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Infermieri Wsrta il nuora portate www.ipasvi.it nrermiere 12 maggio 2011 •HIPASVI Q- •D O Collegi IPASVI Perugia-Terni Gli liriermieri dei Coliegi di i>enigia e Tbmì esprimono ia loro solidarietà alle popolazioni giapponesi co^ duramente provate dai terribile cataclisma che ila iNPOdotto graivissime p w l i t e umane e consonanze pericolosissime per PamliientG^ tali da pregiudicaro anche la prospettiva di futuro.

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Infermieri

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Collegi IPASVI Perugia-Terni

Gli liriermieri dei Coliegi di i>enigia e Tbmì esprimono ia loro solidarietà alle popolazioni giapponesi

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WlPASVI Federazione Nazionale Collegi Infermieri

Periodico di comunicazione interna dei Collegi IP.AS.VI. di Perugia e Terni

anno XII n . 1 / 11

Editore: Coordinamento Regionale dei Collegi IP.AS.VI. di Perugia e Terni

Direttore Responsabile: Renata Buono

Responsabile di Redazione: Nora Marinelli

Segreteria di Redazione: Serenella Bertini Angela Castellani

Comitato di Redazione: Palmiro Riganelli Ambra Proietti Giusti Gian Domenico Laura Caprasecca

Grafica: Punto Editoriale

Stampa: Dimensione Grafica Spello (Pg)

Questo numero è stato chiuso in tipografia: il 20/12/2010

Autorizzazione: Registrato presso il Tribunale di Perugia n. 45 del 24/11/1997

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1 editoriale DI A. PROIETTI

3 ilcollegioinforma NOTIZIE FLASH A CURA DI M. DORMENTONI, L. CAPRASECCA

6 ASSEMBLEAANNUALE DEGLI ISCRITTI A CURA DEL COLLEGIO DI PERUGIA

7 ASSEMBLEA ANNUALE DEGLI ISCRITTI 2011 A CURA DEL COLLEGIO DI TERNI

8 MOBILITÀ A CURA DELLA REDAZIONE

9 L'ANGOLO DEL LIBRO LA COMUNICAZIONE DISEGUALE A CURA DELLA REDAZIONE

10 BILANCIO CONSUNTIVO E PREVENTIVO A CURA DEL COLLEGIO DI PERUGIA

12 BILANCIO CONSUNTIVO E PREVENTIVO A CURA DEL COLLEGIO DI TERNI

14 lerubriche DISPENS@TORE DI STIMOLI INFERMIERISTICI BLOCKNOTES DI GIAN DOMENICO GIUSTI

15 ESSERE INFERMIERI: CHE PASSIONE! DI A.RICCIO

1 6 PREVENIRE GLI ERRORI, IMPARARE DAGLI ERRORI LA RESPONSABILITÀ DELL'INFERMIERE DI L. FONTETROSCIANI, M. ZUCCONI

21 spazioaperto L'ESPERIENZA DEL SERVIZIO PSICHIATRICO DIAGNOSI E CURA DI TRENTO STRATEGIE DI COINVOLGIMENTO DI UTENTI E FAMILIARI NEI REPARTI PSICHIATRICI A PORTE APERTE DI M. DAVI

2 6 LA LIBERA PROFESSIONE INFERMIERISTICA UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER IL CITTADINO DI D. SANTORELLI

2 9 NOTE E ANNOTAZIONI IN CORSIA COME IN UN TALK SHOW DI M. CAPPELLO

30 CAPOSALA O COORDINATORE? DI M. MAZZOCCHI

lasegreteriainforma FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO GLI APPUNTAMENTI A CURA DEL COLLEGIO DI TERNI

A C U R A DEL C O L L E G I O DI T E R N I

FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

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• CORSOFAD PER INFERMIERI E MEDICI Rca root cause analysis CREDITI ECM 12 Per accedere cliccare sul sito della federazione nazionale Col-legi IP.AS.VI. www.ipasvi.it qui si verrà riconosciuti e si arrive-rà direttamente alla scheda di registrazione sulla piattaforma tecnologica.

• SAN GIUSTINO (PG) 30 APRILE 2011 Residenza sanitaria Valtiberina La demenza nell'anziano: una diagnosi più precoce per un'assistenza più adeguata IN FASE DI ACCREDITAMENTO Segreteria organizzativa: WWES snc tel. 055.4630555 fax 055.476824 [email protected]

• ROMA 5-6 MAGGIO 2011 22° Congresso di chirurgia dell'apparato digerente 8° corso per infermieri di sala operatoria IN FASE DI ACCREDITAMENTO Segreteria organizzativa: Arco Congressi Group tel. 06.90183648 fax 06.9083412 [email protected] www.laparoscopic.it

• PERUGIA 6 MAGGIO 2011 I piani assistenziali e riabilitativi individualizzati: come tradurli in pratica? IN FASE DI ACCREDITAMENTO Segreteria organizzativa: Vidotto Fabio tel. 0438401630 fax 0438403895 [email protected]

• BELLARIA-IGEA MARINA (RN)

12-14 ^ G G I O 2011 EDTNA (Associazione Europea Infermieri Dialisi e trapianto) ERCA (Associazione Europea per il trattamento delle malattie renali) XXIX Congresso Nazionale EDTNA-ERCA IN FASE DI ACCREDITAMENTO Segreteria organizzativa: CSR Congressi tel. 051.765357 fax 051.765195 [email protected] www.edtna-erca.it

• FIRENZE 16 MAGGIO 2011 Patologie respiratorie croniche: evidenze scientifiche per l'assistenza alla persona CREDITI ECM 7,5 Segreteria organizzativa: Format sas tel. 0533.713275 fax 0533.717314

e-mail [email protected] www.formatsas.com

• BOLOGNA 20 MAGGIO 2011 La gestione della terapia farmacologica e degli emodervati in assistenza domiciliare: autonomia e responsabilità dell'infermiere CREDITI ECM 7,5 Segretria organizzativa: Format Sas tel. 0533.713275 fax 0533.717314 [email protected] www.formatsas.com

• BOLOGNA 7 GIUGNO 2011 Il paziente portatore di PEG: Aspetti clinici ed assistenziali CREDITI ECM 7,5 Segreteria organizzativa: Format sas tel. 0533.713275 fax 0533.717314 [email protected] www.formatsas.com

• ROMA 13 GIUGNO 2011 La relazione con i familiari in rianimazione CREDITI ECM 9 Segreteria organizzativa: Format sas tel. 0533.713275 fax 717314 [email protected] www.formatsas.com

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A U T O R E

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EDITORIALE

SIAMO TES' RASF

DI A M B R A P R O I E T T I PRES IDENTE DEL COLLEGIO IP.AS.VI. DI TERNI

D VOLGIM ATTRA

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Cari colleghi ascoltando le notizie

di queste ult ime settimane è evidente che siamo tu t t i testimoni di sconvolgimenti e trasformazioni intense e veloci che attraversano il "nostro mondo". Non sarebbe saggio da parte nostra pensare che gli attual i avvenimenti mondiali non ci riguardino semplicemente perché non interessano direttamente il luogo dove viviamo e che ci è familiare, il nostro piccolo mondo. Il disastro nucleare in Giappone o il divampare di violenza e guerra nel Nord Africa ed in Libia hanno gettato nel caos quei paesi, ma hanno creato turbolenza anche a noi. Gheddafi, il dit tatore libico, sta uccidendo la sua stessa popolazione. I governi stanno cercando di intervenire cercando di risolvere il "problema" usando per lo più mezzi altamente distruttivi. I pacifisti sono scesi in piazza contro la guerra e la cultura di guerra, per la protezione umanitaria. Emergency dice: "nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità'

Di seguito riportiamo il testo dell'appello lanciato in rete da Gino Strada:

«Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cit tadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro Paese ha scelto la guerra "contro Gheddafi": ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile, necessaria. Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. Ogni "guerra umanitaria" è in realtà un crimine contro l 'umanità. Se si vuole difendere i dir i t t i umani, l'unica strada per farlo è che tu t te le parti si impegnino a cessare il fuoco, a fermare la guerra, la violenza, la repressione. Nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono a un certo punto inevitabili solo quando non si è fa t to nulla per prevenirle. Appaiono inevitabili a chi per anni ha ignorato le violazioni dei diritt i , a chi si è arricchito sul traff ico di armi, a chi ha negato la dignità dei popoli

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e la giustizia sociale. Appaiono inevitabili a chi le guerre le ha preparate. Nessuna guerra è necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una necessità. È la scelta assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplif ica, che genera "cultura di guerra". "Questa é dunque la domanda c^he v^i poniamo, c^hiara, terribile, alla quale non ci si può sottrarre: dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l'umanità rinunciare alla guerra?"

Dal Manifesl^o di Russell-Einstein, 1955 Perché l'utopia diventi progetto, dobbiamo innanzitutto imparare a pensare escludendo la guerra dal nostro orizzonte culturale e politico. Insieme a tu t t i i cit tadini v i t t ime della guerra, della violenza, della repressione, che lottano per i dir i t t i e la democrazia. "L^a guei^ra n^n ^i può umani^zai^e, si può solo abolire" (Albert Einstein)».

Sabato 2 aprile a Roma, in Piazza Navona, alle ore 15 •

UN PENSIERO AI 150 ANNI DELL'UNITÀ D'ITALIA

O TRA LE BANDIERA

Un pensiero ai 150 anni

dell'Unità d'Italia riportando di seguito alcune riflessioni che Roberto Saviano ha scritto nel libro "Vieni via con me". "Ho tra le mani una bandiera italiana. La prima bandiera italiana, prima ancora che ci cucissero al centro lo scudo sabaudo. Mi piace averla tra le dita perché credo che sia qualcosa di più di un simbolo... Ma questa bandiera non è solo un simbolo,

un oggetto utile a rappresentare l'unità del Paese... È la traccia di un sogno... Nella testa di Mazzini, nelle lezioni di Pisacane, nel sogno di centinaia e migliaia di pensatori repubblicani, di unitaristi... Nella testa di quegli uomini, l'Unità d'Ita era

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la sola condizione per emancipare dall'ingiustizia

il popolo italiano... Chi oggi pensa di poterlo

paccare non fa che arretrare,

indebolirci, distruggendo

quello che era tato un grande

sogno..." •

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A C U R A DI M A N U E L A D O R M E N T O N I , L A U R A C A P R A S E C C A INFERMIERA A S L N. 2 - CORI PASS IONANO SUL TRAS IMENO, INFERMIERA A S L N. 4 PRESIDIO O S P E D A L I E R O DI ORV IETO

A BRUNETTA Con l'e-health risparmi per il Ssn da 12,4 miliardi l'anno

Il Ssn può risparmiare 12,4 mi-liardi in un anno con la sa-

nità digitale, grazie alla la ricet-ta elettronica, il fascicolo sani-tario elettronico, i certificati di malattia on-line e i pagamen-ti e le refertazioni sul web.

Il ministro della Pubblica amministrazione e dell'innova-zione Renato Brunetta ha in-viato al presidente dei gover-natori Errani un report sugli stu-di condotti finora sui risparmi realizzabili con la sanità elet-tronica. Dati che lo stesso Er-rani aveva chiesto in occasio-ne della recente sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra in-novazione e regione Emilia Ro-magna su iniziative comuni di e-government.

Questi i contenuti del report: I secondo uno studio di Con-

findustria del 2010, l'introdu-zione dell'Ict in sanità (me-dici in rete, ricette e certifi-cati di malattia digitali, fasci-colo sanitario elettronico, prenotazioni di prestazioni online con pagamenti e re-fertazione digitale, telemedi-cina) comporterebbe un ri-

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sparmio complessivo stima-to in 12,4 miliardi.

I Dalla sola introduzione della ricetta digitale si avrebbe un risparmio di circa 2 miliardi (l'1,84% della spesa Ssn), sempre secondo le stime ela-borate da Confindustria. Sti-me confermate da alcuni ca-si di studio realizzati nelle re-gioni Campania, Piemonte e Marche.

I Un altro studio, elaborato questa volta dal Tavolo della Sanità elettronica (sede isti-tuzionale di confronto tra Go-verno e Regioni), sostiene che grazie all'introduzione della ricetta digitale si otterrebbe una riduzione tra 1,8 e 2,1 miliardi annui (l'1,6-1,9% della spesa Ssn): 600 milioni dall'abolizione dei flussi car-tacei e 1,2-1,5 miliardi per la riduzione di abusi e di er-rori materiali.

I Nella documentazione invia-ta da Brunetta a Errani si ri-corda inoltre che la regione Lombardia ha annunciato l'at-tivazione del progetto "ricet-ta digitale" a partire dal 2011: i risparmi, riferiti alla regione, sono stati stimati in circa 1 euro a ricetta, più di 50 mi-lioni. E la stima si riferisce so-lo ai risparmi che derivano dall'abolizione dell'intero ci-clo della "ricetta rossa".

I Infine, il ministero dell'inno-vazione stima un risparmio annuo complessivo di 590 milioni, così calcolato: 500 milioni a favore dell'Inps che derivano dall'abolizione del data entry dei certificati di malattia cartacei; 20 milioni a favore delle imprese per la possibilità di un monitorag-gio più efficace dell'assentei-smo attraverso il certificato di malattia elettronico; 70 milioni di euro che derivano dall'abolizione dell'invio con raccomandata del certifica-to di malattia all'Inps e al da-tore di lavoro.

I Brunetta segnala inoltre a Er-rani ulteriori risparmi possi-bili per l'adozione dei servizi di pagamento e di refertazio-ne online che - oltre a intro-durre semplificazioni e age-volazioni notevoli per i citta-dini, sia in termini di tempo che di costi - consentirebbe-ro di accelerare il percorso di innovazione dei sistemi infor-mativi e delle procedure azien-dali, favorendo la messa a si-stema di soluzioni spesso at-tivate in forma sperimentale. Questo intervento può gene-rare un impatto quantificabi-le, secondo il report, in termi-ni di minore spesa pubblica, in oltre 400 milioni l'anno.

(Tratto da II Sole 24 ore - Sanit^à, 26 gennaio 2011)

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mrn L'ISTAT 2 0 1 1 Siamo più di 60.600 milioni ma invecchiamo ancora

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el corso dell'ultimo anno la popolazione ha conti-

nuato a crescere superando i 60 milioni 600 mila residenti al 1° gennaio 2011, con un tasso d'incremento del 4,3 per mille. Rispetto all'anno precedente ri-sultano in calo tanto le nasci-te quanto i decessi, le prime in misura maggiore dei secondi. Ne consegue una dinamica na-turale di segno ancor più ne-gativo (-0,5 per mille) rispetto all'anno precedente.

La fecondità è in lieve calo (1,4 figli per donna) e sembra essersi conclusa, soprattutto da parte delle donne italiane, la fa-se di recupero cui si era assisti-to per ampia parte dello scor-so decennio. La vita media com-pie ulteriori progressi: 79,1 an-ni per gli uomini, 84,3 anni per le donne con, rispettivamente, un guadagno di tre e due deci-mi di anno sul 2009.

Negli ult imi dieci anni la percentuale di individui di 65 anni e oltre è aumentata dal 18,4% nel 2001 al 20,3% nel 2011, con un incremento di ben 1,8 milioni di individui per que-sta classe di età.

Nello stesso periodo, il nu-mero di ragazzi fino a 14 anni di età è aumentato di circa 348 mila unità, portando la relati-va quota al 14% del totale (14,3% nel 2001).

Sono i dati diffusi oggi dal-l'Istat negli "Indicatori demo-grafici 2010". Anche la popo-lazione in età attiva, pur au-mentando nell'arco del decen-

nio di 1 milione 456 mila uni-tà, ha oggi minor peso percen-tuale rispetto al 2001, il 65,7% contro il 67,3%. Particolarmen-te veloce è stata anche la cre-scita della popolazione di 85 anni e oltre. Nel 2001, i cosid-detti "grandi vecchi" erano 1 milione 234 mila, pari al 2,2% del totale. Oggi, sono 1 milio-ne 675 mila, pari al 2,8% del totale. La stima delle persone ultracentenarie si è addirittu-ra triplicata dal 2001 al 2011, da circa 5 mila 400 individui a oltre 16 mila. Come conse-guenza l'età media della popo-lazione continua a crescere: da 41,7 anni nel 2001 a 43,5 nel 2011.

La Liguria è la regione con la più alta età media della po-polazione (47,7 anni) ed anche quella con la più alta percen-tuale di individui di 65 anni e oltre (26,7%). Altre regioni a elevato invecchiamento sono il Friuli-Venezia Giulia (45,9 an-ni di età media con un 23,4% di ultra sessantacinquenni), la Toscana (45,6 e 23,2%) e il Pie-monte (45,3 e 22,8%).

Le regioni del Mezzogiorno hanno una popolazione relati-vamente più giovane. In Cam-pania l'età media è di 40,3 an-ni e la quota della popolazione di 65 anni e oltre è pari al 16,2%. Sicilia e Puglia, che seguono im-mediatamente dopo, hanno in-vece un'età media di 41,8 e 42,1 anni, rispettivamente, e una quota di ultra sessantacinquen-ni pari al 18,5%.

