in particolare all’interno del tavolo tra Consiglio Nazionale Forense e la Conferenza nazionale dei Presidi di Giurisprudenza, e che sia redatto uno Statuto delle studentesse e degli studenti impegnati nel percorso di formazione professionale durante l’università, che disciplini i diritti dello studente-praticante e lo garantisca da abusi compiuti negli studi professionali o discriminazioni durante la carriera accademica.

6) Democrazia negli organi collegiali dei atenei La situazione oggi: La legge 240/10 ha determinato un forte arretramento sotto il profilo della democrazia e della rappresentanza negli organi dell'Università italiana, specie per gli studenti e tutte le componenti più deboli della comunità accademica (dottorandi, precari, ricercatori). La compressione della rappresentanza negli organi e l'ingresso degli esterni nei CDA degli atenei mettono seriamente a repentaglio il carattere pubblico dell'università.

Cosa vogliamo fare: A partire dal 2010 abbiamo duramente contrastato quella legge e quell'idea gerarchica di università, tuttora pensiamo che vadano utilizzati tutti gli spazi per esercitare conflitto. Al CNSU, dopo aver chiesto l’immediata abrogazione delle legge al Ministro, ci impegneremo per proporre nuove forme di democrazia da applicare su base nazionale che permettano una reale partecipazione degli studenti. Tra queste: - il diritto di assemblea di corso di laurea, dipartimento, scuola e ateneo con sospensione della didattica per tutti gli studenti- introduzione di istituti di democrazia diretta quali iniziativa legislativa studentesca e referendum studentesco dando la possibilità agli studenti di essere incisivi in relazione alle questioni che ci riguardano; - istituzione dei bilanci partecipati negli atenei; - rispetto del limite minimo del 15% della rappresentanza studentesca negli organi collegiali, laddove non sia prevista, ed aumento di questa percentuale salvaguardando la presenza di tutte le componenti all'interno degli organi collegiali (dottorandi, ricercatori, precari)

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7) No al numero chiuso e alle barriere all’accesso! La Situazione oggi: L'Italia é agli ultimi posti in Europa come numero di laureati e dati recenti hanno fatto emergere un calo drammatico degli iscritti (quasi 60.000 studenti in dieci anni). Il blocco delle assunzioni dei docenti universitari unito alla mancanza di fondi hanno provocato il diffondersi di corsi di laurea a numero chiuso (oltre il 50% dei corsi di laurea sono a numero chiuso-programmato con la scusa del mantenimento della qualità del corso di laurea) e la situazione non potrà che peggiorare a seguito dell'approvazione del recentissimo Decreto AVA (Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento) che dispone rigidi e perversi criteri per l'accreditamento dei corsi e che nella sostanza si tradurrà in un'ennesima pesante restrizione all'accesso. Migliaia di studentesse e studenti partecipano ogni anno alla roulette di test dai contenuti discutibili e senz'altro non attinenti al percorso di studi che si vuole affrontare.

Cosa Vogliamo Fare:Ci batteremo affinché questo metodo di selezione sia definitivamente cancellato dal nostro ordinamento in quanto crediamo che la selezione debba avvenire in itinere e che quindi una valutazione degli studenti può derivare solamente dal proprio percorso formativo. Chiediamo un adeguato finanziamento agli atenei così da permettere la sostenibilità dei corsi di laurea e l’abolizione del blocco del turn-over che è causa dell’introduzione del numero programmato in molti corsi di laurea.

8) Didattica La situazione oggi: Quando 3 anni fa parlavamo di “non università” come università svuotata di senso, intendevamo anche e prima di tutto il progressivo processo di dequalificazione e impoverimento della didattica dei vari corsi di studio. I vari provvedimenti legislativi degli ultimi governi hanno dato seguito alle previsioni: da un lato i pesantissimi tagli che dal 2008 in poi hanno colpito gli atenei, privandoli delle risorse necessarie per investimenti per l’innovazione e il miglioramento del livello della qualità della didattica, dall’altro il blocco dei meccanismi di ricambio del corpo docenti ha compromesso il mantenimento di un’adeguata offerta formativa. Abbiamo assistito ad una progressiva limitazione dei margini di libertà e di scelta degli insegnamenti all’interno dei corsi di laurea e alla conseguente riduzione della possibilità di personalizzare il proprio percorso formativo. Lo stato della didattica e della qualità della formazione universitaria italiana risulta oggi grave: impoverita, frammentata e ancora basata prevalentemente su metodi di tipo nozionistico e dettata dalle esigenze del mercato.Inoltre il recente decreto 47/13 inserisce una serie di criteri per l'accreditamento iniziale e periodico dei corsi di studio che nei prossimi anni porterà a impedire l'apertura di nuovi corsi o addirittura alla chiusura di corsi già esistenti. Questi criteri comprendono stretti requisiti di docenza e il soddisfacimento di parametri di sostenibilità economico-finanziaria. I primi non tengono minimamente conto dell'attuale

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situazione dell'organico nella nostra università, che è dettata esclusivamente dai pensionamenti, come conseguenza del blocco del turn-over; nel calcolo dei secondi invece la contribuzione studentesca viene inserita nel calcolo dei bilanci degli atenei, operando un gravissimo legame tra tasse e qualità della didattica.

