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Paolo ai Colossesi e agli Efesini svela il piano della Salvezza, in funzione del Mistero svelato di Cristo
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5/12/2018 Riflessioni Sulla Lettera ai Colossesi, agli Efesini e a Filemone - slidepdf.com
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Antonio DAL MUTO
RIFLESSIONI SULLE LETTERE DI SAN PAOLO,
APOSTOLO DEI GENTILI
Lettere ai Colossesi, agli Efesini e a Filemone
SESTO VOLUME
5/12/2018 Riflessioni Sulla Lettera ai Colossesi, agli Efesini e a Filemone - slidepdf.com
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PrefazioneLe mie riflessioni sulle lettere di San Paolo non sono altro che
riflessioni private, condivisibili o meno, ma, questo si, condivise
con tutti i lettori che accedono a SCRIBD e solo con quelli,poiché è impensabile che le stesse possano essere diffuse con
altri mezzi. Esse non sono oro colato, al massimo, in chi sente
come me la necessità di rileggersi San Paolo, considerato il vero
e unico fondatore delle basi cristiane della teologia della
salvezza, possono stimolare in chi legge ulteriori e proprie
riflessioni, che potrebbero assurgere a considerazioni tali che
sarebbe un peccato che rimanessero “nel comodino”.
Rileggere o leggere per la prima volta le lettere di San Paolo,
ritengo, sia cosa necessaria per non distaccarci dalla via della
salvezza a causa di impegni mentali troppo pressanti e per uscire
dai luoghi comuni, ma anche come mezzo utile a confrontare le
proposte esistenziali che provengono dalle parti più disparate e
che hanno la presunzione di offrire felicità.
Questo esercizio di riflessione rappresenta, per me,
quell'attimo di silenzio necessario affinché sia mantenuta vigile
e sveglia la mente oltre che il cuore alle cose di Cristo, cose che
sono alla base della nostra esistenza. Certo, questo discorso vale
per chi ha fede e per chi non ha la fede? Noi, cristiani
dovremmo essere un invito, con il nostro comportamento, atenere in considerazione il problema dell'avere o meno la fede,
ma senza l'aiuto dello Spirito, il ragionamento, anche se fatto
con le migliori intenzioni, non aiuta chi non ha la fede, a scoprire
Cristo.
[email protected] parrocchiano. Uno tra i tanti
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Su San Paolo
Cosa dire di Saulo o San Paolo che già non si sappia?
Originario di Tarso, antica città dell'attuale Turchia,
nacque tra il 5 e il 10 a.C. e morì a Roma attorno al 64-67
d.C. sotto Nerone. Cittadino di Roma, Ebreo osservante,
educato alla dottrina ebraica, secondo i Farisei, da
Gamaliele, sacerdote, si trovò coinvolto nellapersecuzione, esercitata e promossa dalla classe
sacerdotale giudaica, contro le prime comunità cristiane.
Andando a Damasco per questo scopo venne investito da
una luce fortissima, dalla quale udì le famose parole:
“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” ; ne uscì
trasformato nella mente e nello spirito!! Ananìa,sacerdote, andò a trovarlo dicendogli: “ Il Signore mi ha
mandato da te affinché tu riacquisti la vista e tu sia
ricolmo di Spirito Santo.” Fu così che Saulo venne guarito
dalla cecità e battezzato. Poi, Saulo rimase qualche
giorno a Damasco, dove si presentò nella Sinagoga,
testimoniando quanto gli era accaduto, la comunitàcristiana ne gioì, mentre quella ebraica rimase
sconcertata, pensando che avesse perso la testa.
Fu la sua prima delusione, Anania gli aveva detto: “Iddio
dei nostri padri, ti ha predestinato a conoscere la sua
volontà, a vedere Cristo e ad ascoltare le parole della sua
bocca; perché tu gli sarai testimonio presso tutti gliuomini”.
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Da quel momento, si può dire, nacque Paolo, l’apostolo
delle Genti; egli decise di ritirarsi nel deserto, per porre
ordine nei suoi pensieri e meditare più a fondo il dono
ricevuto; qui trascorse tre anni in assoluto raccoglimento.
Era l'anno 36 dell'era cristiana, quando iniziò la sua
predicazione che si concluse con la sua morte a Roma.
Due parole sulla sua morte. Roma ospitava da tempo unanutrita comunità di ebrei, osservanti della legge mosaica,
integrata nella società di allora che, sembra, non abbia
mai dato motivo di preoccupazione in riferimento
all'ordine pubblico. Sotto l'Imperatore Claudio ( dal 41
al 54 d.C. ) i seguaci della religione mosaica cominciarono
a scontrarsi con gli ebrei convertiti al cristianesimo,causando problemi di ordine pubblico, “... a causa di un
certo Chresto...” come ci riferisce Tacito, fino a che,
Claudio, decise di cacciare da Roma tutti i giudei i quali,
molto probabilmente, crebbero nel risentimento contro i
cristiani, ritenendoli responsabili dei loro guai. Il 18
luglio del 64, Roma si trovò a combattere contro ilgrandioso incendio che la distrusse quasi del tutto;
Nerone volle i responsabili e i Prefetti del Pretorio,
Tigellino e Nimfidio, si dettero da fare per trovarli,
anche se gli storici, contrari a Nerone, scriveranno che lo
stesso incendio venne appiccato dallo stesso imperatore
( gli incendi in quell'epoca erano frequenti a causa dellecaratteristiche delle abitazioni: soppalchi di legno e
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vicinanza delle stesse. Bologna stessa fu distrutta da un
incendio poco prima che Nerone salisse al trono
imperiale). A questo tragico evento per la città di Roma si
lega, a mio parere, la lettera di Clemente Romano,quarto papa, che parlando di San Pietro, scrivendo ai
Corinzi vent'anni dopo la sua morte, riferì che l'apostolo
venne mandato a morte “ ...per invidia e per gelosia...”.
