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Radicati nella fede foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola dove si celebra la messa tradizionale 5 E siamo di nuovo in tempo di Martirio. Ciò che sta accadendo ai cristiani in Asia e in Africa ha riportato prepotentemente sulle nostre labbra la parola “martirio”. Cristiani uccisi, e in massa, nelle maniere più orrende, semplice- mente perché cristiani; tutto questo ci fa dire che è tornata l'era dei martiri. Per la verità la Chiesa non è mai uscita dal tempo del martirio. Gli studi pubblicati in occa- sione dell'ultimo anno santo, quello del 2000, ci avevano già ricordato che il numero dei martiri, in venti secoli di cristia- nesimo, è enorme: circa 80 milioni! e dato ancora più impressionante, di questi 80 milioni, circa la metà appartiene all'ul- timo secolo concluso, il '900! Nonostante questi dati, noi cristiani pasciuti d'oc- cidente facciamo fatica, tanta fatica, a credere che la Chiesa sia in pe- renne stato di martirio. Siamo stati abituati, dalla scuola e dalla cultura laica, a pensare, piutto- sto, che la Chiesa debba chiedere perdono del suo passato violento e im- positivo: è la leggenda nera che dipinge la Sposa di Cristo come strumento di potere. Per questo resistiamo nel vedere invece la verità, e cioè che i cristiani nel mondo hanno sofferto e hanno continuato a versare il proprio sangue per la fede. A questo lavoro di disinformazione fatto dalla cultura laicista, tendente a minimizzare se non a negare il martirio dei cri- stiani, si è affiancata, in que- sti ultimi decenni, la più grande impresa di depistaggio intellettuale, operata, dentro la Chiesa, dai cattolici stessi. Dopo il Concilio Vaticano II, la dittatura del Dia- logo ha imposto il silenzio sul fenomeno del Martirio: la Chiesa deve riconciliarsi col mondo moderno e per questo non deve più parlare di chi muore per la fede. I Martiri costituivano il più grande ingombro e inciampo per quest'opera di trasformazione della Chiesa, che si è voluta mondanizzare a tutti i costi . Il concetto di martirio, secondo questi emanci- pati cattolici moderni, appartiene a un passato ormai superato; appar- tiene all'epoca della contrapposizione con il mondo, e questo pas- sato non deve tornare più. Secondo questi, e sono tanti, c'è un modo più efficace per lavorare nel mondo come cri- stiani, più efficace che quello di dare la vita unendo il proprio san- gue a quello di Cristo: c'è l'arma del compren- dere le ragioni dell'av- versario, del parlare con lui, del dialogare con lui, per scoprire infine che, in fondo, la si pensa allo stesso modo. Tutto questo triste lavoro di rifiuto del martirio e di sostituzione con l'ideologia del dialogo, ebbe tragiche conseguenze negli anni '60 e '70: mentre i cristiani dell'Est venivano eliminati o condotti ai lavori forzati nei gulag, la Santa Sede privilegiava con la Ostpolitik i buoni rap- porti con le dittature marxiste, ricercando con ANNO VIII MAGGIO 2015 N. Editoriale

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  • Radicati nella fedefoglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dellOspedale di Domodossola dove si celebra la messa tradizionale 5

    E siamo di nuovo in tempodi Martirio.

    Ci che sta accadendo ai cristiani in Asia e inAfrica ha riportato prepotentemente sulle nostrelabbra la parola martirio. Cristiani uccisi, e inmassa, nelle maniere pi orrende, semplice-mente perch cristiani; tutto questo ci fa direche tornata l'era dei martiri.

    Per la verit la Chiesa non mai uscita daltempo del martirio. Gli studi pubblicati in occa-sione dell'ultimo annosanto, quello del 2000, ciavevano gi ricordatoche il numero dei martiri,in venti secoli di cristia-nesimo, enorme: circa80 milioni! e dato ancorapi impressionante, diquesti 80 milioni, circa lamet appartiene all'ul-timo secolo concluso, il'900!

