24
175 Archeologia Medievale XXXV, 2008, pp. 175-198 Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la realizzazione della metropolitana. Le fasi medievali e moderne a cura di Mirella Serlorenzi*, Lucia Saguì** con testi di Maria Brigida Casieri, Giovanni Coisson, Claudia Di Tomassi, Roberto Egidi, Flavia Failli, Antonio Francesco Ferrandes, Matteo Laudato, Davide Mancini, Pamela Manzo, Carla Ninel Pischedda, Giovanni Ricci, Lucia Saguì, Luca Salvatori, Nicoletta Saviane, Mirella Serlorenzi, Lisa Traversi INTRODUZIONE Il progetto della linea C della metropolitana di Roma, in corso di realizzazione, ha individuato in piazza Ve- nezia il luogo in cui collocare una stazione, servita da quattro uscite (due delle quali in via Cesare Battisti e in piazza Madonna di Loreto), e soprattutto un pozzo centrale di areazione che comporterebbe l’asportazione di qualsiasi emergenza per un diametro di 30 m (�g. 1). Gli scavi preventivi, estesi su un’area di circa 900 m quadrati per piazza Venezia, 20 per via Cesare Battisti e 120 per piazza Madonna di Loreto, sono stati �nalizzati a stabilire la fattibilità dell’opera. Mentre le indagini di prima fase delle due uscite hanno intercettato strutture di età romana di grande rilevanza, e sarà quindi necessario individuare nuove aree nelle quali localizzarle, nell’area di piazza Venezia si è ritenuto di poter procedere con lo scavo integrale 1 . Qui le ricerche, iniziate nell’estate 2006, hanno raggiunto attualmente (febbraio 2008) i livelli di età repubblicana e si sono interrotte a causa dell’af�ora- mento della falda del Tevere, per consentire alla Società Metro C di risolvere i problemi di natura statica e tecnica e quindi di proseguire le indagini. Dei cinque sondaggi quello di piazza Venezia, anche grazie alla sua ampiezza, ha restituito la più complessa strati�cazione di età medie- vale, mentre negli altri le presenze sono più puntuali: per questo si è creduto utile inserirle nella periodizzazione nell’ambito del contributo principale. Lo scavo, con la direzione scienti�ca della SSBAR 2 , ha richiesto un’ampia collaborazione: oltre alla partecipa- zione delle ditte af�datarie 3 ci si è avvalsi del contributo della Sapienza Università di Roma 4 e di specialisti nei vari settori 5 . Vista la complessità dell’opera e il tempo richiesto per il suo completamento si è ritenuto opportuno mettere a disposizione della comunità scienti�ca una prima sintesi dei dati, sebbene lo studio sia ancora in corso. Ciò an- che allo scopo di colmare il vuoto attualmente esistente nel paesaggio archeologico dell’area in età medievale e fornire dati che possano essere messi in relazione con quelli disponibili per i due complessi meglio indagati per questo periodo: la Crypta Balbi e i Fori Imperiali. La periodizzazione proposta in via preliminare è corredata per le fasi principali da piante composite in scala molto ridotta e sempli�cate nella caratterizzazione; anche per la sezione generale (�g. 2) si è operata una schematiz- zazione, distinguendo i periodi ma non le singole unità stratigra�che. La natura di questo contributo non prevede una presentazione dei materiali archeologici, del cui studio in corso ci siamo avvalsi per gli aspetti cronologici e interpretativi. A questo proposito si ringraziano Ilaria De Luca per l’analisi dei materiali ceramici medievali, af�ancata per le fasi di età romana da Sabrina Zampini, e Giacomo Pardini per lo studio dei reperti numismatici. L.S., M.S. L’AREA IN ETÀ ROMANA. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO Sul sito di scavo del pozzo centrale di Piazza Venezia non esistono notizie o documenti precedenti all’attuale indagine, ma possediamo suf�cienti dati sulle aree limi- trofe per delineare un quadro topogra�co complessivo della zona in cui è inserito (�g. 1). *Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (SSBAR). ** La Sapienza Università di Roma. 1 La decisione ha avuto il parere positivo del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. 2 Un sentito ringraziamento va a Roberto Egidi, funzionario responsabile dello scavo, che ha af�dato a M. Serlorenzi (Servizio di Archeologia Medievale della SSBAR) la codirezione scienti�ca e lo studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., Cooperativa Archeologia, Cooperativa Parsifal. 4 Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Insegnamento di Meto- dologia e tecniche della ricerca archeologica: Lucia Saguì con Antonio F. Ferrandes e Giacomo Pardini. 5 Analisi archeometriche: Università del Salento CEDAD (Centro di Datazione Diagnostica Dipartimento dell’Ingegneria e dell’Inno- vazione); archeometallurgia: Vasco La Salvia e Francesca Zagari; servizio antropologico della SSBAR: Paola Catalano; geoarcheologia: Carlo Rosa.

Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

175

Archeologia MedievaleXXXV, 2008, pp. 175-198

Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la realizzazione della metropolitana. Le fasi medievali e moderne

a cura di Mirella Serlorenzi*, Lucia Saguì**con testi di Maria Brigida Casieri, Giovanni Coisson, Claudia Di Tomassi,

Roberto Egidi, Flavia Failli, Antonio Francesco Ferrandes, Matteo Laudato, Davide Mancini, Pamela Manzo, Carla Ninel Pischedda, Giovanni Ricci,

Lucia Saguì, Luca Salvatori, Nicoletta Saviane, Mirella Serlorenzi, Lisa Traversi

INTRODUZIONE

Il progetto della linea C della metropolitana di Roma, in corso di realizzazione, ha individuato in piazza Ve-nezia il luogo in cui collocare una stazione, servita da quattro uscite (due delle quali in via Cesare Battisti e in piazza Madonna di Loreto), e soprattutto un pozzo centrale di areazione che comporterebbe l’asportazione di qualsiasi emergenza per un diametro di 30 m (�g. 1). Gli scavi preventivi, estesi su un’area di circa 900 m quadrati per piazza Venezia, 20 per via Cesare Battisti e 120 per piazza Madonna di Loreto, sono stati �nalizzati a stabilire la fattibilità dell’opera. Mentre le indagini di prima fase delle due uscite hanno intercettato strutture di età romana di grande rilevanza, e sarà quindi necessario individuare nuove aree nelle quali localizzarle, nell’area di piazza Venezia si è ritenuto di poter procedere con lo scavo integrale1. Qui le ricerche, iniziate nell’estate 2006, hanno raggiunto attualmente (febbraio 2008) i livelli di età repubblicana e si sono interrotte a causa dell’af�ora-mento della falda del Tevere, per consentire alla Società Metro C di risolvere i problemi di natura statica e tecnica e quindi di proseguire le indagini. Dei cinque sondaggi quello di piazza Venezia, anche grazie alla sua ampiezza, ha restituito la più complessa strati�cazione di età medie-vale, mentre negli altri le presenze sono più puntuali: per questo si è creduto utile inserirle nella periodizzazione nell’ambito del contributo principale.

Lo scavo, con la direzione scienti�ca della SSBAR2, ha richiesto un’ampia collaborazione: oltre alla partecipa-zione delle ditte af�datarie3 ci si è avvalsi del contributo

della Sapienza Università di Roma4 e di specialisti nei vari settori5.

Vista la complessità dell’opera e il tempo richiesto per il suo completamento si è ritenuto opportuno mettere a disposizione della comunità scienti�ca una prima sintesi dei dati, sebbene lo studio sia ancora in corso. Ciò an-che allo scopo di colmare il vuoto attualmente esistente nel paesaggio archeologico dell’area in età medievale e fornire dati che possano essere messi in relazione con quelli disponibili per i due complessi meglio indagati per questo periodo: la Crypta Balbi e i Fori Imperiali. La periodizzazione proposta in via preliminare è corredata per le fasi principali da piante composite in scala molto ridotta e sempli�cate nella caratterizzazione; anche per la sezione generale (�g. 2) si è operata una schematiz-zazione, distinguendo i periodi ma non le singole unità stratigra�che.

La natura di questo contributo non prevede una presentazione dei materiali archeologici, del cui studio in corso ci siamo avvalsi per gli aspetti cronologici e interpretativi. A questo proposito si ringraziano Ilaria De Luca per l’analisi dei materiali ceramici medievali, af�ancata per le fasi di età romana da Sabrina Zampini, e Giacomo Pardini per lo studio dei reperti numismatici.

L.S., M.S.

L’AREA IN ETÀ ROMANA. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

Sul sito di scavo del pozzo centrale di Piazza Venezia non esistono notizie o documenti precedenti all’attuale indagine, ma possediamo suf�cienti dati sulle aree limi-trofe per delineare un quadro topogra�co complessivo della zona in cui è inserito (�g. 1).*Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

(SSBAR).** La Sapienza Università di Roma.1 La decisione ha avuto il parere positivo del Consiglio Superiore

del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.2 Un sentito ringraziamento va a Roberto Egidi, funzionario

responsabile dello scavo, che ha af�dato a M. Serlorenzi (Servizio di Archeologia Medievale della SSBAR) la codirezione scienti�ca e lo studio delle evidenze medievali.

3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., Cooperativa Archeologia, Cooperativa Parsifal.

4 Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Insegnamento di Meto-dologia e tecniche della ricerca archeologica: Lucia Saguì con Antonio F. Ferrandes e Giacomo Pardini.

5 Analisi archeometriche: Università del Salento CEDAD (Centro di Datazione Diagnostica Dipartimento dell’Ingegneria e dell’Inno-vazione); archeometallurgia: Vasco La Salvia e Francesca Zagari; servizio antropologico della SSBAR: Paola Catalano; geoarcheologia: Carlo Rosa.

Page 2: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

176

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 1 – Localizzazione delle aree d’indagine e dei vecchi scavi. Rispetto alla ricostruzione del Lanciani/Gatti la via Lata risulta spostata più a Ovest (elaborazione GIS A. De Tommasi).

L’area di scavo è adiacente alla via Flaminia, fatta costruire nel 223 o nel 220 a.C. da C. Flaminius, a se-guito della politica espansionistica di Roma verso l’Italia settentrionale6. La strada usciva poco prima dalle Mura c.d. Serviane alla base del Campidoglio (dalla porta Ratumena o dalla Fontinalis). Ai suoi lati si innalzavano monumenti funebri di cui sono testimonianza, nel tratto iniziale, il sepolcro di Publicius Bibulus7, ricomposto ad una quota superiore, e il grande mausoleo, all’in-crocio con l’antico Vicus Pallacinae, fantasiosamente

identi�cato come quello dei Claudii8, distrutto agli inizi del ’900 per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II.

La destinazione funeraria nel primo tratto della Fla-minia, la via Lata, terminò alla �ne della Repubblica con lo sviluppo della città e l’ampliamento del pomerio, per cui l’originaria successione di edi�ci sepolcrali dovette essere cancellata dalla sistemazione urbanistica delle pendici del Quirinale.

Tra il nostro sito e il Foro di Traiano, dal 1902 al 1904, lo sterro necessario per la realizzazione delle fondazioni

6 Radke 1981, pp. 189 ss.7 Delbrueck 1912, pp. 37 ss. 8 Platner, Ashby 1929, s.v. Sep. Claudiorum c.d., p. 478.

Page 3: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

177

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 2 – Sezione schematizzata EW della via Lata e dell’ambiente 4 (disegno A. Capponi).

�g. 3 – Vista dall’alto dell’area di scavo.

Page 4: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

178

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

della sede delle Assicurazioni Generali di Venezia mise in luce i resti, conservati per alcuni metri di altezza, di un’in-sula di II-III secolo d.C., racchiusa fra due strade basolate e digradante da SE a NO di circa 3,50 m9. Tali resti, insieme agli ambienti (tabernae?) di III secolo, portati alla luce nello scavo del sito centrale di Piazza Venezia, testimoniano un riassetto urbanistico della zona in questo periodo (�g. 3). Gli ambienti rinvenuti per lo scavo della metropolitana occupano lo spazio compreso tra la via Lata e la strada lastricata prospiciente il portico del fronte occidentale del-l’insula10, il cui muro di fondo è stato individuato nel saggio per la metro C di Piazza Madonna di Loreto. Esempi di uno sviluppo urbanistico dell’area anche in epoca tardoantica sono la ricca domus recentemente scavata sotto la sede della Provincia (Palazzo Valentini), e i resti di quella individuata con gli scavi di prima fase in via Cesare Battisti.