Cosa vogliamo fare: Per accrescere la qualità della didattica e scongiurare la proliferazione del numero chiuso è necessario intervenire sul rapporto docenti/studenti. In tal senso le nostre prime richieste al Ministro saranno di abolire il blocco del turn over ed effettuare una revisione dei requisiti minimi necessari per aprire un corso di laurea. Risolvere il problema della proliferazione dei corsi di laurea sarà possibile solo mediante una valutazione qualitativa e non quantitativa. Ci batteremo all’interno del CNSU e degli altri organi che esso nomina, affinché la valutazione della didattica da parte degli studenti sia un meccanismo centrale nella valutazione generale degli atenei, il cui fine deve essere quello di trovare degli strumenti che migliorino il sistema universitario e non quello di proseguire con l’imposizione di criteri restrittivi che portano al depauperamento dell’università pubblica. Consideriamo centrale il ruolo delle commissioni didattiche paritetiche docenti studenti come strumento di confronto e di analisi delle problematiche. Proporremo infine una revisione del sistema d’organizzazione dei corsi di laurea al fine di rendere meno rigidi i percorsi di studi, in modo da consentire un alto livello di autonomia nella definizione del proprio percorso formativo e al fine di valorizzare attività didattiche incentrate sullo studio e l’analisi di problematiche attuali incrementando la cooperazione tra studenti.Per quanto concerne il tema della valutazione noi proponiamo un modello in cui la valutazione del corso di studio sia prevalentemente interna al corso e finalizzata all'effettivo miglioramento della didattica erogata. Contrapponiamo all'attuale modello di autorizzazione in base a dati numerici e quantitativi un modello di reale coinvolgimento della componente studentesca come attore propositivo all'interno dell'università. Riconosciamo l'importanza, per quanto riguarda la valutazione, del parere di un'agenzia esterna, il cui contributo deve però essere volto ad una garanzia di trasparenza e non finalizzato all'autorizzazione o meno dell'esistenza di un corso. Per questo vogliamo l'abolizione del decreto e ribadiamo che la contribuzione studentesca non deve assolutamente essere considerata un parametro di misura dell'affidabilità economica di un ateneo.

9) No ai prestiti d’onore La situazione oggi: Attraverso la legge Gelmini sono stati introdotti i prestiti d’onore, strumenti di indebitamento studentesco. La legge Gelmini, attraverso l’introduzione del fondo per il merito, voleva incentivare la realizzazione di prestiti da parte delle regioni e delle università agli studenti in molti casi come forme sostitutive delle borse di studio. Uno studente se accede ad un prestito d’onore riceve una cifra che dovrà poi restituire entro alcuni

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anni dalla laurea con degli interessi notevoli. Se lo studente non sarà in grado di restituire il prestito lo stato dovrà coprire i costi del prestito.

Cosa vogliamo Fare: Crediamo che questo strumento non possa sostituire le borse di studio e che il prestito d’onore sia da abolire. Riteniamo inaccettabile che uno studente si possa indebitare per proseguire gli studi, questi strumenti servono esclusivamente ad arricchire i privati e le banche che finanziano queste misure e a creare una competizione tra gli studenti su cui pesano questi debiti sul loro futuro. Vogliamo, anche partendo dalla nostra presenza in CNSU, provare in ogni modo possibile ad eliminare questi strumenti o a ridurne la portata.

10) Opposizione ai decreti attuativi della riforma Gelmini e richiesta abrogazione della legge La situazione oggi: Ad ormai due anni dall’approvazione della legge Gelmini possiamo purtroppo certificare quello che abbiamo urlato nelle piazze. Questa contro-riforma ha prodotto una privatizzazione sfrenata delle università, un aumento dei numeri chiusi e una riduzione degli spazi di democrazia negli atenei. I decreti che poi negli anni sono succeduti a quella legge che abbiamo provato a bloccare nelle piazze hanno determinato un peggioramento della didattica e della ricerca in università e delle condizioni di vita degli studenti.

