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SPECIALE CONGRESSO 2008 Le età della donna tra natura e tecnologia SUPPLEMENTO A GYNECO AOGOI 6/2008 84° CONGRESSO SIGO - 49° CONGRESSO AOGOI 2008 TORINO 5-8 OTTOBRE 2008 INTERVENTI DI: VITTORI, CAMPOGRANDE, MONNI, TOMASSINI, MARINO, MORRONE, FORLEO, NATALE, STIGLIANO, DUBINI, GIGLI, DONVITO, LAI

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S P E C I A L ECONGRESSO2008

Le età della donnatra natura e tecnologia

S U P P L E M E N T O A G Y N E C O A O G O I 6 / 2 0 0 8

84° CONGRESSO SIGO - 49° CONGRESSO AOGOI 2008TORINO 5-8 OTTOBRE 2008

INTERVENTI DI: VITTORI, CAMPOGRANDE, MONNI,TOMASSINI, MARINO, MORRONE, FORLEO, NATALE,STIGLIANO, DUBINI, GIGLI, DONVITO, LAI

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Indice

2 LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO / 1Più valore alla professione ginecologicaIntervista a Giorgio VittoriPresidente Sigo, presidente 84° Congresso Sigo - 49° Aogoi

5 LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO / 2Un’occasione per ripartiredi Mario CampograndePresidente 84° Congresso Sigo - 49° Aogoi

8 LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO / 3Fiducia e intraprendenzadi Giovanni MonniPresidente Aogoi

11 XVI LEGISLATURA: POLITICA E SANITÀ / 1Una fucina di idee e l’auspicio di leggi “al galoppo”di Antonio TomassiniPresidente 12a Commissione Igiene e Sanità del Senato

14 XVI LEGISLATURA: POLITICA E SANITÀ / 2Il medico vero e il superb techniciandi Ignazio MarinoSenatore del Partito Democratico

16 LA SALUTE DELLA DONNA IMMIGRATARidisegnare un nuovo modello di sanitàdi Aldo MorroneIstituto nazionale per la promozione delle popolazionimigranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp)

18 L’UMANIZZAZIONE DELLE CUREMedico, ma anche filosofodi Romano ForleoDocente di psicosomatica ostetrica e ginecologica,Università “Tor Vergata” di Roma

20 LE FRONTIERE DELLA GENETICAStaminali: grandi prospettive e molte domandedi Nicola NataleResponsabile U.O. Ginecologia - Istituto Clinico Santa Rita, Milano

22 IL GINECOLOGO OGGINoi, medici delle donnedi Carlo Maria StiglianoDirettore U.O.C. Ginecologia Preventiva eConsultori Familiari, Castrovillari - Asp Cosenza

24 DONNA E MEDICOUna chiave di lettura nuova, per riscriverela nostra professionedi Valeria DubiniU.O. Ginecologia e Ostetricia, Nsgd – Asl 10 Firenze

26 IL RISCHIO CLINICOIl nostro contributo alla prevenzionedi Carmine GigliGruppo operativo M.A.M.M.A. AOGOI

27 RIFLESSIONI SULLA MEDICINA DI GENEREDalla ricerca una salute a misura di donnadi Valentina DonvitoServizio di Medicina interna - S. Anna di Torino

28 LA MEDICINA INTEGRATAAgopuntura e omotossicologia,due valide opportunità terapeutichedi Gustavo LaiResponsabile del Biological Obstetrics and GynecologistsCollege (Bi.O.Gy.Co.)

In copertina e all’internodipinti di Fernand Léger

SUPPLEMENTO AL NUMERO 6 - 2008DI GYNECO AOGOI

ORGANO UFFICIALEDELL’ASSOCIAZIONE OSTETRICIGINECOLOGI OSPEDALIERI ITALIANI

Presidente Giovanni MonniDirettore Scientifico Felice RepettiComitato Scientifico Giovanni Brigato,Antonio Chiantera, Valeria Dubini,Carlo SbiroliDirettore Responsabile Eva AntoniottiDirettore Editoriale Arianna Albertiemail: [email protected]à Publiem srlCentro Direzionale ColleoniPalazzo Perseo 1- 20041 Agrate (Milano)Tel. 039 6899791 Fax 039 6899792EditoreHealth Communicationvia Vittore Carpaccio, 18 - 00147 RomaTel. 06 594461 - Fax 06 59446228Progetto grafico GIancarlo D’OrsiUfficio grafico Daniele Lucia, Barbara RizzutiStampa Union Printing, ViterboAbbonamentiAnnuo: Euro 26. Prezzo singola copia: Euro 4Reg. Trib. di Milano del 22.01.1991 n. 33Poste Italiane Spa - Spedizione inabbonamento postale - D.L. 353/03(Conv. L. 46/04) Art. 1,Comma 1Roma/Aut. n. 48/2008Finito di stampare: Settembre 2008Tiratura 8.000 copieLa riproduzione e la ristampa, anche parziali, di articolie immagini del giornale sono formalmente vietatesenza una preventiva ed esplicita autorizzazione daparte dell’editore. I contenuti delle rubriche sonoespressione del punto di vista degli Autori. Questa rivistale è stata inviata tramite abbonamento: l’indirizzo innostro possesso verrà utilizzato, oltre che per l’invio dellarivista, anche per l’invio di altre riviste o per l’invio diproposte di abbonamento. Ai sensi della legge 675/96è nel suo diritto richiedere la cessazione dell’invio e/ol’aggiornamento dei dati in nostro possesso. L’Editore èa disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei dirittisulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti areperirli per chiedere debita autorizzazione.

Organo ufficiale

Testata associata

Editore

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“La ginecologia nell’attuale siste-ma sanitario nazionale è molto pe-nalizzata in termini economici, lenostre prestazioni sono sottovalu-tate di un fattore che può arrivareanche al 50% rispetto alle altre”.Giorgio Vittori, presidente dell’84°Congresso Sigo e 49° CongressoAogoi di Torino, è da tempo impe-gnato in qualità di presidente del-la Società italiana di ginecologia eostetricia in una battaglia per vede-re riconosciuto il valore della pro-fessionalità ginecologica italiana.Ma la Sigo, sotto la sua direzione,ha anche rinnovato il proprio inte-resse verso le nuove generazioni,con l’adozione dei più moderni ca-nali comunicativi e con speciali ini-ziative lanciate su internet. Un in-teresse che si rispecchia anche nel-l’ampio spazio dato ai giovani ricer-catori al Congresso di Torino, al cuicentro c’è un altro tema centraledell’operato della Sigo, l’attenzio-ne verso le nuove tecnologie e laloro applicazione in ambito ostetri-co-ginecologico.Qual è la situazione in Italia ri-spetto all’accesso all’innovazionetecnologica da parte della classeostetrica e ginecologica?Il livello della tecnologia disponi-bile in Italia corrisponde all’evolu-zione tecnologica dei paesi svilup-pati; per quanto riguarda il suo im-piego, invece, il nostro paese sta ametà strada tra l’uso delle tecnolo-gie caratteristico dei paesi iper-svi-

luppati del nord Europa e del nordAmerica e i paesi a sviluppo inter-medio. Voglio dire che la disponi-bilità culturale della tecnologia esi-ste ma la capacità economica dimantenere aggiornata la tecnolo-gia nelle strutture sanitarie è inter-media. Ed è imprevedibile: ci sonodelle regioni in cui la tecnologiaviene privilegiata e rispettata (miriferisco soprattutto alle regioni delnord Italia) e regioni in cui questoè molto difficile. Ci sono anche ec-cezioni locali per cui è possibile tro-vare tecnologie d’avanguardia nelcuore di una regione non partico-larmente sviluppata. In definitiva,quello che manca è la rete cheprovveda alla distribuzione, una re-te che tenga conto dell’esigenza cli-nica per razionalizzare l’uso delletecnologie.

Torniamo allo scarso valore attri-buito alle prestazioni ginecologi-che dal sistema sanitario naziona-le. Quali strategie ha messo incampo la Sigo per migliorare que-sta situazione?Da tempo, abbiamo scelto di farconvergere su una politica di sen-sibilizzazione le istituzioni, i pazien-ti, la classe dei ginecologi e la clas-se delle rappresentanze. In parti-colar modo, la Sigo, prendendosisulle spalle questo ruolo, si fa inter-prete della necessità di tradurre inun percorso di soluzione quelloche adesso è estremamente pena-lizzante nei confronti delle pazien-ti. Se per operare una paziente –per esempio per un intervento dipatologia ovarica – la struttura ri-schia di perdere dei soldi, eviden-temente tutte le prestazioni gine-cologiche non solo non sarannopiù interessanti per i manager maaddirittura saranno penalizzantiper la loro logica economica. Se leprestazioni al femminile non ven-gono rivalutate, ci si troverà costret-ti a limitarle, a controllarne il nu-mero e a diminuirne la qualità.Questo è un problema clinico, eti-co, deontologico e medico-legale,perché il magistrato o l’opinionepubblica o il contesto sociale nonsono informati sulla situazione: lapaziente che oggi si affida all’ospe-dale pubblico pensando di avere ilmassimo di cure disponibili in unpaese sviluppato, non è informatache in realtà quella ciste ovarica,quel fibroma o quell’endometrio-si in qualche maniera contribuisco-no ad aumentare il contenzioso trai ginecologi e i manager.Da dove nasce l’attenzione parti-colare alle fasce giovanili messain campo dalla Sigo?Proseguendo il discorso sulle stra-tegie utili e possibili per otteneredei risultati, noi dobbiamo cercaredi lavorare nelle fasce più a rischio.E tra queste sicuramente i giovani,perché con i nostri sondaggi abbia-mo capito che i giovani sono quel-li teoricamente più informabili, piùsensibili ai nuovi sistemi di infor-mazione ma in fondo quelli menoguidati nella ricerca dell’informa-

Più valorealla professioneginecologicaGiorgio Vittori, presidente Società italiana di ginecologiae ostetricia e presidente dell’84° Congresso Sigo e 49°Congresso Aogoi di Torino, affronta in questa intervistai temi fondamentali della professionalità ostetrico-ginecologica che sono al centro dell’operato della Sigoe che saranno protagonisti del dibattito

LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO /1

A colloquio con Giorgio Vittori*

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zione giusta. Per questo motivo so-no la fascia più interessante, per-ché sono più aperti, attenti, si im-pegnano a costruire il loro futuro,a cercare l’informazione utile perla tutela della loro salute riprodut-tiva, in particolare le giovani. E cre-diamo possa essere utile contattar-li anche utilizzando i new media.Per esempio, la recente esperienzache abbiamo avuto utilizzando You-Tube per veicolare i messaggi di in-formazione con un linguaggio vici-no ai giovani dimostra che si trattadi una scelta vincente: un nostro vi-deo informativo di due minuti èstato visto da 110.000 persone nelcorso di un mese, uno dei più vistiin assoluto.Alcuni temi relativi alla salute del-la donna e del neonato presenta-no per loro natura dei risvolti bio-etici importanti; si pensi al dibat-tito sui nati molto prematuri o altermine per l’Ivg terapeutica.Non crede che il punto di vistamedico-scientifico dovrebbe ri-conquistare una centralità in que-sto dibattito?Io credo che bisogna lasciare spa-zio alla ragionevolezza. Se parlia-mo dei grandi prematuri, è unevento che da un punto di vista epi-demiologico e scientifico lasciaaperte infinite possibilità: un neo-nato di 23 settimane ha delle pro-babilità di sopravvivere che sonoquelle del lancio della moneta. Chela scienza negli ultimi vent’anni ab-bia fatto dei progressi tali che il li-mite delle Ivg di 26 settimane sipossa spostare verso il basso è unacosa che dipende dal progresso del-la capacità di diagnosi e di cure inuna fascia estremamente ristrettadi neonati: stiamo parlando per lefasce in età gestazionale estrema-mente bassa di numeri compresitra i 1.000 e i 2.000 neonati su550.000 che nascono. È un tema diinteresse straordinario dal puntodi vista scientifico, un tema impor-tantissimo dal punto di vista eticoed è anche un tema che deve tene-re conto che noi viviamo sul piane-ta Terra, per cui sicuramente è fon-damentale concentrare tutti glisforzi centralizzando questi neona-ti nelle poche unità specializzatenella gestione dei grandi prematu-

ri in maniera tale che abbiano lemigliori cure a disposizione. Inquesto senso direi che il problemaè solo di strategia assistenziale.

La Sigo è anche impe-gnata nella preparazio-ne del Congresso mon-diale Figo 2012 a Roma,un’occasione nella qua-le tutte le anime delmondo ostetrico e gine-cologico italiano sonochiamate a dare il lorocontributo.Già a partire dalla fine del2003, abbiamo propostodi costituire un team, co-me quelli che si prepara-no per la Coppa America,che vede tutte le animedel mondo ostetrico lavo-rare insieme. Il Congres-so mondiale del 2012 puòessere uno dei tanti con-gressi che avvengono sulterritorio italiano. Ci sa-ranno 15.000 ginecologi

in rappresentanza di 150 paesi conle loro tradizioni. Ma l’Italia è unpaese abituato al turismo e 15.000persone che si fermano quattro

Se le prestazioni alfemminile non vengonorivalutate, ci si troveràcostretti a limitarle,a controllarne il numeroe a diminuirne la qualità.Questo è un problemaclinico, etico,deontologico e medico-legale, perché l’opinionepubblica non è informatasulla situazione e lapaziente che oggi si affidaall’ospedale pubbliconon sa che dietro la suaoperazione c’è uncontenzioso tra iginecologi e i manager

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giorni per un congresso possonopassare inosservate. Per questo ènecessario cogliere l’opportunitàper far sì che questo Congresso siaun’occasione per migliorare la no-stra situazione, per risolvere i no-stri problemi, così come è impor-tante condividere questo eventocon il resto dell’Europa visto, ol-tretutto, che l’Europa può esseredi stimolo e d’aiuto nella risoluzio-ne delle problematiche sanitarie,così come ha fatto in mille altre oc-casioni. Noi pensiamo che il Con-gresso mondiale del 2012 sia un fa-ro per far sì che tutte le compo-nenti esprimano la parte miglioredi se stesse al fine di risolvere i pro-blemi interni e adeguare l’assisten-za agli standard che sono necessa-ri.Come giudica l’approccio porta-to avanti dall’Aogoi perché il gi-necologo sia sempre più un “me-dico della donna” in manieracompleta, in grado di seguirladalla pubertà fino agli ultimi mo-menti di vita?Io sono un convinto assertore del-la cosiddetta medicina di genere,quindi sono convinto che il gine-cologo sia veramente il “medico

della donna”, dall’adolescenza fi-no all’età matura, così come il pe-diatra è il medico dei bambini, pro-prio perché per la sua formazioneendocrinologica, chirurgica, peri-natologica e anche ambulatorialeè quello che raccoglie in sé tuttele competenze per affrontare que-sto ruolo.Ci può presentare le linee di mas-sima verso le quali si orienterà lagestione Sigo nel prossimo futuro?L’impronta futura della Società ègià scritta nei primi otto mesi di vi-ta. Il primo punto è farsi portavo-ce delle pazienti e della loro spe-cifica situazione locale, tenendo

conto dei regionalismi e delle dif-ferenze senza presumere che l’Ita-lia sia tutta uguale ma valorizzan-do le capacità e minimizzando leincapacità; partendo da qui, rivol-gersi alle istituzioni politiche e so-prattutto valorizzare moltissimo leassociazioni di pazienti mettendoin rete la nostra capacità di dialo-go con le associazioni italiane edeuropee che si occupano dellamedicina di genere. La secondacosa, utilizzare i new media per ar-rivare direttamente a specifichefasce di popolazione; terzo pun-to, un grande investimento nellacomunicazione. Quarto aspettofondamentale è non perdere di vi-sta l’evidenza scientifica di gran-de livello, soprattutto scegliendoquella che può essere portata im-mediatamente e con grande van-taggio nella pratica clinica: credoche mai come in questi anni siadiventato necessario, per motivieconomici e di scarsità di risorsema anche per motivi sociali e me-dico-legali, essere estremamenterapidi in questo processo di tra-sformare un progresso scientificoin un atteggiamento clinico vali-do. Non possiamo più esitare, lavaccinazione Hpv ne è la dimo-

strazione: i dubbi sono ilsintomo di una comuni-cazione che non funzio-na; se la vaccinazioneHpv può contribuire aprevenire il cancro dellacervice, deve essere mes-sa in opera senza esita-zione, se invece fosse so-lo un fatto commercialedettato da interesse im-prenditoriale, dovrem-mo essere in grado difermarlo. Ultima cosa,noi come Sigo abbiamoriconfigurato il nostro

modo di operare secondo le evi-denze scientifiche internazionalied in particolar modo abbiamocostituito all’interno della Socie-tà quattro gruppi corrispondentialle specialità considerate di rife-rimento (la medicina fetale, la me-dicina della riproduzione, l’onco-logia ginecologica e la uro-gine-cologia) e abbiamo creato deigruppi di speciale interesse checontribuiscono a indagare alcunetematiche come l’endometriosi,la medicina di genere e la medici-na legale.*Presidente 84° Congresso Sigo –49° Congresso Aogoi