Nel sito centrale di Piazza Venezia le quote antropizzate al disotto delle tabernae proseguono, in base ai dati dei carotaggi, per altri 5 m e il loro scavo, nella seconda fase di indagini archeologiche preventive per la metro C, consenti-rà di ampliare le nostre conoscenze al periodo repubblicano e probabilmente alle fasi arcaiche e protostoriche.

R.E.*

Periodo 1 (I-II secolo d.C.)

Lo scavo ha messo in luce parte di un isolato costi-tuita da tre ambienti a pianta rettangolare, serviti da una scala, interpretabili probabilmente come tabernae. Le sole strutture conservate riferibili a questa fase sono le fondazioni degli ambienti, che si impostano su strati databili alla prima metà del I secolo d.C.; i riempimenti delle fosse di fondazione contengono materiali di età �avia. Le tabernae sono comprese tra la via Lata, che corre lungo il limite occidentale dell’area, e un corridoio (A 7) che ne costituisce il limite orientale11. L’esistenza di tabernae anche sul lato orientale del corridoio può essere ipotizzata in base alla presenza di parte del fronte occidentale di due vani (A 5, 6).

Negli ambienti 1, 2 e 4 sono stati rinvenuti alcuni livelli di cantiere: battuti con fossette pertinenti ai ponteggi, un focolare e fossette per la lavorazione del metallo (�g. 4).

Le fondazioni, in malta pozzolanica, sono costituite nel-la parte inferiore da un conglomerato cementizio formato da schegge di travertino e sporadici blocchetti di tufo, e in quella superiore da una cortina laterizia a faccia vista, distinta dall’alzato con un marcapiano in bipedali12.

Negli angolari orientali sono impiegati blocchi di travertino di notevoli dimensioni. Nei lati lunghi dell’am-biente 2 la fondazione in laterizi, orientata in senso NO/SE, è leggermente fuori asse rispetto alla parte inferiore,

9 Gatti 1902, pp. 285-291; 1903a, pp. 276-282, 365-368; 1903b, pp. 20-21, 120-121, 199-200, 226, 460-462, 510-511, 602; 1904a, pp. 83-84, 341-346; 1904b, pp. 42-43, 153-157; Meneghini 1996, pp. 53 ss. Si veda inoltre la planimetria conservata nell’Archivio Storico della SSBAR.

10 Cfr. Gatti 1934, tav. I.*Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.11 Per la numerazione degli ambienti si veda la pianta del periodo

successivo, �g. 7.12 Per questo tipo di fondazioni si veda Giuliani 1990, pp. 127-

129. I laterizi sono prevalentemente di colore rosso arancio, con letti di malta grigio violacea piuttosto sottili.

�g. 4 – Periodo 1 (I-II secolo d.C.). Ambiente 1: fondazioni e pia-no di cantiere con fossette per i ponteggi. Sulla destra la pali�cata

di fondazione dei palazzi rinascimentali (periodo 7, fase I).

che segue un andamento OE: ciò è probabilmente dovuto alla necessità di correggere l’orientamento iniziale.

I pavimenti di questa fase non sono conservati; solo nel vano scala (A 3N), in corrispondenza del marcapiano in bipedali, alla quota di 14,20 m slm, è stato individuato un lacerto di malta con frammenti laterizi, mentre negli ambienti 2 e 4 restano alcuni livelli di preparazione. L’as-senza degli elevati e dei pavimenti pertinenti alle strutture di età �avia e degli eventuali strati di vita successivi si spiega con i sistematici rifacimenti che a partire dall’età severiana hanno interessato questa parte dell’isolato.

Il tracciato viario, ad una quota di 13,75/13,91 m slm, ha un andamento NO/SE ed è esposto per una lunghezza di 10 m e una larghezza di 6 m, molto inferiore rispetto a quella originaria13. Il basolato è meglio conservato sui limiti settentrionale e meridionale, dove sono visibili i solchi prodotti dal passaggio dei carri.

L.Sal., P.M.

Periodo 2

Fase I (�ne II-III secolo d.C.) Tra la �ne del II e gli inizi del III secolo nell’area si

assiste a importanti lavori di ristrutturazione. Gli am-bienti che si affacciano sulla via Lata vengono totalmente riedi�cati a partire dal marcapiano in bipedali, al di sopra

13 FUR, tav. 22.

Page 5: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

179

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 5 – Periodo 2, fase I (�ne II-III secolo). Pianta composita (disegno F. Fiano).

�g. 6 – Il fronte delle tabernae sulla via Lata.

Page 6: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

180

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 7 – Periodo 2, fase II (IV-V secolo). Pianta composita (disegno F. Fiano).

del quale sono realizzate, in opera laterizia, le pareti divisorie dei vani e le relative testate14 (�gg. 5-6).

A partire da questo momento i vani 1, 2 e 4 (e verosi-milmente anche il vano 8) sono dotati di due aperture: una rivolta a O, che assicura l’accesso dalla via Lata, e una sul lato opposto, che mette in comunicazione con il corridoio (A7); benché lo scavo non abbia restituito informazioni sugli elevati di età �avia, è possibile che l’assetto severiano riproponga lo schema planimetrico dell’impianto origina-rio. In corrispondenza degli accessi i vani dovevano essere provvisti di soglie, mai rinvenute nella loro collocazione originaria, ma sempre in riposizionamenti o nell’ambito di spoliazioni di età tardo-medievale. Il fatto che le so-glie siano dotate degli incassi tipici delle chiusure delle tabernae assicura, almeno a partire da questo momento, un utilizzo degli ambienti in funzione commerciale. Per

quanto riguarda i piani d’uso interni, solo l’ambiente 4 ha restituito una preparazione pavimentale (US 1463), alla quota di 14,27 m slm. Nell’ambiente 3N, che presumi-bilmente già nella fase precedente svolgeva la funzione di vano scala, viene ora messa in opera una serie di gradini in travertino (US 1182), mentre nella metà meridionale (A 3S) viene realizzato un pavimento in opera spicata (US 1419), posto alla quota di 13,73 m slm.

Per quanto riguarda la via Lata, viene ora risistemato con lastre di travertino l’unico tratto di marciapiede (US 1259) rinvenuto nell’area di scavo, subito all’esterno del vano 3N.

Nel corridoio 7 si costruisce una serie di pilastri in laterizi, con fondazioni cementizie in cavo libero, profon-de circa un metro (US 127, 338, 1651); le cortine sono molto simili a quelle dei muri divisori dei vani15. Non sappiamo se i pilastri, destinati a sostenere una serie di volte a crociera per il percorso che divide i due corpi di fabbrica, sostituiscano una copertura già esistente. 14 A differenza delle strutture della prima età imperiale, le cortine

di questa nuova fase presentano mattoni di colore giallastro, piuttosto sottili, e letti di malta grigio chiaro, di medio spessore. Il modulo di 5 �lari è di 22,5-23,5 cm e – solo per citare un esempio di struttura con analoga funzione statica – trova confronto con il restauro severiano dei piloni degli Arcus Neroniani del Celio (per cui cfr. in particolare Colini 1944, p. 96, n. 39).

15 Sono stati individuati tre pilastri, verosimilmente posti ad una distanza di 3,90 m (corrispondenti a 13 piedi romani); è possibile che il pilastro in opera listata realizzato nel corso del V secolo (fase III) abbia sostituito un analogo elemento pertinente a questa fase costruttiva.

Page 7: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

181

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

È probabile tuttavia che il blocco edilizio prospettante sulla via Lata appartenesse già in origine al medesimo isolato del complesso ad E del corridoio. Questo percorso viene ora pavimentato con un piano in cocciopesto (US 1735, 1980, 2036) in leggera pendenza da S verso N.

Il ritrovamento di alcune semicolonne lisce in marmo bianco frammentarie e delle relative basi presso i pilastri del corridoio fa pensare che questi elementi potessero co-stituire una parte della sua decorazione architettonica.

Gli interventi sulle strutture edi�cate in questo perio-do sono tali da far pensare ad un evento distruttivo di notevole portata16.

La datazione delle strutture all’età severiana deriva innanzitutto dalla sequenza stratigra�ca. I pilastri realiz-zati nel corridoio tagliano infatti riporti di terreno databili tra la �ne del II e il III secolo. Altro elemento utile alla de-�nizione cronologica sono i bolli anepigra� rinvenuti nelle murature dei vani e dei pilastri: un recente riesame dei dati editi per Roma consente di datare la prima comparsa di

queste punzonature in età adrianea ed una loro sistematica diffusione a partire dalla prima età severiana17.

Fase II (IV-V secolo)Tra IV e V secolo l’impianto architettonico realizzato

nella fase precedente subisce alcuni interventi di manu-tenzione che, sia pur limitati, costituiscono un elemento di continuità rispetto al passato e documentano una so-stanziale “tenuta” nell’impianto di età severiana (�g. 7).

Per quanto riguarda le strutture, nel corso del IV secolo vengono realizzate nell’ambiente 2 alcune strette trincee (subito riempite dalle US 1366, 1385, 1387) a ridosso dei muri e ad essi parallele, forse funzionali alla risarcitura delle fondazioni. Nello stesso secolo è pos-sibile datare la prima obliterazione del pavimento del corridoio 7 con strati alterati dal calore, connessi ad una piccola fossa provvista di un breve canale, probabilmente riconducibile alla lavorazione dei metalli.

Gli interventi documentati nel corso del V secolo comprendono, oltre ad alcuni rifacimenti dei piani d’uso, in malta o con battuti di terra, operazioni edilizie più consistenti, come il restauro dei sistemi di accesso alle tabernae, la ricostruzione di uno dei pilastri e alcune aggiunte alla rete di de�usso delle acque.

Nel corridoio la fossetta viene ora coperta da un piano in malta e poco dopo da un battuto di terra (US 2001). An-che nel vano 2 viene realizzato un nuovo pavimento, costi-tuito da un massetto in cocciopesto (US 1548=1549=1550). L’innalzamento dei piani d’uso è documentato anche nel vano 1 (US 1802). Negli ambienti prospettanti sulla via Lata e in quelli orientali vengono riposizionate alcune soglie (US 1558, 1806): è questo l’episodio conclusivo di una più ampia serie di operazioni edilizie, che vedono anche la sostituzione di uno dei pilastri in laterizi di età severiana con una struttura analoga in opera listata (US 1283)18, dotata di un discendente interno in anfora (�g. 8)19. Il condotto è collegato ad un fognolo in opera mista (US 1440=2053) che attraversa il corridoio 7 per poi dirigersi verso il vano scala (A 3S), all’interno del quale sfrutta per un breve tratto, come piano di scorrimento, il pavimento in opera spicata di età severiana.

Sempre al V secolo è possibile attribuire un altro fo-gnolo, con andamento N-S, spallette in laterizi, copertura in lastre di marmo e piano in malta (US 2004). È possibile che anche questo condotto fosse connesso al sistema di de�usso pertinente al corridoio 7, dal momento che è sta-to rinvenuto a ridosso del pilastro 127, del quale sfrutta per un tratto la cortina laterizia come spalletta.

A.F.F.

�g. 8 – Periodo 2, fase II. Il pilastro in opera listata con di-scendente.

16 Tra gli eventi distruttivi registrati per Roma tra la �ne del II e il III secolo d.C. e non distanti dall’area in esame va ricordato il terremoto del 191-192, che sembra provocare una fuga di gas in�ammabile (per il quale cfr. Guidoboni, Comastri, Traina 1994, p. 239, n. 119 con bibliogra�a) da cui si originerebbe l’incendio che devasta il Templum Pacis e da lì si propaga sulle pendici settentrionali del Palatino per raggiungere la sommità di Vigna Barberini. Una raccolta sistematica delle fonti che menzionano l’evento è in Chausson 1997, p. 34 ss., che tuttavia non registra alcun dato per il settore in cui ricade la nostra area di scavo. Non distante cronologicamente è un sisma ricordato da Cassio Dione (Dio Cass. 79.25.1) e verosimilmente registrato a Roma nel 217 d.C.: Guidoboni, Comastri, Traina 1994, pp. 239-240, n. 121.