Ma, rileva l'Istituto, non tut -to ciò che riguarda il Mezzo-giorno può risultare connotato con l'aggettivo "giovane" così come non tut to ciò che riguar-da il centro-nord con quello di "anziano". L'esempio sono le re-gioni Abruzzo e Molise contrap-

poste a quello del Trentino-Al-to Adige: nelle prime l'età me-dia oltrepassa i 44 anni e la per-centuale di popolazione di 65 anni e oltre si colloca su valori del 21-22%; nella seconda l'età media è di oltre due anni infe-riore e la quota di ultra sessan-tacinquenni è più bassa di tre punti percentuali.

(Tratto da IlSole 24ore - Sanit^à, 24 gennaio 2011)

PSN 2 0 1 1 - 2 0 1 3 Il Piano sanitario nazionale è stato approvato dal Consiglio dei ministri

Addio ai piccoli ospedali, da riconvertire in strutture

ponte per l'assistenza sul terri-torio. Ambulatori aperti 24 ore gestiti dai medici di famiglia, per trattare i casi meno gravi e ag-girare l'affollamento nei pron-to soccorso. Massima specializ-zazione delle strutture ospe-daliere e creazione tra di loro di una vera e propria rete per favorire sinergie e percorsi di riabilitazione individuali con particolare attenzione per l'uni-verso dei 2,8 milioni di disabi-li. E dosi massicce di preven-zione, se possibile anche di nuo-ve tecnologie.

Il Piano sanitario 2011-2013, messo a punto dal ministro del-la Salute, Ferruccio Fazio, è or-mai ai nastri di partenza.

Il documento cardine trien-nale di programmazione delle politiche sanitarie è stato ap-provato oggi da Consiglio dei ministri.

Quello di Palazzo Chigi è il primo passo dell'iter del Psn che ora andrà alle Camere per il pa-rere delle commissioni di me-

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rito, proseguirà con le consul-tazioni e i pareri di sindacati e forze sociali per chiudere la par-tita con l'approvazione defini-tiva in Conferenza Stato-Re-gioni e la pubblicazione in Gaz^-zetta del Dpr "su proposta" dei ministri di Salute, Economia e Affari regionali. Il tutto, secon-do le previsioni fatte dallo stes-so Fazio, dovrebbe esaurirsi a fine primavera.

Articolato in 12 "azioni", il Psn 2011-2013 tocca tu t t i i nervi strategici (e spesso ne-vralgici) del sistema sanitario pubblico: dalla ricerca alle nuo-ve tecnologie, dalla sicurezza delle cure alla farmaceutica, f i -no all 'accreditamento delle strutture. Con un orizzonte ideale che mette al centro la sfida dell'invecchiamento del-la popolazione e dell'aumento della cronicità, dunque la ne-cessità di cure appropriate e di efficienza in tempi di risorse sempre più limitate. Appropria-tezza di cui dovrà dare prova la ristrutturazione della rete ospedaliera, a partire dai pic-coli ospedali da chiudere e da trasformare in strutture con modelli d'offerta che garanti-scano la continuità delle cure col territorio. Una sfida antica, ma sempre attuale.

(Tratto da l l ̂ ole 24oi^e- ^anit^à, 21 gennaio 2011)

k AL VIA IL FARMACO ESTIVO Consegna a domicilio dei farmaci per gli anziani ultrasessantacinquenni della città di Torino

N ei giorni festivi è un'im-presa ardua riuscire a re-

perire i farmaci a causa del nu-mero ridotto di farmacie aper-te. È un problema a cui il Ser-vizio Emergenza Anziani in col-laborazione con la Regione e la Federfarma Piemonte, è anda-to incontro grazie all'iniziativa "Pronto farmaco estivo", che consente agli ultra sessantacin-quenni di Torino di rivecere a domicilio i medicinali prescrit-t i dal medico. Basta chiamare un numero verde ed un grup-po di volontari garantiranno il servizio ogni fine settimana e durante i giorni festivi.

(Tratto da t^a St^ampa.it, 29 mar-zo 2011)

VIRUS HPV Vaccinazioni anche per gli individui di sesso maschile

Un recente studio del Lee Moff i t t Cancer center and

research institute di Tampa, in Florida, pubblicato sulla rivi-sta "Lancet" ha dimostrato co-me il virus HPV può risultare dannoso anche per l'uomo: nel corso della vita il 50% degli individui di sesso maschile ha la probabilità di contrarre un'infezione da uno dei qual-siasi ceppi del Papilloma.

Diventa dunque necessa-ria una vaccinazione ad ampio raggio, estesa a tut t i i bambi-ni di 12 anni, poichè l'HPV è alla base non solo di condilo-mi, ma anche di diverse pato-logie tumorali (solo in Italia, se-condo l'Istituto superiore di sa-nità, il Dna del virus Hpv viene riscontrato nel 99,7% di tut t i i carcinomi dell'utero).

Questa proposta è stata avanzata dalla Società italia-

na di andrologia (Sia), dalla So-cietà italiana di urologia (Siu) e dalla Società italiana di an-drologia e medicina della ses-sualità (Siams) in occasione della prima conferenza di con-senso sulle patologie da Papil-loma umano del maschi tenu-tasi a Roma.

(Tratto da II Tempo.it, 2 marzo 2011)

H LA TBC OGGI Il farmaco-resistente in Europa

Il ricordo della TBC è rilega-to ormai al secolo scorso, ep-

pure è proprio l'Europa l'area mondiale in cui persiste la Tubercolosi più coriacea e far-maco-resistente. L'allarme è stato lanciato dall'European centre for disease prevention and conti^ol (Ecdc) e dalla re-gione europea dell'Organizza-zione mondiale della sanità (Oms), attraverso un report presentato in occasione della Giornata mondiale per la lot-ta alla tubercolosi, dal t i tolo "Tuberculosis surveillance in Europe 2009".

Questo studio ha dimostra-to come la Tubercolosi mult i-resistente ai farmaci (Mdr -Tb) abbia in Europa il tasso di suc-cesso di cura più basso a livel-lo mondiale e le incidenze so-no moltissime ogni anno.

Alla luce di questi dati, l'Istituto Superiore di Sanità ha avanzato l'ipotesi di formare nuovamente i medici di base affinché diagnostichino que-sta malattia ritenuta latente in tempi rapidi.

(Tratto da t^a Repubblica.it, 18 marzo 2011) c3>

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A C U R A DEL C O L L E G I O DI P E R U G I A

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Il giorno 18 marzo, presso l'-Hotel Gio' di Perugia, si è te-

nuta l'annuale assemblea degli iscritti cui è seguita una ses-sione convegnistica dal tema: "La donazioneiun valore da con-dividere".

Hanno partecipato all'even-to circa 230 colleghi, una par-tecipazione la cui consistenza conferma il trend in ascesa de-gli ul t imi periodi, trend che esprime il sempre maggior sen-so di responsabilità dei profes-sionisti che vivono il loro col-legio, come organismo di fa t -tiva rappresentanza, foriero di occasioni di formazione, infor-mazione e confronto.

Nel corso dell'assemblea, il Presidente, Dott. Palmiro Riga-nelli, ha presentato l'attività del collegio in consuntivo 2010 e quella programmatica peril 2011.

Egli ha enfatizzato circa la rilevanza di questo importante momento istituzionale nel qua-le si rafforzano i livelli di parte-cipazione, di confronto e di ren-dicontazione circa le attività po-ste in essere in relazione agli obiettivi prefissati e dichiarati.

Tale rendicontazione ha anche il significato di porre in trasparenza l'utilizzo dei fon-di afferenti al collegio t rami-te le quote d'iscrizione e di

esprimere correttezza conta-bile e finanziaria.

Il dottor Riganelli ha i l lu-strato l'attualità della politica sanitaria provinciale e regiona-le, ha posto in evidenza alcuni elementi di problematicità, ha quindi, fat to il punto circa la condizione della professione nel contesto territoriale.

Si è inoltre, ampiamente sof-fermato sui principi fondanti ed ispiratori del presente manda-to dell'attuale direttivo del col-legio: massima partecipazione, trasparenza di gestione econo-mica/finanziaria, mantenimen-to e rafforzamento di un ruolo di tutela dei cittadini assistiti, promozione d'una cultura pro-fessionale attenta alle esigen-ze dei professionisti ma ancor più a quelle dei cittadini.

Le attività del collegio si so-no circostanziate in: I att ività di segreteria indi-

spensabili in quanto servizio fornito ai colleghi,

I attività di formazione nei nu-merosi corsi realizzati, resi-denziali, gratuiti, accreditati I ed ampiamente partecipati (inglese scientifico, EBN),

I attività d'informazione attra-verso il sito internet e la rivista cui sempre più spesso fanno ri-

ferimento i colleghi anche per presentare i loro lavori.

Ancora... I il collegio ha aperto da tem-

po uno sportello di consulen-za legale ed uno per la libe-ra professione.

Si continua a svolgere una fondamentale funzione nel ri-conoscimento dei curriculum dei colleghi stranieri, compien-do contestualmente un'opera di sostegno, formazione verifi-ca/valutazione dei requisiti for-mali e personali presentati.

Si sta implementando un nuovo sistema di contabil i tà analitica, come richiesto dalla più recente normativa; si se-guono le vicende giudiziarie a carico dei colleghi e si gestisco-no i correlati provvedimenti di-sciplinari in applicazione di un protocollo di regolamentazio-ne della competenza discipli-nare propria del collegio.

Si contribuisce allo svilup-po del sistema E.C.M. regiona-le, si partecipa ai numerosi ta-voli tecnici di pianificazione del fabbisogno infermieristico di formazione e di servizio in ruo-lo attivo.

Si contribuisce alla defini-zione dei percorsi didattici per

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Si comunica che la prima convocazione è fissata alle ore 21 del 1 maggio 2011 presso la sede del Collegio in Via Galvani, 11 - Terni

Qualora non si raggiungesse, ai fini della sua validità, il numero legale dei presenti, è indetta in seconda convocazione per il giorno 7 maggio 2011 alle ore 8

presso la Sala Conferenze dell'Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni Al termine dell'Assemblea si svolgerà l'incontro, in fase di accreditamento ECM:

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ETICA E DEONTOLOGIA GUIDA PER L'IN

TAR R O ALL'EMERGENZAJ TERNI, 7 MAGGIO 2 0 1 1

Sala Conferenze Azienda Ospedaliera "S. Maria" - Terni

ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI

8 , 0 0 Registrazione dei par tec ipant i e consegna boll ini anno 2011 .

8 , 3 0 Inizio dei lavor i ,

con il seguente ordine del g iorno:

• Relazione annua le del la Presidente: Presentazione p rog r ammat i c a at t iv i tà 2011 .

• Approvaz ione

Conto consunt ivo anno 2 0 1 0 .

• Approvazione

Bi lancio preventivo anno 2011 .

• Varie ed eventua l i .

Dest inatar i del l 'evento sono gl i infermier i e gl i

infermier i pediatr ic i iscritti a l collegio, in regola

con i p agamen t i annua l i .

* ISCRIZ IONI I N SEDE CONGRESSUALE

C.I.V.E.S.

14 ,30 Al termine del l ' a t t iv i tà format iva : Costituzione del Nucleo C.l .V.E.S. del la Provincia di Terni.

SESSIONE CONVEGNISTICA

9 ,45 Presentazione della g iornata

10 ,00 II Sistema di Protezione Civile e la gestione della rete del volontariato Dott. Massimo L a Pietra Dipartimento Nazionale di Protezione CivUe

10 ,30 Titolo??? lng. Sandro Costantini Dirigente e Protezione Civile Umbria

11 ,00 II Codice Deontologico: integrazione professionale, competenza e disponibilità per rispondere ai bisogni dell'assistito nell'emergenza Michele Fortuna Presidente Nazionale C.I.V.E.S.

11 ,30 Il valore aggiunto e l'esperienza della professione infermieristica negli interventi di Protezione Civile Rosaria Capotosto Direttore Operativo C.I.V.E.S.

12 ,00 Infermieri volontari, ma non volontari infermieri Francesca Visciola, Carmen Paron Servizio infermieristico 118 Terni

12 ,30 Dibattito.

13 ,00 Conclusioni di Ambra Proietti Presidente Collegio IP.AS.VI. Terni

13 ,30 Compilazione questionario e chiusura dei lavori.

professioneinfermiereumbria1 /11 » v

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09 ce E

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i master, si sottoscrivono con-venzioni in favore dei colleghi e per il loro tempo libero (oltre il lavoro, specifica pubblicazio-ne interna alla rivista e pubbli-cata nel sito), si mantengono contatti e confronti con altri or-ganismi di rappresentanza, sin-dacati ed associazioni.

Si agisce come stimolo per l'istituzione della laurea specia-listica presso l'Università di Pe-rugia, si sostiene Il C.I.V.E.S., as-sociazione d'infermieri volon-tari, nella costituzione d'un nu-cleo provinciale, si ricercano modalità e forme comunicati-ve adatte al nuovo target dei giovani professionisti.

A conclusione della sua pre-sentazione, si è proceduto con la descrizione analitica dei bilan-ci, consuntivo e preventivo, cui hanno seguito le relazioni del presidente dei revisori dei conti. L'assemblea ha approvato i sud-detti documenti contabili e si è quindi potuto procedere all'av-vio della sessione convegnistica.

Si è deciso di affrontare il tema della donazione come va-lore da condividere, ritenendo detto argomento di grossa va-lenza valoriale, culturale e pro-fessionale. Perugia inoltre, co-stituisce, presso la sua Azienda Ospedaliera, punto di riferimen-to regionale per l'organizzazio-ne a rete nazionale.

Altro elemento rilevante sta nella recente nomina d'un co-ordinatore infermieristico per la regione, atto questo che ri-conosce e valorizza la figura dell'Infermiere pur in contesti organizzativi diversi rispetto a quelli istituzionali delle azien-de sanitarie. Viene riconosciu-to all'Infermiere la capacità e la competenza di gestire dina-miche complesse per ambiti procedurali articolati e situa-

OBILITA A C U R A DELLA R E D A Z I O N E

Marietti Andrea cell. 3 2 8 . 1 7 4 0 4 6 9 andrea-mar iorr i@hotmai l . i t v ia del Frassino - Perugia da: Az ienda Perugia a: A S L n. 2 Izbicka Anna cell. 3 4 0 . 5 3 1 4 4 5 4 astroswitch@virgi l io. i t v ia Parisio, 6 - B o l o g n a da: S. Orsola Malpighi Bologna a: Az ienda Perugia Bartolini Anna cell. 3 2 8 . 9 0 3 5 7 0 6 bebo.331@l ibero. i t v ia Ose , 2 8 - Assisi (Pg) da: A S L n. 3 a: Az ienda Perugia

A S L n. 2 Assisi Pando Mirella cell. 3 3 4 . 7 0 0 7 6 3 6 mirel la1968@tiscal i . i t v ia Subas io - Torgiano (Pg) da: Az ienda Perugia a: Az ienda Lecce Pulvano Renato cell. 3 4 0 . 2 6 7 0 9 3 5 r .pulvano@yahoo. i t v ia R iso rg imento Cas tenaso (Bo) da: Ospedale Bellearia a: Az ienda Perugia

A S L nn. 1 - 2 - 3 Grattarola Piera cell. 338.6043035/348.1796868 [email protected] t v ia Durant in i - R o m a da: A S L n. 3 Fol igno a: A S L - Az iende R o m a Monetti Manuela cell. 3 2 7 . 7 0 1 0 3 6 3 manuela.monet t i83@hotmai l . i t v ia Casa Manzo - Sa lerno da: Ulss n. 16 Padova a: Az ienda Perugia-Terni

A S L nn. 1 - 2 - 3 Sonaglia Mauro cell. 3 3 3 . 8 3 6 6 3 2 8 s o n n y 8 6 2 @ h o t m a i l . c o m umber t ide (Pg) da: A S L n. 2 Perugia a: A S L n. 1

Ci t tà di Castel lo •

zioni a particolare impatto per gli operatori e per le famiglie.

Nei diversi interventi che si sono succeduti, quello del prof. Gambelunghe, della Dott.ssa Garzilli e del collega Dott. Ri-naldoni, sono state illustrate le caratteristiche principali del-l'assetto organizzativo del cen-tro regionale e nazionale di ri-ferimento per i trapianti, sono state illustrate le peculiarità che fanno di detto centro re-gionale, e in particolare dl suo laboratorio, centro accredita-to da una specifica certifica-zione europea.

Il Prof. Gambelunghe ha in particolare illustrato le nuove frontiere della ricerca nella ma-teria specifica: impiego di cel-lule staminali, dal donatore al ricevente, associato ad una te-rapia immunosoppressiva nel trapianto di midollo da non consanguineo, riproduzione di organi nuovi da cellule stami-nali in coltura.

Il collega Rinaldoni ha cor-relato le diverse attività del co-ordinatore infermieristico per i trapianti ai vari principi conte-nuti nel nostro Codice Deonto-logico, ha quindi, declinato i ter-mini di tale funzione nello spe-cifico delle attività del pre-tra-pianto, procurament e del post-trapianto ed ha precisato la ri-levanza della funzione del co-ordinatore nella integrazione tra Ospedale e famiglie.