    Nonostante questi dati,noi cristiani pasciuti d'oc-cidente facciamo fatica,tanta fatica, a credereche la Chiesa sia in pe-renne stato di martirio.Siamo stati abituati, dallascuola e dalla culturalaica, a pensare, piutto-sto, che la Chiesa debbachiedere perdono del suo passato violento e im-positivo: la leggenda nera che dipinge laSposa di Cristo come strumento di potere. Perquesto resistiamo nel vedere invece la verit, ecio che i cristiani nel mondo hanno sofferto ehanno continuato a versare il proprio sangueper la fede.

    A questo lavoro di disinformazione fatto dallacultura laicista, tendente a minimizzare se non

    a negare il martirio dei cri-stiani, si affiancata, in que-sti ultimi decenni, la pi

    grande impresa di depistaggio intellettuale,operata, dentro la Chiesa, dai cattolici stessi.Dopo il Concilio Vaticano II, la dittatura del Dia-logo ha imposto il silenzio sul fenomeno delMartirio: la Chiesa deve riconciliarsi col mondomoderno e per questo non deve pi parlare dichi muore per la fede. I Martiri costituivano il pigrande ingombro e inciampo per quest'opera ditrasformazione della Chiesa, che si voluta

    mondanizzare a tutti icosti .

    Il concetto di martirio,secondo questi emanci-pati cattolici moderni,appartiene a un passatoormai superato; appar-tiene all'epoca dellacontrapposizione con ilmondo, e questo pas-sato non deve tornarepi. Secondo questi, esono tanti, c' un modopi efficace per lavorarenel mondo come cri-stiani, pi efficace chequello di dare la vitaunendo il proprio san-gue a quello di Cristo:c' l'arma del compren-dere le ragioni dell'av-versario, del parlare con

    lui, del dialogare con lui, per scoprire infine che,in fondo, la si pensa allo stesso modo.

    Tutto questo triste lavoro di rifiuto del martirioe di sostituzione con l'ideologia del dialogo,ebbe tragiche conseguenze negli anni '60 e '70:mentre i cristiani dell'Est venivano eliminati ocondotti ai lavori forzati nei gulag, la SantaSede privilegiava con la Ostpolitik i buoni rap-porti con le dittature marxiste, ricercando con

    ANNO VIIIMAGGIO 2015 N.

    Editoriale

  • esse un accordo possibile, ritenendo erronea-mente che il Comunismo fosse eterno. Fa partedi questa vergogna la mancata condanna delComunismo durante il Concilio stesso: la storiaarriver a giudicare severamente questo me-schino cedimento ereticale.

    Negli ultimi anni, l'imposizione del silenzio sulfenomeno del martirio stata comandata dal-l'altrettanto dogmatico dialogo interreligioso: oc-corre stare in pace con le altre religioni, non fareproselitismo, e dunque occorre tacere sui cri-stiani uccisi.

    Ma i fatti parlano oggi innome di Dio.

    Si voleva una nuova eraper la Chiesa, l'era dellaserenit con il mondo a360, ed ecco che, in-vece, il sangue dei cri-stiani crocifissi, sgozzati,bruciati, fucilati, impiccatie lapidati venuto a rom-pere l'ingannevole idillio.

    Tutto questo dolore deinostri fratelli - per i qualinon dobbiamo smetteredi pregare, affinch que-sta terribile prova sia loroabbreviata - un potenterichiamo per noi cristiani,immersi nella pi grandefalsa ideologia della storia, quella della Moder-nit.

    La modernit, che rifiuta come stoltezza Cristocrocifisso, ha portato dentro la Chiesa la mor-tale illusione di poter separare la Resurrezionedalla Croce.Si voluto fare un nuovo cristianesimo che

    pone l'accento sulla Vita nuova in Cristo, dimen-ticando la sua Passione e Morte.

    vero, Cristo ha vinto la morte, risorto; co-stituito Signore di tutto. vero che questa vitto-ria del Risorto partecipata alla Chiesa e aisanti, ma occorre stare attenti: questa vittoria,come spiega il grande pre Calmel, lungi dalsopprimere la Croce e renderla inutile, si rea-lizza soltanto attraverso la Croce. Dicite in na-

    tionibus quia Deus regnavit a ligno. (R.T. Cal-mel, Per una teologia della storia, Borla 1967,pag. 44).