17 Su questo tipo di bolli si veda Ferrandes 2006, n. 57 e Tuo-misto 2005.

18 La cortina è costituita da un �lare di tufelli alternato a due �lari di laterizi; la malta è grigia con ri�niture piuttosto profonde. Il tipo di apparecchiatura è attestato su alcune strutture urbane variamente datate tra il IV e il VII secolo (S. Agnese fuori le mura, Basilica cir-ciforme sulla Via Prenestina, S. Balbina, per cui cfr. rispettivamente Cecchelli 2001, pp. 210-212, n. 3; pp. 215-217, n. 5; pp. 217-221, n. 6). Il confronto più stringente per il nostro pilastro è costituito da un tratto della fondazione dell’abside di S. Maria Maggiore (Cecchelli 2001, pp. 308-310, n. 30), attribuito al ponti�cato di Liberio (352-366) o a quello di Sisto III (432-440).

19 Si tratta di un contenitore africano a corpo cilindrico (diametro 30 cm) che, anche tenendo conto della datazione della struttura nella quale è inserito, potrebbe appartenere al tipo Keay XXV o ad un tipo simile.

Page 8: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

182

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

Periodo 3

Fase I (prima metà VI secolo)In questo periodo in tutta l’area è documentata un’im-

portante attività produttiva. Comincia ora a delinearsi la vocazione artigianale che connoterà questa parte del-l’isolato anche nei secoli successivi.

Lo scavo ha messo in luce un impianto metallurgico costituito da una serie di fosse associate a numerosi in-dicatori di produzione di oggetti in lega di rame (�g. 9). Si tratta di scorie metalliche, tracce di termotrasforma-

zione e di vetri�cazione, lenti di sabbia20, strati di cenere e carboni, oltre a oggetti in lega di rame semilavorati o �niti e resti di strumenti da lavoro. Le cavità individuate sono interpretabili come semplici fornaci a fossa relative al processo di riduzione del minerale e alla lavorazione del prodotto ottenuto.

20 Al momento attuale delle indagini, in attesa delle analisi archeometri-che, la presenza di sabbia si può solo attribuire al processo di eliminazione delle impurità di ferro presenti nei solfuri di rame, in una delle prime fasi del ciclo di produzione: Mannoni, Giannichedda 1996, pp. 93-94.

�g. 9 – Periodo 3, fase I (pri-ma metà VI secolo). Pianta composita e, in alto, partico-lare dell’impianto metallur-gico nell’ambiente 4 (disegno A. Capponi).

Page 9: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

183

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 10 – Periodo 3, fase I. Indicatori di produzione dell’impianto metallurgico (lingotto, goccia di fusione, scoria a calotta).

L’analisi della sequenza stratigra�ca ha consentito di in-dividuare due attività di utilizzo ravvicinate nel tempo.

L’impianto più consistente è posto nell’ambiente 4 e occupa la parte occidentale del vano21, vicino all’ingresso sulla via Lata, probabilmente per consentire una migliore areazione.

Il primo gruppo di attività è costituito da quattro fosse circolari realizzate in strati ricchi di frammenti metal-lici, in ferro e in lega di rame, tra i quali anche oggetti semilavorati, insieme ad una discreta quantità di ossa. Le fosse hanno un diametro medio tra i 30 e i 50 cm e profondità compresa entro i 30 cm; le pareti, verticali con bordi regolari, conservano tracce di termotrasformazione dell’argilla che le riveste, e fondo concavo o piano.

Due di esse sono identi�cabili come fornaci del tipo “bassofuoco a pozzetto”22. La prima (US 1522) ha il fondo di un acceso colore verde, dovuto alla deposizione del minerale di rame durante la cottura; all’interno sono stati rinvenuti frammenti di laterizi e malta riconducibili alla struttura circolare: una semplice cortina, posta a protezione dell’imboccatura23. Il riempimento è inoltre composto da numerosi frammenti di lega di rame, car-boni, calce, frammenti ossei, tutti elementi necessari per la composizione della carica nel forno (minerale, combu-stibile e fondenti)24. Sulla parete e sul fondo della fossa sono presenti due fori circolari (diametro 5 cm) riferibili probabilmente al sistema di ventilazione (un sostegno verticale per la tuyère del mantice). La seconda fossa (US 1530) ha caratteristiche simili ma minore profondità residua (circa 10 cm); interessante il ritrovamento, negli strati di obliterazione, di resti di strumenti da lavoro, tra cui una pinza.

La terza cavità (US 1533) presenta una parte del fon-do più profonda e concava, con pareti completamente coperte da tracce di colatura; resti di un cordolo di re-cinzione, costituito da frammenti di laterizi e ceramica, sono riconoscibili presso il bordo; la mancanza in questo caso del foro laterale per il sostegno del mantice farebbe supporre una funzione di raccolta del minerale ormai �uidi�cato25. Il riempimento ha restituito una grande quantità di elementi in ferro riferibili sia a parti di utensili sia a frammenti degli stessi, riusati nella fusione come scori�cante. Il deposito contiene anche scorie metalliche che inglobano carboni (provenienti dal combustibile presente nella carica dei forni) e ancora un lingotto, tre lamine in lega di rame (il prodotto semilavorato) e due chiodini (il prodotto �nito) (�g. 10). I componenti del riempimento sono probabilmente riferibili alla pulizia dell’area circostante.

Per l’ultima fossa (US 1515) è stata esclusa la funzione di fornace; il riempimento contiene tuttavia numerosi chiodi a testa tonda, due lamine di rame e un lingotto.

Ad un momento successivo della produzione si riferi-sce un’altra serie di fosse, praticate immediatamente so-pra quelle descritte. Il tipo di impianto infatti, costituito da strutture precarie, doveva essere soggetto a continue distruzioni e rifacimenti. Il nuovo impianto si imposta su battuti caratterizzati dagli stessi indicatori di produzione e ripete le stesse modalità costruttive.

Una delle fosse (US 1464), interpretabile sempre come forno, conserva i resti del cordolo di protezione (US 1524) costituito prevalentemente da pareti di anfora e, nel riempimento, frammenti di pareti vetri�cate. La stessa funzione doveva avere la fossa adiacente (US 1465), che conserva anche il foro laterale per il sostegno verticale della tuyère.

All’interno di un grande taglio vengono realizzate altre quattro cavità di dimensioni leggermente maggio-ri (diametro medio 50 cm); le due centrali (US 1484, 1485) appartengono alla tipologia del semplice forno a fossa, mentre quelle laterali (US 1486, 1563) hanno probabilmente diverso utilizzo. Quella più a S farebbe pensare all’alloggiamento per l’incudine, poiché presenta sul fondo un taglio circolare molto profondo, ipotesi avvalorata anche dal mancato ritrovamento al suo interno di tracce di combustione o scorie. Quella più a N ha forma pressoché quadrangolare, pareti indurite dal calore con tracce di colatura del minerale e fondo concavo: anche in questo caso si può dunque ipotizzare una funzione di raccolta del rame �uidi�cato dopo la fusione nel forno.

Allo stesso ciclo produttivo appartiene probabilmente anche una fossa circolare nell’ambiente 6, scavata solo parzialmente (US 1732). La fossa, riempita da cenere e scorie metalliche, è obliterata dal crollo della parte superiore del forno e da frammenti di argilla vetri�cata, uno dei quali conserva il foro d’ingresso per il mantice.

Sempre connessi con l’of�cina metallurgica sembrano alcuni depositi individuati nell’ambiente 1 (US 1799): si tratta di strati di abbandono della pavimentazione tardo antica caratterizzati dalla presenza di cenere, carbone, ossa, frammenti ferrosi ma soprattutto da numerosissime

21 L’impianto di un’of�cina metallurgica in una taberna romana è attestato in questo periodo anche nel Foro di Cesare: Meneghini, Santangeli Valenzani 2007, p. 121.

22 Zagari 2005, p. 65.23 Per strutture di questo tipo cfr. Cima 1986, p. 177; Cipriano,

Paroli, Patterson, Saguì, Whitehouse 1991, pp. 99-100; Zagari 2005, p. 65.

24 Mannoni, Giannichedda 1996, p. 181. 25 Mannoni, Giannichedda 1996, p. 182.

Page 10: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

184

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 11 – Periodo 3, fase II (seconda metà VI secolo). Ambiente 2: sepoltura.

monete di bronzo: ben 106 nummi, databili tra V e VI secolo. La presenza di tale quantità di monete in asso-ciazione con gli altri componenti degli strati potrebbe non essere casuale26.

I risultati delle analisi archeometallurgiche, attualmen-te in corso, consentiranno di de�nire più precisamente le caratteristiche e le tecniche del complesso produttivo27.

F.F., C.N.P.

Fase II (seconda metà VI secolo)In questa fase le tabernae e il corridoio retrostante

vengono riutilizzati per scopi abitativi e funerari.La sopravvivenza dell’isolato, garantita dalla vici-

nanza alla via Lata, che conserva la sua pavimentazione originaria, è testimoniata dalla sistemazione del fronte strada del vano 4 con un battuto di terra e materiali lapidei e dalla disposizione di grandi lastre di travertino dinanzi agli ambienti 3 e 4. Mentre le quote del piano stradale e dell’area antistante le tabernae si conservano pressoché uguali, al loro interno si assiste ad un progres-sivo innalzamento dei livelli pavimentali.

Nel vano 1 un’assidua frequentazione domestica è testimoniata da una serie di battuti e focolari che si impostano sui precedenti depositi di abbandono. Sono stati individuati tre piani di vita: al più antico, in terra e malta, seguono altri due battuti in terra. Il primo è caratterizzato da tracce di bruciato a ridosso della parete meridionale, probabilmente connesse ad un focolare. Il secondo conserva i resti di un focolare in laterizi e fram-menti di marmo, posto nella parte centro-meridionale. Sullo stesso battuto, al centro del vano, viene in�ne rea-

lizzato un ulteriore piano quadrangolare in laterizi, con un cordolo, anch’esso in laterizi, inseriti di taglio.

Piani di frequentazione sono stati individuati anche nel corridoio 7, connessi con la messa in opera di due strutture murarie (US 1455, 1955) che occupano parte del corridoio, rendendolo non più percorribile in dire-zione NS. L’intervento interessa l’area a E del vano 2 e comporta anche la chiusura del suo ingresso orientale. Le nuove murature, costituite da materiali di recupero legati da limo sabbioso, vengono costruite ad angolo ret-to, in modo da chiudere lo spazio compreso tra i pilastri (US 127, 1651, 2121) ai lati del corridoio. All’esterno dell’area così circoscritta, sui lati N e O, si conservano i resti di alcuni battuti in terra.

Il resto dell’isolato viene usato come luogo di sepol-tura: tre inumazioni prive di corredo sono state indi-viduate nei vani 2, 4 e 7. Il rinvenimento di sepolture in ambito urbano, che dimostra quanto siano labili in questo periodo le distinzioni funzionali all’interno di uno stesso edi�cio, si inquadra in un fenomeno ormai ben noto28.

Nel vano 2 è sepolta una donna di età compresa tra i 30 e i 35 anni, deposta in una fossa scavata lungo la parete S. Il corpo è in posizione supina, con il capo rivolto verso O; il braccio sinistro, il solo conservato, è disteso lungo il �anco e le gambe sono incrociate (�g. 11).

Nel vano 4 un bambino di pochi mesi è deposto in una fossa con pareti rivestite da laterizi e da una lastra di marmo, addossata anche in questo caso ad uno dei muri dell’ambiente. La testa è rivolta verso E e adagiata su un frammento di anfora. La sepoltura è obliterata da un battuto in terra, con resti di un focolare in laterizi.

26 Si veda il caso della Basilica Giulia dove la rilevante presenza di monete è stata messa in relazione con attività metallurgiche: Maetzke 1991, pp. 84-85.

