Upload
others
View
0
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
QUESTIONARIO PER LA STRATEGIA
NAZIONALE DI ADATTAMENTO AI
CAMBIAMENTI CLIMATICI:
ELABORAZIONE DEI RISULTATI
FEBBRAIO 2013
A cura del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) nell’ambito del progetto SNAC
– Elementi per l’elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
Gruppo di lavoro: Marinella Davide (CMCC e Fondazione Eni Enrico Mattei - FEEM); Valentina
Giannini (CMCC); Sara Venturini (CMCC); Sergio Castellari (CMCC, INGV).
Citazione suggerita:
Davide M., Giannini V., Venturini S., Castellari S. (2013). Questionario per la Strategia Nazionale di
Adattamento ai Cambiamenti Climatici: elaborazione dei risultati. Rapporto per il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma.
Questionario per la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici: elaborazione dei risultati
Sommario
Introduzione ....................................................................................................................... 5
Partecipanti ........................................................................................................................ 7
Percezione degli effetti dei cambiamenti climatici ............................................................... 8
Obiettivi e contenuti di una Strategia Nazionale di Adattamento ...................................... 12
Conclusioni ....................................................................................................................... 18
5
Introduzione
Nonostante la comunità internazionale stia da tempo cercando di dare attuazione ad azioni volte
a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, evidenze scientifiche portano a concludere che molti
Paesi, inclusa l’Italia, andranno incontro a numerosi impatti derivanti dall’aumento della
temperatura e da altri cambiamenti nel sistema climatico attesi nei prossimi decenni.
Per affrontare l’aggravarsi di tali impatti, le misure di adattamento già intraprese nel più ampio
contesto delle esistenti politiche di tutela dell’ambiente, di prevenzione dei disastri naturali, di
gestione sostenibile delle risorse naturali e di tutela della salute, non sono sufficienti. E’
necessario un approccio strategico per garantire che le misure di adattamento siano adottate
tempestivamente, siano efficaci e coerenti tra i vari settori e livelli di governo interessati.
Con questo obiettivo il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM)
ha avviato un processo per l’elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai
cambiamenti climatici. Considerata la natura interdisciplinare dell’argomento, nonché la sua
complessità, il processo per la predisposizione della Strategia Nazionale di Adattamento ai
cambiamenti climatici non può prescindere da un adeguato coinvolgimento dei principali
portatori di interesse e delle istituzioni rilevanti. A tale scopo è stato elaborato un questionario
con l’obiettivo di raccogliere i punti di vista degli stakeholder ed avviare così un dialogo
strutturato con le parti interessate e la società civile volto a identificare necessità specifiche ed
ostacoli all’attuazione di eventuali azioni e misure di adattamento.
Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), in supporto al MATTM, ha
predisposto e reso il questionario disponibile on-line. La promozione dell'iniziativa è avvenuta
attraverso numerosi canali: invito diretto a partecipare sia da parte del MATTM che del CMCC ad
un’ampia varietà di portatori d'interesse istituzionali e non, (ministeri, autorità regionali,
provinciali e locali, esperti scientifici, associazioni di categoria, enti di protezione dell'ambiente e
della natura, aziende private, sindacati, organizzazioni non governative, fondazioni culturali e
scientifiche, università e istituti di ricerca, etc.); pubblicazione della notizia sul sito del MATTM e
del CMCC; divulgazione in occasione di eventi pubblici e conferenze. Il questionario è rimasto
aperto alla compilazione dal 1 ottobre al 15 novembre 2012.
L'elaborazione dei risultati che segue è stata curata dal CMCC. Le risposte sono state analizzate
rispecchiando per quanto possibile la struttura originaria del questionarioa e secondo i principali
aspetti d'interesse: la partecipazione alla consultazione pubblica, le percezioni dei rispondenti e
gli obiettivi e contenuti della futura Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici.
Le risposte aperte sono state catalogate con parole chiave e rappresentate usando delle “nuvole”
che mostrano attraverso la grandezza la maggior frequenza di una parola. Questa catalogazione
deve per necessità semplificare le risposte per arrivare ad avere un numero limitato di parole,
permette però di contare quante volte chi risponde concorda sull’importanza di un concetto e
quindi quanto più è condiviso tale concetto.
a Il questionario è stato strutturato in 6 sezioni con 23 quesiti tra risposte a scelta multipla, risposte aperte e
assegnazione di valori a diverse opzioni.
6
I risultati sono stati rappresentati in forma grafica e commentati, ed infine sintetizzati in possibili
conclusioni.
