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1 Introduzione(non mi saltare!!): Questo riassunto è stato effettuato sul testo del professor Gai del 2009 “Lineamenti di Gestione Bancaria” Il riassunto NON ricomprende TUTTO il libro, alcune parti sono state saltate; ossia le pagine: Da 32 a 53 87-103 142-144 193-207 227-233 313-314 367-371 Le pagine sono state saltate in quanto è stata data indicazione ai frequentati di non fare questa parte; mentre i non-frequentati devono farla, quindi se date l’esame da non frequentati con il professor Gai è necessario fare anche quelle pagine. Ci abbiamo sputato sopra sangue ragazzi su questo riassunto, spero vi sia utile quanto lo è stato per noi due(rispettivamente 26-27 all’esame)[07-07-2009]. p.s. anche altre pagine sono state saltate in effetti, ma sono annotate e nel 90% dei casi sono solo per schemi e simili(inutili da riassumere). 1. Regolamentazione e Istituzioni 1.1 ragioni, obbiettivi e strumenti della regolamentazione e della vigilanza sul mercato bancario e finanziario. La regolamentazione coinvolge vari aspetti del mercato(può riguardare il grado di competizione, la tutela e l’incoraggiamento dei piccoli investitori, etc.) La principale preoccupazione che spinge alla regolamentazione il contrasto tra natura delle passività bancarie a breve(in particolare i depositi) e quella delle attività a lungo termine(in particolare i finanziamenti) che implica un rischio di default superiore a quello di altri settori; ciò comporta che:

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Introduzione(non mi saltare!!):

Questo riassunto è stato effettuato sul testo del professor Gai del 2009 “Lineamenti di Gestione Bancaria”

Il riassunto NON ricomprende TUTTO il libro, alcune parti sono state saltate; ossia le pagine:

Da 32 a 5387-103142-144193-207227-233313-314367-371

Le pagine sono state saltate in quanto è stata data indicazione ai frequentati di non fare questa parte; mentre i non-frequentati devono farla, quindi se date l’esame da non frequentati con il professor Gai è necessario fare anche quelle pagine. Ci abbiamo sputato sopra sangue ragazzi su questo riassunto, spero vi sia utile quanto lo è stato per noi due(rispettivamente 26-27 all’esame)[07-07-2009].

p.s. anche altre pagine sono state saltate in effetti, ma sono annotate e nel 90% dei casi sono solo per schemi e simili(inutili da riassumere).

1. Regolamentazione e Istituzioni1.1 ragioni, obbiettivi e strumenti della regolamentazione e della vigilanza sul mercato bancario e finanziario.

La regolamentazione coinvolge vari aspetti del mercato(può riguardare il grado di competizione, la tutela e l’incoraggiamento dei piccoli investitori, etc.)

La principale preoccupazione che spinge alla regolamentazione il contrasto tra natura delle passività bancarie a breve(in particolare i depositi) e quella delle attività a lungo termine(in particolare i finanziamenti) che implica un rischio di default superiore a quello di altri settori; ciò comporta che:

1. Il collasso di un’istituzione causa il crollo di fiducia dei depositanti(ergo code agli sportelli[bank runs] e il potenziale contagio di tutto il sistema, grazie soprattutto alla diffusione dei prestiti interbancari)

2. L ‘efficienza di un’economia moderna viene incrementata dallo sviluppo del suo sistema finanziario.

3. La salute del sistema creditizio è necessaria(sia per il sistema finanziario che per quello economico in generale[in particolare quello italiano che si dice bancocentrico).

Vi è una divergenza di opinioni in dottrina, in merito alla regolamentazione: Alcuni sostengono che la regolamentazione non porta benefici e che i problemi di market failures

and imprefections non sono così seri da giustificarla.Altri sostengono che la regolamentazione impone costi superiori a quelli che si vorrebbe eliminare; tali costi sono sopportati dai risparmiatori.Altri ancora sostengono che i veri interessati alla regolamentazione sono le imprese finanziarie che cercano così di abbassare la competitività del settore.

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D’altro canto(come afferma Daw) i sistemi finanziari sono suscettibili di periodi di instabilità.Secondo Llewellyn vi sono tre elementi comuni che caratterizzano le crisi finanziarie:

o Una scarsa struttura di incentivi.o Management e sistema di controlli inadeguatio Regulation, monitoring e supervision inefficaci.

Le teorie a favore della regolamentazione si basano quindi sul concetto di marketfailure1.L’assenza di regolamentazione comporta quindi un sistema economico che produce risultati sub ottimali con riduzione del benessere dei consumatori.

Il compito della regolamentazione dev’essere quindi di identificare e correggere le imperfezioni e i failures del mercato.Si sostiene però che la regolamentazione produca:

1. Moral hazard: comportamento contro produttivo degli agenti, che si assumono rischi maggiori di quanto non farebbero normalmente e rendono l’intero sistema meno stabile e sicuro. Tale comportamento viene provocato dalla volontà dei governi di creare delle “reti di salvataggio”(in particolare generano tali circostanze: il prestito di ultima istanza, l’assicurazione sui depositi e gli schemi di compensazione)

2. Acency capture: rischio che il regolatore sia influenzato dal regolato a causa delle sue capacità di lobbying superiori a quelle del beneficiario della regolamentazione.

3. Complicance costs: sono costi per conformarsi alle regole che vengono scaricati sui consumatori. Inoltre implicano n aumento delle barriere d’ingreso/uscita dai mercati rafforzando le posizioni di monopolio e i cartelli.

Possiamo quindi capire che la regolamentazione è costosa, ma però necessaria; per questo è d’obbligo decidere quanta e che tipo di regolamentazione produrre, tenendo presente 3 importanti obbiettivi.

1. Assicurare la stabilità del sistema<stabilità macro e micro> :a. Garantendo la stabilità degli intermediari; cioè controllando la solvibilità e la liquidità al fine

di proteggerne i clienti. Questo obbiettivo coinvolge:i. il credito(attraverso strumenti di secured ed emergency credit)

ii. Il rimborso delle perdite sofferte(assicurazioni sui depositi, schemi di compensazione)

iii. Vigilanza prudenziale(controlli strutturali, restrizioni delle attività e delle partecipazioni detenibili .. etc.)

b. Controllando l’offerta di moneta e la stabilità dei prezzi(che implica il controllo sulla natura fiduciaria del denaro per salvaguardare la macrostabilità del sistema). La macrostabilità coinvolge la politica monetaria e viene implementata attraverso le operazioni di:

i. Mercato apertoii. rifinanziamento

2. Proteggere gli investitori dalle asimmetrie informative che caratterizzano i contratti finanziari(frodi, negligenza, etc.)<trasparenza>; deve cioè dare la possibilità agli investitori di valutare la reale qualità degli strumenti finanziari, assicurando:

a. un informazione trasparente e affidabile

1 Interferenze che il mercato perfettamente concorrenziale può subire a causa di monopoli,oligopoli, esternalità, scarsità di informazione e asimmetrie informative.Le asimmetrie informative possono compromettere la relazione fiduciaria tra risparmiatore e intermediario(alla base dell’intermediazione stessa)

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b. La correttezza degli operatori.A tal fine è importante il controllo sui mercati; la corretta trasformazione delle informazioni in prezzi infatti dipende dalla micro struttura delle piattaforme di scambio.Altri aspetti rilevanti di questa forma di regolamentazione sono:

La control function: consiste nel distribuire le istanze residuali sui beni di un’azienda con norme di diritto commerciale e fallimentare

Disciplina del mercato per il controllo: attuata con norme di corporate governante affidate a:

o Autoregolamentazioneo Disciplina commerciale.

3. Rimuovere gli ostacoli alla libera concorrenza per permettere l’efficienza allocativa e produttiva in tutte le componenti del sistema finanziario(intermediari, strumenti e mercati)<competitività>. I mercati finanziari non sono sempre capaci di raggiungere la libera concorrenza autonomamente, a causa della natura dei servizi che forniscono o di asimmetrie informative. Per questo servono regole che permettano di prevenire cartelli o abusi di posizione dominante(vietando ex post fusioni che favoriscano gli oligopoli, etc)(tabella 1 pagina 22)

1.2 Evoluzione della regolamentazione bancaria in Italia.1.2.1 Testo unico bancario: la genesi.

La redazione del TUB a livello normativo ha seguito diverse tappe:

1. Recepimento della prima direttiva CEE con legge n.74 del 1985 e conseguente DPR 350 del 1985 2. Attuazione della direttiva comunitaria in materia di vigilanza su base consolidata con legge 114 del 19863. Legge amato sulla ristrutturazione della banca pubblica e sul gruppo creditizio con legge 218 del 19904. Provvedimenti antiriciclaggio con i quali vennero disciplinati gli intermediari finanziari legge 197 del 19915. La normativa sulle banche popolari legge n. 205 del 19926. La regolamentazione della trasparenza delle operazioni bancarie e finanziarie legge 154 del 19927. La regolamentazione della trasparenza del credito al consumo legge 142 del 19928. Recepimento della seconda direttiva CEE 86/646 e conseguente D.lgs. n 481 1992

Esiste un altro livello però, quello delle norme sub primarie, con cui la banca d’Italia, sfruttando la flessibilità e il tecnicismo della lege bancaria del 36-38 ha assunto decisioni di enorme portata a livello meramente amministrativo, realizzando una vera e propria rivoluzione silenziosa del settore.Da qui la necessità di effettuare un’opera di revisione tra vecchie e nuove leggi; tra l’altro la necessità del TUB nasce anche da:

1. Il crescente grado di apertura e di concorrenza dei mercati.2. La sempre più pronunciata innovazione negli strumenti e nei negozi finanziari.3. E la prospettiva dell’unione economica e monetaria.

Nel 1993 con il D.lg n.385 nasce il TUB, composto da 162 articoli che cancellano gli oltre 130 provvedimenti legislativi e 1400 articoli che disciplinavano in precedenza la materia.Il TUB oltre che semplificare e razionalizzare la disciplina, modifica la disciplino con la collaborazione del D.lgs n.481 del 1992.

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Tale processo di evoluzione normativa portò ad una regolamentazione non più strutturale(potenzialmente lesiva della libertà di impresa), ma prudenziale(amica del mercato).

Ricapitolando quindi:Le problematiche a catena nel sistema bancario costrinsero le autorità pubbliche ad intervenire, mediante un’operazione di salvataggio il cui culmine si raggiunse con la costituzione dell’IRI, ente al quale vennero trasferiti i pacchetti azionari delle grandi banche in crisi; questo comportò che la regolamentazione bancaria subisse una concezione statalistica, per poter evitare che si ripetessero i tragici errori compiuti nel periodo della “banca mista”Qualificare la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito “funzioni di interesse pubblico”, indipendentemente dalla forma giuridica e dalla natura del soggetto economico delle aziende e degli istituti di credito configurò le banche come “istituzioni” chiamate a conformarsi a criteri e regole tipicamente politico-dirigistiche che spesso perseguivano esigenze di politica economica.Inoltre l’assenza di previsioni che esplicitassero le finalità dell’attività di vigilanza, permise alla Banca d’Italia di piegare gli strumenti “neutrali” di controllo al perseguimento di qualunque scopo come:

Stabilità Efficienza obbiettivi di politica monetaria programmazione economica

Venne poi codificata una divisione del territorio tra aziende e istituti di credito, con l’obbiettivo di segmentare per scadenze il mercato di credito, al fine di salvaguardare meglio la stabilità complessiva del sistema bancario.

L’ordinamento creditizio del 36-38 nasce come un ordinamento di settore, creando barriere(legislative e regolamentari) che hanno fatto crescere gli organismi bancari privati delle dure leggi della concorrenza e del libero mercato, facendoli beneficiare di rendite di posizione. Per questo la vigilanza ha contribuito fortemente a creare un sistema bancario ingessato(soprattutto a causa dei criteri di azione prettamente dirigistici) poco abituato alla libertà di concorrenza e di efficienza.

Dalla metà degli anni 70 le autorità creditizie cominciano a preoccuparsi di assicurare l’efficienza e competitività degli operatori bancari, ponendo l’obbiettivo di stabilità sistema in secondo piano; per fare ciò le autorità sfruttano l’elasticità e il tecnicismo dell’ordinamento, per far subentrare, gradatamente, la concorrenza nel sistema bancario. Avviene così una rivoluzione silenziosa per mezzo di atti di formazione secondaria con i quali si prendono decisioni di enorme portata e non con provvedimenti legislativi, che arrivano solo successivamente. Tale processo viene denominato anche amministrativizzazione della produzione normativa del settore bancario.Il nuovo orientamento elimina molti vincoli amministrativi, comportando conseguenze rilevanti, tra le quali:

1. La progressiva liberalizzazione delle aperture di nuove dipendenze e dei controlli all’entrata.2. L’estensione della competenza territoriale delle diverse categorie di aziende di credito, attenuando

le distinzioni e accrescendo il grado di concorrenzialità interna.3. L’espansione dell’operatività oltre il breve termine per le aziende di credito.4. Il superamento dei controlli sulla crescita degli impieghi bancari.5. L’apertura del mercato interno alle principali banche estere.6. La revisione statutaria; che significa

a. valorizzare gli autocontrolli che possono essere inseriti nei moduli organizzativi b. e apprestare strutture che accrescano la presenza dell’imprenditorialità bancaria.

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7. L’espansione nel settore dei servizi finanziari e collaterali all’intermediazione creditizia(leasing, factoring, merchant banking, etc.) con la disciplina delle partecipazioni detenibili, per conciliare:

a. l’ampliamento della gamma dei servizi offerti b. con la logica della specializzazione.

Ciò determina uno sviluppo attraverso una struttura organizzativa di gruppo che, in completa assenza di controlli prudenziali, espone il sistema bancario a pericoli di instabilità.

Per colmare le lacune dell’ordinamento creditizio in materia di vigilanza su base consolidata, il legislatore è costretto a intervenire e a emanare una nuova disciplina dei gruppi bancari (D.lgs. 20 novembre 1990). Ma questo diviene solo un palliativo al fatto che gli intermediari finanziari non bancari siano sprovvisti di una disciplina autonoma di vigilanza; comportando una distorsione concorrenziale tra soggetti che svolgono il medesimo tipo di attività, inoltre la stretta interdipendenza e l’unitarietà del processo di intermediazione, comportano comunque il rischio sistemico derivante dalla propagazione delle eventuali situazioni di crisi del sistema bancario. Un ulteriore definizione di nuove specializzazioni diviene una soluzione incompatibile con le necessità del sistema; il problema viene quindi risolto estendendo i controlli di stabilità della banca d’italia all’intero settore della finanza(legge 5 luglio del 91 n 197).

1.2.2 Dal TUB al TUF.Con il TUB vengono create le condizioni affinché il sistema finanziario italiano si sposti dalle banche verso:

le istituzioni e le attività non bancarie e verso i mercati mobiliari

Tale processo viene definito come : passaggio dal sistema orientato agli intermediari(o bank based) ad un sistema orientato al mercao (o market based)Il disegno di riforma avviato con il TUB, si completa con la realizzazione di:

1. Decreto Eurosim: Stabilisce la trasformazione dei mercati mobiliari italiani da soggetti di natura pubblica a soggetti privati, e lascia alla libera iniziativa imprenditoriale la loro istituzione e funzionamento.

2. e TUF: Mosso dal criterio guida della tutela degli azionisti di minoranza, persegue l’obiettivo di massimizzare il flusso di risorse che affluisce alle imprese attraverso:a. capitale azionario.b. e il mercato di borsa.

1.2.3. Individuazione delle finalità della vigilanza nel TUBIl TUB comporta un chiaro cambiamento rispetto alla l.b. del 36-38, sia nei principi fondanti che nell’impostazione dell’attività di vigilanza. Il sistema si svincola dalla concezione statalistica, e si valorizza per il suo carattere imprenditoriale e per l’autonomia delle scelte di ogni azienda.Gli strumenti di vigilanza sono esercitati secondo “la:

1. Sana e prudente gestione dei soggetti vigilati (soddisfa le richieste di certezza degli operatori e garantisce la necessaria adattabilità all’attività di vigilanza [ormai di tipo prudenziale])

2. Stabilità complessiva3. Efficienza e competitività del sistema finanziario4. Osservanza delle disposizioni in materia creditizia”

Di conseguenza la vigilanza sul settore bancario diviene ben delimitata e si esercita solo sull’impresa e non sul mercato; inoltre essa persegue la stabilità e l’efficienza dell’ente senza essere influenzata dalla politica economica del potere politico.La vigilanza di tipo prudenziale si può definire come sovrastruttura che può essere riempita via via delle regole tecniche più adatte a seguire la mutevole realtà dei mercati.

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Notare bene che il principio di sana e prudente gestione non costituisce un ampliamento dei poteri discrezionali delle autorità di controllo. Essa infatti è soggetta a:

1. Garanzie di imparzialità imposte dagli art. 4 e 8 del TUB2. Obbligo di armonizzare l’azione regolamentare con le disposizioni comunitarie3. Limite imposto dall’art. 5 del TUB nel perseguire questi obbiettivi.

Di fatti il principio di sana e prudente gestione è la prima traccia da seguire per raggiungere la stabilità complessiva, l’efficienza e la competitività e costituisce al tempo stesso un vincolo cui le autorità creditizie devono attenersi e cui gli altri attori possono riferirsi per valutare i provvedimenti delle stesse autorità.

Nel TUB è possibile rintracciare gli aspetti gestionali cui l’imprenditore bancario deve fare attenzione:1. L’adeguatezza patrimoniale2. Il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni3. Le partecipazioni detenibili4. L’organizzazione amministrativa e contabile5. I controlli interni

Tali aspetti gestionali formano un codice di comportamento per i soggetti vigilati; infatti il criterio della sana e prudente gestione è parametro per valutare:

I. Il rilascio dell’autorizzazioneII. La negazione o la revoca dell’autorizzazione all’acquisizione di partecipazioni bancarie da parte di

soggetti operanti in settori non bancari né finanziari; ciò avviene quando capo a tali soggetti si costituisce una rilevante concentrazione di potere.

III. L’esercizio della vigilanza informativa e ispettivaIV. L’approvazione di modifiche statutarieV. La realizzazione di concentrazioni bancarie per:

a. Fusioni e scissioni cui partecipino bancheb. Cessioni di rapporti giuridici a banche

E’ piuttosto chiaro che non è possibile svolgere l’esercizio del credito finalizzandolo al perseguimento di fini sociali, poiché frutto del libero esplicarsi della concorrenza tra attori indipendenti(anche se il micro credito fa eccezione a questo concetto).

Solo operatori sani e prudenti possono sopravvivere alla concorrenza e creare un sistema stabile ed efficiente in grado di tutelare il risparmio del pubblico; ciò però non elimina la possibilità che si verifichino crisi del sistema.Le gestioni straordinarie e le liquidazioni, rafforzate dalla presenza del fondo interbancario di tutela dei depositi, servono a garantire un corretto bilanciamento tra:

1. necessità di espulsione di un agente in stato di dissesto 2. e l’esigenza di salvaguardare le ragioni dei depositanti.

E’ necessario evidenziare che stabilità ed efficienza sono, almeno nel lungo periodo, complementari e non sostituti. Nel breve periodo possono risultare contrastanti, di fatti il perseguimento dell’efficienza comporta l’espulsione delle istituzioni più deboli e quindi il parziale sacrificio di stabilità. Ma tocca alle autorità cercare il miglior punto di equilibrio con un ottimale dosaggio del grado di concorrenza.

Il sistema bancario si basa sul confronto concorrenziale di imprese indipendenti, con l’autorità di vigilanza collocata in posizione di garante massimo del rispetto delle regole di sano e prudente esercizio della professione bancaria.

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1.2.4. Dal TUB al TUF: Ripartizione delle competenze tra autorità di vigilanza.La legge bancaria era ispirata ad un modello di vigilanza onnicomprensivo; di fatti i controlli sulle istituzioni creditizie e sui mercati mobiliari erano di competenza delle medesime autorità.Il sistema ideato nella metà degli anni 70(1974 per la precisione), si fonda su un modello di vigilanza di tipo ibrido; infatti la vigilanza viene indirizzata “alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario.”Gli obbiettivi di trasparenza e correttezza però vengono demandati al titolo IV, come per evidenziare che essi siano meno importanti; solo con la legge comunitaria del 94 e con il TUF si distingue tra controlli diretti a tutelare la stabilità degli intermediari e controlli diretti a favorire la trasparenza(ciò implica che il legislatore si sta spingendo verso un modello di vigilanza per finalità).

Il TUF rappresenta per gli intermediari quel momento di sintesi normativa che il TUB era stato per il sistema bancario. Esso chiarisce la ripartizione delle competenze tra le autorità di vigilanza assegnando alla banca d’Italia le responsabilità relative al “contenimento del rischio e alla stabilità patrimoniale” attribuendo alla CONSOB le responsabilità in merito a “trasparenza e correttezza dei comportamenti”

In merito ai mercati la questione è più articolata;Alla CONSOB si affidano le finalità di:

1. Trasparenza2. ordinato svolgimento delle negoziazioni 3. tutela degli investitori4. per quanto riguarda i mercati non regolamentati le vengono affidate la maggior parte delle

competenze purché senta preventivamente il parere della Banca d’Italia in materia di:a. scambi all’ingrosso di titoli obbligazionari pubblici e privati(diversi dai titoli di stato)b. Scambi di strumenti del mercato monetario e di strumenti finanziari derivati su:

i. Titoli pubbliciii. Tassi d’interesse

iii. valuteAlla BI, in tema di mercato all’ingrosso si affidano i compiti di:

1. assicurare l’efficienza complessiva del mercato2. l’ordinato svolgimento delle negoziazioni(quest’ultimo si sovrappone parzialmente alle competenze

di CONSOB).

E’ interessante notare che le finalità di vigilanza sulle società di gestione accentrata, non vengono ripartite tra le due Autorità; ciò genera perplessità interpretative, superabili solo facendo leva su norme precedenti.Quest’ultimo punto, evidenzia come il modello di vigilanza per finalità non è ancora stato completato. Ciò comporta che gli operatori, si possano trovare soggetti per alcune delle loro attività a diverse autorità di controllo e fonti regolamentari; di conseguenza si rende più costosa e complessa la complicance(compléns) degli operatori nazionali rispetto a quelli esteri, e non si assicura la certezza del diritto né per gli intermediari né per i risparmiatori. Ad esempio: gli obblighi informativi relativi alle sollecitazioni all’investimento – a seconda che provenissero da un SPA privata o da una banca o da un’assicurazione, dovevano essere o meno accompagnate da un prospetto informativo –

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Un altro aspetto critico, normativamente irrisolto, è quello di vietare che le emissioni che le emissioni riservate ad investitori istituzionali possano essere trasferite al pubblico dei risparmiatori( per evitare situazioni simili a quelle del caso CIRIO).Possiamo quindi affermare che la legge sul risparmio abbia:

1. posto rimedio a numerose storture esistenti2. abbia ridotto le incoerenze del sistema di allocazione delle competenze

a. rafforzando i poteri di CONSOB(trasparenza dei prodotti finanziari)b. rafforzando i poteri di Antitrustper ciò che riguarda le:

i. operazioni di acquisizione ii. operazioni in materia di intese restrittive della concorrenza e di abusi di posizione

dominante nel settore bancario.Permangono comunque delle incoerenze di fondo di un sistema che tenta di attuare la vigilanza per finalita, mantenendo in vita due autorità(ISVAP E COVIP) i cui compiti sono stati via via erosi senza che essere totalmente riallocati nelle tre autorità principali.

Quest’ultima circostanza è stata solo parzialmente affrontata con l’individuazione di forme di coordinamento attuate mediante:

a. protocolli di intesa b. comitati di coordinamento c. e vietando l’opposizione del segreto d’ufficio tra le cinque autorità(CONSOB,BI,COVIP,ISVAP e

Antitrust); ma solo una revisione coerente dell’assetto di vigilanza potrà mai dare coerenza a questa situazione.

1.3 La Vigilanza: il sistema delle autorità di controllo sul mercato bancario e finanziario.1.3.1 Banca d’Italia

Origini storiche: La BI nacque con la legge n.339 del 10 agosto 1893, mediante la fusione di 3 banche: Banca Nazionale Banca Nazionale Toscana Banca Toscana di Credito

Fusione che aveva per oggetto un capitale di 300 milioni di lire.La sua posizione di rilevanza sul panorama economico nazionale le portarono diversi risultati:

1. Le venne affidato l’onere di liquidare la Banca Romana2. Le vennero attribuiti i primi compiti di vigilanza3. Strinse rapporti sempre più stretti con il tesoro

Con il tempo inoltre la BI sviluppò una grande capacità di penetrazione nel sistema economico-produttivo, ma fu solo con la legge bancaria del 1936-38(risultato normativo della grande crisi del 29) che la BI fu dichiarata istituto di diritto pubblico, formalizzando anche giuridicamente le sue finalità pubblicistiche(come l’esercizio del servizio di tesoreria statale, etc.). La BI divenne vero e proprio organismo di vertice del sistema con l’assegnazione del ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti delle aziende di credito e con l’istituzione del divieto di effettuare finanziamenti diretti all’economia privata.

Assetto istituzionale: La BI è un istituto di diritto pubblico con capitale di 300 milioni di lire suddiviso in quote nominative di partecipazione(1000 lire ciascuna) distribuite secondo la tabella 2 di pagina 36.La l.b. aveva previsto che le quote potessero appartenere solo a istituti a soggetto economico pubblico; con la legge del 92 sono state inserite le società per azioni esercenti attività bancaria, stabilendo che in ogni

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caso che il 50%+1 delle quote debba essere posseduta da enti pubblici, direttamente o indirettamente(da società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto è posseduta da enti pubblici.).Si è potuto assistere ad una previsione di legge che voleva ripristinare in parte la situazione pregressa, ma essa non ha avuto alcun seguito, pertanto l’asseto proprietario è rimasto finora inalterato.

La BI, nonostante non rientri nella categoria degli enti pubblici o degli enti pubblici economici, ricade sotto la sorveglianza del ministero dell’economia.Accanto agli elementi pubblicistici della BI ve ne sono alcuni di tipo privatistico, che fanno della BI un ente del tutto particolare, al di fuori dei comuni schemi. Tra gli elementi di tipo privatistico possiamo ricordare:

1. La forma di SPA2. Struttura e organi simili a quelli previsti dal Cod. Civ. per lo schema societario.3. Lo svolgimento della sua attività all’esterno solo mediante atti di diritto civile o commerciale.4. L’assenza di controllo della corte dei conti5. La mancata partecipazione dello stato al suo capitale; con la presenza all’interno del capitale di

soggetti privati.Assetto Organizzativo: La banca d’Italia è retta dai seguenti organi:

1. Assemblea generale dei partecipanti: essa possiede poteri simili a quelli dell’assemblea degli azionisti di una SPA, ma in realtà l’assemblea è poco più di una mera parvenza. Essa si riunisce annualmente in sede orinaria l’ultimo giorno lavorativo del mese di maggio per:

a. Approvare il bilanciob. Autorizzare la ripartizione degli utili e il pagamento del dividendo(già deliberato dal

consiglio superiore)c. La nomina del collegio sindacale, la fissazione dei compensi per i funzionari, etc.d. Leggere le considerazioni finali (lette dal governatore); tale documento è uno di quelli di

maggior rilievo per gli attori presenti nel sistema; di fatti mediante tale documento è possibile dedurre:

i. Il rigore delle analisiii. Gli orientamenti programmatici di politica economica e monetaria.

iii. Gli indirizzi futuri in materia di attività di vigilanza sul sistema bancario e finanziario.2. Consiglio superiore: composto dal governatore e da 13 consiglieri(nominati dalle assemblee dei

partecipanti periferiche[presso le 14 sedi periferiche vengono convocate periodicamente le assemblee dei partecipanti periferiche con il compito di eleggere ciascuna un consigliere superiore(salvo Firenze e Livorno che ne eleggono uno soltanto)]). I consiglieri rimangono in carica 5 anni e sono rieleggibili. I poteri del consigli sono assimilabili a quelli del CdA di una SpA. Lo statuto e la prassi operativa delineano tutta la sfera di decisioni gestionali della Banca intesa come azienda, negando al Cons. Supp. decisioni in merito alle funzioni pubblicistiche della banca. Il consiglio nomina( su proposta del Governatore) il direttore generale e i tre vice direttori generali; inoltre rinnova o revoca(per i motivi previsti dallo statuto dell’Eurosistema) i loro mandati.

3. Direttorio: Costituito dal Governatore, dal Direttore Generale e dai tre vicedirettori generali; ad esso compete la direzione effettiva dell’Istituto con riguardo alle sue funzioni pubblicistiche. I membri del direttorio restano in carica per 6 anni, con mandato rinnovabile solo una volta.

4. Governatore: e il vertice della BI e la rappresenta di fronte ai terzi. E’ nominato e revocato con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del consiglio dei ministri, previa deliberazione del consiglio dei ministri e sentito il parere del consiglio superiore della BI.

La rete di filiali presenti nei capoluoghi di regione e di provincia, assicurano lo svolgimento dei compiti istituzionali della banca centrale in ambito locale. La rete ha funzioni di:

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1. Vigilanza2. Governo dei flussi di pagamenti3. Gestione della tesoreria pubblica

Queste funzioni necessitano ad oggi di meno fabbisogno di personale, questo a causa del processo di concentrazione del sistema bancario(riduzione delle sedi legali elle piccole province) e del crescente ruolo dell’electronic bankingLe filiali inoltre possiedono:

1. ampie capacità di analisi e di osservazione dell’economia e della finanza a livello locale2. ampie attività di rilevazione statistica su base territoriale (al fine di disporre di ampie e dirette

informazioni sui fenomeni economici e finanziari delle varie aree del paese).3. Il compito di diretta supervisione(assieme ai servizi centrali) degli intermediari a prevalente

rilevanza locale, soprattutto per ciò che riguarda:a. la qualità dei servizi bancari e di pagamentob. la trasparenzac. la competizione nei mercati provinciali

E’ necessario comunque sottolineare che alcune filiali sono state chiuse a causa della loro forte riduzione; al punto che esse coprono circa 2/3 dei capoluoghi di provincia.

Funzioni: Obbiettivo della BI è il perseguimento della stabilità monetaria e finanziaria(requisiti fondamentali per lo sviluppo duraturo del sistema economico).Essa partecipa con:

1. decisioni di politica monetaria2. cura dell’implementazione sul territorio nazionale delle decisioni stesse

Il governatore partecipa al consiglio direttivo della BCE e contribuisce al processo decisionale in materia di politica monetaria, avvalendosi anche delle analisi economiche elaborate dallo staff della Banca.L’eurosistema:

1. prende decisioni in merito ai tassi ufficiali2. si avvale di strumenti quali

a. le operazioni di mercato aperto b. le operazioni su iniziativa delle controparti c. il sistema di riserva obbligatoria.

I poteri della BI sono sia regolamentari che di controllo; fanno perno soprattutto sul patrimonio costituendo parametro imprescindibile la valutazione delle capacità di attutire perdite impreviste, indipendentemente dalle politiche di investimento(secondo la logica dei mezzi propri rispetto ai rischi assunti)

L’attività di controllo si effettua attraverso controlli:1. di tipo documentale(vigilanza informativa)2. presso gli intermediari al fine di verificarne la correttezza dei comportamenti delle informazioni

inoltrate (controlli di tipo ispettivo)

Altri compiti sono:1. promozione del regolare funzionamento del sistema dei pagamenti2. supervisione e sui mercati interbancari e dei titoli di stato3. gestione della tesoreria dello stato4. produzione di banconote in euro

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5. contrasto all’usura e alla contraffazione6. fornitura di servizi vari all’utenza.7. Attività di ricerca e analisi in campo economico-finanziario che rende più efficace l’espletamento

delle proprie attività istituzionali.

Autonomia operativa: Nel corso degli anni le relazioni tra BI e Governo hanno avuto un’evoluzione2. Le ragioni che hanno spinto a tale evoluzione sono state:

1. Il fatto che la potestà di emettere biglietti non spetta alla BI per concessione statale (dal 1950) bensì è una sua propria attribuzione istituzionale

2. L’affermarsi dell’obbiettivo della stabilità monetaria. Per raggiungere tale obbiettivo è necessaria la netta dissociazione tra potere del Governo di spendere derano e la facoltà della Bce di creare liquidità.

Dalla seconda metà degli anni 70 si ha un nuovo assetto del controllo monetarioe dei rapporti BI-Governo. Vengono quindi reintrodotti i meccanismi di mercato sia per l’esercizio della politica monetaria che per il finanziamento del debito pubblico. Ciò comporta un recupero di efficienza tecnica e funzionale dei mercati del credito e di riallocazione delle risorse.

L’autonomia e l’indipendenza non significano arbitrio istituzionale: la BI è un istituzione dotata del necessario grado di discrezionalità operativa per raggiungere la stabilità del potere di acquisto della moneta; ma questo non significa che esso non sia soggetto a regole o(peggio ancora) alla legge.Solo una politica monetaria sufficientemente autonoma è in grado di

1. esprimere l’eventuale incompatibilità tra diverse domande di uso delle risorse 2. e di promuovere le scelte che si impongono nei soggetti i cui comportamenti sono la causa degli

squilibri dell’economia.

Da ricordare che la BI non è un organismo politico, come tale deve essere indipendente dalle contese politiche del momento.La Banca d’Italia si può considerare sottro il profilo formale oltre che nella prassi, come suprema magistratura finanziaria, posta a tutela del valore della moneta contro eventuali attacchi della classe politica.

La moneta che attualmente circola nella maggior parte dei paesi del mondo è una moneta di tipo elusivamente fiduciario, cioè priva di un ancoraggio fisico(come l’oro); tale tipologia di moneta è accetta solo se i cittadini ripongono fiducia nell’istituzione che l’emette. Diversamente la rifiutano, preferendo la circolazione di monete estere più stabili.

1.3.2. CONSOB – saltato1.3.3. COVIP – saltato1.3.4. ISVAP – saltato1.3.5. AGCM – saltato

1.3.6 BCE

2 Nota storica: Nella prima metà del 900 vi è stata piena facoltà per il tesoro di chiedere somministrazioni straordinarie alla BI; proprio a causa dello stretto collegamento tra BI e Governo.

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L’eurosistema e la banca centrale: Con l’introduzione dell’EURO e l’avvio della terza fase dell’Unione Economica e Monetaria(dal 1 gennaio 1999) si è registrato un cambiamento nell’assetto istituzionale europeo, con particolare riguardo proprio al central banking.La gestione delle funzioni di:

1. conduzione della politica monetaria2. emissione di banconote3. gestione delle riserve valutarie

Sono state trasferite a un’entità sovrannazionale priva di personalità giuridica chiamato “Eurosistema”.L’Eurosistema si compone di:

1. Le BCN de paesi partecipanti all’unione monetaria europea2. BCE

Alle BCN singolarmente sono state lasciate solo attribuzione di tipo esecutivo.Per quanto riguarda le funzioni di prestatore di ultima istanza e sorveglianza sul sistema dei pagamenti, queste sono formalmente in capo alla BCE, ma l’area di competenza con la BI è molto più sfumato.( questo a causa di: prassi operativa e prerogative minori residuate in capo alle BCN.)Altri compiti, (come la vigilanza sul sistema bancario, la vigilanza sulla stabilità degli intermediari, etc.) sono rimasti nella sfera decisionale della BI e possono essere svolti purché non in contrasto con gli obbiettivi e i compiti dell’Eurosistema. Per tali compiti le BCN operano sotto la loro responsabilità(no parte dell’Eurosistema), ma il loro esercizio non può prescindere dalla realtà monetaria unica.

Nell’Eurosistema la BCE ha il ruolo di guida, mentre le BCN svolgono i compiti esecutivi. L’Eurosistema opera secondo due criteri:

1. L’accentramento decisionale(in capo alla BCE); Alla BCE competono i poteri di decisione, la personalità legale, la disponibilità delle attività dell’Eurosistema e i poteri di gestione=> Un solo centro decisionale.

2. Decentramento operativo (presso le BCN); la BCE si avvale ponderatamente delle BCN per l’esecuzione dei compiti; esse devono attenersi alle istruzioni emanate dalla BCE.

La BCE si distingue dalle altre banche centrali in quanto:1. Essa non sottintende alcuna Autorità politica(in quanto l’UE non rappresenta una federazione di

stati).2. Non è stata inclusa dal trattato di Maastricht tra le istituzioni comunitarie(Parlamento europeo,

consiglio, commissione, etc.). Tale scelta esclude che alla BCE si possano applicare le disposizioni generali del trattato relative alle istituzioni; questo implica che gli atti da essa compiuti non sono imputabili alla Comunità dotando quindi la BCE di massima indipendenza.

Organi decisionali: Gli organi decisionali nella BCE sono:1. Consiglio direttivo: formato dai governatori delle BCN e dai membri del comitato esecutivo – esso

deve:a. adottare gli indirizzi strategici e prendere le decisioni necessarie ad assicurare l’esecuzione

dei compiti affidati all’Eurosistema. b. Definire gli obiettivi e le azioni necessarie per il raggiungimento della politica monetaria. c. Svolgere la funzione di organo decisionale supremo in materia di:

i. tasso di crescita degli aggregati monetari e di disponibilità di credito(obbiettivi intermedi);

ii. tassi di interesse guida e di offerta di base monetaria(strumenti);

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d. esercitare le funzioni consultive rimesse alla competenza della BCE; tali decisioni sono assunte con maggioranza semplice dei voti espresso e ogni membro ha diritto ad un voto(one man, one vote); è stata prevista una parziale riforma dei meccanismi di voto del consiglio direttivo, per poter mantenere l’efficienza del processo decisionale dell’organo, in seguito all’allargamento dell’area dell’euro ai paesi dell’est europeo(visto che già attualmente la composizione del consiglio è fin troppo numerosa per poter determinare un dibattito efficace al suo interno.)

2. Comitato esecutivo: formato dal un presidente3, un vice presidente e 4 membri ordinari; tutti sono nominati dal consiglio Europeo su raccomandazione dell’Ecofin4; il loro mandato ha durata di 8 anni non rinnovabile ed è a tempo pieno ed esclusivo . I membri del consiglio possono essere sollevati dal proprio incarico dalla corte di giustizia, su istanza del consiglio direttivo o del comitato stesso, solo se si ritiene che il comitato non sia più in condizioni di svolgere le sue funzioni(per impedimenti fisici etc.) o perché colpevole di gravi mancanze. Questo in modo da garantire la massima indipendenza rispetto alle pressioni esterne. I compiti del consiglio sono:

a. Implementare gli indirizzi di politica monetaria fissati dal consiglio direttivo, impartendo le istruzioni alle BCN.

b. Allargare l’Unione Europea ai paesi dell’est Europac. Rafforzare il ruolo di leadership del comitatod. Accrescere lo staff della BCE e diminuire di quello delle BCNe. Accrescere correlatamente il peso dei poteri della BCE in vista della crescita delle banche

dei singoli paesi(per poter fronteggiare adeguatamente il problema del loro controllo).

Rapporti con le banche centrali nazionali e principio di sussidiarietà: Le BCN non verranno a scomparire a favore della BCE. Le considerazioni finali del 1997 stabliscono che sulla abse del principio di sussidiarietà, l’attività operativa sarà di norma decentrata. Gli interventi diretti della BCE sui mercati monetari e dei cambi, saranno limitati ai casi d’urgenza. Inoltre ciascuna BCN concorre tramite il proprio governatore a determinare:

1. decisioni del consiglio direttivo della BCE2. l’attuazione delle decisioni entro il territorio di competenza.

Di conseguenza si farà maggiore ricorso alla ricerca e all’analisi economica/giuridica da parte della BI, in quanto mentre prima la BI doveva seguire dati prevalentemente nazionali, adesso occorrono elaborazioni su scala europea per fornire al Governatore tutte le informazioni necessarie a proporre/assumere decisioni all’interno del consiglio direttivo.

Il decentramento mostra l’esigenza di valorizzare il know-how e le capacità tecnico-analitiche delle banche centrali. A tal fine è stato esplicitato, a livello comunitario, il principio di sussidiarietà.

Di questo principio non esiste una definizione completa; si può dire che nei settori che non sono di esclusiva competenza della comunità Europee, essa interviene (secondo il principio di sussidiarietà), soltanto se gli obbiettivi dell’azione prevista non possono essere realizzati in modo ottimale dagli stati membri e possono quindi essere meglio realizzati a livello comunitario(secondo necessità e proporzionalità dell’azione rispetto ai fini).

3 Che presiede il consiglio direttivo, rappresenta la BCE all’esterno e l’impegna giuridicamente verso terzi con la sua firma.4 Che consulta il consiglio direttivo e il parlamento europeo.

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Ne consegue che si assegnano le competenze cercando di localizzarle il più possibile, non discostandosi però dalla capacità di affrontare i problemi in modo adeguato. Se una BCN potesse svolgere il compito, allo stesso modo della BCE, tale competenza, secondo il principio di sussidiarietà, dovrebbe essere assegnato alla BCN.Tale principio è stato implementato anche per impedire che la concorrenza esistente tra le diverse piazze finanziarie europee venga influenzata dalla concentrazione delle funzioni in capo alla BCE.

Indipendenza della BCE: Con il trattato istitutivo della comunità Europea si stabilisce la completa indipendenza dell’Eurosistema e della BCE stabilendo a loro carico il perseguimento della stabilità monetaria.Indipendenza= capacità di autodeterminarsi nelle decisioni che competono alla sfera monetaria senza essere influenzati da parte di chi spende la moneta(imprese o pubblici poteri che siano. Tale indipendenza la riscontriamo sotto cinque profili:

1. istituzionale: Nell'adempimento dei suoi doveri, la BCE non sollecita né accetta istruzioni da alcun organismo.