27 La Salvia 2000.

28 Meneghini, Santangeli Valenzani 1993, p. 109. In particolare per il ritrovamento di una tomba a cappuccina a P.zza Venezia si veda Meneghini, Santangeli Valenzani 2004, p. 121, sito 61.

Page 11: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

185

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 12 – Periodo 4, fase I (VIII secolo). Sezione EW del corridoio 7. In grigio le murature della calcara (rilievo N. Saviane, rie-laborazione F. Fiano).

La terza sepoltura si trova all’esterno dell’ingresso orientale del vano 4, a ridosso della soglia. Si tratta di un feto posto all’interno di un’anfora di produzione africa-na, priva del collo, delle anse e del puntale e sistemata in una sorta di recinto costituito da un accumulo di malta con frammenti laterizi e marmi.

F.F., L.T.

Fase III (VII secolo)La frequentazione documentata nella fase precedente

ha lasciato nel VII secolo tracce più labili. La via Lata non sembra subire modi�che: viene infatti ancora utilizzato il basolato di età imperiale.

Poche sono le evidenze individuate negli ambienti che si affacciano sulla strada. Oltre ad una trincea che, con direzione EO, corre al centro del vano 2, un contesto di un certo interesse è documentato nel vano 3N. Qui, nel sottoscala, è stato rinvenuto un immondezzaio costituito in gran parte da contenitori ceramici parzialmente rico-struibili e riferibili ad un arco cronologico che va dalla �ne del VI alla prima metà del VII secolo. A questo deposito segue una serie di accumuli che riempiono il sottoscala �no alla volta. La scala sembra restare ancora in funzione per l’accesso agli ambienti del piano superiore.

Nel corridoio 7 prosegue l’attività di accumulo che porta all’innalzamento della quota di calpestio. Ciò è documentato a N del muro che nella seconda metà del

VI secolo aveva chiuso lo spazio tra i pilastri, e che con-tinua dunque a svolgere un ruolo divisorio. Al contrario il muro che aveva chiuso l’ingresso orientale del vano 2 viene obliterato da una serie di livellamenti.

La frequentazione continua anche nell’isolato a E del corridoio, all’interno dell’ambiente 6. Sugli strati più antichi di questa fase, che rappresentano il disuso del-l’impianto metallurgico della prima metà del VI secolo, inizia la formazione di una serie di piani di calpestio.

N.S.

Periodo 4

Fase I (VIII secolo)In questa fase in una parte del corridoio 7 viene im-

piantata una fornace da calce. Nel resto dell’area le tracce di frequentazione sono scarse. Nel vano 2, sul pavimento in malta realizzato nel V secolo, si deposita uno strato di abbandono. Anche i condotti fognari tardoantichi vengono ora dismessi.

La fornace da calce costituisce dunque l’evidenza di maggiore rilievo documentata nell’VIII secolo (�gg. 12-13). La struttura è parzialmente compromessa, in particolare sul lato meridionale, dalla costruzione delle cantine rinascimentali e da cunicoli e fosse di spoliazione (US 1105=1696) che hanno asportato la maggior parte della strati�cazione.

Page 12: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

186

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

rinforzata probabilmente in un secondo momento da due accumuli di macerie (US 1922, 1923) situati all’esterno in appoggio alla parete.

Pur nell’esiguità della stratificazione conservata all’esterno della fornace, a N del muro 1455 è stato individuato un battuto che potrebbe rappresentare il piano di carico, poiché la sua quota è solo di pochi cen-timetri inferiore a quella del fortax33. È probabile che al momento della costruzione della fornace il corridoio 7 fosse già privo di copertura34.

L’assenza di cenere e di altre tracce d’uso sul fondo della fornace implica che essa sia stata ripulita dopo l’ultima cottura. Nel corso dell’VIII secolo la struttura viene riempita da uno scarico di ri�uti domestici (US 1973), e in seguito totalmente interrata con accumuli (US 1274, 1731, 1737) i cui materiali riportano ancora una volta ad un orizzonte di VIII secolo.

Costruzione, attività e disuso della fornace si collo-cano dunque in un arco cronologico ristretto. Infatti la struttura taglia piani di calpestio di VII secolo, e all’in-terno della parete è stato rinvenuto un frammento di ceramica sovradipinta a bande rosse riferibile all’VIII secolo; inoltre il suo riempimento fornisce un sicuro terminus ante quem per l’ultimo utilizzo. L’attività del-l’impianto è dunque attribuibile all’VIII secolo, forse alla prima metà. La calcara risulterebbe quindi pressoché contemporanea a quella rinvenuta nel vicino Foro di Traiano (�ne VII-prima metà dell’VIII secolo)35 e di poco precedente quella dell’esedra della Crypta Balbi (�ne VIII-inizi del IX secolo)36.

M.L., N.S.

Fase II (prima metà IX secolo)In questa fase una serie di interventi modi�ca in parte

l’assetto dell’area (�g. 14). Cambiano anche le modalità costruttive, che prevedono il riuso costante di materiale antico. Il mutamento più consistente riguarda il piano stradale della via Lata, che viene rialzato di quasi 80 cm (�g. 2); nel resto dell’area si riscontra dapprima una continuità nell’uso delle tabernae, sfruttate in funzione domestica, e in un secondo momento una modi�ca nel-l’organizzazione dello spazio esterno.

L’innalzamento del piano stradale, come documentato per altri tracciati viari37, avviene gradualmente tramite rifacimenti ciclici e sempre con la stessa tecnica: per li-vellare i piani ormai sconnessi dall’uso si stendono strati sabbiosi sui quali si organizza la nuova pavimentazione con materiale eterogeneo ma selezionato e con caratteri-stiche drenanti (laterizi, marmi, malta, ceramica e ossa). In alcuni casi (US 1516) il materiale è più concentrato nella parte centrale del piano carrabile rispetto ai lati, riservati

�g. 13 – Periodo 4, fase I. La calcara vista dall’alto.

La fornace è costituita da una camera di combustione circolare del diametro di 1,90 m (US 1960), sormontata da una risega posta a 1,75 m dalla base e aggettante di circa 0,25 m rispetto ad essa (US 1109). La parte al di sopra della risega (US 391, 1747) si conserva per un’al-tezza massima di 0,65 m: complessivamente la struttura raggiunge quindi l’altezza di 2,40 m. Il piano della came-ra di combustione ha un pro�lo concavo ed è costituito da un battuto limo-argilloso (US 1975).

Le pareti mostrano segni di rifacimenti connessi ad un uso ripetuto dell’impianto (US 1779, 1919), confermato an-che dai diversi strati di vetri�cazione (US 1916, 1917)29.

Per la presenza della risega (il fortax catoniano30) la for-nace rientra nella categoria delle calcare con prefurnio31. L’inclinazione verso sud delle vetri�cazioni indicherebbe la posizione del prefurnio su questo lato, dove l’impianto è stato danneggiato da una cantina rinascimentale.

Il confronto più stringente per questa struttura si ha con quella rinvenuta nella vicina area dell’esedra della Crypta Balbi32. Anche nel nostro caso la camera di combustione è realizzata al di sotto della quota di calpestio. La camera di cottura sporge invece da terra,

29 Le vetri�cazioni, di colore grigio-verdastro, hanno uno spessore di 1-2 cm sulla parete al di sopra della risega, mentre nella parte inferiore raggiungono 20 cm.

30 Sulle ipotesi riguardanti l’utilizzo del termine fortax vedi Saguì 1986, pp. 351-352, nota 13.

31 La fonte che illustra più dettagliatamente gli impianti per la rea-lizzazione della calce è Catone nel De agri cultura; per una bibliogra�a sulle calcare vedi Saguì 1986, p. 351, note 10-11.

32 Saguì 1986.

33 Non è possibile tuttavia de�nire una relazione tra l’area della fornace e quella a nord del muro 1455, anche perché non si conosce la quota originaria dell’alzato di questo muro.

34 L’esistenza della copertura del corridoio mal si accorderebbe con il problema dello smaltimento dei fumi: per esempi di fornaci al coperto si vedano tuttavia la calcara dell’Horreum Vespasiani (Serlorenzi 1992, p. 401) e quella del Foro di Traiano (Meneghini 1998, p. 135).

35 Meneghini 1998, pp. 132-135. 36 Saguì 1986, p. 354.37 Meneghini, Santangeli Valenzani 2007, p. 125; Manacorda

1993, pp. 33-35; Pavolini 2004, p. 429.

Page 13: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

187

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 14 – Periodo 4, fase II (prima metà IX secolo). Pianta composita (disegno A. Capponi).

al passaggio pedonale; gli ultimi acciottolati pertinenti a questa fase presentano un uso maggiore di malta.

La nuova carreggiata è più stretta: un lacerto di strut-tura rinvenuto presso l’angolo NO, in blocchi di tufo e travertino e con orientamento NS (US 1536), costituisce il nuovo limite dell’estensione della strada verso O. La struttura potrebbe riferirsi ad un’abitazione38: ad O di essa, in prossimità del limite di scavo, si sono infatti individuati resti di focolari (US 1537, 1572).

Le tabernae continuano ad essere utilizzate, come documenta la rapida successione di battuti, focolari e strati di cenere soprattutto negli ambienti 1, 3 e 4, ma anche nel corridoio 7.

Nel vano 1 si conserva un battuto (US 1764) forte-mente compromesso da tagli posteriori. Il vano 3, a sud, ha restituito tratti di pavimentazione in laterizi con resti

di focolari (US 1417, 1423). Tali attività si ripetono, una sull’altra, sempre presso l’angolo sud ovest dell’ambiente, in prossimità dell’ingresso, per facilitare la fuoriuscita dei fumi. Anche nel sottoscala la frequentazione è attestata da una piccola struttura in laterizi di reimpiego (US 1611) e da un battuto pavimentale (US 1617). L’ambiente 4 riceve una nuova pavimentazione, in parte in laterizi e lastre marmoree (US 1371) e in parte in terra battuta (US 1372, 1382, 1384). Anche la sua area esterna, di fronte alla via Lata, viene sistemata con un piano in lastre di marmo e laterizi (US 1403) che costituisce una sorta di cortile, testimoniando un uso privato dello spazio �no ad allora adibito al passaggio pubblico39.

In un momento di poco successivo nello stesso am-biente è documentato un cambiamento sostanziale che prevede l’acquisizione di parte dello spazio esterno e la

38 Potrebbe trattarsi del basamento di una domus il cui alzato era costituito da materiale deperibile: Meneghini, Santangeli Valenzani 2007, p. 148.

39 L’appropriazione di spazi pubblici per uso privato in questo periodo è ampliamente attestata: Meneghini, Santangeli Valenzani 2007, p. 125.

Page 14: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

188

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 15 – Periodo 4, fase II. Il muro dell’ambiente 4 che invade la crepidine stradale.

sua de�nizione con nuove strutture. Una serie di livelli di sabbia e malta (US 1198) copre infatti l’ingresso del vano, �no al fronte stradale, estendendosi anche nell’ambiente 3N e obliterando in parte la scala. Il muro perimetrale N dell’ambiente 4 viene ora prolungato con una struttura in opera quadrata40 (US 1042) della quale si conservano due �lari, che riutilizza blocchi di tufo giallo quadrangolari di grandi dimensioni, con rari frammenti laterizi posti tra i corsi a colmare i vuoti 41 (�g. 15). La presenza, sul limite di scavo meridionale, di una struttura simile in blocchi di peperino (US 2281), posta a prolungare verso O il muro di età romana 364 (cfr. �g. 15), farebbe pensare ad una delimitazione dell’area antistante le tabernae.

Anche nell’ambiente 7 vengono realizzate due struttu-re: la prima (US 1111), con frammenti di laterizi, blocchi di tufo e travertino legati con argilla, quasi a chiusura del lato E del vano 4; l’altra (US 1305), con elementi litici e laterizi e con orientamento EO, addossata all’US 338, probabilmente a scopo di contenimento. Poco più a sud si conserva in�ne un battuto pavimentale con relativo focolare (US 1384, 1593).