GLOSSARIO DEI TERMINI UTILIZZATI NEL QUESTIONARIO
STRATEGIA NAZIONALE DI ADATTAMENTO: Un programma generale di azioni per far fronte agli impatti dei
cambiamenti climatici, inclusi variazioni climatiche ed eventi estremi. Includerà una varietà di politiche e misure con
l’obiettivo comune di ridurre la vulnerabilità di una nazione. In relazione alle circostanze, la strategia potrebbe
indirizzarsi a livello nazionale, facendo fronte all’adattamento nei diversi settori, regioni e popolazioni vulnerabili,
oppure potrebbe essere più limitata, concentrandosi esclusivamente su uno o due settori o regioni (definizione di Niang-
Diop and Bosch, 2005 )
CAMBIAMENTI CLIMATICI: Un cambiamento nello stato del clima che può essere rilevato (ad esempio usando test
statistici) da cambiamenti nella media e/o nella variabilità delle sue proprietà e che persista per un periodo esteso,
tipicamente decadi o più a lungo. I cambiamenti climatici possono avere origine da processi interni naturali o da forzanti
esterne, o da cambiamenti antropogenici persistenti della composizione dell’atmosfera o dell’uso del suolo. [definizione
del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) nel
Report “Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation” (2012)].
IMPATTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI: Gli effetti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani. A seconda
della considerazione o meno dell’azione di adattamento, si possono distinguere impatti potenziali e impatti residuali:
Impatti potenziali: tutti gli impatti che potrebbero avere luogo dato un cambiamento previsto nel clima, senza
considerare l’adattamento;
Impatti residuali: gli impatti dei cambiamenti climatici che avvengono nonostante l’adattamento
[definizione del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change –
IPCC)].
ADATTAMENTO: Aggiustamento nei sistemi naturali o umani in risposta a stimoli climatici reali o attesi, o i loro effetti,
che modera i danni o sfrutta opportunità positive:
L’adattamento preventivo avviene prima che siano osservati impatti da cambiamenti climatici. Anche definito come
adattamento proattivo.
L’adattamento autonomo non è una risposta cosciente a uno stimolo climatico, ma deriva da cambiamenti ecologici nei
sistemi naturali e, nei sistemi umani, da cambiamenti nel mercato o nel benessere (welfare).
L’adattamento pianificato è il risultato di una specifica decisione politica, basata sulla consapevolezza che le condizioni
sono cambiate o stanno per cambiare e che azioni sono necessarie per ritornare, mantenere o raggiungere uno stato
desiderato.
[definizione del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change –
IPCC)].
SVILUPPO SOSTENIBILE: Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere
la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni [definizione contenuta in “Our Common Future”
(1987) Rapporto della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and
Development, WCED) istituita nel 1983 e nota anche come Commissione Brundtland].
RISCHIO: La combinazione della probabilità di un evento e le sue conseguenze negative. Commento: questa definizione
segue fedelmente la guida ISO/IEC n.73. La parola “rischio” ha due distinte connotazioni: nell’uso popolare l’enfasi è
generalmente posta sul concetto di probabilità (chance) o possibilità, ad esempio nel “rischio di un incidente”; al
contrario in un contesto tecnico l’enfasi è generalmente posta sulle conseguenze, in termini di “perdite potenziali” per
una qualche possibile causa, posto o pericolo. Si può notare come le persone non necessariamente condividono la
percezione del significato e le cause di rischi molteplici [definizione dell’ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del
Rischio da Disastri, UN Office for Disaster Risk Reduction - UN-ISDR].
VULNERABILITÁ: Il grado in cui un sistema è suscettibile a, e incapace di affrontare gli effetti avversi dei cambiamenti
climatici, inclusa la variabilità climatica e gli estremi. La vulnerabilità è funzione delle caratteristiche, della forza e della
velocità del cambiamento climatico, e della variazione a cui un sistema è esposto, la sua sensitività e la sua capacità di
adattamento [definizione del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on
Climate Change – IPCC)].
RESILIENZA: La capacità di un sistema sociale o ecologico di assorbire le perturbazioni conservando la stessa struttura di
base e le stesse funzionalità, la capacità di auto-organizzarsi e la capacità di adattarsi a stress e cambiamenti[definizione
del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC)].
7
Partecipanti
Il questionario per la definizione della Strategia Nazionale di Adattamento è stato completato da
155 rispondenti, tra esperti scientifici e stakeholder operanti in settori potenzialmente
interessati dagli impatti dei cambiamenti climatici.
Il questionario ha visto una buona partecipazione da parte del settore privato (22%) e in larga
misura di rappresentanti dei principali enti pubblici, sia nazionali che locali (16%), di istituzioni
accademiche, fondazioni di ricerca e think tank (13%) e dei maggiori enti di ricerca pubblici italiani
(9%). Inoltre sono presenti in maniera rilevante anche rappresentanti di ordini professionali e
associazioni di categoria (11%), organizzazioni internazionali e non governative (8%), associazioni
per la tutela dell'ambiente e della natura (6%). La maggior parte dei partecipanti tuttavia ha
risposto a titolo personale (circa il 73%). Ciò potrebbe evidenziare una certa difficoltà nel
catturare l’opinione di organizzazioni complesse quali le università, gli enti pubblici regionali e
provinciali.