Farsi portavoce dellepazienti e della lorospecifica situazionelocale, tenendo contodei regionalismie delle differenze. Senzapresumere che l’Italiasia tutta uguale mavalorizzando le capacitàe minimizzandole incapacità

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Se dovessi inventare una metaforacon cui descrivere il ruolo che uncongresso nazionale ha per la vitae le attività di una associazione me-dico-scientifica, ricorrerei all’imma-gine di una centralina. Possiamo fi-gurarci centinaia, migliaia di fili cia-scuno dei quali trasporta una delletematiche costitutive delle azionimediche: c’è il grosso cavo dellamedicina di genere, rivestito dallaguaina istituzionale del documen-to del Ministero “La salute delledonne. Un diritto in costruzione”nella quale si intrecciano i fili rap-presentati da tante discipline spe-cialistiche; c’è il filo della Legge194, un po’ contorto e che sembrasempre sul punto di spezzarsi (d’al-tra parte ha appena compiuto tren-t’anni!); ma soprattutto ci sono itanti, vitali conduttori che trasmet-tono il sapere scientifico, dall’on-cologia ginecologica alla chirurgiamininvasiva, dalle tecniche di pre-servazione della capacità riprodut-tiva alla frontiera rappresentata dal-le cellule staminali.Tutti questi argomenti, come ma-tasse che si intersecano e si influen-zano reciprocamente nel “circuito”dell’attività professionale, giungo-no alla centralina del congresso cheha il compito di metterle in ordine,verificarne il buono stato funziona-le, migliorarne la capacità di tra-smettere energia e infine accertar-si che dalla centralina ripartano ca-vi a sufficienza per rifornire tutti gli“utenti”. Che, ovviamente, in que-sto caso sono rappresentati dai pre-

ziosi e – siamo certi – numerosissi-mi colleghi ginecologi e ostetriciche hanno deciso di partecipare al-l’84° Congresso Sigo e 49° Congres-so Aogoi di Torino “Le età delladonna tra natura e tecnologia”.

Le domande delle“età della donna”Ora, organizzare una “centralina”di queste capacità non è gioco dapoco. Bisogna innanzitutto avereun quadro chiaro di quanti e qualisiano le tematiche che si interseca-no nel servizio ostetrico-ginecolo-gico. E qui, oltre alla nostra perso-

nale pratica professionale, ci ven-gono in aiuto i tanti suggerimentiraccolti dai colleghi di tutta Italia.Crediamo di poter dire che il pro-gramma congressuale rappresentabene la realtà della nostra profes-sione grazie al fatto di approfondi-re, anche in più sessioni, i temi cen-trali di maggiore interesse clinico.Tra le “età della donna” con cui cirelazioniamo quotidianamente nelnostro lavoro, infatti, c’è semprepiù spesso l’età matura: è da questepazienti che ci giunge con frequen-za la domanda di poter preservarela capacità riproduttiva, una doman-

di Mario Campogrande

Un’occasioneper ripartire

Come fili elettrici che si intersecano e si influenzano, sonomille gli argomenti che interessano la professione ostetrico-ginecologica. Il Congresso di Torino vuole raccoglierne se nontutti almeno la gran parte, esaminarli, ordinarli e rinforzarli.Per restituire a tutti i partecipanti un bagaglio formativo utilenel quotidiano della loro specifica realtà operativa

LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO /2

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da che coinvolge direttamente an-che l’indagine e l’approfondimen-to sui progressi compiuti dalle tec-niche di procreazione medicalmen-te assistita. Ma ci sono anche i pro-blemi posti dalla paziente oncolo-gica, per la quale siamo impegnatia realizzare una sempre migliorequalità della vita, traducendo in pra-tica clinica le novità che giungonodall’attualità scientifica. Aggiorna-mento anche riguardo alla chirur-gia ginecologica che finalmente di-spone di tecniche mininvasive sem-pre più raffinate, grazie al contri-buto che viene dalla robotica. E, aproposito di prospettive innovative,il programma del congresso di To-rino non poteva certo trascurare unargomento così ricco di aspettativecome quello legato all’impiego del-le cellule staminali, che saranno esa-minate sia dal punto di vista dellepossibili fonti, anche in relazione al-la normativa italiana in fase di riela-borazione proprio in questo perio-do, sia da quello del loro significatoin oncologia. Dalle cellule stamina-li arrivano anche indicazioni interes-santi per quanto riguarda il loro im-piego nel campo della terapia rige-nerativa, argomento approfonditograzie al coinvolgimento di autore-voli esperti di terapia genica e di te-rapia cellulare. Ma le “età della don-na” coinvolgono anche l’aspetto en-docrinologico, che sarà esaminatosia in chiave diagnostica che terapeu-tica anche con il contributo di spe-cialisti in medicine complementari.

Il ginecologo nella societàA Torino saranno affrontati anchequei temi che fanno parte di inizia-tive specifiche nella società italianaper la salute della donna, realizzateo in programma. Il primo pensiero,in questo caso, va allo screening e al-la vaccinazione per il cervicocarci-noma, al centro di una delle inizia-tive ministeriali che ha conquistatomaggiore visibilità e quindi, comespesso succede, che ha anche susci-tato maggiori controversie: in sedecongressuale daremo voce a tutte ledifferenti angolature dalle quali èpossibile esaminare la questione, inmodo da approfondire l’argomentocon dibattiti anche vivaci tra tutti iprofessionisti coinvolti.

Specifiche sessioni saranno dedica-te ad altri argomenti legati alla me-dicina sociale, con una speciale at-tenzione per la domanda di saluteche sempre più spesso giunge ai gi-necologi da parte delle donne mi-granti, ma senza trascurare altriaspetti emergenti come l’endome-triosi e la depressione post-partum,

entrambe obiettivo di ini-ziative specifiche realizza-te ultimamente dalle no-stre società scientifiche,o la sanità militare, per laprima volta al centro diuna sessione congressua-le.Infine, un altro argomen-to che spessissimo è statodibattuto anche sulle pagi-ne di GynecoAogoi è quellodel nuovo ruolo del profes-sionista medico stretto trapratica clinica ed econo-mia sanitaria: a valutarel’impatto di questa situa-zione ci saranno d’aiuto va-

ri esperti che hanno esaminato il pro-blema in specifico riferimento allaprofessione ostetrico-ginecologica.

Attenzione ai giovaniEcco l’insieme dei principali fili (tan-ti altri che non abbiamo citato quisono evidenti dando una rapida let-tura al programma torinese) che tro-

Questo è il Congressodi Torino: centinaia direlatori e moderatori,ricercatori e cliniciprovenienti da ogniangolo dell’Italia ai qualisi affiancano tanti espertiinternazionali di grandeprestigio, che hannorisposto con entusiasmoall’invito di presentare illoro lavoro nel capoluogopiemontese

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veranno la loro connessione nel-l’evento in programma. Come ordi-narli? Quale ratio seguire per per-mettere a tutti i partecipanti di ot-tenere il massimo risultato? Costrui-re un programma congressuale po-ne questo tipo di domande: noi ab-biamo prestato maggiore attenzio-ne ad alcune caratteristiche specifi-che che ci sono parse particolar-mente importanti. Innanzitutto cipremeva cercare di dare spazio almaggior numero possibile di rela-tori, per far sì che la pluralità di an-golature dalle quali è possibile esa-minare la professione emergessecon la massima completezza. Perquesto motivo ci siamo posti la re-gola di non avere ripetizioni di pre-senza dello stesso relatore in diver-se sessioni o tavole rotonde. Questoha consentito di avere spazi in cuiospitare anche le presentazioni deigiovani ricercatori, che ci permet-tiamo di definire per certi versi ifruitori principali dell’evento con-gressuale: ci sembra infatti fonda-

mentale che l’esperienza di chi è nelcampo da più tempo possa incon-trarsi con l’entusiasmo e la vitalitàdi chi si impegna con energia gio-vanile ad ampliare l’ambito dellecompetenze proprie e dell’insiemedegli ostetrici e dei ginecologi. Conquest’ottica ci siamo preoccupati dicreare occasioni in cui i giovani col-leghi abbiano nuove importanti op-portunità formative, ad esempio in-teragendo con équipe operatorienel corso di videoconferenze conchirurgia in diretta. Ma anche i seiCorsi precongressuali, in program-ma prima dell’inaugurazione del-l’evento, sono pensati in modo taleda permettere ai giovani professio-nisti di confrontarsi non tanto conlezioni teoriche su nozioni già ap-prese ma con la realtà quotidiana econcreta del lavoro. È un contribu-to tangibile al dibattito sulla forma-zione che verrà analizzato anche inspecifiche sessioni, come la presen-tazione delle varie realtà formativeeuropee, prevista già per il primogiorno o quella condotta con i ver-tici della Federazione internaziona-le di ginecologia e ostetricia (Figo)che indicherà come nello scenariomondiale gli aspetti formativi si uni-

scono alle specifiche richieste di sa-lute che giungono da parti del mon-do meno fortunate rispetto alla no-stra. Si tratta di argomenti che nel-la situazione europea e italiana, ap-pesantita da alcune difficoltà, a vol-te vengono dimenticati ma che co-stituiscono la realtà pesante e nonignorabile di oltre la metà del pia-neta.

La “filosofia” del CongressoLa "natura", tema del congresso in-sieme alla tecnologia, non può non

essere considerata nelle sue diversemanifestazioni, amica o nemica: ne-mica nelle molteplici manifestazio-ni della patologia, amica nel forni-re nuovi spunti di ricerca e fonti diterapia. La "centralina" congressua-le non può quindi dimenticare le fi-gure professionali che al rispettodella naturalità dell'evento nascitadedicano oggi più che mai le pro-prie energie: ecco perché una inte-ra sessione sarà dedicata dalla Fede-razione Nazionale dei Collegi delleOstetriche,che presenteranno lenuove esperienze di gestione di gra-vidanza e parto a basso rischio chevanno diffondendosi nel nostro pae-se. Altri specifici simposi sono affi-dati a importanti realtà associativeaffiliate. Ed è una novità del Con-gresso di Torino la presenza di sim-posi e sessioni realizzate in collabo-razione dai ginecologi che operanonelle strutture territoriali ambula-toriali o nei consultori con i colle-ghi che invece operano in strutturedi ricovero.Il numero e la complessità degli ar-gomenti da affrontare in così pochigiorni ha reso necessario organizza-re più sessioni in contemporaneanelle belle sale del Lingotto: abbia-

mo tuttavia prestato parti-colare attenzione all’arti-colazione e alla successio-ne delle varie sessioni perpermettere ai partecipan-ti di scegliere gli argomen-ti più consoni alle loro esi-genze formative.Questa è la “centralina”del Congresso di Torino:centinaia di relatori e mo-deratori, ricercatori e cli-nici provenienti da ogniangolo dell’Italia ai quali

si affiancano tanti esperti interna-zionali di grande prestigio che han-no risposto con entusiasmo all’in-vito di presentare il loro lavoro nelcapoluogo piemontese. L’augurioè, naturalmente, che da questa cen-tralina tutti i partecipanti ripartanocon maggiore energia e vitalità econ un bagaglio professionale rin-novato da impiegare efficacemen-te ciascuno nella sua specifica con-creta realtà lavorativa.Presidente 84° Congresso Sigo –49° Congresso Aogoi

Crediamo di poter direche il programmacongressuale rappresentabene la realtà della nostraprofessione grazieal fatto di approfondire,anche in più sessioni,i temi centrali dimaggiore interesse clinico

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Sessanta anni di storia sono un ba-gaglio preziosissimo. Oltre mezzosecolo di vita, in cui la Aogoi è di-ventata la più numerosa associazio-ne italiana di ginecologia e ostetri-cia. Un periodo intenso, durante ilquale abbiamo operato avendosempre chiari i nostri obiettivi prin-cipali: favorire condizioni di lavoroe di sviluppo professionale ottimaliagli iscritti, nei diversi ambiti in cuioperano, per aiutarli a svolgere almeglio la loro professione; operareaffinché le istituzioni creino le con-dizioni migliori perché questo acca-da o, quanto meno, rimuovano gliostacoli più ingombranti; permette-re ai più giovani – ma non solo a lo-ro – di sviluppare le proprie capaci-tà professionali realizzando iniziati-ve di formazione e aggiornamentodi grande spessore e autorevolezza.Questi obiettivi sono stati il faro gui-da anche nei miei due anni di pre-sidenza, durante i quali sono statosempre supportato dal prezioso la-voro di tutto il Direttivo, che mi pre-me ringraziare anche in questa oc-casione, e di tanti soci. Due anni, seconfrontati ai nostri sessanta di sto-ria, rappresentano senz’altro un ar-co temporale piccolissimo. Ma cre-do di poter dire che sono stati spe-si con lo spirito e la volontà di farcompiere alla professione ostetricae ginecologica un passo avanti ver-so il futuro. È infatti proprio in que-st’ultimo periodo che le tematichelegate alla maternità, all’assistenzaneonatale e alla salute della donnasono state poste al centro del dibat-tito mediatico, con tutti i loro risvol-ti etici.E in questo contesto, i ginecologi

dell’Aogoi hanno saputo essere unpunto di riferimento imprescindi-bile, come dimostra innanzituttol’impegno che l’Associazione è sta-ta chiamata ad assumere in diverseoccasioni rappresentando la catego-ria nei rapporti con le istituzioni.