2. Soggettiva: riguarda le garanzie di inamovibilità dei componenti degli organi decisionali della BCE(inamovibilità NON assoluta)

3. Operativa: capacità di definire gli strumenti e le procedure della politica monetaria unica.4. Economica: capacità della BCE di finanziarie le spese correnti e di investimento con i propri flussi di

reddito, senza interventi pubblici5. Funzionale: identificazione della stabilità dei prezzi e dei compiti.

Mai una banca centrale è stata tanto indipendente dal potere politico quanto la BCE.

L’assenza sulla scena economica di un potere alternativo(di tipo politico) a quello della BCE capace di farle da contraltare che sia ala pari con essa e che valuti nel lungo periodo come adempia le funzioni cui è preposta, fa nascere dubbi e perplessità in merito alla forte indipendenza della BCE.

Il processo di fondazione istituzionale dell’UE è atipico in quanto iniziato dal fondo; la moneta è nata senza uno stato, senza un esercito, senza un governo e senza un sovrano.

Si parla inoltre di deficit di democrazia nel caso in cui la BCE sacrifichi altri obbiettivi contenuti nel trattato5 a favore della protezione della solidità della moneta; si rischia così che la responsabilità della guida della politica economica comunitaria se sia addossata senza che sia legittimata dal consenso popolare. Si ritiene che queste ultime circostanze non possano perdurare a lungo.

1.3.7. Verso un sistema accentrato a livello europeo?La banca centrale, svolgendo il suo compito di protezione della stabilità, può

1. ricavare dalle informazioni provenienti dagli intermediari indicazioni utili per la gestione della politica monetaria

2. favorire la trasmissione degli impulsi monetari3. evitare il panico in caso di crisi finanziarie prevenendo il rischio sistemico.(diffusione dell’insolvenza

di una banca agli altri intermediari)Per questo la vigilanza in Italia è concentrata nelle mani della BI; scelta diversa ha effettuato il legislatore comunitario. Infatti a livello comunitario Il trattato istitutivo della comunità europea ha:

5 Sviluppo economico, occupazione, etc.

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1. dato all’Ecofin la facoltà di demandare alla BCE compiti specifici in materia di vigilanza prudenziale sugli enti creditizi.

2. attribuito all’Eurosistema una funzione di supporto e consultiva delle politiche perseguite dalle autorità competenti in materia di vigilanza.

Nello statuto dell’Eurosistema si è inoltre stabilito che può essere vietato alle autorità, da parte del consiglio direttivo della BCE, il compimento di operazioni che siano in contrasto con gli obbiettivi della politica monetaria(es: il salvataggio di una grande banca).E’ stato poi attribuito in capo all’Eurosistema il compito di promuovere il regolare funzionamento del sistema dei pagamenti il che obbliga la BCE a curarsi della stabilità del sistema finanziario(essendo necessario per il funzionamento del sistema dei pagamenti).

L’assenza al trattato di regole che limitino la facoltà della banca centrale di realizzare una certa politica monetaria non esclude la possibilità che la BCE deliberi per una temporanea espansione monetaria con lo scopo di contrastare l’instabilità finanziaria manifestatasi in diverse aree comunitarie. Vige quindi la circostanza in cui chi ha il controllo non può intervenire e chi ha il potere effettivo non può controllare. La speranza è che tale situazione venga emendata affidando all’Eurosistema anche la funzione di vigilanza sul sistema creditizio.Da respingere(poiché falsa) è la dottrina secondo la quale vi è un conflitto d’interessi tra attività di vigilanza e attività di politica monetaria; questo perché non solo l’inflazione, ma anche le crisi finanziarie e bancarie sono un fattore che minaccia la stabilità della moneta, determinando una diminuzione della fiducia del pubblico nel valore della medesima a favore di mezzi di pagamento meno efficienti; di fatti nelle crisi bancarie si registra la sostituzione dei depositi con denaro circolante. Moneta stabile con un sistema bancario penalizzato da un pessimo funzionamento e da rischi di stabilità sistemica = economia debole. (l’economia giapponese fine anni 90 esemplifica che la stabilità dei prezzi è pressoché inutile senza un sistema bancario correttamente funzionante.)

Altre ragioni a sostegno dell’idea di concentrare presso la BCE anche la funzione di vigilanza bancaria sono:1. non esistono quasi più problemi di vigilanza senza riflessi internazionali; quindi le autorità di

controllo devono agire di concerto sotto una guida europea, cooperando sul piano dell’informazione.

2. Le banche stanno assumendo un ruolo di “european player” indebolendo il loro legame con il paese dove hanno sede legale e assistendo a concentrazioni tra organismi di diversa nazionalità; quindi diviene problematico ripartire le responsabilità su base nazionale.

3. La vigilanza su banche continentali svolta da autorità nazionali è chiaramente inadeguata.4. In caso di illiquidità il costo dell’iniezione monetaria aggiuntiva ricade sull’Eurosistema, mentre nel

caso di insolvenza l’onere sopportato è a carico delle autorità nazionali. Di conseguenza le BCN potrebbero subire pressioni per negare l’insolvenza.

5. L’apertura completa dei mercati bancari rischia di condurre ad una deregulation troppo spinta delle regole di vigilanza prudenziale; l’unico rimedio può essere solo una regolamentazione coordinata e diretta a livello sovrannazionale.

Ad ogni modo rimane certa la necessità di intensificare la cooperazione multilaterale e lo scambio di informazioni nel campo della vigilanza finanziaria.

La BCE partecipa attivamente al rafforzamento della cooperazione in materia di vigilanza prudenziale, fornendo un supporto alle attività del comitato per la vigilanza bancaria dell’Eurosistema e partecipando ai lavori ei comitati competenti in queste materie a livello internazionale ed europeo.

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Il sorgere della crisi finanziaria ha rafforzato le istanze di coordinamento europeo sulla vigilanza, evidenziando l’inefficacia del sistema nel quale le autorità rispondevano in modo autonomo alle crisi cross border. Le soluzioni possibili a tal fine sono:

1. Un potenziamento del CEBS(Committee of European Banking Supervisor), con più risorse e concedendogli la conduzione dell’attività di vigilanza sui gruppi con rilevanza europea.

2. Accentrare presso la BCE le competenze in materia di vigilanza prudenziale; dall’art 105.6 del trattato istitutivo delle comunità europee, pare che questa strada sia politicamente più percorribile.

1.4 Modalità della vigilanza e crisi.

La vigilanza prudenziale è una vigilanza di tipo oggettivo e incentrato sull’applicazione di coefficienti patrimoniali. Tale sistema, neutrale rispetto a schema e vocazione operativa degli intermediari vigilati, è preferibile ad un sistema di controllo basato su autorizzazioni discrezionali di singoli atti di gestione bancaria(vigilanza strutturale).Tale sistema insiste sempre di più sulla capacità delle banche di auto vigilarsi. Il Nuovo Accordo sul Capitale spinge verso l’utilizzo di metodi di quantificazione dei rischi bancari sviluppati autonomamente dalle banche; ciò implica una vigilanza di tipo “consensuale” fondato su una logica di cooperazione tra vigilanti e vigilati. Tale modalità si basa sull’allineamento dell’obbiettivo di stabilità con gli incentivi che le banche hanno ad essere correttamente patrimonializzate per assicurare la loro sopravvivenza nel lungo periodo.Il compito delle Autorità di settore è di:

1. assicurare che l’organizzazione aziendale e i sistemi di controllo interno siano idonei a garantire la sana e prudente gestione

2. la trasparenza informativa3. la verifica diretta della corretta patrimonializzazione degli intermediari finanziari(obbiettivo di

secondaria importanza rispetto agli altri 2).E’ opportuno delegare una parte importante delle funzioni di supervisione agli organi di autocontrollo già presenti nei mercati e negli intermediari. Il decentramento si porrebbe in contrasto soltanto apparente con le crescenti esigenze di uniformità normativa e di vigilanza. Mentre l’accentramento appare insufficiente alle realtà più diverse e mutevoli degli operatori i meccanismi di delega consentono l’adattamento a tali ambienti.Inoltre gli stessi soggetti operanti nei mercati finanziari si sono trovati tanto più facilitati nel rispondere ai requisiti regolamentari, quanto più essi son riusciti a farsi parte integrante del sistema di controlli. A tal fine è importante la capacità di istituire controlli interni trasparenti ed efficaci. Ovviamente i sistemi di controllo interno non sono immuni da episodi di scarsa trasparenza o di sfruttamento di conflitti di interesse. Casomai sono stata un’ulteriore causa dell’aggravio della crisi finanziaria. In merito a ciò possiamo dire che è mancato un impianto di vigilanza e sanzioni che costituisse disincentivo sufficiente ad evitare un’implementazione leggera/poco seria dei sistemi di controllo interno da parte della direzione aziendale.La probabilità di detecting e la sanzione devono essere sufficientemente elevate in caso di non complicance. Notiamo inoltre che il controllo interno rileva i fatti aziendali con certezza non assoluta, e che spesso il livello di complicance subottimale viene raggiunto quando vige la convinzione, all’interno dell’azienda, che i controlli sulla gestione non contribuiscano alla creazione di valore per la stessa.

I fattori macroeconomici che hanno creato i presupposti per la crisi finanziaria sono stati molteplici:

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1. Dalla fine degli anni 90 si sono creati alcuni squilibri già significativi(a causa di crescita mondiale sempre più sostenuta dai paesi emergenti); tali squilibri non sono stati affrontati per tempo e si sono scatenati in tutta la loro violenza quando ormai non era più possibile ignorarli.

2. La forte espansione del credito ha ridotto la percezione e il prezzo dello stesso; ciò ha causato che i premi al rischio avessero raggiunti i minimi storici e i prezzi(soprattutto degli immobili) hanno raggiunto valori ingiustificati

3. L’innovazione finanziaria rendeva possibile gestire il rischio con modalità che permettevano di ripartirne l’entità in modo molto articolato, illudendo che fosse possibile azzerarlo. Ma la complessità degli strumenti ha generato la difficoltà della gestione degli stessi e la possibilità di aggirare più facilmente i controlli. Quando i tassi si sono rialzati e vi è stato un rallentamento del ciclo economico, si sono verificate le prime difficoltà di rimborso dei mutui sub-prime e le principali istituzioni finanziarie internazionali hanno registrato forti perdite, mentre la copertura attraverso le società veicolo si rivelava completamente inefficace.

4. Essendosi prosciugati i flussi di capitale sul mercato, s’è generata la difficoltà di far fronte alle svalutazioni dell’attivo con un irrobustimento del patrimonio netto.

Ecco che il sistema di vigilanza mostrò le sue lacune, derivanti: Dalle regole prudenziali(basilea 1) che incentivavano lo spostamento fuori bilancio di molte

attività, costituendo un vero e proprio sistema bancario parallelo. Dai loopholes, che avevano consentito che in alcuni paesi certi settori o istituti rimanessero al di

fuori della regolamentazione. [in particolare gli intermediari non bancari(hedge funds, investment banks, etc.) sottoposti a vincoli di capitale insufficienti per coprire i rischi delle loro attività6]

Il businessi di investment banks e hedge funds divenne sempre più profittevole, mettendo l’attività creditizia tradizionale in secondo piano. Le banche commerciali cercarono di reagire attraverso un incremento del livello di leverage, costituendo veicoli esterni per non essere sottoposte a requisiti aggiuntivi di capitale; ciò implicò un forte indebitamento occulto attraverso i titoli derivanti dalla cartolarizzazione dei mutui, spesso sub-prime, il cui rischio non veniva valutato correttamente dalle agenzie di rating.Il fallimento di Lehman la crisi divenne sistemica e si acuirono i dubbi sul grado di solvibilità delle controparti bancarie; nel frattempo la liquidità andava a prosciugarsi, e gli spread aumentavano.Gli interventi volti a ridurre la gravità della crisi furono:

1. Iniezioni di liquidità nel sistema.2. Interventi di salvataggio(delle aziende più o meno grandi).3. Rafforzamento del sistema di assicurazione dei depositi.

In sintesi sono due le cause di fondo che hanno comportato le condizioni per il verificarsi della crisi: La politica economica degli stati uniti che ha permesso per lungo tempo a questo paese di vivere

oltre le proprie possibilità attraverso un mix di:o Bassi tassi d’interesse.o Ridotta imposizione fiscale.

Le lacune della regulation, a causa di:

6 Situazione nascente dalla convinzione che essi non raccogliendo depositi, fossero caratterizzati da un business con ridotto grado di pericolosità; invece il crescente ricorso al mercato interbancario li ha interconnessi con le banche commerciali tradizionali.

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o Asimmetrie tra intermediari bancari e non bancario Lento aggiornamento del sistema di regolamentazione, incapace di stare al passo ai

mutamenti e alle innovazioni tecniche.

Ad oggi il fallimento delle società insolventi sembra raramente condivisa, a favore di ripetuti salvataggi a opera dei governi. Questo non tanto per il concetto di Too big too fail(capacità di contagio sistemico), ma piuttosto ad un concetto di too interconnected to fail.Per eliminare questi problemi numerose sono state le proposte:

1. Reintrodurre la distinzione tra investment banking e commercial banking.2. Incidere sui loopholes regolamentari che hanno reso inefficace il sistema.

Per reagire alla crescente conglomerazione cross-sector si dovrebbe provvedere a una definitiva ripartizione per finalità delle attività di vigilanza; per reagire all’integrazione cross-countries, sarebbe invece necessario rafforzare i fora(eh?) internazionali essistenti per far si che:

1. si incarichino di facilitare la cooperazione tra singoli regolatori nazionali2. assumano un ruolo centrale e vincolante per le decisioni aventi rilevanza continentale/globale

Per quanto riguarda la nuova regolamentazione, negli USA si è proposta la semplificazione del sistema dei controlli assegnando:

1. alla Federal Reserve, controlli macroprudenziali 2. alla sec qualli di conduct of business 3. e alla FDIC quelli micro prudenziali.

In Europa si propone il rafforzamento e la trasformazione in autorità dei comitati di terzo livello(CEBS, CESR e CEIOPS, per arrivare in seguito ad:

un’Autorità responsabile per la vigilanza di microstabilità. un’autorità per i controlli di conduct of business. Ed una nuova autorità(forse un European Systemic Risk Council), dovrebbe occuparsi dei controlli

di macro stabilità.

Ad ogni modo le regole sono indirizzate ad irrobustire le fondamenta dell’industria finanziaria; di fatti il Financial Stability forum ha stilato una serie di azioni da intraprendere nel prossimo futuro a tal fine.In particolare si è affermato che il nuovo sistema finanziario sarà caratterizzato da:

1. Più capitale, meno debito e più regole. 2. Una normativa Basilea rivista3. Maggior grado di trasparenza in materia di rischi.4. Consapevolezza che gli strumenti innovativi sono utili per redistribuire i rischi ma che essi riducono

la trasparenza della stessa redistribuzione.

2. La banca e l’attività bancariaFunzione creditizia: La banca è un’azienda di produzione che opera a proprio rischio nel campo del credito,

raccogliendo risorse finanziarie presso il pubblico(unità in surplus) ed erogando risorse finanziarie a titolo di credito(ad unità in deficit).

Funzione monetaria: la banca interviene nel regolamento degli scambi, dal momento che la forma di passività bancaria dei depositi a vista, è accettata quale mezzo di pagamento sotto forma di moneta bancaria (es. gli assegni).

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Funzione di servizi: la banca sviluppa anche tutta una serie di servizi affinché il pubblico possa meglio apprezzare l’intervento bancario.

Giuridicamente si fa riferimento non alla nozione di banca quanto a quella di “attività bancaria”, sancita anche nel TUB: essa è fondata sull’esercizio congiunto della raccolta del risparmio tra il pubblico e dell’esercizio del credito.L’art 10 del TUB precisa che “l’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche” e che detta attività ha carattere d’impresa.NB: se è possibile concedere prestiti senza essere banca, non è possibile raccogliere risparmio o esercitare congiuntamente detta raccolta di fondi e l’impiego in prestiti senza essere banca.Sono operazioni riconducibili all’esercizio del credito:

- Operazioni di prestito (credito al consumo, credito con garanzia ipotecaria, factoring, cessioni di credito commerciale);

- Tutte quelle forme di finanziamento che prevedono un accrescimento patrimoniale temporaneo dell’accreditato accompagnato da un obbligo di restituzione di quest’ultimo verso l’accreditante (attività di leasing finanziario, rilascio di garanzie e di crediti di firma).

La legge bancaria del 1936 definiva la raccolta del risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito, “funzioni di interesse pubblico”.

2.1.2 L’autorizzazione all’esercizio dell’attività creditizia

Il controllo dell’accesso al mercato creditizio risulta disciplinato sin dalla legge bancaria del 1936, laddove si stabilisce che “le aziende di credito non possono costituirsi o iniziare le proprie operazioni se non abbiano ottenuto l’autorizzazione dalla Banca d’Italia”.L’applicazione della norma in esame risultò nel tempo particolarmente restrittiva: al fine di salvaguardare la stabilità del sistema bancario, se ne limitò al contempo la competitività (per le alte barriere all’entrata).

Nell’‘85 si è recepita la prima Direttiva CEE, la quale escludeva, che la richiesta di autorizzazione all’esercizio dell’attività creditizia poteva essere esaminata solo in funzione delle esigenze economiche del mercato; essa ha fissato alcune condizioni oggettive (capitale sociale minimo, esperienza degli esponenti aziendali, onorabilità dei soci, presentazione di un articolato programma di attività) che se verificate, avrebbero portato al rilascio automatico dell’autorizzazione stessa.Confermando questo tipo di impostazione, il TUB, riprendendo anche la seconda Direttiva CEE del ’92, ha ribadito i presupposti e le finalità dell’autorizzazione concessa dalle Autorità di vigilanza: “la sana e prudente gestione della banca di nuova costituzione”.

La Banca d’Italia autorizza l’esercizio dell’attività bancaria, entro 90 giorni dalla presentazione della domanda, qualora ricorrano le seguenti condizioni:

1. La forma giuridica deve essere sotto il profilo di spa o società cooperativa per azioni a responsabilità limitata;

2. La sede legale e la direzione generale devono essere situate nel territorio della Repubblica Italiana; 3. Il capitale versato sia di ammontare non inferiore a quello determinato dalla Banca d’Italia; 4. Venga presentato un programma sull’attività iniziale; 5. Non devono esserci, tra la banca e altri soggetti, stretti legami tali da ostacolare l’effettivo esercizio

delle funzioni di vigilanza;6. I partecipanti al capitale devono possedere i requisiti di onorabilità;

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7. Coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo, devono possedere i requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza.

Il legislatore ha disciplinato nel tempo, l’apertura di sedi e filiali, o, nel dettato del TUB, di “succursali”.Grazie alla 2° Direttiva CEE e al TUB, si è riconosciuto il diritto alle banche italiane a stabilire nuove succursali sia sul territorio italiano che nell’ambito della Comunità Europea senza che si renda necessaria la preventiva autorizzazione della BI; è sufficiente la semplice comunicazione a quest’ultima.Nel caso in cui si decida di stabilire succursali in Paesi extracomunitari, l’autorizzazione della BI si rende necessaria.

A livello comunitario, l’adozione del principio del mutuo riconoscimento, ha comportato che le banche comunitarie non necessiteranno di specifica autorizzazione da parte delle nostre Autorità di vigilanza per l’apertura nel territorio italiano di succursali; sarà sufficiente una comunicazione alla BI da parte dell’Autorità di vigilanza competente nel Paese di provenienza. Trascorsi due mesi dalla comunicazione essa potrà iniziare la propria attività.

2.2. Le funzioni della bancaLa banca moderna può essere definita come un’impresa che:

1. Negozia operazioni di credito attivo e passivo2. Interviene sistematicamente nel sistema dei pagamenti3. Indirizza per via diretta/mediata il risparmio V/forme durevoli di investimento4. In un contesto di mercati monetari e finanziari integrati.

Le funzioni della banca sono: funzione creditizia, monetaria, d’investimento e dei servizi.

2.2.1.a - La funzione creditiziaLa banca non si limita a trasferire le risorse così come sono conferite dalle unità in surplus a quelle in deficit, ma pone in essere una trasformazione delle condizioni di scambio, quali la natura del finanziamento, la sua durata, le modalità della sua remunerazione e rimborso.Conseguentemente si pone la necessità di conciliare le esigenze differenziate dei diversi soggetti interessati allo scambio e a tal fine interviene l’intermediario finanziario bancario, che pone in essere una trasformazione delle condizioni alle quali i fondi sono trasferiti.È rilevabile come la contrapposizione tra crediti attivi e passivi si fondi su un processo di trasformazione delle scadenze, dal momento che i vincoli di durata per le operazioni di raccolta (credito passivo) sono di norma più brevi rispetto a quelli delle operazioni di collocamento di fondi (credito attivo), motivo per cui i saggi passivi d’interesse sono nominalmente inferiori rispetto a quelli attivi.La raccolta bancaria è rappresentata fondamentalmente dai depositi bancari a vista, dove la banca si dichiara disposta a far fronte ai propri debiti in qualsiasi momento.Gli impieghi bancari, anche qualora negoziati formalmente a breve termine, tendono a protrarsi nel tempo perché ripetutamente rinnovati.Il TUB ha definitivamente cancellato quei vincoli temporali che rendevano impossibile alle aziende di credito ordinario concedere prestiti oltre il breve termine, visto che i finanziamenti a medio-lungo termine erano riservati agli istituti di credito speciale, in un’ottica di specializzazione operativa e temporale, finalizzata a minimizzare i rischi derivanti dalla mancata coincidenza della natura dei crediti attivi e passivi.La banca considerata come “universale”, può offrire opportunità di ordine operativo e strategico, che se sfruttate al meglio, possono consentire di recuperare margini di economicità e più elevati livelli di efficacia competitiva.

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Fondamentale nell’esercizio della funzione creditizia è la corretta valutazione del rischio di credito, riferito all’incapacità del debitore di onorare i propri impegni a scadenza.La banca deve valutare attentamente la capacità di reddito prospettica dell’azienda richiedente finanziamenti, poiché solo le aziende in condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale hanno capacità di ottenere credito, ponendosi nelle condizioni di poter onorare a scadenza gli impegni debitori assunti nei confronti dell’ente creditizio.La banca trae giudizi e stime che sono in ogni caso gravati da elementi di incertezza, dovuti a mutamenti delle situazioni congiunturali e d’ambiente anche una volta che il credito è stato erogato; le perdite su crediti, infatti, si fondano o su carenza di informazioni o su errori di valutazione di notizie. Neanche le garanzie reali/personali possono sopperire a queste carenze, poiché esse devono coprire eventuali perdite, ma non essere la fonte del guadagno, altrimenti si rivelano solo situazioni patologiche del sistema.Il collocamento dei fondi non deve essere subordinato alla preventiva raccolta dei medesimi; se fosse così, ciò comporterebbe inevitabilmente limitate possibilità di crescita della funzione creditizia.La banca può negoziare credito attivo anche oltre quello passivo precedente, determinando il sorgere contestuale di propri debiti con l’affermarsi di nuove attività patrimoniali, tipicamente per prestiti.

2.2.1.b - La funzione monetariaAlcuni debiti della banca (depositi a vista), sono rappresentati e posti in circolazione per mezzo di particolari titoli di credito (assegni e giroconti), divenuti efficaci mezzi di pagamento; in quanto la banca si impegna a convertire prontamente quei debiti in moneta legale.

I debiti bancari accettati come mezzo di pagamento, sono reputati un sicuro sostituito della moneta legale.

Il trasferimento di saldi monetari liquidi vantati nei confronti delle banche diviene la maniera più comoda ed efficace per effettuare pagamenti di una qualche importanza.

Si può quindi affermare che la funzione creditizia e quella monetaria siano strettamente correlate; ogni prestito crea un deposito nella misura in cui viene utilizzato con moneta scritturale(bancaria), considerata un sicuro surrogato della moneta legale.

2.2.2.a - La funzione di investiment.

La banca concorre ad avviare il risparmio liquido verso forme durevoli di investimento. Tale funzione si concretizza nell’acquisto di partecipazioni, di strumenti finanziari sul mercato finanziario primario e secondario, nonché di investimenti strutturali in immobili e tecnologie.

La banca si attende un contributo in termini economici alla formazione dell’utile di esercizio, nonché nei confronti della funzione di liquidità.

Essa può rendere più efficiente e meno rischiosa la funzione creditizia; un articolato portafoglio di partecipazioni di minoranza in imprese industriali e commerciali può offrire informazioni preziose in ordine all’andamento, che potranno essere utili per la valutazione dei rischi dei fidi concessi alla clientela operante in quei settori, se non alle stesse aziende partecipate. La funzione d’investimento è complementare a quella creditizia quindi.

2.2.2.b – La funzione dei servizi.Si fa riferimento a i seguenti servizi:

- Intermediazione in titoli per conto della clientela- Gestioni patrimoniali

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- Servizi connessi ai sistemi di pagamento- Custodia di beni e valori nei locali della banca

I ricavi ottenuti dalla vendita dei suddetti servizi accessori, sono rappresentati tipicamente da commissioni e provvigioni, che consentono un miglioramento delle condizioni di efficienza della gestione aziendale.(come il contenimento della forbice dei tassi).Un ruolo importante è stato svolto negli ultimi anni dai servizi nel campo dell’intermediazione mobiliare, aventi per oggetto titoli e altri strumenti finanziari.La banca può scegliere di rivolgersi agli investitori individuali(famiglie) e/o istituzioni, oppure al settore corporate(imprese prenditrici di fondi e potenziali emittenti titoli)Con riferimento alle tipologie di servizi offerti agli investitori, quindi alla clientela retail, le possibili opzioni vanno dalla semplice negoziazione di titoli per conto terzi, servizio di custodia e di amministrazione degli stessi, fino alla stipula di contratti di gestione di patrimoni su base individuale.In relazione al settore corporate (imprese prenditrici di fondi e quindi potenziali emittenti titoli), si parla di servizi di collocamento rivolti a imprese emittenti, che intendono cioè raccogliere risorse finanziarie sul mercato a titolo di capitale di debito (obbligazioni) o di capitale di rischio (azioni).Tali operazioni per essere effettuate con successo richiedono l’intervento di una o più banche, che in tal caso costituiscono un consorzio. La banca, o il consorzio di banche, possono al riguardo:

Svolgere una semplice attività consulenziale (advisory); Offrire un servizio di carattere distributivo (selling), dunque presentare agli investitori potenziali i

titoli proposti in emissione; Offrire un servizio di collocamento con garanzia (underwriting) soggetto a rischi più elevati per la

banca; in sostanza la banca si assume il rischio del mancato successo dell’emissione, ricevendo come remunerazione il pagamento di una commissione più elevata.

2.3 Il processo di despecializzazione bancaria e la possibilità di scelta tra i modelli di gruppo polifunzionale e banca universale

La legge bancaria del 1936, sanciva la natura pubblica dell’attività bancaria e la specializzazione temporale, tendente a realizzare una segmentazione funzionale, settoriale e territoriale nello svolgimento dell’attività creditizia, distinguendo e separando il credito ordinario dal credito speciale.L’obiettivo era di prevenire il ripetersi della profonda e diffusa instabilità sperimentata all’inizio di quel decennio (crisi degli anni Trenta). Si impedì quindi alle banche di operare una significativa trasformazione delle scadenze, scongiurando così il pericolo di instabilità, separando il legame tra banca e impresa.Ma alle soglie degli anni Novanta, la distinzione tra aziende di credito ordinario e istituti di credito speciale aveva perso gran parte della sua consistenza.

Il processo evolutivo partì dalla seconda metà degli anni Ottanta, a seguito del recepimento della prima Direttiva CEE sulle banche, con il quale si abbandonò l’ormai datata concezione dell’attività creditizia quale funzione di interesse pubblico, definendola come attività d’impresa.A livello comunitario prendeva consistenza una seconda Direttiva, che ribadiva il principio dell’autorizzazione unica e quello della vigilanza da parte del Paese di origine.Veniva così formalmente introdotta a livello comunitario la banca universale.L’esigenza di accrescere il grado di competitività all’interno del nostro sistema creditizio, resa impellente dall’integrazione comunitaria, ha così portato a completare il processo di rinnovamento legislativo che era stato avviato già nel decennio precedente. Le tappe fondamentali furono:

- Nel ’90 la legge Amato

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- Nel ’92 la 2° Direttiva CEE- Nel ’93 il TUB (Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia)

Punti qualificanti della legge del ’90:1. Trasformazione degli enti creditizi pubblici in Spa; 2. Aumento della patrimonializzazione delle banche attraverso incentivi fiscali alla rivalutazione dei

cespiti aziendali;3. Stimolo a un aumento della concentrazione del sistema bancario; 4. Regolamentazione di gruppi bancari polifunzionali, in grado di ampliare la gamma dei servizi offerti

senza disperdere i benefici della specializzazione.Veniva ribadito il carattere imprenditoriale dell’attività bancaria, accrescendo notevolmente la capacità concorrenziale del nostro sistema creditizio.

Con la II Direttiva CEE, si elimina gran parte delle segmentazioni e delle barriere operative che ancora caratterizzavano il sistema creditizio.L’obiettivo era quello di evitare lo svantaggio competitivo degli intermediari domestici nei confronti dei concorrenti europei e, dunque, elevare il livello di concorrenza ed efficacia nel sistema.Logica della despecializzazione:

Despecializzazione istituzionale: vengono uniformate tutte le forme e categorie di impresa bancaria; attualmente esistono 2 tipi di banca dal punto di vista giuridico; Banca nella forma di società per azioni e società cooperativa per azioni a responsabilità limitata.

Despecializzazione temporale: viene concessa alle banche la possibilità di fare prestiti sia breve che a medio-lungo termine;

Despecializzazione operativa: viene concesso alla banca di effettuare, in aggiunta all’attività bancaria, qualsiasi operazione di natura finanziaria (factoring, forfaiting, leasing, servizi di consulenza e di gestione nel campo dell’intermediazione mobiliare).

Si è in pratica formalmente introdotta nel nostro ordinamento la cosiddetta banca universale:unica società che gestisce direttamente ogni tipo di attività bancaria e finanziaria ad essa facente capo.

Gruppo polifunzionale: gruppo bancario operante in svariati settori dell'attività bancaria e dei servizi parabancari – necessario specificare che gruppo bancario polifunzionale e banca universale non si pongono in termini di contrapposizione ma di reciproca integrazione e complementarità.

Il decreto di recepimento della II Direttiva CEE rappresenta l’asse portante su cui è stato costruito il TUB.Il TUB si basa su principi fondamentali quali:

La natura imprenditoriale dell’attività bancaria; La despecializzazione istituzionale, temporale e operativa; La concorrenzialità, requisito di efficienza per il sistema creditizio nel suo complesso; La neutralità della vigilanza.

Le singole banche, risultano abilitate a operare direttamente sia a breve che a lungo periodo; inoltre, possono assumere, seppur entro limiti ben definiti, partecipazioni nelle imprese industriali, con la possibilità di svolgere direttamente attività parabancaria.

L’obiettivo prioritario diviene quello della competitività all’interno del sistema finanziario, laddove in passato era quello della stabilità a essere privilegiato.

La nuova normativa prevede che la BI accerti la presenza all’interno degli stessi enti creditizi, di condizioni sufficienti affinché i maggiori rischi connessi alla despecializzazione per scadenze e alla

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partecipazione al capitale delle imprese siano circoscritti in modo da non compromettere la loro stabilità e il mantenimento dell’equilibrio finanziario, economico e patrimoniale a valere nel tempo.

3. Operazioni Bancarie Di Raccolta a Breve Termine

3.1. Classificazione delle operazioni di raccoltaLe operazioni di raccolta o di provvista si possono distinguere in:

Operazioni di provvista originarie Operazioni di provvista derivate

Le prime sono costituite dalla raccolta del risparmio e della liquidità del mercato, quindi sono operazioni attraverso le quali si ottengono fondi direttamente dalla propria clientela, fondi che vanno a costituire la massa fiduciaria, da cui trae origine la funzione creditizia.Le operazioni di provvista originarie, si basano soprattutto nella raccolta dei depositi, nelle varie configurazioni tecniche previste, che rispondono ai fini e alle esigenze diverse che provengono da coloro che affidano alle banche il proprio denaro.I depositi bancari risultano eterogenei dal punto di vista economico – tecnico.Le operazioni di provvista derivate o di tesoreria, sono adatte a fronteggiare temporanee esigenze di liquidità della banca:

Le operazioni derivate: smobilizzo dei tipici investimenti bancari. Le operazioni di tesoreria: si ottiene una disponibilità temporanea di risorse, prese presso il sistema

bancario.

3.2. Aspetti generali del deposito bancarioIl deposito bancario costituisce lo strumento principale attraverso il quale la banca raccoglie risorse monetarie presso il pubblico dei risparmiatori.Il deposito bancario si configura come un contratto reale, che si perfeziona con la consegna alla banca di risorse monetarie, e unilaterale poiché all’obbligo di restituzione della banca non si contrappone nessun obbligo a carico del depositante.Il deposito bancario è un deposito irregolare poiché è la banca che acquista la proprietà del denaro ricevuto in deposito e, quindi può impiegarlo e si obbliga al pagamento della remunerazione (interesse), oltre che alla restituzione della somma stessa.Inoltre il deposito è un’operazione a vista poiché il depositante acquista il diritto a ottenere la restituzione della somma depositata a semplice richiesta, anche quando è pattuito un vincolo temporale per la restituzione della stessa.A seconda della forma si distinguono:1) Depositi a risparmio

- Depositi a risparmio ordinari liberi; - Depositi vincolati; - Certificati di deposito ;

2) Depositi a carattere monetario- Conti correnti di corrispondenza creditori liberi; - Conti correnti collegati ai servizi di investimento del risparmio o a specifici segmenti di clientela.

3.3 Il deposito a risparmioEsso risponde alle esigenze del piccolo risparmiatore, il cui obiettivo è principalmente quello di ottenere la custodia delle risorse monetarie depositate, da parte della banca (i tassi d’interesse sono poco remunerativi).Le operazioni previste sono versamenti e prelevamenti da effettuarsi presso la banca dove si è costituito il rapporto.Lo strumento utilizzato per lo svolgimento dei rapporti tra banca e cliente è il libretto di risparmio.I libretti di deposito possono essere:

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- Nominativi - Al portatore - Nominativi, pagabili al portatore

Libretto circolare consente al depositante di poter effettuare operazioni in qualunque filiale della banca.Dunque il depositante per fare dei versamenti/prelevamenti deve recarsi direttamente in banca; sul libretto troveremo sempre il saldo con la data dell’ultima operazione.Il libretto nominativo è intestato a una persona fisica o giuridica la quale deve dimostrare la propria identità con l’intestatario del libretto (documento di legittimazione).Alcune banche permettono che il libretto nominativo sia alimentato oltre che da versamenti in contanti, anche da assegni bancari o circolari, i quali sono accreditati salvo buon fine, per cui la banca si riserva il diritto di addebitare le somme in caso di mancato pagamento degli assegni.Il libretto al portatore non contiene l’intestazione del depositante (ci può esser scritta qualsiasi cosa o persona). Il possessore del libretto è legittimato a ottenere il rimborso della somma depositata.Tale libretto non ha solo valore di titolo di legittimazione ma assume la qualifica di titolo di credito (possesso vale titolo). Il trasferimento del titolo al portatore si opera con la consegna del titolo, a titolo gratuito o oneroso.Il libretto nominativo pagabile al portatore è una via di mezzo tra le caratteristiche del libretto nominativo e del libretto al portatore; contiene l’indicazione del depositante. Finalità: agevolazioni per quanto riguarda le operazioni di rimborso la banca può chiedere di provare che esiste una autorizzazione per il rimborso da parte del depositante. È un documento di legittimazione.

SMARRIMENTO, DISTRUZIONE, FURTO DEL LIBRETTOIn questo caso il possessore per i libretti al portatore e l’intestatario per i libretti nominativi, devono farne denuncia scritta alla filiale della banca dove si è costituito il rapporto, la quale provvederà all’affissione dell’avviso nei suoi locali. In più, in caso di libretto al portatore, l’ammortamento segue per decreto del giudice competente al quale il possessore dovrà presentare ricorso.DISSONANZA TRA SALDO SUL LIBRETTO E LA SCHEDA DELLA BANCA

1. Nominativo: fa fede quanto detto dal depositante o dalla banca;2. Al Portatore: fa sempre fede ciò che è scritto nel libretto (possesso vale titolo).

I depositi a risparmio si classificano in: Depositi ordinari liberi Depositi vincolati

DEPOSITI ORDINARI LIBERINon esiste alcuna limitazione per quanto riguarda i versamenti, i prelevamenti e l’ammontare max da depositare, tranne nel caso dei libretti al portatore, dove la legge anti - riciclaggio del denaro sporco stabilisce la somma max depositabile pari a € 12.500.Per il calcolo dell’interesse si parla di “valuta”: data a partire della quale una somma frutta interessi. La valuta corrisponde alla data dell’operazione poiché la maggior parte delle operazioni sono effettuate in contanti; infatti quando si effettuano versamenti di assegni la valuta rispecchia il tipo di assegno e la piazza.

Formula degli interessi espressa in giorni ( C * t * i )/36500L’interesse si calcola una volta l’anno (al 31/12) e viene riportato a nuovo nell’anno successivo sul libretto: si dice che viene capitalizzato ovvero sommato al capitale, dove poi sul totale riverranno calcolati nuovi interessi.

RISPARMIO VINCOLATO

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Per le somme depositate esiste un vincolo temporale al prelievo; può comunque essere rimborsata la somma dalla banca prima della scadenza stabilita.Viene dunque fissato un periodo di vincolo, al massimo fino a 5 anni scadenza determinata.Però ci possono essere depositi vincolati a scadenza indeterminata: esiste un periodo di preavviso per ottenere il rimborso. Vincoli > all’anno = interessi al 31/12 , vincoli < all’anno = interessi alla fine della durata del vincolo.La remunerazione è più alta per il depositante; per i prelievi fatti prima della fine della durata del vincolo, il depositante subisce un onere: vengono detratti degli interessi a un tasso più alto.Se il depositante alla scadenza o entro i 15 giorni successivi, non ritira la somma depositata (compresi gli interessi) si intende rinnovato il deposito con le stesse condizioni.Intestazione schema di deposito a risparmio ordinario libero:DATA OPERAZIONE CAPITALE VALUTA GIORNI INTERESSI

Voci del prospetto del deposito a risparmio ordinario:- saldo a nuovo (+) (interesse = saldo * 365 * 4) / 36500

a ogni operazione che si effettua si procede al calcolo del saldo.- Prelevam/versamenti in contanti (-/+)data valuta = data operazione prelev/versam.- Aumento tasso (+) si calcola la differenza di tasso sul saldo del libretto data valuta = data giorno precedente al cambio di tasso

formula = ( saldo * gg * differenza del tasso) / 36500- Capitalizzazione (+) gli interessi vengono sommati al saldo del capitale.- Ritenuta fiscale (-) 27% sugli interessi- Spese (-) per la tenuta del depositoPoi abbiamo il TOTALE riportato al 1/1/ n + 1 ricapitalizzato degli interessi

I giorni per il calcolo degli interessi si calcolano dalla data della valuta fino al 31/12 (per ogni operazione).Se si estingue il conto, bisogna stornare gli interessi; i rimanenti si capitalizzano.

3.4. CERTIFICATI DI DEPOSITO (strumento recente):Il certificato di deposito è un titolo rappresentativo di un deposito vincolato a scadenza emesso dalla banca; è uno strumento finanziario destinato a un risparmiatore che non è disposto ad assumersi nessun rischio finanziario e assicura la consistenza della somma depositata.Vantaggi:

Può essere sottoscritto in qualsiasi giorno, tutto a richiesta del depositante; Può essere emesso in tagli minimi o multipli in relazione ad ogni durata; Non esistono diritti di custodia; C’è la possibilità di ottenere il rimborso anticipato del certificato con il calcolo di una penale sul

tasso d’interesse. La banca inoltre deve ricollocare il titolo presso un altro risparmiatore.Questo certificato può essere rappresentato da un titolo cartaceo o de materializzato.Esso può essere:

A breve termine: durata minima 3 mesi, durata max 18 mesi (la scadenza è decisa dal depositante); A medio termine: durata max 60 mesi (5 anni).

Il certificato può essere emesso a richiesta del depositante, e può essere:-nominativo

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-al portatore (si può trasferire)Inoltre il tasso di interesse può essere fisso o variabile; è variabile quando il periodo va oltre il breve termine. In questo caso il tasso varia a seconda dei parametri stabiliti dalla banca, per esempio l’ Euribor (tasso interbancario), il tasso di rendimento dei bot, il Rendistato (rendimento medio dei titoli di stato a medio- lungo termine) e altri indici di borsa. I certificati di deposito possono essere emessi anche in valuta.La remunerazione viene generalmente corrisposta con cedole semestrali per le scadenze superiori a 18 mesi e come differenza tra il valore nominale del certificato e il prezzo di emissione per le scadenze inferiori.

Nell’ambito dei depositi al risparmio, l’interesse è gravato da un’imposta che può essere a titolo definitivo (ritenuta d’imposta) oppure non-definitivo (ritenuta d’acconto).

