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1 ITINERARIO DI FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI Schede operative III° anno post convegno versione multimediale scaricabile da: www.missioitalia.it Trasfigurare 2 0 1 7 - 2 0 1 8

R A N O Trasfigurare v S n o c - cloud.3dissue.com · della droga o, dentro il proprio cuore, la discrimi - ramente drammatiche. Non solo la Parola quindi, ... ITINERARIO FORMAZIONE

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ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI2

Le schede operative di questo sussidio sono state realizzatedai missionari e dalla redazione del Centro MissionarioP.I.M.E. di Milano. A tutti un vivo ringraziamento e l’auguriodi vedere i loro sforzi di evangelizzazione dare frutti abbon-danti particolarmente in Asia.Crediti disegni: freepik.com

In questo sussidio:

3 - Trasfigurare6 - Presentazione8 - Cambogia

14 - Thailandia20 - Bangladesh26 - Cina32 - India38 - Filippine

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Dopo aver cercato negli anni precedenti ilsenso dell’abitare in America Latina e del nar-

rare in Africa, volgiamo quest’anno lo sguardoall’Asia per fare esperienza del trasfigurare. Ecompletare così il cammino che scaturisce dalConvengo missionario nazionale di Sacrofano(Roma) (Esci, va’ a Ninive la grande città. Nov.2014) e dal Convegno ecclesiale nazionale di Fi-renze (In Cristo un nuovo umanesimo. Nov. 2015).Il fascicolo contiene sei schede di riflessione, con-divisione e preghiera. Due per ogni ambito princi-pale di trasfigurazione: la vita, la comunità, ilmondo. Un itinerario che ogni gruppo può adat-tare facilmente ai propri ritmi di incontro. Perchénon è improbabile che nel periodo più intensodell’impegno pastorale, caritativo o catechetico,da ottobre a maggio, risulti di grande aiuto solle-vare lo sguardo dal contesto e dalle preoccupa-zioni locali per contemplare ciò che lo Spiritoopera tra le Chiese e i popoli d’Asia. Non senza imissionari.Ci accompagna la Parola di Dio con brani sceltidei Vangeli e l’insegnamento pratico ed esperien-ziale di papa Francesco soprattutto nella EvangeliiGaudium. Ma faremo anche un pellegrinaggio in-sieme alle persone e alle comunità che popolanol’Asia con le loro testimonianze toccanti e non ra-

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I T I N E R A R I O F O R M A Z I O N E C E N T R I M I S S I O N A R I

TrasfigurareRiletto a partire dalla vita

di alcuni missionari in Asia

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visiti i villaggi e le periferie urbane ti accorgi che sitratta in buona parte di una narrazione pubblicita-ria: per obiettivi politici interni e per gli organismiinternazionali, per il turismo organizzato e per ras-sicurare i propri cittadini. E poi: basta il progressomateriale, per quanto importante, per trasfigurarela vita delle persone? Che differenza fa se riman-gono vive le differenze di casta, la corruzione, lapena di morte, l’aborto di massa, il commerciodella droga o, dentro il proprio cuore, la discrimi-

ramente drammatiche. Non solo la Parola quindi,ma anche la vita e la morte sono oggetto di rifles-sione. La morte è l’esito inevitabile quando man-cano i mezzi e gli attori di trasfigurazione, oppurequando essa si presenta in modo fallace e bu-giardo. Molti paesi asiatici vantano, ad esempio,la sconfitta della lebbra (India) o una particolare ri-trovata crescita economica (Filippine) o la stabilitàsociale dopo i disordini (Thailandia) o un più altolivello di occupazione (Bangladesh). Ma quando

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Trasfigurare

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aiuto occasionale o magari mandandoti a scuolase sei ancora giovane); ma ancor più spesso del-l’abbandono familiare, dello sfruttamento lavora-tivo, dell’abuso sessuale o della prostituzione,della tua depressione personale…Tutto parte dalla propria trasformazione interiore.Inutile pensare di contribuire alla trasfigurazionedella comunità attorno a sé o del mondo lontanotramite la sola denuncia o la protesta, per quantoutile, senza aver prima stabilito (e su solide basi)la propria integrità personale. Le schede si con-cludono ognuna con due domande. Lasciamociinterrogare. Evitiamo risposte pigre e scontate. Ciriguardano personalmente. Se siamo ancora gio-vani interpellano in modo pesante il nostro futuro.E la domanda su che farne dell’immenso donoche abbiamo tra le mani. Quello della nostra vitae di quale chiamata.

Padre Giorgio Licini

Direttore Centro Missionario Pime – Milano

nazione, l’imbroglio, l’invidia, la superbia?La trasfigurazione è quindi un processo molto pro-fondo e personale. Essa passa per le lacrime dellapresa di coscienza del proprio errore, spesso do-vuto alle circostanze difficili, e della volontà di ri-cominciare. E al senso di disperazione che siscioglie improvvisamente di fronte alla persona(quante volte un missionario!) che per la primavolta ti ascolta. E letteralmente ti solleva dal-l’abisso della povertà materiale (con un piccolo

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- anno pastorale 2015-2016: Abitare

- anno pastorale 2016-2017: Annunciare / Narrare

- anno pastorale 2017-2018: Trasfigurare

“Trasfigurare - scrive Goffredo Boselli nella sintesiall’omonimo laboratorio del Convegno di Firenze -è uno sguardo di fede, uno sguardo “altro” sullarealtà dell’umano, del mondo e della storia. Trasfi-gurare significa umanizzare il più possibile l’umanoe tutto ciò che esiste, il creato intero, secondo lamisura, la statura e la figura di Cristo Gesù crocifisso

D a Sacrofano a Firenze con uno sguardo plane-tario, prima sul grande continente Latino Ame-

ricano, poi l’Africa e quest’anno l’Asia. Si concludecosì il cammino che all’indomani della celebrazionedel IV Convegno Missionario Nazionale, tenutosi aSacrofano (Roma) dal 20 al 23 novembre 2014, cieravamo dati come impegno per mantenere viva efar fruttificare la ricchezza di riflessioni e proposteemerse nei giorni del convegno. Il cammino triennaleè stato pensato coniugando insieme Sacrofano el’altro evento che ha visto tutta la Chiesa Italianaimpegnata in un cammino di verifica e discernimento,il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze del no-vembre 2015, secondo la seguente scansione tem-porale:

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Trasfigurare

PresentazionePresentazione

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ciamo qualcosa non per un vantaggio personalema perché è bello. Deponente perché è un’azioneche da una parte riconosce il limite (penso che ilmissionario, come il genitore o l’insegnante, siaperfettamente consapevole del limite della suaazione: una goccia in un mare estremamente piùampio, in cui ci sono correnti molto più forti diquelle che noi riusciamo a determinare da soli), manello stesso tempo non si limita, non rinunzia, anzi,in questo movimento di eccedenza, genera di più”.Aggiungeva Chiara Giaccardi, che viviamo “in unagrande Ninive… una megalopoli intrisa di degrado,di malvagità, di violenza, e tuttavia non impermeabilealla salvezza”, per cui “se insieme si rigenera questacapacità missionaria, si può anche riuscire a tra-smetterla a un mondo che ne ha estremamente bi-sogno e sempre più bisogno”. E Papa Francesco, nel suo Messaggio per laGiornata missionaria mondiale di domenica 22 ot-tobre 2017, ci ricorda che “La missione della Chiesa,destinata a tutti gli uomini di buona volontà, èfondata sul potere trasformante del Vangelo. Il Van-gelo porta in sé una gioia contagiosa perchécontiene e offre una vita nuova: quella di Cristorisorto, il quale, comunicando il suo Spirito vivificante,diventa Via, Verità e Vita per noi…Dio Padre vuoletale trasformazione esistenziale dei suoi figli e fi-glie”.L’elaborazione di queste schede è stata affidata alCentro di animazione missionaria del PontificioIstituto Missioni Estere di Milano per l’esperienzache il PIME ha maturato con il mondo e la culturaasiatica, dal momento che tale Istituto fu fondato asuo tempo primariamente per l’evangelizzazione ditale continente. A loro dunque va un sentito grazieper questo lavoro che i centri missionari diocesani,i gruppi missionari, gli istituti missionari e religiosi,le parrocchie possono utilizzare come strumentodi riflessione e preghiera comunitaria affinché lanostra sia davvero una Chiesa in uscita e ad Gen-tes.

Don Michele Autuoro

e risorto, speranza del mondo”. Ed eccoci allora al Trasfigurare, uno sguardo chenon resta tale ma si fa azione, impegno, lotta,perché nessuno rimanga nell’ombra della morte,perché in ogni uomo e donna risplendano la bellezzae la gloria di Dio.La sociologa Chiara Giaccardi nel suo intervento alconvegno di Sacrofano parlava della necessità perla Chiesa missionaria di riscoprire e rivitalizzare lapropria identità nell’esercitare uno sguardo nuovonei confronti del mondo. “La missione – diceva – èun’azione che chiamo generativa, in quanto transitivae deponente. Transitiva perché sbilanciata fuori disé e che ha fuori di sé il suo termine ultimo.Un’azione così la riscontriamo ogni volta che fac-

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Trasfigurarela vita

Cambogia:rinati

dal battesimo

Cambogia:rinati

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Canto: Lo Spirito di Cristo

Lo Spirito di Cristo fa fiorire il deserto,torna la vita. Noi diventiamo testimoni di luce.

