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Rivista Latinoamerica 128,129,130

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Ultimo numero Rivista Latinoamerica

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  • LATINOAMERICAE TUTTI I SUD DEL MONDO

    trimes

    trale 3-4.2014/1.2015

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  • latinoameriCa 2014/2015 3

    LATINOAMERICA DALLEDITORE

    2 latinoameriCa 2014/2015

    n giorno di primavera di un un bel po di anni fa, in un tavolino di un bar di S.maria in traStevere, mi stavo lagnando con marcia Scantlebury, giornalistacilena, compagna di lotte e di torture di Carmen Yanez, poetessa e mogliedi luis Seplveda, ma soprattutto amica mia, sulla difcolt di mandareavanti questa rivista, presa in mano da min pi per diletto che per bisogno,ma poi per sopravvivenza, non avendo pi potuto, ad un certo punto dellasua carriera, collaborare regolarmente per i quotidiani in cui era solito scri-vere: Repubblica, Corriere della Sera, Unitmi lamentavo sulla mancanza di libert di stampa, sul fatto che nessun gior-nale mainstream avesse mai fatto una recensione sulla nostra fatica trime-strale, sulla rabbia delle notizie distorte che leggevo e che noi regolarmentedenunciavamo su Latinoamerica ma che nessun giornalista riprendeva. in-somma una vera e propria ingiustizia. mi pareva, in quel lontano 2003, 2004,che non si poteva assolutamente andare avanti.marcia mi fece nire e poi con un sorriso beffardo e accattivante mi disse:no, qui in italia c una libert pazzesca di dire, di scrivere quello che sivuole. finch non viene nessuno a bussarti a casa tua, a prenderti, a violen-tarti e a torturarti, a farti sparire per quello che scrivi, b, allora c libert.Quel giorno me lo ricordo bene, perch ricolloc la mia insofferenza, maanche la mia precoce rassegnazione in un alveo pi produttivo. mi dette laspinta per andare avanti. fino ad ora. non ci sono pi soldi per continuare, anche se siamo stati toccati dalla ge-nerosit dei nostri abbonati che hanno rinnovato la loro ducia nonostantetutto, nonostante i ritardi accumulati nella stampa degli ultimi numeri.molti mi chiedono: ma qual la causa? molte e nessuna: tutto pi difcile,da poste italiane che nelle loro scelte gestionali hanno tralasciato la conse-gna della posta (a molti non arriva mai e, ad esempio, c sempre bisognodel doppio invio) oppure il costo della carta e quindi della stampa veramenteesorbitante. Questo particolare, insieme alla crisi economica che ha obbli-gato molti a rinunciare a comprare la rivista o a rinnovare il proprio abbo-namento, a fare tagli sulla cultura piuttosto che sul pane quotidiano, hafatto s che moltissimi piccoli editori come noi, in poco tempo non hannoavuto pi ossigeno per stampare. Curiosamente, le sovvenzioni per la carta,in questo nostro paese, ce lhanno le grandi case editrici. Sicch i grandi di-ventano pi grandi e i piccoli scompaiono. non oso pensare cosa succe-der con linglobazione della rcs in mondadori. ununica grande casa

    editrice che sceglier cosa pubblicare e cosa no, quale scrittore portare inauge, e quale affondare. e poi il mancato pagamento di molte librerie, so-prattutto nel Sud, che mi hanno costretto ad abbandonarle per strada, masoprattutto il ritardato pagamento di quasi tutti riguardo le fatture emesse,tanto che a volte ho pensato fosse una strategia.io non lo so, non credo che ci sia un colpevole in particolare, ma un giorno,quando sono stata cinque ore al telefono, a pregare per il pagamento di unacopia, mi sono chiesta, onestamente, che senso aveva questo nostro impe-gno?daltro canto, a fronte di una effettiva stanchezza sica che aumenta sem-pre di pi con il passare del tempo, silenziare questa voce nel deserto cul-turale, mi pare proprio un peccato, anzi uno spreco. molti mi dicono: maperch non cerchi sovvenzioni statali? e vero, ma se dovessimo sperare nel fondo per le riviste di alto valore cul-turale, a cui Latinoamerica con onore appartiene, ci si spartisce tra gli altribriciole che non servono, francamente a nulla. nel 2009 arrivata a 1314euro lanno, (http://www.librari.beniculturali.it/opencms/export/sites/dgbid/it/do-cumenti/riviSte_beneciarie_contributo_annata_2009.pdf) poi sempre meno.onestamente non segnalo sostanziali differenze nelloperato quotidianocon questo pop di cifraQuestanno, litalia scesa al 73 posto nella libert di stampa, scivolandodi ben 23 posizioni in un anno. Qualcosa quindi, di preoccupante sta succe-dendo. Qualcosa di complesso. non solo una questione di scarsa prepara-zione di alcuni giornalisti, della loro scarsa cultura, di molti, di troppi legatiai poteri di turno; non solo una questione di mezzi di comunicazione tra-sformati pi o meno platealmente in mezzi di controllo, megafoni di po-tentati di turno; non solo una questione di internet come unico veromezzo di voce libera (sic). no. non tutto questo, ma altro. e difcile tro-vare il senso a questa questione. o meglio, qualcosa di diverso: io ho un concetto etico del giornalismo.ritengo infatti che in una societ democratica e libera quale dovrebbe es-sere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della so-ciet. un giornalismo fatto di verit impedisce molte corruzioni, frena laviolenza della criminalit, accelera le opere pubbliche indispensabili, pre-tende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta leforze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone aipolitici il buon governo (pippo fava. "lo spirito di un giornale", articolodell'11 ottobre 1981).ecco, per questo che siamo costretti ad andare avanti.anche solamente on line, se non troviamo i mezzi nanziari per stamparele copie che possiamo vendere. anche se continuiamo, dopo 15 anni, a sentirci in mezzo al deserto e chie-diamo se davvero vale ancora la pena.forse si, forse no forse.fateci sapere cosa ne pensate: [email protected].

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    CONTRORDINE COMPAGNI: IN ITALIA C LA LIBERT DI STAMPA (MA A CHE PREZZO?)

    di Loredana Macchietti

  • anno XXXv n. 128,129,130trimeStrale

    luglio 2014 - marzo 2015

    LATINOAMERICAE TUTTI I SUD DEL MONDOwww.giannimina-latinoamerica.it

    direttoregianni min

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    Segreteria di redazioneeugenio baldassarri Hernndez

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    progetto grafiCopiergiorgio maoloni

    impaginazione e CopertinaStudio Cappadocia

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    traduzionialessandra riccio, analia taran,

    lydia del devoto

    direzione e redazionevia a. marsciano 7, 00135 roma

    tel. e fax. +39. 06. 350 72 557

    amminiStrazioneloredana macchietti

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    SoCiet editriCeg.m.e. produzioni srl

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    DALLEDITORE

    Loredana Macchiettiin italia c la libert di stampa (ma a che prezzo?)

    LE FOTO

    Roberto Brancolinilodissea dei curdi e il loro orgoglio

    Marco Sandiuna patria divisa in quattro parti

    EDITORIALE

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    ngel Guerra Cabreramanca molto, ma dialogare positivo

    intanto fidel incontra los cincos

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  • LATINOAMERICA LE FOTO

    Lodissea dei curdi e il loro orgoglio visti da roberto brancolini

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    LATINOAMERICA LE FOTO

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    el ConteSto della guerra Civile CHe da ormai Quattro anni imperverSa in Siria, nata un'esperienza politica rivoluzionaria a cui tutti guardiamo con ammi-razione. nel nordest del paese, appoggiata al conne con turchia e iraq,nasce la rojava, noto anche come Kurdistan siriano. letteralmente dovetramonta il sole, la rojava un territorio abitato in maggioranza da popo-lazione curda. il popolo curdo, per la prima volta, intravede la possibilitdi creare una zona autonoma e autogovernata, lontana dal concetto di stato-nazione. per capire meglio di cosa si tratta necessario fare un passo indie-tro con un piccolo excursus storico-politico che servir per comprenderemeglio l'attuale situazione in Siria, con i suoi attori sul campo e le contro-verse dinamiche politiche e militari. nel marzo 2011, sull'onda di quanto stava accadendo in egitto e tunisia, lapopolazione siriana scesa in piazza per chiedere pi diritti e democraziaal regime del presidente bashar al-assad. la brutale repressione che que-st'ultimo ha condotto nei confronti dei manifestanti ha fatto s che dellesemplici proteste di piazza sfociassero in poco tempo in una sanguinosaguerra civile. ad oggi, quattro anni dopo, la situazione ancora di guerraaperta, anche se sul campo le coalizioni e le alleanze sono cambiate. da unaparte troviamo il presidente al-assad e il suo esercito, l'esercito arabo si-riano, baluardo della repressione e della conservazione del regime. dall'al-tra, invece, vi una galassia di formazioni armate che - nei loro interessipolitici e territoriali - combattono il regime ma molto spesso si affrontanoanche tra di loro. insomma, la situazione un tutti contro tutti in cui, almomento, nessuno abbastanza forte da trionfare sugli altri. in questocontesto di guerra che nasce l'esperienza della rojava.nel nordest della Siria, lungo il conne con la repubblica di turchia, vivono

    NR

    di Marco SandiGiornalista esperto del mondo arabo

    LORGOGLIOSA LOTTA DEI CURDI: UNA PATRIADIVISA IN QUATTRO PARTI

    Divisi, umiliati, ma mai vinti:la resistenza di un popolo contro il Califfato Nero

    oberto branColini, fotografo modeneSe, Si oCCupa di reportage, Ha Seguito loSviluppo dei movimenti anti-globalizzazione, le Condizioni di vita dei rifugiatizapatiSti in meSSiCo, la vita dei Civili paleStineSi e una riCerCa fotografiCa Sulledonne CHe migrano dall'eSt europa ConoSCiute Come badanti.attualmente Collabora Con l'agenzia fotografiCa fotogramma e Con la tavoladella paCe di perugia e la provinCia di modena.in italia le Sue foto Sono State pubbliCate da repubbliCa, l'unit, il manifeSto,avvenire, la gazzetta di modena, famiglia CriStiana, l'eSpreSSo, left, la nuovaeCologia, internazionale e Carta. all'eStero dal guardian in gran bretagna dal guardian, da proCeSo in meSSiCo,da geo in franCia, da galatea in Svizzera.Ha pubbliCato due libretti fotografiCi Sul movimento zapatiSta editi dall'arCi(2000-2001) e uno Sulla paleStina edito da maSSari (2002).

    CHI ROBERTO BRANCOLINI?