Il lavoro con le istituzioniDurante il ministero di Livia Turcoabbiamo dato un contributo impor-tante per la realizzazione di tanteazioni contenute nel Piano ministe-riale per la promozione e la tuteladella salute delle donne e dei bam-bini, come la riqualificazione delPercorso nascita, la promozione del-la salute e dei diritti delle partorien-ti e dei nati, le azioni in favore del-le adolescenti, delle donne immi-grate e delle donne che subisconoviolenza. Abbiamo partecipato ai la-vori del tavolo di esperti chiamatidall’allora ministro della salute perelaborare delle indicazioni opera-tive relative ai nati in età gestazio-

nali estremamente basse. E non di-mentichiamo le tante iniziative acui l’Aogoi ha partecipato, ancheinsieme alla Sigo, come la campa-gna nazionale vaccinale contro iltumore del collo dell’utero per leragazze in età prepuberale, la pri-ma gratuita in Europa. Questo perquanto riguarda i rapporti di colla-borazione con il precedente Gover-no: ma a giudicare da questi primimesi di attività del nuovo esecutivo,abbiamo ragione di ritenere che larappresentanza dell’Aogoi sarà chia-mata a collaborare strettamente an-che con il nuovo ministero del Wel-fare, con i sottosegretari alla Salu-te e con tutte le istituzioni naziona-li con le quali sarà utile lavorare.D’altra parte, gli obiettivi da rag-giungere sono ancora tanti.Una delle questioni che mi stannopiù a cuore nel confronto con leistituzioni è rappresentata dalla ne-cessità di trovare soluzioni a proble-mi come la sicurezza delle struttu-re e la gestione del rischio clinico.Su questo ultimo argomento stia-mo portando avanti da tempo unlavoro molto complesso, che preve-de l’inserimento di norme specifi-che nel quadro del riammoderna-mento del Sistema sanitario nazio-nale. Ma l’Aogoi non poteva resta-re immobile in attesa che le istitu-zioni individuassero le soluzioni piùefficaci a questo problema: era ne-cessario permettere ai nostri asso-ciati di proseguire il loro lavoro intranquillità. È per questo motivoche abbiamo dato vita allo “Scudogiudiziario” Aogoi, una protezio-ne completa per ostetrici e gineco-logi che comprende la Convenzio-ne stipulata con i Lloyd’s di Lon-dra – che garantisce gratuitamen-te a tutti gli iscritti Aogoi un’ulte-riore copertura assicurativa di re-sponsabilità civile fino a un milio-ne di euro – andatasi ad affianca-re alla storica polizza Protezionelegale Aogoi. E ancora il serviziodi assistenza M.A.M.M.A. Aogoi, ri-servato ai soci che si trovano coin-volti in un contenzioso medico-le-gale per motivi professionali o chehanno dei conflitti con l’Aziendadi appartenenza. Dal 1° luglio

Fiducia eintraprendenza

Questo 49° Congresso Aogoi, che si svolge in seno all’84°Congresso Sigo a Torino, è l’occasione per festeggiareun compleanno importante e per tracciare un bilancio serenoa sessanta anni dalla nascita della nostra associazione

LE NOSTRE RAGIONI, IL NOSTRO FUTURO /3

di Giovanni Monni*

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2008, inoltre, abbiamo provvedu-to a rafforzare questa protezioneestendendo la Polizza Convenzio-ne “Protezione Legale” Aogoi nonsolo al penale ma anche al conten-zioso civile, sempre con il massima-le di 25 mila euro per evento. Ilpacchetto di servizi previsto dalloScudo giudiziario Aogoi rappresen-ta uno dei progetti più importan-ti realizzati in questi anni sul “fron-te interno” per permettere ai no-stri associati di lavorare in sicurez-za e tranquillità. Un “fronte inter-no”, vorrei sottolinearlo, che ab-braccia anche le diverse società af-filiate che rappresentano gineco-logi che operano in particolari con-testi. Tra queste, per citarne alcu-ne, la Sios, intorno alla quale si rac-colgono i professionisti ospedalie-ri che combattono la sterilità, laSmic, la Società medica italiana perla contraccezione, e la Agite cherappresenta i ginecologi territoria-li – una realtà particolarmente im-portante in un momento in cui dapiù parti si richiama l’importanzadei consultori e della presenza deiprofessionisti della salute delladonna sul territorio.

Sì al confrontoParlando di sigle vicine al mondoAogoi, non posso tralasciare lo“scontro” avvenuto lo scorso annocon i colleghi universitari dellaAgui, con i quali in precedenza ab-biamo avuto modo di collaborarefelicemente nell’ambito delle atti-vità della Sigo. Come ho annuncia-to ultimamente in una lettera aper-ta ai soci, si è aperto un costrutti-vo dialogo con la Agui, grazie so-prattutto all’impegno dell’infatica-bile segretario nazionale Aogoi An-tonio Chiantera e del professor Et-tore Cittadini della Agui di Paler-mo: già a giugno scorso si è svoltoun incontro a Roma tra le delega-zioni delle due associazioni duran-te il quale sono state presentate di-verse proposte operative per lavo-

rare per il comune interesse e perl’immagine della ginecologia italia-na, non solo nel nostro paese maanche all’estero.

Il nostro impegnoNon dimentichiamo che, quasi incontemporanea alla mia elezione apresidente due anni fa, è giunta daKuala Lumpur, dove era in corso ilXVIII congresso mondiale della Fi-go, la notizia dell’assegnazione delXX congresso mondiale per l’anno2012 alla città di Roma. È la primavolta nella ginecologia mondialeche l’Italia viene scelta come sedeper l’organizzazione di un eventodi rilevanza internazionale ed è,questo, un risultato che giunge do-po due anni di lavoro intenso, du-rante i quali abbiamo dimostrato la

capacità di sapere fare“gruppo” e che ci permet-terà di far conoscere me-glio a livello internaziona-le la ginecologia italiana.È un appuntamento alquale stiamo lavorandocon grande dedizione,mentre continuiamo aportare avanti il nostro

Il congresso FIGO 2012è un risultato che giungedopo due anni di lavorointenso, durante i qualiabbiamo dimostratola capacità di saperefare “gruppo”

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impegno sulle grandi “sfide dellaprofessione”, una su tutte, la forma-zione medica post laurea e il ruolodegli ospedali, attivandoci per rea-lizzare in seno alle nostre struttureun modello integrato di insegna-mento clinico, di ricerca medica edi assistenza. E per proseguire e ar-ricchire le nostre altre fondamen-tali iniziative di formazione e ag-giornamento. Come il corso di ag-giornamento teorico-pratico in me-dicina embrio-fetale di Villasimius,giunto quest’anno alla sua ottavaedizione; l’attività della Scuola diPerfezionamento in chirurgia pel-vica Aogoi, con i corsi di trainingpratico di chirurgia su modello ani-male vivente, di chirurgia laparo-

scopica e laparotomica, organizza-ti presso il Centro di Biotecnologiedel “Cardarelli” di Napoli, e di on-cologia ginecologica, organizzati incollaborazione con il Centro di ri-ferimento oncologico di Aviano.Vorrei ricordare anche i due corsi

di formazione sul risk managementin sanità, tenutisi nel 2006, e i seiche si sono svolti lo scorso annoche, accanto al prestigioso Forumsulla “Responsabilità professionalemedica in Europa – sistemi giuridi-ci a confronto”, svoltosi presso il Se-nato a Roma il 2 ottobre 2007, co-stituiscono momenti fondamentaliper permettere ai nostri iscritti didistricarsi nel contesto della medi-cina difensiva divenuta, purtroppo,negli ultimi anni una delle questio-ni più urgenti sul tappeto.In questi anni ci siamo impegnatianche sul fronte editoriale, dandonuovi impulsi alla nostra rivista Gy-necoAogoi e pubblicando volumi co-me “Violenza contro le Donne:Compiti e Obblighi del Ginecolo-go”, che presenta i dati e le espe-rienze raccolte a livello nazionaledalla Commissione nazionale Ao-goi per la violenza sulle donne, o lelinee guida Aogoi sulla “Macroso-mia fetale”, sulla “Gravidanza pro-tratta” e sul “Ruolo dei folati nellaprevenzione di patologie fetali – Fo-lati e benessere fetale”, o le “Racco-mandazioni clinico-pratiche in pe-ri-postmenopausa e terza età”, ela-borate sotto l’egida della Fondazio-ne Confalonieri Ragonese.

La nostra road mapCome è facile intuire anche da que-ste brevi note, le attività portateavanti dalla Aogoi in questi anni so-

no molteplici, caratterizzate da fi-nalità diverse ma complementari evolte a coinvolgere differenti ambi-ti, da quello dei professionisti asso-ciati, alle istituzioni e alla popola-zione generale. E credo sia neces-sario andare sempre più in questadirezione, se vogliamo aiutare i gi-necologi e gli ostetrici italiani a svi-luppare capacità al passo con i tem-pi. Per questo ritengo fondamenta-le confermare e rafforzare la nostrapresenza come associazione al fian-co dei ginecologi nella gestione delrischio clinico, cercando di esserepresenti in ogni regione con un ser-vizio di consulenza e assistenza le-gale ma anche agendo sul Parla-mento e sul Governo perché realiz-zino il quadro normativo che ades-so manca. In questo senso è impor-tante riuscire a concretizzare i pro-getti e le iniziative annunciati dalnostro segretario nazionale Anto-nio Chiantera, quali l’apertura diun ufficio di rappresentanza Aogoipresso il Senato e la Camera dei De-putati; l’mmediata riproposizionedella Legge Delega sulle Camere diConciliazione; la defiscalizzazionedegli oneri assicurativi. Occorreinoltre riattivarci sul fronte della di-fesa della salute della donna anchein età avanzate, destinando risorseed energie ai centri che operano sutemi specifici della terza età con ilripotenziamento del Progetto Me-nopausa Italia, ma anche aiutandoi giovani ginecologi a farsi avantisulla strada della professione sia at-traverso progetti scientifici e di for-mazione sia sostenendo i ricercato-ri ospedalieri in misura sempremaggiore nei prossimi anni. I gio-vani, con il loro entusiasmo e la lo-ro voglia di rinnovare, sono una ri-sorsa preziosissima per la nostra As-sociazione, così come ogni altracomponente del multiforme mon-do Aogoi, a partire da quella fem-minile alla quale la nostra stessaprofessione ci spinge a guardarecon particolare attenzione.Se continueremo ad avanzare insie-me, integrando e mescolando tuttele nostre diversità, potremo realiz-zare una continua crescita dell’as-sociazione che si tradurrà in concre-ta soddisfazione professionale pergli iscritti e in un beneficio insosti-tuibile per la salute delle donne.Questo è il nostro dovere, questo èil nostro obiettivo, questo è quelloche con fiducia e intraprendenzafaremo anche in futuro. !

*Presidente Aogoi

I giovani, con illoro entusiasmoe la loro vogliadi rinnovare,sono una risorsapreziosissimaper la nostraAssociazione

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Cari Amici, Colleghi ginecologi, so-no lieto che “l’84° Congresso Sigo”,che ha per oggetto un tema di in-teresse e ricco di prospettive di svi-luppo, quale “le età della donna tranatura e tecnologia”, sia per mel’occasione per porgere un salutoe soprattutto per esporre quanto adapertura della XVI Legislatura è sta-to proposto nell’attività parlamen-tare, in campo sanitario.Nella Legislatura in corso e da po-co insediata, ho l’onore di presie-dere nuovamente la 12ª Commis-sione Igiene e Sanità del Senato.Nel mio reiterarmi con spirito rin-novato, desidero informarvi sulleiniziative istituzionali che portere-mo avanti con la stessa spinta pro-positiva che abbiamo efficacemen-te dimostrato in questi primi 100giorni di governo.Sfogliando l’intenso programmacongressuale sono rimasto piacevol-mente sorpreso di trovare aspetti etemi che sono in sintonia con il pro-gramma di iniziative già calendariz-zate in Commissione Sanità. Acca-de che le opportunità di confrontocon le Società scientifiche e con lefigure professionali sanitarie sonolimitate e mi avvalgo di questa oc-casione per segnalarvi con quale in-tesa sono vicino al mondo gineco-logico, che per lunghi anni mi havisto presente.Desidero presentarvi in tal senso al-cune delle iniziative che con ener-gica volontà cercheremo di porta-re avanti durante la legislatura incorso.

Responsabilità professionaleLa prima, che ritengo di dover se-gnalare, che sostengo particolar-

mente e di cui sono il primo firma-tario, è il Disegno di Legge A.S. n.50 Nuove norme in materia di re-sponsabilità professionale del per-sonale sanitario, a firma Tomassi-ni e Malan (29 aprile 2008).Il tema della responsabilità profes-sionale del personale sanitario me-rita un’attenta valutazione. È notoinfatti che il problema del conten-zioso per reati ascritti al personalesanitario, medico in primis, ha su-bito un notevole incremento negliultimi anni. Questo ha comporta-to, da un lato, un sempre maggiorricorso all’autorità giudiziaria deipazienti e, dall’altro, atteggiamen-ti “difensivi” dei sanitari preoccu-

pati di tutelare la propria immagi-ne professionale, troppo spesso vi-lipesa con processi sommari con-dotti in sedi non istituzionali. Gliobiettivi del disegno di legge pos-sono essere cosi riassunti: attenua-re la pressione psicologica nei con-fronti dei sanitari; accelerare la so-luzione delle vertenze giudiziarie;garantire la competenza e l’impar-

zialità degli esperti chiamati adesprimere un parere spesso deter-minante in tema di responsabilitàmedica (arbitri e consulenti tecni-ci d’ufficio). E, più importante di

tutto, stabilire chiaramenteche, per il risarcimento deidanni subiti dai pazienti chechiedono assistenza ad unastruttura ospedaliera, siapubblica sia privata, sia que-st’ultima a risponderne civil-mente.

EndometriosiHo sostenuto con moltaconvinzione la presentazio-ne del D.L n. 15 da partedella senatrice Laura Bian-coni “Istituzione del Regi-stro nazionale dell’endo-metriosi”, tema che trova

ampio spazio nell’ambito dell’atti-vità congressuale.L’endometriosi, malattia cronica ecomplessa, mostra una prevalenzapari a circa il 10 per cento nella po-polazione generale femminile inEuropa. L’attuale disegno di leggeprevede l’istituzione del Registronazionale dell’endometriosi e deirelativi registri regionali, al fine di

Una fucina di ideee l’auspicio di leggi “al galoppo”

Nostro e mio compito in questa legislatura sarà quello di fargaloppare la fucina di iniziative legislative presentate equelle che verranno, dando la conferma che la politica, leistituzioni vi sono vicine

XVI LEGISLATURA: SANITÀ E POLITICA/1

di Antonio Tomassini*

Responsabilitàprofessionale:“attenuare lapressione psicologicanei confronti deisanitari; accelerarela soluzione dellevertenze giudiziarie;garantirela competenzae l’imparzialitàdegli esperti”

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conoscere l’esatta prevalenza e l’in-cidenza della malattia. Tale sceltaconsegue a quanto emerso dall’in-dagine conoscitiva svolta dalla Com-missione Igiene e Sanità del Senatodella Repubblica nel corso della miaultima Presidenza, nella XIV legisla-tura. Tale indagine è nata con lo sco-po di fotografare la situazione ita-liana al fine di riconoscere l’endo-metriosi quale malattia di interessesociale ed economico, di individua-re i percorsi di diagnosi e cura, difornire elementi di conoscenza perl’adozione di politiche pubbliche al-

la luce delle lineeguida europee emondiali. La co-noscenza di que-sti dati permette-rà di fare analisinon solo epide-miologiche e cli-niche, ma anchesociali, che con-tribuiranno a mi-gliorare la cono-scenza della ma-lattia e di conse-guenza la qualitàassistenziale. Nel-l’ambito di con-fronto trasversaletra forze politi-che, nell’ottica di

un beneficio fina-lizzato alla salutedella donna ma-lata di endome-triosi, sono al-l’esame ulterioriproposte. Traqueste: l’istituzio-ne della giornataNazionale per lalotta all’endome-triosi, la previsio-ne di considerar-

la malattia sociale, l’opportunità diistituire una Commissione di esper-ti presso il ministero del Lavoro, del-la Salute e delle Politiche sociali, conil compito di definire apposite lineeguida sulle cure, nonché i nuovi Dia-gnosis Related Groups (Drg) con-cernenti le relative prestazioni sani-tarie. L’interesse nei confronti del-la malattia “Endometriosi” con il DLn. 15 è stato da noi istituzioni accol-to e ci auspichiamo che possa trova-re consenso da tutte le componen-ti politiche affinché il cammino le-gislativo sia senza impedimenti.

Cervico-carcinoma:vaccinazione e screeningOggetto dei lavori congressualiodierni è la vaccinazione, intesa co-me prevenzione primaria, e loscreening del cervico-carcinoma.Con Atto di Sindacato Ispettivo n.1-00008 la Commissione Sanità, ungruppo di Parlamentari tra i qualime stesso, sen. Tomassini, le sena-trici Boldi, Bianconi e altri esponen-ti della Pdl, ha formalmente impe-gnato il Governo ad intraprendereazioni al fine di promuovere l’asse-gnazione alle autorità sanitarie na-zionali e regionali di maggiori risor-se per la prevenzione del tumorealla cervice uterina, per l’aumentodell’adesione alla campagna discreening con Pap test, per incre-

mentare l’attività di comunicazio-ne e informazione da parte delleautorità sanitarie sulle modalità diprevenzione primaria e secondariadel tumore della cervice uterina.Ad istituire la settimana della pre-venzione del cancro della cerviceuterina come momento rilevante dianalisi della situazione in Italia e didefinizione delle misure necessarieper ottimizzare la strategia di pre-venzione. La settimana consigliataè la terza del mese di gennaio, inconcomitanza con la settimana eu-ropea della prevenzione promossadalla European Cervical Cancer As-sociation.