Non abbiamo ricevuto uno spirito di schiavitù,ma uno spirito di amore,uno spirito di pace,nel quale gridiamoabbà Padre, abbà Padre!

Lo Spirito cheCristo risuscitò,darà vita ai nostri corpi,corpi mortali, e li renderàstrumenti di salvezza,strumenti di salvezza.

Sono venuto a portareil fuoco sulla terra.E come desideroche divampi nel mondoe porti amore ed entusiasmoin tutti i cuori.

Uno sguardo sulla Cambogia

S i può incontrare Cristo in un Paese che ha vis-suto uno dei più sanguinosi genocidi del Nove-

cento? È la storia della faticosa trasfigurazione dellaCambogia, Paese che tra il 1975 e il 1979 visse ladrammatica stagione dei khmer rossi. Il regime di PolPot non fu solo uno dei più sanguinosi della storia(un milione e mezzo di morti, circa un quinto della po-polazione complessiva). Il regime dei Khmer rossi vo-leva azzerare tutti i quadri e chiunque avesse ricevutoun’educazione, tanto più scolastica. Non a caso ilprimo passo fu espellere tutti i missionari. Chiunquesapesse scrivere o conoscesse la storia, poteva co-stituire una minaccia all’ideologia e doveva essereeliminato. La nota espressione “Cambogia, annozero” indicava la volontà di azzerare il passato, isolareil Paese e imporre un nuovo corso alla storia cambo-giana. A porre fine al regime di Pol Pot nel gennaio 1979 fu

solo l'invasione del Vietnam che aprì ulteriori ferite inCambogia, senza portare la pace: il governo fantoc-cio di Heng Samrin non fu mai in grado di controllaredavvero tutto il Paese. Solo alla fine degli anni Ot-tanta iniziò il negoziato internazionale che portò al ri-tiro delle truppe vietnamite e agli Accordi di pace diParigi, raggiunti sotto l'egida dell'Onu. Prima passodi un faticoso processo per risanare le ferite e che -al di là delle sentenze dei tribunali - non è ancora re-almente concluso a Phnom Phen.In questo cammino si inserisce anche la rinascitadella Chiesa in Cambogia. Quando nel 1989 letruppe vietnamite lasciarono la Cambogia il primoprete a poter rientrare fu il francese Emile Destom-bes, missionario dei Mep di Parigi che sarebbe poidiventato il vicario apostolico di Phnom Phen (èmorto nel 2016).Per un anno rimase, come rappresentante di Caritas

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Trasfigurarela vita

vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma nonsai da dove viene né dove va: così è chiunque ènato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere que-sto?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d'Israele enon conosci queste cose? In verità, in verità io tidico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimo-niamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non acco-gliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato dicose della terra e non credete, come crederete sevi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito alcielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figliodell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel de-serto, così bisogna che sia innalzato il Figlio del-l'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vitaeterna.

Cuore

Internationalis, l’unico prete straniero ammesso nelPaese, e solo in quel modo poté ristabilire i contatticon alcuni dei suoi vecchi studenti. Nell’aprile 1990dal partito arrivò poi l’autorizzazione alla riapertura diuna chiesa. Così il 14 aprile 1990, nel giorno di Pa-squa, padre Destombes poté presiedere la primaMessa pubblica dopo tanti anni. «Quell’evento videriuniti circa 3mila fedeli – ha raccontato padre VincentSénéchal, anche lui missionario dei Mep in Cambo-gia -. È restata nella memoria della Chiesa della Cam-bogia come la Messa della Resurrezione».Da allora - passo dopo passo - la Chiesa in Cambo-gia ha ricominciato a camminare. Provando soprat-tutto a offrire una risposta di senso a tanto dolore eannientamento. Ed è la trasfigurazione che si ritrovanei racconti di tanti suoi nuovi battezzati.

Dal Vangelo di Giovanni (3,1-14)

V i era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo,uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù,

di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei ve-nuto da Dio come maestro; nessuno infatti puòcompiere questi segni che tu compi, se Dio non ècon lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io tidico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere ilregno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomoquando è vecchio? Può forse entrare una secondavolta nel grembo di sua madre e rinascere?». Ri-spose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se unonon nasce da acqua e Spirito, non può entrare nelregno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne,e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non me-ravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il

da Evangelii Gaudium n°164bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la suagrazia perché apra il nostro cuore freddo e scuotala nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi aLui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci con-templi, riconosciamo questo sguardo d’amore chescoprì Natanaele il giorno in cui Gesù si fece pre-sente e gli disse: «Io ti ho visto quando eri sotto l’al-bero di fichi» (Gv 1,48). Che dolce è stare davanti aun crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo,

L a prima motivazione per evangelizzare èl’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’espe-

rienza di essere salvati da Lui che ci spinge adamarlo sempre di più. Però, che amore è quello chenon sente la necessità di parlare della personaamata, di presentarla, di farla conoscere? Se nonproviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, ab-biamo bisogno di soffermarci in preghiera per chie-dere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo

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e semplicemente essere davantiai suoi occhi! Quanto bene ci falasciare che Egli torni a toccarela nostra esistenza e ci lanci acomunicare la sua nuova vita!Dunque, ciò che succede è che,in definitiva, «quello che ab-biamo veduto e udito, noi lo an-nunciamo» (1 Gv 1,3). La

rimaste inespresse. Questi motivi spesso li aiutanoper la prima volta a leggere la loro vita come “un pro-getto”, con una partenza, un cammino e un destinobuono. Immagino quindi siano stati questi i motivi che con-vinsero Saophiep a manifestare un primo interesseper la fede cristiana. Tant’è però che alla fine dellascuola dopo l’esame di maturità, Saophiep decise diproseguire la sua carriera scolastica e con una borsadi studio si iscrisse alla facoltà di legge a PhnomPenh, facendo quasi del tutto perdere le sue tracce.

PIEDI

Lettera dalla Cambogia di padre Alberto Caccaro

Qualche mese dopo l’ingresso all’ostello, Sao-phiep espresse alla suora il desiderio di voler

conoscere più da vicino il cristianesimo, la figura diGesù e la possibilità di una dedizione totale. Capitaspesso nei nostri ostelli di avere a che fare con desi-deri di questo tipo, espressi da chi non è cristiano edè lontano dal diventarlo. La vita comune fa semprela differenza. La condivisione del tempo, del cibo, diuna comune ricerca di senso, così come la determi-nazione a fare bene le cose, un passo alla volta, con-sentono loro di intuire potenzialità fino ad allora

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migliore motivazione per decidersi acomunicare il Vangelo è contem-plarlo con amore, è sostare sulle suepagine e leggerlo con il cuore. Se loaccostiamo in questo modo, la suabellezza ci stupisce, torna ogni voltaad affascinarci. Perciò è urgente ri-cuperare uno spirito contemplativo,che ci permetta di riscoprire ognigiorno che siamo depositari di unbene che umanizza, che aiuta acondurre una vita nuova. Non c’èniente di meglio da trasmettere aglialtri.

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Trasfigurarela vita

mente più accessibile e famigliare, ma non so rispon-dere”. “In me il segno della croce accadeva prima”.“Di giorno e di notte, in ogni istante di fatica facevo ilsegno della croce. Quel segno era tutto quello chesapevo fare. Era la mia preghiera e la mia speranzain ogni momento”. “Fu in quegli innumerevoli istantidi affidamento che capii in quale direzione avrei do-vuto muovermi. Ora vorrei ricevere il sacramento delBattesimo, diventare cristiana e consacrarmi a Dio”.“In me non c’è la fede e poi forse la vocazione; in mela fede e la vocazione sono un tutt’uno”. Saophiep,nella sua semplicità mi ricorda un altro grande con-vertito, Charles De Foucauld. In una lettera del 14agosto 1901, Charles esprimeva la stessa sempliceverità, “la mia vocazione religiosa è nata insieme allamia fede: Dio è così grande!”. “Si, con il senno di poi,mi sembra ci sia stato un inseguimento, che Gesù miabbia inseguita fino a qui” – mi dice Saophiep. “Nonho fretta perché la strada mi è chiara. La giustizia checerco è questa”.Saophiep non mi ha dimostrato niente, ma mi ha mo-strato che il Signore è risorto/vivo e attrae, persuade,affascina, chiama anche oggi.