    E' proprio questa coscienza che mancatanella Chiesa degli ultimi tempi. Si vissuto l'in-ganno di pensare la Resurrezione come supe-rante la Croce. Cos si fatta una nuova chiesache parla di vita e non di martirio; che parla diaspirazioni umane e non di martirio; di dialogocol mondo e non di martirio; di pace universalee non di martirio; di costruzione della societterrena e non di martirio...

    Anche per questo lapresenza della Chiesasi sgretolata, e la vitadei cristiani scivolatanell'infedelt profonda.

    stata una mortale il-lusione, demoniaca. Unsogno talvolta infantilee tenero, ma forse pispesso vile e odioso,che fa sperare per lavita del cristiano una fe-delt a Cristo senza tri-bolazioni e perl'avvenire della Chiesaun fervore di santit chenon dovrebbe pi subiredall'esterno le persecu-zioni del mondo, n al-l'interno i tradimenti dei

    falsi fratelli e talvolta del clero e dei prelati (ibid.pag.44)

    Da questa illusione ci sta svegliando Dio con ildono di nuovi martiri, quelli del secolo XXI.Sono loro che ci ricordano che fino all'ultimogiorno possiamo rendere testimonianza aGes soltanto immergendo la nostra veste nelsangue di quell'Agnello Divino che ci ha amatie ci ha riscattati dai nostri peccati. Non andremoa Lui senza attraversare il torrente della grandetribolazione (ibid. pag. 44)

    Allora, non protestiamo soltanto delle persecu-zioni, come fanno i politici del mondo, ma la-sciamoci educare da Dio alla grazia del martirio.

    Radicati nella fede pag. 2

  • La trascrizione della prima parte della conferenza statapubblicata sul numero precedente di Radicati nella fede,aprile 2015 [essendo semplice trascrizione, si mantiene lo stile di conversazione].

    Radicati nella fede pag. 3

    Verbania , 8 Marzo 2015

    Quale attitudine di fronte

    alla questionedella Messa?

    E' una dichiarazione molto dura (la dichiara-zione sulla Messa di p. Calmel - vedi bollettinoRadicati nella Fede, aprile 2015), uno potrebbeimmediatamente rifiutare un discorso cos e al-zarsi e andarsene. Ma voi ci conoscete, nonamiamo fare discorsi su aspetti secondari; l'ur-genza e la drammaticit della vita chiedono unaffronto urgente, drammaticamente urgente, deicontenuti. Ripeto: dichiarazione molto forte, ri-badisce il riconoscimento dell'autorit del SantoPadre ma, dice l'autorit del Papa limitata,non superiore alla Tradizione. Non abbiamo iltempo di affrontare questo discorso, il titolo diquesta giornata Quale attitudine tenere difronte alla questione della Messa?, quali deci-sioni prendere, cosa fare di fronte al problemadella Messa. Abbiamo provenienze diversissime:abbiamo persone sicuramente in sala che nonhanno mai assistito alla Messa tradizionale dacinquantanni a questa parte; abbiamo chi non vapi alla Messa di Paolo VI; abbiamo chi, di tantoin tanto se pu, assiste alla liturgia della Tradi-zione. Abbiamo storie diverse. Chiedo a tutti lapazienza di poter fare un piccolo tratto oggi po-meriggio, un tratto insieme, rispettando la serietumano-cristiana di un uomo come Calmel e diun uomo come Davies.

    Partirei subito da qualche sottolineatura, primache la nostra capacit di attenzione sia definiti-vamente terminata. La Dichiarazione inizia conuna frase molto semplice Mi attengo alla Messatradizionale: mi attengo. Questo vorrei sottoli-nearlo pi volte: non si tratta di scegliere una