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    lorgoglioSa lotta dei Curdi: una patria diviSa in Quattro parti

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    circa 5 milioni di curdi. Sono parte della pi grandenazione senza stato al mondo, essendo divisi principal-mente tra quattro paesi connanti: turchia, iraq, irane, appunto, Siria. la questione curda ha origini nel1916, quando francia e gran bretagna siglano segreta-mente l'accordo per la spartizione del medio oriente -chiamato Sykes-picot -, prevedendo la scontta del-l'impero ottomano, alleato degli imperi centrali nellaprima guerra mondiale. Questo accordo prevedeva che

    le potenze occidentali si spartissero il territorio seguendo le linee dei propriinteressi, senza tenere conto delle nazionalit presenti e quindi tracciandoconni e dividendo popoli. inoltre promisero, con l'assenso di quasi tutti ipaesi vincitori, la creazione del Kurdistan, in un accordo sancito dalla rmatra le potenze vincitrici e l'impero ottomano del trattato di Svres del 1920.il territorio veniva ridimensionato rispetto alle reali dimensioni della popo-lazione, ma era pur sempre un'entit politica autonoma a maggioranzacurda. Queste promesse naufragarono con la nascita della repubblica di turchia econ l'ideologia fortemente nazionalista del suo fondatore, mustafa Kemalatatrk. dopo aver rinegoziato i precedenti accordi rm un nuovo trattato,quello di losanna (1923), nel quale venivano sanciti gli attuali conni e dovenon vi era spazio per un Kurdistan autonomo. atatrk elabor inoltre unapolitica con forte connotazione turca, cercando di eliminare qualsiasi formadi opposizione e di diversit. da questo momento la questione curda riguar-der per lo pi repressione e violenza, diritti negati e soprusi. importante contestualizzare storicamente l'esperienza curda per compren-dere meglio gli avvenimenti contemporanei, troppo spesso in bala di cro-nache di parte e notizie di seconda mano. la questione curda non gode quasimai della giusta attenzione mediatica, perch troppo spesso in balia di inte-ressi maggiori, politici ed economici, che coinvolgono le aree di conne dovei curdi vivono. per questo motivo che solo ora, dopo molti anni, tornatain voga. la Rojava entra prepotentemente nelle cronache nel 2012, quando la popo-lazione curda si solleva in una vera e propria rivoluzione. rivoluzione cheprende piede nel contesto di assenza di potere centrale provocato dallaguerra civile siriana: i curdi intravedono una possibilit e la sfruttano noin fondo. nascono cos i tre cantoni: afrin, Kobane e Jazira. Sorgono in ter-ritori abitati per lo pi da curdi, nonostante siano presenti minoranze assire,turcomanne, arabe, cristiane, caldee: sono lo specchio di una regione di con-ne che per migliaia di anni stata attraversata da imperi e regni, da esercitie mercanti, da grandi religioni. parliamo di entit territoriali non comuni-canti tra loro, appoggiate al conne turco (afrin e Kobane) e turco-iracheno(Jazira). Queste zone hanno subto, durante i regimi di al-assad, Haz e ba-shar, una serie di politiche di assimilazione culturale e identitaria che dal1962 si sono susseguite senza sosta. obbligatoriet della lingua araba, cam-bio dei nomi delle citt, servizio militare obbligatorio nell'esercito arabo si-

    Divisa dopo il 1916 tra Iran, Iraq, Turchia e Siria, il Kurdistan la pi grande nazionesenza Stato esistente. Lotta per rinascere

    riano: sono solo alcune delle misure repressive messe in atto per cancellarel'identit curda. misure del tutto simili a quelle messe in atto nei paesi vi-cini, dove le minoranze curde hanno subito pi o meno le stesse vessazioni.basti pensare all'iraq di Saddam Hussein, il quale non si tirava di certo in-dietro quando si trattava di gasare interi villaggi curdi, oppure alle politicheportate avanti dall'iran post rivoluzione islamica, per nire con la turchiadove dagli anni '80 in poi ha avuto luogo una vera e propria guerra tra l'eser-cito turco e il pKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan.proprio la nascita di questa formazione politica segna un prima e un doponella storia dei curdi e del Kurdistan. nato tra i banchi dell'universit discienze politiche di ankara questo movimento si costituisce in partito nel1978 sotto la guida di abdullah calan. adotta un'ideologia marxista-leni-nista e punta n da subito ad un'identit puramente curda, espellendo dalpartito gli elementi turchi. nel contesto politico turco di quegli anni, se-gnato da colpi di stato e governi militari, il partito si dota di un'organizza-zione clandestina e dal 1984 decide di intraprendere la lotta armata controlo Stato turco per un Kurdistan indipendente. il conitto tra lo Stato turcoe il partito, secondo alcune stime, ha provocato complessivamente 40milavittime. il ruolo del pKK fondamentale perch ha rappresentato n da su-bito un punto di riferimento politico ed ideologico, riuscendo ad issarsicome baluardo delle istanze curde, la stessa gura di calan stata neltempo mitizzata. il pKK e calan sono fondamentali anche per l'esperienza della rojava, in-fatti in seguito al suo arresto nel 1999 vi un cambio del paradigma politicodi base: dalla lotta armata per la conquista di uno stato-nazione al confede-ralismo democratico. Questo tipo di governo o amministrazione pu esserechiamato amministrazione politica non-statuale o democrazia senza stato scrive calan in Confederalismo democratico -. gli stati amministranosoltanto, mentre le democrazie governano. gli stati sono fondati sul potere;le democrazie sono fondate sul potere collettivo. la portata politica di que-ste idee talmente innovativa per il contesto mediorientale che potrebbeessere un precedente pericoloso per gli emiri, i calif e i generali che sonogure note del sistema politico nell'area. il confederalismo democratico -continua calan - aperto ad altri gruppi e ad altre fazioni politiche. e' es-sibile, multi-culturale, anti-monopolistico e orientato al consenso. l'ecologiae il femminismo sono pilastri centrali. anche sul piano economico il confederalismo assolutamente rivoluziona-rio: nel quadro di questo tipo di autogoverno, diventer necessaria un'eco-

    nomia alternativa che aumenti le risorse della societinvece di sfruttarle e quindi renda giustizia alle molte-plici esigenze della societ. Queste idee, ancora unavolta, sono assolutamente rivoluzionarie per il contestoper cui sono pensate e messe in pratica. Questa la ro-java sul piano teorico, piano che si scontrato n da su-bito con un contesto di guerra. le parole di unacombattente curda sono esaustive: Questa rivoluzione

    Nel 1978 nasce il PKKe il suo leader Ocalancostruisce la teoriadel confederalismo democratico: laddioallo Stato-nazione

  • latinoameriCa 2014/2015 13

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    lorgoglioSa lotta dei Curdi: una patria diviSa in Quattro parti

    12 latinoameriCa 2014/2015

    qualcosa che pu spezzare non solo la politica delmedio oriente ma l'intero sistema capitalista. non ab-biamo avuto il tempo di concretizzarla perch abbiamodovuto prendere le armi per difenderla.difendere una rivoluzione. ma da chi e da cosa? inquello che il pantano siriano e l'estremizzazione delconitto che ne seguita, hanno fatto capolino delleformazioni estremiste di ispirazione jihadista che fannodel discorso religioso il loro credo politico. Sono parte

    di quella galassia di gruppi jihadisti che si rifanno all'esperienza della resi-stenza afghana e irachena, fatta di guerriglia e indottrinamento religioso,di proselitismo e spettacolarizzazione delle azioni. la prima a balzare aglionori della cronaca stata Jabhat al-nusra, afliata di al-Qaida, che ha se-minato il terrore nel nord ovest della Siria per anni. ora invece la forma-zione pi pericolosa e pi tristemente famosa lo Stato islamico (iS),evoluzione dello Stato islamico dell'iraq e del levante (iSiS). l'idea di base diquesta formazione di chiara ispirazione jihadista quella di ristabilire il ca-liffato, ricreare cio l'unit politica e religiosa di tutti i musulmani, elimi-nando sicamente e culturalmente chi non vi appartiene. Si tratta diun'ideologia al limite, anacronistica e proto-fascista che vede nell'imposi-zione violenta e militare di credo, cultura e religione il suo obiettivo nale.in quest'ottica si possono leggere le esecuzioni spettacolarizzate, gli atten-tati tramite autobomba, i video di propaganda e la distruzione delle rovinedegli imperi pre-islamici nei territori da loro controllati.la comparsa dell'iSiS nello scenario della guerra civile siriana da collocarsisempre nel vuoto di potere che essa stessa ha creato. l'unione di piccoligruppi jihadisti, con l'aiuto dei nanziamenti di alcuni paesi dell'area concomunit di intenti, ha fatto s che questa formazione guadagnasse poteree forza militare, permettendole un'espansione che non era lontanamenteimmaginabile. la conquista di ampie porzioni di iraq e Siria ha permessodi creare un vero e proprio stato, abbattendo quelle frontiere che erano statecreate nel 1916 dall'accordo Sykes-picot e mettendo a nudo il fallimento to-tale delle politiche americane nell'area, pensate post-11 settembre e post-invasione dell'iraq nel 2003. nell'idea della ricostruzione americana c'eraanche l'intenzione di formare e armare un esercito che potesse difendere ilpaese dalle minacce di carattere estremista e religioso. Cos non stato emolte di quelle armi sono oggi in mano a miliziani dello Stato islamico chele impugnano contro tutto e tutti. anche contro i curdi della rojava. proprio nella rojava, nel nord della Siria, pi precisamente a Kobane, chel'impetuosa avanzata dello Stato islamico si arenata. Kobane era una cittdi circa 60mila abitanti, adagiata su alcune colline e appoggiata alla fron-tiera con la turchia. era una tranquilla citt di conne, una stazione sullaferrovia istanbul-baghdad, progettata e costruita agli inizi del novecentodagli ottomani. non ha e non aveva nulla di strategico se non un posto difrontiera con la turchia, nessun giacimento, nessuna risorsa particolare. Ko-bane e i villaggi vicini hanno come unica particolarit, quella di essere abi-

    Dalla rivoluzione curdain Siria nasce Rojava,un territorio liberatoche i miliziani dellISIShanno aggredito per primo

    tati da curdi, ed per questo che lo Stato islamico vi si rivolto contro.Kobane balza alle cronache a met dello scorso settembre quando le primebombe cadono in citt e le prime centinaia di profughi premono sul con-ne per cercare rifugio in turchia. giorno dopo giorno l'assedio si chiudesempre di pi sulla citt, sempre pi persone varcano il lo spinato chefunge da conne e sempre pi reale si fa la minaccia dello Stato islamicoe delle sue bandiere nere. i primi giorni di ottobre sono i peggiori per lacitt perch i combattenti curdi, organizzati nelle forze di autodifesa delpopolo Ypg/YpJ, vengono connati in pochi isolati della citt bassa e sem-brano non poter reggere l'urto di una forza militare meglio equipaggiatae molto pi numerosa. invece i curdi resistono. resistono perch combat-tono per la loro terra, per la loro citt e per la loro sopravvivenza. final-mente anche gli occhi della comunit internazionale si aprono su Kobane:le notizie dei massacri compiuti dai miliziani dello iS contro la minoranza

    degli yazidi sui monti Sinjar muovono l'opinionepubblica che chiede a gran voce un intervento inter-nazionale a sostegno di chi resiste e combatte controle barbarie di queste bande, allarmata anche dallapossibilit di un ennesimo bagno di sangue, difcil-mente giusticabile. gli Stati uniti e altri trentacin-que paesi decidono cos di formare una coalizione edi mettere in campo una forza aerea che sia capace,attraverso raid e bombardamenti, di arrestare l'avan-