Cure palliativedomiciliari integrateAltra questione di mio interesse epresente nel programma congres-suale Sigo riguarda: “le possibilitàdi prevenzione e di trattamento perla qualità di vita della paziente on-cologica”, l’ho affrontato nel DL n.66 “Disposizioni in materia di cu-re palliative domiciliari integrate

Nostro e mio compito in questalegislatura sarà quello di fargaloppare la fucina di iniziativelegislative presentate e quelleche verranno, dando laconferma che la politica,le istituzioni vi sono vicini

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13per pazienti terminali affetti dacancro” a mia firma. A fronte diun Servizio sanitario nazionale di-mentico dell’aspetto umano e psi-cologico della sofferenza, che nonoffre uno specifico programma dicure e assistenza per i malati termi-nali, si intende istituire un program-ma di cure domiciliari, per cure pal-liative domiciliari integrate, cura eassistenza globale, che passi ancheattraverso la razionalizzazione del-le iniziative sorte sporadicamentein alcune regioni.

Consenso informato edichiarazioni anticipateConnessa a tale questione è quellaaffrontata dal DL n. 51 “Disposizio-ni in materia di consenso informa-to e le dichiarazioni anticipate ditrattamento sanitario di particola-re interesse anche in ambito gine-cologico” finalizzato alla concretaapplicazione al riconosciuto prin-cipio di autodeterminazione nelcampo delle cure mediche, dirittodi cui ogni individuo gode, in rela-zione alle scelte riguardanti la pro-pria salute. Compito della societàè garantire e tutelare la vita dei cit-tadini assicurando loro tutti i mez-zi a disposizione per le terapie cu-rative o palliative migliori, a garan-zia di un’esistenza dignitosa fino al-l’ultimo. Il presente intervento nor-mativo mira a far in modo che ogniindividuo possa preventivamentedisporre in merito ai trattamentisanitari cui intenda o meno esseresottoposto, al trattamento del pro-prio corpo o delle proprie spoglie,nonché esprimere le proprie con-vinzioni religiose. Tale esternazio-ne può essere effettuata attraversodue mezzi, la dichiarazione antici-pata di trattamento con la quale èil soggetto stesso a dare precise in-dicazioni in merito alle propriescelte sanitarie, oppure, in previ-sione dello stato di incapacità chepuò sopraggiungere in presenza dialcune patologie, delegando unapersona di fiducia.

Efficaciaed efficienza del SsnAnche in questa legislatura si è ri-tenuto di istituire la Commissione

parlamentare d’in-chiesta sull’efficaciae l’efficienza delServizio sanitarionazionale su propo-sta unanime deiGruppi parlamentaridella CommissioneIgiene e Sanità.Tale commissione ènata dalla XII Legi-slatura per la necessi-tà di acquisire gli ele-menti conoscitivi sul-lo stato della sanitàpubblica e privata nelnostro Paese, e per laverifica dello stato diattuazione del decre-to legislativo 7 dicem-bre 1993, n. 517.L’esperienza positivaha portato a ripro-porre la Commissio-ne anche in questalegislatura, con il fi-ne di definire i com-piti della sanità lega-ta al territorio e allecure e all’assistenzaalla persona presso ilproprio domicilio,considerando talicompiti come filtrodecisivo rispetto al-l’accesso, molte volteimproprio, alle strut-ture ospedaliere. Siritiene necessario stu-diare la relazione in-tercorrente tra lun-ghezza delle liste diattesa e nuova orga-nizzazione delle atti-vità extramoenia o intramoenia.Da quanto menzionato ho volutosinteticamente anticiparvi alcunidegli aspetti propositivi e dei DL dimaggiore interesse per gli addettiai lavori ma anche per i cittadini, inquanto le Istituzioni, e in particola-re la Commissione Igiene e Sanitàche ho l’onore di presiedere, sonovicine alla salute della collettività,del singolo e in questo ambito spe-cifico alla salute della Donna.Confidiamo nelle Società scientifi-che con cui in questi anni abbiamointeragito positivamente, affinché

continuino ad essere promotori disegnalazioni di interesse socio sani-tario con noi istituzioni; auspichia-mo che la Ricerca possa continua-re ad ampliare spazi di conoscenzee dare soluzioni per il miglioramen-to della salute della donna. Nostroe mio compito in questa legislatu-ra sarà quello di far galoppare la fu-cina di iniziative legislative presen-tate e quelle che verranno, dandola conferma che la politica, le isti-tuzioni vi sono vicine. !

*Presidente CommissioneIgiene e Sanità, Forza Italia

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Medici dentroe fuori l’ospedaleFare il medico è certamente impegna-tivo dal punto di vista professiona-le ma essere medico è ciò che fa la dif-ferenza nel modo di concepire e dicondurre la propria vita.Non si tratta, infatti, semplicemen-te di una questione linguistica madi una vera e propria condizioneesistenziale in cui il medico si tro-va quando percepisce se stesso co-me un tutt’uno con la sua profes-sione e con il suo ruolo sociale.Svolgendo un lavoro molto partico-lare, da cui dipende la salute e laserenità di altre persone, il medicodovrebbe sentirsi tale in ogni mo-mento della sua vita, dentro e fuo-ri l’ospedale, al di là dell’orario dilavoro. In altre parole, essere medi-co dovrebbe rappresentare il frut-to di una scelta ben ponderata, diuna vera e propria vocazione ose-rei dire.Ricordo bene che negli anni ‘80,mentre completavo la mia forma-zione nei trapianti a Pittsburgh, untermine molto temuto da noi stu-denti era quello di superb technician.Se il nostro maestro, Thomas Starzl,chiamava così uno di noi era per di-re che quel giovane chirurgo avevaancora molta strada da fare, al mo-mento era infatti solo un ottimooperatore, ben lontano dall’essereun ottimo clinico che deve averedoti caratteriali e umane che van-no al di là della tecnica chirurgica.Oggi, nell’era della tecnologia, in-vece, il medico tende ad essere in-dividuato soprattutto come un tec-nico, esperto di una certa discipli-na, conoscitore di soluzioni tera-peutiche per ogni tipo di malattia,possibilmente infallibile. Ma il me-dico non è un tecnico e non è nem-meno uno scienziato nel senso stret-

to del termine. Certamente si occu-pa di alcune branche della scienza,dalla fisiologia, alla farmacologia,dalla fisica alla matematica, dallagenetica alla biologia, ma allo stes-so tempo dovrebbe conoscere la psi-cologia, l’economia, dovrebbe es-sere in grado di comunicare e di in-terpretare i fenomeni sociali. Ed èproprio questa complessità dellaprofessione ad essere entrata in cri-si: l’essere medico sta lentamente ce-dendo il passo a chi fa il medico co-me puro esercizio di tecnica, perquanto affinata dall’esperienza edalla specializzazione.

Dietro la crisidella professioneGli elementi che fanno capire co-me quella del medico sia una pro-fessione che attraversa un periododi crisi sono molti e valgono, con le

debite sfumature, in tutti i paesi delmondo ricco e industrializzato. Pri-mo fra tutti l’influsso dominantedella tecnologia: un fatto certamen-te positivo, che ha permesso i pro-gressi che conosciamo e la scoper-ta di terapie inimmaginabili fino apochi decenni fa, ma anche un ele-mento che ha spesso stravolto il rap-porto umano tra medico e pazien-te. E se anche accettassimo di sacri-ficare l’umanità del medico sull’al-tare della tecnologia, di fronte al-l’evidenza che una diagnosi basatasu una Tac o una risonanza magne-tica ha più probabilità di essere esat-ta rispetto ad un approfondito esa-me obiettivo, tuttavia non è possi-bile accettare che la tecnologia siautilizzata non tanto per il bene delpaziente ma piuttosto per quellodelle industrie che l’hanno realiz-zata e poi messa in commercio.Non dimentichiamo, infatti, che lasanità è uno dei grandi business delXXI secolo attorno a cui gravitanoenormi somme di denaro. Solo inItalia parliamo di cento miliardi dieuro investiti dallo Stato ogni annoper finanziare la sanità pubblica, acui si deve aggiungere il fatturatodella sanità privata. Evidentemen-te la medicina non può essere im-mune dalle strategie economichedei grandi gruppi industriali o assi-curativi, che operano talvolta se-guendo unicamente logiche di pro-fitto, ma proprio per questo servo-no regole e sistemi di controllo.Personalmente non trovo scanda-loso né errato il fatto che la sanitàpossa essere considerata come unsettore di investimento da parte delmondo imprenditoriale, a condizio-ne che sia garantita la qualità deiservizi, che ognuno rispetti il pro-prio compito ed il proprio ruolo eche il medico non venga influenza-to o addirittura sottomesso agli in-teressi dettati dall’industria.Ritornando agli elementi che por-tano alla crisi della medicina, va sot-tolineato come la stessa formazio-ne universitaria sia anch’essa impo-stata in maniera determinante su-gli aspetti tecnici e scientifici dellaprofessione e sempre meno su quel-li umani, etici, filosofici e sociali.Inoltre va ricordato che l’organiz-zazione del lavoro, con la necessitàdi attenersi strettamente alle pro-cedure, ai protocolli, alle regole in-dispensabili per rendere efficienteun’organizzazione complessa comeun ospedale, può spingere il medi-co a sentirsi come una semplice

Il medico vero e ilsuperb technician

L’essere medico stalentamente cedendo il passoa chi fa il medico comepuro esercizio di tecnica,per quanto affinatadall’esperienza e dallaspecializzazione

XVI LEGISLATURA: SANITÀ E POLITICA/2

di Ignazio Marino*

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ruota dell’ingranaggio, utile per ilbuon funzionamento della macchi-na ma limitato nelle sue intuizionie nella libertà di operare scelte noncodificate. Problemi di questo tiponon esistevano nel 1963 quandovenne eseguito il primo trapiantodi fegato, quattro anni prima diquello di cuore. Ci vollero poi mol-ti anni perché i trapianti diventas-sero una terapia salvavita dato che,agli inizi, tutti i pazienti morivanoal tavolo operatorio e sino al 1967nessuno riuscì a sopravvivere nem-meno un anno. I trapianti eranotalmente complessi che al mondoerano solo due i chirurghi che ese-guivano questo intervento e moltinon li consideravano completa-mente sani di mente… Un giornochiesi ad uno dei due come avevafatto a decidere che per un graveepisodio di rigetto si dovesserosomministrare al paziente 1000 mil-ligrammi di steroidi in vena. Nontrovavo nessuna prova sperimenta-le che avvalorasse questo dosaggio.La semplice risposta fu che non losapeva, ma che doveva provare e1000 milligrammi era un numerotondo che suonava bene.

I mali della sanità italianaIn un contesto che si assomiglia neivari paesi industrializzati, l’Italia sof-fre in maniera particolare a causadei problemi di una sanità pubbli-ca sull’orlo del precipizio. Nel no-stro paese, ai processi di cambia-mento generale a cui abbiamo ac-cennato si sommano gravi proble-mi strutturali e finanziari: alcuneimportanti regioni commissariate,altre a rischio bancarotta, proble-mi di bilancio per la maggior partedi esse. A ciò si aggiunge l’enormedisparità nella qualità dei servizi trale regioni del sud e quelle del cen-tro-nord, con fenomeni di emigra-zione sanitaria che non accennanoa diminuire e un milione di cittadi-ni che ogni anno si mettono in viag-gio alla ricerca di cure adeguate.Inoltre la politica, a cui spettereb-be il ruolo di elaborare le scelte stra-tegiche di lungo periodo, in molticasi limita la propria azione solo al-la nomina dei direttori generali edei primari, considerando gli ospe-dali come luoghi per ottenere con-senso più che eccellenza clinica.In questo contesto abbiamo assisti-to increduli a notizie sconcertanticome la vicenda della Clinica mila-nese Santa Rita dove venivanoasportati organi con tumori inesi-

stenti o eseguiti interventi chirur-gici su pazienti che non ne aveva-no bisogno per ricevere il Drg dal-la Regione. Ma casi emblematici ditruffe ai danni dello Stato sono sta-ti scoperti in Lazio, in Calabria, inSicilia e in Campania una recenteinchiesta ha smascherato mediciche eseguivano aborti clandestini apagamento. La sanità non godepurtroppo di buona fama e ciò ali-menta il senso di precarietà, preoc-cupazione e risentimento, nono-stante nella grande maggioranzadei casi i pazienti siano assistiti cor-rettamente e senza alcun inciden-te. Ogni anno però si contano 16mila nuovi esposti contro ospedalie singoli medici e nel 68% dei casii pazienti vengono risarciti per dan-ni causati dall’inadeguatezza dellestrutture, da guasti alle apparecchia-ture, da errori dovuti alla disorga-nizzazione. Anche se non respon-sabile in prima persona di tuttoquesto, il medico inevitabilmentene fa le spese in termini di fiduciada parte dei pazienti.

La responsabilitàdell’essere mediciPer contrastare i fenomeni appenadescritti è fondamentale che i me-

dici ridiventino artefici del propriodestino, non semplici impiegati del-l’ospedale ma veri e propri prota-gonisti di una sanità che lavora an-che per elaborare proposte per mi-gliorare i servizi, per ridurre gli er-rori, per ottimizzare l’utilizzo dellerisorse. Il medico deve fare valerela forza della propria conoscenza emetterla a frutto del bene comunee del progresso generale. Sarebbeutile anche introdurre un sistemadi valutazione del lavoro del medi-co che, sulla base dei risultati otte-nuti, preveda incentivi e premi eco-nomici, avanzamenti di carriera el’attribuzione di maggiori respon-sabilità e risorse. Solo attraverso unamaggiore responsabilizzazione delsingolo medico rispetto al suo ruo-lo sociale e all’importanza del suolavoro si potrà sperare di invertirela tendenza allo scoraggiamento dif-fuso e non costruttivo.La sanità può anche essere consi-derata come un settore economicoe produttivo ma la salute non devediventare una merce così come ilmedico non può accettare il rischiodi assumere il ruolo del commer-ciante o del fornitore di servizi a ta-riffa fissa. !

*Senatore del Partito Democratico

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L’immigrazione in ItaliaLa realtà dell’immigrazione ha inte-ressato solo negli ultimi venti anniil nostro Paese, che fino agli inizi de-gli anni Settanta vedeva ancora par-tire ogni anno oltre 300.000 cittadi-ni in cerca di fortuna. Oggi possia-mo affermare che il fenomeno im-migratorio in Italia ha assunto unadimensione strutturale che non puòessere più ignorata.Al 1° gennaio 2007 gli stranieri uffi-cialmente residenti in Italia erano2.938.922 (1.473.073 maschi e1.465.849 femmine), rispetto all’an-no precedente aumentano del10,1%.Secondo l’Istat risultano ancora “inforte crescita” i cittadini stranieri re-sidenti provenienti dall’Europa cen-tro-orientale: complessivamente l’in-cremento rispetto al primo gennaio2004 è del 48,8%. Rispetto all’annoprecedente è più contenuto, anchea causa dell’uscita da questa areageografica di Romania (+92,5%) eBulgaria (+73,8%). Se si consideras-sero ancora in questo gruppo Roma-nia e Bulgaria, paesi neocomunita-ri, l’incremento sarebbe ancora mag-giore, pari al 60,1%. Alcune cittadi-nanze, come quella ucraina, rume-na o polacca, mostrano incrementistraordinari. Anche i cittadini del-l’Asia orientale continuano a far re-gistrare aumenti consistenti, in par-ticolare i cinesi, cresciuti da 87 milaa 145 mila unità. Albanesi, maroc-chini e rumeni, che a livello nazio-nale rappresentano le prime tre co-munità straniere, sono presenti in

modo significativo in quasi tutte learee del Paese, seppure con intensi-tà maggiore in alcune regioni.