Cosa vogliamo fare:In coerenza con le nostre battaglie contro la privatizzazione dell’università la nostra prima proposta all’interno del CNSU non potrà che essere quella di abrogare la legge Gelmini che introduce i privati nei consigli di amministrazione delle università, privatizzando gli atenei e riducendo la democrazia interna. Sappiamo che il CNSU non ha il potere di cancellare questa legge, ma garantiamo che sarà la nostra prima richiesta al Ministro. Inoltre, se la legge non fosse abrogata, garantiamo una constante opposizione a tutti i decreti attuativi della legge, al momento ne sono stati pubblicati solo una parte, e a tutti i documenti del Miur riguardanti gli studenti che arriveranno all’attenzione del CNSU dandone immediata comunicazione pubblica e elaborando proposte alternative da sottoporre agli studenti.

11) Internazionalizzazione ed Erasmus La situazione oggi: L’internazionalizzazione oggi è uno dei punti di maggiore interesse per molti atenei, permette ad un numero sempre maggiore di studenti di svolgere programmi di studio all’estero e dovrebbe essere uno degli obiettivi centrali del Ministero e delle università. Malgrado sia aumentata l’attenzione attorno a questo tema, permangono oggi delle grosse difficoltà per gli studenti che intraprendono percorsi di questo tipo: problemi burocratici o di riconoscimento degli esami, problemi di assistenza, di accompagnamento e orientamento oltre a numerose problematiche economiche in quanto molti atenei hanno diminuito gli stanziamenti su

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questo capitolo di spesa. Inoltre, per quanto riguarda il programma Erasmus, quest’anno molti studenti hanno rischiato di ritrovarsi senza borsa una volta già partiti per il periodo di studio all’estero a seguito della ridefinizione del budget del programma sociale europeo. Questo problema rischia di ripresentarsi l’anno prossimo se non vi sarà un accordo nel Parlamento Europeo sul Bilancio.

Cosa vogliamo fare: Pretendiamo dal Ministro un impegno chiaro del prossimo governo sul Progetto Erasmus. In modo da aumentare il numero di posti e di borse disponibili, differenziandole per paese europeo di studio, in quanto il costo della vita è radicalmente differente da paese a paese. Inoltre vogliamo che siano adeguatamente finanziati tutti i progetti di internazionalizzazione. Riteniamo che gli atenei debbano garantire, oltre che la mobilità a livello europeo e mondiale, anche un’adeguata internazionalizzazione interna attraverso l’istituzione di corsi in lingua straniera così da garantire la possibilità, per gli studenti interessati, di potersi adeguatamente preparare ad esperienze di studio in altre lingue.

12) Ampliamento carta “Io studio” La situazione oggi: Esiste oggi una carta denominata “Io studio” che permette agli studenti delle scuole superiori di ricevere una serie di sconti per l’accesso ai cinema, l’acquisto di libri di testo, dvd, cd etc... e in generale in tutti gli esercizi commerciali che prevedono la possibilità di utilizzare questa carta. Questo progetto ad oggi è ancora poco conosciuto e finanziato.

Cosa Vogliamo: Da tempo si discute di ampliare la possibilità di utilizzo di questa carta anche agli universitari. Riteniamo interessante, una volta eletti, discutere con il Miur circa un adeguato finanziamento di questo progetto e del suo ampliamento a tutti gli studenti universitari. La carta “Io studio” proprio in una fase di profonda crisi economica caratterizzata da un numero sempre più alto di studenti impossibilitati ad accedere a servizi culturali, libri di testo o altre esperienze formative, (es. visite a musei e cinema) per questioni economiche e con un paese che subisce un continuo arretramento socio-culturale, potrebbe essere un valido strumento di miglioramento della situazione per permettere a tante studentesse e studenti di ampliare le proprie conoscenze.

13) DottoratoLa situazione oggi: Il numero dei dottorati è in costante diminuzione negli ultimi anni, siamo passati da oltre 5.000 dottorati a meno di 3.800 in 4 anni, questa situazione purtroppo è stata determinata dal pesante taglio dei fondi all’università pubblica. Chi ha un dottorato in Italia oggi non si vede inoltre riconosciuto lo status di ricercatore in formazione che gli riconoscerebbe alcune tutele sociali, come previsto dalle normative europee ed

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è costretto a pagare una tassa d’iscrizione per tutta la durata del suo percorso di dottorato. A queste mancanze si aggiunge la piaga dei dottorati senza borsa: 1 dottorando su 2 non riceve nessun tipo di borsa di studio per il lavoro che si trova a svolgere tutti i giorni. I dottorandi e le altre figure precarie all’interno dell’università reggono la didattica dei nostri atenei senza che gli sia riconosciuto alcun diritto e sempre più spesso fuggono da questo paese.