I settori professionali di appartenenza delle persone che hanno partecipato alla consultazione
risultano molto eterogenei. Tra i principali emergono quello energetico (da cui proviene il 10% dei
partecipanti), il settore forestale e quello della biodiversità (9% rispettivamente) seguiti dal
settore agricolo (con l’8%). Notevole anche la partecipazione di stakeholder ed esperti che si
occupano di sostenibilità in termini generici, di divulgazione e attività culturali, di disastri e
dissesto idrogeologico come pure di attività industriali (Grafico 1).
Grafico 1. Distribuzione dei settori di appartenenza dei rispondenti (risposte totali)
4
0
7
11
4
11
10
13
4
6
4
8
9
6
4
7
3
2
3
13
Ris
ors
e i
dri
che
De
sert
ific
azi
on
e,
de
gra
do
de
l
terr
ito
rio
e s
icci
tà
Dis
ast
ri,
dis
sest
o
idro
ge
olo
gic
o
Bio
div
ers
ità
ed
eco
sist
em
i
Sa
lute
Fo
rest
e
Ag
rico
ltu
ra,
acq
ua
colt
ura
, p
esc
a
En
erg
ia
Zo
ne
co
stie
re
Ce
ntr
i u
rba
ni e
me
tro
po
lita
ni
Infr
ast
rutt
ura
cri
tica
(B
en
i cu
ltu
rali
,
Tra
spo
rti)
Cu
ltu
ra,
ed
uca
zio
ne
,
com
un
ica
zio
ne
So
ste
nib
ilit
à (
tra
sve
rsa
le)
Me
teo
rolo
gia
e C
lim
a
Arc
hit
tett
ura
e g
est
ion
e t
err
rito
rio
Ind
ust
ria
le
IT s
erv
ice
s
Co
mm
erc
io e
fin
an
za
Ge
stio
ne
rif
iuti
Alt
ro
0
2
4
6
8
10
12
14
8
Percezione degli effetti dei cambiamenti climatici
Relativamente all'esposizione del nostro Paese al rischio derivante dai cambiamenti climatici, il
60,4% dei rispondenti ritiene che il livello di rischio a cui è esposta l’Italia sia alto, e il 21,4% lo
definisce altissimo. Questo risultato indica che il rischio sia nettamente compreso dalla società.
Solo una minoranza (3,2%) crede che i rischi siano bassi o inesistenti mentre il restante 15%
percepisce un livello di rischio medio (Grafico 2).
Grafico 2. Percezione del livello di rischio
Per quel che riguarda la percezione della vulnerabilità del nostro Paese ai cambiamenti climatici,
più della metà dei rispondenti (58,4%) pensa che l’Italia sia altamente vulnerabile, ovvero che
sia molto suscettibile agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e nel contempo abbia una
scarsa capacità di affrontarli. Il 27,3% addirittura ritiene che tale vulnerabilità sia altissima.
Dall'altra parte, poco più del 5% percepisce una vulnerabilità ai cambiamenti climatici bassa o
inesistente (Grafico 3).
Grafico 3. Percezione della vulnerabilità.
Spostando il focus sulla capacità di adattamento a livello settoriale, poco più del 12% dei
partecipanti ritiene che il settore in cui opera sarà in grado di far fronte pienamente ai
Altissimo
21.4%
Alto
60.4%
Medio
15%
Basso
2%
Inesistente
1.3%
Come definirebbe il livello di rischio derivante dai cambiamenti climatici a cui è esposta l'Italia?
Altissima
27,3%
Alta
58,4%
Media
9,1%
Bassa
2,6%
Inesistente
2,6%
Come percepisce la vulnerabilità rispetto ai cambiamenti climatici nel nostro Paese?