Per approfondire

Lasciò l’ostello di provincia, affittò una stanza in città,cominciò a frequentare l’università “abbandonandocompletamente il cammino di fede” - racconta. “Al-l’ostello era facile, quasi automatico con la suora aportata di mano e un orario di vita comune - continuaSaophiep - mentre a Phnom Penh cominciai a vivereda sola, a frequentare le lezioni, senza tempo ne ri-chiamo per le questioni di fede”. Anzi “per un certoperiodo pur sentendo qualcosa, vivevo nell’illusionedi potermi arrangiare, come se la fede fosse mia ebasta”. “Non sentivo l’esigenza di manifestare questecose esteriormente, perché mi bastava un interiorerimando a quel Gesù che avevo incontrato all’ostellodi Prey Veng”.Dopo quattro anni di studio e la laurea ottenuta nel-l’agosto del 2016, Saophiep decide di cercarsi un la-voro e lo trova presso una organizzazione nongovernativa che si occupa di offrire assistenza legalea chi non se lo può permettere. In Cambogia la giu-stizia è ancora pesantemente compromessa dal po-tere del denaro. “Chi ne ha, trova sempre il modo perfarla franca - mi racconta Saophiep - per questo hovoluto cercare subito qualcosa che mi consentissedi toccare con mano che la giustizia è un sogno pos-sibile”. Quanto all’organizzazione, l’InternationalBridge to Justice, se all’inizio poteva garantire un’as-sistenza legale gratuita, ora il pesante taglio dei fi-nanziamenti dall’estero rende necessario il contributofinanziario degli assistiti. “Eppure – mi racconta Sao-phiep - per quanto non mi potessi permettere di la-vorare gratis, lo facevo per l’ideale di giustizia cheancora mi porto dentro”. “Ma ad un certo punto nonho potuto più resistere. Non so come altrimenti de-scriverlo. Nella mia vita è avvenuto il miracolo dellafede”, così Saophiep mi descrive “quello che datempo mi premeva da dentro”: “un istinto di affida-mento a Gesù”.“Mi sono chiesta tante volte - continua - perché neimomenti di fatica e paura, durante lo studio nella so-litudine della città, non fossi ricorsa al Budda, certa-

Per conoscere meglio la storia travagliata della

Cambogia e della rinascita della sua Chiesa:

Francois Ponchaud, «Cristo sul Mekong. Storia della

Chiesa in Cambogia» (Pimedit 2014)

Lasciamoci interrogare1 - Quando nella mia vita la fede è stata occasionedi trasfigurazione e di ripartenza?2 - Vivo o ho vissuto come Saophiep quell’”istinto diaffidamento a Gesù”? Quando?

Risonanza e Condivisione

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Se mi ordini di entrare nel silenzio del tuotabernacolofino alla fine dei tempi,me ne avvolgerò, con passi avventurosi.Perderò tutto: ma mi resterai tu, ainondareil mio cuore d'amore per tutti.

Ti ho scelto. Non voglio che te e la tuagloria.

mani

Scelgo teCardinale Francesco Nguyen Van Thuan

Signore Gesù, desidero offrirti la miaintera vita,l'unica mia vita che sto vivendo,per un ideale eterno e inalterabile.

Ho deciso! Ti ho scelto,e non ho mai provato rimpianti.

Comprendo che tu vuoi tutta la mia vita.«Tutto! E per amor tuo!».

Sul sentiero della speranza,io seguo ogni tuo passo.

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Trasfigurarela vita

Thailandia:la misericordiala misericordia

ritrovataritrovata

Thailandia:

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Canto: Il canto dell’amore

Se dovrai attraversare il desertonon temere io sarò con tese dovrai camminare nel fuocola sua fiamma non ti bruceràseguirai la mia luce nella nottesentirai la mia forza nel camminoio sono il tuo Dio, il Signore.

Sono io che ti ho fatto e plasmatoti ho chiamato per nomeio da sempre ti ho conosciutoe ti ho dato il mio amoreperché tu sei prezioso ai miei occhivali più del più grande dei tesoriio sarò con te dovunque andrai.

Non pensare alle cose di iericose nuove fioriscono giàaprirò nel deserto sentieridarò acqua nell'ariditàperché tu sei prezioso ai miei occhivali più del più grande dei tesori

io sarò con te dovunque andraiperché tu sei prezioso ai miei occhivali più del più grande dei tesoriio sarò con te dovunque andrai.Io ti sarò accanto sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con teio ti sarò accanto sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con te.

Uno sguardo sulla Thailandia

C’è stato un tempo in cui tutti parlavano dellaThailandia come del Paese-guida nel Sud-

Est asiatico. Complici i flussi sostenuti di turisti,gli investimenti, le esportazioni di prodotti madein Bangkok era diventata la punta di diamantedelle cosiddette «tigri asiatiche». Del resto le sta-tistiche ufficiali snocciolavano numeri strabilianti,con la riduzione della quota di popolazione in con-dizione di povertà passata dal 67% del 1986 al10,5% del 2014. Tra i Paesi della regione solo l’im-

mensa Indonesia - nei dati macroeconomici - ap-pariva più avanti in termini di produzione di ric-chezza; ma restava comunque dietro per redditopro-capite, tasso di innovazione e infrastrutture. Queste statistiche, però, avevano un difetto: nonregistravano le contraddizioni più profonde. Quelleche già allora - al contrario - si toccavano conmano nelle periferie dell'immensa Bangkok o sullemontagne delle regioni del nord, dove vivono lepopolazioni tribali della Thailandia. Ma sarebbe

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Trasfigurare

seguaglianza crescente tra la capitale e il resto delPaese.Se c'è una trasfigurazione da cercare in Thailan-dia, dunque, è meglio guardare altrove. Ed èquanto ci raccontano i missionari, presenti proprioin quei luoghi dimenticati negli anni dell'euforia in-torno a Bangkok. Luoghi di vite fragili, segnate dadrammi esistenziali gravi: malattie, povertà, sfrut-tamento sessuale, famiglie ferite, pregiudizi. Mase accolte nell'abbraccio misericordioso del Padrepossono diventare finalmente l'inizio di un'uma-nità riconciliata davvero.

A ndando via di là, Gesù vide un uomo, chiamatoMatteo, seduto al banco delle imposte, e gli

disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentresedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero moltipubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola conGesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i fariseidicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostromaestro mangia insieme ai pubblicani e ai pecca-tori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani chehanno bisogno del medico, ma i malati. Andate aimparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglioe non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamarei giusti, ma i peccatori».

Cuore

bastato anche guardare dentromeglio a grandi imprese come laNational Fruit - il colosso agroa-limentare del trattamento dellafrutta per l’esportazione, fornitoridi gusti tropicali per tanti succhidi frutta anche in Europa - o l'in-dustria della pesca, per accor-gersi che le denunce per l’uso dilavoro forzato minorile (spessostraniero), salari inferiori a quellilegali e orari fuori norma veni-vano semplicemente messe atacere senza troppi scrupoli.Quello che in apparenza sem-brava un grande cambiamento,dunque, non era affatto una tra-sfigurazione. E oggi - dopo lacrisi politica sfociata nell'enne-simo colpo di Stato militare nelmaggio 2014 - a dircelo sonoanche gli osservatori economici. La stessa BancaMondiale, ad esempio, in un recente rapporto, harilevato che realtà come un sistema di rapporti so-stanzialmente feudale, la corruzione diffusa, lascarsa innovazione, l’immenso divario tra le élitee i gruppi meno favoriti, sono fenomeni non piùignorabili in Thailandia. E ha ridimensionato anchepassi avanti importanti, come quelli sull'istruzione:la situazione reale è che al temine della scuola del-l'obbligo (15 anni) un terzo dei giovani thailandesiè funzionalmente analfabeta; ed è una percentualeche sale al 47% nelle aree rurali, certificando la di-

Dal Vangelo di Matteo (9,9-13)

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la vita

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cati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di mi-sericordia verso gli afflitti, perché tu possa goderelunga prosperità» (Dn 4,24). In questa stessa pro-spettiva, la letteratura sapienziale parla dell’elemo-sina come esercizio concreto della misericordiaverso i bisognosi: «L’elemosina salva dalla morte epurifica da ogni peccato» (Tb 12,9). In modo più pla-stico lo esprime anche il Siracide: «L’acqua spegneil fuoco che divampa, l’elemosina espia i peccati»(3,30). La medesima sintesi appare contenuta nelNuovo Testamento: «Soprattutto conservate tra voiuna carità fervente, perché la carità copre una mol-titudine di peccati» (1 Pt 4,8). Questa verità penetròprofondamente la mentalità dei Padri della Chiesaed esercitò una resistenza profetica, come alterna-tiva culturale, di fronte all’individualismo edonistapagano. Ricordiamo solo un esempio: «Come, inpericolo d’incendio, corriamo a cercare acqua perspegnerlo, […] allo stesso modo, se dalla nostra pa-glia sorgesse la fiamma del peccato e per tale mo-tivo ne fossimo turbati, una volta che ci venga datal’occasione di un’opera di misericordia, rallegria-moci di tale opera come se fosse una fonte che civiene offerta perché possiamo soffocare l’incendio».

L’ imperativo di ascoltareil grido dei poveri si fa

carne in noi quando ci com-muoviamo nel più intimo difronte all’altrui dolore. Rileg-giamo alcuni insegnamentidella Parola di Dio sulla mi-sericordia, perché risuoninocon forza nella vita dellaChiesa. Il Vangelo proclama:«Beati i misericordiosi, per-ché troveranno misericor-dia» (Mt 5,7). L’ApostoloGiacomo insegna che la mi-sericordia verso gli altri cipermette di uscire trionfantinel giudizio divino: «Parlate

e agite come persone che devono essere giudicatesecondo una legge di libertà, perché il giudizio saràsenza misericordia contro chi non avrà usato mise-ricordia. La misericordia ha sempre la meglio sulgiudizio” (2,12-13). In questo testo, Giacomo si mo-stra erede della maggiore ricchezza della spiritualitàebraica del post-esilio, che attribuiva alla misericor-dia uno speciale valore salvifico: «Sconta i tuoi pec-

all'ospedale, mi portò a casa e mi fece crescere nelmio villaggio. Mio padre, però, non mi ha mai volutovedere perché pensava gli avessi ucciso la moglie.E anche i parenti e gli amici la pensavano allo stessomodo. Recentemente il mio villaggio si è convertitoal cristianesimo, ma le convinzioni antiche hannoancora grande influenza sulla vita della gente. Unadomenica il missionario è venuto nel nostro villaggioe probabilmente mia nonna gli ha parlato della miasituazione. Lui mi ha portato alla missione dovec'era una scuola e là ho cominciato a studiare. Eroun ragazzo intelligente, i missionari mi hanno aiutatoa continuare gli studi. Alla fine sono entrato nel se-minario minore e adesso nel maggiore, ma avverto

PIEDI

Articolo dalla Thailandia dipadre Adriano Pelosin

H o incontrato Santi, un giovane tribale, quandolui era al primo anno di filosofia in seminario.