Gelosia e invidia da parte di chi? La risposta non può che
trovarsi tra le comunità degli ebrei osservanti della legge
mosaica, arrabbiati con i giudei cristiani e perchétraditori della legge dei padri e perché motivo della loro
cacciata da Roma. E' quindi verosimile pensare che sia
Pietro che Paolo ( tra l'altro, quest'ultimo, fu ritenuto
innocente dal Prefetto Afranio Burro, sostituito poi da
Tigellino, dall'accusa di turbare l'ordine pubblico
mossagli dai sacerdoti di Gerusalemme; venne liberato,per poi rientrare a Roma nell'anno 66) vennero denunciati
dagli ebrei romani probabilmente come ispiratori e quindi
responsabili dell'incendio, procurando loro la condanna a
morte, liberandosi, al contempo, di due apostoli
responsabili di molte conversioni tra i giudei e per i
miracoli che fecero. Ecco la gelosia e l'invidia quindi.Nerone non fece alcuna persecuzione contro i cristiani,
(anche perché in quel tempo di loro si conosceva poco o
nulla, e poi perché non sopportava il sangue: vietò i giochi
gladiatori, favorendo solo le corse dei cavalli e i giochi di
esercizio fisico, di atletica, non finalizzati alla guerra e
per questo inviso alla classe senatoriale aristocratica eantiellenista che arrivò ad eliminare Nerone come fece
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con Caligola – Vedi “Storia di Anzio a Fumetti. Dalle
Origini a Nerone” dello stesso autore, pubblicata da
Arduino Sacco Editore ) cosicché, i cristiani,
probabilmente, finirono per essere arrestati, oltre cheper le denunce, le delazioni da parte della comunità
ebrea, anche perché quelli che vennero catturati e che
confessarono di aver alimentato i focolai di incendio:
molti tra loro, infatti, erano convinti che la fine del
mondo, la venuta di Cristo, fosse imminente. E
confessarono loro stessi questa colpa, pagando con la lorovita secondo la legge romana. Tacito sulle cause
dell'incendio espresse forti dubbi sul ruolo di Nerone.
Paolo fu decapitato e non crocifisso come gli altri, perché
era cittadino romano; venne decapitato al II miglio della
via Ostiense e li sepolto. Ancora alla fine del II secolo il
prete romano Caio, dice ai suoi avversari che è in grado dimostrare sia al Vaticano che sulla via Ostiense i trofei ( i
sepolcri) di coloro che avevano fondato la Chiesa di Roma
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Possibile identikit di Paolo di Tarso realizzato da un nucleo della
polizia scientifica tedesca nel febbraio 2008 sulla base delle
descrizioni contenute nelle più antiche fonti storiche, con la
commissione e consulenza dello studioso Michael Hesemann . Non
sono stati esaminati i reperti ossei a lui attribuiti contenuti nelsepolcro presente nella Basilica romana di San Paolo fuori le
mura
Continuiamo così le nostre riflessioni che, sperando nell'aiuto
dello Spirito Santo, possano essere utili a chi le fa.
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Paolo scrisse le tre lettere ( ai Colossesi, agli Efesini e a
Filemone ) quando fu deportato, da Gerusalemme a Roma per
essere processato.
A Gerusalemme, infatti, oltre la gioia di una parte dellacomunità, trovò un’atmosfera tesa nei suoi confronti,
conseguente alla già citata questione dell’ammissione
incondizionata dei pagani convertiti al cristianesimo.
I sospetti sul suo conto, da parte degli Ebrei erano molti, alla
fine fu accusato di aver introdotto nel tempio profanandolo, un
cristiano non giudeo, tale Trogiuno; ciò provocò la reazione della
folla e solo l’intervento del tribuno Claudio Lisia lo salvò dallinciaggio.
Condotto davanti al Sinedrio, Paolo abilmente suscitò una
contrapposizione tra Sadducei e Farisei, cosicché Lisia lo riportò
in carcere e il giorno dopo, volendosi liberare della spinosa
questione, mandò l’Apostolo sotto scorta a Cesarea, dal
procuratore Antonio Felice, il quale pur trattandolo con una
prigionia alquanto lieve, lo trattenne per ben due anni.
Solo il suo successore Porcio Festo, nel 60, provvide ad istruire
un processo contro di lui a Gerusalemme, ma Paolo si oppose e
come “civis romanus” si appellò all’imperatore.
Appena fu possibile, fu consegnato al centurione Giulio per
essere trasferito a Roma, accompagnato da Luca e Aristarco; il
viaggio a quel tempo avventuroso, fu interrotto a Malta a causadi un naufragio, dopo tre mesi di sosta, proseguì a tappe
successive a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Foro Appio e
Tre Taverne, arrivando nel 61 a Roma.
Qui gli fu concesso di alloggiare in una camera affittata, in una
sorta di libertà vigilata ma con contatti con i cristiani, in attesa
di un processo che non si fece mai, per il mancato arrivo degli
accusatori dalla Palestina. E fu liberato.Quindi le lettere furono scritta tra il 61 e il 63.
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Lettera ai Colossesi.
Colossi era una città della Frigia, nell'attuale Turchia. Cittàricca, collegata con Efeso per mezzo di una rete stradale per
l'Oriente. In quel periodo, la città, venne squassata da un
violento terremoto che la destinò ad un lento ma inesorabile
declino.
La posizione della città facilitò negli usi e costumi dei Colossesi
l'ingresso di culti legati al mondo greco, romano: culti misterici,zoroastrismo e quel sincretismo che univa punti di vista
filosofici e religiosi di diversa provenienza. Insomma, grande
dovette essere lo sforzo, che incontrarono i primi cristiani,
grazie all'aiuto dello Spirito Santo, per ritrovare la giusta via
verso la salvezza, la crescita reale lungo la via della
consapevolezza dei figli di Dio.