Dopo un momento di dibat-tito, si è chiusa la giornata con buona soddisfazione di tut t i , partecipanti ed organizzatori che hanno avuto modo di con-frontarsi anche ad -personam in un momento conviviale or-ganizzato dal collegio per fa-vorire la socializzazione e la condivisione di contenuti ed esperienze. ^

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A C U R A D E L L A R E D A Z I O N E

L'ANGOLO DEL LIBRO

LA "C'era davvero un vaso di fiori ai di fuori di quella finestra, in fondo,

ed erano proprio gerani rossi. Ero sicura, anche senza occhiali. Quei vaso io rivedo tutti i giorni e tutte ie volte che qualcuno mi paria delia rianimazione"

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£= " o " i n j D •<5 o

^ ^ Q o n o , queste, pagine in-3 tense, che colpiscono, che

fanno riflettere; pagine che ci permettono di comprendere meglio il bisogno dell'altro. Ma non solo.

È l'espressione di un desi-derio di rispetto e comprensio-ne, la denuncia di un mondo che vorremmo diverso. Nulla è fuori misura, si articola co-me una vivace ed interessan-tissima lezione sulla comuni-cazione.

Noi che pensiamo di sape-re ci accorgiamo che in realtà non sappiamo nulla.

C'è sempre da imparare. Si impara da tutt i . Si impa-

ra dal bambino, dall'anziano, dal colto e dall'ignorante, dal-l'insegnante e dallo studente.

Si impara dal giudice e dal-l'imputato, dal medico e dal pa-ziente. Da tutt i .

Bisogna volere ascoltare. Nell'esercizio della professio-

ne medica quello che solitamen-te manca è proprio l'ascolto.

Riteniamo che ciò che ab-biamo acquisito (nozioni, espe-rienza, risultati) sia sufficiente

professioneinfermiereumbria1/11

a raggiungere il nostro obiet-tivo primario: la guarigione del nostro paziente.

Sembra irrilevante il modo di curare. Non ci accorgiamo assolutamente che c'è qual-cuno che ci osserva, sempre. Fi-no a quando qualcuno non lo fa notare.

Ecco, ho avuto la fortuna di incontrare persone che han-no fatto notare quante e qua-li differenze ci siano nella re-lazione con le persone, nella cura del malato. Quante e qua-

li incongruenze ci siano nel-l'esercizio di una professione: dichiarare di prendersi cura del-l'altro, ma non sapere assolu-tamente instaurare una rela-zione adeguata.

In poche pagine Lucia Fon-tanella, docente di Didattica dell'italiano all'Università di To-rino, oggi in pensione, osserva il mondo sanitario; vive diret-tamente la condizione di disu-guaglianza dei rapporti, la ana-lizza sapientemente ponendo l'attenzione sul modo di esse-re delle persone.

La lettura di questo breve saggio sulla comunicazione obbliga gli operatori sanitari ad una riflessione importante sul modo di interpretare il pro-prio ruolo e sulla corretta con-siderazione dell'altro».

(Tratto da La comunicazione diseguale, autore e curatore del vo lume Lucia Fontanella, pp. 142, marzo 2011. Sergio Livigni è Primario del Reparto di Terapia Intensiva dell 'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. ^

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CD C i o >

M C o o (D c

JD

C O LLEGIO DI PERUGIA BILANCIO CONSUNTIVO ENTRATE 2 0 1 0 PREVISIONI RISCOSSE

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5 TITOLO 6

QUOTE ISCRITTI A N N O 2 0 0 9 CERTIFICATI ADESIVI E DISTINTIVI INCASSI VARI INTERESSI ESERCIZIO A N N O 2 0 0 9 ENTRATE PASSIVE ANTERIORI A N N O 2010

230 .750 ,00 100,00

60 ,00 1.907,00

620 ,00 15 .140 ,00

224 .703 ,00 251 ,00

5 ,00 2 .938 ,84

192 ,36

TOTALE ENTRATE CORRENTI 2 4 8 . 5 7 7 . 0 0 l 2 2 8 . 0 9 0 . 2 8 l

ENTRATE PER PARTITE DI GIRO 17.453,47 ENTRATE PER PARTITE DI GIRO 17.453,47

RESIDUI ATTIVI RISCOSSI A N N O 2010 66,93 15.453,47

TOTALE 2 4 8 . 5 7 7 . 0 0 | |

RISCOSSIONI 2 6 1 . 4 0 8 . 4 1

BILANCIO CONSUNTIVO USCITE 2 0 1 0 1 PREVISIONI PAGATE

SEZIONE 1 • ATTIVITÀ C.D. - C.R.C. 6 2 . 8 0 8 . 0 0 l 3 2 . 5 7 0 . 0 8 |

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5

A t t i v i t à i s t i t uz iona le Consig l ier i e Revisori Consigl i naz iona l i , convegn i , seminar i A t t i v i t à Commiss ion i A t t i v i t à C o o r d i n a m e n t o reg ionale Polizza ass icurat iva anno 2 0 1 0

35 .000 ,00 10.000,00

6 .000 ,00 5 .808 ,00 6 .000 ,00

20 .485 ,93 3 .004,43 2 .096 .50 2 .476 ,45 4 .506 ,77

SEZIONE 2 • ATTIVITÀ ISCRITTI 1 2 2 . 0 0 0 . 0 0 1 6 5 . 5 4 4 . 1 9 l

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5 TITOLO 6 TITOLO 7

Quo te isc r i t t i esercizio anno 2 0 1 0 FNC Compenso e laboraz ion i quo te Tesserini - adesivi - bo l l i n i - d i s t i n t i v i Assemblea isc r i t t i anno 2 0 1 0 Rivista In fe rm ie r i s t i ca anno 2 0 1 0 A t t i v i t à a g g i o r n a m e n t o iscr i t t i anno 2 0 0 8 Consulenza legale

4 0 . 0 0 0 , 0 0 6 .000 ,00 1 .000,00 3 .000 ,00

25 .000 ,00 4 0 . 0 0 0 , 0 0

7 .000 ,00

37 .739 ,85 3 .571,24

648 ,30 3 .000 ,00

13 .959,09 5.627,31

9 9 8 , 4 0

SEZIONE 3 • G E S T I O N E UFFICIO 9 6 . 0 0 0 . 0 ^ 4 6 . 5 2 7 . 6 5 |

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5 TITOLO 6 TITOLO 7

Spese gest ione f u n z i o n a m e n t o u f f i c i o Cos t i tuz ione p a t r i m o n i o immob i l i a re Assistenza - m a n u t e n z i o n e m a c c h i n e / i m p i a n t i Spese a m m i n i s t r a z i o n e - consu lenza a m m i n i s t r a t i v a Oneri t r i b u t a r i Consulenza i n f o r m a t i c a - I n te rne t A b b o n a m e n t i - acqu is i to l ibr i

30 .000 ,00 18 .823 ,46 5 .000 ,00 1.651,02 1 .000,00 323 ,88

31 .000 ,00 11.254,99 15 .000 ,00 9 .169 ,40 10.000,00 4 .788 ,70 4 .000 ,00 516 ,20

SEZIONE 4 • PERSONALE DIPENDENTE 4 8 . 2 0 0 . 0 ^ 3 4 . 9 6 3 . 0 3 l

SEZIONE 5 • SPESE IMPREVISTE 1 1 . 3 5 1 . 3 ^ 1 2 5 . 0 0 1

TOTALE USCITE COMPLESSIVE 3 5 1 . 1 4 7 . 2 1 1 7 9 . 7 2 9 . 9 8 |

USCITE PER PARTITE DI GIRO 16 .637 ,40

TOTALI USCITE

RESIDUI PASSIVI PAGATI A N N O 2010

SITUAZIONE AMMINISTRATIVA

= = = = = = = 196 .367 ,38

= = = = = = = 17.640,97

TOTALE P A G A M E N T E 2 1 4 . 0 0 8 . 3 5 |

CONSISTENZA DI CASSA FINE E S E R C I Z I ^ 1 8 2 . 1 8 7 . 0 7 |

CONSISTENZA DI CASSA INIZIO ESERCIZIO 2 0 1 0

RISCOSSIONI 2010

PAGAMENTI 2010

CONSISTENZA DI CASSA FINE ESERCIZIO 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0

RESIDUI ATTIVI AL 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0

RESIDUI PASSIVI AL 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0

A V A N Z O DI A M M I N I S T R A Z I O N E PRESUNTA AL 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0

182 .187 ,071

261.408,41

214008 ,35

2 2 9 . 5 8 7 , 1 3 1

3 5 . 6 1 1 , 5 4

6 9 . 0 5 8 , 7 5

1 9 6 . 1 3 9 , 9 2 1

. V APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO IL 9-2-2011. APPROVATO DAL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI IL 2-3-2011

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LLEGIO DI PERUG BILANCIO PREVENTIVO ENTRATE 2011

TITOLO 1

TITOLO 2 TITOLO 3

ENTRATE CORRENTI: • En t ra te c o n t r i b u t i v e a ca r i co deg l i i s c r i t t i : 2 0 1 0 • C e r t i f i c a t i , d i s t i n t i v i , d i r i t t i d i seg re te r i a • In teress i a t t i v i b a n c a / p o s t a • R e c u p e r i - r i m b o r s i • R imbo rso Co l l eg io TR, e n t r a t e v a r i e

ENTRATE IN CONTO CAPITALE PARTITE DI GIRO

PREVISIONI

2 4 6 . 4 1 0 , 0 0 2 4 0 . 6 5 0 , 0 0

1 . 3 6 0 , 0 0 6 0 0 , 0 0

1 . 0 0 0 , 0 0 2 . 8 0 0 , 0 0

2 4 . 0 0 0 , 0 0

FONDO CASSA PRESUNTO

2 4 6 . 4 1 0 , 0 0 2 4 0 . 6 5 0 , 0 0

1 . 3 6 0 , 0 0 6 0 0 , 0 0

1 . 0 0 0 , 0 0 2 . 8 0 0 , 0 0

2 4 . 0 0 0 , 0 0

TOTALE ENTRATE C O M P L E S S I V E 2 7 0 . 4 1 0 . 0 0 2 7 0 . 4 1 0 . 0 0

UTILIZZO A V A N Z O DI A M M I N I S T R A Z I O N E PRESUNTO 1 1 4 . 0 8 8 , 9 0

UTILIZZO DELL'AVANZO DI CASSA PRESUNTO 111 .088 ,90

TOTALE G E N E R A L E 3 8 4 . 4 9 8 . 9 0 3 8 1 . 4 9 8 . 9 0

BILANCIO PREVENTIVO USCITE 2011 1 PREVISIONI 1 CASSA

SEZIONE 1 • USCITE O R G A N I DI ENTE 7 9 . 0 0 0 , 0 0 7 9 . 0 0 0 , 0 0

SEZIONE 2 • ONERI PER PERSONALE IN ATTIVITÀ DI SERVIZIO 4 8 . 2 0 0 , 0 0 4 8 . 2 0 0 , 0 0

SEZIONE 3 • USCITE PER L'ACQUISTO DI BENI DI C O N S U M O E SERVIZI 4 2 . 6 0 0 , 0 0 4 2 . 6 0 0 , 0 0

SEZIONE 4 • USCITE F U N Z I O N A M E N T O UFFICI 3 5 . 5 0 0 , 0 0 3 5 . 5 0 0 , 0 0 |

SEZIONE 5 • USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI 1 . 1 6 5 . 5 9 8 , 9 0 1 . 1 6 5 . 5 9 8 , 9 0

SEZIONE 6 • ONERI TRIBUTARI 1 5 . 6 0 0 , 0 0 15 .600 ,00 |

SEZIONE 7 • POSTE CORRETTIVE E C O M P E N S A T I V E DI ENTRATE CORRENTI 1 . 0 0 0 , 0 0 1 . 0 0 0 , 0 0

SEZIONE 8 • USCITE N O N CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI 9 . 5 0 0 , 0 0 9 . 5 0 0 , 0 0 |

SEZIONE 9 • A C C A N T O N A M E N T O DI FINE RAPPORTO ( A N N O 2 0 1 1 ) 3 . 0 0 0 , 0 0

USCITE IN C O N T O CAPITALE 9 . 5 0 0 . 0 0 9 . 5 0 0 . 0 0 |

SEZIONE 1 • ACQUISTO DI I M M O B I L I Z Z A Z I O N I TECNICHE 9 . 5 0 0 , 0 0 9 . 5 0 0 , 0 0

PARTITE DI GIRO 2 4 . 0 0 0 . 0 0 2 4 . 0 0 0 . 0 0 |

SEZIONE 1 • PARTITE DI GIRO 2 4 . 0 0 0 , 0 0 2 4 . 0 0 0 , 0 0

TOTALE G E N E R A L E 3 8 4 . 4 9 8 . 9 0 3 8 4 . 4 9 8 . 9 0

RISULTATO DI AMMINISTRAZIONE PRESUNTO C O N S I S T E N Z A DI C A S S A I N I Z I O ESERCIZIO 2 0 1 ^ 1 8 2 . 1 8 7 . 0 7

A v a n z o / d i s a v a n z o di a m m i n i s t r a z i o n e p r e s u n t o al 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0 a l la d a t a di r edaz ione del B i l anc io , da a p p l i c a r e al b i l a n c i o 2011 148 .615 ,07

Parte in cu i si p revede l ' u t i l i z zo ne l l ' eserc iz io 2011 1 1 4 . 0 8 8 , 9 0

Parte in cu i n o n si p revede l ' u t i l i z zo ne l l ' eserc iz io 2011 3 4 . 5 2 6 , 1 7

To ta le pa r t e d i s p o n i b i l e 148 .615 ,07

TOTALE PARTE D ISPONIB ILE 1 4 8 . 6 1 5 . 0 7

F O N D O C A S S A IN IZ IALE 1 8 2 . 1 8 7 . 0 7

Fondo cassa p r e s u n t o al 3 1 - 1 2 - 2 0 1 0 a l la d a t a di r edaz ione del B i l anc io , da app l i ca re al B i l anc io 2011 1 6 7 . 1 6 0 . 9 6

APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO IL 15-12-2010. APPROVATO DAL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI IL 16-12-2010

D CD C i o >

ss a CD CD c ce

Si infamano tutti gli iscritti che il bilancio di previsione entrate-uscite 2009 del Collegio IP.AS.VI. di Perugia è a disposizione per consultazioni sul sito internet www.ipasviperugia.it.

professioneinfermiereumbria1/11 »v

CASSA

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CM

CD

M C O o (D c

JD

COLLEGIO DI TERNI BILANCIO CONSUNTIVO ENTRATE 2 0 1 0 PREVISIONI RISCOSSE

TITOLO 1 ENTRATE CONTRIBUTIVEA CARICO ISCRITTI 7 6 . 4 4 0 , 0 0 7 3 . 6 1 4 , 6 9 TITOLO 2 CERTIFICATI D' ISCRIZIONE - DISTINTIVI - BOLLI AUTO 1 2 0 , 0 0 1 8 8 , 0 0 TITOLO 3 INTERESSI ATTIVI C.C.P.-C.C.B. 2 4 , 8 3 2 4 , 8 3 TITOLO 4 MOROSI 7 . 5 0 0 , 0 0 6 . 9 5 2 , 2 8 TITOLO 5 RIMBORSI 105 ,70

A • TOTALE ENTRATE CORRENTI 8 4 . 0 8 4 , 8 3 r 8 0 . 8 8 5 , 5 0

TITOLO 6 ENTRATE IN CONTO CAPITALE |

B • TOTALE ENTRATE C/C CAPITALE 1

TITOLO 7 RITENUTE ERARIALI | 3 . 5 6 4 , 0 5

TITOLO 8 RITENUTE PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI r 2.041,11

TITOLO 9 •RITENUTE FISCALI A U T O N O M I 5 6 4 , 8 3

TITOLO 10 RITENUTE DIVERSE 3 1 8 , 5 9

C • TOTALE ENTRATE PARTITE DI GIRO 6 . 4 8 8 , 5 8 |

( A + B + C ) TOTALE ENTRATE C O M P L E S S I V E ^ ^ ^ • 8 4 . 0 8 4 , 8 3 r 8 7 . 3 7 4 , 0 8

Ut i l i z zo d e l l ' a v a n z o d i a m m i n i s t r a z i o n e in i z ia le 2 3 . 3 8 0 , 6 8 2 3 . 3 8 0 , 6 8

TOTALE G E N E R A L E 1 0 7 . 4 6 5 . 5 1 f 1 1 0 . 7 5 4 . 7 6

BILANCIO CONSUNTIVO USCITE 2 0 1 0 PREVISIONI PAGATE

TITOLO 1 SPESE GENERALI F U N Z I O N A M E N T O SEDE 1 0 . 3 5 0 , 0 0 8 . 8 2 0 , 9 6 TITOLO 2 SPESE DEL PERSONALE E CONSULENTI 3 1 . 6 0 0 , 0 0 3 2 . 2 5 6 , 5 3 TITOLO 3 SPESE ATTIVITÀ COLLEGIO'1 ' 11 .440 ,00 9 . 5 2 6 , 3 2 TITOLO 4 SPESE ORGANI COLLEGIO'2 ' 3 . 4 2 6 , 0 8 4 . 5 8 0 , 0 0 TITOLO 5 QUOTE FEDERAZIONE - AGIO ESATTORIALE 1 8 . 2 8 5 , 2 9 1 4 . 4 4 0 , 0 6 TITOLO 6 A C C A N T O N A M E N T I - T.F.R. - SPESE IMPREVISTE 199 ,97 2 7 . 9 1 0 , 2 2