3.4. CERTIFICATI DI DEPOSITO (strumento recente):I certificati di deposito sono titoli rappresentativi di un deposito vincolato a scadenza emessi dalla banca; è uno strumento finanziario destinato a un risparmiatore che non è disposto ad assumersi nessun rischio finanziario e assicura la consistenza della somma depositata.Vantaggi:

Può essere sottoscritto in qualsiasi giorno, tutto a richiesta del depositante; Può essere emesso in tagli minimi o multipli in relazione ad ogni durata; Non esistono diritti di custodia; C’è la possibilità di ottenere il rimborso anticipato del certificato con una condizione per la banca

deve ricollocare il titolo presso un altro risparmiatore.Questo certificato può essere rappresentato da un titolo cartaceo o de materializzato.Esso può essere:

A breve termine: durata minima 3 mesi, durata max 18 mesi (la scadenza è decisa dal depositante); A medio termine: durata max 60 mesi (5 anni).

Il certificato può essere emesso a richiesta del depositante, e può essere:-nominativo-al portatore (si può trasferire)Inoltre il tasso di interesse può essere fisso o variabile; è variabile quando il periodo va oltre il breve termine. In questo caso il tasso varia a seconda dei parametri stabiliti dalla banca, per esempio l’ Euribor (tasso interbancario), il tasso di rendimento dei bot, il Rendistato (rendimento medio dei titoli di stato a medio- lungo termine) e altri indici di borsa.La remunerazione viene generalmente corrisposta con cedole semestrali per le scadenze superiori a 18 mesi e come differenza tra il valore nominale del certificato e il prezzo di emissione per le scadenze inferiori.

Nell’ambito dei depositi al risparmio, l’interesse è gravato da un’imposta che può essere a titolo definitivo (ritenuta d’imposta) oppure non-definitivo (ritenuta d’acconto).

3.5. DEPOSITI A CARATTERE MONETARIOFinalità :

- Ottenere una serie di servizi per le operazioni principali che caratterizzano questo deposito; es. carte di credito/debito, accrediti, giroconti-bonifici, ecc..;

- Si possono utilizzare mezzi di pagamento in sostituzione della moneta legale: moneta bancaria moneta scritturale

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Questi depositi si chiamano anche depositi in c/c; lo strumento utilizzato è appunto il c/c. Si possono chiamare anche c/c di corrispondenza creditori:>>corrispondenza, perché esiste una corrispondenza fra banca e depositante: la banca da la ricevuta a ogni operazione fatta dal depositante;>>creditori, perché si tratta di un “addebito della banca”, la banca è debitrice nei confronti del depositante.Strumento CONTO CORRENTE “ è un modo di regolare i rapporti tra la banca e il depositante”. La banca opera attraverso l’istituto del mandato: accompagna le varie operazioni che interessano il c/c.Definizione di c/c secondo il Cod. civile (art 1823): “contratto nel quale le parti sono legate da una iniziativa reciproca (rimesse reciproche) fino alla chiusura del conto”; i crediti sono inesigibili e indisponibili fino alla chiusura del conto.

Caratteristiche del c/c bancario: Indivisibilità delle partite: le diverse operazioni di c/c concorrono a formare il saldo del conto nel giorno

di chiusura. Perdita di individualità delle partite: ogni operazione perde la propria autonomia per divenire una

semplice posta del conto. Reciproca concessione: i saldi possono esser a debito o a credito di ogni concorrentista. È caratterizzato da un’iniziativa non reciproca, perché questa spetta soltanto al depositante; Manca la reciprocità di credito il saldo del conto non può essere mai a debito del cliente. Ci sono

però delle eccezioni: quando esiste a monte un’autorizzazione della banca che permette tale scoperto, anche se rappresenta un elemento transitorio che dura per un periodo di tempo limitato.

Il c/c è tenuto con il metodo (modalità con cui si giunge al calcolo degli interessi) scalare:

il contratto di c/c bancario è regolato anche dalle norme bancarie uniformi redatte dall’ABI che prescrivono ,tra le altre, le seguenti clausole:

1. Il correntista è tenuto a depositare la propria firma e quelle delle persone autorizzate a rappresentarlo, precisando i limiti delle facoltà accordate.

2. Le disposizioni con assegni sul conto presso la banca si effettuano mediante l’uso di moduli per assegni forniti dalla banca.

3. L’importo degli assegni e titoli similari è accreditato con riserva di verifica SBF.4. L’invidio degli estratti conto a ogni chiusura sarà effettuato dalla banca entro 30 giorni. Trascorsi 60

giorni dal ricevimento, gli estratti conto(salvo contestazione) si intenderanno approvati.5. La banca si riserva di modificare unilateralmente le norme e/o condizioni economiche che regolano

il rapporto, con adeguata motivazione e con comunicazione scritta al cliente.6. La facoltà può assumere incarichi del correntista, dando comunicazione dell’eventuale rifiuto.

3.5.1. Il conto corrente di corrispondenza creditore.Accorpato nell’ultimo capitolo.

3.5.2. Lineamenti tecnici del c/c di corrispondenza.Metodo scalare :i giorni di interesse vengono conteggiati dalla valuta di un’operazione alla valuta dell’operazione successiva. Questo metodo implica la tenuta del conto con la forma scalare: si calcola il saldo a ogni operazione.Si adotta anche il procedimento amburghese; periodicamente la banca consegna al depositante due documenti:

1) Estratto conto2) Conto Scalare o Staffa

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Estratto conto e conto scalare vengono consegnati trimestralmente (eccezione: mensilmente). Il depositante ha tempo 15-30 giorni per fare eccezioni su tali documenti; se non vengono effettuate sono automaticamente accettati.

Gli interessi attivi si calcolano trimestralmente; gli interessi passivi per scoperto nello stesso modo (ci sono dunque tassi diversi in base ai saldi attivi o passivi conto a tassi diversi).

VALUTE la valuta è uno strumento concorrenziale, decisa dalla banca con il depositante al momento dell’apertura del deposito a carattere monetario.

Il contratto di conto corrente bancario è regolato anche dalle Norme bancarie uniformi redatte dall’ABI.

Accreditamenti di C/C: Versamenti di moneta legale; Versamento di assegni bancari tratti da terzi al suo ordine; Accreditamenti per giroconti, bonifici, ordini di pagamento a favore del correntista; Accreditamenti di varia natura derivanti da operazioni e servizi fatti dal correntista.

Addebitamenti di C/C: Prelevamento di moneta legale allo sportello oppure emissione di A/B all’ordine suo proprio; Ordine alla banca di pagare A/B all’ordine di terzi; Addebitamenti per giroconti, bonifici, ordini di pagamento a favore di terzi; Addebitamenti di varia natura provenienti da altre operazioni e servizi.Le valute

Data dell’operazione, quando avviene un versamento di contante, versamento di assegno circolare della stessa banca oppure versamento di assegni bancari sullo stesso sportello;

7 giorni lavorativi successivi alla data dell’operazione, quando avviene versamento di assegni bancari su diverso sportello, versamento di assegni circolari di altre banche, versamento di assegni bancari di altre banche su piazza;

8 giorni lavorativi successivi alla data dell’operazione, in caso di versamento di assegni bancari di altre banche fuori piazza;

Data dell’operazione, in caso di prelevamento con assegno o disposizione di addebito; Data di emissione dell’assegno, quando c’è il pagamento a mezzo assegno bancario.

La liquidazione del conto è trimestrale: vengono conteggiati gli interessi attivi per il depositante al netto della ritenuta fiscale, gli interessi passivi in caso di un eventuale scoperto di conto, le spese di tenuta conto, le commissioni su A/B protestati, l’imposta di bollo su estratto conto.NB: commissione di massimo scoperto è da calcolarsi sul massimo saldo debitore del trimestre con durata superiore a 15 giorni. il saldo a nuovo ha come valuta, l’ultimo giorno del trimestre precedente.

ESTRATTO CONTODocumento in cui figurano tutte le operazioni effettuate nel trimestre solare in ordine di avvenimento (in ordine temporale). Intestazione Estratto Conto:

- Colonna capitali dare si riportano le operazioni che danno luogo ad addebitamenti;- Colonna capitali avere si riportano gli accreditamenti;- Il saldo movimenti riportato è la sommatoria di tutti i movimenti del dare e dell’avere;- Il saldo liquido non tiene conto delle operazioni la cui valuta cade nel trimestre successivo.

CONTO SCALARE

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Documento dove viene evidenziato il calcolo degli interessi: le stesse operazioni presenti nell’estratto conto figurano con un altro ordineordine di valuta.Non si calcola subito l’interesse: la banca applica tassi di interesse diversi secondo la giacenza del conto.Intestazione Conto Scalare (o Staffa):

; alla fine del trimestre si procede alla sommatoria dei numeri debitori e creditori.

L’interesse a credito si calcola moltiplicando la sommatoria dei numeri creditori per il tasso creditore e dividendo il prodotto ottenuto per 36,5; si fa lo stesso per l’interesse a debito, usando sommatoria dei (numeri debitori * tasso debitore) /36,5.Sugli interessi a credito lordi va sottratta la ritenuta fiscale del 27%; andranno sottratti da ciò che rimane gli interessi a debito, le spese fisse di conto corrente per avere come risultato le competenze, da riportare nell’estratto conto successivo, con valuta per es. 31/12.

Guarda l’esemplificazione di pag 119 per saper rispondere ad eventuali domande pratiche.

3.6. Altre forme di raccolta3.6.1. premessaCi sono altre due operazioni di raccolta diretta oltre al deposito:1_RACCOLTA ATTRAVERSO L’EMISSIONE DI OBBLIGAZIONI BANCARIE2_RACCOLTA TRAMITE PRONTI CONTRO TERMINENB. Raccolta diretta la banca è debitrice nei confronti dei clienti attraverso

l’emissione di passività finanziarie;Raccolta indiretta è legata ad altre attività di natura finanziaria che non fanno

parte della raccolta presso il pubblico e l’esercizio del credito (es. attività di intermed. mobiliare o servizio di investim.) .

3.6.2 RACCOLTA TRAMITE PRONTI CONTRO TERMINE(Dal 1979) Fu un’iniziativa della Banca d’Italia: strumento utilizzato negli interventi di mercato aperto, cioè come intervento di politica monetaria e creditizia.La BI acquista e vende titoli presso le banche: acquisto titoli dalle banche contro denaro si immette liquidità nel sistema bancario. vendita di titoli alle banche contro denaro “drenaggio di liquidità”.

I pronti contro termine sono a breve, brevissima scadenza (min 15 gg/1 mese, max 6 mesi); si è diffuso per tutti gli operatori del sistema.Questo tipo di raccolta consiste in 2 operazioni di segno opposto:

1) A pronti;2) A termine.

Entrambe sono poste in essere alla medesima data e controparte, con alla base gli stessi strumenti finanziari consiste nella vendita di titoli per contanti e un loro riacquisto ad epoca prefissata a termine.Il risparmiatore che ha denaro da investire, si pone in controparte della banca; acquista titoli contro denaro.Al termine gli stessi titoli sono venduti dall’investitore alla banca a un prezzo a termine maggiore rispetto al prezzo a pronti (d’acquisto); la differenza è considerato interesse per il risparmiatore sull’operazione.

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Ricorda:Alla base dell’operazione ci sono titoli di Stato o titoli di natura obbligazionaria.Non è possibile l’estinzione anticipata!Il prezzo a pronti è stabilito sulla base del valore di mercato dei titoli utilizzati, mentre quello a termine è ottenuto capitalizzando il prezzo a pronti a un tasso di interesse contrattato tra le parti.

3.6.3 Altri elementi:L’ASSEGNO BANCARIO: Caratterizza il deposito a carattere monetario; È uno strumento emesso dalle banche, usato in sostituzione della moneta legale; È un titolo di credito che contiene un ordine incondizionato alla banca di pagare una certa somma al

beneficiario dell’assegno stesso; Da un punto di vista formale ha la stessa struttura della cambiale tratta (i soggetti che partecipano al

rapporto in ambito di a/b sono i medesimi nella cambiale tratta). Elenco soggetti che ricorrono nell’ambito del rapporto: Traente (depositante) è colui che emette l’assegno; il depositante dà alla

Banca un ordine incondizionato di pagare a vista una certa somma al beneficiario dell’assegno.

Trattario è la banca, che riceve l’ordine da parte del traente. Beneficiario può identificarsi con lo stesso traente (“ordine suo proprio”).

Differenze tra cambiale tratta e A/B: la cambiale tratta è uno strumento di credito che serve a rimandare un pagamento nel futuro. Esiste per chi la emette una responsabilità patrimoniale: il creditore si rivale sul patrimonio del debitore, se quest’ultimo non adempie al pagamento. l’A/B è un mezzo di pagamento ovvero è un mezzo solutorio di un rapporto di debito/credito. Oltre ad esserci la responsabilità patrimoniale, c’è per chi emette assegni a vuoto anche una responsabilità penale.

C’è un duplice rapporto casuale:1.Rapporto di valuta il pagamento dell’assegno viene impartito dal depositante alla

Banca;2. Rapporto di provvista l’ordine di pagamento viene impartito poiché esiste una

convenzione fra banca e depositante, per cui il depositante può disporre dell’assegno per effettuare i propri

pagamenti (“Convenzione di assegno”). L’assegno bancario è un titolo di credito:- astratto (come la cambiale) sull’assegno non è riportata la causa di emissione dell’assegno stesso;- formale è necessaria una precisa forma per la validità dell’assegno;- esecutivo in caso di mancata provvista di fondi della banca, il beneficiario può

rivalersi sull’emittente dell’assegno (questo vale anche per la cambiale).

REQUISITI DI VALIDITA’: Sono dei requisiti formali, che se non presenti nell’a/b, questo è nullo. Devono essere riportati nell’assegno:la denominazione di A/B.l’ordine incondizionato di pagare una somma determinata; somma che sul titolo è espressa in cifre e in lettere.il nome del trattario (che è sempre esclusivamente una banca).

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l’indicazione del luogo di pagamento (indicato accanto al nome del trattario).la data e il luogo di emissione.la firma del traente.REQUISITI DI REGOLARITA’: requisiti che se non presenti, causano sanzioni fiscali e/o penali; l’assegno comunque rimane valido.deve esistere presso la banca una provvista di fondi pari almeno all’importo dell’assegno emesso;deve esistere una convenzione (espressa o tacita), in base alla quale la banca attribuisce al depositante il diritto di disporre dei fondi disponibili tramite a/b.

Legge anti-riciclaggio:ha posto dei limiti all’emissione di assegni bancari poiché essendo dei titoli di credito all’ordine si possono trasferire mediante girata.Gli a/b di importo uguale o superiore a 5.000 €, possono essere emessi ma non sono trasferibili; Per importi al di sotto di tale cifra è comunque possibile usare a/b non trasferibili.Se l’assegno risulta trasferibile, questo è sottoposto a una condizione di natura fiscale:per ogni assegno emesso c’è un’imposta di bollo più elevata (1.50€).

L’ASSEGNO CIRCOLARESi utilizza a prescindere dal rapporto di c/c tra la banca e l’utilizzatore dell’assegno.È la banca che emette a/c; è considerata un’operazione accessoria o di servizio (gratuito) che la banca effettua.L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine che contiene la promessa incondizionata della banca di pagare a vista una somma di denaro al beneficiario.Sono due i soggetti che partecipano al rapporto:1° La banca (emittente);2° Il beneficiario (riportato sull’assegno stesso).L’A/C ha la stessa struttura formale del “vaglia cambiario” o pagherò.

REQUISITI DI VALIDITA’:1) Denominazione di A/C inserita;2) Nel contesto del titolo, la promessa incondizionata della banca di pagare a vista una somma di denaro;3) Nome del beneficiario (chiamato anche “prenditore”);4) Data e luogo di emissione ;5) La sottoscrizione della banca emittente.REQUISITI DI REGOLARITA’:1) L’emissione dell’a/c è consentita solo alle banche autorizzate dalla Banca d’Italia;2) La banca può emettere a/c solo se presso la stessa banca sono disponibili al momento dell’emissione le

somme corrispondenti;3) La banca autorizzata all’emissione di a/c dalla BI, deve costituire una cauzione presso di essa, in

garanzia dell’emissione degli a/c (cauzione in titoli).

= MONETA SCRITTURALE = Bonifico Giroconto Ordine di pagamento

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BONIFICOÈ il mandato che si dà alla banca di accreditare sul conto di un depositante di un’altra banca, una somma di denaro. La banca effettua due scritture:- addebito di c/c del proprio cliente;- accredito di c/c del beneficiario di un’altra banca (dunque ci sono clienti di banche diverse).Colui che ordina alla banca di effettuare il bonifico, deve comunicare un codice (IBAN) che sostituisce le vecchie coordinate bancarie. Il bonifico avviene entro un max di 4 gg, salvo i bonifici urgenti dove la data di accredito è la stessa dell’addebito.GIROCONTOE’ uguale al bonifico solamente i soggetti dell’operazione sono clienti della stessa banca.ORDINE DI PAGAMENTOSi ha nel caso in cui il beneficiario dell’operazione non è titolare di un c/c.La banca notifica al beneficiario la disposizione del pagamento presso i suoi sportelli.

4. Operazioni di raccolta a medio-lungo termine4.1. Il fabbisogno finanziario delle banche a medio – lungo termineNegli ultimi tempi anni le banche hanno cominciato ad approvvigionarsi in modo costante con strumenti di finanziamento a medio-lungo termine. Tale tipo di finanziamento avviene attraverso tre modalità:

- Emissione di titoli obbligazionari - Aumenti di capitale - Operazioni di cartolarizzazione

La possibilità di utilizzare questi strumenti è conseguenza di profondi cambiamenti (legge Amato del ’90 e TUB del ’93) che hanno portato alla trasformazione degli intermediari in spa e alla despecializzazione temporale.La trasformazione degli intermediari in spa:

ha permesso di introdurre la concorrenza all’interno del sistema creditizio; gli intermediari creditizi sono diventati attivi partecipanti del sistema economico e finanziario; ha condotto le banche sotto l’appoggio della normativa prevista dal Codice civile per tale tipologia

di società.Per despecializzazione temporale si intende invece la possibilità di poter operare sia nel breve che nel medio – lungo termine. Due vantaggi che le banche hanno tratto dalla possibilità di approvvigionarsi sul mercato dei finanziamenti a medio – lungo termine:

1) differenziare le proprie fondi di approvvigionamento consentendo una migliore sincronizzazione tra le scadenze dell’attivo e quelle del passivo;

2) aumento del volume della raccolta di risorse finanziarie, da utilizzarle in processi di crescita interna ed esterna e di espansione delle quote di mercato.

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La funzione principale svolta dall’emissione dei titoli a medio-lungo termine è quella di fornire alla banca le risorse necessarie per gli impieghi a medio-lungo termine; se questo avviene, i tassi di interesse attivi coprono quelli passivi.Altra caratteristica della raccolta a medio-lungo termine è l’alto grado di stabilità su cui la banca può contare:tutto ciò consente all’intermediario creditizio di avere più ampi margini di manovra sugli impieghi della massa gestita, perché il tasso di interesse e le scadenze di rimborso del capitale vengono definiti al momento dell’emissione.

4.2. Le modalità di finanziamento a medio-lungo termine edlle banche

4.2.1 Le obbligazioniLa notevole crescita come fonte di approvvigionamento del settore creditizio è dovuta principalmente alla flessibilità degli elementi del titolo: mutando le caratteristiche di tali elementi è possibile per la banca raggiungere target di mercato differenti, oltre a riuscire a segmentare il proprio portafoglio debiti secondo scadenze predeterminate e costanti nel tempo. Altro vantaggio:i titoli obbligazionari pagano capitale e interessi indipendentemente dall’andamento economico dell’emittente.La raccolta obbligazionaria è concessa a tutti gli intermediari creditizi indipendentemente dalla loro forma giuridica e dalla loro dimensione.Il taglio minimo di ciascun titolo non deve essere inferiore ai 10.000€.È prevista l’emissione di obbligazioni con valore unitario di 1000 € (o multiplo di 1000), nel caso di:

prestito obbligazionario di importo non inferiore a 150 milioni di €. patrimonio di vigilanza non inferiore a 24 milioni di €; la banca ha chiuso gli ultimi 3 bilanci in utile; l’ultimo bilancio deve essere certificato.Tutti i requisiti devono essere presenti contemporaneamente.

Se non dematerializzate, le obbligazioni devono contenere precise indicazioni:a) denominazione, oggetto sociale, sede della banca;b) capitale sociale già versato al momento dell’emissione;c) ammontare complessivo delle obbligazioni emesse;d) eventuali garanzie.

La banca ha 2 obblighi:1°)rimborsare alla scadenza l’importo del titolo;2°)remunerare il sottoscrittore del titolo attraverso le cedole d’interesse, che possono essere trimestrali, semestrali o annuali (le ultime due sono le più usate).

Le obbligazioni bancarie:sono “titoli di massa” in quanto costituiscono frazioni di uguale importo rispetto al prestito obbligazionario.sono fungibili tra di loro.sono rimborsabili a una determinata scadenza o in modo graduale in base a un definito piano di ammortamento.

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la durata minima è di 36 mesi; la durata media di emissione non deve essere inferiore ai 24 mesi(anche in caso di riapertura delle emissioni o di collocamento prolungato delle obbligazioni e in tal caso i titoli emessi non possono avere durata residua inferiore ai 18 mesi)NB E’ previsto il rimborso anticipato: Su iniziativa della banca non può avvenire prima che siano trascorsi 18 mesi dalla data di chiusura

del periodo dell’offerta. Su iniziativa del cliente la banca rimborsa il titolo trascorsi almeno 24 mesi sempre dalla data di

chiusura del periodo di offerta.

E’ data la possibilità alle banche di riacquistare in qualsiasi momento le obbligazioni emesse sul mercato . Conseguenze:

o La banca può rendere più liquido il mercato secondario delle obbligazioni stesse;o Maggiore facilità con cui tali titoli vengono collocati presso il pubblico (se alla banca è data la

facoltà di riacquistare le proprie obbligazioni, il risparmiatore sarà più invogliato a sottoscrivere il prestito).

Il collocamento delle obbligazioni può avvenire presso il pubblico oppure presso investitori istituzionali.Nel primo caso le banche devono seguire una procedura dettata dal TUF, che contiene precisi obblighi di trasparenza e di informativa al mercato.Nel secondo caso, ciò avviene quando la banca voglia essere sicura di collocare tutti i titoli oppure quando questi ultimi abbiano un grado di rischiosità elevato.

Le obbligazioni si dividono in ordinarie e strutturate:- le prime si dividono

o in titoli con cedola: il vantaggio per il sottoscrittore è il rendimento periodico che il titolo fornisce.

o e titoli senza cedola: il vantaggio per la banca è quello di non dover sostenere alcun onere periodico e di rimborsare il capitale e interessi in un’unica soluzione

- le seconde ino obbligazioni convertibili: il vantaggio per il sottoscrittore è dato dalla possibilità di fruire di

strumenti di valore delle azioni della banca sottostante pur acquistando titoli azionari. Il successo nel collocamento delle obbligazioni convertibili dipende dalle prospettive di crescita del titolo stesso. Crescita incerta= difficoltà di collocamento.

o e cum warrantAl momento dell’emissione di titoli obbligazionari la banca agisce sui singoli elementi dell’obbligazione, adattandoli alle proprie esigenze e creando in questo modo varie tipologie di titoli.1) La durata.

Nel caso in cui sia il cliente a chiedere alla banca il rimborso anticipato dell’obbligazione, questa può naturalmente negarlo; il cliente potrà in ogni caso liquidare il titolo cedendolo a terzi.NB: opzione callable possibilità di rimborso delle obbligazioni, dal quinto anno di emissione in poi, a discrezione dell’emittente.2) Il prezzo di collocamento.

È stabilito dall’emittente sulla base di una perizia di stima appositamente predisposta e può essere sotto la pari, alla pari o sopra la pari; il collocamento delle obbligazioni di solito avviene sotto la pari, vale a dire che il prezzo di collocamento è inferiore al valore nominale dell’obbligazione, o alla pari, cioè che detto valore è pari al valore nominale del titolo.3) Il tasso di interesse.

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Esso riflette la rischiosità dell’emittente e la struttura dei tassi del mercato obbligazionario: di solito i tassi su cui si basano le emissioni obbligazionarie sono quelli del mercato interbancario, maggiorati di uno spread aggiunto dalla banca (lo spread riflette effettivamente la rischiosità dell’emittente).I tassi delle obbligazioni possono essere:

- Fissi = tasso di interesse costante per tutto il periodo di vita del prestito;- Variabili = il tasso viene legato a un indice o a un parametro variabili nel tempo.

NB è sempre possibile per la banca, rimborsare anticipatamente il prestito e sostituirlo con un altro avente un tasso di interesse per essa più conveniente.

La crisi finanziaria del 2007-2008 ha portato gli Stati nazionali dei principali Paesi industrializzati a emettere dei provvedimenti a sostegno delle banche in difficoltà.Il primo di essi, autorizza il Ministero dell’Economia e delle Finanze a garantire, fino al 31 dicembre 2009, le passività con scadenza fino a 5 anni emesse dalle banche italiane successivamente alla data del 13 ottobre 2008, giorno di entrata in vigore dello stesso decreto-legge. Il decreto dà inoltre la possibilità al Ministero di “effettuare operazioni temporanee di scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti dalle banche italiane, o passività delle banche italiane controparti”.Il secondo (più importante), prevede la possibilità per il Ministero dell’Economia, di sottoscrivere strumenti finanziari privi del diritto di voto, emessi da banche italiane o da capigruppo di gruppi bancari italiani le cui azioni sono negoziate sui mercati regolamentati (“Tremonti bond”).NBla sottoscrizione avviene previa richiesta della banca emittente al Ministro e alla BI.I fini di tale sottoscrizione sono due:- garantire un adeguato flusso di finanziamenti all’economia;- fornire un più elevato livello di patrimonializzazione alle banche richiedenti.

4.2.2 Le azioniLe banche essendo spa, possono deliberare aumenti di capitale:

1. a titolo gratuito: ove c’è uno storno di parte delle riserve a capitale; 2. titolo oneroso: ove c’è una vera e propria emissione di azioni, offerte agli azionisti attraverso il

diritto di opzione e, qualora le opzioni non venissero esercitate, al mercato.Aumento di capitale a titolo oneroso: la legge concede la possibilità agli azionisti di acquistare un quantitativo di azioni percentualmente uguale a quello già posseduto; nel caso in cui parte delle azioni rimanga inoptata7, queste devono essere offerte a coloro che hanno esercitato il diritto di opzione e, qualora non siano collocate totalmente tutte le azioni di nuova emissione nemmeno in questo secondo caso, al mercato. Qualora non vengano sottoscritte neanche dal mercato, significa che l’operazione finanziata con l’aumento di capitale è giudicata non remunerativa.L’azionista di maggioranza nella quasi totalità dei casi sottoscrive per l’intera sua parte l’aumento di capitale; motivi:

- Ciò gli permette di mantenere invariata la propria % partecipativa all’interno del capitale azionario;- Con tutta probabilità, l’azionista di maggioranza ha avuto un ruolo determinante nell’approvazione

della delibera di aumento di capitale in assemblea.Più la banca è economicamente solida, più sarà facile per essa collocare le proprie azioni sul mercato.Ragioni per cui una banca decide un aumento di capitale:espansione esternarafforzamento del patrimonio di vigilanza

7 di azione o quota, emessa in caso di aumento di capitale, su cui i vecchi azionisti non esercitano il diritto di opzione.

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Due sono le tipologie di sottoscrittori di azioni bancarie: risparmiatori e investitori istituzionali (fondi comuni di investimento, fondazioni bancarie, banche d’affari, fondi pensione).Le banche d’affari e i fondi pensione sottoscrivono aumenti di capitale delle banche per trarne profitto e per permettere di nominare una % rilevante degli amministratori della società bancaria.Solitamente i risparmiatori (“cassettisti”) che sottoscrivono l’aumento di capitale di una banca hanno una prospettiva di lungo termine: essi ritengono che il titolo bancario crescerà di valore nel lungo termine e quindi esso viene acquistato non tanto per i potenziali dividendi, quanto per i profitti in conto capitale che si possono percepire a lungo tempo.I sottoscrittori con una prospettiva di breve sono investitori che acquistano titoli di banche con strategie più aggressive e speculative.Variabile principale che influisce sulla possibilità di collocamento delle azioni è il prezzo di emissione , che dipende da:

1. Il valore della banca2. Il valore di mercato delle azioni già in circolazione

Quanto finora detto riguarda le azioni ordinarie, categoria fornita di pieni diritti amministrativi e patrimoniali.La banca ha la possibilità di finanziarsi anche mediante l’emissione di azioni privilegiate e di azioni di risparmio esse attribuiscono al possessore diritti patrimoniali ma non amministrativi. Inoltre:

- sono emesse con l’esclusivo scopo di finanziare l’emittente;- hanno il vantaggio di non incidere sulla governante societaria e di evitare la modifica

dell’ammontare di capitale sociale previsto nell’atto costitutivo.

L’art 1 del primo decreto dianzi menzionato concede la possibilità al Tesoro di sottoscrivere o garantire gli aumenti di capitale che saranno effettuati dalle banche italiane fino al 31 dicembre 2009(a patto che la BI accerti una situazione di inadeguatezza patrimoniale e la predisposizione di un piano di stabilizzazione e di rafforzamento del patrimonio di durata almeno triennale). Le azioni sottoscritte possiedono determinate caratteristiche stabilite per legge:

sono prive del diritto di voto sono privilegiate nella ripartizione dei dividendi rispetto a qualsiasi altra categoria di azione sono riscattabili da parte dell’emittente soltanto qualora la BI accerti che l’operazione non

pregiudica le condizioni finanziarie e di solvibilità dell’emittente.

4.2.3 La cartolarizzazioneNata negli anni ’70 negli Stati Uniti, la cartolarizzazione ha cominciato ad avere largo uso nel nostro Paese soltanto nel ’99 con la legge n. 130.La cartolarizzazione è un’operazione che permette di rendere liquido un investimento che per sua natura non possiede questa caratteristica; esempi di beni immobili e crediti a lunga scadenza.L’operazione di cartolarizzazione si articola su più fasi.

1. la banca (originator), è chiamata a scegliere, all’interno del proprio portafoglio immobilizzato, una serie di assets patrimoniali aventi caratteristiche fra di loro omogenee.

2. Successivamente si ha la cessione a un prezzo stabilito, del pacchetto di crediti così individuato a una società-veicolo(SPV); i crediti diventano di proprietà della stessa società-veicolo.

3. Infine si ha l’emissione di titoli, garantiti dai flussi di cassa generati dai crediti ceduti dalla banca e di cui la stessa società-veicolo o un terzo soggetto, di solito una banca d’affari, cura il collocamento.

L’intera operazione è organizzata dall’arranger, una banca d’affari, che la struttura fin nei minimi dettagli.

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L’arranger si occupa della due diligence legale, un’operazione laboriosa, mediante la quale esperti del settore controllano lo status giuridico di tutti i crediti oggetto di cartolarizzazione, con riguardo alla garanzie concesse e prestando particolare attenzione a quelli che hanno originato procedure esecutive.Di primaria importanza per il collocamento dei titoli è l’agenzia di rating, alla quale la legge fa obbligo di formulare un giudizio sintetico sui titoli emessi dalla società-veicolo in caso di collocamento presso il pubblico, a tutela del potenziale sottoscrittore del titolo.Le operazioni di cartolarizzazione possono essere eseguite dalle banche per due opposte ragioni:

- approvvigionamento di risorse finanziarie;- eliminare dal bilancio le poste attive ormai in sofferenza.

Le cartolarizzazioni hanno di solito a oggetto cessione di crediti per importi consistenti, vista la complessità della procedura e i costi a essa attribuibili. Le cartolarizzazioni hanno un impatto sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’originator.A livello economico, le banche si vedono venire meno i proventi degli interessi che i crediti erogavano loro; a livello finanziario c’è un ingente introito ovvero il prezzo di cessione dei titoli (in un unico istante temporale); a livello patrimoniale viene a ridursi in via immediata lo stock di crediti iscritti in bilancio (riduzione compensata dall’iscrizione di nuove poste).Per il collocamento presso investitori istituzionali di titoli derivanti da cartolarizzazioni non occorre il giudizio di rating.Talvolta lo SPV colloca i titoli derivanti dalle cartolarizzazioni presso la stessa banca che ha ceduto i crediti. Le ragioni che spingono a ciò possono essere:

parte di questi titoli non è stata assorbita dal mercato. La banca vuole dare un segnale al mercato, cioè che i titoli emessi hanno un rischio contenuto e che

sono comunque garantiti.(inoltre ottiene gli interessi che tali crediti generano).

Quando vengono cartoralizzati crediti non garantiti o con un’alta probabilità di insolvenza, le conseguenze di un eventuale default dei sottostanti può condurre a crisi finanziarie anche gravi. Es. la crisi di liquidità sui mercati dell’agosto 2007 dovuta all’aumento delle insolvenze sul mercato dei mutui sub-prime a causa di prestiti concessi a soggetti poco solvibili che poi sono stati cartolarizzati; tali titoli infatti erano stati acquistati per importi ingenti da investitori istituzionali statunitensi.

5. Operazioni di Impiego5.1. Classificazione delle operazioni di impiegoLe operazioni di impiego si distinguono in:

Operazioni di concessione di credito Operazioni di investimento diretto

Investimento diretto acquisto di titoli o immobili destinati all’esercizio dell’attività bancaria.Concessione di creditosconto, anticipi su crediti, anticipi su fatture, apertura di credito.Le operazioni di concessione di credito possono dar luogo ai fidi diretti o indiretti.

Prestiti diretti prestito dove il soggetto che ottiene il finanziamento sarà chiamato al rimborso dello stesso;

Prestiti indiretti colui che ottiene il finanziamento non è il soggetto che è chiamato al rimborsarlo alla scadenza (es. operazione di sconto cambiario);

La banca risulta creditrice nei confronti di chi richiede un prestito finanziario. I fidi diretti si distinguono in:- PRESTITI PER CASSA: prestiti dove la banca non ha un esborso monetario nei confronti del

richiedente di denaro;

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- PRESTITI DI FIRMA: l’utilizzazione del fido implica solo l’ammontare di un rischio di esborso. La banca garantisce, attraverso varie forme tecniche, l’obbligazione assunta dal cliente nei confronti di terzi. Solo in caso di mancato buon fine dell’operazione il prestito di firma si può trasformare in prestito per cassa.

I prestiti per cassa si possono distinguere in: Prestiti garantiti la banca richiede da parte del cliente la cessione di garanzia (supporto ulteriore

che rafforza la posizione del cliente); Prestiti allo scoperto il cliente non dà garanzia nei confronti della banca; il prestito viene

concesso dopo aver accertato il merito del credito da concedere, senza apporto di garanzie.

5.2. L’apertura di creditoL’apertura di credito è un prestito diretto, a breve termine. Da un punto di vista giuridico (art 1842 C.c.), è il contratto con il quale la banca mette a disposizione del richiedente una somma per un certo periodo di tempo. Il cliente può utilizzare questa somma di denaro nei tempi e nei modi giudicati più opportuni. Il contratto è consensuale dunque è valido con il consenso delle parti senza che questo comporti l’utilizzo effettivo della somma.Art 1843 cod. civile: Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria (1272), alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi (1782). Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si e costituito il rapporto. Caratteristiche dell’apertura di credito:

1. secondo le modalità di utilizzo:a) per cassab) di firma

2. secondo lo strumento utilizzato nella suddetta operazione:a) apertura di credito semplice si può utilizzare un finanziamento una o più volte (la somma

messa a disposizione può essere prelevata in un’unica soluzione o in più soluzioni); se l’affidato effettua versamenti, non può con questi ripristinare la disponibilità iniziale.

b) Apertura di credito in c/c esiste piena libertà per i prelevamenti e i versamenti (questi possono, dunque, ripristinare la disposizione iniziale).

3. secondo la durata:a) determinato viene fissata una data in cui deve avvenire il rimborso, e il periodo di utilizzo in

cui il soggetto può utilizzare la somma messa a disposizione.b) indeterminato non esiste un’epoca di rimborso e nemmeno la durata per l’utilizzo del

finanziamento concesso (operazione valida fino a revoca).4. secondo le garanzie:

a) allo scoperto la concessione del fido si basa esclusivamente sulle indagini preliminari tendenti ad accertare la capacità di credito e quindi la solvibilità del cliente.

b) garantito ci sono garanzie reali o personali.

5.2.1 L’apertura di credito semplice non prevede l’utilizzo del c/c; gli eventuali versamenti del beneficiario non consentono di ripristinare la possibilità di utilizzo del

credito iniziale; la scadenza dell’operazione è determinata; è un prestito concesso dalla banca, utilizzato o in un’unica soluzione o in più soluzioni; è sempre a tempo determinato (ristretto) e per un importo limitato; viene richiesto nell’ambito degli scambi internazionali e in quelle attività che hanno natura

stagionale; è l’operazione più diffusa nell’ambito dei crediti al consumo:

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”prestito personale” (beni di consumo durevole): è concesso a una persona fisica che assume le vesti di consumatore finale indipendentemente dall’attività svolta.

Il prestito personale può essere:- finalizzato all’acquisizione di un certo bene;- non finalizzato (non ha una finalità specifica).

Nell’ambito della banca si ha il prestito personale non finalizzato; quello finalizzato lo troviamo in contesti dove c’è una convenzione tra la banca e un fornitore di servizi (la banca finanzia il fornitore).Caratteristiche del prestito personale:

esiste un’indagine preliminare semplificata (es. consegna della dichiarazione dei redditi, andamento c/c presso la banca) per accertare la capacità di rimborso del cliente;

viene messa una somma a disposizione in un'unica soluzione; la sua durata va da un minimo di 6-12 mesi a un massimo di 60 mesi; c’è un tasso di interesse fisso per tutta la durata di tempo del prestito; c’è il rimborso a rate (costanti, con cadenza mensile) secondo un preciso piano di ammortamento; il costo dell’operazione deve essere reso pubblico, ovvero deve essere messo a conoscenza del

consumatore: il costo totale (TAEG = tasso annuo effettivo globale) è dato dagli interessi più gli oneri accessori.

5.2.2. Apertura di credito in c/c e 5.2.3. forme e le caratteristiche tecniche dell’apertura di credito in c/c viene utilizzato il c/c di corrispondenza con lo stesso metodo dei depositi a carattere monetario

insieme alla possibilità di utilizzare nell’ambito di questa forma, anche la moneta scritturale e la moneta bancaria, in sostituzione della moneta legale;

l’utilizzo del finanziamento è libero, quindi la somma messa a disposizione può essere prelevata nei modi più opportuni (NB: si può anche non utilizzarla);

il costo si limita esclusivamente a quanto si è utilizzato e rispecchia un tasso d’interesse più alto perché c’è maggiore libertà di utilizzo della somma messa a disposizione dalla banca (forma tecnica prestabilita);

L’apertura di credito in c/c può essere di due tipi: apertura di credito per effettiva elasticità di cassa apertura di credito ordinaria

La prima è rivolta a compensare temporanei squilibri della gestione finanziaria dell’affidato e comporta quindi frequenti mutamenti nell’ammontare e nel segno del saldo del conto.La seconda copre situazioni di necessità che si prolungano per tutto l’arco temporale (raramente si avranno saldi a credito per l’affidato); la banca esige che il c/c sia movimentato (da ciò derivano proventi e commissioni per la banca).

Caratteristiche tecniche:a) importo del finanziamento (ammontare del fido);

Viene stabilito un importo max da utilizzare, dunque non si può utilizzare somme superiori al fido.b) la scadenza del finanziamento ;

La scadenza può essere a tempo determinato salvo che venga data revoca da parte della banca è possibile soltanto per giusta causa, es. quando le condizioni patrimoniali /economiche/finanziarie comportano rischio finanziario ed economico nel contesto di procedure concorsuali) o indeterminato (è valida fino a che una delle due parti revochi l’affidamento; ci deve essere la clausola: fino a revoca – termine di preavviso 15 gg come da codice civile);

c) il costo del finanziamento; il costo è pari all’interesse pagato sulle sole somme utilizzate; ulteriori costi possono essere le commissioni di massimo scoperto (in ragione % ovv. 1/8 % da calcolare in ambito trimestrale sullo scoperto maggiore che troviamo nel c/c di corrispondenza; il saldo allo scoperto deve avere una durata di almeno 10 giorni).

d) le eventuali garanzie .Quelle previste dal codice civile sono:1. garanzie personali (fidejussione e avallo)2. garanzie reali (pegno e ipoteca)- difficilmente trovabili nell’ambito dell’apertura di credito-

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FIDEJUSSIONEGaranzia di tipo generico, concessa da un soggetto a favore dell’affidatoAVALLOViene dato su una cambiale, e richiesto dalla banca nei confronti dell’affidato (in sostanza è una firma di garanzia da parte di un terzo soggetto).IPOTECAViene fatta su beni immobili; si ricorre di rado a questa forma di garanzia perché comporta alti costi.PEGNOÈ sicuramente molto più frequente, e ha come oggetto beni mobili per esempio titoli, preziosi, merci, ecc..

Sono due le finalità del rilascio di una cambiale senza avallo alla banca:1° in caso di insolvenza, il recupero del credito avviene in una forma più snella e veloce CAMBIALE DI RECUPERO.2° ottenimento di liquidità presso il sistema bancario CAMBIALE DI SMOBILIZZO; la banca può scontare la cambiale presso un’altra banca ottenendo dunque un finanziamento.

Differenza tra apertura di credito garantita da pegno e anticipazione garantita da pegno:- nella prima la garanzia è un elemento accessorio, mentre nella seconda è un elemento

fondamentale dell’operazione;- nella prima l’importo del fido non è commisurato all’importo della garanzia, nel secondo tipo si.