    Messa, si tratta di rifiutare una riforma: ben di-verso! e di restare a ci che la Chiesa ha fattofino al giorno prima. Non si tratta di dire: Qualecristianesimo ti piace?. Non si tratta neanche ditornare alla Tradizione, per Calmel non fu cos.Per alcuni di noi materialmente stato cos, per-ch storicamente siamo nati dopo, ma solo peril fatto che siamo nati dopo... ma anche noi chetorniamo alla Tradizione, in quanto torniamoa qualcosa che la Chiesa ha fatto prima, re-stiamo. Scusate se poco! Questa la primaparola solenne contro qualsiasi tentazione di sci-sma: uno non esce dalla Chiesa, questo moltoimportante... ma sta nella Chiesa! custodendoci che la Chiesa stessa ha fatto, soprattutto hacodificato e rigidamente ha obbligato. Se aves-simo fatto questo sessantanni fa, nessuno si sa-rebbe stupito... ci avrebbero detto Cimancherebbe! la Messa non si pu cambiare.Comparissero certi vecchi parroci, che alcuni dinoi hanno ancora conosciuto, guardando aquello che si fa in alcune delle nostre chiese ocappelle e quello che si fa nelle parrocchie ingiro, direbbero Ah! il cattolicesimo l dove c'la Messa di Pio V, non avrebbero dubbi.

    Mi attengo alla Messa tradizionale, quella chefu codificata, ma non fabbricata, da San Pio V,nel XVI secolo, conformemente ad un uso pluri-secolare.. Allora, qui, mi permetto di rimandareal capitolo X dell'opera di Davies La riforma li-turgica anglicana - qualcuno mi diceva, qual-cuno che lo sta leggendo, che un grandecatechismo... eh certo! semplicemente un ca-

    QUINTA QUINTA GIORNATAGIORNATA

    DELLA DELLA TRADIZIONETRADIZIONE

    INTERVENTO DIDON ALBERTO SECCI

    seconda parte

  • Radicati nella fede pag. 4

    techismo della dottrina cattolica, il libro di Da-vies, bagnato dalla commozione per la storia eper il sangue dei martiri -, nel capitolo X che siintitola Il Messale riformato da San Pio V, tuttoil capitolo volto a dimostrare che San Pio V nonha fatto nessuna Messa voi sapete cosa suc-cesse dopo il Concilio, no? han detto Comedopo il Concilio [di Trento, ndr] un Papa fece unMessale, adesso, dopo il Concilio Vaticano II, ilPapa Paolo VI ha voluto un altro Messale e voidovete obbedire a questo Messale che corri-sponde al Concilio, come se ogni Concilio do-vesse fare una Messa -, non cos! Pio V, dopoil Concilio di Trento, non ha fatto una Messa maha codificato conformemente ad un uso plurise-colare, secondo la Tradizione. Cito da Davies:il messale del 1570 fu certo il risultato delle di-rettive date durante il concilio di Trento, ma fu,in effetti, per quanto riguarda lordinario, il ca-none, il proprio del tempo, e ben altri punti, unareplica del messale romano del 1474, che ripren-deva a sua volta, su tutti i punti essenziali, la pra-tica della Chiesa romana allepoca di InnocenzoIII, che proveniva a sua volta dalluso in vigoreai tempi di Gregorio il Grande e dei suoi succes-sori nellVIII secolo. In breve, il messale del 1570era, per lessenziale, luso liturgico dominantedellEuropa medioevale, a cui apparteneva lIn-ghilterra con i suoi riti.. Altra citazione, sempredal capitolo X: Inoltre, di costante tradizioneche San Gregorio Magno fu lultimo a modificarela parte essenziale della Messa, il canone.Come lo dichiarava Benedetto XIV (1740-1758),nessun papa ha aggiunto o cambiato nulla alcanone dopo San Gregorio. Il fatto che siarimasto lo stesso durante tredici secoli la testi-monianza pi eloquente della venerazione di cuinon smise mai di essere circondato - il canone -, e degli scrupoli che si sono sempre provati aportare la mano su uneredit cos sacra, che civiene dalla notte dei tempi., la Tradizione Apo-

    stolica. Questo argomento meriterebbe appro-fondimenti, molti di voi che hanno lavorato inquesti anni sulla dottrina, lo hanno fatto. Ad altrifaccio l'invito di leggere, di studiare, di conosceremaggiormente questi aspetti.