A 1 • TOTALE USCITE CORRENTI 1 0 4 . 1 6 5 . 5 1 r 6 8 . 6 6 9 . 9 2

TITOLO 7 lUSCITE IN CONTO CAPITALE | 3 . 3 0 0 , 0 0 2 . 6 1 0 , 0 0

B1 • TOTALE USCITE C/C CAPITALE'3 ' 3 . 3 0 0 . 0 0 r 2 . 6 1 0 . 0 0

TITOLO 8 RITENUTE ERARIALI 3 . 5 6 3 , 0 6

TITOLO 9 RITENUTE PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI 2 . 0 3 9 , 7 2

TITOLO 10 RITENUTE FISCALI A U T O N O M I 5 5 7 , 3 3

TITOLO 11 RITENUTE DIVERSE 3 1 8 , 5 7

C1 • TOTALE ENTRATE PARTITE DI GIRO ^ • 6 . 4 7 8 . 6 8

| ( A 1 + B 1 + C 1 ) TOTALE USCITE C O M P L E S S I V E 1 0 7 . 4 6 5 . 5 1 7 7 . 7 5 8 . 6 0

1 CASSA

Così ripartito:

TOTALE ENTRATE COMPLESSIVE 8 7 . 3 7 4 , 0 8 -

Così ripartito:

TOTALE USCITE COMPLESSIVE 7 7 . 7 5 8 , 6 0 +

Così ripartito:

l A V A N Z O A M M I N I S T R A Z I O N E I N I Z I A L E | 2 3 . 3 8 0 . 6 8 |

Così ripartito:

TOTALE A V A N Z O DI A M M I N I S T R A Z I O N E A N N O 2 0 0 9 3 2 . 9 9 6 . 1 6

Così ripartito: ICASSA C O N T A N T I | 8 7 2 . 9 0 | Così ripartito:

C O N T O CORRENTE B A N C A R I O 2 5 . 4 5 1 . 3 6

Così ripartito:

ICONTO CORRENTE POSTALE | 6 . 6 2 9 . 4 0 |

Così ripartito:

CARTA PREPAGATA 4 2 . 5 0

TOTALEAVANZO DI C A S S ^ 3 2 . 9 9 6 . 1 6 |

. V APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO IL 10-3-2011. APPROVATO DAL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI IL 10-3-2011

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COLLEGIO DI TERNI BILANCIO PREVENTIVO ENTRATE 2011 1 C O M P E T E N Z A 1 CASSA

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5

ENTRATE CONTRIBUTIVE A C A R I C O ISCRITTI CERTIFICATI D' ISCRIZIONE - DISTINTIVI - BOLLI AUTO INTERESSI ATTIVI C.C.P.-C.C.B. MOROSI RIMBORSI

7 9 . 9 7 6 , 0 0 7 0 . 0 0 0 , 0 0 1 2 0 , 0 0 1 2 0 , 0 0

6 . 5 0 0 , 0 0 6 . 0 0 0 , 0 0

A • TOTALE ENTRATE CORRENTI 8 6 . 5 9 6 . 0 0 7 6 . 1 2 0 . 0 0

TITOLO 6 IENTRATE IN CONTO CAPITALE

B • TOTALE ENTRATE C/C CAPITALE

TITOLO 7 [ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO

C • TOTALE ENTRATE PARTITE DI GIRO H 1 ( A + B + C ) TOTALE ENTRATE C O M P L E S S I V E ^ 8 6 . 5 9 6 . 0 ^ ^ ^ 7 6 . 1 2 0 . 0 0

Ut i l i z zo d e l l ' a v a n z o di a m m i n i s t r a z i o n e al 3 1 - 1 2 - 2 0 0 9 3 2 . 9 9 6 , 1 6 3 2 . 9 9 6 , 1 6

TOTALE A P A R E G G I ^ 1 1 9 . 5 9 2 . 1 ^ 1 0 9 . 1 1 6 . 1 6 |

BILANCIO PREVENTIVO USCITE 2011 C O M P E T E N Z A CASSA

TITOLO 1 TITOLO 2 TITOLO 3 TITOLO 4 TITOLO 5 TITOLO 6

SPESE GENERALI F U N Z I O N A M E N T O SEDE SPESE DEL PERSONALE E CONSULENTI SPESE ATTIVITÀ COLLEGIO'1 ' SPESE ORGANI COLLEGIO ' 2 '

QUOTE FEDERAZIONE - AGIO ESATTORIALE A C C A N T O N A M E N T I - T.F.R. - SPESE IMPREVISTE

11 .000 ,00 3 2 . 9 0 0 , 0 0 1 7 . 8 4 5 , 0 0

5 . 6 0 0 , 0 0 1 9 . 9 3 4 , 5 8 2 8 . 5 1 2 , 5 8

11 .000 ,00 3 2 . 9 0 0 , 0 0 1 7 . 8 4 5 , 0 0

5 . 6 0 0 , 0 0 1 9 . 9 3 4 , 5 8 1 8 . 0 3 6 , 5 8

A 1 • TOTALE USCITE CORRENTI 9 8 . 7 5 9 . 5 0 Il 1 0 5 . 3 1 6 . 1 6 |

TITOLO 7 1 USCITE IN CONTO CAPITALE'3 ' 3 . 8 0 0 , 0 0 3 . 8 0 0 , 0 0

B1 • TOTALE USCITE C/C CAPITALE 3 . 8 0 0 . 0 0 Il 3 . 8 0 0 . 0 0 |

TITOLO 8 lUSCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO 11 C1 • TOTALE USCITE PARTITE DI GIRO

( A 1 + B 1 + C 1 ) TOTALE USCITE C O M P L E S S I V E • 1 1 9 . 5 9 2 . 1 6 • 1 0 9 . 1 1 6 . 1 6

TOTALE A PAREGGIO 1 1 9 . 5 9 2 . 1 6 1 0 9 . 1 1 6 . 1 6

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NOTE:

'" Rivista infermieristica, convegni, convenzione scuola, coordinamento regionale IP.AS.VI., seminari E.C.M. '2' Indennità presidente, rimborsi spese, diarie, trasferte, partecipazioni C.C. '3' Manutenzioni , attrezzature informatiche, sito web, ecc...

APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO IL 10-3-2011. APPROVATO DAL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI IL 10-3-2011

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o . c 'SI

DI G IAN D O M E N I C O G I U S T I D O T T O R E INF SPECIALISTA IN A R E A CRITICA - U.T.I. O S P E D A L E "SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA" PERUGIA

DISPENS@TORE DI STIMOLI INFERMIERISTICI

. V

Uno dei misteri della prati-ca clinica quotidiana infer-

mieristica, medica e di tut te le professioni sanitarie è che, da diversi anni in quasi tutte le Università italiane, nelle varie Azienda Sanitarie Ospedaliere, si studia come reperire le giu-ste informazioni che scaturisco-no dalla ricerca, come produr-re procedure operative e proto-colli cvidence based, ma poi que-ste informazioni e le nuove co-noscenze acquisite non vengo-no applicate. Tutto questo im-pegno, economico da parte del-le istituzioni, di "tempo" da par-te delle persone che partecipa-no come docenti e discenti che serve a far girare al meglio que-sta macchina, sembra non ve-nir poi del tut to ripagato.

Cartabellotta sostiene che «accanto alla mancata prescri-zione di interventi sanitari ef-ficaci, si assiste al continuo uti-lizzo di interventi inefficaci, se non addirittura dannosi per i pazienti. Secondo alcune sti-me il 30-45% dei pazienti non riceve interventi sanitari appro-priati in accordo alle evidenze scientifiche e 20-25% degli in-terventi sanitari erogati sono inappropriati e potenzialmen-te dannosi».

Alla fine a farne le spese so-no i cittadini (quindi anche noi), che non ricevono le cure mi-gliori, cioè la pratica basata su

prove di efficacia, se non in ma-niera parziale, con grandi ri-tardi e grosse disomogeneità, che sono riscontrabili non solo tra regione e regione, tra ospe-dale ed ospedale della stessa città ma tra reparto e reparto dello stesso ospedale.

A volte si pensa che trasfe-rire le conoscenze tra i profes-

9 a irase • Si trovano risposte affidabili che potrebbero essere trasferite nella pratica con grande giovamento peri pazienti, ma in realità le nuove conoscenze acquisite non vengono poi applicate

DANILO DI DIODORO http://www.scire-ausl.bo.il/

sionisti avvenga in modo sem-plice e lineare; l'operatore ac-quisisce le nuove conoscenze, cambiano le abitudini ed infine si modificano i comportamen-ti. Ma questo modello illusorio si scontra con la realtà, perché il professionista non sempre ap-prende le nuove conoscenze per migliorare la sua pratica e inol-

tre, la sua attività è spesso in-fluenzata solo in piccola parte dalle nuove evidenze.

Per di più adesso è molto semplice trovare le nuove pro-ve di efficacia di un trattamen-to, tramite le riviste cartacee e attraverso la rete internet che va in aiuto a chi a bisogno di nuove informazioni: UpToDate (http://www.uptodate.com/in-dex) è sicuramente il più inte-ressante sito indirizzato soprat-tut to ai medici, qua si trovano tu t t i gli aggiornamenti orga-nizzati per patologia. Invece per gli infermieri all ' interno della banca dati CINHAL di EBSCO HOST (http://www.ebscohost. com/cinahl/) si possono t ro-vare le E^idence-Based Cai^e Sheets, una serie di revisioni del-la letteratura che trattano sva-riate tematiche (dall'assisten-za del cancro del seno, alla de-pressione post parto, alla pre-venzione delle cadute in ospe-dale), e che danno la possibili-tà di vedere cosa c'è "di nuovo" su un determinato argomento.

Dato che è così semplice trovare le informazioni, quali sono i problemi principali nel non trasferire le informazioni (k^nowledge tr^anslation) nella pratica clinica? Intanto è più semplice adeguarsi alla pratica comune, il cambiamento com-porta un grande sacrificio che cresce all'aumentare della con-

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suetudine acquisita quotidia-namente; inoltre in molti con-testi operativi, non c'è una pia-nificazione del cambiamento da chi è preposto a prendere que-ste decisioni. Le risorse umane non sono sempre allocate e di-stribuite in modo ottimale e la loro carenza oramai divenuta cronica, non permette la speri-mentazione di modelli organiz-zativi nuovi. Poi c'è la difficol-tà nel disseminare le informa-zioni, spesso lo studio richiede un grande dispendio di energie ed il tu t to si conclude con la chiusura dei lavori ma «...una ri-cerca dovrebbe essere conside-rata conclusa non nel momen-to in cui è pubblicata, ma nel momento in cui i suoi risultati, quando sono confermati con ragionevole sicurezza, vengo-no attivamente trasferiti nella pratica clinica».

In altre parole, come sostie-ne Richard Grol «we need e-vidence-based implementation of evidence-based medicine», forse è arrivato il momento di iniziare a studiare come seria-mente far applicare le migliori evidenze disponibili. ^

( Indi r izzo e - m a i l de l l ' au to re a cui poters i r ivo lgere per i n f o r m a z i o -ni : [email protected])

Per approfondimenti S T R A U S S . E . , T E T R O E J . M . , Graham I D Know-

ledge translat ion is the use of know-ledge in health care decision making, JCHnE^pidemioI, 2011 Jan; 64 (1 ): 6-10.

CARTABELLOTTA N . , Quali strategie usano i medici per aggiornarsi, GIMBEnews, sett-ott 2010; 3 (5), ht1^f)://www.gimbe-news.it/viewartide.aspx?id_art=312.

GROLL R. , Between evidence-based practice and tota l qual i ty management : the imp lementa t ion o f cost e f fec t i ve-care, IJO^HC, 2000; 12 (4): 297-304, http://intqhc.oxfordjournals.org/con-

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o

ESSERE INFE ^ DASSION

ERI:

Dedicata a tutti quelli che, come me, hanno scelto questa professione, a tutti coloro che ci mettono il cuore e l'anima perché ci credono... A noi, che anche se a volte ci sentiamo piccoli piccoli,

SE in fondo siamo, forse, molto più grandi

^̂ DI A N N A L I S A R I C C I O

Quando il sesto giorno Dio creò l'Infermiere fu costretto a fare degli straordinari. Un Angelo gli disse:

«Signore, state lavorando da molto a questo modello». Il buon Dio rispose: «Hai visto, la lunga lista di attributi speciali, iscritti sull'ordinazione? Deve essere disponibile sia come donna che come uomo, facile da disinfettare e privo di manutenzione e non deve essere di plastica. Deve avere nervi d'acciaio e una schiena molto resistente, tuttavia deve essere esile per potersi muovere bene nei piccoli locali di servizio. Deve poter fare 5 cose alla volta tenendo sempre una mano libera». L'Angelo scosse il capo e disse: «6 mani? ma ciò non è possibile!» «Oh! Le mani non mi preoccupano!» disse il buon Dio. «Sono le 3 paia di occhi di cui deve disporre il modello standard che mi causano seri problemi: 2 occhi per vedere di notte attraverso le pareti durante la guardia e per poter sorvegliare due reparti... 2 occhi dietro la testa per vedere ciò che le si vorrebbe nascondere ma che deve assolutamente sapere... e ovviamente 2 occhi davanti che guardano il paziente e che gli dicono: "La capisco, sono qui, non si agiti..."». L'Angelo gli tirò dolcemente la manica e gli disse: «andate a dormire Signore, continuerete domani mattina». «Non posso!» rispose il buon Dio. «Sono già riuscito a fare in modo che non si ammali mai e che, se dovesse capitare, si sappia curare da solo. Inoltre che sia in grado di accettare che 10 camere doppie accolgano 40 pazienti, e che per 10 posti di lavoro siano previsti solo 5 infermieri; che ami la sua professione anche se esige molto da Lui e la paga è non è sempre quella che si aspetta; che possa vivere con gli orari sregolati e accetti di avere pochi fine settimana liberi. L'Angelo fece un giro attorno al modello dell'Infermiere «il materiale è troppo morbido» sospirò... «Ma molto resistente» replicò il buon Dio «Non sai immaginarti quanto riesca a sopportare». «Può pensare?» «Non solo pensare, ma valutare una situazione e fare dei compromessi» disse il buon Dio. L'Angelo si avvicinò al modello e si chinò sulla guancia sfiorandola con un dito: «Qui c'è una fessura - disse - vi ho già detto che cercate di concentrare troppe cose in questo vostro modello!»... «Questa fessura è prevista per una lacrima!» rispose il buon Dio. «Perchè?» chiese l'Angelo... ed il buon Dio spiegò e concluse: «Scende nei momenti di gioia, di tristezza, di delusione, di dolore e di rilassamento...» «Questa lacrima è la sua unica valvola di sicurezza» •

(Annalisa Riccio, infermiera neo laureata presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma)

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A C U R A DI M A R C O Z U C C O N I D O T T O R E M A G I S T R A L E IN SCIENZE INFERMIERISTICHE ED OSTETRICHE, POSIZIONE ORGANIZZATIVA S ICUREZZA E RISK MANAGEMENT, AZIENDA OSPEDAL IERA DI PERUGIA

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Introduzione del curatore

A l egli ultimi annil'infermie-IV ristica ha finalmente ac-quisito l'espressione di profes-sione intellettuale, chele confe-risce un notevole ampliamento dei livelli d'autonomia d'eserci-zio ma anche, parallelamente, un ugual livello di correlate re-sponsabilità di natura non sol-tanto assistenziale e clinica, ma anche etica, deontologica e giu-ridica. Inoltre, in un contesto in cui il progresso scientifico è in crescita costante e veloce, l'at-tenzione alla responsabilità pro-fessionale e la conoscenza del-le norme che regolano l'agire professionaledivengonodi fon-damentale importanza per gli infermieri. Nell'ambito del i^isk management, quando una pro-cedura sanitaria nonpr^oducegli effetti sperati o, peggio, è cau-^a diun aggr^a^amenl^o della pa-tologia, di una pr^olungata per-manenza nel luogo di ^ur^a o di altrui danni a carsico del pazien-te, si avvia sempre più spesso un increscioso percorso. Infatti, in Italia ogni anno sono migliaia le vertenze penali e civili che hanno lo scopo di accertare la r^e^pon^abilitàdell'oper^ator^esa-nitario, e di arrivare a un giusto r^isar^cimento del danneggiato. Molto spesso il sanitario viene

assolto dalle accuse, ma l'iter è lungo e complesso. Fortunata-mente la professione infermie-ristica è ancora poco interessa-ta da questo fenomeno, al con-trario della professione medica, dove si va sempre più dHH^onden-do il fenomeno della cosiddetta "medic^inadiien^i^a":pr^e^c^l^i^io-

9 a i rase i t^a responsabilità dell'infermiere consiste nell'assistere, nel curare e nel prendersi cura della persona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo

Art. 3, Codice Deontologico dell'Inf^ermier^e, 2009

ne di esami, cur^e e r^ico^er^ir^ite-nuti superHuima idonei ad e^i-tar^e contenzioni e f^or^nir^e solidi argomenti di difesa in caso di pr^oce^so. Q^uesl^e v^ocidispesa di natur^a pr^ecau^ionale f^anno lie-vit^ar^e in modo sensibile il co^to del sistema sanitar'io nazionale. In questo numero, congiunta-

mente alla collega t^aur^a Fon-tel^r^o^ciani, sar^à aff^^ontato il te-ma della r^e^ponsabilità pr^of^e^-sionale dell'inf^er^mier^e, non so-lo il"c^lien1^e"ma anc^he so l'or^gani^^a^ione in c^uiil pr^o-f^es^ionisl^a è inser^ito.