Il Primo capitolo inizia con i saluti e svela che il primo
predicatore che i Colossesi hanno avuto fu Epafra, conosciuto da
Paolo, il quale supplisce Paolo stesso, ma ora in prigione con lui:
“...come un fedele ministro di Cristo...” ( 1, 7 ) e l'apostolo si
augura che grazie alle preghiere destinate anche a loro, i
Colossesi possano avere una: “...conoscenza piena della sua
volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché
possiate comportarvi in maniera degna del Signore...” ( 1, 9-
10 ) augurio reso possibile, ribadisce Paolo, solo grazie all'amore
di Dio che “...ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha
trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale
abbiamo la redenzione in remissione dei peccati...” ( 1, 13-
14 ); Paolo “mette i puntini sulle i” con queste parole e facomprendere a chi legge che non vi è altra via per il
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raggiungimento della salvezza. Poiché conosce come inquinata da
mille formule religiose la città di Colossi, riti e culti lontani dalla
realtà salvifica, Paolo sente il bisogno di ristabilire chiarezza sui
fondamenta del credo cristiano:
“...Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni
creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le
cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle invisibili e
quelle visibili: Troni, Dominazioni, Principati e Podestà. Tutte
le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è
il capo del corpo, cioè della Chiesa, il principio di coloro cherisuscitano dai morti per ottenere il primato su tutte le
cose...” ( 1, 15-18 ) ed era fondamentale che il credere fosse
basato sulla realtà pensata da Dio in funzione della salvezza:
Cristo è il perno messo agli inizi della creazione e su cui, grazie a
lui, la creazione tutta, visibile e invisibile ( perché appartenente
a piani della creazione differenti ) prese forma. Questa formula
E' ANCORA fondamentale se pensiamo, per esempio, a come i
Testimoni di Geova presentano lo stesso brano: “ Egli è
l'immagine dell'invisibile Iddio, il primogenito di tutta la
creazione; perché per mezzo di lui tutte le (altre) cose
furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose
invisibili, siano essi troni o signorìe o governi o autorità.
Tutte le (altre) cose sono state create per mezzo di lui eper lui. Ed egli è la prima di tutte le (altre) cose e per
mezzo di lui tutte le (altre) cose furono fatte esistere...”
Apparentemente sembra lo stesso, ma la differenza è
sostanziale, poiché i TdG non credono in Cristo come Dio
fatto uomo, ma lo credono come la prima creatura creata, la
più perfetta si, ma creata, non sussistente. Ecco perché i TdG
hanno aggiunto tra parentesi la parola (altre), parola che non c'è
nelle scritture originali greche, per sottolineare, secondo il loro
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punto di vista, che le altre cose sono state create subito dopo la
di lui creazione.
Ancora ci sarebbe, anzi c'è, bisogno di ricordare le fondamenta
del credo cristiano perché le contaminazioni da fonti culturali,filosofiche e religiose vorrebbero presentarci, e lo fanno,
formule diverse quanto inconsistenti, per la ricerca se non della
salvezza, confusa con la ricerca della felicità fine a se stessa e
in funzione del proprio corpo. Occorre stare sempre in guardia.
Seguiamo il consiglio di Paolo che, sebbene abbia duemila anni, è
ancora valido: “...purché restiate fondati e fermi nella fede enon vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel
vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad
ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato
ministro.” ( 1, 23 ) Ecco, vegliare per non cadere nelle trappole
di offerte che non contengono alcuna speranza di rinascita
spirituale.Paolo continua sottolineando che il suo ministero comprende
anche sofferenze, offerte per una giusta causa, per “...il corpo
che è la Chiesa...” ( 1, 24 ) e qui “Chiesa” sta per “ecclesia” o
comunità, la comunità in cui si celebra l'eucarestia, e si divulga la
Parola; che è depositaria del vangelo e della speranza in Cristo.
Ma è questo ministero che è caro a Paolo perché gli è “... stato
affidato da Dio presso di voi per realizzare la sua parola,cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni...”
( 1, 25-26 )
Come in Romani ritorna il concetto che Cristo ha svelato quel
mistero che fu nascosto anche agli Israeliti, sottoposti alla
Legge, ma che nella Legge aveva le sue radici, ossia che noi tutti
siamo Figli di Dio e che da Dio riceveremo l'eredità che ciconfermerà come uomini rinati dallo Spirito, signori
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nell'universo, padroni-custodi dell'universo. Come Dio disse ad
Adamo, invitandolo a dare nome a tutti gli animali per esserne
padrone-custode del creato. In Cristo riemerge questa “antica”
volontà; in Cristo, l'uomo, riacquista l'armonia perduta e Spirito,
Mente e Corpo ritornano perfettamente armonici tra loro. E' la
Creazione pensata e ritrovata. E' la perfezione che SOLO in
Cristo diventa possibile.
Paolo continua, con il capitolo 2, affondando nel concreto il suo
pensiero, e immaginiamo con quale intensità egli si predispone,
invocando che : “...essi acquistino in tutta la sua ricchezza la
piena intelligenza, e giungano a penetrare la perfettaconoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono
nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza...”
( 2, 2 -3), ma non solo: egli ammonisce i Colossesi a non farsi
sedurre da argomenti fuorvianti, poiché: “...anche se sono
lontano con il corpo, sono tra voi in spirito e gioisco nel
vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra
fede in Cristo.” ( 2, 5 ). E in questo passo della lettera, Paolo
indica di possedere il dono dello sdoppiamento ( da non
confondere con la bilocazione), poiché non dice: “... e gioisco
nel sapere che la vostra condotta...” che sarebbe naturale se
la lontananza fosse un fatto insormontabile ma attenuata dal
continuo apporto di notizie; egli invece dice: “... e gioisco nel
vedere la vostra condotta...” quindi, a mio parere, Paolo puòvedere, in spirito, realmente quello che succede.
Questo fenomeno fu cercato e non sappiamo con quali risultati,
dalle potenze militari russe a americane ( ma non sappiamo se gli
esperimenti continuino o meno) utilizzando sensitivi. Il fenomeno
dello sdoppiamento è differente dalla bilocazione che, per
restare in tema, attuò Gesù quando apparve simultaneamente a
più discepoli, facendosi vedere come realtà fisica, mangiando
addirittura con loro dopo la resurrezione; con lo sdoppiamento,
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ossia quando si “esce dal corpo” si può andare laddove il
pensiero ti conduce: io penso di essere in America, in un luogo
conosciuto, e mi ci trovo all'istante, ma non sono visibile.