F. F., C.N.P., L.T.

VIA CESARE BATTISTI

Lungo il lato settentrionale di Via Cesare Battisti, al-l’incrocio con Piazza Santi Apostoli, sono stati realizzati due saggi di scavo (trincee B1 e B2). Le indagini hanno messo in luce alcune cantine di palazzi della prima età mo-derna, demoliti alla �ne del XIX secolo, la cui complessa stratigra�a muraria conserva la memoria dei diversi corpi di fabbrica che, a partire dalla �ne del XVI secolo, sono stati progressivamente incorporati in un unico edi�cio. In entrambe le trincee sono state individuate, al disotto dei pavimenti delle cantine, strutture murarie di età romana pertinenti ad un’abitazione di pregevole livello.

40 Di muri in opera quadrata a Piazza Venezia parlò già Gatti: Meneghini 2000, p. 303.

41 Per strutture di questo tipo cfr. Meneghini, Santangeli Va-lenzani 2007, p. 135; Meneghini, Santangeli Valenzani 2004, p. 133 ss.

�g. 16 – Via Cesare Battisti. Accumulo di cenere di età altome-dievale in un ambiente della domus.

Nella trincea B2 gli interventi moderni hanno asporta-to l’intera strati�cazione �no ai pavimenti in opus sectile e a mosaico di età romana.

Nel sondaggio ad O (trincea B1), dove lo scavo si è arrestato ai livelli altomedievali, è stato individuato su tutta l’area uno spesso accumulo di cenere la cui purezza (rari sono i carboni e i noduli di calce) farebbe pensare ad una selezione per usi artigianali (�g. 16).

La cenere è coperta da modesti strati di frequentazione altomedievale, come indica la presenza di ceramica a vetrina pesante decorata con petali applicati, databile tra la seconda metà del IX e gli inizi del X secolo.

La fase altomedievale è seguita dal crollo delle strut-ture di età romana e da una serie di livelli ortivi di epoca tardo medievale, che ne obliterano le creste.

M.L.

Periodo 5

Fase I (seconda metà IX secolo)In questa fase tutta l’area è interessata dal crollo di di-

verse strutture, probabilmente determinato dal terremoto dell’847, che sembra essere stato particolarmente rovinoso per la città42. Negli strati di distruzione degli ambienti che si affacciano sul lato E del corridoio (A7) tra le macerie sono state rinvenute due piattabande che sovrastavano gli ingressi, oltre a parti di volta a botte rivestita da bessali e un frammento di pavimento a mosaico con tessere nere, probabilmente pertinente al primo piano dell’edi�cio.

Negli ambienti 3 e 4 il crollo delle murature è precedu-to dal distacco degli intonaci parietali, decorati a bande grigie, nere e rosso scuro. Nell’ambiente 3N la caduta di intere porzioni di muratura oblitera de�nitivamente la scala di accesso al piano superiore.

La via Lata, che continua a rappresentare ancora la viabilità principale, vede un notevole innalzamento di livello, forse conseguente alla crescita della quota negli ambienti occupati dai crolli delle strutture. Le macerie sono in parte utilizzate per realizzare il rialzamento della

42 Si veda in particolare Guidoboni, Comastri, Traina 1994, pp. 377-378, n. 263.

Page 15: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

189

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

strada, che nella seconda metà del IX secolo viene pavi-mentata altre tre volte raggiungendo così, nel corso del IX secolo, un innalzamento complessivo di circa 1,50 m.

Il crollo degli edi�ci di età imperiale determina un uso diverso dell’area a E della via Lata. Da questo momento, e �no alla metà del XII secolo, gli ambienti di questo versante e il corridoio 7 verranno infatti utilizzati come discarica e saranno interessati da spoliazioni.

Per evitare che le colmate si riversino sulla strada gli antichi ingressi vengono chiusi con murature a secco in laterizi e altri materiali di recupero.

Alcuni accumuli nei vani 2, 3S e, in minor misura, 4, sono costituiti da riporti di cenere e carbone, sabbia ros-sastra e laterizi, alcuni dei quali bruciati, e da frammenti di materiale vetri�cato. È possibile che le colmate siano connesse all’attività di uno o più impianti artigianali non individuati perché posti al di fuori dei limiti di scavo. In questo momento le murature dei vani di età imperiale sono già in parte private dei laterizi della cortina.

Le colmate non sono documentate a E del corridoio: questa zona sembra ora completamente abbandonata, probabilmente per la sua lontananza dall’asse stradale principale.

M.L., N.S.

Fase II (�ne IX/ inizi X-prima metà XII secolo)Tra la �ne del IX e l’inizio del X secolo si assiste ad

una limitata ripresa dell’attività edilizia43, testimoniata dalla costruzione di una struttura che occupa parte del lato O della strada. La muratura è realizzata con laterizi e marmi di riuso, tra i quali un frammento di epigrafe funeraria, rari blocchi di tufo allettati con malta scarsa e poco tenace, disposti in �lari irregolari, con l’andamento ondulato caratteristico delle murature carolingie44. Nello stesso arco di tempo la strada viene spesso risarcita con strati di sabbia e frammenti �ttili.

La struttura sull’asse viario viene presto distrutta; la rasatura dei muri è coperta da un acciottolato e la strada si amplia quindi nuovamente in direzione O �no a raggiungere una larghezza di almeno 4,30 m.

Gran parte dell’area è ora interessata da una serie di spo-liazioni che risparmiano solo la parte centrale della strada. Fosse e cunicoli sono praticati sia all’interno sia all’esterno degli ambienti, in molti casi a ridosso delle murature, pro-babilmente per evitare rischi di smottamento.

Le fosse, a pianta approssimativamente circolare, hanno un diametro variabile tra 1 e 1,5 m e si sviluppano per alme-no 3,50 m di profondità. Alcune di esse sono caratterizzate da una fodera di contenimento delle pareti, realizzata con tutti i tipi di materiali recuperati nel corso dello scavo, tra i quali basoli e decorazioni architettoniche in marmo.

Nei cunicoli, dal pozzo di ingresso a circa 2 m di pro-fondità, si diramano una o più gallerie che percorrono l’area in diverse direzioni.

Fosse e cunicoli individuati negli ambienti 1, 2, 7 e al margine del tracciato viario precedono quelli praticati nell’ambiente 4 e nella zona antistante.

C.DiT., L.T.

Periodo 6

A partire dal XII secolo si assiste in tutta l’area, pa-rallelamente a quanto avviene in gran parte dell’Urbe45, a una consistente attività edilizia, testimoniata anche dall’importante produzione di calce documentata nella vicina Piazza Madonna di Loreto. Si pongono ora le basi dell’impianto urbanistico che rimarrà immutato �no al-l’età contemporanea. Le strutture individuate dovevano appartenere a edi�ci di una certa imponenza, probabil-mente proprietà di membri dell’aristocrazia romana.

La continuità della vocazione produttiva del sito è testimoniata dalle tracce di un impianto per la produ-zione del vetro.

L’asse stradale vede un innalzamento di almeno 1,5 m, ma conserva l’andamento originario che condiziona sem-pre i nuovi edi�ci orientati ortogonalmente al tracciato.

Sono state individuate almeno due fasi edilizie, che abbracciano un arco cronologico compreso tra XII e XIV secolo. Gli interventi per la costruzione di Palazzo Parracciani hanno fortemente compromesso la leggibilità delle strutture murarie e della strati�cazione associata, quasi dovunque asportata dalle sue cantine46.

Fase I (XII-XIII secolo)La struttura più imponente individuata è un muro in

opera saracinesca47 (US 179), esteso nella parte centro settentrionale dell’area per 9 m di lunghezza in direzione EO e conservato per oltre 6 m di altezza (�gg. 17-18). L’alzato, riutilizzato in epoca rinascimentale come muro divisorio fra due cantine del palazzo Parracciani, è ri-vestito di intonaco nel prospetto meridionale e tagliato all’estremità orientale; ad O si lega ad una muratura (US 1041) con orientamento NS realizzata con la stessa tec-nica. L’US 179, che presenta una fondazione contro terra verso N e con cortina a faccia vista verso S, è databile al XII secolo in base ai materiali rinvenuti nel riempimento della fossa di fondazione.

L’analisi delle murature ha messo in evidenza almeno tre fasi di cantiere nella messa in opera del paramento, costituito da tufelli appena sbozzati48, legati con malta grigia. Un battuto di malta (US 448), alla quota di 15,27 m slm, appartiene al pavimento della cantina dell’edi�cio. Questa doveva essere dotata di un pozzo nero, addossato all’estremità O della fondazione a faccia vista, riusato in epoca posteriore49.

Nell’ambiente D, addossato al muro N del vano, è situato un pozzo (US 2170) che, sia pur rasato da un

43 Per lo sviluppo urbanistico della città in questo periodo cfr. Santangeli Valenzani 2004, p. 41 ss.

44 Per strutture di questo tipo si veda Santangeli Valenzani 1997.

45 Hubert 2001; Id. 1990; Krautheimer 1981.46 Per una migliore comprensione dell’assetto originario dell’abitato

duecentesco, in gran parte sostituito dagli edi�ci rinascimentali, nella pian-ta composita (�g. 17) sono indicati anche i limiti delle strutture del periodo successivo (vani cantinati), distinti con una speci�ca simbologia.

47 Sulle tipologie dell’edilizia privata medievale a Roma si veda Broise, Maire Vigueur 1983, p. 146. Per un confronto puntuale e un’analisi dettagliata di questa tecnica muraria si vedano Prezioso 1996, p. 134; Raimondo 1996, p. 126; Pinna 1990, p. 149; De Mi-nicis 1988, pp. 24-25.

48 Le dimensioni sono comprese in lunghezza tra i 10-17 cm e in altezza tra i 5-8 cm.

49 Sebbene infatti il riempimento del pozzo sia databile al XVI secolo, il fondo della struttura ha restituito materiali di XII, coerenti con quelli rinvenuti nel riempimento della fossa di fondazione del muro 390.

Page 16: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

190

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 17 – Periodo 6, fase I (XII-XIII secolo). Pianta composita (disegno F. Fiano).

pozzo di scarico più tardo, conserva parte della fodera in bozze di tufo, marmo e travertino che riveste il taglio semicircolare, secondo la tipica conformazione dei pozzi per acqua; il materiale rinvenuto al suo interno consente di datare la struttura al XII secolo.

L’insieme delle strutture descritte sembra con�gurare un tipico edi�cio bassomedievale50 a sviluppo planimetri-co longitudinale, probabilmente a più piani, con ingresso sul lato breve affacciato sulla strada, fornito di cantina, pozzo di scarico e pozzo per l’acqua all’esterno, presso il retro dell’abitazione.

Tra la �ne del XII e gli inizi del XIII secolo si assiste ad una nuova fase di espansione. Parallelamente i livelli stradali (US 260, 289) si innalzano �no ad una quota ap-prossimativa di 18,50 m slm, circa due metri al di sotto del piano di calpestio attuale. La costruzione di nuovi edi�ci su entrambi i lati della strada ne determina un cospicuo restringimento, portando la carreggiata ad un’ampiezza di 2,40 m. I resti delle strutture rinvenute sono riconducibili ad almeno cinque case, quattro sul lato orientale della via Lata (ambienti B, C, D, G) e uno su quello occidentale (ambiente E). Dei primi si sono conservati i perimetrali e due soglie in travertino, che dovevano costituire gli ingressi principali all’edi�cio centrale e meridionale. I manufatti, messi in opera con fondazioni in cavo libero, risultano sottofondati in epoca rinascimentale e privati

50 Meneghini 1999, p. 45; Meneghini, Santangeli Valenzani 2004, p. 159.

Page 17: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

191

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 18 – Periodo 6, fase I. Muro in opera saracinesca.