    Lo scorso settembre,su Kobane, la citt curdain Siria, iniziano a caderele prime bombe del Califfato e inizia un assedio sanguinoso

  • marCo Sandi

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    lorgoglioSa lotta dei Curdi: una patria diviSa in Quattro parti

    14 latinoameriCa 2014/2015

    zata dei miliziani del califfato.durante i mesi di assedio della citt di Kobanecirca ottantamila persone hanno trovato rifugionella vicina turchia. Questi rifugiati, perch comedicono loro non siamo profughi di niente, ab-biamo dovuto scappare ma ritorneremo presto,hanno trovato una fredda accoglienza da partedello stato turco e delle agenzie che si occupanodelle emergenze. Sono stati approntati subito al-

    cuni campi con tende ma non erano sufcienti per il numero di personeche stavano varcando il conne in cerca di aiuto. Si subito mossa la mac-china della solidariet internazionale che ha inviato aiuti materiali e nan-ziari ma il vero motore della solidariet e dell'aiuto stato il popolo curdostesso. nella citt di Suru, a pochi chilometri dal conne e da Kobane, lamunicipalit curda insieme ad un gruppo di volontari provenienti da tuttoil paese ha approntato sette campi. Questi campi sono totalmente autoge-stiti dalla comunit curda, portano i nome di eroi della resistenza e dei luo-ghi di origine: arin mirxan, la combattente curda-turca che vistasicircondata da un gruppo di miliziani dello del Califfato nero, rimasta senzamunizioni e impossibilitata a combattere oltre, ha preferito farsi esploderecon una bomba a mano, uccidendo cos anche dieci nemici che ormai leerano prossimi; c' il campo Kader ortakaya, dedicato a un'altra ragazza che stata uccisa dai militari turchi in prossimit del conne mentre protestavainsieme ad altre persone per chiedere l'apertura di un corridoio umanitarioper Kobane; ci sono i campi Kobane e rojava, per non dimenticare da dovesi viene; inne c' il nuovo campo di Kulunge, pronto per ospitare diecimilarifugiati.Come gi detto, la gestione di questi campi totalmente autonoma: l'orga-nizzazione nelle mani di un gruppo di volontari senza esperienza chehanno saputo egregiamente gestire l'emergenza e gli aiuti, dal cibo agli altribeni di prima necessit, molti dei quali provengono dalle donazioni di altricurdi e da qualche organizzazione europea.totalmente diversa la gestione dei campi di rifugiati da parte delle autoritturche, infatti gi a prima vista ci si rende conto di una fondamentale diffe-renza: all'entrata dei campi e al suo interno vi la forte presenza di poliziae gendarmeria, lo spinato e reti, torrette di osservazione ogni cinquantametri. pi che campi per rifugiati sembrano campi di prigionia per opposi-tori politici, cosa che forse i curdi rappresentano per le autorit turche.la situazione a Kobane nei mesi di novembre, dicembre e gennaio andataprogressivamente migliorando: ci sono stati combattimenti acerrimi, casaper casa, strada per strada, ma nonostante la forza soverchiante dei mili-ziani dello Stato islamico, i combattenti curdi dello Ypg/YpJ hanno saputoopporre una resistenza epica. per mesi questi uomini e donne provenientida tutte le regioni del Kurdistan hanno combattuto una battaglia immane,ostacolati dalla frontiera chiusa alle loro spalle e dalla connivenza di obiet-tivi tra lo stato turco e i miliziani tagliagole: i turchi non vedono di buon

    Ottantamila persone si rifugiano nei paesi vicini, ma sono ospiti sgraditi, assistiti solo da altri curdi.Mentre a Kobane si muore

    occhio la nascita di un'entit curda autonoma al di l del conne e perquesto, pi e pi volte, si sono resi complici delle azioni dello Stato isla-mico, fornendogli veri e propri aiuti, chiudendo un occhio quando si trat-tava di controllare il passaggio dei jihadisti da una parte all'altra delconne.Kobane ha resistito a tutto questo, diventando un simbolo per i rivoluzio-nari di tutto il mondo che nella resistenza curda contro lo Stato islamicovedono la resistenza contro il fascismo, il fondamentalismo religioso econtro le ingiustizie. Kobane ha vinto, i curdi hanno vinto. la citt stataliberata il 26 gennaio, dopo 134 giorni di pesantissimo e violentissimo as-sedio, vedendo alcuni dei sui quartieri completamente rasi al suolo inquello che chi ha potuto entrare in citt dopo la liberazione ha descrittocome un'apocalisse: non solo il teatro di una feroce battaglia ma i resti diun efferato e deliberato tentativo di radere al suolo, insieme alla citt,anche l'esperienza rivoluzionaria di cui portatrice. Kobane invece ha re-sistito, la rojava intera ha resistito e sta resistendo, ricacciando nel pro-fondo nulla del deserto siriano le bande di miliziani del Califfato nero,iniggendo loro pesanti perdite. i curdi ripetono spesso la seguente frase:la battaglia per Kobane stata vinta, ma la guerra sar ancora lunga. persconggere questo nemico, il peggior nemico del mondo, ci serve tuttal'attenzione e tutto il supporto possibile perch se ci lasciate soli non po-tremmo mai vincere. negli inni curdi cantati a gran voce le mattine, nelle dita a segno di vitto-ria, nei racconti delle madri dei combattenti attorno ai fuochi la sera statutta la forza di questo popolo e della loro rivoluzione. Se riusciranno -nalmente a vivere in pace, lontani dalla guerra che li ha sempre persegui-tati, liberi di mettere in pratica le idee del confederalismo democratico,

    questo popolo e la rojava possono rappresentare qual-cosa di veramente rivoluzionario non solo nel contestomediorientale ma in quello del mondo capitalistico occi-dentale. Sui muri delle case di fango e paglia c una scritta ricor-rente e che molto esplicativa: biji berxadane Kobane,viva la resistenza di Kobane. perch sarebbe giusto cheovunque ci fosse un po' di Kobane e ovunque un po' dirojava.

    Ma dopo un assediodurato 134 giorni, sono i curdi a vincere. Le milizie islamiste ripiegano nel deserto,la Rojava sopravvive

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    LATINOAMERICA EDITORIALE

    LA FINE INGLORIOSA DELLINFORMAZIONEITALIANA

    i ColpiSCe Sempre profondamente la visioneche si da di abdullah ocalan, leader delpKK il partito della sinistra curda, nellepoche volte che compare nelle cronachedei nostri media, perch non riesco ad ac-cettare che sia da 16 anni prigioniero so-litario, con la sola compagnia dei suoiguardiani, a imrali, unisoletta del mar dimarmara, dove il governo, che si dice de-mocratico, della turchia lo ha relegatodopo un inseguimento, quasi cinemato-graco, da roma a nairobi, in Kenya.tutto questo mimpressiona perch oca-lan era riparato in italia, dove era stato ac-colto come un rifugiato politico enessuno lo avrebbe toccato se il governodalema non avesse deciso, non si sa per-ch, di consegnarlo ai servizi segreti nor-damericani e turchi, questi ultimi alloraancora in buona con la proba europa, oraspaventata con la svolta fortemente reli-giosa di erdogan.una condizione che ricorda i 18 anni pas-sati da nelson mandela nella minuscolacella di robben island, nel suo Sudafrica,dopo tanti trasferimenti in varie prigioni.

    Mdi Gianni Min

    Una manifestazione di solidariet per Abdullah Ocalan con i ritratti di ieri e di oggi dopo 13 anni di prigionia.

  • gianni min

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    EDITORIALE

    la fine inglorioSa dellinformazione italiana

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    perch il vero peccato di ocalan stato ed quellodi avere unideologia che, ancora adesso, sostiene(come ha spiegato allinizio di questo numero dilatinoamerica lesaustivo reportage di marcoSandi) la lotta e la resistenza del popolo curdomentre il mondo civile e democratico ha decisonon debbano essere nazione, ma unumanit di-spersa.la giusticazione stravagante delloccidente che

    ocalan fosse fautore della resistenza armata. Come se non fosse uguale ilcredo abbracciato da mandela allinizio della lotta di liberazione della suaterra o come se il mondo attuale, cos com disegnato sulla carta geograca,non fosse nato in massima parte da guerre dindipendenza o liberazione. Sestai dalla parte dei pi forti politicamente va bene la tua battaglia, se nodevi essere inghiottito da un carcere dove gli unici essere umani che fre-quenti sono i guardiani che si danno il cambio giorno dopo giorno. ocalannon era conveniente al regime turco e agli alleati della Comunit europeae in pi il fatto di essere comunista spaventava limpero nordamericano.per cui il ragionamento con cui si liquida il pKK che i suoi adepti sonoterroristi, anche se hanno messo su in questi anni un progetto di nazionefederata che lonu farebbe bene a sposare. purtroppo la storia non ha insegnato nulla a chi si crede il depositario dellademocrazia del pianeta. i governanti e perno gli storici e i giornalisti hannodimenticato che chiamavano terroristi anche i movimenti di liberazione la-tinoamericani, i cui leader come successo adesso con pepe mujica in uru-guay o con dilma rousseff in brasile o con Salvador Sanchez Ceren ne elSalvador del macellaio colonnello daubuisson, sono ex-guerriglieri, tu-pamaro mujica, guerrigliera metropolitana dilma e militante dellfpl (Fuer-zas Populares de Liberacion Farabundo Mart) Sanchez Ceren. eranocombattenti per la libert, non terroristi.Chi ha il diritto di assegnare la patente o no di democratici in un mondodove i servizi segreti di vari paesi dellamerica latina, soggetti a dittaturamilitare e con la benedizione degli Stati uniti, si scambiavano la possibilit,in quellepoca nefasta, di commettere assassini su commissione, per contoterzi, di membri dellopposizione con lavallo di nixon e Kissinger che,quando lo avvisarono di questo scempio, seppe dire soltanto: fate in frettaperch se no non riesco a tenere tranquillo il Congresso. e furono molte le volte in cui questi torturatori si sbrigarono, magari pren-dendo labitudine, per fare un lavoro pulito, di caricare, come fecero in ar-gentina, su piccoli aerei, i combattenti per la libert o anche solo alcunidisgraziati, che non facevano politica, ma che erano registrati nel librettotelefonico di un compagno di universit, che invece la faceva.il destino di questi essere umani si compiva poi a largo di buenos aires dovevenivano sganciati per il pasto dei tiburones.daltronde questi eroi in grigio-verde, abili anche nel far sparire la gente,avevano frequentato tutti la mitica Escuela de las Americas, a fort benning in