La preoccupazione di Paolo riguardo a questa comunità è legata
alla consapevolezza del pericolo di dottrine filosofiche e
religiosi fuorvianti, e per questo raccomanda che nessuno si lasci
ingannare, poiché essere ingannati significa, sostanzialmente,
essere ridotti in schiavitù dall'errore, il quale poi produce semi
di morte: “...Dico questo perché nessuno vi inganni con la sua
filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana,secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. E' in
Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della
divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè
che è il capo di ogni Principato e di ogni Podestà. In lui voi
siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non
fatta da mano d'uomo...” ( 2, 8-11 ) E gli elementi del mondo,
quelli ingannatori, sono costituiti dalla cultura imperante e daifalsi maestri che incoraggiano certe dottrine. Argomento di
grande attualità che può aiutarci a discernere e a vagliare la
sostanza dei messaggi che ci arrivano da più parte. Comunque i
cristiani di Colossi erano evidentemente per la maggioranza
Ebrei circoncisi, se torna a rammentare la differenza della loro
circoncisione nella carne con quella del cuore. Cosa vecchia, comevecchie sono le abitudini che la Legge e le altre mille regole
imposte dai rabbini, tant'è che Paolo raccomanda: “...nessuno
dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o
riguardo a feste, noviluni e a sabati: tutte queste cose sono
ombra delle future, ma la realtà è Cristo. “ ( 2, 16-17 ) Il
sabato, per esempio, non ha più l'importanza che aveva ed ha
nelle comunità ebraiche: ogni giorno è buono per lavorare o perriposarsi, perché Dio opera sempre e non conosce riposo. Quindi
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le critiche mosse dagli Israeliti ortodossi debbono essere
lasciate cadere nel vuoto, anche se resta valida la
raccomandazione di non “dare scandalo” in specifiche
circostanze e situazioni, come il mangiare carne.
Osserva inoltre Paolo di non badare a certe pretese poste da
altra gente che segue pratiche di poco conto come “...la
venerazione degli angeli...” ( 2,18 ) pratica antica quindi, e che
anche oggi, attraverso l'Angeologia, si vorrebbe condizionare il
comportamento degli angeli invocando il loro nome in certe ore
del giorno e della notte. Ecco, come esempio, una
raccomandazione tratta da uno dei tanti siti web che trattanoquesto argomento: “...E’ sufficiente formulare una Preghiera
perché le Entità Superiori entrino in azione per soddisfare i
vostri desideri: infatti una Legge Cosmica obbliga i Grandi a
rispondere, sempre positivamente, alle richieste dei Piccoli,
in modo particolare se queste richieste riguardano il piano
materiale.
Questo naturalmente avviene se in esso non vi è violazione
dei Piani Divini.”
Si parla di “Legge Cosmica”; si parla di obbligo; si parla di
soddisfare richieste che riguardano “il piano materiale”, purché
non vi sia violazione dei “Piani Divini”... non c'è alcun riferimento
a Cristo che è il capo dei Principati, dei Trono e delle Podestà;
ecco questi sono l'esempio di quegli “elementi del mondo”
richiamati in 2,9. Ma non solo. Paolo enuncia un principio
fondamentale per la comprensione della e sulla libertà di chi è in
Cristo: “...Non prendere, non gustare, non toccare? Tutte
cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti
prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una
parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità eumiltà e austerità riguardo al corpo...” ( 2, 21-23 ) infatti,
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sostanzialmente, tutto ciò che noi facciamo per il corpo muore
con il corpo: i regolamenti dietetici, le proibizioni di tipo
mussulmano o ebreo stesso ( come abbiamo in precedenza già
riferito per il cibo kosher o kasher... ) serve solo per imbrigliare,
ingannare la reale sostanza dell'uomo che “morto in Cristo” si
libera dei lacci e dai regolamenti di questo mondo, per gustare la
libertà di essere figlio di Dio, libertà che proviene solo dallo
Spirito Santo e non dalle norme comportamentali umane.
Ovviamente con i dovuti distinguo, ma soprattutto con la dovuta
predisposizione d'animo nel fare certe cose.
E nel Capitolo 3, Paolo stesso ribadisce da quali comportamenti
umani occorre allontanarsi: la fornicazione, le impurità, le
passioni, i desideri cattivi... perché queste cose esaltano le
necessità del corpo, ne magnificano i suoi desideri,
allontanandoci o almeno rendendoci più difficile la percezione del
divino: “...ora invece deponete anche voi tutte queste cose:
ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dallavostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete spogliati
dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo,
che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del
suo Creatore. Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o
incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo
è tutto in tutti.” ( 3, 8-11 ) E questo discorso appare inperfetta armonia con quello che Gesù disse, anche in riferimento
all'ultimo paragrafo, ossia che quello che inquina l'uomo non è
quello che egli mangia, poiché finisce nella fogna, ma quello che
esce dalla sua bocca, in quanto esce dal suo cuore.
Ora Cristo è tutto in tutti, e qui, ribadiamo il nostro, il mio,
personale paradossale parere: Cristo sembra essere uscito
dalla sfera religiosa, fatta di riti, proibizioni, regole ecc...per diventare un affare laico, ossia un evento naturale che
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riguarda la vera anatomia, la vera fisiologia e la vera
psicologia dell'uomo, la realtà umana che ha riconquistato la
sua sfera originale: la compenetrazione in Dio e nell'armonia
del principio, per mezzo di Cristo. Non tralascio nel ribadire
che a questo punto, quando parliamo dell'uomo, dell'umanità in
senso proprio e figurato, possiamo dire che umanità, che umano,
in Cristo, significa la pienezza della stessa e quindi, la
differenza o il confine tra umano e spirituale o divino, in gran
uso nel nostro linguaggio, in Cristo, viene abolito per sempre:
l'umano in Cristo è l'uomo nuovo.
E cosa fare, mentre attendiamo la manifestazione di Cristo innoi?: “...Rivestitevi, dunque, come amati di Dio, santi e
diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di
mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e
perdonandovi scambievolmente...” ( 3, 12-13 ) E' un inno alla
carità. E si lega questo passo a quello evangelico del regno di Dio
paragonato al tesoro trovato nella vigna; il contadino lascia e
vende tutto per goderselo. Ecco, chi ha scoperto Cristo è come
se avesse scoperto il tesoro, grazie al quale tutte le altre cose
cambiano di priorità, passano in secondo o in ultimo posto:
infatti, che serve più arrabbiarsi, portare rancore, essere
linguacciuti e maliziosi, aspirare a posti d'onore mondani... se hai
Cristo? Tutto andrà fatto esprimendo la nostra personalità in
maniera naturale, avendo in mente e nel cuore, nel propriointimo, le cose di “lassù”. Noi restiamo in attesa di Cristo e
della sua manifestazione nel nostro intimo.