5.3 Lo sconto Operazione di prestito per cassa –>è l’unica forma di prestito per cassa indiretto; Secondo l’art 1858 del c.c. si tratta di un contratto con il quale la banca dietro deduzione

dell’interesse anticipa al cliente l’importo di un credito v/terzi non ancora scaduto, con la cessione SBF;

Un soggetto apporta alla banca un credito v/terzi che ha la caratteristica di non essere scaduto; avviene una cessione salvo buon fine se un soggetto per ottenere un finanziamento cede crediti per riscuoterli anticipatamente, e a scadenza questi non sono pagati, ne risponde chi li ha ceduti;

Prendiamo in considerazione operazioni di sconto pro-solvendo ovvero quando la banca non risponde mai al mancato buon fine.

Lo sconto è il compenso che spetta alla banca per aver anticipato crediti prima della scadenza (è un interesse calcolato anticipatamente).Il valore scontato (o netto ricavo) è pari al valore del credito ceduto al netto dello sconto.Il cliente che intende utilizzare questa operazione per monetizzare il proprio credito dovrà ottenere un fido, il “castelletto di sconto”, che rappresenta l’importo massimo utilizzabile attraverso questa forma tecnica.Lo sconto può avere ad oggetto dei crediti rappresentati o da cambiali o da altre attività finanziarie (cedole in scadenza, annualità dello stato, buoni fruttiferi della stessa banca, ecc..).Lo sconto può essere:bancario (ha per oggetto crediti di qualsiasi natura)

cambiario (ha per oggetto titoli di credito di natura cambiaria)NB: Noi ci soffermiamo sullo sconto cambiario.

5.3.1 Classificazione del portafoglio cambiario.Dal punto di vista giuridico si distinguono due tipi di cambiale:

- CAMBIALE TRATTA - PAGHERO’ CAMBIARIO O VAGLIA CAMBIARIO

Entrambe sono titoli di credito all’ordine, di natura formale (vedi requisiti sugli assegni); la cambiale però ha una natura diversa perché è un documento che serve ad attestare un credito, dunque un impegno di pagamento che avverrà a scadenza.Il mancato pagamento della cambiale genera conseguenze solo patrimoniali.Cambiale tratta:

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ha la struttura di un ordine di pagamento rivolto dal traente al trattario di effettuare un pagamento a favore di un terzo prenditore o beneficiario o all’ordine dello stesso traente. La tratta può essere accettata o meno dal trattario che appone la firma di accettazione: se accettata impegna cambiariamente almeno due soggetti, il traente e il trattario; se non accettata l’impegno fa capo solo sul traente. Pagherò cambiario:ha invece la struttura di una promessa di pagamento dell’emittente a favore del beneficiario.

Secondo la natura o la causa che ha dato origine all’emissione della cambiale si distinguono:CAMBIALI COMMERCIALI O CARTA COMMERCIALECAMBIALI FINANZIARIE O CARTA FINANZIARIALa CARTA COMMERCIALE è rappresentata da tutte quelle cambiali emesse nell’ambito di contratti di compravendita; c’è un venditore che stabilisce il prezzo della compravendita attraverso l’emissione di cambiali. Il compratore si impegna al pagamento del prezzo a una certa scadenza scritta sul titolo di credito. Il venditore può aspettare la scadenza oppure può ottenere un’anticipazione grazie all’operazione di sconto, cedendo alla banca le cambiali in cambio di un’anticipazione che la banca effettua a suo favore.Il compratore pagherà il titolo direttamente alla banca. Le cambiali commerciali sono rilasciate solitamente nella forma di tratta:

Il venditore è il traente; Il compratore è il trattario; Il beneficiario è lo stesso traente o un terzo soggetto.

Le CARTE FINANZIARIE hanno come rapporto sottostante la negoziazione di un prestito. Sono rappresentate da cambiali pagherò rilasciate all’ordine della banca dal cliente per ottenere un finanziamento. Mancando in questa fattispecie un credito preesistente, si ritiene che lo sconto di carta finanziaria sia più rischioso, poiché il rimborso della cambiale a scadenza dipende solo dalla solvibilità del cliente.

Tipo intermedio tra carta commerciale e carta finanziaria: CARTA DI COMODOEssa trae origine dalla simulazione di un rapporto di natura commerciale tra due soggetti, allo scopo di ottenere un prestito dalla banca sotto forma di sconto. Se il rapporto è reciproco abbiamo l’effetto incrociato : scambio reciproco di due carte di comodo tra due soggetti.

Ancora un’altra classificazione del portafoglio cambiario; a seconda della presenza di determinati requisiti di bancabilità, gli effetti possono essere:

1) bancabili2) non bancabili

Requisiti di bancabilità: numero delle firme presenti sulla cambiale (almeno due); la tratta nasce con due firme ovvero

quella del traente e quella del trattario, il quale accetta di pagare la cambiale (firma di accettazione); questa firma può anche non esserci, però in questo caso l’effetto risulterebbe non bancabile. Se la cambiale viene girata, su di essa ci saranno le firme dei giratari. Il pagherò nasce con la sola firma dell’emittente (effetto non bancabile).

scadenza , non superiore ai 4 mesi; i mesi si contano dal momento in cui si presenta la cambiale allo sconto, fino alla sua scadenza.

luogo di pagamento ; la piazza di scadenza della cambiale è bancabile quando esiste nel luogo di pagamento una banca corrispondente. Alla mancanza di questo requisito si può porre rimedio: si utilizza la domiciliazione per cui la cambiale viene resa pagabile in luogo diverso da quello iscritto su di essa.

la cambiale non deve contenere clausole che limitano l’esercizio dei diritti cambiari, es. la clausola “senza spese” (non si può elevare il protesto in caso di mancato pagamento contro l’obbligato principale), “non all’ordine” (non si può trasferire la cambiale).

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la cambiale deve possedere tutti i requisiti formali previsti dalla legge cambiaria e requisiti di regolarità. La cambiale deve essere regolata fiscalmente: deve essere “bollata” ovvero assoggettata a imposta di bollo.

5.3.2 Criteri per l’ammissione delle cambiali allo scontoPer poter essere ammesse allo sconto le cambiali devono possedere requisiti di bancabilità: in mancanza, le cambiali o sono respinte o sono scontate a condizioni più onerose per il cliente. Tali requisiti sono fissati dalla Banca d’Italia.Perché questa differenza di effetti bancabili e non bancabili?1° motivo se una cambiale è bancabile, il rischio della banca ad anticiparla è molto ridotto.2° motivo (valido per le banche che effettuano queste operazioni) la banca può ottenere un’anticipazione attraverso la forma tecnica di risconto di portafoglio:

- la banca sconta cambiali presso altre banche del sistema bancario;- è utilizzato in casi di necessità, di illiquidità;- è un’operazione di provvista o raccolta derivata, cioè la banca si finanzia attraverso lo sconto di

cambiali cedute da terzi presso altre banche; è derivata perché deriva da un’operazione di sconto precedentemente posta in essere.

NB: L’operazione di sconto viene fatta essenzialmente da banche piccole.

Se non ci sono i requisiti di bancabilità, la banca può effettuare lo stesso lo sconto; tutto comunque dipende dai requisiti che mancano (se mancano tutti, lo sconto non può essere effettuato).Caso particolare:

- quando? Nelle transazioni commerciali; il compratore autorizza il venditore a spiccare tratta (la banca non si può rifare su nessuno!);

- nella cambiale manca la firma del trattario;- la banca può ammettere allo sconto la cambiale richiedendo un particolare istituto (risale al 1933):

CESSIONE DELLA PROVVISTA, il venditore cede alla banca il rapporto commerciale che sottosta all’emissione della cambiale ovvero la banca subentra nel rapporto come se fosse il venditore (dunque può porre al compratore tutte quelle eccezioni che può effettuare il venditore).Per essere valido questo istituto:

la banca deve avvertire il compratore che il credito sottostante è stato ceduto presso di essa; il compratore alla scadenza deve pagare direttamente in banca.

Bisogna formalizzare questa cessione sulla stessa cessione; si scrive nel contesto del titolo che il credito è stato ceduto alla banca a fronte della fatt. commerciale numero .. del …

Dopodiché la cessione di provvista è valida.Sono chiamati al pagamento il compratore ed eventualmente il venditore se non viene pagata la cambiale dall’obbligato principale.

Per ottenere un finanziamento la banca può far firmare un pagherò: SOVVENZIONE CAMBIARIA o SCONTO DI PAGHERO’ DIRETTI. Il soggetto che vuole il finanziamento promette di pagare una certa somma a una certa scadenza (di solito non superiore ai 4 mesi). Lo sconto non è aderente alla definizione dell’art. del codice civile:

Sconto in senso tecnico = la banca anticipa un importo al netto dell’interesse calcolato anticipatamente.

Nello sconto di pagherò diretti essendo l’emittente l’unico debitore, che promette di pagare gli effetti alla scadenza prevista, l’istruttoria di fido si basa soltanto sull’indagine sulla capacità di credito del medesimo e sua solvibilità. La banca può richiedere che i pagherò siano garantiti da firme di avallo di persone solvibili o siano accompagnati da garanzia fideiussoria.

5.3.4 Il costo dell’operazione di sconto cambiarioA) Interesse (sconto); si calcola dal momento di accettazione dell’effetto allo sconto alla sua scadenza.

Gli effetti vengono esaminati da un Comitato di sconto che verifica se ci sono tutti i requisiti di

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bancabilità, formali e di regolarità. Se ci sono tutti i requisiti, l’effetto può essere scontato. I giorni per il calcolo degli interessi partono dal momento in cui si ammette l’effetto allo sconto.

Ulteriore compenso per la banca:B) Giorni banca (5-10 giorni), giorni di interesse che la banca calcola in più rispetto a quelli che si è

detto.C) Minimo giorni di sconto: si applica quando la durata dell’oerpazione è inferiore ad un certo

limite(30 gg di solito); anche in questo caso si calcola l’interesse per un numero gi riogni superiore all’effettiva durata dell’anticipazione.

D) Minimo di sconto (sostituisce l’interesse), compenso che spetta alla banca quando l’interesse calcolato è più basso di un importo minimo prestabilito.

E) Commissione d’incasso, rappresenta un rimborso spese della banca per la contabilizzazione, riscossione degli effetti.

F) Diritto di brevità (ulteriore costo per il cliente), quando la banca sconta effetti ormai vicini alla scadenza naturale.(di solito 12 giorni prima della scadenza per gli effetti su piazza e 20 per quelli fuori piazza)

G) Altri diritti, come a. il diritto di avviso d’incasso, calcolato quando la banca deve avvertire il cliente

dell’avvenuto incasso b. e il diritto di richiesta d’esito, quando il cliente richieda l’avviso di esito, successivamente

alla presentazione

5.3.5 L’estinzione dell’operazione di scontoL’operazione di sconto si estingue alla scadenza della cambiale, in seguito al regolare pagamento da parte del debitore principale.Prima della scadenza l’estinzione può avvenire quando il cliente che sconta l’effetto ritira la cambiale e ne anticipa il pagamento, in tal modo sostituendosi all’obbligato principale (fine: prorogare la scadenza per l’obbligato principale oppure il cliente quando sa che l’obbligato principale non pagherà, vuole evitare le spese di protesto).Dopo la scadenza, si estingue lo sconto se la cambiale, non essendo stata pagata né dall’obbligato principale né dal cliente, viene protestata e successivamente pagata con l’intervento di un altro obbligato cambiario.

5.4 Altre forme di smobilizzo dei crediti commerciali:- Il castelletto salvo buon fine - L’anticipo su fatture - Il factoring

Il castelletto salvo buon fineIl castelletto sbf è una forma di prestito concessa dietro cessione di titoli cambiari, ma anche di Ricevute Bancarie (RiBa). Le RiBa sono documenti di natura non cambiaria emessi da un’impresa per la riscossione dilazionata di una fornitura di beni o servizi. In essa risulta

o la somma che il debitore deve al creditore, o il riferimento alla fattura commercialeo gli estremi delle parti della compravendita

NB: le RiBa sono ormai, di fatto, de materializzate; non sono titoli di credito e dunque non costituiscono titoli esecutivi.Nel caso del castelletto sbf l’impresa ottiene un vero e proprio affidamento e riceve, in conseguenza del trasferimento di effetti alla banca per l’incasso, l’intero valore nominale dei titoli, detratte le sole commissioni d’incasso. La somma corrispondente viene accreditata sul c/c del cedente e la banca

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provvederà alla scadenza a incassare gli effetti di cui è divenuta beneficiaria. L’importo dell’anticipo al cedente è accreditato in c/c con valuta al dopo incasso (corrispondente a un certo numero di giorni da conteggiare successivamente alla scadenza).Il prelevamento effettuato prima dell’incasso degli effetti genera uno “scoperto di valuta”, con la conseguente maturazione di interessi a debito (costo dell’operazione sbf).

5.4.2 L’anticipo su fattureQuesto prestito presuppone la cessione pro solvendo del credito alla banca, che deve essere notificata al debitore attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno.La banca mette a disposizione del cliente l’importo del credito rappresentato dalle fatture, diminuito di uno scarto di garanzia pari al 20-30%, accreditandolo nel c/c di corrispondenza a lui intestato. Contemporaneamente, lo stesso importo viene addebitato in uno speciale conto transitorio fruttifero: conto anticipi su fatture.Alla scadenza delle fatture, la banca registra a credito nel conto anticipi l’importo del bonifico ricevuto dal debitore a saldo; la differenza tra la somma riscossa e quella precedentemente anticipata sarà poi addebitata nello stesso conto anticipi e accreditata nel c/c di corrispondenza.Gli interessi a debito del cliente verranno poi addebitati nel c/c di corrispondenza alla fine del trimestre solare.Mancata riscossione della fattura trascorso un termine di 15 gg, la banca provvede a informare il cliente, addebitando l’importo anticipato nel c/c di corrispondenza e accreditando per lo stesso importo il conto anticipi su fatture. Il tasso applicato nel conto anticipi, risulta inferiore al tasso debitore del C/C di corrispondenza, ma superiore al tasso applicato al conto anticip su effetti SBF, poiché la banca beneficia anche di commissioni d’incasso.

5.4.3. Il factoringÈ un contratto con cui un’impresa (cedente) trasferisce a una società specializzata (factor o cessionario) la titolarità di crediti commerciali verso i propri clienti (debitori ceduti), al fine di ottenere liquidità e/o servizi.Il factoring è un’operazione nella quale il servizio finanziario si associa a servizi gestionali e assicurativi.L’operazione di factoring è soggetta all’istituto della cessione del credito che disciplina aspetti come:

1. natura del soggetto cedente che dev’essere un imprenditore2. natura dei crediti ceduti che devono essere commerciali(frutto di compravendita)3. Il factor dev’esser una banca o un intermediario specializzato finanziario(oggetto sociale – acquisto

crediti)La cessione del credito per essere opponibile dal factor ai debitori ceduti e deve essere a questi notificata.La cessione dei crediti può essere:

pro solvendo ovvero con clausola sbf pro soluto dove il rischio di insolvenza si trasferisce al factor

I costi dell’operazione sono:- commissioni di factoring- interesse sulle somme anticipate dal factor- rimborso spese accessorie amministrative

5.5. L’anticipazione garantita su pegnoE’ un contratto con la quale la banca concede al cliente un prestito per cassa, a breve termine, previa costituzione di una garanzia pignoratizia.

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Il contratto di prestito è costituito dalla polizza di anticipazione (dove sono contenute le principali clausole), alla quale si affianca un contratto di pegno avente a oggetto tipicamente titoli, merci, documenti rappresentativi di esse. Per la validità di quest’ultimo nei confronti dei terzi è richiesta la forma scritta.La costituzione della garanzia è contestuale all’operazione di finanziamento.Elemento essenziale la proporzionalità, costante per tutta la durata pattuita, della somma prestata con il valore dei beni oggetto della garanzia.Con il contratto di anticipazione la banca acquista i seguenti diritti:

trattenere i beni, oggetto della garanzia, in pegno per tutta la durata del prestito;anticipazione propria: il cliente perde la disponibilità del bene; la banca non può comunque disporne perché i beni sono in garanzia e devono essere restituiti nella stessa misura ed entità.anticipazione impropria: i beni oggetto di garanzia sono qualificabili solo nella specie, quindi la banca può disporne e restituire alla scadenza beni della stessa specie.

poter far vendere gli stessi beni, nel caso in cui il debitore non faccia fronte ai propri impegni e quindi risulti inadempiente;Ciò deve avvenire in forma pubblica, in quanto è vietato il patto commissorio dove la proprietà della cosa data in pegno passa al creditore, in caso di mancato pagamento del debito alla scadenza.

rivalersi sul ricavato della vendita, con prelazione verso gli altri creditori.L’importo del prestito che la banca concede viene calcolato deducendo dal valore attribuito al pegno uno scarto, che equivale al rischio di insolvenza del cliente.se il valore della garanzia diminuisce più del 10%:

1. la banca può richiedere un ulteriore apporto di garanzia a copertura della diminuzione.2. Se questo non è possibile, la banca può diminuire l’importo del finanziamento quando questo non

è stato utilizzato tutto; 3. se è stato utilizzato tutto, la banca può chiedere il rimborso di questa parte oppure essa procede

alla vendita parziale o totale dei beni.L’anticipazione può essere:

semplice, o a scadenza fissa; la banca corrisponde in un’unica soluzione l’importo anticipato, obbligando il cliente a restituirlo alla scadenza, sempre in un’unica soluzione. Gli interessi sono a tasso fisso per tutta la durata dell’operazione, calcolati in via anticipata.

in conto corrente .La banca mette a disposizione del cliente l’importo anticipato e si prevede che il cliente possa utilizzarla nei tempi e nei modi che ritiene più opportuni (dunque in una o più soluzioni). Gli interessi sono calcolati in via posticipata sulle somme utilizzate e per la durata del loro utilizzo;il tasso può variare.

Oggetto dell’anticipazione possono essere:1. valori mobiliari2. merci3. documenti rappresentativi delle merci

5.5.1. L’anticipazione su valori mobiliariI valori mobiliari non presentano problemi di custodia, sono oggetto di un’agevole valutazione e possono essere tolti all’azienda senza arrecare pregiudizio al normale funzionamento.I valori mobiliari oggetto della garanzia si possono distinguere tra titoli a reddito fisso e titoli a reddito variabile.Titoli a reddito fisso:

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pubblici = BOT, BTP, CCT privati = obbligazioni ordinarie, convertibili, ecc..

Titoli a reddito variabile: azioni(quotati, o oggetto di vasti scambi)

I diritti accessori di natura patrimoniale inerenti ai titoli oggetto di pegno(dividenti, diritti d’opzione, etc.) spettano all’affidato, il diritto di voto spetta alla banca finanziatrice.La forma più usata è quella dell’anticipazione in C/C. La durata dell’operazione normalmente non supera 6 mesi.

5.5.2. L’anticipazione sulle merciL’anticipazione riguarda tipicamente beni non deperibili, facilmente conservabili, di valore sufficientemente stabile nel tempo ed oggetto di negoziazioni frequenti (es. metalli preziosi).Generalmente il deposito delle merci avviene in locali di proprietà della banca o in locali di proprietà dell’affidato, presi in affitto dalla banca stessa.La valutazione del valore del pegno è affidata a un esperto della categoria merceologica di appartenenza dei beni, il quale definisce il valore attuale dei beni offerti in garanzia. Su questo valore la banca calcola uno scarto che si aggira tra il 20% e il 50%.Durata dell’operazione max 12 mesiForma tecnica a scadenza fissa o in c/c

5.5.3 L’anticipazione su documenti rappresentativi delle merciL’anticipazione, essendo i beni depositati presso i Magazzini generali, è concessa su documenti rappresentativi delle merci, documenti cioè che attribuiscono al possessore il diritto alla consegna delle merci che sono in essi specificate, il possesso delle medesime e il potere di disporne mediante il trasferimento del titolo. I Magazzini devono rilasciare un titolo, formato di due parti:

1) Fede di deposito attribuisce la proprietà delle merci e il diritto di ritirarle;2) Nota di pegno serve a costituire, mediante la girata, un diritto di pegno sulle merci depositate.

Esse, intestate allo stesso depositante o a un terzo soggetto, possono essere trasferite mediante girata, sia congiuntamente che separatamente. La Nota di pegno è assimilabile alla cambiale (deve dunque essere assoggettata all’imposta di bollo).La banca, nel momento in cui concede un’anticipazione attraverso la girata sulla Nota di pegno, gradisce che la Fede di deposito non sia disgiunta e venga a essa girata o depositata presso i suoi uffici (questo per evitare che con la Fede di deposito possa esser trasferito il diritto di proprietà ad altri soggetti).Qualora la Nota di pegno non venga onorata a scadenza, la banca può elevare il protesto e far vendere all’incanto (Aste giudiziarie) le cose depositate, decorsi 8 gg dalla scadenza.La fede di deposito e la nota di pegno devono riportare:

1. Cognome e nome o ditta e domicilio del depositante.2. Luogo del deposito3. Natura e quantità delle cose depositate e gli altri estremi per individuarle4. Se per la merce sono stati pagati i diritti doganali e se essa stessa è stata assicurata.

Infine fede di deposito e nota di pegno devono essere staccate da un unico registro a matrice e devono conservarsi presso i magazzini.

5.6. Il finanziamento su strumenti finanziari

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Si realizza in un trasferimento temporaneo di titoli contro denaro, attraverso la stipula di due operazioni di compravendita di segno opposto, una a pronti con la consegna di titoli contro denaro e l’altra a termine con ritiro di titoli contro denaro, tra la banca o un intermediario finanziario e la controparte.Queste operazioni possono avere:

- Matrice bancaria = operazioni bancarie per cassa- Matrice finanziaria = nell’ambito delle operazioni di borsa

Nell’ambito della matrice bancaria ci sono: Riporto Prestito titoli Operazioni di pronti contro termine

La prima e la terza possono essere operazioni di prestito di titoli o prestito in denaro.

5.6.1 Il riportoSecondo l’art 1548 c.c., il riporto è “un contratto mediante il quale un soggetto (riportato) trasferisce in proprietà ad un altro soggetto (riportatore) determinati titoli di credito di data specie a un particolare prezzo.Al termine convenuto, il riportatore trasferisce al riportato altrettanti titoli della stessa specie ad un prezzo aumentato o diminuito, convenuto tra le parti”. Caratteristiche:

I titoli a pronti o a termine sono passati di proprietà (identità di specie); Il contratto si perfeziona con la consegna dei titoli; Il riporto è un contratto unitario (dal punto di vista giuridico), poiché le due operazioni di

compravendita sono stabilite contemporaneamente, dagli stessi contraenti, in un unico contratto.Riporto con riporto: quando il prezzo a pronti è < al prezzo a termine; l’operazione è finalizzata a soddisfare una necessità temporanea di denaro.Riporto con deporto: il prezzo a pronti è > del prezzo a termine; l’operazione è finalizzata a ottenere titoli per partecipare alle assemblee delle società attraverso il diritto di voto.Riporto alla pari: se il prezzo a pronti è uguale al prezzo a termine.NB: non è riconosciuta al riportato la facoltà di estinzione anticipata. I diritti accessori e gli oneri inerenti ai titoli spettano al riportato, tranne il diritto di voto che spetta al riportatore.Riporto finanziario(o riporto di borsa): è connesso alle operazioni sul mercato mobiliare ed ha per oggetto sia titoli azionari che obbligazionari. La banca può operare come

1. riportato(opera come un venditore di titoli allo scoperto) => riportatore è un ribassista che cerca di riacquistare i titoli ad un prezzo più basso, poiché convinto che il valore del titolo scenderà.

2. Riportatore(opera come compratore alo scoperto)=> riportato è un rialzista, che cerca di rivendere i titoli ad un prezzo più alto, poiché convinto che il valore del titolo aumenterà.

Il costo del riporto è sopportato dalla parte a favore della quale il riporto viene effettuato. Il prezzo base del riporto è il prezzo a pronti; tale prezzo equivale al valore di mercato dei titoli, al netto di uno scarto posto a tutela della banca in caso di andamento sfavorevole del corso dei titoli oggetto del contratto. La durata è determinata liberamente dalle parti.

5.6.2. Il prestito titoliÈ un contratto mediante il quale il prestatore trasferisce in proprietà al prestatario una certa quantità di titoli di credito dietro prestazione di una garanzia. Alla scadenza del contratto il prestatario restituisce i titoli della stessa specie e della stessa quantità di quelli ricevuti e corrisponde il compenso stabilito; il prestatore restituisce al prestatario la garanzia precostituita.

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La garanzia può essere rappresentata da una somma di denaro, da titoli di credito o da una fidejussione.Il valore della garanzia è superiore al controvalore dei titoli scambiati; se la garanzia è in contanti, ciò comporta la maturazione di un interesse per tutto il periodo di tempo del prestito.Il prestito titoli è un contratto traslativo della proprietà dei titoli con il conseguente passaggio dei diritti accessori nella piena disponibilità del prestatario. I proventi incassati dal prestatario per effetto del passaggio di proprietà sono recuperati dal prestatore alla scadenza del contratto.Ogni contratto deve essere stipulato con riferimento a un solo tipo di titolo; esso ha una durata predeterminata, che può essere rinnovata a condizione che la durata complessiva di ciascuna operazione non superi la durata di un anno. È possibile l’estinzione anticipata per entrambi i contraenti.Tra prestatore e prestata rio spesso si interpone una banca nella figura di broker per consentire una più facile e meno costosa conclusione del contratto. Essa non si assume alcun tipo di rischio.Talvolta è essa stessa ad assumere il ruolo di prestatore o prestata rio, in quel caso il ruolo è di dealer.

5.6.3. Pronti contro termine nella forma tecnica di prestito titoliE’ costituito di due compravendite di segno opposto, una a pronti e l’altra a termine, e ha una durata generalmente non superiore a sei mesi. La banca si pone come controparte negoziale diretta e può assumere la veste di venditore a pronti di titoli o di acquirente a pronti. I valori mobiliari oggetto dell’operazione sono:

- Titoli di stato - Obbligazioni non convertibili Entrambi sia italiani che esteri.

La remunerazione dell’operazione è costituita dalla differenza tra il prezzo a pronti e quello a termine.La differenza con il riporto consiste nella stipula di due contratti distinti, mentre il riporto è un contratto unitario.

5.7 Il credito al consumoLa domanda di credito al consumo dipende:

a) Dal livello del reddito delle famiglie;b) Dalla propensione al consumo legata a vari fattori di tipo economico, demografico, socio-culturale,

psicologico;c) Dalla propensione all’indebitamento.

Credito al consumo concessione di credito sotto forma di dilazione di pagamento o di finanziamento a favore di una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta (il consumatore).

Il credito al consumo ha scadenza di norma tra i 12 e i 72 mesi. Il rimborso del prestito avviene attraverso rate con cadenza temporale determinata contrattualmente, di solito mensile.Il mancato rispetto delle scadenze previste determina l’applicazione degli interessi di mora a carico del consumatore e la possibilità per l’intermediario di chiedere la risoluzione del contratto, con il pagamento immediato del capitale di residuo.Credit scoring = sistema usato per valutare il merito di credito del richiedente il prestito. Le informazioni

utilizzate per stabilire il punteggio di accettazione o meno della concessione del finanziamento, riguardano il reddito percepito dal richiedente, la sua posizione sociale, il suo indebitamento complessivo la durata e l’importo del finanziamento.

5.7.1 Il contenuto del contratto

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Il contratto di credito al consumo deve essere concluso per iscritto e una copia del contratto deve essere consegnata al consumatore. Il contratto deve indicare:

1. L’ammontare e le modalità del finanziamento2. Il numero, gli importi e la scadenza delle singole rate3. Il TAEG4. Gli oneri esclusi dal calcolo del TAEG5. Eventuali garanzie richieste e coperture assicurative non incluse nel calcolo del TAEG

Il TAEG, tasso annuo effettivo globale, esprime il costo totale del finanziamento a carico del consumatore in % annua; esso include oltre al tasso di interesse tutti gli altri oneri a carico del consumatore quali, le spese di riscossione delle rate, le spese per l’istruttoria di fido, le spese per la stipula del contratto.TAN=tasso annuo nominale, esprime in % annua il solo costo degli interessi passivi sul capitale finanziato.In caso di assenza o nullità delle clausole contrattuali si applicano alcuni criteri:

1. La scadenza del credito si considera a 30 mesi.2. Il TAEG si considera equivalente al tasso nominale minimo dei BOT(emessi nei 12 mesi precedenti

alla conclusione del contratto).3. Al consumatore spetta la facoltà di adempimento anticipato o di risoluzione del contratto senza

oneri/penalità.4. Nessuna garanzia o copertura assicurativa viene costituita in favore del finanziatore.

Infine, il contratto può essere strutturato in 2 modi: Firma contestuale Perfezionamento non contestuale; esistono 2 fasi per la conclusione del contratto:

o Consumatore per iscritto sottoscrive una proposta all’intermediario.o La banca accetta e la proposta diventa vero e proprio contratto.

5.7.2 Le tipologie di prestiti Prestiti finalizzati: il consumatore utilizza il credito concessogli dal finanziatore per l’acquisto di un

determinato bene o servizio. Il creditore verifica la destinazione dl credito erogato. Prestiti non finalizzati: sono utilizzati per soddisfare un generico fabbisogno finanziario non

collegato all’acquisto di un determinato bene o servizio.I prestiti non finalizzati possono assumere le seguenti forme tecniche:- Prestito personale - Cessione del quinto dello stipendio - Apertura di credito rotativo in c/c

Il prestito personale si può considerare, quando concesso dalla banca, un’apertura di credito sempliceLa cessione del quinto dello stipendio è a tasso fisso e durata prestabilita. Viene erogato in un’unica soluzione e rimborsato a rate mensili costanti non superiori a un quinto dello stipendio del debitore, trattenute direttamente dal datore di lavoro e quindi versate al creditore.L’apertura di credito rotativo consiste in una disponibilità di denaro (plafond) sotto forma di scoperto, concessa dalla banca a favore di un beneficiario, per una durata in genere indeterminata. È una vera e propria apertura di credito in c/c; il tasso di interesse è variabile.

5.7.3 Le carte di credito e le carte di debitoIl credito al consumo concesso può essere accompagnato dall’utilizzo delle carte di credito e delle carte di debito. Esse consentono al titolare di effettuare pagamenti, senza utilizzare contante, per gli acquisti di beni e servizi presso gli esercizi convenzionati, o tramite internet.

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Oltre alla funzione originaria di strumenti di credito al consumo, possono essere utilizzate per il prelevamento di denaro contante presso gli sportelli automatici bancari digitando un codice segreto.

Le carte di credito sono rilasciate al richiedente sulla base di un contratto stipulato con la banca, previa valutazione della sua solvibilità, cioè della sua capacità di restituire quanto utilizzato, nei limiti di fido concesso. Sono strumenti di pagamento che danno diritto al titolare di ottenere beni e servizi presso i fornitori convenzionati; le convenzioni che regolano i rapporti tra l’istituto emittente la carta, il titolare e il fornitore convenzionato riguardano:

- L’impegno del titolare di pagare all’istituto emittente il prezzo degli acquisti effettuati, in un momento successivo stabilito contrattualmente. Il titolare restituirà l’importo senza il pagamento di interessi, con l’addebito automatico in c/c; il pagamento può essere rateizzato e in questo caso viene applicato un interesse per la proroga della scadenza;

- L’obbligo del fornitore convenzionato di fornire beni e servizi, consentendo al titolare di dilazionare il pagamento. Egli potrà ottenere il controvalore delle forniture, presentando alla propria banca gli ordini di pagamento sottoscritti dal titolare.

- Il diritto dell’emittente di ottenere lucri derivanti dalle quote di iscrizione e dalle quote associative annuali, a carico dei titolari, dalle commissioni applicate agli importi dovuti ai fornitori e dagli interessi dovuti dal titolare in caso di pagamento dilazionato.

Esiste poi una distinzione tra carte T&E(travel and entertainment): rimborso è in unica soluzione alla scadenza Carte bancarie: rimborso anche rateale

Le carte citate citate vengono definite come “TRILATERALI”; ciò perché esistono 3 soggetti nel rapporto:1- Fornitore. 2- titolare. 3- emittente (con duplice scopo, rimborsare l’mporto al fornitore e concedere

al titolare il differimento del pagamento.)In caso di smarrimento o furto della carta, il titolare deve dare comunicazione immediata all’emittente.

Le carte di debito sono rilasciate da una banca su richiesta di un cliente che deve avere un c/c acceso presso la stessa. Attraverso l’impiego del codice Pin , consentono di effettuare presso gli sportelli automatici bancari: il prelievo del contante, la richiesta del saldo del conto, l’esame dei movimenti effettuati nel c/c, i pagamenti di utenze. Le carte di debito consentono l’effettuazione di pagamenti presso i punti di vendita(POS); il trasferimento di fondi dal compratore al venditore avviene per via elettronica in via immediata.Le carte polifunzionali sono carte di pagamento che assommano in un’unica tessera le caratteristiche tecniche e operative delle carte di credito e delle carte di debito.

5.8 I prestiti a medio-lungo termine5.8.1 Il mutuoIl mutuo è un prestito monetario a medio-lungo termine, atto alla copertura di un fabbisogno finanziario di carattere durevole, destinato a un investimento, e rimborsabile mediante una serie di versamenti, secondo un piano di ammortamento prestabilito. Il beneficiario si obbliga oltre che al rimborso graduale del capitale, al pagamento degli interessi, attraverso rate periodiche, la cui cadenza è stabilita al momento della stipala del contratto.Il contratto di mutuo è una cosa più specifica perché è un contratto tipico disciplinato dal cod. civile e ha ad oggetto denaro o altre cose fungibili.Ci sono due modalità di rimborso:

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Rate posticipate decrescenti: comprensive di quote di capitale costanti e quote di interesse decrescenti;

Rate posticipate costanti: comprensive di quote di capitale crescenti e quote di interessi decrescenti;

La forma tecnica del mutuo è utilizzata particolarmente per acquisto di immobili.I mutui concessi dalla banca sono garantiti da ipoteca di primo grado sull’immobile oggetto dell’operazione.Il valore dell’immobile deriva da una perizia tecnica; il valore del prestito concesso è circa il 75% del valore dell’immobile (può anche arrivare al 100%).La durata dell’operazione varia solitamente da 5 a 10 anni, con punte fino a 20 anni.Il tasso applicato alle operazioni di mutuo può essere fisso per tutta la durata del finanziamento oppure variabile in base ad alcuni parametri(es: tasso euribor)Il tasso d’interesse in generale si compone di due parti:

- Una si rifà a parametri di mercato - Una stabilita dalla banca (SPREAD)

1°parteper i tassi fissi IRS (tasso del mercato interbancario), è di lungo periodo (per scadenze > all’anno); viene

preso come parametro fondamentale per stabilire i tassi fissi di un mutuo.per i tassi variabili EURIBOR (tasso del mercato interbancario), è di breve termine (è calcolato per

durate fino ad un anno); il mutuo in questo caso è sottoposto alle fluttuazioni del mercato.

2°parteSPREAD c’è una fascia entro cui la banca può oscillare (si tratta comunque di oscillazioni contenute);

nel corso del tempo lo spread varia in base ai tassi di mercato.NB: lo spread diminuisce se aumentano i tassi di mercato e viceversa!Oneri accessori: sono le spese che vengono addebitate al cliente, e che non rientrano nel canonico tasso

d’interesse. Per esempio: spese d’istruttoria (di fido), addebito delle spese di perizia, spese notarili (il mutuo è un atto pubblico che si deve fare di fronte al notaio), spese d’incasso della rata (se previste).

PREFINANZIAMENTOCostituisce la modalità con cui sopperire al fabbisogno finanziario nel lasso di tempo che decorre dalla concessione del finanziamento all’effettiva erogazione del prestito; è quindi un’operazione temporanea di breve periodo.

5.8.2 Il leasingÈ un contratto atipico, con il quale la baca o un intermediario specializzato (locatore) concede a un soggetto (locatario) la disponibilità di un bene per un determinato periodo di tempo, contro pagamento di canoni periodici. Alla scadenza il locatore ha tre possibilità:

I. Restituire il bene;II. Rinnovare il contratto con un costo più ridotto;

III. Riscattare il bene, cioè divenire proprietario contro pagamento di un prezzo residuo, stabilito in contratto.

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Il leasing operativo è un contratto di locazione di beni strumentali, nel quale generalmente non è prevista la possibilità di acquisto alla scadenza. Sono presenti due soggetti: l’azienda produttrice di beni nelle vesti di locatore e l’azienda utilizzatrice nelle vesti di locatario.Il leasing finanziario si basa su un rapporto trilaterale: l’intermediario finanziario acquista un bene specifico da un’impresa produttrice per conto di un’impresa (locatario) e lo cede in locazione alla medesima, per un determinato periodo di tempo dietro pagamento di canoni periodici, con la facoltà per l’impresa utilizzatrice di riscattare il bene al termine del contratto.Il prezzo del riscatto è normalmente molto basso.L’utilizzatore si assume l’obbligo di usare il bene con diligenza e di provvedere a tutte le spese di manutenzione e riparazione, sia ordinaria che straordinaria.

5.9 I prestiti di firmaNei crediti di firma, la banca mette a disposizione la propria firma, assumendo impegni per conto del cliente, senza che ciò comporti un esborso monetario. Soltanto nel caso di insolvenza da parte del cliente la banca dovrà adempiere l’obbligazione.Essi rappresentano concessioni di fido che impegnano la responsabilità patrimoniale della banca, laddove il cliente che ha utilizzato la firma concessa non rispetti gli impegni assunti.I crediti di firma possono essere richiesti negli scambi internazionali, nelle gare di appalto, ecc..Le commissioni sono percepite anticipatamente dalla banca, e commisurate all’importo della garanzia e alla durata dell’operazione.I crediti di firma possono essere richiesti per:

1- Ottenere a condizioni più vantaggiose e agevoli alcuni crediti per cassa2- Per garantire obbligazioni non monetarie di varia natura assunte dal cliente.

Ci sono le seguenti forme:- Credito di fidejussione - Credito di avallo - Credito di accettazione

5.9.1 Il credito di fidejussione e di avalloFidejussione la banca si obbliga personalmente verso il cliente garantendo l’adempimento di una sua

obbligazione, con il rilascio di una lettera di garanzia.-obbligazioni di natura monetariadebito assunto dal cliente;-obbligazioni non monetariequalità dei prodotti venduti.

Avallo è una garanzia di natura cambiaria. La banca si obbliga personalmente con l’apposizione di una firma di avallo sul titolo cambiario nel quale il cliente è l’obbligato principale.

5.9.2 Il credito di accettazioneViene concesso dalla banca al fine di consentire al cliente il conseguimento di mezzi monetari attraverso l’emissione di particolari titoli cambiari denominati accettazioni bancarie.Le accettazioni bancarie sono strumenti di finanziamento di breve o brevissimo termine, rappresentati da cambiali, di importo elevato, con scadenza non superiore all’anno, tratte da un’impresa all’ordine proprio, accettate da una banca.In altri termini, l’impresa è autorizzata dalla banca a spiccare una cambiale tratta sulla banca stessa, la quale si impegna ad accettarla: nella fattispecie il cliente riveste la figura dei traente e beneficiario e la banca di trattaria, cioè di obbligato cambiario principale.Il titolo è collocabile sul mercato; ciò permette all’impresa traente di ottenere una disponibilità monetaria da parte dell’investitore.

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Possono, dunque, risultare 3 impegni:1) Da parte della banca, ad accettare la cambiale emessa dall’impresa cliente;2) Da parte dell’impresa, a depositare presso la banca prima della scadenza della cambiale, i fondi

necessari a estinguere il debito verso l’investitore;3) Da parte dell’investitore, ad acquistare la tratta accettata dalla banca.

Il costo che sostiene l’impresa è composto da:1- Commissione di accettazione.(pagata alla banca)2- Commissione di negoziazione.(pagata all’intermediario)3- Interesse(corrisposto all’investitore)4- Importo dell’imposta di bollo che grava sulla cambiale.

5.9.3 La polizza di credito commercialeÈ una forma di finanziamento non bancario a breve termine che le imprese possono ottenere tramite un intervento della banca a prestare la propria firma.Essa si sostanzia nel rilascio da parte di un’impresa richiedente credito di una lettera di riconoscimento di un debito, di ammontare pari al suo fabbisogno finanziario, con l’impegno di pagare alla scadenza prestabilita una data somma nei confronti di un’impresa terza. Tale obbligazione è rafforzata dalla garanzia offerta da una banca, attraverso una lettera di fidejussione, di pagare la somma all’impresa creditrice, o in caso di trasferimento della polizza, al cessionario del credito.La polizza può essere oggetto di più cessioni (tutte pro-soluto). Alla scadenza la banca rimborserà all’ultimo cessionario l’importo della polizza, che nel frattempo l’impresa debitrice avrà depositato presso la banca per l’estinzione del debito.I costi del finanziamento per l’impresa per l’emissione della polizza di credito commerciale sono:

1- Commissione dovuta alla banca per la garanzia fideiussoria2- Commissione di intermediazione per il collocamento della polizza3- Interesse da pagare all’investitore= prezzo di emissione della polizza – il valore di rimborso.