    georgia, dove hanno studiato tutti i repressori del continente americano. e non nita se lonu costretta a richiamare il governo di Washington peri trattamenti riservati a guantanamo a presunti colpevoli che non hannonemmeno diritto a un processo normale, ma solo di assaporare limpressionedella morte quando chi li interroga, pratica il waterboarding, una tortura chesecondo donald rumsfeld, ex ministro della difesa sotto il governo di bushjr, non violava i diritti umani dei prigionieri di guantanamo. agghiacciante, come ho gi ricordato altre volte leggere la prefazione cheClaudio fava, giornalista, scrittore e parlamentare europeo, presidente dellacommissione ue che ha indagato sulle extraordinary renditions, ha scritto peril libro del collega giulietto Chiesa le carceri segrete della Cia in europa.ne cito un brano: Questa storia anche un viaggio nellorrore e nel ridicolo.nomi storpiati, abbagli, menzogne, con un pi tragico e grottesco dettaglio:delle venti extraordinary renditions che la commissione dinchiesta ha rico-struito nel 2012, almeno 18 riguardavano casi di persone totalmente inno-centi. Catturate, detenute, torturate e inne un anno dopo, due anni dopo,cinque anni dopo- liberate con unalzata di spalle: Ceravamo sbagliati. solo una stolta avventura della Cia? non credo, quegli abusi, quelle menzo-gne, quegli eccessi sono anche i nostri.Quando per i doveri del mestiere mi tocca tirar fuori dallarchivio storie cosnefande a cui molti colleghi del mondo occidentale trovano sempre una spie-gazione (magari ridicola ma la trovano) mi domando perch questo succedaoppure chi glielo fa fare. perch quelle che ho citato sono realt insmentibilicome quella che il presidente degli Stati uniti, sia progressista come obamao conservatore come bush jr, abbia a disposizione ogni settimana una kill list,ogni volta aggiornata, di persone che, per presunta sicurezza nazionale, pos-sono essere fatte fuori senza processo e senza difesa.Sono quelli magari folgorati sulla via di miami, incuranti dello scandalodei colleghi del miami Herald, comprati dal dipartimento di Stato o pi pre-cisamente dalluSaid, agenzia della Cia, per scrivere e inventare storie chescreditino realt o nazioni come Cuba o il venezuela, non allineate agi inte-ressi nordamericani. guerra sporca di bassa intensit. perch lo fanno? lofanno per interesse per godere di qualche privilegio. ma altri pi tristementelo fanno per pigrizia, per non perdere il carro del successo, perch di moda,magari, screditare un continente come lamerica latina che sta dando moltepreoccupazioni allimpero americano e alla sua politica. ma tutto questo ainostri media ammalati di renzite non interessa.

    il collega filippo Ceccarelli su LEspresso, peresempio, non ha voluto far mancare alla suaprosa questo sfoggio di cattivo gusto a comandoche rinasce, da 50 anni, tutte le volte che si ma-terializza la possibile resurrezione di Cuba.perch, morto il comunismo e fallito il capitali-smo, ancora una volta la coerenza avrebbe ob-bligato linformazione internazionale a direche, pur fra tanti errori e difcolt, la Revolucin

    Lipocrisia dellOccidente:Il peccato di Ocalan,leader di sinistra della resistenza curda?La scelta della lotta armatacome Mandela allinizio

    Perch i giornalisti tradiscono il loro mestiere? Per non perdere il carro del successo,per essere alla moda o non dispiacere allimpero

  • gianni min

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    EDITORIALE

    la fine inglorioSa dellinformazione italiana

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    non era morta tanto che barack obama era stato co-stretto ad annunciare il ripristino delle relazioni di-plomatiche e in un prossimo futuro la ne del bloccoeconomico verso lisola.barack obama annunciava: abbiamo fallito, bisognacambiar politica in america latina. Ceccarelli, in-vece, pontica: lestrema vecchiaia dei dittatori sempre un po sospetta perche non si capisce a cosaserve metterla in mostra, se non a dimostrare che il

    dittatore vivo o meglio non ancora morto, cos lapparizione suscito unmisto di ribrezzo e di piet. a parte il fatto che un simile linguaggio e unsimile atteggiamento suscitano piet per chi li usa. proprio lelusione dellaverit che Ceccarelli pratica, a spiegare perch, come tanti colleghi, su certiargomenti scabrosi sceglie di non sapere o di fare folklore se queste notiziesono in contrasto con quello che racconta linformazione corrente, speciese arriva doltreoceano.Ceccarelli, guardando la foto di quelli che vengono chiamati i 5 eroi cubani,si guarda bene, per esempio, dal segnalare che i 5 giovani agenti dellintel-ligence, che avevano smascherato il terrorismo organizzato in florida emesso in atto a Cuba, e che circondano fidel nella foto, dopo essere statiimprigionati per 20 anni nelle pi dure prigioni degli Stati uniti, erano staticondannati in un processo farsa a miami, dove perno la giuria era statacondizionata e minacciata, tanto che la corte dappello di atlanta aveva an-nullato quella sentenza e chiesto un nuovo processo o un intervento dellaCorte Suprema. tutto questo visto che perno funzionari e alti ufcialidellesercito nordamericano avevano testimoniato che quei 5 cubani nonavevano mai messo in pericolo la sicurezza dello Stato.a Ceccarelli far sapere tutto questo evidentemente scocciava, visto che erapi interessato dai mobili dello studio di fidel e dalle poltroncine imbottitedel giardino o da alcune sculture in legno. non molto tempo fa sono stato in quel giardino e devo dire che mi ha col-pito pi la semplicit della casetta che altro. in particolare vorrei dire al col-lega che quel mucchietto di fogli su un tavolinetto sono il pane ogni mattinadella curiosit di fidel, che legge ogni giorno pi di un migliaio di cablo datutto il mondo per essere capace di capire cosa possiamo ancora sperare peril nostro futuro, malgrado il grigiore morale di tanti Ceccarelli.non sono un indovino che come il collega trincia giudizi, ma posso assicu-rare che fidel a 88 anni ha una lucidit intellettuale che molti giornalistiadesso faticano ad avere in et meno avanzata. Ceccarelli certamente ha unpregiudizio sui vecchi e per precisione bisogna pure ricordargli che i 5 cu-bani non sono stati liberati dagli americani, hanno solo recuperato il lorodiritto alla vita calpestata dalla nazione che si denisce patria della demo-crazia. daltronde nel mondo moderno sono le etichette quelle che spessotradiscono la verit . una banca tedesca, per esempio, la Commerzbank, deve pagare un miliardo e710 milioni di dollari al governo degli Stati uniti per la violazione delle san-

    zioni sulle transazioni con Cuba, iran e Sudan. non la prima volta, non sarlultima, ma forse non sarebbe male ricordare che queste sanzioni unilateralidecise dagli Stati uniti ledono il diritto al commercio di nazioni, spesso nonpoderose come la germania, per due leggi la torricelli e la Helms-burton chenon stanno in piedi dal punto di vista del diritto. i governi si arrangiano inqualche modo, ma forse chi fa il mestiere dellinformazione ogni tanto do-vrebbe sottolinearlo.il problema, specie per linformazione in italia, non solo pratico, ancheetico perch le sanzioni vengono da un pregiudizio politico, lindiscutibilitdelleconomia neoliberale nel mondo moderno. Come fanno i giornali pi letti e i telegiornali pi visti a nascondere, a mor-ticare in italia una notizia come quella del richiamo della Corte dei diritti

    delluomo di Strasburgo? e come fa il nostro attuale go-verno a blindare, come si dice adesso, il presidentedella finmeccanica de gennaro, che era capo della poli-zia al tempo della macelleria messicana nel contestodel g8 di genova? Come fa il Corriere della Sera o laStampa a far nta che si tratti di quisquiglie, come di-ceva tot? proprio la latitanza dellinformazione onesta a rendereattualmente poco credibile la nostra democrazia.

    Ceccarelli, se sei onestodevi sapere che i 5 cubani non sono statiliberati dagli USA. stato solo restituito loroil diritto alla libert

    proprio la latitanza dellinformazione seria a rendere attualmentepoco credibile, agli occhi di molti,la nostra democrazia

  • latinoameriCa 2014/2015 2322 latinoameriCa 2014/2015

    LATINOAMERICA SPECIALE GALEANO

    na Sera di QualCHe anno fa mi trovai per una felice congiun-tura a modena, ad accompagnare un gruppo di resi-stenti che malgrado i colpi del destino e della vita non sierano ancora stancati di cercare di costruire un mondomigliore. erano, nella fotograa qui accanto da sinistra, lo scrittoreguatemalteco dante liano, scampato ai massacri previstidel Plan Condor, quello benedetto da nixon e Kissinger. epoi frei betto, frate domenicano e teologo della libera-zione, carcerato e torturato dalla dittatura brasiliana, eeduardo galeano, il pi acuto saggista del continente la-tinoamericano con accanto lula da Silva, il leader dellasinistra brasiliana, che pochi mesi pi tardi sarebbe diven-tato per due mandati, il presidente del paese. nel frattempo, la terra del samba e della bossanova di Chicobuarque, Caetano veloso e gilberto gil (allepoca esiliati

    SPECIALE GALEANO

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    QUELLA SERA A MODENAALLA FESTA DELLUNIT