Aveva poco più di vent'anni e venne a parlarmi dellasua difficoltà a relazionarsi con le donne, della suaforte attrazione per gli anziani stranieri e del grandesenso di inferiorità che avvertiva: «Posso diventareprete con questa mia omosessualità?», mi chiese.«Raccontami di te - gli ho detto - qualsiasi cosa ri-cordi da quando sei nato». «Mia madre è morta su-bito dopo la mia nascita - mi ha risposto -. Secondole tradizioni della mia tribù sono stato consideratouno spirito maligno che aveva ucciso sua madre.Avrei dovuto essere ucciso in una cerimonia reli-giosa officiata dallo sciamano. Ma mia nonna venne

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 17

da Evangelii Gaudium n°193

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Trasfigurarela vita

dentro di me tanta confusione. Spesso penso chedovrei andarmene dal seminario».Mentre lo ascoltavo pregavo lo Spirito Santo che midesse la capacità di comprenderlo e consigliarlo.«Tutto è possibile a Dio, abbi fiducia in Lui - gli hodetto -. Hai molto bisogno di amare qualcuno inmaniera personale e di essere amato così da questapersona. Tu hai cercato l'amore di tuo padre, ma luite l'ha negato. Ma noi abbiamo un Padre nei Cieli, ilPadre di Gesù, che non rinnegherà mai il suoamore. Il suo amore soddisfa pienamente ogni no-stro desiderio e ci libera da ogni paura o senso dicolpa. Prova a leggere ogni giorno le letture dellaMessa con l'intenzione di conoscere Colui che tiama e ti può liberare da ogni male». «Sì, padre, lofarò», mi ha risposto. «Quando ti sentirai meglio -ho aggiunto - cerca di parlare con tuo padre. È im-portante che tu ti riconcili con lui».Dopo un anno ha provato a telefonargli, ma suopadre non gli ha risposto. Ho seguito Santi per i seianni successivi, finché è stato ordinato diacono. Hainvitato suo padre quel giorno, ma non è venuto. Elui è rimasto molto deluso. Anche il giorno dell'ordi-nazione sacerdotale è successa la stessa cosa. Mail giorno della prima Messa, al villaggio, i parenti del

Lasciamoci interrogare1 - Cosa significa nella mia vita la frase evangelica“misericordia io voglio e non sacrifici”?2 - Qual è stato l’atto di riconciliazione più signifi-cativo che ho vissuto?

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI18

Risonanza e Condivisione

Per approfondire

Per leggere altre storie di trasfigurazioni

in Thailandia:

Maria Angela Bertelli, «La casa degli angeli»

(Itaca 2015)

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Ti ringraziamo

Padre celeste

di amarci tanto

da aver deciso,

dai tempi eterni,

di chiamarci alla vita

e di mandarci il tuo Figlio

per darci una nuova vita

dopo che avevamo perduto la tua grazia.

Ti ringraziamo,

Signore Gesù Cristo,

fonte della nostra vita,

per essere venuto in mezzo a noi,

per essere morto

così che noi potessimo vivere,

e anche per averci mandato

lo Spirito del tuo amore.

Ti ringraziamo Spirito Santo,

per il dono dell’illuminazione

e del grande amore

che dà significato e vita

al nostro operare quotidiano.

E ti ringraziamo anche

che resti sempre con noi. Amen

(un cristiano della Thailandia)

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 19

mani

Ringraziamentoper la vita vera

nuovo prete sono andati alla casa di suo padre e lohanno preso di peso: l'hanno portato sulle spallecome in processione in chiesa. «Mio padre hapianto per tutta la Messa - mi ha poi raccontatoSanti al telefono -. Era seduto proprio davanti a me,non ha mai sollevato la testa... Poi mi ha detto: "Midispiace, mi dispiace, non sono degno di te, figliomio, perdonami". L'ho abbracciato e abbiamopianto insieme». «Adesso ho un padre su questaterra e uno nei Cieli», ha commentato.

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Trasfigurarela comunità

Bangladesh:il dono

accoltidi riconoscersi

Bangladesh:il dono

accoltidi riconoscersi

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Canto: Coraggio sono io

Strade vuote e silenziose, vie deserte e sconosciuteè una vita che ora scorre senza di te.

Mi ritrovo dentro a un mare di incertezze e turbamenti,la fatica di un cammino senza di te.

Ma tu, mano amica di ogni uomo,presenza che sostiene ancora.

Ma tu, che ora guidi il mio cammino,illumina la via davanti a me.

No, non avere paura,se nel buio il tuo cuoreun giorno perderai.Io verrò da te,come un padre ti dirò:“coraggio, sono io!”.

Il respiro di una vita è silenzio di desertofatto di parole vuote senza di te.

Dove sono le risposte alle mille e più domande,il mio cuore non sa amare senza di te.

Ma tu, luce nella notte buia,mi aiuterai a raggiunger la meta.

Ma tu, fonte viva della fede,sarai per sempre qui vicino a me.

Uno sguardo sul Bangladesh

S eicentomila cattolici in un Paese di 160 milionidi abitanti, nella stragrande maggioranza mu-

sulmani. È la fotografia della presenza della Chiesacattolica in Bangladesh, realtà oggi resa ancora piùdi frontiera dalla crescita del radicalismo islamico(come drammaticamente abbiamo scoperto nel-l’estate 2016, con la strage che a Dhaka ha vistocoinvolti un gruppo di italiani) ma anche dalle con-traddizioni di un modello di sviluppo dove il lavoroa basso costo nel settore tessile per i grandi marchioccidentali è un fattore irrinunciabile.Dentro questa realtà il piccolo seme dei cattolici inquesti anni è cresciuto, consolidando la propria pre-senza: la Chiesa cattolica è passata da quattro aotto diocesi, la rete delle sue strutture educative haofferto opportunità importanti, soprattutto per i ra-gazzi dei villaggi tribali. Adesso il Bangladesh puòvantare addirittura un’Università Cattolica e il suoprimo cardinale, l’arcivescovo di Dhaka Patrick D’-

Rozario, elevato alla porpora da papa Francescoche vorrebbe recarsi presto in questo Paese. «Unpiatto di riso, per essere buono, non ha bisogno diun piatto di sale. Solo di un pizzico. È questo il no-stro contributo», commentava qualche tempo faproprio il cardinale D’Rozario.Un pizzico di sale: resta la definizione più bella diuna comunità cristiana. Perché sono le relazionisemplici, la cura fraterna delle persone, i gesti dellaliturgia riscoperti nella loro freschezza ciò che è ca-pace di trasfigurare davvero un gruppo di personein un villaggio sperduto in una comunità che rendepresente lì il Signore Gesù. È il cammino che in-sieme a questa giovane Chiesa di frontiera tantimissionari stanno compiendo ancora oggi. Sco-prendo - insieme a loro - quanto nelle periferie piùsconosciute ai grandi mezzi di informazione e agliuomini del marketing continua a parlare oggi il Van-gelo di Gesù.

occhio

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le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi hafatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi senon i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri,ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva;

per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti,sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello cheho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Si-gnore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, ilSignore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anchevoi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho datoun esempio, infatti, perché anche voi facciate comeio ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: unservo non è più grande del suo padrone, né un in-viato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendoqueste cose, siete beati se le mettete in pratica.Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che hoscelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui chemangia il mio pane ha alzato contro di me il suo cal-cagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, per-ché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui cheio manderò, accoglie me; chi accoglie me, accogliecolui che mi ha mandato».