La maternità delle straniereCome testimoniano numerosi studi,tra gli immigrati provenienti dai Pae-si ad economia meno avanzata, i fat-tori di rischio dovuti alla povertà eall’emarginazione sociale si associa-no ad un più alto rischio di esiti ne-gativi per la salute della donna ingravidanza, rispetto alla popolazio-ne ospitante. Se si considerano la gio-vane età, la multiparità, l’alta preva-lenza di anemie, di infezioni dell’ap-parato genito-urinario, il disagio in-terculturale e le condizioni socio-eco-nomiche precarie, si traccia il profi-lo di una popolazione altamenteesposta alle malattie e alle compli-canze. Alcuni studi condotti in Fran-cia sul rischio materno-infantile nel-la popolazione immigrata hanno mo-

strato un incremento di parti prema-turi e di nati morti correlati alla scar-sità dei controlli prenatali. Anche inGran Bretagna, diverse indagini han-no evidenziato un più basso peso al-la nascita e un significativo aumen-to della mortalità perinatale per i na-ti di immigrati asiatici rispetto allapopolazione inglese.In Italia, solo per citare un dato,l’analisi delle caratteristiche delle Ivgriferita solo ai dati definitivi dell’an-no 2006 conferma che nel corso de-gli anni è andato crescendo il nume-ro degli interventi effettuato da don-ne con cittadinanza estera, raggiun-gendo nel 2006 il 31.6% del totaledelle Ivg, mentre, nel 1998, tale per-centuale era del 10.1%. Questo fe-nomeno influisce sull’andamento ge-nerale dell’Ivg in Italia determinan-do una stabilità nel numero totaledegli interventi e nasconde la dimi-nuzione presente tra le sole donneitaliane.

Nuove esigenze sanitarieIn generale, il fenomeno immigra-torio si presenta sempre più diversi-ficato, nel territorio, nel tempo e nel-le caratteristiche del progetto di mi-grazione. Certamente, la presenza dinumerose donne e di intere famiglieha cambiato notevolmente lo scena-rio immigratorio. Di conseguenza, sisarebbe dovuto modificare anche ilmodello di assistenza sanitaria pro-posto dal nostro Servizio SanitarioNazionale. Eppure, così non è stato.Invece di accettare la presenza di per-sone provenienti da culture altre, erimodellare una offerta di servizi so-cio-sanitari diversificati, elastici e so-prattutto a misura umana, si è prefe-rito cercare di rivolgere agli stranie-ri quegli stessi servizi che spesso nonerano più attenti alle persone, masolo alle malattie, o ancora meglioalla logica di produrre profitto dal-

Ridisegnareun nuovo modello di sanità

Il fenomeno immigratorio nel nostro Paese si presenta semprepiù diversificato, nel territorio, nel tempo e nelle caratteristichedel progetto di migrazione. La presenza di numerose donne edi intere famiglie ha cambiato notevolmente lo scenarioimmigratorio. Ma il nostro Ssn non è stato ancora in grado dirimodellare un’offerta di servizi socio-sanitari diversificati,elastici e soprattutto a misura umana

LA SALUTE DELLA DONNA IMMIGRATA

di Aldo Morrone*

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le malattie. Si è travasato nella sani-tà una massa di persone straniere chehanno sostituito nelle fruibilità delservizio stesso gli italiani che ormai,ad eccezione dei servizi di emergen-za e di alta tecnologia, si rivolgonoal privato. Si tratta di una percentua-le di oltre il 25-30 per cento dell’in-tera popolazione che utilizza i servi-zi pubblici. È ancora lontano lo svi-luppo di una medicina attenta allecomplesse problematiche delle per-sone con il rispetto delle diverse di-gnità e culture.

L’esperienza dell’InmpL’esperienza accumulata dal nostroIstituto sul bisogno di salute degliimmigrati in generale e delle don-ne immigrate in particolare ci per-mette di definire alcuni aspetti del-l’immigrazione al femminile che ri-teniamo siano da tenere in conside-razione nelle future scelte di sanitàpubblica, soprattutto per ciò che ri-guarda la tutela della salute dei sog-getti deboli.- In Italia vi sono ormai più di tre

milioni e mezzo di immigrati e alloro interno si osserva un conti-nuo aumento della presenza didonne, di famiglie e di bambini.

- Secondo la nostra casistica l’in-tervallo di benessere “effetto mi-grante sano” tra la data di arrivoin Italia e la prima richiesta di as-sistenza medica si è ormai ridot-to a circa 30 giorni.

- La mancanza del permesso disoggiorno si associa a uno statodi precarietà economica e di di-sadattamento che, insieme alladistanza dai consueti circuiti del-l’informazione (si pensi a quan-to sia importante l’informazionenei programmi di educazione al-la salute) e alla mancata cono-scenza del diritto a poter ugual-mente accedere per via straordi-naria al Ssn, mina pericolosamen-te il già precario stato di salutedegli immigrati.

- Sebbene, dopo il 1994, il ricono-scimento giuridico del diritto al-l’assistenza in area materno in-fantile sia stato esteso anche allacomponente irregolare e nono-stante i servizi, specie nelle gran-di città, dichiarino un continuoincremento della domanda daparte delle donne straniere, per-sistono ancora notevoli ed ingiu-stificate differenze sia sul pianodella qualità dell’assistenza sia suquello dell’informazione e pre-venzione. Non tutte le donne

straniere vengono a conoscenzadella normativa sui diritti alla tu-tela della salute materno-infanti-le anche se irregolari o “clande-stine”.

- Tali carenze informative assumo-no particolare rilevanza sul pia-no epidemiologico perché con-dizionano scelte e comportamen-ti in grado di modificare l’accet-tazione della gravidanza, il suoandamento, le modalità del par-to e di influire sulla salute delbambino nel puerperio. Infatti lapercentuale di nati pretermine,importante fattore di rischio perla mortalità perinatale, risulta es-sere quasi doppia rispetto al va-lore riscontrato tra le madri ita-liane.

- Questi problemi sembrano esse-re maggiormente presenti tra ledonne che provengono dall’Eu-ropa dell’Est, tra quelle che sonopresenti in Italia da un minortempo, tra quelle con livelli piùbassi di istruzione, tra quelle me-no integrate e quelle appena ar-rivate irregolarmente, come lecentinaia di donne che da annisbarcano a Lampedusa e sono ac-colte al Centro di Prima Acco-glienza.

Occorrerà in futuro impegnarsi per-ché la presenza degli stranieri rilan-ci una politica socio-sanitaria più at-tenta alle fasce deboli della popola-zione, alle famiglie che vivono in pre-carie condizioni socio-economichee culturali.

Verso un nuovo modellodi sanitàParadossalmente, potrà essere il fe-nomeno immigratorio a favorire unnuovo modello di sanità più atten-

to alla realtà delle persone che ai ri-cavi nell’erogazione di prestazioni.Il Sistema sanitario nazionale puòrappresentare uno straordinariostrumento di inclusione sociale e diintegrazione, sempre che venga rea-lizzato privilegiando la prevenzionee l’accesso appropriato ai servizi,senza “dopare” artificialmente la do-manda di salute dei cittadini. Si trat-ta di impedire la realizzazione di unsistema sanitario che imponga unasorta di “consumismo farmacologi-co e di prestazioni sanitarie inappro-priate ed inutili. Negli ultimi annisembra di assistere ad un progressi-vo slittamento verso una gestionedella sanità improntata ad un forteeconomicismo, con il risultato dimettere in secondo piano la com-plessa strategia necessaria per pro-muovere e tutelare la salute dei cit-tadini: sembra emergere una ridu-zione impropria della tutela dellasalute al mero processo di erogazio-ne di prestazioni sanitarie. In que-

sto contesto spesso le regio-ni si sono limitate ad eroga-re o “vendere” prestazionisanitarie senza interveniresulle cause delle malattie esenza promuovere un’ade-guata prevenzione. Oggisiamo riusciti a rendere frui-bili alcuni servizi alle don-ne e alle famiglie immigra-te, ma senza che la medici-na indagasse sulle cause dimalattie dovute al lavoro ne-ro; siamo capaci di pratica-re interruzioni volontarie digravidanza nelle strutturepubbliche, ma non siamoancora in grado di favorirela maternità responsabileper le donne immigrate,

che percepiscono spesso la gravidan-za come l’anticamera del licenzia-mento. Ci sembra di essere nella di-rezione giusta, ma occorre ancorafare molta strada affinché la promo-zione della salute e la prevenzionedelle malattie siano assicurate allefasce più povere della popolazione,ed in particolare alle donne, sianoesse straniere o italiane. !

*Istituto Nazionale per la promozionedelle popolazioni Migranti e per ilcontrasto delle malattie della Povertà

Tra gli immigratiprovenienti dai Paesiad economia menoavanzata, i fattoridi rischio dovuti allapovertà eall’emarginazionesociale si associanoad un più alto rischiodi esiti negativiper la salute della donnain gravidanza, rispettoalla popolazioneospitante

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Una giovane ginecologa visita unapuerpera in un affollato ambula-torio ospedaliero di città. Osservai genitali, chiede delle lochiazio-ni. L’utero è a posto, l’allattamen-to prosegue bene, il seno non de-sta problemi: non c’è bisogno divederlo. “Tutto bene, torni alla fi-ne dell’allattamento”.La mamma, che non aveva con séil piccolo perché raramente la vi-sita è prenotata contemporanea-mente con il pediatra, e che sape-va tutto sull’allattamento perchéuna ostetrica la aveva informatadurante una lezione al corso te-nuto al consultorio, si ritiene sod-disfatta. La dottoressa è stata gen-tile, il parto, d’altronde, si era svol-to senza complicazioni. Questa laprassi nel lontano anno 2000.L’ospedale giustamente offriva al-la donna non solo la cura dallagravidanza al puerperio, ma ave-va anche corretto la modalità diassistenza alla nascita, rispetto aidecenni precedenti. Negli anniSettanta l’assistenza ostetrica erasuddivisa fra tre diverse equipe.Una per la preparazione al parto(visite da un ginecologo che spes-so non lavorava nell’ospedale do-ve la signora aveva deciso di par-torire), corso in un consultoriodel tutto dissociato dalla divisio-ne di ostetricia e ginecologia, par-to in ospedale o in una casa di cu-ra (quella vicino o quella indica-ta dalla mamma e dalle amiche)che magari seguiva o criteri del“parto dolce” o addirittura con-

sentiva al papà di entrare in salaparto al momento della nascita.Era quella l’epoca in cui si bana-lizzava il rischio del parto e si pre-tendeva di “umanizzarlo” attraver-so una “vasca da bagno” nella sa-la da parto, ma contemporanea-mente si moltiplicavano i ricorsialla magistratura per “malasanità”(“perchè non ha eseguito un Tcprima?”). L’epoca in cui si abban-donava il forcipe e la ventosa persostituirlo con il taglio cesareo,del quale gli specializzandi dive-nivano sempre più padroni. Si la-sciava il parto pilotato con ossito-cina a volontà...Non è la mia età e la mia passio-ne per la storia della ostetricia chemi fanno analizzare il recente pas-sato dell’assistenza al parto (par-don, assistenza alla “nascita”), mala voglia di futuro e il gusto diconsiderare la nostra professionecome medicina della persona chemi spinge a raccontarvi ciò cheera una prassi condivisa.

Una Scuola per umanizzarel’assistenzaQuanto fin qui scritto è ciò che ri-peto alla “Scuola annuale per psi-cologhe ostetriche e ginecologhe”della Fondazione Internazionale Fa-tebenefratelli che dirigo da 25 an-ni. Inizialmente aveva il nome diScuola per Conduttori di Corsi “dipreparazione al parto”, oggi “di ac-compagnamento alla nascita”. Lacreammo con Piscicelli, uno psico-somatista capace di strappare que-sta materia medica ai dictat dellapsicodinamica e di rendere alla por-tata di ostetrici (medici e midwives)l’approccio olistico a gravidanza e

parto.È attraverso questa Scuo-la che abbiamo cercato diumanizzare l’assistenzaostetrica. Alla Scuola so-no tenute a partecipare leragazze iscritte alla laurea

breve in ostetricia della Universitàdi Tor Vergata e sono invitati a par-teciparvi gli specializzandi e i dot-torandi in ricerca in neuropsicoen-docrinolgia della riproduzione esessualità, materia che insegno. Inrealtà vi partecipano principalmen-te laureande e laureate in psicolo-gia o medici che non hanno tempoper esplorare il mondo dei senti-menti e degli affetti, di ascoltare le“narrazioni” individuali della ge-stante e della puerpera, occupaticome sono a fare ecografie.Eppure questa Scuola, con i suoiCorsi tenuti dai conduttori in essapreparati, ha contribuito più diogni altra iniziativa a dare uno sti-le nuovo alla “nostra” maternità ea creare nella coppia genitoriale unmaggiore protagonismo. Ma anchequesto non basta più.Ora stiamo preparandoci a svolge-re Corsi sulla Genitorialità, miratiai problemi psicopedagogici nel pri-mo anno di vita e stiamo cercandodi elaborare strumenti metodologi-

di Romano Forleo*

Medico, ma anche filosofo

Counselling psicologico,talora psicoterapia efarmacoterapia debbonoentrare nel bagaglio delginecologo, se non vuoleessere trasformato in tecnicoo limitarsi a un apporto di“medicina di organo”

L’UMANIZZAZIONE DELLE CURE

Il XXI secolo in cui stiamooperando ci donerànuovamente la laurea di“medicus et philosophus”

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ci di counselling sulla vita di coppiadurante e dopo la nascita. Ovvia-mente per ginecologi.La cosa è resa più facile perché giàadesso le nuove generazioni di spe-cialisti sono rappresentate da don-ne, e così sarà nella ricerca, nel ma-nagement ospedaliero e special-mente nella didattica e formazione(Ecm compresa). La specialità si stafacendo più utile alla donna, nontanto per i pur giusti criteri dei “bol-lini rosa”, ma perché vi si impegna-no le donne.Stiamo anche sperimentando unnuovo approccio pedagogico, il co-sidetto metodo “narrativo”, che con-sente un miglior rapporto empati-co tra medico e “paziente” (si abo-lisca, e per sempre, il termine so-ciologico-aziendale di “utente”!) eche comporta una educazione per-manente della/del ginecologo ba-sata sulle scienze umanistiche (“me-dical humanities”).Qualcuno dei medici che mi leggeavrà forse ascoltato la mia lezione“magistrale” di introduzione al Con-gresso di Napoli dello scorso anno,che presentava la sessuologia comemateria fondamentale della nostraprofessione e inaugurava un nuovomodo di fare una lezione scientifi-ca. È così che si faranno domanicongressi e incontri di studio. Qual-cuno avrà anche letto il bel libro suldolore di Paola Binetti, ex presiden-te della Società di Pedagogia medi-ca. È così che si affronta la proble-matica del dolore da parte dei me-dici. Molti spero abbiano letto il mioromanzo d’amore (“L’altro amore”.Baldini Castoldi Dalai Ed.) che af-fronta in modo indiretto il proble-ma del passaggio fra l’Eros e l’Aga-pe e che ha per protagonista un gi-necologo; mi auguro ancora chemolti di voi leggano “I segreti delledonne” (OGE Ed.), la vita roman-zata del più grande ostetrico dellastoria (Sorano di Efeso - II secolod.C), in uscita il prossimo gennaio.Ascoltare le narrazioni degli altri enel frattempo imparare a narrarsi,rivedendo la propria storia, sono glielementi del “cambiamento”, cosìimportanti nel nostro futuro.