9
59
10
119
66
76
9
20
61
18
2934
17
43
66
19
42
14 17
29 28
714
9 9
23 22
0
20
40
60
80
100
120
On
da
te d
i ca
lore
On
da
te d
i fr
ed
do
Eve
nti
me
teo
rolo
gic
i e
stre
mi
Dim
inu
zio
ne
co
pe
rtu
ra n
evo
sa
Ino
nd
azi
on
i, a
llu
vio
ni
o s
tra
rip
am
en
to
fiu
mi
Te
mp
est
e m
ari
ne
e i
no
nd
azi
on
i
cost
iere
Ca
du
ta m
ass
i e
fra
ne
De
gra
do
ed
ero
sio
ne
de
i su
oli
Ero
sio
ne
co
stie
ra
Inn
alz
am
en
to d
el
live
llo
de
l m
are
Dim
inu
zio
ne
de
lla
pro
du
zio
ne
di
alc
un
i
pro
do
tti
alim
en
tari
Va
ria
zio
ni
de
gli a
sse
tti
colt
ura
li e
de
lle
pro
du
zio
ni ti
pic
he
Dim
inu
zio
ne
de
lla
qu
an
tità
e
pe
gg
iora
me
nto
de
lla
qu
alità
…
Pe
rdit
a d
i b
iod
ive
rsit
à e
de
gra
do
de
i
serv
izi d
ell
’eco
sist
em
a
Mig
razi
on
e d
ell
e z
on
e b
iocl
ima
tich
e e
de
lle
sp
eci
e d
i fa
un
a e
flo
ra
Pe
gg
iora
me
nto
de
lla
qu
ali
tà d
ell
’ari
a
Incr
em
en
to d
ell
e m
ala
ttie
tra
sme
sse
da
ve
tto
ri
Au
me
nto
de
lle
in
toll
era
nze
e d
ell
a
sen
sib
ilit
à a
fa
tto
ri a
mb
ien
tali
Va
ria
zio
ni
de
ll’i
dro
log
ia s
up
erf
icia
le
Inte
rru
zio
ni
ne
lla
dis
trib
uzi
on
e d
i
en
erg
ia (
bla
ck o
ut)
Inte
rru
zio
ne
de
lle
re
ti d
i
com
un
ica
zio
ne
Inte
rru
zio
ni
di
reti
e s
erv
izi d
i tr
asp
ort
o
Inte
rru
zio
ne
de
lle
re
ti d
i d
istr
ibu
zio
ne
Dim
inu
zio
ne
de
lle
att
ivit
à t
uri
stic
he
Au
me
nto
de
i ri
sch
i p
er
la s
alu
te n
ell
e
fasc
e d
eb
oli
di
po
po
lazi
on
e
Pe
gg
iora
me
nto
de
lla
qu
ali
tà d
ell
a v
ita
qu
oti
dia
na
ne
lle
re
sid
en
ze,
ne
gli
sp
azi
…
Quali fra questi impatti dei cambiamenti climatici la preoccupa di più?
cambiamenti climatici mentre un terzo stima una capacità adattiva media. Al contrario, la
restante maggioranza (54%) attribuisce al proprio settore una scarsa o inesistente capacità di
risposta agli effetti dei cambiamenti climatici.
Tra gli impatti causati dai cambiamenti climatici, l’aumento di frequenza e intensità di eventi
metereologici estremi (ad esempio: precipitazioni eccezionali, grandinate, siccità prolungata)
risulta quello che desta maggiore preoccupazione. Questi eventi sono stati infatti giudicati i più
preoccupanti da circa il 77% degli esperti e stakeholder che hanno preso parte alla consultazione.
Tra i timori dei rispondenti seguono gli impatti legati ai fenomeni di dissesto idrogeologico quali
inondazioni e alluvioni, assieme alla diminuzione della copertura nevosa e alla perdita di
biodiversità. Emergono come preoccupanti anche il degrado e l’erosione dei suoli, le ondate di
calore, il peggioramento della qualità dell'aria così come la scarsità e diminuzione della qualità
delle risorse idriche. Invece, eventuali interruzioni delle reti di distribuzione e comunicazione, la
diminuzione delle attività turistiche o le inondazioni costiere da tempeste marine sono percepiti
come effetti dalle conseguenze meno preoccupanti (Grafico 4).
Grafico 4. Preoccupazione rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici.
Queste preoccupazioni sono aggravate dalla percezione dell’inadeguatezza delle azioni
intraprese da organizzazioni private e istituzioni pubbliche sia nazionali che locali in risposta a
questi problemi. In particolare, il 45% degli stakeholder ed esperti dichiara di non essere a
conoscenza di iniziative a favore dell’adattamento, mentre tra coloro che al contrario dichiarano
di esserne al corrente (55%) più della metà (66%) le ritiene insufficienti, frammentate e poco
coordinate.
10
Analizzando le risposte sulla percezione dei principali rischi per settore nel loro complesso
(nuvola 1), ovvero considerando tutti i settori assieme, si nota che sei tipi di rischio destano
principale preoccupazione, in ordine di priorità sono:
• alluvioni e siccità,
• risorse idriche ed eventi estremi,
• dissesto idrogeologico e biodiversità.
Nuvola 1. Percezione dei principali rischi causati dai cambiamenti climatici per settore, considerando tutti i settori.