5.9.4 Cambiali finanziarieLe cambiali finanziarie sono titoli di credito all’ordine emessi in serie con scadenza compresa fra 3 e 12 mesi. Il taglio minimo è di 50.000 €Sono considerati a tutti gli effetti dei valori mobiliari tramite i quali le imprese che li emettono possono usufruire della raccolta del risparmio presso il pubblico.Sono girabili solo con la girata”senza garanzia” che in caso di mancato pagamento impedisce la rivalsa del giratario verso i giranti => circolazione più agevole del titolo.Possono emettere cambiali finanziarie le società e gli enti con titoli negoziati in un mercato regolamentato e le società che presentino utili di bilancio negli ultimi tre esercizi.E’ vietata l’emissione di cambiali finanziarie da parte delle banche. Trova un limite di emissione pari al doppio del capitale sociale e delle riserve risultanti dall’ultimo bilancio.La tassazione in questo caso è del 12.5% a titolo di imposta per le pers. fisiche e d’acconto per le pers. giuridiche.

6. Gestione della liquidità e della tesoreria.6.1 La liquidità e la tesoreria bancaria

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Funzione tipica svolta dalle aziende di credito possibilità di convertire in qualsiasi momento la moneta bancaria e i depositi in moneta legale.Se le banche fossero impossibilitate a effettuare la conversione per mancanza di liquidità nelle proprie casse, la fiducia su ci si basa il rapporto tra sistema bancario e risparmiatori, verrebbe meno, con conseguenze negative non solo per il sistema bancario, ma estese all’economia del Paese.Infatti si può verificare una crisi dei panico nei risparmiatori, creando il fenomeno della corsa agli sportelli e provocando solitamente la crisi dell’intermediario.Il fallimento di un intermediario creditizio porta spesso con sé la crisi di altri intermediari, in un effetto domino quasi sempre incontrollabile. Se questo fenomeno si verifica, le conseguenze risultano essere fortemente negative: fra le molte si può ricordare il rialzo dei tassi di interesse sul mercato interbancario e la crisi di fiducia nel sistema finanziario.I risparmiatori saranno più propensi a spostare le proprie risorse finanziarie dal risparmio gestito ai titoli di Stato, considerati più sicuri, creando così problemi di finanziamento alle imprese.La gestione della tesoreria bancaria è infatti strettamente legata al rischio di liquidità; per queste ragioni il tesoriere ha il compito giornaliero di evitare il rischio di mancanza di liquidità.Gestire la liquidità di una banca significa riuscire a mantenere un equilibrio di cassa tale da fra fronte alle uscite sia nel breve che nel medio periodo. I significati di “liquidità bancaria” sono due:

1) La liquidità bancaria è l’insieme delle riserve liquide detenute dalla banca e gli strumenti quotidianamente usati per reperire le risorse necessarie al mantenimento di un equilibrio fra le entrate e le uscite (nell’ottica di breve, brevissimo periodo);

2) La liquidità bancaria è l’insieme degli strumenti finanziari detenuti dalla banca che possono essere liquidati entro breve tempo in caso di necessità (ottica di medio periodo).

Il tesoriere deve prendere varie decisioni, fra le quali:- In quale modo attingere alle poste dello SP in caso di mancanza di liquidità;- Decidere quale tipo di investimenti effettuare in caso di surplus di liquidità.

Gestire la tesoreria di una banca ha un duplice significato: Provvedere ai pagamenti nei confronti dei debitori e incassare le entrate; Agire sull’attivo patrimoniale in modo da detenere titoli con un elevato grado di liquidità.

Il portafoglio titoli non immobilizzato deve essere gestito come riserva a cui attingere nei momenti di crisi di liquidità. Il tesoriere assolve anche una funzione di interesse pubblico contribuisce a evitare crisi al sistema nel suo complesso.Nel lungo termine occorre che il saldo delle entrate e delle uscite si presenti in pareggio o in surplus; se infatti fosse in deficit, vi sarebbe la crisi e talvolta la fine dell’intermediario.

6.2 La politica della liquiditàLe strategie messe in pratica dalle banche nel medio termine per ottenere flussi in entrata in caso di necessità, sono in funzione di più fattori:

a) Dell’ammontare di liquidità presente in cassa, variabile in funzione delle dimensioni e dei volumi di operatività della banca, delle condizioni di accesso ai mercati finanziari e degli addebiti e degli accrediti detenuti sui conti di gestione presso la Banca centrale;

b) Dalla posizione della banca rispetto al volume dei canali di raccolta diretta tradizionali in relazione agli impieghi effettuati;

c) Delle funzioni svolte dal portafoglio titoli (più facilmente liquidabile è il portafoglio titoli, meno liquidità il tesoriere deve detenere in cassa);

d) Del grado di trasformazione delle scadenze del portafoglio.

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C’è un trade-off tra liquidità e redditività: più elevate sono le riserve liquide detenute da una banca, più bassa è la redditività e viceversa. NB: la remunerazione della liquidità è pari a zero.Per avere la possibilità di colmare gli squilibri di liquidità giornalieri bisogna che il tesoriere abbia a disposizione quotidianamente gli strumenti necessari per il raggiungimento di tale equilibrio.La gestione della liquidità a medio termine implica naturalmente la modifica dei rapporti credito-debito, instaurati nel corso del tempo dalla banca.A questo proposito le banche predispongono in via precauzionale quantità più o meno elevate di riserve di liquidità oltre a disporre di alcune fonti di approvvigionamento.Metodo del gap di liquidità:avviene una riclassificazione delle attività e delle passività di bilancio in funzione del loro grado di liquidità: le poste attive si dividono in liquide e illiquide, quelle passive in variabili e stabili. Le fonti variabili servono a finanziare le attività liquide, le fonti stabili quelle illiquide; se gli aggregati sono a due a due di uguale valore, allora non esiste gap di liquidità. Dunque se ci fosse una differenza, questa sarebbe il gap di liquidità.

6.3. Le modalità di gestione dei deficit di liquiditàA) RICORSO AL MERCATO INTERBANCARIO DEI DEPOSITI (MID)

Si tratta di un segmento del mercato monetario nel quale vengono negoziati prestiti non garantiti a breve e a brevissima scadenza fra le banche di un Paese o di un’area economica.In qualsiasi sistema creditizio, per un certo numero di banche in deficit di tesoreria vi sarà anche un gruppo di banche in surplus, che cercheranno di impiegare in modo remunerativo le proprie risorse.L’insieme degli scambi organizzai dei prestiti fra banche costituisce il MID.Le banche di ciascun Paese negoziano fra di loro attraverso modalità over-the-counter (OTC), senza cioè regole standardizzate per tutti gli operatori del settore.I modi attraverso cui è possibile per le banche in deficit contattare banche in surplus di tesoreria o viceversa sono:

- mettersi in contatto con i voice brokers (soggetti che mettono in contatto due controparti con esigenze fra loro opposte);

- mettersi in contatto con i dealers (soggetti che si fanno essi stessi controparte della banca che li contatta);

- prendendo direttamente accordi con la controparte mediante canale telefonico.Fino agli anni ’80, il MID era un mercato abbastanza arretrato per i mezzi di comunicazione, e i prestiti erano su base territoriale (zona, regione); i tassi non erano omogenei sul territorio nazionale, perché risentivano della zona di appartenenza delle banche.Negli anni ’90, grazie anche alla stipula di una convenzione da parte di un gruppo di banche abbastanza numeroso, si andava formando un mercato interbancario più omogeneo a livello nazionale.L’Italia è l’unico Stato europeo dove sia vigente un sistema di piattaforme elettroniche, denominato E-MID, mediante le quali è possibile per gli operatori del sistema negoziare fra di loro.Le piattaforme elettroniche e gli scambi che vi avvengono sono gestiti da una società: l’e-MID Spa.Il vantaggio principale di un sistema così strutturato è la migliore efficienza in virtù della più elevata trasparenza degli scambi: i tassi a cui vengono negoziati i prestiti sul mercato risultano essere molto vicini a quelli di equilibrio.

TARGET 2 gestisce il sistema dei pagamenti per la liquidazione delle singole posizioni debito-credito degli Stati aderenti all’euro.Il parametro di riferimento per valutare l’andamento del mercato interbancario è il tasso a cui avvengono i prestiti fra intermediari, che rappresenta il costo del denaro nel Paese.

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Con l’avvento dell’€ è stato introdotto un unico tasso del mercato interbancario per tutta l’area dell’€: EURIBIOR, tasso calcolato come media aritmetica dei tassi di interesse praticati da alcune banche di grandi dimensioni particolarmente attive sul mercato interbancario di riferimento.L’Euribor è calcolato per scadenze mensili fino a un massimo di 12 mesi; riguardo alle banche, costituisce il tasso su cui si calcolano gli interessi che maturano sui contratti di finanziamento da esse stipulati e sui titoli a tasso variabile indicizzati a breve termine.L’Euribor dipende:

dalla domanda e dall’offerta della liquidità scambiata fra gli intermediari creditizi; la rischiosità del prenditore del credito; la durata del prestito e il livello dei tassi di riferimento della BCE.

NB: per i prestiti fra intermediari della durata di un giorno (overnight), viene calcolato quotidianamente un altro tasso detto Eonia (euro Overnight Index Average)media ponderata di prestiti interbancari con tale caratteristica.La crisi finanziaria del 2007-2008L’origine dei problemi fu lo scoppio della bolla speculativa immobiliare statunitense, sostenuta dall’erogazione dei crediti a soggetti del comparto sub-prime (ad alto rischio di insolvenza).I prestiti sub-prime venivano spesso utilizzati dai clienti per l’acquisto della propria abitazione, che poi veniva concessa come unica garanzia all’intermediario erogante.Questi tipi di crediti erano stati spesso ceduti a società veicolo per essere cartolarizzati; i titoli ottenuti mediante questa operazione erano stati, a loro volta, riuniti assieme ad alter categorie di titoli obbligazionari con profili di rischio più o meno elevati; a fronte di questi ultimi raggruppamenti erano stati emessi altri titoli con alti rendimenti.Il rischio di questi ultimi titoli veniva erroneamente valutato dalle agenzie di rating e dal mercato come non troppo elevato; essi dunque, sono stati acquistati da numerosi fondi e investitori istituzionali sparsi per il mondo, principalmente negli Stati Uniti.Spesso accadeva che i clienti già titolari di un mutuo sub-prime richiedessero alla banca ulteriore credito fornendo come garanzia l’aumento di valore dell’immobile avuto nel tempo. Detti incrementi, erano dovuti a una bolla speculativa e non rispecchiavano il reale valore di mercato; quando i prezzi degli immobili hanno cominciato a scendere, sono aumentate le insolvenze dei crediti sub-prime, trascinando nella crisi anche i titoli nei quali erano stati raggruppati.Quando il loro valore di mercato si è azzerato si sono generate svalutazioni molto ingenti nei portafogli di numerosi intermediari finanziari; queste a loro volta hanno generato perdite notevoli, creando un clima di sfiducia reciproca fra gli operatori. Altra conseguenza: i tassi del mercato interbancario hanno subito un aumento!La situazione ha raggiunto il suo culmine quando sono entrati in forte crisi, tanto da farne temere la banca rotta, intermediari creditizi, specialmente statunitensi, di medie e di grandi dimensioni. Le banche interessate sono state tutte salvate, direttamente o indirettamente dallo Stato, con l’eccezione di Lehman Brothers, una delle maggiori banche di investimento statunitensi. “Credit crunch”la riduzione dei flussi di liquidità derivanti dal mercato interbancario ha dei riflessi sulla

possibilità della banca di erogare nuovo credito ai soggetti che lo richiedono sia a breve che a medio-lungo termine.Le massicce immissioni di liquidità effettuate dalla BCE e dalla FED (Federal Reserve- banca centrale degli Stati Uniti) nel corso della crisi molto spesso non sono state utilizzate per al concessione di nuovo credito alla clientela, ma trattenute presso gli stessi intermediari creditizi, causando una diminuzione dei margini di ricavo della gestione caratteristica delle banche.

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B) RICORSO ALLA BANCA CENTRALE QUALE PRESTATORE DI ULTIMA ISTANZAQuesto è un altro modo per le banche di rifinanziare momentaneamente crisi di liquidità, che consiste nel rifinanziamento di banche illiquide dietro concessione di idonee garanzie.È uno strumento di regolamentazione della politica monetaria, assegnato in via esclusiva all’unico organismo in grado di emettere moneta legale, cioè la Banca Centrale Europea.Il rifinanziamento alle banche europee viene effettuato attraverso due strumenti tipici, stabiliti dal Trattato di Maastricht:

- Le operazioni di mercato aperto- Le operazioni su iniziativa delle controparti

Le controparti “ammesse” a partecipare alle suddette operazioni di rifinanziamento devono avere queste caratteristiche:

Si deve trattare di banche assoggettate al regime di riserva obbligatoria; Si deve trattare di banche finanziariamente solide; Le controparti devono infine soddisfare i criteri stabiliti dagli accordi tra banca centrale nazionale e

sistema bancario di riferimento o dai regolamenti emanati dalle singole banche centrali nazionali.

Sono 4 le operazioni di mercato aperto:1) Operazioni di rifinanziamento principale 2) Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine 3) Operazioni di fine tuning 4) Operazioni di tipo strutturale

Le prime due operazioni avvengono con cadenza regolare: la prima ogni settimana, la seconda ogni mese.Le ultime due non hanno cadenza regolare; sono operazioni che perseguono finalità di politica monetaria.Le risorse finanziarie vengono assegnate dalla BCE attraverso le BCN tramite procedure d’asta, il cui svolgimento può avvenire in due modi diversi: a tasso fisso e a tasso variabile.Nel primo caso la BCE stabilisce il tasso di interesse e le banche dichiarano quanto liquidità sono disposte ad acquistare al predefinito tasso; nel secondo caso le controparti specificano sia l’importo che il tasso a cui intendono ottenere liquidità dalla BCE.Le aste si dividono in aste standard e aste veloci a seconda dei tempi di esecuzione della procedura.L’asta per le operazioni della BCE segue 6 fasi:

1. Annuncio d’asta2. Preparazione e presentazione delle offerte da parte delle controparti3. Raccolta delle offerte da parte dell’Eurosistema.4. Aggiudicazione d’asta e annuncio dei risultati5. Conferma dei singoli importi6. Regolamento delle transazioni.

Le operazioni su iniziativa delle controparti (prestiti overnight, cioè della durata di un giorno), si dividono in due tipologie:

1) Operazioni di rifinanziamento marginale 2) Depositi presso la Banca Centrale

La richiesta di finanziamento può avvenire: In modo automatico quando vi è alla fine di una giornata un debito della banca commerciale nei

conti di tesoreria della banca centrale; questa somma viene restituita il giorno dopo. È la banca commerciale che la richiede alla Banca Centrale.

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Nella seconda tipologia, si tratta di surplus di liquidità che le banche commerciali depositano presso la Banca Centrale e ritirate il giorno successivo.NB:essa non deve essere confusa con la riserva obbligatoria presso la Banca Centrale!

Le garanzie idonee, suddivise in negoziabili e non negoziabili, devono avere un rischio di insolvenza molto basso o addirittura nullo.

C) SMOBILIZZO DI ATTIVITA’ FINANZIARIE DETENUTE IN PORTAFOGLIOAi fini della gestione della liquidità, le banche si avvalgono dei titoli a breve in portafoglio; di solito vengono venduti titoli liquidi (facilmente negoziabili su mercato), con bassa rischiosità (se non nulla) e a breve termine, per esempio:

- I BOT- Le Quote di Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR)- Le Cambiali (meno usate)

Criterio di scelta: in base al rendimento; si vendono titoli con rendimento più basso, poi successivamente gli altri.Il tesoriere può pianificare la vendita di determinati titoli: può agire con maggiore razionalità in modo tale da avere liquidità nel momento più opportuno.

I BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) sono titoli di Stato italiano con scadenze predeterminate a 3, 6, 12 mesi.La struttura finanziaria è quella dell’obbligazione zero coupon il cui valore nominale è sempre fatto pari a 100€. I mercati su cui è possibile negoziare i BOT sono tre: il mercato ufficiale di Borsa (MOT), il mercato telematico all’ingrosso dei titoli di Stato (MTS) e il mercato over-the-counter (OTC).

D) SMOBILIZZO DELLA RISERVA OBBLIGATORIA (detenuta presso la BCE)Per i fini di politica monetaria la BCE fa obbligo, a tutte le banche appartenenti all’Eurosistema, di detenere una certa % di passività sui conti costituiti presso la BCN del Paese in cui la banca ha la sede legale.È data la possibilità alle banche di smobilizzare tale riserva per esigenze di liquidità sotto condizione che, in relazione a un predefinito lasso di tempo, detto periodo di mantenimento (30 gg), sia rispettato il valore medio giornaliero dell’aliquota di riserva obbligatoria.

7. La Disciplina Dei Rischi dell’Attività Bancaria

Il primo accordo di Basilea era contraddistinto da un approccio semplificato alla misurazione del rischio e limitava il proprio raggio d’azione al solo rischio di credito; il nuovo accordo possiede un grado maggiore di sofisticazione e misurazione di tutte le forme di rischio. Ad oggi ancora non si sono fatti passi avanti per il raggiungimento del level playing field del mercato bancario internazionale.

7.1 I requisiti di stabilità

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7.1.1 Rationale dei requisiti di stabilità.Le ragioni economiche alla base della regolamentazione si distinguono tra motivazioni storiche e contingenti che hanno creato condizioni favorevoli all’intervento del legislatore.L’economista si concentra tra le ragioni contingenti, in particolare sulle ragioni di opportunità dell’intervento regolatorio in campo economico(a livello generico) e in quello bancario(a livello specifico).

La dottrina classica ha alla base della regulation si fonda sull’esistenza di mercati che vengono considerati affetti da fallimenti(market failures) e di conseguenza immuni al principio per il quale la concorrenza perfetta è in grado di massimizzare il benessere collettivo.Il mercato dei prodotti bancari è affetto essenzialmente da due failures:

1. L’asimmetria informativa tra banca e clientela(depositanti in particolare); generalmente i depositanti non sono in grado di valutare l’affidabilità della contro parte8, di conseguenza nella scelta dell’istituto si affidano a considerazioni estranee a una logica puramente economica. Tali scelte risultano fortemente inefficienti(generalmente) e penalizzano le banche più virtuose per a favore di quelle più inclini al rischio.

2. L’esistenza di esternalità negative in caso di crisi; tali esternalità sono sistemiche, poiché il verificarsi di una crisi in un operatore può facilmente avere ripercussioni negative su tutto il sistema. Il default di un’istituzione può provocare un effetto a catena e generare nuovi fallimenti attraverso 3 strade:a. Perdita di fiducia nel sistema bancario da parte dei depositanti(quindi corse agli sportelli);

la percezione del pubblico che altre banche possano trovarsi nella stessa posizione della banca sull’orlo del fallimento, spinge la clientela a estinguere i propri depositi presso la proprio istituto per dirottarli verso altri soggetti ritenuti più “robusti”(o peggio per mantenerli sottoforma di denaro contante). Questo può comportare che banche completamente sane si trovino in crisi a causa delle numerose richieste si estinzione di depositi(del tutto immotivate).

b. Mercato interbancario; esso può essere un pericoloso meccanismo di propagazione delle crisi in quanto la gran parte delle istituzioni bancarie ricorre sistematicamente a esso per:

i. Soddisfare la necessità di fondi.ii. Allocare la liquidità in esubero.

Inoltre la diffusione sul mercato degli strumenti derivati ha permesso di coprire sistematicamente le posizioni sul mercato interbancario, ma il suo grado di efficacia è stato sopravvalutato, di fatti ha comportato numerose tensioni tra il 2007 e il 2008.

c. Il sistema dei pagamenti; esso è astrattamente idoneo a diffondere situazioni di crisi, ma il suo rischio di contagio è stato effettivamente ridotto dall’introduzione del sistema RTGS(Real Time Gross Settlement), le obbligazioni di maggiore entità vengono liquidate in modo sistemico.

Per evitare le asimmetrie ed esternalità le autorità di supervisione dei vari paesi esercitano una vigilanza di tipo preventivo sulle singole banche e sul sistema creditizio nel suo complesso. Ciò per garantire la stabilità di lungo termine delle istituzioni bancarie e del sistema finanziario nel suo complesso permettendo l’allocazione ottimale del risparmio verso il finanziamento delle attività produttive.

La vigilanza sul mantenimento della stabilità patrimoniale si serve anche di strumenti sussidiari che intervengono in extremis per scongiurare l’insorgere dell’insolvenza(come il prestito di ultima istanza) o per

8difficile che essi sappiano giudicare la probabilità che la banca potrebbe in futuro non restituire il denaro depositato.

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attutirne le conseguenze una volta che questa si è verificata(assicurazione sui depositi o operazioni di salvataggio); ma tecniche di protezione ex post sono affette dal problema di moral hazard. A tal fine l’attenzione principale della regolamentazione prudenziale internazionale è sempre più concentrata sulle tecniche preventive di contenimento del rischio(in particolare sull’adeguatezza patrimoniale), limitando forme di ingerenza nelle scelte strategiche della banca.

7.1.2. Dai requisiti strutturali ai requisiti prudenziali.La regolamentazione degli anni trenta nasceva come strumento di reazione alla grande depressione del 29; da qui la grande importanza data all’obbiettivo della stabilità bancaria e alla funzione di politica monetaria come strumento macro economico, anche a sacrificio di_

1. Trasparenza; in merito ad essa era sott’inteso il concetto di “risparmiatore consapevole”; l’investitore veniva considerato perfettamente in grado di valutare il rischio dei propri investimenti procurando si autonomamente le informazioni necessarie, infatti la normativa si soffermava appena su questa figura.

2. Competitività; il legislatore infatti riteneva il mercato oligopolistico un prezzo equo da pagare a fronte di un a maggiore stabilità del sistema bancario. Per questo il sist. Banc. venne regolato con forti controlli strutturali(come barriere all’entrata e istituzionali o con vincoli alle attività e passività detenibili o con divieto di attività parabancaria.)

Sostanzialmente si riteneva di dover limitare l’espansione delle imprese bancarie; venne istituito un sistema di segmentazione del mercato sotto due profili:1. Quello territoriale; venne fortemente limitata la possibilità di aprire nuove filiali e di costituire

nuove imprese esercenti attività bancaria.2. Quello delle categorie istituzionali;

Queste circostanze comportarono un sistema bancario chiuso e inefficiente, affetto da problemi di sottodimensionamento dei vari operatori.Nei primi anni ottanta i vincoli strutturali vengono rimossi a favore di requisiti oggettivi di carattere prudenziale; tali requisiti vincolano l’operatività bancaria al mantenimento di un livello sufficiente di mezzi propri, ma lasciano la banca libera di competere.La nuova impostazione regolamentare amplia l’attività dei conglomerati finanziari al settore parabancario(leasing, factoring, etc.) e di estendersi geograficamente in modo organico o attraverso operazioni straordinarie di M&A(merger&acquisition).I requisiti strutturali diventano di tipo oggettivo e circoscritto, abbandonando l’impostazione discrezionale.

Le regole di capital adeguacy mirano ad imporre un livello minimo di dotazione patrimoniale che garantisca la solidità e l’affidabilità della banca al fine di :

1. Garantire i creditori(specialmente i depositanti); la banca diventa in grado di ridurre eventuali perdite derivanti dai rischi dell’attività bancaria.

2. Incentivare agli azionisti ad evitare l’assunzione di rischi; la dottrina di corporate finance evidenzia infatti che l’azionista è portato a intraprendere rischi eccessivi la dove un elevato debt-equity ratio gli permetta di trasferirne buona parte sugli obbligazionisti(risk-shifting).

3. Garantire e consolidare la fiducia nella stabilità e sicurezza degli istituti di credito.4. Incentivare la corretta allocazione delle risorse verso gli investimenti produttivi

7.1.3. Il concetto del rischioRischio= la possibilità statistica che il valore atteso di un’attività differisca dal valore effettivo al momento del realizzo.

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E’ improprio quindi affermare che la banca debba tendere sempre a minimizzare il rischio(in quanto rischierebbe di azzerare la redditività). Piuttosto la banca si trova davanti ad un problema di massimo vincolato, dovendo massimizzare la redditività a parità di rischio e coprire il rischio intrapreso con sufficienti dotazioni patrimoniali o con strumenti derivati.(problema d diversificazione ed hedging). In aggiunta non sempre è possibile avere la perfetta conoscibilità e quantificabilità dei rischi intrapresi, elemento essenziale per risolvere il problema di massimo vincolato; ciò implica il ricorso ad approssimazioni sufficientemente attendibili.Ciò spinge l’evoluzione normativa ad individuare le principali categorie di rischio e a rendere sempre più sofisticata la misurazione.Il nuovo accordo sul capitale(basilea 2) distingue 3 forme di rischio:

1. Rischio di credito: categoria tipica; può definirsi come possibilità che in seguito all’erogazione di un prestito, la controparte(alla scadenza) non adempia alla propria obbligazione di restituire la quota capitale maggiorata del tasso d’interesse. Questo rischio costituisce il core dell’attività bancaria. Si parla di rischio di credito anche in merito ad alcuni asset fuori bilancio, come gli strumenti derivati negoziati over the counter(rischio di preregolamento). Si compone di:

rischio di migrazione, cioè il rischio di deterioramento del merito creditizio che può provocare una diminuzione nel valore di mercato dell’attività finanziaria corrispondente. Il deterioramento dev’essere inatteso, cioè non considerato nella definizione dello spread, al momento dell’erogazione.

rischio di recupero, cioè la possibilità che il tasso di recupero su posizioni a default si riveli più modesto di quanto inizialmente preventivato.

rischio di esposizione, cioè la possibilità che il livello di esposizione nei confronti del soggetto aumenti in modo inaspettato poco prima della scadenza.

rischio di concentrazione, cioè il rischio legato a esposizioni concentrate verso un singolo cliente o gruppo di clienti che esercitano attività economiche altamente correlate; a tal fine sarebbe necessario non concentrare la propria attenzione su singole contro parti ed individuare controparti che svolgano il loro business in settori o aree geografiche diverse.

Infine l’insolvenza dev’essere considerata come evento estremo, si deve rifuggire da classificazioni di affidabilità basate solo su dati di tipo contabile (ignorando i dati di mercato). Difatti le recenti direttive europee, hanno cercato di incentivare a procedere con stime interne del valore economico verosimile delle attività riportate in bilancio.

2. Rischio di mercato: possibilità di subire perdite a causa delle oscillazioni avverse delle variabili di mercato(cioè il prezzi, i tassi di interesse e i tassi di cambio). La gran parte degli strumenti finanziari è soggetta a variazioni dipendenti dall’andamento di alcune variabili, come i tassi di interesse o le oscillazioni della valuta estera.Il rischio di mercato si compone di:

Rischio di posizione; composto a sua volta da: Rischio generico: rischio che si sopporta mediamente investendo in un paniere di azioni rappresentativo del mercato; Non compensato poiché legato a variabili macro economiche Rischio specifico: componente di ritorno non correlata con i movimenti generali di mercato; compensato in quanto può essere contrastato attraverso opportune tecniche di diversificazione con titoli diversi e poco correlati.

Rischio di controparte: eventualità che alla scadenza di un contratto di compravendita titoli o di un contratto derivato la controparte non sia in grado di adempiere alla propria obbligazione; si distingue dal rischio di credito perché l’esposizione al rischio è bilaterale.

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Rischio di regolamento: eventualità che dopo la scadenza un intermediario perda il differenziale positivo maturato a suo favore se la controparte non adempie all’obbligo di acquistare/vendere i titoli al prezzo convenuto.

3. Rischio operativo: categoria ampia definita dalla possibilità di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni o da eventi esterni(come il rischio legale9). E’ un rischio asimmetrico10. Si è rilevato infatti che l’assenza di sistemi di monitoraggio e procedure di controllo efficaci sul personale possa rivelarsi dannosa quanto le fluttuazioni dei mercati. Il rischio operativo NON ricomprende il rischio reputazionale e quello strategico(in quanto espressione naturale del rischio di impresa.

7.2.1 Principi ispiratori e finalità dell’accordo(basilea 1)Il comitato di basilea è il più importante organo internazionale di vigilanza bancaria. Istituito nel 1974 presso la banca dei regolamenti internazionali dai governatori delle banche centrali dei paesi del G-10(seguito dall’adesione degli altri paesi).Il suo obbiettivo è regolamentare il sistema bancario internazionale e uniformare la vigilanza sulle banche nei diversi paesi, per garantire la stabilità del settore e impedire forme di arbitraggio regolamentare11. Le linee generate dal comitato sono solo semplici raccomandazioni(soft law) che acquisiscono carattere cogente solo quando vengono introdotte negli ordinamenti dei paesi aderenti. Questi accordi possono dimostrarsi molto efficaci poiché la loro diffusione viene spesso assicurata da meccanismi di market discipline e peer pressure.L’accordo di basilea 1 nasceva dalla crescente preoccupazione per il progressivo deterioramento delle dotazioni di capitale delle banche internazionali. L’aumento della concorrenza, l’innovazione tecnologia, l’internazionalizzazione dei mercati e la nascita di operatori conglomerati aveva stravolto l’operatività del settore bancario, comportando numerosi episodi di crisi. La possibilità di competere a livello globale, con l’esistenza di forti differenze nei requisiti di capitale(discrezionali per ogni paese) consentiva pericolose forme di arbitraggio regolamentare(in particolare da parte delle banche giapponesi e francesi).

I governatori delle banche centrali del g-10 decisero di mettere fine a queste forme di concorrenza sleale assicurando un level playing field12 in modo da stroncare il processo di erosione del livello di patrimonializzazione aggregato delle banche internazionali.

7.2.2. Coefficiente patrimoniale.Il primo passo è stato quello di creare un requisito minimo di capitale. Viene quindi istituito un risk asset ration dell’8%. Ottenuto secondo questa formula

PV≥8%

∑(Ai x RWi)

Si rapporta il patrimonio di vigilanza(PV) con l’insieme degli assets(Ai), ponderati ciascuno per il rispettivo rischio di credito(RWi).

9 Rischio che il contratto sia giudicato nullo o annullabile o che la normativa di settore venga modificata in modo inatteso e sfavorevole agli interessi della banca.10 Può generare solo perdite e mai profitti.11 operazioni attraverso le quali le banche hanno accrescono le esposizioni creditizie più rischiose, caratterizzate da un requisito patrimoniale inferiore all’effettivo assorbimento di capitale misurato dai loro modelli interni.12Concetto In merito alla correttezza. Non tutti I giocatori hanno le stesse chance di successo, ma devono tutte giocare secondo le stesse regole.

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Il patrimonio utile ai fini del computo si divide in:1. Tier 1(patrimonio di base): Costituito dai fondi permanentemente a disposizione delle banche. E’

determinato dalla somma algebrica di:+ il capitale versato+ le riserve+ il fondo per rischi bancari generali + gli strumenti innovativi di capitale - le azioni proprie- l’avviamento- le immobilizzazioni immateriali - le perdite degli esercizi passati e di quello in corso.2. Tier 2(patrimonio supplementare): si ottiene sommando+ Le riserve di rivalutazione+ Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione*+ Le passività subordinate*+ Il fondo rischi su crediti(al netto delle minusvalenze nette su titoli e degli altri elementi negativi)+/- le plusvalenze/minusvalenze nette su partecipazioni.* Queste poste non assumono forme diverse dalla normale raccolta in titoli della banche, sono solo le diverse clausole contrattuali a qualificarli come poste patrimoniali.Il Tier 2 viene computato nel con un limite massimo pari al Tier 1(questo perché comprende fondi di qualità inferiore, dotati di una stabilità non assoluta e soggetti ad una restrizione superficiale.)Gli asset indicati al denominatore ricevono una ponderazione predefinita dello 0/10/20/50/100% a seconda ella categoria di rischio della controparte. Ad esempio: il debito sovrano dei paesi membri dell’OECD viene pesato allo 0%(risk free) per cui non assorbe capitale per far fronte ai rischi che comporta; i mutui ipotecari a uso residenziale sono ponderati al 50% etc.

7.2.3 Vantaggi e limiti.Il merito più rilevante di Basilea 1 è di aver regolarizzato il PV, minimizzando le distorsioni competitive tra sistemi regolamentari diversi, garantendo maggiore stabilità al mercato bancario e finanziario internazionale.Basilea 1 è stato implementato negli stati membri del BCBS e in più di 100 paesi al di fuori di esso. Tale diffusione è dovuta al peer pressure13, al moral suasion14 e alla sua chiarezza e semplicità. La semplicità in particolare ha permesso la comprensione immediata agli interlocutori economici e politici di paesi anche molto diversi. L’accordo sul capitale del 1988 si basa sull’obbiettivo di rafforzare il patrimonio del sistema bancario internazionale.Alla fine dell’implementazione dell’accordo, risultò constatabile un aumento generalizzato delle dotazioni di capitale delle banche internazionali=> maggiore stabilità/solidità del sistema finanziario. Le Queste semplici regole però consentivano forme di arbitraggio regolamentare; per esempio un esposizione di 1000 ponderata al 100% dava luogo ad un capitale minimo pari a 80, indipendentemente dal fatto che fosse una piccola impresa manifatturiera o una grande impresa di servizi e senza considerare la loro posizione

13 Influenza esercitata da un gruppo di pressione, che incoraggia una persona a cambiare le sue attitudini, I suoi valori, o il suo comportamento,per conformarsi ad un gruppo di norme/regole. 14 “tattica di persuasione” usata da un’autorità per influenzare e fare “pressione” sulle banche al fine di ottenere un effettivo comportamento socialmente responsabile, senza utilizzare la forza delle leggi e dei regolamenti.

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debitoria. Tale meccanismo risulta ovviamente errato; se infatti un finanziamento erogato a un cliente dotato di elevato livello di affidabilità “consuma” la stessa quantità di capitale di controparti più rischiose, la banca(per applicare tassi più elevati) sarà portata a intraprendere operazioni rischiose; per le stesse ragioni una banca potrebbe essere portata a privarsi dei prestiti di qualità migliore, conservando in bilancio solo i crediti meno appetibili.

Sempre in merito a basilea si ottenevano risultati simili per la mancata diversificazione del portafoglio; non si considerava che un prestito di importo pari a 1000 € comporta rischio > di 1000 prestiti da 1 € (salvo parti perfettamente correlate. Ovviamente questo comporta il favoreggiamento della concentrazione del rischio.Basilea inoltre non riconosceva molti strumenti di mitigazione del rischio(come i credit derivatives), nonostante siano utilizzati in modo ben più che abituale. Ovviamente è necessario non riporre fiducia incondizionata in questi strumenti, poiché non è sempre possibile coprire in modo completo qualsiasi posizione creditizia con essi, questo soprattutto a causa delle loro numerose componenti di rischio non sempre facili da stimare.Infine il primo accordo, non teneva conto della vita residua delle esposizioni(maturity). Tale esposizione influisce sul valore atteso a causa:

1. Del costo del denaro2. Del fatto che un termine temporale più lungo lascia spazio a mutamenti anche molto

consistenti di salute economico-finanziaria dello scenario macroeconomico.

7.2.4. Emendamento del 1996Ulteriore aspetto critico dell’accordo era che esso considerava il rischio di credito come una forma di rischio sopportata dalla banca, ignorando il sempre più preponderante rischio di mercato. Per far fronte al rischio di mercato era infatti necessario estendere i requisiti di capitale anche all’attività di negoziazione e tesoreria del portafoglio non immobilizzato. Nel 1996 basilea 1 venne quindi emendato per riconoscere il richio di mercato e per imporre requisiti patrimoniali relativamente alle posizioni in:

1. Equità2. Debito3. E valuta

In forza di questa modificasi rese necessaria una dotazione di capitale maggiore per rispettare la soglia dell’8%

PV≥8%

∑(Ai x RWi) + 12,5(PVRM)Dove: PVRM= PV richiesto a copertua dei rischi di mercato∑(Ai x RWi)= totale ponderato delle attività esposte al rischio di credito.

Per misurare il PV richiesto si usò il VaR(Value at Risk). Per calcolarlo era necessario considerare la perdita che ci si aspetta di subire nel peggiore dei casi possibili.Il valore del portafoglio di una banca(W) può scendere di un ammontare superiore al VaR solo in uno scenario residuale, in cui viene assegnata una probabilità di 1-c(c= livello di confidenza).Algebricamente.

Prob(W0 – VaR) ≤ 1-c

Per ciò che riguarda il trading book15 il livello di confidenza viene fissato dal comitato al 99%.

15 portafoglio destinato all’attività di negoziazione

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In tempi di crisi le perdite possono essere più consistenti di quelle attese, per ciò il capitale di cui è dotata una baca deve far fronte non solo alla perdita attesa, ma deve compensare anche le perdite inattese implicite in un certo portafoglio.Per evitare di costringere la banca a detenere capitali di irragionevole entità, si scelse di limitare la copertura al 99% dei casi; che significa accantonare un capitale:

1. inferiore al valore dell’intero portafoglio.2. maggiore di quello minimo per far fronte alle perdite attese.

Il calcolo del VaR è assai delicato. Un VaR troppo legato a criteri oggettivi comporta stime irrealistiche e un VaR troppo discrezionale comporta il rischio di minimizzarlo per sopportare meno costi di capitale. Con l’emendamento del 96 si trova un compromesso tra le due visioni, con la meta-regulation.Si dà discrezionalità alla banca di computare autonomamente l’entità del rischio di mercato, a patto che la discrezionalità rientri all’interno di modelli economici validati preventivamente dall’autorità di vigilanza. L’authority si riserva la possibilità di incrementare discrezionalmente i requisiti di capitale generati dai modelli.

7.3 Basilea 2L’accordo è diviso in 3 sezioni:

1. La prima sezione del nuovo accordo sul capitale, introduce:a. obbiettivi che i banchieri centrali del G-10 all’avvio del processo di revisione di Basilea 1,b. i passi che sono stati necessari per raggiungere il nuovo accordo c. e le novità principali.

2. La seconda sezione illustra le principali caratteristiche in materia di I, II e III pilastro. Molta attenzione viene data specialmente al I pilastro per il calcolo dei rating interni.

3. Nella parte finale si trovano le principali forme di mitigazione del rischio di credito per il calolo del capitale regolamentare.

7.3.1 Le origini.Gli obbiettivi del nuovo accordo erano di:

1. rendere più flessibile la normativa e favorire un suo rapido adattamento alle nuove esigenze che l’innovazione tecnologica e la pratica gestionale comportano.

2. Risolvere le problematiche del primo accordo; questo sotto due aspetti:a. Rendere più sofisticata la normativa per impedire che classificazioni regolamentari

eccessivamente semplificate favorissero fenomeni elusivi(come con le cartolarizzazioni per spostare fuori bilancio gli asset meno rischiosi)

b. Accrescere la consapevolezza nelle banche dei rischi intrapresi senza influenzare(almeno in aggregato) la quantità di capitale da esse detenuta.

Per poter raggiungere certi obbiettivi è stato necessario un lungo e complesso processo di negoziazione.I. Il primo passo fu la pubblicazione(giugno 1999) da parte del BCBS del CP116, contenente le linee

base del processo di revisione. II. Pubblicazione del CP2 nel 2001.

III. Pubblicazione el Cp3 nel 2003 ma con stesura definitiva nel 2004.

In questo contesto si è reso necessario il dialogo tra gli operatori, per: recepire suggerimenti critici sulle linee portanti del documento. per migliorare gli aspetti tecnici dello stesso.

16 Consultation paper= documento di consultazione.

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per avviare i programmi di lavoro con le banche al fine di rendere più facile l’applicazione delle nuove metodologie.

Per capire quali conseguenze avrebbe potuto produrre il ricorso a opzioni regolamentari differenti.In merito a quest’ultimo punto furono effettuate delle simulazioni, il cosiddetto QIS(Quantitative Impact Study).Il QIS 3 ha avuto una forte influenza sulla negoziazione; di fatti alcuni paesi aderenti(in particolare Italia e Germania), in seguito al QIS 3, hanno richiesto e ottenuto consistenti modifiche dell’accordo nel CP3.Nel 2005 abbiamo il QIS 517, documento più attendibile per comprendere gli effetti del nuovo accordo sull’industria bancaria e sulle imprese.Anche dopo l’approvazione del documento è proseguita l’attività di analisi delle autorità di vigilanza in sede internazionale per apportare eventuali modifiche della calibrazione complessiva del capitale. Nel 2005 infatti sono stati pubblicati due documenti che hanno modificato l’accordo.

I. Uno contenente nuove norme in materia di portafoglio di negoziazione e di trattamento degli effetti di double default18.

II. L’altro riguardante le modalità con cui le banche che utilizzeranno i metodi basati sui rating interni, dovranno considerare le condizioni del ciclo economico nella determinazione del tasso di perdita (down turn LGD).

Per raggiungere l’accordo di Basilea sono state piegate a logiche politiche alcune caratteristiche fondanti dei modelli economici di misurazione del rischio.Basilea 2 è stato rapidamente trasposto in Hard Law(nel 2005 da parte del parlamento europeo che ha approvato la Capital Requirements Directive[CRD]), che dà certezza ed efficacia giuridica nell’UE alle sue regole. Le regole di Basilea 2 sono entrate in vigore dal Gennaio 2007 con applicazione opzionale nel primo anno; nonostante ciò il processo di implementazione sta avvenendo gradatamente, questo perché:

I. Le grandi banche sono partite solo nel 2008 con l’approccio F-IRB spostandosi progressivamente verso l’A-IRB.

II. Le piccole banche neanche hanno previsto un percorso di implementazione.III. In ambito europeo le autorità di vigilanza hanno prassi e approcci regolamentari diversi; per questo

è stato istituito il CEBS19. Esso ha pubblicato diversi documenti utili ad indirizzare il processo di implementazione della CRD nei paesi membri, come:

a. Linee guida sulle modalità di convalida dei sistemi IRB e AMAb. Linee guida sulla cooperazione tra Autoritàc. Linee guida per l’adozione di un approccio comune per il riconoscimento delle

ECAI(External Credit Assesment Institutions).Con l’Hard law si è manifestato un problema di rilevo: l’hard law comporta maggiore difficoltà e lentezza nell’adattarsi alle innovazioni che il contesto economico richiede continuamente al legislatore. Il continuo aggiornamento regolamentare potrà essere svolto anche in sede normativa secondaria da parte delle singole autorità di vigilanza.