    Bisogna insistere - scrive sempre Davies -, sulcarattere antico della Messa romana. Esiste ciche il padre Fortescue descrive come una sortedi pregiudizio va di moda nelle parrocchie no-stre: se arrivano quelli del rito orientale: Ah! chebella la Messa nel rito di San Giovanni Criso-stomo... allora si spalancano le porte... i pi fa-migerati neo-liturgisti fanno cos... ma guai adare spazio alla Messa di San Pio V! C' una no-ticina di Davies che dice che esiste un pregiudi-zio - pregiudizio secondo il quale tutto ci cheappartiene alle Chiese orientali necessaria-mente antico. Opinione erronea: non esiste at-tualmente nella liturgia orientale chi possiede unuso ininterrotto cos antico come la Messa ro-mana come la Messa di San Pio V -. Questo particolarmente vero per il canone romano. []il canone del nostro rito romano, che fu, perlessenziale, redatto nel IV secolo, lesempiopi antico e pi venerabile di tutte le preghiereeucaristiche in uso oggi. Questo ci dice che sitratta di stare veramente nella Tradizione, non qualcosa di confezionato nel 1500 o nel pienomedioevo.

    Ad un certo punto il Papa ordina una riforma li-turgica, un Consilium ad exequendam fa il nuovoMessale non fu il Concilio a fare il Messalenuovo -, diventa obbligatorio nel 1969 - almenoin Italia fu subito obbligatorio... diverso dallediverse nazioni pre Calmel rifiuta e dice nellasua Dichiarazione: Se accettiamo questonuovo rito, che favorisce la confusione tra laMessa cattolica e la cena protestante allora pas-seremmo senza tardare ad una Messa intercam-biabile, attenti a questo termine:intercambiabile, cio una Messa che per il mo-mento pu essere letta in modo cattolico e inmodo protestante; dipende da dove parti... ilmessale attuale in uso in tutte le parrocchie. Ma una situazione intermedia questa, perch po-tremmo arrivare ad una Messa, in futuro - non un giudizio sulla messa di Paolo VI questo -, aduna Messa completamente eretica e, quindi,nulla.Allora, dice, sento il dovere di perseverare. Que-sto ha qualcosa da dire ad ogni cristiano. E diceche occorre non conformarsi al nuovo rito: il sa-

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    cerdote che si conforma al nuovo rito collaboraper parte sua ad instaurare progressivamenteuna Messa menzognera dove la Presenza diCristo non sar pi autentica, ma sar trasfor-mata in un memoriale vuoto.

    Attenti, io qui farei un collegamento, a me stamolto a cuore, con il capitolo XII, interessantis-simo, del libro di Davies. Si intitola cos: Unacomposizione di una ingegnosa ambiguit. At-tenti, Davies non parla della Messa di Paolo VI,parla della Messa di Cranmer, quella del PrayerBook, quella saltata fuori dalla riforma liturgicaanglicana ai tempi dello scisma. Sottolineo - loricordava anche il documentario - che la grandetesi di Davies questa: il protestantesimo e l'ere-sia entr in Inghilterra non per la predicazione,come in Germania o in Svizzera con Lutero eCalvino, ma per una riforma ambigua della litur-gia, la Messa intercambiabile. Ecco perch fac-cio il legame con quello che Calmel dice sullaMessa di Paolo VI, perch questa nuova Messainglese poteva essere vista ancora come catto-lica da chi era ancora cattolico, ma poteva es-sere perfettamente accettata da un riformatoreprotestante. Capite cos' la Messa intercambia-bile?Che cosa faceva della Messa di Cranmer, nellariforma liturgica inglese, una Messa ambigua, in-tercambiabile? Un grande numero di omissioni.Cio: han tagliato via, han tirato via! E tutte que-ste omissioni erano fatte per attenuare tre dogmiprincipali che la Messa cattolica contiene: il 1,che la Messa un vero sacrificio, nella Messa offerto a Dio un vero e reale sacrificio, un sacri-ficio propiziatorio; 2 dogma che veniva taciuto:l'Ostia, o la Vittima, il Cristo stesso presentesotto la specie del pane e del vino... la Vittima!;3, i sacerdoti, e solo loro, sono i ministri dellaMessa.Allora, il capitolo XII, per chi legger questo

    testo, molto interessante: Il primo PrayerBook di Edoardo VI non poteva essere accusatodi eresia formale, poich era abilmente redattoe non conteneva nessun rifiuto formale della dot-trina anteriore alla Riforma. Era una composi-zione di una ingegnosa ambiguit, formulata inmaniera tale da permettere ai pi conservatori diinterpretarla alla loro maniera e di utilizzarla conla coscienza in pace, mentre i riformatori leavrebbero dato la loro interpretazione e vi avreb-bero visto uno strumento destinato a prepararela prossima tappa della rivoluzione religiosa..