Per questo e in funzione di questo che Paolo consiglia ai Colossesi
di vivere nella cordialità reciproca: “... voi mogli siate
sottomesse ai vostri mariti... voi servi siate docili in tutto
con i vostri padroni terreni...” ( 3, 18 e 22 )
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In queste parole, riferite alla schiavitù, c'è solo un'apparente
contraddizione di fondo: Paolo, avendo negli occhi il paesaggio
paradisiaco visto quando salì al terzo cielo e, essendo in intimità
con Cristo, le situazioni sociali passano in secondo ordine; egli
non combatte contro la schiavitù o per le riforme sociali, questo
non è nella sua missione, egli lotta per portare Cristo a tutti, ma
sa benissimo che se Cristo entra nei cuori e nelle menti degli
uomini, la stessa società non può che migliorare e la dignità
dell'uomo non può che giovarne. E' solo questione di tempo:
“...voi padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo,
sapendo che anche voi avete un padrone nel cielo.” ( 4, 1 )Il capitolo 4 termina con l'invito a pregare per facilitare la
predicazione e la conoscenza del mistero di Cristo,
comportandosi saggiamente. Emergono anche qui nomi di anonimi
e meno anonimi personaggi che collaborano con Paolo, come
T ichico, Onèsimo, Aristarco, Marco, Dema, Archippo e Luca,
apostolo di Gesù e medico. E in queste battute finali emerge una
nota che è anche risposta a quelli che datando le lettere o altri
documenti fanno ipotesi di attribuzione o meno a questo o a
quello. Leggiamo infatti: “...Salutate i fratelli di Laodicea e
Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa. E quando
questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta
anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella
inviata ai Laodicesi...” ( 4, 15-16 ). Secondo voi, i Colossesi siprivarono della preziosa lettera di Paolo per darla ai Laodicesi?
Sicuramente no, ne avranno fatto una copia per non privarsene,
sapendo come difficile erano i viaggi allora, tra ladri e predoni.
Per cui, quando si dice che la lettera agli Ebrei e che vedremo
più avanti, o anche questa ai Colossesi, sembrano non essere di
Paolo e per la datazione e per lo stile, dobbiamo sempre tener
conto che ne furono fatte delle copie per farle girare nellecomunità come interventi preziosi, fondamentali e coadiuvatori
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dei vangeli, per la conoscenza del Mistero di Cristo. Non
sappiamo nemmeno se quelle che vengono attribuite a Paolo siano
quelle che Paolo ha scritto di suo pugno, potrebbero essere copie
coeve delle stesse. Molte volte la scienza uccide le certezze e le
intuizioni, ma questo non vuol dire proseguire per
approssimazione. Ovviamente. Per la cronaca, la lettera ai
Laodicesi fa, ora, parte degli apocrifi del Nuovo Testamento.
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Lettera agli Efesini
Efeso, la città più grande della regione Anatolica, in Lidia, e
situata presso la foce del fiume Caistro, sulla costa turca.
Eccone la pianta antica
Le sue rovine sono conosciute e tra esse spiccano i resti del
Tempio di Adriano, del Teatro e della Biblioteca di Celso
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Nel 401 venne raso al suolo, per ordine dell'Arcivescovo di
Costantinopoli Giovanni Crisostomo, il Tempio di Artemide-
Diana, ritenuto una delle sette meraviglie del mondo. Efeso fu
dunque un centro di grande importanza e crogiolo della cultura
ellenistica e orientale.
Paolo si rivolge alla piccola comunità di questa città, comunità
che doveva affrontare le difficoltà legate ad un cambio radicale
della propria mentalità. Per questa ragione, egli, entra subito nel
sodo della questione evangelica e della salvezza con un lungo inno
di Gloria a Dio e a Gesù Cristo: “...in lui ci ha scelti prima della
creazione del mondo, per essere santi ed immacolati al suocospetto di carità, predestinandoci a essere suoi figli
adottivi...” ( 1, 3-5 ) una premessa, questa, che non lascia
dubbi sulla nostra identità di figli di Dio, pensata sin dalla
creazione del mondo. E questo grazie al sacrificio di sangue,
tributo salvifico, pagato da Dio stesso fattosi uomo in Cristo. E
siamo stati fatti eredi delle promesse: “...essendo stati
predestinati secondo il piano di colui che tutto opera
efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo
a lode della sua gloria...” ( 1, 11-12 ). Ma solo dopo aver
ascoltato e accettato la sua parola e ricevuto lo Spirito Santo
che ci è stato promesso.
Paolo elogia gli Efesini per la loro fedeltà e prega per loro
affinché: “... il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padredella Gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per
una più profonda conoscenza di Lui. Possa egli illuminare gli
occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale
speranza vi ha chiamati...” ( 1, 17-18 ).
Torna l'importanza della Psiché, elemento di transizione, di
passaggio per lo Spirito Santo. La conversione è anche dellamente e non solo del cuore-Pneuma, poiché la mente rimane pur
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sempre depositaria della conoscenza per la quale, Paolo, non
dimentica di invitare noi cristiani a richiederla incessantemente.