    CON QUELLI CHEHANNO PROVATO A CURARE

    LE VENE APERTE DELL AMERICA LATINA

    di Gianni Min

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    SpeCiale galeano

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    per sfuggire alla dittatura militare), diventata la quintapotenza economica del mondo. i componenti di quel gruppo, provenienti da impegni di-versi, si erano riuniti, quella sera, per solidariet verso ri-goberta mench, intrepita nobel per la pace, chepresentava alla festa dellunit, il suo ultimo libro Guate-mala Nunca Mas che denunciava il genocidio dei suoi fra-telli indigeni in guatemala.Ci avevano invitato i ragazzi della fgC (federazione gio-

    vani comunisti) entusiasti di ricevere cos tante gure profetiche del conti-nente, oltretutto scampando allestinzione. non avevano per lo stessosentimento i militanti pi avanti nellet e gli organizzatori della festa. min, questa sera nella sala grande abbiamo il confronto fra guazzaloca evitali, forse sarebbe meglio che con i suoi ospiti andasse in un ambiente piraccolto. ricordo che mi scapp una frase sarcastica: non solo rischiatedi far vincere ai vostri avversari le elezioni amministrative a bologna ma glipreparate anche il terreno adatto. rimanemmo nel nostro spazio anche per la ducia trasmessa da eduardogaleano, il nostro guru, che mostrava di divertirsi molto. non avete pi -ducia in voi stessi. questo il vostro problema se ho capito qualcosa del mo-mento che state vivendo, con lavvento di berlusconi. malgrado le tragedieche abbiamo vissuto, noi latinoamericani crediamo che le cose possano cam-biare. Cos stato. Quella sera rimanendo nel nostro spazio concerti, asse-gnatoci dai ragazzi della fgC, spaccamo in due la festa. un migliaio dispettatori per guazzaloca/vitali, e altrettanti per noi. rigoberta menchrm 500 libri in poco pi di mezzora. eduardo scuotendo la testa com-ment pare che la sinistra non conosce pi la propria gente, il suo eletto-rato. triste perch magari la prossima volta che verr non trovernemmeno pi un partito di sinistra. fu profetico. Qualche mese dopodalema invit a firenze quasi tutti i leader socialisti delle nazioni pi im-portanti. a sorpresa per per il brasile, non si ricord di invitare lula daSilva il leader di 50 milioni di brasiliani che votano a sinistra. prefer tra-smettere linvito a fernando Henrique Cardoso, leader della coalizione dicentro destra che governava in quel momento. la giusticazione? Cardosoin giovent era un sociologo progressista che dalema probabilmente avevaletto. lula che con bonomia mi ha raccontato questa gaffe, ricord che lannosuccessivo, quando gi era succeduto a Cardoso, dalema vol a rio con fas-sino per il summit dellinternazionale socialista e la prima cosa che fece fuchiedere una mozione di censura per Cuba. fu lo stesso lula, che pure unmoderato, a ricordare alla delegazione italiana che per la maggior partedei latinoamericani la Revolucin un esempio indiscutibile. non a caso tanto il fraterno amico di galeano, l ex presidente delluruguaypepe mujica quanto dilma rousseff presidente del brasile, quanto SanchezCeren che guida el Salvador sono ex guerriglieri che ancora adesso citanocon emozione ernesto Che guevara. basterebbe accorgersene o aver capitola denuncia de Le vene aperte dellAmerica Latina.

    Le vene apertefu una folgorazione.Un libro vangelo tradotto in 18 linguecon oltre 100 edizionisolo in spagnolo

    uando Se ne va un amiCo che ti ha aiutato a capire il segreto di una professione,del vivere con degli ideali o ti ha regalato il piacere della sua parola, comemi successo con eduardo galeano, viene difcile trovare le parole adatteper raccontarlo. tutto suona banale.eduardo era, no a ieri, e da anni, il saggista pi acuto e onesto nellillustrareil fascino del continente dove era nato e cresciuto, ma anche il narratore pisarcastico delle esagerazioni che lattuale mondo isterico ci sbatte ogni mat-tino in faccia, sia in america latina che in tutto il mondo. Cos ora mi commuove pensare allattualit dei suoi ironici discorsi, proprioin questi giorni, in cui sono state spese tante parole stonate, dopo lincontrostorico fra obama e raul Castro che dovrebbe chiudere nalmente unas-surda guerra fredda non dichiarata fra lamerica latina e gli Stati unitidamerica, una guerra fredda succeduta alla sua ne ufciale nellautunnodell89 e che costringe ora obama a mettere da parte per un po lingerenzanordamericana nel continente latino.galeano, qualche anno fa, polemizzando con mario vargas llosa per la suaaccusa alla maggior parte degli scrittori latinoamericani di essere troppo con-discendenti verso la rivoluzione cubana, stato franco no al sarcasmo: var-gas llosa vede sorprendentemente l'america latina come se fosse unviaggiatore nato in una contea inglese e non nel per del sottosviluppo edegli orrori. amo molto mario, uno dei pi grandi scrittori viventi, per questomi dispiace stia facendo una specie di gara con il nobel octavio paz, per ve-dere chi corre pi a destra". e poi, entrando nella contesa: "io sono statospesso critico con Cuba, ma lo faccio con amore e rispetto, non con odio erancore, come sembra succedere a molti che, in altri tempi, si atteggiavanoa rivoluzionari, e oggi vogliono cancellare ogni traccia del proprio passato acosto di ignorare che, se in questo continente la met della gente vive sottola soglia della povert, il libero mercato, quello che ora chiamiamo il neo-liberismo, a fallire miseramente ancora prima del socialismo. Certo eduardo non le mandava a dire e per questo sono orgoglioso di averlavorato 10 anni con lui per fare uscire 7 delle sue opere, in italia, dove erastato pubblicato, no a quel momento, solo la trilogia di Memorie del fuoco.nel 1971 quando apparve il suo libro Le vene aperte dellAmerica Latina, fu per

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    LIRONIA, IL SARCASMO E LIMPEGNO CIVILE

    DI EDUARDOdi Gianni Min

    LATINOAMERICA SPECIALE GALEANO

  • gianni min

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    SPECIALE GALEANO

    lironia, il SarCaSmo e limpegno Civile di eduardo

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    molti una vera e propria folgorazione, tanto cheHeinrich boll, scrittore tedesco premio nobel perla letteratura 1972, disse: "negli ultimi anni holetto poche cose che mi abbiano commosso costanto". galeano, in un libro vangelo di un continente al-lora di moda, aveva inventato, a trentun anni, unmetodo per raccontare la storia partendo apparen-temente dalla piccola quotidianit.

    un reportage, un saggio, una pittura murale, un'opera di artigianato mira-bile, terminato di scrivere in esilio, lontano dal suo uruguay, dopo che avevadovuto lasciare il suo paese e poi largentina per sfuggire alla ferocia diquelle dittature.Le vene aperte, proposto per primo dalla feltrinelli e poi tradotto in 18 lingue,ha avuto oltre 100 edizioni, solo in spagnolo. unopera tuttora di straordi-naria attualit che denuncia, analizza e spiega attraverso episodi apparen-temente senza importanza e riferimenti storici, spesso trascurati, il processodi spoliazione del continente latinoamericano, prima da parte dei conqui-stadores, poi delle potenze coloniali e inne degli Stati uniti. forse per questa incisivit che nel 2009, al summit delle americhe, a tri-nidad e tobago, lex presidente venezuelano Hugo Chvez non pot fare ameno di regalare a barack obama questo libro vangelo di un continente di-cendogli, con la solita ironia: presidente, se vuoi capire qualcosa di americalatina, leggiti questo libro.abbiamo il dubbio che il presidente nordamericano non abbia avuto iltempo di consultarlo se i rapporti con Cuba, il venezuela e lamerica latinahanno dovuto aspettare altri 6 anni per diventare una speranza.i ricordi di unamicizia sono tanti. una volta ci ritrovammo a buenos airesper un omaggio alla memoria di osvaldo Soriano. Cera anche la vedova Ca-therine brucher. tutti eravamo emozionati e per la prima volta anche il se-vero eduardo che aveva un senso dellamicizia fortissimo.Come tutti i latinoamericani adorava il calcio tanto che non obiett nullaquando io gli dissi che, la casa editrice, avrebbe fatto uscire Le vene apertedellAmerica Latina in concomitanza a El ftbol a sol y sombra (tradotto in italiacon il titolo Splendori e miserie del gioco del calcio). Sar un successo disse edebbe ragione.una volta si accorse che cera una partita di Coppa italia allolimpico, roma- inter, seminale. mi chiese di andare con lui allo stadio. Ci avevano consi-gliato di uscire 5 minuti prima per evitare lingorgo. la roma vinse 2 a 1,ma dovetti penare molto per trascinarlo via una manciata di secondi primadella ne. aveva anche il culto dellimpegno civile. lui cos schivo nella vita accettuna volta di partecipare con altri intellettuali al controllo delle elezioni invenezuela, stravinte da Chvez, e si arrabbi molto quando lesse cosa rac-contavano i ridicoli cronisti del mondo occidentale, pur smentiti nel lorotentativo di svalutare le elezioni. tanto il conteggio del gruppo dintellet-

    tuali, quanto quello della fondazione Jimmy Carter, ex presidente degli Statiuniti, avevano concordato, infatti, nellassoluta correttezza delle votazioni,ma lopposizione a Chvez non voleva sentir ragioni. amava la nuova america latina progressista e nelle sue note non lo nascon-deva, come non nascondeva la simpatia per il Subcomandante marcos elezln (esercito zapatista di liberazione nazionale) da cui and un paio divolte.Ha scritto di lui isabel allende nel prologo allennesima edizione di Le veneaperte dellAmerica Latina (pubblicato in italia da Sperling & Kupfer): galeanoha percorso lamerica latina ascoltando anche la voce dei reietti oltre chequella di leader e intellettuali. Ha vissuto con indios, contadini, guerriglieri,soldati, artisti e fuorilegge; ha parlato a presidenti, tiranni, martiri, preti,eroi, banditi, madri disperate e pazienti prostitute. Ha patito le febbri tropi-cali, ha conosciuto la giungla ed sopravvissuto anche a un grave infarto.

    stato perseguitato sia da regimi repressivi, sia da ter-roristi fanatici. Ha combattuto le dittature militari etutte le forme di brutalit e sfruttamento correndorischi impensabili in difesa dei diritti umani. non homai incontrato nessuno che abbia una conoscenzadi prima mano dellamerica latina pari alla sua, cheadopera per raccontare al mondo i sogni e le disillu-sioni, le speranze e gli insuccessi della sua gente. Cimancher molto.

    Amava la nuova America Latina e non nascondeva la simpatia e il rispettoper Marcos e lEZLN che visit un paio di volte

    Nel 2009 al summit delleAmeriche Hugo Chvez arriv a dire a Obama: Se vuoi capire qualcosadellAmerica Latina leggiti questo libro.