    Guardate, impressionante come la Dichiara-zione di Calmel coincida con la lettura fatta daDavies sulla riforma liturgica anglicana... impres-sionante...

    Il carattere protestante - dice Davies, nel capi-tolo VIII ne parla abbondantemente , il carattereprotestante delle liturgie riformate in generalee del Prayer Book in particolare, erano dovuteinnanzitutto a ci che esse sopprimevano nellaMessa latina tradizionale, cio tutto ci cheaveva un retrogusto di oblazione, come di-ceva Lutero.. Attenti, ci che tolto negato, tutogli da un testo una cosa e non l'avrai pi; manon troverai un'affermazione contraria. nes-suno studio teologico della nuova composizione- della nuova Messa inglese -, pur minuzioso chesia, non permette di trovarvi alcunch che si ac-cordi con la negazione luterana del carattere sa-crificatorio della Messa Lutero esplicito, glianglicani no! Per, dice, non troverai neanchenulla -, che escluda questa negazione deciditu!-. Di conseguenza, se si considerano le carat-teristiche del nuovo servizio anglicano e se lo siconfronta sia con lantico Messale, sia con le li-turgie luterane, dalla parte di queste ultime -delle liturgie luterane - che lo si mette senza esi-tare e non con il Messale - romano -. Ma oc-corre una purezza di intelligenza e di verit percogliere queste cose.

    Riprendo Calmel: Al contrario, il sacerdote chesi conforma al nuovo rito, composto di vari pezzida Paolo VI, collabora per parte sua ad instau-rare progressivamente una Messa menzogneradove la Presenza di Cristo non sar pi auten-tica, ma sar trasformata in un memoriale vuoto;perci stesso, il Sacrificio della Croce non saraltro che un pasto religioso dove si manger unpo di pane e si berr un po di vino - parole moltoforti -. Nulla di pi: come i protestanti. Il rifiuto di

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    collaborare allinstaurazione rivoluzionaria di unaMessa equivoca, orientata verso la distruzionedella Messa, a quali disavventure temporali, aquali guai potr mai portare?... Cari amici, eraterribile nel '69 decidere, per noi molto pi fa-cile oggi. Abbiamo avuto un Papa che ha dettoche la Messa tradizionale non stata mai abo-lita... nessuno lo aveva detto per prima di lui,ufficialmente... han fatto credere il contrario. E'stato Benedetto XVI, almeno a parole, a dichia-rare una giustizia su questo; dovrebbero seguirei fatti, ma siamo riconoscenti al Signore gi perle parole. Allora Calmel dice: A cosa miespongo? Il Signore lo sa. lui muore nel 1976,il Signore lo prende con se molto presto; cosasarebbe successo al pre Calmel se non fossepassato a miglior vita?... lo sappiamo da quelloche accaduto a tanti grandi testimoni dellafede. Il Signore lo sa dice lui, un uomo di vitainteriore grandissima, non un polemista, ripeto, un vero domenicano, un figlio della Chiesa, ungrande maestro spirituale, non era neanche unconservatore pre Calmel, tiriamoci via dallatesta questo, era un uomo che sapeva che nonsi pu cambiare la verit della fede, la dottrina,e la dottrina che porta la grazia che si chiama li-turgia. Allora, dice, non posso avere un'attitudineambigua.

    Allora io vi invito a considerare il capitolo XVI diquesto libro, tutta una preparazione per arri-vare al dunque che il capitolo XVI. Il capitoloXVI La politica del compromesso, attenti a que-sto titolo: La politica del compromesso. E' ci

    che ha rifiutato in modo totale il pre Calmel eche gli ha fatto addirittura fare un atto pubblico,perch scrive questa Dichiarazione per raffor-zare la fede, lui umilissimo; chi lo conosceva ri-maneva stupito dalla forza delle suedichiarazioni e dall'umilt della sua persona,quando la si conosceva personalmente, ci sonodelle testimonianze a riguardo. Fa un atto pub-blico perch la situazione di una gravit ecce-zionale. Non accetta il compromesso nonsoltanto privatamente ma neanche pubblica-mente, perch il compromesso senn resta, setu non lo rifiuti pubblicamente. Cosa dice Daviesriguardo alla politica del compromesso? Alloraricordate: la Messa anglicana era una composi-zione di inaudita ambiguit, poteva essere lettain modo cattolico dai conservatori e in modo pro-testante dai novatori, da quelli che volevanocambiare. Non conteneva negazioni formali mataceva i dogmi principali, quelli che abbiamoelencato.