7.3.2. Caratteri Generali.Il nuovo accordo è destinato ad applicarsi su base consolidata, alle banche attive a livello internazionale; ciò per consentire di evidenziare il complesso dei rischi presenti nel gruppo. Tale accordo si fonda su 3 pilastri.

7.3.2.1 Primo Pilastro.

17 Il QIS 4 ha avuto rilevanza marginale, poiché esaminava gli effetti solo su alcuni paesi aderenti.18 Circostanza legata all’attività bancaria, in cui sia l’obbligato che il garante sono inadempienti alla loro obbligazione.19 Committee of European Banking supervisors.

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Il I pilastro riguarda i criteri di calcolo dei requisiti minimi di patrimonializzazione. Punta a riformare e integrare la regola standard dell’8%. Basilea 2 introduce anche il rischio operativo, una categoria di rischio piuttosto ampia che ha l’obbiettivo di coprire l’alea relativa all’organizzazione e gestione della banca. Per ciò che riguarda il rischio di credito, il nuovo accordo rende i coefficienti di ponderazione più sensibili ai rischi effettivamente sopportati dalla banca. Viene amplificato il ruolo delle garanzie reali e personali ricevute dalla banca. Il nuovo accordo consente di determinare l’assorbimento patrimoniale del rischio d credito, di mercato e operativo per mezzo di modelli interni e non solo con coefficienti stabiliti dal regolatore.

Per il rischio di credito gli intermediari possono usare 3 approcci di calcolo:1. Metodo standard: il più semplice e si basa su quanto veniva richiesto da basilea 1, con l’aggiunta

che le esposizioni creditizie vengono differenziate anche sulla base del merito di credito attribuito dalle agenzie specializzate.( Fitch, standard & poors, Moodys sono le principali).

2. Approccio F-IRB(Foundation International Rating Based): si basa sulla capacità della banca di calcolare da sola il capitale regolamentare sulla base di un rating interno della probabilità di default(PD) della contro parte.

3. Approccio A-IRB(Avanced Internal Rating Based): consente alla banca di usare modelli interni per valutare:

a. La PD della contro parte.b. La perdita in caso di insolvenza(LGD)c. L’esposizione al momento del default(EAD)d. La maturity(M)

Riguardo al rischio di mercato non si prevedono cambiamenti alla disciplina emendata nel 96.

In merito al rischio operativo, anche qui sono utilizzati tre approcci per il calcolo:1. Indicatore base(Basic Indicator Approach[BIA]):2. L’approccio standardizzato(Standardized Approach[STA])3. Approccio avanzato(Advanced Measurement Approach[AMA])

Le modalità di calcolo del PV e la soglia dell’8% sono pressoché invariate. Le differenze constano al denominatore del coefficiente, dove i pesi per i rischi sono calcolati con modalità più complesse e dove compare un fattore additivo legato al calcolo del rischio operativo.

PV*≥8%*

∑(Ai x RWi) + [P(rm)+P(ro)] x 12.5Dove:*= invariato(Ai x RWi)= attività ponderate per il rischio di creditoP(rm)= somma dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di mercatoP(ro)= somma dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo12,5= fattore moltiplicativo che funge da legame numerico tra il calcolo del requisito patrimoniale per il rischio di credito e i requisiti patrimoniali per il rischio operativo e il rischio di mercato determinati, invece, in modo diretto.

7.3.2.2. Secondo Pilastro.

Il secondo pilatro mira a:

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1. Sollecitare le banche a compiere alisi approfondite sulle tipologie di rischi cui sono esposte.2. Dotare le singole autorità di vigilanza dei poteri necessari a rendere effettivi i requisiti(algebrici)

imposti dal primo pilastro.Il secondo pilastro instaura un rapporto di collaborazione in cui il regolato si incarica di dimostrare al regolatore la validità delle proprie misurazioni e analisi di rischio. Queste valutazioni vengono poi analizzate dal regolatore che potrà richiedere modifiche e incrementi della dotazione patrimoniale. Inoltre il regolatore deve svolgere una funzione di stimolo nei confronti delle banche per incoraggiarle nell’elaborazione e utilizzo di tecniche di misurazione e gestione del rischio più sofisticate.

Ergo le autorità di vigilanza devono valutare la conformità dei sistemi di risk management della banca alle previsioni del primo pilastro(come le norme sulla trasparenza, integrità, etc.)

Le banche devono tenere conto dei rischi che non sono contemplati(come il rischio di tasso di interesse sul banking book, etc.) o rilevati adeguatamente dalla normativa di primo pilastro( come il calcolo del capitale con gli approcci IRB(legati a valori standard che possono variare)).

I sistemi di risk management devono essere in grado di resistere agli stress-test, che simulano i cambiamenti di requisiti patrimoniali in caso di variazioni rilevanti dello scenario macroeconomico.

All’attività collaborativa tra regolato e regolatore, si ispira anche la procedura di controllo prudenziale, basata su 4 principi fondamentali:

1. Le banche devono disporre di un procedimento per determinare l’adeguatezza patrimoniale complessiva; le banche devono possedere:

a. una procedura idonea a valutare la propria adeguatezza patrimoniale in relazione al profilo di rischio complessivo .

b. e una strategia per il mantenimento dei livelli patrimoniali.2. L’autorità di vigilanza riesamina e valuta il procedimento interno delle banche; le autorità devono

quindi revisionare e valutare periodicamente la procedura interna di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale delle banche, le connesse strategie e l’abilità di assicurare il rispetto dei requisiti patrimoniali di ciascuna banca, intraprendendo azioni prudenziali quando questi requisiti non siano soddisfatti. La revisione avviene attraverso ispezioni, controlli cartolari, etc.

3. Le banche dovrebbero operare con un livello di capitale superiore a quello minimo; i requsiti previsti sono solo un livello minimo le banche non possono limitarsi a rispettare tale soglia se prevedono cambiamenti della tipologia e del volume delle attività, onerosità o difficoltà di raccolta di capitale aggiuntivo. Inoltre gli stress test forniscono alle autorità di vigilanza un parametro di riferimento della capacità del capitale in eccesso di far fronte a situazioni di shock di mercato.

4. L’autorità di vigilanza deve esigere misure correttive se la dotazione patrimoniale è inadeguata; le autorità possono esigere l’adozione di pronte misure correttive se la dotazione non viene mantenuta o ripristinata. Alcune misure secondo il BCBS sono:

a. Intensificazione della vigilanza sulla bancab. Restrizioni al pagamento dei dividendic. Richiesta alla banca di un paiano di rientro d. Esigere l’immediato apporto di risorse a titolo di capitale.

Il dialogo tra i due soggetti permette di garantire provvedimenti tempestivi ed efficaci. Le autorità possono usare le best practices di alcuni operatori per indirizzare informalmente quelle banche che adottino comportamenti a rischio.Notiamo infine l’ampio grado di discrezionalità nella valutazione dell’adeguatezza patrimoniale da parte delle autorità; e’ importante sotto questo aspetto che vi sia un applicazione coerente delle prassi di vigilanza in tutti i paesi, per :

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1. Ridurre i l peso degli oneri regolamentari per i soggetti bancari che operano a livello internazionale2. Scongiurare il verificarsi di fenomeni di race to the bottom(corsa al ribasso).

7.3.2.3 Terzo Pilastro.Lo scopo del terzo pilastro è di completare il sistema di vigilanza prudenziale sulle banche, affiancando alla normativa di I e II pilastro, un adeguato livello di market discipline; ciò si ottiene introducendo stringenti requisiti di trasparenza informativa che obbligano le banche a pubblicare informazioni quantitative e qualitative che illustrino:

i rischi intrapresi. il patrimonio di vigilanza. e il processo di gestione del rischio correntemente utilizzato.

Difatti spesso gli investitori sono asimmetricamente informati rispetto agli insiders e finiscono per non richiedere un premio adeguato all’effettivo rischio sopportato. Imporre l’informazione significa quindi apportare benefici alla gestione del rischio e quindi migliorare la stabilità sistemica.Secondo Basilea 2 le informazioni da comunicare sono quelle che, in caso di loro omissione, comporterebbero differenti decisioni e/o giudizi da parte degli operatori(si potrebbero definire rilevanti le informazioni cosiddette “price sensitive”)..E’ comunque importante non produrre flussi informativi eccessivi, che sommergano il mercato di informazioni poco rilevanti o comprensibili. Indispensabili comunque rimangono le informazioni relative a:

1. patrimonio posseduto.2. processo e metodologie di valutazione dei rischi sopportati.3. esposizione , quantitativa e qualitativa, rispetto alle diverse tipologie di rischio.

Per quanto riguarda la periodicità delle informazioni, questa dipende da: tipologia di informazione dimensione e operatività dell’intermediario.

Le autorità di vigilanza effettuano verifiche in merito, adottando provvedimenti ove necessari.

Le metodologie che il nuovo accordo richiede di rendere pubbliche riguardano:1. modalità di calcolo dei requisiti di adeguatezza patrimoniale.2. e soprattutto le tecniche utilizzate nella valutazione dei rischi.

Viene quindi raccomandata una forte dose di trasparenza informativa per ciò che riguarda:1. il riconoscimento prudenziale delle metodologie interne utilizzate per il calcolo del rischio di

credito2. le tecniche di mitigazione del rischio 3. e le cartolarizzazioni di attività.

Vi è poi la necessità di allineare le modalità di comunicazione dell’informativa prevista dal terzo pilastro con gli standard contabili dei singoli paesi; ciò è risolvibile con attraverso un dialogo continuo tra BCBS e le acconting authorities, anche se per ora IFRS e Basilea 2 convergono per le info richieste.

7.3.3. Rischio di creditoIntroduzione sciapa :P

7.3.3.1 Approccio standardizzatoOpera una discriminazione tra prenditori di credito di diversa qualità, a seconda di un giudizio assegnato al grado di affidabilità del debitore. Con l’approccio standardizzato il il grado di affidabilità è assegnato da agenzie specializzate o da altri soggetti identificati dalle Autorità di vigilanza; tale grado è definito

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rating(alias voto) esterno. Tali soggetti dovranno assicurare il rispetto di alcuni requisiti, in particolare la trasparenza e l’omogeneità dei criteri adottati. In caso di giudizi differenti tra loro, le banche dovranno attenersi a criteri di prudenza e coerenza per evitare comportamenti opportunistici.

Rating migliori= pesi più bassi nel calcolo delle attività ponderate per il rischio APR. I pesi variano anche in relazione ale diverse tipologie di controparte distinte in 13 categorie: Stati sovrani, banche, imprese e compagnie di assicurazione, settore retail, settore mutui ipotecari, etc.Ad ogni modo ad ogni esposizione creditizia corrisponde un requisito minimo patrimoniale che dipende da due variabili:

1. categoria di esposizione; da un’unica percentuale del 100% si è passati a 5 classi di ponderazioni dal 20 al 150%. Le esposizioni prive di rating hanno un valore pari al 100%, come previsto da basilea 1, salvo che l’autorità di vigilanza ritenga di dover incrementare questo fattore a ragione di un tasso effettivo medio di insolvenza particolarmente elevato nel proprio paese. (nella categoria no rating è presente la maggioranza dei finanziamenti emessi dalle banche).

2. rating assegnato

Le attività non garantite che siano in mora da più di 90 giorni, per le quali la banca non ha fatto accantonamenti oltre certe soglie vengono inseriti nella classe di ponderazione del 150%; fino al 31 dic 2011 sarà possibile estendere tale termine a 180 da parte delle autorità di vigilanza.I crediti retail ricevono una ponderazione inferiore a quella prevista v/imprese senza rating; ciò a causa della difficoltà di reperire un rating esterno per crediti di piccole dimensioni e dell’alto livello di diversificazione dei crediti stessi che giustifica un tasso di ponderazione del 25% a patto che vigano alcuni requisiti:

1. Criterio della destinazione: le esposizioni sono aperte nei confronti di persone fisiche o imprese di piccole dimensioni.

2. Criterio della tipologia: le esposizioni si configurano come linee di credito di tipo rotativo20 ,prestiti personali, crediti al consumo, etc.

3. Criterio del frazionamento: l’esposizione aggregata verso una controparte non è superiore allo 0.2% del portafoglio retail comprensivo.

4. Criterio dell’esposizione massima consentita: esposizione risulta inferiore a un milione di € in valore assoluto.

I mutui ipotecari ricevono una ponderazione del 35%(ridotta dal 50%). Le autorità possono agevolare anche mutui non residenziali a patto che sia dimostrata la limitata rischiosità.

Per i prestiti alle banche esistono 2 modalità di trattamento:1. Fare riferimento al rating dell’istituto bancario cui viene erogato il finanziamento, ma con pesi

differenziali.2. Fare riferimento al rating del paese dove l’istituto ha sede legale(coefficiente usato è quello

immediatamente meno favorevole a quello dei crediti v/stato) Spetta alle aut. di vig. nazionali di scegliere tra le due opzioni.

Infine, la presenza di risk mitigators(garanzie, etc.) riduce il rischio di credito e i coefficienti di ponderazione.

20linea di credito nella quale il fido si ricostituisce (per la sola linea capitale) man mano che si effettuano i rimborsi; in questo modo l’utilizzatore ha la disponibilità permanente di una somma con cui può effettuare ulteriori spese.

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7.3.3.2. Approccio IRBUno degli elementi più importanti dell’accordo consiste nella possibilità delle banche di ricorrere a rating interni(IRB, o internal rating based) per valutare l’affidabilità di una controparte. Tale sistema si caratterizza per il fatto che gli input necessari al calcolo del rischio non sono dettati dalla normativa, ma frutto di analisi e stime interne alla banca. Il presupposto è che nessuno conosca meglio la qualità effettiva di un’attività iscritta nel bilancio di una banca, meglio della banca stessa. Le banche dovranno dimostrare poi alle autorità di vigilanza di essere in grado di sviluppare internamente queste funzioni evitando atteggiamenti opportunistici.Le categorie di esposizione v/ le imprese vengono ulteriormente differenziate rispetto all’approccio standard. Esse si distinguono in:

1. Crediti v/grandi imprese(corporate, fatturato > 50 MIL. €)2. Crediti v/PMI(SME corporate, fatturato = 50MIL. € ≥ fatt ≥ 5 MIL. € e/o esposizione > a 1 MIL. €)3. Crediti al dettaglio(SME retail, fatturato < 5 MIL. € e esposizione ≤ 1 MIL. € v/persone fisiche o

imprese)Le ponderazioni non vengono suddivise in classi, ma si ottengono da una funzione continua, la cui pendenza è decrescente a seconda che si tratti di Corporate, SME corporate o SME retail. Le banche possono adottare due approcci di crescente complessità:

1. F-IRB o metodo base(Foundation)2. A-IRB o metodo avanzato

Entrambi possono essere adottati solo se la banca:I. E’ in grado di avere un sistema in grado di differenziare clienti e prodotti in gruppi con rischio

analogo.II. E’ in grado di distribuire in modo omogeneo le esposizioni creditizie tra le varie classi di rischio.

III. E’ in grado di assegnare il rating precedentemente all’erogazione del prestito e di rivedere periodicamente tale valutazione.

IV. Possiede capacità gestionali e organizzative che garantiscano un adeguato livello di governo dei rischi; tali capacità possono essere testate in modo graduale secondo due step.

o Momento antecedente la richiesta di autorizzazione: è necessario dimostrare la capacità di utilizzare un sistema di rating in linea con i requisiti normativi(experience requirement)

o Momento della richiesta dell’autorizzazione: la banca deve dimostrare di utilizzare un metodo IRB in linea con i requisiti richiesti(Use Test)

V. Il sistema dei rating é elemento essenziale per la concessione dei crediti e per l’allocazione del capitale interno alla banca.

VI. La documentazione relativa ai modelli fornisce dettagliate su:o Datio Metodologie di stima dei fattori di rischioo Modalità di contrasto delle eventuali debolezze del modello.

VII. Possiede sistemi e procedure di controllo per monitorare costantemente li affidamenti utilizzati e inutilizzati e l’evoluzione della situazione economico-reddituale dei soggetti.

VIII. Ha un adeguato sistema di reporting v/tutti i livelli, affinché anche ogni gestore possa contribuire al processo di analisi e monitoraggio del rischio fornendo indicazioni sul proprio portafoglio.

Per la gestione dei database è importante la predisposizione e il corretto utilizzo di strumenti informativi adeguati; cioè che siano capaci di rilevare e conservare serie storiche sufficienentemente estese, relative non solo agli output, ma anche ai risultati intermedi e ai dati di input del modello.

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I dati di input devono essere archiviati secondo procedure affidabili e atte a rilevare tutte le informazioni rilevanti e utili al calcolo del rating per raggiungere risultati esenti da distorsioni. Inoltre dev’essere possibile reperire le informazioni di base e ripetere i calcoli effettuati, in un secondo momento.Archivi e procedure devono essere facilmente furibili, per favorire il sistema di rating.

Almeno una volta l’anno le banche sottoposte ad IRB, devono effettuare la revisione dei propri modelli interni validati dall’autorità di vigilanza. Tale processo si realizza su base quali-quantitativa ed ha l’obbiettivo di:

Analizzare le performance dei modelli e le loro proprietà dinamiche(back testing) Verificare la qualità dei dati utilizzati Verificare l’effettivo utilizzo del sistema di rating nei diversi ambiti della gestione e performance

derivante. Valutare il processo di sviluppo del modello.

7.3.3.3. I fattori di rischio.

Esistono quattro principali componenti di rischio di un’esposizione basata sul banking book.1. PD(probabilità of default)2. LGD(Loss given default)3. EAD(exposure at default)4. M(Maturity)Nell’ F-IRB solo il PD è stimato dalla banca, nell’A-IRB la banca determina autonomamente tutti i parametri.

Determinare le componenti di rischio permette una valutazione sintetica del rischio connesso a un singolo credito per ottenere una stima della perdita attesa, strumentale alla determinazione della perdita inattesa e, a sua volta, del capitale regolamentare. La perdita inattesa è l’oscillazione della perdita attesa intorno alla media.Il BCBS ha stabilito ce il requisito patrimoniale sia volto alla copertura della perdita inattesa, a aptto che siano presenti riserve sufficienti a coprire la perdia attesa. Se le perdite attese risultano superiori alle riserve: la differenza viene dedotta dal PV (50% dal Patr. Di base e 50% dal patr. Supplementare).Se le perdite attese sono inferiori alle riserve: l’eccesso può venire conteggiato nel patrimonio supplementare fino allo 0,6% delle APR(tasso annuo – Annual Percentage Rate).

1. Probabilità di Default(PD): fattore di rischio derivante dal pericolo che il debitore risulti incapace di onorare la propria obbligazione al momento della scadenza. Negli approcci IRB le banche attribuiscono al debitore il grado interno di merito creditizio21 (no agenzie di rating).La PD rappresenta l media di lungo periodo della probabilità di insolvenza a un anno; essa è determinata sulla base di dati di almeno cinque anni. La PD è associata alla categoria di rischio del prenditore e soggetta ad un limite minimo dello 0,03%(salvo paesi sovrani, per i quali non sussiste questo limite).La PD deve quindi basarsi sull’esperienza storica, previsiva(forward looking) e prudenziale(conservative).E’ necessario poi un approccio conservativo per evitare rating eccessivamente influenzati(eccessivamente pessimistici o ottimistici) a seconda del ciclo economico.

21 Valutazione effettuata sulla base delle informazioni quantitative e qualitative, della capacità di un soggetto affidato o da affidare di onorare le obbligazioni contrattuali.

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Il BCBS fissa una serie di regole qualitative per la stima della PD, ma non stabilisce un unico criterio per determinarla. Esso tratta di:

1. Ricorso all’esperienza interna di inadempienza2. Mapping di dati esterni, come quelli forniti dalle agenzie specializzate.3. Modelli statistici.

Da notare non sono accettate applicazioni meccaniche di un sistema senza che sia ne dimostrato l’utilizzo e la validità. Nel caso di modelli elaborati da vendors esterni, la banca deve comune dimostrare di poterlo implementare adeguatamente all’interno della struttura.L’obbiettivo è ottenere un indicatore che differenzi le imprese normali da quelle in crisi e che permetta di ottenere una graduazione del livello di rischio per ogni impresa.Essendo il concetto di insolvenza soggetto a diverse concezioni, il BCBS ha previsto una definizione precisa di insolvenza, cui il fare riferimento per:

la stima della PD e per la raccolta interna di dati relativi alle insolvenze.

La definizione adottata dal BCBS, stabilisce che una posizione venga classificata a default se ricorre almeno una fra queste due condizioni:

1. condizione di tipo soggettivo: la banca ritiene improbabile che il debitore adempia del tutto alle sue obbligazioni(in questa categoria rientrano eventi come il passaggio a perdita, la creazione di accantonamenti specifici, etc.)

2. condizione di tipo oggettivo: la controparte è in ritardo di più di 90 giorni su almeno una delle obbligazioni(past due).

Rimane compito delle autorità nazionali l’emanazione di linee guida per stabilire come tali criteri debbano essere applicati e monitorati.

2. Loss given Default(LGD): fattore di rischio consistente nell’incertezza circa la quantità di capitale che potrà essere recuperata in sede di contenzioso nei confronti dei debitori insolventi. Algebricamente LGD= (1 – tasso di recupero del credito).La LGD si lega principalmente alla forma tecnica del contratto di finanziamento, al fine di comprendere se il prestito erogato abbia una priorità di rimborso rispetto agli altri debiti dell’impresa.

L’approccio F-IRB fa riferimento ad alcuni parametri prefissati dal BCBS, sulla base dei termini previsit dal contratto.LGD= 45% per prestiti generici non garantiti.LGD=75% per prestiti subordinati, salvo garanzie.

L’approccio A-IRB lascia alla banca l’autonomia per determinare la LGD da applicare. La valutazione potrà essere condotta su analisi interne che dimostrino il differente livello di rischiosità delle diverse forme tecniche e garanzie; si fa riferimento in particolare all’esperienza storica della banca.Le analisi devono essere eseguite prima di tutto, verificando la qualità e la profondità delle serie storiche; successivamente va considerata la presenza di possibili fasi recessive del ciclo economico che potrebbero influire sull’ammontare del recupero. Fatto ciò è necessario correggere verso il basso le somme recuperate in passato dopo il default per tenere conto dei costi legali, amministrativi e relativi al valore del tempo . Le stime devono rappresentare una visione conservativa di lungo periodo(per mantenere un carattere prudenziale).

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Per garantire procedure di stima oggettive è necessario che il personale incaricato non svolga alcuna funzione operativa e che tutti gli aspetti rilevanti siano vagliati dal consiglio di amministrazione e dall’alta direzione.

La stima della LGD a seconda che si computino o meno i past due tecnici; cioè quei crediti che, pur avendo superato il confine di default, sono naturalmente in bonis. Ve non si considerino i cure rates, la stima della LGD risulta più elevata, mentre diminuisce il valore di PD.Queste alterazioni non producono effetti sulla stima della Expected Loss(perdita attesa), ma li producono sulla Unexpected Loss(perdita inattesa). Questo ha una conseguenza:

1. Se le autorità di vigilanza richiedono di non includere i past due tra i default, le banche hanno meno convenienza a utilizzare l’approccio avanzato.

2. Se questa opzione viene consentita banche poco virtuose con cure rates elevati possono trarre indebito vantaggio dagli approcci avanzati.

Cure rate= ∑ N. default rientrati in bonis al netto delle sofferenze∑ N. default

Exposure at default(EAD): stima dell’importo massimo che una banca può perdere in caso di insolvenza della controparte. Nella maggior parte dei casi l’EAD coincide con il valore nominale del prestito. A volte però tali valori possono differire. Dato un certo ammontare accordato, il cliente sarà portato a fare utilizzo crescente del finanziamento in ragione del ciclo economico e di eventuali difficoltà finanziarie riscontrate nella gestione. Così il rapporto tra utilizzato e concesso raggiunge al momento dell’insolvenza valori più elevati di quelli fisiologici.

Se la banca utilizza l’approccio standard dovrà calcolare il requisito patrimoniale prendendo a riferimento: le esposizioni correntemente utilizzate dal cliente; per quanto riguarda quelle di cassa la banca

deve utilizzare l’intero valore contabile delle esposizioni. Le esposizioni per firma(o fuori bilancio) vanno pesate con un fattore di conversione creditizia(CCF) ≤ 1.

CCF= Parte non utilizzata della linea di credito che si stima possa essere utilizzata in caso di defaultParte attualmente non utilizzata della linea di credito

Le banche sono tenute a ponderazioni al 100% se il credito di firma è un diretto sostituto del credito(es: fideiussione di una banca per ottenere credito da un’altra)

i margini disponibili su linee di credito non prontamente revocabili(dette anche esposizioni a utilizzo incerto). Ponderati al 75% del loro valore nominale.Per le linee di credito prontamente revocabili non è richiesto accantonamento se la banca dimostri:

o di monitorare attivamente il soggetto finanziatoo di essere in grado di bloccare l’accesso ai margini laddove il merito creditizio del cliente sia

deteriorato significativamente.

Se la banca utilizza l’approccio A-IRB è libera di stimare in modo autonomo i fattori di conversione dei margini disponibili(salvo fattori che nel metodo di base sono al 100%).I CCF devono essere espressi in percentuale del margine non utilizzato(mai inferiore allo 0%).Le banche sono tenute ad utilizzare stime dei CCF adatte a una fase recessiva se queste sono più prudenti della media di lungo periodo. Infine e’ necessario che la banca:

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faccia uso di modelli trasparenti e coerenti con le best practice internazionale basi le proprie analisi su serie storiche ampie, plausibili, significative e aggiornate almeno una volta

l’anno. Le stime dei CCF devono comprendere un fattore cautela commisurato al presumibile margine di

errore e all’eventuale correlazione positiva tra PD e CCF.

Maturity(M): la maturity si riferisce all’orizzonte temporale di un prestito; esiste una correlazione positiva tra grado di rischio di un affidamento e la sua vita residua, infatti più l’orizzonte temporale è elevato e maggiore è il rischio. Le regole in merito alla maturity sono:

1. L’approccio F-IRB prevede un valore standard ari a 2,5; rari sono i casi di stime interne di maturity.2. L’approccio A-IRB prevede un valore calcolato misurando la durata effettiva di ciascuna operazione.

Il BCBS dà molte prescrizioni in merito; questo perché vi è la possibilità che al cliente siano concesse delle opzioni esercitabili per tuta la durata del finanziamento(es: estinzione anticipata del mutuo). Ciò può alterare la durata attesa del rapporto contrattuale. E’ comunque possibile rifarsi al periodo standard di 2,5 anni se i crediti derivano da erogazioni a gruppi industriali domestici con fatturato < 500 milioni €.

La maturity può essere calcolata:1. Come media finanziaria(duration); ossia la media ponderata degli anni in cui il prestito verrà

ripagato. Il peso relativo a un anno è dato dal cash flow di quell’anno diviso per il valore atteso di tutti i cash flows futuri.

2. Come vita residua. Si guarda il termine temporale nel quale dovrà essere rimborsato il finanziamento e si registra l’intervallo tra quella data e la data odierna. La maturity così calcolata dev’essere compresa tra 1 e 5 anni. Durate inferiori a 1 anno sono consentite solo per operazioni particolari la cui definizione viene delegata alle autorità nazionali.

7.3.3.4. Come si arriva al rating di impresa.LGD e EAD producono un effetto direttamente proporzionale sulla determinazione dei requisiti di capitale(doppio valore di EAD corrisponde un PV duplicato, etc.)La maturity serve ad aggiustare verso l’alto il capitale sulla base di due parametri:

1. Vita residua del prestito; maggiore è il tempo e maggiore è il rischio di migrazione.2. Classe di rating in cui si trova attualmente; in quanto il rischio di downgrading è più elevato per i

crediti che godono di un giudizio positivo o molto positivo.Per il banking book(portafoglio crediti) il livello di confidenza viene fissato al 99,9%, cioè su un livello ancora più alto rispetto a quelo del trading book.E’ necessario specificare che non tutti i portafogli caratterizzati da valori simili dei 4 parametri hanno lo stesso livello di rischio, poiché il livello di correlazione può alterare tali considerazioni.In merito a ciò il BCBS opera le seguenti ipotesi:

1. Fissa un livello di correlazione elevato(24%) per i portafogli di crediti di grandi imprese(corporate) con alto merito creditizio, sulla base della constatazione che esse sono per lo più soggette a shock congiunturali di tipo macroeconomico.

2. 24-12% per le grandi imprese con merito creditizio più basso; questo perché il loro andamento deriva maggiormente da inadeguatezze nella gestione.

3. 20-8% per le SME(imprese con fatturato < a 50 MIL €); poiché meno dipendenti dal ciclo economico.

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4. 17-2% per le controparti retail(privati e piccolissime imprese) e scendono ancora in caso di prestiti erogati attraverso strumenti di credito al consumo.

5. 15% sui mutui prima casa.

Dati i 4 parametri di rischio, il livello di confidenza e la correlazione tra i prestiti, il modello matematico di basilea 2 permette di stimare il capitale necessario a coprire le perdite future. La valutazione del merito creditizio dell’impresa diventa elemento di partenza per definire il capitale regolamentare(figura 2 pag 278). In merito il BCBS non impone regole ma per anticipare l’evento d’insolvenza, la valutazione non può basarsi solo su considerazioni di carattere storico desumibili dall’analisi di bilancio. Ecco perché la pratica gestionale viene valorizzata da un’ampia serie di informazioni sintetizzate nel rating d’impresa.Possiamo individuare due aree di informazione:

1. Area qualitativa.2. Area quantitativa.

Entrambe entrano nel processo di calcolo del rating; vengono racclte in diverse fasi della procedura ed analizzate a blocchi. Sulla loro base individuiamo 2 aree di indabile

1. Analisi aziendale, formata da 3 componenti:a. Analisi economico finanziaria(score di bilancio); effettuata tramite riclassificazione delle

poste di bilancio e successiva elaborazione di indici aventi validità segnaletica.b. Analisi qualitativa(score qualitativo); effettuata con la raccolta dati sull’assetto proprietario

e familiare dell’imprenditore, sui fattori critici del posizionamento competitivo, etc.c. Analisi delle caratteristiche ambientali(score settoriale); che riguardano il rischio di

settore(contesto competitivo) e il rischio di business(posizionamento competitivo in un settore). Questa analisi aggiunge alle informazioni di bilancio la valutazione:

i. Dell’andamento previsto della domandaii. Dell’evoluzione attesa delal concorrenza

iii. Delle prospettive di settore e di mercato e dinamica delle esigenze dei clientiiv. Del livello di competizione e fattori di successov. Del posizionamento competitivo dell’impresa nel settore in cui opera

vi. Della rispondenza dell’offerta aziendale alle esigenze dei clientivii. Dei sistemi di controllo di gestione economica e finanziaria

viii. Degli indicatori di prestazione utilizzati e del livello di soddisfazione dei clienti.Tutte informazioni che integrano la mancanza di trasparenza esistente nelle fonti standard di bilancio.

2. Analisi comportamentale; può essere:a. Di tipo andamentale esterna(score andamentale di sistema): analisi della struttura

dell’indebitamento verso il sistema bancario oltre al volume e qualità delle linee di credito.b. Di tipo andamentale interna(score andamentale interno): analisi dell’andamento interno

del rapporto con la banca; sulla base:i. Della concessione,

ii. Del grado di utilizzo, iii. Della puntualità dei rientri, iv. Della coerenza tra linea utilizzata e necessità:

Questo tipo di analisi è importante, in quanto tra gli altri aspetti, vengono esaminati: l’andamento del rapporti, gli indicatori di grado di utilizzo di fido, le voci che fanno riferimento a rapporti critici e che possono attestare situazioni di anomali.

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Per tenere conto di tute le variabili e calcolare correttamente lo spread è necessaria una adeguata struttura informativa, fondamentale per la creazione di valore e mantenimento del vantaggio competitivo nei confronti dei competitors.In merito è necessario che:

1. I modelli siano adeguati al portafoglio della banca e coerenti con le sue metodologie interne.2. Le risorse umane interne alla banca siano adeguate per ottenere un corretto utilizzo/manutenzione

dei modelli.3. I modelli siano convalidati internamente e assicurino continuità di funzionamento anche in caso di

un’eventuale interruzione da parte di un fornitore esterno.Ovviamente i costi relativi sono ingenti.Inoltre risulta necessario che tutto il personale sia coinvolto in questa innovazione e reso consapevole, almeno a grandi linee, delle modalità di funzionamento del modello che quotidianamente utilizza.

7.3.3.5 Forme di mitigazione del rischio di credito(Risk Mitigators)Tra i risk mitigators troviamo:

Garanzie reali: le garanzie reali consistono in beni fungibili che la banca utilizza in caso di insolvenza per ridurre la perdita. Esse non influiscono sulla PD, ma sulla LGD del finanziamento.

a. Secondo l’approccio semplificato: costituice garanzia reale: contante, oro, titoli di debito e azionari qualificati(o quote di fondi che investono in essi) e alcuni certificati di investimento=> sostituzione del risk weight del debitore con quello dello strumento dato in garanzia.

b. Secondo l’approccio integrale: allarga il ventaglio delle possibili garanzie(includendo anche azioni quotate non qualificate) e impone che sulla parte di prestito coperta da garanzia rela enon si applichi alcun requisito patrimoniale(previo haircuts22), influendo quindi sulla EAD.

Il metodo F-IRB allarga le possibili garanzie includendo anche i commercial e residential real estate e i recevables.Nel metodo A-IR bob esiste una tassonomia delle garanzie ammissibili; viene però lasciato alle banche il compito di verificare la sussistenza dei requisiti ai fini della validazione delle stime interne di LGD.

Garanzie personali: Le garanzie personali derivano dall’impegno di un soggetto terzo a sostituire il debitore principale nel rimborso di un finanziamento a una banca*. Esse consentono di traslare il merito creditizio da un soggetto a un altro(per la parte garantita), influendo sulla PD. Tali garanzie devono essere:

a. Valide.b. Redatte in modo tale da essere vincolanti per tute le parti.c. Legalmente opponibili in ogni giurisdizione interessata.

Le banche devono: Effettuare tutti gli accertamenti e controlli necessari Verificare che questa condizione permanga per tutta la durata del finanziamento

* questa funzione è riconosciuta solo agli stati, agli altri enti pubblici assimilati, le banche e le società non bancarie con rating almeno pari a A-. L’entità delle garanzie viene comunque ridotta proporzionalmente a seconda di: Eventuale scadenza della garanzia antecedente alla scadenza del credito garantito(maturity

mismatch).

22 Aggiustamento al ribasso del valore della garanzia sulla base della sua volatilità.

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Se la garanzia è denominata in valuta diversa(currency mismatch).Alle garanzie personali vengono assimilati i derivati creditizi, cioè contratti con cui una parte vende a un’altra l’obbligazione a complensarla in caso di perdite relative a un credito verso terzo. Si può parlare di copertura assicurativa.Altra forma di mitigazione del rischio è la cartolarizzazione; ossia la cessione di crediti prosoluto a una nuova società (special purpose vehicle o SPV o società veicolo), che a sua volta si finanzia tramite l’emissione di tranches di obbligazioni dotate di diversa senority(grado di priorità nel rimborso). La banca in questo modo può spostare alcuni assets fuori bilancio per poi eventualmente reinvestire nelle obbligazioni create in sede di cartolarizzazione. Ma nel caso in cui la banca tramite l’acquisto di tranches junior mantenga di fatto su di sé tutto il rischio, essa è obbligata a mantenere i requisiti patrimoniali relativi all’intero portafoglio crediti dello SPV.

Altre forme di risk mitigators sono:1. I receivables: crediti commerciali ceduti in blocco alla banca da un’impresa. Se l’entità dei crediti è

molto numerosa e se la tipologia e il merito sono notevolmente dissimili è data la possibilità di trattamento in pool(simile al trattamento dei portafogli retail).

2. Il netting: possibilità di compensare al netto alcune transazioni bilaterali, a patto che le condizioni legali pattuite siano verificate e che il contratto non contenga clausole di walkaway( clausole che permettono a una controparte sana di effettuare solo pagamenti limitati a una società in stato di insolvenza.).

Ad ogni modo è necessario dire che i risk mitigators generano rischi residuali non trascurabili. Da un lato abbassano fino quasi ad azzerare il rischio di credito, ma dall’altro aumentano altri rischi, quali ad esempio il rischio legale.

7.4.1. ImpattoIntroduzione sciapa.

7.4.2. VantaggiGli elementi positivi di basilea 2 sono principalmente incentrati sul tentativo di superare la mancanza di un sufficiente livello di risk sensitivity dei rischi di capitale; questo attraverso:

1. Nuove regole per l’allocazione del capitale=> banche maggiormente interessate ad erogare maggiori finanziamenti alle imprese più meritevoli perché il costo del capitale regolamentare da detenere a fronte di tali operazioni sarà meno elevato.

2. Il riconoscimento di un’ampia gamma di risk mitigators.3. L’aumento della risk sensitività=> maggiore attenzione dell’industria bancaria all’attività di

monitoring(verifica del merito creditizio della controparte)=> politiche di prezzo più sensibili al rischio effettivamente sopportato=> vantaggio competitivo per le banche che sapranno sfruttare tali circostanze=> maggiore grado di stabilità complessiva dell’intero settore.

4. Possibilità di beneficiare di un costo regolamentare proporzionale al rischio sopportato=> maggiore trasparenza. Le imprese più piccole saranno chiamate ad uno sforzo non indifferente al fine di fornire alla banca le informazioni necessarie=> maggior investimenti sul proprio capitale umano per costruire dentro l’azienda le skills necessarie a relazionarsi con le banche per l’ottenimento delle linee di credito richieste.

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Basilea 2 ha cercato anche di fornire un ruolo esplicito alle autorità di vigilanza e di dotarle dei necessari strumenti correttivi per:

1. intervenire in caso di fenomeni di sottocapitalizzazione.2. valutare sistemi di rating interni diversi tra loro e spesso molto complessi.

Infine Basilea 2 ha cercato di rendere più trasparente la situazione patrimoniale della banca, così da consentire al mercato di compiere un’ulteriore forma di controllo e individuare più facilmente le istituzioni che si trovano in potenziale squilibrio finanziario

7.4.3. Limiti.E’ stata data forte importanza a metodologie come VaR e affini. Esse però non sono esenti da criticità superate da altre metodologie(come l’Extreme Value Theory).Il VaR in particolare risulta poco preciso quando i rendimenti sottostanti non siano normalmente distribuiti. Di conseguenza il VaR informa sul fatto che la perdita potrà essere superiore al VaR stesso nell’X% dei casi, ma non dice quali valori potrà assumere.Nel caso poi di previsione di fenomeni di crisi, prevedere che il rischio di mercato avrà un livello di confidenza pari all’1% significa non poter evitare in media 2,5 eventi per anno; un livello non particolarmente prudenziale.La previsione dell’orizzonte temporale oscilla tra 10 giorni e 1 anno, comportando risultati più imprecisi , incrementando la volatilità del VaR e imponendo continui e costosi aggiustamenti di capitale; tali effetti sarebbero evitabili o almeno riducibili, applicando un orizzonte temporale più ampio.Inoltre le metodologie VaR trattano il rischio come un processo completamente esogeno. La volatilità del mercato invece è spesso un fenomeno endogeno, data dalla stessa interazione degli attori presenti sul mercato.L’endogeneità comporta che:

1. in periodi di stabilità essa è bilanciata dalle preferenze/previsioni dei vari attori, che essendo diverse, in qualche modo si bilanciano.

2. In periodo di crisi la gran parte degli investitori si comporta in modo piuttosto simile(anche a causa della regolamentazione), ottenendo un rafforzamento della volatilità, che produce un problema di esternalità neanche considerato dall’accordo(quando invece dovrebbe essere uno dei suoi punti centrali).

Altro limite importante di Basilea 2 si trova nel fato che il valore degli assets(e relativi rating) varia con il ciclo economico; il capitale regolamentare tende ad essere più elevato in periodi di downswing e meno elevato in periodi di upswing. Ciò accentua le fluttuazioni presenti sui mercati e porvi rimedio non è semplice:

1. un ipotesi è quella di ribaltare la logica dei requisiti di capitale; con + capitale nei periodi di crescita e – capitale nei periodi di crisi. Tale ipotesi comporterebbe operatività con margini molto ridotti e quindi minore stabilità

2. altra ipotesi è di lasciare ai regulators la facoltà di contrastare questa tendenza; ma le scelte sarebbero inevitabilmente discrezionali e porterebbero a far configgere obbiettivi di micro stabilita e di macro stabilità.

Altra problematica è la maggiore complessità del nuovo accordo che comporta costi di implementazione particolarmente elevati per l’industria bancaria; specialmente epr ciò che concerne i costi di complicance e di risk management. Anche se c’è da notare che tali costi sono sopportati per la maggiore da quelli operatori che decidano di propender per l’utilizzo degli approcci avanzati, il cui costo è compensato dai notevoli risparmi di capitale regolamentare, resi possibili proprio da tali approcci.

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Un altro limite riguarda l’utilizzo dei rating esterni; essi, nel momento in cui risulteranno configgenti, potranno indurre a praticare forme di shopping regolamentare(scelgo l’azienda che mi dà il rating più favorevole).