Cuore

Dal Vangelo di Giovanni (13,1-20)

P rima della festa di Pasqua Gesù, sapendo cheera venuta la sua ora di passare da questo

mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nelmondo, li amò fino alla fine. Durante la cena,quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda,figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendoche il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e cheera venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da ta-vola, depose le vesti, prese un asciugamano e selo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nelcatino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e adasciugarli con l'asciuga-mano di cui si era cinto.Venne dunque da SimonPietro e questi gli disse:«Signore, tu lavi i piedi ame?». Rispose Gesù:«Quello che io faccio, tu oranon lo capisci; lo capiraidopo». Gli disse Pietro: «Tunon mi laverai i piedi ineterno!». Gli rispose Gesù:«Se non ti laverò, non avraiparte con me». Gli disseSimon Pietro: «Signore, nonsolo i miei piedi, ma anche

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Trasfigurarela comunità

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poco d’olio e comincia a spalmarlo sulla gamba e sulpiede. Io non riesco a nascondere un filo di disagio,con tutta la gente attorno che guarda me e che mipone le solite domande di rito: qual è il mio paese,quanti fratelli e sorelle ho e che lavoro fanno, dovevivono i miei genitori... Tento di dire qualcosa ma in realtà la mia attenzioneè presa tutta dal gesto della donna, che si sta rial-zando per andare da Dominic. Lo trovo un gesto bel-lissimo, pieno di calore e accoglienza: oggi è ilGiovedì Santo, e tra poco toccherà a me fare lostesso durante l’Eucarestia, ripetendo un attod’amore compiuto da Gesù una sera di duemila annifa. La cappella, anch’essa in fango, è stipata di per-sone che guardano me e Dominic mentre prepa-riamo l’altare alla fioca luce delle lampade a petrolio,un piccolo calice e le ampolline, un vasetto di fiori dicampo, i moccoli di candela che già versano il liquidoda un lato. Quando passo tra gli uomini per la lavanda dei piedi

PIEDI

Lettera dal Bangladesh di p. Fabrizio Calegari

Quando la gente comincia ad arrivare nel villaggioalla spicciolata dai campi, sono ormai le sette e

si è fatto già buio. Tutti vengono a salutarmi secondola loro usanza: le donne si piegano fino a terra e gliuomini chinano il capo. Tutti chiedono la benedizionedel padre, eccetto le persone anziane alle quali sonoio a doverla chiedere, in quanto più giovane. Ci fanno sedere sulle sedie migliori che hanno, edopo poco si avvicina una donna che si inginocchiadavanti a me. Nelle mani stringe una brocca e unpiatto, entrambi in ottone lavorato. Chiedo a Dominic:«E adesso, cosa succede?». «Ti lavano i piedi - dicelui ridendo divertito -. Questa è una tipica usanza tribale di benvenuto pergli ospiti». La donna, infatti, è già passata all’opera prenden-domi il piede destro e versando acqua fino al ginoc-chio, mentre nel piatto si raccolgono lo sporco e laterra accumulati nel viaggio. Poi, prima di asciugarmicon uno straccio, si versa nel palmo delle mani un

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 23

da Evangelii Gaudium n°3dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ciconferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli cipermette di alzare la testa e ricominciare, con una te-nerezza che mai ci delude e che sempre può resti-tuirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione diGesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che ac-cada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge inavanti!

I nvito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazionesi trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro per-

sonale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la de-cisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ognigiorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcunopossa pensare che questo invito non è per lui, perché«nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore».Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qual-cuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Luigià aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo èil momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sonolasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito daltuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovarela mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattamidi nuovo Signore, accettami ancora una volta fra letue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Luiquando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta:Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che cistanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui checi ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta voltesette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta

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sperimento solo il miracolo delle mie mani vuote checontinuamente donano ciò che non hanno, e rice-

Per approfondire

a stento riesco a trovare lo spazio per inginocchiarmie lavare. Non posso fare a meno di pensare aquando, chierichetto nel Duomo di Monza, seguivocon la brocca don Dino, i bambini tutti carini e petti-nati, le scarpe lucide da togliere insieme al calzinofresco di bucato. Qui l’afrore che si respira non ècerto quello di un bagno appena fatto, ma questagente mi ricorda molto di più dei pescatori di Galilea,spiazzati quella sera a cena, da un gesto imprevedi-bile di Gesù. Capisco molto di più, ora, la riluttanzadi Pietro, il suo sconcerto nel vedere compiere dalMaestro un’azione che toccava ai servi e agli schiavi:«Sapete ciò che vi ho fatto?». Cosa vuoi dirci Signorecon questo gesto? Cosa significa lavarci i piedi gliuni gli altri?Terminata la Messa c’è ancora spazio per qualcheparola di ringraziamento della gente, felice di aver po-tuto celebrare il Giovedì Santo nel villaggio. Io e Do-minic raccogliamo le nostre bici e salutiamo, maveniamo scortati da un gruppetto di uomini e giovaniper un buon tratto di strada, perché temono, datal’ora tarda, che qualche balordo possa darci dei fa-stidi. Improvvisamente qualcosa attraversa la strada,forse un piccolo animale. Metto istintivamente lamano nella borsa a tracolla per prendere la torcia efare luce, e tocco con le dita la scatola di metallo nellaquale ho riposto l’Eucarestia avanzata da riportare inmissione: Gesù è qui, con noi, sul sentiero. Mi paredi risentirlo: «Sapete ciò che vi ho fatto?». Come potremmo comprenderlo davvero Gesù? Inuna sola volta con i discepoli hai inventato l’Eucare-stia, il sacerdozio e la lavanda dei piedi. Come pos-siamo tenere il passo? Come lo posso io, che

Per leggere altre storie sulla quotidianità della vita

di un missionario in Bangladesh Fabrizio Calegari,

«Il cuore altrove» (Pimedit, 2013)

Lasciamoci interrogare1 - Quando ho sperimentato qualcuno che mi lavassei piedi?2 - Come la liturgia del lavare i piedi agli altri ritornanella quotidianità della nostra comunità?

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI24

Risonanza e Condivisione

Trasfigurarela comunità

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Con te trovo la vita,

i suoi sussurri e sospiri,

ho mille menestrelli

alla corte del tuo amore.

Lascia che io mi sieda

a faccia a faccia;

voglio cantare la gioia

d'appartenere a te.

mani

Lascia che io mi sieda - Tagore

Lascia che io mi sieda

per un momento al tuo fianco;

finirò più tardi

il lavoro che mi attende.

Lontano dal tuo sguardo,

io subito mi stanco;

il mio lavoro è pena

e mi sento perduto.

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 25

dere faccia, posizione, potere. Lo hai fatto per dirciche amare si può, a immagine del nostro Padre ce-leste.Gli uomini ora ci lasciano, possiamo continuare tran-quilli. Dominic ed io salutiamo di nuovo e balziamosulle selle, una mano sul manubrio, l’altra che tienela torcia, Marianpur di qui a poco. Pedaliamo nella notte in equilibrio precario, viandanticon la vocazione alle stelle del cielo, le gambe chenon rispondono e il Creatore nella bisaccia.

vono assai più di quel che riescano a dare? Se possoancora tentare di venirti dietro Signore, un passodopo l’altro nonostante gli scivoloni, la stupidità, i tor-pori, i calcoli, è solo perché non smetti di lavarmi ipiedi, solo perché continui a farti pane per i nostrigiorni. Hai lavato i piedi ai discepoli per mostrarci cheDio è amore che serve, amore che non teme di per-

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Cina:il Vangeloil Vangelo

della fragilitàdella fragilità

Cina:

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Canto: Lo Spirito di Cristo

Lode al nome tuo dalle terre più florideDove tutto sembra vivere lode al nome tuoLode al nome tuo dalle terre più arideDove tutto sembra sterile lode al nome tuo

Tornerò a lodarti sempre per ogni dono tuoE quando scenderà la notte sempre io diròBenedetto il nome del Signor lode al nome tuo Benedetto il nome del SignorIl glorioso nome di Gesù

Lode al nome tuo quando il sole splende su dimeQuando tutto è incantevole lode al nome tuoLode al nome tuo quando io sto davanti a teCon il cuore triste e fragile lode al nome tuo

Tornerò a lodarti sempre per ogni dono tuoE quando scenderà la notte sempre io diròBenedetto il nome del Signor lode al nome tuo

Benedetto il nome del SignorIl glorioso nome di Gesù

Tu doni e porti via tu doni e porti via ma sempre sceglierò di benedire te

Tornerò a lodarti sempre per ogni donotuoE quando scenderà la notte sempre io diròBenedetto il nome del Signor lode al nome tuo Benedetto il nome del Signor lode al nome tuoBenedetto il nome del Signor lode al nome tuo Benedetto il nome del SignorIl glorioso nome di Gesù

Tu doni e porti via tu doni e porti via ma sempre sceglierò di benedire te

Tu doni e porti via tu doni e porti via ma sempre sceglierò di benedire te

Uno sguardosulla Cina

S i può guardare alla Cina da tanti punti di vistaoggi: quello della geopolitica che vede avan-

zare l’influenza di Pechino in tante aree del mondo;quello dell’economia che trova negli investimentidelle grandi società cinesi il nuovo toccasana (valepersino per le società di calcio ormai…); quellodella Chiesa che sta provando a tessere percorsidi dialogo con le autorità locali, in un contesto cheresta lo stesso molto difficile; quello delle libertàfondamentali, che nella Cina nuova protagonistacorteggiatissima sul palcoscenico del mondo con-tinuano ugualmente a segnare il passo; quellodell’ambiente con i danni gravissimi creati al patri-monio naturale dalla crescita industriale impetuosadegli ultimi decenni ma anche dei nuovi massicciinvestimenti sui sistemi low-cost delle energie rin-novabili.C’è però una prospettiva del tutto particolare sullaquale vorremmo provare soffermarci ed è quella

occhio

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proprio loro possono condurci da Dio, che ci pos-sono portare ad essere più umani, più aperti, piùaffettuosi…». Oggi, piano piano, sta succedendoanche in Cina. E anche in questo grande Paesedove la Chiesa ha tanto sofferto la testimonianzadi questi piccoli non potrà non portare frutto.