Osservando le risposte in dettaglio nei vari settori, oltre ai sei rischi già considerati, si identificano
i seguenti rischi:
SETTORE DI APPARTENENZA RISCHI MAGGIORMENTE PERCEPITI
Disastri, dissesto idrogeologico (inondazioni, frane) Variazione delle precipitazioni
Biodiversità ed ecosistemi (marini, terrestri,
acquatici) Alterazioni degli ecosistemi
Foreste Alterazioni degli ecosistemi
Agricoltura, acquacoltura, pesca Erosione del suolo e desertificazione
Energia (produzione e consumo di energia elettrica) Maggiore richiesta e minore offerta
energia ed agricoltura
Zone costiere Erosione delle coste, innalzamento del
livello del mare, tempeste marine
Centri urbani e metropolitani Variazioni delle temperature
Un po’ più complessa risulta l’analisi delle risposte date alla domanda su cosa significhi adattarsi
ai cambiamenti climatici (Nuvola 2). In questo caso le risposte sono state più vaghe, afferendo
spesso a una sfera psicologica. L’indicazione prevalente da parte dei rispondenti è quella che sia
necessario cambiare lo stile di vita, ovvero modificare le proprie abitudini per lo più riducendo il
consumo di risorse. Altri tre concetti largamente condivisi sono la necessità di fare prevenzione,
di una maggiore pianificazione e di aumentare l’efficienza (per lo più energetica). Osservando le
risposte divise per settore emergono come rilevanti le seguenti proposte:
11
SETTORE DI APPARTENENZA SIGNIFICATO DELL’ADATTAMENTO
Agricoltura, acquacoltura, pesca attento uso delle risorse idriche
Energia (produzione e consumo di energia elettrica)
diminuire gli impatti della produzione
di energia anche tramite lo sviluppo di
nuove tecnologie
Nuvola 2. Che cosa significa adattarsi ai cambiamenti climatici, considerando tutti i settori.
L’analisi della questione sulle necessità primarie del settore socio-economico di appartenenza
dei rispondenti (Nuvola 3) esprime un chiaro risultato se tali necessità vengono considerate nel
loro insieme: la improrogabilità della tutela ambientale. Altre due indicazioni emergono per
importanza sulle altre: efficienza e gestione delle risorse idriche. L’analisi specifica per settore
aggiunge qualche spunto:
SETTORE DI APPARTENENZA NECESSITÀ PRIMARIE
Disastri, dissesto idrogeologico (inondazioni, frane) ricerca
Agricoltura, acquacoltura, pesca ricerca in campo agronomico
Energia (produzione e consumo di energia elettrica) efficienza energetica, politiche nel
settore ed energia rinnovabile
Nuvola 3. Necessità primarie avvertite nei settori rispetto all’adattamento a nuove condizioni climatiche, considerando tutti i settori.
12
Obiettivi e contenuti di una Strategia Nazionale di Adattamento
Dalle risposte di stakeholder ed esperti la Strategia Nazionale di Adattamento dovrebbe
innanzitutto mirare ad una tutela del territorio ed in particolare al monitoraggio ed alla messa in
sicurezza delle aree a rischio. Emerge tuttavia anche la visione che una strategia di adattamento
non possa essere realizzata senza agire anche sulle abitudini dei cittadini e sull’intero sistema
produttivo, intervenendo per ottimizzare l’uso delle risorse naturali, per migliorare la
conoscenza e la comunicazione dei problemi legati ai cambiamenti climatici e per rafforzare il
coordinamento delle politiche a partire dal livello internazionale fino a quello locale (Nuvola 4).
Nuvola 4. Quali dovrebbero essere le caratteristiche principali di una Strategia Nazionale di adattamento.
Sul piano dei contenuti da includere nella Strategia, il questionario ha chiesto ai partecipanti di
valutare attraverso una scala da 1 a 5 (non rilevante – estremamente rilevante) una serie di aree
di intervento. Dalle risposte emerge come prioritaria la limitazione del consumo di nuovo suolo e
l’aumento delle superfici permeabili, seguiti a breve distanza dalla riduzione del dissesto
idrogeologico e dalla gestione delle risorse idriche come pure la riduzione del consumo non
sostenibile di risorse naturali. All’estremo opposto invece sono state valutate come meno
prioritarie le azioni volte a promuovere la creazione di infrastrutture verdi e l’utilizzo di strumenti
di mercato per l’incentivazione delle misure di adattamento (Grafico 5).
13
Grafico 5. Azioni considerate prioritarie per una Strategia Nazionale di Adattamento.
Molto simili risultano le aree di intervento considerate rilevanti ai fini di un uso sostenibile del
territorio. In questo caso emerge tuttavia con maggiore consistenza l’importanza di interventi
per la lotta alla deforestazione e di un’efficace programmazione di opere diffuse per la
manutenzione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi.