    Eduardo Galeano con Evo Morales, protagonista della nuova politica messa in attodai paesi aderenti allALBA (alleanza bolivariana per le Americhe) che si rif al progetto della Comunit Europea

  • latinoameriCa 2014/2015 2928 latinoameriCa 2014/2015

    a Combattuto Come un leone ma non Ce lHa fatta, e il cancro si preso anchelui, che era il pi giovane di tutti, il pi bello, il pi speciale per quella suapenna anche lui rifuggiva dal computer- cos bile a rivoltare le cose, i con-cetti, le idee, la storia no a farne vedere l altra, nuda realt possibile, spessopi reale di quello che il senso comune, la tradizione, limplacabile polveredel tempo ci hanno voluto far credere.anche eduardo galeano, come garca mrquez, come tanti scrittori del suotempo e della sua regione, ha cominciato, giovanissimo, come giornalista.ed curioso notare come, proprio questa professione, ritenuta una merapratica utilitaristica della scrittura, ci abbia dato grandi maestri di stile. gio-vanissimo, in una montevideo che non immaginava ancora il dramma chesi stava preparando per tutti i paesi del Cono Sud, ebbe la fortuna di far partedella redazione della rivista Marcha, una fucina di idee, un laboratorio digiornalismo, una scuola di etica che lui e altri collaboratori non hanno di-menticato. Spazzata via dai venti della repressione, galeano ha attraversatoil mar del plata per ricominciare, testardamente, a fare quel giornalismo di

    RESISTENZA E DENUNCIA,LALTRA REALT DELLA SCRITTURA

    resistenza e di denuncia in argentina ma lavventura di Crisis durata pocoe galeano dovuto fuggire e trovare rifugio a Calella, in Catalogna, in unaSpagna ancora franchista. era gi autore di un reportage sul guatemala, delsuo best-seller le vene aperte dellamerica latina, e di Cancin de nosotros, sullalotta armata, con cui ha vinto il premio Casa de las amricas nel 1975 e diGiorni e notti damore e di guerra, anche esso premio Casa nel 1978. era l, adue passi dalla barcellona degli anni del boom, dalla citt della mitica agen-zia letteraria di Carmen balcells, dal luogo in cui nasceva, insieme a pette-golezzi e pugni fra Gabo e mario vargas llosa, la grande stagione delromanzo dellamerica latina, eppure non ha mai voluto entrare in quel cer-chio magico. lasciava Calella per andare a testimoniare, dovunque lo si chia-masse, su ci che accadeva nelle sue terre lontane, si teneva in disparte,sempre insieme a elena la compagna a cui ha dedicato tutti i suoi libri. erauno straordinario dicitore, dotato di una voce molto affascinante e lo sapeva.nella sua scrittura, infatti, c tanto della sua oralit: la frase breve, leffettostraniante, il tono suadente per raccontare anche lorrore, anche la follia elinsensatezza.Quando Hugo Chvez, allora presidente del venezuela, mise nelle mani dibarak obama Le vene aperte dellAmerica Latina (che balz immediatamente aiprimi posti nelle vendite del mondo intero), galeano, che pure stato amicoed estimatore dello scomparso presidente, parso lamentarsene, e con ra-gione: quel libro, davvero rivoluzionario nel 1970, non rispecchiava pi lamano di uno scrittore che, senza mai abbandonare la denuncia, la testimo-nianza e lo sguardo dal basso, era andato rafnando il suo stile no a ren-derlo inconfondibile e unico, fatto di frasi essenziali che, senza mai esserepatetico, commuovevano il lettore. uno stile intriso di simpatia oserei diredi affettuosit- per unumanit spesso bersaglio di soprusi, a volte straordi-naria per grandezza, altre deplorevole per debolezza. la sua passione per ilcalcio (Splendori e miserie del gioco del calcio) esemplica bene la sua visionedelle glorie e delle bassezze nel rito del gioco. dal 1992, lanno delle celebrazioni per i Cinquecento anni della Scopertadellamerica, i libri di galeano prendono un cammino pi denito, parolein cammino, a testa in gi, le labbra del tempo, il libro degli abbracci vo-gliono ricondurre il lettore su un cammino di libert affettiva, intellettuale,politica, losoca rimuovendo, uno per uno tab resistenti e anacronistici.le sue narrazioni, affascinanti come si dice fossero i racconti di Sherazade,incantano il lettore per labile gioco delle parole che galeano ha saputo met-tere in campo come guerrieri al servizio di chi voce non aveva o non sapeva

    farla sentire.ma, a mio parere, la sua opera maestra la trilogiadelle Memorie del fuoco, una vasta, straordinaria rilet-tura delle americhe pari solo al Canto General dipablo neruda. dalle brume del luogo comune, dellastoria scritta solo dai vincitori, dal coacervo di cul-ture, lingue e religioni di quel continente che untempo fu detto nuovo, eduardo galeano ha saputotirar fuori una memoria continentale che, come lavecchia bibbia, fonda sulla parola la sua persistenza.

    di Alessandra Riccio

    HCol tempo Eduardo senza abbandonare la denunciae lo sguardo dal basso,ha raffinato il suo stile intriso di simpatia per unumanit spesso bersaglio di soprusi

    Eduardo Galeano e il regista argentino Fernardo Birri con alcuni amici di sempre: da sinistra Elena, la compagna di Eduardo, i Min e Joan Manuel Serrat il pi prestigioso cantautore spagnolo

    LATINOAMERICA SPECIALE GALEANO

  • latinoameriCa 2014/2015 3130 latinoameriCa 2014/2015

    LATINOAMERICA SPECIALE GALEANO

    rmai Sta naSCendo il nuovo millennio. la faccenda non da prendere tropposul serio: in n dei conti, lanno 2001 dei cristiani lanno 1379 dei musul-mani, il 5114 dei maya e il 5762 degli ebrei.il nuovo millennio nasce un primo dellanno per opera e grazia di un capric-cio dei senatori dellimpero romano, i quali, un bel giorno, decisero di rom-pere la tradizione che imponeva di celebrare lanno nuovo allinizio dellaprimavera. il conteggio degli anni dellera cristiana proviene invece da unaltro capriccio: un bel giorno, il papa di roma risolse di porre una data allanascita di ges, bench nessuno abbia mai saputo quando davvero nacque.il tempo si burla dei conni che noi inventiamo per credere che lui ci obbe-disca: tuttavia, il mondo intero celebra e teme questa frontiera.

    un invito a volare

    millennio che va, millennio che viene - loccasione propizia agli oratoridalla retorica inammata che disquisiscono sul destino dellumanit e a queimessaggeri dellira di dio che annunciano la ne del mondo e lo sfascio ge-nerale; intanto, il tempo continua, silenzioso, il suo cammino lungo le viedelleternit e del mistero.in verit, non c nessuno che sappia resistere: in una data simile, per arbi-traria che sia, chiunque sente la tentazione di domandarsi come sar iltempo che sar. abbiamo una sola certezza: nel ventunesimo secolo, se an-cora saremo qui, tutti noi saremo gente del passato millennio. e bench nonpossiamo indovinare il tempo che sar, possiamo avere almeno il diritto diimmaginare come desideriamo che sia.nel 1948 e nel 1976, le nazioni unite proclamarono le grandi liste dei dirittiumani: tuttavia la stragrande maggioranza dellumanit non ha altro che ildiritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare ilmai proclamato diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante?puntiamo lo sguardo oltre linfamia, per indovinare un altro mondo possi-bile: laria sar pulita da tutto il veleno che non venga dalle paure umane e

    dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate daicani; la gente non sar guidata dalla automobile, non sar programmata daicalcolatori, n sar comprata dal supermercato, n osservata dalla televi-sione; la televisione cesser dessere il membro pi importante della fami-glia e sar trattato come una lavatrice o un ferro da stiro. la gente lavorer per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali siaggiunger il delitto di stupidit che commettono coloro che vivono peravere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passeroche canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper digiocare; in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che riutano di com-piere il servizio militare; gli economisti non paragoneranno il livello di vitaa quello di consumo, n paragoneranno la qualit della vita alla quantitdelle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinatevive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politicinon crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennit nonsar pi una virt, e nessuno prender sul serio chiunque non sia capace diprendersi in giro. la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e n per fortuna nper sfortuna, la canaglia si trasformer in virtuoso cavaliere; nessuno sarconsiderato eroe o tonto perch fa quel che crede giusto invece di fare ciche pi gli conviene; il mondo non sar pi in guerra contro i poveri, macontro la povert, e lindustria militare sar costretta a dichiararsi in falli-mento; il cibo non sar una mercanzia, n sar la comunicazione un affare,perch cibo e comunicazione sono diritti umani; nessuno morir di fame,perch nessuno morir dindigestione. i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perch non ci sa-ranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fosserodenaro, perch non ci saranno bambini ricchi; leducazione non sar il pri-vilegio di chi pu pagarla; la polizia non sar la maledizione di chi non pucomprarla; la giustizia e la libert, gemelli siamesi condannati alla separa-zione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena. una donna nera, sar presidente del brasile e unaltra donna nera, sar pre-sidente degli Stati uniti damerica; una donna india governer il guatemalae unaltra il per; in argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempiodi salute mentale, poich riutarono di dimenticare nei tempi dellamnesiaobbligatoria; la Santa Chiesa corregger gli errori delle tavole di mos, e ilsesto comandamento ordiner di festeggiare il corpo; la Chiesa stessa detterun altro comandamento dimenticato da dio: amerai la natura in ogni suaforma; saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dellanima; i di-sperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poich costorosono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto

    cercare; saremo compatrioti e contemporanei di tutticoloro che possiedono desiderio di giustizia e deside-rio di bellezza, non importa dove siano nati o quandoabbiano vissuto, giacche' le frontiere del mondo e deltempo non conteranno pi nulla; la perfezione con-tinuer ad essere il noioso privilegio degli dei; per,in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sarvissuta come se fosse lultima e ogni giorno come sefosse il primo.

    La gente lavorer per vivere, invece di vivere per lavorare.Il mondo non sar pi in guerra contro i poveri,ma contro la povert

    Odi Eduardo Galeano

    Un reportage, un saggio, una pittura murale, unopera di artigianato mirabile.Questa stata la letteratura di Eduardo Galeano. un esempio questo pensiero ad alta voce, scritto con il passo del paradosso e tratto da A testa in gi, uno dei suoi capolavori.

    LARTE DI RACCONTARE IL SOGNO E LA DISILLUSIONE

  • Il mondo in cui viviamo

    LATINOAMERICA IL MONDO IN CUI VIVIAMO

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    LATINOAMERICA IL MONDO IN CUI VIVIAMO

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    LLA FINE, DOPO 55 ANNI, GLI STATI UNITI SI SONO DOVUTI ARRENDERE e accettare, apparen-temente, che Cuba scegliesse da sola il proprio destino.La nostra informazione, inguaribilmente prona di fronte agli interessi del go-verno di Washington, ha subito tentato maldestramente di affermare che avevavinto la lungimiranza di Obama, dimenticandosi di aggiungere che, a parte loscambio di alcuni agenti dei servizi segreti dei due paesi e un paio di strette dimano per soddisfare i media, ci sono voluti 5 mesi perch Obama e Raul Castrofinalmente si incontrassero e incominciassero a confrontarsi. Sono molti a pen-sare che litinerario sar lungo e accidentato, specie considerando che le pros-sime elezioni nordamericane, secondo molti, le vinceranno i repubblicani.Certo nessuno pensava che alla fine Cuba avrebbe ottenuto quello che pi ane-lava, cio la liberazione degli ultimi tre dei cinque agenti della propria intelligencecapaci di smascherare il terrorismo organizzato in Florida e messo in atto aCuba e che nellarco di 35 anni aveva causato pi di tremila morti. Ma gli Stati Uniti avevano linteresse sovrano di far rilasciare, dopo 6 anni digalera a LAvana, Alan Gross che ufficialmente era andato a Cuba per riforniredi apparecchiature tecnologiche, la comunit ebraica, anche se questa comunitha affermato che non aveva mai richiesto le suddette attrezzature a nessuno.La moglie di Gross alla fine aveva tirato un sasso nello stagno facendo presenteche, se Alan fosse rimasto intrappolato a Cuba sarebbe stato costretto a rivelarequalcosa di strategicamente non conveniente per gli USA. Sembra la sequenzadi un film di 007, ma solo la resa, per ora, di fronte a una logica che ha portatoCuba ad avere tutto un continente che la sostiene e Obama, il Presidente nor-damericano, a dover dichiarare con onest intellettuale: Abbiamo fallito.In verit il Presidente degli Stati Uniti gi da tempo si era accorto che certi at-teggiamenti della politica estera nordamericana erano perdenti e non solo inUcraina o in Siria o quando avevano avallato lazzardata strategia riguardo allaLibia. Una strategia che aveva portato alleccidio di Gheddafi, ma anche allas-sassinio dellambasciatore nordamericano in quel territorio. Cos quandoObama, con molta sincerit, aveva dichiarato: Non sono interessato a guerrenate prima di me si era capito che forse stava per finire la politica di ingerenzaUSA nel continente, specie in una nazione che ancora non riesce ad affermarecompletamente i diritti dei neri e degli ispani.Oltretutto, finora, fallito anche il tentativo di levarsi rapidamente dai piedi