�g. 19 – Periodo 6, fase II (XIV secolo). Indicatori di produ-zione vetraria.

dei paramenti orientali, sostituiti dalle pareti intonacate dei vani cantinati (ambienti B, C, D e G). I paramenti ori-ginari, conservatisi sul lato occidentale per una lunghezza complessiva di 7,30 m e per un’altezza media di 0,40 m, sono in opera saracinesca, con bozzette di tufo lionato legate con malta grigia. Solo in una porzione è visibile il rapporto di posteriorità con l’imponente struttura costruita nel XII secolo (US 179), riutilizzata ora come perimetrale settentrionale dell’edi�cio C.

Unica testimonianza delle fasi di vita legate a tali abitazioni è un pozzo di scarico rettangolare, individuato sul limite orientale dell’area, addossato all’US 179 e per-tinente all’edi�cio settentrionale. Il pozzo è delimitato da spallette in scapoli di tufo e malta terrosa (US 372, 1095, 1097), appoggiate in parte ai muri romani e in parte alla

fondazione di un muro (US 88) conservato in alzato per 0,80 m, in blocchetti di tufo alternati a �lari irregolari di laterizi51. Il deposito rinvenuto all’interno del pozzo è ricco di vetri e di contenitori ceramici integri che permet-tono di datare l’uso della struttura al XIII secolo.

Dell’edi�cio a O della strada resta solo una parte del muro perimetrale orientale (US 297), in direzione NS, lungo circa 7 m e largo in media 0,70 m, intaccato sia alle estremità che lungo il limite occidentale da tagli ottocenteschi per l’alloggiamento di sottoservizi. L’alzato, conservatosi per un’altezza media di 0,50 m presenta la tecnica muraria degli edi�ci di questo periodo: blocchetti di tufo sbozzati, disposti in �lari regolari, e fondazione a sacco.

Altri quattro lacerti di strutture murarie inquadrabili in questa fase in base alla tecnica edilizia sono stati indi-viduati, ma non indagati, presso il limite orientale dello scavo (US 48, 67, 91, 116).

Alla �ne del XIII secolo l’area doveva dunque appa-rire �ttamente abitata, con case a schiera di una certa importanza, probabilmente a più piani, allineate lungo l’asse della via Lata.

Fase II (XIV secolo)A questa fase si riferiscono i resti, molto mal con-

servati, di un impianto per la produzione del vetro, testimoniato da una struttura circolare in blocchetti di tufo e laterizi legati con argilla. Il colore rossastro e il grado di fusione del manufatto e degli strati sottostanti ne indicano la prolungata esposizione al calore. Scorie, provini, colaticci e frammenti di crogioli sono indubbi indicatori di un impianto relativo alle ultime fasi del ciclo produttivo52 (�g. 19). L’ipotesi è confermata dal rinvenimento, sul limite orientale di scavo, di depositi di sabbia ricchi di tessere musive in vetro53.

A questa fase appartiene anche il muro perimetrale N dell’ambiente E. La struttura, in opera mista con bozze di tufo, travertino e peperino in corsi irregolari, è inglo-bata nel muro di una cantina rinascimentale, e presenta la risega di fondazione alla quota di circa 18,20 m slm, poco più alta rispetto ai livelli stradali di XIII secolo.

Lo sviluppo verticale che interessa l’arteria stradale per tutto il medioevo subisce un arresto in questo pe-riodo. Lo scavo ha infatti documentato, subito sopra gli acciottolati duecenteschi, un lacerto dell’ottocentesca via della Ripresa dei Berberi la cui quota, a 19,00 m slm, conferma che nell’arco di sei secoli il livello stradale crebbe solo di circa 50 cm.

M.B.C., C.N.P.

51 Per esempi urbani di murature a tufelli caratterizzate dall’impiego sporadico di laterizi cfr. Prezioso 1996, p. 134; Pinna 1990, p. 143.

52 Per una trattazione completa del ciclo produttivo del vetro e delle tipologie delle of�cine vetrarie si rimanda a Stiaffini 1999, p. 50; Mendera 1999; Ead. 1998; Saguì 1993a, p. 194; Ead. 1993b, p. 135; Giannichedda 1992; Mannoni, Cucchiara 1991; Mendera 1991; Sternini 1989; Fossati, Mannoni 1975.

53 Il ritrovamento può essere interpretato come parte di un deposito destinato al riciclaggio per la preparazione di nuova miscela vetri�cabile (si veda al proposito Stiaffini 1999, p. 32; Hodges 1991). Non si può escludere, tuttavia, che la fornace fosse specializzata proprio nella produzione di tessere musive. Sulle problematiche inerenti la tecnologia della produzione vitrea medievale in Italia e la fabbricazione di tessere musive si veda Mendera 2000.

Page 18: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

192

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

PIAZZA MADONNA DI LORETO. LE CALCARE

Nel cantiere di piazza Madonna di Loreto sono state rinvenute due calcare sovrapposte, databili tra XII e XIII secolo (�gg. 20-21).

La calcara 1

La calcara più antica si imposta su una spessa strati�cazione formata dai crolli delle strutture di età romana. Per la sua posa in opera le macerie vengo-no tagliate: dove la coesione è maggiore queste sono semplicemente foderate con una scialbatura di limo argilloso, mentre dove il materiale è più friabile ven-gono realizzati muretti con tu� di reimpiego (US 1024, 1028). Le strutture, conservate per un’altezza di circa 0,50 m, sono caratterizzate da arrossamento delle pa-reti e da vetri�cazioni prodottesi in seguito a processi di termotrasformazione del rivestimento. Un ulteriore elemento distintivo di questa calcara è rappresentato dalla sostituzione della risega interna (fortax) con una

�g. 20 – Piazza Madonna di Loreto. Pianta e sezione delle calcare (disegno C. Le Maguer).

sagomatura dei crolli che, creando un pro�lo a gradoni, svolge la stessa funzione.

La presenza di una fossa di spoliazione trecentesca scavata sul fronte NO della struttura ha cancellato pro-babilmente ogni traccia del prefurnio. All’ultima fase di utilizzo della fornace è da attribuire il deposito di calce e carboni rinvenuto presso il lato occidentale della ca-mera di combustione (US 1036), alla quota di 18,00 m slm, più o meno corrispondente a quella della risega. Il deposito è il risultato della commistione tra combustibile e prodotti della calcinazione, lasciati in situ in quanto non utilizzabili come leganti. Da fonti documentarie sappiamo infatti che la calce, prima di essere degrassata nelle vasche di spegnimento, veniva sottoposta al vaglio delle autorità competenti af�nché se ne accertassero la buona qualità e l’assenza di impurità54.

54 Sulle varie fasi della lavorazione della calce si veda Baragli 1998.

Page 19: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

193

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 21 – Piazza Madonna di Loreto. Foto dall’alto delle calcare.

La calcara 2

Al momento dello scavo la sommità della parete SO della calcara 1 si presentava crollata entro la camera di combustione (US 1050). All’interno del suo perimetro e riutilizzandone parte dei limiti viene costruita una nuova calcara di forma circolare.

L’alloggiamento della nuova struttura è preceduto da un parziale sbancamento del piano di cottura della fornace 1: il fondo ora realizzato si trova infatti ad una quota di 17,50 m slm, circa 30 cm più in basso, per ga-rantire il necessario dislivello tra l’interno della camera di combustione e il piano del prefurnio.

All’interno della camera di cottura viene realizzata una risega dell’altezza di 30 cm e dello spessore di 20 cm, utilizzando tu� rozzamente squadrati messi in opera per piani di posa pressoché orizzontali. Sul lato O si trova l’imboccatura del prefurnio, sottolineata da una dispo-sizione delle pietre ad arco, forse a sesto ribassato.

Dal piano della risega, posto a 18,10 m slm, spic-cano le pareti della calcara (US 1025), conservate per un’altezza massima di 1,20 m e ricavate sagomando le murature crollate e riutilizzando in parte i limiti della calcara 1. Una diversa soluzione è prevista sul fronte oc-cidentale, che ospita l’imboccatura del prefurnio. Si tratta infatti dell’unico settore privo di murature preesistenti, in quanto la nuova calcara è di dimensioni inferiori. Vengono pertanto messi in opera due muri ammorsati esternamente ad un riempimento in limo sabbioso (una sorta di emplecton), che colma lo spazio di risulta tra le murature della calcara 1 e quelle di nuova fabbricazione (US 1047).

Del prefurnio è inoltre riconoscibile parte del condot-to di immissione, che ha un andamento obliquo, non in asse quindi con l’accesso alla camera di combustione. Tale asimmetria è dovuta alla necessità di adeguarsi

ad uno spazio preesistente: la direzione del condotto è infatti condizionata dall’assetto della calcara più antica e dalla collocazione del relativo prefurnio, forse in parte riutilizzato.

All’ultima fase di utilizzo sono da attribuire i livelli di carbone e calce rinvenuti all’interno della camera di combustione (US 1045, 1043). Il materiale raccolto all’in-terno dell’emplecton consiste in frammenti di ceramica a vetrina sparsa che consentono di �ssare al XII secolo il terminus post quem per la costruzione della struttura.

La calcara 2 e il suo prefurnio vengono obliterati da strati limo-sabbiosi e dal crollo delle pareti (US 1021, 1022), nei quali vengono successivamente scavati una fossa di spoliazione e cunicoli estrattivi.

Il riempimento della fossa ha restituito frammenti di maiolica arcaica inquadrabili tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XIV secolo.

La tipologia delle fornaci rinvenute in piazza Madon-na di Loreto corrisponde ancora a quella descritta da Catone nel De agri cultura, evidenziando come questa conoscenza tecnica sia rimasta inalterata almeno �no al XII secolo.

Lo scavo è appena ultimato, e non sappiamo verso quali cantieri edilizi potesse essere avviata la produzio-ne delle due calcare, la cui attività potrà forse essere circoscritta attraverso una ricerca mirata e un’analisi sistematica delle fonti.

G.C., G.R.

Periodo 7

Fase I (XV-XVII secolo)Nel XV secolo la vocazione residenziale del quar-

tiere è ormai de�nita. A questa fase risalgono infatti la costruzione di Palazzetto Venezia e di palazzi nobiliari, disposti rispettivamente sul lato occidentale e su quello

Page 20: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

194

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

�g. 22 – Periodo 7, fase I. Palazzetto Venezia: muri rasati e pavimenti dopo le demolizioni per la costruzione della piazza.

orientale dell’antica via Lata, ora denominata via dei Berberi55. Del Palazzetto Venezia, demolito per ampliare la piazza in occasione della realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II, lo scavo ha messo in luce, ma non indagato, soltanto le strutture più recenti, rasate alla quota dei pavimenti56 (�g. 22).

Delle residenze a E della strada rimangono soltanto alcuni muri dei vani cantinati (�g. 23). L’analisi delle tecniche edilizie permette di datare al XVI secolo le strutture in opera cementizia costruite in cavo armato: il muro perimetrale E dell’ambiente C (US 77) e una piccola parte del muro che chiude a S l’ambiente B (US 180). Allo stesso periodo appartengono i muri che delimita-no a N e S l’ambiente F (US 80, 27), nato come spazio aperto e non destinato ad ospitare vani interrati. Circa un secolo dopo tali strutture risultano accorpate dalla famiglia Parracciani, attestata a Roma a partire dalla �ne del XVII secolo, la quale riuni�cò in un solo complesso edilizio l’insieme delle proprietà affacciate lungo il lato orientale della strada. Le cantine sono ora costituite da

5 ambienti (G, B, C, D, E) uniti da un lungo muro di cementizio (US 109=178=281, 111). La parte inferiore della sua fondazione è costituita da una pali�cata57 (�g. 4) necessaria a garantire la stabilità dell’edi�cio dal momento che in questo punto la struttura intercetta il livello della falda del Tevere58. Il muro si affaccia sull’asse viario con aperture a bocca di lupo. Un sesto ambiente è interno (A), e posto al centro di due aree scoperte (F, H). Le pavimentazioni dei vani sono tutte costituite da un battuto di malta pozzolanica mista a tritume di tufo rosso (US 166, 173, 107, 114, 284). Al centro dei pavimenti degli ambienti B e C due pozzetti circolari (US 218, 266) raccolgono le acque e i ri�uti derivanti dalla pulizia. Ogni cantina è servita da scale e/o varchi di accesso, ad eccezione del vano A, comunicante con il vano B. Nell’ambiente D continua ad essere utilizzato il pozzo nero del periodo precedente.