LA RESPONSABILITÀ DELL'INFERMIERE

La responsabilità è la situa-zione per cui un soggetto

giuridico è tenuto a rispondere di un atto illecito o della viola-zione di un obbligo. La respon-sabilità giuridica in ambito sa-nitario è chiamata Responsa-bilità Professionale ed è basata sugli stessi parametri che disci-plinano la responsabilità di qua-lunque cittadino che in qual-che modo abbia determinato un danno ingiusto ad altri (ad es. lesioni personali o morte). I prin-cipi giuridici che sono alla base della Responsabilità Professio-nale sono altresì identici per tu t -t i i professionisti della sanità. Le responsabilità di chi eserci-ta una attività sanitaria sono tradizionalmente suddivise in: I penale, I civile,

I disciplinare e amministrativa, I deontologica, I dirigenziale.

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La responsabilità penale

Ai f ini della comprensione di questo tipo di responsabili-tà è utile fare riferimento al di-ritto penale, una branca del di-r i t to pubblico che determina quali comportamenti sono pu-niti dalla società con la san-zione di una pena. L'applica-zione della pena si ha in pre-senza di reato, cioè di un com-portamento umano lesivo che si attua mediante azione o omissione. Nel reato sono pre-senti un elemento oggettivo e uno soggettivo. Nel primo di-stinguiamo: I La condotta che può consi-

stere in una azione o in una omissione;

I L'evento, cioè il risultato di una azione o un'omissione in conseguenza della condotta;

I Il nesso di casualità, che è il rapporto che intercorre tra la condotta e l'evento.

Nell'elemento soggettivo, a seconda della volontà del sog-getto si può distinguere: I Il dolo, che si caratterizza per

la volontà della condotta of-fensiva e per la previsione di un evento dannoso;

I La colpa, si caratterizza per la non volontà di compiere un determinato fatto che si ve-rifica per negligenza, impru-denza, imperizia.

I La preterintenzione, quando si procurano effetti superio-ri a quelli previsti.

Responsabilità dolosa È rappresentata da t ra-

sgressioni volontarie e coscien-ti, tal i da presupporre il dolo, collegate con l'esercizio della

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professione sanitaria, come ad esempio rivelazione del segre-to professionale (art. 622 c.p.) o d'uff icio (art. 326 c.p.), in-terruzione di pubblico servizio (art. 331 c.p.), ecc.

Responsabilità colposa

È la forma più tipica e fre-quente di responsabilità pro-fessionale per l'Infermiere e si realizza, ai sensi dell'art. 43 del c.p., quando un infermiere, per negligenza, imprudenza o im-perizia (colpa generica) ovve-ro per inosservanza di leggi, re-golamenti, ordini o discipline (colpa specifica), cagiona, sen-za volerlo, la morte o una le-sione personale del paziente. Nell'ipotesi di colpa specifica, la violazione di norme imposte per legge comporta la presun-zione di colpa nei riguardi dei danni conseguenti, senza pos-sibilità da parte dell'incolpato di fornire la prova del contra-rio (errore inescusabile).

I reati colposi possono es-sere commessi per: negligen-za, imprudenza, imperizia ed Inosservanza. La negligenza consiste nello svolgimento del-la propria attività senza un im-pegno sufficiente. Si ha impru-denza quando si opera senza seguire le regole suggerite dal-le conoscenze e dall'esperien-za. L'imperizia è il comporta-mento di chi agisce non dispo-nendo di sufficienti conoscen-ze, che dovrebbe invece posse-dere. Infine l'inosservanza con-siste, come già evidenziato, nel non attenersi alle regole det-tate dalle leggi o regolamenti, dalle disposizioni ricevute o dal-la consuetudine.

La pena è la sanzione che l'ordinamento giuridico attr i -

buisce all'autore del reato e che viene erogata mediante un pro-cesso. La pena deve essere: per-sonale, proporzionale e legale. La responsabilità penale quin-di è personale e può essere do-losa o colposa, commissiva od omissiva, può configurare rea-t i comuni, come nel caso di le-sione personale e di omicidio, oppure costituisce reati esclu-sivi e propri della professione, come la falsità ideologica o l'omissione di referto.

Responsabilità civile

Il dir i t to civile ha una di-versa finalità e un diverso am-bito rispetto al diritto penale, quest'ultimo, essendo un dirit-to pubblico, punta a reprimere le violazioni mediante punizio-ni mentre il diritto civile è pri-vato e tutela gli interessi pri-vati e la reintegrazione del di-retto leso. Uno stesso fatto può essere fonte sia di responsabi-lità penale che civile e quest'ul-t ima può essere sia di tipo ex-tra contrattuale che contrat-tuale. Nella responsabilità ex-tra contrattuale (o responsabi-lità aquiliana, dal nome della prima legge che la disciplinò) si applica il principio del Nemi-nem t^edere (non ledere i dirit-t i protetti).

L'articolo 2043 del c.c. af-ferma che «ogni fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto di ri-sarcire il danno». Il fatto quin-di deve essere doloso o colpo-so, deve esserci un nesso di ca-sualità tra il fatto e l'evento, il danno procurato deve essere in-giusto. Al danneggiato è dovu-ta una indennità equa a discre-zione dei giudici e chi chiede i

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risarcimento deve dimostrare la colpevolezza dell'autore del fat-to illecito. Chi procura un dan-no per legittima difesa e chi ha compiuto il fatto in stato di ne-cessità per salvare se stesso o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona non ne è responsabile (artt. 2044 e 2045 c.c.). Nella responsabilità contrattuale si ha responsabi-lità quando c'è una violazione di un rapporto obbligatorio (ob-bligazione) contratto prima del-l'evento che ha causato il dan-no. L'amministrazione del-l'azienda sanitaria (ASL e Azien-da Ospedaliera), ma anche le strutture sanitarie private ri-spondono verso il paziente per la responsabilità contrattuale. In questo tipo di responsabili-tà è sufficiente per il paziente dare la prova del danno mani-festatosi in occasione della cu-ra; sarà poi il sanitario e la strut-tura in cui costui opera ad as-sumere, nei confronti del pa-ziente, specifici obblighi. Nel-l'ambito della responsabilità ci-vile la colpa professionale sa-nitaria si divide in due distinte categorie: I COLPA LIEVE: è l'omissione

di diligenza, ovvero negligen-za dovuta all'approntamen-to non conforme al caso com-pleto e che ha causato un danno lieve o ingente nel-l'esecuzione.

I COLPA GRAVE: è il compi-mento da parte del profes-sionista di un errore grosso-lano, dovuto alla violazione di regole fondamentali e al-la mancanza dell'utilizzo di minime precauzioni ed è una colpa non scusabile. Questo tipo di colpa va valutata ca-so per caso; è colpa grave

quella causata da particola-re negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero con un li-vello minimo di diligenza, prudenza o perizia. I dipen-denti del Servizio Sanitario Nazionale sono coperti da po-lizze assicurative aziendali; l'Azienda però può attivare il principio di rivalsa, che con-siste nell'obbligare il dipen-dente di rifondere all'azien-da quanto da essa versato al-l'utente danneggiato. In ba-se al recente contratto nazio-nale c'è la possibilità per le aziende di stipulare una po-lizza aggiuntiva per l'ipotesi di colpa grave dei dipenden-t i inquadrati all'interno del-la categoria D (infermieri, ostetriche, fisioterapisti, tec-nici sanitari, ecc.). A tal pro-posito anche la Federazione Nazionale dei Collegi IP.AS.VI. consente agli iscritti IP.AS.VI. di beneficiare di un sistema di protezione in caso di ri-sarcimento per responsabili-tà professionale, uno stru-mento che oltre a garantire una copertura assicurativa, tramite una convenzione con la Carige Assicurazioni, per-mette di controllare i rischi effettivi della professione ed offre agli iscritti un costante appoggio nelle questioni ri-ferite alla responsabilità pro-fessionale di ambito civile.

Responsabilità disciplinare e amministrativa

Per i professionisti dipen-denti il datore di lavoro ha un potere disciplinare che può eser-citare in base a ciò che è rico-nosciuto nella normativa legi-

slativa e contrattuale. La priva-tizzazione del rapporto di pub-blico impiego ha ex novo rego-lamentato la responsabilità di-sciplinare (art.55 del D.lgs. 30 marzo 2001, n. 165).

La responsabilità discipli-nare è quella forma di respon-sabilità in cui incorre il lavora-tore, che non osserva obblighi contrattualmente assunti, fis-sati nella contrattazione col-lettiva e recepiti nel contratto individuale, dalla legge o dal codice di comportamento. Ta-le responsabilità comporta l'ap-plicazione da parte del datore di lavoro di sanzioni conserva-tive (richiamo, rimprovero, multa, sospensione dal servizio e dalla retribuzione) o espulsi-ve (licenziamento con o senza preavviso). I principi cardine di questo tipo di potere sanzio-natorio sono:

I l'obbligatorietà: presso la pub-blica amministrazione l'azio-ne disciplinare è obbligato-ria, in quanto rispondente ai principi costituzionali di buon andamento della stessa e di legittimità dell'azione ammi-nistrativa.

I la tempestività: l'attivazione e la conclusione del procedi-mento disciplinare deve esse-re tempestiva, per garantire sia l'effettività del diritto di difesa dell'incolpato (dal mo-mento che, minore è il lasso di tempo tra la commissione della presunta infrazione ed il procedimento disciplinare, maggiore è la possibilità per l'incolpato di reperire valide argomentazioni difensive e prove di supporto), sia l'inte-resse del datore ad una rea-zione congrua ed esemplare per gli altri lavoratori.

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I la tassatività: in un regime or-mai privatizzato, in ossequio alla libera determinazione delle parti negoziali, sono sta-te concordate un numero tas-sativo di sanzioni infliggibili. Queste ultime sono: rimpro-vero verbale; rimprovero scrit-to (censura); multa di impor-to variabile fino ad un mas-simo di quattro ore di retri-buzione; sospensione dal ser-vizio con privazione della re-tribuzione fino a dieci giorni; sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da undici giorni f ino ad un massimo di sei mesi; licenzia-mento con preavviso; licen-ziamento senza preavviso. Sanzioni inflitte al di fuori di tale elenco tipico sono illegit-time: ne consegue che l'uso "paradisciplinare" ed atipico di misure gestionali, quali il trasferimento per incompati-bilità ambientale del lavora-tore, si presta a censure in am-bito giurisdizionale.

I la gradualità sanzionatoria: il sistema sanzionatorio disci-plinare deve ispirarsi alla pro-gressiva e graduale crescita delle sanzioni comminabili a fronte di comportamenti pro-gressivamente più gravi e ta-le ascesa punitiva non deve prevedere salti logici tra una sanzione e l'altra.

I il contraddittorio procedimen-tale: esso rappresenta il dirit-to dell'incolpato di potersi di-fendere, venendo sentito o producendo prove e documen-ti, prima che l'organo titolare di potestà sanzionatoria adot-ti misure sanzionatorie.

La responsabilità ammi-nistrativa è un t ipo di respon-

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sabilità patrimoniale che si concretizza in capo ad un di-pendente della pubblica am-ministrazione che si rende col-pevole di un danno alle casse erariali. Il danno alle casse era-riali si può realizzare o perché il dipendente ha danneggiato direttamente lo stato o per-ché ha costretto lo stato a ri-sarcire un altro cittadino a cau-sa di un errore del dipendente pubblico.

La Costituzione italiana, in-fatti, prevede che in caso di dan-no provocato da un dipenden-te pubblico sia lo Stato a risar-cire il cittadino danneggiato e che solo successivamente lo Stato si rivalga sul dipendente. Il danno deve essere cagiona-to dal dipendente nell'eserci-zio delle sue funzioni a segui-to di una condotta illegittima. Secondo l'attuale ordinamen-to giurisprudenziale (il giudizio sulla responsabilità ammini-strativa viene trattato dalla Cor-te dei Conti) nel caso della re-sponsabilità amministrativa i giudici hanno l imitato la re-sponsabilità ai soli casi di dolo o di colpa grave per cui un di-pendente pubblico che causa un danno erariale ma che lo fa con una negligenza minima non incorre nella responsabilità am-ministrativa.

Responsabilità deontologica

Oltre al processo di evolu-zione professionale e alle dispo-sizioni legislative relative al si-stema sanitario il Codice De-ontologico rappresenta una co-ordinata fondamentale che può orientare l'attività di assisten-za infermieristica in maniera da risultare non solo tecnicamen-

te avanzata, ma anche consa-pevole, responsabile, etica. Il Co-dice è un insieme convenuto di regole e aspettative per orien-tare la pratica della professio-ne con la funzione anche di pro-muovere e mantenere gli stan-dard etici di condotta profes-sionale.

Esso rappresenta un model-lo nel campo dei doveri profes-sionali ma ha anche evidenti ricadute sulla responsabilità professionale. La legge n. 42 del 26 febbraio 1999 "Disposizioni in materia di professioni sani-tarie" (art. 1) e la legge n. 251 del 10 agosto 2000 "Disciplina delle professioni sanitarie infer-mieristiche, tecniche, della ria-bilitazione, della prevenzione nonché della professione oste-trica" (art. 1) individuano nel Codice Deontologico uno dei determinati del campo proprio di attività e di responsabilità del-le professioni sanitarie. L'infer-miere deve quindi agire rispet-tando le norme interne di au-toregolazione stabilite nel Co-dice Deontologico.

La soggezione alla discipli-na del Collegio IP.AS.VI. non ri-guarda solo l'esercizio della li-bera professione, ma anche quello relativo al rapporto di di-pendenza da un'amministrazio-ne sia pubblica che privata. Le sanzioni disciplinari ed i relati-vi procedimenti sono assunti dal Consiglio Direttivo nei confron-t i dei professionisti iscritti al-l'Albo che si rendono colpevoli di mancanze nell'esercizio del-la professione, di abusi o di fat-t i disdicevoli al decoro profes-sionale. Il procedimento disci-plinare è promosso d'ufficio o su richiesta del Prefetto e del Procuratore della Repubblica e viene attivato presso il Collegio Provinciale al quale l'infermie-

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'SI 3 k CD

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re è iscritto. Quando risultano fatt i che possono formare og-getto di procedimento discipli-nare il Presidente del Collegio verifica le circostanze, ascolta il professionista e riferisce al Consiglio che assume le relati-ve deliberazioni. All'interessato viene notif icato l'addebito, il termine entro il quale può pren-dere visione degli atti relativi al suo deferimento a giudizio pre-liminare e produrre le proprie controdeduzioni scritte; il luo-go, il giorno, l'ora in cui sarà sot-toposto a giudizio disciplinare. Le sanzioni disciplinari sono: I la diffida a non ricadere nel-

la mancanza commessa; I la censura scritta, cioè la di-

chiarazione di biasimo per la mancanza commessa;

I la sospensione temporanea dall'esercizio professionale (da uno a sei mesi);

I la radiazione dall'Albo.

La radiazione dall'Albo è pronunciata contro l'iscritto che con la sua condotta abbia com-promesso gravemente la sua re-putazione e la dignità della pro-fessione infermieristica. Altre cause di radiazione dall'Albo professionale sono le condan-ne per alcuni reati previsti dal Codice Penale. Il professionista può essere reiscritto all'Albo se interviene la riabilitazione se-condo le norme di legge.

Responsabilità dirigenziale

L'ordinamento attribuisce ai dirigenti un insieme di poteri complessi ed incisivi, con una precisa responsabilità nella ge-stione degli apparati e delle ri-sorse umane, che tiene conto

anche della tutela del lavorato-re inteso nella sua accezione più ampia. L'attuale disciplina del rapporto di lavoro dirigenziale, in tale ambito, è imperniata su meccanismi da un lato di rico-noscimento della professionali-tà del dirigente e dall'altro di attribuzione di rilevanti respon-sabilità. Lo stesso Decreto Legi-slativo 150/2009 ha introdotto principi quali il rafforzamento del potere datoriale del dirigen-te, una maggiore tutela e garan-zia al momento del conferimen-to dell'incarico, il principio del-la trasparenza totale.

Per gli infermieri che rico-prono incarichi dirigenziali so-no previste quindi anche le se-guenti responsabilità: I la responsabilità in vigilando

e dirigendo, I la responsabilità dei risultati

della gestione finanziaria, tecnico e amministrativa,

I la responsabilità della realiz-zazione dei programmi rispet-to agli obiettivi prefissati.