Il counselling psicologicoin ginecologiaIl tema della tavola rotonda che miè stato chiesto di presiedere al Con-gresso Sigo di Torino, la depressio-ne post-partum, tenterà di esseresvolto con questo stile o perlome-no sarà di stimolo per i ginecologi

a considerare le turbe dell’umorecome un settore di impegno dellospecialista.Questo settore è oggi ritenuto fon-damentale non solo nella vecchiaEuropa: “Are you screening for de-pression in your practice?” chiede-va l’American College of Obtetricsand Gynecology attraverso una let-tera ai colleghi americani. Ciò chemi ha sorpreso non era tanto la do-manda, ma il risultato dell’indagi-ne (riportato sull’American Journalof Obstetrics & Gynecology): quasi il20 per cento considerava il tema deidisturbi dell’umore come facenteparte del normale impegno profes-sionale del ginecologo. Pochi, se-condo loro, ma tanti rispetto a noi.Temo che le problematiche legatealla diagnosi, il counselling e la te-rapia dei blues e della depressionepost-partum non siano quasi mai af-frontate nei nostri studi privati madelegate a psicologi e psichiatri. Ne-gli stessi incontri per gestanti offer-ti dagli ospedali penso che si conti-no sulle mani i Centri Nascita in cui

la “lezione” sulla depres-sione post-partum sia affi-data ad un ginecologo.Non spetta allo psichiatralo screening e tantomenoil triage e la prevenzione(se possibile) delle altera-zioni dell’umore! Questonon solo in gravidanza epuerperio, ma durante ilcheck-up della menopau-

sa e in tutte le stagioni di vita delladonna (si sa che la depressione del-la donna è circa tre volte superiorea quella dell’uomo, che la depres-sione comporta nel tempo e nellaetà avanzata turbe della memoria ealterazioni della sfera cognitiva, chenella adolescenza le turbe alimen-tari possono lasciare nella donnaproblemi futuri di depressioneecc.). Counselling psicologico, ta-lora psicoterapia e farmacoterapiadebbono quindi entrare nel baga-glio del ginecologo, se non vuoleessere trasformato in tecnico o li-mitarsi a un apporto di “medicinadi organo” bensì riprendere la stra-da, in parte interrotta, delle ecla-tanti scoperte biologiche del XX se-colo. Il ventunesimo secolo in cui stia-mo operando ci donerà nuovamen-te la laurea di “medicus et philoso-phus” e aggiungerà allo specialista ol-tre che ruolo e funzione di ostetrico(ob-stare, stare davanti) quello di ad-stare (stare dietro aiutando psicolo-gicamente la donna). !

Università Tor Vergata di Roma

Ascoltare le narrazionidegli altri e nel frattempoimparare a narrarsi,rivedendo la propriastoria, sono gli elementidel “cambiamento”,così importantinel nostro futuro

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La medicina si è impegnata fin dalsuo sorgere all’eliminazione dellamalattia mediante la sua eradicazio-ne chirurgica o medica, in epocapiù recente si è dedicata alla sosti-tuzione degli organi danneggiaticon protesi meccaniche o biologi-che evolvendo sia nel campo dellabioingegneria sia nel campo dei tra-pianti d’organo. Le protesi organi-che (vedi i prodotti protesici utiliz-zati ad esempio nelle plastiche delpavimento pelvico) hanno rappre-sentato un passo anch’esso impor-tante. Tutto ciò ha avuto come limi-te la estraneità della protesi rispet-to all’organismo ospite o la forma-zione di cicatrici. In questa fase del-la storia della medicina si sta propo-nendo un nuovo passo di estremaimportanza rivolto alla ricerca diprocessi che a partire da singole cel-lule giungono a produrre tessutiidentici all’organismo ospite, cer-cando così di riportare alla totale in-tegrità l’organo malato. Non è piùsoltanto l’anatomia a essere reinte-grata ma anche la fisiologia è recu-perata e rimessa in azione. Questoprocesso viene proposto attraversoil ricorso alle cosiddette “cellule sta-minali”.Una definizione comunemente ac-cettata di “cellula staminale”, anchese alcuni aspetti richiedono ancoraun maggior approfondimento, èquella di una cellula che ha due ca-ratteristiche:• la capacità di auto-rinnovamen-

to illimitato o prolungato, cioèla capacità di riprodursi a lungo

senza differenziarsi• la capacità di dare origine a cel-

lule progenitrici di transito, concapacità proliferativa limitata,dalle quali discendono popola-zioni di cellule altamente diffe-renziate (nervose, muscolari,ematiche, ecc.).

Lo studio di queste cellule non èparticolarmente recente, infatti, dacirca trent’anni esse hanno costitui-to un ampio campo di ricerca sia sutessuti adulti, sia su tessuti embrio-nali umani sia su culture in vitro dicellule embrionali provenienti daanimali da esperimento.Le possibilità di applicazione si stan-no continuamente allargando, dal-la ricostruzione delle cornee alla so-stituzione di cellule miocardiche in-fartuate, all’osteosintesi, etc. La to-tipotenzialità o pluripotenzialità dicellule estremamente giovani o fat-te regredire a uno stato primordia-le e la conseguente possibilità di in-durne lo sviluppo indirizzandoloverso la formazione di cellule adul-te, funzionalmente attive e ricono-sciute “self” dall’organismo ospite,ha sollevato una grande attenzionesia degli scienziati sia dei potenzia-li utenti. Questa attenzione ha re-

centemente subito un’impennataper la disponibilità di migliaia di em-brioni umani da cui recuperare lecellule staminali nell’ipotesi di unapiù rapida e fruttifera produzionedi tessuti utilizzabili nell’uomo. Lapreparazione di cellule staminaliembrionali umane implica oggi i se-guenti passaggi, in sintesi:1. la produzione di embrioni uma-

ni e/o l’utilizzazione di quelli so-prannumerari a fecondazione invitro o crioconservati

2. il loro sviluppo fino allo stadiod’iniziale blastocisti

3. il prelievo delle cellule dell’em-brioblasto o massa cellulare in-terna (ICM) (operazione cheimplica la distruzione dell’em-brione)

4. la messa in coltura di tali cellulefino alla formazione di coloniedette embrioidi (Embryoid bo-dies-EBs)

5. ripetuti passaggi in coltura dellecellule delle colonie ottenute fi-no alla formazione di linee cel-lulari capaci di moltiplicarsi in-definitamente conservando le ca-ratteristiche di cellule staminaliper mesi e anni.

Queste, tuttavia, costituiscono sol-tanto il punto di partenza per la pre-parazione delle linee cellulari diffe-renziate, ossia di cellule le quali pos-siedano le caratteristiche che assu-mono nei diversi tessuti (muscola-ri, nervose, epiteliali, ematiche, ger-minali, ecc).

Come ottenerecellule pluripotentiQuesti risultati hanno scosso il mon-do sia scientifico, sia biotecnologi-co, in particolare medico e farma-cologico, e non meno il mondocommerciale e massmediale: appa-rivano grandi le speranze che le ap-plicazioni che ne sarebbero segui-

Grandi prospettivee molte domandeIn campo scientificosono molti i dubbi ancorada risolvere e lasperimentazione in campoumano ancora non haacquisito quei numeri checi possono dare certezze

LE FRONTIERE DELLA GENETICA

di Nicola Natale*

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te avrebbero aperto nuove e più si-cure vie per la terapia di gravi ma-lattie; vie che da anni si stanno cer-cando.Ma l’uso terapeutico delle cellulestaminali, come tali, presenta rischinotevoli essendo, come si era con-statato nella sperimentazione sul to-po, tumorigeniche. Sarebbe stato,quindi, necessario preparare lineespecializzate di cellule differenziatesecondo la necessità e contempora-neamente superare completamen-te il problema dell’immunocompa-tibilità.Per queste ragioni furono propostetre vie di “clonazione terapeutica”,atte a preparare cellule staminaliembrionali umane pluripotenti conuna ben definita informazione ge-netica, cui far seguire poi la diffe-renziazione desiderata:1. trasferimento di un nucleo di una

cellula di un dato soggetto in unoocita umano enucleato, segui-to da sviluppo embrionale finoallo stadio di blastocisti e succes-sivamente seguire i processi giàdescritti fino ad ottenere le cel-lule differenziate desiderate.

2. Trasferimento di un nucleo diuna cellula di un dato soggettoin un oocita di altro animale conl’obiettivo di giungere allo svilup-po di un embrione, da utilizzarecome nel caso precedente.

3. Riprogrammazione del nucleo diuna cellula di un dato soggettofondendolo con il citoplasma dicellule staminali, ottenendo co-sì ibridi.

Ad ogni modo, anche questa viasembrerebbe esigere la premessa diutilizzare embrioni umani.Dagli studi delle cellule staminalidell’adulto nel trascorso trentennioera emerso chiaramente che in mol-ti tessuti adulti sono presenti cellu-le staminali, capaci di dare originesolo a cellule proprie senza possibi-lità di riprogrammazione, ma più re-centemente sono state riscontrate invari tessuti umani cellule staminalipluripotenti, nel midollo osseo, nelcervello, nel mesenchima di vari or-gani e nel sangue del cordone om-belicale, capaci di dare origine a piùtipi di cellule, in maggioranza ema-tiche, muscolari e nervose.Si è visto come riconoscerle, comeselezionarle, come sostenerle nellosviluppo e come condurle a forma-re diversi tipi di cellule mature me-diante fattori di crescita e altre pro-teine regolatrici.Tale sviluppo è stato ulteriormente

arricchito dalla possibilità di utiliz-zare metodi di ingegneria geneticae di biologia molecolare per l’ana-lisi del programma genetico e perla trasduzione di geni. Basti accen-nare che nell’uomo le cellule stami-nali del midollo osseo purificate so-no capaci di ricostituire l’intera po-polazione ematica in pazienti chericevono dosi ablative di radiazionie di chemioterapia, e questo con ve-locità proporzionale alla quantità dicellule usate. Si hanno già indizi sulcome indirizzare lo sviluppo di cel-lule staminali nervose utilizzandodiverse proteine (tra queste la neu-roregulina e la proteina 2 osteomor-fogena) capaci di indirizzare tali cel-lule a diventare neuroni o glia o an-che a muscolo liscio.I numerosi lavori (e si moltiplicanoa grande velocità) si concludonocon segni evidenti di soddisfazionee di speranze, pur prudenti, rappre-

sentando un indice delle grandi pro-messe che le “cellule staminali adul-te” riservano per una terapia effica-ce di tante patologie.

La questione eticaOggi si riconoscono risultati positi-vi in campo umano già in patologiedi organi e tessuti diversi: corde vo-cali, malattie ematologiche, cornea,miocardio, ecc e le cellule embrio-nali sono acquisite dai tessuti adul-ti, da cellule del cordone ombelica-le, dal liquido amniotico, da embrio-ni, ecc e quasi ogni giorno nuove no-tizie sono divulgate dalla stampascientifica, ma non solo, e il mondomass mediale vi si aggrappa come atavole di salvataggio. Numerosi in-terrogativi però ancora sono aperti.

In campo scientifico sono molti idubbi ancora da risolvere e la spe-rimentazione in campo umano fi-nora non ha acquisito quei numeriche ci possono dare certezze. Sonopiù attive le cellule provenienti daembrioni o quelle provenienti datessuti adulti (tra cui annoveriamoanche il cordone ombelicale o il li-quido amniotico)? Durante il con-gresso Sigo è stata programmatauna sessione su questo tema emer-gente. In questa sede però manca,volutamente, un aspetto di estremaimportanza, necessario per affron-tare compiutamente questo proble-ma: non è messo a tema l’aspettoetico.Anche in campo etico molti inter-rogativi sono stati sollevati, ad esem-pio: è lecito produrre o anche so-lo utilizzare gli embrioni come sor-genti di cellule staminali a scoporicerca o terapia? È lecito distrug-

gere embrioni per ottene-re cellule staminali? È le-cito usare la clonazione aifini della ricerca e/o del-la terapia? La trasduzionegenica ha un fondamen-to etico?Come si vede gli interro-gativi sono molti e ad essibisogna dare risposta.Queste risposte però ri-chiedono mente apertae sgombra da pregiudizi,che analizzi il metododopo aver consideratoadeguatamente i dati che

la Scienza offre. Affermazioni ge-neriche e pregiudiziali possono so-lo aiutare la confusione e deviarela ricerca stessa dal raggiungimen-to degli obiettivi che essa si pone.La scienza non può essere rispo-sta sola a se stessa, ma ricerche,correttamente eseguite e corretta-mente trasmesse, costituiscono labase per un corretto giudizio eti-co. Molto appassionante quindil’argomento con molte prospetti-ve e molti, stimolanti, punti inter-rogativi. La sessione prevista per ilCongresso Sigo potrà, ci auguria-mo, fare il punto sulle realtà e pro-spettive cliniche e di ricerca e por-re le basi per una corretta valuta-zione etica. !

*Istituto Clinico Santa Rita - Milano

Gli interrogativi sonomolti e ad essi bisognadare risposta. Questerisposte però richiedonomente aperta e sgombrada pregiudizi, che analizziil metodo dopo averconsideratoadeguatamente i datiche la Scienza offre

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Chi siamo oggi?La ginecologia ha una sua impor-tante peculiarità: è essenzialmenteuna medicina di “genere”; si rivol-ge alle donne e comincia a farlo sindall’adolescenza, epoca della lorovita nella quale si verificano straor-dinarie trasformazioni sia dal pun-to di vista fisico che psicologico.Le donne sono molto cambiate, so-prattutto negli ultimi ottant’anni:da fattrici di potenziali soldati perla patria o mute vestali del focolaredomestico esse hanno progressiva-mente e faticosamente conquistatoruoli e diritti in una logica di civileparità rispetto ai maschi.In questo particolare processo evo-lutivo era inevitabile che mutasseanche la figura del “medico delledonne”, ovvero dello specialista acui è affidata la salvaguardia dellasalute delle donne non soltanto li-mitatamente all’apparato riprodut-tivo ma considerando la sfera geni-tale nell’intero contesto del vissutofemminile.Ma è stato realmente così? Davveronegli ultimi decenni il ginecologoha dismesso l’atteggiamento un po’paternalistico con cui trattava le suepazienti? Veramente egli è stato ca-pace di interpretare i cambiamentidel costume, del ruolo sociale, del-le emozioni di donne sempre me-no condizionate dalla preoccupa-zione di gravidanze non cercate main difficoltà per stili di vita non fa-cilmente coniugabili con i loro rit-mi, le proprie esigenze, la loro vo-

glia di emancipazione?Il ginecologo in passato veniva vistocome un medico specialista, gene-ralmente maschio, alle cui cure ri-correre prevalentemente in caso digravidanza o di parto difficili o al-lorquando era proprio indispensa-bile per risolvere situazioni di gra-ve malattia a carico dell’apparatogenitale femminile.E oggi chi è il ginecologo? Ha il vol-to affascinante e i modi accattivan-ti dell’attore Richard Gere nel fa-moso film di Robert Altman “Il dot-tor T & le donne”? O è uno specia-lista che faticosamente prova a svol-gere il suo compito non facile, stret-to tra l’assillo della burocrazia del-le Asl e i turni d’ospedale?E il contesto in cui si svolge questoimportante incontro professionaleè sempre adeguato? A scorrere l’Ita-lia si potrebbe notare come spesso,particolarmente al Sud, una visita

così delicata e carica di emotivitàper la donna non si svolge in am-bienti particolarmente accoglienti,almeno nelle strutture pubbliche.