Della via della Ripresa dei Berberi si conserva una piccola parte della pavimentazione (US 262), in ciottoli e blocchetti di basalto, sotto la quale corre una canaletta in laterizi (US 247), orientata in senso NS, che convoglia le acque dei complessi edilizi in un collettore posto lungo il lato O della strada. 55 La nuova denominazione deriva dalla corsa dei cavalli Barberi

che si svolgeva durante la festività del Carnevale romano, qui trasferita a partire dal 1455, dal cardinale Pietro Barbo, futuro Papa Paolo II.

56 Il Palazzetto Venezia, fatto costruire nel 1467 dal Papa Paolo II e documentato per la prima volta nella pianta di Leonardo Bufalini (1551), fu distrutto per aprire la veduta sul Vittoriano e ricostruito sul lato occidentale dell’attuale Piazza San Marco.

57 Sono in corso le datazioni con il 14C e la de�nizione della curva dendrocronologica.

58 È interessante notare come ancora oggi la falda del �ume sia attestata alla stessa quota, oscillante tra 10 e 12 m slm.

Page 21: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

195

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

�g. 23 – Periodo 7, fase I (XV-XVII secolo). Pianta composita (disegno A. Capponi).

Fase II (XVIII-XIX secolo)In questa fase i vani cantinati vedono una serie di appre-

stamenti che non ne modi�cano l’impianto originario.In particolare l’ambiente A viene suddiviso in senso

NS da un muretto in laterizi; nell’ambiente B viene costruito un pozzo nero presso l’angolo nord-orientale; l’ambiente C vede un riassetto delle due bocche di lupo poste lungo il limite O; nell’ambiente D viene praticata un’apertura sul muro perimetrale N, che sarà poi nuo-vamente tamponata, e anche questa cantina viene poi suddivisa da un muro in laterizi orientato in senso EO; nell’ambiente E una serie di arcate continue in laterizi sembra costruita a sostegno delle murature dei piani superiori; nell’ambiente G, in�ne, vengono costruiti un lavatoio in muratura presso l’angolo SO e una seconda scala con gradini in peperino.

L’asse viario continua a vivere, così come la grande fogna adiacente, �no alle demolizioni di �ne Ottocento, che portano alla de�nitiva obliterazione della strada.

L’assenza dei piani superiori impedisce di ricostruire l’evoluzione del palazzo, la cui prima menzione come Pa-lazzo Parracciani è nella pianta di Giovambattista Nolli,

del 1748. Dalla consultazione dei brogliardi catastali del 1881 risulta che la famiglia, nella persona di Pietro Ricci Parracciani, era ancora proprietaria dell’edi�cio all’epoca delle demolizioni post-unitarie.

Fase III (XX secolo)Le imponenti distruzioni �nalizzate alla costruzione

del monumento a Vittorio Emanuele II, realizzato tra il 1885 e il 1911, portarono al rifacimento dell’attuale piazza Venezia, prima di forma stretta e allungata in senso NS e attraversata, con lo stesso orientamento, da via della Ripresa dei Berberi.

Lo scavo ha messo in luce, infatti, le macerie degli edi�ci, accumulate all’interno delle cantine dopo la de-molizione dei relativi solai; soltanto la metà occidentale, corrispondente all’angolo NE di Palazzetto Venezia, ha in-vece conservato intatti i piani pavimentali (cfr. �g. 23).

Le ultime testimonianze nell’area riguardano una serie di strutture pertinenti ai sottoservizi, in parte funzionali all’irrigazione delle aiuole che �no all’inizio delle attività di scavo occupavano questa parte della piazza.

D.M.

Page 22: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

196

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

SINTESI DEI DATI E SPUNTI DI RIFLESSIONE

La storia del sito, qui tratteggiata nel corso dei suoi ultimi venti secoli, è caratterizzata dalla sua posizione di centralità. Infatti l’ubicazione privilegiata sul tratto iniziale della via Lata, tra i Fori Imperiali e il Campo Marzio, ne in�uenzerà a lungo lo sviluppo.

Le testimonianze più antiche �nora indagate risalgono alla seconda metà del I secolo d.C. È probabile che gli ambienti disposti sulla via Lata, conservati solo a livello di fondazione, siano da riferire già in questa fase a strut-ture di tipo commerciale, come diverrà evidente solo in seguito. La rarità delle testimonianze archeologiche di questo periodo nell’area circostante non aiuta, del resto, a de�nire più precisamente l’assetto topogra�co.

La struttura dell’isolato appare più chiara solo a partire dalla �ne del II secolo: per questo periodo le evidenze messe in luce a piazza Venezia possono essere integrate con quelle emerse più ad E, negli scavi degli inizi del secolo scorso. Si con�gura così un complesso su più piani, costituito da due �le parallele di tabernae con corridoio centrale, che si affacciano ad O sulla via Lata e ad E su una via basolata più stretta, individuata da Gatti in occasione degli scavi per la costruzione della sede delle Assicurazioni Generali59. Ad E della strada si rinvenne inoltre, sotto il Palazzo Torlonia, un grande complesso edilizio porticato (insula?). Il quadro topogra�co si amplia ora con l’individuazione di altre strutture dello stesso periodo, recentemente rinvenute sotto Palazzo Valentini e interpretabili come abitazioni60.

A partire dal IV secolo negli edi�ci commerciali di piazza Venezia si evidenziano alcune diversi�cazioni funzionali: mentre gli ambienti sulla via Lata conserve-ranno l’impianto originale �no al V secolo, sia pure con alcuni interventi che indicano un decadimento generale, l’impianto di una struttura per la lavorazione del metallo nel corridoio modi�ca la percorrenza tra i due settori. Al contrario nello stesso periodo l’area circostante assume una diversa connotazione. Essa è infatti caratterizzata dalla nascita di lussuose domus, riccamente decorate, i cui resti sono stati rinvenuti sotto Palazzo Valentini e in via Cesare Battisti.

Tale riquali�cazione ha vita breve: una cesura impor-tante si registra tra V e VI secolo, quando i complessi edilizi vengono distrutti e abbandonati e inizia la prima contrazione dell’abitato.

Soltanto nel settore d’indagine la prima metà del VI secolo rappresenta ancora un periodo vitale. Un’intensa attività si concentra infatti negli ambienti prospicienti il fronte stradale, ancora mantenuto in funzione al contrario della zona retrostante. In essi si impianta una produzione metallurgica ben organizzata, che si svolge ancora secondo procedure e tecnologie di età romana. La lavorazione dei metalli è testimoniata in questo periodo anche nel Foro di Cesare. La continuità nell’uso degli spazi è de�nita eviden-temente in base alla loro funzionalità: la vita e le diverse attività artigianali si concentrano infatti, nel caso di piazza Venezia, nelle zone più prossime alla viabilità principale, e in questa posizione strategica si susseguiranno �no al

IX secolo. Una situazione analoga si registra nella non lontana esedra della Crypta Balbi dove lo spazio, protetto da alte mura, fu ritenuto a lungo un luogo ideale per lo svolgimento di diverse attività produttive61.

La lavorazione dei metalli nelle tabernae sulla via Lata si interrompe intorno alla seconda metà del VI secolo: non è forse un caso che tale cesura si veri�chi in uno dei periodi più dif�cili per Roma, impegnata ora nella difesa contro i Goti. L’immagine dell’Urbe che le testimonianze archeologiche restituiscono diffusamente in questo secolo è del resto desolante. Anche la presenza di sepolture negli ambienti ancora frequentati, sia pure sporadicamente, si inquadra in un fenomeno che interessa in questa fase molte altre parti della città.

La sostanziale tenuta delle strutture romane è testi-moniata �no al VII secolo, ma già alla �ne del secolo successivo l’impianto di una calcara, che segna l’inizio di una nuova attività produttiva, sembra implicare l’assenza di coperture almeno nello spazio del corridoio tra le due serie di tabernae.

Nel IX secolo si evidenziano i sintomi di una nuova vitalità. L’area assume una connotazione abitativa: i vani sulla strada acquisiscono ora per la prima volta parte dello spazio esterno, occupando le crepidini e una porzione della carreggiata. Il fenomeno ormai frequente di acquisizione da parte dei privati di spazi pubblici è testimoniato anche da un’altra abitazione che si estende sul lato opposto della strada, il cui basolato originario vede solo ora una prima serie di rialzamenti. Queste importanti trasformazioni trovano puntuali corrispon-denze con il quadro emerso nel Foro di Nerva e nel Foro Romano. Nel Foro di Nerva assistiamo nello stesso periodo al primo innalzamento dei livelli di calpestio di età imperiale e all’occupazione della piazza da parte delle domus solarate, le abitazioni delle classi più elevate62. Nel Foro Romano (Basilica Aemilia e Regia) vengono edi�cate almeno quattro abitazioni che utilizzano ancora i livelli pavimentali di età imperiale63.

Il terremoto dell’847, la cui violenza ha lasciato testi-monianze anche nelle aree vicine64, porrà termine a que-sta breve rinascita, provocando la de�nitiva distruzione dell’impianto antico. A partire da questo momento gli ambienti saranno spogliati attraverso fosse e cunicoli che risparmieranno soltanto la parte centrale della strada.

Dal XII secolo nell’area prende avvio una nuova piani�cazione che prevede l’impianto di un’edilizia resi-denziale. I palazzi si affacciano sulla via Lata, innalzata di oltre tre metri, e sono dotati già in questo periodo di vani cantinati che sfruttano alcuni muri di età romana. Con questa intensa attività edilizia vanno forse messe in relazione le due calcare rinvenute nell’adiacente piazza Madonna di Loreto, attive tra XII e XIII secolo. Più articolato è in questo periodo il panorama nell’area dei Fori, dove a partire dall’XI secolo settori costruiti e caratterizzati da un’edilizia di vario livello si alternano ad ampi spazi in stato di abbandono65.

59 Si vedano note 9-10.60 Scavi diretti da E. La Rocca e P. Baldassarri che ringraziamo per

l’informazione.

61 Saguì 2001.62 Meneghini, Santangeli Valenzani 2004, p. 175 ss.63 Si veda, da ultimo, Serlorenzi c.s.64 Per la Crypta Balbi si veda Manacorda 2001, p. 55.65 Meneghini, Santangeli Valenzani 2004, p. 175 ss.

Page 23: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

197

NOTIZIE PRELIMINARI DALL’ITALIA

Nel corso del XIII secolo nell’area di piazza Venezia continua l’espansione abitativa: lo spazio risulta ormai densamente popolato, con case di un certo rilievo forse a più piani, affacciate su entrambi i lati della strada e con spazi scoperti retrostanti utilizzati per attività artigianali, come indicano i resti, sia pur labili, di un forno da vetro. Si è così de�nita la struttura edilizia di questa parte della città. I palazzi nobiliari nati a partire dal Quattrocento sui due fronti della via, ormai denominata dei Berberi – Palazzetto Venezia ad O e Palazzo Parracciani ad E –, continueranno ad utilizzare la stessa trama architettonica che sopravvivrà �no agli inizi del secolo scorso, quando la costruzione del Vittoriano, nel 1911, conferirà alla piazza l’assetto che tutti conosciamo.

I dati qui esposti rappresentano solo una parte delle novità archeologiche emerse nell’area centrale di Roma negli ultimi anni, grazie anche ai numerosi sondaggi effettuati in occasione dei lavori per la metropolitana.

L’integrazione di tutte queste testimonianze in una serie di planimetrie periodizzate sarà un passaggio obbligato per l’aggiornamento della topogra�a storica della città, che potrà così restituirle anche il valore della diacronia66. Tali planimetrie costituiranno certamente per gli archeologi e per gli amministratori un elemento utile alla piani�cazione e alla tutela.

Da esse dovrà derivare in�ne la valorizzazione di alcuni siti nei quali sarà possibile ricostruire uno spaccato di storia urbana: è questo il solo modo per compensare la col-lettività dei disagi subiti durante questo lungo periodo.

L.S., M.S.