Se il focus invece si sposta sull’adattamento delle aree urbane, l’aumento dell’efficienza e la
diffusione delle alternative di mobilità dolce nel settore dei trasporti pubblici insieme
all’incremento delle aree verdi risultano da prendere in maggiore considerazione; tuttavia la
limitazione del consumo di nuovo suolo con riqualificazione delle aree dismesse ed il
miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici rimangono in testa alle priorità. Da non
trascurare risulta anche il ruolo di una maggiore conoscenza delle specificità territoriali e
infrastrutturali all’interno di una politica di adattamento efficace (Grafico 6).
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0
Altro
Promozione e creazione di infrastrutture “verdi”
Migliorare il ruolo degli strumenti di mercato per incentivare le misure di…
Valutare ed attenuare la vulnerabilità climatica dei servizi pubblici
Aumentare le dotazioni di verde urbano con finalità di attenuazione dei picchi…
Gestione delle risorse marine
Diminuire gli impatti e le esternalità negative legati alla produzione di cibo
Migliorare la resilienza delle infrastrutture agli impatti dei cambiamenti climatici
Conservazione della biodiversità e dei servizi ambientali
Riduzione della desertificazione
Incrementare le opportunità di mobilità dolce e l'efficienza dei trasporti
Riduzione delle produzioni non sostenibili
Riduzione della deforestazione
Migliorare le prestazioni ambientali degli edifici e degli spazi pubblici
Riduzione dello sfruttamento del suolo
Aumento dell’efficacia della produzione e riduzione degli sprechi di energia
Riduzione dei consumi non sostenibile delle risorse naturali
Gestione delle risorse idriche
Riduzione del dissesto idrogeologico
Limitare il consumo di nuovo suolo e aumentare le superfici permeabili
Quali priorità dovrebbe avere la Strategia Nazionale di Adattamento?
14
Grafico 6. Aspetti rilevanti per l’adattamento nei centri urbani.
Per quel che riguarda l’erogazione di fondi pubblici a supporto di una Strategia di Nazionale di
Adattamento, i partecipanti ritengono che debbano essere finanziati innanzitutto interventi per
una gestione sostenibile delle risorse idriche e quelli a favore della riduzione dei consumi
energetici. Altra misura da supportare economicamente è risultato il miglioramento delle
prestazioni energetiche degli edifici. Le attività di ricerca, formazione e informazione si trovano
immediatamente dopo, evidenziando comunque la necessità di maggiori risorse per aumentare la
conoscenza e la divulgazione dei temi inerenti l’adattamento (Grafico 7). A questo proposito il
questionario fornisce anche indicazioni sulle aree di ricerca inerenti l’adattamento che
andrebbero potenziate. Coerentemente con i risultati precedenti, la gestione delle risorse idriche
si posiziona in cima alle priorità indicate dai partecipanti al questionario, seguita dal dissesto
idrogeologico e dall’adattamento e l’innovazione dei sistemi produttivi.
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5
Riqualificazione degli spazi pubblici
Miglioramento della vivibilità degli spazi pubblici
Predisposizione di politiche mirate per le fasce di popolazione maggiormente…
Coordinamento con tutti gli attori del governo del territorio
Innovazioni eco-compatibili e promozione di nuova occupazione legata alla…
Attività di informazione e formazione dei cittadini
Trattamento delle acque reflue finalizzato al loro riutilizzo
Incremento delle aree verdi urbane e loro configurazione sistemica anche in…
Sicurezza degli approvvigionamenti idrici
Efficienza dei trasporti pubblici locali, incremento delle opportunità di…
Conoscenza delle vulnerabilità territoriali e infrastrutturali
Riduzione consumi energetici e promozione della produzione di energia…
Miglioramento delle prestazioni energetiche di edifici
Arresto del consumo di nuovo suolo e riqualificazione delle aree dismesse
Quali aspetti sono da ritenersi maggiormente rilevanti ai fini dell’adattamento climatico degli insediamenti urbani?
15
Grafico 7. Campi da privilegiare nell’erogazione di risorse pubbliche.
Oltre alle misure di adattamento in senso stretto, secondo i partecipanti al questionario la
Strategia Nazionale di Adattamento non dovrebbe trascurare anche obiettivi complementari di
più ampio respiro come evitare, in generale, che le conseguenze dovute agli impatti dei
cambiamenti climatici si facciano sempre più gravi e parallelamente fare in modo che l’ambiente
ed il sistema economico italiani diventino maggiormente resilienti ai cambiamenti futuri dovuti
alle alterazioni climatiche.
In generale, le politiche ritenute potenzialmente più efficaci per il miglioramento delle condizioni
ambientali e di adattamento del nostro Paese sono quelle che vanno ad influire sul sistema di
produzione e utilizzo dell’energia. Seguono politiche a supporto della ricerca e dell’innovazione
tecnologica, e quelle per la conservazione della natura e del patrimonio ambientale (Grafico 8).