Anche l’introduzione del rischio operativo è stata criticata poiché di per se il rischio non pone problemi di contagio e il ricorso al capitale regolamentare per fronteggiarlo è scarsamente utile; inoltre la definizione di “rischio operativo” data dall’accordo risulta piuttosto vaga .

Inoltre non tutte le autorità di vigilanza nazionali manterranno un atteggiamento prudente, poiché alcuni governi potrebbero fare pressione al fine di fornire un vantaggio competitivo alle banche del proprio paese.

Da notare anche il fatto che alcuni paesi, specie quelli invia di sviluppo, non sempre le competenze dei banking supervisors sono sufficientemente robuste da consentire un controllo adeguato dei modelli interni.

Ultimo aspetto critico riguarda l’identificazione dei soggetti che beneficeranno delle norme e quali invece ne verranno danneggiati. Si possono identificare 3 categorie di soggetti che potrebbero venir pregiudicate dalle nuove regole:

1. le piccole banche; saranno costrette il più delle volte a scegliere l’approccio standardizzato non potendo beneficiare dei consistenti risparmi di capitale offerti dagli approcci basati sui rating interni, finendo per fare da collettore alla clientela più rischiosa.

2. i paesi in via di sviluppo; spesso sguarniti di grandi imprese e grandi banche, potrebbero risultare svantaggiati dal nuovo accordo, soprattutto perché la parte migliore della loro industria potrà essere spinto a rivolgersi alle banche straniere in grado di offrire condizioni più competitive.

3. le piccole e medie imprese; non potendo il più delle volte accedere ai costosi giudizi delle rating agencies, esse si troveranno in condizione di svantaggio competitivo nel chiedere credito.

Legenda sigle:A-IRB: Advanced Internal Rating Based SystemAMA: Advanced Measurement ApproachAPR: Attività ponderate per il rischioBCBS: Basel Committee of banking supervisorsBIA: Basic Indicator ApproachBIS: Bank for international SettlementsCCF: Fattore di conversione creditiziaCEBS: Committee of European banking supervisorsCP: Consultation paperCRD: Capital requirements DirectiveEAD: Exposure at DefaultECAI: External Credit Assesment IstitutionsEL: Expected LossF-IRB: Foundation Internal Rating Based SystemG-10: Gruppo dei DieciLGD: Loss Given DefaultM: MaturityNAC: Nuovo Accordo sul CapitalePD: Probability of deafult

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PMI: Piccole e Medie impresePV: Patrimonio di VigilanzaQIS: Quantitative Impact StudiesSA: Standardised ApproachSACE: Società italiana di assicurazione dei crediti all’esportazioneSME: Small Medium EnterpriseUL: Unexpected LossVaR: Value at Risk

8. Il Bilancio della Banca

Il bilancio dell’impresa bancaria rappresenta uno dei principali strumenti informativi per valutare l’andamento, il profilo di rischio e le prospettive future della gestione aziendale.

La struttura del Bilancio: schemi e regole di compilazione

L’introduzione dei principi contabili internazionali IAS e IFRS per la compilazione dei bilanci delle società quotate, delle società con strumenti finanziari diffusi tra il pubblico, delle banche e degli enti finanziari vigilati è avvenuta con “decreto IAS” del 2005.

La BI ha successivamente emanato le nuove regole per la predisposizione dei bilanci delle banche. L’attuale disciplina di riferimento in materia di schemi e regole di compilazione dei bilanci delle banche e dei gruppi bancari è contenuta nella Circolare della BI del 22 dicembre 2005.

Per gli intermediari finanziari, Istituti di moneta Elettronica, SIM e SGR si deve invece fare riferimento alle norme contenute nel Provvedimento del Governatore della Banca d’Italia del 2006.

Le società finanziarie ex 106 TUB, sono tenute ad applicare le disposizioni contenute nel DLGS 87/’92; possono tuttavia avvalersi dei nuovi principi contabili nel caso in cui siano tenuti a redigere il bilancio consolidato oppure siano inclusi in gruppi che redigono il bilancio consolidato secondo i criteri contabili IAS/IFRS.

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I principi contabili internazionali fanno ampio utilizzo del fair value, in contrapposizione alle regole tradizionali che privilegiavano il costo storico (o comunque il minore tra quest’ultimo e il valore di mercato), e stabiliscono il criterio della prevalenza della sostanza economica sulla forma (es. operazioni di leasing, cartolarizzazione, cessione di crediti, ecc..).

NB: fair value = corrispettivo al quale una attività può essere scambiata o una passività può essere estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in un’operazione tra terzi; esso può corrispondere quindi, a un valore potenziale.

La Circolare della BI stabilisce che il bilancio dell’impresa e il bilancio consolidato sono costituiti dai seguenti documenti obbligatori:

SP e CE Prospetto delle variazioni del PN Rendiconto Finanziario Nota Integrativa

Il tutto viene corredato da una relazione degli amministratori.

La BI richiede inoltre che, piano dei conti, criteri di contabilizzazione consentano il raccordo tra le risultanze contabili e le voci del bilancio.

Gli schemi dello SP e del CE sono costituiti da voci, da sottovoci e da ulteriori dettagli informativi. È consentita l’aggiunta di nuove voci, purché il loro contenuto non sia riconducibile ad alcuna di quelle già previste dagli schemi e sono se si tratti di importi di rilievo.

Le sottovoci possono essere raggruppate quando:

L’importo delle sottovoci è irrilevante Il raggruppamento favorisce la chiarezza del bilancio (in NI devono essere descritte in modo

specifico)Altre caratteristiche:

Per ogni voce dello SP e CE occorre indicare anche l’importo dell’esercizio precedente. Se i conti non sono comparabili, quelli relativi all’esercizio precedente devono essere adattati; la

non comparabilità e l’adattamento o l’impossibilità sono segnalati e motivati in NI. Le attività e le passività, i costi e ricavi, non possono essere compensati fra loro.

Stato Patrimoniale

Nello SP dell’impresa (non consolidato), le voci sono elencate tendenzialmente secondo il criterio della liquidità (per quanto riguarda l’attivo) ed esigibilità (per quanto attiene il passivo e il PN) decrescenti.

Il criterio di classificazione delle attività e passività finanziarie è il principio della destinazione economica.

Si può notare come nello SP manchi la voce identificativa del PN, inteso come sommatoria del capitale sociale, delle riserve e dell’utile/perdita dell’esercizio.

Le principali voci dell’attivo sono rappresentate da:

1) Attività finanziarie2) Crediti3) Derivati di copertura

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Attività finanziarie

Sono distinte in 4 categorie:

1- Detenute per la negoziazione 2- Valutate al fair value 3- Disponibili per la vendita 4- Detenute fino a scadenza

Il criterio ordinatore delle suddette voci è quello della destinazione dello strumento a prescindere dalla sua tipologia.

I “passaggi” fra le diverse categorie sono ferrei onde evitare comportamenti che permettano di trarre vantaggio dalle differenti modalità valutative. NB:

è permesso a determinate condizioni il trasferimento delle attività detenute fino a scadenza ad attività disponibili per la vendita (si applica il tainting rule in caso di riclassificazione significativa dei titoli);

è permesso a determinate condizioni il trasferimento delle attività disponibili per la vendita ad attività detenute fino la scadenza (quando non si può applicare il fair value o quando siano trascorsi 2 esercizi successivi al mantenimento di un titolo detenuto fino alla scadenza nel portafoglio disponibile per la vendita).

A seguito della crisi economica-finanziaria originata nel 2007 negli Stati Uniti e delle gigantesche perdite sopportate dalle principali banche internazionali, sono stati modificati alcuni principi contabili IAS e IFRS.

Tali modifiche consentono alcune riclassificazioni degli strumenti finanziari:

Riclassificazioni di strumenti finanziari dal portafoglio “Detenuti per la negoziazione” agli altri portafogli, in presenza di rare circostanze;

Riclassificazioni di strumenti finanziari dal portafoglio “Disponibili per la vendita” a “Crediti” qualora, trattandosi di titoli di debito, sia presente l’intenzione e la capacità di mantenere l’attività finanziaria oltre il breve termine.

NB: la riclassificazione deve essere fatta al fair value.

La distinzione delle attività finanziarie nelle attuali 4 categorie si riflette:

1. Nei criteri di valutazione (sia iniziale che successiva);2. Nei risvolti che la valutazione produce sulla situazione economica e patrimoniale della banca;3. Nell’assoggettamento a differenti tipologie di requisiti patrimoniali.

CRITERIO DEL FAIR VALUE:

Esso è applicato a tutte le categorie elencate tranne le Attività Detenute fino a scadenza, che vengono valutate al costo ammortizzato.

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Costo ammortizzato = somma del valore iniziale del credito/debito +- l’ammortamento della differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza del debito/credito in base al tasso di interesse effettivo, al netto delle eventuali svalutazioni per perdita durevole di valore (impairment).

Il fair value è rappresentato dai prezzi del mercato secondario per gli strumenti quotati (quando i prezzi sono significativi e si formano su mercati ampi ed efficienti), oppure quando mancano le citate condizioni o in presenza di titoli non quotati, il fair value è dato dal valore calcolato attraverso modelli matematico-statistici).

Se il mercato è:

Attivo, il fair value è dato dal prezzo di mercato; Inattivo, il fair valute è dato dal prezzo di transazioni recenti aventi a oggetto strumenti similari o

dalla stima ottenuta da modelli di valutazione.C’è l’obbligo pertanto, di rilevare sia le minusvalenze che le plusvalenze anche se non durevoli, che si ripercuote potenzialmente nella maggiore variabilità del margine di intermediazione.

In base al fair value occorre contabilizzare tutte le minusvalenze; per le attività valutate al costo ammortizzato si dovranno rilevare le perdite durevoli di valore quando vi sia l’evidenza oggettiva di una situazione di impairment a seguito di uno specifico loss event.

L’importo ti tale rettifica confluisce nella voce 130 del CE e riguarda le Attività disponibili per la vendita e quelle detenute fino a scadenza.

VEDERE TABELLA PAG 310

Crediti

I crediti per cassa rappresentano l’asset principale nel bilancio delle banche; i crediti sono suddivisi in Crediti verso le banche e Crediti verso la clientela.

Oltre alla rappresentazione nello SP, nella NI viene data ampia informativa dei crediti in base al Paese di origine del debitore e allo stato in essere (“deteriorato” cioè in default o in “bonis”).

Le novità introdotte dai principi contabili internazionali hanno interessato:

- I criteri di classificazione (rientrano adesso anche le operazioni di pronti contro termine);- Le modalità di rilevazione iniziale (i crediti devono essere iscritti al fair value che corrisponde

all’importo erogato cui si sommano i costi legati all’operazione e le commissioni);- I criteri di valutazione (i crediti sono valutati al costo ammortizzato). Periodicamente dovrà essere

verificato se i crediti abbiano o meno subito un’obiettiva riduzione di valore (impairment) a causa di un inadempimento contrattuale o di un’elevata probabilità di fallimento del debitore principale.L’importo della perdita è determinato come differenza tra il valore del credito in bilancio e il valore attuale dei futuri flussi finanziari,scontato al tasso di interesse effettivo originario.

Ne deriverò la necessità di procedere a una rettifica di valore da imputare nel CE (voce 130).

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Altre imputazioni al CE:

interessi attivi e proventi assimilati

utili o perdite da cessione crediti

Le modalità di determinazione della rettifica differiscono a seconda che si tratti di crediti deteriorati o non deteriorati .

Crediti deteriorati ( sofferenze, incagli, crediti ristrutturati) = valutazione analitica che tiene conto degli incassi futuri, del valore delle eventuali garanzie e dell’effetto temporale connesso alle previsioni di recupero (effetto attualizzazione).

Crediti deteriorati (arretrati di rata, sconfinamenti) e non deteriorati (in bonis) = valutazione collettiva per categorie omogenee di rischio. Per i crediti deteriorati è previsto l’effetto attualizzazione.

- le operazioni di cessione a terzi di quote del portafoglio crediti . Affinché la banca possa infatti eliminare i crediti ceduti dal bilancio occorre dimostrare che le suddette operazioni determinano un trasferimento sostanziale dei rischi e dei benefici verso il compratore o la perdita del controllo dei diritti contrattuali.

Derivati di copertura

Le banche sono esposte a una serie di rischi nello svolgimento della propria attività:

nel tentativo di minimizzare l’impatto negativo sul risultato economico e ridurre il “consumo” di PV a copertura di tali rischi le banche ricorrono a operazioni di copertura mediante l’utilizzo di strumenti finanziare quali i derivati su tassi di interesse, su cambi, su crediti, ecc..

Tali strumenti consentono di replicare, ma con segno invertito, l’esposizione ai fattori di rischio dell’asset detenuto in bilancio; pertanto dovrebbe consentire alla banca, a seguito del movimento del fattore di rischio, di guadagnare quando l’asset oggetto della copertura subisce una perdita.

Registrazione dei contratti derivati di copertura in bilancio:

nell’attivo se presentano fair value positivo alla data del bilancio; nel passivo se presentano fair value negativo alla data del bilancio.

Affinché sia possibile utilizzare la copertura, devono essere rispettati alcuni criteri:

1- la finalità della copertura deve essere documentata e deve protrarsi durante tutta la vita del contratto;

2- la copertura deve essere altamente efficiente (ovvero quando gli scostamenti della copertura siano compresi tra l’80 e il 125% della variazione dello strumento da coprire.

Fondo rischi e oneri

Il Fondo per rischi e oneri comprende due macrocategorie:

il Fondo di quiescenza

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Altri fondi (per es. a seguito di questioni legali).

NB: a fronte di passività solo potenziali e non probabili non viene rilevato alcun accantonamento ma si prevede l’obbligo di fornire adeguata informativa in NI.

Capitale e Riserve

Il PN è dato da:

Riserva da rivalutazione (sono incluse gli utili e le perdite derivanti dalle variazioni del fair value relativamente alle Attività disponibili per la vendita, a eccezione delle perdite per riduzione di valore (impairment) fino a quando l’attività non è venduta).

Strumenti di capitale Riserve Sovrapprezzi di emissione Capitale ( al netto dei crediti verso soci) Azioni proprie (-) Utile o perdita dell’esercizio (+-)

La BI si è preoccupata che l’introduzione dei principi non determinasse un’eccessiva variabilità del PV, in virtù dell’applicazione del fair value a un numero di voci più elevato che in precedenza (“filtri prudenziali”).

Il Conto Economico

Il prospetto di CE ha una forma scalare con evidenziazione di ben 7 risultati intermedi prima dell’Utile di esercizio, utili per analisi di bilancio e misurazione delle performance:

1) margine di interesse 2) commissioni nette 3) margine di intermediazione 4) risultato netto della gestione finanziaria 5) costi operativi 6) utile(perdita) dell’operatività corrente al lordo delle imposte 7) utile(perdita) dell’operatività corrente al netto delle imposte

Il margine di interesse esprime il risultato della capacità di raccolta e di impiego, dunque, è la differenza tra:

- interessi attivi e proventi assimilati

- interessi passivi e oneri assimilati

Nelle commissioni sono inclusi i proventi e gli oneri relativi ai servizi prestati e a quelli ricevuti dalla banca.

È un’area di grande importanza per le banche specialmente in un contesto che si caratterizza per una riduzione dello spread tra interessi attivi e passivi: in tale circostanza un consistente flusso commissionale potrebbe consentire di compensare la minore redditività dal lato degli intessi.

I risultati dell’area finanza derivano dalle attività di:

detenzione di partecipazioni e quote di OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio);

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attività di negoziazione in conto proprio (profitti e perdite delle operazioni di acquisto e vendita di titoli classificati nelle Attività e Passività finanziarie detenute per la negoziazione, risultati delle valutazioni a fair value);

attività di copertura dei rischi finanziari acquisto/cessione di attività/passività diverse da quelle di negoziazione; rivalutazione (sono comprese le variazioni di valore degli strumenti);

Dalla somma algebrica del margine di interesse, delle commissioni e del risultato dell’area finanziaria scaturisce il margine di intermediazione.

Al di sotto del margine di intermediazione troviamo le rettifiche e le riprese di valore connesse con il deterioramento dei crediti v/ la clientela e v/le banche, delle attività finanziarie disponibili per la vendita, detenute sino alla scadenza e delle altre operazioni finanziarie.

Essi consentono, sommati al margine di intermediazione, la determinazione del risultato netto della gestione finanziaria.

I costi operativi esprimono l’incidenza del costo per il funzionamento della struttura aziendale. Esistono varie tipologie di costo:

spese amministrative accantonamenti ai fondi rischi e oneri ammortamenti e rettifiche/riprese di valore sulle attività materiali e immateriali

L’aggregato è usato per il calcolo del cost income, indicatore di efficienza operativa e di “dimensionamento” della banca rispetto ai competitors.

8.2. L’analisi del bilancio della banca.L’analisi del bilancio delle banche consente di ottenere una rappresentazione

1. sintetica della situazione complessiva dell’azienda.2. Delle principali dinamiche intervenute nel’esercizio dei profili gestionali più significativi.

E’ importante quindi una corretta lettura e interpretazione dei dati di bilancio per almeno due ragioni:1. L’autonomia imprenditoriale delle banche; anche se vige il criterio di sana e prudente gestione,

ogni banca effettua delle scelte strategiche, cui l’analista dovrà essere in grado di apprezzarne punti di forza e punti di debolezza.

2. I processi di consolidamento e internazionalizzazione; che hanno portato ad un più accentuato livello di concorrenza, spingendo i gruppi ad adottare decisioni strategiche e operative con impatti significativi sui bilanci:

a. Espansione delle masse intermediate/gestite.b. Contrazione dei costi operativi.c. Diversificazione delle fonti di ricavi con la creazione di business collaterali a quello bancario.

Per ogni area/profilo possono essere individuati gli obbiettivi di analisi(metodologie di analisi individuate dalle principali società di rating23):

Intermediazione: l’obbiettivo di analisi per quest’area consiste nel comprendere:o La struttura dell’intermediazione della banca;o La correlazione tra attivo e passivo anche al fine di trarne indicazioni relativamente agli altri

profili;

23 Moody’s, standard & Poor’s, Flitch, etc.

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o Intermediazione per scadenza; la capacità della banca di far fronte in modo efficiente a dei flussi di cassa attesi/inattesi;

Redditività: Gli obbiettivi di analisi sono:o Analizzare la capacità della banca di produrre flussi di reddito

quantitativamente/qualitativamente adeguati e stabili nel tempo. o Comprendere la formazione del reddito d’esercizio mediante l’analisi dei risultati parziali e

il contributo del reddito finale dei diversi comparti di attività. Produttività ed efficienza: Gli obbiettivi di analisi sono:

o Valutare l’idoneità ella banca a utilizzare in maniera efficiente i fattori produttivi utilizzati per generare prodotti/servizi. L’analisi può essere effettuata sotto il profilo “fisico” e sotto il profilo economico.

Patrimonializzazione: l’obbiettivo è di misurare la dotazione patrimoniale della banca in termini assoluti e in relazione al livello dei rischi attuali e prospettici. E’ importante valutare la coerenza del rischio sopportato in relazione al rendimento assicurato.

Rischiosità: l’obbiettivo è identificare la quantità assoluta e la tipologia di rischi assunti e prospettici in base al diverso tipo di business per poter valutare l’adeguatezza del livello di patrimonializzazione.

Tali metodologie di analisi sono finalizzate all’attribuzione di un giudizio di sintesi – rating – tramite la media ponderata dei giudizi assegnati ai diversi profili, fra cui si trovano anche informazioni di natura non quantitativa.

Alcuni autori propendono per riclassificare il bilancio, prima di svolgere l’analisi vera e propria; tale operazione si concentrerebbe solo sullo stato patrimoniale, essendo che il CE obbligatorio risulta già idoneo a un’analisi dettagliata, poiché evidenzia già diversi risultati intermedi.La ripartizione del SP, prevede:

1. Ripartizione a. dell’attivo, rispettivamente in attività fruttifere(generatrici di reddito) e altre attività – b. del passivo, rispettivamente in passività onerose(da remunerare con int. Passivi) e altre

passività2. Evidenziazione del Patr. Di Vigilanza e del patrimonio netto nella sezione del passivo .

Studia approfonditamente lo schema 14 di pag 329.

8.2.1 Intermediazione.Dal bilancio è possobile desumere i caratteri dell’attività di intermediazione24 tramite l’analisi della:

Composizione dell’attivo/passivo; confrontando le singole voci tra loro o rispetto al totale, ma senza correlare voci attive con quelle passive.

Correlazione; tra attivo e passivo, per valutare al connessione tra onerosità delle fonti di finanziamento e il rendimento degli impieghi.

Struttura per scadenza delle poste attive e passive

24 Intermediazione bancaria = intermediare fondi in entrata e in uscita, tra soggetti in surplus e in deficit di risorse finanziarie.

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Punto di partenza è la riclassificazione in forma semplificata del prospetto di stato patrimoniale IAS in funzione del rendimento/onerosità delle poste. La riclassificazione serve a correlare le fonti agli impieghi, ma non consente di esaminare il profilo di scadenza.

Per la composizione, si ottengono utili informazioni dal confronto percentuale delle singole voci rispeto al totale e dai diversi indicatori. Dalle proporzioni si possono ricavare le caratteristiche distintive dell’attività di intermediazione e gli impatti sulla struttura economica della banca.Gli indicatori di composizione sono numerosi, alcuni di essi sono:

1. Crediti v/la clientela ÷ Totale crediti2. Crediti v/le banche ÷ totale crediti3. Attività finanziarie ÷ totale attivo4. Attività fruttifere ÷ totale attivo5. Passività onerose ÷ totale passivo6. Titoli in circolazione ÷ totale passivo7. Titoli in circolazione ÷ Debiti v/la clientela

Per esempio: una banca che presenti valori elevati dell’indice 4 e valori bassi dell’indice 5, sarà a parità di tutte le altre circostanze, da valutare positivamente per merito di un più elevato livello di redditività e una maggiore dotazione in termini di free capital.

Per la correlazione tra specifiche voci dei comparti attivo e passivo del bilancio abbiamo indicatori in termini di:

rapporto:o rapporto di correlazione interbancario: crediti V/banche ÷ debiti v/bancheo crediti v/la clientela ÷ (debiti v/la clientela + titoli in circolazione).o Immobili ÷ patrimonio netto.

differenza:o Free capital: Patr. Nett. – Attività non fruttifereo Margine di struttura: Attività immobilizzate - Patr. Nett.o Capitale circolante netto: Attività fruttifere – Passività Onerose.

L’andamento della posizione della banca sul mercato interbancario è un aspetto da monitorare con attenzione per 2 ragioni:

1. Il rapporto di correlazione interbancario se > 1 evidenzia una situazione in cui la banca risulta datrice netta di fondi(in quanto raccoglie con altre fonti, fondi superiori rispetto agli impieghi in titoli e crediti v/la clientela.

2. Il rapporto permette di confrontare l’onerosità della raccolta per la banca(il costo interbancario è di regola più elevato della raccolta con depositi e conti correnti con la clientela.)

Il Free capital è una differenza importante in quanto permette di incidere positivamente su:1. Modalità di finanziamento di alcune scelte strategiche della banca; a causa del più elevato

patrimonio libero che permette più ampi margini di manovra nelle loro scelte strategiche.2. Andamento della redditività; in quanto le banche quotate normalmente sono vincolate a rispettare

rapporti di payout(dividendi/patr. Netto). Questo comporta una più elevata quota di utili assegnata in dividendi e un più basso free capital.

Per ciò che riguarda il profilo dell’intermediazione relativo alla struttura per scadenza, essa esamina la distribuzione temporale delle attività e passività per determinare la posizione di liquidità della banca.

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Il rischio di liquidità assume due connotazioni:1. Il funding liquidty risk(incapacità di far fronte ai propri impegni di pagamento per difficoltà a

reperire fondi dal mercato); in questo ambito il prospetto di bilancio e le eventuali riclassificazioni, anche se redatti in base a criteri di liquidità/esigibilità decrescenti, non risultano adeguati a cogliere tutte le implicazioni del profilo di liquidità della banca. Con tale finalità lo schema più utilizzato è quello dell’approccio dei flussi di cassa. Tale approccio confronta i flussi di cassa in entrata e in uscita attesi dalla banca raggruppandoli per fasce di scadenza omogenee(maturity ladders).

2. L’asset liquidity risk(difficoltà a smobilizzare attività).Da notare che la liquidità rappresenta una componente di rischio importante visto che può acutizzare gli shock da instabilità dei mercati o da crisi di fiducia. La crisi di liquidità che si è determinata ha fatto aumentare i costi del denaro sul mercato interbancario, segno della sfiducia che le banche nutrivano nel prestarsi fondi.

1. La parziale impossibilità di liquidare le posizioni attive delle banche o la loro liquidazione a prezzi via via decrescenti

2. e l’impossibilità di rifinanziarsi sul mercato interbancarioha costretto le banche centrali a immettere forti quantitativi di liquidità sui mercati e a rendersi disponibili ad acquistare i titoli cartoralizzati. La crisi inoltre ha sottolineato come la valutazione di tali titoli non fosse fair value in quanto non incorporava il premio per la liquidità.Da sottolineare inoltre che l’approccio dei flussi di cassa si contrappone all’approccio degli stock, con i cui si misurano le attività finanziarie prontamente monetizzabili di cui la banca può disporre nel far fronte a un’eventuale crisi di liquidità.

Lo schema introdotto dalla circolare 262/2005 in merito al rischio di liquidità, rappresenta una maturity ladder in cui le attività e e le passività sono articolate in 9 fasce temporali, da “a vista” a “oltre 5 anni.Inoltre il totale delle voci non corrisponde al totale dell’attivo dell’Stato patrimoniale(questo perché alcune voci non hanno una scadenza definita, per tanto non sono riportate nella maturity ladder)

Ordinare le attività e le passività in base alla loro vita residua consente una rappresentazione della situazione finanziaria e dei rischi connessi al processo di trasformazione delle scadenze; ciò avviene soprattutto attraverso la costruzione di sbilanci(differenza tra attività e passività).Partendo dagli sbilanci il profilo di liquidità viene misurato con una serie di indicatori di sintesi relativi a una determinata fascia temporale o a aggregati cumulati per più fasce temporali della maturity ladder:1. Indice di equilibrio entro l’anno: attività con vita residua entro 12 mesi ÷ passività con vita residua entro

12 mesi.2. Sbilancio fascia a vista: sbilancio della fascia a vista ÷ attività prontamente liquidabili.3. Sbilancio progressivo: sbilancio progressivo di ogni fascia ÷ attività prontamente liquidabili.

Le attività prontamente liquidabili sono assets liquidabili in quanto:1. rappresentanti denaro.2. o vendibili sul mercato indipendentemente dalla fascia di vita residua nella quale sono stati allocati.

Si tratta quindi di titoli liquidi, cioè per il quali esiste un mercato attivo giornaliero adeguato.

A parità di condizioni vengono preferite le banche con una posizione proporzionata dei diversi indici, benché siano accettabili situazioni non equilibrate a patto che non siano strutturali e non siano in fasi di mercato in cui vi sono tensioni di liquidità.

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Concludendo; è necessario che la banca controlli periodicamente gli indicatori per individuare e mitigare eventuali situazioni di carenza di liquidità.

8.2.2. RedditivitàLa redditività esprime l’attitudine della banca a produrre reddito e sviluppare il patrimonio. L’analisi di redditività si basa sulla valutazione dei diversi comparti del CE, al fine di stabilirne la congruità.Il reddito è congruo quando:

1. Garantisce un equilibrio economico duraturo, cioè copre tutti i costi di gestione e il costo del rischio che la banca assume nella sua attività. Il che implica un ROA25 >0

2. Consente un’adeguata remunerazione dell’azionista, espressa daa. ROE26 b. dalle performance aggiustate per il rischio27 c. e dalla creazione di valore. Ovvio che l’investitore investe nella banca e si aspetta un rendimento maggiore rispetto ad un investimento privo di rischio

3. Permette di sostenere i programmi di sviluppo aziendale=> una composizione delle fonti reddituali equilibrata, stabile e caratterizzata dalla capacità di autofinanziamento.L’autofinanziamento infatti è importante perché:

a. La crescita dell’attivo presenta un vincolo di equlibrio in rapporto al patrimoniob. L’aumento del patrimonio tramite aumento di capitale sociale è oneroso(remunerazione per

l’azionista) e incide sulla redditività aziendale.

La redditività può essere analizzata sotto tre dimensioni:1. Redditività della gestione denaro2. Redditività dell’attivo3. Redditività del capitale

8.2.3 Redditività della gestione denaro.Tale redditività rappresenta l’attività tipica delle banche consistente nel raccogliere risorse da soggetti in surplus di risparmio per impiegarle verso categorie in deficit operandone la trasformazione dei profili di rischio e di scadenza.Elemento centralee dell’analisi è il margine di interesse che cosnente di determinare la redditività della gestione denaro.

RGD= Margine di interesse÷ totale attivo.

Il margine di interesse è la differenza tra interessi attivi(IA) e passivi(IP) ottenuti dai capitali fruttiferi(CF) o pagati sulle passività onerose(PO). Ergo:

Margine di interesse= (IA÷CF) x CF – (IP÷PO) x PO

I rapporti (IA÷CF) e (IP÷PO) rappresentano il rendimento medio dei capitali fruttiferi e il costo medio delle passività onerose. Essendo lo spread pari alla differenza tra rm e cm si può riscrivere la formula dell RGD come:

25 Return of assets26 Return of equity27 RAPM, risk aduste performance measurement.

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RGD= s x (CF÷TA) + (IP÷PO)([CF-PO] ÷TA)

Con quest’ultima equazione si evidenziano i fattori che incidono sulla RGD:1. Effetto volumi: RGD cresce/diminuisce all’aumentare/diminuire delle attività fruttifere CF.2. Effetto spread: RGD cresce/diminuisce all’aumentare/diminuire dello spread per

a. effetto della composizione del bilancio b. e a causa della forza contrattuale della banca;(capace di remunerare la raccolta a tassi più

bassi, a parità di tassi sulla raccolta..3. patrimonio libero(CF-PO): all’aumentare/diminuire del patrimonio libero, aumenta/diminuisce RGD

poiché aumenta/diminuisce la quota di attività finanziata con fondi propri.4. Composizione del bilancio: effetto positivo sulla RGD in presenza di:

a. Principalmente dell’incremento del rapporto CF/Ab. Secondariamente da:

i. Composizione degli investimentiii. Composizione dei finanziamenti

Entrambe frutto di scelte della banca sulle politiche di prezzo e sugli obbiettivi commerciali.

8.2.4. Redditività dell’attivo.Dal passaggio alla redditività della gestione denaro si passa alla redditivà dell’attivo con l’intervento di:

1. La quantità e la composizione delle commissioni percepite, di cui voce 40 del CE.2. Il Costo del rischio(soprattutto di credito connesso alla concessione dei finanziamenti) rappresentato

dalle rettifiche di valore sui crediti e sui titoli di cui voce 130 del CE.Il ROA esprime la redditività di diversi comparti, come:

1. L’intermediazione primaria2. I ricavi da negoziazione e servizi3. L’efficienza economica4. Gestione dei rischi

Quindi ROA = Risultato netto della gestione finanziaria ÷ totale attività.

In alternativa si può utilizzare il totale delle attività finanziarie fruttifere al totale dell’attivo.L’indice va costruito tenendo conto dei valori medi di periodo, al netto delle eventuali operazioni straordinarie di cessione/acquisto di banche orami aziendali.Un accezione più ristretta considera il margine di intermediazione al posto del risultato netto della gestione finanziaria.

Quindi ROA = Margine di intermediazione ÷ totale attività.

8.2.5. Redditività del capitale.Il ROE è un indicatore di sintesi delle analisi di bilancio; esso misura la redditività complessiva conseguita nell’esercizio per ogni € di patrimonio netto investito.

ROE= Utile netto ÷ Patrimonio netto = (Utile netto ÷ Totale attivo) x (Totale attivo ÷ Patrimonio netto).

L’ultima scomposizione permette di distinguere le situazioni aziendali nelle quali un livello elevato di ROE possa derivare da un elevato livello di utile netto o da una riduzione del PN rispetto al totale dei debiti. Ergo il

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ROE può non essere di per sé indicativo se non viene rapportato alla tipologia e alla quantità di rischi assunti per produrre tale valore. Infatti maggiori rischi=> maggior livello di redditività. Sarà quindi necessario considerare anche gli indicatori che tengano conto del rischio che la banca ha assunto(vedi successivo paragrafo).

8.2.6 Produttività ed efficienza operativa.La produttività esprime il rendimento de fattori produttivi. Risulta come rapporto tra risultato ottenuto e quantità dei fattori impiegati. Essa è un fattore di successo nella produzione di servizi concorrenziali. La produttività può essere:

1. Fisica: quantità del fattore collocato ÷ quantità del fattore impiegato; esempi:a. Produttività fisica del personale(Totale attivo/numero dipendenti, etc.)b. Produttività fisica delle filiali(Numero conti attivi/numero filiali, etc.)c. Etc.

2. Economica: rapporta valori economico-finanziari alle quantità di fattori utilizzati; esempi:a. (raccolta + impieghi) ÷ numero dipendentib. Margine di interesse ÷ numero filialic. Etc.

La valutazione della produttività è fortemente influenzata: Da caratteristiche della banca come l’organizzazione distributiva. Dai connotati degli ambiti di operatività(l’operatività sui mercati interbancari, in media, è meno labour

intensive rispetto a quella con la clientela al dettaglio.)

La produttività è correlata con l’efficienza operativa. L’efficienza operativa viene definita come capacità della banca, di governare i propri costi minimizzando gli input a parità di livello produttivo.Ecco che l’efficienza diventa variabile chiavi nelle decisioni strategiche, in quanto può avvenire che l’incremento di valore di un’azienda bancaria(ma anche delle aziende in generale) si ottenga con la compressione dei costi operativi, piuttosto che dall’aumento dei ricavi tipici.Il Cost income è un tipico indicatore di efficienza operativa.

Cost income= Costi operativi28 ÷ Margine di intermediazione29

E’ necessario comunque fare delle puntualizzazioni in merito al cost income:1. Caratteristiche strutturali della banca: le banche con strutture organizzative e distributive snelle

hanno cost income più bassi rispetto a banche commerciali che devono sostenere costi per il mantenimento della rete di sportelli.

2. Programmi di investimento e sviluppo: un indicatore molto basso non è desiderabile, qualora implichi un insufficienza di investimento. Devono quindi essere valutati i programmi di investimento e sviluppo la cui incidenza può essere decisiva.

3. Scelte strategiche in materia digestione dei fattori produttivi: occorre tener conto delle scelte della banca in merito a:

a. Esternalizzazione: Alcune realtà, ricorrono ala scelta di acquistare all’esterno fasi del processo operativo per poter ridurre o evitare alcuni costi(manutenzione, aggiornamento, etc.) e sfruttare il più elevato livello di servizio del fornitore.

28 Voce 200 del CE29 Voce 120 del CE

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b. Politiche di gestione del personale: un forte processo di concentrazione del sistema bancario o la presenza di fasce consistenti di risorse in età lavorativa avanzata possono spingere a politiche di esodi incentivati che incidono negativamente sul cost income, ma si riflettono positivamente nel lungo periodo in quanto a fronte di uscite di dipendenti si inserisono nuove risorse con costi inferiori.

8.2.7. Patrimonializzazione.Questo profilo patrimoniale prende in esame la dotazione patrimoniale della banca come mezzo per fronteggiare rischi assunti e garantire assieme alla redditività, la sostenibilità dei piani di sviluppo aziendale di medio lungo periodo.Un free capital positivo consente alla banca autonoma nelle decisioni di crescita per linee:

1. Interne: nuovi investimenti come l’apertura di nuove filiali, etc.2. O esterne: acquisizione di altre banche, etc..

Un ammontare eccessivo implica un utilizzo inefficiente=> minore redditività prospettica. Il capitale infatti potrebbe essere impiegato in modo più fruttifero.I più importanti indici si distinguono per la loro provenienza da un concetto di patrimonio di tipo contabile(PN) o regolamentare(PV).Il patrimonio di vigilanza può comprendere, oltre al patrimonio netto, alcuni strumenti di debito quali prestiti subordinati o strumenti ibridi.

1. Leverage = Totale Attivo ÷ Patrimonio Netto2. Patrimonio netto ÷ (Debiti V/banche + debiti v/la clientela)3. Free capital = PN – attività non fruttifere.4. Free capital/totale attivo5. Coefficiente di solvibilità = PV ÷ Totale attività di rischio ponderate6. PN ÷ Crediti deteriorati.

Le banche hanno normalmente una leva finanziaria(leverage) più elevata rispetto alle imprese industriali o di servizi: la raccolta da clientela e da altre banche e quella tramite l’emissione di strumenti di debito costituiscono la fonte principale di finanziamento. Tale forma di raccolta è meno costosa della sottoscrizione di nuovo capitale. Esiste un limite alla leva finanziaria dato dalle regole prudenziali le quali stabiliscono che il PV ÷ attività ponderate per il rischio ≥ all’8%.

8.2.8. RischiositàLa banca assume il rischio nella propria attività di intermediazione creditizia e finanziaria. Il concetto di rischio è analizzato in maniera differente. La rischiosità è molto importante per determinare:

1. L’ammontare assoluto(o comparato rispetto ad altre aziende) dei rischi assunti e la loro composizione percentuale.

2. La coerenza tra i rischi assunti e la redditività.3. La coerenza tra i rischi e il patrimonio tenuto conto dei vincoli normativi.4. La coerenza tra l’ammontare dei rischi e la tipologia di attività svolta, come la localizzazione

geografica, i settori merceologici di attività finanziati, etc.

Sia nella relazione sulla gestione sia nella nota integrativa, sono presenti informazioni legate al rating, con cui sono ripartite le esposizioni creditizie.(Vedi tabella 17 pagina 343.)

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La rischiosità a fronte del portafoglio impieghi, di gran lunga la componente più rilevante dell’attivo delle banche, può essere ulteriormente esaminata con una rete di indicatori costruiti a partire dalle informazioni desumibili dalla Nota integrativa:

1. Indice di rischiosità lordo: crediti deteriorati al loro delle rettifiche di valore* ÷ crediti v/ la clientela*.2. Indice di rischiosità netto: crediti deteriorati al netto delle rettifiche di valore*÷ crediti v/ la clientela*.3. Tasso di ingresso tra i crediti deteriorati: crediti deteriorati(flusso di nuovi crediti deteriorati nel

periodo) ÷ crediti v/la clientela4. Tasso di copertura dei crediti deteriorati: rettifiche di valore ÷ crediti deteriorati5. Esposizioni con rating < B- ÷ totale

o esposizioni a rischio alto ÷ totale.* = valori puntuali alla fine dell’esercizio

I primi 4 indici permettono di analizzare:1. Lo stock di rischiosità del portafoglio impieghi al lordo e al netto delle rettifiche di valore effettuate in

modo da capire l’incidenza del rischio sui bilanci prospettici.2. Politiche di copertura in termini di impairment30 e l’efficacia delle garanzie acquisite in quanto solide

garanzie consentono di abbassare le rettifiche.3. Flusso di rischiosità in entrata. Consente di valutare l’incidenza del trend rispetto agli anni precedenti e

all’efficacia delle politiche di selezione della clientela implementate.L’ulteriore dettaglio del portafoglio per:

1. tipologia di soggetto debitore2. e per tipologia di credito deteriorato

Permette di acquisire informazioni per indirizzare la gestione aziendale o risolvere carenze organizzative in caso di criticità.

Un elemento da monitorare spesso è il rischio di concentrazione; l’attività d’impiego dovrebbe caratterizzarsi per un criterio di frazionamento del portafoglio impieghi, questo a livello:

1. dei singoli prenditori2. geografico3. settoriale4. per classe di rating.

Da notare l’inevitabile correlazione tra concentrazione dei crediti nelle classi di rating e il margine di interesse. Infatti il tasso di interesse percepito dalla banca a fronte del prestito concesso tende a decrescere al migliorare della solvibilità del prenditore. La banca che concentri il portafoglio crediti nelle classi di rating migliori otterrà un margine di interesse più basso, riducendo la sua redditività.

8.2.9. Principi generali per l’analisi di bilancio. Lunghezza della serie storica: Affinché i dati siano significativi occorre considerare più di un esercizio,

così da evidenziare la presenza di eventuali trend dei nei dati. Tale regola può essere disattesa, in presenza di evidenti discontinuità aziendali salvo, dati particolarmente dettagliati tali da consentire l’omogeneizzazione delle differenze.

Confronti con banche omogenee per dimensioni e/o operatività: una volta dato il giudizio esso necessita di essere confrontato con i risultati dei concorrenti,, specialmente con quelli di riferimento(benchmark). Tale confronto permette di esprimere un giudizio sui punti di forza/debolezza. La difficoltà sta nell’individuare le banche considerate concorrenti. Esistono infatti due strategie adottate dalle banche:

30 Rettifiche di valore

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1. Specializzazione: la banca è specializzata in un segmento di mercato e può presentare una diversa composizione del passivo. Per questo può essere necessario prendere in considerazione i dati dei gruppi bancari, articolati per segmento di operatività secondo una logica di gestione orientata alla creazione di valore. Le informazioni presenti nella rel. della gestione e nella nota integrativa, consentono di esaminare le dinamiche reddituali, patrimoniali e di rischiosità delle aree di business in cui è articolata l’attività, normalmente tali aree sono:

Retail Corporate Finanza Wealth magement Corporate center.

2. Crescita dimensionale: in condizioni normali le banche più grandi accedono più facilmente ai mercati di raccolta tramite:

L’emissione di prestiti Mercato interbancario all’ingrosso Le operazioni di cartolarizzazionePer tanto possono presentare un livello di leverage più elevato.