La donna e il “suo” medicoDunque: una donna e il “suo” me-dico. Un rapporto non sempre sem-plice tra questi due soggetti ancheperché in effetti quella ginecologi-ca è una visita “difficile”, per il disa-gio legato alla posizione, al pudore,all’esplorazione interna, all’ansiaper la diagnosi… Per questo alcunedonne preferiscono rivolgersi aun’altra donna, perché ciò le fa sen-tire meno imbarazzate durante le vi-site e più comprese quando espon-gono le loro paure, altre invece pre-feriscono un uomo “perché le fasentire più sicure”.In un passato non troppo remoto ledonne erano abituate ad affidarecompletamente la propria vita al-l’uomo; oggi invece assistiamo a unacrescente propensione delle donnead esprimere le loro problematicheal medico-donna, per sua natura piùincline all’ascolto.Nel prossimo futuro probabilmen-te si verificherà una prevalenza del-le ginecologhe rispetto ai colleghimaschi: nelle Scuole di Specializza-zione in Ginecologia si sta verifican-do (non solo nel nostro Paese) unavera e propria inversione tra uomi-ni e donne nel rapporto di iscritti:9 donne e 2 uomini!L’atteggiamento delle donne neiconfronti del proprio medico, sia es-so maschio o femmina, è senz’altromutato e a ciò hanno contribuito imass media, la maggiore libertà in-dividuale, l’emancipazione femmi-nile, il ruolo stesso che la donna svol-ge nella società: le adolescenti, adesempio, si recano sempre più spes-so dal/la ginecologo/a senza il coin-volgimento dei propri familiari (lamadre in particolare), come inveceavveniva quasi sempre in passato.

Una fiducia basatasul dialogoQuesto particolare rapporto tra noiginecologi e le donne che si instau-ra quindi sin dalla giovane età ri-chiede particolari cautele e capaci-tà di gestione da parte dello specia-lista. Un ruolo fondamentale e de-licato in questo contesto è rappre-sentato dalla capacità di comunica-re, di stabilire un legame bidirezio-nale che aiuti a superare le difficol-tà legate a una visita che assume ri-svolti peculiari che esulano dal sem-

Noi, medicidelle donneCome nel celebre verso di Neruda “noi quelli di allora piùnon siamo gli stessi”. Il cambiamento che ha investito lanostra figura professionale è stato molto profondo, più chein altre specialità. Perché ad essere cambiate sonosoprattutto loro: le donne. E noi, “medici delle donne”,come e quanto siamo cambiati? E quali requisiti dobbiamopossedere oggi per essere dei “bravi ginecologi”?

IL GINECOLOGO OGGI

di Carlo Maria Stigliano*

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plice esame clinico generico. Conuno stile di comunicazione “parte-cipativo”, in effetti, i ginecologi han-no pazienti più collaboranti, piùsoddisfatte e seguite più a lungo.Il raggiungimento di una realtà co-mune e condivisa fra medico e pa-ziente è uno degli aspetti centralidella comunicazione in medicina,ancor più in un ambito di forte im-patto emotivo come la ginecologia.Nelle strutture sanitarie i medici eil personale curante indicano le ca-renze nelle tecniche di comunica-zione come uno dei motivi maggio-ri di insoddisfazione professionalee a volte anche le premesse per fu-turi contenziosi medico-legali.È pur vero che il meccanismo co-municativo, specialmente in cam-po sanitario, richiede competenzeed esperienza e necessita di un per-corso formativo specifico per glioperatori; purtroppo nei nostri cor-si di laurea e di specializzazione po-co o nulla si insegna in questo purfondamentale campo!E allora, quali sono i requisiti chedovrebbe possedere il “bravo gine-cologo”? Innanzitutto la disponibi-lità al dialogo, attraverso un ascol-to attivo, con l’utilizzo di un lin-guaggio adeguato all’interlocutri-ce; essenziale è anche la capacità dirispondere in modo semplice a que-siti sanitari specifici, il saper ricono-scere e supportare l’ansia altrui,contenendo la propria ansia.Ma tutto ciò è possibile in un am-bulatorio pubblico dove la pressan-te richiesta dell’Istituzione sanita-ria non si cura di questi aspetti e va-luta esclusivamente i tempi e i nu-meri delle prestazioni?

Capire e farsi capireCome ci poniamo di fronte a pa-zienti considerate a volte “difficili”soltanto perché vorrebbero megliocapire o perché magari provano adesprimere le loro ansie, la loro an-goscia verso il timore di malattie an-che gravi e a carico di organi checulturalmente vengono considera-ti l’essenza stessa dell’essere don-na? Quale atteggiamento, quale di-sponibilità, quale gestualità mettia-mo in atto?Alcuni colleghi arrivano ad inter-rompere la paziente anche pochisecondi dopo che ella ha iniziato aparlare, non tenendo conto del fat-to che spesso il primo disturbo checi segnala non è il più importante.Le nostre pazienti ci osservano:ogni nostro gesto, anche banale,

ogni parola che pronunciamo vie-ne interpretata, tradotta in sensa-zioni che possono generare ansia;un medico frettoloso o supponen-te, che si arrocca nella sua “compe-tenza”, un ginecologo che non rie-sce a “comunicare” pienamente,che non percepisce le attese e le ne-cessità della paziente, spreca unaformidabile opportunità di fare del-la buona medicina e contribuisce arafforzare quel sempre più diffusosenso di diffidenza – se non di osti-lità – verso la classe medica che pur-troppo è ormai percepibile nel no-stro Paese.L’informazione alle donne deveinoltre essere chiara, veritiera e ba-sata su sicure evidenze scientifiche:senza falsi pietismi ma con la capa-cità di trasmettere solidarietà e par-tecipazione ai problemi connessicon la malattia.La comunicazione è lo strumentofondamentale per una corretta edefficace relazione medico-paziente,particolarmente in ostetricia e gi-necologia.Le donne al proprio specialista gi-necologo chiedono informazione,comprensione, rassicurazione, pro-tezione, sicurezza, discrezione, aiu-to e naturalmente – quando neces-sario – cure adeguate.La comunicazione diretta, bidire-zionale, che si istabilisce tra il gine-cologo e la donna che ad esso si ri-volge, se è condotta in modo pro-fessionale e competente da parte

del sanitario, rappresenta il più ef-ficace strumento per capire e farsicapire, per comprendere il vissutodella donna anche rispetto al pro-prio corpo, evidenziare punti di de-bolezza e conoscenze: in sostanzaper creare un effettivo rapporto col-laborativo e di fiducia.Tra i medici, soprattutto il gineco-logo deve essere capace di dareascolto, un ascolto empatico, checomprenda i bisogni e le richiestedella paziente restituendo com-prensione e dando sicurezza. Lacomprensione della malattia è ele-

mento fondamentale per il medi-co: entrare nei meccanismi di ela-borazione del disagio e/o della ma-lattia consente un’efficace raccoltadi dati anamnestici ed una sicurapartecipazione e collaborazione daparte della nostra paziente.Ciò è ancor più importante quan-do si tratta di comunicare una cat-tiva notizia: in tali circostanze la ca-pacità di comunicare, di essere em-patici nei confronti di queste per-sone riveste un’importanza deter-minante per il prosieguo del rap-porto medico paziente e in largamisura per il futuro della pazientestessa.Il contesto ambientale in cui si svol-ge il colloquio tra ginecologo e don-na è un elemento molto importan-te. Interruzioni da parte di altri ope-ratori, telefoni che squillano, mo-menti di disattenzione da parte delmedico sono tutti elementi che in-ducono la paziente a percepire scar-sa attenzione verso di sé e quindi aritrarsi dal colloquio, in sostanza ainterrompere il rapporto comuni-cativo con il ginecologo.

Comunicazione:una tecnicache si apprendeIn conclusione da queste mie con-siderazioni appare evidente la gra-ve carenza esistente nel campo del-la preparazione dei medici sul te-ma della comunicazione interper-sonale nei confronti dei pazienti.

Tale lacuna è ancor più ri-levante per la peculiaritàdel rapporto tra lo specia-lista ginecologo e le don-ne che ad esso si rivolgo-no: in una prospettiva diadeguamento della figu-ra e del ruolo del gineco-logo è ormai indispensa-bile quindi istituire speci-fici corsi di formazione edi perfezionamento nel

campo della comunicazione. Netrarranno sicuro giovamento i rap-porti umani tra operatori sanitari ecittadini, migliorerà la qualità delleprestazioni specialistiche nella no-stra disciplina e verosimilmente sidepotenzieranno alcuni dei mecca-nismi che spesso portano a difficilicontenziosi legali.Tutto ciò nell’ottica del “prendersicura” e non soltanto di “curare” lenostre donne. !

*Direttore U.O.C. GinecologiaPreventiva e Consultori Familiari,Castrovillari - Asp Cosenza

Le nostre pazientici osservano: ogni nostrogesto, anche banale, ogniparola che pronunciamoviene interpretata,tradotta in sensazioni chepossono generare ansia

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Puntualmente ogni anno alle no-stre assemblee si ripropone il temadella scarsa rappresentanza di col-leghe impegnate nella nostra pro-fessione a livello degli organismidirigenti delle Società.Il congresso Sigo organizzato que-st’anno a Torino sembra però vo-ler dare una svolta a questo percor-so già visto, facendosi portatore diun messaggio sostanzialmente in-novativo e incoraggiante: la pre-senza di due sessioni in cui vienedato spazio e risalto alle questionidi genere, sia per quanto riguardal’aspetto tecnico delle patologieche maggiormente colpiscono lenostre assistite, sia per quanto ri-guarda le pari opportunità nellaprofessione, sembrano infatti frut-to di una consapevolezza nuovanell’affrontare il tema della “gen-der equity” anche nel nostro am-bito professionale.Vorrei poter pensare che sia final-mente chiaro che non di un rigur-gito di femminismo, né tanto me-no di un conato rivendicativo, madella necessità di riscrivere la no-stra attività alla luce di un puntodi vista nuovo, fino ad ora mai ve-ramente considerato: una grandericchezza che porta in sé una spin-ta propulsiva ed innovativa, in gra-do di innescare mutamenti di cuimai come oggi si avverte la neces-sità.Le donne nel nostro ambito pro-fessionale sono prima di tutto unarealtà: sono donne le nostre assi-stite, sono in prevalenza donne leostetriche e le infermiere con cuicollaboriamo, sono oltre il 30% ledonne iscritte alla nostra società,

una percentuale destinata a cresce-re, se è vero come è vero che le no-stre scuole di specialità sono fre-quentate in prevalenza da iscrittedonne. Se i servizi avessero un ge-nere, certamente l’Ospedale ap-parterrebbe al genere maschile,per orari, turni, impegni, livello dicompetitività.Ma l’avere aperto al territorio e aiginecologi privati ci ha mostratoquali e quante risorse vi sono pre-senti, e quante di esse siano rigo-rosamente al femminile.

Per la verità la questione non ri-guarda soltanto il nostro Paese seè vero che nel 2007 una rivista pre-stigiosa come il Bmj è stata anima-ta da articoli ed editoriali su quel-lo che poteva significare la “fem-minilizzazione” della nostra pro-fessione, e se è del tutto recente,dell’agosto 2008, la pubblicazioneda parte dell’American Journal di unarticolo dal suggestivo titolo “Wo-men in obstetrics and gynecology:appreciating the past looking tothe future”.

I nostri atoutIn questo dibattito, forse ancoratroppo povero di contenuti nel no-stro Paese, si è auspicata la valoriz-zazione di alcune caratteristichedel genere femminile: la capacitàmanifestata sin dai tempi antichidi farsi carico dei problemi deglialtri, in particolare dei più deboli,di dare supporto psicologico e so-ciale, di occuparsi della sofferenzae della nascita, sono garanzie perun contributo importante in unasocietà in cambiamento nella qua-le si affacciano antiche e nuove po-vertà.La maggiore facilità nell’andare in-contro ai bisogni di salute e di cu-ra della popolazione femminile edi comprendere meglio le proble-matiche delle assistite sono un al-tro aspetto che può introdurre unachiave di lettura dei fenomeni deltutto nuovo e può certamente aiu-tarne la comprensione.Una maggiore tendenza alla pre-

venzione e una minore“invasività” sono altrettan-ti elementi che ben sisposano con quello cheoggi si muove e chiede diessere rappresentato nel-la nostra cultura profes-sionale.L’accettazione del limite,quella minore attrazioneper il mito della tecnolo-

Una chiave di lettura nuovaper riscrivere la nostra professione

DONNA E MEDICO

Abbiamo pensato lesocietà scientifiche comeluoghi in cui si spartivanodei “poteri” che nonci interessavano e di cuinon volevamo esserepartecipi, e ce ne siamodi fatto tenute lontane

di Valeria Dubini*

Le donne nel nostro ambito professionale sono prima ditutto una consistente realtà: sono donne le nostre assistite,sono in prevalenza donne le ostetriche e le infermierecon cui collaboriamo, sono oltre il 30% le donne iscrittealla nostra società. Una percentuale destinata a crescere

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gia e della presa di potere sulla na-tura possono rivelarsi elementi digrande equilibrio in molte questio-ni che agitano oggi la nostra pro-fessione: inoltre la maggiore dispo-sizione ad accogliere i problemi ecomunicare le possibili opzioni nel-la scelta possono aiutare a ricostrui-re le basi troppo minate di un rap-porto medico-paziente impronta-to al paternalismo, per condurciverso una cultura più simmetricae partecipata fatta di decisioni con-cordate.

Verso una“femminilizzazione“della medicinaNon è casuale che in un convegnoin cui il tema portante è rappre-sentato dalle “Età della donna tranatura e tecnologia” si sia avverti-ta l’esigenza di dare spazio anchealle tematiche di genere.Certo c’è anche chi manifesta scet-ticismo riguardo a questo proces-so: chi vede nell’indebolimento diprestigio e di potere, anche econo-mico, che la nostra professioneprogressivamente conosce la cau-sa e insieme la possibile conse-guenza della “femminilizzazione”della medicina. Sta anche a noi im-pegnarci perché questo non acca-da, sta anche a noi essere consape-voli delle nostre “differenze” e po-tenzialità e non appiattirci su po-sizioni che non ci appartengonoanche se sembrano talvolta rende-re le cose più facili. In questi anniil nostro pragmatismo e la neces-sità di dosare le nostre forze traprofessione e privato ci hanno for-se fatto vedere come poco appeti-bile la partecipazione a questionisocietarie: abbiamo pensato le so-cietà scientifiche come luoghi incui si spartivano dei “poteri” chenon ci interessavano e di cui nonvolevamo essere partecipi e ce nesiamo di fatto tenute lontane. Maicome oggi le società hanno invecebisogno delle nostre risorse, dellanostra attitudine allo studio e allaformazione per garantire una buo-na crescita culturale, delle nostrefresche energie ancora non trop-po logorate da questioni politiche,per ricercare quegli elementi dinovità che da molte parti si recla-ma. Non credo che le quote rosasiano una vera soluzione: non sitratta infatti soltanto di assicurareuguale rappresentanza numericaper uomini e donne (“genderequality” per dirlo con l’editoriale

di Laura Reichenbach pubblicatosul BMJ del 2004) ma semplice-mente di rappresentare più fedel-mente quella che è la realtà, garan-tendo equità e possibilità di parte-cipazione (“gender equity”) e dan-do spazio a tutte le voci, nella con-sapevolezza che è nella diversità

che possiamo trovarenuova forza e ricchezzaper tutti quanti.È anche nostra responsa-bilità, dunque, riuscire astare dentro il confrontoe lavorare con impegnoper uscire dalla paludedelle rivendicazioni e af-

fermare una idea di potere chenon sia fine a se stesso e non vivasoltanto del proprio possesso madell’obiettivo di innescare dei cam-biamenti positivi. !