Cuore

della Cina dei piccoli. Non i nuovi potenti o i nuoviricchi, ma i fragili. Quelli a lungo tenuti addiritturanascosti in una cultura dove fino a poco tempo fala disabilità era considerata ancora una vergogna,letteralmente da nascondere. Qualcosa fortunata-mente sta cambiando anche in Oriente da questopunto di vista e i cristiani - molte volte anche conun’opera nascosta - non sono estranei a questocambiamento. Ma la sfida resta grande: le statisti-che parlano di 83 milioni di persone con disabilitàoggi in Cina; e un recente rapporto di HumanRights Watch spiegava che il 40 per cento sonotuttora analfabeti e denunciava i gravi ostacoli al-l’accesso all’istruzione che tuttora le scuole op-pongono a chi mostra deficit di carattere fisico omentale.Ma la disabilità non è solo una questione sociale.Può diventare essa stessa una pagina di Vangelo,che racconta l’amore e la gratuità in una manierastraordinaria. Succede quando persino la soffe-renza e la fatica si trasfigurano dentro il volto ac-cogliente di una comunità che accompagna. «Lepersone con handicap - spiegava qualche tempofa Jean Vanier - per tantissimo tempo sono stateconsiderate più o meno come una punizione diDio, come una vergogna, e molto presto venivanorinchiuse in grandi istituti. Noi invece diciamo che

Dal vangelo di Matteo (11,25-30)

I n quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre,Signore del cielo e della terra, perché hai nasco-

sto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelateai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nellatua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padremio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, enessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui alquale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, eio vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voie imparate da me, che sono mite e umile di cuore,e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo in-fatti è dolce e il mio peso leggero».

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Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Van-gelo in persona, si identifica specialmente con

i più piccoli (cfr Mt 25,40). Questo ci ricorda che tuttinoi cristiani siamo chiamati a prenderci cura dei piùfragili della Terra. Ma nel vigente modello “di suc-cesso” e “privatistico”, non sembra abbia senso in-vestire affinché quelli che rimangono indietro, ideboli o i meno dotati possano farsi strada nellavita.È indispensabile prestare attenzione per essere vi-cini a nuove forme di povertà e di fragilità in cuisiamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente,anche se questo apparentemente non ci porta van-taggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodi-

L’eredità lasciata da padre Tapella conferma che chisi preoccupa per i più deboli non necessariamentene deve condividere la religione o la razza, e che èsolo a partire da un cuore onesto che si può fornireun servizio di qualità. Ponendosi come esempio pertutti, padre Tapella ha guidato me e altre persone dibuon cuore che si occupavano dei disabili adulti, etenendoci per mano ci ha condotti fino all’inaugura-zione della Casa di padre Tapella e alla fondazione

PIEDI

Lettera da Hong Kong di p. Giosuè Bonzi

N el 1967 ho avuto l’opportunità di mettere piedea Hong Kong e di conoscere l’indimenticabile

padre Enea Tapella, che si occupò delle personesvantaggiate e ignorate dalla società, prendendosicura soprattutto dei disabili mentali, mostrando loroaffetto e sollecitudine, aiutandoli concretamente.Chiunque in passato abbia avuto modo di stare conlui e di lavorarci insieme ha invariabilmente sentitogrande rispetto e venerazione nei suoi confronti.

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 29

da Evangelii Gaudium n°209-210pendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sem-pre più soli e abbandonati, ecc. I migranti mi pon-gono una particolare sfida perché sono Pastore diuna Chiesa senza frontiere che si sente madre ditutti. Perciò esorto i Paesi ad una generosa aper-tura, che invece di temere la distruzione dell’identitàlocale sia capace di creare nuove sintesi culturali.Come sono belle le città che superano la sfiduciamalsana e integrano i differenti, e che fanno di taleintegrazione un nuovo fattore di sviluppo! Comesono belle le città che, anche nel loro disegno ar-chitettonico, sono piene di spazi che collegano,mettono in relazione, favoriscono il riconoscimentodell’altro!

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si preoccupi delle necessità dei disabili, apprezzi iloro talenti e provi la gioia di diventare loro amico!

Per approfondire

della Fu Hong Society.Insieme ai membri di questa associazione abbiamolavorato per anni in un ambiente ostile, ma abbiamoperseverato con risolutezza nel dare assistenza allepersone disabili. Da più di trentacinque anni la FuHong Society si impegna a offrire loro molteplici ser-vizi, fornendo cure e sostegno adeguati a ridurre l’in-fluenza del loro handicap sulla mente e sul corpo,aiutandoli a sviluppare le loro potenzialità nascoste,combattendo perché la società civile sia influenzatadalla loro sincerità e dal loro talento artistico, a lungoignorato, per arrivare così a essere più armonica e in-tegrata.Negli anni abbiamo portato avanti il sincero desideriodi sviluppare, con i compagni della Fu Hong Society,servizi diversificati per adulti con ritardi intellettivi, exmalati mentali, persone affette da autismo e individuiche presentano disabilità dello sviluppo. Abbiamocercato così di sviluppare, con modalità nuove e piùadatte ai tempi, lo spirito di accoglienza verso i debolie gli indifesi che caratterizzava padre Tapella,e cheabbiamo cercato di fare nostro, offrendo non solouna molteplicità dei servizi molto professionali, maanche creando rapporti di amicizia sinceri e affettuosicon le persone diversamente abili che abbiamo in-contrato e assistito.Dopo tanti anni passati con loro, ho stretto con que-ste persone un forte legame e sento che percorronocon me, fianco a fianco, come compagni, la via del-l’esistenza.Spero che un numero sempre più grande di persone

Per saperne di più su padre Bonzi e la questione dei

disabili a Hong Kong e in Cina

Dove l’amore è di casa (Pimedit, 2015)

Lasciamoci interrogare1 - La nostra comunità è attenta alla presenza dei"piccoli": i deboli, i poveri, i fragili?2 - Con quali gesti e quali mezzi si preoccupa di loro?

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Risonanza e Condivisione

Trasfigurarela comunità

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Caro Gesù, anch’io vorrei diventare un giornocome mia madre e come tua madre.Ma soprattutto vorrei avere un cuore come quello di tua madre.Vorrei amare come lei.Aiutami, caro Gesù.

(bambino della Cina)

mani

Ho una madre come tua madre

Caro Gesù,mia madre è tutta per il papàe per noi bambini.Mia madre è modesta e silenziosa. Mia madre fa con semplicità qualsiasilavoro.E fa tutto unicamente per noi.Io sento quanto ci vuole bene.Essa è tutta per noiCosì come tua madre era tutta per te, Gesù.

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Trasfigurareil mondo

India:in dialogo

le differenzeoltre

India:in dialogo

le differenzeoltre

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Canto: Come tu mi vuoi

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re, che sicompia in me la Tua volontà.Eccomi Signore, vengo a Te mio Dio, pla-sma il cuore mio e di Te vivrò.Se Tu lo vuoi Signore manda me e il Tuonome annuncerò.

Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mivuoi io andrò.Questa vita io voglio donarla a Te perdar gloria al Tuo nome mio re.Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mivuoi io andrò,se mi guida il Tuo amore paura non hoper sempre io sarò, come Tu mi vuoi.

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re, che sicompia in me la Tua volontà.Eccomi Signore, vengo a Te mio Dio, pla-sma il cuore mio e di Te vivrò.Tra le tue mani mai più vacillerò e stru-mento tuo sarò.

Uno sguardo sull’India

M olti dicono che già oggi sia il Paese più po-poloso del mondo; nelle stime reali, più ag-

giornati dei censimenti, conterebbe già piùabitanti della Cina, in pieno inverno demograficoper via delle conseguenze della politica del figliounico, portata avanti da Pechino per decenni. Eanche nell’ipotesi non fosse ancora successo, itrend dicono che il sorpasso accadrà comunquemolto presto. Eppure l’India è lo stesso unmondo di cui sentiamo parlare pochissimo. Fac-ciamo molta fatica a guardare nel profondo den-tro questo grande Paese: preferiamo fermarcialle immagini da cartolina o alle macchiette deifilm di Bollywood. Invece - con i suoi ormai 1,3miliardi di abitanti - l’India è una realtà com-plessa, dove convivono fianco a fianco high-teche sistema delle caste, Formula Uno e incidentiferroviari, lotta alla fame e suicidi dei contadini

impoveriti, il tutto in un groviglio molto faticosoda districare. Ad apparirci particolarmente complicato è peròsoprattutto un volto specifico dell’India: la suareligiosità. Il subcontinente ha visto nasceregrandi religioni, cariche di storia: non solo l'indui-smo (tuttora professato da più dell'ottanta percento della popolazione indiana), ma anche ilbuddhismo, il giainismo, la religione dei sikh.Senza dimenticare poi l'islam, che attraverso gliimperatori Moghul ha avuto un ruolo importantenella storia dell’India, e ancora oggi - nonostantela partizione con il Pakistan e il Bangladesh (e irelativi spostamenti di popolazione) vede pre-senti nel Paese più di 150 milioni di musulmani.Non si tratta solo una nota di colore: le religioni,oggi, sono una delle frontiere più delicate perl’India. La crescita del nazionalismo indù - che ha