    Dice Davies: Abbiamo constatato, nei capitoliprecedenti, che quasi tutto il clero cattolico quasi tutto il clero cattolico in Inghilterra! - de-cise di interpretare la santa cena di Cranmer inun senso compatibile con lortodossia senzadiventare eretici -, piuttosto che opporvisi aper-tamente.. La maggioranza dei preti in Inghilterraha detto ma siccome non c' niente di cos cat-tivo, non si nega il sacrificio, non si nega il sa-cerdozio, non si nega la presenza reale, io ladico questa Messa, perch il male minore,dobbiamo stare dentro la Chiesa, bisogna obbe-dire.

    I martiri dice Davies sono l'eccezione. Be-ninteso, non abbiamo il diritto dice Davies - digiudicare questi preti; facile essere saggi dopoil fatto per noi, oggi, seduti in una poltrona .No al compromesso!. Ecco uno slogan chesuona bene - l'ho appena usato io -. Ma quanticattolici possono dire oggi, senza mentire, cheavrebbero sicuramente agito diversamente? Sisa, i martiri sono leccezione dice Davies -, nonla regola generale. E Dio che giudica e noisiamo assicurati dalla sua misericordia. Noi nongiudichiamo questi che sono scesi a compro-messo. Dice: Ma se non abbiamo il diritto di giu-dicare coloro che accettarono il compromesso,ci permesso di giudicare il compromesso in sestesso e di valutarne le conseguenze. Dice: giu-dichiamo il compromesso in s stesso, questaattitudine, questo dire siccome non ci sono ere-

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    sie formali, io questa Messa la dico dicono ipreti. Alcuni cattolici dicono: io assisto a questaMessa , sono mica io il Papa, son mica io il Re.Mettiamoci nell'epoca, il Re non che era il Pre-sidente della Repubblica, ha valenza sacra il Re;e disobbedire al Re, nell'Inghilterra dell'epoca enel cattolicesimo, non era una piccola cosa. Nonc' solo il Papa come autorit di fronte a Dio, c'anche il Re, che il Re cristiano; non ne ab-biamo idea, non possiamo riuscire a mettercidentro quella situazione; a mio parere equivaleal fatto di dire: Ma il Papa non contento, il ve-scovo non contento... un'analogia c'.

    Dice Davies che ci permesso di giudicare ilcompromesso, cio domandarci che cosa haportato il compromesso allora, nel XVI secolo.Gli storici e i vescovi cattolici che abbiamo citato dice Davies - in questa opera hanno condan-nato il nuovo servizio di comunione la nuovaMessa anglicana - e lhanno dichiarato inaccet-tabile in ragione delle gravi omissioni che pre-senta rispetto al rito tradizionale della Messa.Queste omissioni avevano essenzialmente perscopo di permettere di interpretare il nuovo ritoin un senso conforme alla negazione dellinse-gnamento cattolico sul sacrificio e la presenzareale. Il fatto che non contenga eresia formale la nuova Messa - o che il rifiuto della dottrina cat-tolica non vi si trovi formulata esplicitamente noncambia nulla alla questione. Ci che non affer-mato considerato come negato., perch stato tolto; sarebbe diverso se fosse una novitassoluta, non una novit assoluta, tu hai toltodalla Messa queste parti, se non affermato negato. Il clero favorevole al compromesso lamaggioranza eh, la maggioranza! - era cadutonella trappola che gli tendeva i riformatori: Perpoter approvare il Libro della Preghiera Comune la nuova Messa -, vi scopr la dottrina orto-dossa della presenza reale, appoggiandosi suqualche espressione ambigua, di cui abbiamogi parlato. Fece finta di ignorare le pagine chevanno manifestamente nel senso opposto. [...]La politica del compromesso era diventata unapolitica cos diffusa che tutti, o quasi, accetta-rono il Prayer Book del 1552. Dei preti che ave-vano ammesso lintroduzione dellinglese nellaliturgia nel 1547, quella di elementi nuovi nellaMessa tradizionale nel 1548 la riforma inglese stata progressiva: 1547 l'inglese... 1548 altrielementi - e il servizio ambiguo del 1549 eranoinclini a dire: E troppo tardi!. Ecco cosa fai:inizi ad accettare delle piccole riforme. I preti han