Il Mistero di Cristo è mistero della conoscenza, la
conoscenza di una nuova realtà che supera la conoscenzadell'uomo sulla sua struttura anatomica e, soprattutto sulla sua
Fisiologia e, infine, sulla stessa psicologia; è quella conoscenza
che proviene dalla Verità, quella verità, l'unica e possibile, che,
come scrive San Giovanni Evangelista, ci renderà liberi. E la
Verità è legata indissolubilmente all'uomo nuovo-Cristo,
archetipo, modello unico, pensato da Dio per ogni sua
creatura, anche vegetale e animale, nonché l'armonia tra le leggifisiche, poiché come abbiamo ricordato in una nostra precedente
riflessione abbraccia anche tutta la creazione che, in attesa
della rivelazione dei figli di Dio, geme e soffre. ( Rm
8,19-23 ) Cristo è modello, l'unico, dell' uomo nuovo. “...Tutto
infatti ha sottomesso ai suoi piedi...” ( 1, 22 ); in questa
poche parole, recitate anche nel Salmo 8, 7 – ulteriore
testimonianza della promessa e del progetto divino presente da
sempre – Paolo enuncia una verità fondamentale, richiamata
appena ora: tutta la Creazione è in funzione di Cristo e in lui
tutte le cose obbediscono. L'armonia del cosmo, la teoria dei
buchi neri divoratori di energia, all'inversione dei poli –
legata a teorie catastrofiste in voga di questi tempi - al più
piccolo animale fosforescente del fondo degli abissi sono unaespressione dell'armonia dell'uomo cosmico, ossia di Cristo, il
tutto finalizzato alla rivelazione dei Figli di Dio, ultima tappa
del cammino di Salvezza.
In mezzo a questo progetto c'è dunque l'uomo, noi tutti,
destinato a rendere gloria a Dio, manifestandone la Sua
grandezza, attraverso la sua ritrovata armonia tra Soma-
Corpo, Mente-Psichè e Spirito-Pneuma, grazie alla vittoria di
Cristo sulla morte, risorgendo da quella realtà che, fino a lui, era
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l'ultima spiaggia per ogni creatura vivente: la morte.
Infatti, Paolo non dimentica di ricordare che: “... voi eravate
morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un
tempo viveste alla maniera del mondo, seguendo il principedelle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli
uomini ribelli...” ( 2, 1-2 ), ma, nonostante tutto, non per le
nostre opere, ma solo per la bontà divina e la grazia di Cristo,
siamo stati riscattati e messi nella condizione di ri-scoprire la
nostra natura ed ereditarne i contenuti promessi.
Paolo va oltre nei concetti, facendo capire agli Efesini convertiti
che se un tempo erano pagani, lontano dalle promesse fatte al
popolo d'Israele, ora, in virtù della grazia di Cristo, anche i
pagani stessi, convertiti, sono portati allo stesso livello dei figli
della casa d'Israele, quelli che hanno riconosciuto Cristo:
“...colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il
muro di separazione che era frammesso, cioè l'inimicizia,
annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta diprescrizioni e di decreti, per creare se stesso, dei due, un
solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e
due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce...”
( 2, 14-16 ).
Così si può dire che nei confronti degli Efesini, Paolo compie la
sua missione: avvicinare al Mistero di Cristo i pagani,
avvicinare al Mistero di Cristo anche questa parte di
umanità, per lungo tempo lasciata in balia degli idoli.
Egli, poi, afferma: “...A me, che sono l'infimo fra tutti i
santi, è stata concessa la grazia di annunziare ai Gentili le
impenetrabili ricchezze di Cristo, e per far risplendere agli
occhi di tutti qual'è l'adempimento del mistero nascosto da
secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, perché siamanifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai
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principati e alle Podestà la multiforme sapienza di Dio...”
( 3, 8-10 ) Con queste parole, Paolo fa intendere che anche le
realtà celesti, quali le Podestà e i Principati, erano all'oscuro del
disegno della salvezza in Cristo, e si intende con questo chequeste realtà hanno avuto il ruolo di esecutori della volontà di
Dio momento per momento, senza avere la possibilità di
possedere la coscienza del tutto. E questo appare comprensibile,
perché Cristo è superiore a tutte le schiere angeliche e come
tutto il resto della creazione, anch'esse sono sottomesse a
Cristo stesso “...tutto è stato sottomesso ai suoi piedi...” e
questo vale e per le cose visibili e per le cose invisibili: “...acolui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto
possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già
opera in noi...” ( 3, 20 ) comprovando così che l'uomo è
superiore agli angeli, perché immagine di Cristo-Dio.
Paolo continua, esortando all'esercizio della carità la comunità,
ricordando che . “...Un solo corpo, un solo spirito, come unasola è la speranza alla quale siamo stati chiamati, quella
della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra
di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti...” (
4, 4-6 )
Al bando coloro che affermano che Gesù Cristo è sullo steso
piano di Maometto, di Buddha ecc...
“...un solo Signore...”
Egli ascese al cielo ma non dimenticò di stabilire i presupposti
per: “...edificare il corpo di Cristo, finché arrivino tutti
all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo
stato dell'uomo perfetto, nella misura che conviene alla pienamaturità di Cristo...” ( 4, 12-13 ). Ecco che tutta la comunità
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è strutturata in maniera tale da raggiungere l'obiettivo finale: la
conoscenza e quindi, i maestri, gli evangelisti, i pastori... sono
coloro che, figure indispensabili, aiuteranno tutti a percorrere la
strada giusta, evitando di cadere nelle lusinghe di coloro che
nell'astuzia vorrebbero fa deviare il credente. Tutto questo
sistema è il corpo di Cristo nascente e che dovrà diventare
adulto, arrivando alla piena maturità di Cristo.
Certo è che il concetto di “Corpo di Cristo” non può solo ridursi
all'insieme della comunità, all'ecclesia o chiesa, Chiesa universale
di cui noi, facendone parte, facciamo la nostra parte con
l'energia che ci viene data per farlo funzionare sul pianoorizzontale; esso, non dimentichiamo, ha anche uno sviluppo
verticale che, disvelandosi, apporta conoscenze inaspettate,
ampiezze di conoscenza e di armonia inimmaginabili. Il corpo di
Cristo è tutta la creazione, visibile e invisibile, che vive in una
armonia reciproca chiamata amore universale, mentre tutto
ruota attorno al suo fulcro creatore, Dio. Non dimentichiamo
l'esperienza di San Tommaso d'Aquino che, due anni prima di
morire, ebbe visioni tali da fargli dire: “ Tutto ciò che ho
scritto è ben pallida cosa rispetto alle cose che ho visto!”
Paolo, in funzione di questa visione, cerca di far comprendere
come inaspettatamente mirabolanti siano le promesse ereditarie
di Cristo, ma non può che farlo secondo linguaggi in uso al suo
tempo, e per questo che il suo richiamo alla fedeltà a Cristo, allacarità, di un amore vicendevole, si fa accorato e apparentemente
ripetitivo, poiché egli conosce la realtà del corpo di Cristo e
quali promesse sono legate all'uomo perfetto.