*U.O. Ginecologia e Ostetricia,Nsgd – Asl 10 FirenzeUfficio di presidenza Aogoi

Se i servizi avesseroun genere, certamentel’Ospedale apparterrebbeal genere maschile: perorari, turni, impegni,livello di competitività

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L’Aogoi è stata sempre molto atten-ta alla questione del contenzioso me-dico-legale collegato all’errore sani-tario e già nel 2002 aveva lanciato trai suoi associati la campagna “Tutelae Prevenzione” per sensibilizzare i so-ci su questo problema. In questi an-ni molta strada è stata percorsa e daiprimi convegni, nei quali l’attenzio-ne era rivolta soprattutto alla gestio-ne del contenzioso giudiziario, si èpassati alle manifestazioni orientatea sensibilizzare il legislatore su que-sto problema, per poi approdare aicorsi per la prevenzione del rischioclinico. Seguendo questo cammino,i nostri soci hanno cominciato a ma-turare la consapevolezza che solo at-traverso la prevenzione dell’erroremedico e sanitario si possono evita-re i danni alla salute del paziente ele conseguenze civili e penali per ilmedico. Il problema è complesso. Imagistrati spesso si limitano a giudi-care la colpa, trascurando la ricercadelle cause che hanno portato all’er-rore. Di conseguenza comminanouna sanzione all’individuo lasciandoinvariato il contesto, permettendoche l’errore si ripresenti in circostan-ze analoghe, anche se con altri pro-tagonisti. Da parte loro, i gestori del-la sanità, guardano ai costi immedia-ti della prevenzione e non sono di-sposti a finanziare i progetti finaliz-zati a prevenire gli errori. I medicicontinuano a commettere gli stessierrori. I medici non hanno avuto unaformazione orientata alla prevenzio-ne dell’errore e spesso resistono aicambiamenti che potrebbero ridur-re l’incidenza degli errori. In questasituazione, il compito di introdurrenell’attività clinica delle pratiche ido-

nee a prevenire il rischio sanitario èdestinato a ricadere sulle societàscientifiche, come l’Aogoi e la Sigo.In pratica, se l’obiettivo del risk ma-nagement è di individuare le causedell’errore e studiare i provvedimen-ti idonei ad ostacolare il ripetersi diquell’errore, il compito delle Socie-tà scientifiche dovrà essere quello difocalizzare l’attenzione dei propri as-sociati sugli errori che si verificanodurante l’esecuzione degli atti medi-ci specifici per la propria branca, ana-lizzarne le cause e indicare agli spe-cialisti i comportamenti più sicuri,insieme alle tecniche e alle procedu-re più idonee a garantire il massimodella sicurezza.Per poter prevenire l’errore medicoin Ostetricia e Ginecologia è neces-sario avere ben chiaro a quali inter-venti e procedure della specialità siassociano più frequentemente gli er-rori. In Italia, purtroppo, non dispo-niamo di dati certi sull’incidenza deisinistri in Ostetricia e Ginecologia etanto meno sulla loro natura. Attual-mente circolano dei dati, frutto distime molto grossolane, che sono

spesso causa di equivoci e di smenti-te imbarazzanti per tutta la classe me-dica. L’osservatorio dell’ex ministe-ro della Salute stenta a decollare, acausa dei conflitti fra Governo e Re-gioni, per questioni di rispetto dellaprivacy ed anche per gelosie fra fun-zionari. La conseguenza è che nonc’è un ente in grado di fornire deidati certi sugli errori sanitari, e an-cor meno su quelli che si manifesta-no nella nostra specialità.Il programma “Scudo giudiziario Ao-goi” ha cercato di sopperire a questacarenza costruendo un database coni sinistri che si sono verificati in oste-tricia e ginecologia. Questo è statopossibile grazie agli strumenti di tu-tela che l’Aogoi, con lungimiranza econ notevole impegno finanziario,sin dal 2002, ha messo a disposizio-ne dei propri soci. Mi riferisco allaPolizza “Tutela legale” per la difesanei procedimenti penali, alla qualeè stata affiancata, nel 2007, l’assicu-razione della Responsabilità Civile.Utilizzando anonimamente le 444denunzie di sinistro che sono statepresentate per attivare queste duepolizze, è stato possibile costruire undatabase con tutti gli eventi avversinei quali sono rimasti coinvolti i so-ci Aogoi. Questo database è stato in-tegrato anche con i sinistri segnalatidal 2004 (462) da tutti coloro chehanno richiesto l’assistenza del ser-vizio M.A.M.M.A. AOGOI.L’insieme di tutti questi dati, anchese non ci consentirà di conoscerel’esatta incidenza degli errori medi-ci nella nostra specialità perché noncomprende tutti i sinistri che si sonoverificati nel periodo, ci permetteràtuttavia di individuare quali sono i si-nistri che si verificano con maggiorfrequenza nelle diverse branche del-l’ostetricia e ginecologia.Questo sarà il primo passo verso laGestione del Rischio Clinico. L’obiet-tivo che ci dobbiamo prefiggere, unavolta individuati gli errori più ricor-renti, è quello di comprendere i mo-tivi che hanno favorito il realizzarsidell’errore, al fine di trovare gli ac-corgimenti più idonei da adottareper rendere più difficile il ripetersidello stesso errore.

! I dati ottenuti dalle denunce deisinistri sono in corso di elaborazio-ne e saranno presentati a Torino,martedì 7 ottobre, nella sessioneche il Congresso Nazionale Sigo2008 dedicherà allo “Scudo Giudi-ziario Aogoi”.*Gruppo operativo M.A.M.M.A. AOGOI

Il nostro contributoalla prevenzione

IL RISCHIO CLINICO

In Italia, non disponiamo di dati certi sull’incidenza dei sinistriin ostetricia e ginecologia e tanto meno sulla loro natura. Ilprogramma “Scudo giudiziario Aogoi” ha cercato di sopperirea questa carenza costruendo un database con tutti gli eventiavversi nei quali sono rimasti coinvolti i soci Aogoi

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di Carmine Gigli*

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Fino a pochi decenni or sono la me-dicina si poneva in modo neutralerispetto al genere, sottolineando ladistinzione tra donne e uomini solonelle patologie a carico della sferagenitale e riconoscendo una speci-ficità alle donne soltanto in relazio-ne alla riproduzione. Si può dire in-vece che la ricerca medica è stata fi-no a pochi anni or sono un’attivitàcaratterizzata da un’impronta “di ge-nere”, ma nel senso di avere comepunto di riferimento e come ogget-to e soggetto dello studio il generemaschile; gli argomenti scelti, i me-todi utilizzati e la successiva analisidei dati sono sempre stati il frutto diun punto di vista maschile. Nei casiin cui le stesse patologie colpisconouomini e donne, gli uomini sonoconsiderati la norma per quanto ri-guarda la valutazione dei sintomi, laprognosi e l’efficacia di trattamenti.In questo modo le cure mediche of-ferte alle donne sono compromesseda un vizio di fondo, il cosiddetto“bias di genere”, un pregiudizio del-la medicina nei confronti della don-na, evidente non solo nella scelta deitemi, ma anche nel disegno di mol-te ricerche, nell’analisi dei risultatidegli studi sperimentali e nelle con-clusioni che si traggono.

Studi clinici off limitsper le donneLo storico coinvolgimento prevalen-temente maschile negli studi clini-ci, in particolare quelli relativi all’im-piego di nuovi farmaci, trovava varie

giustificazioni: difficoltà nell’arruo-lamento e nel mantenimento di uncampione adeguato di donne; timo-re di interferenze delle variazioni or-monali tipiche dell’organismo fem-minile sulle sostanze farmacologi-che da testare; preoccupazioni cir-ca il rischio di tossicità in donne po-tenzialmente fertili.Per questa serie di motivi le donnein età fertile e le donne in gravidan-za sono state sistematicamente esclu-se dalla maggior parte degli studi cli-nici. Ciononostante i risultati deglistudi (condotti dunque per lo piùsui maschi) vengono ritenuti univer-salmente validi e applicati anche al-le donne. Alcuni altri elementi ca-ratterizzano la specificità della me-dicina di genere e la sua dirompen-te attualità:- le donne hanno più difficoltà nel-l’accesso alle cure sanitarie sia percause di tipo economico (maggio-re disoccupazione, livelli inferioridi occupazione, ecc.), sia per diffi-coltà culturali (minor attenzione al-le campagne di promozione dellasalute), sia a causa del ruolo socia-le (le donne hanno meno tempoper occuparsi della propria saluteoccupate come sono a “prendersicura” degli altri);- le donne si ammalano oggi di pa-tologie che una volta erano appan-naggio prevalentemente maschile equesto determina una percezionedel rischio distorta, che si traducetalora in pericolosi ritardi di diagno-si, oltre che nell’adozione di misure

terapeutiche non sempre adeguate.Le malattie cardiovascolari sono unesempio significativo in questo sen-so. Non a caso la prima volta in cuiin medicina si parla della “questio-ne femminile” risale al 1991 quan-do l’allora direttrice dell’Istituto Na-zionale di Salute Pubblica america-no, Bernardine Healy, in un famo-so editoriale della rivista New EnglandJournal of Medicine parlò di “Yentl Syn-drome” in riferimento al comporta-mento discriminante dei cardiologinei confronti dell’altra metà del cie-lo. La scienziata commentava duestudi: nel primo si dimostrava comeuna serie di donne ricoverate in te-rapia intensiva per un episodio ische-mico acuto avessero maggiori pro-babilità di subire errori diagnosticie terapeutici rispetto agli uomini.Nel secondo studio si sottolineavacome, nonostante la diagnosi di ma-lattia coronarica di grado severo, lepazienti di sesso femminile venisse-ro invitate meno dei maschi a sotto-porsi agli eventuali interventi comeby-pass e angioplastica. La Healy con-cludeva che ciò non avveniva sullabase di reali motivi clinici ma solo inrelazione ad una chiara discrimina-zione messa in atto dai cardiologinei confronti del sesso “debole”(Yentl, appunto). Da quel momen-to in poi il mondo scientifico iniziòa pensare a quale valore potesse ave-re l’essere donna nel trattamentodella malattia coronarica e gradual-mente dalla cardiologia la critica al-la medicina dal punto di vista di ge-nere si è spostata ad altri campi: lapatologia psichiatrica, da tempo ap-pannaggio preponderante del gene-re femminile colpito da depressionimaggiori, disordini dell’affettività,disordini dell’alimentazione, ansiae attacchi di panico in netta preva-lenza rispetto al maschile; l’oncolo-gia con sempre maggiore attenzio-ne alla patologia polmonare, diven-tata negli ultimi anni una delle piùfrequenti localizzazioni di neoplasiaanche nelle donne a causa della dif-fusione dell’abitudine al fumo; la far-macologia, nel tentativo di colmareil clamoroso ritardo nella sperimen-tazione orientata secondo il generee nella acquisizione di strumenti permigliorare la sicurezza dei farmacianche nelle donne, comprese ledonne fertili e in gravidanza.

L’ottica di genereAdottare in campo medico una pro-spettiva di genere e ridisegnare la ri-

L’altra metà del cielo è stata la grande esclusa della ricercamedica: i trial clinici, in particolare quelli relativi all’impiegodi nuovi farmaci, hanno sempre interessato prevalentementel’universo maschile. Ma ora gli scenari stanno cambiando:l’attenzione delle istituzioni e del mondo medico verso lespecificità femminili sta crescendo sempre di più

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Dalla ricercauna salute a misuradi donnadi Valentina Donvito*

RIFLESSIONI SULLA MEDICINA DI GENERE

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Gli italiani e le MncLe incredibili scoperte in camposcientifico paradossalmente sem-brano acuire la crisi fra utente emedicina ufficiale che viene damolti sentita distante dalle aspetta-tive dei cittadini. Parlano chiaro inumeri dell’ultimo sondaggio Istat(2006): sono, infatti, circa 12 mi-lioni gli italiani che si sono avvici-nati alla medicina non convenzio-nale (Mnc), che a noi piace chia-mare medicina integrata. Questonella convinzione che non sia pos-sibile separare la medicina in tan-te anime in quanto sono tutte alservizio del benessere dell’uomo.In questo ambito spiccano l’ago-puntura e l’omotossicologia per dif-fusione territoriale e validazionescientifica tradizionale.

Agopuntura eomotossicologiaSia in ginecologia sia in ostetricia,l’agopuntura ha da molti anni rap-presentato una valida integrazionecon la medicina ufficiale diventan-do una pratica medica assai diffu-

sa su tutto il territorio nazionale.È stata la prima, fra le medicinenon convenzionali, a raccogliere va-lidazione scientifica con numerosericerche pubblicate e indicizzate, atestimonianza della capacità tera-peutica della metodica. Pratica ap-plicata in particolare nei centri perla menopausa, dove a volte da solaha accompagnato l’utente nellatransizione fertilità–menopausa, hapiù volte risolto difficili patologiein ostetricia (iperemesi gravidica)quali il rivolgimento del feto in pre-sentazione podalica.L’omotossicologia vuole rappresen-tare la riconciliazione tra la scienzae l’omeopatia, l’uscita dall’empiri-smo puro, la strutturazione e la sche-matizzazione di un metodo che può

diventare bagaglio degli specialistiin ginecologia. Può essere intesa co-me il volto moderno dell’omeopa-tia: vero nuovo modello di terapiache si avvale dei farmaci omeopati-ci, ma che tiene conto del significa-to delle più recenti scoperte scien-tifiche nell’ambito della fisiopatolo-gia, della microbiologia, della psi-co-neuro-endocrino-immunologia(Pnei). Nell’omotossicologia si fon-dono alcuni aspetti dell’approccioclinico ufficiale (diagnostica stru-mentale, RIA ecc.) e di quello omeo-patico (anamnesi, repertorizzazioneecc.) al fine di realizzare una strate-gia terapeutica quanto più comple-ta e profonda possibile.Le differenze tra l’omotossicologiae la allopatia sono molto chiare eincentrate sia sul tipo di farmaciusati (OTX: sostanze diluite e dina-mizzate con meccanismi terapeuti-ci elettromagnetici; ALL: macromo-lecole in dosi ponderali con effet-to chimico), sia sugli obiettivi dellaterapia a breve e lungo termine.Obiettivo della terapia omotossico-logica è l’attivazione dei meccani-smi organici di difesa: la funzionedel farmaco allopatico, eccezion fat-ta per i vaccini e i moderni immu-no-modulatori, è sempre quella disopprimere un qualche fenomenoorganico, di contenere, di inibire,di sostituire. Al contrario la bontàdi un farmaco omotossicologico sivaluta dalla sua capacità di stimola-re, di riattivare, di evocare una cer-ta reattività organica. In quest’otti-ca, la branca ostetrico-ginecologicaben si presta allo sviluppo di trialclinico-osservazionali che consen-tano l’acquisizione di elementi cri-tici di valutazione sull’efficacia diprotocolli terapeutici omotossico-logici. !

*Responsabile del Biological Obstetricsand Gynecologists College (Bi.O.Gy.Co.)

Agopuntura eomotossicologia,due valide opportunitàterapeutiche

LA MEDICINA INTEGRATA

Nell’ambito della medicinanon convenzionalel’agopunturae l’omotossicologiapossono essere consideratecome valide integrazioniterapeutiche in campoginecologico e ostetrico

cerca come strumento di conoscen-za delle specificità femminili è quin-di una necessità e, nel contempo, unpassaggio fondamentale per pensa-re ad una salute anche a misura didonna. Le istituzioni hanno di recen-te iniziato a misurarsi con questi con-tenuti: nel maggio del 2007 l’Omsha preparato un documento che rac-chiude raccomandazioni per le stra-tegie di politica sanitaria definendol’ottica di genere come requisito in-

dispensabile nella: programmazionedella ricerca in tutti i campi (com-presa l’epidemiologia e la statistica);programmazione degli interventi sa-nitari, del monitoraggio e della valu-tazione dei risultati; definizione del-le strategie di comunicazione al finedi rendere l’accesso ai servizi ed allecure equamente possibile per don-ne e uomini, bambine e bambini te-nendo conto delle loro differenze.In molti Paesi occidentali la Medici-na di genere è stata inoltre inseritacome materia di insegnamento uni-

versitario e in molti Paesi l’accessoai fondi per la ricerca è subordina-to all’inserimento di ben precisi cri-teri e riferimenti alle differenze digenere. Servizio sanitario, comuni-tà scientifica e operatori non posso-no pertanto più esimersi dal ricono-scimento della specificità del gene-re all’interno del loro operato, sen-za più confinare l’attenzione per lasalute delle donne alla sola sfera ri-produttiva.*Servizio di Medicina internaS. Anna di Torino

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di Gustavo Lai*

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