    Maduro, il successore di Chvez in Venezuela, specie dopo che tutta lOrganiz-zazione degli Stati Americani aveva ribadito che non cera nessun motivo perintervenire sul governo di Caracas.Il primo Presidente nero degli Stati Uniti, anni fa aveva dichiarato i 70mila me-dici cubani allopera nei paesi pi poveri del mondo hanno prevalso su qualsiasialtra strategia da noi provata.Evidentemente pur avendo accettato, tristemente, di iscrivere Cuba e il Vene-zuela come paesi canaglia, cio terroristi, su pressione dei grandi elettori dellaFlorida, Obama si era reso conto che non si poteva continuare ad angariare unpaese solo perch aveva scelto un sistema politico non gradito agli Stati Uniti.Questo non significa, per, che certi atteggiamenti non torneranno dattualit.La politica spesso cinica e basta ricordare la frase del Presidente George Bushsenior per essere scettici sul futuro: Non mi metter mai a un tavolo per di-scutere il livello di vita preteso dai cittadini degli Stati Uniti. La logica delle grandi nazioni sempre la stessa, ma certe volte la situazione tiimpone di moderare i termini, per questo non penso che el bloqueo sar tolto abreve e che altri particolari della vita di Cuba non saranno disturbati dalla pre-potenza delleconomia neoliberale o dallarroganza delle borse-valori o dallemultinazionali o dallapparato militare e industriale del paese.Credo, per, che certe sconfitte possano servire per un po di anni di tregua.Per merito di Cuba e pi recentemente di Hugo Chvez, Lula Da Silva, Evo Mo-rales, Rafael Correa e delle Presidenti donne di Brasile, Cile e Argentina tiraunaltra aria nel continente. Bisogner ora vedere quanto Cuba sapr adattarsiper aprirsi a uneconomia mista e al mercato. In questo senso c una rinnovata fiducia nel Presidente Raul Castro che smen-tendo limmagine integralista e ideologica che gli avevano affibbiato a Miamiquando era ministro della Difesa, ha condotto con maestria diplomatica questaapertura storica con il vecchio nemico. interessante constatare che in questocambio epocale abbia pesato fortemente la nuova chiesa di Papa Francesco, lar-gentino venuto da lontano. 55 anni fa, la maggior parte dei preti cubani, educatinella Spagna del dittatore Francisco Franco era contraria alla rivoluzione. Perfino lattuale arcivescovo de LAvana, Jaime Ortega, da giovane transit bre-vemente nei campi di lavoro. Era la stagione in cui Cuba doveva difendersi damolti nemici e vedeva nemici dappertutto, una comprensibile sindrome del-lassedio. Adesso il cardinale Ortega, che ha una politica molto ecumenica, non simpatico ai duri e antidemocratici di Miami. evidente che altri valori, comesolidariet e convivenza, hanno guidato levolversi di un paese che ha saputoresistere in ogni momento storico a prove durissime.Linformazione occidentale, specie quella dello spagnolo El Pais, quotidiano fon-dato da unex franchista, e che in modo molto discutibile influenza tutta lEu-ropa sulle vicende del continente latinoamericano non disposta a condividereil cambio in atto a sud del Texas. Questione di interessi, questione anche diunegemonia, quella spagnola, ormai tramontata. Forse anche di miopia, se vero che lobiettivo di questo riavvicinamento storico, voluto dagli Stati Uniti,ha come proposito palese, quello di riavvicinare, di recuperare lAmerica Latina. pi difficile, invece, capire latteggiamento succube e omertoso dellinforma-zione italiana. A meno che non stia aspettando ancora di conoscere la linea chedesidera Washington. vero che, come hanno scritto maestri come Bocca o Biagi, finito il giornali-smo, ma interpretare il cambio dei rapporti tra Cuba e Stati Uniti come una vit-toria di questi ultimi significa travisare la storia e questo la storia stessa losmentir facilmente.

    HANNO VINTOGLI STATI UNITI O CUBA?Sono tramontate le ideologie ma la Revolucin sempre l. Evidentemente tutte le analisi erano state sbagliate.

    Adi Gianni Min

  • OMPATRIOTI:Dalla mia elezione come presidente del Consiglio di Stato e deiministri ho reiterato in occasioni multiple, la nostra disposi-zione a sostenere con il governo degli Stati Uniti un dialogo ri-spettoso, basato sulluguaglianza sovrana, per trattare i pidiversi temi in forma reciproca, senza diminuire lindipen-

    denza nazionale e lautodeterminazione del nostro popolo.Questa la posizione che stata esposta al governo degli Stati Uniti, informa pubblica e privata, dal compagno Fidel in differenti momenti dellanostra lunga lotta, col progetto di discutere e risolvere le differenze me-diante negoziato, senza rinunciare a uno solo dei nostri principi.Leroico popolo cubano ha dimostrato, di fronte a grandi pericoli, aggres-sioni, contrariet e sacrifici, che e sar fedele ai suoi ideali di indipendenzae giustizia sociale. Strettamente uniti in questi 56 anni di rivoluzione, ab-biamo conservato una lealt profonda a coloro che sono caduti difendendoquei principi dallinizio delle nostre guerre di indipendenza nel 1868.Ora portiamo avanti, a dispetto delle difficolt, laggiornamento del nostromodello economico per costruire un socialismo prospero e sostenibile.Come risultato di un dialogo al pi alto livello, che ha incluso una conver-sazione telefonica che ho sostenuto ieri col presidente Barack Obama, ab-biamo potuto avanzare nella soluzione di alcuni temi di interesse perentrambe le nazioni.

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    GGI CAMBIAMO IL NOSTRO RAPPORTO CON IL POPOLO CUBANO, E SAR ILCAMBIAMENTO PI SIGNIFICATIVO IN PI DI 50 ANNI. Porremo terminea un approccio datato che per decenni non ha contribuito a pro-muovere i nostri interessi, e cominceremo a normalizzare lerelazioni tra i nostri paesi. Contiamo di creare maggiori oppor-

    tunit per gli americani e i cubani, e aprire un nuovo capitolo nella storiadelle nazioni delle Americhe.Sono nato nel 1961, due anni dopo che Fidel Castro prese il potere, e pochimesi dopo linvasione della Baia dei Porci che aveva tentato di rovesciare ilsuo regime. Ci separano circa 90 miglia. Ma, anno dopo anno, la barrieraeconomica e ideologica tra i nostri paesi diventata sempre pi robusta.Intanto, la comunit degli esuli cubani negli USA ha dato un contributoenorme al nostro paese, alla sua politica ed economia, la cultura e allo sport.Tutto questo lega USA e Cuba in un rapporto unico, nello stesso tempo pa-renti e nemici. Gli Stati Uniti hanno fieramente sostenuto democrazia e di-ritti umani a Cuba per cinque decenni. Innanzitutto isolando l'isola,impedendo i pi elementari viaggi e commerci. Una politica nata dalle mi-gliori intenzioni, ma nessunaltro ha aderito alle nostre sanzioni, che hannoavuto effetti molto scarsi, salvo quello di dare al governo cubano un pretesto

    IL BLOCCO NON VA PIDOPO LE DICHIARAZIONI DEI DUE LEADER IL 17/12

    DISCORSO DI BARACK OBAMA

    DUELLO NEL CARIBEUSA E CUBA, UNA NUOVA FASE STORICA

    DISCORSO DI RAUL CASTRO

    O C

    Cinquantanni e dieci presidenti fa, scattava lembargo nordamericano a Cuba. Obama: Abbiamo fallito, non abbiamo piegato LAvana. ora di cambiare.

    Lacerrimo scontro in quello che fu il cortile di casa ha le ore contate? Raul Castro: Siamo e restiamo diversi, ma possiamo convivere"

  • DUELLO NEL CARIBE

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    IL MONDO IN CUI VIVIAMO

    IL BLOCCO NON VA PI

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    per reprimere il suo popolo.Oggi Cuba ancora governata dai Castro e dal partito co-munista. N gli americani n i cubani traggono beneficida una politica rigida, ecco perch quando sono entratoalla Casa Bianca ho promesso di rivedere la politica suCuba. Abbiamo tolto le restrizioni sui viaggi e le rimessedei cubanoamericani. Hanno potuto riunirsi alle loro fa-

    miglie e sono i migliori ambasciatori dei nostri valori che possiamo avere.Io ero pronto a procedere, ma c'era un ostacolo maggiore: Cuba ha impri-gionato ingiustamente per cinque anni il cittadino americano Alan Gross.Per mesi abbiamo discusso il suo caso con il governo cubano. Sua SantitPapa Francesco ha fatto un appello a me e a Raul Castro per risolvere il casodi Alan e di tre agenti cubani incarcerati gli USA da pi di quindici anni.Oggi Alan tornato a casa e ha rivisto la famiglia. Inoltre, in cambio di treagenti cubani, oggi stato rilasciato uno dei pi importanti agenti di intel-ligence che gli USA avessero mai avuto a Cuba, in prigione da quasi ven-t'anni. Quest'uomo, il cui sacrificio era noto solo a pochi, ci ha permesso diarrestare una rete di agenti cubani, inclusi quelli rimandati ora a Cuba. Oggi in salvo a casa. Avendo salvato questi due uomini, ora metto al centro gliinteressi dei nostri popoli.Ho dato istruzioni al segretario Kerry di iniziare immediatamente a discu-tere con Cuba il ripristino delle relazioni diplomatiche, interrotte dal gen-naio 1961: potremmo avere interessi comuni. E laddove fossimo indisaccordo, affronteremo le divergenze su democrazia e diritti umani diret-tamente, come continuiamo a fare. In fondo, questi cinquant'anni hannodimostrato che l'isolamento non ha funzionato. ora di un nuovo approc-cio. Ho anche dato disposizione di rivedere la definizione di Cuba comestato sponsor del terrorismo. Aumenteremo viaggi, commerci e informa-zioni da e verso Cuba. Questo corrisponde alla mia fede nel potere nell'im-pegno tra popoli e persone. Nessuno rappresenta i valori americani megliodegli americani. Purtroppo le nostre sanzioni hanno impedito ai cubani l'ac-cesso a tecnologie che hanno reso gli individui pi forti. Perci ho autoriz-zato l'incremento delle telecomunicazioni tra gli USA e Cuba. Mi aspetto dalcongresso un onesto e serio dibattito sull'abolizione dell'embargo. Ieri hoparlato con Castro. Ho messo in chiaro la mia forte convinzione che la so-ciet cubana sia oppressa. Apprezziamo la decisione cubana di rilasciare di-versi prigionieri i cui casi sono stati sollevati con il governo cubanodirettamente dal mio team. Non nutro per illusioni sulle barriere contro

    Hodecisoilripristinodelle relazioni diplomatiche interrotte nel 61. Potremmo avereinteressi comuni.