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Oggi noi possiamo meglio comprendere il messaggio, poiché la
scienza e una cultura più ampia ci aiutano maggiormente, anche
se gli stessi aspetti possono ingannarci, se percorsi in senso
contrario. Fondamentale rimane l'aiuto dello Spirito Santo nel
crescere e nel rimanere fedeli.
Per contrasto, Paolo ricorda quale era la vecchia strada dove
l'uomo vecchio era consono percorrere con le sue passioni, con le
sue abitudini viziate da inganni e punti di vista usi a dividere per
ripetere di “...rinnovarvi nello spirito della vostra mente e
rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e
nella santità vera...” ( 4, 23-24 ).
San Pietro e San Paolo
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Ne abbiamo parlato precedentemente sulla funzione della
Psichè o funzione mentale: essa è fondamentale per permettere
allo Spirito Santo di svolgere il proprio compito di
perfezionamento. A noi, la frase “...lo spirito della vostra
mente...” può sembrare banale, ma se ci mettiamo nei panni di
individui, per lo più analfabeti all'interno di una società violenta,
prevaricatrice, che forgiava le persone all'usanza pratica del
sopravvivere giorno per giorno, la stessa frase aveva in se
qualcosa di rivoluzionario: invitava quelle genti a lavorare sulla
propria mente; a discernere il pensiero; a valutarne la
qualità; a meditare sugli aspetti conseguenziali di certescelte razionali... e in questo quadro chi poteva compiere il
miracolo di trasformare quelle genti in genti nuove se non la
preghiera e lo Spirito Santo.
Certo, quelle genti avevano la mente più semplice di noi, da un
punto di vista strutturale; era poco abituata a pensare e a
filosofeggiare, salvo le poche scuole di pensiero, ma erano
intrise di robuste convinzioni pagane e concetti religiosi
fuorvianti: la difficoltà, per queste ragioni, appare essere
paragonata alla nostra attuale, gente del XXI secolo, poiché la
scienza sembra aver inaridito tutto con la saccenza di poter
spiegare il tutto e lo scetticismo si è rivestito della solida
corazza della cultura e della dialettica. Noi dobbiamo
destrutturarci, in un certo qual modo, ossia rimodulare il nostropensiero, finalizzandolo all'obiettivo nutrito dalla fede in Cristo:
l'uomo nuovo. E per questo valgono gli stessi strumenti di
allora: la preghiera e lo Spirito Santo.
La strada principale: “...fatevi dunque imitatori di Dio, quali
figli carissimi, e camminate nella carità...” ( 5, 1 ), già, ma
imitare Dio cosa può significare se non camminare sulla strada
percorsa da Cristo, ossia la strada del perdono, della speranza,
del senso di sacrificio, del lavorare sapendo che il nostro sforzo
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non sarà mai sufficiente per realizzare l'uomo nuovo in noi se
non ci fosse l'azione dello Spirito per la bontà di Dio? In poche
parole: fare quello per cui siamo stati chiamati attraverso le
nostre inclinazioni, le nostre peculiarità intellettuali e spirituali,
i nostri carismi: chi fa il meccanico di auto lo faccia con amore e
rispetto per colui che dovrà portare quell'auto; chi fa lo
spazzino lo faccia con amore sapendo che su quelle strade
potrebbe camminare anche un angelo di Dio ( ricordatevi l'invito
di Paolo ad essere ospitali) e anche perché una strada pulita fa
vivere meglio; chi fa l'insegnante lo faccia con amore nei
confronti di coloro che devono imparare... Sono convinto cheDio non chiede a nessuno cose impossibili; egli chiede di
usare gli strumenti che hai nel migliore modo possibile, in
vista della salvezza, e basta. Solo così potremmo imitare Dio,
attraverso la dedizione e l'amore per le cose che facciamo per
mestiere o per passione.
Tutto il resto è bandito, come la trivialità, il menefreghismo e
l'approssimazione.
Certo è che questa riflessione se ampliata con:”...nessuno vi
inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba
l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono...” ( 5, 6 )
aprirebbe porte di vario genere; pensiamo per esempio alla
politica, quella politica bisticciona, che ama dividere, che
denigra, che cataloga gli uomini in base alla loro ideologia ecc... cirendiamo conto di come numerosi sono i tranelli in cui potremmo
cadere perdendo di vista l'unità dell'insieme. La politica non
rende né MIGLIORI né PEGGIORI gli UOMINI, ma sicuramente
li divide e li intossica nella loro Psichè-funzione mentale,
nutrendola con discorsi ingannevoli. Ma questo vale per ogni
esperienza umana: occorre solo comprendere che non bisogna
confondere gli strumenti con l'essenziale: la politica è uno
strumento per governare, ma non è essenziale a governare.
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Proprio ora, 17 gennaio 2012, in Italia c'è un Governo Tecnico
che, dimostrando, nel risolvere i problemi, che occorre solo la
volontà e non le teorie politiche, ha di fatto dimostrato che la
politica, un certo modo di fare politica è più dannoso che utile.
E siamo così chiamati, come imitatori di Dio, a partecipare alla
vita sociale: “...non partecipate alle opere infruttuose delle
tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di
quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso
perfino parlare...” ( 5, 11 ).
“Denunciare apertamente” è un atteggiamento coraggioso che
coinvolge coloro che ne hanno le capacità, infatti non tutti
possono farlo, poiché non tutti sono chiamati a questo, in quanto
non hanno ancora sviluppato quel distacco necessario per non
aver timore delle conseguenze, ma denunciare apertamente
necessita, oggi come oggi, di una specifica preparazione. La
cultura giuridica, di comune possesso, fino ad un livello di base,
insegna che per denunciare fatti, eventi che coinvolgonopersone, il loro destino e il loro futuro, occorrono certezze,
prove, altrimenti sarebbe calunnia o diffamazione, Occorre
essere maturi e pacati nell'agire, verificando e verificando le
nostre certezze, altrimenti meglio stare zitti.