Conclusioni Per concludere è doveroso

sottolineare che le responsabi-lità sopra citate non sono tra lo-ro incompatibili o alternative, in quanto spesso la medesima condotta illecita viola diversi precetti legislativi o contrattua-li, originando concomitanti rea-zioni per opera delle norme vio-late. Si pensi al caso di un in-fermiere coordinatore che ac-cetti tangenti per facilitare l'ac-cesso di un paziente a determi-nate prestazioni eludendo le li-ste d'attesa: tale comportamen-to configura un reato (corruzio-ne, art. 319 cod. pen.), un ille-cito civile verso gli altri pazien-

t i con precedenza in lista (art. 2043 cod. civ.), un illecito am-ministrativo (danno all ' imma-gine dell'amministrazione), un illecito disciplinare (violazione del codice di condotta del pub-blico dipendente) e un illecito deontologico (ai sensi degli artt. 17 e 44 del Codice Deontologi-co vigente). Si pensi ancora al-l'infermiere, che, dopo aver t im-brato il badge di ingresso, si al-lontani dal servizio per ore per motivi personali: oltre ai risvol-t i penali (false attestazioni e cer-tificazioni) e disciplinari, si con-figura anche illeciti amministra-tivo-contabili (danno all'imma-gine dell'ente e danno da ero-gazione di retribuzione da par-te della pubblica amministra-zione senza fruire di contropre-stazione). ^

(La r^esponsabìlìtà dell'inf^er-mier^e di Laura Fontetrosciani e Marco Zucconi, dottori Mag.li in Scienze infermier ist iche e ostetriche, Dipart imento Pro-fessioni Sanitarie, Azienda Ospedaliera di Perugia)

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C4 DI M A U R I Z I O DAVI

R E F E R E N T E INFERMIERISTICO " C L U B S P D C P O R T E A P E R T E " - C E N T R O S A L U T E MENTALE A P S S DI T R E N T O

L'ESPERIENZA DEL SERVIZIO PSICHIATRICO DIAGNOSI E CURA DI TRENTO

8" EGIE DI COINVOLGIMENTO J 1

ATRICIA p

o a re CD

C i CO

ABSTRACT È ormai largamente accettata l'idea che la genesi di quadri gravi di disabilità psichica o di disordini

dello sviluppo psico-mentale sia di tipo multifattoriale e che gli interventi in ambito psichiatrico debbano quindi essere multidisciplinari e di diverso tipo: riabilitativo, psicoterapeutico, medico-farmacologico,

assistenziale ed anche educativo. Attualmente nella maggior parte dei Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura non vi sono strategie di coinvolgimento degli utenti alla cura, il trattamento in queste strutture

infatti si basa quasi esclusivamente sulla terapia farmacologica. Da diversi anni, in alcuni SPDC si sta cercando di superare i limiti di pratiche basate esclusivamente sull'accudimento, sulla custodia e sull'uso del farmaco al fine di promuovere la responsabilità personale in un ottica di "cogestione"

della malattia anche in fase acuta, secondo la convinzione che "nessuno è privo di risorse". Nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Trento si stanno utilizzando pratiche utili a supportare gli utenti

verso processi di cambiamento e di sviluppo positivo. Alcune di queste pratiche sono: la Terapia cognitivo-comportamentale (basata sul modello stress-vulnerabilità-coping),

il "progetto UFE" (basato sui principi dell' Empowerment) la pratica del tenere le porte aperte ("No restraint method"). Il progetto effettuato dall'equipe di Trento in questi anni

può considerarsi apripista di un percorso riproducibile ovunque.

PAROLE CHIAVE "Open doors", "No restraint method", "Empowerment", "Locked doors"

Introduzione A

Eormai largamente accetta-ta l'idea che la genesi di

quadri gravi di disabilità psichi-ca o di disordini dello sviluppo psico-mentale sia di tipo mul-tifattoriale e che gli interventi in ambito psichiatrico debba-no quindi essere multidiscipli-nari e di diverso tipo: riabilita-tivo, psicoterapeutico, medico-farmacologico, assistenziale ed anche educativo.

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L'applicazione della Legge 180 nel lontano 1978 che ha portato alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici, ha certa-mente, cambiato la visione del-la Psichiatria. La concezione di "malattia psichiatrica" da in-guaribile e puramente clinica, si è evoluta verso una conce-zione "riabilitativa" che valoriz-za le risorse della persona.

Attualmente nella maggior parte dei Servizi Psichiatrici Dia-gnosi e Cura non vi sono stra-tegie di coinvolgimento degli

utenti alla cura, il trattamento in queste strutture infatti si ba-sa quasi esclusivamente sulla terapia farmacologica. Que-st'ultima pur essendo efficace negli episodi psicopatologici acuti, è poco utile nell'aiutare i pazienti ad acquistare mag-giore consapevolezza dei pro-blemi connessi con l'insorgen-za della crisi e non aiutano a migliorare le capacità di inte-razione con l'ambiente e a svi-luppare una progettualità post dimissione.

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O Da diversi anni, in alcuni l i SPDC si sta cercando di supe-

e r a r e i limiti di pratiche basate esclusivamente sull'accudimen-

i o t o , sulla custodia e sull'uso del a z f a r m a c o al fine di promuovere

^ la responsabilità personale in un s o t t i c a di "cogestione" della ma-

lattia anche in fase acuta, se-condo la convinzione che "nes-suno è privo di risorse"1.

A questo proposito già da diversi anni nell'SPDC di Tren-to si stanno utilizzando prati-che utili a supportare gli uten-ti verso processi di cambiamen-to e di sviluppo positivo. Alcu-ne di queste pratiche sono: la Terapia cognit ivo-comporta-mentale (basata sul modello stress-vulnerabilità-coping), il "progetto UFE" (basato sui prin-cipi dell' Empowerment) la pra-tica del tenere le porte aperte.

Scopo (ipotesi di ricerca)

Attraverso l'esperienza del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Trento ci si propone di esplorare alcune delle stra-tegie di coinvolgimento di uten-t i e familiari nei reparti psichia-trici a porte aperte.

SPDC a porte aperte

Sul territorio nazionale, i re-parti psichiatrici con le "porte aperte" (non chiusi a chiave) che non fanno uso di metodi di contenzione sono ancora una minoranza (Tabella 1). I repar-ti psichiatrici che utilizzano me-todi di lavoro tradizionali (por-te chiuse e utilizzo di mezzi di contenzione fisica) sono anco-ra l'80%2. In altri paesi europei i servizi ospedalieri per pazien-t i psichiatrici acuti che hanno

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le porte aperte sono più di f fu-si, come risulta da studi con-dotti in Inghilterra (e in parti-colare a Londra) dove tale mi-sura viene presa dal 75% delle strutture3.

Alcuni studi che hanno messo a confronto strutture con porte aperte e chiuse, hanno evidenziato un maggior gradi-mento delle persone ricovera-te negli SPDC a porte aperte4. In uno studio effettuato da Van Der Merwe M. et al, le porte chiuse sono state associate con un aumento dell'aggressività dei pazienti, diminuzione della soddisfazione, aumento della severità dei sintomi, aumento degli episodi di fuga5. In uno studio effettuato a Trento che andava ad esaminare per mez-zo di un questionario (tratto da Journal of Clinical Nursing6 e tradotto in italiano da dr. A. Sal-vi - CSM Trento), la percezione degli utenti ricoverati in SPDC riguardo vantaggi/svantaggi di un reparto con porte aperte, è emerso che con le porte chiuse aumenterebbero il senso di fru-strazione, paura, demotivazio-ne, oppressione, depressione.

Lavorare con le porte aper-te significa più umanità e un clima più disteso, meno situa-zioni pericolose ed agiti aggres-sivi, meno situazioni di rottura. Questo a vantaggio di tut t i quei criteri (auto-responsabilizza-zione, non violenza, auto-de-terminazione, co-gestione e co-noscenza della propria malat-tia, partecipazione al progetto terapeutico, conoscenza di sé, condivisione delle esperienze) indispensabili per ottenere una maggior collaborazione degli utenti al processo di cura e crea-re i presupposti per uno svilup-po positivo dell'individuo che sia in grado di affrontare gli

avvenimenti dolorosi che pos-sono aver condotto al ricovero e risorgere quindi dalle situa-zioni traumatiche.

La porta chiusa è certamen-te oltre ad una barriera fisica, un messaggio di barriera rela-zionale e terapeutica che rin-forza stereotipi di pericolosità. Viceversa riuscire a tenere la porta aperta attraverso un sen-sato sistema di alleanze, con re-sponsabilità, attraverso una scelta di tu t t i gli operatori, rap-presenta un riconoscimento dei diritt i del cittadino-utente ed un indicatore di buona profes-sionalità7.

Il progetto porte aperte a Trento

Il progetto porte aperte del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) di Trento è nato nel 2007 in coerenza con le pra-tiche e la cultura dell 'empo-werment e del "Fareassieme" già da anni presenti all'interno del servizio. Al l ' interno del-l'SPDC si è formato un gruppo di lavoro multidisciplinare for-mato da rappresentanti di tu t -to il Servizio (medici e opera-tori del reparto, medici e ope-ratori delle equipe territoriali, pazienti, famigliari e cittadini coinvolti). Dopo aver effettua-to una attenta revisione della letteratura si è cercato un con-fronto reale con le esperienze italiane no restraint, recando-si in visita in alcuni degli SPDC che lavorano già con le porte aperte. Il confronto tra i mem-bri dell'equipe è stata ulterior-mente stimolata da uno stu-dio effettuato a Trento che an-dava ad indagare i "bisogni for-mativi del personale nei repar-t i psichiatrici a porte aperte"8

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e dalla distribuzione (anche a utenti e familiari) di un que-stionario sui "vantaggi/svan-taggi riguardo l'apertura delle porte del reparto psichiatrico". I risultati discussi in una riu-nione generale all'interno del servizio hanno esplicitato que-stioni spinose in tema di sicu-rezza, responsabilità, coinvol-gimento relazionale, di potere all'interno della relazione di cu-ra, queste tematiche sono sta-te successivamente affrontate nell'ambito di un incontro spe-cifico con il supporto della Me-dicina Legale e della Magistra-tura. Al fine di favorire la rea-lizzazione di questo progetto, il lavoro del gruppo è stato suc-cessivamente supportato oltre che dall'intera Unità Operati-va anche dell'Azienda Sanita-ria attraverso la realizzazione di cambiamenti organizzativi (creazione di un "gruppo cri-si") e l'avviamento di lavori di ristrutturazione del reparto che termineranno nel 2011.

La creazione di un unico gruppo crisi ("Area Criticità") ha permesso di: favorire una stretta comunicazione tra re-parto ospedaliero - Centro Sa-lute Mentale - Day Hospital-Centro Diurno; valutare quoti-dianamente il livello di com-plessità dell' SPDC (riunioni quotidiane integrate tra SPDC e CSM, rotazione del persona-le, supporto diurno di opera-tori del CSM in caso di utenti in Trattamento Sanitario Ob-bligatorio); favorire l'utilizzo di strumenti per il miglioramen-to continuo della qualita' (Hot Situation per il monitoraggio delle situazioni critiche, sche-da di valutazione del clima di reparto, programmi persona-lizzati integrati nella "Scheda rosa", scala monitoraggio del-

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SPDC A PORTE N-POSTI CLASSE FREQUENZA ORARI DI APERTURA APERTE * LETTO ALLONTANAMENTI PORTE GESTIONE TSO

SPDC MATERA 8 A Non frequenti

(chiuse se TSO) Porte aperte sempre

SPDC PORTOGRUARO 15 A Non frequenti Porte aperte h 8-20

(TSO sorveglianza continua)

SPDC CALTANISSETTA

13+ 2 A Non frequenti Porte aperte h 8-21

(TSO sorveglianza continua)

SPDC SIENA 8 A Non frequenti

Porte aperte h 8-21

(TSO sorveglianza continua)

sistema di allarme

SPDC ROMA 15 fino

a 22 A Non frequenti

(3-4 al mese)

Porte aperte h 8-01

(TSO sorveglianza continua)

SPDC PESCIA 6 A Non frequenti

(circa 2 al mese) Porte aperte h 7-21

(TSO sorveglianza continua)

SPDC GROSSETO 10

(6 +4DH) A

Non frequenti (1 ogni 2-3 mesi)

Porte aperte h 7-21

(chiuse se TSO

o situazione di cr^si acuta)

(ex) SPDC GORIZIA

(CSM 24 ore) 12 A Non frequenti

Porte aperte sempre

(CSM nelle 24 ore)

SPDC CAGLIARI 27 A Non frequenti - - -

SPDC MESTRE 12 B - - - - - -

SPDC VENEZIA 12 B - - - - - -

SPDC PERUGIA 24 B - D - - - - - -

SPDC ODERZO - B - - - - - -

SPDC BOLZANO 10 A Non frequenti Porte aperte sempre

SPDC TRENTO

(10/01/2010) 14 A - - -

Porte aperte h 8-20 (TSO sorveglianza

continua con supporlo "dell'Area Crisi')

SPDC ALESSANDRIA 15 D - - - - - -

SPDC S. MARCO

IN LAMIS - D - - - - - -

SPDC ISEO - D - - - - - -

SPDC TREVISO - D - - - - - -

Tabella 1 - Reparti psichiatrici in Italia che non fanno uso di metodi di contenzione: * CLASSE A: PORTE APERTE E NO CONTENZIONE CLASSE B: PORTE CHIUSE NO CONTENZIONE CLASSE D: PROGETTO PORTE APERTE IN CORSO

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CM

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C i co

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l'aggressività manifesta, la sca-la di monitoraggio HoNOS9).

Le modifiche strutturali so-no state avviate invece al fine di: creare maggiori spazi con la possibilità di svolgere att ivi-tà ricreative per/con gli utenti (palestra, gruppi mutuo aiuto, ping pong, calcetto...), favorire delle strategie per evitare al-lontanamenti non autorizzati, avere una maggior visibil ità sulla porta d'ingresso (sposta-mento dell'ambulatorio infer-mieristico con posizionamen-to di una vetrata).

Il progetto di apertura del-le porte effettuato dall'equipe di Trento in questi anni può considerarsi apripista di un per-corso riproducibile ovunque. Presupposti fondamentali per realizzare al meglio il proget-to porte aperte in SPDC sono: in primis la volontà di attuare tale politica, una chiara diret-tiva dipartimentale, che enun-ci gli obiettivi da perseguire e che dia alle strutture le neces-sarie risorse ambientali e uma-ne; un Dipartimento di Salute Mentale con fluidi collegamen-t i tra le varie strutture che lo compongono; una equipe uni-ca fra ospedale e territorio (Area criticità); degli SPDC con un nu-mero di posti letto ridotto (10-12 al massimo); dei Centri di Salute Mentale aperti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7; delle re-sidenze esterne con un nume-ro ridotto di utenti e in grado di affrontare le crisi dei pazien-t i con il supporto del servizio territoriale; una pertinente do-tazione di personale territoria-le (per essere in grado di sup-portare il reparto in caso di bi-sogno); un redditizio rapporto con i medici di base e un buo-na collaborazione con il Cen-tro Salute Mentale'".

La terapia TCC cognitivo-comportamentale

Nei reparti psichiatrici di diagnosi e cura tradizional-mente si attuano delle prati-che che tengono poco conto delle strategie a medio-lungo termine che dovrebbero carat-terizzare l'assistenza dei pa-zienti gravi. La finalità dell' in-tervento cognitivo-comporta-mentale di gruppo in SPDC è quella di stimolare processi di cambiamento e di sviluppo po-sitivo nei pazienti cercando di favorire processi di responsa-bilizzazione. La terapia cogni-tivo-comportamentale (TCC) è un approccio orientato al pro-blema e alla gestione di perso-ne con disturbi mentali o psi-cologici che si basa sul model-lo stress-vulnerabilità-coping11. Ciascuno ha una propria par-ticolare vulnerabilità allo svi-luppo di una condizione di stress, intesa come reazione psicobiologica a eventi e a si-tuazioni di vita definite fa t to-ri stressanti (stressor). Le stra-tegie di coping rappresentano l'insieme di pensieri e compor-tamenti (con le emozioni col-legate) con i quali le persone affrontano i fattori stressanti per cercare di ridurre l ' impat-to negativo sulla mente e sul corpo.

Secondo questo modello, si otterranno esiti migliori sia riducendo la vulnerabilità allo stress (ad esempio mediante i farmaci), sia portando i pazien-t i a scegliere e a mettere in at-to strategie di coping più eff i -caci. L'obiettivo di tu t t i gli in-contri è quello di permettere una condivisione tra il gruppo degli operatori e il gruppo dei pazienti al fine di rendere par-tecipe il paziente delle decisio-

ni che riguardano la sua cura partendo dall'esperienza della crisi che ha determinato il ri-covero.

Nell' SPDC di Trento la Te-rapia cognitivo comportamen-tale basata sul modello stress-vulnerabilità-coping è stata av-viata nel 2004, con lo scopo ap-punto di sviluppare una parte-cipazione attiva ed informata dei pazienti, partendo dal pre-supposto che l'utente è il pri-mo esperto della sua malattia.

Questa viene effettuata in gruppo ogni mattina (minimo 4 utenti) e viene condotta da due operatori formati tra infer-mieri, EP, TERP, medici. Alcuni dei moduli proposti sono: "Co-sa è successo prima del rico-vero", "Stress-vulnerabilità", "Psicofarmaci" e "Segni pre-coci di crisi".