    Come ha promesso Fidel in giugno del 2001, quando disse: Volveran!, oggiGerardo, Ramon e Antonio sono tornati nella nostra patria.Lenorme allegria dei loro parenti e di tutto il nostro popolo, che si mobi-litato in modo infaticabile con questo obiettivo, si estende alle centinaia dicomitati e gruppi di solidariet, a governi, parlamenti, organizzazioni, isti-tuzioni e personalit che durante questi 16 anni hanno reclamato e hannofatto sforzi coraggiosi per la loro liberazione. A tutti loro esprimiamo la piprofonda gratitudine e i nostri ringraziamenti.Questa decisione del presidente Obama merita il rispetto e il riconosci-mento del nostro popolo.Voglio ringraziare e riconoscere lappoggio del Vaticano, e specialmente diPapa Francesco, per il miglioramento delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti.Ugualmente ringrazio il governo del Canada per le agevolazioni create perrealizzare il dialogo di alto livello tra i due paesi.A nostra volta abbiamo deciso di scarcerare e mandare negli Stati Uniti unaspia di origine cubana che era al servizio di quella nazione. E sulla base diragioni umanitarie oggi stato anche restituito al suo paese il cittadino nor-damericano Alan Gross.In maniera unilaterale come nostra pratica, e in stretto collegamento conil nostro ordinamento legale, alcuni reclusi hanno ricevuto benefici, com-presa la scarcerazione di persone per le quali il governo degli Stati Unitiaveva dimostrato interesse.Ugualmente, abbiamo accordato il ristabilimento delle relazioni diplomati-che.Questo non vuole dire che il fatto principale si sia risolto. Il bloqueo econo-mico, commerciale e finanziario che provoca enormi danni umani ed eco-nomici al nostro paese deve cessare.Bench le misure del bloqueo siano state convertite in legge, il presidentedegli Stati Uniti pu modificare la loro applicazione utilizzando le sue fa-colt esecutive.Proponiamo al governo degli Stati Uniti di adottare misure reciproche permigliorare il clima bilaterale e avanzare verso la normalizzazione dei rap-porti tra i nostri paesi, basati sui principi del diritto internazionale e la Cartadelle Nazioni Unite.Cuba reitera la propria disposizione a sostenere la cooperazione negli orga-nismi multilaterali, come lorganizzazione delle Nazioni Unite.Riconoscendo che abbiamo profonde differenze, fondamentalmente in ma-

    teria di sovranit nazionale, democra-zia, diritti umani e politica estera,riaffermo la nostra volont di dialogaresu tutti questi temi.Esorto il governo degli Stati Uniti a ri-muovere gli ostacoli che impediscono orestringono i rapporti tra i nostri paesi,che coinvolgono le famiglie e i cittadinidi entrambi i paesi su questioni relative

    El bloqueo ha inferto gravi danni al paese. Washington si trinceradietro a una legge, ma il Presidente avrebbelafacoltdinonapplicarla

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    la libert dei cubani comuni. Mi aspetto che Cuba continui in una politicaestera che a tratti entra in collisione con i nostri interessi. Non mi aspettoche i cambiamenti che annuncio oggi trasformeranno la societ cubana inuna notte. Ma sono convinto che, con l'impegno e la presenza, potremmodifendere efficacemente i nostri valori e aiutare i cubani a entrare nel ven-tunesimo secolo. A quelli che si oppongono dico: rispetto la vostra passionee condivido il vostro impegno per la libert e la democrazia. La questione come metterlo in pratica. Non possiamo continuare come abbiamo fattoper pi di cinquant'anni e aspettarci un risultato diverso. Non negli inte-ressi americani spingere Cuba verso il collasso. Tendiamo una mano di ami-cizia al popolo cubano. I cubani hanno un detto che usano nella loro vitaquotidiana: "No es facil". Oggi gli USA voglio contribuire a rendere le vitedei cubani comuni un po' pi facili, libere e ricche. Grazie a chi ha appog-giato queste misure. In particolare, Sua Santit Papa Francesco, il cui esem-

    pio morale ci mostra l'importanza di cercare unmondo come dovrebbe essere, invece che semplice-mente accettarlo cos com'. In tutte le Americhe unfuturo di maggiore pace, sicurezza e sviluppo demo-cratico possibile se lavoriamo insieme, non per man-tenere il potere o proteggere interessi, ma perrealizzare i sogni dei nostri cittadini. Todos somos Ame-ricanos.

    Non si pu continuare cos e aspettarci un risultato diverso.I cubani diconono es facil, ma noi di certo ci proveremo

    a viaggi, posta diretta e telecomunicazioni.I progressi raggiunti negli scambi sostenuti dimostrano che possibile tro-vare soluzione a molti problemi.Come abbiamo ripetuto, dobbiamo imparare larte di convivere, in formacivilizzata, con le nostre differenze.Su questi importanti temi torneremo a parlare pi avanti.Molte grazie.

    Telecomunicazioni,viaggi, posta... Esorto il governo USA a rimuovere gli ostacoliche frenano i rapportitra i nostri paesi

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    LATINOAMERICA IL MONDO IN CUI VIVIAMO

    OPO OLTRE MEZZO SECOLO DI FALLIMENTARE poli-tica disolamento, come ammette coraggio-samente Barack Obama, le relazioni traStati Uniti e Cuba vivono il 17 dicembre2014 un nuovo storico inizio. Per oltremezzo secolo abbiamo fatto la cosa sba-gliata sperando che Cuba collassasse, maci non accaduto. Cuba non solo non collassata ma, come solo gli informatorionesti hanno raccontato, da oltre due lustriha rotto lisolamento teso dalla superpo-tenza del Nord e incrudelito dopo la cadutadel muro di Berlino, rendendo quellem-bargo inutile e antistorico.Che piaccia o no, la Rivoluzione cubana cos sopravvissuta non solo al fallimentodel socialismo reale ma anche a quello delneoliberismo reale, le atrocit del quale, lafame, la violenza, la dissoluzione di partifondamentali della convivenza civile datedallo stato sociale, sono state risparmiatein questi decenni al popolo cubano. Il pro-cesso appena iniziato con il ristabilimento

    CUBA-USA: SE OBAMA CITA JOS MART E RICONOSCE CHE

    di Gennaro CarotenutoLatinoamericanista, professore di storia contemporanea allUniversit di Macerata

    D

    NON SOLO LORO SONO AMERICANI

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    IL MONDO IN CUI VIVIAMO

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    GENNARO CAROTENUTOCUBA-USA, SE OBAMA CITA JOS MART E RICONOSCE CHE NON SOLO LORO SONO AMERICANI

    delle relazioni diplomatiche, e una lunga serie dimisure che comportano una significativa aperturareciproca tra i due paesi, compreso lo scambio diprigionieri che mette fine alla vicenda dei cinqueantiterroristi cubani detenuti negli USA, e che pro-segue con la battaglia parlamentale per lelimina-zione di un embargo che negli USA legge dellostato, stato reso possibile da una serie di fattori.Il primo che la resistenza del popolo cubano in

    tutti questi anni si dimostrata essere non ideologica ma rispondente a pre-cise esigenze storiche nazionali. Che piaccia o no - nonostante in particolarenei primi anni Settanta abbia vissuto periodi opachi - Cuba non mai statail gulag tropicale descritto dal modello disinformativo mainstream. In unpaese dove circolano liberamente milioni di stranieri non si sopravvive allacrudezza del periodo speciale senza un consenso di massa, che non pu es-sere basato sulla repressione. Questa partita, che doveva concludersi con lacapitolazione dellisola e la sua sottomissione al gigante del Nord, passa in-vece dal riconoscimento della dignit e della sovranit di Cuba, qualcosa dielementare che da Kennedy a Bush nessun presidente statunitense avevamai pensato di fare.Quello che muore definitivamente oggi dunque lemendamento Platt,quellarticolo inserito dagli USA nella prima Costituzione dello stato cubanodopo la fine del colonialismo spagnolo, che sanciva che lindipendenza diCuba fosse condizionata agli interessi degli USA. Gli USA non hanno ricono-sciuto le ragioni della Rivoluzione ma oggi si sono dovuti inchinare di frontealla dignit del popolo cubano che avevano sempre negato in 116 anni distoria. Non devessere stato facile per Obama citare Jos Mart e ammettereche todos somos americanos cos come Ral Castro nel chiedere rispettocominciando a smantellare una parte della retorica rivoluzionaria.Ci non significa n la risoluzione dei conflitti tra i due paesi, n il declinaredi differenze sostanziali su libert individuali ed economiche, sulla formadello Stato e sul concetto di democrazia. In questambito, lapertura neces-saria per Cuba, un paese che continua a vivere in situazione di notevole pe-nuria, appena allinizio. Cuba, la Rivoluzione, la societ cubana sarannoda domani chiamate ad accettare una sfida sulla quale impossibile farepronostici: pi interscambio economico e culturale, pi contatti, pi ri-messe, pi facilit di spostamenti modificano oggettivamente la situazione.Si amplier un processo che, al di l delle dichiarazioni modificher, nelprofondo il modello socialista provando a salvare le conquiste della Rivolu-zione. Solo tra qualche anno sar possibile capire in che direzione, e se ilsaldo sar positivo. Molti - nei due campi, soprattutto da lontano - possonocominciare a storcere la bocca fin dora. Potremmo costruire un dizionariodei termini sui quali cubani e statunitensi non trovano un accordo, da li-bert a democrazia a diritti umani. Sapendo che nessuno ha lesclusiva sullaragione e sulla verit, da domani potranno finalmente dialogarne.Tutto ci accade in un momento storico nel quale gli Usa devono prendere

    atto che il loro ru