Per il resto vale l'invito: “...svegliati tu che dormi, destati dai
morti e Cristo ti illuminerà. Vigilate dunque sulla vostra
condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi...”
( 5, 14-15 )
E la saggezza si concretizza con la mitezza di cuore: ognuno stia
sereno al suo posto, come la moglie che deve rimanere
sottomessa al marito. Ovviamente questo ultimo invito è riferito
al ruolo che la donna aveva in quel frangente storico. Oggi le
cose sono cambiate. Però non ci sfugga la sottolineatura chePaolo ha fatto: “...questo mistero è grande; lo dico in
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riferimento a Cristo e alla Chiesa...” ( 5, 32 ) Il rispetto
reciproco tra i coniugi è riferito essenzialmente a questo
mistero che, come tale, non sono in grado di affrontare;
sicuramente è in funzione del Corpo di Cristo con la sua doppia
funzione femminina e mascolina a livello universale: Cristo e la
Chiesa, ossia Cristo-uomo nuovo e la Creazione-casa di Dio.
L'energia creativa maschile e l'energia conservatrice femminile.
L'uomo e la donna furono fatti ad immagine di Dio? Ebbene, in
Cristo-uomo/donna, diversità e completezza-unione al
contempo è il mistero di Cristo e della sua Chiesa.
La continuità della creazione è nei figli: Onora tuo padre e tuamadre non è solo un comandamento comportamentale, ma è
l'essenza della continuità della creazione in funzione di Cristo,
capo della Chiesa.
Nel Capitolo 6, Paolo, poi: “...Schiavi, obbedite ai vostri
padroni secondo la carne con timore e tremore, con
semplicità di spirito, come a Cristo... Anche voi, padronicomportatevi alo stesso modo verso di loro, mettendo da
parte le minacce, sapendo che per loro, come per voi c'è un
solo Signore nel cielo...” ( 6, 5-9 ) non dobbiamo pensare che
egli accetti la schiavitù come una cosa ineluttabile, ma confida
che l'azione dello Spirito Santo che porterà le menti del
padrone e dello schiavo a scoprire come ogni uomo è un fratello
in Cristo ( vedi la lettera a Filemone ). E' un atteggiamento chenon vuole rivoluzionare la società di allora, anche perché la
missione di Paolo è la predicazione tra i pagani o Gentili, ma
lasciare allo Spirito il compito di mutare l'uomo e le sue
abitudini. E' un atteggiamento che ritroviamo in Madre Teresa
di Calcutta che non cercò di convertire nessuno al
cristianesimo, ma cercò solo di far si che un mussulmano fosse
un buon mussulmano; che un induista fosse un buon induista,
poiché nella bontà e nella mitezza di cuore, quella sincera, ci
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sono molti punti in comune con Cristo. Il resto verrà da sé.
Paolo esorta gli Efesini, e noi anche, a tenersi sempre pronti a
combattere contro i Principi e le Podestà di questo mondo:
“...contro gli spiriti del male che abitano le sfere celesti...”
( 6, 12 ). La vita del Cristiano non può essere tranquilla: chi non
ha tentazioni, o per lo meno chi dice di non averne, secondo me,
è fermo, immobile, sul cammino della perfezione, della salvezza.
E i protagonisti della lotta sono spiriti intelligenti – abitantidelle sfere celesti, poiché camminano di pari passo al nostro
avanzamento spirituale - che coerentemente alle nostre
strutture mentali e spirituali si divertono a tentarci, facendo
leva sui nostri punti più deboli del sentimento e del raziocinio,
cercando di ristrutturare la nostra mente con ragionamenti che,
con l'avanzare nella via di Cristo, si fanno sempre più arguti e
lucidi. In poche parole: più vai avanti, o per lo meno più diventicoerente, cerchi di esserlo, con Cristo, maggiori saranno gli
esami da superare. Di sicuro le energie che avremo a
disposizione saranno sempre sufficienti per poter vincere la
sfida: Dio non permette di essere tentati oltre le proprie
energie, nel senso che tutto è commisurato. Chi potrebbe
vincere altrimenti?
Sicuro è che, come lo Spirito Santo non forza la nostra
libertà per perfezionarci, attendendo la conversione della
mente, così è per lo spirito malvagio: non può entrare se non
vogliamo, se non ci convertiamo alla sua dottrina.
La lettera termina con le raccomandazioni di essere ben fermi
come un soldato dotato dello scudo, dell'elmo e della spada,
simboli di fede, speranza e dello Spirito.
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Paolo invierà Tichico ad Efeso come suo rappresentante.
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Lettera a Filemone
Come le precedenti, anche questa fu scritta durante il periodo
degli arresti domiciliari di Paolo, a Roma.
E' una lettera indirizzata direttamente a Filemone,
collaboratore di Paolo, ma è rivolta anche ad Appia, la sorella, adArchippo “ compagno d'armi”, come lo definisce Paolo.
Paolo scrive a Filemone essenzialmente per raccomandargli di
riprendere con sé quello che è uno dei suoi schiavi, un certo
Onesimo, il quale ha ricevuto il battesimo da Paolo: “...ti prego
dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, Onesimo,
quello che un giorno ti fu utile, ma ora è utile a me...”
( 1, 10-11 ). Ora, l'apostolo, lo rimanda presso il suo padrone,ma con la raccomandazione di accoglierlo: “... non più però
come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello
carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come
uomo, sia come fratello del Signore.” ( 1, 18 )
Questa raccomandazione è una ulteriore risposta al concetto di
schiavitù come lo ha affrontato Paolo nella lettera ai Colossesi( 3, 18 e 22 ).
La lettera continua mostrando la grande umiltà di Paolo che, nei
confronti di Filemone, appare ossequioso, ma in funzione di
Cristo: “...che io possa ottenere da te questo favore nel
Signore, dà questo sollievo al mio cuore in Cristo.” ( 1, 20 )
La lettera termina con i saluti condivisi anche da Epafra, che è
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agli arresti assieme a Paolo, inoltre sono associati ai saluti i nomi
di alcuni collaboratori, già incontrati, come Marco, Dema,
Aristarco e Luca, l'evangelista, autore anche degli Atti degli
Apostoli.