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5
Utilizzo adeguato dei servizi ecosistemici da parte di specifici settori
Redazione dei Piani di Adattamento a livello locale
Riqualificazione della zona costiera
Incrementare la vivibilità dello spazio pubblico (verde, piazze , servizi)
Adeguamento e la messa in sicurezza di insediamenti e infrastrutture
Gestione ambientale ecosostenibile
Monitoraggio delle acque e della suscettibilità a cambiamenti climatici
Settore agro-ambientali per la manutenzione del territorio
Adeguamento dei regolamenti edilizi e della pianificazione urbana e territoriale
Favorire l’utilizzo di colture maggiormente resistenti alla siccità
Monitoraggio e la previsione delle situazioni di dissesto idrogeologico
Installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili
Ricerca, formazione e informazione
Miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici
Riduzione dei consumi energetici
Strategie di gestione delle risorse idriche a ridotto impatto ambientale
Quali ritiene debbano essere i campi privilegiati di erogazione di risorse pubbliche finalizzate all’attuazione della Strategia Nazionale di Adattamento?
16
Grafico 8. Potenzialità delle politiche di intervento.
L’energia emerge come rilevante anche a livello settoriale (Grafico 9). Tra i settori di intervento
che beneficerebbero maggiormente di azioni a favore dell’adattamento in termini di
miglioramento della resilienza troviamo infatti quello energetico, al primo posto insieme ai
disastri e dissesto idrogeologico e a quello della gestione delle risorse idriche. Anche interventi
mirati nel campo della ricerca, delle foreste e della siccità contribuirebbero notevolmente a
migliorare la resilienza del territorio nazionale secondo gli intervistati. Gli interventi a favore delle
zone costiere sono percepiti dal contributo più limitato.
Grafico 9. Potenziale rilevanza dei settori di intervento.
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
Altro
Politiche per le relazioni esterne
Politiche commerciali
Sussidi statali
Cooperazione allo sviluppo
Politiche per l’occupazione
Norme standard per prodotti e servizi
Politiche per la salute
Politiche per le piccole-medie imprese
Politiche finanziarie ed economiche, incluso tasse
Politiche marittime e per la pesca
Politiche regionali
Politiche per le aree urbane
Politiche per le infrastrutture
Politiche sugli appalti pubblici
Politiche sui cambiamenti climatici
Politiche per i trasporti
Politiche per l’educazione e la cultura
Politiche agricole e rurali
Politiche per la protezione e la conservazione della natura…
Politiche per la ricerca ed innovazione
Politiche per l’energia
Quali delle seguenti politiche ha maggiori potenzialità nel migliorare la qualità dell’ambiente e di adattamento agli impatti negativi da cambiamenti climatici?
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0
Salute
Zone costiere
Centri urbani e metropolitani
Infrastruttura critica (Beni culturali, Trasporti)
Agricoltura, acquacoltura, pesca
Biodiversità ed ecosistemi
Desertificazione, degrado del territorio e siccità
Foreste
Ricerca/innovazione/formazione
Risorse idriche
Disastri, dissesto idrogeologico
Energia
In quali settori le azioni previste dalla SNAC darebbero un contributo più rilevante per migliorare la resilienza agli impatti negativi da cambiamento climatico?
17
Adottando la prospettiva di chi dovrà applicare le indicazioni di una futura Strategia Nazionale di
Adattamento, la gestione delle risorse idriche emerge tra i settori d’intervento dal potenziale
maggiormente ricettivo, seguita dalla gestione del territorio per limitare il dissesto idrogeologico
e dall’agricoltura e acquacoltura. Salute, foreste e infrastrutture sono invece i settori che, a
parere dei partecipanti al questionario, potrebbero recepire con maggiore difficoltà misure di
adattamento nazionali (Grafico 10).
Grafico 10. Percezione della ricettività dei settori di intervento.
Per quel che riguarda la forma legale, l’ampia maggioranza dei partecipanti (circa l’82%) ritiene
che la Strategia Nazionale di Adattamento debba essere legalmente vincolante. Poco meno del
10% invece ritiene che debba avere la forma di linee guida o raccomandazioni mentre il restante
ha indicato altre soluzioni (nella maggior parte dei casi un mix delle prime due opzioni). Inoltre,
secondo l'opinione dei rispondenti la Strategia dovrebbe essere supportata da un piano di
attuazione delle misure di adattamento e dovrebbe essere parte integrate di una più ampia
strategia per lo sviluppo sostenibile o per la crescita urbana.
Grafico 11. Natura legale della Strategia Nazionale di Adattamento.