BIBLIOGRAFIA

Augenti A., 1998, Iacere in Palatio. Le sepolture altomedievali del Palatino, in G.P. Brogiolo, G. Cantino Wataghin (a cura di), Sepolture tra IV e VIII secolo, in 7° Seminario sul tardo antico e l’alto medioevo in Italia centro settentrionale (Gardone Riviera 1996), Mantova, pp. 115-121.

Baragli S., 1998, L’uso della calce nei cantieri medievali (Italia centro-settentrionale): qualche considerazione sulla tipologia delle fonti, «Archeologia dell’Architettura», III, pp. 125-139.

Broise H., Maire Vigueur J.-C., 1983, Strutture famigliari, spazio domestico e architettura civile a Roma alla �ne del Medioevo, in Storia dell’Arte Italiana, XII, Momenti di Architettura, Torino, pp. 97-160.

Cecchelli M., 2001 (a cura di), Materiali e tecniche dell’edi-lizia paleocristiana a Roma, Roma.

Chausson F., 1997, Le site de la Vigna Barberini de 191 à 455, in M. Royo, F. Chausson, E. Hubert, M.H. Smith, M.A. Tomei, P. Meogrossi, La Vigna Barberini I. Histoire d’un site. Étude des sources et de la topographie, Roma, pp. 31-85.

Cima M., 1986, Metallurgia in ambiente rurale al sito alto medievale di Misobolo, «Archeologia Medievale», XIII, pp. 173-189.

Cipriano M.T., Paroli L., Patterson H., Saguì L., Whi-tehouse D., 1991, La documentazione ceramica dell’Italia centro-meridionale nell’alto medioevo: quadri regionali e contesti campione, in A cerâmica medieval no Mediterrâneo Ocidental (Lisboa 1987), Mértola, pp. 99-122.

66 Per far fronte a questa necessità la SSBAR sta realizzando un Siste-ma Informativo Territoriale per la città di Roma e del suo territorio.

Colini A.M., 1944, Storia e topogra�a del Celio nell’anti-chità, «Memorie della Ponti�cia Accademia Romana di Archeologia», VII.

Delbrueck R., 1912, Hellenistische Bauten in Latium, II, Strassburg.

De Minicis E., 1988, Strutture murarie medievali: prime indagini sull’edilizia civile di Roma, in L. Pani Ermini, E. De Minicis (a cura di), Archeologia del Medioevo a Roma. Edilizia storica e territorio. 1, Taranto, pp. 11-33.

De Minicis E., Guidoni E. (a cura di), 1996, Case e torri medievali, I (Città della Pieve 1992), Roma.

Ferrandes A.F., 2006, Tra valle e collina: il sistema sostrutti-vo neroniano e le sue trasformazioni, in C. Panella et al., Domus et insulae in Palatio. Ricerche e scoperte sul Palatino nord-orientale (Roma 2005), «Scienze dell’Antichità», 13, 2006, pp. 23-44.

Fossati S., Mannoni T., 1975, Lo scavo della vetreria medievale di Monte Lecco, «Archeologia Medievale», II, pp. 31-97.

FUR = Lanciani R., Forma Urbis Romae, Roma-Milano 1893-1901.

Gatti G., 1902, Notizie di recenti trovamenti di antichità in Roma e nel suburbio, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», XXX, pp. 285-299.

Gatti G., 1903a, Notizie di recenti trovamenti di antichità in Roma e nel suburbio, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», XXXI, pp. 274-302; 365-373.

Gatti G., 1903b, Roma. Nuove scoperte nella città e nel subur-bio, «Notizie degli Scavi di Antichità», pp. 20-22; 120-122; 199-201; 225-227; 460-468; 509-513; 600-603.

Gatti G., 1904a, Notizie di recenti trovamenti di antichità in Roma e nel suburbio, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», XXXII, pp. 75-92; 341-359.

Gatti G., 1904b, Roma. Nuove scoperte nella città e nel suburbio, «Notizie degli Scavi di Antichità», pp. 41-51; 153-158.

Gatti G., 1934, “Saepta Iulia” e “Porticus Aemilia” nella “For-ma” severiana, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», LXII, pp. 123-149.

Giannichedda E., 1992, Indicatori di attività vetraria in Valle Stura, in G. Deferrari, P. Fiore, E. Giannichedda, T. Mannoni, Per un’archeologia dei villaggi e delle attività vetrarie in Valle Stura (Genova), «Archeologia Medievale», XIX, pp. 654-656.

Giuliani C.F., 1990, L’edilizia nell’antichità, Roma.Guidoboni E., Comastri A., Traina G., 1994, Catalogue of

ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century, Rome.

Hodges R., 1991, A fetishism for commodities: ninth-century glass-making at San Vincenzo al Volturno, in Mendera 1991b, pp. 67-90.

Hubert E., 1990, Espace urbain et habitat à Rome du Xe siècle à la �n du XIIIe siècle, Rome.

Hubert E., 2001, L’organizzazione territoriale e l’urbanizza-zione, in A. Vauchez (a cura di), Roma medievale, Bari, pp. 159-186.

Krautheimer R., 1981, Roma. Pro�lo di una città, 312-1308, Roma.

La Salvia V., 2000, s.v. Archeometallurgia, in R. Francovich, D. Manacorda (a cura di), Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, Roma-Bari, pp. 18-24.

Maetzke G., 1991, La struttura stratigra�ca dell’area nordocci-dentale del Foro Romano come appare dai recenti interventi di scavo, «Archeologia Medievale», XVIII, pp. 43-200.

Page 24: Roma, piazza Venezia. L’indagine archeologica per la ... · studio delle evidenze medievali. 3 Le indagini archeologiche sono state condotte da Land s.r.l., ... guito della politica

198

NOTIZIE SCAVI E LAVORI SUL CAMPO

Manacorda D., 1993, Trasformazioni dell’abitato nel Campo Marzio: l’area della “Porticus Minucia”, in Paroli, Delogu 1993, pp. 31-51.

Manacorda D., 2001, Crypta Balbi. Archeologia e storia di un paesaggio urbano, Milano.

Mannoni T., Cucchiara A., 1991, Archeometria e vetrerie scomparse, in Mendera 1991b, pp. 51-54.

Mannoni T., Giannichedda E., 1996, Archeologia della produzione, Torino.

Mendera M., 1991a, Produrre vetro in Valdelsa: l’of�cina vetraria di Germagnana (Gambassi-FI) (Secc. XIII-XIV), in Mendera 1991b, pp. 15-50.

Mendera M., 1991b (a cura di), Archeologia e storia della produzione del vetro preindustriale (Colle Val d’Elsa-Gam-bassi 1990), Firenze.

Mendera M., 1998, Storia della produzione del vetro in Val d’Elsa tra XIII e XVII secolo, in S. Ciappi, S. Viti Pagni (a cura di), Le vie del vetro. Per una storia tra Valdelsa e Valdarno, Calenzano, pp. 41-54.

Mendera M., 1999, Metodologie e linee di ricerca per una storia della tecnologia del vetro preindustriale, in C. Pic-cioli, F. Sogliani (a cura di), Il vetro in Italia meridionale e insulare (Napoli 1998), Napoli, pp. 217-225.

Mendera M., 2000, Produzione vitrea medievale in Italia e fabbricazione di tessere musive, in E. Borsook, F. Giof-fredi Superbi, G. Pagliarulo, Medieval mosaics: light, color, materials, Cinisello Balsamo, pp. 97-138.

Meneghini R., 1996, “Templum Divi Traiani”, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», XCVII, pp. 47-88.

Meneghini R., 1998, Roma-Nuovi dati sul medioevo al Foro e ai Mercati di Traiano, «Archeologia Medievale», XXV, pp. 127-141.

Meneghini R., 1999, Roma. Interventi per il Giubileo del 2000. Scavo del monastero di S. Urbano al Foro di Traiano, «Archeologia Medievale», XXVI, pp. 43-66.

Meneghini R., 2000, Roma-Strutture alto medievali e assetto urbano tra le regioni VII e VIII, «Archeologia Medievale», XXVII, pp. 303-310.

Meneghini R., Santangeli Valenzani R., 1995, Sepolture intramuranee a Roma tra V e VII secolo d.C. Aggiorna-menti e considerazioni, «Archeologia Medievale», XXII, pp. 283-290.

Meneghini R., Santangeli Valenzani R., 2004, Roma nel-l’altomedioevo. Topogra�a e urbanistica della città dal V al X secolo, Roma.

Meneghini R., Santangeli Valenzani R., 2007, I Fori Impe-riali. Gli scavi del Comune di Roma (1991-2007), Roma.

Paroli L., Delogu P. (a cura di), 1993, La Storia economica di Roma nell’alto Medioevo alla luce dei recenti scavi archeologici (Roma 1992), Firenze.

Paroli L., Vendittelli L., 2004, Roma dall’antichità al me-dioevo II. Contesti tardoantichi e altomedievali, Milano.

Pavolini C., 2004, Aspetti del Celio fra il V e l’VIII-IX secolo, in Paroli, Vendittelli 2004, pp. 418-434.

Pinna A., 1990, Le murature, in L. Saguì, L. Paroli (a cura di), Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi 5. L’esedra della Crypta Balbi nel Medioevo (XI-XV secolo), Firenze, pp. 139-168.

Platner S.B., Ashby Th., 1929, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford.

Prezioso F., 1996, Il Palazzo dei Margani nella contrada del Mercato a Roma: la residenza di una famiglia di mercanti tra Medioevo e Rinascimento, in De Minicis, Guidoni (a cura di) 1996, pp. 130-144.

Radke G., 1981, Viae Publicae Romanae, Bologna.Raimondo C., 1996, L’apporto dello scavo archeologico nel-

lo studio della casa: un esempio dal Foro Romano, in De Minicis, Guidoni 1996, pp. 116-130.

Saguì L., 1986, Crypta Balbi (Roma): lo scavo nell’esedra del monumento romano. Seconda relazione preliminare, «Archeologia Medievale», XIII, pp. 345-355.

Saguì L., 1993a, Crypta Balbi (Roma): conclusione delle indagini archeologiche nell’esedra del monumento romano. Relazione preliminare, «Archeologia Medievale», XX, pp. 409-418.

Saguì L., 1993b, Produzioni vetrarie a Roma tra tardo-antico e alto medioevo, in Paroli, Delogu 1993, pp. 113-136.

Saguì L., 2001, L’esedra della Crypta Balbi tra tardo antico e alto medioevo, in M.S. Arena, P. Delogu, L. Paroli, M. Ricci, L. Saguì, L. Vendittelli (a cura di), Roma dall’anti-chità al medioevo. Archeologia e storia nel Museo Nazionale Romano Crypta Balbi, Milano, pp. 593-595.

Santangeli Valenzani R., 1997, Edilizia residenziale e aristo-crazia urbana a Roma nell’altomedioevo, in S. Gelichi (a cura di), I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (Pisa 1997), Firenze, pp. 64-70.

Santangeli Valenzani R., 2004, Abitare a Roma nell’alto medioevo, in Paroli, Vendittelli 2004, pp. 41-59.

Serlorenzi M., 1992, Appendice I. La calcara dell’area Est dello scavo, in A. Augenti, N. Marletta, G. Ricci, Roma. Scavo delle pendici Nord del Palatino. Relazione preliminare delle campagne di scavo 1990, «Archeologia Medievale», XIX, pp. 399-401.

Serlorenzi M., c.s., La percezione delle rovine del Foro Romano nell’Alto Medioevo. Una lettura archeologica, in M. Barbanera (a cura di), L’immagine delle rovine (titolo provvisorio).

Sternini M., 1989, Una manifattura vetraria di V secolo a Roma, Firenze.

Stiaffini D., 1999, Il vetro nel medioevo, Roma.Tuomisto P., 2005, I bolli laterizi anepigra� nell’area di Roma

e dintorni, in Ch. Bruun (a cura di), Interpretare i bolli laterizi di Roma e della Valle del Tevere: produzione, storia economica e topogra�ca, Roma, pp. 249-290.

Zagari F., 2005, Il metallo nel Medioevo. Tecniche Strutture Manufatti, Roma.