Cosa vogliamo fare: Vogliamo sostenere tutte le battaglie che prevedono il miglioramento della condizione di vita e di lavoro dei dottorandi in collaborazione con l’ADI (associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) e sostenendo le sue proposte. Vogliamo proporre al Ministro come l’ADI ha fatto in questi anni di: - abolire il dottorato senza borsa - abolire le tasse di dottorato - riconoscere il dottorando come figura di ricercatore in formazione

14) SpecializzandiLa situazione oggi:L’attuale concorso per l'ammissione alle Scuole di Specializzazione in medicina non garantisce una corretta valutazione delle abilità cliniche e teoriche dei medici che si accingono a sostenerlo.La prima prova, composta da domande prese da un database già noto, risulta essere un futile esercizio mnemonico, che causa un appiattimento del punteggio. Il compito di discriminare il valore dei candidati è pertanto affidato alla seconda prova, uno scritto a domande aperte, nel quale viene lasciato largo margine discrezionale al singolo direttore della specialità. L’assenza di trasparenza di questo sistema di valutazione ha condotto, negli anni, a meccanismi perversi e ad una progressiva distorsione del ruolo del tirocinante all'interno dei reparti universitari, favorendo meccaniche clientelari a scapito della formazione dello studente.

Cosa vogliamo fare:Crediamo che un cambiamento della modalità del concorso sia necessario e urgente.L’obiettività della valutazione sarebbe meglio garantita da una radicale riforma del test di ammissione che valuti le reali conoscenze del medico, basato su un vasto numero di domande a risposta chiusa non note con una graduatoria di tipo nazionale.Crediamo inoltre che la laurea magistrale a ciclo unico non debba fornire un’impronta specialistica, ma garantire conoscenza medica di base sufficiente a qualsiasi formazione successiva e per tanto il concorso non possa vertere esclusivamente su domande di tipo specialistico. Allo stesso modo riteniamo più giusto che il test dia la possibilità di competere per l’accesso, non solo a più sedi ma anche a più indirizzi specialistici, garantendo la costituzione di una graduatoria unica veramente meritocratica.La riforma del concorso deve inoltre associarsi ad un adeguamento dei posti in specialità che faccia riferimento al numero dei laureati nell'anno precedente. La mobilità che questo tipo di riforma porta con sé deve anche essere garantita attraverso supporti economici, oggi non sufficienti se

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considerata la mole di lavoro richiesta a uno specializzando e la totale assenza di tutele sul posto di lavoro.Siamo convinti che la questione non possa più essere rimandata e che ne dipenda la futura qualità della cura e dell’assistenza del paziente.

15) Diritto di votoLa situazione oggi:Riteniamo che ad ogni studente debba essere consentito di poter esercitare il diritto di voto, uno degli attributi fondamentali della cittadinanza per ogni individuo. Durante le elezioni politiche dello scorso febbraio, il diritto di voto, già negato ai fuori-sede relativamente alla sede principale dei propri studi, è stato reso impraticabile per tutti gli studenti in mobilità internazionale (in particolare tutti coloro che partecipano ai programmi comunitari "Erasmus"), che per le più varie motivazioni non si sono recati nel Comune di residenza. Riteniamo ciò inaccettabile, poiché equivale a porre lo studente di fronte alla scelta fra due diritti che, come recita la nostra Costituzione, sono entrambi fondamentali: il diritto ad una formazione completa e quello di voto.A rendere ancora più grave quanto accaduto è il confronto con altri Paesi dell'Unione Europea, da cui emerge l'inadeguatezza dell'ordinamento italiano che non si è curato di dotarsi degli strumenti necessari per affrontar il fenomeno della mobilità studentesca.