In uno studio effettuato, vengono riportate le valutazio-ni di efficacia della TCC in pa-zienti psicotici acuti durante il ricovero in SPDC. Il disegno era di tipo pre-post. I risultati han-no evidenziato una diminuzio-ne dei TSO e dei revolving do-or di 1/3; una riduzione di più del 50% degli episodi di aggres-sività; la completa scomparsa delle contenzioni fisiche e de-gli allontanamenti non autoriz-zati dal reparto. Il clima del re-parto è nettamente migliorato e l'opinione dei pazienti sull'uti-lità dell'intervento di gruppo è stata molto favorevole12.

Il progetto "UFE"

Il progetto "UFE" è il risul-tato più visibile della filosofia del "Fareassieme" di Trento ba-sato sui principi dell '"Empo-werment". Gli UFE sono tu t t i quegli utenti e familiari che per

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storia personale hanno acqui-sito un sapere esperienziale che li mette in condizione di poter fornire in modo strutturato e continuativo delle prestazioni, riconosciute in diverse aree di att ività del Servizio di Salute Mentale di Trento. L'impiego degli UFE (attualmente una cinquantina) è previsto in più ambit i del Servizio, essi pro-muovono la qualità delle pre-stazioni favorendo la condivi-sione, il protagonismo attivo e la centralità dell'utente nel pre-corso di cura. Essi già da alcu-ni anni si stanno diffondendo in altri servizi italiani e in al-cune realtà estere (Pechino, Berlino, Svezia).

Anche all'interno del Servi-zio Psichiatrico diagnosi e Cu-ra gli "UFE" si affiancano agli operatori nelle situazioni di cri-ticità, dando vicinanza, suppor-to e opportunità di dialogo. L'orario di lavoro degli UFE in SPDC è dalle 9 alle 16. Negli in-contri di gruppo previsti duran-te la mattinata in SPDC gli UFE collaborano a creare un clima di accettazione e collaborazio-ne, sembra che l'esempio for-nito da altri utenti, "dai pari" con cui il paziente può identi-ficarsi lo aiuti a sentirsi più re-sponsabile della cura del suo disturbo e ad accettare di col-laborare con i professionisti di salute mentale.

Altre attività che vengono svolte in SPDC al fine di miglio-rare il clima di reparto sono il gruppo Shiatzu, la ginnastica dolce, il Cineforum, il gruppo cucito (Border-Bag) e quello delle acconciature. Nel giugno 2007 grazie alla filosofia e al-la pratica del Servizio, il Cen-tro di Salute Mentale di Tren-to ha ottenuto anche un rico-noscimento nazionale. È stato

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infatti riconosciuto come "uni-co esempio di buona pratica" per lo sviluppo concreto di un concetto di "amministrazione condivisa" e di partecipazione civica.

Conclusioni In questa analisi attraverso

l'esperienza del Servizio Psichia-trico Diagnosi e Cura di Trento sono state esplorate alcune del-le strategie di coinvolgimento di utenti e familiari nei reparti psichiatrici a porte aperte.

Abbiamo visto come lavo-rare con le porte aperte e uti-lizzare strategie di lavoro che mettono l' utente "al centro" del percorso di cura anche in situazioni di crisi acuta contri-buiscono a sviluppare criteri positivi come l'autoresponsa-bilizzazione, la non violenza, l'auto-determinazione, lo svi-luppo di capacità che promuo-vono alla resilienza, la co-ge-stione e la conoscenza della propria malattia, la partecipa-zione al progetto terapeutico, la conoscenza di sé, la condi-visione delle esperienze. Tutti criteri che valorizzano la re-sponsabilità personale e l'au-toatt ivazione in un ott ica di "cogestione" della malattia an-che in fase acuta, secondo la convinzione che "nessuno è pri-vo di risorse" .

Il paziente "empowered" in-fat t i vuole determinare le pro-prie scelte di vita, assumendo-si le proprie responsabilità e im-pegnandosi a passare da una vita protetta a una vita norma-le. Il cittadino oggi chiede di non essere più solamente og-getto dei programmi terapeu-tici ma soggetto consapevole e coinvolto.

Bibliografia 1 D E STEFANI R . , Il fareassieme di utent i ,

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DI D A N I E L E S A N T O R E L L I LAUREATO IN INFERMIERISTICA P R E S S O L'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA - FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA TERNI

LA LIBERA PROFESSIONE INFERMIERISTICA OVA OPPOR

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ABSTRACT La libera professione infermieristica oltre a rappresentare un'innovazione professionale

ed occupazionale permette di improntare un tipo di assistenza sempre più volta ai bisogni fisici psichici e sociali della persona.

PAROLE CHIAVE Libera Professione, infermiere di famiglia, case management,

case manager, "Salute 21", counseling, persona.

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Introduzione

L' infermiere oggi è chiama-. to in prima persona a dimo-

strare la propria professionali-tà, acquisita con la formazione universitaria, nel rispetto della deontologia professionale e ba-sata sulla capacità di giudizio, l'autonomia e la responsabilità individuale. Un infermiere in grado anche di "uscire dalle mu-ra di un istituto ospedaliero" per offrire al cittadino una risposta specifica ai suoi molteplici e di-versificati bisogni di salute. Un infermiere che, proprio per que-sto, si propone al cittadino, co-me Ubero professionista, offren-dogli di fatto una nuova oppor-tunità assistenziale. Infatt i è proprio nella libera professione che l'infermiere può finalmen-te realizzare una assistenza di tipo olistico alla persona, con-sapevole più che mai, di inter-venire non solo sulla sua dimen-sione fisica ma anche psichica e sociale. È inevitabile, quindi

che oltre a una richiesta di as-sistenza tecnica, la persona ma-nifesterà un bisogno di ascolto per ansie e paure ed in genera-le per tut to quello che rientra nel suo stato emotivo legato al-la malattia. L'infermiere, inol-tre ha la possibilità di relazio-narsi con lui, direttamente nel suo contesto sociale venendo così a conoscere i suoi rappor-t i interpersonali, il "suo mon-do", elementi imprescindibili per la conoscenza dell'altro.

Il cittadino ancora è legato ad una "immagine" dell'infer-miere prevalentemente legata all'erogazione di prestazioni di tipo tecnico ed al ruolo dell'in-fermiere che lavora in regime di dipendenza, ma impegnan-dosi nella libera professione, l'in-fermiere acquisterà una mag-giore e più specifica considera-zione sociale. I nuovi ambiti in cui l'infermiere può esercitare la sua attività come libero pro-fessionista sono numerosi.

L'erogazione dell'assisten-za a livello domiciliare, rappre-senta il settore maggiore per la libera professione infermieristi-ca per la crescente domanda di assistenza. L'incremento demo-grafico, l'invecchiamento della popolazione, la crisi economi-ca, con ricadute negative sui cit-tadini, in particolare sugli an-ziani determinano richieste di assistenza non solo ed esclusi-vamente di t ipo sanitario ma spesso anche di tipo sociale, tan-to da risultare difficile delimi-tarne i contorni. All'assistenza domiciliare si affiancano altre possibilità di lavoro autonomo, per l'infermiere; la sua profes-sionalità può essere offerta, in-fatti, all'interno di ambulatori infermieristici, prevedendo la copertura di un servizio, artico-lato eventualmente in turni.

Gli ambulatori infermieri-stici possono essere organiz-zati all'interno di studi, preve-dendo la collaborazione e l'in-

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tegrazione con altre professio-ni sanitarie. Ma una grande no-vità si sta delineando, nell'am-bito assistenziale.

Già da tempo si stava lavo-rando affinché si concretizzas-se ma la sua attuazione è tal-mente innovativa da essere de-finita come "una rivoluzione" in ambito assistenziale. Si tratta di garantire la presenza dell'in-fermiere all'interno delle far -macie che nell'ottica di una più estesa riconversione verranno intese come presidi sanitari e centri di primo soccorso.

Un altro ambito per l 'atti-vità dell'infermiere come libe-ro professionista è quello rela-tivo alla salvaguardia della sa-lute dei detenuti presso gli isti-tuti penitenziari, oggi di com-petenza delle ASL. Qui, l'infer-miere libero professionista de-ve possedere specifiche cono-scenze in materia di tossicodi-pendenza, malattie infettive e salute pubblica. All 'attività di assistenza diretta al cittadino, si affianca la possibilità per l'in-fermiere di esercitare l'attivi-tà di consulenza, sia come pe-rito del tribunale sia come in-formatore scientifico.

In veste di perito del tr ibu-nale, l'infermiere potrà essere chiamato dal giudice o nomi-nato dalla difesa, all'interno di cause che coinvolgono gli infer-mieri. Nel caso specifico, l'infer-miere dovrà possedere l'iscrizio-ne obbligatoria all'apposito al-bo del tribunale (Albo dei C.T.U.).

L'elevato numero di proces-si a carico degli operatori sani-tari determina una espansione dell'attività di consulenza. Co-me informatore scientifico, inol-tre, l'infermiere può assumersi l'incarico di diffondere la cono-scenza delle novità in campo as-sistenziale, offrendo un prezio-

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so servizio ai colleghi operati-vamente impegnati.

Sempre come consulente, l'infermiere oggi ha la possibi-lità di occuparsi della Medicina del lavoro e della sicurezza dei lavoratori o di essere impiega-to presso istituzioni o aziende varie (es. assicurazioni). Da non dimenticare infine la forma-zione e l'aggiornamento come ambiti di attività dell'infermie-re libero professionista.

Presso enti di formazione continua o in ambito universi-tario, l'infermiere può rivestire il ruolo di formatore/docente. Oltre alla formazione infermie-ristica, l'infermiere è chiamato ad occuparsi della formazione continua ed aggiornamento della propria categoria.

Ma non solo. Egli può anche rivestire il

ruolo di organizzatore per la realizzazione di corsi accredi-tati al programma di educazio-ne continua in medicina (ECM).

Per poter avviare un'attivi-tà infermieristica in regime di libera professione la normati-va di legge prevede specifiche condizioni che sono: I apertura partita IVA, I iscrizione al Collegio IP.AS.VI., I iscrizione alla cassa di previ-

denza IP.AS.VI.

Se l'infermiere è dipenden-te presso un ente pubblico, egli deve essere in rapporto di la-voro a tempo parziale ed auto-rizzati dall'ente stesso a svol-gere questa particolare attivi-tà. Nel momento in cui un in-fermiere decida di intraprende-re la libera professione gli si pro-pongono differenti modalità di esercizio che sono: I libera professione in forma

individuale,

I libera professione in forma associata,

I libera professione in forma cooperativa,

I libera professione in forma di Società tra professionisti.

La libera professione in for-ma individuale offre la possi-bilità di manifestare la propria individualità nell'attuazione del-le prestazioni e la libertà di una contrattazione di natura eco-nomica con il committente, sempre nel rispetto del tariffa-rio. È evidente che, però questa modalità lavorativa presenta elevati costi di gestione, in re-lazione alla loro deducibilità.

Per quel che riguarda inve-ce la libera professione in for-ma associata, vi sono maggio-ri risparmi economici e minori costi per l'associato, maggiore efficienza organizzativa e mag-giore offerta lavorativa all'in-terno dello studio. In questa modalità l'infermiere vede ri-dotta individualità nelle scelte e nelle prestazioni, e possibili responsabilità legali derivanti per atti compiuti dagli altri as-sociati.

Nella libera professione in forma cooperativa, l'infermie-re può esercitare la libera pro-fessione anche tramite coope-rativa socio-sanitaria. Quest'ul-t ima dovrà trasmettere al Col-legio provinciale, almeno 10 giorni prima dell'inizio dell'at-tività infermieristica, l'atto co-stitutivo, lo statuto e il regola-mento interno della stessa.

In più trasmetterà: I copia del certificato di attr i -

buzione del codice fiscale e partita IVA,

I elenco dei soci infermieri,

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I nominativo dell' infermiere responsabile per l'area infer-mieristica.

In questa forma di lavoro, è indispensabile che la Coopera-tiva venga inserita nell'elenco speciale dei liberi professioni-sti. Per questo il singolo deve es-sere in possesso dell'iscrizione al Collegio, la presenza nel Con-siglio di Amministrazione della Cooperativa Sociale di almeno un iscritto al Collegio IP.AS.VI.

Egli si assumerà la respon-sabilità di supervisionare l'at-tività infermieristica e farà da referente nei confronti del Col-legio provinciale.

Se dovessero avvenire del-le variazioni rispetto a questa figura di riferimento e control-lo all'interno della Cooperativa, dovranno essere istantanea-mente comunicate al Collegio Provinciale. Dovranno anche es-sere comunicate al Collegio Provinciale, eventuali variazio-ni delle notifiche previste o la cessazione dell'attività, accom-pagnate da copia degli estrat-t i dei verbali assembleari.

È importante inoltre, la no-tifica di costituzione della Coo-perativa e di avvio dell'attività libero professionale al Colle-gio Provinciale presso cui si esercita "non occasionalmen-te" che potrebbe essere diver-sa da quella del Collegio pres-so cui è stata depositata l'al-tra documentazione.

Per quanto riguarda l'eser-cizio della libera professione in forma di Società tra profes-sionisti occorre sottolineare che l'art. 2 della Legge 1815/del 23 novembre 1939 (che vieta la costituzione di società, istituti, uffici 0 agenzie tra professio-

nisti) è stato abolito dalla Leg-ge 266/1997 (Legge Bersani).

Tuttavia a ciò non ha fatto seguito l'emanazione dei rego-lamenti attuativi. Una volta ri-solte le problematiche legali ed amministrative, l'infermiere de-ve stabilire con quale modalità assistenziale intenda proporsi al cittadino. Potrà scegliere se essere l'ini^ei^miei^e di f^amiglia oppure l'inf^ei^miei^ecasemana-gei; entrambe comunque pos-sono rappresentare una speci-fica opportunità lavorativa per l'infermiere libero professioni-sta che intenda arricchirsi con nuove esperienze occupaziona-li e formative.

L'infermiere di famiglia

L'infermiere di famiglia divie-ne una figura strategica soprat-tutto in attuazione degli obiet-tivi di salute formulati dall'OMS ed esplicitati nel programma "Sa-lute 21" per il XXI secolo, in fa-vore di una ^alul^e per1^ut1:i.

L'infermiere di famiglia in-fa t t i rappresenta un valido strumento per il raggiungimen-to del traguardo "una salute per tutti, attraverso: I la promozione e la protezio-

ne della salute della popola-zione lungo tut to l'arco del-la vita;

I la riduzione dell'incidenza del-le malattie e degli incidenti più comuni, alleviando le soffe-renze che questi causano.

L'infermiere di famiglia si of-fre di aiutare la famiglia stessa a ricercare e mantenere un buon livello di equilibrio e di benes-sere rapportato al suo contesto, alle sue abilità ed aspirazioni no-nostante i problemi di salute in-sorti al proprio interno.

Tale tipologia di assistenza può essere sintetizzata attra-verso dei punti chiave come ad esempio: I lavoro con le famiglie in con-

dizione di salute o malattia, I lavoro con le famiglie in tu t -

t i i contesti, I lavoro con tu t t i i t ipi di fa-

miglia, I applicazione delle teorie oli-

stiche o dei sistemi, I uso del processo di nursing.

L'infermiere case manager

L'infermiere case manager è colui che riesce a garantire un'assistenza continua, rapida ed appropriata, a coordinare cu-re specifiche per la persona in-tegrando le diverse prescrizio-ni specialistiche derivanti dal-l'incremento della complessità delle cure. Nello specifico egli svolge un ruolo clinico, mana-geriale ed anche finanziario.

Per questo, ha bisogno di sviluppare numerose abilità, in campo interpersonale, profes-sionale, personale e culturale.

L'infermiere case manager deve saper analizzare il citta-dino valutandone lo stato di malattia, identificarne i bisogni di assistenza, in base ad un or-dine di priorità, conoscere i co-sti e la disponibilità dei servizi, per potere stabilire un percor-so terapeutico ottimale, in ter-mini di efficacia ed efficienza.

Senza dimenticare, però, l'opinione per cittadino, diret-to interessato e centro dell'as-sistenza. Nel rispetto di questo principio, l'infermiere case ma-nager si avvale anche della me-todologia del counseling inte-so come processo attraverso il quale gli individui sono aiutati

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a def^init^eobietti^i, pt^endet^e de-cisioni e risolvere pi^oblemi in i^appoito alle difficoltà.

L'infermiere case manager assume il ruolo di congiunzio-ne tra le potenzialità della per-sona ed i servizi che possono essere di supporto e di cura.

In conclusione si può so-stenere che l'infermiere, oggi, ha nuovi ambiti lavorativi a cui può dedicarsi abbandonando l'idea "del posto fisso" che ri-sulta ormai anacronistica.

La libera professione è cer-tamente un campo che va pre-so in considerazione, sviluppa-to e utilizzato per fornire quel-la risposta al cittadino che chie-de garanzie di qualità. L' infer-miere libero professionista, sia in veste di inf^ei^miei^edif^amiglia o di inf^ei^miei^e c^ase manager, è la risposta innovativa alla do-manda di assistenza nel rispet-to della centralità della perso-na, al fine raggiungere un com-pleto stato di benessere psico-fisico e sociale. Un nuovo am-bito di lavoro per l'infermiere ma anche, e sicuramente, una nuo-va opportunità per il cittadino.