occhio

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Trasfigurareil mondo

zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice ladonna -, dammi quest'acqua, perché io non abbiapiù sete e non continui a venire qui ad attingereacqua». Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ri-torna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho ma-rito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non homarito». Infatti hai avuto cinque mariti e quello chehai ora non è tuo marito; in questo hai detto ilvero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tusei un profeta! I nostri padri hanno adorato suquesto monte; voi invece dite che è a Gerusa-lemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù ledice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su que-sto monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamociò che conosciamo, perché la salvezza viene daiGiudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veriadoratori adoreranno il Padre in spirito e verità:così infatti il Padre vuole che siano quelli che loadorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano de-vono adorare in spirito e verità». Gli rispose ladonna: «So che deve venire il Messia, chiamatoCristo: quando egli verrà, ci annuncerà ognicosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Cuore

nel partito Bjp, oggi al governo con il premier Na-rendra Modi a New Delhi, il suo punto di riferi-mento - sta portando con sé la crescitadell’intolleranza nei confronti delle minoranze. Edè un’intolleranza di cui sono vittima anche i cri-stiani, piccolo gregge di poco più di 27 milioni dipersone, intorno al 2 per cento della popola-zione. Anche recentemente vi sono stati assaltidi fondamentalisti indù contro le chiese e missio-nari accusati di proselitismo.È possibile, allora, uno sguardo trasfiguratoanche su questo mistero della diversità delle re-ligioni? Lo suggeriva efficacemente padre Jac-ques Dupuis, teologo gesuita che ha vissuto alungo in India: proprio in questo Paese - spie-gava - «ho capito che le tradizioni religiose delmondo - diceva - non hanno rappresentato losforzo dei popoli per cercare Dio attraverso lapropria storia, ma il modo in cui Dio ha cercatoloro».

Dal Vangelo di Giovanni (4,5-26)

G iunse così a una città della Samaria chiamataSicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva

dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo diGiacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio,sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno.Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepolierano andati in città a fare provvista di cibi. Allorala donna samaritana gli dice: «Come mai tu, chesei giudeo, chiedi da bere a me, che sono unadonna samaritana?». I Giudei infatti non hannorapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Setu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che tidice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui edegli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna:«Signore, non hai un secchio e il pozzo è pro-fondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva?Sei tu forse più grande del nostro padre Gia-cobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con isuoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde:«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovosete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, nonavrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io glidarò diventerà in lui una sorgente d'acqua che

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ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 35

da Evangelii Gaudium n°250modo di essere, di pensare e di esprimersi. Conquesto metodo, potremo assumere insieme il do-vere di servire la giustizia e la pace, che dovrà di-ventare un criterio fondamentale di qualsiasiinterscambio. Un dialogo in cui si cerchi la pace so-ciale e la giustizia è in sé stesso, al di là dell’aspettomeramente pragmatico, un impegno etico che creanuove condizioni sociali. Gli sforzi intorno ad untema specifico possono trasformarsi in un processoin cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambo le partitrovano purificazione e arricchimento. Pertanto,anche questi sforzi possono avere il significato diamore per la verità.

Un atteggiamento di apertura nella verità e nel-l’amore deve caratterizzare il dialogo con i cre-

denti delle religioni non cristiane, nonostante i variostacoli e le difficoltà, particolarmente i fondamen-talismi da ambo le parti. Questo dialogo interreli-gioso è una condizione necessaria per la pace nelmondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, comeper le altre comunità religiose. Questo dialogo è inprimo luogo una conversazione sulla vita umana osemplicemente, come propongono i vescovi dell’In-dia «un’atteggiamento di apertura verso di loro,condividendo le loro gioie e le loro pene».[194] Cosìimpariamo ad accettare gli altri nel loro differente

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Nella terza domenica di quaresima, ciclo A, leggiamoquesto brano del Vangelo durante la Messa e, ai miei“fedeli” (quattro suore, tre cattolici e una cinquantinadi non cristiani), spiego le stesse idee. La mia cono-scenza della lingua hindi è così povera che dubitosempre di farmi capire. Quindi prego lo Spirito Santoche supplisca lui alla mia ignoranza.Ma quella domenica è successo un miracolo. Unodei lebbrosi, appena arrivato in settimana, di nomeBandu, ha intonato un canto in lingua marathi il cuiritornello inizia con le due parole Gikarè tikaré (Qua elà). Questo canto non l’avevo mai sentito, ma, conmia meraviglia, mi sono accorto che tutti lo conosce-vano e cantavano. Me lo sono fatto tradurre e ho avuto la conferma chelo Spirito è il vero protagonista della missione eBandu aveva capito benissimo la mia predica.«Perché vai cercando di qua e di là?Vuoi girare come un mattoquando Dio dimora nel tuo cuore?Sulle cime dei monti, ai confini del paese,dicono i santi cantando e lodando,risiede il creatoreHari, il Signore. Quando Dio dimora nel tuo cuore, perché vai cercando di qua e di là...La vita umana ci è data una sola voltae Dio è unico, di qua o di là.Togliendo il velo dell'ignoranzaraggiungi la meta della verità. Quando Dio dimora nel tuo cuore perché vai cercando di qua e di là...Se hai il desiderio di salvezzasucchia al seno della vera devozione.Questa è la via per la tua realizzazionenel mondo in cui viviamo. Quando Dio dimora nel tuo cuore, perché vai cercando di qua e di là...».Ho costatato con mano che lo Spirito del Signore la-vora veramente su tutta la terra.Questo canto popolare esprime lo stesso insegna-mento di Gesù nel brano del Vangelo.Il fatto che Dio venga chiamato Hari indica che que-sto canto viene dalla tradizione indù.La testimonianza del missionario, il confronto col

Durante questi anni, ci siamo accorti che alcuniamici, che sono venuti a Swarga Dwar e hanno

visitato la nostra cappella ecumenica, che noi chia-miamo Shanti Sangam (Incontro di pace), o hannoassistito alla nostra preghiera serale quando leg-giamo alternativamente dai vari libri sacri delle diffe-renti religioni, o hanno visto il pilastro centrale coisimboli di dodici religioni, sono rimasti un po’ per-plessi e confusi: che cosa vanno a fare i missionari?A predicare la religione cattolica o a far di tutte le re-ligioni un fascio? Dobbiamo pregare davanti allacroce di Gesù o davanti a simboli incomprensibili?Quando i visitatori cattolici sono un gruppo alloraleggo con loro il capitolo quattro del Vangelo di Gio-vanni, il passo dell’incontro di Gesù con la samari-tana. A un certo punto, la donna pone a Gesù unproblema teologico: «I nostri padri, samaritani, ado-ravano Dio su questo monte; mentre voi, in Giudea,dite che il posto per adorare Dio è in Gerusalemme». Gesù risponde: «Credimi, donna, viene il tempo, anziè già venuto, in cui gli uomini adoreranno il Padre gui-dati dallo Spirito e dalla verità di Dio». Così Gesù pro-clama la relatività, non solo dei posti per pregare, madi ogni religione.Ai miei ascoltatori dico: i musulmani vanno a pregarealla Mecca, gli indù a Varanasi, i cattolici a Roma o aLourdes: «Ma il tempo è venuto, anzi, con Gesù, ègià presente, quando pregheremo in spirito e veritàperché Dio è dentro di noi».

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Trasfigurare

PIEDI

Lettera dall’India di padre Carlo Torriani

il mondo

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a brillare per essere una luce per glialtri.La luce, o Gesù, sarà la tua, non verràda noi,sarà la tua luce che brillerà sugli altriattraverso noi.Lascia che ti rivolgiamo le nostrepreghierenel modo che più ami, spargendo la lucesu quelli che ci circondano.Lasciaci predicare senza predicare,non con le parole, ma con l'esempio.Con la forza che attraee l'influsso di quel che facciamo.Con la pienezza dell'amoreche abbiamo per te nel nostro cuore.Amen.

mani

Aiutaci a diffondere la tua fragranza –Santa Teresa di Calcutta

O Gesù, aiutaci a diffondere la tuafragranzaovunque noi andiamo.Infondi il tuo Spirito nella nostra animae riempila del tuo amoreaffinché penetri nel nostro esserein modo così completo che tutta la nostravitapossa essere soltanto fragranzae amore trasmesso tramite noi e visto innoi,e ogni anima con cui veniamo a contattopossa sentire la tua presenzanella nostra anima, e poi guardare in sue vedere non più me, ma Gesù.Resta con noi,e noi cominceremo a brillare della tua luce,

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 37

Vangelo, devono servire a far emergere quello che dibuono e di santo esiste in tutte le religioni.

Per approfondire

Per conoscere più approfonditamente l’India e la

teologia delle religioni

Gino Battaglia, «L’altro fondamentalismo. India,

nazionalismo, identità» (Guida editori, 2015)

Lasciamoci interrogare1 - Qual è il nostro atteggiamento nei confronti difratelli e sorelle di altre religioni?2 - Sappiamo trovare strade di confronto e di impe-gno comune che ci facciano camminare insieme?

Risonanza e Condivisione

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Filippine:la terra,

la giustiziae il regno

Filippine:la terra,

la giustiziae il regno

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Trasfigurareil mondo

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Canto: Il Vangelo della terra

Guarda i campi vedi il grano ora è pronto per il tagliovedi il frutto del lavoro dell'uomo quel terreno rigoglioso é la culla del tuo semenutrimento del germoglio riposto

Cosi tu hai voluto che fiorisse in me la parola che da origine alla vita tu hai scelto me per far crescere il tuo amore per rinascere e annunciare verità

lo non lascerò che alla pianta manchi l'acqua che la spiga non riceva luce e sole la custodirò da ogni male e da ogni guerra è il Vangelo della terra

Guarda i frutti ormai maturi sono i figli della terra preparati e seminati col cuore Terra viva terra buona

accogliente in ogni tempo coltivata con l'amore di un padre.