Cosa vogliamo fare:Riteniamo che le elezioni del CNSU possano costituire un avanzamento nelle proposte di allargamento del diritto alla cittadinanza per tutti coloro che hanno eletto una sede di formazione diversa da quella della residenza.Bisogna garantire nuovi strumenti legislativi che garantiscano l'inserimento di questi soggetti nelle liste di elettori per i vari livelli di consultazione

16) Università libere dal sessismo e dall'omofobiaLa situazione oggi:L'università dovrebbe essere anche un luogo di decostruzione degli stereotipi di genere e di contrasto alle discriminazioni di genere e all'omofobia. Tuttavia spesso non è così. Da un lato, infatti, le asimmetrie di potere tipiche dell'università italiana (tra docente e studente per esempio) costituiscono un brodo di coltura per lo svilupparsi di comportamenti discriminatori, molestie e mobbing, mentre gli strumenti per contrastarle (consigliera di fiducia, sportelli di assistenza, codici etici e di comportamento) mancano o sono carenti o nel migliore dei casi non sono pubblicizzati. Dall'altro i nostri atenei sono pensati e costruiti senza pensare alle esigenze delle studentesse ed in generale delle donne giovani. Ne è un esempio il fatto che non siano previsti strumenti di conciliazione tra studio e famiglia e che, anche laddove l'ateneo abbia un asilo nido proprio o convenzionato, spesso ne sono escluse le studentesse, le precarie e le dottorande.Inoltre negli ultimi anni abbiamo assistito alla soppressione di molti corsi che trattavano le tematiche di genere, i temi LGBTQI, gli studi postcoloniali, ecc, andando a ridurre ulteriormente

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un'offerta formativa su questi temi che è sempre stata piuttosto scarsa.

Cosa vogliamo fare:- esenzione dalle tasse universitarie durante l'anno della gravidanza- stanziamento di fondi per costruzione di asili nido nei pressi o all’interno delle strutture universitarie accessibili a tutte coloro che frequentano l'università per ragioni di studio o di lavoro- l'obbligo per gli atenei di prevedere la consigliera di fiducia e la previsione di specifiche norme nei codici etici (o di comportamento) per il contrasto alle discriminazioni, molestie e mobbing- fondi per garantire la presenza in tutti gli atenei di un'ottica di genere nella didattica e nella ricerca- l'istituzione del doppio libretto per tutti gli studenti e le studentesse in transito. Il doppio libretto viene fornito agli studenti e alle studentesse che stanno affrontando il transito da un genere ed all'altro ma non hanno ancora ricevuto la sentenza del tribunale che attesta il cambiamento e quindi si ritrovano sui documenti di identità un nome e un genere che non corrisponde a ciò che sentono e al loro attuale aspetto fisico. Il secondo libretto riporta quindi il nome che lo studente o la studentessa ha scelto ed ha validità solo negli atenei.

17) Università sostenibileLa Situazione OggiLa maggior parte degli Atenei italiani non contempla neanche lontanamente politiche eco-sostenibili e di difesa dell'ambiente anzi, sovente, in spregio del ruolo di luoghi in cui difendere e sensibilizzare a comportamenti sostenibili, i nostri atenei diventano luoghi in cui gli sprechi, l'accumulo di rifiuti e la messa in atto di pratiche totalmente contrarie alla difesa dell'ambiente diventano fatti all'ordine del giorno.

Cosa Vogliamo FareCrediamo che il CNSU possa lavorare affinché il MIUR, di concerto con il Ministero dell'Ambiente e nel rispetto delle normative europee, imponga con sempre maggiore forza il rispetto di pratiche sostenibili mediante l'approvazione di protocolli e carte di intenti (da inserire negli Statuti di Ateneo) e finalizzate ad:- avviare piani di Carbon Management al fine di valutare e ridurre le emissioni di CO2, le cui fonti prevalenti sono la mobilità di studenti e dipendenti, il consumo di energia elettrica e gas naturale e la gestione dei rifiuti. Un’efficiente politica di Carbon Management contribuisce al miglioramento del bilancio economico, riducendo la spesa pubblica totale e consentendo di ottenere più risorse per progetti educativi e di ricerca.- applicare la Direttiva 2010/31/CE: entro il 31/12/2018 gli edifici pubblici di nuova costruzione devono essere nearly zero energy;- adottare strategie Zero Waste (Rifiuti Zero) con l’obiettivo di ridurre al minimo la produzione di rifiuti delle università e incoraggiare fortemente la raccolta differenziata negli atenei, monitorando il lavoro svoltodalle aziende di raccolta dei rifiuti;- utilizzare carta riciclata e certificata FSC nelle attività di ateneo;

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- incentivare e monitorare l’uso dei criteri di qualificazione ambientale nella domanda che gli Atenei esprimono in sede di bandi per l’affidamento dei servizi mensa e di gestione delle residenze studentesche, secondo le indicazioni del Green Public Procurement (Acquisti Verdi);- gestire in maniera oculata le risorse idriche riducendo gli sprechi e l’impronta idrica degli atenei;- rilanciare politiche di sensibilizzazione sulla sostenibilità ambientale mettendo al centro le studentesse e gli studenti affinché la cultura del rispetto dell'ambiente trovi cittadinanza nella comunità accademica.

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