Valutazione di altre fonti informative: Il bilancio rappresenta solo una delle fonti informative disponibili; i dati dovranno essere acquisiti anche da altre fonti, come l’andamento della quotazione dei titoli per le banche quotate nei mercati borsistici.

Analisi dei fenomeni sistemici che possono incidere positivamente o negativamente sull’andamento economico finanziario delle banche: come l’introduzione di provvedimenti normativi di liberalizzazione che possono ridurre i ricavi delle aziende bancarie.

8.3. Le performance risk adjusted e la creazione di valore.Il valore(specie per le banche) rappresenta l’indirizzo a supporto delle decisioni strategiche assunte dal vertice aziendale di tipo ex-post(per le valutazioni a consuntivo) ma anche ex-ante( per definire gli obbiettivi annuali e pluriennali).Le misure RAPM( risk adjusted performance measurement) sono solitamente impiegate nell’allocazione del capital tra le unità operative della banca e rappresentano una misura di reddito contabile aggiustata per il rischio. Una delle forme più famose di RAPM è il RORAC(Return on risk adjusted capital).

RORAC= Utile netto ÷ Capitale a rischio.

L’azienda creerà valore fintanto che il RORAC sarà maggiore del costo del capitale proprio(KE), quest’ultimo definito come:

KE = Rk+ b x (Rm – Rj)Rk= tasso di rendimento di un titolo praticamente privo di rischio(come un titolo di stato)b= misura della sensitività dell’andamento del titolo quotato ai movimenti dell’indice di mercato(Rm – Rj)= premio a rischio che compensa gli investitori per il rischio generale di investire in azioni piuttosto che in strumenti privi di rischio.

La metodologia EVA, utilizza i flussi finanziari=> prescinde da una logica di tipo contabile(tipica delle RAPM).L’EVA esprime il rendimento conseguito al netto del costo del capitale impiegato per conseguirlo.

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EVA = NOPAT – WACC x CINOPAT= profitto netto operativo dopo le tasse(assimilabile all’utile al netto degli accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri.)CI= capitale investito, somma del capitale proprio(E) e del capitale di debito(D)WACC= costo medio ponderato per il capitale di debito(Weighted Average Costo f Capital).

L’EVA si può anche riscrivere come: [(NOPAT ÷ CI) – WACC] x CINOPAT÷CI= redditività nell’attività caratteristica

E’ così possibile confrontare quanto rende il business aziendale (NOPAT/CI) rispetto a quanto costa raccogliere fonti finanziarie(WACC); ciò vuol dire che se:

EVA > 0 = si crea ricchezza dopo aver remunerato i soci e i debitori dell’azienda. EVA < 0 = la banca distrugge valore.

Il metodo EVA è utilizzato anche per determinare il valore di mercato di un’azienda.L’MVA costituisce il maggior valore che il mercato riconosce al capitale investito ed è determinato come sommatoria attualizzata degli EVA futuri.

n

EVAjMVA= ∑J=1 (1+i)j

Una banca creerà valore quando il valore di mercato è superiore al PN contabile (MVA > 0) . Viceversa lo distruggerà quando il valore di mercato sarà inferiore al PN contabile (MVA < 0).

9. Le Concentrazioni BancarieLe operazioni di M&A(merger & acquisition[fusioni & acquisizioni]) rientrano nel’ambito della finanza straordinaria; sono rappresentate da categorie piuttosto omogenee per le quali non c’è un’impostazione terminologica condivisa.

Alcuni autori includono nelle operazioni straordinarie diversi interventi sugli assets proprietari, come: fusioni, conferimenti, scorpori, slit up, etc.

Le acquisizioni e le fusioni, nonostante entrambe siano modalità strategiche di crescita per linee esterne, presentano delle differenze sostanziali sul piano economico-aziendale, ma anche su quello giuridico:Le fusioni:

1. Evitano un indebolimento della base patrimoniale della nuova banca.2. Alterano il legame territoriale e l’autonomia gestionale degli istituti incorporati.3. Sono disciplinate dagli articoli 2051-2504-sexies c.c..4. Possono essere realizzate con modalità operative differenti:

a. Mediante costituzione di una nuova entità sociale delle società preesistenti(fusione in senso stretto).

b. Mediante incorporazione, in cui una società (incorporante) rimane in vita e assorbe le altre (incorporata/e) che cessano la propria operatività(fusione per incorporazione).

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5. Le fusioni alle quali prendono parte banche popolari e da cui risultano SpA sono autorizzate tenendo conto degli interessi dei creditori, delle esigenze di rafforzamento patrimoniale e dei fini di razionalizzazione del sistema.(art. 31 TUB).

6. Le fusioni tra banche di credito cooperativo e banche di natura diversa da cui risultano banche popolari o banche costituite in forma di SpA sono autorizzate nell’interesse dei creditori, qualora sussistono ragioni di stabilità. (art. 36 TUB).

Le acquisizioni:1. Comportano la riduzione del free capital in assenza di aumento di capitale e/o di emissione di un

prestito subordinato per finanziarle.2. Salvaguardano la personalità giuridica e realizzano economie di scala e di scopo, omogeneizzando

le procedure e le politiche operative.

Il processo di fusione si articola in diverse fasi:1. Il progetto di fusione da parte degli amministratori delle società interessate. Esso contiene,

informazioni specifiche relative a:a. Tipo di società.b. Alla denominazione della società.c. Alla ragione sociale.d. Alla sede delle società partecipanti alla fusione.e. All’atto costitutivo della nuova società.f. Al rapporto di cambio delle azioni e tutte le altre indicazioni richieste dall’art. 2051-ter.

2. La relazione degli amministratori che giustifichi sotto il profilo giuridico ed economico l’operazione.3. La relazione patrimoniale aggiornata.4. La relazione degli esperti.5. La delibera delle assemblee straordinarie.6. L’atto di fusione.

Le istruzioni applicative di BI richiedono la redazione di un progetto industriale, che illustri gli obbiettivi da conseguire con la fusione e i relativi benefici/costi.In questo modo BI valuta i profili tecnici e organizzativi della banca che risulta dalla concentrazione e verifica:

1. Il rispetto delle regole prudenziali, in merito ad adeguatezza patrimoniale, concentrazione dei rischi e trasformazione delle scadenze.

2. Il livello dei costi(fissi e per il personale).3. L’adeguatezza della struttura organizzativa alle nuove dimensioni(per i sistemi di controlli interni e

integrazione dei flussi informativi).

Il rilascio dell’autorizzazione da parte di BI è subordinato all’accertamento del rispetto del principio di sana e prudente gestione; quindi accertamento dei criteri di piena efficienza funzionale, nell’interesse della banca e dei risparmiatori.Il rapporto di cambio è determinato da un rapporto tra valore economico unitario del capitale azionario della società incorporata e quello della società incorporante.

Nelle operazioni di acquisizione spesso accade che venga affidato un mandato per condurre le negoziazioni a un intermediario finanziario, detto advisor(generalmente una investment bank).L’advisor definisce il con il mandatario la strategia di vendita, stabilendo:

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1. la struttura della transazione.2. le tempistiche.3. il costo dell’operazione, la fiscalità dell’operazione .4. e altri dettagli relativi alla gestione delle informazioni riservate.

Normalmente l’advisor richiede l’accettazione di un’apposita dichiarazione(confidentiality agreement) che vincola i potenziali compratori e i loro consulenti alla riservatezza delle informazioni sull’intermediario in vendita.La società in vendita predispone un selling memorandum per avviare le trattative con eventuali acquirenti. Il documento contentiene informazioni su:

1. le prospettive reddituali.2. posizionamento competitivo.3. punti di forza e di debolezza dell’intermediario.

Le operazioni di acquisizione si articola in alcune fasi:1. analisi preliminare della società target.2. determinazione del valoredell’azienda target.3. strutturazione dell’operazione.4. predisposizione della due diligence commissionata dal compratore.5. eventuale aggiustamento del prezzo.6. accordo definitivo(o closing).

Le operazioni di acquisizione possono avvenire in forma amichevole o ostile.La prima prevale generalmente, poiché comporta:

1. un completo scambio di informazioni => una corretta determinazione del prezzo d’acquisto.2. può tenersi nella forma di OPS che si effettua con un semplice scambio di azioni(no denaro).3. non crea avviamento.4. valorizza al meglio il track record dello scalatore.5. rafforza il comune interesse di azionisti e management nel nuovo gruppo.

Le acquisizioni consentono di conseguire vantaggi competitivi stabili nei confronti dei concorrenti con: la penetrazione in nuove aree strategiche. l’ampliamento della gamma di servizi e prodotti offerti. L’acquisizione di canali distributivi. L’ampliamento di conoscenze e di know-how critici.

9.3 la disciplina delle concentrazioni bancarie nell’ordinamento italiano.

DL 7 settembre 1926 e DL 6 novembre 1926: Affermava il potere di vigilanza pubblica sull’operato delle aziende di credito.Le fusioni delle aziende di credito vennero subordinate al rilascio dell’autorizzazione del ministro delle finanze che ne accertava la regolarità assieme al ministro per l’economia nazionale.Il legislatore dispose che l’apertura di filiali e di sportelli fosse subordinata al controllo del ministro delle finanze e successivamente della BI.Tali disposizioni derivavano dallo scenario finanziario del dopoguerra. In quei tempi la banca non era ritenuta capace di compiere autonomamente le scelte imprenditoriali di crescita anche nell’interesse della comunità. Quindi le esigenze aziendali venivano demandate al criterio discrezionale delle “esigenze economiche del mercato” per garantire la stabilità sistemica.

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Legge bancaria del 1936-38: Riconosceva nel sistema bancario un interesse superiore della produzione e ell’economia nazionale, anteposto perfino agli interessi dei risparmiatori. Si rafforzò il controllo di tipo strutturale delle autorità, per limitare la concorrenza tra banche, considerata lesiva della stabilità. In questo contesto le concentrazioni bancarie risentirono fortemente della presenza di un pluralismo di soggetti bancari e dell’intervento dirigista della pubblica autorità, che aveva poteri di:

1. Iniziativa.2. determinazione del contenuto dell’atto di fusione.3. di attuazione delle fusioni.

Inoltre la distinzione giuridica tra gli attori del sistema bancario era un limite alla realizzazione di operazioni di fusione tra soggetti appartenenti a categorie diverse. La legge bancaria del 36-38, confermò inoltre, che le aziende di credito non potessero costituirsi/iniziare le operazioni, senza l’autorizzazione della BI.

Tra gli anni quaranta e Ottanta: Il blocco all’apertura degli sportelli, fu rimosso da Luigi Einaudi nel ‘45; l’obbiettivo era quello di far ripartire l’economia postbellica. Durante gli anni ’60 il CICR predispose l’apertura delle nuove filiai soltanto nei casi ritenuti di urgente necessità, questo implicò:

1. inefficienze nell’orfferta dei servizi di intermediazione, da un punto di vista:a. allocativob. e tecnico-operativo

2. ha ridotto le spinte concorrenziali con effetto negativo sulle concentrazioni bancarie.

Legge 74/1985, DPR 350/1985 e Prima direttiva CEE: Si liberalizzò l’accesso all’tività creditizia, subordinando il rilascio dell’autorizzazione al soddisfacimento di requisiti oggettivi di carattere minimale; ma mentre la delibera del CICR(31 ottobre 1985) rimuoveva il blocco alla costituzione di nuove banche, l’ordinamento continuava a imporre l’autorizzazione per l’autorizzazione delle domande di fusione o acquisizione alle esigenze economiche di mercato. Solo nel 20 gennaio dell’89 il CICR con una delibera(seguita da altri elementi normativi) adottò un sistema di controlli oggettivo all’apertura di nuovi sportelli, ancorando l’autorizzazione al possesso di requisiti minimi di oridinato funzionamento e di idonea struttura tecnica, organizzativa e operativa. Attribuì infine spazi di autonomia alle banche coerentemente con la riconosciuta imprenditorialità della loro attività.

Legge in materia di ristrutturazione degli enti creditizi pubblici: Vennero rimossi i vincoli normativi relativi a:

1. modello societario2. formazione di gruppi creditizi3. concentrazioni aziendali4. distinzione tra categorie differenti di intermediari finanziari(fino ad allora le aggregazioni tra

banche appartenenti a categorie giuridiche diverse avvenivano con l’acquisizione di pacchetti di controllo)

TUB(D.lgs 385/1993): si stabilì pieno riconoscimento della funzione di interesse pubblico della banca, il carattere imprenditoriale e l’autonomia gestionale di ogni azienda nel compiere le proprie scelte strategiche.Si affermò una vigilanza di tipo prudenziale che perseguiva la stabilità e l’efficienza del singolo intermediario finanziario. Con l’attuazione della seconda direttiva CEE viene recepito il principio della licenza unica. Tale principio stabilisce libertà di stabilimento di succursali e di prestazione di servizi

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sull’intero territorio comunitario per le banche degli stati membri, senza più bisogno dell’autorizzazione delle autorità competenti. In particolare le banche italiane possono:

1. stabilire succursali nel territorio della repubblica e degli altri stati comunitari.2. esercitare la attività ammesse al mutuo riconoscimento in uno stato comunitario senza stabilirvi

succursali.

9.4. Concentrazioni e concorrenza nel sistema bancario.Si ritiene che nei sistemi concentrati, ma concorrenziali, gli intermediari siano mediamente più efficienti con conseguente risparmio di costi rispetto ai competitors presenti in alti sistemi.La compitazione può essere osservata in base al paradigma struttura-condotta-performance31; in particolare si distinguono due ipotesi:

1. collusion hypotesis: in cui le banche che operano in mercati ad alta concentrazione riducono i costi di collusione e conseguono elevate perfomance economiche applicando commissioni e tassi attivi elevati e corrispondendo interessi contenuti sui depositi.

2. efficiency hypotesis: le banche di grande dimensione che oeprano in sistemi concentrati, realizzano performance economiche elevat in fvirtù di una loro maggiore efficienza produttiva e superiorità tecnica rispetto alle controparti più minute. In tal caso le banche competono sui prezzi stabilendo tassi e commissioni attivi maggiormente favorevoli ai consumatori.

Ad ogni modo le operazioni di M&A hanno modificato al struttura e il livello di competitività dei sistemi bancari. Le operazioni di concentrazione normalmente interessano soggetti solidi, adeguatamente dimensionati, che dispongono di risorse per gestire il processo di aggregazione.La tendenza è che le banche acquirenti siano più efficienti e competitive di quelle target e l’acquisizione ha il fine di ampliare le prorpie quote di mercato.Le modalità di M&A sono molteplici:

1. concentrazione e ristrutturazione; applicata soprattutto nei paesi del Nord Europa, caratterizzati da un settore bancario con bassa concentrazione

2. espansione verso i mercati dei paesi emergenti; applicata nei mercati emergenti, come il sud-est asiatico.

3. Privatizzazione; modello di aggregazione diffusosi soprattutto negli anni 90 in Italia e in Europa.

Si registra attualmente (anni 2008-2009) una inversione di tendenza, che coinvolgono anche le banche(anche di grande dimensione) in situazione precaria; difatti dove vi sono avvisaglie o concrete crisi bancarie, sono le autorità che incentivano o diventano le controparti in operazioni di M&A.

In ogni paese UE sono state introdotte regole di concorrenza di portata generale al fine di:1. Garantire il perseguimento degli obbiettivi di fondo della struttura bancaria.2. Rendere efficace il perseguimento di politiche economiche nazionali di sviluppo e di cooperazione.

Inoltre l’applicabilità della disciplina comunitaria antitrust al comparto bancario si evince anche dal regolamento 4064/1989 della CE e dal regolamento 1139/2004/CE.Differentemente, nella regolamentazione statunitense abbiamo un’impostazione finalizzata principalmente a limitare comportamenti di tipo collusivo in mercati concentrati.

31 Structure-conduct-performance o SCP

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Nell’ordinamento italiano la legge sulla tutela della concorrenza e del mercato assoggetta le banche alle regole previste per la generalità delle imprese, in tema di intese,pratiche collusive, abusi di posizione dominante e concentrazione. L’attività di tutela della concorrenza è affidata all’AGCM(autorità garante della concorrenza e del mercato).La BI può, d’intesa con l’AGCM, autorizzare operazioni di concentrazione bancaria per esigenze di stabilità di uno o più soggetti coinvolti. Fino al 2005 la tutela della concorrenza nel mercato creditizio era affidata alla BI, che sentito il parare obbligatorio(ma non vincolante) dell’AGCM, aveva il compito di garantire che non vi fossero anomalie competitive.

In Italia il mercato bancario risulta presidiato da pochi giganti, con un elevato numero di inermediari che operano a livello di mercati locali.

Con riferimento dal 2000 al 2007:Per i primi due gruppi(tra cui UniCredit e intesa San Paolo), la concentrazione è passata dal 26% al 35%.Per i gruppi medio-grandi la concentrazione è passata dal 22% al 16%Per i gruppi e le banche medio-piccoli la concentrazione è passata dal 38% al 37%.Per i gruppi e banche popolari la concentrazione è passata dal 13% al 12% - contano 603 piccoli intermediari specializzati nel finanziamento delle economie locali, (tra i quali sono incluse banche di credito cooperativo e filiai di banche estere di minore dimensione.) – in questa tipologia si presume che possa essere un ulteriore sviluppo di fenomeni di concentrazione.+ da notare che le quote sono calcolate in base al totale attivo(dato consolidato delle sole componenti italiane per i gruppi bancari).

9.5. Motivazioni economiche e aziendali delle concentrazioni bancarie9.5.1 motivazioni economiche

1. Gli intermediari finanziari hanno attuato strategie finalizzate alla creazione di valore e all’efficientamento del processo produttivo e distributivo nei mercati internazionali; ciò è stato possibile grazie all’integrazione tra i sistemi economici, alla globalizzazione e all’assetto normativo internazionale.

2. L’evoluzione dello scenario economico del sistema finanziario degli ultimi vent’anni; ciò dovuto a molteplici fenomeni, come la globalizzazione, il cambiamento tecnologico, la deregolamentazione, l’integrazione dei mercati finanziari europei.

3. La deregolamentazione normativa, che ha portato maggiore stabilità del sistema bancario ed economico; In Italia la deregolamentazione si è attuata con il TUB nel 93 e con il TUF nel 98, che ha comportato una diffusa diversificazione del business rispetto a quello core da parte degli attori dei mercati finanziari.

4. L’Integrazione tra mercati bancari e finanziari; essa ha comportato, libertà di investimento della clientela e libertà di insediamento delle istituzioni finanziarie. Alcuni sostengono che l’integrazione tra sistemi può eliminare i benefici che derivano dalla diversificazione geografica, a causa di una maggiore sincronia tra i cicli economici dei paesi – altri ancora sostengono che la stabilità derivante dalla maggiore integrazione potrebbe derivare dal contenimento dei rischi connessi a shock macroeconomici del tipo “firm specific” che si riducono per effetto dei sistemi integrati.

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5. La globalizzazione, che ha determinato una più ampia e accesa concorrenza. Difatti l’accordo del 12 dicembre 1997 presso il WTO, ha fortemente contribuito al riconoscimento della libera circolazione dei servizi finanziari con ampliamento della concorrenza a livello globale.

6. Il cambiamento tecnologico: del sistema bancario, che ha impattato sulle strategie espansive e sulla gestione del processo produttivo; difatti è possibile registrare un’evoluzione dei canali distributivi delle banche. Alla rete tradizionale si sono affiancate strutture:

a. Multicanale: con accesso ai servizi tramite sportelli e per via elettronica(bricks and clicks companies).

b. Interamente virtuali: prive di sportelli (click only).In conclusione, l’indebolimento delle barriere all’entrata, congiuntamente all’evoluzione dei canali distributivi ha rafforzato il sistema produttivo e competitivo, privandolo di una demarcazione geografica(per effetto della globalizzazione) e spingendolo ad essere dominato dalla domanda, piuttosto che dall’offerta, questo perché il risparmiatore non è più vincolato solo alla dimensione territoriale, ma può spaziare facendosi guidare solo dalla qualità e dalla convenienza dei servizi erogati.Si potrebbe aggiungere che l’uso dei canali virtuali, è divenuto fattore chiave per contrastare l’ingresso di altri soggetti non bancari nel sistema bancario.

9.5.2. Motivazioni Aziendali.Le motivazioni dipendono da:

1. tipologia dell’operazione 2. e dal tipo di aggregazione

a. M&A tradizionale domestica: la cui finalità è quella di sfruttare le economie di scala derivanti dal raggiungimento di determinate dimensioni aziendali. Ciò si raggiunge con la razionalizzazione dei costi e il conseguimento di efficienze allocative nella distribuzione delle risorse tra i diversi input produttivi.

b. M&A, tradizionale cross-border: il cui obbiettivo è di conseguire economie di scala, incrementare la dimensione e incrementare la competitività sul mercato più ampio rispetto a quello locale, per poter offrire servizi integrati alle aziende attive su scala internazionale.

c. Conglomeration domestica: il cui scopo è di:i. Raggiungere le economie di scopo ampliando la gamma delle proprie attività a

settori diversi da quello core; ii. Diversificare i rischi e le entrate.

iii. Razionalizzare i costi connessi a funzioni specifiche(es. costi legali)iv. Ampliare i propri canali distributivi.

d. Conglomeration cross-border: il cui fine è di:i. Raggiungere le economie di scopo:

ii. Diversificare i rischi e le entrate iii. Diversificare la domanda rispetto al ciclo congiunturale dei singoli stati.

In caso di operazioni cross-border, la maggior parte delle acquisizioni risulta coinvolgere banche extraeuropee. Ciò è attribuibile ai maggiori benefici di diversificazione su profili macroeconomici conseguibili da società che non sono soggette alla stessa politica monetaria.Le scelte di concentrazione sono generate da:

1. Obbiettivi di riduzione dei costi2. Obb. Di cinremento dei rendimenti con economie di scala/scopo3. Perseguimento di efficienze di costo e di profitto.

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L’efficienza di costo =input produttivi che minimizzano i costi produttiviinput effettivamente impiegati fissato il livello di output.

Efficienza di profitto=profitto che la banca è in grado di conseguire dato un certo livello di outputprofitto effettivamente conseguito data la stessa quantità di output.

Le operazioni di M&A consentono, eliminando le aziende più deboli, di accrescere l’efficienza del sistema(questo anche con il trasferimento, alle imprese acquistate, del proprio know-how). Le banche che sono capaci di trasferire know-how ai sistemi bancari interessati da operazioni di M&A del tipo cross-border, solitamente sono quelle dalle maggiori dimensioni e più efficienti nel proprio paese di residenza.

In generale le banche, realizzano operazioni di M&A con l’intendo di conseguire efficienze di costo raggiungendo la dimensione dis cala ottimale. Tali operazioni consentono di rafforzare la posizione strategica, incrementando le quote di mercato sfruttando le competenze già acquisite dalle strutture preesistenti.Infine, le operazioni di M/A sono realizzate anche con la finalità di:

1. incrementare la consistenza patrimoniale per soddisfare le nuove regole di adeguatezza patrimoniale contenute nell’accordo di Basilea.

2. accrescere la capacità di contenimento dei rischi di liquidità e di credito.3. realizzare innovazione di prodotto e di processo.

9.5.3. Le banche nella fase antecedente al deal.Diversi studi hanno rilevato empiricamente motivazioni ed effetti dell’M&A.Lo studio di Focarelli evidenzia che:

in merito alle operazioni di fusioneo le banche attive risultano avere:

una dimensione consistente, elevate entrate derivanti dall’erogazione dei servizi bancari posizioni contenute nei mercati interbancari

o l ebanche passive risultano avere una bassa profittabilità(ROA) elevati costi per il personale

in merito alle operazioni di acquisizioneo le banche attive risultano avere grande:

dimensione profittabilità(ROA) ammontare di prestiti erogati entrate dall’erogazione dei servizi bancari.

o Le banche passive risultano invece avere: Bassa profittabilità Piccola dimensione E un portafoglio clienti consistente, anche se di bassa qualità.

Secondo gli autori di questo studio le operazioni di fusione sono realizzate con lo scopo di incrementare il volme dei servizi venduti e di modificare la ccomposizione dell’ativo e del passivo delle banche acquirenti.

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Le operazioni di acquisizione riflettono strategie finalizzate ad incrementare il valore delle bacnhe passive, mediante il miglioramento del portafoglio prestiti.

Lo studio di Vander Vannet su operazioni di M&A cross-border realizzate su banche dell’UE, della Norvegia e in Svizzera evidenzia alcune caratteristiche dell’aziende acquirenti e acquisite:

1. Le banche attive risultano avere grande:a. Grande Dimensione b. Elevata Profittabilità(ROA)c. Ampia diversificazione dei ricavid. Ridotto cost-income e. Ridotto loan to asset ratio.

2. Le banche passive presentanoa. Dimensione contenutab. Elevate costi del personalec. Ridotta efficienza e profittabilità rispetto alle banche attive.

Tale studio suggerisce la possibilità per le aziende acquirenti di poter conseguire guadagni in termini di efficienza e di redditività in virtù della propria maggior pacacità gestionale e manageriale che può essere trasferita alle banche passive.

Lo studio di Altunbas e Marques Ibanez, su operazioni di M&A tra domestiche e cross-border, realizzate nell’UE, evidenzia che

1. le banche attive: a. hanno una dimensione maggiore b. sono più efficienti rispetto alle banche passive, soprattutto nel caso di operazioni di M&A

domestiche.2. Le banche passive presentano:

a. un ammontare maggiore di prestiti b. un rapporto tra non-interest income sul totale attivo più elevato delle banche attivec. un minor livello di capital leverage, rispetto alle banche attive.

Nelle M&A domestiche le banche passive hanno un credit risk profile migliore rispetto alle banche attive.

Nelle M&A corss-border il livello degli accantonamenti su rischi di credito è similare per entrambe le banche(attive/passive).

Nel caso di M&A domestiche prevalgono generalmente obbiettivi di economie di costo e di incremento della tecnologia.

Nelle M&A cross-border, la crescita dei potenziali ricavi e la diversificazione dei rischi sono aspetti che generalmente prevalgono sull’efficienza di costo.

Si può dire infine che le caratteristiche degli intermediari finanziari si differenziano in base alla tipologia di operazione(fusione o acquisizione) e all’estensione geografica della stessa(domestica o cross border).

10. I rapporti partecipativi tra banca e impresa

Assetti proprietari degli istituti di credito partecipazioni “a monte”Partecipazioni detenute dalle banche nelle altre imprese partecipazioni “a valle”

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Gli assetti proprietari delle bancheFino alla metà degli anni ’80 non è possibile rintracciare nella disciplina di settore alcuna disposizione relativa alla composizione degli assetti proprietari delle banche.A preservare l’indipendenza dei soggetti bancari ha pensato la politica di vigilanza seguita dalle nostre autorità per quasi mezzo secolo.La maggior parte delle istituzioni bancarie esistenti era organizzata in forma di ente pubblico o di società cooperativa, quindi strutture che escludono l’ipotesi del controllo delle imprese non finanziarie sulla banca. La sopravvivenza della singola banca era fortemente vincolata e condizionata dalle autorità di controllo.Sul finire degli anni ’80, il riconoscimento del diritto d’ingresso nel mercato bancario, il passaggio dalla vigilanza strutturale alla prudenziale, la rivalutazione dell’obiettivo di efficienza, la creazione delle basi legislative (legge Amato) per la trasformazione della forma giuridica e per l’avvio del processo di privatizzazione delle banche pubbliche, accendono il dibattito sull’assetto della proprietà degli enti creditizi.Appare sempre più chiara la necessità di aprire la porta a soci privati per:

Avvalersi delle esperienze imprenditoriali maturate in diversi settori; Sopperire alle difficoltà incontrate nel reperimento dei mezzi propri; Realizzare processi di acquisizioni e fusioni.

Comunque riaffiora la preoccupazione che la partecipazione di società non finanziarie al capitale delle banche possa alterare i processi di valutazione dei fidi.Le uniche disposizioni legislative emanate nel frattempo dal Parlamento, prevedevano l’obbligo di comunicazione alla BI delle partecipazioni superiori al 2%.Legge n. 287 del 1990:il principio della separatezza tra industria e banca trova espresso riconoscimento laddove si afferma che “i soggetti diversi dagli enti creditizi e dagli enti o società finanziarie” non possono essere autorizzati ad acquisire, in un ente creditizio, “una partecipazione superiore al 15% del capitale dello stesso o l’assunzione del controllo su di esso”.Dette disposizioni sono state sostanzialmente ripresentate nel TUB (art 19-24).Le vigenti istruzioni di vigilanza prevedono come la situazione di divieto, scatti in caso di acquisizione di partecipazioni superiori al 15% del capitale delle banche (oppure di controllo) da parte di soggetti che svolgono in misura rilevante attività di impresa, in forma individuale o sotto forma societaria, in settori diversi da quello creditizio e finanziario (separatezza tra banca e industria “a monte”).Questo divieto non è inteso come incomunicabilità ma presidio posto per eliminare conflitti che possono sorgere dalla partecipazione di un’impresa a una banca.

Il processo di privatizzazione è iniziato con la creazione delle fondazioni bancarie istituite appositamente per permettere, in assenza di grandi investitori istituzionali, il trasferimento delle quote di proprietà in mano pubblica a soggetti non direttamente controllati dallo Stato.Tutto ciò ha comportato una riduzione del peso di queste istituzioni e un aumento del peso delle banche europee e delle imprese non finanziarie tra gli azionisti di controllo delle principali istituzioni bancarie nazionali. La crescita della quota di capitale delle banche italiane in mano a imprese non finanziarie, è in gran parte riconducibile alle dismissioni operate dalle fondazioni. C’è l’esigenza di predisporre nuove e più avanzate cautele normative capaci di non ostacolare lo sviluppo del mercato dei diritti proprietari delle banche e di contemperare il conflitto d’interessi.In sede comunitaria, è sfociato nella Direttiva 44 del 2007: non fissa soglie di partecipazioni tra banca e impresa; si individua un elenco chiuso di requisiti cui il proponente dell’acquisizione deve ottemperare, essi sono:

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Reputazione e Solidità finanziaria Professionalità Provenienza lecita della provvista finanziaria necessaria per effettuare l’acquisizione

Obbligo notifica preventiva dell’intenzione di acquisire, ovvero di aumentare ulteriormente, direttamente o indirettamente, una partecipazione qualificata in un ente creditizio, quando la stessa implichi il superamento delle soglie del 20, 30 e 50%, o comunque assicuri il controllo dell’ente creditizio oggetto del cosiddetto progetto di acquisizione.NB: possono essere accolte nel nostro ordinamento nazionale delle soglie più alte, no più basse.

10.2 Le partecipazioni detenibiliLa materia delle partecipazioni detenibili dalle banche nel capitale di altre imprese attraversa una stagione di profonda revisione.Si accenna il complesso regolamentare in corso di abrogazione:la disciplina analitica si ritrova nelle istruzioni di vigilanza della BI che prevedono un limite generale secondo il quale il complesso delle partecipazioni, unitamente agli investimenti in immobili, non può eccedere l’ammontare del patrimonio di vigilanza.La disciplina amministrativa della BI detta specifiche disposizioni distinguendo tra partecipazioni in banche, società finanziarie, società strumentali e imprese di assicurazione e partecipazioni in imprese non finanziarie.Le prime sono abbastanza libere da vincoli.Le seconde sono appartenenti a una disciplina articolata:ci sono limiti globali di concentrazione (limita la singola partecipazione) e separatezza (riferimento al capitale della partecipata -> una banca non può acquisire una partecipazione superiore al 15% della partecipata -> principio di separatezza a valle).Direttiva 48 del 2006:si individuano due uniche soglie:

Il 15% del patrimonio di vigilanza della banca partecipante, quale limite di concentrazione per una singola partecipazione qualificata;

Il 60% del patrimonio di vigilanza della banca partecipante quale limite complessivo.

10.3 Cenni sul conflitto d’interesse nelle relazioni tra banca e industriaPrimo argine di timore: disciplina dei “grandi fidi” (posizioni di rischio pari o superiori al 10% del patrimonio

di vigilanza). Detta disciplina impone l’ammontare complessivo dei grandi fidi entro il limite di otto volte il patrimonio di vigilanza (limite globale) e ciascuna posizione di rischio entro il limite del 25% del medesimo patrimonio (limite individuale).

La fattispecie del conflitto d’interesse trova trattazione nell’art 53 (vigilanza regolamentare) e nell’art 136 (obbligazioni degli esponenti bancari) del TUB; norme modificate e implementate dalla legge sul risparmio 2005 e dal relativo decreto attuativo.La nuova versione dell’art 53 del TUB, individua le tipologie di clienti nei cui confronti le banche sono chiamate a rispettare le condizioni e i limiti per l’assunzione di attività di rischio, che la BI dovrà precisare.I “soggetti collegati” si dividono in:

Parti correlate (azionista rilevante, influenza la nomina dell’amministratore) Soggetti connessi (partecipano o sono partecipati dalla parte correlata)

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Il CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio) prevede la facoltà per l’Autorità di vigilanza di fissare parametri e soglie non uniformi a seconda delle tipologie individuate. Fermo restando un limite globale nei confronti di soggetti collegati, che la BI dovrà fissare in misura non superiore al 20% del patrimonio di vigilanza.La BI ha il compito di individuare i casi in cui l’inosservanza delle limitazioni che saranno stabilite possa determinare la sospensione dei diritti amministrativi derivanti dalla partecipazione.Art 136 del TUB: le operazioni finanziarie con le possibili controparti (es. esponenti bancari, società controllate), devono essere portate a termine solo se deliberate all’unanimità dall’organo amministrativo e dopo che vi sia stato il voto favorevole dell’organo di controllo.

11. Credito cooperativo e localismo bancarioIl sistema delle Banche di Credito Cooperativo – Casse RuraliLe prime cooperative di credito nascono dopo la rivoluzione industriale, principalmente come rimedio al dilagante problema dell’usura: gruppi di contadini decidono di unirsi e creare un’impresa costituita con il capitale apportato da ciascun individuo, finalizzata all’offerta di prodotti o servizi a condizioni “vantaggiose”, verso i propri soci. Le prime casse rurali (NB: la denominazione di banche di credito cooperativo si avrà nel 1993 con il TUB) che iniziano a proliferare dal 1883 in poi, si caratterizzano per la loro matrice cattolica e la specializzazione operativa nell’erogazione di credito agrario.

Sotto il profilo giuridico, il TUB prevede che le banche di credito cooperativo si costituiscano in forma di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, con un numero minimo di soci non inferiore a 200, ciascuno dei quali può possedere un quantitativo di azioni per un valore nominale massimo pari a 50.000€, che conferisce a ogni socio un solo voto, indipendentemente dal numero di quote detenute.Le peculiarità di questa banca sono:

a) La cooperazione b) Il mutualismo c) Il localismo d) Il sistema a rete

CooperazioneUn insieme di persone si uniscono per perseguire un bene comune, in modo da soddisfare assieme i propri bisogni, di natura economica ma anche sociali, culturali e morali. Nella cooperativa, la persona (socio) ricopre un ruolo centrale nelle decisioni riguardanti la società, indipendentemente dal capitale apportatoprincipio di democrazia economica”a ogni testa corrisponde un voto”.Possono aspirare allo status di socio:

- Persone fisiche e giuridiche- Società regolarmente costituite- Consorzi, enti, associazioni

che risiedono o svolgono la loro attività in via continuativa nella zona di competenza territoriale della banca, indicata nel proprio statuto.Istituto del gradimento la presentazione della domanda al Consiglio di Amministrazione non garantisce

l’acquisizione della qualifica di socio, poiché quest’ultima può deliberarne l’accettazione o il rigetto.

MutualismoPresuppone che l’esercizio dell’attività bancaria e finanziaria sia svolto in prevalenza in favore dei soci (più del 50% dell’attività di rischio deve essere destinata ai soci e/o ad attività prive di rischio).

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L’attività mutualistica nei confronti dei propri soci deve inoltre avvenire senza il perseguimento di finalità lucrative: lo scopo non è quello di creare un vantaggio per gli stessi soci, non necessariamente o esclusivamente economico.NB: almeno il 70% del risultato economico netto deve essere accantonato a riserva legale; una quota pari al 3%, deve essere destinata a fondi mutualistici e la parte residua di utile, se non accantonata presso altre riserve o distribuita ai soci deve essere devoluta in beneficienza.Le banche di credito cooperativo, in qualità di enti a mutualità prevalente, qualora rispettino alcuni limiti posti dalla normativa di riferimento beneficiano di un peculiare regime fiscale.A tal fine sono sottoposte alla “revisione cooperativa”, volta soprattutto all’accertamento della natura mutualistica dell’azienda, oltre che al riscontro dell’assenza di finalità lucrative.C’è anche un obbiettivo consulenziale vengono proposti agli organi di vertice della banca, consigli,

suggerimenti, soluzioni per migliorare la partecipazione dei soci alla vita sociale.

Localismo Le Istruzioni di Vigilanza della BI impongono alle banche di credito cooperativo di definire all’interno del proprio statuto la competenza territoriale, coincidente con il comune dove ha sede legale la banca, quelli dove sono insediate le agenzie operative e quelli limitrofi, in un’ottica di continuità territoriale.“Localismo policentrico” strategia che si concretizza in scelte localizzative basate sull’insediamento di

nuovi sportelli in aree esterne alla “porzione” di territorio di competenza della banca.

Il concetto di competenza territoriale assume una valenza assai rilevante, poiché diventa il criterio discriminante per l’acquisizione dello status di socio e per la destinazione dell’attività di rischio.La società ha lo scopo di favorire i soci (mutualità interna) e gli appartenenti alle comunità locali (mutualità esterna) nelle operazioni e nei servizi di banca.I valori fino adesso illustrati, sono stati riportati all’interno di un documento, denominato “CARTA DEI VALORI” (viene data rilevanza e attenzione alla persona e al territorio).Sistema a reteSistema coordinato di autonomie, basato su strutture operanti a vari livelli, con funzioni distinte ma complementari tra loro, con indirizzi strategici e meccanismi di coordinamento condivisi.Grazie alla rete le BCC-CR possono:

snellire le loro attività di back office (ricorso all’outsourcing) contenere i propri costi operativi

Il sistema a rete, possiamo dividerlo in due sotto- sistemi: 1. associativo 2. imprenditoriale

Il primo è articolato su tre livelli: locale, regionale e nazionale.Il secondo è composto da tutte le società che gravitano all’interno del mondo cooperativo, per la fornitura di supporti operativi in termini di procedure, prodotti o servizi in dotazione alle BCC-CR, in modo tale da corredare le singole aziende bancarie di un catalogo di prodotti in linea con quello offerto dai principali competitors di riferimento, ma soprattutto in grado di soddisfare le esigenze della clientela.

Funzionamento efficiente: principio di sussidiarietà le strutture nazionali o le varie federazioni svolgono quei compiti e quelle

funzioni che sarebbero meno efficienti se venissero realizzate a livello locale).

principio di solidarietà fa riferimento ai rapporti di collaborazione che si possono instaurare fra i vari organismi operanti all’interno della rete stessa.

Infine c’è un sistema di garanzia e sicurezza a tutela dei propri soci e clienti, grazie alla presenza di due fondi di garanzia:

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Fondo di Garanzia dei Depositanti ha finalità di garantire i titolari di rapporti di c/c e di deposito bancari accesi presso la BCC-CR per un certo ammontare max;

Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti ha natura volontaria e tutela i singoli possessori di obbligazioni emesse dalla BCC-CR per un ammontare max pari a quello garantito dal Fondo di Garanzia dei Depositanti.

Il Fondo di Garanzia Istituzionale che sostituirà il FGO, offre una tutela globale per i risparmiatori-clienti delle banche di credito cooperativo-casse rurali, in relazione a tutti i crediti vantati nei confronti della banca, senza una limitazione di importo.

Aspetti peculiari e possibili criticità della banca localeEfficienza in termini di costi e dimensione non sono direttamente correlate: la dimensione dovrebbe essere la conseguenza degli obbiettivi, non sostituirsi a essi.Classificazione di Carosio possiamo suddividere gli intermediari in 4 categorie dimensionali:

i) Una composta da due gruppi con una operatività internazionale (35% del mercato);ii) Una seconda formata da tre gruppi bancari di grandi dimensioni (16%);iii) Un ulteriore segmento di operatori (gruppi e banche individuali – 37%);iv) Infine, una fascia residuale di numerosi intermediari di piccole dimensioni, circa 600 (12%).

In un’economia, quale quella italiana, fondata su una presenza diffusa di piccole e medie imprese fortemente dipendenti dal credito bancario, il radicamento territoriale, il patrimonio informativo sulla clientela, la stretta personalizzazione del rapporto di affari, la velocità nell’erogazione dei fidi, siano tutte caratteristiche che rendono possibile, e anzi utile, la sopravvivenza del localismo bancario.Tutto ciò consente di ridurre le asimmetrie informative.Le banche di grandi dimensioni vanno sempre più dedicandosi a un’intermediazione di tipo mobiliare.Le banche locale è maggiormente capace di interpretare le esigenze finanziarie delle imprese minori, di seguirne e sostenerne lo sviluppo.

Ciò non significa che nel nome del localismo debbano permanere in vita strutture inefficienti, o in cui le scelte della “banca di comunità” vengano “catturate” da interessi specifici e collusivi.Occorre, che la concessione di crediti sulla base della conoscenza del cliente e dell’economia della zona non vada a scapito della capacità di valutazione critica della domanda di fido.

E’ necessario cogliere tempestivamente l’evoluzione dei bisogni della clientela attraverso un’accettabile quantità e qualità dei servizi prodotti e offerti.