0
10
20
30
40
50
60
Ris
ors
e i
dri
che
De
sert
ific
azi
on
e,
de
gra
do
de
l te
rrit
ori
o
e s
icci
tà
Dis
ast
ri,
dis
sest
o
idro
ge
olo
gic
o
Bio
div
ers
ità
ed
eco
sist
em
i
Sa
lute
Fo
rest
e
Zo
ne
co
stie
re
Ag
rico
ltu
ra,
acq
ua
colt
ura
, p
esc
a
Ce
ntr
i u
rba
ni
e
me
tro
po
lita
ni
Infr
ast
rutt
ura
cri
tica
(Be
ni
cult
ura
li,
Tra
spo
rti)
Ric
erc
a/i
nn
ova
zio
ne
/f
orm
azi
on
e
Quali settori potrebbero essere maggiormente ricettivi rispetto alla Strategia Nazionale di Adattamento?
Legalmente
vincolante
81,8%
Linee guida,
raccomandazio
ni
8,4%
Altro
9,8%
Quale natura legale dovrebbe avere una Strategia Nazionale di Adattamento?
18
Conclusioni
Guardando ai risultati del questionario nel suo complesso emerge un quadro abbastanza chiaro
per quel che riguarda la percezione della vulnerabilità del nostro Paese e la sua capacità di
adattamento. Gran parte dei rispondenti infatti, ritiene che il livello di rischio derivante dai
cambiamenti climatici in Italia sia alto ed allo stesso tempo più della metà di essi pensa che il
nostro paese non sarà pronto ad affrontare gli effetti negativi che ne deriveranno. In particolare
stakeholder ed esperti sono preoccupati principalmente dall’intensificarsi di eventi metereologici
estremi e dai danni che inondazioni e alluvioni potranno causare. Di conseguenza si aspettano una
Strategia Nazionale di Adattamento che dia priorità a misure volte innanzitutto a limitare il
consumo di nuovo suolo e ad aumentare le superfici permeabili, a ridurre il dissesto idrogeologico
e a gestire correttamente le risorse idriche. Queste misure risultano ben in linea con le priorità di
intervento delineate del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare nella
bozza di delibera sul programma di difesa del territorio dai rischi idrogeologici inoltrata al
Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) a novembre 2012.b
Spostando il focus sull’adattamento nei centri urbani, l’aumento dell’efficienza e la diffusione
delle alternative di mobilità dolce nel settore dei trasporti pubblici insieme all’incremento delle
aree verdi risultano da prendere in maggiore considerazione. Tuttavia la limitazione del consumo
di nuovo suolo con riqualificazione delle aree dismesse ed il miglioramento delle prestazioni
energetiche degli edifici rimangono in testa alle priorità. Coerentemente, i partecipanti ritengono
che la Strategia di Adattamento Nazionale debba supportare attraverso finanziamenti pubblici
innanzitutto interventi volti ad una gestione sostenibile delle risorse idriche e quelli a favore della
riduzione dei consumi energetici. E’ importante notare, tuttavia, che tra i punti fondamentali nella
linea di intervento del Ministero rientrano anche azioni volte ad aumentare la resilienza delle
zone costiere e l’utilizzo di strumenti di mercato per incentivare misure di adattamento, che però
non vengono identificate come particolarmente prioritarie dai partecipanti al questionario. Nel
complesso emerge tuttavia come prevalente la necessità di cambiare lo stile di vita, ovvero
modificare le proprie abitudini per lo più riducendo il consumo di risorse. In questo contesto,
risulta di particolare rilevanza l’urgenza di ripensare l’utilizzo dell’energia in modo da rendere
l’intero sistema economico nazionale indipendente da eventuali shock in questo settore. La
percezione è che l’adattamento ai cambiamenti climatici passi anche da interventi volti a
modificare gli attuali usi energetici, come l’efficienza energetica e la diversificazione delle fonti,
misure che solitamente vengono considerate esclusivamente in relazione a politiche di
mitigazione.
bhttp://www.minambiente.it/home_it/showitem.html?lang=&item=/documenti/comunicati/comunicato_0523.html.
19
I RISULTATI IN SINTESI
Impatti maggiormente preoccupanti per la società e la comunità scientifica:
1. intensificarsi di eventi metereologici;
2. inondazione e alluvioni;
3. diminuzione della copertura nevosa;
4. perdita della biodiversità;
5. degrado e l’erosione dei suoli.
Aree di intervento prioritario suggerite per la Strategia Nazionale di Adattamento:
1. limitazione del consumo di nuovo suolo e l’aumento delle superfici permeabili;
2. riduzione del dissesto idrogeologico;
3. gestione delle risorse idriche;
4. riduzione del consumo non sostenibile di risorse naturali;
5. Aumento dell’efficienza della produzione e riduzione degli sprechi di energia.
Campi da privilegiare nell’erogazione di risorse pubbliche:
1. gestione sostenibile delle risorse idriche;
2. riduzione dei consumi energetici,
3. miglioramento prestazioni energetiche edifici;
4. Ricerca, formazione e informazione;
5. Impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Forma legale preferibile della Strategia Nazionale di Adattamento:
• legalmente vincolante.