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E IN UN TALK S DI M A R I A C A P P E L L O

Perché mi chiedi amicizia su facebook se già ci conosciamo dal vivo e non siamo amici?

E con questa domanda apparentemente banale apriamo una disquisizione un po' faceta e un po' seriosa sul mondo delle comunicazioni, sul loro evolversi, sui rapporti personali o meglio spersonali nell'era della tecnology-surreal dove si parla attraverso una tastiera, contrapposto al mondo televisivo dove tutti invece vogliono parlare seduti in massa negli studi dei talk-show e le ripercussioni che ciò può avere nel nostro ambito lavorativo. La professione del futuro è l'opinionista tuttologo e la loro interlocuzione varia dai temi più banali come chi presenterà il prossimo festival di San Remo e quale velina affiancherà il conduttore, a temi più impegnativi come i vari delitti sparsi in tutta la penisola compreso la psicologia dei più efferati serial-killer. Sicuramente l'opinionista di turno studierà sui bignamini gli elementi principali di psicologia, sociologia, omicidiologia, gossippologia, e chi più ne ha più ne metta, affinché possano affrontare cautamente un dibattito serio. E comunque i candidati primi a fare gli opinionisti non sono gente comune, gente di strada, perchè quella sta sempre nello studio a battere le mani sin dai tempi di "rischiatutto", l'unica innovazione è che oggi ci mettono casalinghe ingrifate in cerca di gloria che possono intervenire nei dialoghi esaltando, aggredendo o insultanto il povero opinionista. Per questo motivo non li invidio, fanno un lavoraccio pari agli operai della Fiat di Mirafiori. Ma chi è l'opinionista tipo? Gli opinionisti tipo sono i famosissimi frequentatori ed ex frequentatori della casa del grande fratello, dell'isola dei famosi, tronisti e troniste varie, vecchi cantanti spariti da mezzo secolo dallo schermo televisivo o nella impossibilità a presentarsi le loro mogli, ex signore della TV che ora si dedicano alle arti culinarie, cuochi e cuochesse di piatti ben serviti, ex soubrette e subrettine meglio note come veline, ovvero tutto il settore emergente della nuova classe intellettuale italiana, senza nulla togliere alla vecchia classe intellettuale che purtroppo ormai è vecchia, logora, antica, poco incline alla modernità e all'innovazione, di sinistra e perennemente comunista, anche se in Italia il comunismo non c'è mai stato e figuriamoci adesso. Ora, dopo questo piccolo squarcio, fatto in modo forse anche superficiale e baldanzoso della società in cui viviamo, vediamo di comprendere che ripercussioni può avere sull'aspetto lavorativo e specificatamente nel nostro lavoro, sul rapporto tra noi sanitari e i comuni cittadini che popolano le indigene corsie ospedaliere. Dunque, come primo e rilevante comportamento è sicuramente l'approccio aggressivo di alcuni pazienti e/o familiari nei nostri confronti, come appunto nei talk show. Già partono prevenuti credendo che in ospedale si aggirano persone che si trovano lì per caso, senza aver vinto un concorso, magari raccomandati o grandissimi fannulloni che tutto fanno tranne che lavorare. In questo il ministro Brunetta ci ha messo un carico da novanta... e buttiamola sullo scopone scientifico. Li vedi che ti guardano con occhio indagatore come per dire alla prima mossa falsa ti denuncio.

(segue a pag. 31)

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Dalla legge 833/78, l'assi-stenza sanitaria ha subito

important i riforme al f ine di ridurre o mantenere i costi nel tentativo di aumentare la qua-lità dei risultati. Tali strategie di ridimensionamento, ristrut-turazione, i^ightsizing e i^eengi-neei^ing sono utilizzati per rea-lizzare la "i^H^oi^ma del sistemcf'. Le aziende sanitarie, per esse-re competitive e garantire l'ero-gazione di servizi adeguati al-le crescenti e mutevoli neces-sità dei cittadini, devono esse-re più flessibili rispetto al pas-sato e pronte a continui cam-biamenti organizzativi.

Alla domanda nel t itolo non è affat to facile rispondere. La risposta: "Dipende". Ci sono troppe variabili dipendenti, in-dipendenti e interdipendenti che influenzano il risultato f i -nale. Penso che sia più facile per me rispondere a "Cosa de-^e cambiare". Noti da tu t t i co-me Caposala (CS), dopo la f i r -ma del contratto di lavoro, nel 2001 sono Coordinatori (CPSE) delle Unità operative dei ser-vizi sanitari, da sempre consi-derati punti di riferimento per il personale medico e infermie-ristico ma anche di malati e parenti.

In questi anni, si è eviden-ziata una evoluzione delle fun-zioni, come del resto per tutte le altre figure sanitarie come

gli infermieri, i tecnici di radio-logia, le ostetriche.

La legge n.43/2006 ha isti-tu i to la funzione di coordina-mento attraverso un master in "management perlef^unzio-ni di cooi^dinamento", un re-quisito indispensabile per ac-cedere oggi alla funzione e lo denomina pi^of^essionista c^oor-dinatoi^e. Nonostante la rivisi-tazione del nome, sia utenti, mass media e anche gli ope-ratori sanitari stessi, continua-no a preferire o ad usare il ter-mine caposala. Dovremmo al-lora interrogarci se questa non accettazione del nome sia le-gata ad una vision sociale ben definita all ' interno di una or-ganizzazione sanitaria, o che tale figura sembra non aver so-stanzialmente apportato gran-di modifiche al modusopet^an-di (forse soltanto in alcune re-altà nel contesto Nazionale), ritenute necessarie ed essen-ziali per definire con certezza quel processo di autonomia gestionale e per poterli e po-tersi definire Cooi^dinatoi^i.

Eppure dal 1925 quando è stato istituito il corso di abili-tazione alle funzioni direttive dell'assistenza infermieristica a oggi, il ruolo all'interno del-le unità operative ha subito e subisce continue modifiche ed evoluzioni, ma modificare il no-me non accompagnando tale

processo da fatt i concreti sem-bra attribuire al termine Coor-dinatore un significato gene-rico, non ben defini to anzi, sembra in qualche modo smi-nuito.

Essere Coordinatore, signi-fica assumere un ruolo mana-geriale caratterizzato da fun-zioni direttive, organizzative, gestionali e formative nelle uni-tà operative e nei dipartimenti dei servizi sanitari.

Ciò è possibile solo inve-stendo sulle persone e soprat-tu t to sullo sviluppo delle loro competenze, in quanto proprio in queste risiede la vera risorsa aziendale. Investire sulle com-petenze significa porre al cen-tro di qualsiasi processo la va-lorizzazione delle stesse, non più viste nell'ottica tradiziona-lista delle "competenze neces-sarie" per raggiungere gli obiet-tivi prefissati, ma in quella in-novativa delle "competenze possedute dalle persone". Sino al 2000 si accedeva a posto di caposala tramite concorso pub-blico. Successivamente il con-tratto di lavoro ha previsto una selezione interna alla azienda sanitaria per l'affidamento del-l'incarico che avviene su deli-bera del direttore generale.

Esistono pertanto condizio-ne in cui il Coordinatore di al-cune unità operative è un In-fermiere semplice, abilitato a

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n fare il Caposala su nomina del Dirigente dell'Unità operativa (Primario per parlare la stessa lingua) senza alcun criterio og-gettivo di selezione e disatten-do anche la L.43/2006.

Tali condizioni determinano situazioni conflittuali nelle qua-li il coordinatore non ha requi-siti formativi idonei ossia com-petenze rispetto ad altri com-ponenti del gruppo di lavoro che hanno svolto Master di coordi-namento o addirittura una Lau-rea Specialistica. In questa si-tuazione io ritengo che la de-nominazione Caposala è cor-retta, attribuibile ad un conte-sto organizzativo arcaico e fa-vorito da meccanismi relazio-nali compiacenti e favoriti.

Quando si parla di compe-tenze professionali s'intende una particolare combinazione di conoscenze, capacità e ca-ratteristiche individuali che in-teragiscono tra loro e sono in-fluenzate dalla motivazione (che dà la spinta ad agire) e dal-la volontà (che permette al-l'azione di svolgersi compiu-tamente), allo scopo di espri-mere prestazioni adeguate al contesto in cui si opera rappre-sentano il valore aggiunto del professionista che viene mes-so in atto in un determinato contesto per raggiungere uno scopo preciso.

La necessità di un profes-sionista competente è forte-mente richiesta poiché è cam-biata la cultura sanitaria, al-cune patologie un tempo non curabili, si sono trasformate in diversi bisogni di assistenza. Il progresso tecnologico nel cam-po della strumentazione ha continuato a superare le nor-me sociali, morali e dei valori. La conoscenza del consumato-re e le aspettative sono aumen-tate e i sistemi sanitari sono

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E questo atteggiamento ricalca quello delle arene televisive dove tutti non ascoltano nessuno e nessuno ascolta alcuno, insolenti, arroganti e maleducati. Dall'altro capo anche noi forse dobbiamo farci un esamuccio di coscienza perché a volte ci scappano altresì toni un po'aggressivi, vuoi per la maleducazione corrente che ci sovrasta per cui tu reagisci, anche se in modo errato, vuoi al fatto che siamo costretti a fronteggiare una continua carenza di personale che comporta un carico lavorativo non indifferente. Altro aspetto fondamentale è l'empatia di cui l'infermiere è maestro tra le corsie ed è da considerarsi a rischio estinzione come i brontosauri paleolitici. Facebook ne è il paradosso, si comunica con tutti senza relazionarsi con nessuno. Tutto ciò credo che possa influire anche nella nostra vita privata e professionale. Il rapporto con il corpo vissuto chiama in causa l'emozionalità, ma si tende a congelare le emozioni. Si ha sempre più paura ad immedesimarsi nel dolore dell'altro, a volte si è così incapaci ad essere empatici che si relega il paziente in una sorta di medicalizzazione tecnologica, che fa diventare sempre più difficile stare accanto a lui ad ascoltare i suoi pensieri. Probabilmente è più facile farlo interponendo una barriera video magari chattandoci con il paziente, è un'idea che lancio, dotare il personale di un account facebook con annesso e connesso iPhone con cui chattare creando un canale preferenziale solo con il paziente-utente. È pur vero però che gli infermieri sono sempre oberati dal lavoro fisico, manodopera tuttologa ospedaliera. Ormai l'efficienza sta nella politica del fare anziché fermarsi ed ascoltare e l'eterea relazione si rimanda in un momento migliore che ovviamente è sempre più raro.

Possibili saluzioni Attrezzare l'ospedale di sale talk-show dove il personale sanitario e i pazienti possono sedere e dibattere dei problemi assistenziali. Il conduttore potrebbe essere il Direttore, come Bruno Vespa, che coordina gli interventi, e la valletta la caposala. Possiamo coinvolgere la TV regionale, TEF, Umbria TV, o magari aprire un network ospedaliero che possiamo chiamare "Hospital TV". La TV nazionale mi sembra un po' esagerata, solo se diventiamo famosi possiamo aspirare a "Italia sul due". Rai 1 e Canale 5 sono inarrivabili, già impegnate in altre questioni •

(Maria Cappello Infermiera UTIC A.O. Santa Maria della Misericordia Perugia)

sottoposti ad una forte pres-sione determinata dal dover controllare i costi ed aumen-tare la produttività e allo stes-so tempo, rispondere alla cre-scente domanda dovuta all'au-mento ed all'invecchiamento della popolazione, e ad un con-sumismo più sofisticato.

Anche lo stesso malato ha subito diversi passaggi di deno-minazione, paziente, cliente,

cittadino, utente, contribuen-te, qualcuno lo ha addirittura definito un esigente.

Il Coordinatore Infermieri-stico, costituisce l'anello di con-giunzione tra gli obiettivi orga-nizzativi da un lato e le esigen-ze e le competenze personali dall'altro, è considerato una f i -gura strategica nella gestione aziendale, poiché è in grado di influenzare e guidare una par-

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Page 35: Q- Infermieri · Patologie respiratorie croniche: evidenze scientifiche per l'assistenza alla persona ... zione Renat Brunetto haa in-viato al president dee goveri -

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te numericamente rilevante del patrimonio umano.

Quella del Coordinatore è una posizione unica, di snodo, all'interno del sistema azienda. In essa si realizza il passaggio dall'area tecnico-operativa al-l'area gestionale e si abbinano e si confrontano i pensieri di utenti familiari e infermieri con quelle dell'organizzazione: in un certo senso si tratta di una "ter-ra di nessuno", che va continua-mente ridefinita.

In alcune situazioni, il Coor-dinatore sembra una persona isolata, schiacciato contempo-raneamente dalla parte burocra-tica, familiare, infermieristica e medica. Contrattualmente, lo potremmo paragonare ad un di-i^igente dipi^imo libello nel con-testo della dirigenza infermieri-stica: in quanto tale, si ispira ai principi che guidano l'azione del-l'infermiere dirigente. Si pone obiettivi in gran parte analoghi, mantiene rapporti con l'ambien-te esterno contribuisce in modo diretto alla sua soddisfazione ed è impensabile delegare tale incarico a persone che non han-no i giusti requisiti formativi. Il livello di istruzione, è il requisi-to necessario per il cambiamen-to sia per i ruoli istituzionali che nella cura primaria, rappresen-ta anche una decisione etica e di responsabilità professionale. La presenza o l'assenza di una leadership infermieristica iden-tifica a mio avviso, un effetto sulla qualità della cura della pei^-sona. Questi temi mettono in evidenza la necessità si di un ruo-lo formale, ma accompagnato da una leadership forte, effica-ce e competente, come priorità per la professione e per il futu-ro. Vi sono Coordinatori che ope-rano in settori quali la direzio-ne del Servizio infermieristico, la formazione e altri prendono in

esame la sola funzione dell'Uni-tà Operativa sanitaria che in ogni caso non è un gioco.

Dobbiamo cambiare il mo-do in cui fornire l'assistenza sa-nitaria, dobbiamo smettere di creare "conflitti di competen-ze" tra le diverse figure pro-fessionali e di risolvere i pro-blemi dal punto di vista del-l'utenza. Attualmente, le solu-zioni non sono trattate da que-sto punto di vista ciò che è giu-sto per il paziente, ma in base alla risposta politicamente cor-retta per l'organizzazione. Iro-nia della sorte, se si chiede a un Coordinatore: "Che cos'è che fai?", la risposta sarà inva-riabilmente le descrizioni del-le mansioni. Non è sorprenden-te che alcuni Coordinatori non "formati" hanno dif f icol tà a muoversi al di là del compito di orientamento pratico.

Il mio pensiero è che con-tinuando a periodi di r istrut-turazione, di efficienza e ridu-zione delle dimensioni, strut-turali e umane le prime posi-zioni ad essere eliminate siano le posizioni intermedie e addio ai nostri CS o CPSE.

Il Coordinatore deve essere consapevole che è giunto il mo-mento di valutare l'adeguatez-za di tu t t i gli interventi assi-stenziali formativi ed educati-vi, è il tempo per provare nuo-ve soluzioni, vorrei aggiungere che, se i Coordinatori o Capo-sala non avranno un approccio da leader riferito ad un nuovo paradigma, la pratica infermie-ristica rimarrà come è oggi... l'esercizio di mera esecutività.

Spetta a lui il compito di va-lutare il personale sia sotto il punto di vista lavorativo e for-mativo e soprattutto le ricadu-te che gli eventi educativi han-no sull'appropriatezza delle at-tività svolte, osservando even-

tuali cambiamenti nelle perfor-mance lavorative. Per poter espletare correttamente la pro-pria competenza è però fonda-mentale che da parte del Co-ordinatore Infermieristico ci sia un'assunzione consapevole del proprio ruolo, intesa come cor-retta percezione di se stessi ri-spetto agli altri e al contesto di riferimento. Per la professio-ne infermieristica, il modo che segnerà la soddisfazione nei prossimi anni, sarà legata alla leadership dei nostri Coordina-tori. Abbiamo necessita di an-dare avanti, di creare le condi-zioni del cambiamento, discu-tere e confrontarsi con questio-ni complesse, ma parlare con una sola voce.

Porter-O'Grady afferma che il leader influenza e condiziona il modo di pensare e di essere, coerente alle opportunità e alle esigenze emergenti ed è in gra-do di modificare la pratica cli-nica. Un'invito a tutt i i colleghi Infermieri a continuare a cresce-re professionalmente senza per-dere di vista la mi^^ion della no-stra professione^ la persona.

Concluderei dedicando a tut t i i Caposala risentiti di non essere riconosciuti come Coor-dinatori, un pezzo del raccon-to Amleto di Wil l iam Shake-speare: «Esserle o non esserle, questo è il pi^oblema: se sia più nobile d'animo sopportare gli olti^aggi, i cassie idai^di dell'ini-qua f^oi^una, o prender l'ai^mi contilo un mai^e di tribolie com-battendo dispei^dei^li...^osì ci f^a v^igliacchila coscienzacosì l'in-c^ai^nato natui^ale della detei^mi-nazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così im-prese digi^ande importanza e ri-lievo sono distratte dal loro na-turale corsoi e dell'azione per-dono an^he il nome... » ^