    detto Ma s per l'inglese, Ma s per quest'altroelemento, quando si arrivati a opera compiutahan detto: E' troppo tardi per tornare indietro.Questa volta, troppo! - dice Davies - o Al-tol! Non andremo pi lontano!, noi ci sa-remmo aspettati da preti cattolici questo.Questa politica del compromesso era giunta adun tale grado che nel 1559, allepoca del ritornodel protestantesimo sotto Elisabetta, dopo la chi-merica restaurazione del cattolicesimo duranteil regno di Maria Tudor, linsieme del clero par-rocchiale non oppose alcuna resistenza al cam-biamento l'Inghilterra divenne eretica conElisabetta, non lo era con Enrico VIII; impressio-nante, inizi ad accettare e poi dici: E' troppotardi -. I tre quarti dei preti abbandonarono al-lora la Messa e il papa con la stessa facilit concui coloro che vivendo venticinque anni primaavevano abbandonato la sola supremazia diRoma nel caso del matrimonio di Enrico VIIIdal momento delle nozze -. La grande maggioranza della nazione non te-stimoni - un'altra citazione di Davies - unincli-nazione marcata a rivoltarsi contro lantica fede- cio gli inglesi non che amavano questa ri-forma, non erano dei protestanti nel cuore, nonerano contro la loro tradizione cattolica - ma altrettanto vero affermare che essa non provneppure un vivo desiderio di difenderla.. Ve-dete l'ignavia, quella morte dell'anima che non tifa muovere. La maggior parte dei cattolici fini-rono per cedere alla pressione tenace e costantedel governo; persero il contatto con la Messa eassistettero alle nuove celebrazioni eretiche.,dovevano andare in qualche chiesa... non c'erapi la Messa cattolica e andavano al servizio an-glicano. Questa apostasia quasi universale, checostituisce veramente il periodo cerniera dellastoria religiosa dellInghilterra, non fu una resaimprovvisa e spettacolare. Essa fu progressiva,ma ebbe un effetto cumulativo e duraturo. Guar-

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    date, fratelli, questo un pericolo. Non ci fu ilmomento in cui dire Basta, non siamo pi cat-tolici, siam passati alla riforma. Fu una resa pro-gressiva ma cumulativa, aggiungi tradimento atradimento... e duratura. Immaginiamo, nelcorso di questi anni, alcune manifestazioni diquesto spirito di compromesso; certi sotterfugi acui fecero ricorso i cattolici per giustificare la loroassistenza ai servizi anglicani - certi sotterfugimorali -; questa o quella scusa immaginata daloro per discolparsi e per evitare di cadere nel-lapostasia pi completa. Mons. Beck scrive aquesto riguardo: Quando le persone transigonocon la loro coscienza, non hanno che unecces-siva tendenza a farsi i difensori accaniti della lorodebolezza - parole sante - bene ci che sem-bra essere stato il caso sotto il regno di Elisa-

    betta per un grande numero di cattolici inglesi in-fedeli. In capo a qualche anno, questa attitudineport intere famiglie a perdere la fede., nonavevano pi il prete cattolico, dovevano pregare,dovevano vivere socialmente nel villaggio... an-darono al servizio anglicano e persero la fede.

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    Santo Rosario - IstruzioneBenedizione Eucaristica

    I Sabati del Mese di Maggio

    Data la loro importanza, queste serate sostituiscono gli Incontri di Dottrina Cattolica del mese di maggio.

    CHIESA DI VOCOGNO

    Sabato 2 - 9 - 16 - 23 - 30

    Maggioore 20.30

    I DOGMI MARIANI