Cosi tu hai deciso di chiamarmi a te di affidarti il seme della tua parolami consiglierai come un figlio mi amerai un terreno generoso io sarò.

Uno sguardo sulle Filippine

Un arcipelago di 7107 isole di cui poco più dellametà abitate, come sono le Filippine, in teoria

dovrebbe essere un luogo straordinario per con-templare il creato. Invece oggi è un posto che dicemolto su quel rapporto strettissimo tra salvaguar-dia della casa comune, giustizia e pace nel mondodi oggi che papa Francesco ha posto al centrodella sua enciclica Laudato Sì. Una pagina di ma-gistero che ci dice con chiarezza che il primopasso per trasfigurare il mondo oggi è salvaguar-dare la bellezza impressa dal suo creatore e con-tinuamente minacciata dall’egoismo degli uomini.Un esempio molto concreto è quella frontieraestremamente complessa del mondo di oggi cheè Mindanao, la grande isola del Sud del Filippine.Ne sentiamo parlare ogni tanto per via della mi-naccia costituita dal fondamentalismo islamico,che sta mettendo radici anche in questo angolo

del Sud-Est asiatico puntando a incassare i divi-dendi del conflitto mai risolto davvero tra i moro -le popolazioni musulmane locali - e i visayas, icontadini cristiani spinti dalla metà del Novecentoa immigrare qui dalle isole del Nord, in cerca di unEldorado rimasto solo sulla carta. Perché dopo diloro - molto in fretta - sarebbero arrivate poi gli in-teressi veri, quelli di imprese locali e multinazionaliattratti da una terra fertile e dal ricco sottosuolo.Un conflitto in cui a perdere sono comunque i po-veri, dunque. E che sta lasciando segni sulla terradi Mindanao e sui lumad, le popolazioni tribali ori-ginarie dell’isola, spinte sempre di più all’internodelle ultime foreste rimaste per provare a soprav-vivere. Nei primi anni li ingannavano arrivando ad-dirittura a scambiare immense concessioni di terracon scatole di sardine, come avveniva nel FarWest. Oggi i tribali hanno imparato a conoscere

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quelli che sulla carta sono i loro diritti, ma devonolo stesso fare i conti con compagnie alla ricercadi legname pregiato da sfruttare (per trasformarsiin mobili che arrivano anche nelle nostre case),grandi latifondisti che vendono le banane alla mul-tinazionale nota in tutta il mondo, industrie estrat-tive che vorrebbero trasformare paradisi naturaliin miniere d’oro e rame a cielo aperto. Gente chepuò contare sulla complicità di politici corrotti ebande paramilitari che non esitano a uccidere chiprova a far valere i diritti di chi in quelle foreste havissuto per millenni.Uno scenario identico a quello dell’Amazzonia, mache si svolge in un’area ancora più periferica delmondo, lontano dai riflettori dei media. E oggianche con l’aura di una possibile nuova presenzadello Stato islamico, alibi ideale per chiudere gliocchi su tutto il resto. È dentro questo contestoche la presenza dei missionari diventa ricercadella bellezza e della sapienza originaria delcreato. Per tornare a contemplarla davvero e in-dicarla come strada per un mondo capace di tra-sfigurare anche i rapporti tra gli uomini e le culture.

Cuore

Dal libro delprofeta Michea(6,6-8)

Con che cosa mi presenterò al Signore,mi prostrerò al Dio altissimo?Mi presenterò a lui con olocausti,con vitelli di un anno?Gradirà il Signoremigliaia di montonie torrenti di olio a miriadi?Gli offrirò forse il mio primogenitoper la mia colpa,il frutto delle mie viscereper il mio peccato?».Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buonoe ciò che richiede il Signore da te:praticare la giustizia,amare la bontà,camminare umilmente con il tuo Dio.

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI40

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vogliamo la pace, ma stando da una posizione dipotere; vogliamo che si faccia la pace, sì, ma dal-l'alto... Invece basandomi sulle cose in cui credo, iopenso che si debba cominciare dal basso, inseren-dosi là dove la gente si trova. È povera? Stare coipoveri e insieme a loro costruire un mondo più giu-sto.Io credo che nella vita ci voglia soprattutto coraggio.Quel coraggio che deriva dalla fede, dall’amore e

PIEDI

Lettera dalle Filippine dipadre Fausto Tentorio

«Quale tipo di soddisfazione riserva la mia vitadi missionario? Non sempre si vede, però è

la soddisfazione di essere uno strumento attivo delcambiamento di questa società. Religiosamenteparlando potremmo dire uno strumento del Regnodi Dio, dove c'è la pace e la giustizia.Queste sono cose che tutti annunciano, tutti vo-gliono. Ma quando concretamente ci si mette den-tro per costruirle poi ci si tira indietro. Tante volte

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 41

da Evangelii Gaudium n°286generalmente ai santuari, condivide le vicende diogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed entra afar parte della sua identità storica. Molti genitori cri-stiani chiedono il Battesimo per i loro figli in un san-tuario mariano, manifestando così la fedenell’azione materna di Maria che genera nuovi figliper Dio. È lì, nei santuari, dove si può osservarecome Maria riunisce attorno a sé i figli che con tantefatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsiguardare da Lei. Lì trovano la forza di Dio per sop-portare le sofferenze e le stanchezze della vita.Come a san Juan Diego, Maria offre loro la carezzadella sua consolazione materna e dice loro: «Non siturbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son tuaMadre?».

Maria è colei che sa trasformare una grotta peranimali nella casa di Gesù, con alcune povere

fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccolaserva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. Èl’amica sempre attenta perché non venga a man-care il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuoretrafitto dalla spada, che comprende tutte le pene.Quale madre di tutti, è segno di speranza per i po-poli che soffrono i dolori del parto finché non ger-mogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina anoi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuorialla fede con il suo affetto materno. Come una veramadre, cammina con noi, combatte con noi, ed ef-fonde incessantemente la vicinanza dell’amore diDio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate

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Perapprofondire

dalla speranza. Coraggio di guardare la realtà perquella che è anche nei suoi limiti; coraggio di leg-gere e capire la storia nei suoi segni anche quelli do-lorosi; coraggio di camminare verso un futuro anchequando questo si mostra nebuloso.Ci vuole il coraggio che ha avuto Maria, e il grup-petto di donne, sotto la croce: il coraggio di guar-dare quel figlio crocifisso, di leggerne e capirne ilsignificato, ma soprattutto il coraggio di camminareverso un futuro nuovo. La storia di Maria, la tua sto-ria, la mia storia è la storia di ciascuno di noi; è lastoria di chi non si soggetta alla storia ma ne è si-gnore, è la storia di chi vuole camminare a tutti icosti perché sa che solo camminando si vince lamorte».

«S e dovessi morire in Arakan il mio corpovenga messo in una bara costruita col legno

di mogano che ho piantato qui in Arakan. Se è pos-sibile sulla mia tomba vengano incise le seguentiparole: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buonoe ciò che richiede il Signore da te: praticare la giu-stizia, amare la pietà, camminare umilmente con iltuo Dio” (Michea, 6,8). Infine lascio a tutti voi questo ultimo messaggio: «Iltuo sogno è anche il mio sogno, la tua lotta è la mialotta, tu e io siamo una sola cosa, uniti nell’amiciziaper la costruzione del Regno di Dio».

Per conoscere più approfonditamente la storia di

padre Fausto Tentorio

Giorgio Bernardelli, «Fausto Tentorio. Martire per

la giustizia» (Edizioni San Paolo, 2015)

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI42

Dal testamento di padre FaustoTentorio

Trasfigurareil mondo

Tre missionari del PIME che hanno versato il sangue perl'evangelizzazione delle Filippine.

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e non lo deprediamo,affinché seminiamo bellezzae non inquinamento e distruzione.Tocca i cuoridi quanti cercano solo vantaggia spese dei poveri e della terra.Insegnaci a scoprire il valore di ognicosa,a contemplare con stupore,a riconoscere che siamo profondamenteuniticon tutte le creaturenel nostro cammino verso la tua luceinfinita.Grazie perché sei con noi tutti i giorni.Sostienici, per favore, nella nostra lottaper la giustizia, l'amore e la pace.

mani

Preghiera per la nostra terra - Papa Francesco, Laudato si'

Dio Onnipotente,che sei presente in tutto l'universoe nella più piccola delle tue creature,Tu che circondi con la tua tenerezzatutto quanto esiste,riversa in noi la forza del tuo amoreaffinché ci prendiamo curadella vita e della bellezza.Inondaci di pace,perché viviamo come fratelli e sorellesenza nuocere a nessuno.O Dio dei poveri,aiutaci a riscattare gli abbandonatie i dimenticati di questa terrache tanto valgono ai tuoi occhi.Risana la nostra vita,affinché proteggiamo il mondo

ITINERARIO FORMAZIONE CENTRI MISSIONARI 43

Risonanza e Condivisione

Lasciamoci interrogare1 - Con quale coraggio la nostra comunità vivee annuncia la sua fede?2 - Il nostro affidamento a Maria è solo de-vozionale o sa illuminare la vita e le scelte?

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